Terra e Tradizione - Giugno 2018

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Progetto e realizzazione grafica iM.coM. sas - ALBA (CN) - V. U. Sacco 4/A - 4/B - Tel. 0173 290797 - www.im-com@libero.it - www.terraetradizione.com - Periodico anno IX- Giugno 2018 - a diffusione gratuita

Anno IX - Giugno 2018 - Free Press

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

La Collina degli Elfi: un centro per i bambini che hanno vinto il cancro

“Suoni dalle colline” concerti di musica classica sulle colline di Langhe e Roero

Carlo Rista

il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di San Michele: “Il nostro impegno per lo sviluppo del Roero”

Castagnole Lanze: “Festival Contro” presenta i big della musica italiana


RAIMONDO sas Bolle Carlo & c.

Acqua & bevande


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IN COPERTINA La Torre di Montaldo Roero

Casa Editrice di:

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

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CREDITS

Periodico a diffusione gratuita. Autorizzazione del Tribunale di Asti n. 6/2010 La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni, e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali per la gentile collaborazione. È vietata la riproduzione anche parziale di impaginazione e grafica. Sede legale, Redazione, Pubblicità, Direzione, Progetto grafico, Pubbliche relazioni, Art Director, Proprietà artistica riservata:

Direttore responsabile: Livio Oggero

Testi: Livio Oggero, Diego De Finis, Gianfranco Iovino, Laura Icardi, Cesare Torta, Lucio Rinetti, Ufficio Stampa Gaia Spa, Roberto Cerrato

Foto: redazione Terra & Tradizione, Diego De Finis, Pixabay, Freepik.com, La Collina degli Elfi, Alba Music festival, Walter Zollino, Italia Dog show, Federico Fracchia, Bruno Murialdo, Comune di Rodello, Pro loco di Rodello, Enzo Massa, Cristina Saglietti, Luca Privitera, Mingo Pasquale Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore Distribuzione Gratuita

EDITORIALI RUBRICHE

Cercando un centro di gravità permanente (A cura di Diego De Finis) Libri di casa nostra (A cura di Gianfranco Jovino) “Civiltà dell’attimo”: quel che conta è ciò che si dice (A cura di Cesare Torta) Centro Culturale di San Giuseppe (A cura di Roberto Cerrato) La rinuncia al viaggio prenotato (A cura dell’Avv. Lucio Rinetti) L’Economia circolare risponde (A cura di GAIA S.p.a. Asti) Bufale….e non mozzarelle! (A cura di Laura Icardi)

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speciale ONLUS La Collina degli Elfi, un luogo magico per guarire le ferite del cancro

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L’AZIENDA DEL MESE pag. 24-25: LAVASECCO ARCOBALENO - ALBA

TERRITORIO E TRADIZIONE Donazione della Famiglia Ferrero e nomina del Presidente della Fondazione Nuovo Ospedale Monastero Bormida: un tuffo nel medioevo Barolo, il 5 Agosto tutti alla mostra cinofila Castagnole Lanze: torna “Festival Contro” Colline di Langhe e Roero: concerti di musica classica Rodello: Festa di San Lorenzo

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Langhe: la terra è venduta a peso d’oro? (A cura di L. Oggero)

IL PERSONAGGIO il Gran Maestro Carlo Rista

PAG. 20-23

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editoriale

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Vigne, vino e investimenti… Il direttore Livio Oggero

Langhe: la terra è venduta a peso d’oro? Una volta esistevano ricercatori che, risalendo i fiumi, cercavano di setacciare la polvere gialla o, quando andava bene, piccole pietre luccicanti. Era la “corsa all’oro” del XIX secolo, e precisamente questi avventurieri tentavano la fortuna soprattutto in America Settentrionale. Un fenomeno che divenne sociale, grazie a persone che, stanche del loro lavoro nelle prime industrie, venivano abbagliate dalla luce del sogno di arricchirsi. Alla fine ben pochi riuscirono a fare fortuna, per lo più commercianti. Molti patirono la fatica e la frustrazione di non riuscire nell’intento, nonostante i molti sforzi. Questo è un esempio di come la storia dell’uomo sia caratterizzata da periodi in cui una determinata zona del globo possa essere vista come una fantomatica “Eldorado”, dove poter fare fortuna, o quanto meno appropriarsi di qualcosa che abbia valore. In questa mia riflessione, sicuramente provocatoria, ma dettata dal grande amore che nutro per la mia terra di Langa e di cui vado fiero, voglio lanciare un pensiero costruttivo, partendo da una domanda che spero possa risultare interessante: ma perché nelle Langhe sembra che la terra sia venduta a peso d’oro? Ho deciso di dare una risposta dalla duplice faccia: una positiva ed una forse negativa. Se vediamo il bicchiere mezzo pieno possiamo dire che, in base agli ultimi “movimenti di mercato” è stato dato un nuovo impulso al rialzo dei prezzi degli ettari adibiti alla coltivazione del Nebbiolo da Barolo nelle zone più vocate (Cru). Se fa fede la vendita di mezzo ettaro del cru Cerequio a 2 milioni di Euro, la matematica dice che ad ettaro si può attualmente arrivare anche a 4 milioni di Euro… Questo nuovo impulso può essere interpretato come un voler aumentare il livello del valore di una terra che, anche

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grazie al riconoscimento Unesco, agli occhi del mondo sta diventando una zona molto selettiva e quindi da preservare e conservare con un valore economico elevato. Ma, e non è il caso citato, quando ad acquistare sono magari solo grandi investitori che vedono nelle Langhe solo un’opportunità? E qui passiamo alla seconda risposta, quella forse negativa, e, nelle conclusioni, spiegherò perché scrivo “forse negativa”. I grandi investitori come sappiamo, sono coloro che vedono opportunità un pò in tutti i campi del mercato mondiale. Questo loro modo di pensare li porta a cercare di “fare soldi”. E non è sbagliato, ci mancherebbe, ma forse non è il modo più completo. Per completare il loro sogno ci vuole più amore per qualcosa: investire nella terra delle Langhe non è come investire ad esempio in internet. Le colline, le vigne, l’uva, il vino sono tangibili, danno emozioni, parlano all’uomo che se ne prende cura. Le Langhe, sono per sempre, come un diamante, parafrasando una famosa pubblicità di alcuni anni fa. Con questo voglio dire che se non hai il sentimento per questo territorio, se non te ne affezioni, rischi di non apprezzarlo, di non capire il suo vero valore, e di ridurlo a merce di scambio o alla stregua di qualcosa di poco tangibile. Concludendo, e solo perché è finito lo spazio a mia disposizione, non voglio lasciarvi nel buio di questo ultimo paragrafo. E allora dico che la seconda risposta è solo “forse negativa” perché, a fronte di faccendieri che hanno fallito, ci sono esempi anche recenti di investitori che si sono fatti conquistare dalle Langhe. Allora sì che la corsa all’oro, o meglio la corsa al vino, ha più senso e maggiore prospettiva futura, per preservare questo angolo di mondo, unico e così tanto apprezzato.


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Cercando un centro di gravità permanente A cura di Diego De Finis

Quando la filosofia ritiene che non tutto cambia, qualcosa è immutabile Nel numero precedente ho illustrato la corrente (anche se il termine in questo senso non è corretto, visto che le correnti filosofiche sono più ristrette) che nella storia della filosofia ha abbracciato, a partire da Eraclito in avanti, la constatazione che tutto nella realtà cambia e si trasforma, che non esistono punti fissi. Ora ho intenzione di illustrare la posizione opposta, che in realtà non nega il punto di partenza, ma giunge rispetto ad esso a una conclusione opposta. Questi filosofi a partire dalla constatazione del continuo mutare della realtà, traggono la conclusione che sia la realtà a non essere a posto, che sia illusoria o quanto meno difettosa. Farò di tutto per utilizzare termini alla portata di tutti, ma con questo tipo di filosofia non è facile, proprio per la difficoltà del tema trattato. A portare avanti questa posizione per prima è stato un filosofo greco di nome Parmenide, che è stato anche uno dei più estremisti. Il suo punto di partenza si può riassumere in questa affermazione: “L’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere”. L’analisi della frase difficilmente può portare a contestazioni, se qualcosa è vuol dire che esiste, e viceversa, un’affermazione scontata, eppure serve al filosofo dell’antica Grecia (anzi Italiano, nato a Elea, centro della Magna Grecia che si trovava nel territorio dell’attuale comune di Ascea, in provincia di Salerno) per concludere che la realtà come la vediamo noi è illusoria. In che modo? La frase porta alla conclusione che fra “essere” e “non essere” non può esserci alcun incontro, che sono poli opposti, eppure nel mondo che si trasforma sono continuamente mischiati. Se io sono qui “non sono” lì, se sono giovane “non sono vecchio”, se sono seduto “non sono” in piedi. Il divenire, la trasformazione presuppongono l’incontro fra essere e non essere. Di qui la conclusione di Parmenide: il divenire è un’illusione, la molteplicità è un’illusione. Anzi, l’essere è qualcosa di molto concreto (non un ente astratto, invisibile infinito): una sfera, nella quale ogni punto è sempre esattamente identico agli altri. La conclusione appare al senso comune assurda, perché la realtà la vediamo, è il mondo che ci circonda. Eppure questa posizione ha lasciato tracce profonde nella storia della filosofia, a partire da un filosofo fondamentale come Platone.

Questi vissuto un secolo dopo circa ad Atene (V secolo a. C. il primo, IV secolo a.C. il secondo), partendo dall’osservazione che il mondo in cui viviamo non riesce a garantire una conoscenza veritiera, conclude che questa deve arrivare da altrove, da un mondo delle idee in cui ci sono i modelli di ciò che vediamo nella nostra realtà, modelli eterni, immutabili, non soggetti dunque al divenire. Di qui l’ipotesi che la realtà sia divisa in due il mondo in cui viviamo e il mondo delle Idee, perfetto e immutabile al contrario del nostro che ne è solo una copia sbiadita. La filosofia di Platone è molto complessa e va oltre queste conclusioni, ma per questa occasione ci si può fermare qui. Platone costruisce un modello che in un modo o nell’altro, influenza tutta la filosofia occidentale successiva. Un modello che ricorda per certi versi l’idea di un al di là molto migliore dell’al di qua. Nel pensiero occidentale questa impostazione è stata riproposta con diverse varianti e oggi trova la sua migliore espressione nel filosofo italiano vivente più noto: Emanuele Severino. Seguendo un ragionamento molto simile a quello di Parmenide Severino è giunto a conclusioni sorprendenti. Se, come spiega Parmenide, il divenire porta a contraddizioni inspiegabili, poiché se fosse come lo percepiamo, vedremmo esseri che vengono dal nulla (nascono) e che tornano nel nulla (muoiono), se dunque il divenire non è accettabile non è però vero che il mondo è un’illusione, come affermava il greco di Elea, ma piuttosto è il divenire a essere un’illusione. In sostanza ciò che è non scompare mai, non muore mai. Ciò che noi percepiamo è solo una parte dell’essere, che in realtà continua a essere anche se noi lo percepiamo come non più esistente, insomma come morto. In questo modo Severino introduce una specie di concezione della vita eterna non religiosa. In generale questi filosofi si sono opposti all’idea che un mondo in cui non ci sono punti fissi implica anche l’assenza di una verità certa e immutabile. Per questo hanno cercato e cercano punti fissi che possano garantire l’esistenza di una verità dunque di qualcosa di realmente immutabile e eterno. Se le due visioni della filosofia illustrate sul numero passato e su questo hanno attraversato i secoli, sono tanti altri i campi a cui si può applicare la filosofia, li prenderemo in esame prossimamente.

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Libri di “casa nostra”: a cura di: Gianfranco Iovino giornalista e scrittore

da chi li scrive a chi li legge Dedichiamo lo spazio ad un’illustre scrittrice, giornalista e conduttrice televisiva astigiana, Alessandra Appiano, che a soli 59 anni lascia un vuoto incolmabile in tutti noi. Nata ad Asti il 30 maggio del 1959, Alessandra Appiano, figlia di un veterinario e di una casalinga ha sempre avuto un obiettivo preciso da perseguire: diventare un volto noto, e ci ha provato iniziando dapprima nella moda e poi la pubblicità, con una serie di provini già dall’età di 16 anni a Milano. Ma il suo debutto nel mondo dell’arte avviene attraverso il piccolo schermo, con il programma Portobello, condotto da Enzo Tortora con il ruolo di valletta-centralinista, per la classe e l’eleganza del suo viso che aveva colpito il compianto presentatore genovese. Ma la vera forza espressiva d’arte di Alessandra è stato l’impegno e la dedizione per la scrittura creativa con la quale le è stato permesso di raccontare il mondo al femminile, attingendo risorse dal proprio senso dell’essere donna, che fin dal debutto con ”Amiche di Salvataggio” le ha permesso di conquistare il successo. E’ la storia di Daria, innamorata di un uomo sposato che però la rende felice per un amore da protagonista, come lo ha sempre sognato, che spesso racconta alla sua migliore amica Ilaria, donna bella e di successo. Ma nel libro trovano spazio anche Roberta, giovane giornalista e Dolores, con il sogno di fare l’attrice per finire con Danila, dolcissima amica sognatrice di Daria. Un libro semplice, con storie comuni che è valso all’autrice il Premio Bancarella del 2003 . Segue “Domani ti perdono” sempre del 2003 che racconta di Laura Sereni, affascinante, brillate e nuovamente single. Una donna che non ha bisogno di una storia di sesso o di cuore per attrarre attenzioni su di sé, come anche Andrea, un manager di successo che ha solo avuto paura di amarla fino in fondo. “Sceglie me” è il titolo del terzo romanzo pubblicato nel 2005 che racconta di Costanza, sceneggiatrice e figlia d’are, che vive la sua condizione di Over trentacinquenne di successo in compagnia di un assistente amico, tenero omosessuale, e un produttore rampante con cui si instaura un sodalizio d’affari che permette ai due di sbancare i botteghini ad ogni nuovo film che li vede collaborare. Con le “Le vie delle signore sono infinite” del 2006 Alessandra Appiano racconta di un gruppo di donne quarantenni in crisi con la propria età, che le fa coalizzare con l’obiettivo chiaro e comune di tornare belle ed attraenti, ma con allegria e spensieratezza, in un

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susseguirsi di ilarità e intensa riflessione sul mondo femminile da parte delle protagoniste Erminia, matrona milanese, Mara la fragile casalinga disperata e Veronica la dottoressa senza frontiera che per una delusione d’amore si ritrova nel campo della cosmetica con Federica, socia di un progetto molto speciale. “Le belle e le bestie” del 2007 racconta di donne che alla soglia dei quarant’anni si imbattono in bilanci e frustrazioni, senza però mai abbattersi completamente, come accade per Lavinia Del Lago, che per campare scrive di tutto e di più, lasciando poco spazio alle emozioni e le gioie per una vita troppo appiattita e senza scossoni, fino a quando decide che è arrivato il momento di svoltare e dare un taglio alla sua scialba esistenza, facendola diventare un soggetto cinematografico, con al centro una specie di bestiario con le gabbie prive di sbarre da cui ne escono animali comuni e specie in via di estinzione, condite da figure piene di ironia e donne formidabili che non si ricordano più di esserlo state o poterlo ancora tornare ad essere. “Il cerchio degli amori sospesi” del 2010 parla di Chiara, un tempo attrice, bellissima e spregiudicata che ha ottenuto sempre tutto dalla vita, tranne l’amore di sua figlia Sofia, forte ed ambiziosa, con un carattere d’acciai, con un risentimento forte per sua madre che vuole distruggere con un libro: “Diario straordinario”, che diventerà un bestseller assoluto con cui si sentirà soddisfatta perché si è vendicata. Ma i sentimenti non hanno una sola faccia e lo sanno bene le sorelle di Sofia: Benedetta, dolce e concreta, e la piccola Emma, vero folletto di casa. Per Chiara è venuto il momento di fare i conti con i segreti e le bugie della sua vita e adesso non l’è permesso più recitare. L’attività editoriale termina con “Ti meriti un amore” del maggio 2017 che racconta di due donne, amiche dall’università, che a metà della loro vita scoprono cos’è l’amore e come può essere difficile viverlo liberamente. Chiudiamo questa lunga finestra su una donna di enorme gentilezza e charme, che ci ha lasciato troppo presto, con tanto ancora da raccontare e farsi apprezzare, oltre i suoi libri e i tanti riconoscimenti ottenuti, come quello che il 7 dicembre 2014 le ha insignito il Comune di Milano con l’Ambrogino d’oro o Ambasciatrice Oxfam Italia dal 2015 con cui ha provato ad aiutare anche attraverso il suo nobile sorriso che ci mancherà terribilmente.


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Tra il dire e il fare… A cura del sociologo Cesare Torta

Nella “civiltà dell’attimo” quello che conta è ciò che si dice Uno degli effetti dell’importanza che la comunicazione ha assunto nell’era contemporanea è il progressivo svuotamento dei fatti e dei contenuti. L’esigenza di far conoscere le proprietà di un prodotto o la bontà di una proposta politica ha dato l’avvio a un processo epocale che ha avvolto ogni attività relazionale tra le persone e le istituzioni. E’ sempre più importante quello che si dice e sempre meno quello che si fa. Qualche esempio? Per vincere le elezioni non bisogna presentare proposte ragionevoli e realizzabili tenendo conto delle risorse disponibili e del contesto sociale, è sufficiente promettere la luna per ottenere un sicuro riscontro. Alla prova dei fatti, se non sarà possibile realizzare quanto promesso si potrà sempre ovviare con una adeguata “comunicazione” che addosserà le colpe agli alleati, alle opposizioni o ai burocrati dell’Europa. Non vale neppure più l’assunto che l’elettorato se non rimane soddisfatto dell’operato di una parte politica cambia posizione e vota per le forze alternative. Al momento delle nuove elezioni peseranno molto di più le nuove narrazioni, le nuove promesse, rispetto a qualsiasi consuntivo fallimentare precedente. Nella “civiltà dell’attimo” quello che conta è il presente, i nuovi “post” che compaiono sui social in quel momento. Tutto ciò che è avvenuto nel passato prossimo svanisce velocemente o viene raccontato come più conviene, figuriamoci la storia! Nella civiltà dell’attimo tutto deve essere consumato all’istante. Le conseguenze non vengono considerate perché fanno parte del futuro, gli esempi positivi non sono riproducibili perché appartengono al passato. Non mi stupirebbe se saltasse fuori la proposta di eliminare i tempi dei verbi passati e futuri. Dopo il congiuntivo che sembra dare problemi ad alcuni politici, una bella campagna di “semplificazione” grammaticale potrebbe trovare molti sostenitori. Ma anche senza la loro abolizione ufficiale di fatto li si utilizza

già sempre di meno. Per ipotizzare un futuro occorre far la fatica di progettare il nuovo. Ecco, fatica è un altro elemento che stride con l’era della comunicazione, perché per realizzare qualunque cosa (“fare”) bisogna negoziare con chi non la pensa come noi e questo costa fatica, mentre per “dire” basta avere una buona parlantina. Volete un altro esempio della differenza tra il dire e il fare? Basta aver la pazienza e la bocca buona per seguire un programma televisivo del pomeriggio per sentire la conduttrice ripetere ad ogni piè sospinto delle sue battaglie per la difesa dei diritti delle donne e per la denuncia delle varie violenze sulle donne. Ebbene non passa una puntata senza che si presenti la donna unicamente come seduttrice: dalla pubblicità di chirurghi estetici con i loro “miracoli” su seni e glutei, ai finti gossip su amori e corna dei partecipanti al “reality” di turno, accompagnati da eloquenti docce esplicative, all’esibizione di procaci ragazzotte con i seni enormi che un tempo si abbinavano alle balie ma che oggi sembrano diventate il modello unico di riferimento per i giovani. Si dirà che questo è spettacolo e intrattenimento, è vero, ma il messaggio che passa è “se sei una giovane donna il tuo unico obiettivo nella vita è quello di sedurre gli uomini e se hai delle tette enormi ti porti avanti col lavoro”.

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Centro Culturale SAN GIUSEPPE

Laboratorio di arte, creatività e… narrativa “in giallo” con un forte radicamento al territorio e alle sue peculiarità Il Centro Culturale San Giuseppe, da sempre promotore di importanti iniziative di promozione culturale e sociale in ambito locale ma anche nazionale e internazionale, è orgoglioso di presentare a tutti voi lettori due delle attività realizzate per questo 2018, ormai alle porte dell’estate. La nostra casa editrice annovera ora una nuova pubblicazione, già dimostratasi capace di guadagnarsi il favore del pubblico, dal suggestivo titolo “Alba di un delitto”. Si tratta del primo giallo ambientato interamente ad Alba e scritto da un appassionato scrittore locale, Mauro Rivetti. “Alba di un delitto” è un romanzo con diverse chiavi di lettura, su di esso sono ordite diverse trame, grazie ai vari personaggi albesi, accennati nel loro essere, che fanno da filo conduttore agli eventi della vita del personaggio principale, rendendola attuale e viva, un racconto nel racconto, con sfumature che hanno lo scopo di suscitare nel lettore la voglia di conoscere e vivere i luoghi descritti. Un bancario di successo, Adalberto Pace, dottore in economia, brillante e un po’ guascone, muore improvvisamente in una mattina di frenetica attività di mercato nella cittadina di Alba, nel corso di una consulenza di routine. Appare subito piuttosto chiaro che le cause della morte non sono naturali. È un delitto? Sì, e in piena regola. Tra le righe emerge la situazione socio-economica e politica della società odierna, che è ben rappresentata da alcuni personaggi nei quali ciascuno potrà rivedere parte di sé o dei suoi concittadini. Come recita il prologo al volume, “ogni riferimento a luoghi e persone realmente vissuti è puramente casuale. O quasi”. Questo progetto editoriale, oltre che per la scelta narrativa e di ambientazione, ci rende fieri per la sua finalità benefica. Il ricavato delle vendite dei libri sarà infatti devoluto alla meritoria realtà “La Collina degli Elfi” di Govone, associazione che ospita e supporta gratuitamente i bambini che hanno vissuto l’esperienza della malattia oncologica e le loro famiglie in una struttura apposita immersa nel verde.

Siamo inoltre lieti di presentare il progetto

“Creativamente Roero. Residenze d’artista tra borghi e castelli”

che prevede la creazione di un network sul territorio del Roero volto alla valorizzazione di luoghi storici legati al vino tramite la creazione di residenze d’artista indirizzate a interpreti nazionali e internazionali. L’iniziativa rispecchia la volontà del Centro culturale San Giuseppe di contribuire attivamente allo sviluppo del territorio grazie alla cultura e alle sue forme di espressione artistica, intrecciando virtuosamente le memorie, i luoghi e le competenze, inestimabile patrimonio da salvaguardare, con nuovi mezzi di comunicazione e di coinvolgimento delle comunità locali. Il 14 ottobre 2018 avrà luogo il Festival di presentazione del progetto, con una festa tra i borghi coinvolti dall’edizione di quest’anno (Guarene, Govone, Castellinaldo). Il progetto è supportato da una vasta rete di istituzioni, partner pubblici e privati, istituti di formazione e sponsor di alto livello con il coinvolgimento di nove comuni del Roero, di Artsite, dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, della Regione Piemonte, delle Fondazioni CRC e CRT, del tessuto economico locale legato alla filiera vitivinicola. La snella e competente struttura organizzativa è composta dall’architetto Monica Chiabrando (coordinamento operativo), dalla Dottoressa Patrizia Rossello (direzione artistica), Aldo Buzio (amministrazione), Domenico Maria Papa (produzioni artistiche), Associazione Phanés (comunicazione), Elena Marcolin (segreteria Centro Culturale San Giuseppe).

Immaginandovi immersi nella ricerca del misterioso killer di Adalberto o lungo le strade del Roero, in attesa del grande evento di ottobre, vi ringraziamo e vi aspettiamo in occasione del prossimo numero di Terra e Tradizione! Per tutti coloro interessati alle nostre attività e pubblicazioni: www.centroculturalesangiuseppe.it - centroculturalesangiuseppe@gmail.com Uffici aperti dal lun. al ven. 9,00- 12,00/ 14,30- 18,30 - Tel. fax: 0173 293163 Segreteria amministrativa: Elena Marcolin - Ufficio Stampa: Luciano Martire

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Vedasi da pag.14 il servizio dedicato a: “La Collina degli Elfi”

informazione publiredazionale

A cura di Roberto Cerrato Presidente del Centro Culturale San Giuseppe onlus

O.N.L.U.S


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La rinuncia al viaggio prenotato Sì al rimborso anche senza assicurazione, ma in determinati casi Con l’ arrivo della bella stagione è inevitabile iniziare a strizzare l’occhio a quelle che saranno le agognate vacanze: internet, agenzie di viaggio, pacchetti last minute infatti offrono possibilità per tutti i gusti e per tutte le tasche. Però che succede, e soprattutto quali diritti spettano a chi proprio malgrado è costretto a rinunciare al viaggio, magari all’ ultimo momento? Innanzitutto, occorre chiarire che, quando si fa riferimento all’ annullamento di un pacchetto turistico è importante distinguere a seconda che questo sia imputabile o meno al tour operator / intermediario o viceversa dipenda da una causa ascrivibile al consumatore. Ed infatti, l’ art. 42 del Codice del Turismo espressamente prevede che, in tutti i casi in cui il recesso del turista da un pacchetto di viaggio risulti giustificato da: • Sopravvenute variazioni del prezzo del contratto già sottoscritto; • Annullamento del viaggio da parte dell’organizzatore (per qualunque motivo, eccezion fatta il raggiungimento del numero minimo di partecipanti) questi conservi il diritto di usufruire, senza supplementi, di un altro pacchetto di qualità equivalente o superiore a quella del viaggio già acquistato, o in alternativa avrà diritto al risarcimento integrale di quanto versato. Diverso invece il caso in cui sia il viaggiatore a rinunciare - obtorto collo - al pacchetto vacanza già acquistato: in questi casi il risarcimento purtroppo non sarà affatto automatico! Il recesso da parte del turista. Se il viaggiatore è stato scrupoloso ed ha stipulato un’ assicurazione, potrà recuperare abbastanza agevolmente le somme versate. A tal proposito è bene ricordare che il Codice del Turismo (art. 37) sancisce l’obbligo di informazione assicurativa a copertura delle spese o penali all’ interno di un pacchetto turistico “all inclusive”.

Ma vi è di più: lo stesso Codice chiarisce che gli eventuali importi versati a titolo di caparra – che per inciso non possono superare il 25% del valore del pacchetto – devono essere restituiti qualora “il recesso dipenda da fatto sopraggiunto non imputabile, ovvero sia giustificato dal grave inadempimento della controparte”. Cosa succede se il viaggiatore non ha stipulato una polizza assicurativa? L’ opinione comune è che, se non si è stipulata alcuna assicurazione, l’agenzia di viaggio non debba rimborsare il viaggiatore. Tuttavia, contrariamente a quanto si può pensare, (e a quanto normalmente dicono le stesse agenzie) non sempre è così, poichè in alcuni casi il consumatore avrà ugualmente diritto al ristoro totale delle spese di viaggio. Naturalmente qualora il recesso avvenga per questioni personali e non oggettive tutte le conseguenze della rinuncia rimarranno in capo al consumatore, ma se questi è costretto a recedere da un contratto di viaggio a causa di un fatto imprevisto ed imprevedibile che gli impedisce di partire, tutte le somme versate devono, senza eccezioni, essergli rimborsate. I fatti sopraggiunti, non imputabili. Sebbene non esista una definizione vera e propria si può senz’altro affermare che costituiscono causa di forza maggiore quei fatti imprevisti ed imprevedibili che si producono improvvisamente nella sfera di competenza del consumatore e che gli precludono la partenza. Nella casistica rientrano sicuramente le calamità naturali, gli avvenimenti bellici, gli attentati terroristici e le emergenze sanitarie, mentre sul piano personale si può altresì affermare che sono causa di forza maggiore gravi malattie o infortuni debilitanti, ma anche un lutto o - come ha sancito la giurisprudenza più recente casi di gravi infortuni subiti da prossimi congiunti o la revoca delle ferie dovute a necessità aziendali. Recentemente i Giudici di Cassazione si sono occupati del caso di un viaggio di nozze annullato a pochi giorni dalla partenza a causa del ricovero d’urgenza della madre della sposa. Ebbene, in ossequio a quanto detto fin’ora, gli Ermellini hanno deciso in favore della restituzione dell’ intero prezzo pagato, poiché anche tale accadimento costituiva causa di forza maggiore in quanto evento non previsto, nè prevedibile al momento dell’acquisto del viaggio.

Avv. Lucio Rinetti P.zza Medici, 16 - Asti - Tel. 0141 592777 studio@avvocatorinetti.com www.avvocatorinetti.com 9

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A cura dell’Avvocato Lucio Rinetti


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Gestione Ambientale Integrata dell'Astigiano S.p.A.

A cura dell’Ufficio Comunicazione di GAIA Spa – Asti

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Impianto di compostaggio 2.0

Al via i lavori di Gaia per migliorare il processo e i benefici ambientali

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ono partiti i lavori per riqualificare l’impianto di GAIA che trasforma i rifiuti organici in biometano e compost di qualità da distribuire nei terreni. Si tratta di un impianto amico dell’ambiente: fin dal 2003, quando ha iniziato a lavorare, ogni anno recupera 24.000 tonnellate di scarti organici (scarti di cucina, sfalci e potature) invece di destinarli alle discariche, trasformati in ammendante per arricchire il suolo di sostanza organica ed elementi nutritivi. Nel corso degli anni l’impianto ha consentito il recupero di oltre 300.000 t di rifiuti, in pratica ha evitato di far costruire una discarica poco più piccola di quella a Cerro Tanaro. Però dopo 14 anni di attività le parti meccaniche sollecitate dal processo produttivo si devono sostituire e gran parte della struttura deve essere rinnovata. Con l’occasione GAIA (la società di proprietà di 115 Comuni della provincia di Asti e di Iren Ambiente) ha deciso di riqualificare completamente l’impianto, cambiando il modo di recuperare i rifiuti organici, aumentando la capacità, innestandosi ancor di più nella logica della contemporanea economia circolare.

Il processo

La trasformazione dei rifiuti in presenza di ossigeno (come avviene ora) sarà integrata da un processo anaerobico. Questa modifica avrà due conseguenze importanti: la prima è quella di poter lavorare un maggior quantitativo di materiale, la seconda è che come “effetto collaterale” vi è la produzione di biogas (i microrganismi nel trasformare i rifiuti senza ossigeno sprigionano gas ricco di metano), che in parte verrà utilizzato per creare energia elettrica in grado di rendere autosufficiente l’impianto, risparmiando sulle consistenti bollette mensili di energia elettrica (il consumo annuale dell’impianto si aggira sui 2.000 MWh). Il surplus di biogas verrà poi depurato ottenendo biometano da vendere alla rete di distribuzione presente sul territorio. Si potrà senza dubbi affermare che l’impianto è alimentato al 100% da energia rinnovabile. La grande novità è data dal fatto che la prima fase

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di lavorazione nel biodigestore effettuerà gran parte della trasformazione dei rifiuti organici. Dopodiché il materiale (il cosiddetto “digestato”) verrà lasciato maturare per almeno 45 giorni dentro a delle biocelle, ovvero dei locali chiusi in cui, con la presenza di ossigeno, si completerà la biodegradazione del materiale

per arrivare ad ottenere il compost di qualità. Infine il materiale verrà vagliato e raffinato così da avere un prodotto utile per l’agricoltura.


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La tabella di marcia

Il progetto di riqualificazione si attuerà in due momenti: un primo lotto con la realizzazione delle biocelle (investimento di circa 3,6 milioni di Euro) e un secondo lotto con la realizzazione del digestore anaerobico e dell’impianto di cogenerazione dell’energia rinnovabile (investimento di circa 6 milioni di Euro) che entrerà in funzione entro la fine del 2019.

I quantitativi

La potenzialità dell’impianto sarà raddoppiata dalle attuali 24.000 tonnellate/anno a 48.000, senza incrementare la superficie occupata e migliorerà la logistica. Tutto ciò significa anche raddoppiare il compost da distribuire in agricoltura; trattandosi di un ammendante è ricco di proprietà tra cui la capacità di restituire sostanza organica ai terreni, senza la quale vanno incontro a un’inesorabile desertificazione sebbene ad occhio nudo non si percepisca l’arrivo delle dune del Sahara, e la capacità di ritenzione idrica che riduce la necessità di irrigazione delle colture, entrambi evidenti benefici per i territori ormai patrimonio dell’UNESCO.

Si stanno esaurendo gli ultimi lotti di compost per cui gli agricoltori interessati si devono affrettare ad andare a ritirarlo (si consiglia di telefonare all’impianto -0141.977.408- prima di presentarsi per il ritiro). Il costo è sempre lo stesso 7Euro/tonnellata (2 Euro/ tonnellata per gli agricoltori associati a un’organizzazione di categoria) e il ritiro è sempre in contenitori/ cassoni/rimorchi in quanto viene consegnato sfuso.

Disponibile fino ad esaurimento scorte all’impianto di San Damiano d’Asti (attualmente fermo per ristrutturazione). 7 € a tonnellata (2 €/t per gli associati alle organizzazioni agricole). Prima del ritiro chiamare lo 0141.977408

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Altri vantaggi

La riqualificazione ottimizzerà altri aspetti ambientali propri dell’impianto di notevole importanza: ci saranno minori emissioni di odori (il materiale organico che si biodegrada all’interno di biocelle chiuse, a loro volta all’interno del capannone principale fornisce una doppia schermatura alla fuoriuscita di odori). Così come la maturazione nel chiuso del biodigestore senza ossigeno non genera odori all’esterno. Il percolato prodotto (quel liquido che si forma quando si trattano i rifiuti cosiddetti “umidi”) sarà quasi interamente riutilizzato, chiudendo anche il ciclo idrico all’interno dell’impianto. Infine una miglior logistica interna consentirà minori consumi di gasolio e maggior efficienza lavorativa. In generale il nuovo impianto di compostaggio regalerà un miglior bilancio energetico per il pianeta grazie alla produzione di energia elettrica e di biomentano e al raddoppio di compost di qualità prodotto. Anche sul piano economico si passerà all’attuale bilancio dell’impianto, pressoché in pareggio, ad un guadagno di circa 500.000 €/anno con le biocelle fino a raggiungere un guadagno di 1,5 milioni di Euro grazie all’implementazione della digestione anaerobica. Tutto mantenendo inalterato il consumo di suolo: tutte le novità impiantistiche saranno contenute negli attuali 13.000 mq necessari per trattare i rifiuti organici. Attualmente l’impianto riceve i rifiuti ma non li trasforma più, è fermo per consentire i lavori di ristrutturazione.


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Bufale…. e non mozzarelle! A cura della Dr.ssa Laura Icardi

Fin da piccoli, ci mettono in guardia su cosa fa bene e cosa fa male mangiare È la prima brutta notizia nella nostra infanzia, tutto ciò che ci piace fa male, mentre brodaglie verdognole e bolliti grigiastri fanno bene!!! Per non parlare di nonne e zie che ci inseguono intorno al tavolo per rimpinzarci di ogni cosa….. Ma quanto c’è di vero nel sapere comune su cosa fa veramente bene e cosa no? Facciamo due esempi: “se hai bisogno di ferro, mangia tanti spinaci”: il ferro è presente negli alimenti in due forme chimiche; la più facilmente assimilabile è contenuta in abbondanza nella carne e nel pesce, mentre quella presente nei vegetali e nelle uova non si assimila facilmente. Inoltre, il ferro contenuto negli spinaci, anche se abbondante (2,9 mg di ferro per 100 grammi di prodotto crudo) non può essere utilizzato dall’organismo a causa della presenza di sostanze che impediscono il suo assorbimento. Gli spinaci, comunque, rappresentano una buona fonte di vitamine, acido folico (utile al sistema immunitario, alla produzione di globuli rossi e a favorire il rinnovamento delle cellule) e cellulosa (che aiuta l’intestino a svolgere correttamente il suo “lavoro”). “la pasta fa ingrassare”escludere completamente alcuni alimenti dalla propria dieta per più di 7-10 giorni può provocare gravi carenze nutrizionali. Questo vale, in particolar modo, per i carboidrati complessi (presenti in pasta e pane): essi sono la principale fonte di energia per il nostro organismo e possono essere alleati per il controllo del peso perché sono gli alimenti che maggiormente contribuiscono alla sensazione di sazietà. Inoltre, pane e pasta, specialmente se integrali, contenendo fibra favoriscono il transito

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intestinale e proteggono dallo sviluppo dei tumori del colon. Per un’alimentazione equilibrata il 60% circa delle calorie quotidiane dovrebbe provenire dai carboidrati ed almeno i 3/4 dovrebbero essere assunti sotto forma di carboidrati complessi. “L’ananas fa dimagrire”: la frutta è un alimento indispensabile per il nostro organismo ed è consigliabile consumarne almeno 3 porzioni al giorno accompagnate dal consumo quotidiano di almeno 2 porzioni di verdura. Non esistono frutti che fanno dimagrire o che siano completi dal punto di vista nutritivo: l’alimentazione deve essere varia e rapportata alle condizioni della persona e all’attività fisica che svolge. “Il pesce è pieno di mercurio”: il contenuto di mercurio nel pesce cambia a seconda della specie: i pesci predatori di grossa taglia, come pesce spada e tonno, sono più facilmente contaminati da mercurio rispetto ai pesci più piccoli. In Italia, comunque, l’importazione ed il commercio di prodotti di origine animale sono sottoposti a rigidi controlli. Il controllo dei prodotti ittici all’importazione viene effettuato presso i Posti di Ispezione Frontaliera del Ministero della Salute mentre, per gli scambi intracomunitari, gli uffici del Ministero dispongono l’esecuzione del controllo a destino da parte delle Aziende Sanitarie Locali-ASL. Per le sue proprietà nutritive, è svantaggioso eliminare il pesce dalla propria dieta per il timore di assumere mercurio: il pesce, infatti, è ricco di proteine facilmente digeribili, fonte di vitamine del gruppo B, D e A e di acidi grassi omega 3 con benefici effetti sul cuore. Anzichè privarsene, meglio imparare a consumarlo variando il più possibile le specie di pesce. “Lo zucchero di canna fa meno male di quello bianco” : il processo industriale al quale viene sottoposto lo zucchero per diventare bianco non danneggia il prodotto, estraendo il solo saccarosio dalle impurità presenti nella melassa. Nella melassa sono presenti, in quantità molto basse, alcuni minerali e vitamine, ma poiché di zucchero se ne assumono giornalmente piccole dosi, queste sostanze presenti nello zucchero di canna non apportano particolari benefici all’organismo. “I cibi del contadino sono più sicuri e genuini degli altri”: controlli effettuati lungo tutta la filiera alimentare, garantiscono che i prodotti commercializzati negli esercizi autorizzati alla vendita siano sicuri per la salute. Additivi, coloranti e procedimenti industriali sono normati da Regolamenti europei atti a non far arrivare sulla nostra tavola prodotti nocivi per la salute. Ad esempio, per quanto riguarda i prodotti di origine


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vegetale, al momento della messa in commercio essi non devono contenere livelli di fitosanitari (come pesticidi e antiparassitari) superiori ai limiti massimi consentiti dalla legge. Per garantire ciò, Carabinieri, Aziende Sanitarie Locali-ASL e Corpo Forestale dello Stato, sotto il coordinamento della Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione del Ministero della Salute, effettuano numerosi controlli. “I cibi senza glutine sono più salutari” : Utilizzare prodotti senza glutine per chi non ha problemi di celiachia è una scelta immotivata e controproducente per la linea. In genere i cibi “gluten free” sono più calorici del corrispondente alimento contenente glutine, hanno un più alto indice glicemico e un minor effetto saziante. “I cibi grassi e il latte sono un toccasana per la gastrite perché “foderano” lo stomaco”. Al contrario, l’alto contenuto in grassi di questi alimenti riduce lo svuotamento dello stomaco rendendo la digestione più lunga; la gastrite non ne giova, anzi… Pertanto, in caso di gastrite, esofagite o duodenite è necessario concordare con il medico una dieta adeguata dalla quale verranno allontanati tutti i cibi e le bevande che possono accentuare l’irritazione delle pareti dello stomaco. Un’altra cosa che ci sentivamo sempre dire era “mangia o non cresci” e un bambino paffuto, quasi o veramente sovrappeso, non era visto come un pericolo per la sua salute, ma una garanzia che quel bambino non potesse avere carenze nutrizionali! Si pensa erroneamente che l’obesità infantile svanisca con lo sviluppo, ma al contrario, bambino obeso ha un’altissima probabilità di diventare un adulto obeso. Altre false credenze affermano che il colesterolo sia solo una questione genetica e non alimentare. L’ipercolesterolemia più comune è quella legata ad alcuni fattori di rischio come dieta squilibrata, fumo, sedentarietà e obesità. Secondo alcune ricerche, in Italia, questa forma di ipercolesterolemia varia tra il 21-39% in individui adulti e anziani. Ben più rara, colpendo circa 1 persona su 500, a perti pranzo enecen è, invece, l’ipercolesterolemia familiare,Acausadì iusoita illa prenLu Ch otazione) ta da un’alterazione genetica che riduce le(è cagrad pacità delle cellule di smaltire il colesterolo nel Specialità della casa: piccolo fritto misto piemontese sangue. Sia per chi presenta una predisposizione menù di mare e terra, tartufo e funghi porcini (in stagione), genetica, che per chi presenta forme didiipercoleampia selezione di formaggi, sterolemia non familiare, l’adozione di uno stile pasta e dolci della tradizione fatti in casa di vita sano ed una alimentazione equilibrata rappresentano, quindi, punti fondamentali per la www.osterialafermata.com - la.fermata@yahoo.it prevenzione.

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LA COLLINA degli ELFI

Un luogo magico per guarire le ferite del cancro Il centro si occupa del recupero psicologico di bambini e famiglie uscite dalla malattia Negli spazi del convento di frazione Craviano di Govone si sta sviluppando un progetto importante che si propone la lotta contro i tumori da un altro punto di vista. Infatti l'idea di Luisella Canale, psicologa e psicoterapeuta che guida il progetto della Collina degli Elfi, è quello del recupero psicologico dei piccoli pazienti che hanno sostenuto cure debilitanti e di tutta la loro famiglia. Per un bambino che ha avuto la sventura di dover sostenere la terapia contro un tumore, la cura non rappresenta certo un momento sereno, sia per la prospettiva di affrontare una malattia particolarmente pesante e pericolosa, sia per gli effetti collaterali che le cure comportano e a risentirne è tutta la famiglia costretta a cambiare vita e a sostenere una prova particolarmente difficile.

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Per questo la Collina degli Elfi porta avanti un progetto di recupero non solo del piccolo paziente, ma anche di madre, padre e eventuali fratelli e sorelle, che hanno quasi certamente dovuto sostenere la tensione e lo stress dovuti all'incertezza sull'esito delle cure. Il progetto non è a scopo di lucro e chi vi prende parte è volontario si tratta di una Onlus che ha conquistato attenzione e solidarietà in tutto il territorio. Quelle proposte da questo speciale progetto al confine fra Roero e Monferrato non sono terapie mediche, il centro non è ospedalizzato. I bambini che arrivano nella grande struttura in cima a frazione Craviano, a metà strada fra Alba e Asti, hanno già superato il loro percorso terapeutico strettamente medico. La Collina si occupa unicamente dell'aspetto psicolo-


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gico, del recupero delle persone provate da un periodo di vita doloroso; può capitare anche che ci siano rotture all'interno della coppia per via della tensione vissuta per via della malattia del proprio figlio o della propria figlia. Ogni famiglia trascorre una settimana qui, da una domenica al sabato successivo, occupando il tempo in attività di ogni genere, con laboratori che coinvolgono gli ospiti, sia singolarmente, che in gruppo. Queste sono le più svariate anche perché la struttura dispone di un parco molto ampio, che si affaccia su un paesaggio collinare di notevole bellezza, nelle giornate limpide si può ammirare all'orizzonte la catena montuosa delle Alpi. Si va dall'arte alla danza, dalla pesca alla cucina, guidati da professionisti che mettono a disposizione vo-

Per le donne, le mamme che magari nel periodo della malattia hanno trascurato la loro femminilità per accudire da vicino il proprio figlio o la propria figlia ci sono attività speciali dedicate alla cura del corpo e dell'aspetto. Tutto è speciale nella Collina degli Elfi, tutto è stato realizzato in modo da offrire agli ospiti un'esperienza “magica”. Le stanze dei bambini e dei genitori sono arredate con grande cura, ognuna speciale e unica, dotate di affreschi e giochi di luce, con gli arredi “sospesi”. La televisione è bandita dalla “Collina” così come i mezzi di comunicazione come computer, tablet e smartphone; le famiglie devono isolarsi dal mondo e guadagnare, armonia e serenità, uscire dalla realtà che li ha sottoposti a una dura prova per vivere per una settimana in un'altra dimensione. Le famiglie ospiti inoltre cucinano anche i loro pasti disponendo di spazi e attrezzature per questo. L'attività ha preso il via nell’ottobre del 2012 con quattro famiglie e nel corso degli anni si è sviluppata aumentando il numero di ospiti e il periodo di permanenza nella struttura. L'associazione fin da subito si è impegnata per offrire un servizio anche a poche famiglie (visto che la struttura ha avuto bisogno di interventi edilizi e tuttora ci sono dei progetti da portare a termine) per mostrare che si trattava di un progetto concreto. A questo impegno il territorio ha risposto con entusiasmo, con donazioni di privati, iniziative benefiche di raccolta fondi come manifestazioni, feste e concerti. Le non poche spese di cui ha bisogno la Collina degli Elfi sono tutte sostenute dalle donazioni oppure da attività

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lontariamente le loro competenze per offrire agli ospiti il soggiorno migliore possibile, normalmente le attività svolte dagli ospiti sono quattro in ogni giornata. Hanno una grande importanza le attività con gli animali, capaci sempre di regalare sorrisi ai bambini. Per questo il centro dispone di cavalli e piccoli animali da cortile, come conigli, gatti, cani e altri.

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www.terraetradizione.com collaterali di finanziamento come l'organizzazione di ricevimenti: la collina è un bellissimo luogo che può ospitare, per esempio, i banchetti di nozze nei suoi ampi spazi verdi. Inoltre la Collina partecipa ai mercatini del “Magico paese di Natale” la manifestazione organizzata ogni mese di dicembre presso il Castello sabaudo di Govone. Il convento è stato messo a disposizione dalla Congregazione dei Padri della Dottrina cristiana, che lo hanno concesso in comodato d'uso gratuito. Tutto questo significa che nonostante il centro sia ormai a pieno regime, il progetto è sempre in fieri e si pone nuovi traguardi per il futuro. Già nel corso di questi anni sono stati fatti passi importanti. Inizialmente la Collina degli Elfi era convenzionata con l'ospedale Regina Margherita, uno dei più importanti in Regione Piemonte per le cure pediatriche e da lì arrivavano i bambini malati con le rispettive famiglie; poi il progetto ha conquistato notorietà abbastanza velocemente e oggi è in contatto con la Rete oncologica pediatrica nazionale. Questo significa che a Govone arrivano famiglie da tutta Italia. Nel 2017 le famiglie ospitate sono state 90 in un arco di tempo che copre la tarda primavera e l'estate, da maggio ad ottobre. Normalmente sono cinque i nuclei familiari ospitati sulla Collina in una settimana. Al momento la struttura non dispone di un sistema di riscaldamento adeguato per ospitare gruppi in autunno e inverno. Questo è uno dei prossimi obiettivi e naturalmente richiede finanziamenti non piccoli, la Fondazione Crc per esempio ha stanziato un contributo per la sostituzione degli infissi. Un altro obiettivo che riguarda la struttura, consiste nella realizzazione di un ascensore, che consentirebbe l'utilizzo di ulteriori spazi. Il centro collabora anche con altre cooperative che hanno preso a cuore l'iniziativa e mettono a disposizione i propri servizi. I volontari coinvolti nel progetto sono quasi 200 e tutti devono seguire un corso di formazione specifico per poter svolgere questa attività. Ognuno mette a disposizione il proprio tempo libero e i propri talenti. Vengono anche organizzati incontri nelle scuole (gli istituti superiori) per far conoscere la Collina degli Elfi e sensibilizzare i giovani nei confronti del progetto, con la speranza che possano diventare anche dei volontari. Inizialmente solo i bambini (e le rispettive famiglie) erano ospitati presso la Collina degli Elfi, oggi il

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www.terraetradizione.com progetto di recupero successivo alle cure tumorali riguarda anche gli adolescenti, cui è dedicato un percorso specifico, per affrontare le conseguenze traumatiche dovute alla pericolosa malattia. Oggi dunque la fascia d'età degli ospiti del centro va dai 4 ai 17 anni. Inoltre attualmente, grazie alla collaborazione con Casa Ugi, centro collegato con il Regina Margherita che si trova in corso Unità d'Italia a Torino, c'è la possibilità di ospitare bambini in terapia nell'ospedale per un fine settimana. Luisella Canale, presidente dell'associazione che porta avanti la Collina degli Elfi parla dello spirito dell'iniziativa. Com'è nata l'idea e poi il progetto de La Collina degli Elfi? «L'idea è nata da un sogno: il sogno di poter creare un luogo magico e speciale che potesse aiutare i bambini malati di cancro e le loro famiglie a recuperare le energie, la gioia e la spensieratezza della loro età, diritto di ogni essere umano, doni preziosi che la malattia si porta via: aiutarli a tornare alla vita!! Il sogno ha iniziato a prendere forma, diventando sempre più reale, nel momento in cui è stato condiviso prima con una persona (Massimo Bazzini, un imprenditore con un grande cuore) e poi con due, dieci, cento persone che hanno scelto di mettere a disposizione il loro tempo, la loro capacità e disponibilità per rendere concreta la possibilità di realizzare un luogo magico fuori dal tempo e dallo spazio in cui poter donare speranza e fiducia nella vita. Un ruolo importante e preziosissimo è stato svolto dal-

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la congregazione dei preti della dottrina cristiana che contro ogni parere esterno hanno scelto di affidare a noi il loro convento di Craviano (con un contratto di comodato d'uso gratuito) sede del progetto. Inizialmente abbiamo ospitato le famiglie dei bambini provenienti dall'ospedale infantile di Torino, Regina Margherita e anno dopo anno abbiamo ospitato famiglie provenienti da tutta Italia e da alcuni paesi stranieri come ad esempio Ucraina e Venezuela. Il periodo di apertura inizialmente è stato il primo anno un mese, il secondo due, il terzo tre e poi poco a poco siamo arrivato ad un’apertura di quasi cinque mesi». Ci sono obiettivi futuri a lungo termine della struttura? Se sì, quali? «Attualmente siamo 178 volontari e apriamo la struttura da maggio a ottobre.

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I nostri obiettivi a medio-lungo termine sono di poter avere una disponibilità economica stabile che ci permetta di ospitate le famiglie per in periodo sempre più lungo sino ad arrivare ad otto mesi l'anno, anche perché i bambini di cancro si ammalano tutto l'anno. Stiamo lavorando per consolidare il rapporto che abbiamo con gli ospedali con cui collaboriamo, e per arrivare a lavorare con tutti gli ospedali di riferimento per l'oncologia pediatrica del territorio nazionale. Infine, nonostante la grande famiglia della collina degli elfi sia apparentemente numerosa, per poter realizzare al meglio tutti i progetti diretti ed indiretti ci piacerebbe essere ancora di più». Quest'anno la Collina degli Elfi festeggia i dieci anni di vita (tenuti in considerazione i primi passi del progetto) e l'intenzione dei volontari è quella di guardare ancora TUTTE LE SERE avanti per far crescere tale importante realtà.

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territorio

ALBA, un progetto per restaurare lo Sferisterio Mermet presentato alle Fondazioni bancarie Giovedì 28 giugno nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino a Torino si è svolto un incontro organizzato dal sindaco di Alba Maurizio Marello, tra lo stesso primo cittadino, gli esponenti della Fondazione “Sferisterio Mermet di Alba” ovvero il presidente Franco Drocco ed il consigliere Fernando Vioglio ed i presidenti della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo, della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo Giandomenico Genta e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino Giovanni Quaglia. Durante l’incontro, il sindaco albese ed i rappresentanti della Fondazione “Sferisterio Mermet” hanno illustrato ai vertici delle tre fondazioni bancarie l’ambizioso progetto di acquisizione e restauro del tempio del balon, a cura della stessa fondazione, nata nell’aprile scorso proprio per acquistare dalla proprietà privata lo Sferisterio, restaurarlo e farlo ridiventare il centro vivo dello sport pallonistico. «L’obiettivo – hanno spiegato Maurizio Marello, Franco Drocco e il consigliere Fernando Vioglio – è far ritornare agli antichi splendori lo storico luogo della pallapugno albese, con fini sportivi ma non solo. Non solo un campo per il pallone elastico ma anche un museo, uno spazio per manifestazioni e concerti, uno spazio ricreativo con una serie di attività collaterali di tipo culturale e sociale accanto ad un percorso storico. Si vuole recuperare uno spazio a cui Alba ed il territorio sono profondamente legati. La finalità è continuare la pratica sportiva di questa disciplina tipica del basso Piemonte e della Liguria e contemporaneamente creare uno spazio espositivo dedicato alla pallapugno accanto ad altre attività di tipo sociale e culturale, rendendolo una delle attrattive turistiche visitabili del territorio». Nel corso dell'incontro, il sindaco Marello, il presidente Franco Drocco ed il consigliere Fernando Vioglio hanno anche spiegato che il progetto è sostenuto dalla comunità albese, che continuerà ad appoggiarlo anche in futuro. L’Amministrazione comunale ha già stanziato 200 mila euro a favore della Fondazione che sta reperendo fondi tra i privati per l’acquisto ed il restauro dello sferisterio. Conclude il sindaco dopo l'incontro: «Questo bel progetto è stato valutato positivamente da tutte e tre i vertici delle fondazioni bancarie. È piaciuta l’idea di questa integrazione del luogo sportivo come spazio aperto a diversi ambiti ed attività culturali e sociali. In questo quadro, le tre fondazioni hanno dato la propria disponibilità a dare una mano sostenendo finanziariamente l’iniziativa».

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ASTI, "Porta la sporta", una raccolta alimentare per la Mensa sociale del Comune Si cercano giovani per realizzare il progetto di volontariato per i bisognosi Il Comune di Asti invita i giovani a prendere parte a un'attività di volontariato in favore dei più poveri in programma sabato 7 luglio, per sostenere la Mensa sociale del Comune a favore delle persone svantaggiate. Se il fulcro è nella giornata del 7 l'iniziativa si protrarrà comunque per tutto il mese per organizzare la sistemazione di quanto raccolto. L’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune infatti, attraverso il suo InformaGiovani, organizza una ricerca finalizzata ad individuare giovani volontari tra i 18 ed i 25 anni che siano disponibili a partecipare a “Porta la Sporta”. Si tratta di una iniziativa che consiste nella raccolta alimentare a favore della Mensa Sociale del Comune che, da sempre, viene in aiuto a persone svantaggiate e in situazione di gravi condizioni economiche. L’attività di volontariato consisterà non solo nella raccolta di alimenti presso i supermercati aderenti, prevista per sabato 7 luglio, ma anche e soprattutto nelle attività di immagazzinamento successivo alla raccolta, per tutto il mese di luglio. «Questo progetto offre ai giovani astigiani non solo l’opportunità di vivere un’esperienza di volontariato nel periodo estivo per occupare utilmente un tempo di vacanza – dichiara l’assessore Elisa Pietragalla –, ma soprattutto rappresenta un’occasione di avvicinamento e di sensibilizzazione alla cultura della solidarietà». A corollario, il sindaco Maurizio Rasero ha aggiunto: «La partecipazione a questa iniziativa è quindi un’opportunità di socializzazione e di scambio nonché un’importante esperienza di impegno sociale e di cittadinanza attiva che sicuramente arricchirà i giovani selezionati». Ai ragazzi aderenti all’iniziativa di volontariato verrà riconosciuto un ingresso gratuito a “Asti Musica”. Sul sito internet del Comune è disponibile la scheda da compilare per dare la propria disponibilità in termini di orari per la giornata del 7 luglio. Si può aderire a tre differenti fasce orarie: dalle 9 alle 13, dalle 13 alle 17 e dalle 17 alle 21 Per iscrizioni ed informazioni occorre rivolgersi al Servizio Informagiovani, aperto durante il periodo estivo con il seguente orario: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18 e mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle 13. Per ulteriori informazioni telefonare al numero: 0141/399215.

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il personaggio

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L'Ordine dei Cavalieri di San Michele, protagonista dello sviluppo del territorio del Roero

Carlo Rista: amicizia, collaborazione e disponibilità per progredire insieme! Carlo Rista, Gran Maestro e fondatore dei Cavalieri di San Michele del Roero ha dedicato tanta parte della sua vita alla valorizzazione del territorio della “Sinistra del Tanaro” (così come viene chiamato il Roero, in simpatica contrapposizione con le Langhe, che invece si trovano alla “destra del Tanaro”), coordinando l'opera dei Cavalieri di San Michele che nel corso di 36 anni di attività hanno lavorato incessantemente per il territorio. 20


il personaggio

www.terraetradizione.com roerino era poco conosciuto e il nostro lavoro, insieme a quello di tutti gli operatori del territorio, dai Comuni alle Pro loco, dagli imprenditori alle associazioni, dagli enti pubblici a quelli privati, ha portato al progresso economico e sociale del Roero unitamente ad una più chiara identificazione.

I Cavalieri si occupano non solo dell'enogastronomia, come accade per tante confraternite, ma di tutta la società roerina, dell'economia a 360 gradi, dell'imprenditoria, naturalmente dell'agricoltura e della valorizzazione dei prodotti tipici, della cultura e del turismo. Innumerevoli sono le attività dell’ Ordine di “promozione” portata avanti attraverso convegni, proposte di progetti editoriali sulla storia e sulla cultura, concorsi dedicati a varie categorie produttive e imprenditoriali, valorizzazione degli studenti e dei loro brillanti risultati scolastici e di ricerca, borse di studio per sostegno nonché cura della pubblicazione del periodico “La Roa” che quest'anno compie ben 26 anni, nato su iniziativa del Cavaliere Carlo Gramaglia (Maestro Vicario). Nell'arco di tanti anni di attività i risultati sono giunti anche se c'è ancora tanto da fare e ne parla Carlo Rista, Gran Maestro fin dalla nascita dell'Ordine dei Cavalieri di San Michele.

Quali strumenti avete utilizzato per la promozione del Roero? Quali le iniziative che avete portato avanti? «Iniziative davvero tante, e di tutti i generi. In primo luogo abbiamo cercato di stimolare la ricerca sulla storia del Roero, attraverso il supporto di progetti editoriali, libri e qualsiasi altra iniziativa che portasse allo sviluppo della cultura nel territorio; in questo senso abbiamo favorito anche la nascita anche di diversi musei, come ad esempio quello di Vezza. Inoltre abbiamo cercato percorsi per la valorizzazione dei vini, attraverso concorsi enologici che raggruppano e selezionano

Quando sono nati i Cavalieri di San Michele del Roero e con quale obiettivo? «L'Ordine dei cavalieri di San Michele del Roero è nato nel 25 Novembre 1982 con atto notarile redatto dal Notaio Toppino Vincenzo, con l'obiettivo di promuovere e valorizzare il territorio del Roero. Sono stato eletto Gran Maestro dell'Ordine fin dalla sua fondazione; allora eravamo in 17 Cavalieri fondatori ed oggi siamo arrivati a essere 600. Allora il territorio

l’intera offerta vitivinicola del Roero. Abbiamo cercato di dare impulso anche concretamente, compatibilmente con le nostre disponibilità alle iniziative delle Pro loco e a tutti i programmi di sviluppo imprenditoriale. A questo si affianca il grande valore che attribuiamo alla tutela della natura e del paesaggio. Per questo abbiamo cercato di far crescere la sensibilità verso la buona architettura imprenditoriale: è necessario che lo sviluppo economico vada di pari passo con la con-

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il personaggio servazione della bellezza del Roero per cui abbiamo portato avanti un progetto sull’abbellimento dei capannoni, eliminando per quanto possibile strutture fatiscenti e realizzando le nuove costruzioni con la giusta ottica. Questo obiettivo è stato promosso grazie anche all’impegno dell’ Ing. Arch. Valerio Rosa coinvolgendo Università italiane, svizzere e francesi. Inoltre da oltre 15 anni viene assegnato il Premio Fedeltà al Roero che quest'anno è stato consegnato ad Andrea Rossano. Il Consiglio dell'Ordine si raduna una volta al mese presso il ristorante “Le Betulle” a Cinzano, mentre la nostra sede si trova all'Enoteca regionale del Roero a Canale. Non mancano le feste, ne facciamo quattro all'anno, insieme alle passeggiate roerine e altre iniziative promozionali. Edilizia e capannoni: sotto questo aspetto si possono riscontrare miglioramenti? È cresciuta la sensibilità riguardo al tema? «Sì, adesso si costruisce meglio e con maggior criterio

e rigore rispetto a quando è nato l'Ordine. La situazione è migliorata e c'è maggiore responsabilità fra gli imprenditori roerini». Le vostre attività sono rivolte dunque in tutte le direzioni e verso tutti gli aspetti sociali e produttivi. «Sì, l'Ordine ha sempre lavorato a 360 gradi, non sì è concentrato solo sull'enogastronomia, cui comunque dedichiamo grande attenzione. Per noi è molto importante la crescita del territorio nel suo insieme, con la cura rivolta verso tutte le fasce d'età». Questo significa che sviluppate anche programmi rivolti ai giovani? «Certamente. Assegnamo borse di studio per gli studenti del Roero e della zona di Alba e Bra per premiare coloro che si impegnano nello studio ottenendo buoni risultati e non disdegnando sostegni finanziari per i più deboli: quest'anno ne sono state assegnate 32. Inoltre l'Ordine dei Cavalieri del Roero ha un gruppo al suo interno composto da giovani. Tale gruppo esprime un vice gran maestro che porta nel consiglio dell'ordine le iniziative giovanili, che solitamente vengono accettate. È essenziale che i giovani e le loro idee vengano tenuti in grande considerazione, rappresentano il futuro della società e per quanto riguarda strettamente noi, del nostro Ordine, è fondamentale che crescano per portare avanti le attività dei Cavalieri nei prossimi anni». Prima abbiamo parlato della tutela del paesaggio. Che ne pensa del tema dell'Unesco? Cosa dovrebbe fare il Roero?

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www.terraetradizione.com «Credo che il territorio dovrebbe lavorare per essere coinvolto maggiormente nel discorso dell'Unesco più di quanto non lo sia adesso. Il progetto Unesco è molto importante per la promozione delle nostre colline, non è un caso che il direttore dell'Associazione per il patrimonio dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, Roberto Cerrato, faccia parte del nostro Ordine». Fate altre attività fuori dal territorio? Quanto è importante far conoscere il Roero fuori dai confini piemontesi? «È molto importante. Ci sono diverse iniziative di promozione portate avanti dai cavalieri fuori dall'area roerina. Siamo stati al Vinitaly, al Casinò di Sanremo e al centro Navigli a Milano. Fra l'altro ci sono gruppi nutriti di cavalieri sia a Torino che nella capitale lombarda. Andare in giro serve a far conoscere i prodotti e le bellezze del Roero. Promuoviamo anche tutti gli anni una gita in Italia o in Europa, presso una chiesa o un

Santuario dedicato a San Michele, il nostro patrono. In quell'occasione portiamo doni nella località scelta con l'obiettivo di stimolare collaborazioni. Quest'anno la nostra destinazione è stata la Repubblica Ceca». Cosa sta progettando l'Ordine per il prossimo futuro? «Verso fine dell'anno, in occasione della Fiera del Tartufo e dei vini del Roero di Vezza d’Alba si svolgerà un convegno che avrà come tema la valorizzazione delle zone produttive affiancate alle zone boschive nel Roero. La natura incontaminata e selvaggia è un'attrattiva turistica che il nostro territorio può utilizzare. Nel Roero è molto diffuso il bosco, di fianco alle vigne e ai frutteti, molto più diffuso rispetto alla bassa Langhe. Si tratta di una vegetazione selvatica di grande bellezza e varietà, capace di attrarre il turismo. Il territorio dovrebbe valorizzare questo aspetto per offrire al visitatore in arrivo una proposta alternativa rispetto alla bassa Langa, ormai caratterizzata dalla monocoltura della vite che ricopre interamente le colline. In questo modo il territorio roerino può offrire un’ attrazione e una bellezza complementare a quella della Langa. Questo sarà il tema principale del convegno in programma nel tardo autunno del 2018». Infine alla luce della sua lunga esperienza con l'Ordine dei Cavalieri di San Michele, quale ritiene possa essere la carta vincente che il territorio può giocare per svilupparsi ulteriormente? «La collaborazione e l’amore per la propria terra è essenziale perché tutto riesca meglio. Il Roero si è sviluppato grazie a un insieme di forze, grazie all'iniziativa di


il personaggio

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tanti enti, associazioni, comuni, persone. L'unione è importante perchÊ tutti riescano a crescere insieme, mentre le divisioni portano solo danni. L'amicizia e la disponibilità sono in grado di moltiplicare i risultati degli sforzi di ognuno di noi. Amicizia e collaborazione sono due pilastri su cui costruire il nostro sviluppo futuro, magari mettendo da parte anche un po' di orgoglio. Vorrei ringraziare alcune persone che da tanti anni, all'interno dei Cavalieri, lavorano per portare avanti i buoni propositi del nostro sodalizio, Carlo Gramaglia, uno dei fondatori dell'Ordine, Dante Faccenda (Responsabile culturale), Federico Prunotto (Tesoriere), Giuseppe Piumatti (segretario) tutto il Consiglio Direttivo oltre a tutti i collaboratori e i Cavalieri tutti.

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a recentemente cambiato sede la Lavanderia Arcobaleno, che ora si trova in via Dario Scaglione al n. 4/b ad Alba, vicino alla chiesa del Divin Maestro. Per la lavanderia si è trattato di uno spostamento di breve distanza rispetto alla posizione antecedente, ma sicuramente gli spazi lavorativi, rispetto ai precedenti, sono più ampi, e consentono di offrire servizi aggiuntivi alla clientela. «A dire la verità la breve distanza ha comportato un trasloco più faticoso, perché tante attrezzature sono state trasportate a mano, invece di essere portate su un furgone o un camion» dice Lina De Francesco la titolare, che è soddisfatta della nuova posizione, anche perché dalla riapertura, la clientela è incrementata, molto lavoro in più, certo, ma anche la soddisfazione del rinnovato interesse

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verso l'impresa. I nuovi macchinari garantiscono servizi all'avanguardia con una maggiore cura dei capi trattati: «I macchinari permettono di eseguire al meglio lavaggi di capi delicati con acqua. Ho stabilito una collaborazione con laboratori specializzati per eseguire al meglio gli interventi che possono apparire più difficili, ma con la nuova attrezzatura, sempre più tecnologica e in grado di soddisfare le imprese più ardue, conto di fare sempre meno uso dei laboratori. La lavanderia si occupa anche del lavaggio di capi in pelle e di tappeti e curiamo anche il trattamento delle scarpe» afferma nuovamente la titolare. Dunque per la lavanderia che compie quest'anno undici anni di vita, si tratta di una nuova partenza, ma in effetti Lina De Francesco, in questo settore, ha


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ABITI DA SPOSA TENDAGGI - PIUMONI TAPPETI - DIVANI PELLAME PULITURA SCARPE TRATTAMENTO ANTIBATTERICO già una bella carriera sulle spalle: «Ho iniziato questo lavoro nel 1990 per cui sono 28 anni che mi occupo di lavare capi di vestiario. Ho fatto molta gavetta prima dell'apertura della lavanderia Arcobaleno. Per certi versi mi sono laureata... in questo campo l'esperienza è importantissima, visto che non ci sono scuole che formano a questo genere di lavoro. Certo normalmente per una ragazza di 20 anni non è un lavoro da sogno, ma fin dall'inizio mi è sempre piaciuto farlo e l'impegno è tanto, così da offrire il miglior servizio possibile. Ho conquistato la fiducia delle persone, un passaggio molto importante, che ti ti spinge sempre più, nel tempo, di raggiungere risultati sempre più raffinati». I clienti inoltre possono contare

sull'accoglienza entusiastica di Rasty, un cane giocherellone di 4 anni (li compie a luglio), che arriva sempre primo al bancone per salutare chi entra. La sua simpatia aiuta la titolare a mettere di buon umore i clienti della lavanderia. Anche grazie a lui nel negozio non ci si annoia mai. «Sono contenta di questa nuova sistemazione. Devo ancora un po' riorganizzami, il trasloco è avvenuto da poco, ma grazie ai nuovi spazi il lavoro andrà certamente meglio, con soddisfazione di tutta la clientela. Fra l'altro l'incremento del lavoro dei primi giorni dopo la riapertura nella nuova posizione sembra indicare che la strada che ho intrapreso è quella giusta» conclude Lina De Francesco con soddisfazione. Non resta che affidarsi alla maturata professionalità, cortesia e simpatia della Lavanderia Arcobaleno!.

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territorio

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la Famiglia Ferrero Dona cinque milioni di euro al nuovo ospedale di Alba e Bra

La famiglia Ferrero ad Alba ha donato 5 milioni di euro per il nuovo ospedale Alba – Bra, attualmente in fase di costruzione a Verduno. Serviranno per la realizzazione delle sale operatorie. La consegna giovedì 28 giugno pomeriggio al sindaco della città Maurizio Marello nella sala “Teodoro Bubbio” del Palazzo comunale, alla presenza del sindaco di Bra Bruna Sibille, accanto al sindaco di Verduno Alfonso Brero, ai vertici della Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra onlus con il neo presidente Bruno Ceretto e il direttore Luciano Scalise, dell'Asl Cn2 con il neo direttore Massimo Veglio e l’ex direttore Danilo Bono diventato responsabile del settore programmazione sanitaria regionale. Era presente anche il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asl Cn2 Davide Adriano, primo cittadino di Lequio Berria. Seduti dall’altra parte del tavolo la signora Maria Franca Fissolo Ferrero con il figlio Giovanni presidente esecutivo del gruppo Ferrero, accanto alla moglie Paola Rossi e alla cognata Luisa Strumia, vedova di Pietro. «E’ un importante atto di donazione – ha affermato Giovanni Ferrero – simbolo di un impegno della Ferrero a restare fedele al patto fondativo e fiduciario con la Città di Alba e tutto il territorio. Questo dono costitui-

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sce infatti, per la mia famiglia, per il Gruppo e per me, un gesto tangibile di ringraziamento per il profondo legame sempre vivo con l’intera comunità». «Questa importante donazione di 5 milioni di euro – ha ricordato il sindaco Marello – si aggiunge ad un altro importate contributo di 1 milione e 500 mila euro donato in passato dal signor Michele Ferrero. Un grande grazie a tutti voi. Ferrero sul nostro territorio significa lavoro ma anche tutta un’esperienza di socialità con la Fondazione Ferrero, ma anche il Village e le imprese sociali Ferrero sparse per il mondo. In questi ultimi anni di crisi non facile abbiamo avuto la vostra viva collaborazione. Ora questo contributo servirà per completare un polo di eccellenza a cui abbiamo lavorato in questi anni non facili con l’Asl Cn2, con la Regione Piemonte e con la Fondazione Nuovo Ospedale Alba – Bra onlus. Stiamo lottando perché crediamo che la nostra gente meriti un centro di preminenza medico e sanitario». «Questo ospedale sarà innovativo anche in termini di modalità di prestazioni – ha assicurato Danilo Bono responsabile del settore programmazione sanitaria regionale - . Si sorregge sulla sostenibilità di tutta una comunità che sta partecipando alla realizzazione. Ne-


territorio gli anni alla guida dell’Asl Cn2, su questo territorio ho conosciuto amministrazioni efficienti che non hanno paragoni con altri contesti. Insieme faremo di questo nosocomio un fiore all’occhiello della sanità piemontese». «Cercheremo di amministrarli con la stessa passione con cui voi amministrate la vostra azienda – ha detto il neo presidente della Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra, Bruno Ceretto –. Siamo orgogliosi di avervi al nostro fianco. Sappiate che vi vogliamo bene». Lo stesso Bruno Ceretto era stato nominato pochi giorni prima, il 16 giugno, nuovo presidente della Fondazione Nuovo Ospedale Alba Bra. Nerl corso dell'Assemblea generale dei soci è stato eletto il nuovo Consiglio d'Amministrazione che guiderà l’ente nel triennio 2018-2020. Oltre ai numerosi soci erano presenti anche il sindaco di Verduno Alfonso Brero in qualità di padrone di casa, il sindaco di Bra Bruna Sibille, presidente della rappresentanza dei sindaci, l’ex direttore generale dell'Asl Cn 2 Danilo Bono e Massimo Veglio, nuovo direttore generale. Bruno Ceretto, noto imprenditore vinicolo e uno dei costituenti nel marzo 2008 della Fondazione, è stato eletto alla unanimità nuovo presidente della Fondazione. Succede a Emilio Barbero che ha portato a termine il proprio mandato. Dario Rolfo è stato confermato alla vicepresidenza. «Sono molto orgoglioso di essere stato eletto da tutti i presenti presidente della Fondazione Nuovo Ospedale Alba Bra – ha spiegato Bruno Ceretto – e sono anche fortunato, la mia nomina arriva quando l’Ospedale è in via di completamento. Naturalmente con l’anno nuovo inizierà un percorso straordinario, qui arriveranno le persone, nuovi medici, oltre a quelli bravissimi che già ci sono. Si apre un mandato molto impegnativo. Dobbiamo completare i nostri impegni pubblici nei confronti del nuovo ospedale, attraverso l’acquisto di macchinari all’avanguardia e realizzare un ambiente confortevole e piacevole. Lo facciamo non perché obbligati ma semplicemente perché vogliamo restituire al territorio quello che il territorio ci ha dato. L’ospedale è l’espressione della nostra riconoscenza nei confronti di tutta la nostra comunità. Vogliamo affiancare l’Asl Cn2 a contribuire a realizzare un presidio di eccellenza a servizio di tutti». «Devo ringraziare tutti coloro che mi hanno riconfermato, è per me un piacere e un onore questo terzo mandato – ha affermato Dario Rolfo – . Credo molto in questo incarico, siamo arrivati al dunque, l’ospedale nei prossimi mesi verrà consegnato dall’azienda costruttrice all’Asl, un ospedale che sarà di eccellenza. La Fondazione ha già provveduto, tra le altre cose, ad acquistare gli arredi delle camere di degenza, i letti elettrici per tutte le specialità ed alcuni macchinari all’avanguardia. La nostra intenzione è quella di continuare ad acquistare altre apparecchiature d’avanguardia, ma anche quella di aiutare a individuare le persone che possano venire a lavorare in questo Ospedale». Emilio Barbero a conclusione della sua presidenza ha sottolineato: «Il bilancio del mio mandato è il bilancio di tutto il consiglio che mi ha dato una grossa mano. Abbiamo cercato di far si che questo ospedale arrivasse a termine e sono contento del lavoro fatto fin qui. La Fondazione deve continuare ad impegnarsi nel si-

www.terraetradizione.com stemare anche altre esigenze, quali ad esempio l’area verde. Desidero ringraziare tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione Un ringraziamento particolare per l’impegno profuso per la Fondazione al nostro Direttore Luciano Scalise ed a tutto lo staff. La speranza è quella di proseguire con il medesimo spirito». Il nuovo Cda che resterà in carica fino al 2020, oltre a presidente e vicepresidente, è composto dai consiglieri Emilio Barbero, Pierangelo Franchi, Dario Stroppiana, Giancarlo Veglio, Marcella Brizio, Gianni Giordano, Paolo Giraudo, Nadia Gomba, Mauro Mollo, Carlo Porro, Eugenio Rabino, Serena Tosa e Sandra Lesina Vezza. Il collegio dei revisori, tutto al femminile, ha visto la nomina a Revisore Effettivo di Sarah Prandi (presidente), Daniela Bordino e Maria Gabriella Rossotti. Lorenzo Sola e Luigi Minasso sono incaricati revisori supplenti. L’assemblea è terminata con la visita al cantiere del nuovo Ospedale, che ha mostrato a tutti i presenti l’impegno profuso dalla Fondazione Nuovo Ospedale Alba Bra: dagli arredi delle stanze, ai letti elettrici acquistati nell’autunno 2017 (di cui 138 già operativi negli attuali ospedali di Alba e Bra), al sistema di sollevapazienti in sicurezza (donato nell’autunno 2015 e in fase di installazione in tutto il nuovo nosocomio). Fiore all’occhiello, la Radioterapia che proprio in questi mesi sta impegnando la Fondazione e, anche direttamente l’Asl Cn2 grazie al supporto della Regione e della Fondazione Crc, nell’acquisto delle migliori attrezzature. I presenti hanno potuto vedere da vicino l’area e il bunker che ospiteranno i macchinari, tra cui una Tac simulatore (comprensiva di lavori annessi e kit laser per simulazione) in fase di acquisto da parte della Fondazione.

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MONASTERO BORMIDA, tra Langa e Monferrato un tuffo nel medioevo

Il paese, ricco di leggende, ha dato i natali ad Augusto Monti Visitare Monastero Bormida al confine fra Langa e Monferrato, in Valle Bormida, significa fare letteralmente un tuffo nel medioevo, non solo per via delle sue origini, ma anche per le numerose storie e leggende legate a questo centro al confine della Provincia di Asti. Anche se non c'è più, il monastero benedettino che ha molto probabilmente rappresentato il primo nucleo forte del grande edificio che oggi riconosciamo come castello, è presente lungo le strade e nelle piazze del paese. In realtà recentemente gli storici ritengono che non siano stati i monaci benedettini i primi abitanti di quest'area: infatti il culto di Santa Giulia, oggi sempre presente e di San Desiderio fa pensare a precedenti insediamenti longobardi instauratisi fra VIII e IX secolo. Ma la storia ci racconta che è stato il marchese del Monferrato Aleramo (personaggio storico, ma ammantato da un'aura di leggenda) a chiamare intorno al 1050 un gruppo di monaci benedettini di San Benigno Canavese per dissodare e seminare le terre incolte e

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abbandonate anche per via del passaggio dei predoni Saraceni di Frassineto. L'arrivo dei Benedettini a Monastero rientra in un ampio movimento che ha caratterizzato il territorio del basso Piemonte fra il X e l'XI secolo. Di questo periodo sono i monasteri di Monforte, San Benedetto Belbo, Alba, due a Castino, solo per citarne alcuni. Si tratta di un fenomeno importante per il nostro territorio perché allora era letteralmente disabitato (come testimoniato dal alcuni documenti del tempo), caratterizzato soprattutto da boschi, difficile da difendere. L'ordine monastico dei benedettini ha portato non solo la sua profonda cultura spirituale, ma anche sviluppo materiale grazie al suo credo riassunto nel motto Ora et labora (in latino: Prega e lavora). Perché i Benedettini dissodavano la terra, seminavano, coltivavano, costruivano. I loro monasteri si sviluppavano velocemente e sviluppavano tutto il territorio circostante, intorno alle loro comunità nascevano centri abitati anche importanti come quello di Monastero Bormida. Oggi probabilmente l'eredità


i tesori del territorio più importante dei monaci a Monastero consiste nel ponte a gobba d'asino che attraversa il Bormida e porta verso il centro storico. Normalmente siamo abituati a pensare agli antichi romani come grandi architetti, le loro strade, i loro ponti e viadotti, sono giunti fino a noi, hanno sfidato i secoli e molto spesso gli edifici medievali erano costruiti sulle fondamenta degli antichi insediamenti romani, utilizzando materiali di recuperò della precedente civiltà. Il ponte romanico di Monastero Bormida rappresenta una felice eccezione. È lui infatti ad aver sfidato i secoli, giungendo fino a noi ancora percorribile e percorso. Lo hanno costruito i Benedettini come quello dell'Abbazia di San Quintino nella Bormida di Spigno. Quello di Monastero, nel Medioevo era l'unico ponte transitabile tutto l'anno (quindi con qualsiasi tempo), una struttura massiccia a quattro arcate, sormontata da cappelle che un tempo erano adibite a posti di guardia. Augusto Monti riferisce la leggenda secondo cui i monaci lo hanno costruito utilizzando il banco d'uovo come cemento, mentre col rosso facevano lo zabaione. Nel medioevo è stata un'importante struttura non solo di passaggio, i ponti garantivano rendita economica per via del pedaggio da pagare ed erano un importante strumento di controllo del territorio. Ha resistito per fortuna anche all'alluvione del 1994, pur restando danneggiato. Il castello, molto evidente al centro del paese evidentemente è stato costruito là dove un tempo sorgeva l'abazia di Santa Giulia, lo dimostra il fatto che il fiume Bormida passa molto vicino al massiccio edificio e anche la sua posizione di altitudine tanto bassa, eppure questo castello è arrivato sino a noi fra i tanti fatti sorgere dai Del Carretto in Valle Bormida, alcuni oggi scomparsi. La prima notizia del maniero risale al periodo fra il 1394 e il 1405, in quegli anni la nobile famiglia decise una fortificazione del paese. L'impianto che possiamo vedere oggi è quello architettano all'inizio del XV secolo da Antonio e Galeotto Del Carretto. Ancora oggi il centro storico di Monastero Bormida conserva l'impianto urbanistico legato alla presenza del castello nella piazza inferiore. Una delle porte di ingresso all'antica cinta muraria da l'accesso attraverso un'alzata a ponte e la piazza mantiene ancora in parte l'antica pavimentazione realizzata in pietra fluviale. Sulla facciata che si rivolge a est si può notare la sovrapposizione di strutture costruite in epoche diverse, fra cui anche una loggetta rinascimentale a due arcate, come tanti castelli del territorio anche questo ha ricevuto numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli, in stile rinascimentale e con gusto barocco, ma l'impianto è rimasto sostanzialmente quello quattrocentesco. La facciata principale propone una rielaborazione

www.terraetradizione.com seicentesca in stile barocco, caratterizzata da due imponenti lesene. Di qui si può accedere al cortile interno che conserva ancora tracce dell'antico edificio benedettino: piccole finestre medievali a tutto sesto, punti luce che probabilmente illuminavano le celle monastiche. La parte interna del castello oggi è visitabile le domeniche di tarda primavera e estate, nell'ambito della rassegna Castelli aperti, e propone ampie stanze di gusto barocco, con pavimenti a mosaico e soffitti a vela e a crociera; si possono visitare anche gli spazi sotterranei che ospitavano le cantine; si possono anche ammirare i resti di un mulino e il basamento di un torchio. I saloni del maniero in un prossimo futuro ospiteranno il museo cittadino.

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i tesori del territorio

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Ma Monastero Bormida non si limita certo all'antico ponte medievale e al castello dei Del Carretto. Il centro storico, come già accennato, ha conservato l'antica impronta medievale, con la presenza di alcune case in pietra e alcuni portali tardo-medievali. Sono anche conservati alcuni resti delle mura di cinta, lungo gli orti che costeggiano la riva del Bormida e i ruderi di un canale che alimentava il mulino e che è stata la casa natale di Augusto Monti, intellettuale e scrittore di grande levatura, ricordato come il professore, poiché da insegnante al liceo classico D'Azeglio ha incontrato i personaggi più importanti della cultura della cultura novecentesca torinese e italiana in generale, basta citare Cesare Pavese, Massimo Mila,

ricorda la pieve dedicata a San Desiderio, di impianto barocco, sorta al posto di un edificio molto più antico; la tradizione vuole che nella chiesetta sia stato battezzato San Guido D'Acqui, che è stato vescovo di Acqui che oggi lo venera come patrono. Naturalmente in un territorio come questo non possono mancare prodotti enogastronomici di grande pregio, su cui immancabilmente sono state ricamate leggende di origine medievale. Uno dei prodotti più noti di Monastero è la polenta ottenuta dal granturco a otto file. È legata alla manifestazione più nota del comune, la Sagra del Polentone, che si svolge la seconda domenica di marzo ormai da secoli, dal 1573. A spigare l'evento c'è una leggenda, quella

Giulio Einaudi, Leone Ginzburg, Salvatore Luna, Giancarlo Pajetta, Franco Antonicelli, Vittorio Foa, Tullio Pinelli, Piero Gobetti. Si è impegnato in prima persona per il rinnovamento della società italiana e ha collaborato con importanti riviste quali La voce, Nuovi doveri, L'unità, Rivoluzione liberale, Il Corriere della Sera. Scrive anche diversi romanzi, fra cui il suo capolavoro, I Sansossi, pubblicato con vari titoli nel corso della sua vita fino all'ultima edizione definitiva. È morto a 85 anni nel 1966. Fra gli edifici del centro non si può dimenticare l'antica torre romanica, che è stata il campanile della prima chiesa dedicata a Santa Giulia, quella del monastero benedettino, a cui oggi si appoggia un caratteristico arco. La chiesa parrocchiale attuale è una costruzione settecentesca, sempre dedicata a Santa Giulia, con una struttura già neoclassica, le cui navate laterali e la facciata sono del primo Novecento. Inoltre sparse per il territorio comunale ci sono ben sei chiesette rurali. Fra queste si

che vuole il generoso Marchese del Carretto sfamare con polenta, frittata di cipolle e salsiccia un gruppo di calderai stremati dalla fame. Questi avrebbero poi regalato al paese l'enorme paiolo di rame utilizzato oggi per la cottura della gigantesca polenta, accompagnata ancora una volta da salsiccia e frittata di cipolle. Inoltre è stata anche riscoperta la puccia , piatto unico tipico di Langa, una soffice polentina cotta in brodo di verdure insaporita da un soffritto di lardo e cipolla. Non mancano specialità a base di carne di maiale come le grive e le frizze. Infine il vino, di alta qualità come tutti quelli che nascono fra Langa e Monferrato. Qui in particolare è prodotto il Dolcetto D'Asti e il Moscato D'Asti Docg, uno dei vini dolci più rinomati nel panorama italiano. Passare un giorno a Monastero Bormida significa rivivere la storia medievale delle colline langarole e monferrine, riscoprendone gli antichi sapori che qui sono stati colorati da storie di grande fascino.


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Barolo

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Tutti invitati all'expo cinofila amatoriale aperta a tutte le razze e ai “fantasia”

Rosy Marino e Leonardo Lapi

Barolo, il paese che da il nome a uno dei più prestigiosi vini italiani, celebre in tutto il mondo, ospita domenica 5 agosto una manifestazione insolita per il quadro del suo ricco calendario. I protagonisti infatti saranno i nostri amici a quattro zampe, gli animali fedeli per eccellenza, i cani, al centro di un'esposizione cinofila che darà spazio a tutti, ai curiosi, agli appassionati, ai cani di tutte le razze, dal prestigioso pedigree, oppure i “fantasia”. 32


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Ad organizzare questa speciale giornata l'associazione “Italia Dog Show”, che nasce da un gruppo di amici appassionati di cinofilia e dello stare insieme per divertirsi. Lo scopo del sodalizio è quello di far conoscere la cinofilia e non solo, e anche quello di valorizzare e far scoprire nuovi territori, nuovi scenari, cultura e territorio a tutti i partecipanti. Si tratta di un gruppo giovane disposto a cercare sempre di migliorare. Dopo più di un anno sono arrivati buoni risultati e il sodalizio si sta facendo conoscere sempre di più. L'evento di Barolo, che si terrà il 5 agosto nella zona di Cannubi, in un'area a valle del paese, lungo la strada che da Alba porta verso Barolo, fra il cimitero e l'imbocco della salita che porta al centro, in uno scenario splendido, immerso fra le vigne e le colline di Langa, sarà per il sodalizio una bella occasione per farsi conoscere e diffondere le proprie idee. L'expo cinofila amatoriale sarà aperta a tutte le razze e ai cani fantasia (meticci) i quali saranno tutti giudicati da una giuria tecnica. Tutti i cani partecipanti devono essere muniti di libretto sanitario, microchip e iscrizione all'anagrafe canina; non sono ammessi cani mordacei; il giudizio dei giudici non è contestabile. Ci saranno varie classi di iscrizione: Puppy, dai 3 ai 6 mesi; Juniores, dai 6 ai 9 mesi; Giovani, dai 9 ai 18 mesi; Libera, oltre i 18 mesi, e infine Veterani, dagli 8 anni in su; i Campioni e i Cani fantasia. Sarà una giornata all'insegna della Cinofilia, del divertimento e della spensieratezza in compagnia. La manifestazione si concluderà con i due “best in show” che proclameranno il cane di razza più bello e il miglior cane fantasia. L'evento si svolge grazie al sostegno dell'azienda “Monge”, a tutti i partner, al comune di Barolo e alla Pro loco del paese. Il presidente dell'associazione che organizza l'evento, Leonardo Lapi, spiega nel dettaglio lo spirito che anima l'iniziativa: «Il nostro programma iniziale era quello di effettuare questa giornata nel mese di maggio, domenica 20, ma il maltempo ci ha costretto al rinvio al 5 agosto. Sono certo che sarà una splendida giornata da trascorrere insieme ai nostri cani. La nostra esposizione è amatoriale, ma segue comunque le indicazioni dell'Enci, Ente Nazionale della cinofilia italiana. Questo significa che i cani partecipanti saranno suddivisi nelle categorie indicate dall'ente italiano: cani

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www.terraetradizione.com da pastore, Terrier, cani di tipo spitz e primitivo, cani da ferma, cani da compagnia, cani di tipo pinscher e schnauzer, bassotti, segugi, cani da riporto e levrieri. Fra i nostri obiettivi c'è quello di diffondere la passione della cinofilia anche fra coloro che non sono appassionati e non conoscono ancora questo mondo. Quindi alle nostre manifestazioni, come quella di Barolo possono partecipare tutti i cani anche i meticci che noi chiamiamo “cani fantasia”. Anche i curiosi sono invitati a osservare la giornata l'ingresso, al di là dell'iscrizione, è gratuito. Nei nostri eventi c'è anche un obiettivo didattico, far conoscere sempre di più il mondo dei cani, far avvicinare le persone, anche i bambini. Saranno presenti tanti allevatori a cui volendo si potranno chiedere informazioni e ottenendo il parere di esperti. Non trascuriamo certo il valore turistico delle nostre manifestazioni, la scelta di Barolo non è certo casuale. Certo potrebbe essere anche comodo organizzare le esposizioni cinofile in grandi spazi aperti, ma privi di fascino, ma il nostro intento è un altro, far conoscere le bellezze italiane, collegare la passione per la cinofilia con la conoscenza del territorio, delle sue bellezze e dei suoi pregi. Alle nostre esposizioni partecipano sempre tante persone provenienti da mezza Italia che arrivano così a scoprire e conoscere meglio e apprezzare luoghi incantevoli come Barolo. Durante la giornata sarà garantito in servizio veterinario in loco. Tanti sono stati i nostri eventi in questi anni che hanno visto centinaia e centinaia di cani e tantissime persone provenienti da mezza Italia e pure dall'estero. Stiamo cercando di migliorare sempre di più per realizzare manifestazioni che vedano la partecipazione di sempre più persone. Siamo un'associazione giovane non solo per l'età del sodalizio, ma anche e soprattutto per quella dei suoi componenti, quasi tutti al di sotto dei 30 anni, dunque portiamo grande entusiasmo in tutti i nostri eventi».

Le iscrizioni online si possono fare dal sito: www.italiadogshow.it/barolodogwinner; infoexpo al numero 347 9640512 Il costo dell'iscrizione è di 12 euro per i cani di razza, 5 euro per i cani fantasia. L'associazione non organizza solo expo cinofile, ma anche stage nell'ambito cinofilo e tutto ciò che gira intono al mondo del cane. Il programma prenderà il via a partire dalle 8 e nelle due ore successive saranno raccolte le iscrizioni. Successivamente la giuria si esprimerà su tutti i partecipanti. Il termine della giornata è previsto fra le 17 e le 17,30. Ci sarà anche il servizio di bar e ristoro, il parcheggio è gratuito ed è disponibile un'area camper. Conclude Leonardo Lapi: «Prima dell'evento di Barolo saremo anche a Mondovì il 21 luglio, presso il centro commerciale “Mondovicino” in occasione del “Dog day” in quel caso l'evento prenderà il via a metà pomeriggio, intorno alle 17 per terminare alle 22». Grazie a Leonardo Lapi e Rosy Marino, i due fondatori di “Italian dog show” e a tutto lo staff dell'associazione a Barolo, nel cuore della Langa, dove nasce uno dei vini più pregiati al mondo, sarà possibile trascorrere una splendida giornata nella quale il nostro amico a quattro zampe sarà il protagonista assoluto.

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Castagnole Lanze Festival Contro

I protagonisti storici della canzone insieme ai giovani rapper

Ogni anno chi apprezza la buona musica attende gli ultimi giorni di agosto durante i quali Castagnole Lanze, il centro al confine fra Langhe e Monferrato, ospita un importante festival musicale che ha visto i piÚ bei nomi della musica italiana e internazionale. La rassegna musicale coincide con i festeggiamenti di San Bartolomeo e la Fiera della Nocciola, e anche quest’anno sono attesi nomi importanti del panorama musicale internazionale 36


territorio Ad aprire la serie di concerti in piazza San Bartolomeo, venerdì 24 agosto il concerto di Cristiano De André. Il figlio del celebre Fabrizio De André e cantautore vero a tutto tondo, cresciuto nell'ambiente musicale fin dalla più tenera età. Ha esordito da solista nel 1985 al Festival di Sanremo, nella sezione Sanremo giovani, vincendo il premio della critica e successivamente ha pubblicato numerosi album, con collaborazioni importanti fra cui quelle con Eugenio Finardi e Massimo Bubola. Dopo il 2003 si prende una pausa nella produzione discografica per tornare sulle scene a partire dal 2009 con la serie di concerti intitolati De André canta De André, nei quali Cristiano interpreta dal vivo le canzoni del padre, a cui sono seguiti altri dischi e album; l'ultimo uscito lo scorso anno è un album dal vivo intitolato “De André canta De André vol. 3”. Il giorno successivo, sabato 25 agosto tocca ai Nomadi, a partire dalle 18.30, ormai data fissa nel programma di ogni edizione del festival di Castagnole Lanze. Il gruppo fondato nel 1963 dal tastierista Beppe Carletti e Augusto Daolio è una delle band storiche della scena musicale italiana, con alle spalle ben 81 album fra quelli in studio e quelli dal vivo; ha venduto complessivamente circa 15 milioni di dischi. L'ultimo album è stato pubblicato lo scorso anno dal titolo “Nomadi dentro”. L'impegno sociale è la cifra dei Nomadi, il gruppo perfetto per la manifestazione musicale castagnolese. L'esibizione prenderà il via a partire dalle 1830 e sarà accompagnata dal 27° raduno estivo del “Nomadi fans club”. Il gruppo oggi è composto da Beppe Carletti, Cico Falzone, Daniele Campani, Massimo Vecchi, Sergio Reggioli e Yuri Cilloni, il cantante arrivato nel 2017. A seguire, domenica 26 agosto un altro protagonista della musica italiana, che continua a suonare e cantare nonostante la già avanzata età. Anche Maurizio Vandelli, come i nomadi arriva dagli anni Sessanta, anzi “l'Equipe 84”, lo storico gruppo nel quale ha suonato e con cui ha registrato i suoi successi più celebri, è nato proprio nel 1963 come i Nomadi. Fra i successi dello storico gruppo “29 settembre”, scritta da Battisti e Mogol e che risale al 1967; da ricordare anche “Io ho in mente te” del 1966. Il gruppo ha inciso un album anche nel 1990, intitolato “Un amore vale l'altro”. Di lui si ricorda anche la partecipazione al Festival di Sanremo nel 1993 e la partecipazione nei panni del conduttore alla trasmissione televisiva “I ragazzi irresistibili” alla quale avevano preso parte altre voci gloriose della canzona italiana come Little Tony, Rita Pavone e Adriano Pappalardo. Lo spettacolo prenderà il via a partire dalle 21,30. Lunedì 27 agosto in contemporanea con la 159ª Fiera della nocciola, è in programma la serata danzante che vedrà protagonista l'orchestra spettacolo “Giuliano e i Baroni”, protagonista di tante serate musicali estive nei paesi delle nostre colline.

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Martedì 28 agosto arriva un gruppo importante della scena folk italiana, i Lou Dalfin che si esibiranno a partire dalle 21.20, dopo lo spettacolo pirotecnico dei fuochi artificiali. Fondato da Sergio Berardo nel 1982, il gruppo ha iniziato a suonare musica tradizionale dell'Occitania, con l'utilizzo di strumenti acustici. Dopo lo scioglimento i Lou Dalfin rinascono nel 1990, sempre grazie a Sergio Berardo, che cambia indirizzo musicale: lo stile tradizionale occitano viene contaminato da suoni e strumenti elettronici, si innescano nelle canzoni influenze rock, jazz e reggae. I Lou Dalfin si sono esibiti anche in Francia e hanno ricevuto il Premio Tenco per il Miglior album in dialetto nel 2004. Nel 2016 è stato pubblicato l'album “Musica

al terzo posto, vincendo il “Premio Assomusica” per la miglior performance. Il concerto del rapper italiano sarà accompagnato da un Dj contest. Giovedì 30 agosto sarà il turno della Shary band, cover italiana che nel 2016 ha girato l'Italia effettuando oltre 200 concerti. Il gruppo propone uno spettacolo di grande impatto visivo. Venerdì 31 agosto, arriva a Castagnole un altro rapper che ha conquistato la notorietà recentemente, si tratta di Tedua la cui produzione musicale prende il via a partire dal 2015 con due mixtape, intitolati: “Aspettando Orange County” e “Orange county mixtape”, seguiti nel 2017 dall'album “Orange county California”. Quest'anno è stato pubblicato “Mowgli”.

endemica”. Il concerto dei Lou Dalfin sarà preceduto dall'esibizione di altri due gruppi di musica occitana. Se fino ad ora il festival ha proposto in gran parte vecchie glorie della canzone italiana, mercoledì 29 agosto salirà sul palco di piazza San Bartolomeo, Mudimbi, rapper italiano che ha recentemente conquistato il successo grazie soprattutto alla fama conquistata su internet. Il suo esordio in rete risale al 2012 con la canzone “Erbavoglio” e nel 2013 le radio hanno passato il suo brano “Supercalifrigida”, è seguita poi la sigla della trasmissione radiofonica di “Radio Deejay”, “Asganaway”. La svolta è arrivata lo scorso anno, nel 2017, con l'accordo con la Warner music e la pubblicazione del vero e proprio album d'esordio “Michel”. Nel dicembre del 2017 grazie al brano “Il mago” ha superato le selezioni di “Sarà Sanremo” e nel grande concorso svoltosi nel mese di febbraio si è classificato

Fra i suoi brani si ricordano Burnout e Acqua. Inoltre lo scorso anno ha collaborato con i “Wild bandana” per il progetto “Amici miei”. La conclusione del festival, sabato 1 settembre, è affidata a un altro grande vecchio che ha fatto non solo la storia della musica italiana, ma anche quella della televisione e della radio. Si tratta di Renzo Arbore che arriva a Castagnole insieme all'Orchestra italiana e a Nino Frassica. Elencare tutti i successi di Arbore è molto difficile visto che sono innumerevoli. Si parte dalle trasmissioni radiofoniche come “Alto gradimento” del 1970. All'inizio degli anni Ottanta è stato anche protagonista al cinema come attore e regista con una pellicola come “Il pap'occhio”. In televisione è celebre soprattutto per due trasmissioni negli anni Ottanta: prima “Quelli della notte” nel 1985 che ha dato vita a personaggi indimenticabili che hanno lasciato il segno.


territorio Ha fatto seguito “Indietro tutta” un altro programma che chi ha già una certa età ricorda sicuramente; proprio da questa trasmissione è partita anche la celebrità sul piccolo schermo di Nino Frassica. Proprio queste due trasmissioni hanno lanciato canzoni molto popolari come “Cacao meravigliao”, mentre “Il clarinetto” ha conquistato il secondo posto al Festival di Sanremo del 1986. Nel 1991 Arbore ha fondato “L'Orchestra italiana” composta da quindici strumentisti, con lo scopo di diffondere nel mondo la canzone napoletana classica.

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Nino Frassica, attore comico siciliano, è notissimo negli ultimi anni come interprete di un personaggio popolare nella fiction Rai “Don Matteo” nel quale interpreta il maresciallo dei Carabinieri Nino Cecchini. Mary Scarpitta, presidente della Pro loco di San Bartolomeo di Castagnole parla del programma del Festival e di come è stato allestito: «Per noi organizzatori non ci sono date o artisti più importanti di altri, tutti i concerti sono validi, con musicisti di altissimo livello. Ci tenevamo molto a ospitare a Castagnole Renzo Arbore e ci siamo riusciti, ne siamo molto soddisfatti. Abbiamo cercato di allestire un programma che possa soddisfare tutti i gusti musicali e tutte le età, ci sono voci storiche della musica italiana e vari artisti rapper per andare incontro a una tendenza musicale che si è affermata negli ultimi anni nel pubblico dei più giovani. Poi ci sarà l'ormai consolidato, seriale appuntamento con i Nomadi, il gruppo storico della musica italiana ospite fisso al nostro festival, rappresenta lo spirito autentico della nostra manifestazione. Ci impegneremo a fare un ottimo festival e aspettiamo tutti per tante serate di buona musica dal vivo a Castagnole Lanze. Contiamo su una sempre più ampia partecipazione di pubblico».

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Langa e Roero Suoni dalle Colline

Fra il mese di luglio e l'inizio di agosto concerti quasi quotidiani animano i piccoli centri

Ogni anno in estate tornano sulle Colline di Langhe e Roero i concerti di musica classica proposti da “Alba Music Festival” insieme al “Parco culturale Langhe Monferrato Roero”, nello scenario dei paesi delle colline che circondano Alba. Grazie a “Suoni dalle Colline di Langhe e Roero” quasi ogni sera nel mese di luglio ci sarà un concerto con una location sempre differente, sullo sfondo di chiese, castelli e vigneti illuminati dalla luna e dalle stelle delle notti estive. 40


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Si tratta di una proposta culturale molto importante giunta alla dodicesima edizione. La formula del festival si sviluppa con concerti a cadenza quotidiana tra il 6 luglio e il 5 agosto, accompagnando il pubblico in un itinerario alla scoperta dei luoghi e delle bellezze del territorio. Si parte dall'apertura negli splendidi giardini del “Real Castello” di Verduno, per proseguire con un evento nell’evento, il “Concerto nel bosco” nell’incantevole natura dell’Alta Langa del bosco di Torresina, dai Castelli di Grinzane Cavour e Magliano Alfieri, agli splendidi borghi di Bossolasco, Castiglione Falletto, Sinio, al Teatro della Pietra di Bergolo, i suggestivi insediamenti vinicoli della Tenuta Carretta di Piobesi, le cantine “Terre del Barolo” e “Mauro Molino” all'Annunziata di La Morra, e poi dal Santuario di Madonna dei boschi di Vezza d'Alba, dai borghi di Castiglione Tinella, Treiso, Santo Stefano Roero, Castagnole delle Lanze, San Bovo, fino ai luoghi insoliti come il Mulino Marino di Cossano Belbo, e, naturalmente, Alba. Nel dettaglio il programma della manifestazione parte venerdì 6 al Real Castello di Verduno alle 21 con la serata inaugurale intitolata “Cibus”, divagazioni musicali e interventi letterari conviviali con David Riondino voce recitante e Giovanni Seneca alla chitarra, Fabio Battistelli ai clarinetti. Domenica 8 alle 12 lo speciale “Concerto nel Bosco” in Alta Langa, a Monterotondo di Torresina con Sung Hee Park soprano, Alberto Cesaraccio all'oboe e l'Orchestra da camera Felice De Giardini; Primo violino e violino

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solista Fabrizio Pavone. Martedì 10 luglio alle 21 a Castiglione Falletto, nella Cantina Terre del Barolo gli Archimedi con Andrea Bertino al violino, Luca Panicciari al violoncello e Giorgio Boffa al contrabbasso. Mercoledì 11 alle 21 a Santo Stefano Roero, nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria del Podio il “Vancouver Youth Choir” diretto da Carrie Tennant. Giovedì 12 luglio, alle 21 a Grinzane Cavour, nella Sala delle maschere del Castello “L’amore stregone” con Germana Porcu al violino e Roberto Porroni alla chitarra. Venerdì 13 luglio, alle 21 ad Alba, nella chiesa di San Giuseppe il “Progetto Gara Garayev” con Olga Domnina al pianoforte. Sabato 14 alle 21 a La Morra in Frazione Annunziata, nell'Azienda vitivinicola Mauro Molino, “Tango e Odissea” con il “BossoConcept Ensemble”, con Ivana Zecca al clarinetto, Davide Vendramin alla fisarmonica e bandoneón, Jorge A. Bosso al violoncello, Paolo Badiini al contrabbasso. Domenica 15 alle 17 a Bergolo nel Teatro della pietra “I capolavori nella modernità: Bach, Mozart e Beethoven - I parte” con Giuseppe Nova al flauto, Rino Vernizzi al fagotto e pianoforte, Giorgio Boffa al contrabbasso, Ruben Bellavia a batteria e percussioni. Mercoledì 18 alle 21 a Cossano Belbo, presso il Mulino Marino “Acquerelli” con il Quartetto Aires:Alessandro Ambrosi, Alex Modolo, Federico Zugno e Mauro Scaggiante alle fisarmoniche. Giovedì 19 alle 21 a Cherasco, nel Cortile di Palazzo Gotti, sede del Museo civico Giovan Battista Adriani, “Die Forelle” con gli

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territorio Artisti del Teatro Regio di Torino: Fation Hoxholli al violino, Enrico Carraro alla viola, Amedeo Cicchese al violoncello, Stefano Schiavolin al contrabbasso e Luca Brancaleon al pianoforte. Venerdì 20 luglio alle 21 a Treiso, nella ex Chiesa dei Battuti, “Nessun dorma” con Sung Hee Park, soprano, Ludo Farago, tenore, Michela Varda al pianoforte. Sabato 21 alle 17 a Bergolo nel Teatro della pietra “Kazakh State Chamber Orchestra” Academy of Soloists, con Aiman Mussakhayajeva al violino e Maurizio Billi direttore. Domenica 22 alle 17 a Bossolasco nel Sagrato della Chiesa di San Giovanni Battista “Da Siviglia a New York” con il Quintetto d’ottoni dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: Roberto Rossi e Ercole Ceretta alle trombe Valerio Maini al corno, Diego Dimario al trombone e Matteo Magli al basso tuba. Martedì 24 alle 21 a Castiglione Falletto, nella Cantina Terre del Barolo “Omaggio a Nino Rota” con l'Ensemble Variabile: Claudio Mansutti al clarinetto, Andrea Musto al violoncello, Federica Repini al pianoforte. Mercoledì 25 alle 2 a Piobesi d'Alba, presso la Tenuta Carretta “Classicissimi” con Giuseppe Nova al flauto, Glauco Bertagnin al violino, Marco Nason alla viola e Leonardo Sapere al violoncello. Giovedì 26 alle 21 a Verduno, nel Cortile del Municipio “Bozen Brass” con Robert Neumair a tromba, strumenti vari e arrangiamenti, Anton Ludwig Wilhalm alla tromba, Manuel Goller alla tromba, Norbert Fink al corno, Martin Psaier al trombone,

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www.terraetradizione.com Anton Pichler al basso tuba e alla voce. Venerdì 27 alle 21 a Castagnole Lanze, nel Cortile del Municipio “Quadriglia, danze e souvenir” con Sandra Landini, e Stefano Romani al pianoforte a quattro mani. Sabato 28, alle 21 ad Alba, in Sala Beppe Fenoglio “French Touch, American Mood” con Gabriella Costa soprano e Andrea Bacchetti al pianoforte. Domenica 29 alle 21 a Castiglione Tinella, a Villa Fogliati: “Arie di Verdi • Musiche per la Contessa” con Claudia Marchi mezzosoprano, Maurizio Leoni baritono, Nicoletta Conti al pianoforte. Mercoledì 1 agosto alle 21 a Magliano Alfieri, nel sagrato della Chiesa Parrocchiale di Sant’Andrea “Opera mon amour” con Gian Luca Pasolini, tenore, Nino Gogichaishvili soprano, Fabrizio Di Muro al pianoforte. Giovedì 2 alle 21 a Sinio, nella Chiesa Parrocchiale di San Frontiniano: “Il Cigno y el gato” con Antonio Puglia al clarinetto e Mariano Meloni al pianoforte. Venerdì 3 alle 21 a Cossano Belbo, in località San Bovo, all'Agriturismo San Bovo “Sogni notturni” con Bruno Gambarotta (voce narrante) e Giorgio Costa al pianoforte. Sabato 4 alle 21 a Vezza d’Alba, al Santuario della Madonna dei boschi “I capolavori nella modernità Bach, Mozart e Beethoven - II parte” con Giuseppe Nova al flauto, Rino Vernizzi a fagotto e pianoforte, Giorgio Boffa al contrabbasso e Ruben Bellavia a batteria e percussioni. Infine Domenica 5 agosto alle 17 a Bergolo, al Teatro della pietra “Zucchero filato” con Joaquín Palomares al violino e Javier Llanes alla chitarra.


territorio Il direttore artistico Giuseppe Nova parla degli obiettivo di questa intensa e impegnativa serie di concerti: «Alba Music Festival e Suoni dalle Colline, in undici anni si è affermato come un grande progetto musicale, il valore aggiunto per la valorizzazione del patrimonio culturale e del territorio. Precursori di tante e prestigiose manifestazioni, abbiamo intuito sin dall’inizio che la musica classica, racchiudendo in sé valori assoluti, ricreata attraverso gli artisti e proposta in luoghi di straordinaria bellezza, produceva un risultato ben al di sopra della somma degli elementi. La musica, più di ogni altra arte, nella sua comunicazione al di là del linguaggio parlato, ha catalizzato un pubblico qualificato: un pubblico locale attento e affezionato ed un pubblico internazionale inebriato dalle bellezze dell’arte, dei luoghi e della convivialità. In oltre un decennio di attività abbiamo attraversato i borghi e le colline, trasformando in palcoscenici inconsueti le cantine storiche; abbiamo coinvolto i territori, i Comuni, le straordinarie attività produttive legate al vino, in un’intensa e gioiosa scorribanda musicale estiva. L’iscrizione dei nostri territori a Patrimonio dell’umanità è un’ulteriore conferma di quanto uomini, arte e natura abbiano fatto insieme nel corso dei secoli».

www.terraetradizione.com Anche Elisabetta Grasso del “Parco culturale Langhe Monferrato Roero” sottolinea la capacità di Suoni dalle Colline di valorizzare il patrimonio di bellezze naturali e architettoniche del territorio: «Questo festival musicale mette in forte risalto la bellezza del territorio delle Colline di Langhe e Roero. L'incontro fra la musica di alto livello proposta nei concerti e la bellezza del territorio porta a notevoli risultati. Attraverso questa manifestazione sia il pubblico locale che i turisti possono scoprire o riscoprire la bellezza

di chiese, pievi, castelli, piazze e angoli inusuali. Si tratta spesso di luoghi poco noti e inconsueti che grazie all'atmosfera del concerto, spesso in serata con la suggestione delle luci notturne, vengono fortemente valorizzati. Tutti possono coglierne e goderne la straordinaria bellezza. In aggiunta alla grande qualità della proposta musicale di musicisti che mostrano il loro grande talento».

Tutti i concerti sono a ingresso libero; in caso di maltempo è prevista una sede alternativa. Per ulteriori informazioni: www.albamusicfestival.com o telefonare allo 0173/362408.

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Rodello

La festa di San Lorenzo

La celebrazione del patrono, San Lorenzo, coincide con la sera delle stelle cadenti

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Dopo le numerose manifestazioni primaverili, che hanno caratterizzato soprattutto il mese di maggio, Rodello si prepara alla tradizionale accoppiata di manifestazioni che fra la fine di luglio e l’inizio del mese di agosto delineano il paese langarolo. 44


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Si tratta della Festa patronale di San Lorenzo, dedicata al santo patrono del paese che inevitabilmente si concluderà il giorno di San Lorenzo, uno dei più celebri del calendario, il 10 agosto che tradizionalmente corrisponde con la notte delle stelle cadenti. Le celebrazioni patronali sono precedute dalla festa del grano, che ogni anno si propone di rinverdire le tradizioni agricole della Langa. In corrispondenza con il periodo di celebrazioni patronali Rodello ospita l'esposizione dei quadri di uno dei pittori della zona più noti, Libero Nada, nato fra l'altro proprio nel paese langarolo, che esporrà le sue opere fra il 28 luglio e il 12 agosto nel teatro della Chiesa dei Battuti. Libero Nada è stato in mostra in tutti i principali centri della zona e ha anche esposto in altre città piemontesi, fra Torino e Cuneo, Asti e Mondovì. Il tema che connette la sua produzione pittorica è il paesaggio delle Langhe, con rappresentazioni

(compresa domenica 5 agosto) del museo “Dedalo Montali” il museo di arte sacra contemporanea allestito a Rodello a cui sul numero scorso “Terra & tradizione” ha dedicato un ampio servizio. Il museo è dedicato a uno degli artisti italiani più importanti del Novecento per quanto riguarda l'arte sacra, Dedalo Montali, che h avuto un rapporto privilegiato con Rodello. Per quanto riguarda il programma vero e proprio nel dettaglio giovedì 2 agosto alle 19 i partecipanti potranno gustare un giro di pizza accompagnato dalla musica da discoteca proposta da Dj Riki. Sarà una serata dedicata soprattutto ai giovani, con cocktail e servizio bar. Venerdì 3 agosto il “Gruppo fotografico albese” proporrà una proiezione fotografica in concomitanza con l'apericena in piazza, con il contributo dell'osteria vineria “Wine bar”. Sabato 4 agosto alle 19 ci sarà una grande raviolata,

personali, sintesi di colori e geometrie suggeriti dalle coltivazioni sulle colline, dai filari e dalle vigne. L'evoluzione della sua pittura lo ha portato a opere dai colori limpidi e luminosi. Proprio queste tonalità sono diventate il suo punto di forza, la cifra del suo stile pittorico, anche al di là dei soggetti ritratti. Il programma degli eventi della festa di San Lorenzo, organizzata dalla Pro loco in collaborazione con il Comune, prenderà il via a partire da sabato 4 agosto, con l'apertura al pubblico per tutto il fine settimana

animata dal gruppo di ballo “Alba del ritmo” a seguire tanta musica per ballare. La giornata clou della festa sarà domenica 5 agosto con eventi in programma fin dal mattino. Si esibirà la banda musicale, mentre verrà allestito un mercatino per le vie e le piazze del paese che si prolungherà fino al tardo pomeriggio. Per tutta la giornata un trenino permetterà ai visitatori di ammirare Rodello da un altro punto di vista, mentre i bambini potranno divertirsi con la giostrina. In tarda mattinata la solenne messa seguita dalla processione

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in onore di San Lorenzo, per arrivare all'ora di pranzo con i saluti delle autorità il discorso del sindaco, e l'aperitivo offerto dalla Pro loco. Nel pomeriggio, a partire dalle 15, prenderà il via una intensa giornata di giochi e divertimento dedicata ai bambini con la partecipazione di “Be street giochi” e alle 20 a conclusione della domenica la cena sotto le stelle, accompagnata dalla musica dal vivo del gruppo “I Bordi...Gotti”, Elisa e Gianluca; non mancherà la grande lotteria.

terra e si svolge per la 27ª volta. Il programma prenderà il via sabato 28 luglio presso il Campo verde a valle di Località Vaj: a partire dalle 20 serata gastronomica a tema con musica, ballo e spettacoli. Domenica 29 luglio prende il via la Fiera agricola, insieme al 27° Raduno dei trattori d'epoca, realizzato in collaborazione con il “Club amatori trattori d'epoca Langhe e Roero”, insieme alle macchine agricole di un tempo ci saranno anche quelle moderne; alle 12.30 il

Lunedì 6 agosto è in programma una giornata organizzata nell'ambito della “Festa del grano” presso il “Circolo sportivo” in via Roma: alle 16 prenderà il via la tradizionale gara a Bocce e Cavallini e alle 20 la grande Cena dell'amicizia, per la quale è gradita la prenotazione. Per concludere la celebrazione della Patronale venerdì 10 agosto, il giorno di San Lorenzo, ci sarà la processione per le vie del paese con il ritrovo sul Bricco di San Lorenzo, la fiaccolata e il rinfresco offerto dai residenti. I partecipanti non potranno fare a meno in serata di ammirare lo spettacolo delle stelle cadenti. La celebrazione della Patronale è preceduta da una festa tradizionale intitolata “Festa del grano” proposta dall'associazione “Asd culturale rodellese” per ricordare le antiche tradizioni del paese legate alla

pranzo dei trattoristi e nel pomeriggio, a partire dalle 15.30 la dimostrazione della trebbiatura del grano, utilizzando macchine d'epoca. Alle 20.30 la Grande costinata, insieme alla serata musicale e danzante. Lunedì 30 luglio ci sarà spazio per la consueta corsa podistica non competitiva libera a tutti, organizzata dalla Fidal su un percorso di 6 chilometri circa, intitolata “Corsa del grano”. Il ritrovo è previsto alle 19 presso il Campo verde, a valle di Località Vaj, con partenza in serata, alle 20. A conclusione della manifestazione sportiva, per tutti i partecipanti il “Pasta party”. Per le serate gastronomiche e danzanti è gradita la prenotazione telefonando al numero: 339 1775045.


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