Terra e Tradizione - Ottobre 2018

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Progetto e realizzazione grafica iM.coM. sas - ALBA (CN) - V. U. Sacco 4/A - 4/B - Tel. 0173 290797 - www.im-com@libero.it - www.terraetradizione.com - Periodico anno IX- Ottobre 2018 - a diffusione gratuita

Anno IX - Ottobre 2018 - Free PressÂ

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

Oscar Barile

una vita per il teatro in dialetto PIEMONTESE

Moncalvo: torna la tradizione del Bue Grasso

Castagnole Lanze: Vintrifula celebra vino e tartufi

Grinzane Cavour: le langhe raccontate in un museo



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STUDIO GRAFICO & STAMPA

Al castello di Grinzane

Casa Editrice di:

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

ALBA (CN) - V. U. SACCO, 4/a-4/b Tel. 0173 290797 Cell. 328 4175338 info@im-com.it - www.im-com.it www.terraetradizione.com “TerraeTradizione Rivista” Periodico a diffusione gratuita. Autorizzazione del Tribunale di Asti n. 6/2010 La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni, e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali per la gentile collaborazione. È vietata la riproduzione anche parziale di impaginazione e grafica.

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Direttore responsabile: Livio Oggero Testi: Livio Oggero, Diego De Finis, Gianfranco Iovino, Laura Icardi, Cesare Torta, Ufficio Stampa Gaia Spa

Foto: redazione Terra & Tradizione, Diego De Finis, Freepik.com, Pixabay, Clic Foto, Galletto foto, Maurizio Milanesio, Beppe Malò, Davide Carletti, Gisella Divino, Il Borgo della Moretta, Federico Fracchia, Pro Loco San Bartolomeo di Castanole Lanze, Il Nostro Teatro di Sinio Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore Distribuzione Gratuita

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Cavour, il MUSEO

delle Langhe

pag. 22-25 EDITORIALI

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Vendemmia: anche il 2018 sorride al territorio (A cura di L. Oggero)

RUBRICHE

Investire sul trattamento dei rifiuti (A cura di GAIA S.p.a. Asti) Investigare la sfera del Divino (A cura di Diego De Finis) Libri di casa nostra (A cura di Gianfranco Jovino) Il contratto sociale (A cura di Cesare Torta) Un team di avvocati competenti e aggiornati (A cura dello Studio Galliano Rosso Boschetti Associati) Meglio il consumo di panettoni di qualità (A cura di Laura Icardi) Il tirocinio formativo (A cura di Daniela Prevignano)

TERRITORIO E TRADIZIONE Speciale vendemmia 2018 L’asta mondiale del tartufo La grande giostra della fiera di Alba continua Momento storico per il borgo della Moretta Rodello ricorda la grande guerra Castagnole Lanze torna con Vintrifula Asti: accordo per lavori socialmente utili Moncalvo: Sua Maestà il Bue Grasso Alba Truffle bimbi promuove la vita sana

PAG. 14-17

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IL PERSONAGGIO:

OSCAR BARILE una vita per il T E A T R O in Piemontese


editoriale

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Vendemmia: anche il 2018 sorride al territorio Il direttore Livio Oggero

Produzione in aumento, qualità molto buona e vini equilibrati Un 2018 che sorride ai produttori di vino di Langhe, Roero e Monferrato. L’andamento climatico, dopo le abbondanti piogge primaverili, ha visto un graduale aumento delle temperature estive, ed un inizio autunno mite. Condizioni ideali per la maturazione dei grappoli per la produzione delle diverse denominazioni. I primi dati delle istituzioni competenti sono al rialzo: dal 15 al 25% di media in più per la produzione di uva rispetto al 2017, anno in cui la quantità ha inciso sulla resa finale inferiore in vino. A questa aumentata quantità si accompagna una buona qualità per le DOC, ed un’ottima qualità per le maggiori DOCG. Questo è dovuto al caldo settembrino che ha dato un fondamentale contributo alla maturazione delle uve, e ne hanno giovato in particolare modo Barbera e Nebbiolo, che si raccolgono nella prima parte di ottobre. E i dati positivi per le uve si confermano in quello che sarà il vino. In base alle prime analisi si attendono vini equilibrati, profumati e non eccessivamente alcolici. Questi aspetti fanno ben sperare per mantenere gli standard di apprezzamento da parte del mercato del vino. Attualmente la qualità piemontese è apprezzata soprattutto negli USA (35% del mercato totale) ed in Gran Bretagna (20%), senza dimenticare gli altri mercati europei ed asiatici, dove arrivano segnali sempre più positivi, in particolare modo dalla Cina. Lo stato di salute si conferma anche per la produzio-

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ne di vino biologico (Ad ora 20 mila ettari complessivi), con sempre una maggiore attenzione da parte dei produttori che riservano alcuni appezzamenti per la coltivazione delle vigne secondo questo metodo. Parliamoci chiaro: non è che gli altri vini prodotti non rispettino la natura. La differenza sta nel fatto che la certificazione biologica conferma ufficialmente l’attenzione all’ambiente da parte dei produttori. Ci sono vitivinicoltori che, pur non facendo l’iter per ottenere la certificazione, adottano sistemi di lavorazione, in vigneto ed in cantina, molto rispettosi della natura. Ho voluto fare questa precisazione che mi sembra doverosa per confermare come in generale si tenda a produrre vini nel rispetto delle colline e della salute del consumatore: gli stessi produttori sono i primi consumatori, non dimentichiamolo! Nel complesso la situazione sembra quindi molto rosea anche per l’annata 2018. Concludo con il quadro già dipinto delle uve moscato, che si può considerare un’opera d’arte: i grappoli sono risultati sani, molto aromatici e ricchi di profumi. Ed il 2018 è considerato tra le migliori annate di sempre per questo vino bianco che viene proposto sul mercato come Asti DOCG, nelle versioni spumante dolce e secco, e come Moscato d’Asti DOCG. Sulla stessa strada altre denominazioni, per una media complessiva molto buona. Allora non ci resta che aspettare per poi brindare con un’annata 2018 che verrà ricordata con il sorriso!


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Investire sul trattamento rifiuti equivale ad investire sul territorio

Gestione Ambientale Integrata dell'Astigiano S.p.A.

55 milioni di Euro per ammodernare ed ampliare il sistema integrato di GAIA

Lo sviluppo sostenibile è una leva importante per creare benessere e ricchezza rispettando le esigenze dell’ambiente, l’ecosistema e il futuro dei nostri figli. Oggi questa mentalità porta sul territorio astigiano ingenti investimenti, finalizzati a rendere il Sistema Integrato di trattamento rifiuti di GAIA sempre più performante, sia dal punto di vista economico che da quello ambientale. GAIA da poco più di un anno ha visto l’ingresso di Iren Ambiente tra gli azionisti (il 55% è rimasto di proprietà dei 115 comuni della provincia di Asti) ed è entrata in una fase di operatività industriale più ampia e strategica, potenziando la logica dell’economia circolare, così lo “sviluppo economico” e la “tutela ambientale” non rappresentano più due distinte alternative fra cui dover scegliere, ma si sono integrate in un unico processo virtuoso, in cui l’una è volano dell’altro. Questa è l’ottica del Piano investimenti approvato dagli azionisti di GAIA con una serie di azioni atte a rinnovare e potenziare il suo sistema impiantistico, riducendo nel contempo il relativo impatto ambientale. A fronte di un investimento complessivo di 55.883.500 €, i principali interventi saranno: 1 Rifacimento (revamping) dell’impianto di compostaggio a San Damiano d’Asti per modificare il processo di recupero dei rifiuti organici installando due digestori che consentiranno di recuperare 70.000 t/anno di materiale organico (oggi se ne lavorano 20.000 t/anno) che saranno trasformate in 27.000 t/anno di compost. Inoltre si produrranno 10 Milioni di metri cubi di Biometano da immettere in rete, una novità assoluta per l’economia circolare di GAIA. Tutto questo mantenendo pressoché inalterata la superficie occupata dall’impianto e con sistemi che conterranno ulteriormente le emissioni odorigene 2 Rinnovo della linea della plastica, all’impianto di valorizzazione di Valterza: arriverà a lavorare 30.000 t/anno

(oggi ne lavora 18.000 t/anno) da inviare al recupero 3 Miglioramenti all’impianto di TMB (Trattamento Meccanico Biologico) e realizzazione di una linea di produzione del CSS (Combustibile Solido Secondario) che consentirà l’utilizzo di 24.500 t/anno di materiale come combustibile, in alternativa allo smaltimento in discarica 4 Ampliamento e ottimizzazione dell’area di gestione degli stoccaggi (al Polo di Valterza ) 5 Realizzazione di 3 vasche nella discarica per rifiuti non pericolosi a Cerro Tanaro, per un totale di 720.000 metri cubi di spazio a disposizione. 6 Lavori di ampliamento e ottimizzazione nelle 12 Ecostazioni gestite da GAIA a disposizione di tutti i residenti della provincia di Asti. 7 Investimenti vari (informatizzazione ecostazioni, macchine operatrici, automezzi per trasporto rifiuti, Hardware e software…) a completare l’ammodernamento dell’intero Sistema Integrato. Il presidente di GAIA Ing. Luigi Visconti sottolinea che “si tratta di un impegnativo piano industriale che porterà a raddoppiare il fatturato di GAIA in 5 anni (da 17 a 34 Milioni di Euro annui) ma soprattutto consentirà di ottenere degli utili sempre crescenti che dal 2021 supereranno i 4 Milioni di Euro anno. Un’ottima notizia per gli azionisti, tra cui i nostri Comuni, che hanno creduto e scommesso su quest’azienda. Inoltre è bene specificare che gli investimenti non incideranno minimamente sui costi ai cittadini in quanto, com’è noto, dopo la gara che ha individuato il socio operativo privato, le tariffe ai Comuni sono state ridotte e fissate per 15 anni”.

1 Impianto di compostaggio Da 20.000 a 70.000 t/anno con produzione di compost e Biometano 28,8 M€ 2 Impianto di Valorizzazione

Rifacimento linea della Plastica – da 18.000 a 30.000 t/anno

5,6 M€

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Impianto di TMB

Rifacimento TMB e implementazione linea di CSS da 24.500 t/anno

6,6 M€

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Polo rifiuti Valterza

Aumento stoccaggi e miglioramento logistica interna

1,8M€

Tre nuove vasche dal 2018 al 2021

10 M€

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Ecostazioni

Migliorie ed apertura a tutti i residenti astigiani

1,2 M€

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GAIA

Investimenti vari

1,5M€

G.A.I.A. spa via Brofferio 48 - 14100 Asti - Tel. 0141 35.54.08 - Fax 0141 35.38.49 info@gaia.at.it - info@legal.gaia.at.it www.gaia.at.it 5

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A cura dell’Ufficio Comunicazione di GAIA Spa – Asti


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Investigare la sfera del Divino A cura di Diego De Finis

La sfida più audace per la Filosofia Nella canzone “L’esistenza di Dio” Franco Battiato ironizza sui filosofi che cercano di conoscere Dio scientificamente: “Il teologo si prepari/ agli atti della sua professione./ Ecco, no guardate/ un po’ più sotto,/ qui vedrete esattamente com’è fatto Dio”. Sì, perché la filosofia non poteva esimersi dal compito più arduo: cercare di scoprire la verità su Dio. Esiste, non esiste? Abbiamo gli strumenti per saperne qualcosa al di fuori del campo della Religione? Quest’ultima ci dice naturalmente che Dio esiste e ci indica la strada per seguire le sue indicazioni, ma non si pone il problema di una sua conoscenza al di fuori della fede, che in religione è necessaria. Si deve credere in Dio per un convincimento personale. E chi non ha la fede o è agnostico (ovvero sospende il giudizio), oppure è ateo si dichiara non credente. La filosofia per secoli si è posto questo problema e oggi sembra giunta alla conclusione di non poter dire nulla di certo sull’argomento. Ma andiamo con ordine. I principali filosofi Greci hanno proposto di Dio un’immagine per noi originale. Non pensavano gli dei capricciosi che vivevano sul Monte Olimpo secondo la mitologia, ma nemmeno ne avevano l’immagine oggi comunemente accettata in occidente. Platone, che aveva diviso il mondo fra quello delle idee, perfetto e eterno e quello sensibile (il nostro) imperfetto e cangiante, ha ipotizzato l’esistenza di un Demiurgo, in sostanza una sorta di “architetto divino” che ha plasmato il mondo in cui viviamo utilizzando una materia esistente soggetta al caos e prendendo come modello le idee eterne. Il risultato sarebbe appunto il nostro universo imperfetto. Il suo allievo, Aristotele, ce ne offre un’immagine a suo modo poetica. Va detto che in un testo piuttosto

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arido come la Metafisica del filosofo greco, la parte dedicata a Dio sia una delle più ispirate. Aristotele riteneva che la vita contemplativa, quella del filosofo che cerca e trova le verità dell’universo, fosse quella più desiderabile e al contempo sosteneva che tutto nell’universo, sia in movimento. Ma ci deve essere, sosteneva, un principio di questi movimenti, un essere immobile, il motore immobile appunto, Dio. Questi non è altro che pensiero di se stesso, perché non può far alto che pensare ciò che c’è di più alto. Con l’avvento del Cristianesimo si impone l’immagine di Dio a noi ben nota, quella di un essere perfetto, eterno, onnisciente e onnipotente e i filosofi vi si adeguano. Fra questi merita una menzione particolare Anselmo D’Aosta che ritenne di aver trovato la dimostrazione razionale perfetta sull’esistenza della divinità. Si tratta di una dimostrazione logica: se Dio è l’essere perfetto al di sopra di tutto (lui usa l’espressione “ciò di cui non può essere pensato niente di maggiore”) non può essere privo dell’esistenza, perché altrimenti esisterebbe qualcosa maggiore di lui, ciò che appunto esiste. Kant (e altri naturalmente) criticarono questa dimostrazione accusandola in sostanza di essere un gioco di parole, insomma dalla dimostrazione logica non si dovrebbe inferire davvero l’esistenza o meno di una divinità. Kant stesso sembra aver segnato uno spartiacque. Fra fine Settecento e inizio Ottocento dimostra con particolare efficacia che l’esistenza di Dio è per noi indimostrabile. L’uomo può conoscere (riassumendo brutalmente) solo ciò di cui può avere esperienza la divinità non è fra queste cose, appartiene alla sfera del “Noumeno”. Da lì in avanti il tema viene affrontato in maniera differente, mentre si diffondono le teorie di illustri atei, come Marx, oppure Nietzsche che alla fine del XIX secolo sentenziò la “morte di Dio” dando l’avvio a un nichilismo che ha condizionato tutto il XX secolo. Così la riflessione su Dio nel Novecento non può che essere condizionata da questi sviluppi. Uno dei teologi più influenti del secolo scorso lo svizzero Karl Barth, pastore riformato, sosteneva la distanza incolmabile fra la dimensione del divino (eterna) e l’uomo. Una distanza tale da poter essere colmata da parte dell’uomo, solo accettando di essere nulla rispetto a Dio, solo a questo punto si può aprire lo spiraglio di un rapporto grazie unicamente alla grazia divina e alla fede. Il testo delle sue tesi, la “Lettera ai Romani” è del 1922, ma negli anni successivi ha in parte ammorbidito la sua posizione. Barth è morto a Basilea nel 1968.


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Samotracia l’Isola Sacra un Affascinante Viaggio Iniziatico e di Conoscenza

“Libri di Casa Nostra” a cura di: Gianfranco Iovino giornalista e scrittore

Autore Gian Paolo Caldi Doppia versione: cartacea ed eBook

Gian Paolo Caldi è l’autore di un avvincente romanzo, a metà strada tra storia, leggenda e avventura che ha sullo sfondo l’isola greca di Samotracia, dove nell’anno 76 a.c. tra le armoniose alternanze dei solstizi e gli equinozi l’eterna lotta tra il bene e il male viene descritto come un viaggio che si rivela un’immersione nel nostro inconscio più profondo, fondendo abilmente storia, miti e leggende che animano e rendono davvero piacevole questo libro, che nell’arco temporale di 12 mesi racconta cosa avvenne sull’isola sacra, dove sacerdoti e viaggiatori di terre lontane, pastori, oracoli e danzatrici sacre si fondono e si amalgamano in un tutt’uno di assolutamente originale e bello da leggere fino alla fine. Gian Paolo Caldi è un appassionato studioso della cultura greca antica da oltre 30 anni, che lo ha portato a compiere tantissimi viaggi di studio e ricerca in ogni angolo della vicina Grecia, fino a scoprire quale importanza contenesse in sé, in tutto l’impero romano, l’isola di Samotracia, cercata e visitata da moltissimi fedeli che volevano partecipare ai misteri praticati da tempi immemorabili. Tre anni di lungo lavoro di ricerca hanno portato alla realizzazione di questo interessante viaggio narrativo nella storia antica, che racconta fatti il più possibile corrispondenti alla realtà vissuta in quel tempo, come lo stesso autore tiene a precisare, durante l’interessante incontro che abbiamo avuto, di cui vi riportiamo uno stralcio d’intervista dei passaggi più significativi affrontati La prima domanda che rivolgiamo a Caldi è proprio di interesse generale, che si forma spontanea a conclusione di lettura del suo libro: qual è il legame che unisce storia mitologia e leggende rendendo tutto affascinante ed interessante dalla prima all’ultima pagina? «Storie, miti e leggende -inizia a raccontare l’autore- si intrecciano in questo racconto ambientato storicamente nel 76 a.C. quando il santuario sull’isola, colmo di tesori donati dai fedeli in ringraziamento delle grazie ottenute, fu attaccata e depredata dai pirati. Questi fatti reali si attorcigliano con la mitologia, come ad esempio quello legato a Cadmo e Armonia, personaggi mitologici la cui dimora era proprio a Samotracia, che si incontrarono e si conobbero sull’isola, e che durante il loro matrimonio, si racconta che gli Dei, in quell’occasione, banchettarono con gli umani per l’ultima volta. O del mito di Dardano, che partito dal lago di Cotilia nei pressi di Roma, nella notte dei tempi quando ancora non esisteva, ma considerato già allora l’ombelico del mondo, istituì i misteri a Samotracia prima di andare a fondare Dardania; in seguito i suoi discendenti fondarono Troia e per quel motivo quando fu distrutta, Enea tornò e fondò Roma perchè quella era la terra da cui erano partiti i suoi avi. Questo a tanto altro ancora si intrecciano con l’importanza che avevano i Misteri di Samotracia nell’impero Romano, Arcani segreti che, al contrario di Eleusi, celebravano la vita, a cui erano ammessi addirittura gli assassini, a

patto però che giurassero pentimento profondo e un cambiamento radicale: appunto una nuova vita. Aggiungo in conclusione, -prosegue infervorato di amore per l’antica mitologia l’autore- ancora per ciò che riguarda Armonia, figlia di Ares e Afrodite, Dei della forza e dell’amore, la cui dimora era considerata proprio Samotracia, perchè ciò che ricevevano i fedeli durante i rituali misterici, era un nuovo modo di interpretare la vita, una nuova “armonia” nel loro vivere quotidiano.» Cos’è che l’affascina di più di ogni altra la cultura greca antica? «La adoro, perché la cultura greca attribuiva la massima importanza alla conoscenza e alla ricerca: da questo la nascita in ogni campo di menti sublimi e inarrivabili. Inoltre, un’altra cosa che mi ha colpito, è il loro modo di vivere la spiritualità, ogni nuovo giorno sempre in maniera profondissima; per fare un esempio, a Samotracia i rituali del solstizio d’inverno duravano tre giorni e tre notti consecutivamente.» Come ha conosciuto Samotracia? «Ne ho dapprima sentito sussurrare il nome, quasi fosse innominabile, come una sorta di isola che non c’è. Quindi, fatta strada dentro me la curiosità, ho preso la decisione di visitarla con un viaggio, purtroppo molto impegnativo, in quanto fatto di 2 scali arerei, oltre che un traghettamento, e appena arrivato ecco sopraggiungere lo stupore a magnetizzarmi pensieri e vista: la vegetazione rigogliosa con centinaia di torrenti che scendendo dal monte più alto di tutto il mar Egeo, il Fengari, il cui significato indica che tocca la luna, da dove Poseidone, racconta Omero nell’Iliade, seduto seguiva la guerra di Troia. Poi, successivamente, mi ha rapito l’emozione e la curiosità tutto ciò che rimane della vasta area sacra, dove venne ritrovata la famosa Nike, ora visibile al museo del Louvre, in cui per millenni si sono susseguiti rituali religiosi, al punto che si respira chiaramente che tutto, l’aria, le pietre, la vegetazione, le colonne ancora rimaste in piedi, sono impregnate di energia sacra ancora oggi» Chiudiamo questo bell’incontro tra mitologia e storia con Gian Paolo Caldi chiedendogli di svelarci un suo sogno nel cassetto, legato proprio a questo romanzo, che vi assicuro, non si può fare a meno di leggere! «Che questo romanzo possa fare rivivere, ricordare, almeno in parte, e appassionare e incuriosire su questa splendida isola, tanto importante nel passato in tutto l’Impero Romano e ora, purtroppo, caduta tristemente nell’oblio, che merita assolutamente di essere visitata e ricordata per sempre.»

Per info, Gian Paolo Caldi: www.caldigianpaolo.it - jp.alba@libero.it

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Il contratto sociale A cura del sociologo Cesare Torta

Trattativa e accordo, solo così si progredisce Il contratto è alla base della maggior parte delle relazioni tra gli uomini e le istituzioni pubbliche e private. A ben guardare molte delle nostre azioni quotidiane sono regolate da contratti, alcuni formali, altri dettati dalle convenzioni e dalle consuetudini. Anche l’attuale governo, guidato da due forze politiche di diversa tendenza, hanno dovuto ricorrere ad un contratto per poter concordare un programma comune ed ottenere la necessaria fiducia del Parlamento. Jean Jaques Rousseau nel 1762 pubblica “Il contratto sociale” e delinea le basi su cui si fondano gli stati moderni affrontando i temi della volontà popolare e delle sue forme di rappresentazione nelle istituzioni statali, dei diritti dei cittadini, delle leggi e delle disuguaglianze. Questi concetti possono sembrare scontati ma così non è. L’intuizione geniale di Rousseau sta proprio nell’aver individuato nel contratto la base della convivenza civile. Ogni contratto infatti presuppone due o più contraenti e il suo scopo è quello di soddisfare le esigenze di tutte le parti interessate. Non esiste un contratto in presenza di soprusi, di sopraffazione e violenza in quanto in tali casi una parte trae vantaggi non meritati e l’altra parte subisce danni ed ingiustizie. Nei rapporti sociali, ma anche in quelli commerciali, le parti spesso non si rapportano con lo stesso peso contrattuale e quindi sono inevitabili le ripartizioni non equilibrate in quanto a vantaggi economici o morali. Compito della politica e delle leggi è quello di tutelare le parti più deboli e di assicurare il rispetto delle regole. Il sistema capitalista, che si è affermato nel mondo in-

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tero, si basa sul contratto e la sua forza sta proprio nel fatto che, per inique che possano essere le condizioni, esse contemplano sempre che le controparti (i clienti) abbiano qualche vantaggio e possano raggiungere un tenore di vita sufficientemente alto da poter continuare ad acquistare i beni ed i servizi offerti dalle imprese. Senza clienti soddisfatti niente profitti per le aziende. Anche in politica la soddisfazione dei cittadini è indispensabile per mantenere il consenso e quindi la conferma o meno dei governi alle successive elezioni. Le scelte politiche sono anch’esse dei contratti in quanto riguardano tutti i cittadini o categorie di cittadini, il loro lavoro, la possibilità di andare in pensione, l’entità delle tasse da pagare, ecc. Ogni scelta politica riguarda parti in causa, i contraenti del contratto. Abbiamo a disposizione un importante metro di valutazione per giudicare la bontà o meno di una scelta politica: tutti i contraenti hanno potuto esprimersi? Hanno un seppur minimo vantaggio? Prevale comunque l’interesse generale? E’ abbondantemente provato che i problemi ed i conflitti sociali si risolvono solo attraverso faticose trattative tra le parti. Quando si offrono facili soluzioni che non comportano la considerazione delle esigenze di tutti ma solo l’immediato tornaconto per il proprio gruppo (a scapito del “nemico” esterno da respingere o distruggere) i problemi restano e prima o poi se ne dovrà pagare il conto. Questo non è buonismo, è semplice calcolo di convenienza.


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Un team di AVVOCATI competente e aggiornato

Parte la collaborazione con lo Studio Legale di Alba “Galliano, Rosso, Boschetti Associati” Parte con questo numero la collaborazione della Rivista “Terra & Tradizione” con lo Studio legale “Galliano Rosso Boschetti Associati” con sede in Alba, via Vivaro, 21/A, che si occupa di tutti gli aspetti legati al diritto; questo spazio svilupperà approfondimenti sulla sfera giuridica. Un team di professionisti impegnati su settori differenti, ognuno con le proprie specifiche competenze. Lo studio è nato con la collaborazione fra Mariagrazia Galliano e Massimo Rosso nel 2004 e dal 2011 è entrato a far parte dell’associazione professionale anche l’avv. Dario Boschetti. L’avvocato Massimo Rosso segue il settore penale e quello delle sanzioni amministrative ed è Giudice Unico Nazionale della F.I.Bi.S. (Federazione Italiana Biliardo Sportivo) ed è altresì Giudice della Prima Sezione del Tribunale Federale F.C.I. (Federazione Ciclistica Italiana) con sede a Roma, l’avvocato Mariagrazia Galliano si occupa delle questioni attinenti il Diritto del Lavoro e della Previdenza e l’avv. Dario Boschetti si dedica al Diritto civile, compreso il Diritto di Famiglia. Al fine di offrire ai propri Clienti il miglior supporto possibile per la risoluzione delle proprie problematiche, lo Studio si avvale, inoltre, della collaborazione di professionisti qualificati quali commercialisti, consulenti del lavoro, medici legali, notai. Grazie alla nuova collaborazione, contiamo di offrire al nostro lettore, approfondimenti legali su tutti gli ar-

gomenti di interesse collettivo, con il supporto di ogni componente dello studio legale, secondo le proprie specifiche competenze. I tre componenti dello studio legale sono iscritti all’Ordine degli Avvocati di Asti e sono attivi prevalentemente nei Fori di Asti, Cuneo, Torino e Alessandria, ma con la possibilità di assistere i propri Clienti in tutto il territorio italiano grazie al supporto di selezionati professionisti. Lo studio legale si impegna a garantire sempre la massima trasparenza nei rapporti con i propri clienti, fornendo loro informazioni chiare e precise circa la natura, le finalità ed i rischi delle azioni legali da intraprendere. Nell’espletamento degli incarichi di cui è investito, lo studio legale attribuisce un grande valore alla sua capacità di conseguire un risultato utile per i propri clienti. In quest’ottica cerca sempre di valutare l’adeguatezza, anche in termini di costi e benefici, delle azioni legali esperibili, a tutela degli interessi dei propri clienti, valutando la possibilità di addivenire a soluzioni di tipo mediativo e conciliativo, in grado di evitare il contenzioso giudiziale, e le opportunità di regolamentazione transattiva delle vertenze pendenti dinanzi all’autorità giudiziaria. Grazie allo Studio Legale “Galliano Rosso Boschetti Associati” forniremo al lettore valutazioni attente e precise sui temi legati all’attualità, per capire meglio come orientarsi fra norme e sanzioni.

STUDIO IN ALBA V. VIVARO, 21/A

Dario BOSCHETTI - Mariagrazia GALLIANO – Massimo ROSSO

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Natale “dolce”? Merito del Panettone A cura della dott.ssa Laura Icardi

Vi presentiamo Sua Maestà il panettone Il panettone ha origine lombarda, anzi milanese. Secondo Pietro Verri, filosofo milanese del 700, sembra che esistesse già nel ‘200, quando era tradizione preparare pani conditi e dolci che venivano distribuiti dal capofamiglia durante il pranzo di Natale. Pare fosse chiamato panettone per indicarne la forma più grande rispetto agli altri prodotti da forno. Per gli storici le prime prove documentali sull’esistenza del panettone risalgono al 1606. In quel periodo infatti il Dizionario milanese-italiano parla del “panaton de danedaa”. A quell’epoca era molto basso e non lievitato, simile al pandolce di Genova. Nell’Ottocento la ricetta venne perfezionata e il dolce prese il nome di “panattón o panatton de Natal”. Uno degli artefici del panettone moderno è stato Paolo Biffi, che nel 1847 confezionò personalmente per Papa Pio IX un enorme dolce con crosta di zucchero tricolore, decorata con i classici emblemi della libertà. Per recapitarlo si dovette allestire una carrozza speciale! Golosi del Pant Del Ton sono stati molti personaggi storici: dal Manzoni al principe austriaco Metternich; quest’ultimo parlando delle “cinque giornate” disse dei milanesi: “Sono buoni come i panatoni”. La forma attuale del panettone venne infine ideata negli anni Venti, quando Angelo Motta, prendendo ispirazione dal kulic russo, un dolce ortodosso preparato per la Pasqua, decise di aggiungere nella ricetta anche il burro e di avvolgere il dolce nella carta paglia, rendendolo come lo vediamo oggi. I golosi però amano collegare la nascita del panettone ad alcune leggende ambientate nella Milano di fine ‘400. Secondo la prima leggenda, il giovane Ughetto Atellani si era innamorato di Adalgisa, figlia di un fornaio di nome Toni. Date le umili condizioni della famiglia della giovane, gli Atellani osteggiarono le nozze. Per risollevare la situazione, Ughetto, si fece assumere come garzone dal fornaio e pensò di migliorare il pane aggiungendo burro, zucchero, pezzetti di cedro candito e uova. La nuova ricetta riscosse un enorme successo, tanto che tutto il borgo faceva la coda alla porta del fornaio per avere quel dolce. I due giovani poterono sposarsi e molti nobili iniziarono a regalare il “pan del Toni” alle proprie innamorate. La seconda leggenda narra di un dolce bruciato alla corte di Ludovico il Moro proprio la vigilia di Natale! Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose di realizzare un dolce con quanto rimasto: farina, burro, uova, scorza di cedro e uvetta.

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Il cuoco acconsentì e una volta pronto lo portò in tavola. Ludovico e i suoi ospiti furono entusiasti e vollero conoscere il nome di quella prelibatezza, così il cuoco rivelò il segreto «L’è ‘lo pan del Toni» La terza leggenda, invece, narra di un convento di giovani suore alle quali si prospettava un triste e povero Natale. Una di loro, suor Ughetta, pensò allora di aggiungere zucchero, uova, burro e pezzi di cedro all’imposto del pane. Infine tracciò con il coltello una croce sulla crosta che, cuocendo e indorandosi, formò vistosi rilievi, tuttora tipici dei panettoni più tradizionali. Proprio per l’origine dal pane e da ingredienti poveri, il panettone è un dolce saziante, che soddisfa occhio e palato senza appesantire troppo la dieta. In media fornisce 330Kcal/100 gr. e solo un 10-12% di grassi contro un pandoro con 400Kcal e il 20% di grassi. Grazie all’eccezionale lievitazione, una bella fetta di panettone, una porzione, non supera i 50gr. Personalmente lo ritengo un dolce ideale non solo nelle feste natalizie, ma ottimo anche a colazione, come si usa in molti paesi. Certo non tutti i panettoni sono uguali….evitiamo prodotti industriali ricchi solo di grassi e zuccheri e soprattutto prodotti farciti di creme, troppo ricchi…solo di calorie!!! Sono disponibili prodotti tradizionali o comunque molto naturali, oggi anche realizzati con ingredienti biologici, ottimi e ben conciliabili con una dieta sana, anche a Natale! Ed è proprio per darvi un valido consiglio per gli acquisti, che sulla pagina a fianco, potrete leggere l’intervista rilasciatami dal titolare della Gran Pasticceria Dacasto, di Guarene, che di naturale e biologico ha fatto la sua politica. Insomma, se si sceglie un prodotto di qualità, il panettone è davvero buono e salutare, proprio come il pane!!!!


Dalle colline di Langa, nasce il panettone naturale Nella zona artigianale di Guarene d’Alba, in questo periodo, non si può non essere avvolti da un profumo inebriante di panettone, dolce e aromatico come solo la pasta acida sa sprigionare. Si arriva quindi alla fonte, una bella azienda, dove è tutto nuovo e dove lavorano persone giovani ed entusiaste di ciò che fanno. Mi piacciono queste realtà perché il nostro territorio, sempre più vocato all’enogastronomia d’eccellenza, ha bisogno di tradizione ed innovazione in pari misura. Attratta da un negozio coloratissimo, sto per entrare quando mi dicono che il Sig. Enrico Dacasto, titolare della omonima ditta, mi aspetta in produzione. Scherzando ma non troppo, riferiscono, in questo periodo, ma non solo, il suo “ufficio” e la sua “casa” sono tra i panettoni!! Appena mi ha vista, mi ha quasi trascinato in sala lieviti, parlandomi di tale fantastico processo, quasi come di un figlio. Certamente molto competente, da biologa, sono rimasta colpita dalla naturalezza con cui usava termini come “accudire, seguire, prestare attenzione alle sue necessità”… già, per lui il lievito è un collega, un amico, un essere vivo essenziale nella realtà del panettone. Mi ha poi mostrato il lungo e complesso processo che porta alla realizzazione di questi dolci paffuttelli…niente trucchi; attenzione all’impasto che avviene con macchine che paiono accarezzare, una lievitazione lunghissima che sembra una magia, una formatura curata con attenzione chirurgica. Mani esperte continuano appoggiando l’impasto nei pirottini come fosse una culla, quindi, una cottura lenta seguita a vista dai maestri pasticceri! …un attimo, un movimento troppo veloce, una teglia non perfettamente piana, un piccolo errore nelle fasi precedenti e i panettoni prendono forme bizzarre che mal aggradano il fasto del Natale. Segue quindi un processo curioso: i panettoni caldissimi sono bloccati in lunghe forchette e appesi a raffreddare a testa in giù!

Questo segreto aiuta a mantenere la tipica forma cilindrica che termina con la cupoletta scura. Il Sig. Dacasto sfila un panettone, lo taglia in fette perfette svelando una morbidezza che non si offende al coltello e ritorna alla dimensione originale. Osservo l’alveolatura abbondante e regolare, ma… non ci sono canditi e uvetta!!! Già! Pera e cioccolato, biologico! Vi parlavo di innovazione, ed intendevo questo. Panettoni Biologici, Vegani, con ingredienti innovativi, sfiziosi, ma per nulla scontati.

Non vi elenco cosa ho visto ed assaggiato, vi lascio la sorpresa… Gli abbinamenti sono eleganti, delicati e perfettamente in linea con un territorio che sa fare cucina e pasticceria. Ho quindi chiesto un classico… Mi propone l’assaggio di un Panettone biologico Gran Milano classico. Perfetta forma a fungo, soffice e leggerissimo, uvetta e canditi equilibrati e ben distribuiti nell’impasto, profumo da svenire… un operatore orgoglioso mi dice che quel prodotto ha vinto 3 Golden Stars all'International Taste & Quality Institute (iTQi), un concorso dove 125 esperti e chef stellati Michelin, dopo una degustazione alla cieca, hanno premiato con il massimo del riconoscimento il loro panettone. Direi una prova convincente, se un’azienda sa fare bene un classico, può permettersi il lusso dell’innovazione! Mi scuso, non vi ho riportato le parole del Sig. Dacasto… in effetti non è propenso a molte parole, preferisce trasmettere entusiasmo e grandi emozioni attraverso i suoi squisiti Panettoni. Grazie della visita, degli assaggi e del contributo alla nostra rivista “Terra & Tradizione”.

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Il tirocinio formativo Espressione di una finalità orientativa Il tirocinio formativo, come suggerito dal nome stesso, si configura come un periodo di formazione svolto presso un cosiddetto “soggetto ospitante”, nello specifico presso imprese, di natura pubblica o privata, Enti pubblici, studi professionali e, purché abbiano al meno un dipendente, Associazioni e Fondazioni. E’ destinato a persone che abbiano già assolto l’obbligo scolastico e non si configura in alcun modo nella fattispecie di un rapporto di lavoro subordinato. Si distinguono due categorie di tirocini: • Curriculari, cioè inseriti nei piani di studio delle università e degli istituti scolastici sulla base di norme regolamentari, oppure previsti all’interno di un percorso formale di istruzione o formazione come strumenti di alternanza scuola-lavoro; • Extra-curriculari, rivolti cioè a persone in cerca di occupazione e finalizzati a favorire il loro contatto diretto con un soggetto ospitante. Il tirocinio, avendo per l’appunto finalità formativa, non può essere utilizzato per ricoprire ruoli o posizioni proprie dell’organizzazione del soggetto ospitante, per sostituire lavoratori subordinati nei periodi di picco delle attività e per sostituire personale in malattia, maternità o ferie. Deve quindi riguardare mansioni per cui sia indispensabile un periodo di formazione. La disciplina dei tirocini extra-curriculari è rimessa alle singole Regioni e Province autonome; in Piemonte vige la Deliberazione della Giunta Regionale 22 dicembre 2017, n. 85-6277. I Soggetti promotori dei tirocini, che dannocioè impulso al processo di tirocinio, con funzioni di progettazione, attuazione e monitoraggio, sono, fra gli altri, i servizi per l’impiego e agenzie regionali per il lavoro, gli istituti di istruzione universitaria, le istituzioni scolastiche, le cooperative sociali, e l’ANPAL (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro). Il soggetto ospitante, per poter attivare il tirocinio, deve essere in regola con la normativa sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, non deve aver effettuato licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, licenziamenti collettivi, per superamento del periodo di comporto, per mancato superamento della prova, per fine appalto, al termine del periodo di apprendistato, nella MEDESIMA unità operativa e nei 12 mesi precedenti l’attivazione del tirocinio, non deve avere procedure di CIGS o di cassa in

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deroga in corso per attività EQUIVALENTI a quelle del tirocinio nella MEDESIMA unità operativa, non deve avere in corso procedure concorsuali e non deve essere un professionista abilitato o qualificato all’esercizio di professioni regolamentate che utilizza il tirocinio per attività tipiche o riservate alla professione. Per ciò che concerne le quote di contingentamento, le unità operative fra zero e cinque dipendenti possono ospitare un tirocinante, le unità operative con un numero di dipendenti compreso tra sei e venti, invece, non più di due tirocinanti contemporaneamente, quando il numero di dipendenti è superiore a venti, il numero di tirocinanti non può essere superiore al dieci per cento della forza lavoro. Avendo il tirocinio una finalità prettamente formativa, si avvale di due figure di supporto: il tutor del soggetto promotore, il quale è il responsabile organizzativo del tirocinio, e il tutor del soggetto ospitante, selezionato tra i lavoratori in possesso di competenze professionali adeguare e coerenti con il Piano Formativo Individuale. Il compenso mensile minimo è pari ad € 600,00 per una prestazione full time (40 ore settimanali) ed è ridotto proporzionalmente in caso di orario settimanale inferiore, con il limite minimo di € 300,00 per 20 ore settimanali. Tale contrattualistica non comporta oneri contributivi, ma solo un’assicurazione INAIL di modesto importo. E’ necessaria, inoltre, la stipula di una polizza di responsabilità civile verso terzi. La durata massima, comprensiva di proroghe e rinnovi, dei tirocini extracurriculari non potrà essere superiore a sei mesi, limite elevato a dodici mesi per i soggetti svantaggiati e a ventiquattro mesi per i soggetti disabili di cui all’articolo 1, comma 1, della legge n. 68/99. Il soggetto promotore è tenuto a garantire il rispetto dell’obbligo assicurativo per il tirocinante contro gli infortuni sul lavoro presso l’INAIL, oltre che per la responsabilità civile verso i terzi. Il tirocinio formativo può essere considerato un’esperienza concreta che punta all’arricchimento del bagaglio di conoscenze del tirocinante, all’acquisizione di competenze professionali e all’inserimento o reinserimento lavorativo. Inoltre permette al tirocinante di orientarsi circa le proprie scelte professionali, grazie ad un diretto coinvolgimento nel mondo del lavoro.

Consulente del lavoro Daniela Prevignano Studio in Asti - C.so alla Vittoria, 48 Tel. 0141 33444 - 0141 530253 daniela.prevignano@gmail.com

informazione publiredazionale

A cura della Consulente del lavoro Daniela Prevignano



l’intervista

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Oscar Barile, una VITA dedicata al

TEATRO e al dialetto piemontese

Intervista al fondatore del Nostro Teatro di Sinio e autore di tante commedie che girano i nostri paesi Una vita dedicata al teatro e al dialetto piemontese. È quella di Oscar Barile, il fondatore, attore, regista e autore del “Nostro Teatro” di Sinio, la compagnia teatrale dialettale forse più celebre nella zona delle Langhe e del Roero, anche perché non c'è nessuno che nei paesi non abbia anche solo avuto notizia di una rappresentazione portata sul palco durante una festa patronale, una sagra, la ricorrenza di una parrocchia. L'attività del Nostro teatro è molto intensa lungo tutto l'arco dell'anno e va avanti ormai da 37 anni. Nel corso di questi anni “Il nostro teatro di Sinio” si è reso protagonista di tantissime iniziative culturali, segnalarle tutte sarebbe impossibile, ma vale la pena citare le più importanti. Dopo la nascita della compagnia nel 1981, esattamente il 15 agosto nel corso di una “Vijà paisan-a piemonteisa”, nel 1985 è stata lanciata l’iniziativa “Il tuo posto a teatro” per il restauro della sala teatrale posta nella settecentesca Chiesa della Confraternita dei Battuti, che è diventata, al termine della ristrutturazione, “Il Nostro Teatro”, piccola ed accogliente sala da un centinaio di posti, ora sede della compagnia, questa ha provveduto a ristrutturarla (negli anni dal 1985 al 1990) in collaborazione col Comune e con la popolazione di Sinio. Oggi questo spazio è la sede fissa di due rassegne durante l'anno, “Primavera a teatro” (con al centro spettacoli e musica) e “Autunno è….teatro” (dedicata alle opere in dialetto). Si svolgono da più di vent’anni con 5-6 serate ciascuna. Nel 2003 sono stati anche recuperati il foyer e la cantina annessi. La compagnia, dai suoi inizi fino a oggi ha messo in scena in tutto il Piemonte e in Liguria più di 1900 spettacoli. Ha partecipato, alla rassegna “Il Teatro nelle lingue del Piemonte” organizzata dalla Regione Piemonte e dal Teatro Stabile di Torino, che ha toccato diversi tra i maggiori teatri della regione. Come autore Oscar Barile si è aggiudicato con “Mé frel”

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il terzo premio al concorso per un testo teatrale nelle lingue del Piemonte – edizione 1998 – , con “Catlinin” il riconoscimento Vittorio Riolfo Teatro 99/2000 della Famija Albeisa e il primato nel concorso per un testo teatrale nelle lingue storiche del Piemonte edizione 2000 – 2001 e con “Maria e Madalena” nuovamente la vittoria per un testo teatrale nelle lingue storiche del Piemonte edizione 2010/2011. La commedia “La giòstra a pé ‘nt ël cul” è stata premiata al concorso regionale 2003/2004 con la pubblicazione nella collana di testi teatrali della “Cà dë studi piemontèis”. Inoltre l'associazione organizza ogni anno a Sinio il “Premio Carmelina Brovia e le sue sorelle” in collaborazione con l’Arvangia di Alba e la Pro loco di Sinio, a sostegno del volontariato culturale e dell’attività teatrale nelle scuole. Infine pubblica il periodico “Sinio”. Oscar Barile, come è cominciata la sua passione per il Teatro dialettale? «La Compagnia è nata su iniziativa di quattro persone, due delle quali ne sono ancora all'interno, siamo io e mia moglie Marilena Biestro. Negli anni '70 andavamo molto a teatro, ma ad Alba non c'erano molte possibilità, per lo più assistevamo a spettacoli all'Alfieri o allo Stabile di Torino, anche perché eravamo anche entrambi appassionati di musica lirica. Nel 1979 ad Alba è passata una rassegna itinerante che si svolgeva in tutta la regione denominata “Festa del Piemont” e nel pomeriggio abbiamo assistito ad uno spettacolo teatrale costituito da due atti unici. Ci siamo resi conto che non era molto difficile a abbiamo iniziato a provare anche noi. Due anni dopo, nel 1981 abbiamo deciso di provare noi, portando in piazza a Sinio lo spettacolo con i Brandé di Torino il 15 agosto: è stato un bel successo. Quella è la data di nascita del “Nostro Teatro” e ogni anno festeggiamo il nostro compleanno qui a Sinio con una festa esattamente lo stesso giorno. Abbiamo provato a recitare tre farse in piemontese dopo il nostro esordio e il successo si è ripetuto quindi abbiamo


l’intervista ...il 15 agosto è la data di nascita del “Nostro Teatro” ed ogni anno, esattamente lo stesso giorno, festeggiamo il nostro compleanno qui a Sinio

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proseguito a coltivare la nostra passione. Uno di quei tre spettacoli è ancora oggi nel nostro repertorio e si intitola “Na lëssion ‘d Piemontèis”. All'inizio recitavamo commedie che appartengono al repertorio classico, come quelle di Baretti, autore dell'Ottocento. Abbiamo continuato così fino al periodo fra il 95 e il 96, allora ho cominciato a scrivere miei spettacoli e non mi sono più fermato». Qual è stata la scintilla che le ha fatto iniziare l'attività di scrittura dei testi delle commedie? «Scrivere mi piace tantissimo. All'inizio avevo un po’ di paura ad elaborare opere completamente originali. Nelle nostre rappresentazioni spesso introducevamo passaggi nuovi, battute o anche intere scene, ma fra questo e la creazione di opere proprie c'è una grande differenza. Mi hanno incitato a provare, ho impiegato due o tre anni prima di decidermi. Portare in scena le proprie storie dà molta soddisfazione e mi rendo conto di poter realizzare opere

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in modo versatile con registri differenti, dal comico, all'ironico, fino al drammatico. La scrittura per il teatro è molto diversa dalla prosa del romanzo, non credo per esempio di essere capace a scrivere un libro, per fortuna mi trovo bene con le opere teatrali». A proposito dei registri, spesso, anzi forse si dovrebbe dire sempre, gli spettacoli in Piemontese sono commedie, insomma è molto difficile che vengano proposte opere drammatiche. C'è qualche ragione per questo? «Il più delle volte si tratta di una preoccupazione degli organizzatori. Forse c'è l'idea che il pubblico non apprezzerebbe rappresentazioni di genere drammatico e che voglia solo svagarsi, soprattutto chi assiste a spettacoli in dialetto. Io ho scritto diverse opere drammatiche che quando sono state portate in scena sono anche piaciute. E ritengo importante che vengano sperimentati tutti i registri. Non che voglia sminuire il comico, al contrario. Far ridere

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l’intervista è molto difficile, soprattutto se si rinuncia a usare battute volgari o di basso livello che normalmente hanno un sicuro effetto. E comunque non è detto che il pubblico non apprezzi opere dal tono drammatico. Ho realizzato almeno quattro testi “seri” e sono stati applauditi. Abbiamo anche fatto una volta un piccolo sondaggio fra gli spettatori e fra le rappresentazioni più apprezzate c'erano la “Fiera di San Martino” in cui la storia gira intorno a un omicidio e “Catlinin”, storia drammatica ispirata alla vita della mia bisnonna nell’800, naturalmente con numerose variazioni di fantasia. Va detto anche che l’epoca d’oro del teatro piemontese è stata la seconda metà dell’Ottocento, periodo nel quale sono stati portati in scena molti testi legati all’attualità, alla situazione sociale che volevano raccontare. Anche il genere comico va fatto bene, in modo “serio” e noi cerchiamo di farlo restando comunque spesso legati al mondo di oggi. Possiamo anche portare sul palco opere che raccontano il secolo scorso, ma sono appunto dedicate a quel tema, purtroppo spesso il teatro in dialetto propone come attuali cliché o situazioni che invece non lo sono più da tempo, magari perché sono battute appartenenti a opere molto popolari del passato; se le nostre opere raccontano l’attualità lo devono fare nel migliore dei modi». Questa considerazione sull’attualità delle vostre rappresentazioni può portare a chiedersi quale sia il vostro pubblico. Forse la scelta di utilizzare situazioni appartenenti a epoche passate dipende anche dal fatto che un pubblico un po’ avanti in età le riconosce come proprie rispetto invece a quello più giovane. Quale tipo di pubblico avete? «Essendo legati a chi il piemontese lo parla oppure lo ricorda e comunque lo conosce inevitabilmente il nostro pubblico è fatto di persone un po’ attempate, ma è sempre una felice sorpresa vedere fra i nostri spettatori numerosi giovani. E tutti sono sempre molto curiosi di approfondire i modi di dire, le battute e le espressioni che utilizziamo nelle nostre commedie. Infatti facciamo molta ricerca filologica sul piemontese per poter recuperare detti, proverbi, battute che oggi non si usano più perché superate dai tempi anche nell’uso del dialetto. Termini desueti che suscitano sempre attenzione. Nella commedia “Carvé” c’è una gara di filastrocche fra nipote e nonno e questo elenco ha provocato

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www.terraetradizione.com tantissimo interesse anche fra altri scrittori che ci hanno per esempio proposto le varianti di altre zone o paesi della Provincia di Cuneo. Perché il dialetto varia da zona a zona, anche solo nella pronuncia di determinati termini ed è sempre un piacere fare queste scoperte. Nella commedia “Tòte Vigiòte” vengono ricamati sui tovaglioli proverbi legati al tempo che hanno incuriosito molto, soprattutto i giovani». Quindi c’è attenzione fra i giovani anche verso la cultura dialettale piemontese. «Certamente, anche perché altrimenti il nostro pubblico andrebbe esaurendosi per via del passare del tempo. Ci sono vari ragazzi che assistono ai nostri spettacoli e cerchiamo sempre di inserire forze fresche nella nostra compagnia perché anch’essa deve rinnovarsi. Il nostro gruppo ha 37 anni di vita e ci sono almeno 10 componenti con meno di 37 anni, nati dopo la costituzione del “Nostro teatro”. Una ragazza che recita con noi ha 16 anni e si era presentata lo scorso anno, ha una conoscenza molto ampia del dialetto. Anche perché va detto che nelle nostre opere ci sono personaggi di tutte le età e non si può far recitare a un sessantenne la parte di un ventenne, è necessario rinnovarsi». Il piemontese è una lingua viva, che si aggiorna? «Il dialetto piemontese come tutte le lingue si aggiorna non è statico. Ci sono termini utilizzati nelle opere di Nino Costa, che scriveva nei primi decenni del Novecento che oggi non si usano più, oppure che si sono modificate radicalmente. Come già detto la lingua cambia anche a seconda delle località, fra Alba e Torino per esempio. Alcuni termini inevitabilmente corrispondono con quelli italiani, insomma il computer è sempre “computer”. Noi facciamo molta ricerca filologica per riportare alla luce espressioni che stanno scomparendo». Quindi la ricchezza linguistica passa per il recupero di parole oggi in disuso? «Questo arricchisce il piemontese. Viviamo in una società agricola, che è però molto diversa rispetto al passato e questo si riflette anche sul Piemontese. Molte espressioni legate agli strumenti di lavoro, alla semina oppure all’allevamento stanno sparendo perché nella nostra zona il lavoro agricolo si è radicalmente modificato. Una volta il contadino sulla propria terra coltivava di tutto, la sua proprietà era un piccolo mondo, di qui nascevano tanti modi di dire». La vostra compagnia si occupa della realizzazione del cartellone del “Teatro di territorio” per il Teatro sociale “Busca” di Alba questo significa che avete il polso della situazione anche sulle altre compagnie dialettali, cosa ci può dire il generale su questo mondo? «C’è molto impegno e buona volontà e noi cerchiamo di proporre al pubblico novità soprattutto spettacoli che aspirano all’originalità. Abbiamo selezionato per esempio una compagnia che prova a mettere in scena un giallo, con un testo tradotto dall’italiano. È un esperimento interessante. C’è molto fermento, non sono poche le nuove compagnie, da questo punto di vista l’ambiente è molto vivo. Purtroppo spesso sono esperienze che si esauriscono presto.


l’intervista

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È importante perseverare, portare avanti un progetto a lungo perché solo con la costanza si acquisisce esperienza e si diventa più bravi. Il talento è importante, ma va anche coltivato con l’applicazione. Cosa ha il teatro di bello è la sua popolarità, il contatto col pubblico che è sempre numeroso e spesso ci sostiene». A proposito di pubblico, c’è differenza fra quello che segue il teatro professionistico e il vostro? Forse i vostri spettacoli sono più “popolari” rispetto al quelli che vengono recitati sui grandi palcoscenici? «Sono due facce della medaglia, il teatro professionistico si muove su altre dimensioni rispetto a quello dialettale, ha altri mezzi. Noi non possiamo permetterci di utilizzare le luci che normalmente ci sono per i grandi spettacoli o anche solo scenografie molto ricercate. Ma questo non vuol dire necessariamente che siamo meno bravi. Noi siamo amatori, il termine dilettanti non mi piace. Facciamo volontariato, il teatro è una passione che coltiviamo con grande impegno e per sopperire alla mancanza di mezzi ci impegniamo moltissimo nella scrittura e nella recitazione, per dare vita a storie che piacciono al pubblico. In questo senso lavoriamo moltissimo su scenografie scarne. E abbiamo anche tantissime soddisfazioni. Mi ricordo quando recentemente siamo andati a fare uno spettacolo in cascina e sono venute 300 persone a vederci. Un’altra volta abbiamo messo in scena uno spettacolo in una piazzetta in centro paese un po’ più piccola rispetto a quella principale perché ci fosse meno disturbo dai rumori ambientali, il palco era spoglio e avevamo solo le colline delle Langhe come scenografia. È stata davvero una bella esperienza. Il pubblico che va nei grandi teatri non (aggiungerei “sempre”) segue i nostri, ma ci sono tantissime persone che vengono soltanto da noi». Quante spettacoli riuscite a portare in scena durante tutto l’anno in media? «Sono 60 spettacoli circa nel corso dell’anno. In primavera inverno e autunno spesso nei fine settimana, ma in estate capita di recitare anche nei giorni feriali durante le feste patronali e nelle sagre di paese. Non ci fermiamo mai. Il periodo in cui siamo più fermi è fra dicembre e gennaio, di solito lo utilizziamo per fare le prove». Quante opere ha scritto? «Sono 22 commedie fino a oggi, una all’anno» Il prossimo spettacolo inedito quando lo presenterete? «Ad Alba sabato 16 febbraio del 2019, in occasione della rassegna “Teatro di Territorio”, si intitola “Seuti màt ?” Ed è incentrata sul tema della pazzia, su chi possa essere considerato folle e chi “normale”».

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speciale vino

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L’annata di produzione vitivinicola di quest’anno rappresenta per certi versi un ritorno alla “normalità” rispetto ad esempio, allo scorso anno, quando la siccità e il caldo avevano fatto maturare le uve in anticipo (la vendemmia dei moscati era iniziata già intorno al 20 agosto) e di conseguenza la produzione era stata scarsa, a fronte di un’ottima qualità.

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VENDEMMIA 2018:

si prospetta un'annata che concilia quantità e qualità Questo quadro generale può essere letto in modi diversi a seconda delle zone prese in considerazione e infatti per avere uno sguardo d’insieme più ampio possibile abbiamo sentito esperti sia dell’Albese che dell’Astigiano. Quest’anno dal punto di vista climatico, è stato caratterizzato da un lungo periodo di piogge in primavera e questo ha comportato il rischio della diffusione di malattie della vite come peronospora e oidio, ma questa circostanza ha avuto conseguenze differenti fra l’area Albese e quella Astigiana. Per quanto riguarda le colline di Langhe e Roero è Fabrizio Rapallino di Coldiretti Cuneo a tratteggiare il quadro generale: «Questa è stata un’annata dove è la professionalità dei produttori a fare la differenza. Per ottenere un ottimo vino è molto importante lavorare bene soprattutto in vigna e questo vale particolarmente quest’anno. Nel 2017, l’andamento siccitoso e la poca quantità di uve non richiedeva di essere esperti per ottenere buoni vini, mentre quest’anno, in presenza di un clima capriccioso, con piogge ripetute, si è dovuto intervenire con attenzione per rimediare all’eccesso idrico e per scongiurare i danni causati dalle malattie fungine. In questo senso Coldiretti ha ideato un protocollo “The green experience” che mira a limitare l’impiego della chimica, soprattutto eliminando l’utilizzo dei diserbanti e a stimolare la resistenza e l’autodifesa della pianta. Tra i vari obiettivi del protocollo è da richiamare quello


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di rendere, attraverso la semina di erbe fiorigene i vigneti più biodiversi e attrattivi per gli insetti impollinatori come le api, ma anche più piacevoli in termini estetici per i turisti, cosa importante, visto che siamo nel territorio riconosciuto Patrimonio Mondiale dall’Unesco per i paesaggi vitivinicoli. Per tornare alla vendemmia nell’ultima parte dell’estate abbiamo avuto bel tempo con escursione termica nel periodo e questo è positivo, perché la vite e in particolare il Nebbiolo, ha bisogno di luce più che di caldo perché l’acino possa accumulare e fissare al meglio gli elaborati che conferiscono la qualità. La fase finale della stagione è stata in questo modo ottimale per Barbera e Nebbiolo, mentre le uve da bianchi, dall’Alta Langa spumante , al Moscato d’Asti, al Roero Arneis, più precoci, hanno potuto avvantaggiarsi dell’assenza di piogge. Per alcune varietà l’annata è stata particolarmente ricca, soprattutto per Dolcetto e Barbera e un buon accorgimento è stato quello del diradamento che i viticoltori hanno effettuato per migliorare ulteriormente la qualità. Nella nostra zona, occorre infine evidenziare, si effettua la vendemmia interamente a mano e questo permette ai produttori di intervenire ancora una volta nella scelta delle uve migliori. In conclusione questa può essere considerata un’annata in generale molto buona, con punte di ottimo, che ci regalerà vini eleganti e dotati di equilibrio fra zuccheri, acidità e profumi. La quantità è stata normale se raffrontata a quella scarsa del 2017 che aveva fatto registrare anche il 25% di uva in meno rispetto la media». Giuseppe Maschio di Confagricoltura dell’area Astigiana fa un bilancio del lavoro svolto sul territorio di sua competenza: «La campagna del 2018 è partita con qualche incertezza dettata dalle frequenti precipitazioni, ma in sostanza l’unico periodo con qualche criticità è stato quello della tarda primavera fra fine maggio e inizio luglio. Nell’Astigiano ci sono state anche forti grandinate a macchia di leopardo che hanno portato danni alla produzione in alcune aree come Castel Boglione e Castel Rocchero. In generale chi ha lavorato bene nel vigneto ha ottenuto un’ottima vendemmia. Quasi tutte le richieste dei disciplinari sono state rispettate e in generale il mese di settembre è stato favorevole per la raccolta dei rossi. L’uva Barbera in particolare ha bisogno di una forte escursione termica, con caldo di giorno e freddo di notte e queste condizioni si sono verificate. Di contro malattie come peronospora e oidio sono state tenute sotto controllo anche in presenza delle forte pressione dovuta alle piogge primaverili . Per la nostra zona la maggiore preoccupazione deriva dalla Flavescenza dorata che colpisce maggiormente Barbera e Chardonnay. Tra fine giugno e inizio luglio forse una diminuzione degli interventi anticrittogamici in vigna ha comportato qualche problema con attacchi tardivi di peronospora. L’andamento climatico 2018 ha portato ad avere mosti con elevati tenori di zuccheri e con un giusto equilibrio acido necessario per ottenere il vini di alta qualità. Facendo una valutazione complessiva , la Barbera di quest’annata è caratterizzata da una quantità produttiva nella norma e un equilibrio che porterà ad avere degli ottimi vini longevi. In cantina i profumi della Barbera sono fantastici. Anche per i bianchi la valutazione è positiva con rese in linea con i disciplinari di produzione. In generale il periodo della vendemmia è stato caratterizzato da poca pioggia e questo ha permesso un lavoro in vigna ottimale, con la giusta programmazione dei tempi. Chi lavora con le produzioni biologiche ha subito di più i danni causati dalle frequenti piogge primaverili, ma in generale nel settore biologico ritengo normale mettere in conto qualche calo di produzione rispetto a quelle convenzionali. In conclusione la vendemmia è stata decisamente positiva».

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speciale vino Abbiamo anche ascoltato la voce di alcuni singoli produttori che lavorano sulle nostre colline. Gianni Ramello della omonima cantina vinicola di La Morra d’Alba tel. 347 2224995, dice: «Nonostante la primavera piovosa, siamo riusciti a tenere sotto controllo le due principali malattie, ovvero peronospora e oidio, questo tempo però ci ha impedito di lavorare bene in vigna a causa delle continue piogge, abbiamo perso un mese e mezzo di interventi. Il raccolto di Barbera e Nebbiolo è stato ottimo il Dolcetto è forse il vitigno che ha sofferto maggiormente le condizioni climatiche. In generale le premesse sono buone. Il colore è favorevole e positiva la gradazione alcolica. In sostanza le prospettive per i vini di quest’annata sono ottime, ora non resta che lavorare bene in cantina per ottenere un ottimo vino; l’invecchiamento è l’ultima fase prima della valutazione finale, certamente la base di partenza è buona». Fabrizio Monteleone dell’Azienda agricola Monteleone di Monastero Bormida (AT) tel. 347 4620038, offre una valutazione finale simile a quella del collega: «A conclusione di vendemmia si può dire che sia la qualità che la quantità sono state buone sia per i bianchi che per i rossi. Le proprietà sono nei parametri previsti. I rossi porteranno un buon prodotto visto che sono riusciti a maturare bene, con la giusta acidità, in generale alla luce delle condizioni abbiamo lavorato bene. Rispetto allo scorso anno abbiamo avuto una vendemmia nei tempi giusti, abbiamo giusto iniziato fra il 29 e il 30 agosto quella del Moscato destinato alla vendita, ma lo scorso anno avevamo anticipato al 20 agosto a causa della maturazione anticipata. Le notti più lunghe dell’ultima fase della vendemmia porteranno a un vino più profumato. Ora non resta che aspettare la fermentazione e il risultato finale del nostro lavoro: a Natale per i vini bianchi e in primavera per i rossi». Le voci degli esperti che abbiamo ascoltato portano a pensare che da questa vendemmi nasceranno ottimi vini sia nell’Albese che nell’Astigiano, grazie a un’annata caratterizzata dall’equilibrio di tutti i fattori. Sentiamo anche le dichiarazioni del direttore della Cantina Viticoltori associati VinchioVaglio Serra, Ernestino Laiolo 0141 950903, si dimostra molto soddisfatto per la vendemmia appena conclusa: «Quest’anno è andata bene, non esito a dire che si è trattato di una vendemmia straordinaria. La quantità è stata nella norma, ma a tutti è parsa abbondante, visto che nelle ultime tre annate, a partire dal 2015 fino soprattutto allo scorso anno, è stata scarsa. C’era il timore che la qualità ne risentisse per questo, ma non è stato affatto così. Quest’anno in particolare le uve sono maturate nei tempi giusti distanti le une dalle altre, abbiamo iniziato il 20 agosto con il Pinot

www.terraetradizione.com per concludere intorno alla metà di ottobre con la Barbera. In questo modo siamo riusciti a pianificare tutto nel migliore dei modi, abbiamo lavorato con calma, invece che raccogliere tutto insieme in breve tempo. Il clima di settembre e di ottobre ci ha aiutato molto. Poca pioggia, bel tempo e temperatura mite Le uve sono risultate molto belle. I profumi dei Moscati e della Barbera sono notevole con gradazioni importanti. Per quanto riguarda la Barbera la media in cantina ha fatto registrare un dato di 20 di grado alcoli, un ottimo risultato come media, che significa che la gradazione alcolica del vino sarà alta. Un dato molto importante. Le frequenti piogge cadute in primavera non ci hanno danneggiato più di tanto, certo è stato necessario lavorare molto in vigna per evitare la diffusione della peronospora, ma questo non ha comportato grossi problemi, gli interventi necessari sono stati effettuati e la situazione è stata tenuta sotto controllo. Anche lo sviluppo di una folta vegetazione dovuta alla grande umidità è stato sostenuto dal lavoro quotidiano. Poi nel momento giusto, fra settembre e ottobre è arrivato il bel tempo e il clima ideale per lavorare. Ci si attendeva una vendemmia di qualità media, se non addirittura un po’ bassa invece è stata decisamente alta in maniera inattesa. Proprio vero che la natura può riservare sempre sorprese fuori dalla nostra portata. Se tutte le annate fossero così ci metterei la firma, ci auguriamo che i nostri clienti apprezzino gli ottimi vini che usciranno da questa vendemmia». E chiudiamo questo articolo con le dichiarazioni di Roberto Migliasso della Cascina Torniero di Castellinaldo d’Alba, tel. 0173 213055, molto soddisfatto dell’esito del lavoro fatto nelle settimane di settembre e ottobre. «È stata un’annata davvero ottima con risultati molto favorevoli soprattutto per i rossi. Dal punto di vista della quantità direi che è stata giusta, ne troppa, ne troppo poca. Le quantità dipendono anche dal lavoro effettuato in vigna, in particolare dalla potatura. Ritengo che quest’annata ci ha portato una quantità giusta, altri pensano sia stata abbondante. Le frequenti piogge della primavera non ci hanno danneggiato. Abbiamo fatto numerosi interventi in vigna per evitare la diffusione della peronospora e ci siamo riusciti, in compenso il caldo arrivato a settembre ha compensato di gran lunga le condizioni di partenza.


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Ne hanno giovato soprattutto i vini rossi, che hanno raggiunto una maturazione perfetta. Anche con i bianchi è andata molto bene e i profumi sono davvero notevoli, migliori rispetto allo scorso anno. Metterei la firma se tutte le vendemmie fossero così, non ricordo un’annata tanto favorevole come questa. Sono convinto che da queste uve nasceranno ottimi vini. Le prime conferme le avremo la prossima primavera con le prime bottiglie uscite da questa vendemmia. Sono molto ottimista sull’esito finale del nostro lavoro».

Un autunno di

OTTIMI VINI

e buona CUCINA alla cantina Viticoltori associati

Vinchio-Vaglio Serra

Anche questo autunno la Cantina “Viticoltori associati Vinchio – Vaglio Serra” propone ai buongustai i suoi vini frutto di un intenso lavoro sulle colline e in cantina e di un territorio che è stato capace di unire le proprie forze per realizzare una produzione vitivinicola di qualità, capace di portare a testa alta il nome di questi due paesi dell'Astigiano, ovvero Vinchio e Vaglio Serra. E in effetti la cantina si trova proprio a metà strada fra i due comuni in una valletta un po defilata rispetto alle principali arterie di comunicazione, una zona nella quale i ritmi sono più tranquilli e la natura mostra il suo lato migliore fra i campi e sulle colline. Qui nascono i vini prodotti dalla cantina che mette insieme quasi tutti i vitivinicoltori della zona, e dal punto di vista produttivo questa è una realtà economica importante, appunto un vero punto di riferimento per tutto il mondo che nella zona vive di viticoltura. Ma è anche vero che questo non ha significato per questa importante realtà produttiva una chiusura in se stessa, un raccoglimento delle forze intrinseche all'area di riferimento. La cantina ha saputo guardare oltre il proprio territorio e adattarsi al mutare dei gusti del pubblico e alle innovazioni in atto sulle colline del Barbera. Di qui la scelta di affiancare alle tante declinazioni della barbera, vini da vitigni magari insoliti per la zona, ma di lignaggio garantito. È seguendo questo percorso, sempre orientato alla qualità, che sugli scaffali del punto vendita della cantina e nel listino è comparso, tra gli altri, il Pinot nero, in più di una versione e l'Alta Langa. Ma guardare anche verso nuove frontiere non significa certo dimenticare i propri punti di forza. La “Viticoltori associati” infatti sta portando avanti lo sviluppo del progetto di riordino del sistema Barbera. Già avviato da qualche anno, questo programma si propone di dare precise identità alle varie tipologie (Piemonte, Monferrato, Asti, Nizza) legandole sempre di più alle particolarità di ogni vigneto ed evitando in questo modo controproducenti confusioni nelle rivendicazioni. Un altro aspetto sviluppato da questa realtà produttiva consiste nella valorizzazione della natura da cui

nascono i pregiati vini. Così, su progettazione dello studio “Capellino Architettura”, la Cantina sta portando avanti la sistemazione del percorso naturalistico “I nidi di Vinchio e Vaglio” che, partendo dall’area verde di regione San Pancrazio attraversa una bella zona boschiva, dotata di aree di “ospitalità” (i nidi per l'appunto) e sale fino al culmine di una classica “collina del vino”. Si tratta di aree che poi diventano punti di riferimento per i turisti che vengono qui non solo per gustare un buon vino, ma anche conoscere e apprezzare la zona in cui è nato. Non va nemmeno dimenticato il settore dell'accoglienza sviluppato non meno degli altri. La cantina ha sviluppato una stretta collaborazione con i Comuni di Vinchio e Vaglio Serra, le associazioni culturali ed il sistema di ristorazione e ricettività della zona, per migliorare le infrastrutture di sostegno a tutti i visitatori, in costante crescita, delle Colline della Barbera e della Riserva naturale della Val Sarmassa. Non va infatti dimenticato che questa zona è tutelata dall'Unesco per i paesaggi vitivinicoli, per la bellezza nata dall'armonico lavoro dell'uomo con la natura, una sinergia che ha dato vita a paesaggi straordinari giustamente riconosciuti come tali dall'ente internazionale che valorizza i siti meglio mantenuti in tutto il mondo. La “Viticoltori associati Vinchio – Vaglio Serra” organizza anche eventi gastronomici di alto livello per promuovere i propri prodotti gastronomici. Il prossimo in ordine di tempo è l'adesione al “Bagna cauda day” in programma in tutta la Provincia di Asti (e anche oltre) fra il 23 e il 25 novembre. Per l'occasione verrà allestita un'ampia “sala ristorante” venerdì 23 solo di sera alle 20.30, sabato a pranzo e cena (alle 12.30 e alle 20.30) e infine domenica solo a pranzo alle 12.30. La bagna cauda sarà preparata e servita dai cuochi e dalle cuoche del “Comitato per Noche”, il costo è di 25 euro a persona, 10 euro per i bambini fino a 10 anni. I commensali avranno altre gradite sorprese. Per prenotazioni 0141/950903 - 0141/ 950608 www.vinchio.com.

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una visita al museo

AL CASTELLO di

GRINZANE Cavour

un MUSEO

per far conoscere

le Langhe

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Il Castello di Grinzane è un vero e proprio gioiello architettonico al centro della Langa del Barolo e uno scrigno ricco di preziosi cimeli che raccontano la storia di queste colline e la Storia d’Italia, la vita quotidiana dei contadini che dovevano sbarcare il lunario e alcuni episodi salienti delle vicende che hanno portato all’Unità d’Italia grazie a un personaggio straordinario, Camillo Benso Conte di Cavour, che di Grinzane è stato sindaco fino al 1849 e che ha vissuto nel castello, lavorando per la produzione vitivinicola della tenuta. L’edificio dalle linee originali, è un castello sui generis, che oggi possiamo ammirare nella sua ultima evoluzione di Palazzo nobiliare, l’aspetto che aveva assunto nell’Ottocento. Si trova sulla cima della collina del paese di Grinzane Cavour, e lascia meravigliati subito durante la salita che porta allo splendido giardino che lo circonda. Non ci sono notizie certe sulle sue origini, sembra comunque appurato che il primo nucleo medievale fosse costituito dalla sola torre centrale, costruita per ragioni prettamente difensive. Poi il nucleo originario è stato ingrandito nel corso dei secoli, passando per vari proprietari, fra cui Marchesi di Busca. Negli ultimi secoli ha peso valore dal punto di vista militare per diventare un palazzo signorile prestigioso, questo è l’aspetto che possiamo ammirare oggi. Il Museo delle Langhe che si trova all’interno delle sale dell’antico maniero va visitato per scoprire tante notizie e curiosità sulla vita dei nostri avi e anche per gustare un bicchiere di buon vino all’Enoteca regionale piemontese Cavour, l’ente che gestisce tutte le attività del maniero. Questa è stata la prima delle enoteche regionali, nata nel 1967, tra i fondatori, ricordiamo l’allora sindaco di Alba Ettore Paganelli, che fu poi presidente per quasi 30 anni. L’enoteca ospita i più pregiati vini del territorio, è uno dei luoghi più belli delle Langhe, dove si svolgono grandi eventi dal prestigio internazionale, quali la cerimonia del Premio letterario Grinzane Bottari Lattes che lo scorso 20 ottobre, ha nominato il miglior autore fra gli scrittori più importanti italiani e stranieri, oppure quello imminente nell’ambito della Fiera internazionale del Tartufo Bianco D’Al-


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Tradizioni e vita quotidiana dell'antico mondo agricolo dentro uno degli edifici piĂš prestigiosi

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una visita al museo ba, ovvero l’Asta mondiale del Tartufo. Il percorso del museo comincia dalla Sala del Torchio, così denominata perché contenente un strumento un tempo usato nella lavorazione del vino. Queste enormi macchine (che potevano anche essere più piccole rispetto a quella conservata a Grinzane) avevano la funzione di spremere le vinacce dopo la fermentazione alcolica nella vinificazione delle uve rosse, oppure di ammostare direttamente l’uva se di bacca bianca. Nel castello se ne può anche ammirare un altro modello posto proprio all’ingresso, nell’area della biglietteria, una macchina più piccola e di forma differente. La prima sala ospita anche uno schermo che mostra un video dedicato alla vita di Camillo Benso conte di Cavour, naturalmente incentrato sull’attività svolta nel maniero langarolo. Il grande statista piemontese ha svolto un ruolo importante per lo sviluppo della vitivinicoltura su queste colline e il video lo spiega chiaramente. Da questa sala si salve verso l’alto attraverso una piccola e stretta scala, simile a quelle che si immagina di trovare proprio negli antichi castelli medievali. Il primo locale che si incontra alla propria sinistra è la Sala delle Maschere uno degli ambienti più belli del castello, che normalmente ospita gli eventi più prestigiosi che si tengono all’interno delle antiche mura. Il fascino di quest’area è merito soprattutto dello splendido soffitto a cassettoni sul quale si possono ammirare piccole figure di ogni tipo risalenti ai secoli passati: all’interno di piccoli riquadri si trova di tutto, simboli araldici, figure, volti presi di profilo, ma anche piccoli paesaggi.

Si ritiene che una delle figure rappresenti anche Pietrino Belli, uno dei personaggi storici più illustri di Alba, giurista, considerato fra i fondatori del moderno diritto internazionale, che è stato nel XVI secolo fra i proprietari del maniero. Tornando sulla scaletta si arriva in cima per poter ammirare la Sala degli Affreschi. Questa forse è la più bella fra le aree del castello, grazie agli splendidi affreschi che si possono ammirare sulla volta. Si tratta di figure molto delicate, realizzate con toni chiari che si ispirano alla pittura rinascimentale e manierista di Giulio Romano. Questi è stato il più importante artista ad aver lavorato alla Corte dei Gonzaga a Mantova ed è probabile che l’artista che ha realizzato la volta si sia ispirato proprio a Romano, essendo stato il castello nel territorio dei Gonzaga. La sala ospita anche una mostra dedicata al tema “Vino e salute”. Si tratta di una serie di pannelli esplicativi che illustrano il rapporto fra il consumo moderato di vino di qualità e la nostra salute. La conclusione del percorso mostra come il vino può

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www.terraetradizione.com portare beneficio alla vita quotidiana a patto naturalmente che sia consumato in maniera moderata (mai eccessiva) e che sia comunque di alta qualità. Inoltre ci sono anche tante informazioni sui processi di vinificazione e sugli strumenti antichi e attuali per portarli a termine. Da qui si torna sulla scaletta per poi girare a sinistra e trovare un’area dedicata al tartufo. Si tratta, come ben si sa di uno dei frutti più preziosi della zona del sud Piemonte, facendo riferimento soprattutto al Tartufo bianco D’Alba. Non tutti sanno che è un fungo, tecnicamente un fungo ipogeo, ovvero che cresce liberamente sottoterra nei pressi di alberi specifici e piante, per questo denominate anche piante tartufigene. Alcuni pannelli illustrano queste ed altre importanti caratteristiche del tartufo e parlano delle principali manifestazioni ad esso dedicato, prima fra tutte la Fiera internazionale che si tiene ad Alba ogni anno fra ottobre e novembre. Qui un piccolo corridoio circondato da due schermi multimediali si apre al visitatore per guidarlo nella cerca del tartufo, mostrando e portando le sensazioni regalate dai boschi e dalle colline. Un altro piccolo corridoio conduce il visitatore a un’area dedicata ai prestigiosi vini delle Langhe. L’intenzione è soprattutto quella di fornire informazioni di taglio storico, visto che il castello ospita l’Enoteca regionale Piemontese, con le bottiglie più prestigiose della zona. La viticoltura in Piemonte è diffusa fin da tempi molto remoti, fin dagli abitanti di epoca preromana, detti Liguri. Ma la produzione e il commercio si sono diffusi soprattutto con la civiltà romana e in questo senso il museo mostra alcune antiche anfore che conservavano il vino trovate in questa zona e un’iscrizione che si riferisce chiaramente a un mercante dell’antica Roma. Un’altra piccola saletta mostra ben allineate a semicerchio, le bottiglie prodotte su queste colline, che vantano alcuni vini fra i più prestigiosi al Mondo, come Barolo e Barbaresco. La sala che il visitatore incontra è dedicata a Luciano Degiacomi, il fondatore dei Cavalieri del Tartufo e dei vini D’alba (che fra queste mura hanno la sede) e importante promotore del territorio langarolo. Questo spazio del museo è dedicato soprattutto all’etnografia, ovvero ai reperti che raccontano al visitatore la vita quotidiana nelle Langhe, fra passato remoto e passato prossimo. All’ingresso si può ammirare una ricostruzione di una cucina nel XVII secolo. Uno spazio comunque di una famiglia agiata, molto scarno e scuro per via del colore dei mobili in legno, nel quale trovava spazio tutta la famiglia contadina. Il centro della sala è caratterizzato da una raccolta di oggetti che raccontano la vita langarola nel Novecento, suddiviso in teche dedicate a singoli ambienti. Così avremo la parrocchia, con i paramenti sacri, l’osteria, con vini, bicchieri, la cantina, la farmacia e altre. Esposizioni che si propongo di regalare uno spaccato di come vivevano i nostri nonni. Alle pareti ci sarà anche la possibilità di osservare alcuni paesi del circondario, attraverso scorci offerti dalle mura del castello, da quale si può spaziare si un territorio molto ampio. Alle pareti scatti fotografici di particolare interesse, fra gli autori anche Aldo Agnelli, fotografo divenuto celebre per aver scattato le immagini più note dello scrittore albese Beppe Fenoglio. Al fondo della sala un altro modello di cucina, quello ottocentesco, già più simile a quelle che abbiamo nelle nostre case, il simbolo del trionfo della famiglia borghese, aperta e luminosa. Da qui si passa a una nuova sezione del museo del ca-


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stello, la Sala Cavour, dedicata all’importante statista che lo ha abitato per tanti anni, fino al 1849. Si possono ammirare cimeli, come lettere d’epoca, oggetti, un busto e un’illustrazione. Un altro schermo ci racconta i fatti salienti della vita di Cavour a Grinzane e vengono raccontate anche le vite dei personaggi che ha incontrato e che hanno lavorato con lui. I reperti sono i pochi che sono stati rinvenuti nel castello quando sono stati effettuati i restauri, relativi alla sua stanza da letto. Di qui si sale al piano più alto del castello che ospita l’ultimo ambiente del museo, dedicato al lavoro nelle Langhe nei secoli passati. Gli spazi sono organizzati come gli ambienti di lavoro a cui si ispirano: la stalla, il bottaio. In questo modo il visitatore può immaginare carpentieri, agricoltori, cordai, intenti nello svolgimento delle proprie mansioni. Alle pareti sono appese alcune tavole che venivano utilizzate nelle scuole dell’obbligo dei primi anni del Novecento: mostravano unità di misura e le denominazioni degli strumenti utilizzati dai genitori dei bambini cui erano rivolte. Un tempo la scuola elementare di base preparava soprattutto i futuri lavoratori delle classi umili a seguire le orme dei padri o delle madri e queste tavole erano strumenti molto utili, oggi ci aiutano a orientarci in nel conoscere strumenti che non esistono più o che sono radicalmente cambiati. Così attraverso il museo delle Langhe del Castello di Grinzane è possibile conoscere più da vicino la civiltà contadina delle nostre colline. E dopo una visita tanto interessante la scala che porta verso l’uscita pone il visitatore all’ingresso del ristorante “Al Castello” Marc Lanteri, un gustoso invito cui è difficile resistere. Il Maniero ospita inoltre anche l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei vini d’Alba, l’Onaf (Organizzazione nazionale degli assaggiatori di formaggio), l’Osservatorio vino e salute e l’Ugivi (Unione giuristi della vite e del vino). Il biglietto di ingresso costa 6 euro, cinque per gruppi da oltre 30 persone over 65 e studenti, quattro per scuole e bambini dai 6 ai 12 anni. Due euro per il supplemento audioguida. I possessori dell’Abbonamento musei entrano gratuitamente, così come i disabili con accompagnatore e i bambini sotto i sei anni. C’è anche la possibilità di effettuare speciali visite guidate col supporto di un importante cicerone, ovvero il Conte di Cavour, interpretato dall’attore Franco Urban, che racconta lo statista inedito, facendo emergere il suo privato, i suoi sogni, il suo impegno, le sue donne, tutto quello che sui libri di storia non si trova. Per questa il costo del biglietto è di 10 euro (sei ridotto).

È possibile anche effettuare visite guidate su prenotazione

Enoteca Regionale Piemontese Cavour Via Castello, 5 – 12060 Grinzane Cavour (Cn) Italy - Tel. +39 0173 26.21.59 info@castellogrinzane.com - www.castellogrinzane.com 25


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DA TUTTO IL MONDO LA CONTESA PER I MIGLIORI TARTUFI BIANCHI ALL'ASTA

MONDIALE

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Il Castello di Grinzane è uno dei luoghi più ricercati della zona, la sua eleganza lo ha fatto diventare il punto di riferimento per grandi eventi internazionali, convegni, conferenze stampa di eventi di grande portata. Ci sono anche manifestazioni fisse che contribuiscono ad accrescere il suo prestigio. Abbiamo già parlato della consegna del premio letterario Bottari Lattes Grinzane, svoltosi lo scorso 20 ottobre e che ha luogo ogni anno. Il prossimo appuntamento è certamente il più noto, quello anche più chiacchierato per via della presenza di tanti personaggi dello spettacolo molto noti. Si tratta dell’Asta mondiale del Tartufo Bianco, che si svolge ogni anno al castello e che ospita noti personaggi dello spettacolo con collegamenti tre collegamenti internazionali. Quest’anno la data dell’asta, giunta alla 19ª edizione è domenica 11 novembre. Grazie all’organizzazione da parte dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour e con il principale supporto della Regione Piemonte, gli spazi del maniero saranno teatro della contesa sui lotti del pregiato fungo ipogeo in abbinamento ai grandi formati di Barolo e


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Al CASTELLO di

Grinzane Cavour collegamenti da

Hong Kong, Dubai e Matera prossima capitale europea della cultura

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Barbaresco, grazie alla preziosa collaborazione con il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Attenzione mediatica, dunque, sulla migliore proposta enogastronomica del territorio, alla quale potranno accedere esponenti dell’alta cucina mondiale, imprenditori e filantropi, incrociando i propri rilanci per aggiudicarsi le partite più entusiasmanti fra tartufi e vini dal nobile blasone. Con la sala di Grinzane Cavour, in diretta satellitare, gareggerà Hong Kong, dove l’asta mondiale può contare sul consolidato sostegno dello chef stellato Umberto Bombana. È infatti all’interno del suo ristorante “8 1/2 Otto e Mezzo Bombana” che la metropoli orientale esprimerà il proprio apprezzamento per i lotti battuti, con l’obiettivo di portare sostegno attraverso i fondi raccolti all’Istituto “Mother’s Choice”, associazione benefica che aiuta molti bambini senza famiglia e in difficoltà. Inoltre, dopo l’importante esperienza fatta con la città di Dubai lo scorso anno, l’evento torna negli Emirati Arabi Uniti, con rilevanti novità e con l’intento di continuare a sviluppare sinergie per intercettare turismo internazionale d’eccellenza. Per questo collegamento, collaboreranno la Camera di Commercio Italiana ivi operante dal 1999, l’Irc - International Restaurant Consulting e il “Billionaire Mansion Dubai” locale di proprietà di Flavio Briatore che si trova al Taj Hotel di Dubai Business Bay. I proventi là ricavati verranno devoluti a un ente benefico attivo nella metropoli degli Emirati. Inoltre quest’anno, grazie alla consolidata collaborazione tra la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e la Regione Basilicata, i conduttori si collegheranno anche con la città di Matera, patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco, terra di passaggio di grandi civiltà, di-

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territorio venuta emblema della sintesi tra arte, economia e ambiente nonché “Capitale Europea della Cultura 2019”, a pochi giorni dall’inizio dell’evento che la trasformerà per un anno in vetrina europea ed internazionale. In sala a Grinzane, a condurre l’Asta 2018 sarà la presentatrice televisiva Caterina Balivo, già volto noto di importanti trasmissioni Rai. Ad affiancarla, l’“amico dell’Asta” Enzo Iacchetti, attore comico e presentatore, attualmente impegnato nell’edizione 2018 di “Striscia la Notizia”, il tg satirico di Canale 5.Non mancheranno sorprese tra gli ospiti dell’evento. Ogni edizione dell’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba celebra i migliori chef del mondo e la loro maestria nell’impiego del pregiato fungo. Quest’anno il riconoscimento di “Ambasciatore del Tartufo Bianco d’Alba nel Mondo” andrà a Enrico Cerea, primogenito di Bruna e Vittorio, famiglia marchio d’eccellenza internazionale della ristorazione e dell’accoglienza. Con i quattro fratelli e la mamma, nel ristorante “Da Vittorio” tre stelle Michelin a Brusaporto ad un passo da Bergamo, si sviluppa il concetto di “Tradizione lombarda e genio creativo” rappresentativo dello stile della famiglia Cerea. Il ricavato complessivo dell’edizione 2017 dell’Asta mondiale è stato di 370.000 euro. A Hong Kong è stato devoluto all’Istituto Mother’s Choice per i bimbi orfani e le giovani mamme in difficoltà, mentre quanto raccolto a Grinzane è stato destinato in parte alla Fondazione Nuovo Ospedale Alba Bra Onlus. Il lotto finale del peso complessivo di 850 grammi, è stato conquistato dalla platea cinese dal finanziere Eugene Fung di Hong Kong in diretta con gli Emirati Arabi e le Langhe, per la ragguardevole cifra di 75.000 euro.

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Ed ora sentiamo i pareri degli esperti, Tomaso Zanoletti, presidente dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour: «L’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba si conferma evento eccezionalmente longevo e interessante, cruciale per la promozione del territorio. Attraverso i collegamenti internazionali si propone un messaggio dell’eccellenza che contraddistingue l’unicità di Alba, delle Langhe e del Roero e si incentivano importanti azioni di solidarietà». Liliana Allena, presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba dice: «La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba si svolge “Tra terra e luna”. Il tema di questa 88a edizione sottolinea l’importanza delle fasi lunari nel percorso di cerca del tartufo ed è quindi grazie alla luna se questa si rivela come una delle migliori annate per il nostro Tuber magantum Pico. L’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba è per noi un appuntamento imprescindibile, un’occasione che lega l’eccellenza alla beneficenza e che, come la nostra Fiera, parte da queste colline per presentare a livello internazionale il miglior prodotto della nostra terra». Il punto di vista di Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani: «Barolo, Barbaresco e Tartufo Bianco d’Alba: tre alleati che portano nel mondo il nome della Langa e del Piemonte, il paesaggio e i nostri vigneti Patrimonio dell’Unesco. Con l’Asta Mondiale, inizia idealmente una stagione internazionale importante che ci accompagnerà fino a Grandi Langhe 2019, evento del Consorzio in programma il 28 e 29 gennaio. L’ambizione è di portare ad Alba centinaia di buyer, giornalisti e operatori del settore vino da tutto il mondo». Commenta anche Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo: «Una stagione più propizia dello scorso anno dovrebbe consentire di mettere all’Asta esemplari grandi e di ottima qualità. L’Asta continua ad essere un importante evento benefi-

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co e mediatico. Il Centro Nazionale Studi Tartufo, oltre a certificare come sempre la qualità dei tartufi mandati all’incanto nelle varie sedi, quest’anno contribuirà a formare esperti di analisi sensoriale del tartufo in Basilicata, regione che ha una piccola ma significativa produzione di tartufi e che sarà collegata tramite Matera, capitale della cultura europea 2019». Interviene anche l’assessore della Regione Piemonte alla Cultura e al Turismo Antonella Parigi: «L’Asta Mondiale conferma, attraverso questo importante appuntamento annuale, quanto il Tartufo Bianco d’Alba sia il miglior ambasciatore del nostro territorio in tutto il mondo. Il tartufo è infatti non solo un prodotto, ma un bene dal forte valore culturale frutto di tradizioni, saperi e paesaggi tramandati nei secoli: un portato forte, che è infatti anche oggetto di una candidatura Unesco nazionale. L’Asta Mondiale, che si tiene presso il Castello di Grinzane Cavour celebra tutto questo in una splendida cornice a sua volta patrimonio Unesco: un’iniziativa cruciale e di forte richiamo per la promozione del territorio, capace di mettere il Tartufo Bianco d’Alba al centro di un evento di portata mondiale». Infine Alberto Valmaggia, assessore regionale allo Sviluppo della Montagna, Foreste e Tartufi: «L’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba si conferma evento capace di promuove nel mondo un intero sistema territoriale modello di qualità. Il tartufo bianco d’Alba ha origini in luoghi simbolo di bellezza e di stili di vita autentici, dove i profili collinari, i colori d’autunno e i profumi di queste terre si tessono in una trama ricamata dalle mani dei suoi abitanti, detentori di un patrimonio identitario di cui questo prodotto è sintesi perfetta. Rivolgo i migliori auguri affinché la XIX Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba continui a promuovere i valori e la bellezza della nostra terra».

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La grande giostra della Fiera internazionale del Tartufo Bianco d'Alba Le Regioni Basilicata e Liguria ospiti speciali nelle prime due settimane Tanti turisti hanno invaso Alba nei fine settimana di ottobre, come accade ogni anno per visitare la Fiera internazionale del Tartufo bianco D'Alba, evento che ha conquistato una ribalta che supera i confini nazionali. Il centro storico della capitale delle Langhe si è colorato dei consueti colori e dei profumi che invadono le strade del centro in occasione della Fiera, ma anche un entusiasmo particolare si è aggiunto al generale clima di festa: la gioia del Borgo della Moretta che ha conquistato al Palio degli Asini una doppia vittoria: per la corsa e per la migliore rappresentazione storica. Ottima partenza per la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco D'Alba, inaugurata venerdì 5 ottobre al Teatro sociale “Giorgio Busca” di Alba alla presenza di numerose autorità e dei sindaci del territorio. Tanti sono stati i temi affrontati nel corso della serata: Il riconoscimento Unesco “Creative City of Gastronomy” conferito alla Città di Alba il 31 ottobre 2017, l’autostrada Asti-Cuneo ed il nuovo ospedale Alba – Bra. Sul palco il sindaco della città Maurizio Marello, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, l’ambasciatrice di Buona Volontà Unesco per le Città Creative Maria Francesca Merloni, l’assessore al Turismo della città di Torino Alberto Sacco, il sindaco di Carrara Francesco De Pasquale, il sindaco di Fabriano Gabriele Santarelli ed il vice sindaco di Pesaro Daniele Vimini, coordinati dal vice direttore del quotidiano “La Stampa” Luca Ubaldeschi. C'è stata anche l'occasione per ricordare le vittime del crollo del ponte Morandi di Genova del 14 agosto scorso. La cerimonia coordinata dall’assessore alla Cultura ed al Turismo di Alba Fabio Tripaldi si è aperta con gli interventi del presidente dell’Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero Luigi Barbero, del presidente della Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo Giandomenico Genta e del presidente dell’Ente Fiera del tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena.

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Nel corso dell'inaugurazione della Fiera, è stata anche distribuita, dalle graziose ragazze dell'associazione “Famija Albeisa”, in costume piemontese, la rivista ufficiale del Palio degli Asini, "Giostra delle Cento Torri", che esce ogni anno in concomitanza con il grande evento della prima domenica di ottobre, edita dalla iM.coM. sas, (la casa editrice che pubblica la rivista “Terra & Tradizione”), molto apprezzata da tutti i convenuti all'inaugurazione e dalle autorità intervenute al taglio del nastro. noltre la rivista "Giostra delle Cento Torri", giunta al 13 anno, ha una massima visibilità; oltre alla distribuzione in tutti i locali, aziende e studi, la domenica in cui si svolge la sfilata e la corsa del Palio degli Asini in piazza Cagnasso, viene posizionata all'interno dell'arena del Palio, sui posti a sedere. Tutti gli spettatori possono così ricevere le informazioni utili sullo spettacolo che si presenta in questa giornata e tutti escono alla fine della manifestazione, portandosela con sè. Anche durante il"Baccanale", manifestazione enogastronomica, che si svolge la terza domenica del mese di ottobre sulle piazze principali di Alba e che porta una notevole affluenza di visitatori, la rivista viene distribuita alle casse. Una sinergia importante fra la casa editrice iM.coM. e l'associazione “Famija Albeisa”, entrambe impegnate nella tutela e nella valorizzazione delle tradizioni locali.

www.terraetradizione.com Infatti la Famija Albeisa dal 1955, anno in cui è nata, si propone di valorizzare l'autentica cultura della città di Alba attraverso un certosino lavoro di ricerca e promozione. In questo senso è significante la gestione della chiesa di San Domenico, affidata dal 2012 all'associazione “Famija Albeisa”, forse la più bella chiesa medievale della città, che è stata restaurata con l'aiuto di molti enti ed è divenuta uno dei luoghi più ricercati per l'esposizione di mostre o anche per eventi significativi. L'associazione porta avanti anche progetti editoriali sempre dedicati alla città o iniziative di promozione presso realtà collegate con Alba. Quest'anno ha anche donato al borgo che ha vinto la corsa degli asini, uno speciale trofeo (a parte il palio) che rappresentava le torri della città di Alba. Va inoltre ricordato che sabato 6 ottobre la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba, ha incontrato la Regione Basilicata in Sala Beppe Fenoglio, uno degli ospiti della grande kermesse autunnale, che sarà presente anche all'Asta internazionale del Tartufo Bianco in programma al Castello di Grinzane. Un altro importante momento istituzionale ha visto ospite la Regione Liguria domenica 14 ottobre. Erano presenti insieme all’eurodeputato Alberto Cirio, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e promotore dell’iniziativa, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Alba Fabio Tripaldi e la presidente dell’Ente Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena. Con loro anche il sindaco di Sarzana Cristina Ponzanelli e il sindaco di Riccò del Golfo di Spezia Loris Figoli, insieme allo chef stellato ligure Flavio Costa del ristorante 21.9 di Tenuta Carretta (Piobesi d’Alba).

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Un momento storico per il

Borgo MORETTA,

a coronamento di un intenso lavoro La doppia vittoria al Palio degli Asini ha rappresentato il coronamento di un intenso lavoro svolto da parte del Borgo della Moretta, che insieme agli altri otto borghi albesi, anima le giornate legate al Palio e altri eventi folcloristici albesi. Il borgo che si trova nella zona periferica di Alba, quella che guarda verso Ricca e poi, proseguendo, verso l'Alta Langa, è una realtà associativa importante per la città che coinvolge tante persone del quartiere Moretta e che porta avanti iniziative non solo albesi, ma anche nel resto d'Italia e fuori. I colori sono del sodalizio sono l'oro e il verde, per rappresentare il grano e i campi. Il consiglio dei volontari che porta avanti le attività è di circa 20 persone, poi in occasione della sfilata si arriva anche a essere oltre 100 figuranti per una festa che è stata preparata per tutto l'anno. Come si può immaginare, il lavoro è tanto, fra la preparazione dei costumi, le coreografie per la sfilata, le ricerche per la preparazione dell'episodio da presentare al pubblico, oltre naturalmente alle attività fuori Alba. Uno dei punti di forza del Borgo, indubbiamente, è il nutrito gruppo di sbandieratori e musici, oltre 70 persone, soprattutto giovani che si esibiscono con i loro brani ed esercizi di singoli, di coppia, piccola e grande squadra, insieme ad altre esibizioni uniche. Non li si ammira solo durante il Palio dalbese, ma anche in altri eventi sparsi sul territorio italiano ed in molte città europee. È stato fondato nel 1969 ed è stato il primo gruppo di sbandieratori albese, oggi è uno dei più attivi e numerosi sul territorio. Al gruppo principale va aggiunta anche una ventina di ragazzi Juniores che fa parte della formazione più giovane e che rappresenta il futuro del del sodalizio. Sia sbandieratori che Borgo (le due realtà lavorano ovviamente insieme ma sono gruppi separati), partecipano, come già accennato a tanti evenbti in Italia e fuori. Solo quest'anno sono stati protagonisti a Dronero, Mondovì, Carmagnola, Milano, Arma di Taggia, Riese Pio X, Ternay (FR), Briancon (FR), Cannes (FR). Nel mese di luglio i

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volontari sono stati applauditi al Palio degli Asinelli di Ollolai in Sardegna, per quattro giorni. «Il nostro impegno è puramente volontario – spiega il vice presidente del gruppo degli sbandieratori e musici Andrea Silvestro –, e riceviamo grande sostegno dalla Parrocchia della Moretta. Facciamo tutto con passione, quanto si ricava dalle trasferte e dagli eventi a cui partecipiamo serve per pagare le spese di gestione delle nostre attività. Per esempio il nostro gruppo ha acquistato quest'anno sei nuovi tamburini e 10 nuove bandiere. Nel mese di novembre ci aspettano alcune esibizioni a Milano. Non ci fermiamo mai, le nostre attività hanno cadenza settimanale e in prossimità del Palio e della Fiera del Tartufo ci incontriamo quotidianamente». Quest'anno Moretta ha conquistato il settimo palio e il quarto premio sfilata della sua storia, un risultato importante per i suoi numerosi volontari.


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territorio Il presidente Bruno Silvestro, ha risposto con piacere alle nostre domande sulle attività dell'associzione:

Il Borgo Moretta ha messo a segno una storica doppietta quest'anno, come commenta questo evento?

«L'emozione è stata tanta. Tutti gli sforzi, tutti i lavori e le fatiche sono state ripagate in maniera unica, in un modo strepitoso! La gioia non è stata solo per i volontari del Borgo e per i ragazzi Sbandieratori e Musici, ma è stata per tutto il nostro quartiere. Al nostro rientro dal centro di Alba, rigorosamente sfilando e portando con gioia i nostri premi, la piazza della Moretta era colma di gente e le campane della chiesa Nostra Signora della Moretta suonavano a festa! Un mix di emozioni e gioie indescrivibile». Il Borgo è una realtà importante che conta oltre cento volontari fra borgo vero e proprio e gruppo sbandieratori e musici. Quali sono le prospettive del borgo nell'immediato futuro?

«Il nostro Borgo ed il Gruppo Sbandieratori e Musici è molto affiatato e sempre attivo. Non abbiamo mai pause durante l'anno, non ci fermiamo mai! D'altronde si dice che "chi si ferma è perduto!»

Il gruppo gira per tutta Europa, partecipando a importanti manifestazioni folcloristiche. Quasi sono gli eventi più importanti e quali le prossime date più vicine?

«Il Gruppo è molto ricercato ed apprezzato dal pubblico e dagli organizzatori degli eventi a cui partecipiamo, e questo permette un passa parola non indifferente e quindi abbiamo sempre più impegni nazionali ed all'estero. A novembre, dato che non ci fermiamo mai appunto, ci esibiremo a Milano. Non ci sono eventi più o meno importanti, sono tutte esperienze uniche, faticose ma allo stesso tempo molto gratificanti».

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Fino alla fine di novembre tanti appuntamenti con gastronomia e cultura La Fiera dopo il Palio ha conosciuto altri importanti momenti di festa, molto seguiti dai tanti turisti che in queste settimane affollano la città. Nel secondo fine settimana la città si è riempita soprattutto dei colori del “Festival della bandiera” domenica 14 ottobre che ha visto il gruppo degli Sbandieratori della città di Alba confrontarsi con altri importanti e prestigiosi gruppi di altre città italiane; inoltre il giorno prima, il 13 ottobre, è andato in scena in piazza del Duomo, lo spettacolo della Pantalera storica in costume. Nel fine settimana successivo, fra il 20 e il 21 ottobre sono tornati protagonisti soprattutto i nove borghi albesi, che hanno dato vita a due giorni di festa con il “Baccanale del Tartufo” e “Il Borgo si rievoca”. Nell'arco della serata di sabato e di tutta la giornata di domenica in vari punti del centro storico i volontari vestiti con i costumi storici hanno allestito le loro postazioni per offrire le prelibatezze della cucina tradizionale albese e del territorio, dando la possibilità a tutti di partecipare a giochi molto divertenti per tutta la famiglia. Inoltre domenica 21 ottobre alle 21 al Teatro sociale “Busca” ha avuto luogo una serata speciale dedicata a Ennio Morricone, per festeggiare i suoi 90 anni, con il flauto di Giuseppe Nova e il pianoforte di Luigi Giachino. Al grande compositore di colonne sonore per il cinema è stato assegnato il “Tartufo dell'Anno”. Il fine settimana successivo, fra il 27 e il 28 ottobre, è stato dedicato allo sport con l'Ecomaratona del Barbaresco e del Tartufo Bianco D'Alba, ma anche alla cultura, con l'inaugurazione di due mostre importanti: “Dal Nulla al sogno - Dada e Surrealismo” proposto dalla Fondazione Ferrero e “Mario Lattes dall'informale al figurativo” a cura della Fondazione Bottari Lattes a Monforte. Il lungo fine settimana di inizio novembre, fra giovedì 1 e domenica 4 sarà caratterizzato dai prodotti d'eccellenza della Provincia con “Langa e Roero in piazza... con la Granda” dalle 10 alle 19 in via Cavour e piazza del Duomo. Inoltre il 3 novembre sarà inaugurata una mostra che rende omaggio a Romano

Levi nella chiesa di San Giuseppe e che si concluderà il 2 dicembre. Domenica 11 l'attenzione si sposterà soprattutto su Grinzane per l'Asta Mondiale del tartufo bianco, giunta alla 19ª edizione presso il Castello del paese. Si tratta dell'evento glamour per eccellenza della fiera, con la presenza di tante star dello spettacolo e della cultura e il collegamento con i più prestigiosi ristoranti al mondo che si contenderanno i tartufi più pregiati a suon di euro e dollari. Il ricavato è destinato in beneficenza. Questi sono solo alcuni dei tantissimi appuntamenti in programma nel corso della Fiera internazionale albese. Sono stati tralasciati fin qui quelli fissi che non sono certo meno importanti, al contrario. Il mercato mondiale del Tartufo bianco, che offre ai turisti la garanzia di un acquisto certificato e di qualità; “Wine tasting experience”, tutti i sabati e le domeniche per far apprezzare ai visitatori nel migliore dei modi le produzioni vinicole di prestigio di Langhe, Roero e Monferrato; “Foodies moments” che invita i migliori chef stellati a confrontarsi con la cucina piemontese e soprattutto con il Tartufo bianco D'Alba; i tanti mercati, l'intrattenimento per i bambini. Il programma completo della Fiera si può consultare sul sito internet: www.fieradeltartufo.org

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Rodello Centenario

A cento anni dalla conclusione Rodello ricorda la Grande Guerra

Le lettere dal fronte raccontano la tragedia di tanti giovani mandati al macello e il comune di Rodello ricorda i suoi caduti con una serata di canti e letture. 36


territorio La Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, è stato un evento catastrofico che ha segnato in maniera indelebile la storia italiana, soprattutto quella dei nostri piccoli paesi. Il Comune di Rodello, a cento anni di distanza dalla conclusione del conflitto, avvenuta nel 1918, ricorda i suoi caduti e quei tragici fatti con una serata di canti e letture, in programma domenica 4 novembre alle 16.30. Nella storia italiana la Grande guerra rappresenta uno spartiacque, non solo dal punto di vista geopolitico, quello degli interessi delle grandi potenze e dello scacchiere europeo, ma anche e soprattutto perché ha segnato l’ingresso delle grandi masse nel palcoscenico della storia, nella maniera più tragica. Questo vale per l’Italia, ma non solo. Praticamente tutti i piccoli paesi delle nostre colline hanno una lapide, una stele o un monumento dedicato ai caduti in quella tragica guerra. Da tutta Italia, soprattutto dalle campagne migliaia di giovani vennero catapultati nelle trincee al fronte nel nord est, magari senza essersi mai mossi fino a quel momento dall’angusto ma tranquillo spazio del propio paese. In questo modo incontrarono magari per la prima volta altri giovani provenienti da regioni italiane a loro sconosciute e trovarono la morte nella maniera più assurda, in azioni militari che non portavano a nulla. Sono state davvero tante le famiglie che hanno perso un giovane congiunto in quelle circostanze, sempre madri e padri che avevano perso il proprio figlio in giovane età, una enorme tragedia che non è più stata dimenticata nei decenni successivi, anche se altre drammatiche vicende hanno caratterizzato il Novecento. In questi anni, a partire dal 2014 si sono susseguite le commemorazioni in tutta Europa per ricordare la Grande Guerra, sono stati scritti libri, pubblicati documenti, realizzati film per riportare alla memoria questa pagina della nostra storia. Quest’anno ricorre il centenario della conclusione e il Comune di Rodello ha deciso di organizzare, in occasione del 4 novembre, la giornata in cui si ricordano i caduti in guerra e che storicamente è quella che ha segnato la conclusione della Prima guerra mondiale, un incontro per fare memoria dei propri caduti nel salone polifunzionale a partire dalle 16.30. Il titolo dell’evento, organizzato anche dalla Pro loco e dalla sezione locale dell’Ana (Associazione nazionale Alpini) si intitola “Cara Lisetta ti scrivo - 1915 - 1918 Canti e lettere della Prima guerra mondiale” con la lettura di lettere scritte dai soldati al fronte per i propri cari. Anzi fatte scrivere, perché si trattava in gran parte di giovani analfabeti che non sapevano né leggere, né scrivere, ma che sentivano la necessità di comunicare con la famiglia e i propri cari; quelle lettere sono diventate i documenti più importanti su quella guerra, al di là della successione delle battaglie e dell’andirivieni del fronte. I protagonisti della giornata saranno il “Coro Stella Alpina”, diretto dal

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maestro Giuseppe Tarabra e con la partecipazione del soprano Gabriella Settimo; Alessandra Canaparo, nel ruolo di Lisetta; Gabriele Adriano e Claudio Meriggio, in quello di Giovanni; Walter Gabutti infine interpreta un lettore. I suoni saranno affidati a Riccardo Pace e i testi e la regia sono di Walter Gabutti. La giornata è organizzata in collaborazione con il Coro Stella Alpina e l’Associazione per gli Studi su Cravanzana. Il sindaco di Rodello, Franco Aledda, parla dello spirito dell’iniziativa: «Anche Rodello ha avuto molti giovani tra i 19 e 35 anni arruolati per una guerra assurda, assurda come tutte le guerre, combattere per la libertà, uccidere un proprio fratello. Il 4 Novembre festeggeremo il centenario della fine della grande guerra , per non dimenticare, per continuare a pretendere un mondo di pace e libertà, conquistata con il sacrificio di molti giovani. Numerosi i Rodellesi coinvolti nel conflitto, famiglie, mogli, sorelle, fidanzate ad attendere con speranza i loro amati, purtroppo sacrificati per una guerra irrazionale, incomprensibile e con una amara risposta: morti per la libertà. Con “Cara Lisetta ti scrivo” ritorniamo indietro nel tempo, le poesie le storie i canti ci faranno rivivere e sentire i giovani di allora, che non vivevano la loro gioventù in modo spensierato».

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Castagnole Lanze Vintrifula

Il tartufo incontra le specialità locali e i migliori vini

Vintrifula è l’ultimo dei grandi appuntamenti gastronomici di Castagnole Lanze, organizzato dalla Pro loco di San Bartolomeo per celebrare i prodotti più pregiati che può offrire il territorio in questo periodo, ovvero il tartufo e naturalmente il vino dei produttori Castagnolesi 38


territorio Un binomio capace di coinvolgere tanti buongustai per una festa sempre e comunque allegra e ricca di divertimento. Al momento in cui stampiamo non è ancora definito il programma nei minimi dettagli, i volontari della Pro loco stanno lavorando alacremente per completare il programma della giornata principale, quella di domenica 18 novembre e degli eventi collaterali. L'impegno è grande perché la manifestazione riesca, come avviene ogni anno, nel migliore dei modi, con i visitatori ad affollare il centro storico di Castagnole per apprezzare gli straordinari sapori che solo questa zona è capace di offrire, insieme ai colori e ai profumi inconfondibili dell'autunno. «Il programma principale della giornata di domenica 18 novembre non si discosterà da quello degli anni passati e avrà come teatro il centro storico castagnolese» dice Mary Scarpitta presidente della Pro loco di San Bartolomeo. I vini protagonisti della giornata autunnale saranno come di consueto quelli della “Bottega del vino” di Castagnole che riunisce i produttori del paese con l'obiettivo di valorizzare le loro migliori bottiglie. Per quanto riguarda il programma della giornata verrà chiusa al traffico via Ener Bettica, nella quale i visitatori potranno tranquillamente passeggiare e divertirsi con gli eventi previsti. «La Pro loco proporrà il tartufo, il re fra i nostri prodotti gastronomici in abbinamento con i nostri piatti: fra questi polenta e spezzatino, l'uovo e altre specialità. Naturalmente non mancherà l'animazione con artisti di strada, clown e giocolieri, per far divertire soprattutto i più piccoli. È probabile la presenta di uno o più gruppi musicali che suonino dal vivo». A questo si aggiunge la possibilità per i presenti di acquistare e portare a casa i prodotti tipici locali. «Ci sarà un mercatino con bancarelle durante Vintrifula a Castagnole, dedicate soprattutto alla vendita dei nostri prodotti locali. Sarà un mercatino interamente concentrato sulla produzione locale» dice ancora Mary Scarpitta. Potrà esserci spazio per appuntamenti gastronomici nel corso di quel fine settimana, ma in questo senso il programma non è ancora stato definito del tutto. Se Vintrifula è l'ultimo dei grandi appuntamenti con gli eventi di Castagnole Lanze, non è comunque quello che chiude il programma del 2018. Infatti la Pro loco prevede di organizzare ancora a metà dicembre (la data precisa non è stata ancora definita) una cena all'interno di una Cantina del paese. Normalmente il programma prevede accompagnamento musicale e la presenza di piatti tipici di Castagnole Lanze. Si tratta di un'ottima occasione, alla fine dell'anno per gustare i sapori della buona tavola degustando al contempo gli ottimi vini prodotti in paese. Ma i volontari della Pro loco non smettono mai di lavorare per l'organizzazione di eventi nel paese e infatti è già pronto il programma di massima delle principali manifestazioni del 2019 con le date fissate già fin d'ora. Anche il prossimo

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territorio anno il paese offrirà ai visitatori interessanti giornate e serate dedicate al divertimento e alla buona tavole. Il primo evento fissato è la festa di Carnevale nel mese di febbraio. La Pro loco di San Bartolomeo organizza una domenica all'insegna del divertimento soprattutto per i più piccoli con possibilità di mangiare panini con la salsiccia e pane e Nutella offerti dall'associazione. Nel mese di maggio torna la Festa della Barbera fra il 3 e il 5, importantissimo appuntamento per tutti gli amanti del vino e della gastronomia. Per due giorni il centro storico della cittadina si trasformerà in un enorme ristorante a cielo aperto, con degustazioni che avranno come protagonista in primo luogo la Barbera. Ogni anno la manifestazione accoglie circa 25.000 persone provenienti da tutti i paesi limitrofi e non solo. Moltissimi turisti arrivano da altre regioni italiane per

gustare il vino d'eccellenza di Castagnole. Infine non va dimenticato il Festival Contro che alla fine del mese di agosto prepara un cartellone con i migliori nomi della musica italiana, in particolare i cantautori. Infatti la Kermesse è dedicata alla musica d'impegno. «Questo evento richiede un grande impegno da parte di tutti i volontari dell'associazione, dell'amministrazione comunale e dei cittadini castagnolesi. Ad inizio anno l'associazione inizierà a lavorare sui nomi di possibili artisti per l'esibizione del 2019. Inoltre durante il Festival Contro l'ultimo lunedì del mese di agosto di svolge la fiera della nocciola; importante incontro per tutti gli amanti di questo frutto pregiato della nostra terra e i contadini piemontesi, in quanto viene stabilito il prezzo della nocciola al quintale» conclude la presidente della Pro loco Mary Scarpitta.

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Saranno impegnati in attività di manutenzione di beni pubblici

ASTI,

accordo fra comune e associazioni per

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socialmente utili dei richiedenti asilo

Venerdì 19 ottobre il Comune di Asti – in seguito all’avviso pubblico di manifestazione di interesse volta all’individuazione di una o più persone del Terzo Settore, gestori di programmi territoriali di accoglienza integrata nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (S.P.R.A.R.) - ha sottoscritto un accordo, con la Società Cooperativa Sociale Codeal e con l’associazione di promozione sociale Impo, per lo svolgimento di servizi di manutenzione suolo urbano ed extraurbano. La durata dell’accordo è di un anno, rinnovabile per uguale durata.Le attività che potranno essere svolte nell’ambito della convenzione sono queste: la potatura di siepi, il taglio di polloni, lo sfalcio di erba, raccolta rifiuti, verniciatura delle giostrine/cancellate, l’estirpo di erbacce presenti in aiuole e lungo i marciapiedi e altre di questo genere. Peculiarità dell’intesa è quella di costruire percorsi educativi di accoglienza e di integrazione a favore dei richiedenti asilo, e di permettere loro la conoscenza del contesto sociale in cui sono ospitati, attraverso le attività di volontariato dirette al raggiungimento di uno scopo sociale e non lucrativo a favore della collettività, promuovendo, nel contempo, la formazione di una coscienza della partecipazione civica. L’assessore ai Lavori Pubblici Mario Bovio ha evidenziato l’importanza di queste attività volontarie di utilità sociale da parte dei richiedenti asilo, rivolte a superare la condizione a volte di “ passività” dei migranti accolti nel territorio. L’importanza di queste collaborazioni contribuisce a dare una svolta positiva al sistema di accoglienza, valorizzando non solo le attività svolte dalle associazioni che operano in tale contesto, ma soprattutto promuovendo percorsi di integrazione dei richiedenti protezione internazionale. «Credo si tratti di un importante progetto finalizzato all’inclusione e all’integrazione – ha commentato il sindaco Maurizio Rasero –. Appartenere ad una comunità significa infatti fare anche la propria parte impegnandosi attivamente a favore della stessa. Spesso si polemizza in merito all’accoglienza dei richiedenti asilo perché viva e radicata è la sensazione, da parte di molti, che questi ragazzi ci tolgano qualcosa. Questa iniziativa evidenzia invece che con attività mirate i migranti possono mettere a servizio della cittadinanza quello che hanno: il tempo ed il desiderio di lavorare restituendo così quello che ricevono dal momento in cui sono accolti».

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Moncalvo

"Sua Maestà il Bue Grasso"

A conclusione di un autunno di buona tavola, a la 381 edizione della fiera nazionale

L’autunno è una delle stagioni migliori per visitare Moncalvo, anche perché in questo periodo sono in programma le principali manifestazioni del paese Monferrino, eventi tradizionali apprezzati da tutti i buongustai, poiché esaltano le specialità gastronomiche del territorio ormai da decenni. La conclusione di questo percorso è affidata fra il 1° e il 9 dicembre alla Fiera nazionale Sua Maestà il Bue grasso e Sagra del bollito, che vanta secoli di storia, essendo giunta alla 381ª edizione. 42


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La 381ª edizione della Fiera nazionale Sua Maestà il Bue grasso e Sagra del bollito, è stata preceduta dalla Fiera del Tartufo che esalta il fungo ipogeo apprezzato in tutto il mondo fra il 20 e il 27 ottobre. Ha celebrato uno dei prodotti principe della zona, famoso in tutto il mondo fin dall'antichità. Infatti su un documento del 1594, ritrovato nell’archivio storico comunale si citano le trifole: una fattura di pagamento per il trasporto nella quale ne sono menzionate ben otto libre, ovvero quattro chili. Il committente della spedizione doveva essere decisamente facoltoso. Oggi questa nota storica è ospitata dal ristorante Barbetta di New York. I due fine settimana di ottobre, fra il 20 e il 28, permettono ai buongustai di apprezzare la cucina a base di tartufo e di valorizzare i pezzi più pregiati. Nel mese di novembre si alternano le serate gastronomiche proposte da 15 ristoranti di Moncalvo all'interno della 33ª “Rassegna di Cucina piemontese del Tartufo” naturalmente a tema con i piatti e i vini di stagione. Si tratta per certi versi di un filo rosso che collega i due principali eventi di Moncalvo, quasi per non interrompere l'abitudine alla buona tavola nelle lunghe serate autunnali. La prima cena è in programma il 2 novembre e tutti i fine settimana ci saranno appuntamenti gastronomici; l’ultima è prevista il 24, una lunga rassegna che porta i buongustai vicino all’apertura della Fiera dedicata alla carne di qualità. Infatti prenderà il via il 1° dicembre, per concludersi il giorno 9, la 381ª Fiera

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nazionale “Sua maestà il bue grasso e Sagra del Bollito”, organizzata dalla Città

di Moncalvo e dalla Pro loco. La giornata clou è quella del 5 dicembre, ma sono numerosi gli eventi collaterali nel corso della lunga settimana. Si tratta di una delle rassegne zootecniche più importanti in Italia. Un evento che esalta uno dei piatti piemontesi più celebri, il bollito, vero protagonista della tavola invernale. Ogni anno un centinaio di addetti ai lavori e migliaia di visitatori affollano gli antichi portici del Castello Gonzaga per rendere omaggio ai migliori capi. Dai vitelloni della coscia con gobba (i “fassoni”), ai manzi, fino ai buoi grassi, i famosi “giganti bianchi” di oltre 10 quintali,

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territorio che rappresentano l’eccellenza della Razza Bovina Piemontese. Uno degli appuntamenti più attesi è la sfilata nell’anello centrale della piazza, nel quale i buoi si contendono l’ambito “Gran Premio Città di Moncalvo”, sotto l’occhio critico di una giuria di esperti allevatori e veterinari. Nel periodo di fiera, nei migliori ristoranti della zona, fra il 1 e il 9 dicembre saranno serviti i tagli più pregiati di di manzo e bue all'interno della Rassegna gastronomica. Un menu per la manifestazione è anche proposto dalla Pro loco per tutta la sua durata al prezzo di 25 euro.

Inoltre sotto il Palatenda riscaldato di piazza Carlo Alberto domenica 2 Dicembre, a partire dalle 12.30 ci sarà il Pranzo della Sagra del Bollito e del Bue grasso (per prenotazioni 388/6466361); lo stesso giorno “Stalle e cantine aperte”, visite guidate e

degustazioni di prodotti tipici con partenza da piazza Carlo Alberto al mattino, dalle 10 alle 11.30. Sempre domenica ci sarà la possibilità di visitare tre importanti chiese del territorio di Moncalvo, particolarmente belle soprattutto per la presenza, fra le altre opere, di quelle di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo e di sua figlia, Orsola Caccia. Le chiese sono quella di San Francesco, adiacente al museo parrocchiale “Sacrestia aperta di Moncalvo”, quella di Sant'Antonio da Padova e il Santuario di Santa Teresa di Calcutta, a cura dell'associazione “Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e Orsola Caccia”. Il celebre pittore ha trascorso buona parte della sua vita nel paese monferrino, pur essendo nato a Montabone, ed è considerato uno degli artisti più importanti del periodo della Controriforma, tanto che qualcuno lo ha definito “Il Raffaello del Monferrato”. Sua figlia Orsola Maddalena Caccia è entrata in convento fin da giovane e qui ha svolto la sua attività di pittrice, caso molto raro nel XVI e XVII secolo, periodo in cui quest'arte era praticata soprattutto dagli uomini. Quest'anno ricorre il 450° anniversario della nascita di Guglielmo Caccia e la giornata del 2 dicembre può essere una buona occasione per conoscere da vicino l'arte dei due importanti artisti monferrini. Fra gli appuntamenti attesi del ricco programma lunedì 3 Dicembre alle ore 9 la “Fattoria didattica” per i bambini in collaborazione con l'Istituto comprensivo, un modo originale per far conoscere ai piccoli il territorio e la filiera

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territorio che porta alle produzioni d’eccellenza. Mercoledì 5 dicembre, il giorno più atteso con la rassegna zootecnica e tutti i passaggi ad essa collegati, sotto gli antichi portici di piazza Carlo Alberto. A partire dalle sette e trenta, è fissata l'apertura, con le iscrizioni e l'esposizione dei capi bovini; alle ore otto ci sarà la distribuzione della tradizionale scodella di brodo trippa e ceci; alle nove e trenta si chiudono le iscrizioni con l'inizio dei lavori della giuria e la valutazione di alcune categorie direttamente sul ring “buoi e manzi”; alle dieci per le vie del centro storico “La natività secondo l'asina e altre fiabe” con Claudio Zanotto e Geraldina La Sommaire. Dalle dieci e trenta sotto gli antichi portici un altro atteso appuntamento della giornata: la Stima del peso, al vincitore un cesto di prodotti tipici; alle undici l'apertura straordinaria del museo civico e a mezzogiorno l'attesa premiazione con la distribuzione delle gualdrappe ai migliori capi. Questi poi sfileranno per un omaggio che tutti gli intervenuti alla fiera rendono con entusiasmo. La giornata è caratterizzata dalla Fiera agricola in piazza Carlo Alberto e dal mercatino enogastronomico in piazza Garibaldi. Inoltre sia il 5 che la giornata dell'8 dicembre chi lo desidera può anche pranzare self service a partire dalle undici con la proposta della Pro loco “Buji tut al di” con distribuzione continua di bollito misto al prezzo di 12 euro. Sabato 8 dicembre infatti è prevista un altra data dedicata alla buona tavola. Si tratta della “Giornata dell'olio” grazie alla 14ª rassegna “Mostra oleicola del Piemonte” presso la Bottega del vino in piazza Castello con la presentazione e degustazione della nuova produzione (campagna olearia 2018/2019) degli oli extra vergine di oliva piemontesi a cura di Paolo Fasolo assaggiatore di olio di oliva formatosi presso la “Onaoo”. Inoltre dalle sedici e trenta è in programma un importante convegno-degustazione intitolato “Le

www.terraetradizione.com Il sindaco di Moncalvo Aldo Fara ci parla della Fiera “Sua maestà il bue grasso e Sagra del Bollito” di inizio dicembre e delle specialità gastronomiche di Moncalvo: «La Fiera nazionale Sua maestà il Bue Grasso non ha certo bisogno di presentazioni. Ogni anno è un punto di riferimento per tutti coloro che amano la carne e per gli addetti ai lavori. I macellai di Moncalvo e quelli provenienti da tutto il nord Italia si danno appuntamento in occasione della nostra fiera perché qui si possono trovare i capi da cui nasceranno tagli molto pregiati. I premi consegnati in quest'occasione sono motivo di vanto e orgoglio per gli allevatori vincitori e per coloro che ne rivenderanno la carne, a conferma che il nostro lavoro premia la qualità delle produzioni del territorio piemontese. Da non perdere anche le proposte dei nostri mercati gastronomici. Nel corso degli anni abbiamo lavorato molto perché gli espositori siano selezionati ed offrano davvero specialità di alto livello, non si tratta di prodotti qualsiasi. Vi si possono trovare le tipicità del Monferrato, ma anche di altre zone, sempre comunque all'insegna della qualità». Per maggiori informazioni sulla Fiera nazionale dedicata al Bue Grasso e Sagra del Bollito consultare la pagina internet www.prolocomoncalvo.it/fiera-del-bue-grasso

nobili proteine della carne” a cura dell’Ordine dei veterinari di Asti in collaborazione con il Consorzio Colline Monferrato Casalese.

Infine una novità di quest’anno è il grande pranzo di chiusura della fiera in programma domenica 9 dicembre sotto il Palatenda riscaldato in piazza Carlo Alberto, a cura della Pro loco.

Per informazioni e prenotazioni info@prolocomoncalvo.it

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territorio

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Lo spazio "ALBA TRUFFLE BIMBI" promuove stili di vita sani Prevenzione dell'obesità infantile Alba Truffle Bimbi è lo spazio che la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco D'Alba dedica ai bambini, con giochi e animazione in tema con la grande manifestazione albese. Questo spazio ricreativo può diventare anche l'occasione per fare discorsi un po' più seri, dedicati ai bambini, sempre in modo divertente. E' quanto accaduto sabato 20 ottobre nel Palazzo Mostre e Congressi “G. Morra” di Alba. È stata presentata la campagna sulla prevenzione dell’obesità infantile “Dai il giusto peso al suo stile di vita: bimbingamba si diventa!”, a cura della Compagnia di San Paolo, nell’ambito del “Programma ZeroSei” destinato ai bambini. All’interno dello spazio ludico-didattico, il professor Gianni Bona referente scientifico, insieme ad un team di animatori, ha spiegato a grandi e piccini la coreografia della mascotte “Daidai”. All’evento ha partecipato anche l’Amministrazione comunale di Alba con il vice sindaco e assessore alle Politiche Familiari e Sociali Elena Di Liddo. «Ringrazio la Compagnia di San Paolo per aver portato ad Alba il loro interessante progetto – ha dichiarato la vice sindaco –. Lo spazio Alba Truffle Bimbi è un luogo in cui i bambini, attraverso il gioco, imparano l’importanza del vivere sano attraverso la buona cucina e la tutela del territorio. Invito tutti a partecipare al prossimo appuntamento». Il prossimo evento con l’animazione della mascotte “Daidai” è atteso per sabato 10 novembre alle ore 17, nel Palazzo Mostre e Congressi, sempre all’interno di “Alba Truffle Bimbi”. “Dai il giusto peso al suo stile di vita: bimbingamba si diventa!” condotta su base regionale e di durata semestrale, si dispiega attraverso molteplici azioni: il sito internet: www.bimbingambazerosei.it permette di reperire consigli utili legati a un corretto stile di vita e a una sana alimentazione e presenta la mappa delle strutture sanitarie dove trovare assistenza. L’obesità infantile rappresenta un serio problema sanitario ma anche e, soprattutto, sociale. I dati della rilevazione 2016 di “Okkio alla Salute” (sistema di sorveglianza su sovrappeso e obesità nei bambini della scuola primaria promosso dal Ministero

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della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità) riportano che all’età di 8-9 anni circa il 21% dei bambini italiani è in sovrappeso e il 9,3% obeso. I dati delle regioni del Nord Italia e del Piemonte in particolare (obesità 6%; sovrappeso 18,4%), seppure migliori della media, non sono comunque rassicuranti. Un dato interessante riguarda l’errata percezione che i genitori hanno del peso dei loro figli: il 37% delle madri di bambini obesi o in sovrappeso ritiene, infatti, che il proprio figlio sia sotto-normopeso. Il programma “ZeroSei” della Compagnia di San Paolo si propone di potenziare la diffusione della cultura della prima infanzia a livello regionale stimolando pratiche e politiche per l’educazione e la cura dei bambini, per realizzare un cambiamento sul territorio coinvolto, non solo in termini di incremento di offerta e servizi, quanto, piuttosto, nella capacità della comunità di attivarsi, di proporre risposte integrate ed efficaci. Investire nei primissimi anni di vita risulta efficace e positivo sotto ogni punto di vista perché significa limitare o eliminare anche potenziali problemi che possano insorgere negli anni a venire. La Regione Piemonte ha coinvolto nel progetto le aziende sanitarie che a loro volta hanno il compito di sensibilizzare i pediatri di libera scelta ed i consultori nel coinvolgimento delle famiglie con l’obiettivo finale di promuovere stili di vita corretti fin dall’infanzia.


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