Ceglie Plurale

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Anno X - n. 100 luglio-agosto2011

Nota personale

Mensile indipendente di informazione, sport, cultura, attualità e politica

10 a n n i Con questo numero Ceglie Plurale compie il suo decimo anno di vita. E non sono pochi. Guardandoci indietro, neanche potevamo sperarlo. Quando questo giornale nacque, esistevano già altre voci di stampo cittadino ma tutte schierate politicamente. La pubblica opinione non era poi tanto pubblica. Noi abbiamo cercato di rompere il silenzio. Dei fatti del paese, della sua vita civica, si parlava solo all'occorrenza o per preparare tornate elettorali di questo o quel candidato a sindaco, consigliere regionale o provinciale. Si avvertiva il bisogno di una libera voce. Ceglie Plurale ne colse l'urgenza. Si era appena aperto il nuovo secolo, ma il n o s t ro C o m u n e vivacchiava sonnolento. Una classe politica s t a n c a n o n guardava oltre il suo perpetuarsi. Ceglie Plurale accompagnò il risveglio dando "voce a chi non aveva voce'', come scrivevamo in quel primo editoriale. Perfino amici carissimi non credettero a questo progetto, rinunciando a firmarlo come direttore responsabile. In nostro soccorso venne, in modo assolutamente disinteressato, l’amico Antonio Acquaviva che ancora oggi è il nostro

Direttore responsabile. Una persona d’eccezione, che non ha mai fatto m a n c a re s e p p u r d a lontano il suo supporto di idee e consigli. Un uomo a cui siamo grati. Pur non nativo di Ceglie ne ha sposato in pieno le istanze e le battaglie. Alcuni giovani ci credettero. Sono stati loro i veri artefici del successo anche se non siamo riusciti a scompaginare le ragnatele della politica pae san a. Gio van i che

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sono i primi a soffrire per le speranze inadempiute da amministrazioni senza progetto alcuno che non il tirare a campare per cinque anni. Giovani che oggi più di ieri devono avere coraggio, far sentire la propria voce, rivendicare le proprie professionalità. In questi ultimi dieci anni tante esperienze amministrative sono naufragate e dimenticate rimanendo largamente negative negli annali della storia cittadina.

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Certo, siamo ridotti davvero male se ci tocca rimpiangere la vecchia gestione politica della cosiddetta Prima repu bb li ca . Le gg en do quello che sta accadendo in Italia e nella nostra città, tutto è un atto d’accusa spietato nei confronti dei politici di oggi: che cosa sono mai diventati se al confronto persino la vecchia DC diventa un esempio di sobrietà e lungimiranza politica? Non vorrei mancare di rispetto a nessuno: a questo punto non mi pr eo cc up an o pi ù i danni che sono stati fatti, mi preoccupano i danni che possono fare i politici di oggi. Quale può essere il compito di un giornale non partigiano? Se mp li ce me nt e quel lo di stim olare l'interesse dei cittadini a conoscere cosa pensano i partiti, i sindacati, la Chiesa e tutti i soggetti interessati ad un reale cambiamento in meglio. Oggi Ceglie sembra una città rassegnata a uno sviluppo disordinato, con una iniziativa privata che persegue solo i propri interessi, senza la vigile presenza delle istituzioni. Se Ceglie Plurale continuerà a informare, lo farà senza schierarsi, senza sconti per nessuno, fedele alla propria linea editoriale, da sempre chiara e plurale. Michele CIRACI’

Cari lettori, Con determinazione, negli ultimi decenni, e in maniera più forte in questi anni, ho rivolto a tutti i sindaci succedutisi alla guida della ci tt à l’ ap pe ll o sc ri tt o a costituire una importante biblioteca. Alcuni sindaci, i cui nomi non cito per rispetto alla i s t i t u z i o n e c h e rappresentano, non mi hanno nemmeno degnato di una risposta scritta. Come se mi dovessero fare un favore

parte di molti cegliesi e studiosi anche di altri paesi pronti ad intervenire con i loro contributi. Alcuni amici, invece, mi hanno esortato a fare. Ma, come ho sempre fatto, a fare da solo. Ma il mio impegno solitario per conservare e valorizzare una montagna di documenti, carte e volumi è troppo gravoso. Sono un uomo di limi tate ener gie (innanzitutto economiche), non sono più giovanissimo, anche se, per fortuna, ancora

personale. Per me non ho chi est o, n é ch ied erò mai nulla. Invece, ho chiesto per i nostri ragazzi e per quanti hanno il diritto ad avere un luogo e gli strumenti nec ess ari per pot er f are ricerca, leggere e possibilmente studiare . L’attuale Ammin istra zione comunale, per la verità sembrava mostrare attenzione a questo progetto, u n g es to ch e h o m ol to apprezzato. Ma l’entusiasmo iniziale di cr ea re a C eg li e u na notevole biblioteca specializzata in storia locale e pugliese, arte, personaggi, scienze umanistiche e mettere così a disposizione dei miei concittadini e degli studiosi il patrimonio documentario raccolto in 50 anni di attività è però ben pr es to in sp ie ga bi lm en te naufragato. Sembrava che tutto fosse stato superato con la “promessa” di destinare alla "no str a" doc ume nta zio ne uno spazio adeguato e più capiente in locali di pertinenza del Comune. Ma, a distanza di mesi, ho visto svanire l'interesse per questo progetto. Per un cumulo di ragioni inspiegabili, il “castello” che avevamo cercato di metter su è crollato. Forse avrei dovuto riflettere bene prima di scomodare tanta gente, raccogliendo reazioni positive a questa iniziativa da

con un’efficienza mentale e creativa sufficiente. Se avessi, però, soltanto immaginato che anni di ricerca, fatica, dispendio di risorse fisiche ed economiche sottratte alla mia famiglia, non avrebbero trovato nella mia città la giusta attenzione, non avrei esitato a compiere una scelta definitiva già anni fa. Il mio impegno è stato qu el lo di ar ri cc hi re un patrimonio librario e documentario che appartiene all a co mun ità ceg lie se c necessita di una attenzione che non ho percepito da nessuna parte al governo della città. Non è amarezza la mia ma consapevolezza che Nemo propheta in patria. Quindi, cari lettori e cari concittadini, sono costretto a farmi migrante: porto altrove queste “mie carte”. Chi avrà interesse a consultarle, a studiarle, utilizzarle e v a l o ri z z a rl e p e r s t u d i, articoli, tesi di laurea non dovrà fare altro che recarsi in un altro paese. Cari cegliesi, non sono un in gr at o ma am o trop po que sta mia crea tur a per soffoca rla nell’in differenza della politica e di concittadini insensibili. Questo è un dettaglio personale e mi scuso se ve ne ho fatto cenno. Ma certe cose vanno scritte e dette. Michele CIRACI’

SPECIALE


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Ceglie Plurale

Anno X - n. 100 luglio-agosto 2011

A cura di Vincenzo GASPARRO

Libri Libri Libri Il pomodoro e un filosofo vegetale

Ceglie Plurale Giornale indipendente Anno X n. 100 luglio-agosto 2011 Autorizzazione del Tribunale di Brindisi n. 05 del 18/05/2002

Direttore responsabile Antonio ACQUAVIVA

Direttore Michele CIRACI’

L’a ut og ra fo ch e Al fo ns o Iaccarino mi ha segnato sul suo bel libro La cucina del cuore rivela i tratti di una personalità ariosa e aperta, così come si rivela nella scrittura di questa saga familiare che ha fatto del cibo una ragione di vita, anzi come lui stesso dice, una filosofia di vita nel segno della mediterraneità. Avevo conosciuto don Alfonso qualche anno fa a Bruxelles al Parlamento Europeo, quando in una Commissione Agricoltura della Comunità aveva parlato per dieci mi nu ti de ll a su a fi lo so fi a enogastronomica basata sulla “ mediterraneità, qualità assoluta delle materie prime e modernità”. Ia cc ar in o è st at o u no de i precursori della dieta mediterranea oggi tanto in voga, ma quando ha iniziato la sua avventura enogastronomica era incompreso e deriso perché tutti pensavano che il pomodoro, la pasta, i legumi, il pane e l’olio fossero i cibi di una cultura povera da dimenticare. In una fredda sera dello scorso aprile ho avuto la fortuna di risentirlo a Noci, invitato dal comune amico Vincenzo Aita e ho riavuto la conferma di trovarmi di fronte ad un profe ssore dell ’art e dell a cucina, umile e onesto e per questo ve ra me nt e g ra nd e c he ha esportato la sua arte in tutte le latitudini della terra. Oggi è un pullulare di libri che mirano ad esaltare le abilità dei grandi chef, ma il più delle volte questi libri sono confezionati in malo m odo ridu cendosi a ricettari colorati, in cui manca la vita, la storia culturale dello chef, la filosofia della cucina appunto, il

se ns o de ll e pro fo nd e ra di ci culturali e don Alfonso, non a caso, parla con l’orgoglio del “menu di degustazione della mia vita. Il primo ingrediente è nelle radici. Come i tartufi più pregiati, si nascondono nel sottosuolo, ma sono questi cordoni ombelicali a determinare il grado di stabilità di ciò che appare sopra il livello della terra. Le mie radici legate a una data, il 1890, e a un luo go, San t’A gata. Sono rimasto fedele a entrambi, li porto con me sotto forma di accento, anche quando parl o ling ue diverse, di pro dot ti del territor io da far conoscere, di trad izioni da onorare e perpetuare in futuro. Nel ricordo del nonno,don Alfonso, e del 1890”. La location del ristorante Don Alfonso gode di un paradiso na tu ra le su ll a p un ta de ll a Penisola Sorrentina in quel tratto di mare,Sant’Agata sui due Golfi, che segna il confine tra il golfo di Napoli e quello di Salerno tra un tripudio di colori e profumi dei limoneti, degli orti, delle vigne, de gl i u li vi e d el la ma cc hi a m e d i t e r r a n e a e d a l m a re struggente , a due passi delle celebrate Sorrento e Positano.

Egli è il poeta della tavola:”Il gusto è un’ala di farfalla, non un pied e di elef ante : perc iò,p er quanto golosi siate, se a fine pasto spalmate su un babà una pesante crema di cioccolato, potete dire di av er fa tt o di te st a vo st ra . Concesso. Ma non dite di vostro gusto. Perché il gusto non ha nulla a ch e ve der e c o n q u e l ma tt on ci no a fine pasto. Non ce l’ho con il cioccolato , ma c o n l a ma nc an za di a r m o n i a , quindi di gusto…il gusto è misura, senso dell’equilibr io” . In questa f i l o s o f i a ga st ro no mi ca “il pom odo ro n o n è u n ing redi ent e, è un filosofo vegetale ( e non un filosofo che vegeta, distinzione non da poco!) che ti spiega che cos’è la cucina: passione (è rosso), continuità (ce n’è varietà per ogni periodo dell’anno), fantasia (ha varie forme e grandezze), rispetto e ascolto della natura (provate a piantarlo su un terreno sbagliato, è tra le colture più sensibili, anche se una delle più resistenti). Non è banale, ha un linguaggio asciutto ma di al et ti co : sa st ar e in compagnia e dialogare con altri ingredienti senza sovrapporsi, sa quando es sere protag onista e quando comprimario, è prezioso

100 Numeri CENTO NUMERI. Me li ricordo tutti, uno per uno, e di sicuro i primi chi li dimenticherà? Erano fatti in fotocopia, quasi come i volantini operai e dei circoli anarchici, espressione però di una passione che ignorava certamente l'aspetto estetico, tesa com'era a comunicare la voglia di esistere in una città che avevamo l’ambizione di cambiare, un pò in meglio. Il titolo Ceglie Plurale la quale siamo legatissimi sintetizzava pienamente lo spirito di tutti noi che ancor oggi non è cambiato. L’impresa, all’inizio, poteva sembrare una corda alla quale si rischiava di rimanere impiccati. Ogni numero ha avuto una gestazione creativa e mentale più o meno lunga: prima si parte con la raccolta del materiale e della documentazione utile per preparare gli articoli sempre frutto di precise scelte individuali e redazionali. Il tutto corredato da foto per lo più in bianco e nero risalenti agli ultimi decenni dell’800, vero fiore all’occhiello del mensile. I primi numeri vennero lavorati dall'amico Giovanni Putignano esperto di grafica e web, che con passione e in modo disinteressato prestò la sua opera, per poi passare la mano, dopo il suo trasferimento a Lauria, al giovanissimo Giancarlo Albanese che ha collaborato per tre anni. Un grazie va anche a Stefano Gianfreda che ha ideò il primo logo della testata poi sostituito con quello attuale. Un grazie a tutti gli sponsors,

in particolare alla TAF e al suo titolare Angelo Turrisi che ci ha supportato sin dall’inizio. Insostituibile è stata l’opera di Vincenzo Gasparro che ha anche ideato il nome della testata e che cura, ancora oggi, la rubrica sui libri; e a Nicola Santoro che con abnegazione segue la stesura di ogni numero, collaborando anche con articoli di musica e spettacolo. Ricordo tutti i collaboratori che a qualsiasi titolo hanno fatto parte della redazione e che con i loro contributi hanno arricchito il giornale. In questi anni molti ci hanno lasciato per trasferirsi in altre città, altri perché non condividevano la linea editoriale di Ceglie Plurale, che per scelta non si è voluto mai schierare politicamente: libero è nato e libero deve morire! Non ci siamo mai lasciati dettare regole e pensieri da altri ma abbiamo raccolto i giusti suggerimenti per migliorare il prodotto da qualsiasi parte provenissero. Già dal primo numero guardavo co n am mi ra zi on e (n on co no sc o l'invidia, purtroppo) a mensili simili nati in altre città, e pensavo se mai il destino mi avrebbe consentito di poter arrivare almeno a cento numeri. Rammento benissimo di essermi detto: se arrivo a 100, smetto. Cento significa dieci anni di duro lavoro. Sarò ancora in grado di proseguire? Il segreto del successo è stato quello di un giornale locale riempito di contenuti, un prodotto editoriale artigianale ma sempre ricco e vario su

argomenti solitamente non comuni e dif fic ili ad app rof ond ire : sto ria patria,arte, musica, memoria e personaggi cittadini, riscoperta delle tradizioni superstiti e passate. Certamente, ha giovato anche il prezzo di lancio con cui fu proposto al lettore, comprensivo del poster in bianco e nero da tutti voluto e ricercato mese per mese. Il prezzo di copertina attuale è al solo scopo di rientrare nelle spese. Oggi, nonostante molti gufi che avevano previsto una fine rapida e ingloriosa e quell'atmosfera di sfiducia iniziale che aleggiava verso questo giornale, guardato con sospetto e dif fid enz a nel cor so deg li ann i, etichettato all'occorrenza di destra e sinistra, è quasi svanito, Ceglie Plurale è una realtà viva.. Questi 100 numeri hanno creato un rapporto di fiducia, di amicizia e simpatia tra il lettore e il giornale, tutte cose di cui andiamo fieri. Siamo, nella storia cittadina, l’unico giornale che da dieci anni esce puntualmente ogni mese. Certo, quasi nessun desiderio e sogno si è concretamente realizzato, ma il fatto che dopo dieci anni di vita abbiamo ancora curiosità, domande, progetti sprona tutti noi a far sentire ancora la nostra voce. Ben vengano i giovani e quanti vog lio no far sen tir e la pro pri a opinione. Ci troveranno pronti ad accoglierli, in qualunque forma. La nostra può diventare anche la loro casa. Grazie a tutti.

M.C.

crudo, cotto, essiccato, sott’olio e persino in forma di aceto”. In questo contesto tutto diventa poesia e serenità, dalla pasta all’olio, dalla menta al pane, ma tutto deve essere r i g o ro s a m e n t e b i o l o g i c o e naturale e per questo i prodotti della terra sono coltivati, con cura, nella tenuta di Peracciole che è il paradiso terrestre per la tavola di don Alfonso che è stato capace di diventare un a star internazionale f acendosi contadino a cui si sono inchinati re e regine, capi di stato , uomini semplici e golosi gourmet. Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna e don Alfonso non fa eccezione. L’anima segreta del don Alfonso è donna Livia e nel libro se ne palpa la prese nza disc reta e deci siva , testimone di una storia d’amore prolungata e tenace. Tutte le opere d’arte hanno un cos to elevato, così come la cucina di don Alfonso, ma chi può permetterselo dovrebbe, almeno una vol ta, ent rare in q uesto t e m p i o d e l l a g a s t ro n o m i a mondiale. Gli altri godiamoci il libro e impareremo tante cose e og nu no po tr à di ve nt are , in piccolo, un maestro del buon mangiare e sperimentare le poche ricette che il maestro ci regala in appendice del libro.

Alfonso Iaccarino La cucina del cuore Mondatori, 2010

Hanno collaborato a questo numero: Vincenzo GASPARRO Nicola SANTORO Antonio CIRACI’ Giovanni PUTIGNANO Giancarlo ALBANESE Stefano GIANFREDA Mariagiovanna CIRACI’ Antonio PUTIGNANO Cataldo CALIANDRO Pasquale ELIA

Abbonamenti (12 numeri) Ordinario città - € 20,00 Ordinario per altre città - € 40,00 Sostenitore - € 50,00 Onorario - € 100,00 Studenti - € 5,00 Copie arretrate - € 4,00

Stampa Tiemme S.S. 7 ter.Km.20,450 74024 Manduria

Redazione Via Papa Giovanni XXIII, 17 72013 Ceglie Messapica (BR) Tel. 0831382483 Email: redazione@ceglieplurale.it Http://www.ceglieplurale.it

Stemmario delle famiglie cegliesi A cura di

Michele CIRACI’

Santoro

D’azzurro, al pellicano nella sua pietà d’argento

Michele CIRACI’


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Ceglie Plurale

Nicola SANTORO

Note di chiusura Con le atmosfere mu si ca li de ll a Ven ez ia b a ro c c a d i B e n e d e t t o Marcello, quelle del tempo di Vivaldi ambientate nella Se re ni ss im a d el XV II I secolo con le musiche di Napoleon Coste, anticipatore dei colori di Debussy, le mai trop po abusate melodie rossiniane e l'atmosfera languida stile Parigi del compositore a noi contemporaneo Felix Lee, l' 8 maggio scorso ha avuto luogo il penultimo appuntamento della Stagione concertistica 2011 Un giovanissimo Vincenzo Parisi "Caelium", presieduta da prima di partire per l’America Massimo Gianfreda. Ad esibirsi il trio composto da Antonio Simeone all'oboe, Marco De Luca alla chitarra e Bruno Galeone alla fisarmonica che per tema hanno scelto quel lo de lla t rasc rizi one musicale: un filone ricco di spun ti e c urio sità , con interpreti capaci di variare in stili, dinamiche e fantasia applicata ai loro strumenti, in primis la chitarra. Appropriata è parsa la

scelta dei brani proposti ( su t u t t i l ' Av e M a r i a d i Piazzolla, l'unico lavoro di grosse dimensioni scritto per il teatro dal compositore argentino), anche se per dirla tutta il trio

Così come più che valida, anzi , a tratti eccezionale è parsa la performance che ha chiuso in maniera ottimale la stagione. Ci riferiamo al "Vittorio Mezza Trio", un ensemble composto da tre

abbisognava di maggior feeling e amalgama interno per cercare di evitare il "pericolo" di sentirsi ognuno solista per proprio conto. Ma la proposta resta più che valida e il futuro lavoro d'assieme di certo li aiuterà.

musicisti che fanno dell'interpretazione assoluta il loro biglietto da visita. Essi sono Massimo Moriconi al contrabbasso, Et to re Fi or av an ti al la batteria e, appunto, l'anima musicale del tutto, il pianoforte di Vittorio

Ceglie jazz open festival Vera musica Piazza Plebiscito è stata, finalmente, palcoscenico di serate m us ic al i d i a lt is si mo livello. Si è ascoltata la “Musica” e non rumori assordanti con pessime es ib iz io ni di ba nd improvvisate. Non è vero che la gente non ama ascoltare musica, quando questa è fatta con classe e a proporla sono artisti del calibro di Our Fabiolous, Franco Cerri, Lino Patruno e Mino Lacirignola, la pizza si riempie e la gente partecipa emotivamente da ll ’i ni zi o al la fi ne dell’esibizione. Così come ha partecipato il 28 luglio alla bella serata “ Conservatorio al castello - Palcoscenico degli studenti del Conservatorio di Ceglie Messapica” che ha

proposto ai presenti alcuni tra i più brillanti allievi del Conservatorio cegliese.

Musica classica e leggera, spettacoli artistici e di prosa, band

e ar tis ti c he s ann o lasciare un segno. E’ questo che deve essere proposto in Piazza Plebiscito,. Compito delle manifestazioni dell’Estate Cegliese non deve essere quello di garantire ogni giorno ad ogni costo uno spettacolo, brutto o bel lo m a qu ell o di educare la gente all’ascolto, accogliere ev en ti di gu st o, sobrietà e bellezza . Così facendo si rende un servizio ai residenti e incrementiamo la presenza di turisti che vanno alla ricerca di manifestazioni assenti in altre città vicine. Si tenga presente tutto ciò quando sarò approntato il calendario dell’Estate Cegliese 2012.

Mezzo. Non nuovi per il Teatro Comunale di Ceglie, il 5 giugno scorso i tre hanno dato ampio saggio del loro rep er to ri o e di ec ce ls a tecnica. Il programma di questo concerto conclusivo aveva come filo conduttore gli "Standard del jazz e della Song americana" e presentava brani arrangiati e rielaborati alla perfezione di Thelonious Monk Wall you needn't, Skippy, il ritmo fo rs en na to te rn ar io di Sno'Peas di Phil Markowitz, l'ormai classico C a r a v a n de l r e D uk e Ellington, brano impregnato di atmosf ere quasi gotiche; Rachid del grande pianista scomparso Michel Petrucciani, in cui la batteria di Fioravanti ha goduto di ampia visibilità. In coda A cross the sky di Pa t M et he ny co n u no sfolgorante incipit virtuosistico del contrabbasso di Moriconi e un pezzo composto dallo stesso Vi ttorio Mezza intitolato Afa. Su l c hi si an o i tr e

interpreti che hanno calcato il palcoscenico del teatro (ahimè, ancora non battezzato con nessun atto ufficiale dagli organi preposti a farlo, il nostro è l'unico teatro in Italia a nove ann i da lla sua sec ond a inaugurazione che non porti ancora un nome!) - chi siano i musicisti in questione, dicevamo, non ci dilunghiamo a scrivere oltre perché i loro nomi non hanno bisogno di presentazioni ulteriori. Diciamo soltanto che Mezza è stato l'unico pianista italiano invitato al Montreux Jazz Piano Solo Competition; Moriconi, col suo contrrabbasso magnetico, ha collaborato con Ennio Morricone, Luis Bachalov, Nicola Piovani: tre Premi Oscar, e giù il cappello; Fioravanti suona la batteria per Paolo Fresu, Enrico Rava e Roberto Ottaviano. Il resto, che è tantissimo, i pochi che ancora non lo sapessero, possono sempre scoprirselo da soli.

Animali maleducati Padroni maleducati Tutti, chi più e chi meno siamo amanti degli animali e rispettiamo quanti la pensano in modo opposto (purché il loro modo di pensare non si traduca in indifferenza per i tormenti inflitti a tante povere bestie). Non apparteniamo alla numerosa schiera degli ultras che attribuiscono ai loro animali doti smisurate d'intelligenza, e m'indignano i padroni facoltosi ed esibizionisti che ornano il loro fido con collari ingioiellati e firmati. Abbiamo conosciuto molti cani e molti uomini, e la totale mancanza di coscienza l'abbiamo riscontrata più frequentemente nei secondi. È, intendiamoci, un'opinione molto personale. Quanto ai cani maleducati, ci sembra che siano tali soprattutto perché hanno padroni e padrone maleducati.

Mi trovo in totale accordo con quanti esigono la museruola per i cani di grossa taglia; più disciplina e più adesione alle norme di convivenza civile; maggiore considerazione

per il prossimo. E per le cose. Le cronache di questi tempi ci raccontano spesso di cani di alcune razze particolari che assaltano persone e bambini, arrivando perfino ad ucciderli uccidono. La sensibilità degli animali può avere reazioni, aggressive, che sono difficili da spiegare. Episodi tristi che non dovrebbero accadere.


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Rinuncio alla cittadinanza cegliese Di chi sono le colpe se la nostra Ceglie oggi non conta più niente? Dei politici, degli amm ini str ato ri? Cer to. Ma rico rdia moci che l a cla sse politica è lo specchio fedele della società che la elegge. Il clima che si è venuto a creare in città in questi ultimi anni è da guerra civile, con una carica di odio, di volgarità, di bassezza morale e culturale da parte di chi a turno vince e ancor di più di chi perde. Questo non cons ente e non consentirà a nessuno di ben governare Ceglie. Ciò solo pochi anni fa era inimmaginabile. Nemici da abbattere, non avversari politici: la politica da noi si è trasformata in una gu er ra es te nu an te ch e h a bloccato lo sviluppo del paese. Ma, in larga parte, la colpa è sempre di noi cittadini ed è perfettamente coerente con la violenza che si è perpetrata ai danni della comunità. Per documentare tutte le ferite inferte al paese dovremmo preparare un apposito numero del giornale. Faccio solo qualche esempio: la distruzione negli anni ‘60 della Chiesa e del Convento dei Padri Cappuccini, la dispersion e degli arc hivi storici delle famiglie cittadine, il degrado assoluto in cui versa la

Assistiamo ormai inermi allo d o b b i a m o s e n t i r c i t u t t i trecentesca chiesa di Madonna della Grotta, le specchie e ciò che smembramento di tutti i valori maggior mente responsab ili e fu dei trulli(per chi non lo positivi di questa che un tempo c o i n v o l t i , n o n p e r f a l s o sapesse Ceglie gode del buonismo ma in quanto maggior numero di trulli appartenenti a un comune censiti in Valle d’Itria). spirito. Che dire poi della violenza A livello personale mi dil aga nte ai dan ni del sento chiamato in causa centro storico, diventato come uomo e cittadi no terra di nessuno e elettore. Ma al contempo parcheggio selvaggio?. dovrebbero sentirsi Le ul time insa nabi li responsabili famiglie, la ferite: la chiusura totale scuola , le parrochie, le del nostro Ospedale; la istituzioni. ma nc at a i nd ag in e p er A Ceglie si vive individuare le cause delle un’emergenza educativa, è tante morti per cancro a inutile negarlo, e che vede Ceglie, infinitamente più coinvolti in primo luogo i numerose che in altri paesi giovani. della provincia; Non possiamo lasciare i l’abbandono per 40 anni nostri ragazzi da soli e della Chiesa di San trasformarli tutti in Demetrio; la mancanza di maleducati, sboccati, un corpo di polizia sempre pronti alla rissa e al Anni ‘50 - Chiesa di San Demetrio - gozzoviglio. Giovani che municipale efficiente Fototeca “M.Ciracì” (b is og ne reb be av ere il molte volte non fanno che coraggio di sopprimerlo e far esplodere i loro istinti ri co st it ui rl o) .U n te rr it or io era una comunità. peggiori. Gli accadimenti tragici di completamente abbandonato il Guardando la Ceglie di oggi, nostro anche da un punto di questi ultimi mesi, che hanno quella che stiamo lasciando ai vista dell’ordine pubblico, dove coinvolto giovani e anziani, nostri figli, lo faccio con gli occhi non vigono regole tranne quella s a r e b b e r o d o v u t i e s s e r e di un naufrago, non potendo che ognuno di noi fa ciò che gli profondamente presi in esame g e t t a r e a l c u n a c i m a d i dalla coscienza dell’intera salvataggio perché non si sa dove pare. c o m u n i t à , m a s o n o s t a t i ancorarla. Sono sconcertato dimenticati nel giro di pochi dall’incapacità di noi cittadini di Mi chiedo: è’ a ncora pr en de re di pe tt o qu es te giorni. possibile riprendere per mano Di fronte a questi fatti una relazione forte con questa situazioni.

Michele CIRACI’ città, per capirne i problemi e af f ro n t a rli? Fra n ca m en te ritengo di NO. Non vedo alcun futuro positivo! Una città che non salva i ricordi, le sue tradizioni, i rapporti tra le persone, le nostre poche bellezze è destinata di sicuro ad un futuro negativo. Con il danno che abbiamo già compiuto, muore def ini tiv ame nte la m emo ria collettiva di un intero paese che noi non più giovani abbiamo vissuto, toccato con mano e amato. E io co sa po ss o fa re ? Sinceramente sono stanco di scrivere ai quattro venti, i miei libri, i miei articoli su questo foglio, i ricordi di una vita saranno i miei contributi a una picco la parte di un mondo ir ri me di ab il me nt e pe rd ut o. Sono troppo nostalgico? Co n i mb ar az zo ma co n convinzione mi congedo dalla mia città, facendo finta di niente, come si fa fra gente educata su questioni serie. At te nd o co n ri sp et to sa “sfiducia” di essere presto o tardi smentito, non potendoci semp re ri fugi arci nell ’ope ra divina che per chi crede ha altre faccende da sbrigare e n on possiede certo un archivio in cui collocare tutto ciò che pensiamo.

Ridateci i vespasiani Con tutti i problemi cui questa città deve convivere, la mia può essere letta come una nota stonata. Ceglie, come spesso ho avuto occa sion e di s criv ere in altr e occasioni, è da sempre la mia città. La più bella o la più brutta del mondo non lo so, ma è la città che ho sempre amato. Almeno fino ad oggi. Il traffico è micidiale, nessuno vuole rinunciare alla sua macchina, le moto scorrazzano in maniera assordante e pericolosa. E’ uno dei paesi con la più alta incidenza di rischio tumori, la sporcizia, in certi quartieri, e non solo periferici, offre uno spettacolo indecoroso e offende noi e chi ci visita. I pochi spazi verdi sono sporchi e tante altre cose non vanno, soprattutto per responsabilità di noi cittadini. M a c ’ è u n p ro b l e m a urgente e non sol o per le persone anziane, forse più per le donne che per gli uomini che un albero lo possono sempre tr ov ar e: la ma nc an za di vespasiani ,visto che i cosiddetti bagni pubblici presenti in città sono la vergogna del paese. Per costruire e gestire un bagno pubblico sembra che bisogna combattere una guerra santa. Non pretendiamo che a disegnarli siano architetti della fama di Paolo Portoghesi o Renzo Piano: basterebbe un diligente geometra e un'affiatata squadra di muratori. Per nostra inciviltà, qualcuno espleta i propri bisogni addirittura sulle scale del Torre del pubblico or ol og io tr as fo rm at e in un vespasiano a cielo aperto, come accadeva decenni fa. Capisco che non è una battaglia, anzi, una crociata facile, né io possa

far più di tanto, se non scriverne per convincere i nostri amministratori ad interessarsi del problema. Li invito a venire qualche volta co n i l s ot to sc ri tt o q ua nd o è costretto, alla sua non più giovane età, a fare da cicerone a qualche gruppo di turisti e visitatori. Il panico mi prende quando nel gruppo si trova qualche persona, soprattutto non più in giovane che dopo alcune ore avverte la necessità di andare al bagno! Il più decoroso, per usare un eufemismo, è quello vicino alle

Poste centrali, animato dalla mattina alla sera da grossi roditori che lo popolano indisturbati, in mezzo alla tanfo nausabondo e alla sporcizia più assoluta. Quando la gente visita Ceglie, scelgo sempre il percorso che offre la possibilità di essere vicini ad un bar dove poter fare la provvidenziale “fermata”, sempre che nel locale venga messo a

di sp os iz io ne il ba gn o da ll a gentilezza del proprietario. Cari amministratori, se mancano i quattrini per costruirli, si cerchino. Magari tagliate qualche ramo secco o gli inutili sperperi. La civiltà si vede nel bisogno. Tor ni am o a bo mb a, ci oè ai vespasiani. Vanno al più presto riscoperti. Una cosa è certa: più ce ne saranno, più alto sarà il grado di civiltà del paese. Per carità, non pretendiamo dei bagni pubblici che somiglino a quelli della vicina e splendida Locorotondo, che quando vi entri den tro ti p ass a la vog lia di sporcarli. Ma vorremmo qualcosa che possa assomigliargli, accogliente e pulito. La popolazione invecchia e la fisiologia, al contrario del Paradiso, non può mica attendere. Quanto potrebbe costare metter su dei bagni pubblici appena decenti? O ristrutturare i 3-4 già esistenti? An ch e il ve sp as ia no pu ò diventare un contrassegno di civiltà di una comunità. Nell’antichità i grandi imperi non se ne face vano manc are, dotando i propri sudditi di un mezzo essenziale. La forma, se si deve andare a fare i propri bisogni, non ha importanza. Hanno importanza, e molta, la fu nz io na li tà , l a p ul iz ia e l a riservatezza. Se, comunque, come penso anche questa nota sarà disattesa, allora il Comune stanzi una somma congrua per l'acquisto di pannoloni da distrib uire ai cittadi ni con p ro b l e m i p ro s t a t i c i e a g l i incontinenti di passaggio. Non ci sono fondi? Cercateli e trovateli. Come? Propongo una colletta pubblica!

M.C.

Bagni pubblici via I Orto Lamarina

Arrivano i cinesi Con l’assistenza del ministero degli Esteri è nato il progetto Travel pe r i nc re me nt ar e i l tu ri sm o da ll a Ci na all’Italia. Quattro le re g i o n i c h e h a n n o aderito. Tra esse la Puglia. La Farnesina investirà 130 milioni di euro per tutto il progetto. La de le ga zi on e pu gl ie se guidata dall’assessore regionale Silvia Godelli è già stata a Pechino. Tra le attrattive del progetto proposto figura anche la Valle dei Trulli, segnalata come patrimonio dell’Unesco. Si prevede che

inizialmente visiteranno l’Italia circa 200 mila turisti cinesi. E’ il caso di non farci cogliere alla sprovvista. Sollecitiamo il GAL della Valle d’Itria e il Comune di Ceglie Messapica di aderire al prossimo inevitabile bando. Sarebbe questa una via interessante che aprirebbe al futuro. O anche stavolta il nostro Comune rimarrà solo a guardare?


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Cataldo CALIANDRO

Affrontare la crisi alla radice

XVII parte

Ci vorrebbe Solone Circa dieci anni fa si diceva che, tra le altre cose, l'entrata nella Unione Monetaria Europea avrebbe impedito alla speculazione internazionale di far sentire i suoi venefici effetti sulla no st ra mo ne ta (chi no n ricorda la speculazione del 1991 - 1992 quando la lira crollò fino al punto che per un marco tedesco ce ne volevano più di mille di lire ed i titoli di stato raggiunsero un rendimento ben oltre il 15%). A distanza di dieci anni sembra che per molti paesi (s eg na ta me nt e G re ci a e Por tog all o ma in f utu ro anche altri) l'area euro sia una maledizione: con le loro vecchie monete bastava una sonora svalutazione e la crisi si risolveva (con buona pace dei ceti meno abbienti che subivano in pieno la perdita di potere d'acquisto). La realtà dei fatti dimostra come, se da una

parte la speculazione internazionale ha oggettivamente più difficoltà ad attaccare una moneta forte come l'euro, dall'altra però, nessuno le pu ò i mp ed ir e d i rivolgere le sue "attenzioni" sui debiti sovrani (e quindi sui titoli di stato) dei paesi a d e re n t i a l l ' U n i o n e Monetaria. Quella che però (con demagogico disprezzo) viene definita s p e c u l a z i o n e inte rnaz iona le, n on è altro che la logica dei mercati: questa logica è mossa solo dal profitto e da ll e a sp et ta ti ve di profitto , se m anca il p r i m o o , p i ù verosimilmente, mancane le seconde, poniamo su un Btp italiano od un Bonos spagnolo, i grandi investitori internazionali (segnatamente

titoli ritenuti meno sicuri, facendone cadere la quotazione ed alzandone il rendimento (rendimento che, poi, nelle nuove emissioni, deve essere in linea con

questi). Il risultato è un maggior costo del debito sov ran o pe r il pae se i n questione. L'attuale situazione, poi, si complica con l'aumentato costo del denaro (deciso dalla BCE per far fronte ai c.d. "segnali di ripresa" dell'inflazione): questo fa si che per le banche ci sia un maggior costo per l'approvvigionamento della liquidità necessaria alla gestione della tesoreria; i surplus di questa gestione poi, per raggiungere un certo margine di guadagno, in buona parte sono impiegati (dato anche l'attuale periodo che non consente investimenti a rischio) in titoli di stato con la conseguenza di affidare le sorti dell'istituto alle sorti dei titoli di stato in portafoglio. Nell'attuale situazione, raggiungere il pareggio di bilancio in Italia, significa

( c o n s i d e r a n d o verosimilmente un rapporto deficit/Pii attuale al 5%) mettere in atto una stretta di circa 80 - 90 miliardi di euro. Ben altra cosa sarà poi, eventualmente, mettere mano al debito sovrano (che è circa il 120% del Pii e quindi circa 1900 miliardi di euro). Il politico e legislatore aten iese Solo ne, dive nuto all'inizio del VI0 secolo a.C. a rc o n t e , s i o c c u p ò innanzitutto di assicurare la dignità della persona umana (fino ad allora i debitori insolventi potevano finire la loro v ita da schiavi) e, decretando la c.d. amnistia, recò non poco sollievo a qu an ti er an o a ff li tt i d a ipoteche e debiti.

Basket Ceglie.

Antonio PUTIGNANO

E' stato uno dei protagonisti indiscussi della stagione della Miacard Ceglie in serie B dilettanti. Stiamo parlando del playmaker tarantino di nascita, Luca De Bellis, che in questa stagione ha dimostrato di essere uno dei giocatori più forti che ci sono ancora in circolazione. Durante il campionato ha avuto sempre un rendimento costante e positivo che ha avuto il suo punto più alto in gara 2 dei playoff contro Capo d'Orlando, partita nella

i gr and i fo ndi pen sio ne esteri) immettono sul mercato per la vendita, questi

la parola a Luca De Bellis quale , De Belli s ha realizzato ben 33 punti, con l'81% al tiro e 37 di valutazione finale. Nu me ri da vv er o importanti se si tiene conto che sono stati rea lizzati contro la squadra che sulla carta è certamente la più forte dell'intera serie B. Il playmaker traccia un bilancio personale e di squadra dell'intera stagione: “Il bilancio secondo me non può che essere positivo. Io sono arrivato in un momento nel quale la squadra aveva vinto solo due partite, poi grazie agli inserimenti in corso, abbiamo trovato la giusta amalgama. Personalmente sono contento della stagione appena trascorsa e guardando al contesto in generale posso dire che abbiamo svolto un buon campionato, anche perché abbiamo raggiunto l'obiettivo che la società ci aveva richiesto all'inizio, i playoff”. Sicuramente quella della

Miacard Ceglie è stata un ca mp io na to da ll e mi ll e em oz io ni e la sq ua dr a messapica ha centrato sicuramente risultati prestigiosi e proprio per questo motivo, De Bellis, non ha alcun rimpianto: “ no assolutamente, anzi. Ripeto, noi abbiamo fatto davvero bene. Qualificarci ai playoff dopo un inizio così difficile, significa davvero tanto, soprattutto in un campionato difficile come quello di serie B dilettanti, dove ogni domenica è stata una battaglia. Abbiamo fatto un bel filotto di vittorie, tranne nel mese di Febbraio, dove avevamo parecchi giocatori con infortuni di rilevanza importante, che sicuramente hanno inciso sul nostro rendimento. Le partite perse in quel mese comunque, non sono stati mai match persi con risultati di ampio margine ma negli ultimi secondi o comunque all'ultimo tiro, cose che nel basket succedono e rendono ancor più bello questo sport. Ripeto ancora

una volta, sono ampiamente soddisfatto del nostro campionato”. Nel corso di un campionato si susseguono momenti negativi e positivi, alcuni che vorresti cancellare velocemente e altri che invece ti rimangono dentro per sempre. Su quest'ultimo punto, Luca non ha alcun dubbio: “Il momento più bello sicuramente è stato il periodo dei playoff. Ho vissuto due settimane

splendide insieme ai miei compagni ed è stato bello

aver portato a gara 3 la formazione più forte del girone. Vedendo poi come sono finite le semifinali, posso dire con certezza che siamo stati noi la squadra che ha dato più fastidio a Capo d'Orlando e questo sicuramente avvalora ancor di più il nostro campionato. Sono davvero contento della mia stagione trascorsa a Ceglie, una stagione che sicuramente rimarrà nei miei ricordi più belli”. Tu t t o l ' a m b i e n t e cegliese, ringrazia ancora una volta di cuore Luca De Bellis, per le emozioni che lui insieme ad i suoi compagni ci hanno fatto vivere durante questa avventura della B dilettanti. Tutti sono molto contenti di aver conosciuto una stupenda persona oltre che ad un grande campione apprezzato e stimato in tutto l'ambiente cestistico nazionale.


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Pasquale ELIA BIBLIOGRAFIA : St a t u t o i n o r i g i n a l e d e l l a Confr atern ita cu stodi to pres so Archivio di Stato di Lecce Copia dello stesso presso Biblioteca Cav. Michele CIRACI' in Ceglie Messapica

Confraternita dell’Immacolata al quale si riconosceva ufficialmente che le Congregazioni laicali non erano mosse unicamente da intenti di devozione e di fede, ma svolgevano una vera e propria azione econom ica che av ev a un no n tr as cu ra bi le

1890 - Arciconfraternia della Morte sotto il titolo dell’Immacolata Fototeca “.M.Ciracì”

Copia riprodotta in bollo in data 28 dicembre 1771 dal Regio Giudice a contratti Domenico Priore e con testimoni il Notaio Gian Antonio Caliandro rogante in Ceglie, don Giusep pe Princi palli, Pasqua le Gioia, Mastro Giuseppe D'abramo, testimoni litterati e alla presenza del Magnifico Francesco Paolo Ricca Priore della Congregazione stessa. Con la denominazione di confraternita si intende, ai sensi dei Canoni 298 e seguenti del Codice di Diritto Canonico, un'associazione pubblica di fedeli della Chiesa Cattolica che ha come scopo pe cu li ar e e ca ra tt er iz za nt e l'incremento del culto pubblico, oltreché l'esercizio di opere di carità, di penitenza, di catechesi, di cultura. Per il Codice di Diritto Canonico la Confraternita acquista personalità giuridica distinta da quella dei suoi singoli aderenti. Ma non è la persona giuridica secondo il diritto civile, se non è riconosciuta dallo Stato. Per ottenere tale riconoscimento ossia l'imprimatur statale necessitava l'Assenso del sovrano. Poiché con il Concordato, “trattato di accomodamento stipulato l'8 giugno 1741 tra il Re di Napoli Carlo III di Borbone e la Santa Sede (Benedetto XIV), per terminar le dispute e controversie che da più secoli nel Regno di Napoli sono state su diversi capi tra le Curie Laiche ed Ecclesiastiche e per torre con ciò ogni occasione di discordie tra le due potenze…..” si venne a stabilire il principio in base

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Ceglie Plurale

riscontro nel contesto sociale in cui esse erano inserite. La Confraternita chiedeva il riconoscimento o Regio Assenso sulla fondazione e sulle Regole allegando, come di norma, copia dello Statuto o Regolamento di fondazione. La Regalis Camera Sancta Clara (Real Camera di Santa Chiara) approva lo Statuto e concede il Regio Assenso il 24 gennaio 1769 a firma del Re di Napoli Ferdinando IV. Nasce così la Congregazione dell'Immacolata Concezione di Maria in Ceglie, provincia d'Otranto in sostituzione della Confraternita della Compagnia di Gesù (del 1742) le cui Regole erano state “rifiutate” (NON APPROVATE) dal Re. La Confraternita della Compagnia di Gesù era stata costituita in San Demetrio dai Padri Gesuiti G a br i el e Ma s tr i ll o e G i ul i o Pi gn at aro . Al l' ep oc a i so ci ver sav ano per l'i scr izi one 15 carlini e una rata mensile (mesata riporta lo statuto) di grana 4. In tal modo si assicuravano un funerale decente e i suffragi di 35 Messe all'anno. La Real Camera di Santa Chiara era un organo del Regno di Napoli nel periodo borbonico con funzioni giurisdizionali e consultive, incaricato di conservare gli atti della Cancelleria del Regno in sostituzione dell'abolito Consiglio Collaterale, di estrazione vicereale. Essa fu istituita l'8 giugno 1735 da Carlo di Borbone. La Confraternita dell'Im macolat a Concezi one di

Maria di Ceglie (all'epoca del Galdo XVIII sec.) lega la sua storia a quella della Chiesa di San Demetrio presso cui fu istituita. Nel 1700 in assenza di istituti di credito in loco, il sodalizio esercita prestiti a favore di quelle categorie produttive (commercianti, mercanti e piccoli proprietari) che più soffrivano delle frequenti congiunture negative. FERDINANDUS IV DEI GRATIA REX U TRI USQ UE SIC ILI AE H J E R U S A L E M I N FA N S HISPANIARUM, DUX PARMAE, PLACENTIAE ET CASTRI, AC M A G N I P R I N C E P S HAEREDITARIUS HAETRURIA Reve rend is in Cris to Patr ibus , quibuscunque Archiepiscopis, Epi sco pis , cor umq ue Vica rii s, Cleris, Capitulis, et aliis Ecclesiastici set Religiosis personis totius huius Regni et Signanter Diocesis Civitatis ecc. ecc. Per parte degli infrascritti Supplicanti mi è st at o pr es en ta to l' in fr as cr it to Memoriale con Regia descrizione di mi a Co mm is si on e de l te no re seguente “S.M.R.= Signore = I fratelli della Congregazione di S.Demetrio nella Terra di Ceglie in Provincia di Otranto da erigersi sotto il titolo dell 'Imm acol ata Conc ezio ne di Maria Supplicando espongono a V.M. come avendo per Vostra Regale Ordine rifiutate le Regole della fu Compagnia di Gesù che professavano e quella volendo erigere sotto l'immediata Vostra Regia Protezione hanno perciò scielte nuove Regole che le presentano per munirle di Regio Beneplacito. Intanto li Oratori ai Vostri Regali Piedi prostrato supplicano la M.V. degnarsi interporre il Regio Beneplacito e riceverli sotto la Regale Vostra Protezione e l'avranno a somma grazia quam Deus. Io venerabile Giuseppe Principalli, supplico come sopra; Io Pasquale Gioia, fratello supplico come sopra, Io Cataldo Greco, supplico come sopra; Io Tomaso Fedele, supplico come sopra; Io Nicola Nigro, fratello, supplico come sopra,, Io Francesco Paolo Ricca, supplico some sopra…. seguono le firme di altri 73 (settantatre) confratelli. Tra le prime Regole della Congregazione: a) Il Padre Spirituale (Cappellano) deve essere prete amovibile; b) - deve essere eletto (voto segreto) dai fratelli e non dal vescovo ordinario; c) deve predicare, confessare e fare tutte quelle funzioni che hanno di spirituale senza potersi ingerire

nella tranquillità della Congregazione. Con tab ili tà : P er ma ggi ore chiarezza e documentaz ione si riporta quanto scrive il Professore Mario Petroncelli nei suoi Appunti di diritto Ecclesiastico Pellerano e del Gaudio editori Napoli 1956 pagg. 42-43: “ Nel periodo della legislazione eversiva dell'asse ecclesiastico al legislatore italiano si impone il problema della soppressione o conservazione delle confraternite ed il n.6 dell'art.1 leg ge 15 ago sto 186 7 n.3 848 espre ssame nte le conse rvò pu r prevedendo altra legge che le avrebbe compiutamente regolate.Ma la ragione stessa che stette a base della conservazione, e cio è ch e fo sse ro e nti non ecclesiastici ma laici, conteneva il principio della loro soggezione al l' au to ri tà ci vi le . Co sì , pe r tralasciare altre di sposizioni, la legge di pubblica sicurezza del 30 giugno 1889, n.6144, all'art. 81 dispose che le confraternite, anche se aventi scopo di culto, dovessero contribuire al soccorso degli inabili al lavoro e finalmente la legge 17 luglio 1890, n.6972 sulle opere pie non solo disciplinò le confraternite aventi scopo di beneficenza, su cui anche in passato lo Stato aveva esercitato i suoi poteri in base alla legge 3 agosto 1862, n.723, ma ass ogg ett ò all a tra sfo rma zio ne anche le confraternite aventi scopo

Anni ‘30 Confraternita dell’Immacolata - Fototeca“M.Ciracì”

Nicola Ricci

di culto, devolvendone le rendite alla pubblica beneficenza, salvo in quanto provvedessero al culto necessario alla popolazione od agli edifici necessari al culto e degno di essere conservai (art.91). Con la legge 18 luglio 1904, n.390, e con il regolamento 1 gennaio 1905, n.12, infine, le confraternite furono sottoposte alla commissione

Don Gianni Caliandro mi devo congratulare con chi ha saputo, nel silenzio più assoluto, cancellare le secolari Confraternite di Ceglie Messapica. Nel pieghevole “1000 famiglie per San Demetrio”, afferma, tra l'altro, che “…..nel 2008 ho sottoscritto con il Comune di Ceglie un'intesa…..”. Noto che scrive in prima persona “ho

sottoscritto”. Ma sotto quella data (2008) il parroco (legale rapp resen tant e) dell a Chie sa Mat ric e non era for se don Giuseppe De Santis? Mi chiedo e Le domando, don Gianni, a quale titolo Lei, al momento (2 00 8) em er it o sc on os ci ut o, sottoscrive, a nome e per conto di chi e con quali credenziali, un accordo con la locale Amministrazione comunale? Nel citato opuscolo Lei dichiara che la Chiesa di San Demetrio era di proprietà della Confraternita

de ll 'I mm ac ol at a “… .. fi no a quando essa è esistita. Oggi è di proprietà della Parrocchia…..”. Con Decreto 26.09.2006 il Ministro dell'interno sopprime la Confraternita della Immacolata Concezione di Ceglie Messapica e trasferisce tutto il patrimonio del la ste ssa all a Par rocc hia Maria SS. Assunta di Ceglie Messapica.Con lo stesso decreto del Ministro dell'interno vengono dichiarati estinti gli effetti civili della Confraternita della Purificazione di Ceglie

Cappella cimiteriale per la sepoltura dei soci defunti. …….. CONTINUA

Cataldo Rodio

Pasquale ELIA

gradita una risposta M.R. don Gianni,

p ro vi nc ia le di as si st en za e beneficenza per l'approvazione dei loro bilanci e furono tenute a compilare lo stato nominativo delle persone beneficate e comunicarlo alle altre istituzioni che esercitassero lo stesso genere di beneficenza, ma nessuna disposizione vietava il riconoscimento di nuove con fra ter nit e il cui stat uto si proponesse un fine di beneficenza di Fabrizio Gatti utilità generale, esplicatesi cioè all'infuori della ristretta cerchia delle persone, dei soci e delle loro famiglie”. Fino all'emissione del Decreto di riconoscimento del fine esclusivo o prevalente di culto, la Confraternita era obbligata a presentare la Contabilità in Prefettura. L'art. 3 del Concordato 27 maggio 1929 tra la Santa Sede e lo Stato Italiano recita: “La gestione ordinaria e straordinaria dei beni appartenenti a qualsiasi Istituto Ecclesiastico o Associazione religiosa, ha luogo sotto la vigilanza ed il controllo delle competenti autorità della Chiesa, escluGianfreda so ogni Giovanni intervento dello Stato Italiano”. Pertanto, dall'anno del riconoscimento del fine prevalente Giovanni Gianfreda di culto, il pio sodalizio è tenuto a presentare la contabilità alla Curia vescovile. Beni patrimoniali: Chiesa oratorio di San Demetrio; Statue, altari, tele, ori, ecc. Cripta Daniele Gioiao

Messapica e tutto il patrimonio viene devoluto alla Parrocchia Maria SS. Assunta. (G.U. n.212 del 12.09.2006). Chi ha chiesto le soppressioni e per quale motivo? Don Gianni, perché non ci fa conoscere, attraverso le pagine di questo periodico, in cosa consiste realmente il patrimonio delle citate Confraternite? In attesa gradisca distinti saluti.

Tribuna Libera Si chiama così perché è aperta a tutti. E come ogni libertà comporta il rispetto di alcune regole. Eccole 1) Non sono ammesse espressioni lesive della dignità personale. 2) La pubblicazione degli articoli non significa adesione del Giornale alle opinioni di chi scrive. 3) Mentre nella rubrica delle Lettere la Direzione si riserva di far seguire eventuali risposte. Tribuna Libera non consente commenti né postille. Non saranno pubblicati interventi che superano le due cartelle.


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Ceglie Plurale

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Un popolo incivile

Questo giornale nell’arco dei suoi 10 anni si è più volte interessato dello stato di abbandono che per dodici mesi (meno un giorno) avvolge il Monumento ai Caduti di via San Rocco. Ho cercato di richiamare le Civiche amministrazioni e noi cittadini ad una più consona e rigorosa osservanza di alcune regole elementari di civiltà che sono imposte dal rispetto dovuto a questo luogo, il più sacro di

ogni città. Vi sono delle leggi e delle norme che tutti siamo chiamati ad osservare e che sono state più volte richiamate anche dai Presidenti della Repubblica e dai Prefetti d’Italia che da sempre invitano i Comuni ad esercitare, attraverso i propri organi di polizia, un controllo quasi giornaliero di questi luoghi: “...nelle adiacenze dei Monumenti ai Caduti è vietata qualsiasi manifestazione e in nessun caso è permesso l’utilizzo di questi spazi e luoghi se non per rendere onore ai caduti...”. Ordinanze osservate alla lett era i n tut ti i c omun i d’Italia dove è presente una matura coscienza civile, cosa che però è assolutamente assente qui a Ceglie. Il Mo nu me nt o v ie ne utilizzato dagli anziani (ahimè!) per giocarvici a carte o a spacca chiangle, adoperando durante questo passatempo improperi che è

facile immaginare. Altri vi portano i propri animali a fare i bisogni fisiologici. Ancora più vergognosa è diventata l’usanza di alcuni sposi di offrire un piccolo rinfresco sul prato verde, con tanto di champagne finale, foto di gruppo e schiamazzi che oltre ad essere vietati dalla legge scritta, lasciano immagini non certo edificanti, vista la condizione attuale del Monumento. L’ultimo “ricevimento” in questo luogo si è tenuto il giorno stesso dell’arrivo a Roma del Primo Caporal Maggiore Roberto Marchini caduto in Afghanistan. Il giorno in cui una comunità nazionale dovrebbe sentirsi vicina ai suoi caduti e alle famiglie così duramente colpite negli affetti più cari, il luogo dove idealmente a Ceglie ri posava ve niva utilizzato per la celebrazione di un evento che per legge non poteva tenersi. Imperdonabile risulta il

fatto che a queste cerimonie abbiamo visto la presenza di qualche assessore che, se fosse stato provvisto di un minimo di senso civico, avreb be dovuto richiamare i presenti, vietando di effettuare simile spettacolo e facendo intervenire la polizia municipale. Ci sono simboli che ogni cittadino, anche il più maleducato e insensibile, è tenuto a rispettare e a non profanare. Bastano poche e basilari regole di comportamento. L’ A m m i n i s t r a z i o n e

comunale deve: A)provvedere ad alzare la recinzione dell’area; B)emanare apposita ordinanza di divieto di far entrare gli animali; C) vietare manifestazioni no n c on so ne al lu og o e dell’area adiacente; C) c ontrollare costantemente ad opera degli organi di polizia urbana; Ma nessun risultato si potrà raggiungere senza la presa di coscienza di noi cegliesi, cittadini o amministratori che siano.

M.A.C.

Ceglie plurale, pausa di riflessione Cari lettori, In questi dieci anni ho sempre cercato di essere sincero. Abbiamo condiviso successi, gioie, preoccupazioni,

persino vicende personali. E quindi non posso, giunto a questo punto, raccontarvi balle: ha ancora un senso ul giornale cartaceo, visto che Ceglie Plurale è ormai largamente letto sul web? Scriveteci il vostro pensiero. Se il giornale in futuro non sarà più cartaceo, voglio che sappiate che non è dipeso da me. Nella vita, però, ognuno di noi lo sa, ci sono cose che non dipendono dalla nostra volontà, e che bisogna accettare. Di buon grado. Magari cercand o di leggere al loro interno tutti i segni possibili di positività.

Mi conforta pensare che questi 10 anni di lavoro non sono passati invano: il mensile è oggi un prodotto robusto e consolidato, pronto ad affrontare altre sfide.

Ma Ceglie Plurale deve fare i conti con un futuro che inevitabilmente sarà diverso dal passato, che chiede inevitabilmente dei cambiamenti. Sin dal primo numero vi avevo promesso un giornale capace di recuperare nelle sue radici lo spirito della cegliesità per affrontare i nuovi tempi, questo ho fatto. Abbiamo avuto la pretesa di dare una sferzata di vitalità, uno slancio nuovo che pervadesse la città, attraverso un mensile vivo e completo, con lo stesso spirito dalla prima all'ultima pagina, dalla cronaca

al lo sp or t, pa ss an do pe r l'economia, gli spettacoli, la cultura del paese. Un mensile che parlasse ai lettori di ogni aspetto della nostra città e non solo di quello che scorre dentro il Palazzo. Sono convinto che i lettori hanno pienamente apprezzato. E apprezzeranno di buon grado le nostre future battaglie. Di et ro t ut to i l la vo ro compiuto c'era il tentativo di fare di questo giornale uno strumento non solo di denuncia e di polemica, ma anche di battaglia e di servizio a beneficio di nuove idee. Costruire e non distruggere. Creare fiducia e sferzare le negatività della nostra mentalità, convinti che per uscire dalla crisi profonda che investe la nostra Ceglie ci voglia soprattutto una forte iniezione di ottimismo. Piccole dosi di positività le ab bi am o di st ri bu it e cercando di rappresentare la Ceglie che ci crede, quella che lavora, che si da fare ogni giorno, magari sbuffa ma cerca qualcuno che la aiuti a risolvere i problemi, non solo qualcuno che urli ai quattro venti. Non serve dilungarsi oltre: il mensile che

abbiamo ideato, confezionato, prodotto, stampato, distribuito nelle edicole e venduto porta a porta e che da qualche tempo è anche in rete, è stato seguito con passione. Siamo convinti che lo sarà anche nei futuri passaggi più innovativi. Avet e d at o p rov a, ca ri letto ri, di un att accam ento straordinario. Ebbene, questa creatura la portiamo avanti da 10 anni con gioia, emozione, fatica, orgoglio e soddisfazione.

Abbiamo commesso errori, “solo chi non mangia non fa briciole” dice un antico motto, ma ce l'abbiamo messa tutta, aiutati da collaboratori st ra or di na ri , da pe rs on e perbene, da cittadini volenterosi. Sono orgoglioso di essere alla loro guida e non dimen tiche rò l'att accam ento che mi dimostrano da tanti anni. Av e r p r e s e r v a t o e valorizzato questo patrimonio professionale è la mia più grande soddisfazione. S e i n f u t u ro sceglieremo di incamminarci per una strada diversa, confezionando un prodotto editoriale che sia solo on-line, a me piace pensare che l’anima del “ n o s t ro ” m e n s i l e s sopravviverà e si Donato Gianfreda rafforzerà. Quando e se saremo sul web, lo spirito di Ceglie Plurale sarà sempre i l vostro.

C.M. Donato Gianfreda


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Ceglie Plurale

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Ciro Argese

Domenico Convertino

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E lode


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