Terra e Tradizione - Maggio 2020

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Casa Editrice iM.coM. sas - ALBA (CN) - www.im-com.it - www.terraetradizione.com - SFOGLIALA SUL SITO WWW.TERRAETRADIZIONE.COM - DECIMO ANNO - MAGGIO 2020

ANNO 10° - MAGGIO 2020

2T Periodico di Alba e Provincia 2T - Bimestrale di ALBA, ASTI-eAsti provincia

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"COME ERAVAMO": la nuova rassegna di IMMAGINI dal PASSATO

GIOVANNI MONCHIERO: come ho affrontato il VIRUS

Dalla REGIONE AIUTI per la crisi

CASTAGNOLE delle LANZE

10 anni per "Adotta un filare"

RODELLO ARTE, sbarca su internet

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Nuovo capitolo nella lunga storia dell'Autocarrozzeria RIVETTI E MARCON che si è trasferita a RICCA d'ALBA in una sede moderna e all'AVANGUARDIA

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Cinquantatre anni di vita per un'azienda sono tanti, indicano la reale capacità e serietà degli imprenditori, dei dipendenti, degli operai e di tutti coloro che contribuiscono al lavoro quotidiano per renderla seria ed affidabile. Stiamo parlando dell'autocarrozzeria Rivetti e Marcon, fondata ad Alba da Giulio Rivetti e Armando Marcon nel lontano 1967 (per la precisione il 1°marzo). Si tratta di un nome storico nella capitale delle Langhe per quanto riguarda l'assistenza agli automobilisti. La sede storica della carrozzeria, pur non essenda stata la prima sede, quella riconosciuta come punto di riferimento dalla metà degli anni ‘70, è stata sino a fine 2019, in strada Profonda ad Alba. L'attività di assistenza per tutti gli automezzi, ha mantenuto un alto livello di serietà e professionalità nel tempo, fidelizzando i clienti che si sono sempre più spesso affidati alle mani sapienti dei titolari. Quasi 20 anni fa, nel 2001, quando è giunto il momento per i due fondatori di andare in pensione, i tre operai che già vi lavoravano da tempo, hanno deciso di rilevarla, di raccogliere il testimone. La loro gestione è proseguita fino al 2014, quando Enrico Poggio, figlio di uno di quei tre solerti operai, grande lavoratore che dal 2006 aveva acquisito le malizie della professione, decise di rilevare le quote degli altri due soci, per una gestione familiare che tuttora persiste. Oggi la proprietà ha deciso un salto importante, una svolta nella storia aziendale. A partire dall'inizio del 2020, e più precisamente dal 3 febbraio, l'autocarrozzeria si è trasferita dalla storica sede, in una nuova, sulla strada che collega Alba con frazione Ricca, nel Comune di Diano, in via Alba-Cortemilia 64. Qui lo staff in un capannone attrezzatissimo di 650 metri quadri, grande quasi il doppio della precedente sede, può comodamente esprimere le nuove tecnologie, e fornire servizi sempre più efficienti, attraverso i nuovi macchinari e gli aggiornamenti costanti per offrire ai suoi clienti, un servizio sempre migliore. «Abbiamo operato un profondo rinnovamento negli impianti, nelle attrezzature e negli uffici e siamo pronti a fornire i nostri servizi tecnologici e innovativi» afferma Enrico Poggio. Non è un caso che l'autocarrozzeria Rivetti e Marcon, sia convenzionata con tante e autorevoli compagnie assicurative, grazie alle quali i clienti si affidano con sicurezza e fiducia. «Garantiamo l'auto sostitutiva in caso di necessità per i clienti costretti a lasciarci la loro, inoltre in caso di sinistri ci occupiamo anche di tutta la parte burocratica.Forniamo un servizio di pulizia insieme a quello di riparazione, chi ci lascia il suo automezzo lo riottiene in ordine sotto tutti gli aspetti», prosegue Enrico Poggio.

L'aggiornamento del lavoro nell'officina non riguarda solo i macchinari rinnovati. Gli operatori si aggiornano continuamente per tenere il passo dell'evoluzione sempre più veloce del mondo delle automobili. Così i tecnici sono pronti a lavorare anche sulle auto elettriche e ibride, che rappresentano il futuro, nemmeno molto remoto, della mobilità sulle nostre strade. La storia over 50 dell'autocarrozzeria Rivetti e Marcon continua il suo percorso e vi aspetta nei nuovi locali di

frazione Ricca, a Diano d’Alba, in via Alba-Cortemilia 64, tel. 0173 441384 rivetti.marcon@tiscali.it

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Save the Truffle, progetto per le piante TARTUFIGENE E ci mancava anche il virus...regale di L. Oggero L’infinito, perfezione o imperfezione? di Diego De Finis La strada facile della paura di Cesare Torta AdMaiora, per una didattica a distanza, di qualità Ora in etichetta, arriva anche l’origine! di Laura Icardi

TERRITORIO

sommario

2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

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I Vigili del Fuoco di Cuneo Lo scontrino elettronico, passaggio delicato per le aziende Bonus Piemonte contributi per le imprese in difficoltà I birilli di Farigliano, un gioco praticato solo dalle donne Come Eravamo – Immagini del passato del nostro territorio Asti Coordinamento provinciale sui problemi dell’agricoltura Infortuni sul lavoro in agricoltura in calo, ma ne restano ancora tanti Contro la Cimice asiatica si utilizzano le Vespe samurai Castagnole delle Lanze: la Barbera, sinonimo di solidarietà Luca Sensibile, nuovo presidente della Giostra delle Cento Torri Rodello, va on line la mostra di Arte sacra contemporanea

PAG.18-20 L’INTERVISTA

“Giovanni Monchiero: la mia esperienza alla guida di un ospedale Covid” Per la vs. PUBBLICITA’ contattate ESCLUSIVAMENTE la iM.coM. S.a.s. di ALBA - V. U. Sacco 4/b Tel. 0173 290797 - 0173 061803 - 328 4175338

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Save the Truffle,

un progetto per la protezione e diffusione delle piante tartufigene

Carlo Marenda

“Save the Truffle”, in Italiano “Salviamo il Tartufo”, nasce nell’autunno del 2015 grazie all’idea comune del trifulau Carlo Marenda e del naturalista Edmondo Bonelli. Il progetto si occupa concretamente delle tematiche ambientali e didattiche legate al Tartufo, in un momento storico e culturale in cui la salvaguardia e tutela dell’ambiente è di primaria importanza, a maggior ragione in un territorio come il nostro, divenuto nel 2014, Patrimonio dell’Unesco e dove il tartufo rappresenta Cultura e Tradizione. Carlo Marenda, di professione, progettista nella vita di tutti i giorni, è anche un giovane trifulau con una storia da raccontare: tre cani da Tartufo, ricevuti in eredità da un anziano cercatore, Giuseppe Giamesio di Roddi, che oltre alla passione, gli ha trasmesso l’interesse per la cura dei boschi a vocazione tartufigena e l’importanza di effettuare le piantumazioni di nuovi alberi. Edmondo Bonelli, è invece un consulente in campo ambientale (viticoltura e corilicoltura), che porta avanti in modo autonomo studi a carattere scientifico sul tartufo. Inoltre è un esperto nella ricerca dei fossili (a lui sono attribuiti il ritrovamento della Balenottera nel Tanaro e del Mastodonte di Verduno) e nell’analisi delle caratteristiche dei suoli delle Langhe e del Roero. I due giovani, credono fortemente nello sviluppo di una piccola economica-circolare legata al Tartufo: attraverso i servizi offerti, una percentuale del 20% viene reinvestita esclusivamente in campo ambientale, principalmente nella piantu-

mazione di piante a vocazione tartufigena. Un gesto concreto, verso l’ambiente ma soprattutto verso il futuro, considerando che molto spesso i boschi vengono abbandonati o abbattuti per far spazio ad altre coltivazioni. Di fondamentale importanza è il dialogo con le istituzioni locali che si occupano del Tartufo (Centro Nazionale Studi sul Tartufo, Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba), il dialogo con i trifulau, il dialogo con le poche associazioni di cercatori di tartufo presenti sul Territorio che operano esclusivamente con finalità ambientali e per ultimo quello con i proprietari dei Boschi. Altrettanto importante è il confronto con enti pubblici: la Regione Piemonte deve garantire gli indennizzi per le piante tartufigene mentre i Comuni, oltre a regolamenti dedicati e mirati alla protezione delle piante, dovrebbero prevedere piani di piantumazioni e lezioni didattiche nelle scuole primarie e secondarie. Ci piace ricordare anche che in Italia abbiamo una legge Nr.10 del 14 Gennaio 2013 che prevede la messa a dimora di un albero per ogni bimbo nato: sarebbe bello che nei comuni delle Langhe del Monferrato e del Roero, in occasione della giornata mondiale dell’Albero del 21 Novembre, si mettessero a dimora piante tartufigene, come Tigli, Querce e Carpini, ideali per il verde pubblico e giardini. “Save the Truffle” è una vera, tangibile, seria occasione per agire e mantenere gli ambienti naturali nelle nostre colline : conservare le tartufaie significa difendere ecosistemi ad elevatissima biodiversità, in un territorio unico al mondo.

“Save the Truffle” per info: Cell. 333 2570927 - info@savethetruffle.com

Edmondo Bonelli

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Ma quanto è strana la vita?

Riflessioni sulla quotidianitĂ ai tempi del Covid19 6


“E ora che abbiamo scoperto di essere tutti uguali…”. Questa frase, pronunciata più o meno così da un bambino in una pubblicità televisiva di una nota assicurazione, è stata di ispirazione per il mio editoriale di questo numero. E la prima domanda che mi sorge spontanea, per dirla alla Gigi Marzullo, è la seguente: ci voleva una pandemia per capire che siamo tutti uguali? La risposta rasenta ragionamenti filosofici, io mi limiterò a capire in che senso possiamo essere tutti uguali. A parte che dovremmo esserlo a priori tutti uguali, ma questo è un altro tema che aprirebbe un dibattito infinito… Sicuramente in questi mesi in cui abbiamo imparato a dire o sentiamo praticamente tutti i giorni Covid19, una parola nuova, che non suona neanche tanto bene, nella sua freddezza e scientificità, siamo diventati tutti uguali, perché i destini individuali sembrano essere diventati uno solo. Il mondo sta vivendo in modo praticamente uguale, come in una nebbia che lascia poco spazio agli spiragli di luce (nelle ultime settimane la luce sembra più forte, finalmente…). Siamo come ovattati nella nostra quotidianità, caratterizzata dalle “limitazioni” a quella libertà, a volte forse eccessiva, alla quale eravamo abituati, dettata da ritmi frenetici (troppo), sempre alla ricerca di qualcosa in più che ci rendeva disuguali, aggiungerei… E così scopriamo che è proprio vero che noi italiani siamo tutti abili pizzaioli: per settimane in molti supermercati c’è stata la “ricerca del lievito perduto”, degna di un film di Indiana Jones, oppure siamo diventati tutti

attenti al fisico, con la ginnastica a casa. Questi due aspetti, divertenti e che strappano un sorriso, non sono gli unici che ci rendono uguali: vedere code interminabili (soprattutto le prime settimane di contagio) davanti ai supermercati, agli ospedali, o alle poche attività aperte, mi ha fatto venire in mente l’ordine e la disciplina della società cinese. Sì, proprio la Cina, dove, a tanto rigore, si contrappongono situazioni al limite. E proprio da questa Nazione è iniziato tutto (come altre volte in passato), ma qualcosa è andato diciamo storto, ed ora siamo qui, tutti uguali, a combattere contro il Coronavirus (altro nome che suona di beffa: un virus come fa ad essere regale nella sua morfologia…). Un nemico comune che ci rende tutti uguali. Ed in questo caso l’uguaglianza non è mai stata così chiara. Questa mia ultima riflessione non è una critica al popolo cinese, perché è la natura a decidere dove colpire, ma una constatazione quasi sarcastica sul fatto che purtroppo ultimamente i virus sembrano diffondersi in specifiche situazioni ambientali (inquinamento, sfruttamento della terra…). La natura ci sta lanciando segnali? Credo che l’abbia sempre fatto da quando l’uomo ha la facoltà di intendere che l’ambiente è l’unico habitat in cui può vivere, e di volere preservare la Terra che, ahimè, è l’unico pianeta abitabile del nostro sistema solare. E prima di guardare ad altri corpi celesti abitabili, cerchiamo di arrivarci: tutti uguali e, soprattutto, il più sani possibile!

A cura del Direttore Livio Oggero

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L’infinito: perfezione o imperfezione Diatriba fra gli antichi e i moderni

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Anche l’Infinito è uno di quei temi su cui inevitabilmente la filosofia si è concentrata. Il concetto di non finito, di qualcosa che non è compiuto e che dunque per certi versi è anche difficile da immaginare, non può che attrarre coloro che ragionano sull’assoluto. Noi occidentali odierni in realtà con l’infinito abbiamo già una certa abitudine. Infatti anche se ci appare impensabile concettualmente non possiamo non considerare Dio infinito, chi ovviamente crede nella sua esistenza. Se il mondo in cui viviamo è finito, per opposizione Dio non può che essere infinito, poggiandosi su questo concetto Anselmo D’Aosta aveva elaborato la sua prova logica della sua esistenza, che i critici però hanno squalificato in quanto, appunto, solo logica (se Dio è infinito, allora non può mancargli il fondamentale carattere dell’esistenza). I progenitori della filosofia, gli antichi Greci, invece, avevano timore dell’infinito. Certamente per loro aveva un connotato negativo. L’infinito era in realtà non finito, ovvero non concluso, anche non perfetto. Pitagora, filosofo e fondatore di una celebre corrente filosofica, sembra lo temesse. Infatti, insigne matematico, considerava i numeri come la base di ogni cosa, fonte di armonia ed equilibrio. Ma questa è data solo in presenza di rapporti finiti, misurati e misurabili. Ciò che non è finito non può essere considerato bello, armonico o compiuto. E’ significativo che l’essere perfetto per Parmenide fosse una sfera. E anche se Platone e Aristotele non hanno parlato in maniera significativa di questo tema, le divinità da loro immaginate non sono esseri infiniti: per Platone è sostanzialmente un grande architetto, per Aristotele il motore immobile, colui da cui tutto prende vita, ma sostanzialmente un essere impersonale, il pensiero che pensa se stesso. Con l’arrivo del Cristianesimo, come detto, si introduce l’immagine di un Dio infinito, dunque incommensurabile, non misurabile. Nel medioevo si può sottolineare la teoria di un filosofo che già guardava verso il rinascimento, Nicola Cusano. Nella sua filosofia Dio è in tutto anche negli opposti. La coincidenza degli opposti implica che infinito e finito si incontrino e questo avviene nell’uomo. Com’è possibile. L’uomo è limitato,

non potrà mai avere una conoscenza paragonabile a quella di Dio, ma infinita è la sua potenzialità di accrescere questa conoscenza: non ci sono limiti al suo progresso. La svolta sul concetto di infinito in epoca moderna arriva da Giordano Bruno, filosofo di Nola morto sul rogo nella piazza di Campo dei Fiori a Roma nel 1600. Il suo processo e condanna gli hanno dato grande notorietà, è diventato simbolo del libero pensiero oppresso dal sistema dominante del Cattolicesimo, alcuni lo hanno definito anche ateo, ma Bruno forse ha richiamato il pensiero cristiano a una maggiore coerenza. Infatti la tesi accettata dalla chiesa (e imposta allora come dogma) era quella della terra al centro di un universo chiuso, fisso, regolato da meccanismi di movimento simili a quelli di un enorme orologio, era la visione di Tommaso D’Aquino, che aveva ripreso le teorie di Aristotele. Bruno molto coerentemente sosteneva che se Dio è infinito non può che aver creato un universo infinito, nel quale è in tutte le cose. In sostanza l’universo coincide con Dio stesso che però si trova infinitamente e totalmente in ogni sua parte. Una visione che lo esaltava a tal punto da suscitargli “eroici furori”. Con l’affermazione infine della scienza, la questione dell’infinità dell’universo si è spostata verso la scienza (e la fantascienza). Paradossalmente l’idea della sua infinità si è un po’ complicata, grazie alla teoria della Relatività di Einstein che ha introdotto il fattore tempo all’interno dello spazio. Così fra fisici e matematici si dibatte se l’infinito sia come ce lo immaginiamo (se mai sia possibile) oppure un po’ diverso, uno spazio in continua espansione ma per certi versi “curvo” a tal punto che alcuni ipotizzano che lanciando un oggetto da un punto, questo prima o poi tornerebbe alla partenza. Così alla filosofia è rimasta come sempre quello spunto intuitivo in più, per farla andare oltre. Ad esempio l’attivista socialista francese Blanqui, ipotizzava che l’esistenza di dimensioni parallele infinite: “Quello che io ho scritto in questo momento nella mia cella, l’ho scritto e lo scriverò per l’eternità, sullo stesso tavolo, con la stessa penna, vestito degli stessi abiti, in circostanze uguali”. Immagini note agli appassionati di fantascienza e anche di fantasy.

A cura del Caporedattore Diego De Finis

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La strada facile della paura Le persone in preda alla paura, sono piĂš facili da manipolare 10


Siamo arrivati fin qui dopo aver passato periodi bui, periodi di grandi sofferenze macchiati dalle guerre, rivoluzioni sanguinarie e rivoluzioni culturali, lotte per la conquista di diritti sociali e lotte politiche e sindacali per redistribuire il reddito in maniera più equa. Ebbene, dopo tanta fatica e sacrifici di intere generazioni siamo ancora qui ad assistere a metodi per la conquista del consenso popolare e del potere che si basano su meccanismi molto semplici e spudorati per la loro perfida e ingannevole efficacia. Uno di questi, utilizzato a piene mani di questi tempi, è la paura. Paura del diverso che ci invade, paura dei poteri occulti che abitano sempre lontano da noi ma che tramano congiure le più efferate per indebolirci ed assoggettarci economicamente e culturalmente (la più temuta è la conversione religiosa forzata a credi barbari), paura del virus cinese, ovviamente sfuggito di mano ai laboratori segreti che lo stavano preparando per distruggere i nemici ed invadere il mondo. Importante e necessaria precisazione: il pericolo di essere contagiati da un virus che si espande molto velocemente in tutto il mondo è ovviamente un pericolo reale e quindi le cautele e tutte le precauzioni possibili sono doverose come lo sono tutte le cautele che con razionalità prendiamo tutti i giorni per affrontare i pericoli della vita quotidiana. La cautela è il giusto atteggiamento da tenere, la paura, con la sua componente emotiva, è da maneggiare con cura e da tenere sotto controllo. Anche perché la persona impaurita tende a sentirsi inadeguata ad affrontare ostacoli più grandi di lei

e quindi è più propensa ad accettare la protezione di chi si presenta come “l’uomo forte” di turno che risolverà tutti i problemi al posto suo. Ebbene, non ci crederete, ma questo banale meccanismo funziona ancora. Non è importante se e quanto sia reale e grave il problema individuato, l’importante è che susciti paura. Peccato che non facciano paura a nessuno le api che muoiono a migliaia a causa dei pesticidi utilizzati in agricoltura (provocando gravissimi problemi all’intero sistema agro alimentare), non facciano paura gli evasori fiscali che rubano risorse alla collettività, non facciano paura le centinaia di migliaia di giovani che sono costretti ad emigrare all’estero per trovare condizioni accettabili di lavoro e gli interi paesi che si spopolano in tutta Italia. Peccato davvero, perché se facessero almeno un po’ di paura potrebbero essere utilizzati come temi centrali delle campagne elettorali permanenti dei nostri politici e finalmente entrare nel dibattito politico e magari, essere, almeno in parte, risolti. Ecco perché è da incoraggiare ed appoggiare ogni iniziativa che nasce da persone coraggiose e non paurose, persone consapevoli delle loro capacità di innescare il cambiamento e il miglioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini. Cambiamento che può derivare solo dalla forza delle idee positive e dal confronto democratico. La strada è certamente più lunga e faticosa ma si è mai visto un miglioramento, una conquista sociale realizzati senza un lungo percorso accidentato e in salita?

A cura del sociologo Cesare Torta

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informazione publiredazionale

SERVIZI PER LE AZIENDE: *TRADUZIONI *PERCORSI DI LINGUE PER IL PERSONALE *CUSTOMER SERVICE

Didattica a distanza e centri estivi

Ora più che mai la formazione deve essere di qualità! 12


In questo periodo in cui l’emergenza sanitaria dovuta al contagio da Covid-19 ha costrettoc le autorità nazionali alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, lo svolgimento di attività didattiche, rigorosamente a distanza, è più importante che mai. Il rallentamento delle lezioni della scuola, che con grande impegno si è comunque adeguata ad una situazione inattesa, può essere compensato anche grazie alle molteplici attività di recupero, garantite dalla preparazione dello studio AdMaiora. Le attività offerte, sono soprattutto individuali, dedicate ai singoli bambini o ragazzi che hanno bisogno di recuperare o integrare la didattica che viene effettuata con gli insegnanti della scuola. Il tipo di intervento varia a seconda delle esigenze e delle necessità degli studenti. L’apprendimento è diverso per tutti gli studenti e un buon metodo di studio è quanto mai importante per una didattica efficace. Ciò che ci contraddistingue è la professionalità nel riuscire a sfruttare al meglio il tempo a nostra disposizione per affrontare in modo approfondito il maggior numero di argomenti possibili. La collaborazione tra più insegnanti e specialisti delle varie materie, ci permette di dare un servizio a 360 gradi, sia per quanto riguarda il numero di materie trattate, che per le problematiche specifihe che ogni giovane deve affrontare. C’è anche la possibilità di fare attività in piccoli gruppi, sempre attaverso la rete, che possono essere utili soprattutto per la preparazione degli esami. Questi infatti, come è stato confermato dal Governo, si svolgeranno sia per le scuole medie, che per le superiori, con presenza di docenti e studenti nelle scuole. In un momento in cui non si possono svolgere lezioni in aula a diretto contatto con insegnanti, un

supporto per la preparazione appare più che mai importante. C’è dunque la possibilità di effettuare esercitazioni di gruppo, con studenti in presenza di difficoltà specifiche. A queste attività si aggiungerà a partire dal 15 giugno il centro estivo gestito dall’associazione Supernova. Questo sarà aperto come altri a partire dalla metà del mese per il supporto alle famiglie di bambini e ragazzi. Si avvale dell’esperienza e delle capacità professionali dello staff di docenti dello studio AdMaiora. Rebecca Cortese, con i soci Supernova e gli insegnanti dello studio AdMaiora, coordinerà attività ludico-creative, artistiche, sportive e all’aperto (come giardinaggio, cucina, orto, pittura e altre) e attività educative-didattiche per tutte le età, creando percorsi di potenziamento per approfondire finalmente a tu per tu (seguendo tutte le normative previste) tutti gli argomenti dell’anno in corso, così da conseguire una preparazione completa, al rientro a settembre. In questo modo bambini e ragazzi, che dopo molto tempo torneranno a svolgere attività collettive, potranno anche effettuare lavoro sulla didattica con lezioni di recupero, compiti, doposcuola. Dunque un sostegno in più per l’attività estiva, svolta naturalmente anche con momenti ludici, per ripartire nel migliore dei modi con l’inizio del nuovo anno scolastico, quando finalmente, dopo una lunga pausa dalla fine di febbraio, ripartiranno davvero tutte le lezioni. Soprattutto in questa fase anomala per la scuola può essere molto utile affidarsi a professionisti che lavorano con impegno e competenza nel campo della formazione a tutti i livelli.

Per le attività on line dello Studio AdMaiora consultare il sito: www.aiutodislessia-enonsolo.it

Tel. 0173 616388 - Cell. 349 288 23 83 studenti.rebeccatutor@gmail.com rebecca cortese tutor Studio AdMaiora - Tutors Team Alba Supernova APS ASD 13


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al primo aprile sulle etichette dei prodotti alimentari che riportano il luogo di fabbricazione dovrà comparire anche l’origine dell’ingrediente primario per l’entrata in vigore del Reg. UE 775/2018. La stampa italiana è esultata intravedendo nel regolamento una tutela al Made in Italy, che ci permetterà di scegliere i nostri prodotti “perché superiori a tutti gli altri” mentre alcuni suggeriscono addirittura che acquistando prodotti italiani fatti con materie prime italiane salvaguarderemmo il lavoro e la nostra economia. A chi non piacerebbe poter alimentarsi con prodotti 100% italiani, magari anche a KM zero e certi di aiutare la nostra economia? Non sono convinta sia proprio cosi e provo a spiegarvi le mie ragioni. Il nostro Paese non è autosufficiente ed importiamo grandi quantità di grano, legumi, latte e carni bovine. L’Italia non riesce a produrre tutte le risorse di cui ha bisogno per la diminuzione dei terreni destinati ad agricoltura oltre che per le politiche restrittive dell’Unione Europea. Dal 1970 a oggi gli ettari di superficie coltivabile sono scesi da 18 a 13 milioni, mentre la popolazione è cresciuta! L’importazione di materie prime è indispensabile per la sussistenza e per produrre molti alimenti tipici del made in Italy. Pensiamo alla pasta: l’Italia esporta il 220% della pasta rispetto al fabbisogno interno, ma il grano duro italiano copre solo il 65 % del fabbisogno interno, occorre importare frumento da Paesi come Canada, Stati Uniti, Sudamerica. Anche per il grano tenero vale la stessa cosa poiché il prodotto interno copre solo il 38% di ciò che richiede il settore di pane, prodotti da forno, pasta fresca, rendendo necessarie importazioni da Canada, Francia, ma anche Australia, Messico e Turchia. Quindi, in virtù del regolamento europeo, leggeremo “Tajarin Albesi da grano Messicano” portando in secondo piano se non annullando secoli di tradizione culinaria dei nostri territori? Non cambia la situazione per altre categorie merceologiche: le carni bovine italiane rappresentano il 76% dei consumi, ma…lo sapevate

OraElogio in etichetta arriva anche del dubbio Il grande sforzo per dare senso a uno dei l’ORIGINE!!! sentimenti più irrazionali 1414


che la bresaola proveniente dalla Valtellina viene preparata con carne argentina o del sud America. La Valtellina offre un ambiente ottimo per la stagionatura e la lavorazione del prodotto, ma non dispone di allevamenti in grado di fornire l’ingrediente di base (17 mila tonnellate l’anno di cui 11 mila di prodotti IGP!!!!). E molti altri prodotti correlati al territorio come quelli IGP (Indicazione Geografica Protetta), sono in realtà il risultato eccellente della lavorazione di materie prime non italiane! Per il latte il prodotto nazionale scende addirittura al 44% dei fabbisogni, ma l’Italia esporta il 134% dei formaggi duri rispetto al fabbisogno interno, oltre che molti formaggi freschi e derivati… Per lo zucchero riusciamo a coprire solo il 24% del fabbisogno interno, se poi pensiamo che per il cacao siamo a zero…la nostra pasticceria, apprezzata in tutto il mondo, sarebbe di origine quasi tutta NON UE! Per il pesce siamo al 24% del fabbisogno, ma quante eccellenze del nostro paese hanno alla base tonno e acciughe o merluzzo? Anche la maggior parte dei legumi non sono italiani a causa di drastiche riduzioni delle coltivazioni a partire dagli anni ’50. Adesso le importazioni provengono principalmente da Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina, ma anche da Medio Oriente e Cina. Quest’ultimo Paese è diventato il primo fornitore italiano a seguito della siccità che ha colpito l’Argentina. L’Italia resta però sempre un grande trasformatore di questi prodotti che sono inoltre alla base di molti piatti tipici. Mi viene da sorridere pensando ad una bella Pasta e Fagioli, piatto preferito di Cicerone, con ingredienti di tutto il mondo… Che dire del caffè? Le torrefazioni italiane sono tra le più apprezzate al mondo ma in Italia le piante di caffè si trovano solo dai fioristi….. Praticamente solo la produzione nazionale di uova, riso, pomodoro, frutta, pollame e vino è in grado di soddisfare il fabbisogno interno, ma anche qui ci sono delle curiosità. Tutto il pomodoro venduto sui nostri scaffali è italiano, ma dalla Cina importiamo triplo concentrato di pomodoro che lavoriamo ed esportiamo in altri Paesi. Alla luce di questi dati la

ricerca insistente dell’alimento fatto solo con materie prime italiane ha poco senso, tranne per alcune categorie merceologiche dove siamo autosufficienti. Non perdiamo di vista che l’Italia importa prodotti alimentari per 25,7 miliardi di euro da 140 Paesi , ma per contro esporta oltre 40 miliardi di euro (dati 2017)!!!! Vi pare poco importante per la nostra economia? Come vi ho anticipato non sono favorevole all’ennesima regola che impone indicazioni all’apparenza corrette, ma che non tengono conto di tutto un’intorno che non può non contare nulla… l’Italia è un paese di grandi trasformatori, con una ricchezza gastronomica sorprendente, ma è un fazzoletto di terra sovraffollato che non può essere autosufficiente ne tantomeno soddisfare la richiesta del mondo che vuole gustare un pò di questa ricchezza. La provenienza di materie prime dall’estero non è sinonimo necessario di scarsa qualità: la sicurezza dipende dal rispetto delle regole. Senza il rispetto di queste ultime non è più sicuro un cibo coltivato/allevato in Italia di quanto non possa esserlo uno coltivato/allevato in un altro Paese e viceversa! Dal mio punto di vista sarebbe necessario potenziare gli strumenti che garantiscono la qualità di un prodotto o di un ingrediente, a prescindere dalla sua provenienza geografica, piuttosto che ricercare l’italianità a tutti i costi, anche quando non è possibile. Un’ultima cosa, il Regolamento è europeo e rivolto a tutti i prodotti di tutti i paesi europei, quindi legifera sul Made in Italy esattamente come sul Made in Francia, Germania, ecc. Se tutti i cittadini d’Europa, informati dell’origine degli ingredienti di ciò che comprano, dovessero, come stiamo facendo noi, cercare solo i prodotti realizzati con materie prime del proprio paese non farebbe certo la fortuna dell’Italia… Basti pensare che i due terzi dell’export agroalimentare italiano sono destinati a mercati “di prossimità”, cioè Paesi dell’Unione Europea, mentre la restante quota si distribuisce tra America (13,5%), Asia (9%), altri Paesi Europei (7,6%), Africa (2,4%).

A cura della dott.ssa Laura Icardi

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I VIGILI del FUOCO, dediti alle emergenze con cuore e mezzi d'avanguardia. Il comandante Bennardo: «La prevenzione. L’arma più efficace contro incidenti e catastrofi» 16

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e si parla di Vigili del Fuoco, si pensa subito al corpo di soccorso dedicato a risolvere il problema degli incendi, e non è certo sbagliato, ma resta comunque riduttivo. Perché il corpo nazionale si occupa delle emergenze a 360 gradi, con personale specializzato e strumentazioni di altissimo livello tecnologico, capaci di gestire un'emergenza con tutti i problemi logistici e comunicativi che può comportare, direttamente sul posto. Per conoscere questa realtà siamo andati a visitare il Comando Provinciale di Cuneo che si occupa delle emergenze in tutta la Provincia Granda, un grande sforzo vista l'estensione del territorio. Anche per questo nel suo insieme il Comando dispone di un numero ingente di addetti: 265 complessivamente i permanenti in tutta l'area, divisi fra Cuneo e i distaccamenti territoriali, ovvero Alba, Saluzzo e Mondovì, cui si affianca anche Levaldigi,


il gruppo che gestisce la sicurezza all'interno dell'aeroporto ma che può effettuare anche servizi fuori quando questo è chiuso (nelle ore notturne), a loro si affiancano anche 400 volontari in tutta la provincia, si tratta di persone addestrate di supporto ai vigili permanenti, che svolgono questa attività al di fuori del loro lavoro. Sul territorio provinciale sono 17 i gruppi di volontari. Una forza importante che si deve occupare di ogni tipo di emergenza, non certo solo degli incendi. Anche per questo dispone di strumentazioni e mezzi tecnici altamente avanzati, capaci di facilitare notevolmente il lavoro già difficile dei vigili. Fra i mezzi disponibili merita certamente una menzione particolare il Posto di comando avanzato, un veicolo in grado di diventare il centro delle operazioni di soccorso sul posto. Infatti è dotato di connessioni a tutte le reti disponibili, alle onde radio di tutte le frequenze, in modo tale da coordinare uomini e mezzi direttamente nell'area di intervento. In questo modo può gestire tutte le operazioni e mettere in collegamento gli operatori intervenuti, con la disponibilità di strumentazioni informatiche di altissimo livello. Un vero gioiello che accentrando al suo interno la gestione di un'emergenza locale, anche acuta, permette al centro provinciale di continuare a gestire l'ordinaria amministrazione, o comunque di essere alleggerito di una gran mole di chiamate di soccorso. Infatti in caso di emergenze, come si può ben immaginare, il numero delle richieste di aiuto aumenta in maniera esponenziale e la migliore gestione delle chiamate permette agli operatori di effettuare i soccorsi nel

Ing. Vincenzo Bennardo, comandante del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Cuneo

miglior modo, con le giuste priorità. Un altro mezzo particolarmente importante, che in questi giorni rischia di diventare molto utile, è quello a disposizione del Nucleo Nbcr (NucleareBiologico- Chimico-Radiologico). Il giorno della nostra visita alla caserma i vigili stavano effettuando uno speciale addestramento con questo veicolo perché potenzialmente può essere utilizzato in caso di emergenza legata al Coronavirus. Infatti dispone di sofisticate attrezzature per il contenimento da pericoli biologici, come le malattie, o legati a radiazioni o sostanze chimiche pericolose. Gli operatori sono addestrati per l'utilizzo di tute speciali di biocontenimento e strumentazioni necessarie per l'isolamento delle persone in pericolo esposte ad agenti pericolosi. L'automezzo dispone di tutte le tecnologie d'avanguardia per agire in simili contesti così come gli uomini e le donne presenti delle capacità e conoscenze per utilizzarli. Non solo, il Comando dispone anche di un piccolo rimorchio in grado, nella zona dell'emergenza, di creare le condizioni per il contenimento di agenti pericolosi, e per il supporto al lavoro di soccorso dunque un'unità mobile specializzata per affrontare realmente qualsiasi tipo di pericolo possa presentarsi di fronte ai vigili. Non è certo una novità per loro, visto che fin dalle emergenze nucleari dei decenni passati, come quella di Černobyl, sono proprio i Vigili del fuoco a occuparsi della verifica del grado di radioattività presente nell'atmosfera. Ovviamente in caso di crisi, queste misurazioni sono molto frequenti, ma vengono effettuate, una volta la settimana, anche in condizioni di calma. Al Comando di Cuneo i dati sono prelevati ogni giovedì. All'interno del cortile della caserma c'è anche una speciale antenna di misurazione permanente per questo scopo. Non va dimenticato che gli operatori si dividono anche in Nucleo investigativo antincendio (Nia), organo di polizia giudiziaria che si occupa delle indagini sulle cause degli incendi. Il nucleo sommozzatori per le emergenze derivanti dall’elemento acqua. Il nucleo speleo-alpino fluviale per il soccorso in ambito fluviale e alluvionale, che purtroppo sui nostri territori di tanto in tanto risulta necessario. Il nucleo cinofili per interventi di ricerca di ogni genere con l’ausilio di cani. Il Nucleo Tas si occupa di rendere fruibili i dati cartografici. Gli aeroportuali lavorano per la sicurezza degli aeroporti e in provincia sono a Levaldigi. I radioriparatori che si dedicano al corretto funzionamento delle apparecchiature di comunicazione. A gestire le chiamate d’aiuto è la sala operativa con le sue postazioni, che gestisce la classificazione del tipo di intervento e indirizza alla soluzione. In caso di situazione critica si aggiunge una sala di emergenza con altre postazioni e nel caso anche una sala Crisi. Attualmente al Comando di Cuneo questi tre spazi sono suddivisi su piani diversi, ma sono in corso dei lavori che porteranno nell’arco di un paio di mesi circa ad avere queste tre aree affiancate, per un coordinamento più efficiente delle situazioni di soccorso. Per quanto riguarda gli interventi effettuati a partire dall’inizio del 2020, sono stati 1.536 di cui 1.140 sinistri. In maggior numero al momento per incendi (484),

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poi incidenti stradali (232), soccorsi e salvataggi (200). Nel corso di un anno si superano di solito i 10.000 interventi, il numero varia anche a seconda del numero di grandi emergenze, poiché in quelle occasioni purtroppo si possono anche avere 200 interventi al giorno. Abbiamo chiesto al comandante, l'ing. Vincenzo Bennardo che guida i Vigili del Fuoco in Provincia di Cuneo alcune informazioni sull'attività svolta sul territorio. Quali sono gli interventi più frequenti da parte vostra? «Gli incidenti stradali. Si tratta di un tipo di intervento per noi piuttosto frequente, purtroppo. La Provincia di Cuneo non è percorsa da una fitta rete di autostrade, ma sono ben tremila i chilometri delle strade provinciali. Insomma un tracciato piuttosto esteso, lungo il quale si verificano numerosi incidenti, anche di una certa gravità. Purtroppo è un problema presente sul territorio ormai da diversi anni. Inoltre interveniamo spesso anche per gli incendi boschivi. Sotto questo aspetto recentemente ci siamo potenziati visto che come Vigili del Fuoco abbiamo assorbito le guardie forestali che gestivano i mezzi aerei per la soppressione di questi focolai. In questo senso è nata una figura molto specializzata, quella del Dos, ovvero il Direttore delle operazioni di spegnimento, che coordina gli interventi aerei con le squadre presenti a terra. Anche attraverso la mappatura e perimetrazione dei focolai di incendio riusciamo a essere molto efficienti nei nostri interventi». Vi occupate di tanti tipi di interventi d'emergenza, ma non vi limitate al solo lavoro nel corso di una crisi, piccola o grande che sia. In che modo portate avanti il discorso della prevenzione? «La prevenzione è importantissima e noi promuoviamo incontri a tutti i livelli per far crescere la cultura della sicurezza. Partecipiamo a incontri con le associazioni di categoria, convegni. Proponiamo anche eventi popolari capaci di coinvolgere i più piccoli, qui a Cuneo per esempio organizziamo Pompieropoli, grazie al prezioso supporto dell'Associazione dei Vigili del Fuoco in congedo. Nel corso di questa manifestazione organizziamo animazione e giochi che possono attirare l'attenzione dei bambini, con simulazioni di situazioni d'emergenza e percorsi divertenti di addestramento. Alla fine ci sono anche gli attestati da mini pompiere. In questo modo contiamo di diffondere nelle famiglie la cultura delle prevenzione e della sicurezza, che è veramente molto importante. Per le aziende può essere realmente fondamentale. In caso di incendi o qualsiasi altro incidente, conta che non ci siano vittime, ma anche il contenimento dei danni. È vero che i beni delle aziende sono tutti assicurati e che dunque un incidente è superabile economicamente grazie ai risarcimenti, ma nel mondo d'oggi in cui si compete globalmente con tutto il mondo, restare fuori dal mercato troppo a lungo potrebbe comportare la fine della propria attività. La produzione non può fermarsi per tempi troppo prolungati, altrimenti si rischia di non riuscire più a riconquistare le posizioni di prima sul mercato,

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Dall'alto al basso: Bellino: incendio vegetazione Melle: ricerca e soccorso persona Cardè: evacuazione abitanti Macra: soccorso persona


Se la poesia fosse pane

“ la farina sarebbe lo stile, Se la poesia fosse pane

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Se la poesia fosse pane la farina sarebbe stile . il lievito lalo realt magari superati da altri concorrenti. Per questo sostengo che quello in prevenzione e sicurezza del lavoro è uno degli investimenti più importanti che un'azienda possa fare. Noi cerchiamo di diffondere il più possibile questa mentalità». Ritenete che ci siano stati risultati sotto questo punto di vista? «Sì. La cultura della sicurezza si è diffusa notevolmente nel corso dei decenni, e il modo di vedere le cose è variato. Vero anche che è cambiata la società, le nostre abitudini e gli strumenti che utilizziamo nella vita di tutti i giorni anche in casa. Alla fine degli anni '60 a Torino c'erano cinque squadre che si occupavano degli incendi nei camini (ovvero delle canne fumarie). Ora questo tipo di interventi si fa raramente, le chiamate di questo tipo sono per lo più falsi allarmi o comunque gli interventi si risolvono facilmente. I piccoli incidenti sono meno pericolosi e producono solitamente danni contenuti. Questo grazie anche ai controlli che si fanno sempre più spesso sulle caldaie, le canne fumarie, in generale sugli impianti domestici. In compenso le nostre case sono diventate sempre più complesse, dotate di congegni elettronici e anche materiali che prima nelle abitazioni non si trovavano. In generale solo il 30% dei nostri interventi è correlato con il fuoco, il resto denominato “Soccorso tecnico urgente” riguarda tutti gli altri generi di emergenze. Le nostre funzioni sono cambiate nel corso degli anni, si sono ampliate e diversificate. Anche la legislazione, che in Italia è molto prudente e restrittiva in termini di sicurezza e precauzioni, ha fatto crescere la sensibilità nelle aziende e questo ha ridotto le situazioni di rischio anche solo, per esempio, rispetto ai nostri cugini francesi. A livello europeo in Italia abbiamo il numero più basso di morti in presenza di incendi. Inoltre e parlo a livello nazionale, siamo un corpo capace di rispondere alle emergenze in maniera veloce e efficiente. Abbiamo mezzi tecnici e competenze che ci permettono di offrire una risposta celere e il supporto immediato praticamente da tutta Italia. Nei vigili del fuoco ci sono tecnici specializzati di prim'ordine e grazie a queste competenze siamo veloci nella lettura delle situazioni e nella risposta. Ad esempio il terremoto a L'Aquila è avvenuto alle tre di notte e subito c'è stata la prima risposta, ci sono volute poche ore per far arrivare sul posto squadre provenienti da tutta Italia per prestare i primi soccorsi. Poi magari anche noi abbiamo i nostri piccoli problemi con la burocrazia, ma per fortuna questo non avviene nella risposta alle emergenze». È un impegno, quello dei Vigili del fuoco che inevitabilmente crea legami fra soccorritori e persone colpite dalle catastrofi ed è capace di lasciare spazio a storie tristi, ma anche a lieto fine. Come per esempio quella semplicemente narrata da una maglietta incorniciata a una parete del comando provinciale con una scritta in grande evidenza che recita “Bentornata Eleonora” e sotto la risposta con pennarello nero: “Grazie di cuore!” È dedicata a una ragazza salvata dalla Casa dello Studente durante quel fatidico terremoto a L'Aquila nel 2009.

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l’intervista

Giovanni Monchiero, Commissario straordinario all'Ospedale di Verduno per l'emergenza Coronavirus

“Fino al vaccino vivremo ancora nel timore del nuovo virus, mantenendo protezioni e distanziamento” 20

Su questo numero di Terra & Tradizione proponiamo un'intervista a Giovanni Monchiero, esperto amministratore in campo sanitario che ha vantato molte esperienze nella sua carriera per quanto riguarda la gestione delle aziende della sanità in Piemonte e che nelle settimane del lock down è tornato a ricorpire un ruolo delicato in quanto commissario straordinario per la gestione dell'Ospedale di Verduno dedicato alla cura dei malati di Covid-19 da tutto il Piemonte. Ora ricopre un ruolo di primo piano nella riorganizzazione della sanità piamontese alla luce dell'emergenza che sta entrando nella fase due. Giovanni Monchiero è nato a Canale e ha diretto con alcune interruzioni l'Asl di Alba e Bra, fra il 1991 e il 2012. Nei quattro anni fra il 2002


l’intervista

e il 2006 è stato chiamato a dirigere l'azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino, nota a tutti come Ospedale Molinette. Nel 2013 si è candidato alla Camera dei Deputati nelle liste di Scelta civica, diventando deputato. Nel 2015 è anche diventato capogruppo di Scelta civica alla Camera dei Deputati. La sua esperienza in Parlamento si è conclusa in quella legislatura, dopo essere diventato capogruppo della formazione “Civici e innovatori”. Con l'arrivo dell'emergenza Sanitaria legata al Coronavirus è stato chiamato dalla Giunta regionale del Piemonte a guidare, come Commissario straordinario, la gestione dell'ospedale di Verduno come Ospedale dedicato alla cura del nuovo virus, almeno nella fase più acuta. Il suo incarico si è esaurito alla fine di aprile e subito, sempre dal Governo regionale, gli è stato affidato un altro compito importante: la presidenza di un gruppo di lavoro di esperti a supporto dell'Assessorato alla Sanità per valutare e formulare proposte finalizzate al miglioramento dell'assistenza ospedaliera. Si tratta, sul fronte ospedaliero, dell’identica operazione per la riorganizzazione della medicina territoriale e affidata, in quel caso, al gruppo di lavoro del professor Ferruccio Fazio. Alla luce di queste esperienze gli abbiamo chiesto alcune valutazioni sulla situazione di emergenza che abbiamo appena vissuto e sul prossimo futuro che ci attende. Guardando indietro alla sua recente esperienza nella gestione dell'ospedale di Verduno per la cura dei malati Covid, come pensa che sia andata nel complesso? «Date le circostanze, sono moderatamente soddisfatto dei risultati raggiunti. Siamo riusciti ad attivare i reparti “covid” ( degenza e terapia semintensiva) in tempi rapidissimi e a gestirli, senza particolari problemi, con soddisfazione degli utenti». Quali sono le maggiori problematiche nella cura dei malati di Coronavirus, sia a livello organizzativo che strettamente sanitario? «Il massiccio afflusso di persone colpite da una

malattia sconosciuta ed insidiosa ha messo a dura prova le strutture ospedaliere. In Piemonte non si sono verificati i casi estremi registrati in Lombardia e i nostri presidi hanno retto bene. Difficoltà maggiori le hanno incontrate le Rsa, i cui ospiti rappresentano una categoria particolarmente a rischio. Nella nostra zona, comunque, salvo un paio di casi, anche queste strutture hanno superato le difficoltà del momento. Dal punto di vista sanitario si trattativa di una malattia sconosciuta, capace di portare complicanze gravissime come di non provocare sintomi. I portatori apparentemente sani del virus sono stati e saranno ancora, agenti inconsapevoli della sua diffusione. E’ necessario tornare al lavoro, ma senza abbandonare le misure precauzionali individuali adottate in questi due mesi di quarantena». Lei ha guidato l'Asl di Alba e Bra per molti anni e l'Ospedale Molinette di Torino. Aveva in precedenza affrontato una situazione simile a quella che si è verificata in queste settimane? «Ricordo, ovviamente, l’alluvione del 1994, che generò problemi gravissimi, ma di altra natura. Grazie all’efficienza dell’ufficio Tecnico guidato dall’ing. Gaudino, riuscimmo a non evacuare l’ospedale - e a mantenerlo pienamente operativo - in una città senza acquedotto. Una specie di miracolo. Nessuno ha esperienza di pandemie provocate da un virus nuovo con una mortalità percentuale molto elevata. Anche la cosiddetta “asiatica,” che ben ricordo, era una influenza più aggressiva del solito : mise a letto milioni di persone, ma con conseguenze molto meno gravi» Quali sono state, se ci sono state, le principali difficoltà incontrate nella gestione dell'ospedale per la cura del Coronavirus? «Era facilmente prevedibile che avremmo avuto difficoltà a reperire il personale, e così è stato. Si sapeva della cronica carenza di medici, ma pochi sono risultati anche gli infermieri effettivamente disponibili ad assumere un incarico.

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l’intervista

La norma che consente di acquisire temporaneamente la professionalità di medici neolaureati si è rivelata provvidenziale. Questi giovani medici si sono dimostrati molto motivati ad accelerare i processi di apprendimento pratico. A portare il necessario contributo di esperienza è stato un gruppetto di pensionati, competenti e generosi, che davvero non si sono risparmiati. Il mio ringraziamento va a tutti coloro che hanno lavorato a Verduno riuscendo ad offrire agli utenti un ottimo servizio di assistenza e di cura». Come ha reagito la popolazione alla situazione di emergenza sanitaria? Ha sentito la vicinanza dei cittadini al lavoro che stava svolgendo a Verduno? «La gente comune ha capito che si era voluto cogliere l’occasione dell’epidemia per finalmente aprire il tanto atteso ospedale unico. Qualche critica è venuta dal mondo politico, come l’accusa – palesemente infondata - rivolta alla Regione di voler trasformare Verduno in un presidio “ Covid” permanente. Un segno dei tempi: quando Alba e Bra pensarono di realizzare un ospedale unico c’era ben altra concordia. Del resto, a Roma, reiteratamente , la minoranza chiede le dimissioni del Governo o di qualche Ministro. Nelle Regioni, a ruoli invertiti, succede la stessa cosa. E’ un triste gioco delle parti, che neppure l’epidemia è riuscita a interrompere». Ora l'Ospedale di Verduno si appresta a diventare il centro di cura sul territorio dell'Asl Cn2, quali sono le prospettive future della nostra sanità con la nuova struttura? «L’ospedale è molto bello, spazioso, accogliente. Saprà certamente attrarre professionisti di valore e quindi un gran numero di pazienti. E’ ragionevole credere che il nuovo presidio costituirà un formidabile strumento per un duraturo rilancio della sanità locale». Per quanto tempo vivremo in una situazione di allerta legata alla presenza di questa nuova malattia? Farà parte della nostra vita anche quando sarà finito il periodo dell'emergenza? «Virologi ed epidemiologi, dicono di sì. Fino a che non si produrrà un vaccino efficace, la convivenza con il virus sarà inevitabile e ci costringerà mantenere protezioni e precauzioni alle quali ci siamo progressivamente abituati. Potremo limitare qualche eccesso di cautela, ma non abbandonare né il principio della “distanza”, né l’uso di guanti e mascherine». Lei ora guida il gruppo di lavoro voluto dalla Regione sulla riorganizzazione ospedaliera. In che modo ritiene che questa crisi cambierà la Sanità, sia a livello territoriale che nazionale? «Temo che la cambierà meno di quanto dovrebbe. Appena superata la fase emergenziale, bisognerà portare al tavolo della politica una riorganizzazione complessiva del Servizio Sanitario Nazionale, da molti auspicata in questi ultimi anni, ma alla quale Governo, Regioni e Parlamento non hanno saputo mettere mano. La drammatica esperienza vissuta rappresenta un’opportunità per superare pigrizie e resistenze. Non dobbiamo lasciarcela sfuggire».

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E’ arrivato lo scontrino elettronico, passaggio delicato per le AZIENDE

“Aumenta la burocrazia che ostacola il lavoro” A partire dall’inizio del 2020 c’è stato un importante cambiamento nel mondo del commercio italiano. Tutte le imprese devono rilasciare uno scontrino elettronico o telematico (documento commerciale) attraverso un registratore di cassa collegato con internet che invierà le chiusure giornaliere all’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo della pubblica amministrazione è quello di frenare l’evasione fiscale. In realtà questa riforma è già entrata in vigore dal mese di luglio del 2019 ma interessava esercizi commerciali con un volume d’affari superiore ai 400.000 euro, quindi aziende strutturate e certamente attrezzate per il rinnovamento tecnologico. Dal 1° gennaio di quest’anno sono interessati tutti i commercianti, anche i piccoli. Lo Stato si è impegnato ad agevolare gli imprenditori nel passaggio allo scontrino elettronico con la concessione di un credito di imposta pari al 50% della spesa necessaria per il nuovo registratore di cassa o per l’adattamento del macchinario già a disposizione dell’azienda. C’è comunque un tetto all’agevolazione che è di 250 euro per l’ac-

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quisto della nuova cassa e 50 per l’adattamento. Al netto di ulteriori dettagli tecnici, questa è la grande novità che cambia il lavoro dei commercianti, mentre per il cliente sostanzialmente non c’è alcuna novità, in quanto riceve lo scontrino esattamente come prima. L’impresa commerciale ha ancora tempo per adeguarsi al nuovo regime fiscale. Causa l’emergenza sanitaria Covid-19, la moratoria alle sanzioni prevista con scadenza del 30 giugno, è stata proprogata fino al 1° gennaio del 2021, per cui fino a tale data si può andare avanti anche col vecchio sistema, scelta evidentemente pensata per un passaggio più graduale possibile. Entro la fine del mese successivo occorre comunque inviare i corrispettivi direttamente all’Agenzia delle Entrate. Il “vantaggio” dello scontrino elettronico, per il commerciante consiste nel fatto che non è più necessario tenere un registro dei corrispettivi, in quanto i dati sono trasmessi direttamente all’Agenzia delle Entrate, dove vengono catalogati e memorizzati elettronicamente. Da questa operazione, lo Stato conta di incassare continua a pag. 24


2t informa La Siba al fianco dei commercianti, con i nuovi

REGISTRATORI di CASSA

Dall'inizio dell'anno buona parte dei commercianti si trova ad affrontare alcuni cambiamenti legislativi relativi alle incombenze fiscali. Per superarli nel migliore dei modi ci sono aziende che garantiscono un servizio curato e professionale nell'ambito dei registratori di cassa, come la SIBA srl di Alba. Per gli esercizi commerciali con un volume d’affari superiore ai 400mila euro lo scontrino elettronico era già obbligatorio a partire dallo scorso luglio, dal 1° gennaio invece riguarda tutti coloro che emettono ricevute fiscali. Cosa cambia per consumatori e commercianti? La misura è collegata alla legge di Bilancio e si inserisce nel piano del governo per combattere l'evasione fiscale; infatti, grazie allo scontrino elettronico, il Fisco riceve nell'immediato, la notifica della transazione avvenuta e in questo modo l'autorità può garantire un controllo più stretto sulle transazioni commerciali. La comunicazione di un pagamento avviene direttamente dal registratore di cassa. Il consumatore continua a ricevere lo scontrino che resta comunque un documento eventualmente da conservare come garanzia o in caso si volesse cambiare la merce appena acquistata, dunque per il consumatore non cambia molto. Per il commerciante, invece, non è più necessario tenere il registro dei corrispettivi, in quanto i dati vengono trasmessi direttamente all'Agenzia delle Entrate, dove tutte le aziende sono catalogate e memorizzate elettronicamente. Non bisogna più, inoltre, conservare una copia del documento commerciale che nel momento delle vendita veniva rilasciato al consumatore: in questo modo si prevede di tagliare i costi, consentendo allo stesso tempo all'Agenzia delle Entrate di acquisire in tempo reale i dati fiscali di ogni operazione. Il commerciante dunque deve adeguare i

propri registratori di cassa e procurarsene uno telematico, in grado di trasmettere i dati fiscali all’Agenzia delle entrate. Lo Stato si impegna ad agevolare i commercianti nel passaggio allo scontrino elettronico, concedendo un credito d'imposta pari al 50% della spesa al momento dell'acquisto di un nuovo registratore telematico, o all'adattamento di quello vecchio. Il tetto dell'agevolazione è di 250 € in caso di acquisto e di 50 € per l'adattamento. Per coloro che ancora non sono riusciti ad adeguare i propri registratori è comunque prevista una moratoria senza sanzioni. A causa dell’emergenza legata al Covid-19, il termine del 30 giugno è stato prolungato fino al 1° gennaio del 2021, quindi i commercianti che non adottano i nuovi strumenti, non saranno multati. Per superare nel migliore dei modi questo passaggio delicato un'azienda come la Siba rappresenta una importante risorsa. Fondata nel 1983, con un’ottica sempre rivolta all’espansione, si è evoluta col passare degli anni sia in fatto di prodotti che nell’erogazione di servizi correlati. Oggi è una società srl, i soci lavorano in azienda occupando le aree strategiche: direzione generale, vendite, marketing, acquisti, amministrazione e assistenza tecnica. Fra i suoi prodotti: bilance, registratori di cassa, soluzioni globali per una migliore gestione del punto vendita con un’ampia gamma di programmi gestionali, attrezzatura varia per bar, ristorazione, attività alimentari, affettatrici, tritacarne, sega-

ossa, editoria specializzata nel settore, arredamento neutro inox, banchi frigo, cucine, demo dimostrative e molto altro. Dunque la Siba, alla luce della sua grande esperienza maturata sul campo, può guidare qualsiasi azienda, dal negozio al dettaglio, al negozio in franchising, dalla ristorazione alla distribuzione organizzata, nella scelta migliore per l’acquisto del registratore di cassa, consigliando le caratteristiche più idonee per ogni tipologia di attività. La scelta migliore può comportare non solo maggiore efficienza, ma anche risparmio economico, evitando di prendere una macchina con funzioni non utili per i propri obiettivi. Il cliente può contare sulla Siba anche dopo l’acquisto, l’assistenza post vendita, eseguita dai numerosi addetti alla manutenzione, esperti tecnici professionisti, risolvereranno qualsiasi problema possa sorgere ad ogni attrezzatura. Il servizio viene effettuato anche in orari serali alle aziende commerciali che lavorano in quella fascia, come ristoranti, bar e in generale esercizi di ristorazione. Sono previsti anche interventi di programmazione e verifica periodica delle macchine. Oltre a questi servizi, è nato il Laboratorio Metrologico S. istituito all’interno della Siba, per verificare gli strumenti di pesatura. Dunque per qualsiasi informazione e per affrontare con serenità questo importante momento di passaggio nel modo del lavoro, potrete contare sulla SIBA di ALBA, C.so Langhe 29, telefono 0173 441608, azienda certificata ISO9001, con vasta gamma di proposte certificate CE.

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1,2 miliardi di euro, contrastando l’evasione fiscale. Per i commercianti si tratta di un adempimento in più che va ad aggiungersi a quelli già in atto. Non dimentichiamo che lo scontrino elettronico è una novità introdotta dopo la fattura elettronica, un’altra rivoluzione impegnativa per il comparto. Per l’impresa aumentano il lavoro burocratico ed i costi da sostenere per la nuova attrezzatura, ovvero il registratore di cassa, per il quale la spesa viene coperta solo in parte dal credito d’imposta concesso dallo Stato. In vendita presso ditta ”SIBA” - ALBA, C.so Langhe, 29 Tutto questo, in un momento di crisi dei consumi e di forte concorrenza da parte di internet, che già rendono difficile al commerciante svolgere il proprio lavoro quotidiano. Fra le criticità messe in evidenza ce n’è anche una legata alle nostre zone. Al di fuori di centri abbastanza grandi e strutturati come Alba e Asti ci sono aree di collina o già montane, poco popolate nelle quali i servizi legati a internet non sono all’altezza di quelli cittadini. In aree come per esempio l’Alta Langa potrebbero anche registrarsi problemi di trasmissione dei dati, dovuti alla scarsa velocità o potenza della rete. Inoltre, per il commerciante

cambia anche il modo di lavorare, perché occorre più attenzione anche nell’emettere lo scontrino: le eventuali correzioni e gli annullamenti saranno visibili dall’Agenzia Entrate nei dati della chiusura. Da non dimenticare anche lo scarto generazionale fra giovani e coloro che ancora lavorano avendo comunque un’età avanzata: ovviamente il giovane si adegua molto più facilmente e velocemente a un nuovo regime legato alle nuove tecnologie, mentre per chi ha una certa età è più difficile. Della questione, esistono anche altri aspetti: la contabilità va fatta comunque, non può essere certo evitata. Questo significa che il lavoro di raccolta dati sull’attività svolta è inevitabile e tutto deve poi coincidere con quanto inviato all’Agenzia delle Entrate. Con i sistemi informatici gli errori sono dietro l’angolo e questo è stato ampiamente dimostrato con il passaggio alla fatturazione elettronica. In teoria il sistema funziona, ma all’atto pratico si possono verificare vari problemi tecnici. Le aziende informatiche di software hanno lavorato per affrontare il delicato passaggio della fatturazione ma i problemi non sono stati pochi.

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Dal Piemonte un BONUS

a fondo perduto

per le attività danneggiate dalla crisi sanitaria La legge approvata in tempi rapidi per accorciare le procedure burocratiche Presidente Regione Piemonte Alberto Cirio

Nella fase due ripartire non è facile soprattutto per le imprese commerciali che sono quelle forse più penalizzate da un periodo in cui la gente non usciva di casa e in cui i consumi quotidiani inevitabilmente si sono ridotti. Lo testimoniano i dati economici sia a livello nazionale che regionale. Per questa ragione la Regione Piemonte ha studiato una serie di provvedimenti per sostenere concretamente proprio le categorie economiche più colpite dall’attuale crisi economica. É da poco diventato legge un programma di contributi a fondo perduto alle categorie commerciali e artigianali maggiormente penalizzate dalla sospensione dell’attività per l’emergenza Coronavirus: è il “Bonus Piemonte”, misura che che vuole essere uno dei pilastri del più ampio programma “Riparti Piemonte”. A beneficiare del Bonus Piemonte, per un valore complessivo di 116 milioni di euro, saranno più di 60mila attività piemontesi che riceveranno un contributo a fondo perduto tra 500 a 2.500 euro in base alla tipologia di attività. Nel dettaglio 88 milioni di euro sono previsti per 37 mila imprese del commercio e dell’artigianato (bar, gelaterie, pasticcerie, catering, ristoranti e agriturismi, ristorazione da asporto e ristorazione non in sede fissa, centri estetici, saloni di bar-

Assessore al commercio Vittoria Poggio

bieri e parrucchieri, centri benessere, sale da ballo, discoteche, taxi e servizi di noleggio con conducente); Sono 13 i milioni di euro per 10 mila attività del commercio ambulante (7 mila non alimentari e 3 mila alimentari). Infine 15 milioni di euro andranno a altre 11 mila attività (cartolerie, librerie, negozi d’abbigliamento, tessuti, calzature, pelletteria e accessori, agenzie di viaggio, tour operator, cinema piemontesi, organizzatori di eventi, scuole guida, studi di tatuaggio e piercing, negozi di ottica e di fotografia, scuole di lingue, circoli ricreativi e operatori di altre forme di divertimento). Per regolarne la modalità di assegnazione in fase preparatoria era stato siglato un accordo tra la Regione Piemonte e le associazioni di categoria. A firmare il documento insieme al presidente della Regione Alberto Cirio e gli assessori al Commercio Vittoria Poggio e alle Attività produttive Andrea Tronzano, erano presenti il presidente di CasArtigiani Piemonte Francesca Coalova, CNA Piemonte Fabrizio Actis, Confartigianato Piemonte Giorgio Felici, Confcommercio Piemonte Maria Luisa Coppa, Confesercenti Piemonte Gian Carlo Banchieri. Per accellerare nell’erogazione dei contributi la legge relativa al bonus ha seguito un iter veloce grazie all’accordo dei gruppi in Regione.

Grazie a questo la Commissione Bilancio del Consiglio regionale convocata in sede legislativa ha già dato il via libera al Bonus Piemonte. «Desideriamo ringraziare la disponibilità di tutti i Capigruppo del Consiglio regionale che hanno accettato di stralciare il Bonus dalla discussione complessiva del Piano “Riparti Piemonte” consentendone così la discussione e approvazione in tempi molto rapidi -sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore al Commercio Vittoria Poggio e alla Semplificazione e Rapporti con il Consiglio regionale Maurizio Marrone-. Questa è una delle misure più importanti e urgenti del nostro piano per sostenere imprese e famiglie, messe in grande difficoltà da oltre due mesi di chiusura. Il Bonus vuole essere non solo un aiuto, ma anche un segnale concreto e immediato. La Regione è al fianco dei suoi cittadini. Ripartiremo insieme». Semplice e immediata si prospetta la procedura per accedere al bonus. Finpiemonte ha iniziato a predisporre l’invio di una comunicazione via Pec a tutti gli interessati, che in tempi ristretti riceveranno le istruzioni per ricevere il Bonus. Una volta risposto alla Pec il contributo dovrebbe essere accreditato nell’arco di qualche giorno.

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In Langa un antico gioco praticato solo dalle Donne I Birilli di Farigliano celano una tradizione ancestrale conservatasi nei secoli

La tradizione è un insieme di riti e abitudini che ci portiamo dietro da numerose generazioni, ciò che normalmente ci hanno insegnato i nostri genitori e che è entrato profondamente nella nostra vita per via della ripetizione periodica. Un insieme non solo di riti, ma anche di credenze e convinzioni. Anche per questo normalmente la tradizione non è dirompente, non rompe l'ordine costituito, al contrario ne è una rappresentazione e un pilastro, chi si ribella all'ordine lo fa, solitamente, contro la tradizione, le abitudini consolidate. Questo vale nella stragrande maggioranza dei casi, ma non sempre. Ci sono alcune tradizioni dirompenti, che valgono come regola all'interno di uno spazio ristretto, un piccolo gruppo, ma che si oppongono all'ordine presente in uno spazio più grande. Stiamo per parlare di uno di questi pochi casi, il gioco dei birilli di Farigliano, il “Gioc d’le Bije”. Si, perché nel paese della Langa doglianese, e solo lì a questo passatempo possono partecipare solo le donne e questo accade da secoli: una tradizione antichissima di cui è difficile dare una datazione.

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Occorre spiegare anche se in maniera inevitabilmente sommaria, di cosa si tratta. È un gioco molto simile al bowling, infatti sul terreno viene sistemato un cerchio formato da nove birilli, ognuno vale un punto compreso uno che viene posizionato al centro, ma quest'ultimo, se buttato giù da solo e se cade in una determinata posizione, da alla brava (e fortunata) giocatrice il punteggio di nove punti. Si gioca a coppie, con una palla rudimentale che assomiglia a una boccia (anche abbastanza pesante, è denominata “rubata”) che va usata per abbattere i birilli. Al di là dei dettagli dunque un gioco piuttosto semplice nei meccanismi, ciò che colpisce

Una storia del passato, di tanti secoli fa può essere soggetta a abbellimenti e distorsioni, le leggende nascondono quasi sempre qualche verità, ma non è detto che la raccontino interamente. In compenso c’è un documento che attesta senza ombra di dubbio l’esistenza di questo gioco a Farigliano fin dal medioevo. Si tratta degli antichi Statuti medievali, presenti in tanti centri di antica origine. Qui compaiono anche norme sui giochi leciti e proibiti, con l’esplicito divieto per i giochi aventi una posta in palio in denaro, qui si trovano notizie relative al gioco dei birilli (ludus billiarum), in cui fra l’altro le scommesse sono ben presenti.

è che si tratta di una pratica riservata alle donne di Farigliano, gli uomini non possono giocare, se vogliono partecipare devono fare gli arbitri. È così da secoli, tant'è che la leggenda che in paese tutti conoscono parla di un episodio storico nel XIV secolo in cui le due fazioni avversarie del paese, i “Gesian” e dei “Craciot”, giunsero a una contesa molto aspra, che per essere risolta richiese la decisione della castellana Isabella Doria, figura molto popolare della storia fariglianese (a lei era dedicato il carro che ha partecipato al Carnevale di Mondovì). Decise che la contesa si sarebbe risolta con una sfida fra donne al gioco dei birilli nella piazza del paese.

Un altro elemento importante di questo passatempo è il suo carattere di gioco, in sostanza non è uno sport. Questo implica una sua spontaneità che attesta ulteriormente quanto sia profondamente radicato nella storia di Farigliano. Le regole del gioco sono trasmesse di generazione in generazioni dalle madri (o dalle nonne) alle figlie. Non c’è uno statuto ufficiale con le regole scritte, non ci sono campi regolamentati. Si gioca in strada e in piazza, ogni luogo può essere adatto e non ci sono nemmeno squadre o campionati. Una delle regole tramandate è quella per cui le coppie si formano sul momento per via di sorteggio (anche questo attentamente codificato). Questo a dimostrazione di quanto sia spontaneo


questo rito. In realtà a Farigliano c’è un’associazione che tutela il gioco: “Associazione birilli di Farigliano” che sta lavorando perché questa pratica, insieme ad altre sparse in Europa, sia riconosciuta e tutelata dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità, a presiederla c’è l’ex sindaco del paese, Giancarlo Tavella, che svolge il ruolo di arbitro, durante le partite delle giocatrici. Ma questo nulla toglie al carattere spontanei dei birilli fariglianesi. «Per poterci relazionare con le istituzioni, abbiamo dovuto indossare un abito istituzionale, ma la nostra associazione non ha altri ruoli al di fuori di questo», sostiene Tavella. in realtà il sodalizio,

per sostenere la candidatura Unesco, ha portato avanti studi di approfondimento su questa pratica, che portano a concludere come si tratti, molto probabilmente di una pratica ancestrale, molto antica. «Il gioco rappresenta in generale un rito che lega una comunità e ne caratterizza la storia e i costumi. Riteniamo che questo gioco rappresenti un antico rito legato alla fertilità, lo dimostrano anche i birilli, che assumono vagamente un forma fallica, e altre caratteristiche del gioco. Questo comporterebbe che il gioco sia davvero molto antico, sopravvissuto nell’arco non solo dei secoli, contro il maschilismo predominante nella nostra società in passato» continua il presidente del sodalizio.

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La di là delle interessantissime considerazioni di tipo etnografico, il gioco è il riflesso di una situazione sociale per certi aversi anomala delle donne a Farigliano, anche in passato. Infatti già a fine Ottocento molto donne del paese lavoravano nelle fornaci, non erano semplicemente contadine. Questo permetteva loro di avere uno stipendio, dunque una certa indipendenza economica. Il fatto di giocare insieme per strada offriva loro uno spazio pubblico all’aperto, un’occasione per trovarsi. Non erano dunque semplicemente segregate in casa a rimorchio del marito, senza contare che come per tanti altri giochi langaroli anche nel “Gioc d’le Bije” si scommette cosa che comporta la possibilità di disporre di denaro per proprio conto. La donna che giocava (e che gioca) ai birilli, è indipendente e consapevole di questo. «Non ci sono altri giochi con queste caratteristiche in Italia, almeno stando alle nostre ricerche. Ce ne sono alcuni simili per le regole, ma sono giocati da

uomini. La stessa cosa vale per alcune pratiche del nord Europa, solo nel nord della Spagna abbiamo trovato alcuni giochi simili a questo, sia per il regolamento che per la presenza delle donne come protagoniste» aggiunge Tavella. Certo anche un passatempo come questo si evolve nel tempo, a dimostrazione del suo stretto collegamento con vita e abitudini della comunità. Un tempo si giocava soprattutto sul fondo sterrato, quello che si trovava in paese, oggi invece il fondo è quasi sempre in asfalto e questo ha comportato alcuni cambiamenti nei meccanismi. Inoltre un tempo le donne adulte di Farigliano erano molto gelose del loro passatempo, le giovani ci arrivavano raramente, oggi invece c’è più disponibilità a far giocare le ragazze, anche se la donna adulta qualche volta non si fida di giocare con una giovane ancora con poca esperienza. Il sorteggio delle coppie una volta veniva effettuato tramite i birilli, ora si preferisce usare dei bigliettini. Inoltre un tempo questa pratica era custodita gelosamente fra le donne fariglianesi, oggi invece è permesso anche a qualche amica che viene da fuori di fare una partita, ma sempre e solo nel paese Langarolo. Anche di questo le giocatrici sono molto gelose. Capita di fare periodicamente delle dimostrazioni al Tocati festival di Verona, oppure per qualche altra manifestazione legata alle tradizioni, ma in generale l’impegno delle giocatrici e dell’associazione è la conservazione del gioco come espressione genuina della comunità fariglianese, senza che si trasformi in un “evento spettacolare” a beneficio dei turisti. Ma anche tutte queste analisi legate alla cultura e alle radici del “Gioc d’le Bije” per le protagoniste di questo rito sono relativamente importanti. «Non è un caso che ci sia io, un uomo, alla guida dell’associazione, è un aspetto collaterale, rispetto alla cosa più importante, ovvero al confronto per strada o in piazza, un po’ come il ruolo di arbitro a noi concesso», in sostanza per le donne di FarigliaZermat no, la 1350 cosa più importante è unicamente giocare! Zerbino intarsiato ZERMAT 1350. OUTDOOR

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"Come eravamo," in un viaggio senza fine,

fra gli scatti del passato!

Prende il via su questo numero una rubrica dedicata alle immagini del passato del nostro territorio. Come eravamo, come siamo ora? Come è cambiato il nostro paesaggio, anche nelle piccole cose. Le immagini del passato ci permettono di ricordare non solo i ricordi personali, ma anche i luoghi. Perché sono questi ultimi a riportarci alla mente momenti, occasioni importanti, o anche solo abitudini che tanti anni fa erano consuete e magari ora non esistono più. La tradizione si lega proprio alle abitudini, a momenti di vita che si ripetono nel tempo e diventano per questo importanti e simbolici. Il nostro territorio è cambiato, di conseguenza anche lo spazio urbano, ma anche attraverso queste immagini, possiamo scoprire ciò che invece è rimasto almeno in parte, immutato nel tempo. Questa rubrica vuole essere un’occasione di condivisione con i lettori. Parte la collaborazione con un gruppo nato su Facebook e intitolato “Alba e din-

torni, immagini dal passato (in memoria di Ferruccio Della Valle)”, che ci fornirà per ogni numero,

alcuni degli scatti provenienti dall’area albese, ed ancora, con alcune immagini fornite dall’archivio Foto Sterpone, di Castagnole Lanze. Anche uno scatto di famiglia può essere un’ottima occasione di memoria collettiva, così come i luoghi privati possono rappresentare spazi riconoscibili non solo da chi li ha vissuti. Lo scopo di “Terra & Tradizione” è quello di far

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parlare le immagini, in modo tale che i lettori possano scoprire come si è evoluto il nostro paesaggio. Le sorprese ci saranno certamente, ne siamo convinti. Scopriremo tanti cambiamenti radicali, ma nonostante il trascorrere dei secoli, le nostre piazze, i nostri comuni, mantengono quasi immutata la loro fisionomia. Così, per esempio, i centri storici di Asti e Alba, ricalcano l’impronta delle antiche città romane d’origine, almeno in parte dei nuclei urbani, che il medioevo aveva conservato. Allo stesso tempo è cambiato in parte il volto delle nostre colline. Molti decenni fa, alcune erano molto più boscose di quanto siano ora, dove la produzione vitivinicola ha portato ricchezza e benessere diffuso. Queste sono solo alcune delle molteplici osservazioni, che si possono fare. Chiediamo ai lettori di aiutarci in questo viaggio di scoperta del passato e del presente, che può indicarci in qualche modo anche la direzione del futuroe di inviarci immagini di luoghi e posti delle provincie di Asti e Cuneo, tramite e-mail a:

terraetradizione@gmail.com

Ogni immagine dovrà essere accompagnata da una descrizione non particolarmente lunga, in cui si evidenzia il nome del titolare della foto, il luogo, e possibilmente l’anno in cui è stata scattata. Le più significative, verranno pubblicate.

Grazie fin d’ora a tutti Voi per la collaborazione.


come eravamo

Alba piazza Garibaldi - albergo Buoi Rossi visto dalla tettoia del casello daziario della Pontina - Anni ‘20 - “Alba e dintorni, immagini dal passato (in memoria di Ferruccio Della Valle)” Alba - P.zza Savona - Fontana Ferrero - anni 50/60 “Alba e dintorni, immagini dal passato (in memoria di Ferruccio Della Valle)”

Santo Stefano Belbo interno stazione ferroviaria anni ‘40 / ‘50 “Alba e dintorni, immagini dal passato (in memoria di Ferruccio Della Valle)”

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Castagnole delle Lanze P.zza S. Bartolomeo ‘58 “Archivio foto Sterpone di Castagnole delle Lanze”

Castagnole delle Lanze - primi 900 V. G. Abbate ang. V. Stazione “Archivio foto Sterpone di Castagnole delle Lanze”

Castagnole delle Lanze - P.zza Lucchini, anni ‘80 “Archivio foto Sterpone di Castagnole delle Lanze”

Inviate alla redazione iM.coM. di Alba le vostre vecchie foto del territorio astigiano e cuneese alla mail:

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speciale agricoltura

Nell'astigiano, un coordinamento provinciale per affrontare le questioni agricole con

maggiore peso

Provincia e associazioni di categoria insieme. Si parte da gerbidi e tassa sugli agriturismi Un organismo che affronti con sempre maggiore efficacia le questioni riguardanti l’agricoltura Astigiana. È questo l’obiettivo dell’iniziativa presa dalla Provincia di Asti insieme alle associazioni di categoria degli operatori nel lavoro dei campi. Con la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra la Provincia di Asti e le associazioni agricole Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Atima, siglato lo scorso 5 febbraio, è stato attivato un Tavolo permanente di coordinamento tra il mondo dell’agricoltura e l’Ente Provincia con l’obiettivo di mettere a fuoco le problematiche di un settore decisivo per l’economia provinciale e la gestione del territorio. Il presidente della Provincia Paolo Lanfranco ha firmato il protocollo con il presidente di Coldiretti Marco Reggio, quello della Cia Alessandro Durando, il commissario di Confagricoltura Ezio Veggia e il presidente di Atima (Associazione Trebbiatori ed Imprese Meccanizzate Agricole) Paolo Pregno. Le associazioni firmatarie hanno ritenuto opportuno realizzare un coordinamento permanente per il confronto continuo sulle tematiche ambientali e venatorie, e più in generale, sulle problematiche

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comuni di interesse di tutto il territorio provinciale, coinvolgendo la Provincia sia come Ente con specifiche competenze amministrative in queste materie sia come istituzione di Area Vasta per individuare soluzioni e iniziative comuni da sottoporre alla Regione Piemonte, competente per il Settore dell’agricoltura e alle altre istituzioni. L’idea è che il tavolo possa mettere in campo un peso maggiore rispetto alle istanze presentate per esempio dagli enti singolarmente presi e dunque possa far valere con maggior forza la propria voce per far fronte a questioni di interesse comune. «Ritengo fondamentale la componente agricola – dichiara il presidente della Provincia Paolo Lanfranco – per la valorizzazione e la tutela dell’ambiente e della gestione delle proprie competenze, e che questo possa essere utilmente raggiunto mediante la realizzazione di un coordinamento permanente con le associazioni locali degli agricoltori. L’attività svolta in attuazione del protocollo potrà estendersi anche a tematiche di competenza della Provincia ma correlate all’attività agricola per un reciproco confronto su aspetti e situazioni di inte-


speciale agricoltura

resse comune volti alla salvaguardia del territorio agricolo astigiano». «Si è subito iniziato a lavorare in concreto – aggiunge il consigliere delegato all’Agricoltura e Caccia Davide Massaglia – infatti già nell’estate 2019 la Provincia, con il supporto delle associazione agricole, aveva avviato il piano di contenimento dei cinghiali, adattando le disposizioni della delibera regionale del 1 marzo 2019 alla realtà territoriale». La collaborazione avviene sulla scorta del rinnovato impulso dell’attività della Provincia quale Ente di Area Vasta, impegno che rappresenta uno dei punti fondamentali del programma del Consiglio provinciale insediatosi l’estate scorsa sotto la Presidenza di Paolo Lanfranco. Dopo la sigla dell’accordo, giovedì 20 febbario si è svolta una prima riunione del tavolo per individuare le prime questioni che il coordinamento intende affrontare. Abbiamo chiesto al consigliere delegato Davide Massaglia di illustrarle: «In attesa di studiare altri dossier su cui impegnarci sono stati due i temi che saranno fin da subito affrontati dal nostro coordinamento. Da una parte intendiamo porre all’attenzione delle istituzioni superiori la questione dei terreni a gerbido da riconvertire in spazi per l’agricoltura. Attualmente le leggi e i regolamenti sono restrittivi nel senso che, a causa della eccessiva burocrazia, rischiano di scoraggiare chi, magari giovane, voglia impegnarsi per il recupero di queste aree e avviare dunque un’attività lavorativa agricola, o anche solo desideri realizzare un orto. Vorremmo che l’iter fosse velocizzato. Si tratta di un problema che si riscontra soprattutto nel nord della Provincia di Asti. L’altro tema che affronteremo subito riguarda la tassazione comunale dei rifiuti sugli agriturismi. Anche alla luce di una recente sentenza del Tar, questi non si possono considerare come normali ristoranti, che ovviamente devono pagare una tassazione salata, per via della mole di rifiuti prodotti, va loro applicata una tariffa più bassa. Il nostro sforzo sarà quello di studiare un dossier relativo alle imposte sui rifiuti per gli agriturismi da

presentare poi ai Comuni. Certamente loro avranno sempre la facoltà di scegliere quale imposta applicare, ma pensiamo che un lavoro del genere possa aiutarli ad avere una maggiore uniformità in questo campo. Sarà un supporto utile soprattutto ai paesi più piccoli, visto che quelli grandi sono già ben strutturati per studiare questioni del genere. Per il resto abbiamo messo sul tavolo altre questioni che però prima studieremo con calma per poi discuterle nelle prossime riunioni. Su quelle individuate il lavoro inizierà subito».

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Infortuni sul lavoro nel settore AGRICOLO: cresce l'attenzione, ma persistono! Le cronache dei mezzi di informazione ci raccontano quanto sia grave il problema degli incidenti sul lavoro in Italia. Ce ne sono troppi e spesso molto gravi, anche mortali. Ma all’interno di questo grave problema che assilla la società italiana, fanno spesso notizia gli incidenti nelle fabbriche, dove purtroppo, quando accadono tragedie, coinvolgono anche più di una persona. Così restano nell’ombra i sinistri nel mondo agricolo, che comunque sono numerosi e meritano la dovuta attenzione. Abbiamo deciso dunque di dedicare spazio a questa questione. I dati sono forniti dall’Inail, l’Istituto nazionale che si occupa proprio di infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Nella sua ultima analisi approfondita dei dati, relativa al quinquennio 20132017 ha messo in evidenza un calo del 14,7% complessivo delle denunce di sinistri, seimila in meno nell’arco di cinque anni, ma si tratta pur sempre di numeri di un certo peso visto che si parla di 34.000 casi. Fortunatamente anche i casi mortali sono diminuiti, del 20,5% nell’arco del quinquennio. Sempre nello stesso arco di tempo il numero di infortuni in agricoltura era il 5,5% del totale delle denunce complessive, ma i casi mortali ammontavano al 13,6%. All’interno del dato in agricoltura il 20%, una denuncia su cinque, riguardava le donne, mentre per i decessi si scendeva al 5,1%. Per quanto riguarda la distribuzione geografica fra gli infortuni denunciati il 17,5% riguardava il nord ovest, mentre per i casi mortali la percentuale sa-

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liva al 20% Interessante anche il dato relativo alla vere e proprie malattie professionali, visto che l’agricoltura è un campo di lavoro logorante. Sempre nel quinquennio preso in esame queste sono cresciute, ma l’Inail attribuisce il dato a una maggiore sensibilizzazione degli operatori del settore riguardo al problema, una migliore conoscenza della tutela assicurativa ha fatto emergere una serie di patologie prima “nascoste”, di qui l’incremento delle denunce, che nel 2017 erano diminuite (per un numero di 11.286) ma che fino al 2016 avevano fatto registrare un progressivo aumento fino a 12.596 casi. In generale quel quinquennio aveva fatto registrare un incremento del 18,9 per cento. All’interno di questi casi però solo il 7,7% è stato rilevato nell’area di Nord ovest, cioè la nostra. Questo era il quadro dell’ultima analisi approfondita sui numeri nazionali, ma ci sono anche dati più recenti. Coldiretti evidenziava che nel 2018 era stato registrato, a livello nazionale (sempre in base a dati Inail) un calo degli incidenti solo nel settore agricolo, col una diminuzione del 7% dei casi mortali (da 141 a 131) e dell’1,8% degli infortuni (da 33.820 a 33.207). L’associazione agricola attribuiva la tendenza positiva al lavoro di ammodernamento effettuato dalle imprese agricole. L’agenzia stampa Agi riguardo ai primi sette mesi del 2019 invece segnalava un aumento di denunce in agricoltura a fronte di una leggera diminuzione nel campo dell’industria e dei servizi.


speciale agricoltura

ia, R. GiobergCuneo i tt e ir ld Co

re lle, direttoAsti M. Barava ltura co ri g fa n o di C

Fin qui abbiamo seguito abbiamo visto i dati riguardanti le tendenze nazionali, ma possiamo andare nel dettaglio delle nostre zone di riferimento, ovvero le provincie di Cuneo e Asti, alla luce dei dati gentilmente forniti dalle sedi provinciali dell’Inail centrate sul 2019. Per quanto riguarda la Provincia di Cuneo i risultati sono in chiaroscuro, poiché si è registrato un incremento degli infortuni nel 2019 rispetto all’anno precedente, si è passati dai 1141 ai 1146 denunciati. Di contro i casi mortali riconosciuti sono diminuiti: 2 nel 2019 rispetto ai tre nel 2018. Il dato nel complesso appare stabile. Abbiamo chiesto a Roberto Giobergia, che si occupa della sicurezza sul lavoro all’interno di Coldiretti Cuneo un commento su questo argomento: «In generale gli infortuni sul lavoro in agricoltura sono spesso causati dall’utilizzo delle macchine nel corso dell’attività. Va detto che i dati forniti dall’Inail rischiano di lasciare fuori alcuni sinistri, non certo per colpa dell’ente naturalmente. Questo registra gli infortuni avvenuti in ambito strettamente lavorativo, con il coinvolgimenti di assicurazioni sull’infortunistica, ma purtroppo ci sono incidenti che sfuggono a questa rilevazione, perché avvengono durante il lavoro nei campi, e vedono come vittime non professionisti. Si tratta degli hobbysti, che possono essere agricoltori in pensione o giovani, insomma persone non impiegate in azienda, che magari fanno qualche lavoretto per contro proprio oppure vogliono realizzare un piccolo orto vicino casa. Succede che chi va in pensione non lascia davvero mai la professione, ma queste persone, avanti in età, rischiano probabilmente di più perché magari utilizzano macchine vecchie oppure, rilassati, curano di meno gli aspetti della sicurezza, o semplicemente sono meno efficienti rispetto agli anni giovanili. In generale a essere soggetti a incidenti sono in maggior numero i lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti, anche per via di una maggiore organizzazione all’interno di

aziende agricole ben strutturate. Un altro fattore che incide sul numero di infortuni è il tipo di terreno su cui si lavora. Per esempio nelle Langhe l’attività risulta complessa sia per via della pendenza collinare, sia per via del fondo particolarmente insidioso. Inoltre non bisogna trascurare in questa lettura lo scarto generazionale. I giovani sono meno soggetti a incidenti rispetto ai loro padri. Questo dipende non solo ovviamente dal dato anagrafico. Le giovani generazioni hanno maggiore consapevolezza dei rischi relativi al lavoro agricolo grazie soprattutto alle scuole che ormai in tanti frequentano. La formazione è molto importante non solo per una maggiore efficienza produttiva, ma anche per accrescere la cultura della sicurezza nel lavoro, svolge un ruolo fondamentale e questo va sottolineato». Per quanto riguarda la Provincia di Asti i dati a nostra disposizione sono un po’ più articolati. Il 2019 ha fatto registrare una diminuzione delle denunce di sinistri rispetto al 2018: 187 nell’anno appena trascorso a fronte dei 196 precedenti. Purtroppo gli incidenti mortali sono stati due, uno in più dell’anno prima. Una curiosità riguarda le persone coinvolte. Il dato è esattamente lo stesso nei due anni, ovvero 162, la variazione riguarda gli stranieri coinvolti: nel 2018 sono stati 34 e nel 2019 il numero è sceso a 25. «La diminuzione degli infortuni in agricoltura è sicuramente una notizia positiva per tutto il comparto – afferma Mariagrazia Baravalle, direttore di Confagricoltura Asti – tuttavia il numero di infortuni resta comunque alto. Non bisogna abbassare la guardia e continuare ad investire sulla sicurezza dei lavoratori, ovvero il capitale umano, l’unica ed insostituibile risorsa di cui dispongono le aziende. Stiamo attraversando una fase in cui è cresciuta la conoscenza e la consapevolezza da parte delle imprese verso i rischi derivanti dal lavoro agricolo – conclude il direttore Baravalle –. Confagricoltura sarà sempre al loro fianco, mettendo a disposizione le proprie competenze e professionalità, con una specifica e mirata formazione e fornendo loro gli strumenti adeguati per poter lavorare nel modo più sicuro e protetto possibile».

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CIMICE ASIATICA, la vespa Samurai: soluzione biologica al problema In SEGUITO all'impegno degli enti pubblici e privati è giunto il via libera alla diffusione dell'antagonista e agli INDENNIZZI per il 2019

Il progetto che a partire dall’inizio di quest’anno ha coinvolto Regione Piemonte, enti locali, Coldiretti Fondazione Agrion, Università di Torino per il contrasto della diffusione della Cimice Asiatica, vero flagello per le campagne piemontesi, ha raggiunto un traguardo importante col via libera alla diffusione della Vespa Samurai, insetto che contrasta il primo. Ma andiamo con ordine. Perché la cimice asiatica rappresenta un problema per l’agricoltura? Si tratta di un insetto originario dell’Estremo Oriente (Cina, Giappone e Taiwan), che si è diffuso prima in America e negli ultimi anni in Italia. Non è dannoso per le persone, ma è fastidioso se presente in grandi quantità nelle abitazioni (se disturbato o schiacciato emana un odore sgradevole) e soprattutto è dannoso per molte coltivazioni, fra cui nocciole, pere, pesche, kiwi, ciliegie, mele, peperone, soia e altre. Tutte colture diffuse sulle nostre colline. Dopo essersi riparato in inverno di solito nelle abitazioni, ricompare in primavera sulle piante coltivate, ma anche selvatiche. Le cimici, per via delle loro punture di alimentazione possono comportare la perdita di un intero raccolto per una stagione. Per debellare questo problema diffusosi sulle nostre terre, si sono mobilitate associazioni di categoria e enti istituzionali. La strategia principale messa in campo è quella della lotta biologica, che ha avuto il suo primo via libera nel mese di aprile del 2019. In un decreto legge veniva autorizzata

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“l’immissione in natura delle specie e delle popolazioni non autoctone … autorizzata per motivate ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, e comunque in modo che non sia arrecato alcun pregiudizio agli habitat naturali nella loro area di ripartizione naturale né alla fauna e alla flora selvatiche locali”. In questo modo si punta a contrastare la presenza dell’insetto senza l’utilizzo di pesanti trattamenti fitosanitari sulle colture e sulle terre. Alla fine di gennaio di quest’anno si è svolta una manifestazione promossa da Coldiretti a livello nazionale a Verona per chiedere politiche di contrasto a questo fenomeno. «Per contrastare la cimice asiatica, in un anno segnato da un inverno particolarmente caldo che ne favorisce la sopravvivenza – affermava Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo –, serve un piano di intervento nazionale che preveda aiuti straordinari alle imprese, azioni di contenimento dell’insetto anche con un programma coordinato di trattamenti fitosanitari e sperimentazioni su insetti antagonisti, oltre a misure per la difesa del settore ortofrutticolo con un sistema straordinario di verifica sulle importazioni». Coldiretti Cuneo aveva chiesto a tutti i Comuni della Granda di approvare una delibera che impegni ciascuna Amministrazione ad intraprendere le iniziative previste in un Piano dell’associazione


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elaborato a livello nazionale. Decine di comuni hanno risposto positivamente. L’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa: «Con Agrion stiamo lavorando allo studio di possibili soluzioni, in sinergia con il sistema universitario, i rappresentanti del mondo agricolo e le realtà private e industriali che proprio nella ricerca stanno investendo risorse importanti». In particolare è stata seguito il programma di contenimento dell’insetto attraverso il controllo biologico con la moltiplicazione in laboratorio e successiva introduzione su scala regionale del

nemico naturale della cimice asiatica, il parassitoide oofago “vespa samurai “ (Trissolcus japonicus), che ne attacca le uova. Per riprodurre questi insetti utili in laboratorio, servivano quantità importanti di uova della cimice asiatica per cui è nata l’iniziativa “Aaa Cercasi cimici (asiatiche) per allevamento!” In questo modo i cittadini hanno contribuito al programma per ridurre la presenza di questi insetti, sbarazzandosi della cimice stessa, riducendo anche l’impiego di insetticidi. Inoltre a studiare le migliori misure di contrasto all’insetto a partire dal 2019 con la Fondazione Crc il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino, la Fondazione Agrion e la Ferrero HCo, è stato istituito un Osservatorio per allargare e approfondire le metodologie di lotta. Questi sforzi sono infine culminati Il 31 marzo nella Conferenza Stato-Regioni, che ha dato parere favorevole ai due decreti che permetteranno di intervenire a favore delle imprese agricole per prevenire e contenere i danni da cimice asiatica per la stagione 2020 e indennizzare quelli subiti nel 2019, consentendo il via libera alla riproduzione e diffusione della Vespa Samurai e alle misure di emergenza necessarie per concedere agli agricoltori gli 80 milioni di euro di indennizzi stanziati dal Governo. «Si tratta di un provvedimento fondamentale per l’agricoltura – ha detto l’assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte, Marco Protopapa – e

per la lotta biologica alla cimice asiatica. Con il primo decreto, sarà possibile innanzitutto allevare ed immettere nell’ambiente uno degli antagonisti più efficaci della cimice. Manca l’adozione del Ministero dell’Ambiente, ma dovrebbe trattarsi di una semplice formalità, dopodiché potranno essere presentate ed approvate rapidamente le relazioni necessarie per avviare davvero un progetto tanto atteso quanto necessario, mentre il secondo costituisce un atto fondamentale per permettere l’indennizzo dei danni subiti nell’anno 2019 anche per il nostro Piemonte». Il decreto conseguente del Ministero dell’Ambiente è stato pubblicato il 14 aprile sulla Gazzetta Ufficiale e a questo riguardo ha commentato il senatore del Pd Mino Taricco: «nel riesprimere piena soddisfazione per gli esiti del lavoro di questi mesi – questi ultimi poi non semplici in quanto segnati dall’emergenza epidemiologica COVID-19 – sono a sottolineare che grazie proprio a questo lavoro adesso dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale è finalmente possibile per le Regioni richiedere la autorizzazione alla immissione di specie esotiche che possano essere veri e propri “agenti di controllo biologico” – di fatto l’uso della Vespa–samurai, antagonista naturale della cimice asiatica, o parassitoidi con la stessa funzione – che permetteranno di limitare e controllare le popolazioni di organismi nocivi alle nostre colture come già avviene nei paesi di origine».

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Castagnole delle Lanze “la Barbera si fa solidale per sostenere i più piccoli”

vere il o u m o Pr per o i r o t i r ter RE AIUTA osi n i bisog

Per il 10° anno del progetto “Adotta un filare nelle Lanze” un'etichetta speciale disegnata da Ugo Nespolo 44

Il profuma di Barbera, quella Barbera che da anni ormai è diventata simbolo del territorio e che raduna migliaia di persone, durante la prima settimana del mese, in occasione della “Festa della Barbera…di Cortile in Cortile”. Maggio quest'anno, purtroppo ha avuto un profumo diverso, a causa della grave emergenza sanitaria che ha colpito la nostra regione e l’intera nazione, le tante iniziative in programma non si svolgono, dovranno attendere un pò, prima di tornare. Ma Castagnole delle Lanze non vuole smettere di guardare al futuro. Da questa volontà nasce lo slogan #barberaiscomingsoon, attorno al quale è stato realizzato un video molto visualizzato sui social network, che mette insieme alcune iniziative che l’Amministrazione comunale del paese, insieme ad altre realtà del territorio sta portando avanti con un duplice obiettivo: promuovere il territorio continuando a dare visibilità ai prodotti locali, e contemporaneamente aiutare con un gesto solidale chi in questo momento particolare ha più bisogno di altri di sentire la vicinanza del prossimo. Nascono così tre iniziative di solidarietà, tre modi diversi per sentirsi più vicini e fare comunità, ma con un unico fine: devolvere il ricavato in favore dei bambini e dei ragazzi delle famiglie che si


trovano in difficoltà. La prima iniziativa riguarda il progetto “Adotta un Filare nelle Lanze” che quest’anno festeggia i suoi primi dieci anni. «Con entusiasmo abbiamo aderito a quest’iniziativa solidale che prevede di destinare 2 euro su ogni adozione effettuata in favore dei più piccoli che in questo momento meritano un’attenzione speciale – afferma Elisabetta Stella assessore alla Promozione del Territorio – da anni il nostro progetto coinvolge le scuole del paese, i ragazzi ci hanno spesso aiutato a consegnare il vino agli adottanti nel giorno festa della Barbera e l’anno scorso hanno anche realizzato le etichette delle nostre grappe e delle barbere chinate. Adesso è il momento di essere noi più vicini a loro». Per festeggiare questo importante traguardo dei 10 anni del “Lanze” quest’anno «abbiamo voluto coinvolgere un’artista piemontese importante, Ugo Nespolo, perché sappiamo che è vicino al nostro territorio e quindi poteva rappresentarci al meglio con la sua arte e i suoi colori» continua Elisabetta Stella. Ugo Nespolo ha realizzato infatti le etichette della 10a annata della Barbera Lanze nonché delle etichette “limited edition” per le grappe e le barbere chinate. «La tradizione degli artisti che creano e dipingono etichette per il vino risale a tempi lontani, basti pensare ad una bottiglia di vino rosso firma “Picasso”, a me questo tema piace molto e ho già lavorato in passato ad etichette di vini ma questa idea che il Sindaco e l’assessore alla promozione del territorio mi hanno illustrato, mesi fa, mi ha colpito particolarmente – afferma il Prof. Ugo Nespolo – la trovo un’idea innovativa quella di promuovere questo bel territorio attraverso il gesto dell’adozione, un gesto che abbraccia il territorio e i produttori locali e porta in giro per l’Italia e all’estero il nome di Castagnole delle Lanze; trovo altresì un gesto nobile ed elegante quello di voler, in un momento come questo, intrecciare promozione del territorio e solidarietà verso la comunità e le famiglie in difficoltà». La seconda iniziativa solidale resta sul tema del vino e della barbera locale ed è stata proposta dal presidente della Premiata Bottega del Vino, Erik Dogliotti: «Grazie al contributo di amici della Bot-

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tega, che mi hanno dato importanti spunti di riflessione e suggerimenti, ho pensato ad un modo per poter continuare a diffondere e far conoscere i vini del nostro territorio. Ho voluto quindi preparare una speciale selezione di Barbera 2019 chiamata “Barbera Box”. Nella scatola ci sono 6 bottiglie di barbera di produttori diversi in modo che tutte le persone lontane e vicine possano far vivere lo spirito della festa della Barbera, degustando una selezione di vini di diversi produttori castagnolesi, esattamente quello che avrebbero potuto fare durante la festa». Il progetto è realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale. Anche in questo caso il 10% del ricavato sarà destinato ai bambini.

Per informazioni inviare una mail a: bottegadelvino.cdl@gmail.com

Infine la terza iniziativa non ha il sapore del vino

ma si appella al buon cuore di tutti i cittadini che vogliono dare una mano a chi è meno fortunato. Questo progetto nasce proprio dalle richieste di molti castagnolesi che hanno condiviso con l’Amministrazione comunale la loro volontà di mettersi a disposizione del prossimo in un momento di difficoltà che sta colpendo tutti noi, alcuni più di altri. E' nata così l’idea di mettere a disposizione il conto corrente comunale per tutti coloro che vogliono tendere una mano verso le famiglie che fanno fatica ad andare avanti, con l’auspicio di tornare presto alla normalità e sperare in un futuro più roseo. Chiunque vorrà cogliere quest’opportunità e fare una donazione in favore dei bambini e dei ragazzi per il supporto economico alla partecipazione alle attività sportive o scolastiche, può utilizzare le coordinate bancarie qui elencate:

Codice IBAN del conto corrente IT80W08530473200000908 - Nome, Cognome e Codice Fiscale di chi dispone il bonifico - Causale di versamento "donazione COVID-19" L'Amministrazione comunale coglie l’occasione per ringraziare tutti i cittadini e le aziende castagnolesi che si sono mostrate solidali fin dall’inizio di questa pandemia e hanno donato cospicue somme di denaro come contributo per acquistare i dispositivi di protezione distribuiti in due tranche a tutte le famiglie.

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Luca Sensibile alla guida della Giostra delle Cento Torri “Quest'anno sul Palio non ci sono certezze. Occorrerà garantire la sicurezza sanitaria” Non è certo facile il compito che si è assunto l’architetto Luca Sensibile quando all’inizio del 2020 è diventato il nuovo presidente della Giostra delle Cento Torri, l’associazione che organizza il Palio degli Asini di Alba e le attività folcloristiche legate ai nove borghi albesi in autunno e in Primavera. Luca Sensibile nel ruolo di presidente all’interno della Giostra è coadiuvato dal vice, Domenico Boeri. In realtà nel direttivo non è cambiato quasi nulla nella composizione, dopo il 2019 che può essere considerato un anno di passaggio, dopo la rinuncia di Alberto Cirio alla presidenza, per ovvi motivi di opportunità, visto che ora guida la Regione Piemonte. Lo scorso anno il palio e le manifestazioni autunnali sono state portate a termine con Piercarlo Verney, nominato presidente nella fase di passaggio. Il resto del direttivo è composto da Romano Cugnasco, Carlo Passone, e Felice Dezzani, responsabile del Gruppo storico della Giostra. Anche Alberto Cirio era presente alla riunione che ha eletto il nuovo presidente e aveva augurato buon lavoro al neoeletto: «Sono felice che in continuità dopo aver fatto io il presidente della Giostra possa esserlo adesso Luca Sensibile, perché ha la stessa passione capacità e competenza per seguire i Borghi in un evento che non è solo folklore, ma anche interesse economico per il nostro turismo». Fin dall’inizio dell’anno si pensava a qeusto Palio come un’edizione significativa, nella quale sarebbe cambiato qualcosa, anche solo perché La Fiera del Tartufo era stata programmata con una partenza ritardata di una settimana rispetto alle precedenti edizioni per permetterle di prolungarsi ulteriormente a novembre. Il Palio dunque sarebbe stato “fuori” dalla cornice della Fiera e si sarebbe valutata pienamente la sua capacità attrattiva nei confronti dei turisti, italiani e stranieri. Il disastro sanitario legato all’arrivo in Italia e in generale in Occidente del Coronavirus ha cambiato tutte le carte in tavola. Al momento il Turismo è il settore su cui c’è il maggior numero di punti interrogativi per la ripresa, per via soprattutto delle limitazioni ancora ben presenti negli spostamenti. Al di là di

regole e leggi transitorie, probabilmente la prudenza limiterà i viaggi, soprattutto verso destinazioni lontane anche nel prossimo futuro e questo potrebbe rappresentare un serio problema per il turismo sul territorio delle nostre colline caratterizzato soprattutto dalla forte presenza di stranieri. In queste settimane si stanno svolgendo periodicamente incontri in videoconferenza fra i principali attori turistici del territorio per coordinare un programma per le attività di questa estate e soprattutto per l’autunno. Ad Alba, per quanto riguarda la Fiera internazionale del Tartufo bianco c’è la volontà di proporre la manifestazione che sarà, per forza di cose, diversa da quella anche solo immaginata i primi due mesi dell’anno. Certamente dovrà tenere conto di regole sanitarie stringenti perché sia garantita la sicurezza sanitaria e per dare un segnale rassicurante anche ai turisti, che probabilmente saranno in gran parte italiani. Per quanto riguarda il Palio degli Asini è tutto in forse, e prima di giugno è difficile che la situazione cambi. Commenta infatti Luca Sensibile: «Gli eventi che comprendono un grande assembramento di persone dovranno certamente subire dei cambiamenti legati alla sicurezza sanitaria. E il Palio degli Asini certamente rientra fra questi. Insieme ai Borghi stiamo provando a pensare come proporre il Palio in una fase tanto critica, ma abbiamo bisogno di conoscere le linee guida in base alle quali si potranno organizzare le manifestazioni per regolarci di conseguenza. Il Palio come ben sappiamo muove tante persone non solo quelle presenti nel campo di gara, e sugli spalti, ma anche i partecipanti alla sfilata, insieme a coloro che assistono dai lati delle strade. Anche il Baccanale del Tartufo va ripensato. E vanno considerati i costi di questi eventi, tenuto conto che i borghi, che sono associazioni di volontari, non hanno potuto finanziarsi nel corso dei mesi primaverili. Viviamo in una fase di profonda incertezza nel settore turistico. Le incognite in questo momento sono tante, e in una prima fase la ripresa sarà differente rispetto ai numeri a cui eravamo abituati. Io penso che sia importante mantenere l’alta qualità delle proposte che ci ha sempre caratterizzato».

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Rodello

Mostra “Il Sacro e il Viaggio"

rata u g u a In rnet e t n I su tra s o m a l acra s e t r di a poranea contem

Nonostante il Coronavirus, il progetto “RODELLO ARTE” NON si è FERMATO 48

Rodello arte artisti con don Cesare Battaglino

Anche quest’anno nonostante l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, si è svolta la quarta edizione del progetto Rodello Arte, promosso da Comune di Rodello insieme al Mudi (museo Diocesano di Alba) e all’associazione “Colline e Culture”, la Fondazione Santi Lorenzo e Teobaldo per rinnovare nel paese langarolo quella felice tradizione artistica nata negli anni ‘60 che ha messo indieme artisti di grande talento per la realizzazione di importanti opere di arte sacra. L’obiettivo di Rodello Arte consiste nello stimolo alla produzione di opere d’arte contemporanea dedicate al tema del sacro e del viaggio. L’iniziativa, nata nel 2017, ha sinora raccolto intorno a sé trenta artisti provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa e collegati con discipline artistiche differenti, sviluppando nel corso del primo biennio il rapporto tra il sacro e la terra, e nel corso del secondo quello del sacro e del viaggio. Le radici di questo progetto affondano negli anni ‘60 quando il canonico Mario Battaglino, parroco del paese, promosse nel 1964 un seminario sperimentale cui aderirono giovani artisti in cerca di spazi adatti a far pittura, quali Piero Ruggeri, Giorgio Ramella, Bruno Sandri, Beppe Morino sotto la guida di Enrico Paulucci; a loro fu chiesto di impegnarsi sul tema dell’arte religiosa utilizzan-


do tecniche e stili contemporanei. In quegli anni c’era un’atmosfera di grande fermento anche per la Chiesa Cattolica, legata al Concilio Vaticano II. Il Papa Paolo VI sollecitava gli artisti ad allacciare una rinnovata alleanza con la comunità cristiana, in cui esprimere con creatività e libertà il proprio genio artistico. Le opere dei giovani artisti piemontesi si imposero, suscitando dibattiti e valutazioni accese, anche perché superavano forme consolidate di arte religiosa per lo più ferme a ripetitive raffigurazioni devozionali. Il gruppo di opere prodotte allora è rimasto in dotazione a Rodello, nella Chiesa dell’Immacolata e formano il primo nucleo del museo di arte religiosa del paese che prende il nome di Dedalo Montali, un altro gigante che ha lasciato la sua impronta nelle Langhe. L’incontro fra l’artista è don Mario Battaglino risale al 1969 e ha permesso a Montali di creare alcune opere importantissime fra cui la cappella della casa di cura “La Residenza”, sulla scia delle nuove istanze conciliari. Questo è lo spirito su cui si fonda l’iniziativa partito con la chiamata alle arti di gennaio anche su ispirazione del pensiero di papa Francesco secondo cui “i musei devono accogliere nuove forme d’arte. Devono spalancare le porte alle persone di tutto il mondo. Essere uno strumento di pace. Essere vivi” che ha portato un gruppo di artisti selezionati, in base alle opere presentate agli organizzatori, a prendere parte a un workshop, un grande laboratorio residenziale di due giornate a Rodello che, attraverso narrazioni, esperienze e incontri ha messo a fuoco i temi ispiratori del progetto. Si è trattato anche di un momento di incontro e di confronto, ragionando su tematiche sociali, culturali, artistiche che hanno ispirato le successive produzioni artistiche. Il workshop ha avuto luogo il 22 e 23 febbraio, praticamente l’ultimo fine settimana prima dell’entrata in vigore delle misure di emergenza per il contenimento del Covid-19. Il programma è dunque andato avanti nonostante le difficoltà cui man mano l’Italia stava andando incontro.

Nella seconda fase i candidati sono stati invitati a produrre un’opera d’arte legata ispirata ai temi del sacro e del viaggio, frutto delle esperienze vissute nel paese langarolo durante il workshop. Le opere avrebbero dovuto essere esposte a partire da maggio fino a settembre presso il Museo di Arte Sacra di Rodello, dedicato a Dedalo Montali. Questa fase purtroppo, inevitabilmente, ha subito radicali cambiamenti, ma il programma non si è fermato. La mostra è stata aperta con un evento on line sabato 9 maggio. Il museo Montali, come altri sul territorio italiano, si è reinventato, comunicando con il pubblico attraverso strumenti alternativi le opere sono state presentate con un “webinar” incontro virtuale, diretta social, con la partecipazione degli artisti che hanno presentato le loro realizzazioni a contatto virtuale col pubblico, facendo scoprire le loro ispirazioni, le tecniche artistiche ed i materiali utilizzati; ad accompagnare i loro racconti c’erano anche gli organizzatori, i sostenitori del progetto, ospiti e i formatori che li hanno accompagnati nel percorso formativo. Al di là di questo evento la mostra è ancora di-

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Franco Aledda, sindaco di Rodello

sponibile a chi sia interessato con le opere allestite all’interno della chiesa barocca dell’Immacolata, realizzate dai partecipanti al progetto di quest’anno: Roberta Astegiano, Sabrina Barrera, Margherita Caliendo, Chiara Crescioli, Nadia Larosa, Enrico Prelato, Mara Raya, Edi Sanna, Francesca Semeraro. La si può ammirare sulla pagina Faceboom del Mudi di Alba (Museo Diocesano Alba) o sulla pagina internet: www.visitmudi.it. Quando sarà possibile, ci sarà una festa inaugurale e le consuete aperture dalla chieda dell’Immacolata dove ha sede del Museo d’arte moderna e religiosa “Dedalo Montali” a cura dei componenti dell’Asociazione “Volontari per l’arte”. Le guide autorizzate cureranno le visite alla mostra temporanea e alle opere permanenti degli artisti degli anni ‘60 (Morino, Ramella, Ruggeri, Sandri, Montali…). Quest’anno inoltre l’esposizione è stata dedicata a don Cesare Battaglino, il fratello del canonico Mario Battaglino, recentemente scomparso, uno dei protagonisti di quella stagione di promozione culturale degli anni ‘60 e uno dei fondatori della casa di Cura “La Residenza” di Rodello. Anche lui ha preso parte, fra i formatori, al workshop della fine di febbraio. «Purtroppo quest’anno sono state annullate tutte le manifestazioni primaverili di Rodello, il Festival del Dolcetto, che solitamente ospita anche l’inaugurazione della mostra di arte sacra, Langaloca e tutti gli altri eventi di questa stagione. Anche in estate è molto improbabile che ci sarà qualcosa anche se le norme lo permettessero. Non è facile organizzare un evento con le stringenti regole attuali per la sicurezza sanitaria. Qualcosa sarà fatta giusto per la celebrazione del nostro Santo Patrono: San Lorenzo. Spero quanto prima possa esserci un’inaugurazione vera a propria della mostra “Il Sacro e Il Viaggio”, che resterà disponibile su internet. Speriamo di poter fare qualcosa in autunno, a partire da settembre. Purtroppo quest’anno è andata così, speriamo di poter tornare ai nostri consueti programmi il prossimo anno» commenta il sindaco di Rodello, Franco Aledda.

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