Il Sommelier n 1 2016

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Anno XXXIV - Numero 1 - 2016 - Dir. Resp. Roberto Rabachino - Reg. Trib. Pisa n. 21 del 15.11.1983 - Lg. 47/1948

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FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI

Rivista Ufficiale della FISAR - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale

RISTORATORI

Anna Cardin miglior sommelier

Intervista esclusiva a

Carlo Petrini

Fondatore dell’Associazione Slow Food € 7,

50

FISAR 2015 Trofeo Rastal



Anno XXXIV - Numero 1 - 2016

Vino? Per OMS fa più male essere astemi!

a cura del Direttore Responsabile Roberto Rabachino

Lettera del Presidente Nazionale F.I.S.A.R. di Graziella Cescon

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parola all’esperto Il Premio “Jarro” a Oliviero Toscani di Lara Loreti

Girovino, una maglia rosa tra le nostre eccellenze di Luciana Rota

NDtech® by Amorim Cork: il futuro è qui di Roberto Rabachino

Il bere consapevole attraverso l’educazione, l’istruzione e la cultura di Giorgio Pennazzato

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turismo nel mondo Rio de Janeiro, non solo la sede delle Olimpiadi 2016 ... di Lara Loreti

Nepal, terremoto del 25 aprile 2015: sbriciolati templi e palazzi, ma il paese è già risorto di Jimmy Pessina

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intervista esclusiva

Carlo Petrini, passato presente e futuro di Slow Food

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Giacomo Tachis, l’enologo che ha firmato la storia del vino italiano di qualità

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di Roberto Rabachino

di Roberto Rabachino

Rapporto 2015 Ismea-Qualivita. Le IG nel mercato globale di Alice Lupi

il piatto Cupcake: un piccolo dolce vestito a festa

di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello

Biblioteca a cura di Gladys Torres Urday

QUALITY News Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV Anna Cardin la Sommelier dell’Anno 2015, si racconta Un VINITALY con nuovi spazi espositivi e tante novità a cura Press Office Veronafiere/Vinitaly PROGRAMMA ISTITUZIONALE F.I.S.A.R. per il VINITALY 2016 in collaborazione con il MIPAAF Comunicare il vino ai giovani: serve un atto di coraggio di Roberto Rabachino

Presentazione ufficiale Guida Slow Wine 2016 Degustando

selezionati, richiesti e provati dalla Redazione Centrale

MareDiVino a Livorno: una sesta edizione di successo di Davide Amadei

La Segreteria Nazionale comunica di Laura Maggi, Segretario Nazionale In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni

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a cura di Roberto Rabachino, fonte studio dailymail.co.uk

Vino?

Per OMS fa più male essere astemi! Non sarà un invito all’alcolismo, ma lo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui benefici del vino è certamente un incentivo a stappare qualche bottiglia in più. non fa affatto male, anzi migliora la pressione e la salute del cuore. Le critiche a questa ricerca sono state moltissime, ma d’altro canto il dottor Poikolainen non si lascia intimidire e spera che in futuro possa portare ulteriore prove al suo studio per dimostrare la vera incidenza che ha l’alcol nella vita reale. Tra le posizioni contrarie citiamo quella di Julia Manning (2020Health), per la quale “Questo è un contributo al dibattito inutile. Il professor Poikolainen dell’Università di Helsinki fa delle grandi affermazioni per le quali però non abbiamo prove certe. L’alcol, ricordo a tutti, è una tossina, e i rischi superano i benefici”.

I

l vino fa bene alla salute: ricerche scientifiche hanno da anni evidenziato gli effetti positivi. Gli effetti benefici sul nostro organismo sono grandi al punto che sarebbe meglio bere una bottiglia di vino al giorno che essere astemi? Sembrerebbe di sì! Questo almeno è il risultato della ricerca condotta dal dottor Kari Poikolainen, l’esperto di alcol dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha studiato per decenni gli effetti dell’alcol sul corpo umano e ha pubblicato i dati dello studio su un libro per dimostrare che consumare una bottiglia di vino da 75 cl durante l’intera giornata

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Mentre la scienza alimentare fa il suo corso, appare difficile smontare la convinzione che qualsiasi eccesso comporta degli effetti collaterali. Bere una bottiglia di vino e poi mettersi alla guida di una macchina o di una moto è un reato, crea danni irreparabili a noi e agli altri, e non si deve mai fare! Bere una bottiglia di vino se hai patologie ostative che peggiorano il tuo stato di salute non si deve mai fare! Bere una buona bottiglia di vino in compagnia, senza esagerare nella quantità, abbinandola con piatti sani e di qualità legati al territorio … non solo fa bene alla salute ma ci fa ritrovare “il senso vero della vita!”.


di Graziella Cescon, Presidente Nazionale F.I.S.A.R.

Lettera del Presidente Nazionale F.I.S.A.R. Attraverso i suoi vini ogni territorio offre un’enorme ricchezza e mette in luce infinite sfumature.

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o accettato la carica di Presidente con un preciso obiettivo: lavorare insieme, con la massima trasparenza, per esprimere il potenziale di F.I.S.A.R. e farne il modello di riferimento della sommellerie italiana. Come? rimettendo al centro di tutto l’unico e vero protagonista: il vino. Attraverso i suoi vini ogni territorio offre un’enorme ricchezza e mette in luce infinite sfumature. Nessun altro prodotto, ha la capacità unica del vino di essere contemporaneamente sensoriale e concettuale; millenario e attuale; esclusivo e sociale. Io credo profondamente che il vino sia cultura e diffonda cultura, e per

questo abbia continuamente bisogno di professionisti esperti che ne conoscano le caratteristiche più profonde e lo sappiano comunicare in tutti i suoi aspetti. Un pubblico sempre più numeroso e appassionato si accosta al vino e apprezza questo mondo. Io vorrei che tutte queste persone trovassero in noi, in F.I.S.A.R., il luogo dove coltivare il loro interesse e farlo crescere per diventare futuri cultori del vino. Un luogo di aggregazione e di formazione dove imparare l’unicità che si trova in ogni calice. Un luogo dinamico e promotore di eventi che intercettino anche chi è semplicemente incuriosito dal

vino. Un luogo di facile fruizione e di stimolo che attragga chi ancora non sa di avere il vino nel cuore. Per raccogliere tutti i potenziali spunti e permettere a ciascun socio di essere parte attiva e integrante di questo progetto, sto programmando e pianificando le attività suddividendole in argomenti e delegando per ciascuno di essi un referente all’interno del consiglio Nazionale. A breve, dal 10 al 13 aprile, ci attende il primo grande evento: la cinquantesima edizione di Vinitaly. Sarà la cornice ideale per dare spazio tangibile ai vari coordinamenti territoriali, consentendo loro di esprimere le eccellenze vinicole e farle conoscere a tutti i soci e appassionati del vino. Abbiamo l’esperienza, i mezzi e le opportunità, il traguardo è ambizioso, ma so di poter contare su una squadra d’eccezione. Rimaniamo uniti e crediamo nella nostra passione! Buon lavoro a tutti! il Sommelier | n. 1 - 2016

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Registr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983 ®

Rivista Ufficiale della F.I.S.A.R.

Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori Ric. di Pers. Giuridica PI. n.° 1070/01 Sett. 1 del 9.5.01 FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

Direttore Responsabile: Roberto Rabachino C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 direttore@ilsommelier.com

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Redazione Centrale: Gladys Torres Urday C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 redazione@ilsommelier.com Editore: Pacini Editore S.r.l. Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Proprietà: F.I.S.A.R. Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Amministrazione: Sede Nazionale F.I.S.A.R. Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700 segreteria.nazionale@fisar.com Grafica e Stampa: Industrie Grafiche Pacini Editore S.r.l. Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Responsabile Comitato Scientifico Il Comitato Tecnico Nazionale F.I.S.A.R. ctn@fisar.com Comitato di Redazione e Controllo Graziella Cescon, Filippo Franchini, Laura Maggi, Valerio Sisti, Luigi Terzago redazione@ilsommelier.com

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Hanno collaborato a questo numero Gladys Torres Urday, Lara Loreti, Jimmy Pessina, Massimo Marchi, Enza Bettelli, Nicola Masiello, Davide Amadei e le Delegazioni della F.I.S.A.R. Per la fotografia Gianna Fabbrizzi, Jimmy Pessina, Gladys Torres Urday, Roberto Rabachino, Enza Bettelli e immagini di Redazione Fotografia della copertina Mirco Toffolo

Finito di stampare nel mese di Marzo 2016 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore Srl Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinieditore.it

Distribuzione della rivista La rivista viene inviata a tutti i Soci F.I.S.A.R., a tutti gli organi di informazione, a tutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni, a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta tramite spedizione gratuita in abbonamento postale. La rivista è associata al USPI Unione Stampa Periodica Italiana

Abbonamento alla Rivista € 25,00 per 4 numeri Segreteria di Redazione Il Sommelier: Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) - Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700 - segreteria.nazionale@fisar.com


Ritornano, per farsi ricordare

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di Lara Loreti - Fotografia di Gianna Fabbrizi

Il Premio “Jarro” a Oliviero Toscani

A fare gli onori di casa Flavio Nuti della delegazione storica della F.I.S.A.R. di Volterra, dove nel 1972, proprio a due passi dall’edificio monumentale, prese vita la Federazione.

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etti una sera a cena con Oliviero Toscani, nel centro storico di Volterra, città etrusca per eccellenza, degustando tartufo ed eccellenze vinicole della Val di Cecina. L’occasione è d’oro: durante il festival “Volterra gusto”, si celebra 6

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il conferimento del prestigioso Premio Jarro, consegnato al genio della fotografia per il suo libro “Grandi Cru della Costa Toscana”, che l’artista ha realizzato insieme al giornalista e scrittore Francesco Merlo e allo storico Salvatore Settis. Si tratta dello stesso

riconoscimento già conquistato nelle ultime edizioni anche dal direttore del Tg2, Marcello Masi e da molti altri personaggi del mondo della comunicazione. “Questa città è bellissima, vorrei viverci e perché no, farmi eleggere sindaco – ironizza ma non troppo Toscani


– Sono onorato per questo premio”, aggiunge il fotografo di fama internazionale, che ha prestato il suo estro ai marchi pubblicitari più noti al mondo. La cerimonia inizia nel pomeriggio nel meraviglioso Palazzo dei Priori, con un incontro pubblico. A fare gli onori di casa c’è l’avvocato Flavio Nuti, numero uno della delegazione storica della F.i.s.a.r. di Volterra. Energico e ironico più del solito, Toscani ipnotizza la platea con i suoi racconti. E senza filtri si offre alla gente, regalando dettagli sui segreti della sua professione, sciorinando senza mezzi termini le sue teorie sull’Italia di oggi e rivendicando le sue provocazioni. Ma soprattutto Toscani spiega il suo libro, un’elegia icastica del dietro le quinte delle etichette. Sguardi e sorrisi di 65 produttori dell’altra Toscana del vino, quella che sa di salmastro e che dal mare sfida con orgoglio i territori dei vitigni tradizionali dell’entroterra. Visi espressivi, catturati dall’obiettivo del noto fotografo. Un lavoro intenso di approfondimento della storia dei vini e soprattutto di chi in vigna ci lavora e ci vive. “Nei suoi oltre 50 anni di magnifici fallimenti, come s’intitola il suo ultimo libro, Toscani è riuscito a raccontare e descrivere con le sue straordinarie fotografie, non senza contraddizioni e provocazioni, (…) una società rurale fatta di piccoli allevatori di vite e di artigiani del vino”. Questa la riflessione che ha spinto la giuria del Premio Jarro a scegliere Toscani quale destinatario del premio, come emerge dalla motivazione, che è stata letta da Nuti, che è anche presidente del Club Unesco Volterra, davanti a Piermario Meletti Cavallari, leader del consorzio Strada del vino e dell’olio Costa degli etruschi, in occasione della consegna del premio. Del resto Toscani di vino, e soprattutto dei sacrifici da percorrere per realizzarlo, ne sa qualcosa: da 40 anni vive e lavora a Casale Marittimo (in provincia di Pisa, non lontano dal mare), dove ha messo su l’azienda OT, che porta avanti con l’aiuto della moglie, la norvegese Kirsti e dei figli.

Che vini beve Oliviero Toscani?

La prima chiusura al mondo senza impronta di carbonio Polimeri rinnovabili di origine vegetale

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Prediligo i rossi e devo ammettere che i miei preferiti sono i francesi. il Sommelier | n. 1 - 2016

SELECT BIO È REALIZZATO CON MATERIALI BIOPLASTICIDERIVANTI DALLA CANNA DA ZUCCHERO

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Membre de


Eppure lei stesso produce rossi di qualità in Italia...

Ci dia una definizione di fotografia.

È vero, ma i cugini d’Oltralpe hanno una marcia in più, c’è poco da fare.

È un mezzo per raccontare delle cose. Per me è lo strumento attraverso il quale esploro la condizione umana. È per questo che amo immortalare le persone più delle cose e dei paesaggi.

Che cosa pensa della Toscana? Vivo a Casale ormai da una vita e mi sento perfettamente a mio agio. L’Italia ormai è diventata un Paese da cui scappare, ma la Toscana fa un po’ eccezione. È un territorio fortunato e ben governato. Il problema vero, però, è che qui, come del resto in tutta Italia, la gente non ha ambizione: manca il coraggio di osare, di fare qualcosa di diverso che comporti un rischio. Noi italiani sembriamo come certi figli di ricchi che non fanno nulla e sperperano il capitale dei padri. Ce l’ho con questo Paese perché non mi ha mai aiutato. Anche a Casale Marittimo, mi sono sempre scontrato con mille ostacoli: ho dovuto lottare e sollevare polveroni prima di poter fare cose belle.

Che cosa consiglia allora ai giovani? Di lasciare l’Italia perché in questo momento offre davvero poco.

Come concilia vino e fotografia? Il primo è una passione, la seconda la mia professione. 8

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E quando sono gli altri a fotografare lei? Non mi piace per niente, ma come faccio a dire di no?

Oggi è molto di moda fotografare tutto, soprattutto sui social come facebook e instagram. Qual è la sua opinione al riguardo? Per molti scattare foto a raffica è un passatempo divertente, perché no? Lo trovo normale. Ma fare i professionisti è un’altra cosa.


di Luciana Rota - Credit Photo Paolo Ronc

Girovino,

una maglia rosa tra le nostre eccellenze C’è un Giro d’Italia che corre fra vignaioli e campioni. E vince.

B

asta pensare che solo nel 2015 – anno da incorniciare per l’economia del settore – si sono prodotti 47,6 milioni di ettolitri di vini e mosti, il 13 per cento in più rispetto all’anno precedente, il 4 per cento in più, media in crescita negli ultimi 10 anni, con una valutazione sulla qualità ottima/eccellente, secondo i dati e le stime diramati da Assoenologi, con un segno positivo anche per l’esportazione: più 6,5% a volume dove viene premiata la qualità più della quantità. Non saremo ancora veri fenomeni da Grand Boucle, come i cugini francesi, perlomeno nel vino, ma il Giro d’Italia vitivinicolo si sta pian piano avvicinando alla grandeur del Tour de France. Noblesse oblige. E se ne faranno tutti una ragione. Tutti, compreso Chris Froome, il britannico-keniota vincitore del Tour 2015, che tanto per iniziare, visto le origini, col vino poco c’azzecca. In Italia c’è dunque un giro che odora molto di buona natura e di buon turismo, di storie e di valore, di riscoperta dell’enogastronomia anche e soprattutto quella “tipica”. Ed è un meraviglioso giro delle due ruote nelle vigne. Che muove passi e rapporti fra campioni e gregari. Si beve in maglia rosa. Si brinda in maglia gialla. Si stappa sul podio

e in cantina. C’è insomma un forte legame fra la terra, la nostra terra, e il ciclismo: il nostro ciclismo. Proprio come fra vino e campioni. Tanto per iniziare per tutte e due i mestieri d’un tempo ci vuole … tempo. E poi: dedizione, passione, sudore. Saper aspettare. Ci vuole il guizzo giusto e la fortuna. La fuga dalla normalità di un buon vino

alla conquista della tappa e della leadership di una grande etichetta. La maglia rosa si conquista – anche nella vigna – solo dopo tanto pedalare e con l’esperienza. Con talento e serietà. Oggi, come ieri, si comincia anche da giovani. Del resto un Giro, un Tour mica si vince per caso. Come un grande vino sa farsi attendere. Mai per l’uno o l’altro il Sommelier | n. 1 - 2016

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mestiere vince l’improvvisazione. Non vale barare. Poi ci vogliono soprattutto: umiltà, pazienza, semplicità. E chi vince, brinda. Quasi sempre con le bollicine. Anche se un tempo i ciclisti eroici si facevano in casa ‘la borraccetta’ che era anche solo con la Barbera e un po’ di alcol in più se faceva freddo e pioveva e nevicava come sul Bondone quell’anno. “Era il 1956”, ti

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racconta ancora Pietro Nascimbene da Montalto Pavese, l’ultimo gregario di Coppi, che viene anche lui in una valle del vino che ha tipicità anche nel nome: Valle Versa. C’è un Giro fra le regioni del vino che le tocca un po’ tutte con cognizione di successo: Piemonte, Lombardia, Toscana, Veneto, Abruzzo, Friuli, Trentino Alto Adige, persino le isole! Ci

sono tappi e bottiglie da scoprire ovunque. Ecco i collegamenti. Che partono dalla storia, dal mito. Da Fausto Coppi, dalle Vigne Marina Coppi, a Castellania, sui Colli Tortonesi, dove il nipote di Fausto il Campionissimo, Francesco Bellocchio, si è fatto vignaiolo come voleva il nonno… “Ho dovuto ricomprarmi pezzo dopo pezzo le vigne e non è stato facile –


racconta il vignaiolo piemontese – ma che soddisfazione quando, a Roma, all’Hilton, assediato dal gotha del buon vino dei ‘Cinque Grappoli di Bibenda’, abbiamo organizzato una degustazione verticale (5 annate di fila) con la nostra Barbera I Grop e soprattutto con il nostro pupillo Il Fausto. Mi sembra di sognare”. Per la cronaca, Il Fausto, il Campionissimo dei Colli Tortonesi, è un bianco elegante e complesso, da uve di Timorasso, vitigno autoctono. Una grande ritorno al passato valorizzato da un giovane vignaiolo (43 anni e 11 vendemmie sulle spalle) come Francesco. Come iniziano ad essercene. Anche nella giovane Italia dove qualche volta si torna a fare fatica. Per la maglia rosa. Da Coppi a Bartali: non tutti sanno che Ginettaccio andava a visitare le cantine della famiglia Moser di Palù di Giovo, per conoscere i segreti delle bollicine. Adesso

i rinomati Trentodoc farebbero impazzire il finto burbero campione toscano. Ora, giusto per fare un esempio appunto a due ruote e da record, il Maso Warth dei Moser a Gardolo di Trento è conosciuto per il suo metodo classico da primato: si chiama 51,151, la cifra sovrumana fatta segnare 30 anni fa su una bici “monstre” da Francesco Moser a Città del Messico, primo uomo a superare i 50 km orari, capace di battere il Cannibale Eddy Merckx. Il buon ciclismo come il buon vino lo fanno però anche i gregari ed ecco che arriva e non è da poco, il prosecco “del gregario doc”, quello di Marzio Bruseghin che sceso di bici si è dedicato alla sua collezione di asini e soprattutto alle vigne, con l’Azienda Agricola San Maman di Vittorio Veneto Marca Trevigiana. La serie A delle due ruote vitivinicole può solo continuare passando dalla Vini Caldirola di Missaglia, storica

azienda con più di 100 anni di carriera, da sempre nel ciclismo agonistico sulle maglie dei corridori! Ai vini Fantini Farnese della squadra Nippo Fantini, un’azienda nel cuore dell’Abruzzo. Allo spumante che accompagna i baci delle miss sul podio del Giro d’Italia, magnum molto “gotico” quasi pacchiano, ma certamente da podio: si chiama Astoria, ed è prodotto dell’Azienda Agricola “Tenuta Val De Brun” di Refrontolo, nel cuore della zona DOCG Conegliano – Valdobbiadene. Vino e bici. L’Italia che gira e vince può tranquillamente passare testa alta tra le vigne del suo Belpaese. E a convincerti è proprio Francesco Moser, mito vivente delle due ruote che, facendo ordine nella vigna con il figlio giovane Ignazio (appena sceso dalla Bmc), ti regala un fuorigiri in surplace con una speciale compilation di buone annate di campioni del vino e di terre di vino. il Sommelier | n. 1 - 2016

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Una serie di abbinamenti regionali che è attuale e antica allo stesso tempo e fa così: Sardegna: Fabio Aru /Cannonau; Sicilia: Vincenzo Nibali/Nero d’Avola; Trentino Alto Adige: Manuel Quinziato/Gewürztraminer, Moreno Moser/Müller-Thurgau; Lombardia: Felice Gimondi/Moscato Scanzo; Toscana: Michele Bartoli/Bianco di

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Montecarlo, Franco Bitossi/Chianti Classico, Paolo Bettini/Sassicaia, Diego Ulissi/Bolgheri; Veneto: Davide Formolo/Valpolicella, Elia Viviani/Soave; Piemonte: Fabio Felline/Barolo. Ci sono tutte le regioni che vincono. Campioni da stappare tutti d’un fiato. Uno sprint lungo. Una fuga all’ultimo chilometro di

una delle sue tre mitiche ParigiRoubaix. “Che tanto all’Inferno del Nord o dell’Italia è meglio andarci dopo avere bevuto un buon calice di vino”. Magari Rosé. Olé.


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a cura di Roberto Rabachino

NDtech by Amorim Cork: ®

il futuro è qui

Eliminata la presenza del tricloroanisolo, parassita della quercia da sughero e principale responsabile “dell’odore di tappo”, nemico della buona riuscita di ogni vino.

U

n’innovazione senza precedenti porta la leader indiscussa delle chiusure

in sughero, Amorim Cork, ancora più avanti. Parliamo di NDtech®,

tecnologia di controllo qualità individuale, che rende i tappi in sughero naturale della ditta portoghese i primi al mondo con la garanzia di TCA non rilevabile. Grazie ai progressi della conoscenza scientifica e dell’innovazione tecnologica Amorim ha eliminato la presenza del tricloroanisolo, parassita della 14

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quercia da sughero e principale responsabile dell’odore di tappo, nemico della buona riuscita di ogni vino. Una svolta epocale, grazie all’attività ed agli investimenti operati in cinque anni di lavoro intenso nel reparto Ricerca e Sviluppo, in collaborazione con una ditta di Cambridge (UK) specializzata nel settore. La tecnologia di screening ad alta precisione riesce a rilevare la presenza di una molecola con un grado di 0,5 nanogrammi di

TCA per litro (parti per trilione), automaticamente rimossi dalla catena produttiva. Il livello di accuratezza necessario a soddisfare questo standard è impressionante, per rendere l’idea basti pensare che è come individuare una goccia di acqua in 800 piscine olimpioniche! Oltre alla qualità, un altro fattore esclusivo è la velocità: questo tappo è l’ultimo passo verso la realizzazione di un sistema di cromatografia rapida senza precedenti, che riesce ad


analizzare ogni singolo pezzo in 20 secondi, superando i tempi delle macchine esistenti, che generalmente avevano bisogno di 24 ore di macerazione e 14 minuti di verifica ogni 50 tappi. Fino ad oggi la spietata lotta dell’azienda al TCA l’aveva portata a realizzare sistemi di elevata qualità, che combinavano la ricerca della perfezione al mantenimento delle caratteristiche tecniche del sughero, tra cui la peculiarità di trasferire sostanze volatili fondamentali per lo sviluppo

armonico del vino. Dopo il successo del sistema R.O.S.A.® nel 2004, che consentiva l’eliminazione delle tracce di TCA dalla granina, sviluppato poi anche per i tappi come R.O.S.A. Evolution®, che garantiva l’abbattimento dell’80% del livello della sostanza, i ricercatori del gruppo hanno voluto fare un passo avanti nella lotta al “sapore di tappo” con R.O.S.A. High Tech®, il completo aggiornamento dell’impianto per massimizzare l’effetto benefico del vapore, andando ad estrarre

ancora più in profondità le sostanze volatili dannose, ma mantenendo la matrice sughero intatta. Quanto si ottiene oggi con NDtech® è più ancora, è la soluzione definitiva, efficace al 100%: un risultato unico nel settore. La verifica tappo-per-tappo a livello massivo si inserisce all’inizio del ciclo di produzione, in quella che è una filiera molto rigorosa. L’industrializzazione di questo sistema, in grado di misurare il TCA nello stato gassoso e non più il Sommelier | n. 1 - 2016

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Carlos Santos credits Vettorato

con estrazione in soluzione liquida come veniva fatto in precedenza, rappresenta la nuova frontiera della qualità. Nessun produttore di tappi in sughero naturale è mai stato in grado di assicurare una procedura di controllo qualità che riesca ad eliminare il TCA e che al contempo mantenga ogni singolo tappo in uno standard specifico. Amorim diventa il leader mondiale anche in questo processo. NDtech® è una tecnologia preziosa, che rende il migliore tappo in sughero del mondo, oggi, ancora più 16

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straordinario, eleggendolo a chiusura del vino per eccellenza del XXI secolo. L’azienda raggiunge una performance sensoriale inedita per il mercato, ma anche e soprattutto per ciò che i clienti dei suoi clienti vogliono. I produttori di vino potranno usare il sommo sovrano delle chiusure con un livello di garanzia senza precedenti. Una rivoluzione industriale e tecnologica internazionale, un prodotto che è il sogno di una vita per chi,

come il gruppo portoghese, da sempre sceglie di applicare le più avanzate avanguardie tecnologiche a un elemento naturale e meritevole di tutto rispetto, in ogni singolo dettaglio: il sughero. Un’avanguardia totale che ora e grazie ad Amorim è al pieno servizio dei mercati vitivinicoli mondiali, tra cui quello italiano. Abbiamo rivolto qualche domanda all’a.d. di Amorim Cork Italia, Carlos Santos, che ci ha illustrato la panoramica nazionale.


Il mercato italiano è pronto per capire la portata di questa innovazione? L’Italia, con la sua grande storia di vini, aspettava da anni una soluzione del genere. Il sughero è la miglior chiusura per il vino, ora questo diventa innegabile: con NDtech® la remota possibilità di trovare una bottiglia alterata dal gusto di tappo viene totalmente eliminata. Offriamo una garanzia importante e totale alle cantine che lo richiedono: tappi controllati singolarmente.

Il prezzo sarà più alto? Certamente, un leggero incremento di prezzo è inevitabile a fronte della precisione scientifica offerta

in ogni singolo prodotto. È anche vero che, paragonato a quella che potrebbe essere la gestione di un reclamo, incide davvero in termini minimi a bottiglia.

Rispetto a un tappo normale, come cambia l’esperienza che offrite al produttore?

unica. Il sughero naturale offre un’eccezionale capacità di creare perfezione e valore aggiunto per i vini. La grande novità è stata presentata a livello universale nella seconda metà di febbraio e ora punta a un obiettivo ambizioso almeno quanto il progetto: arrivare a fine 2016 con la produzione di 100 milioni di tappi, verificati 7 giorni su 7, 24 ore al giorno.

Amorim Cork Italia rappresenta oggi la scelta più affidabile per il mercato della vinificazione. Intendiamo continuare su questa linea, con una proposta in continua crescita di qualità e servizio. NDtech® è un alleato ulteriore, unico ed imbattibile, che rende estremo il livello di sicurezza dei nostri prodotti. Avrà una prestazione tecnica dalla performance sostenibile

2° Master Management delle Aziende Vitivinicole

Completando l’offerta formativa nel settore Food&Wine e alla luce del successo della prima edizione, la Business School del Sole24ORE organizza a Milano il prossimo autunno il 2° Master Management delle Aziende Vitivinicole, a partire dal 28 ottobre per 12 giornate formative infrasettimanali. L’obiettivo del percorso è formare imprenditori, manager e consulenti del settore vitivinicolo trasferendo loro competenze specifiche di management per una gestione efficiente dell’attività aziendale, sotto il profilo della previsione e del controllo dei costi, delle strategie di posizionamento e di sviluppo commerciale in Italia e all’estero e dei metodi di distribuzione e logistica specifici delle varie tipologie di business. La docenza è affidata a manager, consulenti e professionisti del settore. Per ulteriori informazioni consultare il sito www.bs.ilsole24ore.com oppure scrivere a roberta.lazzara@ilsole24ore.com

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di Giorgio Pennazzato, Presidente Emerito FISAR

è importante che il consumatore si avvicini al vino attraverso la “conoscenza” del valore di questo prodotto, tipico e unico, strettamente legato al territorio ed al gusto italiano.

Il bere consapevole attraverso l’educazione, l’istruzione e la cultura

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D

al luglio 2015 la nostra associazione è entrata a far parte, com’è noto, della Consulta Nazionale del Vino Italiano (Co.N.V.I.), organizzazione composta dalle principali associazioni enoiche (tra cui ONAV, AIS, Le Donne del vino, Slow Food, ….) sorta per costituire un valido riferimento del mondo del vino, a favore delle istituzioni e del consumatore. Si vuol cambiare l’immagine del vino=alcol=sballo=incidente, in modo che le istituzioni pubbliche ci invitino al tavolo di consultazione quando trattano e legiferano sul vino, superando il limite di avere come soli interlocutori “Altro consumo” o “Associazione vittime della strada”, associazioni più che rispettabili, ma con visioni a senso unico. È importante inoltre che il consumatore si avvicini al vino attraverso la “conoscenza” del valore di questo prodotto, tipico e unico, strettamente legato al territorio ed al gusto italiano. E tale risultato va ricercato già nel percorso scolastico come avviene negli altri paesi dell’unione europea. Ecco allora che una delle più interessanti iniziative intraprese da Co.N.V.I., a testimoniare coi fatti i suddetti obiettivi, è quella de “IL BERE CONSAPEVOLE”, una serie di incontri dedicati agli alunni dell’ultimo anno dei corsi superiori: Licei Classici e Scientifici, Istituti Tecnici Professionali, Istituti Alberghieri. Grazie alla sensibilità delle Maestranze Scolastiche della Provincia di Brescia, in primis il Provveditore dott. Mario Maviglia e l’assistente Ida Zappella, si sono tenuti in novembre/dicembre i primi sei incontri – cui ha partecipato attivamente anche un docente F.i.s.a.r. – centrati

sulla storia e sulle caratteristiche del vino, espressione dell’uomo “faber” e della cultura italiana. Ad essi hanno partecipato più di 200 alunni ad incontro, attenti e interessati alla storia e alla genesi del vino. La parte storica ha preso in esame le origini della vitis vinifera sativa (=coltivata), connessa con l’evoluzione dell’uomo da nomade a stanziale (circa 6.000 anni a.C.). Pertanto il racconto è iniziato col mito sumero della bella Siduri, che sulla riva del mare offre una coppa d’oro, col primo vino della storia, al disperato Gilgamesh alla ricerca dell’immortalità. Si è poi passati agli Egiziani, che consideravano il vino come un dono degli dei e una valida medicina; si ricorda la

tomba di Tutenkamon, il faraone morto misteriosamente a soli 19 anni e accompagnato nel suo viaggio d’oltretomba da 36 anfore vinarie, riportanti la zona di origine, l’anno di produzione e il nome del vinificatore: una prima forma di DOCG! Per gli Ebrei la promessa di vita, stabilita con Noè dopo il diluvio, culmina con la grande alleanza tra Dio e gli uomini suggellata nel sangue di Cristo: simbolo di tale patto è proprio il vino. I Greci invece furono grandi consumatori di vino e fautori del “simposio”, il banchetto che si sviluppava con grandi bevute tra intellettuali amici per parlare di arte, cultura e politica e arrivare alla “verità” (in vino veritas!).

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Il merito della diffusione del vino nel Mediterraneo spetta comunque ai Fenici e ai Cartaginesi, grandi navigatori che ne fecero uno dei prodotti più importanti degli scambi commerciali di quell’epoca, varcando addirittura le colonne d’Ercole, lo stretto di Gibilterra, per arrivare in Guinea. In Etruria, l’attuale Toscana, gli Etruschi onoravano Fufluns (Bacco), il dio del vino, che entrava nell’animo umano, garantendo così in anticipo una sorte felice nell’aldilà. E infine Roma, che portava coi suoi legionari nelle terre conquistate la vite, simbolo della civiltà romana, in contrapposizione alla birra, tipica espressione del bere barbaro. Uno dei motivi di successo dell’iniziativa è stato il ricorso, da parte dei docenti, ad un linguaggio adatto ai giovani, alternando la storia con piacevoli aneddoti e riferimenti. Si è così parlato dello spritz degli Etruschi (= vino forte e orzo, mescolati a miele, con una… grattatina di formaggio pecorino!) e anche dello “ius osculi” (quando un nobile romano si sposava, il parentado aveva il diritto di baciare la sposa per appurare che non “sapesse di vino” altrimenti questa poteva essere ripudiata e 20

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anche uccisa … ma Agrippina, da abile donna, sfruttò il bacio con il potente zio Claudio per farlo innamorare e se lo sposò non appena sbarazzatasi del marito) e ancora della preveggenza di Virgilio, che nella seconda Georgica esalta l’Etruria per “… il suolo grasso e ricco di fecondi umori e il campo coperto d’erba, fertile e ubertoso … (che) ti offriranno un giorno viti rigogliose e fluenti di molto Bacco ...” ad anticipare i “supertuscans” col Sassicaia. È stata apprezzata in modo particolare la seconda parte dell’incontro, dedicata alla “poesia del vino”, che offriva una particolare visione delle sue componenti. L’acino è costituito dalla buccia e dalla polpa. Nella buccia albergano i LIEVITI, responsabili poi della fermentazione alcolica, ma anche altre componenti, che si ritrovano nel mosto, quali ad esempio l’Aldeide benzoica, l’Acetato di isoamile e l’Acido Fenilacetico. Cosa sta dietro a questo arido elenco chimico? L’aldeide benzoica non è altro che l’aroma di mandorla, l’acetato di isoamile è il profumo di banana, l’acido fenilacetico è l’odore del miele. Ciò significa che nel corso

dei millenni, il grappolo d’uva è rimasto esposto all’aria, al vento, agli odori vaganti nell’aria e provenienti da campi e piante vicini. È presumibile che qualche molecola di tali elementi si sia incuneata nel DNA della vite. E allora il grappolo ha acquisito e fatto in parte suo la fragranza della rosa, il profumo del melo e del pesco, l’odore del peperone, il bouquet della violetta… La buccia del chicco d’uva ha assorbito l’ambiente… Spostando la nostra attenzione alla polpa, riscontriamo che è ricca di contenuti succhiati dal terreno. Le radici della vite, specie in certi contesti «eroici» si spingono sottoterra per decine di metri, per trovare ancoraggio e nutrimento. E allora succhiano dal suolo la «storia» che vi è rimasta impressa nei vari strati, depositati uno sopra l’altro. Le radici vanno a pescare il terreno più antico, ricco di sedimenti marini, poi lo strato morenico di un ghiacciaio, e ancora il terreno che ricorda i resti di un incendio, gli accumuli pressati di foglie e funghi, i residui di una alluvione … Questi fluidi «storici» vengono assorbiti e trasportati su su … E nella polpa dell’acino troviamo la sapidità dei


sali, la ricchezza dei minerali, il gusto di terra, il sentore di bruciato. Quando matura il momento per accostarsi al vino, occorre comportarsi in modo che sia un bell’incontro e non una banale bevuta. Anche nella vita umana si sa quanto importanti siano i «preliminari», per meglio conoscersi e apprezzarsi. Per il vino va usata la stessa sequenza prima di consumarlo. Bisogna conoscere questo personaggio, frutto del lavoro, duro e impegnativo, del vignaiolo; questa espressione storica del territorio. Si pensi al modo ideale di visitare una Mostra di quadri. Per apprezzare un’opera d’arte occorre guardarla, interpretarla, capirla, valutarla, magari aiutati da un critico esperto. E il vino è un’opera d’arte, è

un’espressione dell’ingegno e della sensibilità dell’uomo. Per apprezzarlo e valutarlo davvero (indirizzati magari da un Sommelier!), occorre dapprima guardarne il colore (indice di età e purezza del vino) e poi sentire al naso gli odori di fiori bianchi, di erba, di frutta acerba o matura o secca, di crosta di pane, di caffè o cioccolato, creandoci un «archivio» aromatico per riconoscere la tipologia di vino che si sta gustando. La bevuta è solo la parte conclusiva e si esaurisce in poco tempo, giusto per completare la descrizione enoica con le sensazioni che si provano in bocca. Ma «il buono e il bello» lo si è «degustato» col naso! Il prodotto vino non deve essere visto perciò come un concentrato

di alcol, ma come un armonioso composto di numerosi elementi di cui l’alcol è solo una minima parte. L’insieme di questi elementi rappresenta infatti un giusto mix per un prodotto sano e soprattutto salutare se assunto in dosi moderate, e magari in abbinamento al cibo. Questo è il messaggio conclusivo lasciato ai giovani studenti. Gli incontri proseguiranno nei prossimi mesi toccando il vino dei Longobardi, di Carlo Magno, dei castelli feudali e delle Abbazie, passando poi al vino del Rinascimento per approdare all’Ottocento del grande Verdi e di altri geni musicali, amanti del buon bere. La stessa sequenza di incontri verrà ripetuta via via nelle altre regioni, a partire dal Veneto, per toccare tutta l’Italia, Enotria, la terra del vino!

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di Roberto Rabachino – Fotografie inviate da Sandra Maria Trucolo

RIO de Janeiro, non solo la sede delle Olimpiadi 2016 ...

R

io de Janeiro (che significa Fiume di gennaio in portoghese),

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del Brasile dopo San Paolo e fu la capitale della nazione dal 1763 fino al 1960, dopo Salvador da

detta anche la Città Meravigliosa,

Bahia e prima di Brasilia. Oggi la

è la capitale dell’omonimo stato

popolazione residente supera i 6

confederato. Rio è la seconda città

milioni di abitanti.


I Giochi della XXXI Olimpiade si terranno a Rio de Janeiro, Brasile, dal 5 al 21 agosto 2016. La città brasiliana diventa la prima sudamericana ad ospitare un’edizione dei Giochi olimpici estivi. La città offre una cucina unica. I vini brasiliani sono considerati tra i migliori del Sud America e non solo.

La città è famosa per le

sul monte Corcovado, per il Pão

all’interno di un’area urbana, la

sue attrattive turistiche

de Açúcar (Pan di Zucchero),

foresta di Tijuca.

tra cui: le spiagge

con la sua funivia, e per il suo

Anche se il suo peso economico

di Copacabana e Ipanema, per la

annuale carnevale, il più celebre

è inferiore a quello di San Paolo,

gigantesca statua liberty di Gesù,

al mondo. Rio de Janeiro contiene

la città di Rio è la seconda più

chiamata Cristo Redentor situata

anche la più grande foresta

grande città del Brasile e il il Sommelier | n. 1 - 2016

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secondo centro economico del paese. A pochi chilometri dalla città si concentrano alcune tra le maggiori riserve di petrolio del paese, e la città è specializzata nei settori della metallurgia, dell’acciaio, della meccanica, della chimica, degli alimentari della carta, dell’estrazione dei minerali e della cantieristica. Rio de Janeiro è inoltre la principale destinazione

turistica del paese, attraendo sia turisti stranieri sia brasiliani, e quindi il settore turistico è molto più sviluppato che in qualsiasi altra città brasiliana. Oltre che da una rete di autobus, molto capillare, la città è servita anche da una metropolitana composta da due linee, aperta nel 1979; mentre i collegamenti con la regione metropolitana, sono

assicurati da una rete ferroviaria locale. A Rio de Janeiro c’è anche un’antica e numerosa comunità di origini italiane. Gli italiani che emigrarono a fine Ottocento a Rio de Janeiro erano per lo più meridionali, in particolare dalle province di Cosenza, Potenza e Salerno, e in numero minore, anche Napoli, Caserta e Reggio Calabria.

Ristoranti Rio de Janeiro ha molti eccellenti ristoranti da offrire, dimora di grandi chefs. Ecco quattro tra i ristoranti più frequentati (fonte: sognandodobrasile.com) dove troverete un’assoluta qualità al giusto prezzo (e una buona carta dei vini). Per una sicura ed affidabile guida in portoghese ai ristoranti e non solo di Rio, scaricate gratuitamente la “Guia Rio de Janeiro - 100 dicas Slow Food” a questo link: www.slowfoodbrasil.com/guia-rio

Lokau - Av. das Américas, 1406614500 - Recreio dos Bandeir

Se siete amanti dei piatti a base di pesce, in particolare dei frutti di mare, il luogo adatto al vostro palato risponde al nome di Lokau: si tratta di uno dei ristoranti più frequentati ed apprezzati della città, famoso per la qualità e la creatività dei piatti di mare che propone. In un ambiente colorato ed elegante, la cucina del Lokau è pronta ad offrire anche ottimi piatti di carne alla brace. Conta su una fornita carta dei vini e sull’ambiente animato quasi sempre dalle note della musica dal vivo. Il costo è di 35 euro.

Antiquarius - Rua Aristides Espínola 19 – Leblon

È uno dei locali più famosi ed eleganti di Rio de Janeiro. Accogliente e caratterizzato da un servizio eccellente, questo ristorante mette a disposizione una cucina raffinata, animata da piatti elaborati che riescono ad incarnare una felice miscela delle tradizioni culinarie portoghese e brasiliana. Ottima carta dei vini. Per quanto riguarda il rapporto qualitàprezzo, dipende dai punti di vista e dalle aspettative: il cibo è di alto livello e il prezzo medio non inferiore ai 70 euro.

Porcao - Av. Armando Lombardi, 591 - Barra da Tijuca

Parlare di Porcao in Brasile, ed in par-

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ticolare a Rio de Janeiro, vuol dire fare riferimento non ad uno solo ma a più ristoranti che variano nell’offerta e nelle caratteristiche. Tra tutti, qui ci soffermiamo su quello più conosciuto ed apprezzato: il Porcao Barra, situato nel quartiere Barra de Tijuca. Più che nella categoria dei ristoranti, Porcao rientra in quella delle “Churrascarias”, ed è specializzata nella proposta di carne alla brace, che è la vera specialità del locale. Se siete amanti del barbecue e vi piace mangiare carne preparata in maniera invitante e deliziosa, questo è senza dubbio il posto che fa per voi. Il costo è di 35/40 euro.

Aprazivel- Rua Aprazivel, 62 Santa Teresa

Uno dei ristoranti tradizionali più apprezzati e consigliati di Rio de Janeiro. Se volete provare il meglio della cucina brasiliana in un ambiente gradevole e, soprattutto, senza spendere una cifra esorbitante, questo è il posto migliore che possiate scegliere. Nella bellissima cornice delle colline di Rio, potrete gustare ottimi piatti a base di carne e pesce, e scegliere tra una buona scelta di vini. Il personale è cortese e, generalmente, il servizio è abbastanza veloce, ma nel fine settimana è necessario prenotare. Il prezzo è buono considerando la qualità complessiva dell’offerta. Costo 40 euro.


Vinicola Luiz Argenta, spumante “Brut 48 mesi”

Vini e Spumanti del Brasile Il Brasile del vino e dello spumante è oggi un’assoluta certezza! La produzione di qualità è concentrata principalmente negli stati del Rio Grande do Sul e in quello di Santa Catarina. Le cantine di produzione sono eleganti, moderne e disponibili alla visita. Da Rio de Janeiro si può raggiungere queste zone con un breve viaggio in areo su aeroporti di Florianopolis per lo stato di Santa Catarina e Porto Alegre e Caxias do Sul per il Rio Grande do Sul. Questa è una mia personale carta dei vini e spumanti (per tipologia e ordine alfabetico), quelli a mio giudizio più rappresentati della produzione enologica in Brasile.

Blanc de blanc (100% Chardonnay), metodo champenoise con 48 mesi di permanenza sui lieviti. Semplicemente spettacolare! Il colore è un giallo pallido con evidenti riflessi verdognolo. Perlage fine, lungo e persistente. Al naso si percepisce note di frutti tropicali, crosta di pane, croissant e frutta secca. In bocca una straordinaria acidità, una netta nota minerale e una sorprendente cremosità.

Vinicola Luiz Argenta

Vinicola Don Giovanni, spumante “Dona Bita Brut”

Chardonnay e Pinot Noir con 70 mese di permanenza sui lieviti. Grande identità, grande eleganza! È un giallo dorato. Perlage fine, continuo di lunga durata. Al naso è estremamente elegante con note di ananas, banana, miele, crosta di pane e croissant e una punta piacevole di vaniglia e cioccolato. In bocca è cremoso, fresco, elegante, con una buona e equilibrata acidità.

Vinicola Don Giovanni

Vinicola Casa Valguga, spumante “Gran Extra Brut 60 meses”

Questo extra brut è la sapiente unione tra lo Chardonnay (80 % di cui una piccola parte passa in legno per 12 mesi) e il Pinot Noir per la parte rimanente vinificato in bianco. 60 sono i mesi di lievito per questo champenoise. Grande prodotto! Il suo colore è un giallo pallido tendente al dorato. Perlage elegante, fine, persistente e duraturo. Al naso si percepisce nitidamente la frutta esotica, frutta secca, mandorla e spezie. Acidità equilibrata, fresco con un ottimo volume in bocca.

Vinicola Casa Valguga

Vinicola Chandon Brasil, spumante “Passion”

La Chandon Brasil è dal 1973 l’estensione operativa e produttiva della casa Vinicola Chandon Brasil

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Vini e Spumanti del Brasile

Azienda Agricola Pericò

Vinicola Casa Venturini

Vinicola Aurora

madre francese Moët & Chandon in terra brasiliana. Questo charmat è un eccezionale prodotto “costruito” per il questo tipo di mercato. Elaborato con il giusto assemblaggio di varietà tipo Malvasia Bianca, Malvasia di Candia, Moscato di Canelli e Pinot Noir. Un grande e unico spumante che immediatamente piace e diverte! Il colore è un bel salmone rosato. Perlage abbondante, fine e persistente. Al naso si percepisce perfettamente il frutto della passione, la pesca gialla, l’albicocca fresca e petali di rosa. È un prodotto “medio-dolce”, con un’equilibrata acidità, e una persistenza gustativa notevole.

Vinicola Cave Geisse, spumante “Terroir Rosè Brut”

Un rosé prodotto esclusivamente con Pinot Noir, 36 sono i mesi sui lieviti per questo metodo champenoise. È uno dei migliori spumanti rosé che mi ricordo di aver bevuto negli ultimi 10 anni! È un rosa che ricorda molto la ciliegia. Perlage persistente e molto fine. Al naso ricorda sentori di piccole fragole di bosco, mirtilli e ribes. Di buona struttura in bocca, acidità equilibrata.

Cattacini Vinhos, Clos 2014

Vinicola Boscato

Vinicola Don Laurindo

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È un Gewürztraminer pensato da un imprenditore di Rio de Janeiro, Luiz Carlos Cattacini Gelli, e prodotto e vinificato nel Rio Grande do Sul. Si caratterizza per un passaggio di 7 mesi in barrique usate Seguin Moreau. Se siete curiosi provatelo, vi stupirà! Giallo paglia con riflessi che tendono al verde. Al naso note di pesca e petali di rosa. Buona struttura in bocca con una leggera nota di vaniglia. Acidità equilibrata. La Cattacini Vinhos distribuisce i suoi prodotti principalmente nella città di Rio, sia nei ristoranti che nelle enoteche.

Azienda Agricola Pericò, Vigneto 2014

Questo Sauvignon Blanc è contivato a 1300 mt/slm. È senza nessun dubbio uno dei miglior Sauvignon Blanc che ho degustato negli ultimi anni! Colore giallo scarico, brillante. Al naso è una esplosione di profumi: frutta tropicale, pompelmo, foglia di pomodoro e geranio. In bocca è molto persistente, equilibrato e acido con una piacevole retrogusto riconducibile al melone giallo.

Vinicola Casa Venturini, Chardonnay Riserva 2015

Uno Chardonnay in purezza coltivato nella regione della Campanha Gaúcha – RS. Grande prodotto, grande sorpresa! Giallo paglia con evidenti riflessi verdognoli. Al naso è un’esplosione di frutta tropicale, pesca a polpa bianca e fiori di acacia. In bocca è giustamente acido con una lunga persistenza retrogustativa con una piccola nota di mandorla.

Vinicola Aurora, Cabernet Sauvignon “Millesime” 2011

Un Cabernet Sauvignon in purezza, prodotto solo nelle migliori annata, con un passaggio in 12 mesi in botte piccola. Grande vino, grande equilibrio! Colore rosso rubino con riflessi violacei. Al naso frutta rossa matura, prugna, ciliegia matura, cioccolato e tabacco. In bocca è potente, con una importante struttura tannica e una buona acidità.

Vinicola Boscato, Touriga Nacional 2010

Questo Touriga National è trattata in purezza con un passaggio in barrique di 8 mesi. Ottimo prodotto! Colore rubino intenso. Frutta rossa matura, prugna, cioccolato e spezie sono chiaramente percepibili all’olfatto. I tannini sono equilibrati e morbidi, l’acidità è equilibrata.


Vinicola Don Laurindo, Malbec 2013

Questo vino è prodotto in purezza ed è un grande esempio di Marbec prodotto fuori dalla zona classica di Mendoza. Un vino che vi stupirà! Colore rosso rubino molto intenso. All’olfatto profumi di frutta rossa matura, mora, ciliegia e cioccolato. In bocca di percepisce un’equilibrata tannicità, una buona acidezza e una robusta struttura.

Vinicola Guatambu, Angus Tannat 2014

È un Tannat in purezza di grande qualità con un passaggio di alcuni mesi in barrique francese. Elegante e raffinato! Colore rosso vivo con riflessi violacei. L’olfatto riconduce a profumi che ricordano la frutta rossa, la liquirizia e il cioccolato. In bocca i tannini sono rotondi e maturi, l’acidità è equilibrata.

Vinicola Miolo, Terroir 2008

tore di prugna, marmellata di frutta rossa, cioccolato e una lieve sfumatura balsamica. In bocca è un vino di grande struttura, acidità e alcolicità ben percepibile con un tannino mordido e rotondo.

Vinicola Salvador, Gran Baculo 2005

Questo vino è un Cabernet Sauvignon in purezza che non passa in botte. Credo sia l’unico vino in Brasile ad aver numerato ogni singolo tappo. Ogni bottiglia viene registrata con il nome del compratore. 10 anni di vita. Sorprendente! Il colore è un rosso rubino con lievi riflessi aranciati. Al naso si percepisce la frutta rossa matura, ciliegia, mora e un lieve sentore di prugna. In bocca è integro, potente e con ancora una buone base acida.

Vinicola Miolo

Vinicola Santa Augusta, iMorTali 2012

Merlot, presentato in purezza in questa bottiglia, un anno in barrique francese più un anno di bottiglia. Grande vino, grande azienda! Il suo colore è un rosso rubino con caratteristici riflessi violacei. Al naso intenso profumo di prugna, ciliegia, vaniglia e spezie. Tannini eleganti e rotondi, acidità percepibile. Colpisce il suo perfetto equilibrio e la sua persistenza retro-gustativa.

Questo importante e premiato vino biodinamico è prodotto con tre vitigni Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot con un breve passaggio in legno finalizzato a ottenere una corretta polimerizzazione dei tannini. Elegante e raffinato! Rosso rubino con eleganti riflessi violacei. Al naso è pulito, elegante con note di frutta rossa matura e una punta piacevole di vaniglia e cioccolato. In bocca ha un ottimo equilibrio, rotondo, persistente e giustamente acido.

Vinicola Pizzato, Alicante Bouchet 2009

Vinicola Villa Francioni, Michelli 2007

Non è facile vinificare l’Alicante Bouchet, vitigno considerato molto colorante e con la predisposizione all’elevata produttività. I mesi di barrique francese sono 14 prima della messa in commercio. Un vino da provare, vi stupirà! Colore rosso rubino molto intenso. Al naso si percepisce un piacevole sen-

Vinicola Guatambu

Vinicola Salvador

Vinicola Santa Augusta

Il vino degustato è un assemblato tra Cabernet Sauvignon e Merlot affinati separatamente in legno. Ottimo vino! Rosso rubino intenso. Al naso si percepisce i frutti di bosco, la ciliegia e il cioccolato. In bocca è avvolgente, con una buona struttura tannica e una equilibrata acidità. Vinicola Villa Francioni

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testo e fotografie di Jimmy Pessina

Nepal, terremoto del 25 aprile 2015: sbriciolati templi e palazzi, ma il paese è già risorto

Ci sono posti che sembrano nascondere tutti i tesori del creato. Il Nepal, con l’Himalaya, il tetto del mondo, è forse quello che meglio li costudisce.

I

l tempo sembra essersi fermato tra questi pilastri del cielo, che si alzano limpidi sopra le imperfezioni umane. Il giornalista e scrittore Tiziano Terzani lo scelse come rifugio, lo descrisse come sede di tutti i miti, la fonte della vita e della conoscenza, la culla dove nascono tutti i sacri fiumi dell’India. Salire verso le vette non significa quindi conquistarle, ma essere conquistati. Non esiste solo il “mal d’Africa”. Il 25 aprile 2015, una forte scossa di terremoto di magnitudo 7.9 ha colpito il Nepal, un paese formato da tante culture diverse, tutte però abituate a convivere, che convivono da millenni con i sismi. Il terremoto, con epicentro a metà strada tra Kathmandu e la città di Pokhara, il più forte nel Paese negli ultimi 81 anni, ha causato molte vittime, gravissimi danni a edifici

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nella capitale – dove sono crollati alcuni palazzi – e la morte di oltre 1500 persone. Il Dipartimento dell’Archeologia del Nepal dopo alcuni mesi ha però disposto la riapertura nella Valle di Kathmandu di tutti i monumenti patrimonio dell’umanità dell’Unesco che sono stati danneggiati, più o meno gravemente dal sisma. Si tratta di sette monumenti protetti che dal giorno del sisma sono stati chiusi ai turisti e al pubblico in generale. Fra questi, le tre più famose “Durbar Square” nepalesi di Hanuman Dhoka

(Kathmandu), Patan e Bhaktapur, gli stupa buddisti di Swoyambhu e Boudhanath e i tempi Indù di Pashupati e Changunarayan. Le autorità turistiche nepalesi hanno chiesto e ottenuto di poter anticipare la data per inviare un messaggio positivo per ritornare a visitare il Nepal. È un sollievo poggiare di nuovo i piedi sul lastricato di Durbar Square a Katmandu, sono tessere magiche che hanno il potere di diffondere una serenità antica e di riportarti al Medioevo.


Sto per immergermi in una dimensione completamente diversa. Quella, per intenderci, che il Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci ha evocato sugli schermi cinematografici. Dribblo i venditori mattinieri e inizio il pellegrinaggio del Kumari Bahal, un palazzo a tre piani ornato da stupende finestre scolpite dove serpenti, demoni, spiriti e uccelli antropomorfi si affacciano da un’intricata foresta di rododendri e fior di loto a gridare i loro anatemi contro malattie e morte.

Il Kumari Bahal è un palazzo del XVIII secolo come altri di Katmandu, Patan, Bhaktapur, le città reali della vallata. Accanto al palazzo c’è il tempio di Vishnu Narayan, una pagoda a tre tetti sovrapposti, fra le cui travi cerco le sculture che rappresentano la reincarnazione di questo dio della mitezza, della gioia, della compassione. Secondo gli induisti (il 90% della popolazione), nella sua prima reincarnazione Vishnu fu un pesce; nella settima,

Rama (eroe del poema eroico Ramayana), l’uomo trionfatore sulla ragione; tornò ancora come Krishna (eroe del Mahabharata), dominatore dei sentimenti; quindi fu Buddha l’Illuminato, e infine Cristo. Lo aspettano come Kalki, il distruttore del male che attualmente governa la Terra. Il culto buddista e quello induista convivono grazie alla piena tolleranza dei nepalesi, che pregano indifferentemente in qualsiasi tempio mostrando ovunque grande devozione.

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Entrambi le fedi tendono all’“illuminazione”, ovvero al momento in cui, presa coscienza dello scibile, si raggiunge la consapevolezza che tutti e l’Uno sono la stessa cosa. Per gli induisti molte vite sono necessarie a raggiungere la conoscenza, ma ai buddisti basta conoscere la verità e praticarla con “compassione” – termine buddista che significa “concedersi al prossimo” – per accelerare i tempi e raggiungere il Nirvana nel breve termine di un’esistenza fisica. In Ganga Path i mercanti vendono merci di ogni sorta; in Johhen Tole, che tutti conoscono come Freak Street, la via dei drogati, gli hippy non ci sono più da molto tempo.

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Dal 1973 la droga è fuori legge e qui ora si vendono ricami, statue di legno, maschere e marionette. A nord cominciano i vecchi quartieri di Newar, dipanandosi in una via stretta dai muri letteralmente coperti di oggetti d’artigianato. Magliette con le scritte minuziosamente dipinte, sciarpe e coperte in


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pashmina. I negozi sono minuscoli, stracolmi, c’è posto solo per un commerciante accovacciato. Alle spalle di un incantatore di serpenti, seduto nel bel mezzo della strada, c’è l’incredibile ingorgo pedonale del mercato di frutta e verdura di Asan Tole. Al tempio di Annapurna mi accorgo che il biossido di carbonio dei mille motorini ha preso il posto dell’ossigeno frizzante dei 1500 metri. La valle di Kathmandu non è grande: 20 per 25 chilometri accolgono preziose città che ingioiellano i campi rubati alla montagna; una diversa dall’altra e con un carattere proprio. Patan, o Lalitpur, “città della bellezza”, comunque la si chiami rimane il più antico centro buddista. Da una terrazza in Mangal Bazar la vista si apre sui cotti della piazza ancora medievale: fa accapponare

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la pelle. La guida mi conduce al tempio di Taleju, poi sulla piazza, in altri templi di cui non serve sapere il nome né a chi sono dedicati. La cittadina di Bhaktapur si trova a dieci chilometri più a est, oltre le risaie terrazzate e un bosco di conifere. La chiamano Bhadgaon, la “la città dei devoti”, ed è stata fondata nel XVI secolo. Non è cambiato molto da allora, ma la foresta di templi s’è notevolmente ridotta e, dall’alto d’un elegante pilastro, re Bhupatindra Malla, nell’eternità dell’oro che ricopre la sua statua, sembra soffrire ancora per i danni arrecati dal terremoto del 1934. Tra il palazzo reale restaurato e il quattrocentesco palazzo dalle cinquantacinque finestre in filigrana di legno c’è una porta d’oro: si tratta dell’ingresso dei templi di Taleju e della Kumari. Non è possibile entrare, ma resta

accessibile il bel giardino con la vasca dei grandi cobra di pietra. Chiude la piazza il tempio più antico della città. È il locale santuario di Pashupati, forma benigna di Shiva. A Bodnath siamo nel principale centro buddista della valle. C’è un immenso stupa dove si offrono devozioni e pensieri, mentre si gira intorno al mandala tridimensionale. Prima di lasciare la valle, salgo allo stupa più antico, quello di Swayambunath. Dicono che sia stato costruito da Manjustri, il “protettore del sapere”. Cercava l’origine di una luce azzurra e vide che esalava da un fiore di loto galleggiante su un lago. Riconobbe nel fiore il Buddha primevo e, per meglio venerarlo, tagliò le montagne con la spada fiammeggiante. In questo modo le acque del lago defluirono, dando origine alla valle di Kathmandu.


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*contenuto di TCA rilasciabile al di sotto del limite di quantificazione di 0,5 ng/l; analisi effettuata in conformità con la norma ISO 20752.


a cura di Roberto Rabachino – Fotografie Ufficio Stampa Slow Food

Carlo Petrini

passato presente e futuro di Slow Food

Intervista esclusiva 34

il Sommelier | n. 1 - 2016


Carlo Petrini mi parla con grande entusiasmo e coinvolgimento, ha una forza incredibile. Non si spiegherebbe altrimenti come, pur con un’idea geniale, un gruppo di amici partendo da Bra abbiano esportato una filosofia, uno stile di vita che oggi costituisce una rete di attività, di azioni che coinvolge 170 nazioni.

“V

iaggiare con gli occhi della curiosità e la voglia di conoscere le cose e le persone ti porta a fare incontri essenziali per la propria crescita, sono la linfa per nuove idee”. Con queste parole vengo accolto da Carlo Petrini a Pollenzo tra le mura che furono dei Savoia e che ora ospitano l’Università di Scienze Gastronomiche, una delle sue tante creature. “Sono arrivato ieri sera da Los Angeles, è stato un viaggio impegnativo ma molto interessante durante il quale ho conosciuto i migliori produttori alimentari degli Stati Uniti incontrati alla Good Food Awards. Ho fatto lezione all’Università di Berkeley e ho incontrato i ragazzi californiani che si sono laureati qui. Stare con i giovani è per me sempre molto stimolante”. Dopo questa premessa, frutto di un colloquio tra amici, l’intervista esclusiva a Carlo Petrini.

Sembra quasi impossibile pensare che negli Stati Uniti ci siano persone che si sono laureate a Bra. è sicuramente un riconoscimento per il lavoro di Slow Food e Carlo Petrini, ma è anche un fiore all’occhiello dell’Italia. L’Università di Scienze Gastronomiche è stata fondata nel 2004 ed è stata riconosciuta dal

Ministero dell’Istruzione dal 2005. Sono circa 1500 provenienti da 75 Paesi del mondo gli studenti laureati o diplomati ai master mentre in questo momento studiano a Pollenzo poco meno di 500 ragazzi. Insegniamo le materie più varie: dall’antropologia, all’economia passando per il diritto o la sociologia. La gastronomia rappresenta un sistema complesso che non si insegna solo tra i libri, tant’è che a fare la differenza in questo Ateneo sono i viaggi didattici in cui gli studenti hanno la possibilità di incontrare produttori, studiosi, intellettuali di tutto il mondo.

Accanto al corso di laurea tradizionale l’ateneo offre numerosi Master. Master che cercano di interpretare al meglio le richieste di lavoro del complesso mondo che gira intorno al cibo. Tra questi ne abbiamo attivato anche uno dedicato al vino in cui viene raccontata tutta la complessità di approcci che riguarda questo mondo. Perché il vino è un fenomeno culturale, prima ancora che di consumo. Obiettivo? Creare i wineteller che devono avere la capacità di parlare del vino a tutto tondo, superando le immagini a compartimenti stagni che spesso restituiscono coloro che si occupano nello specifico di marketing, degustazioni, produzione o tecnologie enologiche.

Una grande scommessa da vincere per il comparto vino del nostro Paese.

E noi della F.I.S.A.R. sappiamo quanto ce ne sia bisogno. Slow Food è stata sempre attenta al mondo del vino e alle sue evoluzioni: un mondo così eterogeneo ma che condivide grandi valori. Il primo capitolo del libro “Cibo e libertà” si apre con il paragrafo In principio fu il vino. La storia di Slow Food è intimamente legata a questo mondo. Noi nasciamo nel periodo più buio dell’enologia italiana, il 1986, l’anno del metanolo e abbiamo partecipato alla rinascita di un settore in continua evoluzione.

Qual è il presente? Stiamo assistendo a un cambiamento epocale. Da una parte esistono delle denominazioni e dei brand (Barolo, Brunello, Amarone, Prosecco) che vendono alla grande in tutto il mondo e c’è una rincorsa ad aumentarne le quantità prodotte. Dall’altra, invece, ci sono territori di grande valore e vitigni storici (Dolcetto, Barbera d’Asti, Greco di Tufo, Fiano di Avellino) che stanno soffrendo una crisi apparentemente senza fine. È un peccato che il mercato del vino sia così frammentato e che viticoltori che mettono uguale passione e conoscenza subiscano un trattamento tanto differente. Sarebbe bello che da una parte il Sommelier | n. 1 - 2016

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la critica e dall’altro chi si occupa di commercio e comunicazione riuscisse a far comprendere al mondo che l’Italia non è solo Barolo e Brunello. Anzi, il futuro dell’Italia si giocherà moltissimo sulla possibilità, unica a livello mondiale di presentare una biodiversità di denominazioni, vitigni e territori che non ha pari in tutto il pianeta. Dovrebbe esserci più collaborazione. Come sta avvenendo tra le nostre associazioni. Si tratta di una partnership che, partendo dagli eventi Slow Food, oggi è arrivata anche alla realizzazione editoriale della guida Slow Wine. Mai come in questo caso lo spirito di collaborazione e l’unione delle energie possono dare risultati importanti andando ad arricchire di differenti esperienze e idee il gruppo storico di redattori della nostra guida.

Da un’idea geniale di un gruppo di amici partiti da Bra esportando una filosofia, o meglio uno stile di vita che oggi costituisce una rete di attività, oggi le nazioni coinvolte sono 170 nazioni. Il percorso è stato lungo e articolato e in continua evoluzione. Dalla tutela del diritto al piacere del cibo, contro l’omologazione dei sapori, attraverso un approccio nuovo alla degustazione, il “camminare le campagne” e il susseguirsi di scandali alimentari e disastri ecologici, ci portò alla convinzione che un gastronomo che consuma i prodotti della terra non può restare insensibile di fronte alle tematiche ambientali. La situazione in cui ci trovavamo si può sintetizzare con l’immagine di un treno, con i gastronomi dentro il vagone ristorante a far girare i 36

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bicchieri e a riempirsi la pancia, mentre il treno va verso un baratro e nessuno fa niente per fermarlo. Quel treno era la nostra terra, che va curata, salvata, a partire dal cibo. Era ora di uscire dal recinto di chi “discettava sulle gioie del tartufo”, di uscire dal vagone ristorante. E poi c’è la magnifica rete di Terra Madre. Credo che il progetto dell’Università di Scienze Gastronomiche sia la gemma migliore, insieme a Terra Madre, che ha generato tutto il percorso fatto con Slow Food. Un percorso che ora si arricchisce di nuove prospettive e che è ben al di là da finire.

Come pensate di festeggiare questi primi 30 anni? Stiamo ancora facendo dei ragionamenti. In occasione dello Slow Food Day, tutte le Condotte, le realtà locali dell’associazione, scenderanno in piazza per incontrare le persone proponendo una serie di attività per far comprendere l’importanza delle nostre scelte alimentari. E poi c’è Terra Madre Salone del Gusto che quest’anno per la prima volta si svolgerà

fuori da uno spazio espositivo: è tempo che Terra Madre Salone del Gusto vada incontro a molti più visitatori, che potranno così facilmente conoscere i progetti di Slow Food e della rete di Terra Madre nel mondo, incontrare i produttori, assaggiare ottimi cibi e scoprire modi di produrli rispettosi dell’ambiente e della giustizia sociale, assistere alle molte conferenze e partecipare agli appuntamenti pensati principalmente per le famiglie. Il tutto nella meravigliosa cornice offerta dalla bellissima Torino.

Quindi avete in mente una manifestazione totalmente rinnovata. Ci saranno grandi novità. Pensare al Parco del Valentino come un grande mercato è un bel colpo d’occhio. Mentre le attività di educazione dedicate ai bambini delle scuole e alle famiglie, fiore all’occhiello dei nostri eventi, ospitate al Borgo medievale sono sicuramente molto suggestive. Poi ci saranno nuovi appuntamenti che coinvolgeranno realtà torinesi come il Museo Egizio, il Museo del Cinema e il Mao.


In questi primi mesi abbiamo riscontrato nella città una collaborazione straordinaria e una voglia di fare assolutamente interessanti. Pur con grandi novità, quella del 2016 sarà sicuramente un’edizione zero, perché le potenzialità che può e vuole esprimere la città sono numerose e non possiamo accoglierle tutte, anzi …

Anche qui il tempo vi sta dando ragione. Vent’anni fa siamo partiti con l’avventura del Salone del Gusto, Torino non era la “capitale gastronomica” del Piemonte e il cibo non aveva dignità culturale, mediatica, politica. Oggi è cambiato tutto, Torino è una capitale gastronomica internazionale e il cibo è addirittura stato protagonista di un’esposizione universale, mostrando una dignità che non ha mai avuto. Crediamo comunque che la nostra sfida di dare dignità culturale al cibo, valore ai suoi protagonisti, specie i produttori di piccola scala, e fare educazione alimentare sia vinta. Ora c’è una nuova sfida, che è appunto portare il principio del buono, pulito e giusto a essere percepito come un diritto di tutti, e creare le condizioni affinché ciò inizi a realizzarsi nel concreto.

A questo proposito da poco è uscito in libreria la riedizione di “Buono, Pulito e Giusto” (Giunti-Slow Food Editore). Un titolo storico, che rappresenta in tre parole tutta la filosofia di Slow Food. Cosa significa per voi? Sono molto contento di questa riedizione, rivista e aggiornata, del titolo che dieci anni fa ha dato una scossa politica al nostro movimento e definito meglio l’orizzonte comune a cui tendiamo. “Buono, Pulito e Giusto” è la sintesi di un progetto che mira a un’idea di qualità molto complessa ma molto equa, tutto sommato non difficile da raggiungere. Qualità del cibo, per noi che mangiamo, per la terra che ci dà i suoi frutti e per il popolo di contadini e artigiani che producono. Mentre festeggiamo i trent’anni di Slow Food in Italia crediamo sia importante ripartire da lì, da quello che a tutti gli effetti è il nostro testo fondamentale, già tradotto in una decina di lingue, e cogliere l’occasione per diffonderlo ancor più. Direi che per capire Slow Food, aderirvi o no, simpatizzare o criticare, sia indispensabile averlo letto. Lì c’è tutto. il Sommelier | n. 1 - 2016

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a cura di Roberto Rabachino

Giacomo Tachis

l’enologo che ha firmato la storia del vino di qualità italiano Il suo talento e la sua visione sono diventati una leggenda. è stato uno dei padri fondatori dell’enologia italiana.

L’

enologo con la passione per i libri antichi ha capito prima di chiunque altro che

Scuola di Enologia di Alba. Il suo talento e la sua visione sono diventati una leggenda. è stato uno

i vini, come i cibi, devono prima di

dei padri fondatori dell’enologia

tutto emozionare. Nato in Piemonte

italiana. Molti dicono che è stato il

si era formato nella prestigiosa

migliore di tutti. Ha firmato grandi

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etichette. Se oggi a New York si bevono più grandi italiani che grandi francesi il merito iniziale di questa vittoria è da attribuire a lui. Nei primi anni ’60, infatti, inizia la collaborazione durata 32 anni con le Cantine Antinori, divenendo il loro direttore storico. Nel tempo, il sodalizio TachisAntinori permette di dare vita a una sorta di ‘rivoluzione’ in vigna e in cantina che darà vita al


Tignanello innovando il concetto di vinificazione Sangiovese e unendolo al Cabernet nasce così il primo esempio di Supertuscan. Dopo il Tignanello seguono altri vini ‘famosi’ come il Solaia, nato su terreni ricchi di scheletro (alberese, galestro) con inserti d’argilla rossa, a circa 400 metri sul livello del mare, nel cuore del Chianti classico. “Il Solaia nasce nel 1978, quasi per caso, da una costola del Tignanello. C’era troppo cabernet, quell’anno, e tutto di ottima qualità: perché non vinificarlo a parte? L’intuizione fu di Giacomo Tachis, allora maestro di cerimonie delle Cantine Antinori”, spiega l’enologo Renzo Cotarella. Alla fine degli anni ’60, Tachis inizia anche a lavorare con il marchese Mario Incisa della Rocchetta a Bolgheri, per dare vita a un vino in grado di competere con le migliori produzioni bordolesi: il Sassicaia, il primo vino italiano di una specifica cantina che ha una DOC riservata appositamente. La denominazione

Bolgheri Sassicaia, infatti, la può utilizzare esclusivamente la Tenuta San Guido di proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta in quanto il Sassicaia è un “cru” in Bolgheri interamente posseduto dalla loro tenuta. La bravura di Tachis, dopo aver raggiunto successi in Toscana, lo ha portato negli anni a collaborare con innumerevoli cantine, uscendo dai confini della Toscana per ‘abbracciare’ tante regioni, specialmente Sardegna e Sicilia. “Con la sua scomparsa il mondo del vino perde uno dei suoi più importanti maestri”. Così il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che definisce Tachis un “protagonista indiscusso del rinascimento del vino italiano. Se oggi il vino italiano è riuscito a raggiungere certi traguardi è anche per merito di uomini come Giacomo Tachis e Luigi Veronelli che in anni duri hanno saputo accompagnare il rilancio di questo settore”.

Anche il Vinitaly 2016 ricorderà il grande enologo. “Ci sono uomini a cui tanti devono molto, e Giacomo Tachis è uno di questi – dichiara Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere. Uomo raro, intelligente, colto, umile, ironico, ha scritto le pagine fondamentali dell’enologia e della vitivinicoltura italiane moderne. Interprete acuto delle potenzialità del territorio, ha creato vini straordinari, capaci di far scoprire e valorizzare anche regioni enologiche meno conosciute. A lui ed ai suoi vini, che hanno fatto la storia degli ultimi 50 del vino italiano, Vinitaly dedicherà la più importante degustazione della 50ª edizione. Il racconto di ciò che ha creato lo faranno quei produttori che hanno avuto l’intuizione, il privilegio e l’onore di lavorare al suo fianco – conclude Giovanni Mantovani. Giacomo Tachis ha rappresentato il Rinascimento dei vini italiani e resterà per sempre nella Storia dell’enologia italiana e nei cuori di quanti lo hanno conosciuto”.

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a cura di Alice Lupi

Indicazioni Geografiche e globalizzazione. Espressioni che se messe assieme, come si evince dal titolo, con uno sguardo superficiale, possono sembrare un ossimoro, una contraddizione.

Rapporto 2015 Ismea-Qualivita

Le IG nel mercato globale

I

nvece convergono. O meglio, la seconda ha inizialmente nutrito la prima; oggi hanno bisogno le une dell’altra come si evince dallo studio dei dati che arrivano dal XIII Rapporto Ismea-Qualivita dedicato ad un’indagine socio-economica sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane tra DOP, IGP e STG relativo all’anno 2014. Il documento, quest’anno, riporta una novità: “[…] per la prima volta – ha dichiarato Mauro Rosati Direttore Generale della Fondazione Qualivita – abbiamo voluto analizzare i dati socio-economici del comparto agroalimentare DOP e IGP insieme a quelli del settore vitivinicolo con l’intento di dimostrare il valore e l’importanza strategica, sociale ed economica del settore delle Indicazione Geografiche italiane”. DOP e IGP rappresentano un

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patrimonio da 13,4 miliardi di euro; trattasi di veri e propri driver economici dei distretti territoriali; con l’export che segna un aumento dell’8% rispetto al 2013 e che rappresenta il 21% delle esportazioni italiane di questo settore. è facile così recuperare il filo della matassa: i territori nostrani producono un folto paniere di eccellenze enogastronomiche certificate (805 prodotti iscritti al registro dell’U.E. di cui 282 Food e 523 Wine) che sono richiesti dai mercati internazionali. “Le IG, con il loro sistema di brand, marchiano e definiscono i territori, che cessano di essere espressioni geografiche, per divenire perimetri antropologici, socio-economici, culturali. Questo valore nuovo è il patrimonio unico e non imitabile, che i nostri prodotti portano dentro e

con loro nel mondo” afferma Alberto Mattiacci, Professore dell’Università La Sapienza - Comitato scientifico Qualivita. Anche il comparto vitivinicolo non sfugge a questa descrizione. “La produzione di vini di qualità in Italia – si legge dal Rapporto – è strutturalmente in crescita. Nel 2014 hanno ottenuto la certificazione DOP 13,4 milioni di ettolitri (+7% su base annua)”. Il settore del vino italiano è percepito non solo di qualità ma anche come un comparto florido, che è riscontrabile dai numeri. Inquadriamo la situazione: il totale dei prodotti a marchio DOP e IGP del comparto vino nel mondo (U.E. ed Extra U.E.) sono 1.579 di cui il 33,13% è ricollegabile all’Italia; in altre parole, vantiamo 523 riconoscimenti, di cui 405 DOP e 118 IGP, su una superficie pari a 464mila ettari.


Il vino nostrano di qualità è sempre più gradito dai mercati esteri che hanno fatto segnare in bilancio un corrispettivo pari a 4,3 miliardi di euro (+4% rispetto al 2013). Come è facile intuire, a trainare la produzione di vini DOP è, in primis, il Prosecco che fa evidenziare il suo effetto nell’export tanto che la voce che lo comprende, spumanti DOP, nel 2014 ha realizzato una crescita delle esportazioni del 23% a volume e del 17% a valore (€). Questo si traduce in un grande ritorno economico per la provincia di Verona. Quindi un’interconnessione tra territorio locale e mercato globale. Un’evidenza va fatta: la produzione dei vini di qualità del Belpaese è concentrata nelle regioni: Veneto, Piemonte e Toscana che producono il 60% del totale delle DOP certificate. Nel confronto tra vini fermi, frizzanti e spumanti rimanendo sempre nella voce “esportazione dei vini DOP e IGP” saltano all’occhio con palese evidenza i numeri relativi ai vini spumanti siano essi DOP che in termini di quantità (ettolitri) crescono del 22,7% e di valori (€) registrano un +17,2%, nel confronto tra l’anno 2013 e il 2014, siano essi vini spumanti IGP, che registrano un +30,6% in termini quantità e un +8,1% in termini di valori. Fermo restando che i mercati richiedono la qualità dei nostri vini, cos’altro ha contribuito all’espandersi del mondo dei marchi italiani certificati in modo così significativo? Secondo il Professore Mattiacci si può rispondere tenendo conto di quattro fattori: “Politica: un nuovo modo di guardare le IG e di aiutarle a crescere (es. il Segno Unico The Extraordinary Italian il Sommelier | n. 1 - 2016

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Taste). Economia: nuovi business (es. lo Street Food) che accrescono le fonti di revenue per la produzione. Società: un atteggiamento strutturalmente mutato delle persone verso il cibo (es. l’attenzione alla salute). Tecnologia: digitalizzazione della produzione, della distribuzione e dei consumi (es. Amazon Fresh)”. Ovviamente quando qualcosa funziona, e funziona bene come in questo caso, le menti si ingegnano per trarne profitto impropriamente. Tralasciamo qui l’approfondimento sul fenomeno già noto dell’Italian sounding, ovvero dei prodotti sosia – che colpisce anche il settore del vino – che si cerca di contrastare con misure di controlli serrati e con la creazione del recente segno distintivo del “The Extraordinary italian taste”. “Se il cibo è il bene su cui puntare, bisogna controllare i mezzi di produzione, cioè in primo luogo le terre» scrive Stone Town nell’introduzione del libro di Stefano Liberti “Land Grabbing.

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Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo”. La preziosità della terra e dei frutti che essa produce è oggetto di un fenomeno sempre più galoppante quello dell’accaparramento delle terre, cd Land Grabbing. Dal Rapporto ultimo di Ismea-Qualivita si evince che in meno di dieci anni sono stati accaparrati 36milioni di ettari da parte di investitori (privati, pubblici e semipubblici). Ciò che i businessman vogliono è la terra fertile da potersi approvvigionare. Evidente che essa non è più relegata ad un concetto di mero orto familiare, ma è vista come una forma di vera e proprio affare. L’Agrobusiness è fenomeno da tenere sotto osservazione perché capace di condizionare gli scambi e gli approvvigionamenti, cambiare gli equilibri. Non è certo da dover sottovalutare, nel mondo della produzione delle eccellenze enologiche, lo spettro che si aggira in Europa relativo alla proposta di liberalizzare l’uso dei nomi dei vitigni fuori dalle zone

di produzioni attuali. Se ciò si verificasse: “[…] rischia di provocare un vero e proprio terremoto in un settore – ha affermato Rosati – quello dei vini italiani DOP IGP, in cui le regole fino ad oggi in vigore hanno funzionato bene”. L’Italia ha una ricchezza straordinaria di prodotti enogastronomici di eccellenza che sono dunque croce (es. il problema delle imitazioni) e delizia. I marchi certificati di cui ci fregiamo (in totale sono 805 tra Food e Wine) derivano da una nostra diversità territoriale, assieme alla capacità di “sapere fare”. Un patrimonio prezioso che esportiamo, il quale non solo è richiesto ma anche corteggiato dai mercati internazionali grazie ad una geografia digitale che concorre a renderlo più accessibile: “Tuttavia una cosa è certa; a dispetto dei timori di mcdonaldizzazione del mondo – ha asserito Mattiacci – la globalizzazione ci dice che una cosa, nel mondo, conta sempre di più: il territorio” ovvero l’inimitabilità.


VINITALY PAD 4 E2


di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello Presidente Emerito F.I.S.A.R.

Cupcake:

un piccolo dolce vestito a festa Questa simpatica torta in miniatura è una delle più allegre e piacevoli mode importate dagli Stati Uniti dove, con il tempo, un semplice dolcetto di origine europea ha preso la sua accattivante veste attuale.

O

ltreoceano non c’è ricorrenza che non sia celebrata con un’alzata di cupcake, deliziosi dolcetti assai versatili poiché la loro decorazione, sempre molto vivace e accurata anche nei minimi dettagli, non segue schemi fissi ma si affida alla fantasia di chi li prepara e che viene ispirata dal tema della festa. Agli invitati al pranzo di nozze o di battesimo, per esempio, è destinata una versione in miniatura della grande torta realizzata per l’occasione, così come quando si festeggia un compleanno, una laurea o un anniversario. Un cupcake è però una specie di coccola, un ottimo motivo per offrirlo in qualsiasi momento della giornata, senza bisogno di una specifica ricorrenza, ragione per cui la cupcake-mania si è diffusa rapidamente anche in Europa, e non solo. Questa moda, come altre ugualmente importate dagli Stati Uniti, si può tuttavia definire “di rimbalzo” poiché i cupcake sono dolcetti di origine francese, rivisitati dai Paesi anglosassoni e introdotti poi in America. La loro prima versione è infatti francese 44

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e piuttosto antica e sono i petit fours (piccoli forni), chiamati così perché venivano cotti dopo che il pane era stato sfornato, sfruttando il calore residuo del forno a legna che si andava spegnendo. Il nome attuale risale invece agli inizi del Novecento e deriva dai termini inglesi cup (tazza) e cake (dolce, torta)

poiché si utilizzavano appunto delle piccole tazze come contenitori per la cottura, nome rimasto anche se ormai le tazzine sono state sostituite dai moderni pirottini di carta o di silicone.


La Pasta di Zucchero I cupcake sono spesso rifiniti con riccioli di crema o ricoperti dalla glassa, entrambe colorate preferibilmente in toni squillanti o decisamente insoliti. Ma la decorazione più classica è quella con la pasta di zucchero, un mix assai malleabile di zucchero a velo, acqua e glucosio che si può stendere molto sottile per ricoprire il dolce oppure modellare per ricavare una infinità di soggetti di ogni dimensione. Data la sua versatilità non occorre essere particolarmente dotati in quanto a manualità e perfino i bambini più piccoli possono lavorarla senza problemi. La pasta di zucchero è facile da colorare con gli appositi colori per alimenti, ma è ancora più semplice acquistare quella già pronta, oggi reperibile anche presso i supermercati.

Abbinamento di Nicola Masiello Il cupcake è sicuramente un prodotto poliedrico e molto versatile che può essere gustato sia in veste salata che dolce, ma senza ombra di dubbio esprime il meglio di sé nella versione dolce, senza sottovalutare la sua internazionalità riferita ai tanti modi di presentarlo in ogni angolo di mondo con ingredienti e complementi che lo rendono unico da zona a zona. Noi prenderemo in esame per il nostro abbinamento la versione dolce facendo attenzione a due cose principali: gli ingredienti ed il

colore. Direte voi: cosa c’entra il colore con l’abbinamento?! Ebbene, è questa un’equazione non codificata ma attendibile al 90% per determinare l’abbinamento e che, in fin dei conti, facilita la scelta del vino. Partiamo dagli ingredienti base della ricetta classica che danno come risultato cromatico un colore chiaro, le decorazioni che fanno parte della preparazione saranno tecnicamente anch’esse chiare a base di zucchero o di preparazioni a base di glucosio, o creme al burro chiare o aromatizzate, per arrivare fino alla pasta di mandorle. In tutti questi casi consiglierei in abbinamento vini bianchi, tenendo ben presente la regola dell’abbinamento dolce con dolce e quindi spaziare dai vini a base moscato Docg prodotti nella versione naturale o spumante dell’Astigiano per passare al Moscato Fiori d’Arancio Doc della provincia Pavese che avendo, rispetto al primo, la componente acida più pronunciata ben lega con decorazioni grasse. Sceglierei invece un Recioto di Gambellara Spumante Docg, se ho necessità di pulire la bocca abbastanza velocemente. Parliamo ora di cromaticità scure, questo vuol dire che negli ingredienti possono intervenire per esempio il cacao, il caffè o i frutti

di bosco; anche qui le decorazioni possono essere con crema al burro al caffè, frutti di bosco, ganache al cioccolato o cioccolato. In questi casi la struttura del piatto sale e di conseguenza dovremo salire anche con la struttura e complessità dei vini. Molto interessante risulta l’abbinamento con il vino Marsala che, grazie all’ampio ventaglio di tipologie e classificazioni, ci permette di abbinarlo a 360°, naturalmente sono da prediligere quelli Ambra o Rubino nelle versioni semisecco e dolce fino ad arrivare ad un Garibaldi Dolce; tutto questo prendendo in considerazioni le componenti aggiuntive delle decorazioni. Naturalmente tutti gli altri vini compresi nella fascia del sole sono adatti allo scopo soprattutto il Madeira ed il Porto con le considerazioni di cui sopra. I vini Passiti, i Passiti liquorosi e gli Aleatici fanno lo loro bella presenza sempre in virtù dei parametri gustativi del piatto e specialmente nel campo del cacao/cioccolato. Dove troviamo frutti rossi o di bosco sciroppati, ottimi sono i vini quali Recioto della Valpolicella Doc, Vinsanto Toscano Occhio di Pernice Doc, Refrontolo Passito Colli di Conegliano Docg, un Monica di Sardegna Passito Doc. La variante con decorazione a base di frutti rossi o di bosco freschi, trova sicuramente un ottimo abbinamento con il Brachetto d’Acqui Docg o con il Freisa di Chieri Doc. il Sommelier | n. 1 - 2016

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di Gladys Torres Urday – gladys@torresurday.com

La moglie di coccio e le altre novelle quasi vere

di Donatella Cinelli Colombini – Agra Editrice 5 fiabe per adulti scritte da Donatella Cinelli Colombini e illustrate dal pittore Alessandro Grazi. Fantasia e storia vera, sogni e riflessioni sulla realtà. Un taglio quello della produttrice di Montalcino che rimanda alle fiabe di Calvino e Rodari per il modo giocoso di proporre metafore della realtà, messaggi sotto traccia che mettono in luce i paradossi contemporanei come la convinzione di dominare la natura oppure la mercificazione delle cose più belle e più sacre. I personaggi sono da novella epica: uno chef lupo che è l’opposto dei cuochi televisivi, il folletto Dorian che negli specchi della Fattoria del Colle imbruttisce i turisti meno innamorati della Toscana oppure lo spagnolo Don Garcia, bello e innamorato, che mostra come i miracoli avvengono dove meno te li aspetti. Racconti molto diversi, scritti dal 1999 al 2005 e rimasti nel cassetto finché la voglia di farli conoscere è diventata troppo forte. Pochi i riferimenti ad altri artisti se non l’evidente citazione dell’esercito di terracotta di Giuliano Ghelli per “La moglie di coccio” che dà il titolo al libro ed è la prima fiaba scritta dall’autrice che racconta di una statua di terracotta che magicamente diventa viva grazie a una candela (la luce dell’intelletto) infilata nella testa e fa impazzire il marito Pinocchio con i suoi capricci. Ogni mattina Pinocchio fa rimodellare la statua dai maestri ceramisti di Petroio ma la moglie viene sempre diversa da come la vuole lui. La natura, infatti è più forte dell’uomo e rifugge da ogni costrizione. Fantasia o realtà?

Prosecco on the road

di Andrea Zanfi – SeB Editor On the road per le strade effervescenti del Prosecco, Andrea Zanfi vi accompagnerà in un viaggio beat attraverso le 9 province interessate dalla produzione di questo grande vino italiano, divise tra Veneto e Friuli. Partendo da Piazza Unità d’Italia a Trieste l’autore ci porterà con sé alla scoperta di quello che sta dietro questo giovane e dinamico brand italiano fatto di storia, passione, cura e lavoro. Viaggerà libero e scevro da pregiudizi, in stile kerouachiano, verso le nove province, gli oltre 20.000 ettari vitati, i più di 10.000 viticoltori, i 1.300 circa vinificatori e gli oltre 300 imbottigliatori, che contribuiscono, tutti insieme e ciascuno per la propria parte, a far grande il Prosecco. Un racconto di ciò che di bello si può trovare nel Triveneto italiano, nelle sue splendide città d’arte, nelle valli ricche d’acqua, nelle verdi e rigogliose colline vitate, nelle campagne scrigno delle ville Palladiane, nelle Dolomiti e nei monti possenti come il Grappa, nei piccoli e grandi laghi gioiello. Tutto documentato e svelato al lettore nelle immagini di tre fotografi (Daniela Neri, Stefano Masotto e Francesco Orini) che per mesi sono andati a caccia degli angoli più suggestivi e dei paesaggi mozzafiato delle terre del Prosecco.

1001 vini da bere almeno una volta nella vita

di Francesca Negri – Newton Compton Editore 1001 vini da bere almeno una volta nella vita, più o meno blasonati e scelti dall’infinita carta dei vini della produzione mondiale: partendo dalle 516 etichette dell’Italia, si sconfina nelle regioni vinicole europee (Francia, Spagna, Germania in primis), fino ad approdare in altri continenti (Stati Uniti, Australia, Cile, Nuova Zelanda, Libano, Israele). Un giro del pianeta avvincente, alla scoperta di nettari di Bacco capaci di restare nel cuore e di raccontare storie di uomini e territori in 1001 schede, che rappresentano delle vere e proprie “carte d’identità” dei vini, con tutte le informazioni necessarie per goderseli al meglio: abbinamenti ideali, temperature a cui servirli, curiosità sulla storia delle cantine che li producono. Dalle bollicine ai passiti, passando per bianchi, rosati e rossi: un vademecum indispensabile, per intenditori del buon vino, per chi desidera diventarlo o semplicemente per chi vuole essere sicuro di bere bene sempre senza spendere per forza un capitale.

Fare la spesa con Slow Food

Slow Food Editore Una guida orientata a chi fa la spesa e deve quotidianamente scegliere il proprio cibo: ingredienti – divisi per categorie merceologiche in ogni provincia e nei grandi centri urbani – buoni e sostenibili, da acquistare presso produttori, gastronomie, botteghe e mercati. Costruita mediante la fitta rete associativa di Slow Food presente in ogni territorio, vuole essere un compendio fedele, completo e attento che segnala in ogni parte del Paese i migliori indirizzi dove fare la spesa diventa un piacere. La nuova guida diventa indispensabile per la spesa quotidiana, con tutti gli indirizzi per comprare i migliori prodotti in ogni territorio. A casa nostra o in viaggio, sarà una compagna fedele per trovare cose buone e sostenibili, comprando direttamente da produttori e artigiani, al mercato o nelle intramontabili botteghe. Garantisce Slow Food, con la sua rete capillare di segnalatori in tutta Italia. Dove fare la spesa è sempre un piacere. 46

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QUALITY News Il Ruchè La Tradizione 2014 è il primo Ruchè vegano al mondo Vegano è ormai un termine entrato a far parte delle nostre vite e anche il mondo del vino si sta confrontando con questo tema, spesso controverso e misconosciuto. Da quest’anno Montalbera, con l’etichetta La Tradizione 2014, propone sul mercato il primo Ruchè vegano al mondo. L’azienda di Castagnole Monferrato ha scelto di investire sulla certificazione a fronte di una specifica richiesta del mercato, intendendo per mercato tanto i consumatori finali quanto la ristorazione. Un vino vegano è un vino nel cui processo produttivo non vengono utilizzati prodotti di derivazione animale, né in vigna né in cantina. Si fa riferimento, per esempio, a prodotti come caseina e albumina, spesso usati nella fase di chiarificazione. Montalbera ha scelto di intraprendere questo percorso partendo dal Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG La Tradizione, un vino che nasce da una vinificazione tradizionale, da un passaggio in vasche d’acciaio inox e da un affinamento di tre mesi in bottiglia. Un’etichetta che è espressione purissima del territorio. Franco Morando ha creduto fortemente in questa scelta: “Il vino vegano è un vino nato dal frutto, dalla vigna, dal lavoro e dalla passione. Abbiamo voluto anche in questo caso interpretare al meglio parte delle esigenze di un nuovo segmento di consumatori vegani annualmente in crescita. Con la certificazione vegana sull’etichetta Ruchè La Tradizione 2014 diamo la serenità e la tranquillità che, in tutta la filiera produttiva, il vino non sia stato intaccato da nessun elemento di origine animale. Questo tipo di vino non è un capriccio. Esistono intere culture nel mondo che non mangiano animali o derivati di animali (si calcola che in India siano circa il 30% le persone vegane, ovvero oltre 300 milioni di persone)”. AZIENDA AGRICOLA MONTALBERA www.montalbera.it

CYBER DEGUSTAZIONE A HONG KONG E A SEOUL Romanzi come Il Tagliaerbe di Stephen King o film come Videodrome di David Cronemberg ci avevano rivelato a tinte fosche i pericoli di un futuro dominato dalla realtà virtuale. E la fantasia si era subito scatenata, declinando il virtuale a tutti i campi della vita, si è parlato di un prossimo e imminente sesso virtuale, di corsi di guida per il conseguimento della patente con occhiali 3D, di musei visitati virtualmente, acquisto in shop virtuali dove avremmo fatto presto la spesa. La fantasia non si era spinta fino a questo momento ad immaginare però una Cyber-deg, esperienza presentata in modo sperimentale ad Hong Kong il 10 dicembre e a Seoul il 22 dicembre per un gruppo scelto di VIP dei mercati orientali, che in quell’occasione hanno avuto non solo la semplice opportunità di degustare i grandi vini dei territori di Langhe e Monferrato Unesco, dal Barolo, al Barbaresco, Barbera, Arneis e Grignolino, ma anche di immergersi grazie agli occhiali Oculus, nella nuova tecnologia brevettata dal papà di Facebook, direttamente nelle vigne del Barolo, della Barbera e di altri grandi vini del Piemonte. È stato possibile in altre parole non soltanto degustare il vino, ma anche grazie agli occhiali, trovarsi fisicamente nella vigna che ha prodotto le uve da cui questo vino è nato, pur trovandosi a oltre 10.000 km di distanza. Grazie ai video, in produzione quest’anno, che saranno scaricabili direttamente come app del cellulare e visionabili con un semplice visore di cartone in cui inserire il proprio smartphone, sarà possibile passeggiare in diverse stagioni nelle vigne del Piemonte con una visione a 360 gradi, assistere in diretta alla raccolta, alle fasi di lavorazione, ammirare i paesaggi con voli aeri o semplici passeggiate, e prendere il caffé con i maggiori produttori del territorio che in più lingue racconteranno le qualità, la storia e le meraviglie di prodotti di eccellenza quali il Barolo, la Bar-


QUALITY News bera, il Barbaresco. È Langhe e Monferrato Unesco VR, un progetto che nasce dalla collaborazione tra Winecult e Ld Multimedia, una società torinese all’avanguardia nell’elaborazione di software 3D, in collaborazione con l’Assessorato al Turismo della Regione Piemonte.

La grappa della solidarietà: nasce “ELISI per il sociale”

Due cuori che battono all’unisono, un distillato per andare lontano, la solidarietà come punto di partenza. L’unione tra Distillerie Berta e la cooperativa di Milano Fraternità e Amicizia Onlus, l’associazione che affianca nei loro percorsi di vita circa 300 ragazzi con disabilità psico-intellettive e relazionali, nasce proprio grazie a questo spirito. Visitando la distilleria, la bottaia e il magnifico parco botanico di proprietà dell’azienda, quindici giovani artisti di Fraternità e Amicizia hanno espresso la propria creatività attraverso dei disegni realizzati con tecniche particolari. Tra le quindici opere, nate dalla grande sensibilità e dal talento straordinario dei ragazzi, ne sono state selezionate tre che vestiranno Elisi con un’etichetta e viaggeranno nel mondo impreziosendo il distillato Berta. Il ricavato della vendita sarà poi devoluto da Distillerie Berta alla Cooperativa, al fine di promuovere le attività dei laboratori didattici, incoraggiando così le passioni artistiche dei ragazzi e consentire loro di viaggiare. Il principio di solidarietà che da sempre distingue la famiglia Berta e l’amore per l’arte, alimentato dal talento degli ospiti di Fraternità e Amicizia, hanno ispirato l’allestimento di una mostra all’interno della distilleria: l’intera collezione di quadri prodotti dai giovani artisti sarà esposta permanentemente presso la bottaia della Fondazione SoloPerGian, a Casalotto di Mombaruzzo in provincia di Asti. La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni della settimana (anche la domenica) fino al 24 dicembre 2016, dalle ore 9 alle 12 e dalle 14 alle 18. DISTILLERIE BERTA S.r.l. www.distillerieberta.it

Riapertura delle cantine Moët & Chandon Moët & Chandon riapre le sue leggendarie cantine di Avenue de Champagne a Epernay, di cui è proprietaria sin dalla sua creazione, dopo un lungo e accurato restauro conservativo, durato oltre un anno, eseguito perseguendo due obiettivi primari: la forte volontà di rispettare e superare gli standard ufficiali e la necessità di salvaguardare questi luoghi unici e leggendari, entrati a pieno titolo nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Con questo attento restauro, il prestigioso tour delle cantine Moët & Chandon torna ad essere una realtà aperta al mondo. Il Cour d’Honneur, gli storici saloni Impérial e Jean-Remy e la boutique sono stati impreziositi e rinnovati per offrire ai visitatori un’esperienza esclusiva. è stato ottimizzato l’accesso per persone con mobilità ridotta grazie ad un ascensore diretto alle cantine e al nuovo ingresso. Un restauro impegnativo che ha reso l’entrata alle cantine ancora più emozionante, per visitare al meglio uno dei luoghi simbolo della Maison. Dal 1743 Moët & Chandon, simbolo internazionale dell’art de vivre francese, si dedica con impegno all’eccellenza e alla perfezione dei suoi vini, facendo immergere i visitatori nelle origini storiche e leggendarie della Maison. Claude Moët, il fondatore, le acquistò in Faubourg de la Folie, ora conosciuta come Avenue de Champagne. Molte gallerie sotterranee sono state scavate o acquistate fino alla fine del Ventesimo secolo, completando la più grande rete di cantine che raggiungono oggi i 28 chilometri. Le cantine, oltre a conservare prestigiose bottiglie di champagne permettono agli ospiti di visitare l’iconica Imperial Gallery e di ammirare la storica Napoleon Cask offerta da Napoleone a Jean-Remy durante una delle sue visite e la targa commemorativa della terza visita dell’Imperatore nel 1807. MOËT & CHANDON www.moet.com


QUALITY News MARTINEZ Il marsala da sei generazioni

Nella punta estrema della Sicilia Occidentale a Marsala, territorio dell’omonima DOC, sorge la cantina Martinez, tra le più antiche ad essere rimasta fedele al prodotto per cui è nata: il Marsala, il più prestigioso tra i vini liquorosi italiani. L’azienda prende il nome dalla famiglia che l’ha fondata e che con grande orgoglio continua ad impegnarsi nel mantenere alta la qualità e il nome di questo straordinario prodotto. L’azienda fu fondata da Carlo Martinez, giovane palermitano astuto e versatile che con convinzione ed entusiasmo, insieme al fratello Francesco, diede avvio a questa realtà che oggi rappresenta l’anima di una famiglia che ormai da ben sei generazioni, vive giorno per giorno la propria azienda, cresce con i propri vini e con i propri vini matura senza avere fretta. Dal fondatore Carlo Martinez ai suoi discendenti la parola d’ordine immutata nei decenni è la costante ricerca della qualità, che il consumatore può ritrovare garantita in ogni autentica bottiglia Martinez. Ingredienti irrinunciabili per un risultato tanto suadente sono un’accurata selezione delle uve che i tecnici dell’azienda scelgono presso piccoli viticultori locali, l’esperienza che solo una tradizione produttiva tanto lunga sa dare e la passione autentica che di generazione in generazione si tramanda e si riversa in ogni bottiglia. È un rapporto intimo quello che lega prodotto e produttore il quale con cura e pazienza sa attendere senza avere fretta il meglio dal suo prodotto. MARTINEZ S.r.l. www.martinez.it

Rinaldi distribuisce i vini friulani Branko La Fratelli Rinaldi Importatori di Bologna ha acquisito la distribuzione dei vini del Collio friulano Branko. Branko

è una piccola Azienda a conduzione famigliare che prende il nome da Branko Erzetic, padre di Igor, l’attuale proprietario. È situata nel cuore del Collio Cormonese, in prossimità del confine sloveno. La fondazione risale al 1950, ma il legame di questa famiglia con la terra è molto più antico. La maggior parte dei vigneti fanno da cornice alla cantina, mentre altri scendono dolcemente dalle colline circostanti: si tratta di “vigne-giardino”, con forme di allevamento tradizionali e alla francese. Le ridotte dimensioni aziendali permettono una gestione estremamente curata e funzionale. I vini sono sempre di correttezza e di pulizia esemplari: decisi e verticali, sono in gran parte destinati ai mercati internazionali (fra cui quello inglese e quello statunitense). I prodotti distribuiti: Collio D.O.C. (Friulano, Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay) e Venezia Giulia I.G.T. (Capobranko e Red Branko).

FRATELLI RINALDI IMPORTATORI www.rinaldi.biz

Marche e Mosella, gemellaggio di…vino a Terroir Marche Tre giorni di incontri, degustazioni, laboratori guidati con grandi firme del giornalismo enogastronomico italiano e internazionale, inediti abbinamenti cibovino a cura degli chef locali e non solo. Dopo il successo della prima edizione torna “Terroir Marche – Vini e vignaioli bio


QUALITY News in fiera”, che sabato 21 e domenica 22 maggio riunirà al Palazzo dei Capitani (Piazza del Popolo) di Ascoli Piceno giornalisti, sommelier e wine lover provenienti da tutta Italia, con una speciale anteprima in programma il giorno precedente in alcuni locali della città. Novità assoluta sarà la collaborazione internazionale con l’associazione Ecovin Mosel, che durante i giorni della fiera porterà nella città picena i vignaioli biologici della Mosella, la patria del Riesling, per un confronto tra uno dei più apprezzati vini internazionali e le produzioni autoctone delle Marche. A rendere possibile questo inedito incontro nel bicchiere è il gemellaggio stretto nel 1958 dalla città di Ascoli con quella di Treviri, luogo di nascita di Sant’Emidio, patrono della città picena. Il programma completo è sul sito www.terroirmarche.com.

VINEXPO HONG KONG: IL SALONE DEI VINI E DEI DISTILLATI DEL 2016 La 7a edizione di Vinexpo Hong Kong si svolgerà dal 24 al 26 maggio presso l’Hong Kong Convention and Exhibition Centre. 1.300 espositori internazionali provenienti da oltre 35 paesi produttori convergeranno su Hong Kong per far degustare agli operatori della filiera la più ampia offerta di vini e distillati mai vista in Asia. Per favorire e migliorare l’acquisizione di nuovi clienti, sarà proposto a tutti gli espositori di Vinexpo Hong Kong il servizio “One to Wine Meetings”, piattaforma di appuntamenti business programmati, mirati e qualificati, un’opportunità per inserirsi in nuovi mercati e per ampliare il ritorno su investimento degli operatori. Testato e ben accolto in occasione di Vinexpo Bordeaux, questo servizio interamente gratuito rappresen-

ta un risparmio di tempo considerevole per gli espositori ed i visitatori. Primo paese esportatore nel Mondo, ma solo quinto verso l’Asia, l’Italia beneficerà quest’anno della posizione invidiata di paese al posto d’onore. Gli attori della viticoltura italiana avranno l’opportunità di presentare la diversità dell’offerta italiana. I compratori potranno scoprire durante i tre giorni del salone numerose società italiane, degustare i grandi vini mondialmente riconosciuti e familiarizzare con alcuni vitigni autoctoni. VINEXPO HONG KONG www.vinexpo.com

Dosio

La passione per i grandi

vini di qualità

Nata nel 1974 per passione e per hobby, l’azienda è oggi una realtà affermata nel panorama dei vini piemontesi di fama mondiale, con una produzione di notevole livello qualitativo. La cascina preesistente, risalente alla metà del XVIII secolo – come testimoniano le antiche travi riportate alla luce nella sala per la degustazione – è stata completamente ristrutturata. Solo con uve di qualità si ottengono grandi vini. E così esposizione, pendenza, natura e struttura dei terreni sono di fondamentale importanza. A cinquecento metri s.l.m. i vigneti sono situati in cru storici delle Langhe, nei comuni di La Morra e Barolo quali, ad esempio, Fossati, Serradenari e Nassone. Sotto l’attenta supervisione dell’enologo Marco Dotta si coltivano il Nebbiolo da Barolo, nonché il Dolcetto, la Freisa, il Merlot, la Barbera ed il Cabernet Franc. Ma accanto a questi elementi non può mancare un’attenta conduzione della vigna sempre nel rispetto del territorio. Così la produzione Dosio unisce tradizione e innovazione e, alle eccellenze delle Langhe come Barolo, Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, si sono affiancate nuove creazioni come il Langhe Nebbiolo Barilà, il Langhe Freisa o il Langhe Rosso Eventi da uve Merlot. Tutti con una caratteristica comune: la qualità. Il parsimonioso utilizzo della tecnologia senza alterare i ritmi naturali ottimizza il processo produttivo. Grazie a un’attenta cura della vigna si producono uve di qualità, la materia prima fondamentale per ottenere grandi vini che anche quest’anno hanno ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali. DOSIO www.dosiovigneti.com


la Sommelier dell’Anno 2015,

si racconta Ritrovavo nel calice i profumi che mi ricordavano l’infanzia, la campagna, i dolci della mamma, i fiori, le erbe aromatiche, la frutta estiva. Perché funziona così, quando si allenano palato ed olfatto, inevitabilmente ritornano in mente i ricordi.

S

ono nata a Valenza, una piccola cittadina in provincia di Alessandria, incastonata fra le colline del Monferrato e le pianure della Lomellina. Valenza, la Città dell’Oro. Il mio futuro sembrava scontato, erano gli anni in cui giungeva gente da tutto il mondo per imparare l’arte orafa. Tuttavia ho intrapreso una strada decisamente diversa, in una città dove ricchezza ed apparenza erano le parole d’ordine, soprattutto in quegli anni. Alla fine ho deciso per tutt’altro mestiere, mi sono iscritta alla scuola alberghiera e ben presto mi sono ritrovata divisa fra il banco, gli allenamenti di nuoto sincronizzato ed il lavoro. Trascorrevo la mattina sui libri come fanno tutti i quattordicenni, ma la sera ero catapultata nel

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mondo dei grandi, dove non esistevano né orari né festività. Ho capito fin da subito che dovevo imparare velocemente, rubando con l’occhio, prima che le cose mi fossero spiegate. La cameriera, quel lavoro che spesso non è considerato tale da molti, ma solo uno di quei mestieri da fare “per tamponare”, in attesa di “qualcosa di meglio”. Niente di più sbagliato. Sapersi muovere nella sala di un ristorante è un’arte, se lo si fa seriamente. A 18 anni arrivo in Laguna dove, fra alti e bassi, continuo il mio percorso lavorativo in hotel e ristoranti. Originaria di una terra con una secolare tradizione enologica, dovevo comunque ammettere e riconoscere i miei enormi limiti in materia. Fondamentale è stato l’incontro con un maître appassionato di vino, complici le bottiglie avanzate sui tavoli. Ci provavo ad assaggiare, ma niente da fare, io questo “vino” non riuscivo a capirlo e neanche ad apprezzarlo. Era l’ottobre del 2011, momento di cambiamenti su vari fronti. Decido di ritornare sullo scomodo e misterioso discorso “vino”, mi iscrivo speranzosa ad un corso di primo livello, con una domanda che continuava a frullarmi per la testa: “ma cosa vado a fare? Manco avessi tempo da perdere”. Esattamente quattro anni fa comincia il mio percorso in F.I.S.A.R e per svariate lezioni mi sono sentita come un pesce fuor d’acqua, ascoltavo gli irraggiungibili docenti che tiravano

fuori da un calice un’infinità di sentori, componenti morbide e dure, equilibri, persistenze, tannini ruvidi, tannini vellutati e chi più ne ha più ne metta. Poi è arrivato anche per me il momento di cominciare ad identificare qualche profumo, qualche sensazione tattile. Ritrovavo nel calice i profumi che mi ricordavano l’infanzia, la campagna, i dolci della mamma, i fiori, le erbe aromatiche, la frutta estiva. Perché funziona così, quando si allenano palato ed olfatto, inevitabilmente ritornano in mente i ricordi. Mi sono resa conto del fascino di un calice di vino nel momento in cui ho capito che tutti i sensi erano coinvolti, alla ricerca di profumi, sensazioni, caratteri distintivi, sfumature a volte quasi impercettibili. Fondamentalmente il vino è emozione. L’emozione mantiene vivi. Studio e curiosità mi davano i mezzi per riuscire a codificare le sensazioni ed amplificare sempre di più le emozioni. Alla fine è stato tutto naturale come innamorarsi, non te lo aspetti ma succede senza chiedere il permesso, succede e basta. Nell’ottobre 2014 affronto l’esame di terzo livello e subito mi viene proposto di partecipare al concorso “Miglior Sommelier dell’Anno”. Mesi di studio e degustazioni alla cieca, sotto la supervisione di Nicola Sabbatini che, con estrema pazienza e dedizione, è riuscito a tirare fuori il meglio di me.

Ero la “piccola di casa F.I.S.A.R”, vedevo tutte queste persone che concentravano le loro energie su di me ... e non volevo deluderli! Cercavo di far combaciare studio, lavoro, vita privata, anche se non credo di esserci riuscita sempre nel migliore dei modi. In questi casi si cerca di trascurare il meno possibile chi ci sta a fianco, ma non sempre ci si riesce. Quindi, alle prese con test scritti confezionati su misura per me, tabelle di marcia ben definite e notti insonni, mi rendevo conto che stavo crescendo e questo mi permetteva di essere sempre più sicura di me stessa, pronta ad affrontare nuove prove. Dopo la vittoria il 27 settembre come “Miglior Sommelier del nord est”, continua la preparazione per le finali di Milano, il livello doveva alzarsi ulteriormente e quindi oltre che sulla tecnica si è lavorato anche su postura, gestualità, eleganza e padronanza della lingua. A chi mi domanda come ci si sente ad avere raggiunto un traguardo così importante, rispondo sempre che il titolo di “Sommelier dell’Anno”, non è altro che una tappa intermedia. Il vero traguardo è stato cogliere l’opportunità e riuscire a mettersi in gioco, per poi capire su cosa è necessario lavorare per migliorarsi. Alla fine, penso che questo dovrebbe essere lo scopo finale ed il giusto approccio, quando si decide di partecipare ai concorsi. Sembra scontato dirlo, ma più si impara e più ci si rende conto di quanto ci sia ancora da imparare, soprattutto in un mondo così vasto come quello del vino. il Sommelier | n. 1 - 2016

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Ora, mentre medito su cosa farò da grande, mi guardo indietro e cerco di fare tesoro di questa fantastica esperienza che mi ha fatto crescere non solo professionalmente, ma soprattutto umanamente, sperando di incontrare sulla mia strada, sempre piÚ spesso persone con cui condividere questa passione.

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Un grazie di cuore agli amici che mi hanno presa per mano, accompagnandomi durante questo percorso ed al mio compagno Roberto, per essere stato sempre al mio fianco. Questa vittoria è anche vostra.


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di Laura Maggi - Segretario Nazionale, segretario.nazionale@fisar.com FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI

RISTORATORI

Essere Socio F.I.S.A.R. vuol dire: usufruire di tanti vantaggi nel mondo enogastronomico Associarsi alla Federazione

non è mai stato così facile! Le modalità per aderire al tesseramento sono indicate sul sito

www.fisar.org La quota sociale

per l’anno 2016 è di €

70,00

• Ricevere la rivista di enogastronomia e turismo

“il Sommelier”.

• Partecipare a condizioni vantaggiose alle cene, alle degustazioni, agli eventi.

• Usufruire di sconti e omaggi nelle maggiori manifestazioni enogastronomiche nazionali (Vinitaly, Salone del Gusto, Slow Cheese, Slow Fish, ecc.). • Usufruire di sconti in locali convenzionati in tutta Italia (Ristoranti, Enoteche, Cantine, Agriturismi, ecc.).

Con il tesseramento 2016 in OMAGGIO la prestigiosa edita da Slow Food Editore in collaborazione con F.I.S.A.R.

F.i.s.a.r. Segreteria Nazionale

@FISARsommelier

segreteriafisar


a cura Press Office Veronafiere/Vinitaly

Un con nuovi spazi espositivi

e tante novità P iù spazio e riorganizzazione degli spazi espositivi per nuove iniziative dedicate agli operatori professionali in visita, per accogliere cantine new entry e offrire stand più grandi agli espositori storici che vogliono aumentare la propria visibilità. Si presenta così la cinquantesima edizione di Vinitaly, in programma dal 10 al 13 aprile 2016 (www. vinitaly.com). Così, se il padiglione 10 è stato ampliato, con il Piemonte che si allarga, il padiglione 8 diventa “green” con lo spostamento in questa area dei saloni specializzati Vivit e Vinitalybio dal padiglione 11 e la presenza della collettiva Fivi – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – che al suo secondo anno di partecipazione raddoppia le presenze arrivando a quota 110 espositori. In crescita anche Vinitalybio, con un aumento deciso dei produttori biologici esteri, provenienti da Spagna, Francia e Romania, mentre a Vivit sono presenti vini francesi, sloveni e argentini. Molte quindi le opportunità di conoscere e degustare vini di nicchia, ma che riscuotono sempre

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Nell’anno del suo cinquantesimo anniversario la manifestazione di Verona rafforza il legame fra vino e cucina.

maggiore interesse da parte dei consumatori. In particolare, nello spazio di Vinitalybio viene riproposta anche quest’anno l’Enoteca di Vinitalybio, che metterà in degustazione tutti i vini biologici presenti a Vinitaly, non solo quelli del salone specializzato. Per sommelier, ristoratori, enotecari,

non solo per i buyer, Vinitaly è sempre un viaggio alla scoperta del mondo del vino. Un mondo che a Verona è sempre più global, con il padiglione Vininternational che ospita nuovi Paesi, come la Cina, e ritrova dopo anni di assenza un’ampia collettiva coorganizzata da Icex (l’Istituto per il


commercio estero spagnolo) con 18 espositori nell’Espacio España. Presenti anche numerosi francesi, svizzeri, australiani, argentini, portoghesi, serbi e non mancano espositori provenienti dal Regno Unito e dall’Azerbaijan, tutti con un ricco programma di degustazioni mentre, come di consueto, Croazia e Slovenia mantengono la loro posizione nel padiglione 6. Con Tasting Ex ... press, il tradizionale appuntamento di degustazioni organizzato da Vinitaly con le proposte dalle più importanti riviste internazionali di settore, tornano i focus su vini di diversi Paesi per un’esperienza sensoriale che rappresenta per gli operatori un importante momento di formazione e aggiornamento professionale. Sempre più internazionali, prestigiose ed esclusive le degustazioni della Via – Vinitaly International Academy – che quest’anno propone cinque appuntamenti irripetibili, organizzati dal direttore scientifico Ian D’Agata. Tra questi, la degustazione dedicata a dieci annate, a partire da quella mitica del 1983, di quello che è da molti

ritenuto il più grande Pinot grigio del mondo, il Pinot Gris Clos SaintUrbain Rangen de Thann di ZindHumbrecht, nella classifica delle 30 cantine migliori del mondo. A spiegare il vino Olivier Humbrecht, enologo e proprietario dell’azienda e anche unico MW di Francia. Nell’anno del suo cinquantesimo, Vinitaly, rafforza anche il legame fra vino e cucina. Lo fa, innanzi tutto, chiamando per la prima volta sommelier di ristoranti stellati italiani ed esteri – si tratta di Vincenzo Donatiello, Giuseppe Palmieri, Diego Dequigiovanni, Tommaso Mascolo, Emily O’Hare, Andrea Briccarello e Pascal Tinari – a fare parte delle commissioni di giudizio del nuovo Premio 5 Star Wines che prende il posto del Concorso Enologico Internazionale. In programma dal dall’1 al 3 aprile, 5 Star Wines cambia la formula della competizione che assegnava medaglie d’oro, d’argento, di bronzo e gran menzioni diventando premio, con il riconoscimento di tutti i vini che raggiungeranno e supereranno i 90 punti. Consumatori e buyer potranno identificare a colpo d’occhio i vini premiati grazie al bollino in

etichetta, con il punteggio rilasciato da Vinitaly. Durante Vinitaly il legame tra vino e cibo si esalta con gli appuntamenti consolidati con il Ristorante d’autore e il Self service d’autore. Prosegue così quel percorso che ha contraddistinto Vinitaly negli anni, cioè la scelta di promuovere i vini italiani valorizzando i territori di origine e la cultura agroalimentare, come un unicum che solo il nostro Paese può vantare. Una scelta che trova pieno compimento nella sinergia di Vinitaly con Sol&Agrifood ed Enolitech, che si svolgono in contemporanea. Il primo offre una rassegna dei migliori prodotti agroalimentari e degli oli extravergine di oliva, il secondo mette in mostra il know-how che permette all’Italia di essere leader nella loro produzione e nell’export e tutti gli accessori necessari alla ristorazione per conservare e offrire il vino. Per marcare sempre più nettamente la distinzione tra operatori professionali e wine lover, molte novità anche per Vinitaly and the City, che da fuori salone serale diventa un programma articolato di eventi fuori fiera, che coinvolgeranno la città e gli appassionati del bere bene. il Sommelier | n. 1 - 2016

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FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI

RISTORATORI

PROGRAMMA ISTITUZIONALE FISAR per il VINITALY 2016 in collaborazione con il MIPAAF - Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali

Domenica 10 aprile 2016

dalle ore 14 alle ore 14.45 c/o Stand MIPAAF

Domenica 10 aprile 2016

dalle ore 15 alle ore 17.00 c/o Stand MIPAAF

Seminario a cura della FISAR:

Wine Tasting a cura della FISAR in ROSA:

Comunicare il vino attraverso i media, le guide e i corsi di formazione

Grandi vini vulcanici d’Italia

La comunicazione come mezzo d’educazione al consumo moderato e di qualità I saluti di Luigi Terzago Responsabile FISAR per il Vinitaly 2016 Parteciperanno: Graziella Cescon Presidente Nazionale FISAR i conduttori della trasmissione di RAI 2 “SIGNORI del VINO” Marcello Masi e Rocco Tolfa e un rappresentante della Guida Slow Wine. Modera: Roberto Rabachino Presidente Nazionale Associazione Stampa Agroalimentare Italiana Durante il seminario verrà consegnato a Marcello Masi - già Sommelier Onorario e Ambasciatore della FISAR il “Premio Speciale FISAR alla Comunicazione” per la trasmissione “SIGNORI del VINO” e l’attestato di Sommelier Onorario FISAR a Rocco Tolfa.

Sei appassionate vignaiole ci condurranno in un affascinante viaggio dal territorio della provincia di Vicenza al Vesuvio, alla scoperta di sei vini provenienti da differenti suoli vulcanici di alcune aree enologiche italiane di eccellenza I saluti di Graziella Cescon Presidente Nazionale FISAR Luisella Rubin Coordinatrice Nazionale FISAR in ROSA Parteciperanno le produttrici: Benny Sorrentino - Sorrentino Vini S.r.l Società Agricola di Boscotrecase (NA); Teresita Pieropan - Società Agricola Pieropan di Leonildo Pieropan & C. di Soave (VR); Silvia Maestrelli - Tenuta di Fessina di Rovittello-Castiglione di Sicilia (CT); Anna Peternoster - Azienda Vinicola Paternoster di Barile (PZ); Maria Felicia Brini - Azienda Agricola di Brini Maria Felicia di Sessa Aurunca (CE); Maria Vittoria Maculan - Società Agricola Maculan di Breganze (VI). La degustazione sarà affidata alla professionalità di Anna Cardin Miglior Sommelier FISAR 2015 e il servizio dei vini ad una squadra di esperte Sommelier. Modera: Gladys Torres Urday Giornalista

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Martedì 12 aprile 2016 Lunedì 11 aprile 2016

dalle ore 13.30 alle ore 14.30 c/o Stand MIPAAF

dalle ore 13.30 alle ore 14.30 c/o Stand MIPAAF

Wine Tasting a cura del

Wine Tasting a cura del

Il territorio raccontato da grandi esperti

Coordinamento FISAR Italia Centro

Coordinamento FISAR Italia Sud e Isole

Il territorio raccontato da grandi esperti

I saluti di Carlo Iacone e Carlo Guzzardi del Consiglio Nazionale FISAR

I saluti di Filippo Franchini Vicepresidente Nazionale FISAR

La degustazione sarà affidata alla professionalità di Anna Cardin Miglior Sommelier FISAR 2015.

La degustazione sarà affidata alla professionalità di Anna Cardin Miglior Sommelier FISAR 2015.

Lunedì 11 aprile 2016

Martedì 12 aprile 2016

dalle ore 15 alle ore 16 c/o Stand MIPAAF

dalle ore 15.00 alle ore 16.00 c/o Stand MIPAAF

Wine Tasting a cura del

Wine Tasting a cura del

Il territorio raccontato da grandi esperti

Coordinamento FISAR Italia Nord Ovest

Coordinamento FISAR Italia Nord Est

Il territorio raccontato da grandi esperti

I saluti di Filippo Franchini Vicepresidente Nazionale FISAR

I saluti di Laura Maggi Segreterio Nazionale FISAR

La degustazione sarà affidata alla professionalità di Anna Cardin Miglior Sommelier FISAR 2015.

La degustazione sarà affidata alla professionalità di Anna Cardin Miglior Sommelier FISAR 2015.

Sono previste altre degustazioni e momenti d’incontro presso

Stand Istituzionale FISAR Tensostruttura Area D stand D1 La nostra rivista sarà distribuita gratuitamente presso lo stand situato al

Centroservizi dei Signori tra i Padd. 11 e 12 stand 5 Gli orari degli appuntamenti possono subire piccole variazioni.

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a cura di Roberto Rabachino - Fonte Festival del Giornalismo Alimentare

Comunicare il vino ai giovani:

serve un atto di coraggio Quando il cibo fa notizia e quando la notizia parla di cibo: Torino ha ospitato la prima edizione del Festival internazionale del giornalismo alimentare.

T

re giorni interamente dedicati a una delle tematiche di maggiore attualità,

attraverso incontri, workshop e

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un “gustoso” calendario di eventi off, showcooking e degustazioni guidate, rivolti agli addetti ai lavori e aperti al grande pubblico.

Esperti nazionali ed internazionali hanno animato l’agorà, accanto alla voce di aziende, istituzioni, blogger e giornalisti di settore.


Cuore delle sessioni di lavoro è stata, nel centro storico della città, il complesso della Cavallerizza, sede della nuova Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino. Uno dei temi affrontati è stato quello della comunicazione del vino ai giovani. Federico Quaranta ha aperto il dibattito asserendo che i produttori non sanno come fare a comunicare i loro prodotti. Sperperano quantità industriali di denaro per munirsi di blog, perché sono alla moda, e per essere sulle guide. Diventano social senza sapere cosa sia Facebook. Molti si sono interrogati sul modo di comunicare il vino ai giovani, specie davanti alle spinte europee per l’introduzione delle “etichette shock”. “L’Europa segue la cosiddetta ‘alcohol strategy’, approvata dal Parlamento Europeo e valida per 7 anni – ha esordito Alberto Cirio, membro dell’Intergruppo Vino del Parlamento europeo – C’è una sorta di lotta tra chi mantiene

posizioni di proibizionismo, e vorrebbe l’introduzione di etichette che mostrano incidenti stradali o persone malate, e chi ha posizioni più moderate”. Educare a un consumo consapevole significa investire anche nelle scuole perché si parli di vino: “L’Europa deve cercare di proteggere i soggetti deboli e quindi soprattutto i giovani”, ha concluso Cirio. “Io ho tristezza per chi beve acqua” è il messaggio di Attilio Giacosa dell’Osservatorio Nazionale Vino e Salute. Uno studio italiano del 2004, per la prima volta, ha identificato una “dose consigliata” di vino, 20 grammi. Chi beve questa quantità ha un rischio più basso di contrarre malattie cardiovascolari rispetto a chi è astemio. Giacosa ne ha scritto anche nell’articolo “Mediterranean way of drinking and longevity”, uscito sulla rivista scientifica Food Science and Nutrition nel 2014. “C’è chiusura da parte del mondo medico sul vino. Il nostro era un messaggio

forte e avevamo paura che non fosse accettato, ma è vero che il vino ha effetti positivi sull’organismo: contiene una serie di sostanze che fanno aumentare il ‘colesterolo buono’”. Anche i giornalisti hanno sottolineato l’importanza di comunicare correttamente il mondo del vino: “Credo che si debba puntare sulla qualità dell’informazione, su cosa c’è dietro il vino – ha detto Licia Granello della Repubblica –. Vorrei che mi si raccontasse una storia. Voglio sapere che dietro una bottiglia di vino ci sono due mani, c’è una persona che ha pensato di produrre un pezzo della mia vita”. Per Fernanda Roggero di Food 24 “sui giornali ci sono troppo pochi pezzi sul vino, mancano gli approfondimenti sul tema”. Infine, secondo Federico Pizzinelli di Wine News, bisogna “far capire ai giovani prima di tutto che il vino può essere divertente. Poi si racconta la storia e il territorio. Serve un atto di coraggio per comunicare bene il vino”.

Ligabue Class Reggiano Lambrusco Dop 2015 Cantina Sociale di Gualteri Buon sangue non mente! è proprio il caso di dirlo per il Lambrusco Reggiano Doc Ligabue Class 2014 della Cantina Sociale di Gualtieri. Il vino di punta dedicato al grande pittore di casa Antonio Ligabue, di cui proprio lo scorso anno si è festeggiato il 50° anniversario dalla morte con una serie di eventi che hanno coinvolto anche la Cantina, si riconferma un’etichetta di gran classe: un’ottima interpretazione del territorio, in grado di coniugare intensità e raffinatezza con Cantina Sociale di Gualtieri Via San Giovanni, 25 - 42044 Gualtieri (RE) Tel. 0522.828161/828579

una sorprendente ricercatezza di profumi e sapori fruttati. Spuma ricca e delicata, grande bevibilità, grande equilibrio e un finale fresco e piacevole sono i tratti più convincenti di questo lambrusco, destinato a primeggiare nella sua categoria dopo gli importanti riconoscimenti ottenuti nei concorsi e sulle guide di settore. Ideale da gustare con paste ripiene, stupisce anche con preparazioni più complesse come anatra all’arancio e arrosti. www.cantinasocialegualtieri.it info@cantinasocialegualtieri.it

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Presentazione ufficiale Guida Slow Wine 2016 A

lla presentazione della Guida Slow Wine 2016, il nostro Consigliere Nazionale Massimo Marchi è salito sul palco del Teatro Verdi di Montecatini Terme, per portare i saluti della nostra Federazione alla prestigiosa platea, presente in sala anche il tesoriere Luigi Terzago, facendo seguire un intervento proiettato al connubio tra le due associazioni, la sensibilità al contesto della biodiversità e la rilevanza del rapporto con il mondo produttivo enogastronomico: “… F.I.S.A.R. e Slow Food hanno iniziato questa collaborazione, cercando con il passare del tempo di cementare questo connubio in un reciproco scambio di idee ed esperienze. Assume particolare rilevanza soffermarsi sull’unità di intenti che sta affinandosi. Da quest’anno i nostri i degustatori ufficiali hanno fatto ingresso all’interno della guida Slow Wine, affiancando il team dei degustatori Slow nelle valutazione dei vini, e questa sinergia auspico vada sempre più a consolidarsi … … Slow food e Slow Wine rappresentano per Fisar il complemento naturale per aiutare

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i suoi sommelier spesso abituati a svolgere il proprio servizio in modo elegante e professionale a scendere in campo nel vero senso della parola, dove la vigna nelle sue geometrie uniche e il sottile gesto di accarezzare il pampino della vite, rappresentano la sintesi della didattica, perché nessun libro sarà mai in grado di farti apprezzare il valore della terra e i suoi profumi. Un sommelier che si immedesima in questo disegno, sarà colui che avrà in aula l’emozione di parlare di vino con efficacia e semplicità, in una lettura intrisa di principi etici e di morale che tanto accomuna le due associazioni … … F.I.S.A.R. vuole riconoscersi in questa identità diversificata che la aiuti a parlare di vino e la sua cultura tutta, ricompresa nell’impegno di quei produttori che credono quotidianamente nel lavoro, a favore di una maggiore messa in evidenza del vino “piccolo” e quotidiano. Una F.I.S.A.R. che possa raccontare con passione, i colori, l’amor proprio, il saper raccogliere il sudore sulla punta dell’indice, il condividere la gioia del bicchiere macchiato di rosso, nella sua massima espressione e intensità,

Isolabella Della Croce nel Terroir Unico di Loazzolo Borgo Isolabella sorge in un anfiteatro naturale tra le colline dell’Alta Langa Astigiana a Loazzolo, paese famoso per l’omonima piccola DOC. Nota per la produzione del Moscato d’Asti e del Loazzolo DOC, la cantina si dedica inoltre alla coltivazione di vigneti siti a Calamandrana da cui ottiene 3 Barbera d’Asti: la “Maria Teresa” affinata in acciaio, la Superiore BORGO ISOLABELLA s.s. Regione Caffi, 3 Loc. Saracchi – 14051 LOAZZOLO (AT) Tel. 014487166

insita in questo messaggio chiaro e forte. Si sta consolidando un connubio che porterà a leggere il vino in sfumature ancora più ampie, con un’aperta sensibilità alla biodiversità, con rispetto, amore, dedizione e voglia di raccontare

con umiltà e completezza tutto ciò che i vignaioli e produttori vorrebbero fosse disegnato ed enunciato. Faccio mie le tre parole tanto care a Slow, e condivise da F.I.S.A.R., che passano in questo caso per il vino, come buono, pulito e giusto …”.

“Serena” e la Superiore Nizza “Augusta”. Un occhio di riguardo va ai bianchi Sauvignon e Chardonnay che esprimono appieno le peculiarità territoriali derivanti dai vigneti loazzolesi. Infine il “Bricco del Falco”, 100% Pinot nero vinificato in rosso, vino su cui l’azienda sta investendo negli ultimi anni, completa la carta dei vini. L’azienda offre ai propri visitatori appassionanti wine tours con passeggiate guidate tra boschi e irti vigneti e degustazioni con prodotti tipici, accompagnate da una meravigliosa vista sulla vallata. www.isolabelladellacroce.it il Sommelier | n. 1 - 2016

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Podere San Cristoforo

Gavorrano (GR) - www.poderesancristoforo.it Podere San Cristoforo è caratterizzato dalla presenza costante di brezze marine che mantengono sani i grappoli e mitigano le alte temperature estive. Il ‘vento’ diventa l’elemento fondamentale per la completa maturazione delle uve e per l’integrità delle sostanze aromatiche. La proprietà si estende su 45 ettari di cui 15 ettari a vigne. Lorenzo Zonin crede fortemente che sia importante ricercare le migliori pratiche agronomiche per assicurarci uve di massima qualità. La biodinamica offre strumenti molto semplici da sempre utilizzati in agricoltura per rendere più fertile la terra e più resistente la vite. Carandelle - Maremma Toscana DOC 2013 È un Sangiovese in purezza coltivato nel vigneto Carandelle. Maturazione per 10 mesi in vecchie barrique di rovere francese e imbottigliamento in luna discendente, senza filtrare. Colore rosso intenso. Profumi intensi di ciliegia matura, frutti neri di bosco e spezie come pepe e chiodi di garofano. Al naso oltre alla frutta e ai fiore secchi si percepisce una piacevole nota di rosmarino. Tannino molto elegante. Acidità equilibrata. Persistente con una nota tostata nel finale. Bottiglie prodotte: 22.900

Prezzo consigliato in enoteca: 13,00 euro

Mamete Prevostini

Mese (SO) - www.mameteprevostini.com La storia di Mamete Prevostini, vini di Valtellina è quella di una cantina italiana che ha cominciato ad amare il vino più di 70 anni fa, con uno stretto legame con il territorio: la Valtellina, una delle aree viticole terrazzate più importanti d’Italia. Dal 1988 l’azienda Mamete Prevostini, vini di Valtellina, è gestita da Mamete che, forte della tradizione di famiglia, ha portato numerose innovazioni sia nella coltivazione dei vigneti che nella vinificazione. Fino ad arrivare nel 2013, in cui Mamete Prevostini realizza la prima Cantina CasaClima Wine della Lombardia con un evento spettacolare che ha coinvolto tutta la Valchiavenna. Sommarovina Sassella - Valtellina Superiore DOCG 2011 È un Nebbiolo in purezza coltivato nel vigneto sito in località Triasso nel comune di Sondrio. Fermentazione con 15 giorni di macerazione del mosto sulle bucce, maturazione di 12 mesi in fusti di rovere e affinamento di 10 mesi in bottiglia. Successivamente riposa in bottiglia per altri 10 mesi prima della commercializzazione. Colore rosso granato scuro. Profumo composito di estrema finezza con sentori di lamponi, rosa e note speziate. Sapore asciutto e caldo, persistente ed elegante con finale di liquirizia rinfrescante, mandorla, sottolineatura di cera e al gusto conferma un vino di carattere, austero, compatto. Bottiglie prodotte: 24.000 Prezzo consigliato in enoteca: 22,00 euro

Marchesato degli Aleramici

Montalcino (SI) - www.marchesatodeglialeramici.it L’Azienda Agricola nasce in 1986, vicino a Siena, nel comune di Montalcino, dove si trova il podere “Il Galampio”. I vigneti e gli uliveti, esposti da oriente a occidente, si sviluppano prevalentemente in prossimità del vecchio casale, su una superficie di 14 ettari dei 47 ettari dell’intero podere. Il Senese, di cui Montalcino fa parte, è una delle più antiche zone del mondo coltivate a vigna. Dal 2008, il podere “Il Galampio” si trova all’interno della Riserva naturale “Il Bogatto”. Brunello di Montalcino - Brunello di Montalcino DOCG 2010 È un Sangiovese in purezza coltivato a 140 metri slm. Maturazione per 36 mesi botte grandi e in bottiglia per almeno 4 mesi a temperatura e umidità controllata. Colore rosso rubino, quasi brillante. Al naso frutti di bosco, ciliegia matura, violetta, tabacco e cioccolato. In bocca è sapido con una buona acidità. Tannini completamente polimerizzati, persistente al palato con una piacevole nota di mandorla tostata. Bottiglie prodotte: 20.000

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Prezzo consigliato in enoteca: 50,00 euro


Az. Agricola Le Manzane

San Pietro di Feletto (TV) - www.lemanzane.it È dal 1958 situata nel territorio della Alta Marca Trevigiana. Il primo cambiamento radicale avviene nel 1984 quando il figlio Ernesto, fresco di diploma di enologo, crea l’azienda agricola “La Vigna” e inizia a produrre e vinificare le uve di famiglia nella propria cantina vendendo successivamente il prosecco Conegliano Valdobbiadene base agli spumantisti locali. La soddisfazione di produrre ottime basi spumanti, però, fa presto nascere in Ernesto il desiderio di trasformare e commercializzare i tipi di vino da lui ottenuti direttamente con un proprio marchio creando l’attuale “Le Manzane” al posto de “La Vigna”. Extra Dry Millesimato “20.10” - Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG 2014 È un Glera in purezza coltivato sulle colline moreniche delle prealpi trevigiane tra Conegliano e Valdobbiadene. Colore paglierino scarico con perlate fine e persistente. Profumo delicato fruttato con sfumature floreali. Sapore asciutto, sapido, minerale. Retrogusto piacevole e persistente. Bottiglie prodotte: 30.000

Prezzo consigliato in enoteca: 12,00 euro

Tenute Alois Lageder

Magré (BZ) - www.aloislageder.eu L’azienda familiare “Alois Lageder” è oggi sinonimo di qualità ed eccellenza nella tradizione enoica altoatesina. Il suo approccio olistico e sostenibile si rispecchia nell’attività vitivinicola biologico-dinamica e nelle molteplici attività artistiche e culturali che costituiscono fonti d’ispirazione per la Tenuta. Fondata nel 1823 e giunta ormai alla quinta e sesta generazione – con Alois Lageder e Alois Clemens Lageder – l’azienda spicca per la sua capacità di fondere tradizione e innovazione. Gaun - Alto Adige DOC 2013 Le uve di questo Chardonnay per questo vino provengono da agricoltura biologico-dinamica controllata di vigneti situati sul conoide alluvionale di Magrè ad una altitudine di 230-250 metri s.l.m. Pressatura soffice delle uve e fermentazione spontanea in acciaio. Affinamento sulle fecce fini per cinque mesi in parte in acciaio e in parte in grandi botti di legno. Colore giallo oro con velature verdi, profumo ricco, complesso, con bouquet delicato, leggermente burroso, note di frutti tropicali maturi. Gusto pieno e ampio ma elegante, retrogusto armonico, fresco e molto persistente. Bottiglie prodotte: 21.500

Prezzo consigliato in enoteca: 14,00 euro

Donnafugata

Marsala (TP) - www.donnafugata.it I vini di Donnafugata interpretano la Sicilia e ne raccontano con passione l’universo sensoriale. Natura del suolo, esposizione, altitudine, andamento climatico e vitigno sono le principali variabili in gioco per ottenere vini che esprimano in modo autentico l’appartenenza a terrori unici. I processi di cantina prevedono l’uso di tecnologie semplici e rispettose dell’integrità di uve, mosti e vini. Lo staff tecnico, con degustazioni continue, verifica gli obiettivi sensoriali, la rispondenza al frutto e al territorio. Prio - Catarratto Sicilia DOC 2014 È un Catarratto in purezza raccolto nel mese di settembre. Viene sottoposto a pigiatura soffice. Il mosto fermenta a temperatura controllata. Il vino viene messo in commercio dopo un affinamento in bottiglia di almeno 3 mesi. Colore giallo paglierino brillante. Bouquet delicato e sottile caratterizzato da sentori di fiori bianchi, principalmente il sambuco. La bocca offre sentori agrumati tra cui spiccano il cedro e il bergamotto. La chiusura è lunga e persistente. Buona la presenza minerale e l’acidità equilibrata. Bottiglie prodotte: 65.000

Prezzo consigliato in enoteca: 11,00 euro

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di Davide Amadei

MareDiVino

a Livorno: una sesta edizione di successo

MareDiVino, l’evento ideato ed organizzato dalla F.I.S.A.R. Livorno, ha celebrato la sua sesta edizione il 28 e 29 novembre 2015 al Terminal Crociere del Porto di Livorno.

È

la grande vetrina, annuale ed istituzionale, dei vini della Provincia di Livorno, della Costa Etrusca e delle Isole, con qualche incursione nel limitrofo territorio pisano di Riparbella e Montescudaio, vicino per caratteristiche ed influenza del mare. E proprio il mare ispira l’evento, che non a caso si svolge al porto di Livorno, da cui partivano già più di tre secoli fa i vini “atti a navigare”, così definiti, nel bando del Granduca Cosimo III del 1716, grazie alla loro qualità superiore poiché provenienti da zone vocate e ben individuate; dal porto passano i prodotti della Costa per dirigersi, attraverso il 66

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mare, sulle tavole di tutto il mondo; ma dal mare arrivano anche tanti turisti alla ricerca delle eccellenze della Toscana e della sua Costa; e Livorno, città capoluogo, fa da trampolino di lancio per i grandi vini della sua Provincia. Soprattutto i territori rappresentati sono quelli di Bolgheri e della Val di Cornia e dagli assaggi se ne può ricavare una cifra stilistica comune: calore mediterraneo contrastato, quando il produttore ha ben lavorato, dalla sapidità marina. Poi certamente emergono le differenze: la struttura e la balsamicità dei rossi di Bolgheri e dell’interno, la freschezza di alcune espressioni della Val di Cornia, in territori con maggiori escursioni termiche; la mineralità dei vini dell’Elba. Da segnalare, come novità di questa edizione dell’evento, la partecipazione del Movimento Turismo del Vino, con propria postazione di presentazione ed assaggio; graditi ospiti

Delegato di Livorno Mario Albano

della domenica sono stati sette importanti produttori di Chianti Classico del Comune di Radda in Chianti. Alle aziende vitivinicole si è affiancata un’isola dedicata ai produttori di olio dello stesso territorio, che, dopo la negativa raccolta 2014, hanno presentato l’ottimo risultato della campagna 2015. Più di 50, poi, gli espositori di gastronomia, con variegate proposte di eccellenza e di gusto (formaggi, salumi, farine, miele…). Parallelamente si sono tenuti vari cooking show, dal panettone di alta pasticceria di Alessandro Bianco al caffè di Drupa, dalla cucina livornese di Paolo Ciolli ai risotti gourmet della Federazione Italiana Cuochi, e poi con grandi chef come Mirko Lanari, Loretta Fanella, Stefano Pinciaroli, Deborah Corsi e Luciano Zazzeri. Il “tutto esaurito” hanno fatto registrare i laboratori per bambini, gestiti da alcuni Sommelier F.I.S.A.R. con Slow Food, per

iniziare i piccoli ai piaceri del gusto ed al mangiar sano, coinvolgendoli da protagonisti nella preparazione del cibo. Come sempre, nel contesto di MareDiVino si è tenuto il Concorso “Rosso Buono Per Tutti”: gara tra vini rossi con prezzo in enoteca inferiore ai 18 Euro, a giuria popolare, con le valutazioni del pubblico, alla cieca. Il più votato in questa edizione, su 40 vini, è stato l’Assiolo 2011, igt Toscana Rosso dell’azienda Rigoli di Suvereto. Di questa sesta edizione hanno molto colpito, accanto alle aziende che hanno fatto grande il territorio della Costa (Ornellaia, Le Macchiole, Tua Rita, ad esempio), i piccoli produttori, che con tanta passione, in aree molto vocate, stanno emergendo con vini precisi e di buon carattere territoriale. Del resto, lo scopo associativo F.I.S.A.R. è proprio questo: valorizzare la cultura del vino e la qualità legata all’ambiente naturale ed al lavoro dell’uomo.

Concorso il Sommelier | n. 1 - 2016

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Con MareDiVino si è reso un servizio, in questo senso, alle tante aziende, grandi e piccole, che, presenti personalmente o tramite un sommelier F.I.S.A.R., dal territorio livornese costiero hanno potuto far conoscere i propri prodotti di qualità ai tanti appassionati, consumatori ed operatori, che hanno invaso il luogo dell’evento.

zona Casavecchia a Castagneto Carducci, piuttosto in alto e con buone escursioni termiche, tutto piantato ad Aleatico, da cui, prossimamente, sarà prodotto anche un passito.

LE NOVELIRE

“Re Ludio” Bolgheri doc 2014 70% Syrah, 30% Cabernet

Sauvignon, dalle vigne giovani dell’azienda, di 6 anni (“Re Stigio”, igt Toscana Rosso, invece viene dalle vigne “storiche”, di fine anni ’60, con sangiovese, cabernet sauvignon e malvasia nera piantati secondo criteri tradizionali), matura per 11 mesi in tonneaux da 500 litri di 2° e 3° passaggio. Al naso ha frutto nero, non è particolarmente

Alcuni assaggi, dedicati ai vini di produttori emergenti, di aziende di recente fondazione, presenti a MareDiVino.

POGGIO AL GRILLO

“Rosatico” igt Costa Toscana Aleatico 2014 Rosato di Aleatico. Colore un po’ scarico, poiché nel 2014, a causa dell’annata non felice, è stato poco sulle bucce; naso comunque molto intenso e tipico, con netti fiori rossi, ciliegia elegante, cenni di arbusti aromatici; in bocca è succoso, non strutturato, ma di beva invitante, equilibrato e pulito nel finale. L’azienda ha un ettaro di vigneto in

Laura Maggi e Filippo Franchini con Del Buono espresso; in bocca, invece, ha attacco avvolgente, tannino fine, pulito e contrastato il finale, di buon succo, con cenni speziati invitanti; senz’altro manca un po’ di struttura e di carattere, ma la piacevolezza è evidente.

CASADEI

Lorenzo Sieni e Fabio Baroncini 68

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“Filare 18” igt Toscana 2013 (Cabernet Franc) Colore vivace rosso rubino netto, non concentrato; all’olfatto, elegante, ha un bel balsamico fresco, anche anice e canfora; poi escono piccoli frutti neri e spezie; in bocca colpisce la finezza dei tannini, giovani ma avvolgenti;


ficcante, rotondo e fresco, il finale è lungo con molte sensazioni balsamiche e minerali scure. Senz’altro uno dei migliori assaggi, a conferma che il Cabernet Franc si trova particolarmente a suo agio in alta Maremma; questo viene da un terreno ricco di minerali e microelementi, con 7400 ceppi per ettaro per soli 700/800 gr. di uva

con ventilazione e sbalzi termici notevoli. Di ciò si avvantaggiano i vini che ne derivano, che al calore mediterraneo associano una piacevole freschezza balsamica.

TERRE FILIPPINI “Orosso” igt Toscana Rosso 2014 Sangiovese 100%, prodotto con 15 giorni di maturazione sulle

bucce e poi un affinamento di 12 mesi in botti di rovere di secondo passaggio. Veste brillante, rosso rubino non concentrato; naso di fiori rossi e marasca fresca, etereo; ottima freschezza acida in bocca, a creare una beva agile, con finale succoso, sul frutto, abbastanza persistente; non complesso né strutturato, ma piacevole e gastronomico. Raggiunge l’obiettivo della qualità la scelta dell’azienda di Chiara Risolo e Alessandro Filippini di valorizzare nella zona di Suvereto il sangiovese in purezza, che qui associa il calore mediterraneo alle caratteristiche fresche e floreali tipiche del vitigno.

RENÌS

“Renìs” Syrah di Suvereto 2013 Bel colore tipico, concentrato; al naso è elegante e ricco di spezie, mora, toni balsamici freschi, cenni di legni profumati; in bocca ha notevole equilibrio, c’è calore ma molto ben contrastato da una incisiva e inaspettata sapidità a centro bocca, con finale pulito di grafite e ritorni speziati; buon per pianta. Di grande bevibilità il “Sogno Mediterraneo”, tipico blend mediterraneo, cosiddetto “GSM”, grenache-syrah-mourvedre con il secondo (che dal prossimo anno sarà fermentato e affinato in anfora) prevalente sugli altri due; ha colore intenso, pepe netto all’olfatto, fine, con vegetale fresco; in bocca gioca le sue carte sull’equilibrio gustativo, con incisivo contrasto sapido-alcolico, fresco. I vigneti aziendali, con ceppi di circa 17 anni d’età, sono su terreni che in antichità erano cave di ferro etrusche, con terra rossa ricca di magnesio e ferro; sono piuttosto in alto ed all’interno,

Delegato e segretario F.I.S.A.R. Livorno il Sommelier | n. 1 - 2016

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corpo e rovere discreto, ben assorbito. Da segnalare, per la sua facilità di beva, anche il fratello “minore” Vic, Syrah solo in acciaio (con un passaggio in barrique usate dove si è affinato il Renìs), agile e succoso. L’azienda, di recentissima fondazione, si trova a Prata sopra Suvereto; il vigneto, di un ettaro, piantato nel 2006, è su una collina di 90 metri, con vista mare.

TENUTA DE FANTI “Zingaia” igt Toscana Rosso 2014 La vera sorpresa di questo MareDiVino, prima fiera in assoluto per questa giovanissima azienda di Bibbona. Naso inizialmente ridotto, poi escono belle note di frutto nero e rosso, cenni di tabacco; tannino fine in bocca, c’è struttura, buona sapidità, finale pulito e preciso; manca forse un po’ di carattere, ma il vino è goloso, senza alcuna concessione ai toni erbacei o verdi che spesso si trovano in merlot simili (soprattutto in annate piovose e fredde come la 2014). Un merlot in purezza che sicuramente gode della duplice natura dei terreni della vigna: una parte argillosa ed una parte calcarea (tufo), che generano elementi che si completano e creano equilibrio nel vino, tra la tipica morbidezza del merlot e le sue parti dure, inaspettate per un merlot costiero, ben dotato di tannini fini e di succosità invitante.

TENUTA STERPAI “Moraio” Rosso di Toscana igt 2013 Merlot 50%, Syrah 35%, Petit Verdot (imbottigliato da 4 giorni). Naso originale, di buona complessità ed intrigante, con corbezzolo, frutto rosso, macchia mediterranea e arbusti aromatici; 70

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bocca succosa, piuttosto ricca, con tannino fine, finale ben contrastato, con frutto evidente e sensazioni di erbe aromatiche (rabarbaro). Le vigne aziendali sono a Collemezzano (Frazione di Cecina), in un “corridoio” con importanti correnti d’aria, che generano escursioni termiche ideali per le uve; il terreno è di medio impasto, ciottoloso, con scheletro, ricco di ferro, magnesio e potassio; la zona rientra nella doc Terratico di Bibbona.

ARRIGHI “3esse” igt Toscana Rosso 2012 Syrah, Sagrantino e Sangiovese, fermentati in acciaio e poi affinati per due anni in anfore di terracotta da 800 litri, che permettono una lenta microssigenazione senza

alcuna cessione aromatica, nel rispetto delle caratteristiche delle uve e dei vigneti di provenienza. Ha naso fresco, con molti fiori e piccoli frutti neri, toni di arbusti mediterranei; in bocca è teso e in crescendo, appena caldo nel finale, ma c’è tanto frutto e qualche cenno minerale; il tannino è netto ma pulito, senza alcun nota scomposta. Nelle vigne dell’azienda – produttore storico e trainante per la produzione di qualità dell’Elba – si segnala la presenza di molti vitigni particolari (Tempranillo, Incrocio Manzoni Bianco, Sagrantino, ad esempio), poco “elbani”, grazie ad un accordo di qualche anno fa con l’A.R.S.I.A. (Regione Toscana) ed il C.R.A. (unità di ricerca per la viticoltura) per la sperimentazione di vari ceppi sull’Isola d’Elba.


I “vini di mare” di TRIPLE “A” Nell’ambito di MareDiVino si è tenuta, lunedì 30 novembre 2015, una degustazione di presentazione di una distribuzione particolare, tematica, caratterizzata da una scelta di campo: Triple “A” (di Velier) raccoglie e vende i vini delle aziende che si riconoscono nel suo manifesto, redatto nel 2001 da Luca Gargano, in quanto Agricoltori, Artigiani, Artisti. Si tratta di una serie di criteri sul modo di produzione, in particolare senza uso di chimica di sintesi in vigna e senza pratiche invasive (di aggiustamento, di aggiunta o modificazione) in cantina. In particolare un grande vino si ottiene se chi lo produce è Agricoltore, in quanto coltiva direttamente la vigna ed ha un rapporto corretto con essa, per ottenere uve sane e mature con interventi agronomici naturali; è Artigiano, poiché attua un processo produttivo enologico che non modifichi la

struttura originaria dell’uva e del vino; è Artista, in quanto ha una sensibilità rispettosa del proprio lavoro e delle proprie idee, per dare un vino che esalta i caratteri del territorio e del vitigno. La serata è stata introdotta e guidata da Nicola Perullo, docente di Estetica del Gusto nell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e da molti anni assaggiatore di vini ed autore per Slow Food. Perullo ha sottolineato come il vino sia innanzitutto un prodotto per la tavola, dove conta prioritariamente la bevibilità; così nei vini naturali si ritrova più facilmente che in altri una naturalezza (appunto) o agilità di gusto che li rende facili, gastronomici e, come direbbero i francesi, digesti. In assaggio tutti “vini di mare”, provenienti da territori vicini al mare o influenzati dal mare, con note olfattive “saline”, iodate o salmastre, ed una rinfrescante sapidità al gusto. Da segnalare i seguenti assaggi. “Quotidiano” Bianco Colli di Luni 2015, LA FELCE (Colli di Luni) molto fresco, agrumato (mandarino), fieno al naso; bocca sapida e succosa, con finale rinfrescante; stando nel bicchiere tira fuori poi sensazioni anche minerali, di cenere, intriganti; della stessa azienda “In Origi-

ne 400”, bianco, ha colore dorato, quasi arancio, leggermente opaco (fa dieci giorni di macerazione sulle bucce), al naso è davvero originale, con erbe officinali, toni medicinali, decisamente iodato, alloro; in bocca è fresco, agile nonostante la macerazione, con tannino appena accennato. “Renosu” Rosso, igt Romangia DETTORI (noto produttore di Sennori, in Sardegna), assemblaggio di Cannonau, Monica e Pascale; ha naso complesso, mediterraneo, mirto e macchia, piccoli frutti rossi, molto elegante; al gusto è avvolgente e subito fresco, con tanti fiori nel finale, pieno di succo e con una lunga scia sapida, marina. “Levato di Majulina” Colline Lucchesi doc 2012, CALAFATA (cooperativa sociale, legata alla Caritas, di San Concordio di Moriano, Lucca), da vigne di ben 70 anni di media (con ceppi anche di 100 anni), 3000 piante per ettaro che danno solo 40 quintali; assemblaggio di sangiovese, canaiolo, ciliegiolo, aleatico e altri vitigni autoctoni; ha olfatto originale e fresco, con note terrose, fiori rossi, bacche rosse; in bocca ha una bella presa del tannino, senza alcun amaro; ha carattere, preciso contrasto sapido-alcolico, con succosità finale invitante, cenni anche minerali, notevole persistenza.

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di Laura Maggi - Segretario Nazionale, segretario.nazionale@fisar.com

La Segreteria Nazionale comunica ®

FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

Con il nuovo anno sono ripartite le molteplici attività della Segreteria Nazionale al fianco degli Organi dell’Associazione, delle Delegazioni territoriali e dei Soci F.I.S.A.R.

ALBERGATORI

RISTORATORI

L

a Segreteria Nazionale sta lavorando alacremente all’emissione delle tessere associative 2016 nella nuova veste grafica realizzata da Simone Nannipieri, vincitore del concorso Progetta la Tessera F.I.S.A.R. Anche quest’anno la tessera F.I.S.A.R. arriverà a casa dei soci accompagnata dalla prestigiosa Guida Slow Wine 2016 alla redazione della quale hanno collaborato molti Soci e Degustatori Ufficiali F.I.S.A.R.

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In molte Delegazioni F.I.S.A.R. sono già iniziati nuovi, e sempre più numerosi, Corsi per Aspiranti Sommelier di vari livelli ed altri sono in programma per i prossimi mesi. Per la prossima Primavera sono stati pianificati due corsi di

del percorso post qualifica Sommelier propedeutico al corso per Direttore di Corso Sommelier DCSF, al corso per Degustatore Ufficiale DUF e all’esame per l’iscrizione nell’Albo Relatori F.I.S.A.R. Nei prossimi mesi saranno calendarizzati nuovi corsi ed esami per rispondere alle esigenze delle Delegazioni ed alle richieste dei Soci Sommelier desiderosi di arricchire le proprie conoscenze.

Comunicazione e Degustazione C&D: il 7-8 maggio nel Centro Italia e l’11-12 giugno nel Nord Est. Il corso di Comunicazione e Degustazione è il primo gradino

Periodicamente la Segreteria Nazionale, come di consueto, aggiornerà i soci sulle nuove attività attraverso Fis@r News.


In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni Notizia inviata da Giulia Ferrari della Delegazione F.I.S.A.R. di Alessandria

Calici d’oro e d’argento in Delegazione

I

n occasione della gita sociale natalizia 2015, sono stati consegnati i calici d’argento e i calici d’oro ad alcuni Sommelier della nostra Delegazione. Venticinque servizi raggiunti per: Laura Angiati, Laura Norese, Riccardo Piaggio, Bernardo Tavella.

Cinquanta servizi raggiunti per: Ermanno Matarazzo. La giornata, iniziata in visita all’ospitale Tenuta San Mauro di Castagnole delle Lanze, ha visto il suo culmine alla consegna dei calici presso la splendida cantina di Dante Rivetti, location che ha impreziosito e fatto da cornice ad

una giornata che voleva essere anche un augurio per tutti i soci di un 2016 pieno di positivismo e di allegria. Complimenti ai miei colleghi e auguri di Buon Servizio a tutti i nostri Sommelier attivi, Vi aspettiamo al Vostro personale traguardo!

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione F.I.S.A.R. di Pisa e Litorale

Ecco i vincitori de “I Pisani più Schietti”

L

a F.I.S.A.R. di Pisa e Litorale si mobilita per organizzare la XVI edizione de “I Pisani più Schietti”. Cinquantasette le etichette partecipanti i cui contenuti sono stati analizzati dai palati, dagli occhi e dai nasi della qualificata giuria di esperti composta da: Fabrizio Macchia (F.I.S.A.R.), Umberto Chericoni (F.I.S.A.R.), Davide Mustaro (F.I.S.A.R.), Gherardo Lena e Liana Benini (F.I.S.A.R.), Andrea Baldeschi (AIS), Claudia

Marinelli (SLOW-WINE), Giovanni Giannettini (ONAV), Valdo Filippi (Enologo), Stefano Micheletti (Ristoratore), Alessandro Fenu (Ist. Alberghiero), Pierluigi Ara (Stampa), Ilaria Rossi (Az. Vinicola Varramista). Il presidente di giuria, Davide Mustaro, ha rimarcato come quest’anno ci sia stata una corsa al rialzo delle qualità, tant’è vero che sono stati necessari alcuni spareggi. Per le 5 categorie: Bianco Pisano, Chianti, Rosso Pisano Tranquillo, Rosso

pisano Elaborato e Vin Santo sono risultati vincitori nell’ordine: Ficaia 2014 Fattoria Uccelliera, Fauglia; Vigore 2012, Cantina Colline Pisane; Larà 2013 Az. Le Colline di sopra, Montescudaio; Genius Loci 2010 Az. Burchino, Terricciola; Vin Santo M 2008 Antica Fattoria Sorbaiano, Montecatini Val di Cecina. I vini vincitori saranno premiati nel corso della cena di gala composta da pietanze che meglio possono esaltare le qualità dei vini vincitori.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione F.I.S.A.R. di Pisa e Litorale

La F.i.s.a.r. pisana premia i migliori vini

S

i è tenuta a Villa Poschi la cena di gala organizzata dalla F.I.S.A.R. di Pisa e Litorale, durante il cui svolgimento sono state consegnate le targhe ai produttori dei vini vincitori della manifestazione “I Pisani più

Schietti”, scelti in precedenza da una giuria qualificata. I tre sommelier Giovanna Caporali, Lorenzo Mariotti e Giuseppe Merla hanno abbinato i vini vincitori al ricco menù terragno. Agli antipasti, coppa con funghi e pinoli, crostino di salciccia

gratinato, polentina con funghi porcini, sformato al tartufo, è stato abbinato il Ficaia 2014 della Fattoria Uccelliera di Fauglia, al risotto zucca e tartufo e poi pappardelle al cinghiale il Vigore 2012 della Cantina Colline Pisane di Crespina, al daino di San il Sommelier | n. 1 - 2016

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Rossore il Larà 2013 az. Colline di sopra di Montescudaio, col taglierino di formaggio il Genius Loci 2010 Az. Burchino di Terricciola e per finire con i dolci della tradizione il Vin Santo 2008 dell’Antica Fattoria Sorbaiano

di Montecatini Val di Cecina. Il delegato Fabrizio Macchia ha presentato le Aziende vincitrici: Tiziana Sani Fattoria Uccelliera (contitolare), Massimo Marchi Antica Fattoria Sorbaiano (Direttore vendite)

Mario Simonelli Cantina Colline Pisane (Direttore Cooperativa) Carrara Mauro Az. Le Colline di Sopra (Agronomo dell’azienda) Patrizia Tognetti Az. Burchino (Direttrice ufficio Export&Marketing).

Notizia inviata da Simona Venni della Delegazione F.I.S.A.R. di Genova

La Delegazione di Genova alla Mostra della Zucca di Murta

S

i è svolta anche quest’anno la 29° Mostra della Zucca, il 7-8 e 14-15 Novembre 2015, a Murta, frazione di Genova Bolzaneto, organizzata sapientemente dal Comitato Promotore Mostra dall’A alla Zucca con il patrocinio del Comune di Genova. Tantissimi i cultori della Zucca, provenienti da tutta Italia, intervenuti presentando le loro zucche per concorrere al premio per la zucca più grossa, più lunga, più strana e, ovviamente, più bella. Oltre

al concorso naturalmente tantissimi stand gastronomici con piatti a base di zucca. Hanno partecipato all’iniziativa con esposizioni di elaborati ispirati dalle zucche i fioristi genovesi, gli operatori economici di Bolzaneto ed alcuni istituti scolastici. Presente anche la Delegazione F.I.S.A.R. di Genova al fine di promuovere le attività federative e i vini genovesi della Cantina Bruzzone. Nella foto i Sommelier Fulvio Lollini e Silvana Salomoni.

Notizia inviata da Simona Venni della Delegazione F.I.S.A.R. di Genova

CONSORZIO BOLGHERI A GENOVA

P

romosso dalla Delegazione Genovese della F.I.S.A.R. un incontro a sostegno di un’associazione. La Delegazione di Genova il primo Ottobre 2015, presso il Circolo Culturale “Il Quadrilatero” di Genova, gestito dalla Sommelier Rosita Guiso, ha ospitato il Consorzio Tutela Vini di Bolgheri e il suo Direttore Riccardo Binda. I Sommelier

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Genovesi hanno avuto il piacere di apprezzare dieci prestigiosi vini del Bolgherese così suddivisi: cinque Bolgheri Doc Rosso del 2013, quattro Bolgheri Doc Superiore del 2011 e un Bolgheri Doc Sassicaia del 2012. Impeccabile il servizio dei vini effettuato dai validi Sommelier Francesco Caprile e Luca Muti in foto con il Delegato Mattia Briganti e Riccardo Binda .


Notizia inviata da Laura Grossi - Foto di Gianpaolo Di Lernia della Delegazione F.I.S.A.R. di Milano

IN ALTO MONFERRATO TRA BAGNA CAUDA E PASSITO DI STREVI

L

a Stagione 2016 degli Eventi di F.I.S.A.R. Milano si è aperta Sabato 16 Gennaio con un grande classico: il tradizionale pranzo a base di Bagna Cauda, organizzato ogni anno nel mese di gennaio, quest’anno servito in una cornice d’eccezione, la Barricaia della Cantina Araldica Castelvero a Castel Boglione in provincia di Asti, nel cuore dell’Alto Monferrato. Accompagnati dall’amico Luigi Bertini (enologo, professore universitario e docente per F.I.S.A.R. di Enografia Francese) abbiamo visitato la Cantina Araldica Castelvero, cooperativa di 200 soci che coltivano con viticoltura sostenibile oltre 900 ettari di vigneti situati nelle zone viticole di maggior importanza

delle Langhe, del Monferrato, del Roero e del Gavi. Insieme a varietà autoctone come Barbera, Dolcetto, Nebbiolo, Cortese, Arneis e Moscato, sono coltivati anche i meno comuni Brachetto e Freisa accanto a uve più cosmopolite e conosciute come Merlot, Cabernet e Chardonnay. Il pomeriggio è stato dedicato alla scoperta di una piccola DOC del Piemonte: il Moscato Passito della Valle Bagnario di Strevi DOC che siamo andati a degustare in due piccole cantine tra le Colline di Strevi (AL) e precisamente nella Valle Bagnario, da sempre riconosciuta come la più vocata del territorio per la produzione di uve aromatiche. Nelle cantine Ca’ di Cicul e Bragagnolo Vini abbiamo così

potuto scoprire questo vino antico, già conosciuto nell’XI secolo, che rischiava di scomparire e che oggi fortunatamente sopravvive grazie all’istituzione di un Presidio Slow Food e a un’associazione di produttori che si impegnano a valorizzare e a tramandare le tecniche di vinificazione di questo gioiello della tradizione enologica italiana.

Notizia inviata da Laura Grossi - Foto di Antonio Cimmino della Delegazione F.I.S.A.R. di Milano

PRONTI, PARTENZA, VIA: PRESENTATO IL CALENDARIO 2016 DEI CORSI F.i.s.a.r. MILANO

D

opo il successo ottenuto nel 2015 che ha visto un cospicuo incremento del

numero di soci e corsi, F.I.S.A.R. Milano si prepara ad affrontare un altrettanto intenso 2016. Per presentare al meglio il ricco calendario di iniziative in programma per il nuovo anno, F.I.S.A.R. Milano ha scelto di organizzare lo scorso 18 gennaio una serata speciale

aperta al pubblico presso il Circolo Volta che ha visto la partecipazione di oltre 100 appassionati. La serata, condotta dal Delegato Gianni Longoni e dal Segretario Emiliano Marelli, si è articolata in una presentazione istituzionale di F.I.S.A.R. e della Delegazione di Milano seguita da un’introduzione alle tecniche di degustazione (con particolare attenzione alle condizioni il Sommelier | n. 1 - 2016

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ambientali, fisiche e psicologiche che sono fondamentali per realizzare una corretta analisi organolettica) arricchita da animazioni, colpi di scena e “provocazioni” come, ad esempio, il servire lo stesso vino proponendolo come se fosse diverso da quello immediatamente precedente. Una volta svelato l’arcano, i partecipanti hanno

compreso quanto la percezione di un medesimo vino servito in circostanze differenti possa notevolmente cambiare. Un brindisi e un apericena offerti dalla Delegazione hanno incorniciato la serata con l’accompagnamento musicale di un pianista che ha allietato i presenti intonando il celebre “Libiamo Ne’ Lieti Calici”

de “La Traviata”. L’evento ha rappresentato anche l’occasione per coinvolgere i Sommelier F.I.S.A.R. Milano che si sono potuti mettere alla prova nel corso di questa originale presentazione. Dei partecipanti, ben il 10% ha perfezionato in loco l’iscrizione ai corsi: un risultato incoraggiante e di buon auspicio per l’inizio della stagione 2016.

Notizia inviata da Fernando Iannozzi della Delegazione F.I.S.A.R. Manziana Monti Sabatini

“COPPIERI”

I

l record d’iscritti al recente Corso di 1° livello ha stimolato una riflessione didattica. Partendo dal metodo consolidato, abbiamo provato a rendere il percorso formativo più efficace e appassionante. Come? - Ampliando i modi d’apprendimento: non sola ricezione ma processi autonomi di scoperta, esperienza, confronto; - Monitorando l’apprendimento del gruppo e del singolo per verificare, non solo dal test di fine Corso, il raggiungimento di livelli intermedi di conoscenza; - Suscitando maggiore interesse su argomenti per taluni meno avvincenti o comprensibili (cosa che accade, data la vastità dell’universo vino). È nato così “I Coppieri” del 1° livello, un gioco, con il doppio fine di formare e divertire (“edutainment”, per gli esperti) con lo spirito di competizione spontaneo dei contesti ludici. La tensione a vincere o ben figurare svolge un ruolo decisivo, funzionale al coinvolgimento autentico e simultaneo dei partecipanti. Genera momenti d’intensa rielaborazione e apprendimento schietto, non 76

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sempre facili da ottenere; migliora la fruibilità della formazione e ne aumenta l’efficacia. Durante il Corso i partecipanti hanno svolto diversi test a punti, sia teorici (orali e scritti) sia pratici, sia singoli sia di gruppo: servizio, riconoscimento sapori e profumi, degustazioni descrittive e panel, questionari, approfondimenti “a casa”. È stata attentamente curata l’organizzazione e la gestione del gioco, in modo da inserirvi gli obiettivi formativi senza caricarlo con tratti pesanti o ansiosi. Ecco alcune caratteristiche: - Il gioco si rinnoverà nei successivi livelli. Il premio è simbolico (in vino, è ovvio);

- Non un vincitore ma sei possibili “Coppieri” che nella “Cena degli attestati” degusteranno in pubblico con successiva valutazione e discussione; - Il risultato del test di fine Corso, contemplato nel Regolamento del gioco, permette di conquistare tre dei sei primi posti; - Nei test di gruppo, rotazione nella composizione dei team per agevolare l’integrazione e, ispirandosi al “cooperative learning”, far sì che ogni membro sappia che solo dalla collaborazione può scaturire il proprio successo e quello degli altri.


Notizia inviata da Alice Lupi della Delegazione F.I.S.A.R. di Fiumicino Ostia

È nata la F.i.s.a.r. di Fiumicino Ostia

È

giovane, giovanissima anzi neonata la Delegazione F.I.S.A.R. di Fiumicino Ostia che ha sede presso l’Aran Blu Hotel a due passi dallo storico porto che fu, in un tempo molto lontano, il primo scalo fluviale di Roma.

Una location elegante e luminosa che ha visto, lo scorso 13 gennaio, dare il via al primo corso per aspiranti Sommelier, con quasi quaranta iscritti. Il benvenuto ufficiale ai corsisti è stato dato da Luca Di Michele, Commissario della Delegazione,

congiuntamente a Franco Rossi, Tutor della Delegazione: “Sono molto felice che questa nostra nuova Delegazione F.I.S.A.R. si sia costituita – afferma Luca Di Michele – L’intento è quello di voler contribuire alla diffusione della ricchezza culturale dell’ampio patrimonio enologico italiano e al miglioramento dell’offerta e dei servizi di tutta la ristorazione sia romana che del litorale; mantenendo i costi della formazione limitati”. Nel team che sostiene le attività della neonata Delegazione fanno parte anche Elisabetta Bucci, Fabio Romano Montico e Alice Lupi. Lo staff al completo già volge lo sguardo al futuro e ai tanto progetti da realizzare per gli associati.

Notizia inviata da Chiara Bagnato della Delegazione F.I.S.A.R. di Portogruaro Caorle

La F.i.s.a.r. di Portogruaro consegna gli attestati ai corsisti del 2° Livello

B

ellissima serata all’insegna dell’allegria e della convivialità, quella che si

che hanno partecipato numerosi

vice Delegata Nadia Salvador e

non solo alle lezioni, ma anche

dal Direttore di Corso Giuseppe

a tutti gli eventi (degustazioni

Tonetto.

è svolta il 14 Maggio presso la

in cantina, manifestazioni

Presente anche l’enologo Gianmaria

Trattoria il Cacciatore (Concordia

enogastronomiche, conferenze)

Riva, a capo della Cantina Cason

Sagittaria - Venezia). Protagonisti i

promosse dalla Delegazione.

Brusà (Fossalta di Portogruaro) che

partecipanti al corso per aspiranti

La serata è stata presenziata

ha presentato i vini dell’azienda.

Sommelier F.I.S.A.R. di 2° Livello

dal Delegato Luigi Franco, dalla

Lo chef Marco Bon, nonché il Sommelier | n. 1 - 2016

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socio F.I.S.A.R. e corsista, ha preparato dei deliziosi piatti, piena espressione del territorio del Veneto Orientale: Polentina con schie abbinata ad un fantastico Metodo Classico Medot (60 mesi sui lieviti); Pagodina di sarde in saor e chips di melanzane e Canestrelli alla griglia serviti con Chardonnay Cason Brusà DOC 2014; Tortelli di cernia e pistacchio su emulsione di zucchine in abbinamento a Lison DOCG Cason Brusà 2014; Filetto di San Pietro in crosta di erbe aromatiche e scalogni al Refosco rosato accompagnato da Refosco Cason Brusà IGT 2014; Crostata con ricotta di Summaga e fragole fresche in abbinamento a “Oro” passito di Lison Cason Brusà 2007. I vini sono stati serviti

dalle Sommelier Fedora Zoccarato e Chiara Bagnato che al termine del servizio hanno partecipato al clima festoso e conviviale che ha caratterizzato la cena.

Congratulazioni ai corsisti che hanno ricevuto l’attestato di 2° livello e che attendiamo al corso di 3° livello e ai prossimi eventi della Delegazione.

Notizia inviata da Cinzia Vanzan - Fotografia di Marcello Longhino e Lucio Chiaranda della Delegazione F.I.S.A.R. di Venezia

La F.I.S.A.R. VENEZIA ospita la cantina Erste + Neue

L

a Cantina Erste + Neue riassume nel suo nome la fusione tra tradizione

ed innovazione. La Erste Kellereigenossenschaft Kaltern nasce nel 1900 dall’unione di una settantina di viticoltori. Nel 1925, viene creata la Neue Kellereigenossenschaft, le due

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si fondono nel 1986 per dare vita ad Erste + Neue. Oggi la cantina conta almeno 400 soci. La produzione è differenziata in 3 linee: classica, puntay e cru. Siamo sul lago di Caldaro o Kalterer See, le uve conferite alla cantina sono principalmente Lagrein, Pinot Nero, Gewürztraminer, Schiava, Riesling, Muller Thurgau e Moscati, ma anche Merlot, Sauvignon, Cabernet Sauvignon e Chardonnay. Durante la serata sono nostri ospiti l’enologo Gerhard Sanin ed il Responsabile Marketing Christoph Orsi che ci raccontano la storia della Erste + Neue mentre vengono serviti, in sequenza, i 6 vini in degustazione:

Pinot Bianco, Sauvignon, Gewürztraminer, Lagrein, Kalterersee e, “dulcis in fundo”, l’Anthos Bianco Passito. Gli chef della Delegazione (in primis il nostro Delegato Lorenzo De Rossi ed il Tesoriere Roberto Masato) hanno ideato per la degustazione tre piatti ad hoc da abbinare ai vini: vellutata di zucca con speck croccante, crema al formaggio e semi di zucca, guance di manzo brasate con tortino di polenta gialla e strudel destrutturato con doppia sfoglia. Al termine della serata tutta la Delegazione ha festeggiato la nostra sommelier Anna Cardin, da poco vincitrice del Trofeo Rastal Miglior Sommelier F.I.S.A.R. 2015.


Notizia inviata da Fabio Cabianca della Delegazione F.I.S.A.R. di Venezia

Grande serata sul Chianti Classico organizzata dalla F.I.S.A.R. VENEZIA

N

ella serata di venerdì 11 dicembre 2015 nelle suggestive sale del Centro Cardinal Urbani in località ZelarinoMestre la Delegazione F.I.S.A.R. di Venezia ha organizzato una serata a cui hanno partecipato una sessantina di soci e simpatizzanti per la degustazione di una straordinaria selezione di Chianti Classico. La serata è stata aperta da Michele Cassano Vice Direttore Generale del Consorzio Chianti Classico-Gallo Nero il quale ha

illustrato ai presenti le filosofie produttive e commerciali del Consorzio. La degustazione vera e propria è stata condotta da Nicola Sabbatini, Degustatore Ufficiale F.I.S.A.R. della delegazione veneziana, il quale con grande capacità comunicativa ha saputo illustrare ai presenti le diverse caratteristiche dei vini del Chianti Classico. Le cantine presentate sono state ben sei: Isole di Olena, Villa Pomona, Querciabella, Val delle Corti, Felsina, e Castello di

Brolio- Barone Ricasoli. Durante la serata molti dei soci presenti hanno rivolto delle domande al D.U.F. ottenendo sempre puntuali risposte sia sui vini e le loro caratteristiche, sia sugli abbinamenti ideali con il cibo. Inoltre la degustazione del Chianti Classico, grazie alla disponibilità di alcuni soci particolarmente capaci in cucina, è stata accompagnata da uno squisito risotto e da salumi e formaggi appropriati ai vini toscani serviti dai sommelier della Delegazione.

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Notizia inviata da Fabio Cabianca della Delegazione F.I.S.A.R. di Venezia

La F.I.S.A.R. VENEZIA visita le cantine friulane Brandolini e Bulfon

S

ono state entusiasmanti le giornate trascorse da una quarantina di soci della Delegazione F.I.S.A.R. di Venezia (tra questi molti partecipanti ai corsi di primo livello) durante le visite a due cantine del territorio friulano rispettivamente il 17 ottobre presso la Cantina del Conte Brandolini in località Vistorta di Sacile (PN) e il 21 ottobre presso la Cantina Emilio Bulfon a Valeriano (PN). Due realtà vitivinicole “originali” per la diversa proposta di vini e metodi di vinificazione. Durante la visita all’azienda vitivinicola di Vistorta sono stati percorsi parte degli spazi

dell’antica cantina mentre veniva illustrata la storia della famiglia Brandolini D’Adda e l’impegno della proprietà che dalla metà dell’800 ha creduto nei terreni ed intuito le potenzialità del vitigno Merlot, coltivandolo in purezza e creando il vino Vistorta. La giornata si è conclusa presso l’attuale cantina, nelle quali si effettuano i processi di vinificazione e dove è stato possibile degustare assieme ad ottimi formaggi, alcuni dei vini prodotti dall’azienda (molti si avvalgono della certificazione biologica). La giornata dedicata alla cantina di Emilio Bulfon è iniziata con la visita

degli affreschi attribuiti al pittore Il Pordenone, all’interno della bellissima chiesa di Santa Maria dei Battuti, costruita nel XV secolo nel centro del paese di Valeriano e completamente restaurata dopo il terremoto del 1976. I soci hanno visitato alcuni vigneti delle tenute dell’azienda Bulfon recandosi poi presso la cantina dove il proprietario Emilio ha spiegato l’attività per il recupero di alcuni vitigni autoctoni della zona come il rosso Forgiarin o il bianco Cjanorie, ottenendo degli ottimi vini la cui degustazione ha concluso questa gradevole giornata di fine ottobre.

Notizia inviata da Flavio Nuti della Delegazione F.I.S.A.R. di Volterra

Un anno di iniziative di successo

I

l 2015 è stato un anno importante per la delegazione storica di Volterra. Ad aprile è iniziato un nuovo corso per sommelier con ben 31 partecipanti che concluderà il ciclo dei tre livelli nel giugno 2016. Molteplici le attività compiute dalla squadra dei sommelier diretta da Renzo Bartolini: la cena di Gala con la delegazione di Pontedera in occasione del Festival Internazionale della Fondazione Bocelli; la presentazione della Guida dell’Espresso a Firenze, gli eventi all’interno della XII rassegna del tartufo Bianco “Volterra Gusto”. Oltre al banco di assaggio dei vini di Volterra e della Val di Cecina durante la manifestazione, i nostri Sommelier hanno allestito la degustazione dei

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il Sommelier | n. 1 - 2016

vini dell’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana, all’interno della sala del Palazzo dei Priori dove è avvenuta la presentazione del Libro di Oliviero Toscani, realizzato in collaborazione con il giornalista di Repubblica Merlo e con il Professore di Storia dell’arte Settis, che racconta attraverso immagini il percorso di piccoli produttori “artigiani del vino” tra i quali anche il marchese Incisa ed il suo leggendario Sassicaia. Il premio Jarro quest’anno è stato consegnato ad Oliviero Toscani per il suo impegno attraverso l’arte fotografica nella divulgazione della cultura enogastronomica e delle tipicità del nostro territorio. Da non dimenticare anche la tradizionale degustazione del sigaro toscano con i passiti e distillati organizzata

presso il locale nostro associato Volterra. Per finire ricordiamo tre iniziative importanti: il banco d’assaggio “degusta il Teatro”, da noi ideato all’interno del Teatro Persio Flacco per degustare vini e prodotti della filiera corta prima dello spettacolo; la cena di beneficienza in favore dell’Ass. Mondo Nuovo per i diversamente abili insieme all’Istituto Alberghiero di Volterra, cui abbiamo offerto i vini e fatto una lezione sul servizio; e la prima delle cene Galeotte al Carcere di Volterra (www.cenegaleotte.it), giunta alla X edizione con lo Chef stellato Baracchi Silvia del Ristorante il Falconiere di Cortona con abbinati gli ottimi vini dell’azienda familiare (www.baracchiwinery.com).


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