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Venerdì 13 Agosto 2010

ECONOMIA NAZIONALE Lo sottolinea nuovamente un rapporto dell’Associazione delle banche italiane che ne analizza l’esposizione

Banche italiane: 3 volte meno esposte delle altre di Roberto Carli ROMA - Le banche italiane sono tre volte meno esposte sull’estero rispetto alla media delle banche europee. La rassicurante notizia arriva dall’Abi, l’associazione bancaria italiana, che in verità ha rilanciato con enfasi un dato già contenuto nel rapporto Afo Financial Outlook pubblicato dal proprio centro studi nel luglio scorso. Poiché da qualche mese a questa parte l’attenzione dei mercati è concentrata sul rischio default dei debiti sovrani, il centro studi aveva deciso di cominciare a valutare la rischiosità dell’attivo estero dei maggiori sistemi bancari europei.clicca qui! Il risultato che ne è emerso è confortante per l’Italia, anche se va osservato che il sistema del credito italiano presenta una consistenza degli attivi all’estero nettamente inferiore rispetto a quella delle banche dei maggiori Stati europei. Il rapporto ha cercato di stimare le perdite attese (presumibilimente nel triennio 2010-12 cui si riferisce il rapporto) dai diversi sistemi bancari europei sui rispettivi portafogli esteri in rapporto alla relativa consistenza patrimoniale.

«L’interazione tra il rischio Paese e il livello di esposizione - spiega la nota diffusa ieri - determina una perdita attesa sull’esposizione estera del capitale in percentuale decisamente più bassa in Italia (3 per cento), contro l’8,2 per cento dell’area euro e il 18,2 per cento della Germania». La sintesi del rapporto Afo diffuso a luglio spiega che per l’analisi sono stati usati «i dati della Banca dei regolamenti sulle esposizioni nei confronti dei vari paesi» incrociandoli «con una misura data dai premi sui credit default swap». Nel caso specifico sono stati presi i dati Bri di fine 2009 e la quotazione media dei Cds della prima decade di giugno. La conclusione cui arriva il rapporto è che «nonostante l’attuale fase di forte tensione finanziaria le perdite attese non sarebbero tali da

modificaresostanzialmenteilgiudizio complessivo sulla solidità dei sistemi bancari europei». Per quanto riguarda la bassa esposizione del sistema italiano, il rapporto conclude spiegando che questo è dovuto sia ad un basso effetto leva (definito dal rapporto tra consistenza del portafoglio estero e dotazione patrimoniale) sia da una composizione territoriale del portafoglio meno rischiosa della media europea.

Dovuto sia ad un basso effetto leva (rapporto tra consistenza del portafoglio estero e dotazione patrimoniale) sia dal rischio territorio

Piazza Affari in lieve calo anche ieri dopo il bagno di mercoledì: paura vera MILANO - Piazza Affari ha chiuso la seconda seduta consecutiva in rosso, lasciando pensare che il clima dei mercati sia mutato in peggio. Arrivato a perdere circa un punto percentuale dopo l’avvio pessimo di Wall Street, il listino di Milano ha recuperato terreno, terminando sopra i minimi. Dopo il comunicato delVendute le banche che la Federal reserve comunicheranno i risultati dell’altro giorno, l’umore degli investitori semdel secondo trimestre a bra essersi tinto di nero. Gli operatori, peraltro, fine mese: Ubi -1,15%, sottolineano che la Intesa San Paolo -1,24% e rarefazione degli scamtipica del mese di Popolare di Milano -1,36 bi, agosto, moltiplica in modo esponenziale la volatilità e fa prevalere i movimenti tecnici. «Forse il mercato ha preso atto del rallentamento dell’economia - commenta un trader - ritenendo che le borse fossero salite troppo». In chiusura, l’indice Ftse Mib ha perso lo 0,19 per cento, dopo il 3,20 del giorno prima, l’AllShare lo 0,21 per cento e il Mid Cap lo 0,69 per cento. Volumi per un controvalore di circa 2 miliardi di euro. Pesanti gli assicurativi: il paniere europeo

ha ceduto l’1,01%. A Milano, Fondiaria Sai ha lasciato sul terreno il 3,58% e Unipol il 3,91%, penalizzati dai giudizi negativi di Goldman Sachs. Ancora in rosso le società legate alle costruzioni: lo stoxx europeo è arretrato dell’1,1%. Buzzi Unicem è scesa del 2,85%, proseguendo il trend cominciato con la pubblicazione dei risultati del primo semestre. Ubs e Citigroup hanno ridotto i target price del produttore di cemento. Nel comparto, Italcementi -2,2%. Brillante Campari (+3,89%), in sintonia con il paniere del food & beverage (+2,47%), spinto dal rally post-risultati del colosso della birra Ab Inbev. Positiva Parmalat +0,88%. Prosegue il buon momento di Telecom (+2,13%), capace di mettere a segno una performance migliore rispetto allo stoxx delle tlc (+0,87%), settore che evidenzia caratteristiche difensive. Vendute le banche che comunicheranno i risultati del secondo trimestre a fine mese: Ubi -1,15%, Intesa San Paolo -1,24% e Popolare di Milano -1,36%. Tra le mid e small cap, Saras (-4,93%) ha toccato il minimo storico a 1,3870 euro. A proposito di titoli difensivi, comprate le utilities regolamentate: Terna +2,16% e Snam Rete Gas +1,76%.

Giuseppe Mussari presidente dell'Abi

Naviga in brutte acque Tirrenia: il tribunale di Roma dichiara l’insolvenza ROMA - Il Tribunale di Roma ha accertato lo stato d’insolvenza della compagnia di navigazione Tirrenia, la cui proprietà fa capo a Fintecna, la holding pubblica controllata dal Tesoro. Lo riferisce il segretario generale della Uilt, Giuseppe Caronia, che nei giorni scorsi aveva presentato un ricorso per far spostare il giudizio a Napoli ed è stato informato dagli avvocati della decisione dei giudici. «Sì, purtoppo il tribunale ha deciso in questo senso. Valuteremo se fare ricorso», dice il sindacalista. Il ministero dell’Economia aveva cercato di vendere la partecipazione. Alla gara aveva partecipato un unico concorrente, la Mediterranea holding, una cordata nata intorno alla Regione Sicilia. La società tuttavia non si è presentata alla firma per la cessione e il governo ha deciso il commissariamento della società. Mediterranea holding fa capo, tra gli altri, per il 37% alla Regione Sicilia, per il 30,5% alla Ttt Lines dell’armatore greco Alexis Tomasos, e per il 18,5% al gruppo Lauro. La gara, dice Caronia, "era sballata". Secondo il sindacalista non è possibile vendere la Tirrenia, che è una compagnia di navigazione che opera su lunghe tratte insieme alla Siremar, la società che assicura i collegamenti con le isole in Sicilia ed è assimilabile ad una società per il trasporto pubblico locale. Secondo Caronia, la Siremar ha "incassi che coprono il 20% dei costi. Doveva esere venduta alla Regione, come è avvenuto per le altre compagnie di navigazione locali". Tirrenia, dice ancora il sindacalista non era nelle condizioni di Alitalia, la compagnia area commissariata e poi ceduta a privati due anni fa. "Tirrenia ha 520 milioni di debito con 53 banche, fra cui Unicredit e Intesa, e altri 100 con la controllante Fintecna. Ma il patrimonio è superiore al miliardo", ha detto Caronia. Tirrenia ha 2.200 dipendenti di cui 1.600 della compagnia di navigazione e 600 dellacontrollataSiremar..


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