Il bambino invisibile

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A cura di Paola Attanasi Sandra Bertana in collaborazione con UO NPI

Maggio 2010


Premessa Questa pubblicazione è frutto della collaborazione tra l’insegnante Paola Attanasi della Sezione Ospedaliera dell’I.C.18 Bologna e la Chirurga Pediatrica dott.sa Sandra Bertana del Reparto di Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale Maggiore di Bologna con la preziosa consulenza

dell’UO

di

Neuropsichiatria

Infantile

Ospedale Maggiore (dott.sa Paola Visconti, NPI e dott.sa Federica Resca, psicologa).

La pubblicazione raccoglie emozioni espresse in parole e in disegni sia dai bambini ricoverati che dai bambini di alcune classi dell’I.C.18. E’ stato un lavoro difficile, gli scritti dei bambini possono sembrare stereotipati e parziali, ma va dato loro il merito di aver raccolto una sfida impegnativa quale quella di confrontarsi con un argomento particolare come la “diversità”.

Un grazie all’Associazione di volontariato “Un sorriso in Do Maggiore” che ha reso possibile questa pubblicazione.


Pensieri ed Emozioni dei bambini ricoverati nel reparto di Pediatria dell’Ospedale Maggiore di Bologna


Pagina Pop- Up


Mi ricordo che alle elementari, nella mia classe, c’era un ragazzo down che si chiamava Simone. La classe lo ignorava. Lui aveva il banco in un angolo da solo, a volte veniva a giocare con noi, ma i compagni lo allontanavano e lui piangeva. Solo negli ultimi due anni di scuola elementare, la classe cominciava ad accettarlo e a trattarlo come amico: infatti gli raccontavamo le storie che gli piacevano e lo divertivano: lui ne era cosĂŹ felice! Da questa esperienza ho capito quanto è importante per queste persone avere un sorriso o una pacca sulle spalle: a noi non costa nulla ma per loro è come ossigeno da respirare. Tommaso, 14 anni di Ancona


Il Bambino Invisibile

La società di oggi è formata da “ragazzi tutti uguali” e se qualcuno è diverso lo isolano, fregandosene dei loro sentimenti: loro sono come

invisibili. Chissà se prima o poi i “ragazzi tutti uguali” si accorgeranno dei ragazzi invisibili, della loro presenza, della loro sofferenza…. NOI, invece di isolarli, dovremmo aiutarli ad inserirsi perché la cosa più stupida è far finta che non ci siano e dovremmo metterci nei loro panni per capire realmente cosa provano. XHULJA 13 anni

1 dicembre 2009



Il bambino invisibile In un bel giorno di sole un ragazzo sulla sedia a rotelle entra in una gelateria molto affollata e prendendo il suo numero attese il proprio turno. Ad un certo punto il gelataio disse : “Numero quattordici” “Sono io” disse il ragazzo “Io chi?” chiese il gelataio “Non vedo nessuno;non sarai mica l’uomo invisibile!” “Macchè invisibile: sono io qui sotto il bancone” “ Ah scusa non ti avevo visto.” “Lo so ! Le persone purtroppo sono abituate a guardare solo quello che c’è davanti al proprio naso, perdendosi tutte le cose belle che ci sono intorno compreso me. Ed ora per piacere un gelato alla crema. Grazie.”

MATTEO 12 ANNI



I bambini invisibili

I bambini sono tanto carini, quelli malati non vengono considerati, ma secondo me, perfino il bambino piĂš malato dovrebbe essere apprezzato, perchĂŠ tutti i bambini sono bambini. Francesco 10 anni

19 marzo 2010



I bambini diversamente abili non hanno qualcosa in meno ma qualcosa in più:

sono più espressivi, sono più solari, sono più gioiosi, sono più fedeli, sono più amici… by ENRICO

10 ANNI




IL BAMBINO INVISIBILE

Un giorno un po’ nevoso, il pancino era lagnoso, e la mamma con terrore mi ha portato dal dottore. Il dottore terrorizzato l’ambulanza ha chiamato. e senza poter fare pipi mi sono ritrovato qui. I dottori intorno a me che sembravo un grande re con mille aghi mi han bucato ma mai una lacrima ho versato. Dalle flebo, roba bianca e roba rossa tutto dentro fino alle ossa, ma adesso mi sto benone e mi sento un gran leone. Infermieri e dottori tutti bravi, belli e buoni sono diventati degli amiconi.

BY MATTEO 04/02/2010


La mia amica Federica Federica è una ragazza down,che ho conosciuto al mare,abbiamo fatto amicizia molto presto,perchè lei ha una bontà e una simpatia che mi hanno conquistato subito,così ho iniziato a portarla a fare il bagno ,a fare i giri in bici e a giocare con lei. Quando sono con gli altri amici lei diventa gelosa e quindi io per non farla arrabbiare la faccio venire a fare il bagno con noi,così lei si diverte come una pazza. Se però le dico poco tempo lei si arrabbia,così per farmi perdonare le regalo del gelato o del dolce e lei tutta contenta se li divora in un boccone. Il rapporto che si è venuto a creare è grande, perchè è stata capace di esprimere un affetto talmente forte e sincero che mi ha conquistato subito. Da questa bellissima amicizia sono riuscito a capire quanto sia importante l'aspetto interiore di qualsiasi persona e che se tutti riuscissimo a valutare la gente in base al carattere e non al corpo o a tante altre cose superflue,saremmo in grado di essere molto più felici e amati. Quello che io voglio dire con questo racconto è che le apparenze ingannano e se la gente riuscisse, ad aiutare i “diversi”, piuttosto che ad isolarli, dedicandogli del tempo capirebbe quanto possiamo imparare da loro e quanto affetto e solarità ci possono dare anche nei momenti più difficili o di maggior solitudine.

Lorenzo 16 anni Bologna, 15-12-2009



LA BAMBINA INVISIBILE

C'ERA UNA BAMBINA DI NOME MARTINA. LEI AVEVA 6 ANNI, AVEVA DEI BEI RICCIOLI D'ORO LUNGHI FINO IN FONDO ALLA SCHIENA, OCCHI AZZURRI E UN MERAVIGLIOSO SORRISO. L'UNICO SUO PENSIERO ERA IL FATTO DI NON RIUSCIRE A CAMMINARE BENE COME TUTTI GLI ALTRI. IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA SI PRESENTO’ VESTITA CON UN BEL PAIO DI PANTALONI NERI CON DISEGNI E BRILLANTINI, UNA MAGLIETTA E LE SCARPE DELLE WINX. QUANDO ARRIVO’ A SCUOLA TUTTI I SUOI COMPAGNI LA PRESERO IN GIRO TRANNE UNA: AZZURRINA. ANCHE LEI AVEVA UN PROBLEMA SIMILE A QUELLO DI MARTINA.


AZZURRINA FECE NOTARE AI SUOI COMPAGNI CHE LA BELLEZZA ESTERIORE E’ IMPORTANTE, MA QUELLA INTERIORE E’ PIU’ IMPORTANTE DI TUTTO IL RESTO. NON CONTA QUELLO CHE VEDI FUORI, MA QUELLO CHE HAI DENTRO E QUELLO CHE PUOI DARE AGLI ALTRI. I NUOVI COMPAGNI ACCETTARONO MARTINA, IMPARARONO A CONOSCERLA GIORNO DOPO GIORNO E LA TRATTARONO COME FOSSE CON LORO DA SEMPRE. IMPARARONO ANCHE AD AVERE RISPETTO E A TRATTARE UGUALE A LORO TUTTE LE PERSONE MENO FORTUNATE. AZZURRINA E MARTINA DIVENNERO AMICHE INSEPARABILI PER TUTTA LA VITA.

MICHELLE 11 ANNI

11/11/09


Pensieri ed Emozioni dei bambini delle classi 5^A-B De Amicis Ins. Angelica Checchia



Come accogliere i DISABILI? I disabili sono persone come tutti noi. Per saper stare con loro bisogna aiutarli con laboratori artistici.

Questo è un disegno di Gladis, La nostra classe segue la sua crescita da 5 anni: ogni tanto andiamo nella sua aula e giochiamo, disegniamo con lei Questo fiore è stato fatto da me e da lei, perchÊ i disabili restano comunque persone normali.


Cecilia Janice



Il bambino invisibile anche se è malato è bello dentro Il bambino invisibile è un fiore Che, a volte, perde dei petali Il bambino invisibile non ha tutto quello che hanno gli altri bambini Ma ha una cosa: la sua simpatia e la simpatia degli altri Il bambino invisibile non ha la possibilità di capire quello che prova, ecco perché i bambini invisibili sono sempre FELICI. Anche se i bambini invisibili sono fatti così sanno comunque fare qualcosa di incredibile e misterioso

Simona Julia


GIORGIO: IL BAMBINO INVISIBILE Lunedì, 26 gennaio 1999, nasce un bambino: Giorgio Caplino. A partire dai 4 anni i genitori, Giacomo e Lucrezia, si resero conto che non stava molto bene. Decisero così di portarlo in ospedale. Appena arrivati i dottori fecero le analisi, dalle quali risultava che Giorgio è un bambino invisibile. I genitori guardarono stupiti il dottore e chiesero il significato. Il dottore rispose: “Il bambino invisibile è un bambino disabile ed è invisibile perché quando la gente lo guarda, non lo guarda normalmente come io guardo voi due, ma lo guarda con tristezza. Però non dovete preoccuparvi, lui è una persona come me e voi: ha solo qualche problema è come se noi fossimo feriti.” I genitori di Giorgio si rattristarono. Il dottore diede loro una sedia a rotelle cercando di rassicurarli.


Giorgio è cresciuto felicemente anche come disabile. Il giorno del suo 21° compleanno, i suoi genitori videro in televisione che c’era una cura per la disabilità del loro figlio. Andarono in ospedale e dopo una lunga operazione Giorgio non fu più un disabile e fu felice, ma non molto di più, perché anche da disabile era felice. Il dottore, guardandolo, disse: “Anche i disabili che non si possono curare possono avere una vita felice, circondati dall’affetto della propria famiglia!”

Brendon Gregorio Shamin Lorenzo


Il bambino invisibile Il bambino invisibile dentro di sé è invincibile lui è civile, perché non inquina il cortile Il bambino invisibile è incredibile!!!!!! Il bambino invisibile deve sopportare tutto quanto il male Il bambino invisibile ha una paura incredibile di non riuscire a capire tutto ciò che gli vogliamo dire Il bambino invisibile è incredibile A volte è irraggiungibile perché è incapibile




Bambini invisibili In un paese del Nicaragua c’erano delle famiglie con dei bambini disabili. Gli altri abitanti li deridevano e li insultavano. Le famiglie decisero di mandare via i bambini con problemi. Proprio quel giorno passava di lì un ragazzo che vide cosa stava accadendo e decise di andare a parlare con gli abitanti del villaggio. “Perché escludete i bambini con problemi?” Gli abitanti non seppero cosa rispondere. “Riprendeteli tutti in città: sono i vostri figli!” Dopo una settimana gli abitanti li ripresero in città, ma i bambini non parlavano più con i loro genitori perché li avevano feriti. Il ragazzo consigliò loro di stupirli. I genitori comprarono cose materiali, ma i bambini non sembravano interessati. “Dovete amarli di più!”suggerì il ragazzo. Così i genitori dedicarono loro tutto il tempo e l’amore e i bambini ripresero a parlare.


kk



Pensieri ed emozioni di ragazzi diversamente abili e dei loro genitori


Sono un medico che per tanti anni ha svolto volontariato a favore di ragazzi disabili presso un’associazione della città in cui vivo e che continuo a svolgere anche adesso che sono diventato genitore. E’ una bella mattina, di quelle da trascorrere nei campi ricchi di primavera. Tra lo stridìo delle rondini e i profumi della stagione, davanti ai miei occhi si presenta un fiore, bello, semplice, profumatissimo: lo raccolgo con tutte le radici perché mi porti la primavera in casa. Lo pianto in un bel vaso, preparato per lui e lo curo come non mai perché diventi una bella pianta ricca di fiori e …. continui a portarmi la primavera. Il mio fiore si chiama Francesco e me lo ha fatto incontrare la primavera, un giorno, in una incubatrice. Era bello, piccolissimo, tenero: voleva vivere e superò la crisi del travaso; lo portai a casa. Poi capii che non si adattava, le radici o forse qualcos’altro lo rendeva diverso dagli altri fiori. Soprattutto mia moglie s’accorse di un qualcosa di strano che non sapeva descrivere, ma che se lo sentiva nel profondo del cuore. Di lì a poco fu fatta la diagnosi che mai avrei immaginato di ricevere e la disperazione prese il posto alla meraviglia. Furono anni di decisioni dolorose, di distacco dagli affetti e prove forti, anche per una coppia affiatata, ma alla fine l’amore ci ha fatto notare cose che non vengono viste da altri. Francesco da problema divenne negli anni risorsa, la piantina cresceva e presto cominciò a profumare di una intensità che solo alcuni potevano recepire. Infatti non tutti possono comprendere una diversità: inizialmente si cerca di nascondere il fisiologico imbarazzo del primo contatto, coniando successivamente nomi che possano descrivere l’avvicinarsi al problema. Storicamente con “portatori di handicap”, “disabili” e ultimamente “diversamente abili” sono stati definiti questi fiori ma nessuno riesce a vederli “normali” come li vede un genitore. A crescere questi fiori si spende una vita ed una vita non è mai spesa del tutto per loro. Crescere al loro fianco fa soffrire l’intera famiglia ma fa anche scoprire la normalità nascosta e che, come una pietra preziosa deve essere ricercata, scavata, per essere apprezzata. Ho detto “crescere” con loro perché questo è il trucco per andare avanti e far uscir fuori le loro potenzialità. Si cresce insieme, si soffre insieme, si sogna, si spera, si immagina tutto solo e soltanto per loro; per non farli reagire negativamente ad una carezza pietosa o agli sguardi indiscreti. Quando riesci a farli diventare pianta è bello vivere sotto la loro ombra, seduti a contemplare quel che si è coltivato con le proprie forze e, perché no, anche con l’aiuto di qualcuno che riesce a vedere ciò che altri non vedono. Sono un medico ed ora genitore di un ragazzo invisibile.

Luigi Valente


RUGIADA D’ARGENTO D’autunno, lontano quanto il colore dalle tue morbide guance, ti incontrai con la grazia di una giovane rosa. Il vento accarezzava il mogano dei tuoi capelli luminose foglie di rame solleticate dal sussurro di un’emozione mentre la Natura celebrava intorno a noi il segreto della Vita annidato nelle nostre braccia intrecciate. Schiudevi lentamente il frutto appena sbocciato di un bacio che rideva piano tra due petali amaranto e suggellavi per sempre il nostro accordo con quella parola che fece sussultare il mio cuore. I tuoi occhi pervinca s’incrinavano appena nell’apostrofo umido di rugiada d’argento e io tenevo il fiore delicato della tua mano nell’abbraccio sicuro della mia. L’inverno ti portò via con le foglie scarlatte, dopo averti spogliata della bellezza ti scaraventò nell’abisso. Poche spoglie restano di te bianche come la neve sotto cui sei nascosta. Il tempo ha solcato il mio volto con l’età e il dolore. Ma sotto l’antica corteccia conservo ancora il seme inviolato del nostro segreto e mi conforto quando la brezza di primavera bisbigliando tra le foglie risveglia l’eco a me cara di quel giorno in cui, tremante, ti donasti a me per la prima volta.

Francesco Valente



Cara Dottoressa, Margherita sta bene e dopo tanto tempo la vedo finalmente serena come non me la ricordavo più. Mi fa molto piacere che Lei abbia pensato a me e molto volentieri posso scrivere qualcosa sulla mia esperienza. La prima cosa che mi viene in mente è una storiella della tradizione ebraica che lessi tempo fa e che racconta di un tale che cerca lavoro così va dal rabbino e gli chiede di aiutarlo e il rabbino gli dice che, se gli può andare bene, lui ha bisogno di uno scaccino (inserviente/tuttofare nelle sinagoghe) ma è indispensabile che sappia scrivere e l’uomo gli risponde che purtroppo lui non sa scrivere e perciò, molto a malincuore, deve rinunciare a quell’offerta di lavoro. Passa del tempo e l’uomo apre un piccolo banco al mercato, poi le cose gli vanno bene e si ingrandisce, poi compra un negozio e poi tanti…insomma diventa molto ricco ed importante


Un giorno è in banca e quando un impiegato gli chiede di scrivere un qualcosa lui dice che non sa scrivere e l’altro esclama: “Cosa sarebbe diventato se avesse saputo scrivere!!??” Lui risponde: “Scaccino” Ecco io ho sempre pensato che Margherita è stata il mio analfabetismo, che sembra aver tolto e invece mi ha dato qualcosa di più alla lunga (a voler ben vedere). Se no le posso dire che Proust disse: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” e Margherita mi ha fatto avere nuovi occhi.

Claudia Marzocchi


Le emozioni: “La Scuola va in Ospedale”


PREMESSA Alcune classi hanno visitato i luoghi della Pediatria, della Neuropsichiatria Infantile e della Chirurgia Pediatrica, hanno preso contatto con i bambini ricoverati, hanno effettuato un incontro con il personale

infermieristico

che

ha

mostrato

strumenti e procedure, hanno partecipato ad un incontro

con

una

chirurga

pediatra,

una

neuropsichiatra infantile e una psicologa dell’età evolutiva finalizzato a sensibilizzare i bambini rispetto all’attività ospedaliera e alla disabilità. Il dibattito ha dato spazio ad approfondimenti sulle malattie

e

all’espressione

dei

vissuti

emotivi

prevalentemente relativi alla disabilità. In tali circostanze, rispetto ai lavori cartacei svolti in classe nei quali sembrava prevalere una concezione della disabilità idealizzata, sono invece emersi pensieri, sentimenti e vissuti quali: paura, tristezza, indifferenza, pena, rispetto, impotenza… L’obiettivo, ambizioso, degli incontri è stato quello di offrire ai bambini delle classi la possibilità di


“guardare” alla disabilità senza negare il dolore, la fatica e l’impotenza di fronte alla malattia, ma cercando di sollecitare la ricerca di strumenti che possano

permettere

loro

di

approcciarsi

alla

“diversità” senza bisogno difensivo di renderla

invisibile.

E’ stata proposta ai bambini un’indagine sul vissuto emotivo suscitato pensando all’ospedale prima e dopo aver effettuato la visita alla struttura. Nelle pagine successive vengono riportati i dati comparativi che evidenziano un lieve cambiamento nel vissuto elicitato: è diminuita la paura a favore dell’allegria.

Dott. ssa Federica Resca Dott.ssa Paola Visconti


U. D. 3: Atteggiamenti ed emozioni

Utilizzando uno solo dei seguenti colori:

BIANCO = solitudine NERO = paura VERDE = speranza ROSSO = rabbia GIALLO = allegria

riempi lo spazio tondo pensando che ad ogni colore corrisponde un’emozione che provi quando pensi all’ospedale


Le emozioni marzo 2010 60

3

50 40 30

2

20

5

10

1

0 Serie1

4

1

2

3

4

5

3

20

49

3

9

1

2

3

4

5

Su un campione di 84 bambini

Le emozioni maggio 2010 60 50 40 30 20 10 0 Serie1

1

2

3

4

5

3

12

48

1

17

1

2

3

4

5

Su un campione di 81 bambini


La dott.sa Sandra Bertana è

L’ins. Paola Attanasi svolge la sua

strutturata dal 1986 presso

attività dal 1984. Attualmente

l’Ospedale Maggiore di Bologna.

insegna presso la Sezione di Scuola

Opera i bambini diversamente abili

Primaria dell’Ospedale Maggiore

dal 1997.

La dott.sa Federica Resca è

La dott.sa Paola Visconti è

psicologa dell’età evolutiva presso

neuropsichiatra infantile dell’UO

UO NPI Ospedale Maggiore di

NPI Ospedale Maggiore di

Bologna dal 2007.

Bologna dal 1999.


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