Tra scuola vuota e didattica on line.Voglia di futuro e nuove domande di trascendenza. G. Campagnoli

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Milano – 01 aprile 2021


Giovani e fede al tempo del Covid Istituto Toniolo

Voglia di futuro e nuove domande di trascendenza. Tra scuola vuota e didattica on line.

di Giovanni Campagnoli1 I dieci focus group realizzati in tutta Italia con giovani tra i 18 e i 24 anni rappresentano un altro fondamentale lavoro di ricerca dell’Istituto Toniolo, sulle nuove generazioni. Un lavoro necessario ed importante, in quanto in questi mesi si è parlato molto di giovani e di scuola, ma si è parlato pochissimo con i giovani. Questa indagine ha invece svolto una enorme funzione di ascolto nazionale, andando dove i giovani ci sono e registrando la voce autentica, spontanea ed interessa di questa generazione. I media hanno invece fatto generalmente molto “rumore” sui giovani (come si usa dire oggi nelle scienze della comunicazione), ma hanno ascoltato molto poco… Anzi ad ogni “voce / opinione” ad esempio di ragazze/i simbolo di questi mesi (es. le richieste per il ritorno a Scuola, le contrapposizioni con la ministra Azzolina), sono subito emersi – in modo contrapposto e con forza - i commenti dei soliti opinionisti, quasi a “coprire” legittime attese. La stessa cosa era capitata ad aprile quando i giovani tutto sommato “resistevano” e convivevano con la didattica a distanza e fior di docenti ed opinionisti si scagliavano a dire che oggi nelle Università le relazioni tra docenti e studenti sono fondamentali, ci sono e sono di qualità … Stessa cosa era capitata con le questioni ambientali poste da Greta Thunberg e le manifestazioni dei giovani italiane. Per poi arrivare invece (questa estate) a quelle sotto rappresentazioni mediatiche dei giovani alle “movide”, anche se non erano certo i 18/24 enni i maggiori protagonisti. Oppure dei giovani come “nuovi untori sociali”, anche nei confronti dei loro familiari… Ma tant’è … Quindi davvero ancora più importante questo lavoro di ricerca dell’Istituto Toniolo che impatta nella scuola superiore aprendo un confronto e ponendo nuove domande ai ragazzi e a chi lavora con e per le nuove generazioni. Riprendendo quindi le considerazioni dei Gruppi Focus e comparandole con la vita (in realtà poca, o meglio atipica…) della Scuola superiore in quest’ultimi 11 mesi, emergono alcune considerazioni che possono essere delle ipotesi rispetto all’ascolto degli adolescenti, in particolare la fascia che in questo e nello scorso anno scolastico si affaccia ad interrogarsi sul futuro dopo il diploma. I criteri che impone la scelta del post scuola superiore, inevitabilmente hanno a che fare con il progetto di lavoro (e sempre più di vita) delle persone. C’è una voglia di fare in modo che questo coincida con una autorealizzazione che avvenga contemplando il desiderio di contribuire a risolvere un problema collettivo e a soddisfare un interesse generale (G4). Dai racconti dei ragazzi sembra che la “buona scienza”, l’ingegnere green, il ricercatore orientato alle sfide globali (pandemie, fame nel mondo, vaccini), il medico delle emergenze, le professioni di aiuto trovino oggi un rinnovato interesse. Un po' come è stato nel ’92, quando alle morti di Falcone e Borsellino, molti giovani si sono iscritti a giurisprudenza o hanno scelto di entrare in politica, o fare qualcosa per migliorare la società.

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Preside Scuole don Bosco Borgomanero (No), responsabile Percorso di Orientamento in uscita Liceo Classico ed Economico Sociale.


A questa età, è più difficile percepire se la fiducia nel futuro è diminuita o meno rispetto a quanto accaduto nei mesi della pandemia. Sembra che il futuro inizi adesso, che senz’altro sia arrivato in modo forte, presentandosi come un “distruttore” con un virus, mettendo in discussione il mito della globalizzazione, i vantaggi di un progresso senza fine e di benessere per tutti… Sembra però che queste generazioni, ancor di più, abbiano anche sviluppato degli anticorpi a questo virus in senso lato, che sia aumentata la resilienza adolescenziale, che siano portatori di antidoti (anche valoriali) a questa crisi. Speranze compromesse (G2) e livello di preoccupazione in ascesa (G9)? Non è detto… Vi è invece un rammarico se la partita del futuro non potrà giocarsi nel nostro Paese, ma bisognerà andare all’estero. Non spaventa infatti l’andare via dall’Italia, molti conoscono bene almeno una lingua straniera… emerge – purtroppo - quasi una rassegnazione rispetto al vivere in un Paese non all’altezza (in particolare come percezione della classe politica) delle potenzialità artistiche, culturali, creative, innovative e della tradizione. Si legge, pur in modo carsico, una “modalità aereo” sulla fiducia del futuro nell’Italia: si sente che sta viaggiando in una dimensione di “non connessione” con il futuro. E allora tanto vale andare altrove. Infine una questione di genere: sembra che all’estero sia anche più semplice la conciliazione tra professione e maternità (G10), a cui non si vuole rinunciare in funzione della carriera (famiglia e amici sono dichiarate sempre come dimensioni fondamentali). Sicuramente (G10) la pandemia ha dato ai giovani una maggior consapevolezza sociale: c’è una riscoperta del sentimento del noi (più o meno esteso…), tanto che il concetto di “community” è entrato come elemento costitutivo del dna delle nuove generazioni. Una consapevolezza sociale che ha visto anche adesioni a campagne virtuali e reali in favore del ritorno ad una scuola sicura, quindi una ponderazione delle richieste ed una dimensione molto più di proposta che di protesta… I giovani hanno sicuramente sofferto in questi mesi per una condizione per loro innaturale di reclusione e privazione (o almeno forte diminuzione) di relazioni fisiche (G9), di sport, di palestre, dell’“andare in giro”. Hanno comunque scoperto nuove relazioni familiari. In ogni caso nei racconti degli adolescenti emergono anche a quali strategie hanno fatto ricorso per riuscire ad abitare questo tempo. Sicuramente l’essere social ha aiutano e quindi le competenze digitali hanno permesso la sopravvivenza della relazione in presenza. Non è stata solo la chiacchierata sulle piattaforme di comunicazione (Meet, Zoom, ecc.), ma ad esempio il giocare insieme (gaming su Play, X box, PC), l’ascoltare la stessa musica e/o ballarla anche a distanza (ad esempio avendo un account su Tik Tok), il fruire degli stessi eventi (es. serie tv ma in giorni, orari e modalità differenti, pensionando quasi del tutto la Tv generalista), l’essere pubblico degli stessi canal on line (Netflix), avere account su nuovi social (es. Twitch.tv, che è una piattaforma di livestreaming dove puoi farti vedere mentre giochi). Se nell’atteggiamento verso la vita in questa seconda ondata di pandemia in generale prevale la noia rispetto all’elemento della novità (G4), c’è qualcosa di nuovo nelle strategie relazionali on line. Infatti il momento più ludico, quello del gioco, viene vissuto con la stessa intensità, con un reale senso di partecipazione: si vive il gioco insieme, lo si sente, si provano le stesse emozioni (anche fisiche), si urla, si dicono “parolacce”, si litiga e si fa pace, tutto on line. Ed on line i fidanzati trovano il modo comunque di appartarsi, di coltivare anche una dimensione di piacere. Tutto ciò detto perché se è vero che c’è stato un male relativo alla carenza di vicinanza di corpi (G4), gli anticorpi che si sono sviluppati, hanno sicuramente rafforzato le “competenze digitali” di queste nuove generazioni, che comunque già non erano poche… (i “nativi digitali”). Si sentono sicuri su internet, non hanno paura di incontrare sconosciuti pericolosi, anzi sono aumentate anche le amicizie nate sulla rete, dove è più facile trovarsi per affinità (si è parte di una stessa community di interessi, si è pubblico della stessa serie tv, si è giocatori dello stesso gioco, si è team delle stesse sfide, ecc.).


Ritornando alle questioni dei percorsi di futuro post diploma raccontati da questi adolescenti digitalmente più competenti (soprattutto maschi), emerge come siano capaci di usare la rete per cercare informazioni online utili ai loro progetti anche internazionali e ad una maggior consapevolezza sociale, sviluppando nuovi occhi per vedere la vita (G4). Non solo: questi giovani digitalmente più competenti sviluppano anche competenze maggiori di gestione dei rischi della rete (es. maggiore esposizione a contenuti che incitano all’odio e alla violenza, o promuovono stili di vita dannosi) diventando così più resilienti alle conseguenze negative dei rischi incontrati online. Su questo punto, la scuola deve imparare ancora molto: appena prima della pandemia, le indicazioni degli Uffici scolastici miravano costantemente a sottolineare i fenomeni legati ai pericoli della rete, al cyberbullismo, alla internet acdition, piuttosto che ad agire regolamentando e limitando l’uso di device e di smart phone a scuola. Anche la funzione genitoriale, durante la pandemia, è cambiata: i ragazzi dicono che mamma e papà non hanno più solo limitato e/o contenuto l’uso dei pc, ma hanno anche verificato che gli schermi sono stati i nuovi libri e lavagne della didattica digitale, consentendo la relazione di apprendimento dei figli, nel periodo di distanza dalla scuola. Talenti digitali quindi, gaming e web anche come possibilità di futuro e di nuovi lavori. Giovani degli anni ‘20, che come negli ultimi secoli, rappresentano “avanguardie”. Tanto che la didattica a distanza ha dimostrato che l’apprendimento ha tenuto e che i risultati degli esami di Stato sono stati superiori alle aspettative, pur avendo giocato un “effetto comprensione” e/o premialità dovuto alla situazione. Ma anche in questo anno scolastico, i voti a fine primo quadrimestre non sono diversi da quello dello scorso anno, anzi a volte anche migliorati. Le competenze digitali di entrambi (e questa sarà la vera educazione del 21° secolo) sono già alte: infatti oggi ognuno di loro legge, ricerca, vede film, musica, prenota, compra, scrive, si informa sul web, usa mappe, va in banca, fa foto, comunica, produce filmati, condivide tutto on line. Nasce un docente 4.0 che sa dialogare con i ragazzi, è più facilitato ad entrare in relazione con loro perché usa i loro strumenti, per sviluppare e potenziare la relazione di apprendimento, dando vita ad un lavoro più creativo, responsabile e coinvolgente, costruendo attività didattiche “irresistibili”. Si sviluppa una cittadinanza creativa di docente che aspira ad avere uno “spazio affettivo” di lavoro: che sia una didattica in aula o a distanza, si uniscono fatica, impegno, bellezza (etica ed estetica), passione e condivisione. Questo lavoro generativo trova un “senso”, è capace di costruire reti e comunità di lavoro creativo che nessun algoritmo, tutorial, piattaforma e/o tecnologia potrà rendere conveniente sostituire. Ritornando più strettamente alle domande poste dai Gruppi Focus della ricerca dell’Istituto Toniolo, sicuramente questo periodo ha sviluppato pensieri rispetto alla finitezza dell’uomo: gli adolescenti sono entrati in modo forte per la prima volta in contatto con la morte: dai loro racconti emerge che il “suono delle sirene” ha evocato tutte le volte interrogativi nuovi. Il lutto è diventato così da fatto privato a collettivo e celebrato in un modo nuovo, diverso. Nei ragazzi e nelle ragazze, c’è stato un verificare se le conoscenze apprese in questi anni di Superiori, potessero essere utili per capire e come dare un senso a ciò che stava capitando. I docenti hanno ripreso Manzoni, episodi di Dante, Foscolo, la storia, la statistica, l’economia, da altri punti di vista… La pandemia inevitabilmente ha ripreso il concetto del “non essere immortali” (G6), in un’epoca in cui la morte è stata rimossa, banalizzata, il lutto superato… Nasce un senso di angoscia, anche perché ci sono ogni giorno notizie di morti, ma mai di nascite, di imprese che chiudono, non di quelle che fanno innovazione… Se non ci sarà una svolta, una narrazione diversa, un baby boom post pandemia, il sentimento della società in decrescita (se non in declino) potrebbe averla vinta… Difficile dire se è aumentata o meno la fede o il chiedersi dove sia Dio in questo periodo (G3 e G7), sicuramente sono sorte più domande


sul senso della vita, unite ad una ricerca di nuova spiritualità (G2), per rifondare una fede in modo autentico, per metterla alla prova dei fatti o per darsi risposte diverse di trascendenza. Il rapporto con i nonni, un senso di amore e protezione nei loro confronti dovuto al non vederli per tutelarli, in alcuni casi invece la loro perdita, ha acuito il sentire vicina la morte (G6), “sorella morte” di San Francesco. E a proposito di Francesco, il papa è ancora una figura chiave: le immagini soprattutto della Pasqua (ma anche del Natale 2020), hanno lasciato il segno. I ragazzi vogliono bene a questo Papa, lo sentono coerente, educante anche rispetto alla fede, che non è detto che corrisponda con l’andare a Messa (G3). Gli studenti avvertono che i temi ambientali sono stati ignorati e che la causa del Covid sia da imputare ad una società che progressivamente sta distruggendo il pianeta, con un problema di inquinamento e di riscaldamento globale (G2). In questo senso, di nuovo, il rapporto con la politica si fa deludente, in quanto non capace di farsi carico di questi problemi (anche come Europa e istituzioni internazionali). C’è una forte richiesta di eticità, piacciono i comportamenti e le sensibilità ambientali (oggi la Tesla emoziona gli adolescenti forse più della Porsche Cayenne…) e di sobrietà (si viaggia con Bla bla car, si noleggiano citycar, ecc.), piuttosto che comportamenti opportunistici. Certamente anche la vicenda della pandemia mostra come i giovani sappiano stare dentro ogni situazione generando qualcosa di nuovo che potrà diventare patrimonio di tutti.


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