Giostra delle Cento Torri 2017

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Domenica 1° Ottobre 2017

I 50 anni della Giostra delle Cento Torri

Palio degli Asini Città di Alba

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Progetto e realizzazione grafica iM.coM. sas - ALBA (CN) - V. U. Sacco 4/A - 4/B - Tel. 0173 290797 - www.im-com.it - im-com@libero.it - Periodico

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Giostra delle Cento Torri Palio di Alba

Numero unico a diffusione gratuita Autorizzazione del Tribunale di Asti n.8/2009 La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni. Si ringrazia per la gentile collaborazione: la Giostra delle Cento Torri, i nove Borghi Albesi, il gruppo Storico e Sbandieratori della città di Alba e tutti gli SPONSORS presenti su questo numero. Proprietà Artistica, Art director, Progetto Grafico, Sede legale, Redazione, Direzione, Pubbliche relazioni, Raccolta pubblicitaria: iM.coM. s.a.s. iMmagine & coMunicazione V.Umberto Sacco, 4/a - 4/b Tel. 0173 290797 - 328 4175338 www.im-com.it - im-com@libero.it

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o Prim

Patin e Tesor

Vincitore della corsa 2016 o

Prim

San Martino Borgo edel Fumo Vincitori della sfilata 2016

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Giostra delle Cento Torri – Eventi 2017

Sabato 16 settembre:

ore 16,30 - Capitolo della GIOSTRA - Sala Beppe Fenoglio ore 18,00 - S.Messa in Cattedrale con benedizione del Palio

Sabato 24 settembre

ore 20,00 – Cena dell’Amicizia tra i Borghi . p.za Risorgimento

Sabato 23 settembre

Ore 20,30 – Cerimonia protocollare Investitura del Podestà p.za Risorgimento

Domenica 1 ottobre

PALIO degli Asini in p.za sen.Cagnasso Ore 10,00 – Assegnazione Asini ai Borghi – p.za Cagnasso Ore 14,00 – Sfilata Storica: p.zza M.Ferrero, c.so Matteotti, c.so F.lli Bandiera, c.so M.Coppino, p.zza Cagnasso

Sabato 14 ore 18,00/24,00 Domenica 15 ottobre ore 9,00/24,00

Baccanale – Il Borgo si rievoca

Ingressi Palio

Numerati € 30,00 Ridotti: over 65, bambini sino a 12 anni, Gruppi + 25 € 20,00 Panchette € 20,00 Ridotti: over 65, bambini sino a 12 anni, Gruppi + 25 € 15,00 Prato € 10,00 Ridotti: over 65, bambini sino a 12 anni, Gruppi + 25 € 5,00

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Editore della rivista Giostra delle Cento Torri (11a Edizione) Siamo all’ undicesima edizione della rivista “Giostra delle Cento Torri” unica dedicata al Palio di Alba di cui noi, iM.coM. s.a.s. di Alba, siamo gli editori, e quest’anno, in concomitanza con i 50 anni dalla rinascita del Palio degli Asini, il nostro direttore della redazione, Carlo Passone, che ha visto rinascere il Palio degli asini e ne è la voce ufficiale dal 1979, ha deciso di voler dedicare a noi tutti, questo ricordo, raccogliendo le immagini più significative di quello che non è solo un evento, ma storia della Città di Alba. Mi è piaciuta l’idea di produrre una pubblicazione, principalmente iconografica, in alcune immagini magari un po’ sfocata, che consenta a tutti di avere una diario di quella che, ormai, è diventata una della manifestazioni storico-folkloristice più importanti d’Italia. La realizzazione di questa produzione editoriale, quest’anno compie, come già anticipato, undici anni di successi, ed è interamente compensata dal gradimento sempre più acceso dei lettori e dei nostri fedeli sponsor, che ogni anno credono nel nostro progetto! E la rapidità in cui si esauriscono le migliaia di copie durante la distribuzione, nè è la riprova tangibile. Il mio grazie a Voi cari sponsor e cari lettori, e al mio Direttore che, negli anni, ha saputo realizzare tematiche diverse, curiose e interessanti, pur trattando lo stesso argomento...speriamo che la fantasia non si esaurisca mai! Buona lettura e buon Palio di Alba.

Silvana Fiora

Carlo Passone direttore della redazione Quel poco di credibilità di persona affidabile e coerente la perdo oggi accingendomi a firmare ancora una volta questa edizione della “Monografia sul Palio degli Asini”. Più volte ho detto che sarebbe stata l’ultima ma, sempre, l’Editore aveva trovato motivazioni per farmi recedere. Questa volta invece è una mia scelta dettata da un moto d’orgoglio personale. Succede che, proprio quest’anno, cada il cinquantenario dalla ripresa del Palio dell’ “Era Moderna”. Avendo vissuto in prima persona quell’Evento, nel lontano 1967, non volevo perdere l’occasione per raccontarvi questi cinquant’anni consecutivi di Palio con rimando alla sua Genesi e successive edizioni, in ordine sparso, degli anni ’30 e ’40. Per esigenze editoriali sarà un riassunto stringato ma spero essenziale per poter almeno intuire quello che creare e gestire un evento può comportare. Sarà questa una edizione principalmente iconografica che, sono certo, incuriosirà i più giovani e creerà emozione in chi ritroverà in queste immagini un po’ della sua gioventù, magari dimenticata.

Carlo Passone

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Alberto Cirio Presidente della Giostra delle Cento Torri 50 anni di vita sono tanti. Mezzo secolo in cui si sono alternati sindaci, presidenti e soprattutto migliaia di volontari. Proprio a loro dedicheremo due momenti speciali quest'anno, uno più istituzionale in Comune ad Alba e uno di aggregazione e festa in Piazza Duomo. Due eventi importanti, perché sul volontariato si è costruito un pezzo significativo del successo della nostra città. I turisti di tutto il mondo conoscono Alba per la sua eccellente enogastronomia, ma la scelgono come meta dei loro viaggi anche per il suo suggestivo e coinvolgente folklore, che rappresenta da sempre la spina dorsale della Fiera internazionale del Tartufo Bianco. Lo dimostra il grande seguito dei due appuntamenti più seguiti dell'intera kermesse: il Palio degli Asini e la Giornata Medievale, che muovono decine di migliaia di appassionati. Una macchina straordinaria di creatività ed accoglienza che si basa proprio sul volontariato. Tutti nella grande famiglia della Giostra lavoriamo gratuitamente, da me che ho l'onore di esserne il presidente a ogni borghigiano. Ricompensati da una sola cosa: l’amore che abbiamo per Alba e per la sua storia.

Alberto Cirio

Maurizio Marello Sindaco della Città di Alba «Quest’anno il Palio degli Asini compie 50 anni dalla rinascita nel 1967, data di partenza in continuità per questo evento sbocciato nel 1932. Da mezzo secolo, ininterrottamente nella nostra città si corre la divertente corsa sfida per i nove borghi albesi alla conquista dell’ambito drappo, in uno spettacolo divertente all’insegna del rispetto per questo speciale quadrupede. Un evento straordinario preceduto dalla storica sfilata con più di mille figuranti in costumi medievali, in scena con la rappresentazione di episodi ispirati al Medioevo. Il tutto grazie all’entusiasmo di tanti volontari. Tra loro, anch’io da ragazzo ho partecipato attivamente alla grande kermesse come figurante della sfilata storica, vivendo il dietro le quinte ed i retroscena della giusta competizione presente tra i borghi. Ricordo il desiderio di vincere coltivato lungamente durante mesi e mesi di minuziosa preparazione, l’eccitazione e le energie spese per l’organizzazione della sfida. La gioia per i premi conquistati. Il Palio oggi è ancora questo. Una magnifica manifestazione perfezionata e migliorata annualmente, realizzata grazie all’entusiasmo di tante persone orgogliose della propria storia, delle proprie tradizioni e della propria terra. A loro va il mio grazie più grande insieme all’augurio di lunga vita per il nostro grandioso Palio degli Asini».

Maurizio Marello

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Liliana Allena, Presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Il Palio degli Asini e la grande sfilata storica rappresentano uno dei più importanti appuntamenti folcloristici della città, capace di attirare un vasto pubblico internazionale. Una manifestazione imperdibile che, grazie all’impegno dei Borghi e di centinaia di volontari, funge da gioiosa anteprima alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. È consuetudine infatti che il Palio apra la lunga festa autunnale dedicata a questo pregiato fungo la cui 87ª edizione si presenta con un calendario fitto di eventi. L'87ª edizione della Fiera, in programma dal 7 ottobre al 26 novembre, sarà all’insegna del design e dell’arte. La mostra de Truffle. Il Design Alessi incontra il Tartufo Bianco d’Alba, presenterà il lavoro che importanti designer hanno condotto sul «gioiello della terra» albese e svelerà al mondo l’affettatartufi realizzato da Alessi: un oggetto di design che diventerà il simbolo della Fiera e, ci auguriamo, un’icona della nostra terra. L’arte e la cultura saranno protagoniste in alcuni momenti di alto livello: la personale di Tullio Pericoli dedicata alle colline di Langhe, Roero e Monferrato, la videoinstallazione della performer Marina Abramovic la lectio magistralis dello scrittore Ian Mc Ewan, le mostre Poeti/Pittori/Poeti,“70 anni Miroglio – L’innovazione è la tradizione del nostro territorio” e la Piazzetta Unesco, che celebra il riconoscimento delle nostre colline a Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Non mancherà la grande enogastronomia: il 1 ottobre Alba ospiterà la Selezione Italiana del Bocuse d’Or, la principale e più blasonata competizione culinaria al mondo. Presenti altresì l’Alba Truffle Show, l’Alba Truffle Bimbi e l’appuntamento con il Mercato Mondiale, il luogo dove si manifestano il mistero e la magia del nostro straordinario Tartufo Bianco d’Alba.

Liliana Allena

LA BELA TRIFOLERA Nei primi anni dalla istituzione di questo concorso, l’elezione della “Bela Trifolera” veniva programmata nell’ultima domenica della Fiera del tartufo, unitamente alla grandiosa sfilata di carri Allegorici. Vi partecipavano le più belle ragazze dei Paesi che circondano la Capitale delle Langhe, quasi a rimarcare i legami di Alba con il suo Territorio. Era una manifestazione ambita sia per i Paesi che per le partecipanti che in molti casi furono partecipi ai più importanti concorsi di Bellezza, da Miss Muretto di Alassio che a Miss Italia. Negli ultimi anni, vuoi per le difficoltà ad organizzare sfilate di carri Allegorici con conseguente crollo di spettacolarità scenografica, vuoi per il proliferare di tanti Concorsi di Bellezza, il concorso per l’elezione della Bela Trifolera vide venir meno la sua popolarità. Ne tentò il rilancio Paolo Roseo, Team Manager della Red Devil Entertainement, con buoni risultati ma nonostante ciò, per una decina di giorni nell’ultima estate, Alba ha rischiato di perdere quella che rimane una delle Figure più emblematiche e rappresentative, se ben gestita, della Fiera del Tartufo. Non si sa bene per quale reale motivo e soprattutto per volontà di chi si fosse giunti a questa decisione. Di certo la Giostra delle Cento Torri, membro effettivo dell’organigramma della Fiera, non era stata interpellata su questa decisione. Immediate le reazioni in Città pro o contro questa decisione. Ed ecco riemergere lo spirito guerriero del Palio e dei Borghi: “Non si vuol più fare la “Bela Trifolera”, noi non ci stiamo ed eleggeremo “La Bela Trifolera della Giostra”. Detto fatto i Borghi si sono impegnati a trovare nel proprio ambito nove splendide ragazze/signore che durante la Cena celebrativa dei 50 anni della Giostra prevista per il 24 settembre con circa 600 partecipanti, concorreranno al titolo di Bela Trifolera della Giostra.

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il palio

Anni N

‘30

egli Ordinati del Comune anteriori al 1700 già si leggeva di corse di cavalli ad Alba, corse che continuarono nel secolo successivo con cadenza annuale nei mesi di aprile/ maggio per interrompersi per la I e II guerra d’indipendenza. Furono ripristinate intorno al 1870 per cessare nel 1874. Erano corse in linea a volte in direzione Sud-Nord dalla zona Moretta sino all’attuale p.za Garibaldi e a volte in direzione contraria dalla fraz.Racca a p.za del Comune, ma la passione delle corse rimase, almeno sino agli inizi del XX° sec. come testimonia la fotografia d’inizio ‘900 in cui compare sullo sfondo l’anello della pista. Perse le corse di cavalli, gli albesi puntavano a correre il Palio di Asti che avevano vinto nel 1479 e per questo esclusi dal ripartecipare sino al 1718 e fu solo nel 1806 che un altro albese, Giuseppe Bracco riuscì a giungere secondo mentre l’ultimo fantino albese che partecipò fu Giuseppe Pianca nel 1832. Nei primi anni del ‘900 gli Astigiani promettevano sempre di invitare gli Albesi al loro Palio ma, al momento dell’iscrizione revocavano l’invito. L’ambiente albese, negli anni trenta, forse un po’ godereccio e spensierato, è stato dunque la culla, da una idea di Pinot Gallizio, del primo Palio corso con asini. Era il 1932 e come campo di gara fu scelta p.za S. Giovanni e vi parteciparono sei borghi. La corsa sin ripetè sino al 1934 quando fu sospesa, non se ne conoscono i motivi reali, forse per divieto governativo all’utilizzo del nome Palio, in quanto l’unico autorizzato era per quello di Siena. Anche Asti fu penalizzata e dovette sospendere la sua corsa. Vennero poi i tempi bui della 2° guerra Mondiale ed i pensieri erano volti a cose più serie. Terminata la guerra nel 1945 il desiderio di un ritorno, il più velocemente possibile, alla normalità era tale che subito si pensò ad organizzare la Fiera del Tartufo ed il Palio degli asini nel Cortile della Maddalena. Vinse Lorenzo Rigo, figlio di Vincenzo che aveva vinto il palio nel ’33 e ’34. Nel 1946 il maltempo imperversò ed il Palio fu rimandato all’anno successivo. Si corse ancora nel Cortile della Maddalena per ritornare nel 1948 in p.za S.Giovanni dove la cronaca della corsa fu registrata dalla RAI e trasmessa in radio il giovedì successivo. Fu l’ultima corsa del Palio dell’immediato dopoguerra e, non si sa per quale motivo, non se ne riparlò sino al 1967.

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il palio

La rinascita 1967 D

È

una rarità, una perla da conservare gelosamente in mezzo ai sempre più presenti, indefiniti e generici centri commerciali e grandi catene che prediligono la quantità rispetto alla qualità e alla cura personalizzata per i clienti. Parliamo di LUCI E OMBRE INTIMO: nato 35 anni fa ad Alba, in via Maestra, al posto dell’oreficeria “Boite d’or”, si è poi spostato in via Paruzza 2/B, dove si trova ancora oggi. Sono stati Luciana e il marito Beppe a credere nella forza di questa boutique e a immaginarne l’assoluta bellezza e le potenzialità, tanto da spingerli, nel 2010, a sfidare la sorte rilevando l’attività. È una bella, ma complicata avventura, resa ancora

opo vent’anni di oblio, alla notizia ormai certa, che Asti avrebbe ripreso a correre il Palio, ad Alba, che di essere seconda ad Asti, proprio non è mai andata giù, in una riunione preparatoria della Fiera del Tartufo presieduta dal Sindaco Cagnasso, Adolfo Barbero, Carlo Aimeri, Paolo Farinetti fatti due conti di quanto sarebbe venuto a costare l’acquisto o l’affitto di un po’ di costumi e attrezzature necessarie, stilarono un preventivo di un milione di lire che lo stesso Barbero e Aimeri si impegnarono a coprire con 500.000 lire a testa. Ma l’idea vincente non fu quella di riprendere il Palio come semplice corsa di asini ma di integrarlo nel contesto di una grandiosa rievocazione storica in costume del comune medioevale. Era nata la Giostra delle Cento Torri.

più difficile non solo dal periodo di crisi e di difficoltà generali, ma anche dal fatto che Luciana, nonostante avesse avuto varie esperienze imprenditoriali, non si era mai confrontata con un negozio di intimo. Però si è messa in gioco e ha puntato subito forte sulla qualità dei prodotti, marchio di fabbrica da sempre riconosciuto al negozio e, oltre a mantenere le griffe già esistenti e apprezzate, ha ampliato la scelta inserendo le coppe differenziate e permettendo così alle clienti di trovare nella boutique albese tutta la corsetteria e linee costumi (reggiseni, body, shape) dalla coppa “A” alla coppa “I”. Coppe differenziate proposte in linee corsetteria e idee mare e swim firmate da brand di assoluto prestigio

come PrimaDonna, Marie Jo, Maryan Mehlhorn, Chantelle, PrimaDonna Swim, Watercult con la possibilità del “mix and macht”. Dopo un anno di assestamento e di duro lavoro, Luciana capisce che è giunto il momento di un ulteriore passo avanti: infatti desidera che LUCI E OMBRE sia sensibile anche alle novità e alla moda, così da poter offrire articoli consacrati e conosciuti, ma anche consigliare nuovi trend appena usciti sul mercato. Per farlo nel migliore dei modi, inserisce nell’attività la figlia Ilaria, laureata in scienze della comunicazione. Un contributo giovane e un modo di guardare nuovo arricchiscono ancor di più il mondo di questa boutique che ha trovato l’equilibrio tra

nuovo e vecchio in un mix perfetto tra cortesia e disponibilità vecchio stampo, con consulenze personali e suggerimenti “cuciti addosso” per ogni cliente, e gusti e tendenze moderne e sempre al passo con i tempi, sia per uomo che per donna. La qualità e il “made in Italy”, insieme alle linee sartoriali e al servizio riparazioni, sono la punta di diamante della filosofia di LUCI E OMBRE, oltre a una cura per il cliente oggi sempre più rara. Una clientela che viene invitata a diversi eventi, come “L’amore in Langa” a Mango, in programma il 5 giugno a “Villa Althea”, o il premio “Ancalau” 2016, a Bosia, il 19 giugno, manifestazione darà l’occasione per omaggiare, a chi visiterà, lo stand LUCI E OMBRE un gradito “gadget”.

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Carlo Bottero


La “scelta dell’asino” P

er coinvolgere sempre più la popolazione nello spirito di una manifestazione che, ricordiamo, non aveva tradizioni storiche secolari e veniva vista con sufficienza dall’intellighentia cittadina e stentava ad entrare nel DNA degli albesi si pensarono iniziative che potessero coinvolgere gratuitamente (parolina magica per gli albesi) il “popolo”. Negli anni ’70 si inventò così la serata per la “scelta dell’asino”. Quale sede fu individuata la storica p.za E. Pertinace (San Giovanni) in onore al sito che aveva visto la genesi del Palio negli anni trenta. Si facevano sfilare gli asini sulla piazza ed il pubblico, formato esclusivamente da borghigiani si faceva sentire rumorosamente indicando ai propri Presidenti quale, secondo loro, aveva caratteristiche morfologiche adatte per essere poi scelto per la corsa e, qualche Borgo più smaliziato indicava l’asino più “sgalfo” sperando che il Presidente di un Borgo nemico si lasciasse influenzare e lo scegliesse. Si provvedeva quindi al sorteggio dei Presidenti per effettuare la scelta e i veterinari Dr. Finati e Dr. Peirano procedevano a rigorosi controlli sullo stato di salute degli animali. Lasciamo all’immaginazione le battute e i lazzi che arrivavano dalla folla assiepata tutt’intorno a fronte di alcune dimostrazioni di virilità equina. Il Segretario/Cancelliere, il mitico Piero Garbero, con grande sussiego e capacità teatrale, provvedeva alla registrazione degli animali trascrivendo su pergamena i dati genealogici e le caratteristiche morfologiche degli asini a garanzia che gli stessi non venissero sostituiti durante il periodo di “ritiro e allenamento” con altri più briosi e corsaioli, ma non bastava. Conoscendo bene le risorse di astuzia e inventiva dei Borghi, per evitare ciò, il maniscalco ufficiale del Palio, marchiava a fuoco lo zoccolo sinistro di ogni asino.

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il palio

Le piazze

del

Palio ico anni ‘80 e Convitto Civ

Cortil

I

primi tre anni il palio ebbe quale palcoscenico il tracciato che abbraccia la Cattedrale di S. Lorenzo (il Duomo) p.za Risorgimento, via Vida e p.za Rossetti. Era la sede naturale per un evento di questa portata e tuttora lo sarebbe o meglio, dovrebbe esserlo per la grandiosa ambientazione scenografica e monumentale. Problemi di sicurezza per i servizi di ambulanza e Vigili del Fuoco, necessità di avere più spazio per il pubblico, miopia degli esercizi commerciali di zona, fattostà che nel 1970 il Palio iniziava le sue migrazioni nelle piazze al di fuori del Centro Storico che, per struttura urbanistica, non offre grandi spazi. Prima p.za S.Paolo per alcuni anni, poi il tentativo in p.za Mons. Grassi, alcune edizioni all’interno del Cortile del Convitto Civico, poi il trasferimento in p.za Cagnasso con il ritorno, per una edizione, in p.za Risorgimento e poi di nuovo in p.za Cagnasso. Le ultime edizioni si sono svolte nella nuova piazza Medford ma, per diatribe tra giostrai e ambulanti quest’anno si tornerà a correre il Palio in p.za Cagnasso. Una imposizione che la Giostra subisce a denti stretti, causata da soggetti neppure albesi a cui, nemmeno l’Amministrazione riesce ad opporsi. Lascio immaginare se una cosa del genere dovesse succedere a Siena o ad Asti.

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P.zza Cagnass

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P.zza Rossetti

P.zza Duomo

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Anni ‘70 e ‘80 I

primi furono anni di pura goliardia. Il Palio pur avendo ottenuto, da subito, un enorme successo di pubblico di turisti era vissuto come cosa propria, per il divertimento degli albesi e dei vari comitati dei Borghi. Burle, scherzi, finte incazzature tra Presidenti. Attrezzi e Palii rubati restituiti solo dopo processi o pentimenti pubblici. Tutto era utile per “giocare” durante l’anno prima di arrivare alla corsa. Le fotografie che seguono testimoniano alcuni di quei momenti.

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il palio

1971 Sbandieratori gli

N

Foto del I°Gruppo sbandieratori Città di Alba Al centro (con la giacca) Battista Destefanis I° Presidente

el 1971 nasce il primo gruppo di Sbandieratori ‘per volontà di “Gigetto” Giacosa folgorato, l’anno prima, dalla bravura degli sbandieratori Astigiani al Palio di Asti. Rientrato nel suo Borgo (Moretta) crea un primo gruppo di sbandieratori che esordiranno al Palio degli asini di quell’anno con grandissimo successo. Per vicissitudini interne il Borgo si scioglie l’anno successivo, per riformarsi un paio d’anni dopo ma gli sbandieratori non potevamo morire. Si colse l’occasione per creare un nuovo gruppo, questa volta rappresentativo della Citta che ne assunse gli smalti, argento e rosso. Da allora il Gruppo Sbandieratori Città di Alba è, unitamente al Gruppo del Podestà, creato anch’esso in quegli anni, l’ambasciatore della Città e del Palio. Negli anni successivi anche i Borghi cominciarono a creare propri Gruppi di Sbandieratori e Musici che sono divenuti parte integrante della Giostra delle Cento Torri.

oretta

eratori Borgo M

di I° Gruppo sban

in Tambur

Gigetto Giacosa

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i


Clarissimi Il Palio degli Asini continua a crescere e sempre di più diventa il momento più interessante e quindi importante della Fiera del Tartufo. Aumenta il pubblico che ogni anno sceglie questa manifestazione per una gita “fuori porta” ma, appunto, rimane un pubblico da “fuori porta”. Arriva al massimo da tre regioni, Liguria, Lombardia e Piemonte. Serve qualcosa che lo renda nazionale o che addirittura lo internazionalizzi. Pensa e ripensa nasce la figura del Clarissimo, personaggio di spicco della vita pubblica italiana da invitare al Palio e a cui consegnare l’attestato. Negli ultimi anni è stata convertita in Amico del Palio. Hanno ricevuto i prestigiosi riconoscimenti i seguenti personaggi: 1973: Comm. Dr. Alberto De Marchi A.D. della Casa Vinicola Calissano 1974: Avv. Ettore Paganelli Ass.re alla Regione Piemonte Poi come spesso è accaduto nella storia del Palio, non si sa per quale motivo, ci fu un periodo di blak out che durò un decennio per riprendere alla grande, con pluri riconoscimenti, forse per recuperare gli anni persi. 1984: Alberto Sordi attore, Dr. Tomaso Zanoletti Sindaco di Alba, Dr. Giacomo Oddero Presidente della C.C.I.A.A. di Cuneo, Antonio Buccolo, pittore del Palio 1983 1985 Prof. Paolo Bonardi V.Presidente della Cassa di Risparmio di Cuneo, Paolo o Sordi e Zanoletti Farinetti primo Presidente della Giostra delle Cento Torri, Dr. Leonardo Osella capo Redattore del Albert quotidiano La Stampa, Dr. Domenico Gentile capo servizio promozione del quotidiano La Stampa, p.a. Luigi Rosso, Presidente dell’Ente Turismo e Manifestazioni, Piera Pascale addetta alle P.R. della Giostra delle Cento Torri 1986: Dr. Giorgio Cardetti, Sindaco di Torino, Dr. Michele Moretti Ass.re al Turismo Regione Piemonte, Giovanni Bressano, Presidente della Famija Albeisa, Ugo Nada, pittore del Palio 1984, Nino Manfredi attore, Diego Abatantuono attore 1987: prof. Paolo Pillitteri Sindaco di Milano, Walter Zenga calciatore, Diego Armando Maradona calciatore, Ornella Muti attrice Poi, ancora una volta, le cronache tacciono. Forse ingolfati dall’orgia di riconoscimenti attribuiti negli ultimi quattro anni, i responsabili della Giostra pensarono di rifiatare ma, si sa, sospendere una consuetudine è pericoloso, specie in una fucina di iniziative qual’è la Giostra, si rischia di farsi prendere la mano da altre idee e….., anche questa volta, i Clarissimi vennero messi in soffitta con l’intento, ogni volta, di riprendere la lodevole consuetudine l’anno successivo. Questa volta però di anni ne sono passati 24 e solo nel 2013 con la Presidenza del neo eletto avv. Alberto Cirio si riuscì a dar corpo alla ripresa della nomina dei Clarissimi con la variante in Amico della Giostra e ad una nuova cerimonia: il Capitolo della Giostra. Il Capitolo è una nuova occasione per prepararsi al Palio. Il rendiconto ai Presidenti dei Borghi dell’attività svolta nell’anno, la consegna dell’attestato Amico della Giostra e, quale ulteriore novità, la Messa solenne per la benedizione del drappo del Palio (ancora coperto da un drappo bianco n.d.r.) che verrà presentato ufficialmente alla Città nella serata dell’Investitura del Podestà, la settimana successiva, ultimo sabato del mese di settembre. Anche questa volta l’inconscio senso di colpa per aver dimenticato per così tanti anni i Clarissimi ha provocato un’ondata di piena con ben 13 nomine al titolo di Amico della Giostra.

Nino Manfredi

2013: Avv. Maurizio Marello, Sindaco di Alba, Justin Gatlin, Olimpionico nei 100.mt. piani 2014: Pier Maria Toselli, fondatore di Telecupole, Iva Zanicchi, cantante, Aniello De Stefano (Nino), inventore del Palio del Casale a Camposano (NA) Dr. Giacomo Oddero, già Clarissimo Comm. Giovanni Bressano, già Clarissimo Giachino Giuseppe, Coordinatore Gruppo Protezione Civile, Comune di Alba 2015: Roberto Maroni, Governatore Regione Lombardia Fabrizio Sala, Ass.re Agricoltura Regione Lombardia 2016: Giulio Parusso giornalista, storico (alla memoria), Jmmy Ghione inviato di Striscia la notizia, Giovanni Toti governatore Regione Liguria 2017: Paolo Farinetti, già Clarissimo (alla memoria)

Ornella

Muti

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il palio

Anni ‘80 e ‘90 on a Sportiva c La Domenic sa Ruta e Maria Tere Tito Stagno

Con Diego Abatantuono negli studi Rai

N

egli anni a seguire la manifestazione è cresciuta in modo costante con i Borghi che si arricchivano mano a mano di nuovi costumi, che le sartorie interne producevano in proprio annullando i costi improduttivi dei primi anni di noleggio, di nuove bandiere e drappi che andavano ad impreziosire l’addobbo della Città all’avvicinarsi del Palio. Furono questi gli anni in cui il Palio, avvicinandosi il ventennale dalla sua ricostituzione, prese coraggio ed iniziò a muoversi “fuori le mura”. Numerose le partecipazioni a trasmissioni televisive RAI quali: pronto chi gioca, buona domenica, la domenica sportiva… e la presenza a manifestazioni folkloristiche in Belgio, Svizzera , Germania, la sagra del mandorlo in fiore di Agrigento. Questa frenesia presenzialistica rischiava per contro di far saltare gli equilibri interni con i Borghi che davano segni di stachezza. Si rimediò alla grande introducendo nuovi eventi che ridiedero entusiasmo e procuravano nuove entrate. Si diede vita alla “Festa sotto le Torri”, (memorabile quella del 1987 con il gruppo Fioristi albesi che addobbarono p.za del Duomo con una scenografia fastosa. Peccato sia rimasta un unicum (n.d.r.) manifestazione prettamente cittadina che, da subito, incontrò il favore della popolazione e fu propedeutica alla successiva “Il Borgo si rievoca” ampliata poi con il Baccanale, ultimo recente momento di grande attrazione turistica nel terzo week-end della Fiera del Tartufo. Fu in quegli anni che si pensò di anticipare la Cerimonia di investitura del Podestà dal mattino della domenica del Palio al sabato sera, precedente , creando un nuovo evento prettamente rivolto agli albesi ma che, negli anni, si è costantemente migliorato con inserimenti di momenti di spettacolo a tema al punto da iniziare ad attrarre turisti in anticipo sul Palio . DI QUESTI EVENTI IL DETTAGLIO NELLE PAGINE SEGUENTI

a a San Siro

ri Città di Alb

Sbandierato

grigento) rlo in Fiore (A

del Mando Relax Sagra

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Investitura del Podestà

A

tura

Animazione all’Investi

Vestizione della Signora d’Alba

nche questa fu una evoluzione nella struttura organizzativa del PALIO degli ASINI. La Giostra delle Canto Torri aveva visto crescere, anno dopo anno, l’interesse per il PALIO con un pubblico sempre più affascinato dalla straordinaria coreografia dell’imponente Corteo Storico, dall’accuratezza dei costumi, dal realismo interpretativo dei personaggi. Si sentiva che il PALIO aveva ormai “fatto presa” in Città anche negli ambienti cosiddetti radical chic; se in così tanti venivano ad Alba per assistere allo spettacolo era forse il caso di rivedere i concetti arcaici che, inizialmente, avevano creato scetticismo, prettamente “provinciale” a dire il vero, quasi ci fosse da vergognarsi a “far correre asini”. Dai primi anni in cui le difficoltà maggiori dei Borghi erano, non tanto quelle economiche ma, quella di trovare albesi disposti a vestire i costumi, si era arrivati al punto di dover fare selezione tra quanti si proponevano per partecipare alla sfilata storica disponibili, non solo per ruoli nobiliari ma, addirittura, per quelli più marginali di popolani, armigeri, paggi e damigelle. Questa presa di coscienza portò alla necessità di creare un ulteriore momento di rappresentazione scenica che consentiva, ad un tempo di soddisfare le richieste, dall’altro di creare un terzo momento di spettacolo per di più dedicato, quasi interamente, alla cittadinanza. L’INVESTITURA DEL PODESTÀ segna, di fatto, l’inizio del PALIO con una settimana di anticipo e quest’anno, per ragioni di calendario, la sera prima del giorno della CORSA. Dai primi anni in cui si svolgeva nella mattinata della domenica del PALIO si è passati alla programmazione serale dell’ultimo sabato di settembre offrendo agli Albesi ed ai turisti presenti una stupenda rappresentazione teatrale sullo straordinario palcoscenico naturale di p.za del Duomo. L’affascinante cornice naturale dei palazzi e lo sfondo della Cattedrale illuminata solo dalle torce a vento e dai bracieri accoglie le rappresentanze dei Borghi, il Gruppo storico del Comune, gli Sbandieratori. Un accurato sottofondo musicale segna i tempi e i movimenti dei personaggi che si muovono sulla piazza per rendere omaggio alla figura allegorica femminile che rappresenta la Città ed al Podestà che nell’occasione riceve l’atto di sottomissione da parte dei nove Reggitori dei Borghi cittadini. Nell’occasione viene data notizia delle devastazioni avvenute in giornata presso l’Abbazia di S. Frontiniano fuori le mura da parte degli Astesi (Astigiani) e del Palio che gli stessi, per festeggiare la vittoria, avrebbero corso sotto le mura della Città. Presa coscienza della situazione e constatato che la Città è ancora integra e indenne il PODESTA’ proclama pubblicamente il riscatto dall’onta subita invitando i reggitori dei Borghi ad organizzare per la domenica successiva un evento che suoni a beffa degli Astesi vincitori sì ma solo di monaci e villani e non della Città con un PALIO da corrersi non con cavalli ma con ASINI. Storia e leggenda si sono fusi domenica 4 ottobre 2009 si corre il PALIO DEGLI ASINI.!!

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il palio

Baccanale del Tartufo Il Borgo si rievoca

C

ARPE DIEM (cogli l’attimo) dicevano i latini e la Giostra delle 100 Torri, constatato l’ormai consolidato successo del PALIO e delle cerimonie a corollario, ha pensato di sfruttare al massimo il fascino del Medio Evo proponendo al pubblico due ulteriori momenti di attrazione, il BACCANALE del TARTUFO e IL BORGO SI RIEVOCA che, come una circonferenza, vanno chiudere il cerchio apertosi con l’ INVESTITURE del PODESTA’. Il secondo sabato successivo al PALIO la Città si anima ancora evocando l’atmosfera delle feste popolari tipiche dell’epoca medioevale che trovavano, nei rituali propiziatori dionisiaci e pagani, i loro progenitori. Dopo essere stato bandito dal Senato romano nel II sec. e, perso con l’affermazione del Cristianesimo, il BACCANALE sopravvisse come semplice elogio dell’abbondanza e della fertilità dei campi, si festeggiava per propiziare un buon raccolto o più prosaicamente, in autunno, per terminare le scorte di cibo impossibili da conservare; ghiotta occasione per concedersi il lusso di un lauto pasto prima dei rigori e delle privazioni invernali. L’evento albese riprende queste consuetudini ricreando, in una atmosfera gioiosa, il clima vivace che caratterizzava questi rari momenti di piena serenità in un mondo che, per la gente comune, non offriva molto. Il 2° sabato successivo al PALIO, dunque, i Borghi albesi tornano a sfidarsi questa volta in singolar “porzione”, allestendo osterie a cielo aperto, nella splendida cornice dei più suggestivi scorci del Centro Storico, in cui propongono il meglio dei piatti tradizionali e dei prestigiosi vini albesi. La domenica con il BORGO SI RIEVOCA è l’apoteosi. I Borghi con i figuranti in costume occupano le vie e le piazze del Centro Storico inscenando momenti di vita quotidiana medioevale, con giochi, rappresentazioni teatrali, musiche e scenografie di grande impatto tali da ubriacare il fortunato visitatore in una girandola di emozioni rare da trovare altrove. Per tutta la giornata i forni, le cucine, le osterie del BACCANALE servono a ciclo continuo. Un omaggio a tutta la gente comune che ha vissuto il Medioevo senza però finire sui libri di storia.

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Nasce il

Gruppo storico del comune D

La guardia armata

La Signora di Alba

al 1973, anno di nascita, il Gruppo Sbandieratori Città di Alba fu per un trentennio l’unico ambasciatore ufficiale del Palio in giro per il mondo. Si sentiva la mancanza di qualcosa che potesse, altrettanto bene e senza richiedere specifiche professionalità, rappresentare la Città e il Palio. Il crescere costante dell’interesse del pubblico verso la manifestazione albese aveva illuso che tutto andasse bene così e forse per questo la creazione di un Gruppo Storico ufficiale della Giostra delle Cento Torri e delle Città di Alba ha avuto una gestazione così lunga. E’ solo nel 2002, infatti, che , grazie all’impegno ed alla tenacia di Felice Dezzani, viene costituito ufficialmente il GRUPPO STORICO CITTA’ DI ALBA, di cui diventa Coordinatore Responsabile.

Il Podestà, la Figura allegorica della Città di Alba con la sua Corte di Damigelle, il Capitano del Popolo, Il Comandante degli armati con Lancieri,Picchieri, Alabardieri e Balestrieri, il Notaio, il Giudice, lo scrivano, il Vescovo e i Frati ed un manipolo di Paggi compongono questo gruppo che conta una quarantina di figuranti. Sin dalla sua prima apparizione nel contesto della Cerimonia rievocativa dell’Investitura del Podestà, alla reazione entusiastica del pubblico, si capì quanto fosse importante per il completamento dell’organico della Giostra. Da allora innumerevoli le partecipazioni ad eventi e manifestazioni, non solo storico-rievocative. La sua presenza è garanzia di un imprimatur di classe ed eleganza per chi lo ospita.

Il Podestà Il Carroccio con

il Palio 21


il palio

La Credenza attuale

ra

ava in Via Maest

Quando si pass

Ultimo Palio in P.zza Duomo

Anche questa è

integrazione

Incidente

Il Carroccio con il Palio

di corsa

Il Palio piace anche per questo...

!!!”

“Aspettamiii antipatico

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“Basta! Di qui non mi muovo!”

“Cosa ci fai per terra?


ROSSOBAROLO ROSSOBAROLO ROSSOBAROLO Divertirsi nel proprio lavoro è un valore aggiunto che permette, a chi ci riesce, di trasmettere quel “qualcosa in più” al proprio interlocutore. Emanuele Garda e Patrizia Panetta, titolari del ristorante Rosso Barolo a Barolo (CN), hanno questa dote e, in ogni piatto, mettono competenza, passione e divertimento. Dal 2008 accolgono turisti e clienti del luogo, che amano la buona cucina della tradizione: dal pane ai dolci, viene prodotto tutto in cucina. La scelta e la lavorazione della materia prima, la creazione dei piatti per il menù alla carta, il rispetto della tradizione culinaria piemontese sono alla base della cucina di Rosso Barolo. Ed è lo stesso Emanuele Garda a descrivere il suo modo di concepire la cucina: «Abbiamo sempre avuto la passione per la cucina piemontese e soprattutto per quella delle Langhe. Dal 2008 proponiamo la

nostra cucina a Barolo, dove abbiamo trovato un ambiente facoltoso e molto attento al territorio ed alla sua promozione. L’enogastronomia è molto apprezzata dai turisti e dagli appassionati locali e noi la proponiamo in base alle stagioni. L’autunno è per noi una stagione speciale perché la cucina piemontese si esprime al meglio negli antipasti tipo vitello tonnato, nei tajarin con il tartufo bianco, e nei vari brasati di carne. La verdura di stagione è perfetta per la “bagna caoda”, e per i sapori importanti della tradizione. Fondamentale è divertirsi in cucina perché la vera passione deve essere degustata nei nostri piatti». Orari Rosso Barolo: dal Lunedì al Venerdì 12,00 - 15,00 / 19.30-21.30 Chiuso il Mercoledì

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BORGHI

Patin e Tesor Questa è una lezione ?? …non arrendersi a chi dice che il futuro è altrove, il futuro è ieri – oggi – domani... In sede appesi come santini abbiamo ben… 8 Palii e 4 Premi Sfilata. E allora ? Si va avanti !!!!

Graziella Destefanis

Episodio

Borgo Patin e Tesor ??? ...l’ incognita ???

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BORGHI

San Martino Ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo. (H.Ford) Come Presidente del Borgo San Martino, credo fermamente che, il nostro gruppo nell'ultimo periodo, abbia creato una squadra piena di energia che abbiamo espresso a pieno con la sfilata della scorsa edizione della manifestazione. Lavorare insieme, significa vincere insieme. E così è stato.

E’ per me un grande orgoglio ed una grande soddisfazione guidare una squadra che con gli innumerevoli sforzi fatti dimosta di essere sempre più unita. Per questo ringrazio di cuore tutti coloro che ci hanno sostenuto: i borghigiani di San Martino, la Giostra delle Cento torri, i colleghi degli altri borghi con cui abbiamo collaborato con amicizia e sportività ed il pubblico che ci ha sostenuto con allegria ed entusiasmo.

Paola Marano

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BORGHI

Del Fumo Carissimi Lettori ed Amici, eccoci al tanto atteso palio 2017, per tutti noi del comitato, collaboratori e borghigiani e’ doppiamente un anno particolare. Per quanto concerne strettamente il borgo del Fumo riproponiamo l’episodio vincente il premio sfilata 2016, il coronamento di anni di appassionato lavoro, di sacrifici, di ricerche e di costanti sfide con noi stessi. La manifestazione in sè invece compie ben 50 anni ed e’ un traguardo prestigioso per noi e per tutta la Citta’.

Io sono presidente dal 1983, ma anche in precedenza facevo gia’ parte di questo “mondo” e ho visto nascere e crescere questo evento e non posso che essere fiera ed orgogliosa del prestigio raggiunto, soprattutto perche’ realizzato e gestito da soli appassionati e volontari che si mettono in gioco ogni giorno per creare uno spettacolo unico. Speriamo che sia di vostro gradimento anche quest’anno e, buon Palio a tutti !!!!!!

Marita Marolo

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BORGHI

Dei Brichet 1932, la disastrosa crisi economica che aveva colpito il mondo intero nel 1929 era ormai passata e Alba era ritornata la città alquanto spensierata e godereccia di qualche anno prima. Quindi, all’epoca, il divertimento preferito dagli Albesi era il ritrovarsi assieme nelle osterie e nei caffè per le classiche “Merende”. Lo stesso Palio degli Asini, è una manifestazione semplice e senza pretese, nata per caso, durante una di quelle “Merende”. Gli ideatori: un gruppetto di amici tra cui erano il dott. Gallizio (Pinot), Bertolucci Luigi, Giacomo Bonardi, Bressano Carlo (d’ra causina), Marrone Lorenzo, Revello (detto Bertin bianc), Olivero (detto Toni), Prioglio Guido ed altri ancora; lo spunto: una promessa, in seguito non mantenuta, degli organizzatori del Palio di Asti. Alcuni anni prima gli Albesi erano stati invitati a correre il Palio in Asti; all’ultimo momento poi il permesso non era stato accordato. Si stava appunto discutendo un giorno su questo argomento, quando Pinot Gallizio, venne fuori con una frase detta fra il serio ed il faceto: “ Se in Asti corrono il palio lo possiamo fare anche noi, ma con degli asini anziché dei cavalli”. Detto fatto! I borghi che si contesero il Palio in quelle prime edizioni furono sei tra cui il Borgo di San Giovanni. E l’intera manifestazione si svolse in piazza San Giovanni. Tra interruzioni e riprese (dovute alla guerra e alla crisi) si arrivò così al 1948, ultimo anno in cui si corse il Palio degli

Asini prima che venisse definitivamente ripreso nel 1967. Ad annunciare la prossima manifestazione venne assoldato nientemeno che un banditore a cavallo; Teatro della manifestazione fu, come nei primi anni, la piazza San Giovanni. Come vola il tempo. Allora io ero una “masnà désbela” e niente conoscevo di cotanta storia. Cinquant’anni o, per meglio dire, mezzo secolo. Tanto è passato e tante cose sono cambiate. Ma esiste un filo conduttore in tutto questo: La trecentesca cornice di Piazza San Giovanni (altrimenti nota come Piassa di Brichet) dove tutto ha avuto inizio. E chi lo avrebbe mai detto? Quella “masna désbela” oggi è diventato il Presidente di questo storico e meraviglioso borgo. E se una volta attraversava la Piazza, quasi prendendola in giro, con schiamazzi ed urla, ora il suo passo è lieve quasi a non recar disturbo per potersi godere i meravigliosi ricordi che echeggiano qua e là. Quanti amici, quante vittorie, aimè quante sconfitte. E un poco di malinconia mi assale per il tempo passato. Ma ora è tempo di festeggiare questo traguardo dei Cinquant’anni. Come sempre tutti assieme facenti parte della Giostra delle Cento Torri. Un grazie ai miei fantastici borghigiani che mi sopportano senza troppo lamentarsi, un saluto ai miei amici/nemici degli altri borghi, alla Giostra e al Comune e che dire, per continuare con la tradizione, auguro con tutto il cuore, per almeno un altro secolo, “buone Merende a tutti”.

Carlo Viotti

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BORGHI

Della Moretta Cari albesi e turisti, buon inizio di questo nuovo autunno albese, in cui i borghi coloreranno la città dei loro smalti più vivi!! Lo scorso anno, nel mio saluto, auguravo “un sincero in bocca al lupo, nella speranza che una sana rivalità porti ad un arricchimento sia sul piano umano che sportivo”. Il Palio 2016 non è avvenuto propriamente con tale spirito, e di questo ne siamo sinceramente dispiaciuti. Ma, eccoci qui, carichi e pronti ad affrontare con entusiasmo un nuovo Palio, con la sua imperdibile sfilata storica e tutti gli eventi che il ricco calendario della 87° Fiera Internazionale del Tartufo saprà offrire ad albesi e turisti, che sempre più ci onorano della loro presenza.

Quando le luci del sipario si spengono, finiti i festeggiamenti, inizia per tutti i borghigiani un periodo di lavoro e studio che coinvolge sempre più giovani e volenterosi ai quali devo rivolgere un sincero ringraziamento. Un grazie dovuto anche al gruppo Sbandieratori e Musici; gli impegni durante l’anno sono davvero molti e richiedono spesso sacrifici che i ragazzi, tutti, affrontano con sorriso ed entusiasmo. Ed è proprio l’entusiasmo che ci unisce che rende il nostro gruppo “forte”, forte nel lavoro, nella condivisione, nel divertimento e nell’amicizia che lega tutti noi. Che sia un Palio 2017 pieno di momenti emozionanti e sinceri. Buona Fiera del Tartufo a tutti!!!

Bruno Silvestro

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BORGHI

Delle Rane Carissimi Albesi, borghigiani e turisti, siamo ormai in dirittura d’arrivo dopo un lungo e faticoso anno di preparazione ed intenso lavoro per l’allestimento del Palio 2017. Ci si siamo impegnati al massimo delle nostre forze perché questa prestigiosa manifestazione conosciuta in tutto il mondo, possa essere una vetrina della città di Alba e delle sue antiche tradizioni. La passione e l’amore per la nostra terra sono stati il leitmotiv che ci ha accompagnato in questi mesi di

frenetici impegni. Gli sforzi lavorativi sono stati enormi ma pur essendo un piccolo borgo, sono stato ripagato dalle sincere ed instancabili risorse umane dei miei fidati collaboratori che hanno saputo arginare e superare le difficoltà strutturali con interesse ed abnegazione. Ringrazio tutto il personale ed il pubblico che con i suoi applausi ci saprà sostenere ed auguro a tutti i borghi un sincero “che vinca il migliore”.

Beppe Fauzia

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BORGHI

Santa Barbara Dopo gli spurii tentativi degli anni ’30 e ’40, con alcune edizioni “naif” il Palio, recuperato al ruolo di manifestazione Storica con la creazione della Giostra delle Cento Torri nel 1967, compie quest’anno i suoi primi 50 anni. Nato nel periodo del sessantottismo, ha superato gli Anni di Piombo, la Crisi Petrolifera, la crisi da rigetto del Settecentenario e la Globalizzazione. Con orgoglio mi sento, quindi, di esserne parte, come

Presidente del Borgo di Santa Barbara, in questo anniversario e ancora una volta rivolgo il mio grazie più sincero a tutti gli Amici Borghigiani che, negli anni, hanno consentito che il nostro Borgo fosse partecipe del Palio degli Asini. Un grazie sincero va anche al pubblico che ogni anno sceglie la nostra Città per assistere a questo bellissimo spettacolo.

Adele Drocco

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BORGHI

San Lorenzo Questo è l’anno di un importante anniversario e cioè i 50 anni della Giostra delle Cento Torri! E per me hanno un significato particolare perche li ho vissuti quasi tutti questi anni, prima come collaboratrice nel Borgo della Rane e poi con il Borgo San Lorenzo! Tanti passi lunghi sono stati fatti in questi anni e la Giostra delle 100 Torri (formata dai presidenti ) ora ha una configurazione ben specifica e affianca i Borghi della città in tutte le manifestazioni a cui aderiscono. Lo scopo principale sono le manifestazioni storiche quali l’investitura, il palio, il baccanale e il borgo si rievoca, e poi tanti altri eventi che si svolgono durate la Fiera

internazionale del tartufo bianco e in moltissime altre occasioni nell’arco dell’anno. Persone importanti si sono avvicendate alla presidenza dal Cav.Giovanni Bressano, a Silvio Blangetti, Fiorenzo Giubellino, Romano Cugnasco, Piercarlo Verney e da ultimo il Dr. Alberto Cirio e tutti quanti hanno svolto un lavoro molto delicato, specialmente quello di tenere uniti i borghi, che sono sempre in competizione gli uni con gli altri !!! Ecco perché essere presidente della Giostra è un incarico molto difficile da sostenere! Sabato 16 settembre si è festeggiato alla grande questo importante anniversario!

Ines Manissero

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BORGHI

Santa Rosalia Il Palio degli Asini compie 50 anni. Come in tutti i compleanni si festeggia per il traguardo raggiunto, per il futuro in cui si spera, con un pizzico di tristezza ed un pizzico di speranza. Il Borgo Santa Rosalia questi anni li ha vissuti molto intensamente ed i borghigiani che si sono avvicendati ci hanno messo, come si dice, “anima e core”, rincorrendo un asinello ed il drappo vincitore ma alla fine riuscendo a scherzare anche per l’acciuga (meglio col bagnet). Perche’ il vero traguardo e’ l’aggregazione, la collaborazione e la condivisione che crea legami

d’amicizia e fiducia tra i borghigiani e neppure la morte, vive tra noi la presenza del nostro presidente Candido, riesce ad alienare. Noi del Borgo Santa Rosalia auguriamo dunque lunga vita al Palio che regala cosi’ tanto a noi, agli albesi, ai turisti e che ogni anno colora le vie della nostra Citta’. Auguri a noi del borgo, ai giovani che seguiranno le impronte gia’ segnate con la stessa passione e dedizione di chi li ha preceduti. Auguri agli altri borghi, che proseguano anno dopo anno a darsi battaglia ma a sentirsi parte di una cosa sola. Auguri ad Alba, la nostra citta’.

Carla Vaschetto

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Episodi

Borgo San Martino “Il peccato ossesione medioevale” Nel Medioevo, il timore dell’inferno e la speranza del paradiso guidavano il comportamento di ogni uomo e l’aldilà era il luogo in cui si realizzava appieno la giustizia divina. Il popolo, per la maggior parte illetterato, veniva istruito tramite l’arte sacra, il racconto popolare, le fiabe e attraverso vere e proprie messe in scena. La rappresentazione dell’inferno, per risultare immediatamente comprensibile, veniva caricata di tinte forti. La raffigurazione del Diavolo, repellente e terrificante, costituiva un deterrente ed un efficace mezzo di ricatto per controllare le pulsioni o i gruppi ritenuti socialmente pericolosi. Il sistema dei sette Vizi o peccati capitali fu messo a punto da papa Gregorio Magno ed era una perfetta costruzione teologica per individuare, classificare e stabilire una gerarchia dei peccati, tanto più gravi, quanto più ci si addentrava nelle viscere dell’inferno....Accidia, Ira, Gola, Invidia, Lussuria, Avarizia, Superbia. Gli accidiosi, che in vita loro non seguirono alcun ideale, ora sono costretti a correre in folla senza poter mai riposare. Gli iracondi sono in preda ai fumi

dell’ira, sono anime fangose e corrucciate, si percuotono selvaggiamente e si mordono a vicenda. I golosi, che vollero saziarsi con bevande e cibi raffinati, ora sono disgustati da cibi marcescenti e costretti a bere “acqua tinta”. Poichè la vista è la causa del loro peccato, gli invidiosi sono costretti a vagare con gli occhi cuciti come mendicanti ciechi. I lussuriosi si lasciarono trasportare dalla bufera dei sensi e ora sono trasportati da quella infernale costretti nelle loro cinture di castità. Gli avari, che in vita fecero la fatica inutile di accumulare ricchezze, ora perpetuano tale vano sforzo cercando, senza mai riuscirci, di raggiungere quei beni che tanto gelosamente avevano custodito. I superbi marciano piegati da un pesante masso. Per aver passato tutta la vita a guardare gli altri dall’alto in basso ora non possono sollevare la testa. La superbia è la colpa primaria di Lucifero, l’angelo più potente delle schiere angeliche, che osò ribellarsi al suo Creatore, e venne precipitato dal cielo creando con il suo schianto sulla terra la voragine infernale in cui rimarrà per sempre imprigionato e privato della sua bellezza.

No words

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Episodi

Borgo del Fumo L’onore del Cavaliere Un mondo senza guerra? No, non in questa terra. Come può rispondervi questo povero uomo che non ha fatto altro per tutta la vita? Il frate prega per la maggior gloria di Dio e degli uomini, lottando contro il demonio che si nasconde tra noi. Il contadino, con il suo sacrificio trae frutti dalla terra, sperando nella clemenza del cielo e degli elementi. E il soldato? Egli indossa la pesante cotta di metallo, allaccia con cura gli elementi dell’armatura, impugna spada e scudo ed affronta il suo destino per difendere il suo popolo. E della pace non resta altro che la tregua tra una battaglia e l’altra. Riesco a ricordare ancora nitidi gli allenamenti per imparare a tirare di spada. Era un gioco divertente, come in nessun altro modo poteva apparire agli occhi di un bambino. Ma il mio maestro d’armi mi guardava sempre con severità, sapeva quale era il mio futuro e mi esortava all’impegno sempre più attento. Il lavoro era un costante approfondimento nella tecnica e nella concentrazione per evolvere lo stile personale, fondato sui canoni basilari e nel rispetto di essi. Nell’esercizio della spada non vi è nulla di istintivo, esso è un artificio che deve essere esercitato con naturalezza. Difendere, parare, non significa subire l’avversario, ma solo attendere con calma il proprio momento, esercitando i riflessi e la pazienza. Ma crescendo è stato ogni giorno sempre più chiaro che la spada che impugnavo avrebbe fatto male e che io stesso dovevo imparare a sopravvivere e con me, i miei uomini. Diventare cavaliere è un onore, onore che deve rimanere intatto per il buon nome del cavaliere stesso e del signore che lo elegge nel giorno dell’investitura. Il cavaliere

combatte per la fede è fedele alla parola data, protegge i deboli, le vedove gli orfani, combatte l’ingiustizia. Il cavaliere è puro di cuore, sano di corpo e umile, in lui albergano le due massime qualità morali richieste ai nobili: coraggio e generosità. Ricordo ancora nitidamente l’attesa prima della battaglia. Gli uomini scuri in volto, alcuni di loro forse pensando le proprie famiglie, per chi ne aveva, altri pregando, altri ancora semplicemente sistemando l’armatura o la propria arma, tutti vivendo quello che poteva essere l’ultimo giorno. Le battaglie erano cruente, gli uomini cadevano come foglie d’autunno e il sangue colorava la terra. L’ariete sfondava i portali mentre dall’alto piovevano pietre, olio o acqua bollente, le frecce colpivano la testuggine che proteggeva l’avanzata. Quante volte mi sono trovato da una parte all’attacco e quante invece dall’altra in difesa ed ogni istante poteva essere quello decisivo. Le grida agghiaccianti dei feriti si confondevano con l’urlo di guerra di chi avanzava con la spada al cielo. Quanto lavoro per il cerusico! Nella sua tenda da campo, richiamando tutta la scienza di cui era capace salvava vite estraendo punte di freccia, suturando ferite, molto più spesso semplicemente chiudendo occhi.Ricordo un giovane, avrà avuto quindici anni, era l’assistente del cerusico, le sue conoscenze erano limitate, ma quando il medico rimase ferito a morte durante la battaglia, fu lui ad estrarmi una scheggia di freccia dalla gola. Oggi, nonostante sia molto, molto vecchio, avverto ancora la profondità di ogni singola cicatrice e mi rendo conto di quanto mi sia sfuggita la vita sebbene non l’abbia perduta sul campo di battaglia. Non mi resta che incamminarmi e sperare in quella pace che tanto ho vagheggiato nei momenti più cruenti.

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EpisodiO STORICO

Borgo d’j Brichet

Presso la Collegiata di San che dolce olezza, muovono con presti passi Secondo di Asti sono presenti sull’albeggiare le donne leggiadre, le fanciulle alcuni capitelli e chiavi di volta avvenenti e i giovani curiosi e galanti. Per quel decorati con volti e maschere continuo mercato che si avvicenda ne segue una composti di foglie. Si tratta di festa piacevole e nuova. decorazioni comuni in tutte le Gli uni presentano alle giovani donne od alle cattedrali medievali d’Europa, zitelle un vezzo d’erbe un mazzolino di rose, che si ritiene rievochino i cosiddetti “fronzuti” del 1 uno stelo le cui simboliche foglie parlano loro un maggio, conosciuti anche come “spiriti dei boschi dolce linguaggio, e che vengono accolti con un “. Presso le popolazioni celtiche questa data, sorriso, con un respiro. E nelle feste di maggio che cade quaranta giorni dopo dall’equinozio ballavano le donne in pubblico. Questi balli di primavera e circa cinquanta prima il solstizio pare fossero assai semplici, come la ridda ed i d’estate, segnava l’inizio dell’estate e veniva ballonchio. Era la prima un ballo tondo nel quale celebrata con riti e feste per esaltare il risveglio molte persone presesi l’una l’altra per mano si della natura. rigiravano ballando e cantando. Nel medioevo la memoria di questa antica festa Pare dal riddare non molto si scostasse il pagana confluì nella festa di “Calendimaggio”. ballochio, che faceasi pure col suono e col canto Siccome i fiori sono i più pregiati doni che da molti intrecciati. Le danze meno domestiche porga la natura in primavera, e quelli che più erano lasciate alle giullare ed alle tornatrici, simboleggiano la gioia e la galanteria, era facile le quali erano cerrettane che davano di sé si volessero in queste feste non solo siccome spettacolo in pubblico ballando co’ mattacini. ornamenti, ma mezzi a renderle più liete e Fra le feste di primavera, la più usitata era quella compiute. Spesso perché la letizia giungesse più di piantare il Maggio. cara, si celebravano le feste, i banchetti, le danze Compagnie di uomini e donne adornati con nei giardini, oppure in luoghi ove d’ogni intorno foglie e fiori piantavano un albero ed intorno ad s’avessero a dovizia fiori. esso si svolgevano feste, canti, balli e libagioni. A SEMPRE APERTI In questa scelta poi era debito dare sempre seconda del luogo in cui veniva piantato, l’albero TUTTE LE SERE ragione, perché si eleggesse piuttosto un colore era decorato in modo diverso: era ornato di DALLE di 19,00 IN POI un altro, meglio una rosa che un giacinto, stemmi e imprese davanti alla dimora di un poiché i fiori avevano il loro mistico linguaggio personaggio illustre, di nastri e fiori se doveva E LA DOMENICA che risultava dalla loro qualità, colore o modo evocare l’amore di due fidanzati. In alcune ANCHEdiAcollocarli; PRANZOcome il verde indicava speranza, città le giovani dame sfilavano agghindate con il rosso amore, il bianco innocenza. Era quindi ghirlande di fiori ed al termine delle danze veniva facile in simili occasioni venisse ad alcuno eletta la “regina del maggio”. pensiero d’esporre i propri fiori a pubblica Il Corteo storico vuole rappresentare alcuni veduta, ed anche ne facesse copia a coloro che momenti di questa antica festa: viene portato SEMPRE APERTI TUTTE ne erano vaghi o per dono o per interesse. il Maggio caricoLE di SERE nastri e addobbi floreali In questo loco, ove pare la natura diffonda tutto e alcune dame del Borgo sfilano per DALLE 19,00 giovani IN POI... il riso e l’armonia dei suoi colori, tra quest’aree l’elezione della regina della festa. E LA DOMENICA ANCHE A PRANZO

SEMPRE APERTI TUTTE LE SERE dalle 19,00 in poi... e la DOMENICA anche a PRANZO!!!

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Episodi

Borgo della Moretta “Le campane non suonavano più e nessuno piangeva.” L’unica cosa che si faceva era divine per i peccati terreni. I medici d’altro canto aspettare la morte, chi, ormai pazzo, pensavano di poter guarire la peste eliminando guardando fisso nel vuoto, pregava dal corpo gli umori negativi, tagliando le vene di poter morire quanto prima. al paziente e facendone uscire il sangue. Pratica La gente colpita dalla malattia che contribuiva al diffondersi del contagio e vagava per le strade con il rosario, soprattutto all’indebolimento del paziente che altri abbandonandosi a vizi peggiori. spesso moriva dissanguato. Gli uomini di fede Tutti però esclamavano “E’ la fine credevano che la peste fosse mandata da Dio del mondo!!!”. Durante il Medioevo, per punizione, perciò organizzavano preghiere prima che la grande pandemia collettive che contribuivano ad alimentare il colpisse l’Italia, sul territorio albese contagio! La peste provocò un mutamento vi furono già delle avvisaglie; a partire dal profondo nella società albese medievale, le 1290 lunghi periodi di carestia, provocati dal gravissime perdite di vite umane causarono una raffreddamento del clima che non permetteva ai ristrutturazione della società. La peste fu definita raccolti di crescere, indebolirono la popolazione. “l’orabvdegli uomini nuovi”, il crollo demografico orto frutta 11-12-2012 12:31 Pagina 1 Le piogge copiose fecero andare in malora le rese bv possibile ad una percentuale orto frutta 11-12-2012 12:31significativa Pagina 1 coltivazioni, e aumentarono le paludi. Le città della popolazione la disponibiltà di terreni a quel tempo erano delle vere e proprie fogne agricoli e nuove ricchezze. Per questo dopo la a cielo aperto. La tragica situazione igienica peste, un gran numero di persone godette di un era aggravata dai rifiuti lasciati a marcire per benessere che in precedenza era irraggiungibile. le strade. Il punto di origine della pandemia La peste fu definita un fattore capace di produrre sembra essere stato individuato in una vasta area una sostanziale e duratura riduzione della dell’Asia Centrale. La peste in Italia comparve disuguaglianza sociale, colpì tutti: poveri e ricchi. intorno al 1347 nei porti del Mediterrano Molti Nobili caddero sotto la sua scure maligna, (dalla Sicilia, da Genova e da Venezia) per molti si nascosero per non essere trovati, ma poi diffondersi anche nella nostra città, il tutto il loro destino fu segnato. I soldati avevano il veicolato anche dai copiosi commerci che Alba compito di isolare i malati dal popolo, si cercava intratteneva attraverso scambi di prodotti con la di ridurre rischio di contagio. Anche i ricchi ALBAil- CORSO CORTEMILIA 3/1 - Tel. 333.1696239 - P.IVA 03203870047 ALBA- CORSO -furono CORSOCORTEMILIA PIAVE 17/E e - 3/1 Tel. Liguria. La peste era portata dalle pulci dei topi. Nobili albesi presi gettati nei- ortofruttaepoi@libero.it lebbrosari. ALBA -339.1892417 Tel. 333.1696239 - P.IVA 03203870047 - CORSO PIAVE 17/E - Tel. 339.1892417 - ortofruttaepoi@libero.it In poco tempo anche Alba ne fu invasa. Oltre al Secondo ALBA alcuni storici la peste nera causò la crisi PER TUTTO ILl’uomo MESE DI LUGLIOi secoli si era TUTTO ILche MESE DI LUGLIO motivo razionale per cui la peste si diffuse nel PER delle certezze attraverso OGNI 8la EURO DI SPESA INpiu’. SURGELATI, OGNI 8 EURO DI SPESA IN SURGELATI, 1300, si pensava che essa venisse portata dalle dato, fede non bastava IN Forse OMAGGIO UNA FRAGRANTE BRIOCHE IN OMAGGIO UNA FRAGRANTE BRIOCHE streghe, perché patteggiavano con il demonio questa epidemia arrivò proprio in un con il quale avevano rapporti carnali durante i momento di cambiamento che l’uomo stava rituali del sabba, oppure che fosse giunta grazie compiendo, il Rinascimento era alle porte e tutto a congiunzioni astrali sfavorevoli o a punizioni questo sarebbe stato un ricordo.

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Borgo delle Rane

Il ratto di Fiammetta “Fintanto che i due ceti sopravvivranno il nobile abbisognerà del denaro del mercante e il mercante del suo sangue”. Probabilmente Sismondo dei Pallidi pensò a quanto scritto da questo anonimo albese, quando il suo rampollo, Ferruccio, in ossequio a quell’obbedienza che ciascun figlio deve al padre, chiese la mano di Fiammetta degli Adorno da Genova, la quale accettò, mossa solamente dal medesimo sentimento. A suo modo di vedere, il Dio era il solo responsabile di tale avvenimento; quello stesso Dio, la cui bontà egli volle ossequiare, commissionando la costruzione di una nuova cappella nella residenza famigliare. Tuttavia egli agì male, ché la misericordia del Signore si sarebbe esaurita con quel fatto, che egli chiamava miracolo; molti vizi infatti appesantivano la sua anima, ma ve n’era uno che la condannava per l’eternità: l’ingordigia. Quell’ingordigia, che nulla, né più estesi poderi né più ampie ricchezze, avrebbero potuto soddisfare, se non mescere il proprio sangue borghese con il seme della nobiltà. L’affar si prospettava conveniente per ciascuna parte: i Pallidi avrebbero commerciato il loro vino oltremare, gli Adorno avrebbero pagato i loro debiti e Ferruccio avrebbe finalmente ottenuto una moglie. La sola gabbata era Fiammetta, la cui bellezza, fonte d’ispirazione per molteplici cantastorie, pareva di molto superiore all’aspetto dello sposo, uomo, la cui figura aveva, con sommo dispiacere del padre, scoraggiato molte nobildonne negli anni passati. Sono sicuro comunque, che qualche ardimentoso poeta riuscirà con il dono della favella a trasformare il giovane sciancato in un prode cavaliere, mutando anche quel sentimento di reciproca tolleranza, che animava i due sposi, in un amore profondo. Il matrimonio si prospettava grandioso: Sismondo avrebbe contribuito con il suo denaro, mentre la casata degli Adorno con lo stemma, al fine di consacrare di fronte al Signore quell’unione che il mondo del commercio aveva già sancito con il trasporto del primo carico di vino albese dal porto di Genova a quello di Napoli. Il vecchio Sismondo insistette affinché la cerimonia fosse celebrata nella nuova cappella privata; sosteneva infatti che il prelato, per condannar quella splendida creatura ad una convivenza, che a costei sarebbe parsa eterna, avrebbe abbisognato di qualcosa di più della sua semplice fede ed egli avrebbe riposto questo ulteriore incentivo nel ciborio della sua cappella. La cerimonia si tenne, come previsto nella villa dei Pallidi. Sismondo sfoggiava una stoffa veneziana, importata dal Catai, ed adornava il suo collo con una stola di volpe; sul capo portava poi una ciambella, dalla quale spiccava una piuma di falcone; infine sul medio destro indossava un anello aureo, sul quale era già stato inciso lo stemma della casata degli Adorno, a simboleggiare il suo ingresso nella nobiltà di sangue, ma non d’animo. Ferruccio invece, su rigoroso ordine del padre, portava una pesante armatura da cavaliere, quasi che la cotta di maglia potesse nascondere ciò che la natura sola aveva creato. La visione più gradita tuttavia fu quella

della sposa, la cui figura slanciata e delicata ammaliò tutti i presenti, avvolgendo l’intero luogo di un silenzio, che, a dire il vero, sarebbe stato l’unica componente autenticamente sacra dell’intera cerimonia. Giunta all’altare, lo sposo sollevò il velo, che ricopriva il volto delicato della fanciulla; egli percepiva il peso degli sguardi altrui, che scrutavano con occhi voraci la figura della ragazza, e ne rimase in un certo senso schiacciato, fintanto che Sismondo ruppe la sacralità di quel momento, spingendo con vigore il figlio di fronte all’altare, quasi a conferirgli quella parvenza di coraggio, che, neanche l’armatura da cavaliere riusciva a donargli. La funzione si concluse rapidamente, riservando tuttavia diversi spunti di boccacciana memoria: il portamento tronfio e altezzoso del mercante, che evidentemente si sentiva già in qualche misura investito del suo nuovo rango nobiliare, così come l’aspetto palesemente alticcio del prelato, che, come previsto da Sismondo, rivelava una prevalenza di vino nella coppa per l’eucarestia. La grottesca commedia riservò tuttavia un finale ancora più eclatante, che neppure la fantasia del sublime poeta fiorentino avrebbe potuto concepire; quando il prete pronunciò la formula “Con il potere conferitomi da Dio vi dichiaro marito e moglie” un uomo tra i presenti piombò di fronte all’altare ed afferrò il braccio della fanciulla, la quale di fronte all’inerzia del novello sposo oppose una scarsa resistenza. Riavutisi dallo stupore, Sismondo e il figlio si lanciarono all’inseguimento del giovane rapitore; la rabbia induceva il mercante a travolgere chiunque gli si ponesse davanti, compresi coloro che tentavano di inseguire il furfante. La ressa, che ne derivò, agevolò il rapitore, che riuscì a fuggire dalla cappella con la sua preda e si diresse in seguito verso la piazza principale; di fronte alla cattedrale egli fu raggiunto da uno sparuto manipolo di inseguitori, i quali erano accorsi in aiuto di Sismondo. Il giovane si rassegnò allora ad affrontare i suoi avversari e, sguainata la spada, mostrò una perizia tale da respingere molti attacchi dei suoi rivali; la scioltezza e l’eleganza dei suoi movimenti cozzavano con la goffaggine di Ferruccio, che rivelò tuttavia un animo assai ardimentoso. L’abilità del suo rivale tuttavia si mostrò troppo superiore al suo coraggio: la lama trapassò il suo corpo ed egli cadde a terra; la profondità della ferita gli garantì una morte rapida, mentre l’audacia, con cui si era battuto, una riabilitazione terrena, in attesa del giudizio divino. Il padre di fronte a tale visione gettò la spada al suolo e si chinò ad accarezzare i capelli del figlio; cogliendo l’attimo giusto, il rapitore riuscì a dileguarsi fra la folla, non prima di aver urlato “Asti vittoriosa”. Una calca si ammassò allora attorno al cadavere dello sventurato Ferruccio e un vocio simile ad un ronzio d’api ricoprì la piazza, finché un silenzio, quasi surreale, non avvolse la folla, quasi un momento di stasi in attesa di un atto clamoroso. E tale atto venne: Sismondo allora si alzò, ritrovando quel vigore d’animo, che il suo cuore petroso riusciva a conferirgli e giurò vendetta contro Asti sulla memoria del suo defunto erede. Un grido selvaggio si alzò allora dalla massa brulicante; un grido, che rivendicava sangue e morte, che univa i presenti, indicando loro ciò di cui più necessitavano: un nemico da combattere.

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borgo Santa Barbara “Charivari” Con il termine “charivari” si indica quel genere di burla, cui veniva sottoposto nel Medioevo chi avesse trasgredito certe regole non scritte della comunità, specialmente in campo sentimentale o sessuale: per esempio, un uomo che sposasse una donna di un paese diverso, oppure una donna che picchiasse il marito. Lo charivari, che è documentato a partire dal XIV secolo in tutta Europa, e che in forma piuttosto stereotipata e innocua è sopravvissuto fino a buona parte del secolo scorso, soprattutto nei piccoli centri rurali, in epoca medioevale consisteva in un corteo chiassoso, cui partecipavano soprattutto i giovani della comunità, armati di tamburi, pentole e strumenti assordanti, con maschere per lo più di animali. Tipicamente, in mezzo al fracasso del gruppo, il “colpevole” veniva condotto in processione, a cavallo di un asino e con la testa rivolta verso la coda dell’animale, il che era considerato una grande umiliazione. Lo charivari poteva anche degenerare in atti di violenza fisica; in genere, per evitare sfoci dolorosi, la vittima accettava di pagare un’ammenda al gruppo, offrendo da bere e da mangiare. Il Borgo Santa Barbara mette in scena un tipico episodio di charivari. Si immagina che un giovane e prestante contadino, Gervaso, diventi l’amante di una nobildonna, Isabella, figlia del Marchese, invaghitasi di lui; la moglie tollera il tradimento, poiché entrambi ne ottengono di che sfamare i figli. Le regalie della nobile si fanno però via via

più misere, finché la moglie, sentendosi presa in giro, si arrabbia col marito e inizia a malmenarlo. Il trambusto attira l’attenzione dei vicini di casa e, di bocca in bocca, la voce si sparge in tutto il paese: “Gervaso non è buono a soddisfare la Marchesa! Gervaso se le prende dalla moglie!” Ecco che parte il dileggio, con le maschere, le campane, i paioli ed i coperchi… gli animi si riscaldano e qualcuno vorrebbe anche dargli una ripassata, compare persino un coltello, ma alla fine tutto si risolve, come si suol dire, “a tarallucci e vino” in osteria. Naturalmente la moglie non sarà affatto contenta di scoprire che il povero Gervaso ha dovuto spendere i pochi quattrini in suo possesso per offrir da bere a mezzo paese… Si tratta di uno zoom su un aspetto della vita quotidiana medievale che si può considerare marginale, ma che la dice lunga sul modo di pensare dell’epoca: in primo luogo, i meccanismi dello scherno, della derisione, sono l’espressione di una concezione della comunità come corpo unico e immutabile, e risulta evidente che l’individuo che trasgredisce è considerato del tutto privo di dignità; dall’altro lato, però, come in genere accade nelle manifestazioni di carattere carnevalesco, lo charivari è l’occasione per concedersi, come comunità, atti di libertà altrimenti impossibili. Inoltre, il pagamento dell’ammenda consente al trasgressore di rientrare abbastanza semplicemente nei ranghi, il che a ben guardare significa che un margine di cambiamento è concesso. Uno scanzonato charivari come spunto di riflessione sulla complessità delle relazioni sociali e della vita in genere, nel Medioevo, oggi e sempre.

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borgo s. lorenzo De arti venandi cum avibus in Alba L’uomo del Medio Evo avvertiva profondamente il rapporto con il soprannaturale. L’umanità credeva in un collegamento continuo tra il mondo terreno e quello divino. L’intera Natura, allora molto meno addomesticata, appariva attraverso i fenomeni e le creature come manifestazione della volontà del Creatore. I confini tra spiritualità e realtà erano molto sfumati: visioni, miracoli e apparizioni erano fenomeni comuni con cui gli uomini e le donne medievali convivevano quotidianamente. Anno Domini 1237. L’inverno, con il suo bianco mantello, copriva le terre di Langa. «Io, il Divo Augusto Federico II di Svevia, Stupor Mundi, imperatore dei Romani, re di Gerusalemme e di Sicilia, dopo aver sconfitto i comuni ribelli presso Cortenuova, in una notte d’inverno dell’anno del Signore 1237 giunsi nel comune imperiale di Alba, rimasto a me fedele, e ivi fui accolto dal podestà Niccolò Spinola. La città dalle cento torri, adorna di lanterne e vessilli con gli smalti imperiali e ghirlande di vischio, agrifoglio, ginepro e biancospino, stava celebrando i riti che precedono il solstizio d’inverno e mi porse i suoi ricchi doni. Nel giorno secondo dal mio arrivo, nella riserva venatoria del nobile Leone di Ceva, indissi una caccia col falcone, onde mostrare e riconfermare ai sudditi di qualunque rango la forza e l’audacia necessarie ad adempiere le funzioni proprie del mio ruolo. All’ ombra delle vecchie rocche merlate, rosseggianti di terrecotte, al mio sguardo si apriva la visione di fulvi cacciatori longobardi, irruenti sulla groppa di poderosi destrieri, nel quieto paesaggio dei carpini e dei pioppi innevati. Così, mentre i paggi procedevano con archi e balestre accompagnati dai cani levrieri, gli strucceri portavano il falco lenario per i signori e lo smeriglio per le dame. A me solo furono riservati il falco pellegrino in quanto re e l’aquila reale in quanto imperatore. Al mio fianco, ferma in arcione nel suo costume di lampasso dorato, cavalcava la mia amata Bianca di Agliano che a queste terre piemontesi apparteneva per parte di madre in quanto discendente della nobile famiglia aleramica dei Lancia. Dardi e verrettoni saettavano l’aria; il falco piombava dall’alto sulla gru o sull’airone; echeggiavano lontanamente i corni, latravano le mute; dalla foresta balzava agile il cervo o irrompeva con un fiero grugnito il cignale... Durante la caccia, i cavalieri della mia corte, travagliati dalle avversità del mondo, poterono dimenticare le preoccupazioni quotidiane e abbandonarsi alla quiete della foresta ottenendo anche quanto necessario al sostentamento loro e dei propri sudditi. Io avanzai per primo e in solitudine inchinai il mio corpo di carne alla

bellezza del Creato che la selva mostrava; la mia anima, avvolta nel suono del silenzio, danzò con gli spiriti della Natura. Le traversie delle guerre, i lunghi viaggi e le amministrazioni delle cose terrene mi avevano portato lontano dalla Verità. Ora la pace della Natura fluiva di nuovo in me, con rinnovata energia, come il sole tra gli alberi. BIBLIOGRAFIA: Federico II di Svevia, De arte venandi cum avibus, a cura di Anna Laura Trombetti Budriesi, Laterza, Roma-Bari, 2007 De arte venandi cum avibus (“Sull’arte di cacciare con gli uccelli”) è un trattato redatto dall’imperatore Federico II di Svevia sull’attività venatoria. Il manoscritto conservato alla Biblioteca Vaticana, è la redazione più nota per le illustrazioni, ma contiene solo i primi due libri: si tratta di un codice di 111 fogli di pergamena di dimensioni pari approssimativamente a cm. 24,5x36, commissionata a Napoli dal figlio di Federico, Manfredi re di Sicilia, intorno al 1260. Un altro manoscritto, redatto a cura di un altro figlio dell’imperatore, re Enzio, durante la sua detenzione a Bologna, si conserva nella Biblioteca Universitaria di Bologna. Anna Laura Trombetti Budriesi, DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS, Enciclopedia Federiciana, Vol I, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani Bianca Lancia d’Agliano fra il Piemonte e il Regno di Sicilia, atti del Convegno (Asti-Agliano, 28/29 aprile 1990), a cura di Renato Bordone, Alessandria 1992. Comba R. (a cura di), Studi per una storia d’Alba. Alba medievale. Vol. V, ed. Famija Albeisa, Alba, 2010. V. Fumagalli, Quando il cielo si oscura in Idem, Paesaggi della paura. Vita e natura nel Medioevo, il Mulino, Bologna, 1994, pp. 95-101

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Borgo Santa Rosalia “Amor Cortese” Presso le corti del XII secolo si diffuse l’ideale dell’ “amor cortese”, intensa passione verso la donna regolata dalle severe norme dell’educazione cavalleresca. Il desiderio per l’amata, quasi sempre già sposa o promessa ad altri, si consumava da lontano, spesso all’insaputa di lei. In nome della passione per una figura femminile idealizzata, il cavaliere compiva gesta coraggiose e componeva versi d’amore. In estate, sotto l’ombra degli alberi, era il giardino del castello a fornire riparo ad occhi indiscreti ed era tra fiori e canti di uccellini che l’amore, seppur cortese, trionfava in tutta la sua bellezza. Narra un’antica leggenda che.. Beatrice da Monforte, giovane e nobile fanciulla, si innamora perdutamente di Aldobrandino, un giovane scudiero che accudisce i cavalli del padre. L’amore casto e puro nato nello splendido giardino di casa, trova i suoi momenti romantici durante le cavalcate lungo il fiume o nell’intimità della stalla. I due ragazzi sognano un futuro insieme ma sanno che la famiglia di lei mai accetterebbe un’unione di basso lignaggio. Il padre, avuto sentore della tresca, per togliere ogni illusione promette la figlia in sposa al nobile marchese Ranieri di Barolo. Era costui un valoroso, fedele difensore della città di Alba, di ricchezze conosciute ma...ahimè.. in età ormai avanzata. La giovane fanciulla cerca con ogni mezzo di evitare il matrimonio, con la

La conviviale

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complicità segreta della madre, ma il padre che intende consolidare il proprio patrimonio con un conveniente legame matrimoniale non vuole sentir ragione. La data del matrimonio viene fissata per il giorno di San Martino e ormai i preparativi sono frenetici... i due innamorati sono disperati... All’improvviso un messaggero reca la notizia che il marchese deve immediatamente radunare i suoi uomini e portarsi fuori dalle mura della città di Alba per fronteggiare un imminente attacco degli astigiani. Il promesso sposo affida la sua amata alla madre e parte col padre della ragazza per servire il suo padrone. Beatrice viene quindi rinchiusa nella torre con l’unica concessione di potersi recare al pomeriggio nel giardino con le ancelle. Non c’era tempo da perdere! Eloisa, la sua ancella fidata, consegna segretamente un biglietto a Beatrice... Il suo amato Aldobrandino l’avrebbe aspettata al calar del sole in sella al suo cavallo, che fosse pronta la ragazza a fuggir via con lui. La ragazza confida tutto alla madre che coraggiosamente la fa fuggire col suo amato, ella stessa era stata costretta al matrimonio e ben sapeva la vita infelice che avrebbe vissuto sua figlia. E mentre i due innamorati galoppano lontano... il Marchese di Barolo, sentendosi oltraggiato e ritenendo la fanciulla ormai non consona al rango di Marchesa, riduce in mille pezzi il contratto di matrimonio e pretende la restituzione della dote dal padre che, infuriato, rincorre i due fuggitivi. L’amore vince sempre, anche se “cortese”.

Come ormai tradizione, finiti i festeggiamenti del Palio e del Baccanale per i Borghi, l’organizzazione delle Notti della Natività per Ines Manissero e del Capodanno in piazza, per il ns. Direttore, Carlo Passone, a gennaio 2017 l’Editore Silvana Fiora ha voluto radunare i Presidenti dei Borghi, degli Sbandieratori Città di Alba, del Gruppo Storico ed i collaboratori dell’Ente Fiera per una conviviale in uno dei tanti ottimi ristoranti del Territorio. La scelta è caduta sul ristorante Museum in via Cavour ad Alba. Ancora una volta, stemperati gli animi dalle ruggini e dai mugugni che sempre accompagnano ogni Palio, la serata è trascorsa in allegria e serenità. La splendida location negli antichissimi locali, ricavati nelle fondamenta di epoca romana, ha visto proporre un menù di alto livello, accompagnato da splendidi vini che hanno contribuito al successo della serata.


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