Estratto purgatorio

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Dante Alighieri

La Divina Commedia in italiano d�oggi

Purgatorio a cura di Nino Giordano Fabrizio Maestrini

Libreria Editrice Fiorentina


Introduzione

Ri�essioni sulla versione moderna del testo di Dante Sono tanti i modi in cui il testo dantesco può essere parafrasato, spiegato, tradotto in altre lingue. Ed è così anche per presentarlo “rielaborato” nella nostra lingua di italiani d�oggi, che tanto deve al capolavoro che l�ha valorizzata e connotata per sempre. Le scelte formali, fatte dai commentatori/traduttori in base a un coacervo di principi, vincoli, obiettivi a cui attenersi, rispondono pure a criteri soggettivi, nel tentare di rispettare il valore di ogni parola, pur dovendo spiegare il signi�cato di ogni sequenza narrativa del poema. Talché è arduo far conseguire, nel dispiegamento prosastico della poesia di Dante così pura e concentrata, un�agevole comprensione di ciò che essa ha, o ha assunto nei secoli, di criptico, e fornirne il signi�cato sicuro, o almeno probabile. Ma soprattutto è arduo scegliere le parole per esprimere il senso e la forza di un tale testo poetico in modo scorrevole, chiaro, adeguato alla padronanza linguistica di italofoni del XXI secolo che apprezzino le molte sfaccettature e possibilità dell�italiano senza, per questo, essere �lologi, o già esperti della poesia dantesca. Come sempre la forma interferisce con la sostanza, e il lettore che prenda contatto con il testo originale (basato sulla redazione critica a oggi più solida, dovuta a G. Petrocchi) della Commedia di Dante lo percepisce diversamente, sulla base del commento e dell�interpretazione a cui si a�da. Aiutato nell�avvicinarsi ai vari strati di signi�cato, egli può e deve, poi, procedere anche da solo; per integrare i suoi dubbi, �ssare le sue impressioni e progredire (in forza, in saggezza) in sintonia a tale esempio letterario delle possibilità dello spirito umano. Certo è che Dante è così grande, nella personalità, nella cultura, nella poesia soprattutto, che non si riuscirà a esaurirne il messaggio; e ogni ri�essione, ogni attenzione critica servono proprio a renderlo davvero nitido e più prossimo alla mente di ciascuno di noi e alla sensibilità del nostro tempo, che interagirà con quello futuro. V


Introduzione

I due curatori di una versione, qual è la presente, scandita e raccolta – perché in funzione al succedersi dei versi – in uno spazio “a fronte” ben delimitato, anche dalla scelta di identici grandi caratteri gra�ci per le due forme di testo, intendono correlare ai versi danteschi la stesura, passo per passo, del loro contenuto. L’obiettivo è rendere possibile la consultazione rapida – per veri�care cosa intenda comunicare in un dato punto il poeta – nonché �uida e “fedele” la lettura per intero della cantica in lingua italiana contemporanea. La lingua, per ovvi motivi, non è appiattita sull�uso attuale, né oltremodo sempli�cata, ma è in linea con la tradizione e le forme letterarie, e ricorre talvolta a parole dotte, o adesso poco usate però tuttora comprensibili. Se la lingua italiana dell�uso comune si sta impoverendo di varianti espressive e sul piano lessicale e sintattico, una soluzione può essere tentare un recupero, e non sposare una certa tendenza alla sempli�cazione eccessiva. Il “rifacimento” in prosa è come uno scudiero che serve ad aiutare chi, dopo tanti secoli, da cavaliere solitario voglia esplorare quella maestosa costruzione poetica che è la Commedia di Dante. Come succede nelle traduzioni tra lingue diverse, anche volgere in prosa la poesia àltera vari aspetti dell�originale, specie quelli legati all�insostituibilità e alla potenza dell�espressione poetica. I contenuti, invece, possono essere oggetto di una trasposizione formalmente precisa e anche accattivante. Far percepire sempre meglio i profondi signi�cati propri del linguaggio della Commedia impone continue rielaborazioni della spiegazione; a partire dalla destrutturazione del linguaggio poetico senza snaturarlo circa il senso e la funzione, �no a perseguire la qualità della “massima” scorrevolezza in una narrazione esplicativa che non con�igga con l�autenticità del contenuto. �uale esempio circa il metodo e i possibili risultati – sempre migliorabili – sottesi alla riproposizione in una prosa sintetica e ben fruibile del testo dantesco, valga la successione di riscritture di cui è stata oggetto la seguente terzina (Purg., III, vv. 28-30): Ora, se innanzi a me nulla s�aombra, non ti maravigliar più che d’ i cieli che l�uno a l�altro raggio non ingombra. VI


Introduzione

Occorrono già vari aggiustamenti formali, partendo dall�interpretazione letterale (e prospettica) di un tale testo poetico, per giungere alla scrittura – con prosa adeguata alla lingua originale – del signi�cato della terzina com�è qui formulato: Dunque, il fatto che dinanzi a me nulla vi sia di oscurato non ti meravigli più dell�esservi nei cieli la luce irraggiata (dal sole) che viaggia �a loro senza barriere. Con ciò risulta chiara qual è la sostanza del discorso scolpito in tali versi; che è reso in una prosa consona, eppure, in quanto prosa, aperta ad altre soluzioni. Giungere a una de�nizione più soddisfacente implica una scelta anche estetica, un punto di equilibrio tra eloquenza interpretativa e rigore logico ed espressivo da perseguire entro vincoli di aderenza all�essenza del messaggio – e del “gusto” poetico – che il testo di Dante propone. Chi legge può poi valutare e ritoccare ogni elaborazione, secondo i modi che la sua mente gli presenta essere i più idonei per �ssare in sé, con parole sue, il contenuto dei versi di Dante; spesso così addensato da poterlo sciogliere solo attraverso un gran numero di altre parole. Ecco quale, a nostro avviso, può de�nirsi una trasposizione in prosa davvero agile e sostanzialmente fedele, dal punto di vista linguistico e concettuale, della terzina considerata: Dunque, se dinanzi a me non c�è traccia di ombra, non meravigliartene più del fatto che i cieli non ostacolano la luce (solare) che tutti li attraversa. Naturalmente, proprio come per Dante ha importanza la pratica dell�umiltà nel progredire sulla via della conoscenza vera, utile a tutti, anche la ricerca nei vari campi, per avere sempre più elevata qualità e maggiori risultati, non può essere disgiunta dal senso della funzione positiva della critica. L�aver cercato di giungere a un lessico moderno, per quanto consono allo spirito del poema, partendo dall�immensa e varia “produzione” lessicale del “padre” della nostra lingua, ci induce ancor più a ri�ettere e a far ri�ettere circa il dono, inestimabile, costituito dal patrimonio VII


Introduzione

di parole e valori che, dopo esserci stato tramandato, occorre capire e tenere vivo. È un lavoro che ha così tanto a che fare con la storia, la struttura, le prospettive della lingua italiana che, in merito a essa, è opportuno tenere a mente la funzione storicamente svolta dalla letteratura. Nel panorama italiano duecentesco, caratterizzato da una fortissima diversità di tradizioni linguistiche via via emergenti, spicca dapprima il tentativo federiciano di dar vita a un volgare illustre sovraregionale di base siciliana, esile tuttavia, anche se più tardi legittimato ed esaltato addirittura dal giudizio di Dante. Ma è con l�opera maggiore del poeta �orentino, con il successo travolgente della Commedia, che l�Italia arriva ad avere, quasi d�un colpo, una vera lingua “nazionale” di cultura. Già nel 1332 questo dato viene proclamato, ad esempio, da uno scrittore padovano (Antonio da Tempo: “lingua tusca magis apta est ad literam sive literaturam quam aliae Linguae”), mentre si va aggiungendo l�effetto prodotto dalle altre due “corone” �orentine, Petrarca e Boccaccio. Alla �ne del secolo questo italiano è presente anche in Europa, testimone il primo grande poeta inglese del medioevo, Geo�rey Chaucer. Eppure – a di�erenza di ciò che accade tipicamente in Francia, e accadrà in altri Paesi – questa lingua non ha un�entità politica alle spalle. Ha sì, nella fase iniziale, anche la potente società dei mercanti �orentini come suo veicolo materiale, ma la sua forza è nei contenuti culturali di cui è portatrice, è nei valori e negli stimoli della nuovissima civiltà che prorompe in quel mezzo secolo da Firenze, patria, non si dimentichi, anche del coevo Giotto, genio creatore della nuova arte italiana. La forza della giovanissima lingua è insomma nel fascino ineguagliabile delle opere letterarie in cui essa presto s�invera. Francesco Sabatini, in La Crusca per �oi, n. 45, ottobre 2012

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