2011. L'incubatore di idee. Dal desiderio all’impresa: percorsi di imprenditorialità giovanile.

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L’incubatore di idee Dal desiderio all’impresa: percorsi di imprenditorialità giovanile Giovanni Campagnoli, Manuel Cerutti Riflessioni e rielaborazioni • Vedogiovane • 2 dicembre 2011

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INCUBATORE DI IDEE

Cartelle esterno70x100

Assessorato alle Politiche Giovanili

PT Spazio creativo, Circolo ARCI, Music club, Food, Incontri

Shop della creatività

TRASWARE

Mensa sociale

SPAZIO

co-working

-1

Recupero PC e software free by Samsara

Progressive Lab

-2 Sala prove Mobili in cartone e legno rigenerato

Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane


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Indice

Giovani Organizzazioni Come migliorare l’occupabilità giovanile DAL DESIDERIO ALL’IMPRESA

Premessa!

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1. Spazi giovanili!

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2. Youth work e “competenze chiave” 3. Imparare il lavoro dai giovani 4. Nuove domande giovanili 5. Lo start up di microrganizzazioni giovanili 6. L’incubatore di idee di Vedogiovane: uno spazio per le microimprese creative. 7. La weconomy (L’economia del noi) 8. Utilità sociale della creatività giovanile !""#$!%& '())*+,&-./#0!)+#""#)1*#)-!+&) !"#$%"&$%'()($*+','-).(,/0(1-(2$-3$(3'(-1$4'("%&'5'"-'(,6)(7'(21$4)(,$-&%$(8"(,%'7'9( :--$4"&$%'( )( ,%)"&'4'( 7"%"--$( 8$%$( '( ;%$&"5$-'7&'( 3)8( *1&1%$( <3'( !9( :-5%$777$=( >'88'$-"%')(-?(@@ABC@@D 2()1#0&$+)#)&++34!5&3+#)!")0#/4&5&3)1#""!)63-*+&%!, E'(2$8&';8',"-$('(-)&F$%G(3'( 1-"(-1$4"('2;%)-3'&$%'"(,6)(,$-'15"(%)7;$-7"#'8'&H( 7$,'"8)( )( 7$7&)-'#'8'&H( "2#')-&"8)( )( 7&"#'8'7,)=( "( ;"%&'%)( 3"88)( 7)3'( 3'( 8"4$%$=( %";;$%&'("2',6)4$8'(,$-(8"(,'&&H()('(I1"%&')%'9(>$3)88'(;$77'#'8'(,6)(;$77$-$()77)%)( %);8',"&'("8&%$4)9(<3'(J9(>"-',"=(K9(L$;;'7=(M&&"5$-$=(-?(@@ABC@@D 7()8#633.#/!%# !/'2;%)7"(,6)(,$$;)%"(<F),$-$2N9'&(O(P(,1%"(3'(!$5$&)8D Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane!


Giovani Organizzazioni Come migliorare l’occupabilità giovanile DAL DESIDERIO ALL’IMPRESA

Small Business Act, we-economy, micro imprese, hub, co-working, creatività, innovazione, imprese culturali, sociali, sportive, occupabilità, competenze: nuovi linguaggi e nuovi codici

Premessa Il nostro Paese si trova per la prima volta di fronte ad una situazione nuova che riguarda i giovani: la disoccupazione ha raggiunto la soglia del 30% ed un giovane su 4 né studia, né lavora... Chi localmente ha responsabilità su questi temi, ma anche famiglie, i giovani stessi, la formazione e le istituzioni educative, come si occupano di tutto ciò? Che strategie si mettono in campo per creare occupazione? E perché il lavoro non va solo cercato, ma anche creato? Nell’ambito del progetto “Verso una rete di spazi aggregativi e luoghi educativi” (finanziato da Fondazione Cariplo 2009/2012) e sostenuto anche dalla Provincia di Novara, il tema dell’occupabilità giovanile è entrato in modo determinante, portato soprattutto dagli stessi ragazzi. Vedogiovane, insieme a tanti altri attori della rete locale, ha sperimentato percorsi, strumenti, azioni che andassero nella direzione di migliorare l’occupabilità giovanile. Ecco allora l’incubatore di idee, il micro finanziamento allo start up di organizzazioni giovanili, il co-working, l’hub, lo Stret (ART) Lab itinerate presso i centri giovanili, il temporary shop. Insieme a queste sperimentazioni, Vedogiovane si è concentrata sulla loro valutazione, al fine di arrivare ad una modellizzazione delle esperienze, da trasformare in know how, sia per migliorare le riprogettazioni che per individuare le condizioni della loro trasferibilità/ replicabilità. Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane


1. Spazi giovanili Da sempre, molto del lavoro che Vedogiovane svolge con adolescenti, avviene in “spazi giovanili”. Siano Informagiovani, Oratori, club, sale prova, centri educativi, skate park, no profit bar, “scuole aperte”, stand, hub, incubatori, music club, factory, centri di aggregazione, temporary place, il “luogo” è una dimensione che costantemente connota il lavoro di Vedogiovane. Si tratta di spazi con alcune caratteristiche particolari (più o meno accentuate a seconda della “formula”) che comunque rendono questi luoghi riconoscibili ed interessanti per i giovani stessi. Oltre che stimolanti, “social” (cioè in rete e intergenerazionali), in grado di offrire opportunità, percorsi, con al loro interno disponibilità di attrezzature e strumentazioni (es. wi-fi), stimolare interessi e curiosità, favorire incontri. Ma soprattutto sviluppare desideri e permettere l’apprendimento di competenze. Tutto ciò, non casualmente, ma intenzionalmente, pur in un “ambiente non formale”, comunque “educativo”, alla presenza di un operatore, che è lì e lavora per e con i ragazzi e le ragazze. Tutto questo viene definito dall’Unione Europea 1 “youth work” o “animazione giovanile”.

1 art. 149, par. 2, del Trattato di Maastricht, 7 febbraio 1992

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2. Youth work e “competenze chiave” Si tratta di una forma di educazione extrascolastica (quindi al di fuori del sistema formale di istruzione e delle attività curricolari tradizionali) organizzata da professionisti e/o volontari nell’ambito di organizzazioni della gioventù, municipi, centri giovani, chiese, ecc. e che contribuisce allo sviluppo dei giovani. Queste attività non vanno intese in opposizione con altri programmi istituzionali rivolti alle nuove generazioni (ad esempio in ambito di istruzione, occupazione, integrazione sociale): la Commissione Europea, vista la complessità e l’articolazione dei temi, propone infatti l’utilizzo di un approccio trans-settoriale per affrontare tutte le questioni concernenti i giovani. Secondo questa logica, è possibile pensare ad una sinergia tra percorsi istituzionali ed azioni di “educazione non formale”2. La valorizzazione dello youth work e dell'educazione non formale non si basa su motivi -Pannelli stand 2 200x250

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ideologici, ma su un approccio pragmatico che ne constata

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l'efficacia nel contribuire ad un incremento delle 8 “key competences” (v. schema pag. successiva). La considerazione di Vedogiovane è animazione giovanile

partenza è infatti questa: circa il 70% dell’apprendimento nella vita di un individuo avviene in contesti informali e non formali (famiglia, tempo libero, gruppi informali, organizzazioni giovanili), soprattutto per quel che riguarda una serie di competenze sempre più spendibili anche sul mercato del lavoro: prendere decisioni, affrontare problemi, gestire i conflitti, collaborare con gli altri,

Interventi, progetti, servizi educativi, sociali e culturali

assumersi responsabilità. Proprio per questo, la UE mira, ad integrazione dell’educazione formale, a sviluppare l'educazione non formale per i giovani, in modo che contribuisca alla loro formazione permanente. Il conseguente innalzamento delle competenze è ritenuto infatti condizione essenziale tanto per un rilancio a breve termine dell’economia, quanto per uno sviluppo più a lungo termine e per l’aumento della produttività, della competitività, dell’occupazione, nonché per la garanzia di pari opportunità e per la coesione sociale3. Lo youth work gioca oggi un nuovo ruolo e ne è sia riconosciuto l’apporto economico, sociale e professionalizzante, che reso evidente il contributo che può fornire allo sviluppo della società4. 2

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni. “Una strategia dell’Unione europea per investire nei giovani e conferire loro maggiori responsabilità. Un metodo aperto di coordinamento rinnovato per affrontare le sfide e le prospettive della gioventù”, Bruxelles, 27 aprile 2009. Commissione Europea: “Nuove competenze per nuovi lavori - Prevedere le esigenze del mercato del lavoro e le competenze professionali e rispondervi”, Bruxelles”, 16 dicembre 2008. 3

Risoluzione n°15131/09 del Consiglio dei Ministri dell’Unione europea (Sessione Gio- ventù), “Un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù per il periodo 2010-2018”, Bruxelles, 17 nov. 09 Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane 4


Lo “youth work” svolto nei centri e negli spazi giovanili, può contribuire in modo ancor più potente che altrove, ad un incremento di quelle “competenze chiave”, evidenziate ai vertici di questo ottagono, che può essere anche un modello

di

valutazione della funzione

di

apprendimento che uno spazio giovanile svolge. 3. Imparare il lavoro dai giovani Come si diceva all’inizio, stare con i giovani oggi significa anche ed inevitabilmente intercettare la “questione lavorativa”, o meglio proprio il lavoro, le professioni, che vorticosamente cambiano e crescono rapidamente5 . Si pensi infatti a quanti lavori di oggi (dei più giovani) non esistevano prima, quante volte capita che trovare un lavoro non significhi scegliere fra il medico e il geometra, ma fare il tecnico del suono ogni tanto, qualche ripetizione di matematica e magari un laboratorio coi bambini... Oppure dare una mano ad organizzare concerti, festival, occupandosi di tutto quel che serve... Che lavoro è questo, come lo spiego ai miei genitori, cosa ci scrivo sulla carta d’identità? Non importa, l’importante è che si impari dai ragazzi e dalla contemporaneità che i mestieri a volte si inventano, che non tutto è già scritto, che quanto è stato pensato e codificato non esaurisce le possibilità. E se fosse meglio non nascere e morire nello stesso mestiere? E se fosse meglio non dire di sé cosa si fa di lavoro ma che musica si ascolta? Ribaltiamo tutto: se tutto cambia e lascia poche certezze6, perché non assecondare e riscoprire gli interessi gli interessi? Che vuol dire lavorare sul desiderio, desaturarlo dal consumo e dal marketing che ti dice quel che vuoi prima che tu possa anche solo pensarlo, creare un po’ di vuoto, consentire di scoprire ciò

5 Si pensi ad esempio che sono 6.761 i mestieri riconosciuti in Italia ... [Istat] 6 “Di doman non c'è certezza”, Lorenzo de' Medici, Canti Carnacialeschi, Canzona di Bacco (Firenze, 1490)

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che piace fare, e verificare dopo a quale professione corrisponde, o a quale combinazione di mestieri. C’è guida migliore della propria vocazione?7 I percorsi di orientamento dovrebbero quindi puntare sull’autoriconoscimento delle capacità, attitudini, interessi personali (quindi sulla dimensione del talento), come criteri guida nella scelta rispetto al futuro formativo o professionale dei giovani8. Allora per i ragazzi prendere parte ad esperienze (scambi all’estero, volontariato, organizzazione di eventi, sport, stages, comunicazione, web, ecc) ha un valore orientativo molto forte, oltre che di apprendimento di competenze, parola questa divenuta “magica”, ma che deve essere funzionale al raggiungimento della propria vocazione e, non il contrario... Perché è vero che non riesci a far nulla se non sai far nulla, ma è anche vero che è importante sapere cosa piace e si vuole fare... Se prima si è parlato di spazi giovanili, si pensi qui ai luoghi di lavoro e di quanto, per lo più, non assomigliano ai giovani. Strutture gerarchiche, rendite di posizione, autonomia individuale, ingegnerizzazione dei processi, tensione costante alla vendita, ancora molta carta, ricerca spasmodica dell’italiano, un po’ di panico tecnologico... E se invece mutuassimo di più dallo stile di collaborazione giovanile? Vedremmo infinitamente più lavoro di gruppo, tavolate non scrivanie singole, diverse nazionalità e comunicazione plurilingue, musica diffusa ma anche molta disponibilità, tendenza alla collaborazione non alla competizione, assoluta naturalezza nel mondo digitale... E se fosse meglio, e se avessimo solo da imparare?9 Tutto ciò, va ricordato, in un contesto dove si fa complessivamente fatica ad entrare nel mercato del lavoro con un contratto minimamente tutelante (sono 45 le formule contrattuali con cui un giovane può essere assunto...). Oggi la sottoccupazione, il precariato, gli stages, il praticantato sono la quotidianità per molti giovani... Invece il lavoro può essere per i giovani ancora il luogo di valorizzazione ed espressione di sé, occasione “creativa”, di gratificazione e realizzazione personale e non solo strumento funzionale a garantire maggiori possibilità di consumo? A quali condizioni il lavoro non è più costrizione, ma possibilità di realizzazione, anche creativa? Probabilmente unendo la scoperta delle proprie vocazioni, a quelle del S. Laffi: “Imparare il lavoro dai giovani”, Convegno Le politiche della fiducia — I piani locali giovani e lo sviluppo del Paese, Iter, Cremona, 3 aprile 2009. 7

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In Italia l’orientamento “fatica”, sia come pratica che come strumento: un esempio è la cronica mancanza di dati (a differenza degli altri Paesi), in grado di collegare formazione al lavoro. Così si dice ai giovani di studiare, ma non ci sono lavoro coerenti... E la domanda di lavoro per i laureati in Italia - nel privato - è bassa (12%). Si paga la mancanza di un ordinamento formativo postdiploma, di tipo professionalizzante, sull'esempio delle esperienze dei Paesi più avanzati (Francia, Germania, Svizzera), dovuto al mancato monitoraggio e censimento dei fabbisogni formativi e professionali. Se in questo settore si naviga a vista, ne va di mezzo l'efficacia e trionfano sprechi e delusioni. Se per orientamento si intendono chiacchierate dell’acqua calda, magari in un cinema o in un'aula magna stipate di giovani annoiati, si producono solo labirinti. Anche qui basterebbe guardare a ciò che succede vicino a noi per capire quanto siamo diversi e lontani da una seria politica di orientamento, che accompagni i giovani e le famiglie, che trovi i linguaggi per orientare le scelte. [W. Passerini, La Stampa, 4 dic. 2011]. S. Laffi: “Imparare il lavoro dai giovani”, Convegno Le politiche della fiducia — I piani locali giovani e lo sviluppo del Paese, Iter, Cremona, 3 aprile 2009. Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane 9


talento, rafforzando questo percorso con l’apprendimento di nuove competenze (tra cui imprenditorialità, creatività, comunicazione, digitale), viaggiando e conoscendo nuove realtà10. Ma poi la domanda torna e cioè: dove c’è lavoro? Quali sono allora i settori su cui puntare? Secondo Chris Anderson (fondatore della rivista Wired) oggi si possono trovare lavori in quelle “economie di nicchia”, che hanno un alto valore inespresso, locale, sociale, culturale, che non richiedono grossi investimenti di capitale, sono “labour intensive”, Sono ambiti scartati dalle grandi imprese perché a loro non convenienti. Anderson nel suo testo “La coda lunga” descrive con un grafico la situazione: sulle ordinate ci sono il numero di persone e sulle ascisse quello delle imprese, i nuovi lavori si possono trovare sulla “coda lunga” e non sul corpo. Infatti avviene che i grandi diventano sempre più grandi e si concentrano. Lasciano però spazi di nicchia in cui inserirsi con originalità e creatività. Soprattutto in tempi di crisi, dove le spinte a ricollocarsi, ad essere imprenditivi, a spostarsi dal lavoro dipendente a quello “intraprendente” possono essere più forti (si pensi ad esempio a quante imprese sono nate alla fine della “bolla di internet”).

4. Nuove domande giovanili Mai come in questa fase, diventa necessario (ma anche possibile...) lavorare costruendo nuove rappresentazioni dei giovani, finalmente non più e non solo centrate su connotazioni negative (al meglio disoccupato, se no precario, ma anche bamboccione, manifestante), spesso anche da temere (violento, tossico, criminale, no global, alcolizzato, ...). Nonostante i media continuino a dare una sotto rappresentazione qualitativa dei giovani (v. Grande Fratello, Talent scout, veline, ecc.), è evidente che oggi emerge una schiera di nuovi Millennians. Sono

10 “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e canoscenza”, Dante, Inferno (1305).

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la generazione che ha compiuto i 18 anni dal Duemila in poi, quelli che in USA hanno contribuito in modo determinante alla vittoria di Obama (inteso qui più come icona del cambiamento che rappresentante dei Democratici...) e da noi a quella di De Magistris (il superamento del “partito”), Pisapia (la componente di musica giovanile e aggregazione) e, soprattutto, dei referendum di giugno 2011 (che esprimevano una voglia di futuro). Sono quindi giovani interessati al futuro e per questo già attivi nel presente, mediamente preparati, che hanno viaggiato, conoscono una lingua straniera e la tecnologia, sanno collaborare, comunicare e fare rete e sono pronti ad incanalare la loro precarietà giovanile su un binario diverso da quello della disperazione o dei tentativi poco probabili di “giocare alla ruota della fortuna”o credere ciecamente a promesse o minacce di futuro11. Così, dopo tanto discutere di questi temi, l’afasia sul domani è diventata imbarazzo sul presente e ora abbiamo capito quanta retorica ci sia dietro i discorsi sul futuro e sui progetti. I nuovi 15-20enni l’hanno già intuito e chiedono il conto ora, animati da un nuovo pragmatismo ed è sul presente che intendono veder quadrare il cerchio. Se nasci oggi in Italia da genitori operai hai il 50% di probabilità di diventarlo anche tu e il 20% di fare l’imprenditore o il lavoratore autonomo. Viceversa se sei figlio di imprenditore. Analoghe considerazioni si possono fare sul titolo di studio e sul livello di reddito, perché oggi in Italia assai più che nella media europea tu erediti la disuguaglianza sociale dei tuoi genitori12. E se sei donna è ancora più difficile. Dal percepire questo senso di disuguagliaza può nascere un fermento di cambiamento (inteso come uno sviluppo della società nuovo, più etico ed equo), non dalla disperazione (che non è generativa 13).

P. Cottino, M. Lanza: “Jobox. Connection. La creatività giovanile per il territorio. Una nuova sfida per l’impresa sociale”, La Cordata, Milano 2010 . 11

12 Come a dire che la scuola, se voleva ridurre le differenze di origine, ha sostanzialmente fallito.

S. Laffi “Desiderio e cambiamento. un nuovo paradigma nel lavoro con i giovani", CNCA, Spello 28 ottobre 2011. Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane 13


Questi nuovi giovani sono quelli che se anche vivono in famiglia, studiano, fanno qualche lavoretto, sport e volontariato 14. Poi, di questi, uno su quattro, è pronto ad avviare una attività, che sia lavoro autonomo, libera professione o impresa. E' una propensione importante, così come lo diventa la responsabilità di aiutare ed accompagnare queste persone. In Italia vi sono 720.000 imprese under 35 nate negli ultimi anni (12% del totale) e 1,5 milioni di imprese di donne15 . Sono quegli “imprenditori nonostante..." in cui si sono formati degli anticorpi potenti. Che devono diventare dei "corpi", cioè dei fatti. E qui si inserisce, con un nuovo ruolo, lo youth work, che supera il paradigma del lavorare per “integrare” i più giovani, renderli “agiati”, formati, partecipi16, inclusi, in una realtà che tra l’altro oggi non piace più e dove “tutto crolla”... Allora lo youth work può cambiare prospettiva: lavorare per trovare risposte alle nuove domande di questi “giovani che cambiano”, riconoscendo non una disparità come “condizione di lavoro”, quanto una “diversità competente”, data dal patrimonio delle conoscenze, esperienze, know how, intuizioni, attitudini, saperi, cioè quelle potenzialità che per divenire generative richiedono risposte adeguate. Moderne. E’ un lavoro innovativo questo, ancora poco tentato, che vede come “ospite” (e non destinatario...) la start-up: giovanile, creativa. Affascinante. Un’ospite d’onore: che porta con sé la freschezza che solo i giovani hanno e uno sguardo ancora sincero e voglioso di andare oltre. Tutto ciò può portare solo ricchezza, energia e innovazione: per loro, con loro, inventando poi una “saggia governance” di questi processi e degli esiti, per prendersene cura, proteggerli e rafforzarli. E renderli economici. Richiamando, su questa occasione, anche le istituzioni ad investire non solo risorse economiche (non ne servono tante) ma soprattutto spazi di agibilità e costruzione di nuovi linguaggi e modelli organizzativi delle politiche pubbliche. Con i giovani si potrebbe anche fare... Partendo con l’offerta di spazi vuoti da riempire di talenti e creatività, insieme ad un “dispositivo” per l’avvio ed il sostegno di nuovi processi. Investendo nel cambiamento, che significa accogliere, ospitare, “stare con”, garantendo la possibilità di comunicare e stare con altri, quindi di mettere insieme saperi, storie, competenze, mezzi di produzione, fatiche e successi e di tentare strade articolate di penetrazione nel mercato. Producendo così innovazione. Governare questi processi non è una cosa semplice, occorre molta forza e

14 F. Bucarelli, in “Festival della progettualità giovanile, Iter, Prov di Torino,

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affianco a 4,5 milioni di precari, per i quali non ci sono diritti minimi (malattia, maternità, ecc.) che non hanno né un nuovo welfare, né forze contrattuali (vi sono 45 forme diverse di assunzione, le banche faticano a concedere prestiti, a differenza dei lavoratori dipendenti non è previsto il giorno al mese del loro pagamento e rischiano sempre di essere gli ultimi ad essere pagati...) 16

Un esempio: c’è qualche Consiglio comunale dei piccoli che ha potere decisionale? Ci sono istituzioni realmente trasformate da questi processi? [S. Laffi] Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane!


volontà, oltre a conoscenze specifiche di settore. E anche risorse economiche adeguate. Ma soprattutto vision e grande intelligenza17. 5. Lo start up di microrganizzazioni giovanili Il programma d'azione sull'avvio di nuove organizzazioni giovanili che Vedogiovane cura nell'ambito del progetto Cariplo (le cui caratteristiche sono definite qui sotto) promuove un percorso ed uno strumento di progettazione (il business pan in forma semplificata) per giovani interessati ad usufruire di questa opportunità.

Lo Start Up di microrganizzazioni giovanili è unʼazione del progetto Emblematico Cariplo (capofila Vedogiovane) per favorire la partecipazione attiva dei giovani allo sviluppo del territorio attraverso il finanziamento di progetti ideati e realizzati dai giovani stessi. Lʼobiettivo è duplice: •" verso i giovani: dare responsabilità, occasioni di apprendimento e di attivazione diretta •" verso la comunità locale: contribuire a dare un iniezione di energia e innovazione al sistema sociale ed economico del territorio, creando 25 microrganizazioni giovanili, in grado di generare lavoro, scommettendo sul protagonismo giovanile. Questa azione finanzia organizazioni giovanili che intendono realizzare: A. idee per la tutela e la valorizzazione del territorio (es: sviluppo sostenibile, turismo, sviluppo urbano e rurale, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale ed artistico, creatività e design, etc.); B. idee per lo sviluppo dellʼeconomia della conoscenza e dellʼinnovazione (es. innovazioni di prodotto e di processo, media e comunicazione, nuove tecnologie etc.); C. idee per lʼinclusione sociale e la cittadinanza attiva (es: attività culturali, musicali, aggregative, sociali, sportive, accesso al lavoro, impegno civile, legalità etc.). Il contributo massimo ammissibile per ciascuna proposta progettuale è di 10.000 Euro, metà a fondo perduto, metà in forma di prestito a tasso zero. Possono presentare progetti giovani cittadini, italiani e stranieri, di età compresa tra i 18 e 35anni. I progetti devono essere presentati in forma di business plan da associazioni, cooperative, imprese di nuova costituzione. Le attività dovranno avere sede nel territorio novarese compreso tra il borgomanerese, il cusio e lʼaronese.

Il percorso prende il via con una richiesta di incontro tra chi è portatore di una "idea imprenditoriale" (ed è venuto a conoscenza del programma) ed i referenti di Vedogiovane su questa azione. La campagna informativa di questa azione (con logo e immagine coordinata) è multicanale ed è presente sulla home page del sito di Vedogiovane dall'inizio del programma, oltre che sulle pagine correlate dei social networkk. Vi è poi una card che si diffonde localmente (e costantemente) nelle reti territoriali più o meno istituzionali (scuole ed associazioni di categoria in primis, convegni, incontri, ecc.), infine gli articoli le interviste sui media locali ed il tradizionale "passaparola" tra gli stessi ragazzi. Dalla "chiamata" in Vedogiovane (nella promozione viene sempre indicato infatti il tel. della segreteria) al primo incontro, i tempi sono rapidissimi, da uno a tre giorni al massimo. L'ipotesi infatti è di puntare molto sulla tempestività, per dimostrare attenzione ed interesse

A. Pellegatta, in P. Cottino, M. Lanza: “Jobox. Connection. La creatività giovanile per il territorio. Una nuova sfida per l’impresa sociale”, La Cordata, Milano 2010 Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane 17


da subito verso una nuova idea giovanile e poi anche per segnalare che i "tempi dell'impresa" sono veloci e questa azione ne è in linea. Nell'incontro vi è una fase di ascolto dell'idea imprenditoriale e poi una presentazione dello strumento con cui descriverla per ottenere l'eventuale contributo (il business pan in forma semplificata) ed un primo confronto sulle ipotesi di bilancio. L'incontro non è valutativo rispetto all'idea: l'obiettivo è invece cominciare a definirne le condizioni di sostenibilità. Infatti il rischio è che i giovani portatori dell'idea, siano troppo "innamorati" del loro "prodotto", perdendo di vista l'economicità, soffermandosi molto su dimensioni accessorie e non già invece sul bilancio gestionale o almeno sulla capacità dell'idea di generare reddito sufficiente ad occupare una persona, così come invece è richiesto dall'azione. La fase due comincia con un "homework" che i potenziali neoimprenditori devono elaborare (il business plan appunto, con allegato un budget triennale). Per alcuni non si va oltre questa fase, nel senso che vi è una autovalutazione del progetto che pur essendo interessante e positivo, non è sostenibile economicamente. Oppure l'idea viene abbandonata ancora prima, quando nel colloquio si chiarisce che non vengano finanziati progetti di volontariato (45% dei casi), né di singole persone ma di team (55%), né le risorse possono essere utilizzate per il sostegno al reddito dell'imprenditore (10%). Solo un 40% delle persone che ha fatto il primo colloquio si avventura nell'elaborazione del business plan. Rispetto al programma "start up" questa fase prevede un accompagnamento (e non una sostituzione), anche nella stima dei valori di bilancio. L'accompagnamento è individuale per ogni singola start up e generalmente si "arriva in fondo". I tempi però dipendono dalle competenze specifiche che i potenziali neo imprenditori già hanno, dalla loro disponibilità di tempo, dal bisogno di risorse, dai tempi di inizio del progetto… La "dispersione" in questa fase è molto bassa: gli incontri in presenza e on line, procedono per versioni sempre più affinate delle bozze, fino ad arrivare a quella finale, per poi elaborare la richiesta relativa alle risorse, valutando se sono sufficienti i 5.000 euro a fondo perduto o necessitano anche i 5.000 euro di prestito a tasso zero.

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Una volta definite il business pan e perfezionato il piano economico, le somme richieste vengono accreditate in anticipo rispetto alle spese da sostenere, sul conto corrente delle neo nate start up. Inoltre un accordo con un istituto di credito, permette loro di ottenere anticipi su eventuali altri contributi ottenuti da enti e/o Fondazioni, oltre che uno scoperto di cassa che in alcuni momenti può essere molto utile per i fabbisogni finanziari delle neonate organizzazioni. Questo è sicuramente un altro punto di forza (oltre a tempestività e disponibilità) di questa azione (che ha permesso già 15 start up), oltre a quello di sostenere l'avvio non solo di imprese, ma di "organizzazioni giovanili". Con questo termine qui si intendono aggregazioni di almeno due persone, che hanno soggettività giuridica ed hanno le caratteristiche per permettere l'occupabilità, a prescindere che siano società profit (di persone o capitali) o associazioni che svolgono attività commerciale (quindi con partita via). E' una flessibilità molto interessante di questa azione di start up, perché sblocca alcuni meccanismi tradizionali e permette una partenza a queste nuove idee in modo sperimentale, informale, ma serio e ponderato, che procede per passi graduali. Con un accompagnamento piuttosto che una selezione, in quanto questa azione "attira" un target di giovani che hanno una motivazione forte all'impegno ad intraprendere per costruirsi un lavoro (evitando di procedere per stage, lavori saltuari, contratti a tempo…). E questa spinta si regge su un desiderio di futuro che i giovani neo imprenditori vogliono contribuire a costruire. L'azione di start up quindi, non va ad "istituzionalizzare" le idee di giovani che hanno voglia di impegnarsi nell'intraprendere, ma appunto accompagna l'avvio di questi nuovi lavori, sostenendo questi percorsi, che richiedono sempre pià idee, creatività, know how (conoscenza, v. figura sotto) e sempre meno capitale. Ultimo punto di forza di questa azione è la "leggerezza" e l'essere "low cost", in termini assoluti e, soprattutto, se comparata con altri programmi di start up di impresa, risulta essere anche molto efficace.

Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane


Le criticità maggiori di questo programma sono invece quelle di agire su un territorio limitato, dove potrebbe esserci il rischio di "asfissia" rispetto allo start up su "settori leggeri" (quali green economy, recupero, botteghe creative, musica, commercio equo, sociale, educavo, sport e cultura…). Inoltre il microcredito (essendo di importi limitati) come strumento fatica ad attirare nuove imprese su un territorio (nel senso che i finanziamenti dovrebbero essere più alti per motivare ad uno spostamento residenziale), le resistenze culturali ed i pregiudizi ancora forti nei confronti delle nuove imprese (ed idee) giovanili… Oltre che alcune difficoltà caratteristiche dello start up: accesso al credito, ostacoli burocratici infiniti, individuazione chiara di strategie di incremento di fatturato, gestione di una organizzazione flessibile, dinamica ed armonica al tempo stesso. 6. L’incubatore di idee di Vedogiovane: uno spazio per le microimprese creative. Questi percorsi di start up possono, a seconda delle esigenze, anche richiedere casa: ecco allora l'idea dello spazio per un "incubatore di idee", una "serra" che accudisce i primi semi e si occupa della cura necessaria alla loro crescita, fino a divenire germogli e poi, con altre attenzioni, piantine e poi veri e proprie piante pronto ad uscire dalla serra in altri vasi… Questi spazi, che possono essere attivati in diversi luoghi (tra cui centri giovanili) sono azioni poco costose e con alto valore aggiunto. Vanno pensati come luoghi che generano incontro tra imprese che lì hanno sede (ad un costo politico) e tra queste ed il territorio e come spazi che necessitano di un marketing unitario ed integrato, in grado già di comunicare la "filosofia di fondo" facendola vedere già fin dalle trame del nome, dei colori, degli arredi, dell'atmosfera dello spazio. Come già detto, c'è una figura professionale che si occupa di mettere a regime, mantenere ed innovare tutto questo, il cui lavoro consiste nell'aggregare e sviluppare uno spazio abitato da diverse persone che svolgono lavori diversi, ma tutti con un contenuto di innovazione e creatività (e non è detto che siano "professioni creative" per definizione…), comunque gente appassionata, guidata da un piacere/desiderio di fare un lavoro sfidante, per il quale si è fatto (e si fa ancora) fatica, ci si è impegnati e si è sudato e si è disposti a sudare ancora tanto... Una generazione "mille euro", guadagnati però con passione e fatica, con alte motivazioni, ma senza "contare le ore di lavoro", lavorando in gruppo, ma spesso anche di sera e nei week end… Si potrebbe affermare che questi spazi di "incubatoi di idee" siano un pò come delle "botteghe artigiane", dove l'andarci significava imparare un mestiere. Far rivivere luoghi come questi, può quindi permettere l'apprendimento di quelle otto "competenze chiave" di cui si è accennato all'inizio (par. 2). Questo spazio di “incubatore di idee”, oltre che alle organizzazioni “resident”, può ospitarne anche altre, che hanno bisogno di spazi a tempo (un mese) o limitati a qualche pomeriggio settimanale. O da usare solo per incontri. Si tratta allora di allestire uno spazio “co-working”, Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane!


pensato in modo flessibile, arredato per permettere una personalizzazione ed una omogeneità allo stesse tempo. Un servizio utile sia allo spazio co-working che all’”incubatore di idee” è un servizio bar e ristorazione, che va pensato in modo originale e creativo, in modo da essere una start up coerente con la formula complessiva dello spazio. 30-11-2011

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INCUBATORE DI IDEE

Cartello esterno70x100

Assessorato alle Politiche Giovanili

PT Circolo ARCI, Music club, Spazio creativo, Food, Incontri

Shop della creatività

Mensa sociale

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TRASWARELAB Recupero PC e software free by Samsara

Progressive Lab

SPAZIO

co-working

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SALA PROVE

Mobili in cartone e legno rigenerato

L’incubatore di idee creato da Vedogiovane con il supporto della Provincia di Novara, è un mix di spazi e servizi per promuovere i percorsi e le esperienze delle microrganizzazioni giovanili. Un contenitore che offre opportunità per trasformare un’idea in una “occasione di lavoro”. È un progetto aperto che consente la condivisione di spazi, permette di ricorrere ad esperti, favorisce il co-working e le progettualità integrate tra le diverse organizzazioni che hanno sede lì e tra queste, il territorio ed il mondo produttivo. Una “community” creativa che dà vita ad un vera e propria “factory” organizzata in forma di “incubatore di idee”. Un incubatore di idee In questo luogo vi sono possibilità di usare spazi tecnologicamente attrezzati e servizi messi a disposizione per lo sviluppo dell’idea progettuale, unite a momenti di formazione e consulenze sull’imprenditorialità, specificamente legata alla creatività, al territorio ed all’innovazione. Tutto a costi minimi. Un luogo Un laboratorio aperto, attivo, ricco di identità propria, giovanile, ad Arona, una delle città novaresi già polo di aggregazione giovanile. Nello specifico MeltinPOP si caratterizza per la presenza di giovani, attività sociali e culturali, attività d’impresa, uno shop di prodotti creativi, sale prova, studi di registrazione e skate-park. Una community Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane


La formula del co-working che a MeltinPOP si sviluppa, genera, per le organizzazioni che hanno sede lì, una “community creativa”, cioè una piattaforma carica di energie, di idee, di sperimentazione e di innovazione. Si tratta quindi di un forte valore aggiunto per chi promuove un progetto, in quanto vi sono sempre momenti di scambio, comunicazione, ideazione tra le organizzazioni e vi è un team di esperti che supportano lo sviluppo di idee innovative. Uno spazio Oltre ai vari servizi, alle organizzazioni che hanno sedi lì, viene offerto: •uno spazio riservato a ciascuna organizzazione, per uffici e factory •stampante a colori e fotocopiatrice •connessione alla rete telefonica e a internet, con wi-fi incluso •riscaldamento e aria condizionata e video-sorveglianza •servizio bar e ristorazione •reception, sale riunioni, area formazione, spazi per eventi e presentazioni. Tanti servizi Tutto quello che serve per supportare l’impresa in crescita e cioè: orientamento per definire l’idea di impresa e preparare il Business Plan analisi preliminare del fabbisogno economico e degli investimenti elaborazione di strategie di marketing e promozione supporto alla gestione e al controllo di amministrazione tutoraggio in start up attraverso l’analisi di criticità e punti di forza, per definire le azioni di cambiamento e di valorizzazione accompagnamento nell’accesso al credito ordinario e straordinario e agli strumenti di finanza agevolata, oltre che all’azione di start up collegata al progetto emblematico novarese di Fondazione Cariplo (capofila Vedogiovane). 7. La weconomy (L’economia del noi) Abbiamo bisogno di pratiche nuove, di immagini nuove, salvo la premessa che è costante: i contenuti. Valori tradizionali, abitano contenitori di forme diverse, ma i principi rimangono validi. Così se oggi non è più la cultura del lavoro dipendente (che però ha avuto il merito di aver unito e fatto sentire classe sociale milioni di persone), la via per "sortirne insieme18" è un altra. Che ha però una cosa simile: il mettere in comune. Share, in una parola. Nasce allora la Weconomy, come capitalismo del «noi», superando la new economy del 1998 e la net economy, ma anche il famoso “YOU” quale uomo dell’anno 2006 del “Time”...).

“Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l'avarizia”, Don Lorenzo Milani, “Lettera a una professoressa” (1965). Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane! 18


Dove il «noi» non è semplice teoria ma pratica, in un contesto globale che pretende condivisione. La competition muta allora in co-opetition. Competere cooperando. I big player lo sanno bene e applicano il prefisso «co» (unione), come nuovo codice esegetico e mantra dell'impresa collaborativa. Le sfide globali richiedono l'unione delle forze, anche fra concorrenti. Competere, etimologicamente, significa “tendere tutti alla stessa meta” e questa è la nuova forma di competizione. Questa è l'economia del noi, dello stare insieme e non è l'economia del mors tua vita mea, cioè si è in una competizione dove ci sarà un solo vincitore ed, in sostanza, la sconfitta di uno equivale alla vittoria dell’altro. Qui il gioco è “win - win”. Sono infatti la cooperazione e la condivisone di risorse, dell’impegno, del valore delle esperienze di gruppi d’acquisto, di finanza cooperativa, dell’impresa sociale e culturale locale, del nuovo welfare... Sui territori questa “economia del noi” necessita dei luoghi di aggregazione. Ecco allora il co-working, il co-housing, i social network cooperativi/creativi, i copyleft, i tanti wiki, ecc. ecc., dove comunque le tecnologie (che possono essere invasive, persuasive, collaborative), rimangono nella funzione di contenitori, mentre i contenuti sono selezionare. E la funzione creativa qui consiste anche nel riprendere, segnalare, condividere, ripubblicare. Ma weconomy vuol dire anche pensare con creatività ad una gestione diversa dei fattori produttivi tradizionali (terra, lavoro e capitale): ecco allora la condivisione come modalità di creazione di nuovo valore. Gli orti sociali, la green economy, le nuove imprese giovanili 19, le famiglie che collaborano per avere più potere d’acquisto, il co-housing, i gruppi d’acquisto, i fondi cooperativi per lo sviluppo locale, un nuovo ruolo del Terzo settore nell’intraprendere progetti di comunità e di capitalizzazione... 8. Utilità sociale della creatività giovanile In generale un intervento si configura come politica pubblica nella misura in cui è rivolto (direttamente o indirettamente) a generare una qualche utilità collettiva. Possiamo dire che la creazione di uno spazio dedicato a una o più categorie sociali entra a pieno titolo a far parte di una politica pubblica se e quando assolve una funzione sociale all’interno della comunità. I tipici spazi dedicati alle politiche giovanili (per esempio i CAG - centri di aggregazione 19

I dati riportati dal Centro Studi di Unioncamere appaiono incoraggianti soprattutto per quanto riguarda le imprese gestite da giovani. Sono 231.880 le iscrizioni di imprese ai registri delle Camere di Commercio solo nei primi sei mesi dell’anno 2011, di cui quasi la metà (45,5%) sono «vere imprese», non frutto di fusioni o scorpori. Di queste, il 25% fa capo a un imprenditore con meno di 30 anni e la percentuale raddoppia se si considera anche la fascia dai 31-35 anni. Alla maggior parte degli imprenditori sono bastati meno di 10 mila euro per lanciarsi sul mercato, evidenziando inoltre un forte ricorso al microcredito. Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane


giovanile), in quanto ambiti di erogazione di servizi per il tempo libero degli adolescenti, hanno storicamente funzionato come interventi utili, oltre che ai giovani stessi, anche alla comunità nella misura in cui riducevano le probabilità per le sue componenti più fragili di ricadere in comportamenti devianti che potevano essere di ostacolo allo sviluppo della comunità stessa. Detto altrimenti, l’utilità sociale di questi spazi consisteva nel sottrarre i giovani ai processi di sviluppo della comunità. Diversamente, l’ottica del “protagonismo” spinge a concepire gli spazi delle politiche giovanili come “palestre” in cui i giovani possano impegnarsi nell’avanzamento dei loro percorsi di crescita professionale all’interno della comunità. Da questo punto di vista l’utilità sociale di questi luoghi è associata alla relazione che questi posti aiutano a stabilire tra le risorse e le competenze di cui i giovani sono portatori e lo sviluppo della comunità. Si configurano come ambiti deputati a stabilire una relazione vera e autentica dei giovani con il mondo “esterno” e funzionali ad accompagnare la trasformazione del mondo esterno accogliendo e supportando le ambizioni e le intuizioni dei giovani. Le opportunità e le domande in questo senso non mancano: gli utenti-tipo dei servizi territoriali per gli adolescenti sono sempre meno gruppi di amici che chiedono lo spazio per fare una festa e sempre di più giovani laureati che hanno in mente un progetto e chiedono di essere aiutati a realizzarlo. La frustrazione degli operatori dipende in genere dalla mancanza di strumenti concreti (spazi, luoghi, accesso al credito ecc.) per accompagnare efficacemente la messa in pratica di idee e proposte spesso belle, innovative e apprezzabili in relazione all’impatto sociale che potrebbero generare. Da questo punto di vista la creatività, da più parti ritenuta condizione indispensabile per lo sviluppo in fasi di crisi, verrebbe a essere intesa non come una risorsa scarsa (di cui approvvigionarsi attingendo all’esterno della comunità), ma come processo generativo di innovazione sociale da realizzare valorizzando le risorse interne alla comunità e connettendo in modo originale domanda e offerta a cominciare dai contesti locali. In particolare valorizzare la creatività giovanile per l’innovazione significa procedere per iniezioni successive di “giovanilismo” nell’economia locale nell’ottica di allargare le potenzialità di sviluppo e modificare le visioni al futuro “attraverso i giovani”. Assecondare le intuizioni di questi ultimi nei limiti di quanto è fattibile potrebbe portare a orientare verso la crescita della comunità quei conflitti che normalmente risultano paralizzanti e, in quanto tali, sono solitamente trattati riducendo lo spazio di azione per le componenti ritenute più problematiche. In questo senso la sfida sarebbe quella di supportare la nascita e lo sviluppo di distretti “creativi”, all’interno dei quali sviluppo economico e crescita sociale si combinino all’insegna dell’innovazione e investendo di responsabilità proprio le categorie sociali più fragili e solitamente escluse dai processi di trasformazione, quali i giovani. Tuttavia, trattandosi di processi spesso lenti e difficilmente in grado di generare impatti misurabili nel breve periodo, Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane!


è indispensabile porsi delle domande circa la natura del soggetto che potrebbe assumere l’onere di portare avanti questa sfida nella quale sfera “economica” e sfera “sociale” risultano strettamente intrecciate.

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Giovanni Campagnoli • Email: gcampagnoli@vedogiovane.it • Vedogiovane


Dal desiderio all’impresa: il racconto di una esperienza...

Giovanni Campagnoli gcampagnoli@vedogiovane.it

martedĂŹ 6 dicembre 2011


Arona: la trasformazione di uno spazio dismesso

martedĂŹ 6 dicembre 2011


L’idea: riempiamo di creatività e di talento un luogo abbandonato

martedĂŹ 6 dicembre 2011


Il “recupero”: 28 maggio 2010, nasce MeltinPOP ad Arona

martedì 6 dicembre 2011


Le “8 competenze chiave� alla base dei percorsi di apprendimento che partono da MeltinPOP

martedĂŹ 6 dicembre 2011


I requisiti di “successo” di MeltinPOP

martedì 6 dicembre 2011


LO START UP DI MICRORGANIZZAZIONI GIOVANILI LE PECULIARITA’ DELL’AZIONE DI START UP DI MICRORGANIZZAZIONI GIOVANILI: Organizzare il desiderio con i giovani promuovere esperienze orientative rispetto al lavoro ed all'impresa ricercare talenti e vocazioni tra protagonismo e voglia di fare, tra espressione di sè e creatività ed innovazione impegnarsi nell'apprendere le "otto competenze chiave" avviare nuove imprese sul territorio co-working, hub, incubatori di imprese microcredito e fondo perduto (comunque “senza anticipo”) e in tempi stretti educare al desiderio (Leopardi, Zibaldone dei pensieri) ed all’intraprendenza non servizio/sportello, ma contatto diretto (web e cell) primo incontro in tempi rapidi disponibilità e tempestività

martedì 6 dicembre 2011


Oggi le nuove start up giovanili si avviano soprattutto grazie alla dimensione di know how, creatività, innovazione

Creatività

martedì 6 dicembre 2011


I nuovi mestieri e le nuove imprese si sviluppano sulla “coda lunga”, si passa dal mercato di massa alla massa di mercati...

N° persone

Economie di nicchia, con alto valore inespresso, locale, sociale, culturale, che non richiedono grossi investimenti di capitale, sono “labour intensive”, scartate dalle grandi imprese perché non convenienti a loro.

N° nuove professioni

martedì 6 dicembre 2011


Le nuove organizzazioni giovanili crescono e cercano spazio: l’incubatore di idee a Meltin POP, per dare casa a 5 start up, offrendo servizi innovativi, personalizzati ed in condivisione 30-11-2011

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martedì 6 dicembre 2011

Assessorato alle Politiche Giovanili

PT Circolo ARCI, Music club, Spazio creativo, Food, Incontri

Shop della creatività

Mensa sociale

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Progressive Lab

SPAZIO

co-working

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SALA PROVE

Mobili in cartone e legno rigenerato


Immagini di nuove start up....

martedĂŹ 6 dicembre 2011


Il servizio di home catering di Spazioper martedĂŹ 6 dicembre 2011


martedĂŹ 6 dicembre 2011


Progetto MarconiBeach: attivitĂ turistico ricreativa lungo lago di Arona (s.n.c.)

martedĂŹ 6 dicembre 2011


martedĂŹ 6 dicembre 2011


Progetto Edonè

- 'home recording' itinerante, - installazioni sonore museali, - raccolta e conservazione digitale di testimonianze dirette di memoria locale, - registrazione di provini, demo e conferenze, - realizzazione di colonne sonore e commenti musicali per video, spettacoli teatrali e mostre, - corsi di musica.

martedĂŹ 6 dicembre 2011


Unika s.r.l.

martedĂŹ 6 dicembre 2011


martedĂŹ 6 dicembre 2011


martedĂŹ 6 dicembre 2011


Sono un web artigiano...

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martedĂŹ 6 dicembre 2011


I nuovi progetti locali:

martedĂŹ 6 dicembre 2011


A MeltinPOP uno spazio comune ed una serie di servizi disponibili “temporaneamente” alle start up

martedì 6 dicembre 2011


Ăˆ una "bottega dei mestieri itineranteâ€?, che permette ai ragazzi - con l'aiuto di un "maestro artigiano" - di apprendere un mestiere ed aprire una bottega: la ciclofficina, il riuso di mobili e oggetti, il rammendo ed il ricamo, i "vecchi mestieri" della tradizione locale.

martedĂŹ 6 dicembre 2011


Le botteghe di Ameno: il progetto di un incubatore naturale di “botteghe creative” in un paesino dell’alto tra cusio e vergante

martedì 6 dicembre 2011


Vedogiovane (2011) - gcampagnoli@vedogiovane.it martedĂŹ 6 dicembre 2011












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weconomy.it FOCUS #1

wecooperate l'impresa che coopera

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COSA SIGNIFICA COOPERARE PER L'IMPRESA? COOPERARE dal latino cooperari , composto di co(n) (insieme) + opera (lavoro, industria, cura) Operare insieme e quindi aiutare, contribuire a raggiungere un fine comune.

Per l'Impresa, cooperare significa condividere obiettivi e un progetto comune, coinvolgere persone e skill, gestire e accrescere relazioni produttive per creare nuove filiere di competenze e produrre così nuovo valore. La cooperazione può essere interna o esterna all’Impresa: • internamente, l'Impresa si riorganizza da modelli di corporate a modelli di cooperate; • esternamente, le Imprese si riorganizzano da modelli di competition a modelli di coopetition. Il perno di questa rivisitazione in modalità 2.0 del concetto di “team work” è proprio il prefisso CO-, introdotto in tutte le azioni comunemente svolte da un’Impresa o da un Cliente.

QUALI SONO GLI INGREDIENTI CHE ATTIVANO IL CAMBIAMENTO DA UN PROCESSO DI TEAM WORK A UN PROCESSO COOPERATIVO?

n o p q r

AVERE UNA VISIONE PERSONALE DA CONDIVIDERE: LAVORARE SULLA SINGOLA PERSONA APERTURA VERSO LE VISIONI DEGLI ALTRI: “MI FACCIO CONTAMINARE E ATTIVO UN PROCESSO DI SCOPERTA” COSTRUZIONE E SISTEMAZIONE DI UNA VISIONE CONDIVISA APERTURA AL DIALOGO: COSTRUZIONE DI UN PENSIERO AUTENTICO E CONDIVISO CON GLI ALTRI COSTRUZIONE DEL PENSIERO SISTEMICO

In altre parole, occorre fare in modo che ogni persona all’interno di una organizzazione “senta” il proprio lavoro come un artista la sua opera d’arte, capisca i propri limiti analizzando tutte quelle ipotesi, immagini e generalizzazioni profondamente radicate in lui che ne determinano il comportamento, si senta legato a una “immagine del futuro” condivisa e prenda così parte a un vero dialogo cooperativo, abbandonando alcuni presupposti difensivi individualisti.

PER INNESCARE LA COOPERAZIONE BISOGNA INVESTIRE SU: CROSS FERTILIZATION:

IDENTITY MASH-UP:

la creazione di obiettivi comuni e di una conoscenza condivisa e differente (ibrida) tra gli attori (squadra multidisciplinare di competenze contaminate, dove ognuno diventa protagonista)

la valorizzazione delle persone e della squadra attraverso la creazione e la gestione di un circuito di relazione affidabile che si basa sulla responsabilizzazione degli attori in gioco e su una nuova identità “liquida” del leader collaborativo (allenare le persone a essere collaborative)

valorizzare le competenze

valorizzare il talento (da ME a WE)

TRAINING TEAM:

INCREASE SYSTEM:

la gestione delle reti e delle relazioni produttive attraverso la creazione di un’identità di progetto e la definizione di regole di connessione dinamiche e fluide valorizzare l’identità di progetto

l'alimentazione del sistema per costruire costellazioni di progetti e nuove relazioni tra le micro-community che non hanno confini (ridefinizione dei confini secondo i progetti) valorizzare la community

RAQs

(Rarely Asked Questions, ovvero le domande giuste che troppo raramente ci si pone)

Come valuto la mia capacità di cooperare con gli altri (per esempio, condividendo le mie idee e i miei progetti con i colleghi)? Con quanti partner/clienti ho l'abitudine di scambiare e condividere best practice, casi e conoscenze che reputo utili e funzionanti? Quanto mi lascio “contaminare” da informazioni non previste o non pianificate? Quante volte, negli ultimi 6 mesi, ho partecipato con un mio intervento/contributo a un blog, a una trasmissione radiofonica aperta o ad altri media cooperativi? Su una scala da 0 a 100, dove posiziono il bilancio tra il mio “dare” e il mio “prendere” da ambiti cooperativi (per esempio, sul Web)? Cosa posso fare, in concreto, per cooperare maggiormente all'innovazione nel mio lavoro?


MARKETING

organizzare, programmare e controllare iniziative di marketing in partnership per raggiungere obiettivi comuni o compatibili

PRODUCTION INNOVATION estendere l'Impresa creando alleanze di accesso e di utilizzo a nuove tecnologie, nuove conoscenze e nuovi mercati

WORKING ritrovo sociale di lavoratori che, pur indipendenti, condividono valori comuni e sinergie spontanee che si creano grazie alla condivisione dello stesso luogo fisico

mettere in comune risorse umane, finanziarie e tecnologiche per il raggiungimento di un obiettivo comune

CO-

MAKERSHIP

DEVELOPMENT aprire le politiche di sviluppo anche ai beneficiari locali, dando più importanza alle dinamiche di processo comunitario che ai risultati immediati

OPETITION

competizione cooperativa tra Imprese: occorre individuare preliminarmente quali attività svolgere in modo congiunto e quali in autonomia

trasformare i fornitori in partner con i quali operare strategie di condivisione del vantaggio competitivo sul lungo periodo

CREATION

BRANDING (ri)lanciare il valore percepito di un brand attraverso regole di cooperazione specifiche concordate da due o più Imprese

SOURCING

trasformare in prodotti e servizi gli input introdotti da persone esterne all'Impresa (utenti attivi)

BUYING acquistare in modalità collettiva maggiori quantitativi per spuntare prezzi più convenienti (gruppi di acquisto)

produzione (interna/esterna) compartecipata, per elaborare e realizzare piani marketing efficaci, avvalendosi delle competenze di collaboratori/Clienti

DESIGN co-progettare e coinvolgere attivamente i Clienti interni ed esterni nel processo di design


Clicca i campi di testo in verde per aprire le rispettive risorse sul Web.

WE COOPERATE GALLERY “Perché non ti guardi un po’ in giro e non trovi qualcosa che ti piaccia fare?”. Questo è l’approccio aziendale di GORE-TEX: far sì che le persone cooperino alla definizione della propria occupazione. Senza badare al lavoro per cui sono stati assunti, i nuovi associati vengono fatti ruotare nelle varie aree aziendali prima di stabilirsi nella posizione di destinazione. Un nuovo addetto alle vendite nella divisione tessuti, per esempio, può trascorrere sei mesi ruotando nelle diverse aree, prima di iniziare a concentrarsi su vendite e marketing.

DHL sta testando una nuova idea di servizio cooperativo, bring.BUDDY, che coinvolge i cittadini sfruttando i loro percorsi abituali per la consegna dei pacchi. Chi decide di aderire al servizio utilizza un’applicazione per smartphone in cui specifica i propri percorsi quotidiani; se un pacco da consegnare deve seguire lo stesso percorso, l’utente riceve un messaggio di avviso su dove ritirarlo e consegnarlo. In cambio, i partecipanti ricevono dei bonus che possono essere rimborsati nei negozi o scambiati con consegne di pacchi per sé. Per saperne di più, clicca qui.

Nel 2004, Auchan colse la necessità della riqualificazione del proprio punto vendita di Mestre per coinvolgere tutti i dipendenti del centro in un esperimento progettuale di intelligenza e creatività collettiva (“Remodelling Auchan”): retail co-design cooperativo.

La regola fondamentale per Diesel è: lavorare sempre con persone differenti. Non un'azienda ma un “villaggio”: job rotation, rete Intranet e parnership aperte sono solo alcuni degli strumenti cooperativi per realizzarla.

Google ha la sana abitudine di “ordinare” ai propri dipendenti di dedicare il 20% del proprio tempo lavorativo a progetti personali indipendenti, per poi condividerli con l'intera impresa. Il social network Orkut, ideato internamente nel 2004 dall'omonimo software engineer Orkut Büyükkökten e tuttora di grande diffusione in Brasile e India, è uno dei frutti concreti di questa prassi di responsabilizzazione cooperativa.

Storia di una best practice. La Poste, il servizio postale francese, aveva tre problemi: operatori di sportello demotivati, clienti insoddisfatti per le lunghe attese e dirigenti locali frustrati. La società ha invitato i tre gruppi a cooperare per risolverli attraverso una riconfigurazione di spazi e orari. Risultati: una diminuzione del 50% dei tempi di attesa, un salto in termini di soddisfazione per clienti e operatori e la crescita significativa dei servizi bancari e di consegna-pacchi.

BIBLIOGRAFIA Peter Senge – La quinta disciplina: L'arte e la pratica dell'apprendimento organizzativo (Sperling & Kupfer, 1992) Jamshid Gharajedaghi – Systems Thinking: Managing Chaos and Complexity - A Platform for Designing Business Architecture (Butterworth-Heinemann, 1999) Erik Qualman – Socialnomics: How Social Media Transforms the Way We Live and Do Business (Wiley & Sons, 2010) Josh Bernoff e Ted Schadler – Empowered: Unleash Your Employees, Energize Your Customers and Transform Your Business (Harvard Business Review Press, 2010) Sergio Cherubini e Simonetta Pattuglia – Co-Opetition: Cooperazione e Competizione nella comunicazione e nei media (Franco Angeli, 2009) Pierluigi Stefanini – Le sfide della cooperazione: una discussione con Walter Dondi (Donzelli, 2008)

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