Iboo Magazine - Gennaio 2015

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n° 38 Gennaio 2015 periodico free press

DESIGN

“TROVA CASA” CON PAOLA MARELLA

TRAVEL

COURMAYEUR E LA SPEZIA

PEOPLE

BALLANDO CON SAMUEL PERON

FASHION

I TREND DELLA PRIMAVERA ESTATE 2015

CLAUDIO CECCHETTO


L’UNIONE FA IMPRESA Ecco il nuovo piano di rilancio del Val Vibrata Village

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l difficile momento dell’economia e della finanza ha portato molte attività commerciali in una situazione di forte sofferenza. Il flusso dei potenziali clienti si sta concentrando in aree commerciali aggregate dedicate allo shopping e al tempo libero. In questa situazione, comune a molte zone d’Italia, è stato necessario creare una nuova opportunità che si affiancasse ai tradizionali centri commerciali e che potesse fornire un valore aggiunto al cliente, ormai assuefatto dalle offerte di sconti e sempre più in difficoltà nella selezione e nella valutazione della qualità del prodotto. Design, Turismo, Cultura, Artigianato, Enogastronomia, Intrattenimento, Arte e naturalmente Shopping sono le parole chiave intorno alle quali è stato sviluppato il rilancio del nuovo Val Vibrata Village. DOVE SI TROVA IL VAL VIBRATA VILLAGE? Il Val Vibrata Village si trova in posizione strategica, al centro di un’area commerciale molto importante, a soli 500 m dall’uscita A14 Val Vibrata e ad un crocevia di strade che portano verso gli importanti comuni del territorio sia montano che costiero. E’ circondato da attraenti destina-

zioni commerciali come il Centro Commerciale Val Vibrata (IPER), Brico, Pittarello e da innumerevoli outlet e spacci di piccole imprese locali. I dati indicano oltre 1,5 Milioni di abitanti nell’arco di 60 minuti di auto con circa 700.000 famiglie. Questi numeri non tengono conto del turismo stagionale che raddoppia le presenze sul territorio ed infatti la rotonda di accesso al Val Vibrata Village viene percorsa da circa 4 milioni di auto l’anno. LA STRUTTURA Il Val Vibrata Village ha una superficie di vendita di 10.000 mq e 6.250,00 mq di para-commerciale e magazzini. La struttura propone un’area parcheggi di 28.458 mq con oltre 1000 parcheggi al coperto. Strutturato in 44 esercizi commerciali offre tutte le facilities necessarie a farne un luogo ideale per questo tipo di attività. LA PECULIARITÀ La peculiarità di un Centro Commerciale nasce dalla proposta di prodotti e servizi. Nel caso di Val Vibrata Village le priorità sono legate al rapporto qualità/prezzo con una forte focalizzazione sul design, sull’artigianalità e sull’innovazione. Nel momento di

massimo sviluppo dell’economia globale, il Centro rappresenta un modo per coniugare le tradizioni all’innovazione nel settore retail. Val Vibrata Village apre le sua attività in relazione a 5 diverse tematiche di interesse: • DESIGN: arredi e complementi d’arredo delle migliori marche per la casa • MODA/FASHION: Capi di abbigliamento ed accessori delle migliori marche del made in Italy ma non solo • ENOGASTRONOMIA: l’eccellenza del territorio • RISTORAZIONE: ristoranti multietnici e intrattenimenti vari • TURISMO: accoglienza dedicata al cliente/turista a supporto della destagionalizzazione I NEGOZI PRESENTI Oggi sono già presenti alcune attività commerciali che hanno creduto nel progetto e si sono proposte per far tornare a vivere un luogo straordinario, capace di essere trasformato in una “destination” per tutta l’area adriatica per la qualità del prodotto e l’ unicità dei negozi. Val Vibrata Village propone una formula innovativa che raduna oggi importanti eccellenze italiane nel settore dell’Arredamento e del Complemento di Arredo. Con più di 70 marchi si può tro-


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CREARE LE CONDIZIONI PER IL RILANCIO DI INIZIATIVE LOCALI E REGIONALI È ARGOMENTO DI DISCUSSIONE DEL QUOTIDIANO. vare tutto il meglio del design italiano con prezzi ridotti, con ulteriori riduzioni durante i saldi estivi e invernali. Val Vibrata Village si inserisce all’interno di format distributivi evoluti, che arricchisce il tempo dedicato all’acquisto con esperienze coinvolgenti e servizi accurati. Una struttura articolata con negozi multisettoriali per offrire ai clienti un percorso emozionale di grande impatto. Importantissime le nuove aperture dei punti Ristoro e Divertimento quali KING – struttura di eccellenza che propone il modello sushi-wok e THEPLACE, la

innovativa area discoteca dedicata a balli latino-americani ma non solo. LO SPAZIO AI PRODUTTORI LOCALI La sfida è anche quella di promuovere il territorio con l’offerta di prodotti innovativi, di tradizione e di qualità nel segmento dell’arredamento, della moda e dell’ enogastronomia. Saranno create iniziative commerciali importanti che, inserite in percorsi turistici, potranno dare il giusto elemento di attrazione di un flusso potenziale assolutamente rilevante.

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Un particolare attenzione viene data al Km ZERO su più fronti, alla disintermediazione (dal produttore al consumatore), alla comunicazione basata su strumenti innovativi e alla valorizzazione del rapporto speciale e personale con il cliente. Collaborazione con le istituzioni per la promozione del turismo Val Vibrata Village, nell’estate 2015, offrirà un Infopoint che si porrà come ufficio turistico del territorio in piena collaborazione con le istituzioni, con le DMC e con le associazioni locali.

NUOVE APERTURE

KING SUSHI RESTAURANT

THE PLACE MUSIC CLUB


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GLI SCATTI DI ALEX OGLE PAOLA MARELLA INTERIOR DESIGNER DELLA TV FREAKY FRIDAY

UN PASSO A DUE CON SAMUEL PERON L’OMOSESSUALITÀ È ANCORA TABÙ? “IN DIRETTA IL GIOCA JOUER DELLA MIA VITA” LE ULTIME SEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE PAOLA MINACCIONI RACCONTA I SUOI PROGETTI PER IL 2015 L’ARTE IN MOSTRA IL MONDO IN PILLOLE GLI INDISPENSABILI PER IL MAKE-UP SCIARE A COURMAYEUR LA SPEZIA TUTTA DA SCOPRIRE


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IBOOmagazine

EDITORIALE

VIRGINIA CIMINA’

Per non dimenticare Charlie Hebdo

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ncora un’altra strage dopo quella dell’11 settembre 2001. Questa volta a Parigi lo scorso 7 gennaio alle ore 11.30. Due uomini armati che si dichiaravano affiliati di Al-Qaeda, hanno attaccato la sede del giornale satirico francese, Charlie Hebdo, durante la riunione settimanale di redazione. Una strage in cui sono morte dodici persone tra i quali il direttore Stephane Charbonnier, detto Charb, e diversi disegnatori storici del periodico (Cabu, Tignous, Georges Wolinski, Honoré). La strage di Charlie Hebdo resterà il simbolo della lotta a questi folli gesti di pazzi, investiti da un’assurda divinità. Papa Francesco nel suo ultimo intervento dichiara che la libertà di religione è essenziale e che non si uccide in nome di Dio perché la libertà di espressione è un diritto, ma anche un dovere. Il miglior modo per rispondere alle minacce di attentati è essere miti, umili e non aggressivi.

DIRETTORE RESPONSABILE Virginia Ciminà HANNO COLLABORATO Martina Di Donato Chiara Gallo Riccardo Sada EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 redazione@diamondgroup.it IBOO MAGAZINE È una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005 GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it SITO WEB www.iboomagazine.com FACEBOOK Iboo Magazine Italia RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Virginia Ciminà Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale



ALEX OGLE

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lex Ogle gira il mondo da anni come fotoreporter. Una carriera che ha avuto inizio a Washington e si è poi spostata su diversi continenti, fino all’arrivo attuale ad Hong Kong. Grazie al suo lavoro ha potuto venire a contatto con la realtà più profonda delle proteste di Occupy che si sono svolte nel corso dell’anno. Abbiamo cercato di capire qual è stato il suo percorso e come ha vissuto personalmente l’esperienza. Come sei diventato un fotogiornalista? In cosa consiste esatta-

ph.credit AFP/Getty

CHIARA GALLO

STORIA DI UN FOTOREPORTER

mente il tuo lavoro? Ho cominciato a lavorare presso l’Agence France Presse al desk immagini circa un anno fa ad Hong Kong, prima ho lavorato per 5 anni, principalmente a Washington DC, come editor sempre per l’AFP. Tuttavia cercavo un modo per cambiare la mia posizione in quanto il mio sogno è sempre stato quello di fare il fotografo. Scrivo ancora come fotoreporter e mi mancano ancora alcuni anni prima di diventare fotografo a tempio pieno. Negli ultimi mesi sono riuscito comunque a scattare numerose immagini durante le proteste di Hong Kong, spero quindi si tratti solo di avere pazienza e di aspettare le

opportunità giuste. Nel periodo delle proteste più significative, al mattino vado al mio solito turno, finisco nel pomeriggio, vado a fare alcuni scatti per l’agenzia fino al primo mattino del giorno dopo, dormo qualche ora e poi di nuovo in piedi per un nuovo turno di lavoro. Attualmente vivi e lavori a Hong Kong. Le tue foto ritraggono bene la situazione, ma com’è veramente essere lì, assistere alle proteste e vivere insieme ai contestatori? È stato davvero affascinante essere ad Hong Kong durante le proteste, potevi vedere bene come trasformavano la città, dif-


fondendosi su aree enormi con a capo centinaia di migliaia di persone, con un’energia incredibile che cresceva tra le strade man mano che la gente capiva di avere il potere di paralizzare una delle più importanti città del mondo. Credo fossero loro stessi sorpresi di come la protesta abbia preso piede in modo pacifico: con un’esplosione di creatività e opere artistiche ispirate e collocate all’interno dei campi di protesta. Nonostante non abbiano ottenuto nessuna concessione da Pechino, credo che in molti, contestatori e popolazione in generale qui, siano stati ispirati da questo momento per ripensare alla città e a cosa essa rappresenti per loro. Qualche settimana fa, i fondatori di Occupy, hanno annunciato la loro resa. Potrebbe essere quindi un Natale sereno e tranquillo a Hong Kong? Sì, sembra che sarà tranquillo per il periodo di Natale e per i prossimi mesi invernali eccezion fatta per qualche piccolo raggruppamento, tuttavia credo che il 2015 vedrà il sollevarsi di alcune nuove proteste su larga scala da parte di tutte le persone coinvolte nelle passate dimostrazioni. Rispetto alla cultura continentale cinese, quanto è diversa Hong Kong? Gli abitanti di questa zona si sentono molto diversi dalla popolazione della Cina continentale. Nonostante condividano molti aspetti culturali, a livello socio-politico le persone si sentono più illuminate da valori democratici, credono nella libertà di pa-

rola e di assemblea, un’eredità che deriva dal periodo coloniale inglese. Ogni anno ci sono grandi dimostrazioni, spesso contro il governo di Pechino, per celebrare l’anniversario dell’indipendenza dalle leggi coloniali, così come avvengono numerose manifestazioni per la ricorrenza del massacro di piazza Tiananmen del 1989, cosa assolutamente fuori legge in tutto il resto della Cina. Parliamo di altri luoghi in cui sei stato. C’è un posto a cui sei particolarmente legato? Cominciai a pensare alla carriera di fotoreporter quando mi trovavo ad Haiti per l’AFP, dopo il devastante terremoto del 2010 e più tardi per la terribile epidemia di colera che ne seguì. Riportavo le storie, ma scattavo anche molte fotografie, spesso mi pento di non essermi concentrato maggiormente su quest’aspetto. In ogni caso credo di essere particolarmente legato anche a Hong Kong, siccome è qui che mi sono spostato dalla scrittura all’editing di fotografie. Da quando mi sono trasferito nel 2012, ho cominciato a esplorare la regione e a riprendere immagini. Quale ispirazione prendi quando scatti fotografie? L’obiettivo del catturare immagini significative è quello che guida molti fotoreporter. Occorre fare fotografie che vadano oltre la storia immediata, e che al tempo stesso rivelino a tutti ciò che una scena in modo particolare si allontani dal loro mondo: questo è ciò che mi ispira. Ogni giorno, mi diverto a scattare fotografie per Instagram anche solo con il mio iphone. Riprendo e modifico immagini di ciò che mi circonda quasi come un collezionista di immagini da collage, il che è particolarmente interessante a Hong Kong poiché ci sono così tanti posti da visitare, montagne, giungle, spiagge e la sovraffollata città. Cosa ne pensi dei social network. Quanto li usi e quali preferisci?

Sono un grande fan dei social network come Twitter e Instagram e credo abbiano un ruolo chiave nel fotogiornalismo moderno, in quanto permettono di diffondere il tuo lavoro in modo molto ampio. Li uso tutti i giorni, specialmente durante le proteste. Recentemente si sono rivelati molti utili come sorta di outlet per le immagini che avevo archiviato per lavoro e che magari si erano perse tra le altre centinaia di foto. Possono essere interessanti a livello personale e per chi ti segue. Quali sono le regole di base per un fotoreporter? Mai aggiungere o togliere qualcosa dalla scena che stai riprendendo che possa ingannare chi guarda e cercare di raccontare una storia solo tramite le immagini. Hai qualche consiglio per un giovane che voglia intraprendere una carriera come la tua? Consiglierei di scattare tantissime fotografie, ogni giorno. Bisogna cercare di capire la storia che si sta ritraendo in modo da poterla raccontare attraverso le tue foto e aiutare la persone a capire cosa stia succedendo. Ci sono progetti per il prossimo futuro che vorresti raccontarci? Tra pochi mesi mi trasferirò a New Delhi per l’AFP, spero di poter presto riuscire a realizzare foto come sto facendo qui ad Hong Kong e che questo mi conduca in seguito ad avere un ruolo da fotografo a tempo pieno!



Courtesy of TOP STUDIO I Parrucchieri Nereto


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PEOPLE

ile imo di st n o in s n u Marella la n o a P rior desig sce in e o t n in o ’ ll ic e r n L’Italia ecchia p is r i s e anza ch ed eleg


E T N E G A : A L L E R A M PAOLA ! O L O S N O N E E R A I L I IMMOB CHIARA GA

LLO

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VITA DA BLOGGER

a qualche anno a questa parte quando si parla di moda istintivamente si pensa anche alla fashion blogger. Un’attività nata quasi per gioco che ha aiutato alcune personalità ad emergere in questo così vasto e difficile business. IBoo Magazine ha scelto di intervistare la ventitreenne Sabrina Musco di “Freaky Friday” per riuscire a svelarvi qualche piccolo segreto da blogger di successo! Partiamo dall’inizio: come nasce la tua passione per la moda? Diciamo che l’ho sempre avuta, già da piccola ero sempre alla ricerca delle scarpe e dei vestiti più particolari per le mie barbie. Crescendo ho poi rivolto l’attenzione su me stessa, ho iniziato a sfogliare riviste di moda e come scelta universitaria ho deciso di

Viaggi, moda e passione: la vita da blogger di Sabrina Musco CHIARA GALLO

IL MONDO DI FREAKY FRIDAY

iscrivermi al corso di Scienze della Moda e del Costume della Sapienza e da lì è iniziata anche la ricerca di una “funzione attiva” in questo settore. Come sei diventata fashion blogger? Quali sono gli outfit che più ami? Quando mi sono trasferita a Roma ho scoperto la figura della fashion blogger. Ho approfittato dalla passione per la fotografia di mia madre per condividere alcune delle foto già scattate e aprire ufficialmente un blog, così ha avuto inizio Freaky Friday. I miei outfit preferiti? Gonne a ruota, camicie morbide e tacchi alti. Nel tuo blog ti occupi anche di make up e di viaggi, come riesci a unire tutte queste passioni? Sono particolarmente appassionata di Make-up, in realtà qualche anno fa mi truccavo di più, ora opto per qualcosa di più naturale. Mi piace comunque esse-


re sempre alla ricerca delle ultime novità e mi piace suggerirle attraverso il blog in abbinamento con alcuni outfit. I viaggi sono sempre stati una mia grande passione, per questo ho deciso di includerli nel mio spazio, adoro indossare qualcosa di tipico in ogni luogo e mi piace sperimentare la fusione fra moda e tradizione locale. Parlaci delle tue esperienze per Miss Italia. Cosa vuol dire essere blogger ufficiale? L’esperienza per Miss Italia è stata una delle prime esperienze importanti che ho ottenuto grazie a Freaky Friday. Ho seguito le selezioni e poi i giorni a Montecatini e Jesolo nei diversi anni. Ho così avuto modo di scoprire il backstage di questo concorso, di quante persone ci siano dietro a lavorare ininterrottamente 365 giorni l’anno oltre ad avere l’opportunità di conoscere le ragazze da vicino, di parlare con loro e di vedere quanto quei 10 minuti in tv per loro siano riduttivi. Essere blogger di Miss Italia è stata una bellissima esperienza.

Passato l’inverno adesso ci stiamo volgendo verso abiti più leggeri. Hai qualche consiglio da darci per la prossima stagione? Per la prossima primavera fra i colori must-have ci sono tutte le tonalità del blu e dell’azzurro, io sceglierei sempre per abiti dalla linea romantica, avvitati e poi svasati che hanno sempre un gusto un po’ retro’. Qual è il segreto per diventare una blogger di successo? Parlaci di qualche esperienza che hai potuto fare grazie alla tua attività e che ti sta particolarmente a cuore. Non credo che ci sia una vera e propria formula magica, è perseveranza, impegno, passione e la giusta dose di fortuna. Una delle esperienze più belle, per me, è stato il viaggio in Brasile grazie a Brazilian Footwear e la possibilità di assistere al Carnevale di Rio de Janeiro una delle esperienze più emozionanti che abbia mai vissuto! E’ difficile unire lo studio al tuo impegno di blogger? Qualche volta lo è, cerco tuttavia di dare precedenza allo studio. Fare il lavoro che ti piace purtroppo ti “induce in tentazione”, per fortuna ormai mancano pochi esami alla mia laurea specialistica ed avrò concluso il mio percorso di studi. E per il futuro? Quali progetti? Tanti, tantissimi. Si prospetta soprattutto un 2015 ricco di viaggi!


SAMUEL PERON 16

PEOPLE

LA MIA VITA DA BALLERINO

Dal ballo alla recitazione per passare anche alla creazione di un brand di abbigliamento MARTINA DI DONATO

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amuel Peron, talento a trecentosessanta gradi ha esordito nel 2005 con il programma televisivo Ballando con le Stelle da lì ha collezionato una serie di successi. Samuel è un vortice di energia, deciso e determinato nel fare quello che ama: ballerino da sempre, non disdegna la recitazione, da qualche anno ha anche creato un suo brand dal nome “Brancus”. Fidanzatissimo con Tania Bambaci, conosciuta proprio all’accademia di recitazione, da qualche anno vivono insieme nel loro nido d’amore romano. Prima del tuo debutto a Ballando con le stelle avevi già partecipato a diversi programmi televisivi, come “Sabato al circo”, oppure “Bravo Bravissimo”, come sei arrivato al programma Ballando con le stelle? Ballo da quando avevo quattro anni, anche se a quell’età pensavo che sarei diventato un aviatore, frequentavo una scuola dove si faceva ogni tipo di ballo,ho iniziato a fare delle gare. Ho partecipato al programma “Sabato al circo” con Cristina D’Avena, poi a “Bravo Bravissimo”. Ho continuato a fare gare di ballo anche all’estero. Nel 2005, grazie ad un mio amico che mi ha messo in contatto con il produttore Massimo Romeo Piparo ho partecipato alla ”Feb-

bre del sabato sera”, musical in cui ho interpretato Cesàr, poi lo stesso Piparo mi ha suggerito di fare il provino per Ballando con le stelle, di cui è produttore. Inizialmente ero un po’ titubante, poi mi sono convinto e ho fatto il provino, da lì ho iniziato la mia avventura nella televisione. Sempre a Ballando con le Stelle sei stato insegnate e compagno di ballo di vari personaggi, qual è stata la sfida più grande? C’è stata qualcuna con cui hai dovuto faticare di più? Le mie compagne di ballo sono

state tutte bravissime, con ognuna c’è stato un percorso diverso. Ognuna di loro apprendeva in maniera differente, però devo ammettere che Valentina Vezzali mi ha fatto faticare un po’. Forse a causa della meccanicità dei movimenti che compie nel suo sport, il percorso con lei è stato molto duro. Provavamo almeno 10 ore al giorno, lei era molto esigente essendo un’atleta di altissimi livelli, io sono esigente per natura, quindi è stata una bella sfida, però sono molto contento e soddisfatto perché sono riuscito a farla ballare.


coscienza”, questo vuol dire che ti vedremo presto anche sul grande schermo? Chi può dirlo! Lo studio della recitazione mi piace molto e mi aiuta anche in alcuni aspetti del ballo, come l’espressività, oppure nella dizione, utile per affrontare un palco, poi se verrà fuori qualcosa da questo ben venga, ma per ora non ho in programma nulla. Proverò certamente a fare qualche provino, ma per ora mi diverto e basta.

Dal 2013 sei diventato Direttore Artistico della Rassegna di Danza e Ballo della Fondazione Orizzonti d’Arte di Chiusi. Cosa vuol dire dirigere una rassegna così importante? Dirigere la direzione artistica di un progetto è un’esperienza difficoltosa ma fantastica. Mi sono dovuto impegnare tantissimo e con ogni forza: oltre al poco tempo che ho avuto disposizione, ho dovuto far fronte a tante problematiche e situazioni inaspettate, ad esempio sono stati quattro giorni di piena pioggia, quindi abbiamo dovuto riorganizzare il tutto in vari spazi al chiuso, però è stata un’esperienza davvero entusiasmante con risultati molto appaganti. Una bellissima avventura. Hai iniziato un percorso nell’Accademia “Actor’s Planet”. Hai già avuto una parte in uno degli episodi della fiction “Un caso di

Lo scorso anno hai pubblicato anche una raccolta di racconti dal titolo “ Senza tempo”, da dove è nata l’idea? L’idea è nata da un’interazione telematica con Simona Gomena, una donna straordinaria che ha attraversato un tragico momento di sofferenza, essendo lei amante della letteratura e della scrittura le suggerii di provare a pensare alla scrittura di un libro. Poi, Simona si presentò a casa mia con un fascicolo di fogli dicendomi che quelle erano tutte le nostre email in cui lei mi raccontava del suo dolore e che ci avrebbe scritto un libro ma a condizione che io le dessi una mano. Ho accettato e abbiamo pubblicato il libro presso una piccola casa editrice. Ora stiamo girando un po’ per cercare di pubblicizzarlo e sono molto contento! Qualche giorno fa sei stato protagonista del Gran Ballo Russo di Roma, hai interpretato il ruolo del poeta russo Pushkin, insieme all’attrice e tua compagna Tania Bambaci e a cui ha partecipato anche Natalia Pavlova, discendente del poeta. Come è stata questa esperienza? Il Gran Ballo Russo è stata un’esperienza unica, mi sono divertito tantissimo. Tania inizialmente era un po’ preoccupata perché non aveva mai ballato con me e abbiamo dovuto aprire le danze con un Valzer. Io ho interpretato il poeta russo Pushkin e Tania sua moglie Natal’ja N. Goncarova con la direzione di Nino Graziano Luca. E’ stato bello vedere tutti vestiti con gli abiti tipici dell’800,

me compreso,in questo salone magnifico e molto regale. Il 2015 è appena iniziato, ma tu sarai già pieno di progetti, puoi anticiparci qualcosa? Il progetto più grande è quello di realizzare tutti i sogni sia in ambito lavorativo che in ambito privato, spero di raccogliere i frutti di tutto quello che sto seminando. Per ora c’è il lancio del brand, che spero decolli nonostante il periodo non sia dei migliori, ma provo comunque a portare avanti questa mia passione e magari sviluppare qualche progetto in ambito teatrale.


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DIALOGO

SI PARL A DI OMOSESSUALITÀ E...ANCORA TABÙ

L’omosessualità è una variante del comportamento umano?

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urante l’adolescenza di solito accade che persone di sesso opposto si incuriosiscano e si attraggano. Nella storia evolutiva la sopravvivenza della specie è garantita dalla loro unione. Ciò nonostante vi sono molte persone che hanno un orientamento sessuale diverso, che si sentono attratte da individui dello stesso sesso e che, per loro natura, non garantiscono biologicamente la sopravvivenza della specie. Da questo punto di vista, l’omosessualità viene considerata una variante della specie umana, ma è caratterizzata dallo stesso desiderio di amare e desiderare fisicamente l’altro degli eterosessuali. La cultura e la storia non ci aiuta sicuramente a considerare la diversità come una componente integrante pur nel rispetto dell’altro, ma se non si ha paura, conosceremo persone che hanno una sensibilità e che provano lo stesso dolore degli eterossessuali quando una storia d’amore finisce o quando non si è corrisposti. La condizione biologica che non permette loro fisicamente di procreare, non impedisce certo di desiderare e pensare una progettualità familiare e relazionale duratura. Prima della metà degli anni settanta, è stata annoverata nei manuali clinici come una malattia, un comportamento perverso da attenzionare e curare. Per cui

VIRGINIA MALONI * molte persone che non erano in sintonia con i loro desideri e che risentivano della cultura del momento hanno subito la designazione clinica e diagnostica dell’epoca. Oggi l’omosessualità non rientra più nella classificazione clinica ma si hanno ancora tanti pregiudizi, e paure che derivano dalla non conoscenza e dall’aumento di rabbia delle persone (rispetto alla condizione socio-economica che viviamo)

che le porta ad avere una tolleranza minore verso tutto ciò che non le riguarda. Ma dal punto di vista di chi vive un desiderio verso persone dello stesso sesso cosa accade? C’è chi vive tranquillamente il proprio modo di essere, modellando la propria autostima in armonia con l’accettazione della propria famiglia che aiuta ad affrontare il contesto scolastico o sociale in cui si vive. C’è chi nonostante non ha problemi con il proprio modo di essere, non ama condividere con gli altri, vivendo benissimo cosi. C’è chi invece nonostante accetta la propria sessualità risente ancora dei pre-

giudizi altrui e non è subito pronto a fare caming-out. Prendere consapevolezza può accadere subito ma anche dopo un lungo percorso che a volte richiede anche una psicoterapia. L’omosessualità è una mondo reale pieno di sfaccettature e contraddizioni cosi come reale è il mondo degli eterosessuali non privo di conflitti e disagi con se stessi. La diversità consiste nell’avere desiderio e fantasie sessuali verso persone dello stesso sesso e quindi nel conseguente comportamento sessuale. E’ il desiderio sessuale e il comportamento sessuale che porta le persone a costruire la propria identità eterosessuale o omosessuale. Nella nostra società è difficile costituire in maniera sistematica un discorso che racchiuda bene il concetto di libertà, di giudizio, di tolleranza e comprensione. Oggi una persona può attraversare vari momenti della propria identità sessuale. Dipende dalla libertà? Dipende dalla diminuzione dei tabù? Dipende dal contesto o è in aumento il volere esorcizzare la paura di non essere se stessi? Vi lascio con la designazione di un film, “Diverso da Chi?”, leggero e simpatico che forse racchiude cosa significa vivere la propria sessualità nel mondo moderno. Credo che sia importante essere sempre in sintonia con le proprie emozioni e i propri sentimenti, nel rispetto proprio e degli altri. Buona visione.

*psicoterapeuta


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Chi è Claudio Cecchetto Nato a Ceggia, in provincia di Venezia, il 19 aprile del ‘52, Claudio Cecchetto è soprattutto talent scout. Conduttore di svariate edizioni dei più importanti festival musicali italiani, nella sua carriera ha fondato e portato al successo Radio Deejay e Radio Capital e prodotto decine e decine di hit discografiche. Cecchetto ha scoperto anche nomi come Gerry Scotti, Jovanotti, Fiorello, Amadeus, Marco Baldini, gli 883, Sabrina Salerno, Albertino, Linus, Sandy Marton, Tracy Spencer, Kay Rush, Luca Laurenti, Marco Mazzoli, Daniele Bossari, Paola e Chiara, Fabio Volo, Leonardo Pieraccioni, Francesco Facchinetti (DJ Francesco) e i Finley.


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CLAUDIO CECCHETTO TALENTO, RE MIDA, SUPERMAN! 21

La moglie Mapi gli ha dato una mano ad aprire il cassetto dei ricordi. In via eccezionale, il grande talent scout italiano si racconta prima in un libro e poi per i lettori di Iboo. Per un viaggio totalmente “In Diretta”

I

l testo della “Gioca Jouer” riecheggia ancora oggi: “Dormire, salutare, autostop, starnuto, camminare, nuotare, sciare, spray”. Un tormentone. Il suo e quelli che poi lui stesso ha realizzato per chi lo circondava. Il re Mida Claudio Cecchetto è sempre uno e trino. Forse di più: quando sei distratto, ti dimostra come si fa ad avere il dono dell’ubiquità. Il suo primo (e ultimo?) libro, “In Diretta - Il Gioca Jouer della mia vita” (Baldini e Castoldi, 400 pagine, 16 euro), è la scusa per incontrarlo e comprenderlo. Claudio Cecchetto spiega velocemente che è stato semplice scrivere questo tomo. Che ci ha pensato su per anni, almeno una decina, prima di farsi convincere dalla famiglia Dalai a scriverlo. Volevano fare un libro sugli anni Ottanta e Novanta, in Baldini e Castoldi, sull’onda di tanti altri volumi e sugli speciali su Sky (“è successo che molte cose che mi sono capitate me le sono godute adesso per la prima volta. Ero sempre di corsa, ora le ho potute apprezzare”). Così ne è nata una “finta” autobiografia. In cui Cecchetto parla della nascita della radio, della tivù. E ovviamente molto di se stesso. Uno che ha scoperto Jovanotti, Max Pezzali, Leonardo Pieraccio-

RICCARDO SADA ni, Amadeus, Fabio Volo, Fiorello, e posti come Riccione e Ibiza, e marchi come Radio Deejay, Capital, (ri)lanciando Festivalbar, Sanremo. Senza contare le hit prodotte, come “Gioca Jouer”. Senza nostalgie, tanta consapevolezza e l’orgoglio di aver fatto grandi cose. Internet poi ha cambiato tutto. “Avessi vent’anni ora, sarei uno youtuber e inventerei qualcosa lì. Internet non è stato ancora del tutto capito, proprio come negli anni Settanta i giornali non colsero la novità delle radio libere. Quando uno ha avuto una vita come la mia è inutile avere rimpianti per piccole sciocchezze. Il mio è un libro di speranza, quando uno ci crede, tutto è possibile”. Capisci sempre la potenzialità di chi ti sta davanti. Jovanotti, ad esempio. “In Lorenzo ho visto subito non solo il dj e il rapper ma anche il cantautore che ora conoscono tutti. Lui in dieci minuti scriveva canzoni, già pronte, da cantare. Mi piace pensare che serva un piccolo talento per riconoscere il talento. È una cosa che mi è sempre venuta naturale, concentrandomi riesco a vedere prima quello che poi riconoscono anche gli altri”.

Nuove idee all’orizzonte? “Un talent che si chiama ‘StarCube, la Voce non è tutto’. Il mio concetto è: prima di sentirti cantare, voglio sceglierti. Voglio capire chi sei”. Hai cominciato da bambino suonando la batteria sui fustini del detersivo... “Alle medie ho messo su una band con gli amici. Ricordo che passavamo il tempo a cambiare il nome al gruppo. In via dei Giaggioli, in periferia, a Milano, avevo trovato anche la fidanzatina. Si chiamava Daria e abitavamo sullo stesso piano. In fondo avevo capito che se non cerchi guai, loro non vengono a cercarti. Me la sono giocata bene. Tutto nasce dalla mia prima professione che sarà quella fino alla fine: il disk jockey. Il dj infatti non è altro che un talent scout, è un aggregatore, propone musica, nasce tutto da qui”. Come sei diventato disc jockey? “Mi piaceva la musica e volevo guadagnare. In fondo il dj è lo sfigato che alle feste metteva i dischi mentre gli altri ballavano. Decisi di sfruttare la mia competenza musicale. Cominciai nelle discoteche nel’ 75. Prima al Lucciola di via Padova, poi al Pink Elephant in Sarpi, poi al Pantea di


acquisito la mia storia a pezzi. Sono più gli amici, o meglio i genitori degli amici, che sanno e sono attratti da me. D’altra parte un figlio ti vede a casa in mutande, spettinato, abbruttito, in tuta: come può considerarti un mito? Non so come si faccia il padre, cerco di impararlo dai miei figli. In una famiglia la vera numero uno è la mamma, noi uomini siamo solo degli assistenti”. Gli anni passano. Ma la qualità musicale aumenta? “Penso che si stia sempre meglio. L’unico problema è l’adattamento. Non abbiamo una corretta velocità di adattamento. Se uno si ferma... Non guardo al passato. Io sto bene. Quando guardo i figli, dico: hanno troppe cose. Tuttavia, penso: se fossi nato in questo periodo? Beh, sarei come loro”. Quando andrai in pensione? “Quando il fisico non mi permetterà di fare quello che voglio fare”. via Carducci e via al Divina di via Molino delle Armi. Al Divina ci fu l’evoluzione. Era una discoteca molto frequentata dai gay. Su indicazione dei proprietari mettevo sempre pezzi rock e ritmati e avevo bandito i lenti per evitare che si baciassero. E poi la musica era sempre ad altissimo volume, mentre ovunque era tenuta più bassa”.

A Radio Deejay siete partiti con la sola musica. “Mike Bongiorno un giorno mi disse: ‘Eh, Claudio, ma dj mica si scrive così, guarda che è sbagliato’. Fummo i primi. E ci copiarono. Avevo comprato Radio Music, e c’erano tanti dj; poi arrivò Radio Deejay, e gli studi si popolarono di speaker. Gerry Scotti fu il primo a fare il dj a tutti gli effetti”.

Lavorare su un libro è stato come realizzare un brano musicale? “No, è una cosa diversa. Nel disco hai bisogno di musicisti, arrangiatori, turnisti. Qui nel libro hai solo testo. Il testo nel disco è in funzione della musica. Nel libro sei solo: sei tu e lui”.

Nessuno si è smarrito tra i tuoi collaboratori del passato? “C’è Pierpa (Pierpaolo Peroni), che è quello che tiene i contatti con i produttori. Conosce molti giovani. Cerchiamo sempre nuove leve”.

Ma Davvero è facile far piacere la musica alla gente? “Assolutamente no, non è facile. E come dj poi il divertimento di chi è in pista era fondamentale. Io non sbagliavo quasi mai. E andavo d’istinto e mi gasavo. Era pelle d’oca a ogni hit, a ogni pista piena”.

Vai a ballare in discoteca? “Non proprio. Vado in pub sui Navigli, quelli che molti chiamano discobar”. I tuoi figli, Jody (nato nel ‘94) e Leonardo (2000), come ti vedono? “I miei figli mi chiedono di fare il padre. Mi hanno visto fare il dj nelle feste anni Ottanta. hanno

Ma c’è un trucco per restare arzilli, vivi? “Sì: circondarsi sempre di giovani e delle loro idee”. Come raggiungere il successo? “Mi sono spesso trovato nel posto giusto al momento giusto. Il successo è anche una questione di fortuna, ma nel posto giusto al momento giusto deve esserci la persona giusta. Ho conosciuto molti ragazzi che volevano diventare delle star. Il successo degli artisti che ho prodotto mi ha regalato la nomea di Re Mida, sembrava che quel risultato dipendesse esclusivamente da me. Sicuramente qualcuno avrà pensato: ‘Se invece di conoscere Gerry Scotti, Lorenzo, Fiorello, Max Pezzali o Fabio Volo avesse incontrato me, ora sarei al loro posto’. Non è così. Loro le radici, io l’acqua. Le mie idee, i miei consigli, le mie intuizioni hanno trovato terreno fertile nelle persone curiose di imparare, di crescere, di migliorarsi. Avevano e hanno uno straordinario talento, un’attitudine naturale”.



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MUSIC

LA BUONA USCITA SEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE RICCARDO SADA

I DISCHI

“The Inevitable End” “Globalization” Pitbull Röyksopp (Sony Music) (Dog Triumph) Belle armonie nei due cd, perché di doppio album si tratta. Bei testi. Una tristezza assoluta venire a conoscenza che il popolare gruppo sia arrivato al capolinea. I richiami alle produzioni precedenti ci sono e le contaminazioni anche. Inoltre, la collaborazione con Sunsanne Sundfør, una delle voci ancora meno scoperte del panorama europeo, si fa egregiamente sentire. Un mix di electroclash, Jarre e Calvin Harris con spruzzate di baguette beat.

Seguendo il travolgente successo di “Fireball” feat. John Ryan, che sta scalando le classifiche di tutto il mondo, Pitbull pubblica “Globalization”. Il nuovo album vede la partecipazione di performer e produttori di prim’ordine, tra cui Chris Brown, Jennifer Lopez, Sean Paul, Jason Derulo, Bebe Rexha, Claudia Leitte, G.R.L., Dr. Luke, Cirkut, Sermstyle, Lifted, Kinetics e Wallpaper. Il cantante rapper sta conquistato le classifiche di tutti i paesi.

“Motherboards Project” Open Source

(Seahorse Recordings)

Basi elettroniche e canzoni non ordinarie, composte da campionamenti di vari strumenti e rumori, sovraincisioni, strutture poliritmiche, sintetizzatori che si fondono con gli strumenti classici della musica rock contemporanea. La scheda madre, l’anima del computer, diventa elemento portante del progetto musicale. Scritto e prodotto fra la Toscana e Berlino tra il 2009 e il 2013, vanta la partecipazione di artisti provenienti da Italia, Germania e Serbia.


MUSIC 25

“Reclassified” Iggy Azalea (Universal)

“My Type” Saint Motel (Warner Music)

Dopo aver conquistato l’Inghilterra, il singolo dei Saint Motel, ovvero “My Type”, resta ai vertici delle classifiche radio e di iTunes diventando la sigla del programma tv “Quelli che il calcio”. Fenomeno di costume con la loro musica che sembra uscita direttamente dalla colonna sonora di un film anni ‘70, i Saint Motel puntano su ritmi caraibici, sapori tropicali e contaminazioni jazz. Dai party nei garage al piccolo schermo.

IL LIBRO

Sette tracce contenute nel disco di debutto “The New Classic” e cinque brani inediti. L’ultima pubblicazione di Iggy Azalea coinvolge stelle come Jennifer Hudson, Ellie Goulding, Charli Xcx, Rita Ora e Mø. Il tutto è prodotto da Invisible Men. La nuova rivelazione del rap fonde elettronica e hip-hop a cui aggiunge testi espliciti. E attaccando spesso il sistema dello show business desta interesse.

“Il Dizionario del Pop-rock 2015” Enzo Gentile e Alberto Tonti (Zanichelli) La nuova edizione Zanichelli nei 60 anni del rock ‘n’ roll (1896 pagine Volume rilegato + download senza scadenza e consultazione online 365 giorni, € 33,50) incorona Ligabue come miglior artista dell’anno registrando l’ingresso dei figli dei talent show (Amoroso, Ferreri, Marrone), dei ragazzi dell’hip-hop (Fedez, Clementino, Club Dogo, Snoop Doggy Dogg) e prendendo in considerazione De Andrè, 99 Posse, Caparezza e tantissimi altri. Con oltre 35mila dischi e più di 2300 artisti recensiti, “Il Dizionario del Pop-rock 2015” risulta essere un vero compendio.


PAOLA MINACCIONI: UN’ATTRICE A TUTTO TONDO!

© SIMON


Attrice dalla risata contagiosa, Paola Minaccioni la rivedremo presto al cinema, insieme a Vanzina, con il film “Torno indietro e cambio vita”

P

CHIARA GALLO

aola Minaccioni nasce a Roma e, diciamocelo, quale posto migliore per coltivare la passione per il teatro? Da ruoli drammatici alla comicità più genuina, un’attrice poliedrica che non smette mai di mettersi alla prova. Iboo Magazine ha cercato di scoprire qualcosa in più sulla sua carriera e sui nuovi progetti. Com’è iniziata la tua carriera da attrice? Ho iniziato semplicemente con un corso regionale di teatro classico. In seguito ho continuato con gli studi presso la Scuola di Teatro. Ho frequentato poi per alcuni anno il Centro Sperimentale di cinematografia, e così tra un provino andato bene e alcuni corsi di recitazione altamente formativi sono riuscita a farmi strada i questo mondo difficile ma bellissimo. Durante la tua carriera hai lavorato in diversi film di Ferzan Ozpetek, tra cui Allacciate le cinture, Mine vaganti... Qual è stato il ruolo in cui ti sei calata meglio e che hai amato di più? Sono grata a Ferzan di avermi dato la possibilità di sperimenta-

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re i suoi personaggi. Sono riuscita a giocare in profondità e ad analizzare ruoli che non sempre interpreto. Difficile dire quale io abbia amato di più. Sicuramente Allacciate le cinture è stata l’occasione in cui ho potuto avvicinarmi maggiormente ad un ruolo tragi-comico come quello di Egle, malata terminale che dimostra una sorprendente forza di spirito nonostante la sua condizione. È stato bellissimo sviluppare questo personaggio. Oltre a Ozpetek, ci sono altri registi con i quali ti sei trovata molto in sintonia e che ammiri? Anche questo è difficile a dirsi. Credo di aver sempre collaborato con registi davvero intuitivi e capaci. Ricordo con piacere ad esempio il piccolo cammeo che mi diede Matteo Garrone in Reality: si trattava di una piccola parte, molto particolare, ma in realtà fondamentale per l’intreccio del film, un’esperienza molto bella senza dubbio. Ovviamente ho apprezzato il lavoro che ho svolto con i fratelli Vanzina, ma potrei citare praticamente tutti i registi con cui mi sono trovata a stretto contatto. Sono professionisti che amano il proprio lavoro, per cui lo fanno con molta passione e io adoro collaborare con persone appassionate! A dicembre è uscito Un Natale stupefacente, la tua ultima interpretazione a fianco di Lillo e Greg. Che ruolo interpreti e cosa puoi dirci a riguardo? Il mio personaggio è Marina, moglie di Remo (Lillo) che decide di lasciare, frustrata dalla solita routine e forse anche preda di una crisi nervosa esistenziale. È un personaggio a tutto tondo che mi è piaciuto parecchio interpretare in quanto potrebbe tranquillamente rappresentare qualsiasi donna moderna. Mi sono divertita molto a dire la verità, il cast è fantastico e le scene comiche azzeccatissime, mai sopra le righe. In merito invece all’uscita del prossimo film con i fratelli Vanzina che uscirà a gennaio, puoi

darci qualche anticipazione? Posso solo dire che sarà un film di intrattenimento con al centro una storia romantica. Il mio è un personaggio molto leggero e comico che rispecchia appieno l’intero carattere del film. Qual è il più bel ricordo che ti viene in mente quando pensi alla tua carriera? Ce ne sarebbero tanti... Sicuramente quello legato alla mia interpretazione di Egle in Allacciate le cinture, come ho già detto è stato un ruolo che ho amato moltissimo. Un altro importante ricordo è legato allo spettacolo Un mare di nuvole, messo in scena presso la Casa Internazionale delle Donne. Fu una serata bellissima a cui partecipò anche Franca Valeri. Nei film che interpreti si può dire che ricorre spesso il tema centrale dell’amore. Ma come lo vive Paola Minaccioni l’amore? Lo vivo sicuramente in maniera diversa rispetto a qualche anno fa, ma sono felice di essere ancora in grado di innamorarmi della possibilità di condividere un percorso insieme a qualcuno senza doverci pensare troppo al di là del carattere e dell’impressione fisica. Se non fossi diventata attrice, cosa avresti scelto di fare? Mi sarebbe piaciuto molto diventare biologa o ricercatrice, mantenere insomma un legame con la natura e gli animali. Il destino ha voluto tutt’altro perché prima ho frequentato lingue e poi mi sono lanciata con passione nella recitazione. Progetti che vuoi anticiparci per il futuro? Ci sono molti progetti in evoluzione direi. Prima di tutto vorrei concentrami sul teatro e sulla commedia, poi siccome sono una persona che non smette mai di mettersi alla prova, vorrei sviluppare dei ruoli nel cinema sperimentale.


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ARTE

“NAPOLI RICORDA LUCIO AMELIO” Fino al 9 marzo 2015 il Madre, il Museo D’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, ricorda uno dei galleristi più importanti d’Italia: Lucio Amelio. Nella seconda del secolo scorso Amelio ha portato a Napoli artisti di respiro mondiale come Andy Warhol, Joseph Beuys, ma anche grandi nomi italiani come Merz, Calzolari, Manzoni e molti altri ancora. Saranno esposti documenti dall’Archivio Amelio, lettere, scritti, fotografie, progetti e schizzi di allestimenti e altro ancora sul grande genio scomparso nel 1994, che trasformò Napoli in un grande centro culturale.

“AI WEIWEI A PLAZZO VIRREINA” Fino al primo febbraio 2015, presso il Palazzo Verreina di Barcellona si terrà la mostra dedicata all’artista e designer cinese Ai Weiwei. La mostra si intitola “ On the Table” ed è un percorso sulla vita dell’artista divisa in periodi: dal 1983 al 1993, anni in cui Weiwei lasciò la Cina per recarsi a New York, dove incontrò i maggiori esponenti della Beat Generation. La seconda parte è dedicata al rientro in patria, a metà degli anni Novanta e la terza parte è quella del periodo dissidente dell’artista, di cui la foto con il dito medio alzato davanti ai simboli delle varie nazioni è l’emblema.

New York Photographs, 1983–1993. Profile of Duchamp, Sunflower Seeds. 1983 © Ai Weiwe

“LA STORIA DELL’IRAN AL MAXXI DI ROMA” Dall’11 gennaio fino al 29 marzo 2015, presso il Maxxi di Roma si svolgerà la mostra dedicata alla storia dell’Iran intitolata “Unedited History. Iran 1969-2014”. Più di 200 opere,dipinti, fotografie, video, installazioni, manifesti di venti artisti raccontano la storia di una popolazione e di una cultura in un percorso che va dal 1969 fino ai giorni nostri. La mostra è stata realizzata a cura di Catherine David, Odile Burluraux, Narmine Sadeg e Vali Mahlouji.


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“TRENT’ANNI DI LAWRENCE CARROLL” Fino al 6 aprile 2015, presso il MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, di terrà la mostra dedicata al pittore statunitense di origine australiana Lawrence Carroll. La mostra, intitolata “Ghost House”, ripercorre tutti i trent’anni di carriera dell’artista contemporaneo, circa sessanta opere composte dagli anni Ottanta ad oggi, tutte collegate non cronologicamente, ma messe in dialogo tra loro e con il contesto espositivo.

Lawrence Carroll Untitled, 2011 olio, cera e tela, secchi, scarpe, foglie / oil, wax, canvas, buckets, shoes, leaves 351 x 301 x 30 cm Courtesy Galerie Karsten Greve, Galerie Buchmann Photo credit: Carroll Studio

“OBEY” Fino al 28 febbraio 2015, presso il Pan Palazzo delle Arti di Napoli si terrà la straordinaria mostra dedicata allo street artist americano Obey, dal titolo “Shepard Fairey # Obey”. Obey rappresenta dal 1989 un vero e proprio talento controverso, il suo esordio avvenne con degli adesivi raffiguranti il wrestler Andrè the Giant, attaccati sui muri del South Carolina, la sua città natale. L’idea fu ripresa altri artisti e da lì il suo successo è cresciuto in maniere esorbitante. Celebre è la sua raffigurazione di Barack Obama.

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“SECESSIONE E AVANGUARDIA IN ITALIA” Presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, fino al 15 febbraio 2015 si terrà la mostra dal titolo “Secessione e Avanguardia. L’arte in Italia prima della Grande Guerra 1905-1915. 170 opere che ripercorrono il periodo dalla Belle Epoque fino all’ascesa della Prima Guerra Mondiale. La mostra è suddivisa in otto aree tematiche, per rappresentare un momento di grande fervore culturale. Umberto Boccioni, “Idolo moderno” 1911


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IL MONDO IN PILLOLE

IN CINA LO SPETTACOLARE FESTIVAL DEL GHIACCIO E DELLA NEVE Dal 5 gennaio fino al 25 febbraio ad Harbin, in Cina, si svolgerà lo straordinario festival del ghiaccio e della neve, giunto oramai alla sua sedicesima edizione. Artisti e scultori da tutto il mondo si danno appuntamento ogni anno nella città a nord della Cina per realizzare delle vere e proprie opere d’arte con il ghiaccio o la neve. Uno spettacolo davvero emozionante.

I CAVALIERI COME NON TE LI ASPETTI Galavant ha da poco debuttato sulla rete televisiva americana ABC e pare sia già un successo . La trama è incentrata sulle avventure del protagonista, Galavant, che cerca di recuperare l’amore della bella Maddalena, ma dovrà affrontare re Riccardo, malvagio nemico pronto a tutto pur di ostacolarlo. La serie, ideata e prodotta da Dan Fogelman, riprende con tono ironico e divertente i temi del romanzo medievale, mostrando lati inaspettati di re, regine e cavalieri.

LO STRANO LAVORO DEL SIGNOR CURWEN Quante professioni esistono al mondo? Svariate e alcune anche molto bizzarre, esattamente come quella che svolge Thomas Curwen che di mestiere fa l’osservatore di pareti per un’azienda che produce vernici. Il suo compito è quello di fissare il processo di asciugatura della vernice per studiare come avviene il cambiamento di colore e di densità, così da poter migliorare la qualità della vernice. Curwen assicura: “Non è cosi noioso come sembra”, a ben pensarci non dovrebbe essere così male essere pagati per osservare una parete!


IL MONDO IN PILLOLE 33

ARIA DI CRISI ANCHE IN CASA COCA-COLA Da qualche anno siamo bombardati quotidianamente dai media sulle problematiche della crisi e fino ad ora nessuno ha mai pensato che il problema potesse riguardare anche le grandi multinazionali, invece anche in casa Coca-Cola aleggia l’ombra del licenziamento. Secondo un piano economico creato ad ottobre e annunciato pochi giorni fa, sembra che entro il 2019 verranno denunciati circa 1800 dipendenti, a fronte di un calo di circa 2,1 miliardi di dollari.

IL MONDO IN PILLOLE MARTINA DI DONATO

IL BUSINESS DEL LATTE MATERNO Durante le feste natalizie appena trascorse una giovane di Manchester ha trovato una soluzione decisamente fuori dal comune per poter comprare i regali ai suoi quattro figli. Rebecca Hudson ha deciso di vendere il proprio latte materno. In una trasmissione televisiva ha spiegato che l’idea le è venuta dopo essersi accorta che produceva più latte di quanto sua figlia necessitasse. A compare il atte materno sono generalmente mamme oppure body builder. E’ un mercato florido e Rebecca non è la prima a venderlo, infatti esiste una società chiamata “Mommy Milk” che produce gioielli utilizzando latte materno.


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