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GIANFRANCO AURILIO

L’ultima lacrima Raccolta di poesie e disegni



A mio Padre



PREFAZIONE “L’ultima lacrima” è una raccolta di poesie e di disegni che, al contrario delle due precedenti raccolte, è divisa in due parti. La seconda parte ricalca, nella scelta degli argomenti trattati, le prime due raccolte. Mi piace definire le mie poesie come “poesie d’amore, amore per l’amore e amore per la vita”. Esse parlano, quindi, del più nobile dei sentimenti umani: l’amore, in tutte le sue forme ed espressioni. Non soltanto l’amore nella sua accezione più nota, inteso come affetto e come passione, ma anche l’amore per la vita, che sottintende l’esaltazione dei valori fondanti di ogni società civile e indispensabili per potere amare la vita stessa. Essi sono il rispetto, “per tutti e per tutto”, la libertà, non soltanto per gli esseri umani ma anche per gli animali, la pace, senza la quale non può esserci la vita, la non violenza, che deve essere radicata in noi e nei nostri figli, fin dalla più tenera età, al punto da considerare innaturale qualsiasi atto di violenza, sia esso fisico o verbale e la bontà, che è il valore che meglio di ogni altro racchiude in sé qualsiasi altra virtù. Chi è buono, infatti, non può che amare il rispetto, la pace, la non violenza e la libertà, per la quale nutre profonda considerazione, facendo propria, in modo spontaneo, la frase “la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”. La prima parte della raccolta è “L’ultima lacrima” in senso stretto, la più dolorosa, le cui poesie sono state scritte in brevissimo tempo. Esse sono, quindi, l’espressione poetica di uno stato d’animo intenso e sofferto. Il 1° luglio 2009 è morta mia Madre, Palma Grasso Aurilio, da tutti stimata e rispettata, sia nell’ambiente della scuola, dove ha insegnato Latino, Greco e Materie Letterarie per più di quarant’anni, sia da chiunque altro abbia avuto modo di conoscerla, anche se non a fondo. Ella ha vissuto gli ultimi tredici anni della sua vita senza la presenza di mio Padre, da Lei intensamente amato, morto il 17 agosto 1996, al

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quale è dedicata questa raccolta, per sottolineare il profondo legame che lo legava a noi tutti. Anch’Egli, Preside amato e persona di elevata statura morale e culturale, al pari di mia Madre, ha condiviso con Ella l’amore per la famiglia e per i valori di cui ho parlato nella prima parte di questa premessa. Mia Madre è morta in seguito a un ictus, che ce l’ha portata via nel giro di tre giorni, da Lei vissuti con grande dignità e serenità. Durante quei giorni, che hanno aperto in noi una ferita inguaribile e non più rimarginabile, Ella non ha mai versato una sola lacrima, pur soffrendo e conoscendo la gravità della situazione. La mattina del 1° luglio è stata sottoposta, in stato di incoscienza, all’ultima TAC. Io ho seguito la barella fin dove è stato possibile. Quando è uscita, ad analisi finita, aveva una lacrima, una sola, sospesa sulla guancia sinistra. Evidentemente le persone che Le hanno fatto la TAC, credendola completamente in stato incosciente, hanno commentato ad alta voce la gravità della situazione. Lo stato d’incoscienza di mia Madre non era, evidentemente, totale ed Ella deve aver sentito ciò che si sono detti. E’ morta poco dopo nella sua camera e quella lacrima, per la quale “non ho più posto per le mie”, è stata da me raccolta in un fazzoletto, ora gelosamente custodito. L’argomento della prima parte di questa raccolta è, quindi, la morte e il distacco che essa provoca dalle persone amate. Ci sono anche considerazioni di carattere filosofico, perché altro non possono essere, sull’anima e sulla vita ultraterrena, nella quale profondamente credo, basandomi anche su fatti inspiegabili a me accaduti. Ci sono i ricordi di un’infanzia felice e di una vita vissuta tra persone meravigliose e di ciò ringrazio Dio per il più bel dono che mi ha fatto: farmi crescere in questa famiglia. Rinvio i lettori alla prefazione della seconda raccolta, “Intorno a me”, per altri particolari legati a questo evento.

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“Ho desiderato la luce e ho camminato su un arcobaleno [...]” “[...] e or che niente ha più un senso, niente mi sfiora niente m’accende, giorno dopo giorno notte dopo notte, nel suo ricordo, sopravvivo”. nella speranza “ […] che se la vita ci ha divisi la morte ci riunisca”.

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Parte 1a



L’ultima lacrima

L’ho raccolta come si raccoglie la più preziosa tra le gemme. Una sola, l’ultima, che hai versato quando hai saputo che morte si avvicinava, Con gli occhi chiusi, mai più riaperti, quell’ultima lacrima ci hai donato. E fa male, più di un pianto dirotto. L’ho raccolta come si raccoglie il più delicato tra i fiori, che strappar non avrei mai voluto. Perché quella lacrima? Per noi che ci lasci, per questa vita che abbandoni e perché non sai

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dove andrai. E per quella lacrima che ho raccolto non ho piĂš posto per le mie.

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8.10.09

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I giglietti di San Felice

Dal balcone una cascata di viola e bianco avorio. Vellutati petali che i miei occhi allietano e indelebil memoria imprimono. Dolce, in quel ricordo, il tuo volto affiora. A riveder quei gigli il mio cuor sussulta e ancor bambino, di nostalgia ridendo, per un po’, dimenticando, ritorno.

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17.9.09

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E’ spuntato il gelsomino

E’ spuntato il gelsomino e oggi intorno c’è un profumo che aspettavo che volevo che mi prende che m’avvolge, un profumo che i miei sensi desta che i miei ricordi risveglia che il nostro amore accompagna. Al candido fiore sorridente m’avvicino e quasi a baciarlo, col pensiero, nel suo odor mi cullo. 18.9.09

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Tristezza

Tristezza che il mio cuor non lasci e mia vita adombri, del tuo grigior intriso del tuo pessimismo pervaso, senza entusiasmo mi trascino senza gioia arranco e or che niente ha piÚ un senso, niente mi sfiora niente m’accende, giorno dopo giorno notte dopo notte, nel suo ricordo, sopravvivo.

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20.9.09

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Trilogia della morte La disperazione La rassegnazione La fede


La disperazione

Dal dolore affranto afflitto annientato lacerato al tuo cospetto impietrito resto. Ancor credere non voglio che mai più riaprir quegli occhi potrai che mai più mai più mai più niente potrai niente potremo mai più. Davanti a me immobile senza vita, davanti a te immobile desiderando che anche su di me l’odiosa distruttiva

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rapace morte si posi.

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22.9.09

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La rassegnazione

La vecchiaia ti avrebbe ferito, infermità e dipendenza ti avrebbero umiliato, il tuo perduto amore continuava a chiamarti, lungo e meraviglioso affetto i tuoi figli han goduto, profumo di te hai a tutti lasciato. Perché continuare? Dio ben sa e i giusti tempi sceglie. Se è vero che amore non è egoismo, se è vero che morte non è che vita, se è vero che adesso puoi esser felice, se è vero che oltre

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c’è ancora tutto, piango, Mamma, e per te, tristemente, mi rallegro.

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22.9.09

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La fede

Se potessi toccarti parlarti abbracciarti come potrei avere fede? Se non si sa si può credere, se non si vede si può immaginare, se non si conosce si può sognare. So che ci sei ma posso solo sentirti, so che mi guardi ma posso solo volerlo, so che stai bene ma posso solo desiderarlo, so che ci rivedremo ma posso solo sperarlo. E voglio crederci perché l’infinito esiste.

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23.9.09

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Un piccolo ramo

Mi sento come un piccolo ramo trasportato dalla corrente in un ruscello in piena che ha rotto gli argini. Annaspo senza sapere dove vado ma prima o poi anch’io mi fermo.

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23.9.09

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Cominciano a cadere le foglie

A primavera si schiude il germoglio e rigogliosa la vita comincia, ma il suo tempo è ormai finito e la stanca foglia di giallo si colora. Vola giovinezza e precipitosa fugge. Nel baglior di un lampo vecchiaia bussa e basta un soffio di vento a staccarci dal ramo. Siamo come foglie ma quell’albero ... che cos’è?

28.9.09

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Anche in Paradiso c’è il mare (A mia nipote Elisa)

Dolci i tuoi occhietti di bimba che sperduti impossibili risposte cercano, ma solo dubbiose certezze trovano. Velati nel mio cuor scrutano perché quest’estate la Nonna non vedono e la tua domanda ora è anche la mia: “Ma in Paradiso c’è il mare?”

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30.9.09

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Il prato sfiorito

Com’eravate belli com’eravate allegri frizzanti spiritosi teneri delicati, dai mille e mille colori. Com’ero pieno di voi. Guardarvi era una gioia, rivedervi ancor di più. Eravate lì e sapevo che vi avrei visti, che vi avrei trovati, che potevo venire. Ma il prato sfiorisce, fiorellini. Non so perché e non riesco a immaginare. E’ come il giorno: c’è perché c’è la notte.

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E così la vita: c’è perché c’è la morte.

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5.10.09

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Il cespuglio di rovi

Quando la vita diventa un cespuglio di rovi, sempre più folto sempre più grande, dove il sole non filtra più e le spine sono dovunque, quando anche la carezza di una foglia urta e ferisce perché niente è più difficile dell’esser cosciente, lascia che il tempo lenisca il dolore, che il sorriso timidamente riappaia, che in quel cespuglio qualcuno pianti una rosa.

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20.10.09

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C’è tempo per chiudere gli occhi

Non chiedermi di riposare, anche se sono stanca, non chiedermi di dormire, anche se ho sonno. Lasciami godere gli ultimi sprazzi di sole, finché il cuore batte, lasciami parlare, finché le parole escono, lasciami vedere perché c’è tempo per chiudere gli occhi.

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22.10.09

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Vivrò per morire

Sono arrivato dove il vento non può più soffiare, dove il mare non può più bagnare. Ho toccato il cielo senza dover volare, ho superato il fuoco senza dover saltare. Ho pregato tanto e ho avuto di più, ho desiderato la luce e ho camminato su un arcobaleno. Ho aperto gli occhi per vedere, ho spalancato gli orecchi per ascoltare. Ho vissuto per amare e adesso vivrò per morire.

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25.10.09

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Niente è più lo stesso

I sogni possono illudere ma sono solo sogni, le parole possono convincere ma sono solo parole, i ricordi possono aiutare ma sono solo ricordi, le speranze possono distrarre ma sono solo speranze. Quel che rimane è la realtà e senza di te niente è più lo stesso ora che la vita si trascina.

8.11.09

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Non essere triste

Non esser triste se sono triste perché se non provassi dolore mi vergognerei. Non esser triste se io piango perché se non soffrissi avrei paura. Non ci hai insegnato a esser pietra ma ad avere un cuore. Non ci hai donato aridità ed egoismo ma dolcezza e amore. Non esser triste se il mio sorriso è velato, se il mio passo

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è incerto, se il mio sguardo è lontano. Non esser triste se sono triste perché andrò avanti finché mi è concesso. Non esser triste se sono triste perché le cicatrici lasciano il segno.

9.11.09

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Vorrei tornar bambino (a Mamma e a PapĂ )

Vorrei tornar bambino per ridere e scherzare, per lasciarmi accarezzare, per sentirmi protetto, per potervi disegnare un cuore, per tenervi per mano, per farmi accompagnare, per cercare gli altri, per volerli ancora conoscere, per credere a quel che mi dicono, per non credere a quel che mi fanno, per non crescere piĂš, per poter dire ancora Mamma e PapĂ , per lasciarmi guidare, per uscire contento, per addormentarmi sorridendo, per svegliarmi e vedervi, per gridare di paura, per abbracciarvi piangendo, per correre e scappare,

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per non lasciarmi prendere, per nascondermi e farmi trovare, per ammalarmi ed esser curato, per guarire e vedervi gioire. Vorrei tornar bambino e l’unica cosa che posso fare è rimaner bambino.

15.11.09

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Dove sei?

Dove sei, dolce amore, che tornar non puoi e solo in sogno venir ti è concesso? Irraggiungibile, come il miraggio, che l’occhio illude e la mano inganna. Impotente, come anche il più potente tra i potenti di fronte alla morte, all’umana natura cedo e alla speranza, che il cuor conforta, l’arrivederci affido.

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20.11.09

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La casa dei ricordi Mi aspettano, aspettano ch’io varchi quella soglia, mi aspettano loro negli anni piÚ belli della mia vita, mi aspettano le loro voci, che il tempo non sbiadisce e ogni passo accompagnano, le memorie, che il tempo non scolora e di nostalgia impreziosisce, mi aspetta il passato, che il tempo non restituisce ma neanche cancella. Varco quella soglia e mestamente felice ricordo. 30.11.09

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In punta di piedi

Come la ballerina (1) che nel volteggiar leggiadra e delicata i suoi passi muove, al ritmo della vita, di eleganza maestra, hai danzato. In punta di piedi, signorile e rispettosa, con la rara grazia che a ognun s’addice, hai vissuto. E in punta di piedi te ne sei andata. 21.12.09

(1) Il riferimento alla ballerina è in senso metaforico. Mia madre, comunque, ancora adolescente, è stata campionessa regionale siciliana di pattinaggio artistico e ha partecipato ai Campionati Nazionali di Pattinaggio Artistico di Firenze, nel 1940, all’età di quindici anni, classificandosi al 5° posto.

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Penombra Ho visto le prime ombre della vita scendere impietose e impietose stendere il loro velo. Le ho viste portarsi via i sogni, afferrarli all’improvviso e distruggerli. Le ho viste portarsi via la realtà, così fragile da sembrare un’illusione, così irreale da non sembrare vera. Sapevo che sarebbe arrivata la penombra. Anche le pietre si sgretolano. Cos’altro mi porterà via prima che tocchi a me? 26.12.09

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Ti rivedrò mai?

Ti rivedrò mai amore mio? Potrò ancora riabbracciarti senza doverlo sognare? Potrò ancora parlarti senza doverlo immaginare? Troverei la forza per aspettare se soltanto sapessi che andare avanti ha un senso. Ti rivedrò mai amore mio? Potrò ancora guardarti senza dover soffrire? Potrò ancora sorridere senza dover fingere? Dimmi di sì perché

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io possa sperare che se la vita ci ha divisi la morte ci riunisca.

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14.1.10

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Parte 2a



Pensami

Pensami al mattino quando la rugiada si colora di luce, alla sera quando il sole si tinge di rosa. Pensami al risveglio quando abbracciarmi è già un buongiorno, quando il desiderio si tramuta in passione. Pensami quando sognare è l’unico modo per riavermi, quando i ricordi ti bagnano gli occhi. Pensami quando esser soli è un tormento, quando anche in compagnia la tua mente si astrae.

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Pensami sempre pensami ovunque pensami comunque perché comunque vada io ci sarò.

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16.7.09

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Settembre

Riappare il settembrino giorno e la sua appagante frescura, che nessun mese eguaglia, dal mio torpor mi desta. Fermo, i miei occhi socchiudo e il lento respiro ascoltando, del suo tiepido sole ancor mi nutro.

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10.9.09

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Le otto del mattino

Corri sbrigati accelera è tardi dobbiamo andare vai non ti fermare si ferma lui. Attento! Frena! No, non frenare. Le regole! Servono solo fin quando non c’è bisogno d’infrangerle. Specchio dell’uomo la strada a quell’ora. Sol nel bisogno l’umana natura il suo vero volto rivela e fingiamo d’esser bravi finché commedia dura.

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15.9.09

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La calma

La calma è come l’acqua nel deserto quando la sete arde, come una spiga di grano in un campo di rose, nessuno la nota eppur prezioso dono cela. Sfugge l’uomo e a facile ira cede e come un gabbiano, che le ali spiega, incapace s’abbandona.

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16.9.09

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La ginestra sul fiume

Dal ponticello a rimirar mi sporgo quel cespuglio di giallo maculato che i miei occhi attrae. Bello quel fiore che tremolante si specchia e aggraziato la campagna ravviva. Di poche pretese la ginestra umiltĂ e modestia insegna e tal pregio quel fiore ancor piĂš bello rende. Intorno ... vola una farfalla gioca un passerotto

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salta un pesciolino. Un sorriso accenno e a voler serbar quell’attimo i miei occhi chiudo.

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25.9.09

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Loro ci guardano

C’è una pagina, vuota e bianca, che aspetta d’essere riempita. E’ la mente dei bimbi, che ci guardano che ci ascoltano perché ci credono perché si fidano. I nostri gesti sono i loro, le nostre parole le nostre frasi le nostre azioni. C’è una pagina che dobbiamo scrivere e scriviamo scriviamo scriviamo, senza sapere che essi leggeranno ogni cosa, o forse semplicemente ignorandolo, perché è più facile.

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29.9.09

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La luna di giorno

C’è una luce oggi che il terso cielo del mattino ancor più rischiara. Insolita la luna dormir non vuole e dall’alto saluta chi curioso guarda. Imprevedibile luna, dal tuo chiaror attratto, dal tuo candor colpito, vuota la mia mente mirabil memoria imprime, mentre il sole la sua negata amante rivede e anche

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se per poco l’impossibile amor trionfa.

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6.10.09

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Rimpianti

Vorrei un giorno poter dire di aver vissuto senza rimpianti, senza il rimpianto di non aver fatto pur avendo potuto, di non aver detto pur avendo voluto, di non aver amato perchĂŠ non ho capito, di non aver sentito perchĂŠ non ho ascoltato, di non esser riuscito senza aver provato, di non aver visto senza aver guardato. Non rimpianti il mio cuor chiede ma solo nostalgia dei piĂš bei giorni andati.

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7.10.09

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Uccidiamo comunque

Che differenza c’è tra un vegetariano e un carnivoro? Distruggiamo comunque una vita. E lo stesso con le scarpe e le cinte di cuoio, le sigarette, le piante medicinali, le spezie, la carta, il legno. Quando camminiamo, respiriamo o beviamo uccidiamo senza accorgercene. La vita è comunque sopraffazione. Possiamo solo non esser crudeli e usar moderazione. 9.10.09

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La foresta di magnolie

Fiore solitario, la sua bellezza ostenta e l’ammaliante profumo diffonde. Di delicati colori e aggraziate striature, la forte longeva maestosa magnolia dignità e perseveranza all’osservatore ammutolito trasfonde. In una foresta di magnolie ogni giorno m’addentro e anch’io, come loro, come tutti, solitario resto.

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12.10.09

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Timidezza

Quant’è bella timidezza se dolcezza cela e bontà rivela. Quello sguardo che fugge e torna e ancor fugge e ancor torna. Poi si posa e con lealtà ti fissa. Con tenerezza si ritrae ma il suo muro ha già abbattuto e par che il cuor ti voglia dare. Benvenuta, timidezza. Vorrei che ognun ne fosse pieno e che virtù diventi alfine.

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26.10.09

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C’è sempre una guerra

L’intolleranza l’ingordigia il sopruso la sopraffazione la violenza l’odio l’avidità l’indifferenza la povertà la fame la follia il delirio il guadagno l’interesse. La guerra è un incubo da cui l’uomo non può svegliarsi. Quest’uomo.

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29.10.2009

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La misura

Poco non è abbastanza tanto è troppo. Moderazione perseguo e a giusta misura aspiro. Il contadino alla terra chiese: “Quanti semi a ogni passo gettar devo perché buon raccolto cresca?” E la terra rispose: “Lo sa la mano”.

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2.11.09

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Un pezzo di cielo

Piove e con le sue lacrime il cielo riempie le strade. Fiumi d’acqua che indistinte forme riflesse a fantasia invitano. Un ricamo di luci in tremolante nebbia e sfarzosi gioielli. Gocce di cristallo colorato a disegnare arabeschi in questa fontana che mai comincia e mai finisce. Un pezzo di cielo si è staccato da lassù, è sceso per visitare il mondo e sperduto

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sulla mia strada si è fermato. Piove e mi bagno di luce.

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5.11.09

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Cantano le stelle

Cantano le stelle che da amor rifuggono. Pel cielo vagano e si guardano, si cercano e si sfiorano eppur non amano. Belle e sole soffrono ma il cuor non cedono. Cantano le stelle e son solo da ascoltare.

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6.11.09

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Oltre l’orizzonte

Oltre l’orizzonte la mia mente vaga, lungo la strada che a nuove mete porta. Avanti e poi ancora avanti, instancabilmente avanti, senza fermarsi, senza placar la sete che ad altri lidi sospinge. Oltre l’orizzonte ce n’è sempre un altro. Spiego le vele e lascio che il vento soffi.

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10.11.09

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Qui posso

Se voglio se lo sento se ci credo posso piacere posso scoprirmi posso guardare. Se un giorno mi va se tutti i giorni mi va posso uscire posso sfoggiare posso provocare posso sorridere. Io donna libera donna persona che vive che parla che decide. Io come voglio come desidero come ho bisogno perchĂŠ qui posso.

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12.11.09

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Prigionieri di pace (a tutti gli animali degli zoo)

Siam prigionieri in tempo di pace, a vita rinchiusi a divertir condannati a schiavitĂš destinati. LibertĂ van predicando ma solo per loro, bontĂ vanno esaltando ma solo per loro. Siam prigionieri in tempo di pace, dai popoli liberi segregati, dalle persone buone visitati, da chi in tempo di pace prepara sempre un guerra.

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13.11.09

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Per ogni bambino che ride cE n’è uno che piange

Dove c’era cibo ora c’è sabbia. Dove c’era povertà ora c’è fame. Avanza il deserto e porta con sé la disperazione di chi può solo scappare. Ridono i nostri figli mentre i padri chiudono gli occhi.

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22.11.09

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La Luna e la stella

Il cielo è tutto per loro, nel blu cobalto della sera, e un adagiato spicchio di Luna alla sperduta stella canta una canzone. Ascolta la stella e a lei vicina, quasi a tenerla per mano, le fiabe del cielo la Luna racconta.

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24.11.09

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La collana di lapislazzuli

Con delicatezza il collo dell’amante cinge e alle azzurre pietre una promessa rivolge: “Che sia un giorno, che sia una vita, questa persona amerò. L’azzurro dell’onda mi darà la forza. Dall’azzurro del cielo prenderò la speranza. Nell’azzurro dei suoi occhi lascerò il mio cuore.”

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25.11.09

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Il fiore di tutti i mesi

Allarga il cuore febbraio che primavera annuncia e speranza infonde. Del cupo inverno la fine intraveder ci lascia e con tenui colori per ogni dove affrescando va. Sorride alla vita il fior dell’anno e malinconia scrolla dalle amare spalle che al rigor dell’inverno piegate cedono. Non febbre do ma gioia e speranza io che sono il fiore di tutti i mesi.

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28.11.09

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Il miracolo di Prassonissi (1)

Dove la mia guancia sinistra sfiora il mar d’Oriente e quella destra il mar di Ponente, su quella striscia di sabbia e sogni, seduto aspetto che la marea mi sommerga e che un solo mare, per una sola notte almeno, mi renda uomo di una sola terra.

3.12.09

1) Prassonissi è la parte più meridionale dell’isola di Rodi (Grecia). E’ un promontorio unito all’isola da una striscia di sabbia, che separa il Mar Mediterraneo dal Mar Egeo. Con l’alta marea i due mari si uniscono, dando luogo al fenomeno conosciuto come “l’incontro dei due mari”.

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Dimenticando Ellis Island (1)

Il poverello diventa emigrante, con i suoi panni sporchi e il suo cibo maleodorante, dal cittadino additato, disprezzato, rifiutato. Passano gli anni, passano i ricordi, passano le rinunce, passano i sacrifici. L’emigrante diventa cittadino, con i suoi panni puliti e il suo cibo ormai conforme, pronto ad additare, a disprezzare, a rifiutare. E’ un po’ come il povero che diventa meno povero.

4.12.09

(1) Ellis Island è un isolotto nella baia di New York. Degli oltre 29 milioni di Italiani che emigrarono, ben 3 milioni sbarcarono nel porto di Ellis Island tra il 1892 e il 1956.

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Croci di guerra (A tutti i caduti di tutte le guerre)

Dormono i giovani soldati, all’ombra dei cipressi, nello struggente ricordo di chi li aveva e non li ha più, strappati alla vita, rubati all’amore, offerti alla guerra. Dormono e quando anche l’ultimo fiore sarà appassito, a nulla varrà la memoria e all’ombra dei cipressi si continuerà a scavare.

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7.12.09

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Non ancor si nasce

Piacer provar non posso se fastidio arreco e libertà non voglio se libertà reprimo. Non ancor si nasce e già si subisce e di amari bocconi la nostra dieta è ricca. Prepotenze, piccole piccole grandi grandi, fan l’uomo umano, ma se egoismo prevarica allor rispetto si impone. Perché possiamo.

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15.12.09

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


L’amicizia E’ come il fiore, se lo coltivi cresce se lo trascuri appassisce. E’ come il vento, se accarezza piace se è burrascoso fa fuggire. E’ come la strada, se ti allontani non ti segue, come il fuoco, può scaldare o bruciare, come un bimbo, se gli sorridi ti sorride, come il sogno, se lo abbandoni non ritorna. Stringi a te l’amico e non lasciar che scappi perché dolce è l’amicizia amaro il rimpianto.

Gianfranco Aurilio

16.12.09

L’ultima Lacrima

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Innevate cime Freddo sentono i nostri monti e il bianco cappello malvolentieri indossano. Abituati non sono al rigor dell’inverno. Loro che il sole amano e nel suo tepor risplendono, di verdi prati, tinti pendii di fiori adorni, brulicanti di vita e da festosi gitanti animati. Innevate cime, seppur belle e di sobria eleganza, il mio occhio non vuole, il mio sangue non conosce, il mio cuor non cerca e infreddolito volgo lo sguardo. 18.12.09

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


Vendemmia Canticchiando vanno le giovinette al levar del giorno, per i filari carichi d’uva e d’asprigno profumo, che le narici impregna. Su e giù per i lunghi viali, tra una chiacchiera e uno sberleffo, tra una storia e una risata, tra un piantarello e un giocherello, il ticchettar di forbici a mo’ d’orchestra risuona. Solo al crepuscolo, le agili mani stanche, le linde vesti sporche, a riposar s’apprestano, il vociar si spegne, la notte cala, la campagna dorme. 22.12.09

Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima

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Distacco

Ardua e faticosa la salita, su per i gradini dell’interminabile scala della saggezza, che forse nessuno ha mai completato, c’è un gradino dove fermarsi è facile, tornare indietro ancor di più. E’ il gradino del distacco, da quel che accade e non può non accadere, da quel che è accaduto e da quel che accadrà, dalle provocazioni, le meschinità e le insofferenze. Disperatamente mi arrampico per gli erti gradini della scala, curioso di sapere dove

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


mi fermerò. Perché mi fermerò.

Gianfranco Aurilio

28.12.09

L’ultima Lacrima

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Pena capitale

Se mio figlio mi vede usare violenza userà violenza, se mi sente alzare la voce alzerà la voce, se reagisco reagirà, se punisco punirà. Non dobbiamo guardare al domani ma al dopodomani e ciò che sembra impossibile adesso sarà possibile un giorno. Se siamo sbagliati dentro è lì che dobbiamo cambiare. A guerra guerra a violenza violenza a odio odio ma dopo un milione d’anni di civiltà siamo riusciti

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


a uccidere con un’iniezione invece che con un bastone.

Gianfranco Aurilio

29.12.09

L’ultima Lacrima

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Si accasciano le palme Vanto dei nostri giardini, ricchezza dei nostri viali, bellezza dei nostri campi, che le verdi ali spiegano e alte ombreggiando svettano, ora, piegate, il nostro cuor rattristano. Invincibile il feroce predatore (1) le care palme soverchia e ad inevitabil morte condanna. Ovunque mesti giganti spenti e una parte di me muore con loro. 30.12.09 (1) Il punteruolo rosso (Rynchophorus ferrugineus), micidiale parassita di molte specie di palme, è presente in Italia dal 2004.

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


Che triste fine Un banco del pesce un supermercato uno qualsiasi ne ho visti tanti tutti uguali. Pesci e molluschi vivi in bella vista a boccheggiare, un filo d’acqua per tenerli in vita, quel tanto che basta, una ressa di clienti contenti perché è ancora fresco e bambini divertiti perché si muovono. Che triste fine e che vergogna il genere umano. Almeno gli schiavi non si mangiavano. Forse. 2.1.10

Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima

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I tramonti di gennaio

Quando il cielo si tinge di rosa che si confonde con il rosso screziato d’arancione e un velo d’azzurro bagna i contorni viola di lunghe strisce informi blu oltremare che si perdono nel bianco dei nostri sogni. Ecco, quelli sono i nostri tramonti. I tramonti di gennaio.

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Gianfranco Aurilio

3.1.10

L’ultima Lacrima


Respiro

Come un tappeto che al mar degrada, di rami, foglie e fiori finemente intrecciato, al limitar dell’onda la macchia scende. Si spande l’acre profumo dei sempreverdi arbusti, che la brezza marina ancor più esalta. Respiro, al ritmo dell’onda che lenta si infrange, alla vista di un gabbiano che curioso mi osserva, al suono del vento che delicato mi accarezza, al tepor del sole che penetrante mi riscalda, alla luce del mio giorno che ormai stanco volge al tramonto.

Gianfranco Aurilio

8.1.10

L’ultima Lacrima

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Il freddo dentro

Mi copro ma non basta perché è un freddo che entra che ti bagna dentro. Anche se scappi lui ti cerca, quando piove è ancora più forte ed è dovunque. C’è solo un posto che ti ripara che ti difende che ti riscalda, quando fuori è freddo quando dentro è freddo, la tua casa. Ma una casa senza affetti è una casa senza pareti e anche lì è freddo freddo dentro. 11.1.10

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


Boccioli senza stelo

Bella giovinezza che sospirar fa tutti, ma quel bocciolo senza stelo par che in aria fluttui. Piuma al vento al vento che soffia che soffia impietoso impietoso e infido infido tradisce tradisce i boccioli i boccioli che crescono crescono senza stelo senza stelo si aggrappano si aggrappano a niente a niente e nessuno nessuno è il loro stelo.

Gianfranco Aurilio

12.1.10

L’ultima Lacrima

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Le meraviglie del mondo

Piccole piccolissime meraviglie appena venute al mondo. Le ho viste passare sui lettini di un ospedale, con i loro occhi piccoli come le luci delle stelle, con i loro occhi grandi come i cuori delle mamme. Sono loro le meraviglie del mondo, da custodire e preservare, da difendere e amare. Mi sono sentito madre mi sono sentito padre, ho sorriso con la bocca mentre piangevo con gli occhi e in silenzio ho cantato di gioia.

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Gianfranco Aurilio

13.1.10

L’ultima Lacrima


Il boschetto dietro casa

C’era un volta un magico bosco incantato, fatto di eucalipti che toccavano il cielo, di castelli di legno e cartone, di laghetti in cui sguazzare, di fossi dove nascondersi, di passaggi e amori segreti, di fantasia con cui giocare. Era il Regno di noi bambini, poi la strega Età lo ha rubato e il drago Cemento lo ha ingoiato. C’era un volta ma quando voglio c’è ancora.

Gianfranco Aurilio

15.1.10

L’ultima Lacrima

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Un mare di rugiada

Cerco una goccia nel deserto delle anime. Non vedo fiori dove trovarla ma solo pietre arse dal sole dell’inquietudine. La cercherò e quella goccia sarà il mio mare, un mare di rugiada.

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Gianfranco Aurilio

18.1.10

L’ultima Lacrima


Un padre un figlio (a mio Padre)

E’ come nascere un’altra volta ma ora non cerchi amore, vuoi solo darlo, a quella parte di te che non chiede se non con gli occhi, a quella parte di te per cui rinunceresti a tutto e il tuo orgoglio esulta come non mai. Dirompente la gioia pulsa nelle vene, riempie il tuo respiro fino a stordirti d’amore. Un padre un figlio una sola vita. 19.1.10

Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima

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La neve dorata

Fiorisce la mimosa e l’inverno si prepara, ci lascia e se ne va. Se ne va contento e contento con la più bella nevicata si congeda. Fiocchi di neve gialla che non si scioglie e pian piano si gonfia finché di bellezza esplode. Salutar vuol tutti il vecchio inverno e la mimosa, il fior che non veder non puoi, è il suo fior d’addio. Cammino nel sole in un tunnel di neve dorata.

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Gianfranco Aurilio

22.1.10

L’ultima Lacrima



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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


Estasi d’amore Noi due, nessun altro nient’altro, in una bolla d’aria calda accogliente, sospesa nel tempo nello spazio, un profumo unico avvolgente, un silenzio irreale incantato, una luce soffusa discreta, il tuo corpo appassionante seducente, la tua bocca appassionata delicata, un abbraccio voluttuoso interminabile indimenticabile come il ricordo di un amore.

Gianfranco Aurilio

28.1.10

L’ultima Lacrima

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Immensamente tuo

Ti scrivo questa lettera per dirti quello che a voce non ho avuto il tempo di dirti. Per dirti che ti amo, che ti ho sempre amata. Avrei voluto vedere il tuo volto, ma non ho potuto. Ho sentito la tua voce, il tuo profumo. Ti ho sentita piangere, ridere, ho sentito quando mi chiamavi, quando mi parlavi, quando giocavi con me. Volevo solo dirti che non sta a me giudicarti per avermi messo in quel cassonetto di rifiuti, che comunque non lo farei mai e che quei nove mesi della mia vita,

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


anche se gli unici, sono stati bellissimi. Immensamente tuo, tuo figlio.

Gianfranco Aurilio

29.1.10

L’ultima Lacrima

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Un buongiorno senza parole

Un buongiorno senza parole strappato al sonno che appiccica gli occhi, velato nell’oscurità che sbiadisce i tuoi contorni, rubato al sogno che un attimo prima narrava di te, impresso nella realtà di un presente che cancella il passato e ignora il futuro, sussurrato dalle carezze che addolciscono il risveglio. Un buongiorno senza parole per un giorno pieno di te. 4.2.10

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


Pioggerellina

Una goccia ancora una e adesso un’altra. Così poche che contarle posso. Par quasi che danzino, volteggiando nell’aria, senza ritmo senza musica. Scherzando si rincorrono, rincorrendosi scherzano e si scontrano si fondono si dividono, si scompongono in minuscole lucette colorate, che riempiono gli occhi di piccoli fuochi d’artificio. Piove pioggerellina: appena appena. 8.2.10

Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima

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I bulletti del paese

Eterni bambini giĂ in pensione a quindici anni, assistiti sfamati viziati gonfiati. Figli di una generazione che non conosce sacrifici e sacrifici non permette. Frutto di chi violenza rifiuta ma violenza prepara. Allievi di una scuola dove tutto si insegna e niente si apprende. Cittadini di un mondo dove libertĂ si reprime e repressione si libera. E loro, i bulletti del paese, dal linguaggio scurrile,

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


i modi violenti, gli atteggiamenti irriverenti, fan bene il lavoro che gli han sempre insegnato: divertirsi.

Gianfranco Aurilio

9.2.10

L’ultima Lacrima

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima


L’amore è …

E’ svegliarsi al mattino e continuare a sognare, vivere insieme pur essendo lontani, è sentire lo stesso profumo tra mille profumi, sperare che il tempo non si affretti a volare, è sentirsi diversi senza esser cambiati, scoprirsi a sorridere senza averlo voluto. L’amore è un raggio di sole intrappolato nel cuore.

Gianfranco Aurilio

26.2.10

L’ultima Lacrima

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Non sono solo Quando l’insidioso ghiaccio perigliosa e insicura la strada rende, correr veloci oltreché imprudenza incoscienza palesa. Di strade ghiacciate la nostra vita è piena. Se affannose prove o casuali eventi saper non possiamo, ma sono lì davanti a noi e scivolar non voglio, fermarmi tanto meno. Con prudenza senza incoscienza tranquillo e con fede avanzo perché qualunque cosa accada non sono solo. 3.2.10

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Gianfranco Aurilio

L’ultima Lacrima




Indice foto

Mio Padre, mia Madre e mia Sorella

5

Mio Padre e noi tre figli

10

Io all’uscita dell’asilo (Latina - Palazzo M, entrata destra) Chalet “Bologna”. Mia Madre partecipa ai Campionati nazionali di pattinaggio artistico di Firenze (Piazzale Michelangelo 31.9.1940)

46

50



Indice poesie Prefazione

Parte 1a

7 11

L’ultima lacrima

13

I giglietti di San Felice

17

E’ spuntato il gelsomino

18

Tristezza

19

Trilogia della morte:

21

La disperazione

22

La rassegnazione

24

La fede

26

Un piccolo ramo

27

Cominciano a cadere le foglie

29

Anche in Paradiso c’è il mare

30

Il prato sfiorito

31

Il cespuglio di rovi

33


C’è tempo per chiudere gli occhi

35

Vivrò per morire

36

Niente è più lo stesso

37

Non essere triste

39

Vorrei tornar bambino

43

Dove sei?

47

La casa dei ricordi

49

In punta di piedi

51

Penombra

52

Ti rivedrò mai?

55

Parte 2a

59

Pensami

61

Settembre

63

Le otto del mattino

64

La calma

65

La ginestra sul fiume

66


Loro ci guardano

69

La luna di giorno

70

Rimpianti

72

Uccidiamo comunque

73

La foresta di magnolie

74

Timidezza

77

C’è sempre una guerra

79

La misura

80

Un pezzo di cielo

81

Cantano le stelle

85

Oltre l’orizzonte

87

Qui posso

89

Prigionieri di pace

91

Per ogni bambino che ride ce n’è uno che piange

94

La Luna e la stella

98

La collana di lapislazzuli

99


Il fiore di tutti i mesi

100

Il miracolo di Prassonissi

101

Dimenticando Ellis Island

103

Croci di guerra

104

Non ancor si nasce

107

L’amicizia

109

Innevate cime

110

Vendemmia

111

Distacco

112

Pena capitale

114

Si accasciano le palme

116

Che triste fine

117

I tramonti di gennaio

118

Respiro

119

Il freddo dentro

120

Boccioli senza stelo

121


Le meraviglie del mondo

122

Il boschetto dietro casa

123

Un mare di rugiada

124

Un padre un figlio

125

La neve dorata

126

Estasi d’amore

129

Immensamente tuo

130

Un buongiorno senza parole

132

Pioggerellina

133

I bulletti del paese

134

L’amore è ...

137

Non sono solo

138



Indice disegni Maternità n.1 (mia Madre e mia Sorella)

16

Ritratto di mia Madre da bambina

28

Ritratto di mia Madre

34

Maternità n. 3 (mia Madre e mio Fratello)

38

Matenità n.2 (mia Madre ed io)

42

La mia famiglia

48

Il giorno della laurea (mia Madre consegue la Laurea in Lettere Classiche con lode - Università di Palermo 27.11.1947)

54

Loro ci guardano

68

Timidezza

76

Granata (Olio su tela)

78

Cantano le stelle

84

Oltre l’orizzonte

86

Qui posso

88

Prigionieri di pace

90


Bambino che ride n.1

92

Bambino che piange n.1

93

Bambino che ride n.2

96

Bambino che piange n.2

97

Dimenticando Ellis Island

102

Non ancor si nasce

106

L’amicizia

108

Estasi d’amore

128

L’amore è ...

136



© Gianfranco Aurilio www.gianfrancoaurilio.it info@gianfrancoaurilio.it In base alle leggi sull’editoria, è vietata ogni riproduzione anche parziale di quest’opera senza il consenso dell’autore. Progetto grafico e impaginazione M.M. Grafica srl www.mmgrafica.it Latina

Finito di satampare nel mese di ottobre 2010 tiratura 50 copie.




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