Il Persian Gulf Command 1941-45

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IL "PERSIAN GULF COMMAND" La missione militare americana in Iran negli anni 1941-45 come strumento di influenza nella regione del Golfo Persico di Marco Leofrigio

Gli interessi strategici della potenza americana nella regione del Golfo fino al 1945 si possono dividere in due fasi precise temporali: la fase post-prima guerra mondiale e quella durante il secondo conflitto. La prima fase si svolse negli anni dal 1922 al 1927 e prende avvio con l'arrivo della I Missione finanziaria diretta dal dottor Arthur C.Millspaugh. All'epoca la Persia era governata dal Reza Shah dedito ad un grande piano di modernizzazione del paese, e tra le opere portate a termine ne ricordiamo una su tutte: la costruzione della Trans-Iranian Railway, ovvero di quella che sarà la via di comunicazione strategica nell'area durante la seconda guerra mondiale. Millspaugh giunse con il suo staff a Teheran come "super-consigliere economico" del governo dello Shah e, durante i cinque anni della permanenza della Missione sul suolo iraniano, l'abile consigliere americano aiutò l'Iran ad aumentare il reddito nazionale, a migliorare la gestione del debito pubblico e ad ottenere facilitazioni per accedere ai grandi flussi di credito delle banche e istituzioni internazionali. La missione ottenne molto successo e preparò un fertile terreno per i successivi sviluppi nelle relazioni tra i due Stati. Soprattutto per Teheran le aspettative erano quelle di intensificare i rapporti con Washington, ma tra i due paesi le "visioni" restavano sostanzialmente inconciliabili. Infatti da un lato il governo iraniano spingeva per ottenere maggior cooperazione tecnica statunitense, principalmente con l'obiettivo di "diversificare" le alleanze e i rapporti commerciali, cosicchè lo sviluppo di una relazione forte con Washington, con i generosi aiuti finanziari che ne potevano derivare, sarebbero stati una basilare alternativa alla tradizionale presenza anglo-russa nell'area del Golfo Persico. Dall'altro lato invece la diplomazia americana restava molto cauta e forse per un certo periodo fu anche scarsamente interessata. Questo orientamento durò fino allo scoppio del secondo conflitto e si basava su tre ordini di motivazioni fondamentali: 1. l'area del Golfo era riconosciuta da sempre nella sfera di influenza imperiale britannica,


e difatti veniva definita nei documenti del Dipartimento di Stato come "an English lake"; 2. rispettare gli impegni presi nel cercare di concentrare più risorse possibili per appoggiare lo sforzo bellico britannico; 3. gli orientamenti di politica estera di Teheran, oscillante tra gli Alleati e l'Asse RomaBerlino facevano sorgere notevoli perplessità. E infatti proprio in relazione a quest' ultimo punto gli aiuti americani avrebbero potuto essere sfruttati dai nemici degli Alleati a causa delle dichiarate simpatie filo-naziste dello Shah: simpatie che si concretizzavano con l'attiva presenza di spie tedesche sul suolo iraniano. L'orientamento del Dipartimento di Stato non poteva esser dunque diverso, in considerazione di questo scenario di fondo, e non si poteva certo permettere un rafforzamento indiretto dell'Asse. Allo scoppio della guerra l'Iran era il classico "vaso di coccio tra i due vasi di ferro"; difatti la tradizionale politica russa di espansione verso il Golfo contrastava/competeva con la forte presenza britannica, in particolare nel sud del territorio persiano. I contrasti tra le mire sovietiche e quelle britanniche arrivarono al punto tale che, nell'aprile del 1940, Teheran, cercando di accontentare il potente vicino russo, cedette alle sue pressioni licenziando tutti i tecnici britannici impiegati come consulenti tecnici nella nascente industria aeronautica persiana. La forzosa opzione di fare a meno dei britannici fu però prontamente sfruttata per orientarsi decisamente verso la nazione nordamericana; difatti gli iraniani misero in atto una politica di compensazione rispetto alla concessione fatta ai sovietici: si attivarono per ingaggiare i tecnici americani da destinare all'industria bellica. La valenza strategica della regione aumentò notevolmente con l'invasione dell'Unione Sovietica da parte delle truppe dell' Asse, nel giugno del 1941: la Persia diventava l'unica via terrestre disponibile per inviare rifornimenti agli alleati sovietici. Il rischio che l'area potesse finire nell'orbita dell'Asse mise in moto la già stressata macchina bellica britannica: difatti il governo del confinante Iraq, che aveva manifestato notevoli simpatie filo-tedesche, fu rovesciato da un corpo di spedizione nel giro di poco tempo. E lo stesso avvenne a causa delle smaccate simpatie iraniane filo-Asse. Proprio in occasione dell'invasione tedesca del territorio russo, lo Shah fece le due mosse fatali che portarono alla sua destituzione: - dichiarò apertamente di apprezzare la lotta tedesca contro i sovietici;


- rifiutò in più occasioni di espellere gli agenti segreti tedeschi dal suo territorio; A questo punto divenne inevitabile la decisione di intervenire, cosa che scaturì con l'invasione anglo-russa dell'agosto 1941, che portò alla deposizione del vecchio Shah Pahlavi il quale abdicò in favore del figlio il 15 settembre. Con questo intervento militare si consolidò notevolmente la posizione alleata nel Golfo, ufficializzata dal patto tripartito russo-inglese-persiano siglato nel gennaio 1942. Tra i vari punti dell'accordo fu prevista la totale disponibilità di tutti i mezzi di trasporto presenti sul territorio persiano al fine di permettere la piena attuazione del dispositivo di aiuti militari verso l'alleato sovietico, come previsto dagli accordi sulle forniture belliche americane destinate agli Alleati per mezzo appunto della nota Legge Affitti e Prestiti (Lend-Lease Act). Nel 1941 iniziò la seconda fase dei rapporti Usa-Iran Questi drastici cambiamenti in Iran furono subito recepiti dal Dipartimento di Stato americano, il quale valutò prioritario per le esigenze belliche potenziare il sistema delle viario. E già dal settembre 1941 venne inviata una prima informale missione militare guidata dal generale di Brigata R.A. Wheeler (il quale nel dopoguerra divenne consulente della World Bank per quella regione), con il compito di riorganizzare interamente la rete viaria e i servizi logistici dell'esercito iraniano. Inoltre venne aperta ad Abadan una grande base, sotto il completo controllo americano, dedicata all'assemblaggio dei velivoli statunitensi, con l'obiettivo di consegnare 200 velivoli al mese ai russi. Oltre a tutti questi programmi si provvide ad estendere anche all'Iran le attività di assistenza per quanto riguardava le merci e i beni vitali per l'economia e la sicurezza interna, il cui braccio operativo fu il Middle East Supply Centre che aprì appositamente un ufficio a Teheran. La missione militare venne inizialmente denominata "U.S. Military Iranian Mission", poi dall'agosto 1942 "Persian Gulf Service Command" ed infine, nel 1943, la denominazione definitiva adottata fu quella di Persian Gulf Command. Il Comando del Golfo fu sempre considerato ufficialmente come "non belligerante", ma i cui appartenenti raggiunsero alla fine del 1945 il numero di ben 30.000 uomini, dislocati su tutto il territorio persiano. In sostanza gli americani, resisi conto della situazione di indebolimento oggettivo delle zone d'influenza britanniche, intervenivano per proteggere le fonti di approvvigionamento


petrolifero alleato con tutto il peso della loro potente organizzazione militare e civile, diventando così il "player" fondamentale nell'area del Medio Oriente. Un breve cenno a parte meritano le vicende sullo status giuridico dei "consiglieri militari" americani. Infatti i vertici delle forze armate iraniane sollevarono il problema sul loro status, dato che desideravano averli sotto il proprio comando. Il punto era cruciale e delicato ma alla fine Washington, dopo qualche più che giustificata perplessità iniziale, convenne alle richieste iraniane. Con apposita legge varata dal Congresso si consentì agli ufficiali in servizio di "prestare servizio temporaneo" sotto il comando dell'esercito iraniano. Nel 1942 la cooperazione si fece più serrata: gli iraniani richiesero la collaborazione americana per riorganizzare la Gendarmeria ed alcuni settori dell'apparato militare persiano. In particolare ritenevano che mettere un ufficiale statunitense a capo della polizia locale, avrebbe sicuramente contribuito alle attività della missione militare. Tra il maggio e novembre 1942 il Dipartimento di Stato raggiunse l'accordo per inviare ben tre missioni militari con obiettivi specifici. Ad esse furono assegnati il generale Clarence S. Ridley come consigliere dell'esercito persiano; mentre il colonnello H. Norman Schwarzkopf , il tenente-colonnello Philip T. Boone e il capitano William Preston si sarebbero occupati della riorganizzazione della "Imperial Iranian Gendarmerie". I membri di questa missione, nota come "Genmish", diventeranno i consulenti e gli assistenti del ministro dell'Interno iraniano e i superiori gerarchici degli ufficiali persiani parigrado della gendarmeria. I risultati non si fecero attendere: oltre 20.000 uomini della polizia locale e dei reparti paramilitari vennero riorganizzati, addestrati ed armati. Inoltre venne inviato un Intendente Generale per gestire tutto l'apparato logistico delle forze armate iraniane, e numerosi consiglieri militari collaborarono con l'aviazione ed il genio dell'esercito. Nel contempo partiva la seconda missione finanziaria del capace Millspaugh assieme ad una di carattere culturale. Dunque da un lato gli iraniani chiedevano massicciamente il supporto tecnico civile e soprattutto militare americano e dall'altro lato gli Usa erano ben lieti di concederlo, nei limiti degli impegni bellici del momento, con l'ottica a lungo termine di aumentare la loro influenza nel paese per il dopoguerra. Però dal punto di vista formale, nonostante questa massiccia presenza nella regione, il


Dipartimento alla Guerra preferì evitare volutamente la creazione ufficiale di una missione militare, anche se de facto era pienamente operativa: l'obiettivo era lasciare comunque spazio di manovra all'alleato inglese e mantenere un profilo di intervento in apparenza moderato. E' illuminante ed estremamente interessante, alla luce delle vicende attuali, rileggere la visione politica del 1943, in un memorandum redatto dalla Divisione Affari Vicino Oriente del Dipartimento di Stato. Nel memorandum si specificava che: a) la debolezza cronica del Governo Iraniano poteva essere un elemento destabilizzante nella regione, assieme all'atteggiamento passato ed attuale di Gran Bretagna e Russia nei confronti di Teheran, la quale andava quindi rafforzata da parte americana al fine di aiutarla a superare i problemi del dopo-guerra; b) nel contempo dovevano essere rassicurate le altre potenze europee ed asiatiche che gli Usa non intendevano assumere una posizione predominante, anzi erano gli unici che potevano aiutare l'Iran senza destare sospetti di sorta; c) gli Stati Uniti desideravano applicare i principi della Carta Atlantica per creare una solida base di pace nella regione, mantenere l'integrità territoriale e l'indipendenza iraniana al fine di permettere una sua crescita a tutto vantaggio della stabilità nell'area; d) Il Dipartimento di Stato desiderava evitare qualsiasi possibile pretesto per stabilire una sorta di "protettorato" su quella nazione. Gli obiettivi e le scelte della diplomazia americana del 1944 rafforzavano, in quest'ottica di lungo periodo, le loro priorità di intervento e presenza (in apparenza soft): - Incremento cooperazione scientifico-tecnico-militare - Interesse alle basi aeree civili - Nessun interesse nelle concessioni petrolifere - Rafforzamento e supporto tecnico alle forze armate iraniane - Ricostruzione e ampliamento delle infrastrutture di base del paese, come strade e ferrovie: difatti personale americano venne dato in "prestito temporaneo" alla Road Transportation Administration persiana. - La Legazione statunitense di Teheran veniva elevata a rango di Ambasciata. E' utile riportare alcuni dati di sintesi delle attività portate a termine nella Regione: il valore delle opere costruite fu pari ad oltre 100 milioni di dollari dell'epoca, la movimentazione dai porti persiani ed invio verso l'Urss raggiunse la notevole cifra di 4,5 milioni tonnellate di merci, con l'invio di 5.000 aeroplani e di 184.000 mezzi da trasporto,


oltre alla costruzione di 44 aeroporti. Gli Stati Uniti stabilivano una forte presenza militare nell'area strategica del Golfo senza necessità di invasioni di sorta o violenti contrasti. Il governo di Washington considerava i risultati considerati estremamente positivi, in particolare: sia per l'effetto stabilizzante sull'Iran e sull'intera regione, sia perché tale politica si era mostrata un valido ed efficace contrappeso all'influenza russa e inglese. La strategia per il periodo post-bellico era tracciata chiaramente: difatti l'Iran assumeva la veste del principale player regionale, rispetto al suo passato di debolezza politico diplomatica cronica. Ciò in previsione di un contrasto/competizione con le altre potenze già "in nuce", a motivo dell' importanza strategica e geo-economica della regione del Golfo Persico, come le vicende odierne ribadiscono ancor più. Segnalazione bibliografica Banani, Amin. The Modernization of Iran, 1921-1941. Stanford: Stanford University Press, 1961. Department of State - Division Near Eastern Affairs: Memorandum by John D. Jenergan. 23 gennaio 1943 Kazemzadeh, Firuz. Russia and Britain in Persia, 1864-1914. New Haven: Yale University Press, 1968. Kelly, J.B. Britain and the Persian Gulf. Oxford: Oxford University Press, 1968. Iran's Foreign Policy, 1941-1973: A Study of Foreign Policy in Modernizing Nations. Charlottesville: University Press of Virginia, 1975. Lenczowski, George. Russia and the West in Iran, 1918-48. Ithaca: Cornell University Press, 1949. Marlowe, John. The Persian Gulf in the 20th century. London, 1962. Millspaugh, Arthur. The American Task in Persia. New York: Arno Press, 1973. Riza Shah Pahlavi, 1878-1944. Hicksville, New York: Exposition Press, 1975. US Army Corps of Engineers. Office of History. http//www.hq.usace.army.mil/history


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