She Shakespeare 2. Il mondo è un palcoscenico

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PRIMI SUCCESSI

Elisa Guidelli, in arte Eliselle, vive nel modenese. È laureata in Storia medievale e lavora come storyteller e organizzatrice di eventi letterari. Tra le sue passioni il primo posto spetta alla lettura, subito seguita da scrittura, cinema e serie tv. Ama soprattutto i romanzi storici. Con Gallucci ha già pubblicato She-Shakespeare, il romanzo nel quale ha inizio la storia di Judith-William. Sabina Sodaro (Roma, 2001) è illustratrice e fumettista. Nel 2023 si è laureata in Graphic Design, indirizzo Comics and Illustration, alla RUFA (Rome University of Fine Arts). Da sempre ha fatto delle matite e dei pennini la sua vita.

Della stessa serie:

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udith ha dovuto abbandonare la famiglia e la città di Stratford: troppo grande lo scandalo che ha suscitato, fingendosi un ragazzo pur di frequentare la scuola. Ma per muoversi liberamente è costretta a mantenere segreta la propria identità e presentarsi come William Shakespeare. Solo in abiti maschili potrà calcare il palcoscenico, al fianco degli attori girovaghi Rosencrantz e Guildenstern. La passione per il teatro la porta a Londra, e finalmente il sogno di scrivere per la regina Elisabetta le appare più vicino. Tra i drammaturghi della capitale, però, vige una feroce concorrenza, e anche se molti si mostrano amici, nessuno sembra disposto a darle spazio. Di chi può ancora fidarsi?

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“Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate e ciascuno, nel tempo che gli è concesso, recita molti ruoli”. William Shakespeare Come vi piace

disegni di Sabina Sodaro

ISBN 979-12-221-0376-1

Immagine di copertina: © Sabina Sodaro Progetto grafico: Luca Dentale / studio pym

Eliselle

€ 14,90

«Dal momento che so già come questa storia finirà… vi dispiacerebbe molto se io cambiassi il mio nome, e ne scegliessi uno d’arte?» Rosencrantz restò a fissarla per un attimo, poi scoppiò in una risata talmente grassa che tutta la gente che passava di lì si voltò a guardarli. «Per quanto mi riguarda, se porterai cento persone al nostro spettacolo, potrai fare quel che vorrai, ragazzo, anche appenderti al soffitto della casa del balivo» «Molto bene, signor Rosencrantz» «E per curiosità, lo hai già in mente, il tuo nome d’arte?» Judith ci pensò un po’ su, e alla fine annuì. «E quale sarebbe?» «William Shakespeare, signore».


PRIMI SUCCESSI

Elisa Guidelli, in arte Eliselle, vive nel modenese. È laureata in Storia medievale e lavora come storyteller e organizzatrice di eventi letterari. Tra le sue passioni il primo posto spetta alla lettura, subito seguita da scrittura, cinema e serie tv. Ama soprattutto i romanzi storici. Con Gallucci ha già pubblicato She-Shakespeare, il romanzo nel quale ha inizio la storia di Judith-William. Sabina Sodaro (Roma, 2001) è illustratrice e fumettista. Nel 2023 si è laureata in Graphic Design, indirizzo Comics and Illustration, alla RUFA (Rome University of Fine Arts). Da sempre ha fatto delle matite e dei pennini la sua vita.

Della stessa serie:

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udith ha dovuto abbandonare la famiglia e la città di Stratford: troppo grande lo scandalo che ha suscitato, fingendosi un ragazzo pur di frequentare la scuola. Ma per muoversi liberamente è costretta a mantenere segreta la propria identità e presentarsi come William Shakespeare. Solo in abiti maschili potrà calcare il palcoscenico, al fianco degli attori girovaghi Rosencrantz e Guildenstern. La passione per il teatro la porta a Londra, e finalmente il sogno di scrivere per la regina Elisabetta le appare più vicino. Tra i drammaturghi della capitale, però, vige una feroce concorrenza, e anche se molti si mostrano amici, nessuno sembra disposto a darle spazio. Di chi può ancora fidarsi?

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“Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate e ciascuno, nel tempo che gli è concesso, recita molti ruoli”. William Shakespeare Come vi piace

disegni di Sabina Sodaro

ISBN 979-12-221-0376-1

Immagine di copertina: © Sabina Sodaro Progetto grafico: Luca Dentale / studio pym

Eliselle

€ 14,90

«Dal momento che so già come questa storia finirà… vi dispiacerebbe molto se io cambiassi il mio nome, e ne scegliessi uno d’arte?» Rosencrantz restò a fissarla per un attimo, poi scoppiò in una risata talmente grassa che tutta la gente che passava di lì si voltò a guardarli. «Per quanto mi riguarda, se porterai cento persone al nostro spettacolo, potrai fare quel che vorrai, ragazzo, anche appenderti al soffitto della casa del balivo» «Molto bene, signor Rosencrantz» «E per curiosità, lo hai già in mente, il tuo nome d’arte?» Judith ci pensò un po’ su, e alla fine annuì. «E quale sarebbe?» «William Shakespeare, signore».


UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni


Eliselle She-Shakespeare. Il mondo è un palcoscenico disegni di Sabina Sodaro della stessa serie: She-Shakespeare ISBN 979-12-221-0376-1 Prima edizione febbraio 2024 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma

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Pubblicato in accordo con Tiziana Marzano|Agente Letterario Gallucci e il logo

sono marchi registrati

Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su: g a l l u c c i e d i t o r e. c o m Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.


Eliselle

She-Shakespeare Il mondo è un palcoscenico primi successi

disegni di Sabina Sodaro



Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate, e ciascuno, nel tempo che gli è concesso, recita molti ruoli. William Shakespeare, Come vi piace



1576 Laddove tutto ebbe inizio Nel bel mezzo della contea del Warwickshire, una dodicenne vestita da maschio, con una sacca sulla spalla, si era fermata a un crocicchio per riposare e sbocconcellare del pane. Judith Shakespeare era scappata di casa quando ancora era buio, con l’unico pensiero di mettere più distanza possibile tra sé e la famiglia che l’aveva rinchiusa in gabbia come un uccellino, e con cui sentiva di non poter restare. Solo travestendosi da ragazzo aveva potuto frequentare la scuola, cosa impensabile per una fanciulla. E quando con grande scandalo la farsa era stata scoperta, aveva scelto la fuga pur di non rinnegare il suo amore per l’arte, la cultura, la poesia.

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Partita da Stratford-upon-Avon, nel suo peregrinare era stata ben attenta a evitare luoghi poco frequentati per non incappare in briganti o animali selvatici. Era giunta infine nella città di Coventry a metà mattina, col sole già alto nel cielo. La gente andava e veniva e molti si stavano raggruppando davanti alla casa del balivo. «Ehi tu, ragazzino! Sì, dico a te!» Judith si voltò e lo riconobbe subito. Era quel cialtrone di Rosencrantz, che a quanto pareva non perdeva mai occasione per dare spettacolo. Ricordava come fosse ieri la prima volta in cui lo aveva incrociato. Aveva da poco compiuto dieci anni e, vestita da bambina, tornava da una commissione al villaggio di sua zia Anne. Era rimasta a guardarlo divertita, mentre l’uomo barbuto cercava di convincere i passanti ad andare a vedere la Medea che avrebbe messo in scena insieme al suo compare Guildenstern. In quell’occasione era abbigliato da donna, e la cosa la fece sorridere: oggi lei gli restituiva il favore, senza che lui lo sapesse né potesse riconoscerla, presentandosi in abiti maschili. «Ti va di guadagnare qualche penny?» continuò Rosencrantz. Quella era nuova. Judith si alzò subito in piedi. «Perché no, signore» «Bene, benissimo, vieni con me, allora»

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«Cosa devo fare?» «Cercare un po’ di pubblico per lo spettacolo. Sai, facciamo l’Oreste e ci serve, diciamo così, un po’ di clamore per attirare l’attenzione». Judith lo squadrò da capo a piedi. «Che hai, ragazzo? Hai già cambiato idea?» «Non vi siete presentato, signore». L’uomo si schiaffeggiò la faccia e si mise a ridere. «Hai ragione, molto scortese da parte mia. Io sono Rosencrantz, e tu sei…?» «William Hathaway» rispose Judith con un sorrisetto. Il suo travestimento reggeva eccome. «Se siete disposti ad assumermi nella vostra compagnia, vedrete che posso fare molto più che richiamare i distratti e solleticare i curiosi. So anche di teatro, conosco diverse commedie e tragedie a memoria e sono pure in grado recitare. Potete mettermi alla prova, se volete». Rosencrantz rimase stupito dalla sicurezza di quel ragazzino. Gli ricordava la sfrontatezza di Edward Alleyn, che era soltanto un po’ più piccolo di lui. Sembrava che fosse arrivato lì per un appuntamento con il destino, quindi perché non aiutarlo? «Se riesci a portarmi almeno cinquanta persone, ragazzo, considerati assunto». Judith gli scoccò un sorriso. «Affare fatto, signore».

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Si strinsero la mano per suggellare l’accordo, poi si diressero verso il carro di legno della scalcinata compagnia, fermo in mezzo alla strada a poche iarde dalla casa del balivo. Fecero qualche passo, ma Judith rallentò fino a fermarsi. «Che c’è, ragazzo, hai già cambiato idea?» «A dire il vero no, signor Rosencrantz» «E allora perché ti sei inchiodato al terreno come un’asse?» «Mi chiedevo solo, dato che dovrò lavorare per voi…» «Non è ancora detto, ragazzo, non ti allargare troppo» «Ma io sono sicuro che sarà così, perché di persone ve ne porterò il doppio, potete esserne certo. E dal momento che so già come questa storia finirà…» continuò con una faccia tosta che sorprese anche lei «vi dispiacerebbe molto se io cambiassi il mio nome, e ne scegliessi uno d’arte?» Rosencrantz restò a fissarla per un attimo, poi scoppiò in una risata talmente grassa che tutta la gente che passava di lì si voltò a guardarli. «Per quanto mi riguarda, se porterai cento persone al nostro spettacolo, potrai fare quel che vorrai, ragazzo, anche appenderti al soffitto della casa del balivo» «Molto bene, signor Rosencrantz»

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«E per curiosità, lo hai già in mente, il tuo nome d’arte?» Judith ci pensò un po’ su, e alla fine annuì. «E quale sarebbe?» «William Shakespeare, signore» «Shagspere?» «Shakespeare» «Shack… peer?» «Shakespeare, signore». Rosencrantz ci rifletté, poi diede una pacca sulla spalla a Judith con una forza tale che quasi la ribaltò. «William Shakespeare. Ordunque, non saprei, non mi suona tanto bene, ma se piace a te, allora andrà bene anche a me. E ora, mettiti al lavoro, cento persone mi hai promesso, e se io sono un uomo di parola devi esserlo anche tu: me ne dovrai portare non una di meno» «Sarà fatto, signor Rosencrantz». Judith fece un inchino e Rosencrantz le sorrise. I due si rimisero in marcia verso il carro. Al suo interno, Guildenstern stava provando i costumi, mentre il cane, acciaccato ma sempre fedele, aspettava fuori che qualcuno gli lanciasse un tozzo di pane raffermo. Il sole alto nel cielo, una città nuova, e gente da convincere a sganciare qualche soldo per poter mangiare: la nuova vita di Judith Shakespeare era appena cominciata.

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Parte prima 1579-1582



1 Il mondo è un palcoscenico «Will?! Dove diavolo sei finito? Will!» Non appena sentì le urla, Judith trasalì. Lasciò da parte il libro che stava leggendo, afferrò il copione e scese dal tetto del carro per precipitarsi da Guildenstern. Dal tono sembrava parecchio arrabbiato. «Sono qui, signor Guild…» «Sei qui, sei là, sei su e sei giù, comunque sempre dove non dovresti stare! Che cosa stavi facendo?» «Mi preparavo per la rappresentazione» e mostrò i fogli dell’Ippolito. Lo sapeva già a memoria, ma si guardava bene dal dirlo: non voleva che le dessero della fannullona solo perché dedicava tempo allo stu-

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dio e leggeva cose diverse dalle tragedie che la compagnia metteva in scena. «Oh, davvero, il nostro zelante Will, peccato che ci sia da riparare il costume da Fedra che devo indossare». Judith si toccò la zazzera e la fronte e con un profondo inchino lasciò scivolare la mano davanti al suo naso fino quasi a toccare terra con le dita. «Non dovete preoccuparvi, signore, poiché è già stato fatto. Per servirvi». A quelle parole, di colpo Guildenstern si chetò, come se gli avessero messo sotto il naso un pezzo di stinco ben arrostito e fumante. Non ne vedeva da un po’, e gli mancavano le buone mangiate delle East Mid­lands. Ogni volta era la stessa storia: quando pensava di poter cogliere in fallo quel ragazzino indemoniato e pieno di vitalità, Will lo stupiva con la sua velocità e le sue risorse. Ma tanto la voglia di fare gli sarebbe passata, col tempo. Sin da quando si era unito alla compagnia quasi tre anni prima, quel William Shagsfear o Shakespeare, come accidenti voleva essere chiamato, aveva dimostrato una grande capacità di adattamento, una memoria incredibile e una creatività smisurata, senza contare il fatto che era di grande aiuto nelle incom-

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benze quotidiane. Era una bocca in più da sfamare, certo, ma quanto era bravo a coinvolgere la gente e a trascinarla alle plays, anche se negli ultimi mesi il pubblico era diminuito, e con esso anche i guadagni. Spostarsi da un villaggio all’altro cercando di evitare multe e ingiurie, assumere e licenziare continuamente nuovi attori, arrotondare con lavoretti non proprio puliti per avere la certezza di mangiare due volte al giorno, affrontare la concorrenza di compagnie più numerose, meglio assortite e, soprattutto, protette da nomi importanti: ecco com’erano finiti in quei tempi pazzi, in cui la peste di tanto in tanto alzava la testa e rovinava la festa a tutti quanti. «Forza, Shagspear, vai a chiamare Rosencrantz, sarà da qualche parte nel campo, dietro a un albero, sai bene a far cosa» «Shakespeare, mio signore. Ma… se Rosen è a so bene a fare cosa… perché dovrei andare a disturbarlo?» «Perché ho bisogno di lui, ecco perché! Avanti, e porta il cane insieme a te, sei un ragazzino così gracile che non si sa mai». Judith annuì e lasciò che Guildenstern tornasse all’interno del carro, poi salì sul tetto a recuperare il suo libro prima di andare a cercare Rosen. Coi capelli liberi nel vento fresco dello Lancashire si

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sentiva una selvaggia, e le piaceva. Dal giorno in cui li aveva tagliati non aveva più avuto bisogno di curarli, pettinarli e acconciarli come faceva quando si mostrava come una fanciulla. Anzi, più spettinati e ribelli erano, più parevano piacere, soprattutto alle donne. Quando coi compagni di viaggio si fermava in un nuovo villaggio o in una piccola città, e si metteva a decantare le meraviglie degli spettacoli che avrebbero di lì a poco portato in scena, c’era sempre qualche ragazza del posto che le faceva gli occhi dolci, inconsapevole del fatto che lei, sotto quegli abiti maschili, aveva un corpo smilzo da ragazza, che era cambiato e aveva assunto forme sinuose. Forme che lei teneva ben celate e avvolte sotto rotoli di stoffa, per nasconderle meglio. «Vieni Puck, accompagnami». L’animale la seguì, docile. Era sempre lei a occuparsene, ormai, e le si era affezionato come a nessun altro. «Secondo te dov’è andato?» gli chiese. Puck la guardò con due occhi dolcissimi e pieni d’amore, poi spostò lo sguardo verso nord, nel campo alle sue spalle, e riprese a camminare. «Oh, va bene, ti seguo, portami tu da Rosencrantz». Il cane trotterellò, si fermò a fare una pisciatina per marcare l’albero sul ciglio della strada e proseguì la sua corsa.

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Judith scalpitava. Appena avesse trovato Rosencrantz, gli avrebbe detto che non potevano più andare avanti così. Il loro repertorio stava diventando ripetitivo e persino un po’ deprimente eppure ogni volta che proponeva qualche suo lavoro, Guildenstern le tarpava le ali dicendo che non era ancora il caso di provare cose nuove, perché avrebbero rischiato di allontanare il pubblico. Eppure, secondo lei, il pubblico si allontanava proprio perché non c’erano novità: era arrivato invece il momento del coraggio, i tempi stavano cambiando e non si poteva più andare avanti a tragedie greche viste e riviste mille volte. «Will! Che ci fai qui?!» «Signor Rosencrantz, sono venuto a cercarvi…» «Non si può avere un attimo di intimità in santa pace nemmeno qui, in aperta campagna?» L’uomo uscì da dietro un cespuglio, risistemandosi le brache. «In realtà è stato Guildenstern a chiedermi di…» «Immagino, immagino, e chissà di quali urgenze dovrà mai parlarmi proprio adesso!» «Probabilmente è per lo spettacolo, ma se posso approfittarne, avrei anche io qualcosina di cui discutere». Rosencrantz alzò gli occhi al cielo.

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«Ancora con la storia del rinnovamento?» «Ho uno spunto bellissimo su cui lavorare, e che secondo me piacerà al pubblico. È una storia ambientata ad Atene, durante i preparativi di un matrimonio, così manteniamo la tradizione come vi si confà, ma anche in un bosco in cui fate, amori e misteri si rincorrono, così proviamo a stupire le persone, meravigliare i loro occhi!» Il cane osservava i movimenti entusiasti di Judith senza mai perderla d’occhio, mentre accompagnava le parole con gesti delle mani e delle braccia che parevano disegnare i pensieri. Quando raccontava le storie che aveva in mente si accendeva come un fuoco, avrebbe voluto già metterle in scena. «E dove avresti trovato ispirazione, questa volta?» «Leggendo qua e là, da Ovidio, nelle sue Metamorfosi, e da Apuleio, nell’Asino d’Oro! Manca ancora parecchio, ma le idee ci sono tutte. Ci vorrei mettere anche un personaggio che ha la testa d’asino, secondo me la gente si sbellicherebbe!» «A questo punto, te lo devo proprio chiedere, Will: dove pensi di trovarla, una testa d’asino?» Judith si bloccò con un braccio su e uno giù, e il cane girò la testa di lato per capire cosa stava succedendo. «Siamo solo noi, lo sai, e facciamo già molta fati-

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ca, vedi anche tu che è sempre più difficile tirare avanti» «Be’ con un po’ di inventiva posso costruirla io, magari con dei pezzi di legno e dello spago…» «Quello è troppo prezioso, ci serve per stendere e tenere insieme il telo che usiamo per la scenografia» «Allora posso chiedere a qualche allevatore se per caso ci può dare una mano» «E come, dandoci una testa di animale scannato da imbalsamare? Will, ti prego, torna alla realtà. E soprattutto, dimmi che hai riparato il costume da Fedra, altrimenti chi lo sente Guildenstern?» Judith abbassò anche l’altro braccio, sconfitta. «Non preoccupatevi, è già stato fatto» «Bravo ragazzo, e adesso andiamo, abbiamo un altro pezzo di strada da fare prima di arrivare a destinazione». Judith si avviò in silenzio insieme al cane, seguendo Rosencrantz che borbottava tra sé e sé di non avere mai un po’ di tranquillità. Le sembrava strano si lamentasse di non avere attimi di solitudine: lei la provava quasi ogni giorno, nonostante dovesse dividere il suo spazio e il suo tempo con quei due strani personaggi, che ormai erano diventati la sua nuova tribù. Cercava di riempire quel vuoto lavorando, leggendo, pensando e scrivendo storie, ma la nostalgia e la

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malinconia bussavano di tanto in tanto alla porta e faticava a scacciarle. Le capitava di ripensare alla sua famiglia, a cosa sarebbe accaduto se invece di scappare fosse rimasta. Magari si sarebbe aggiustato tutto, e la sua fuga era stata solo un inutile spreco di arroganza. O forse per i suoi genitori sarebbe stata la rovina definitiva tenere in casa una figlia che aveva avuto l’ardire di abbigliarsi da maschio per andare a scuola e studiare, anche se non ne aveva il diritto, anche se le era proibito, sfidando le regole del mondo. Chissà come stava sua madre, Mary Arden, sempre preoccupata per il bene di tutti, severa ma capace di slanci d’affetto che le mancavano tantissimo. Il suo abbraccio, il conforto delle sue parole, il suo sguardo che negli ultimi tempi s’era fatto più triste. Si sentiva in colpa per averla fatta soffrire, e a quello non poteva trovare rimedio. Si chiedeva se suo padre, John Shakespeare, l’avesse perdonata o fosse ancora furente con lei. Gli aveva rovinato tutto, ne era consapevole: i progetti per lei e la famiglia, gli affari alla bottega, la carriera politica in città, l’aspirazione a ottenere uno stemma gentilizio. Ogni volta che si soffermava su quest’ultimo aspetto, sentiva che lui non l’avrebbe più accolta in casa sua.

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Pensava ai fratelli Gilbert, Joan, Anne e al piccolo Richard, che doveva avere ormai cinque anni e sarebbe presto andato a scuola. Si augurava che stessero tutti bene e sperava che le sorelle non avessero sofferto a causa delle sue scelte. Si domandava se sua zia Anne, che era stata sua complice e l’aveva sostenuta nel suo desiderio di apprendere, fosse stata riammessa a casa Shakespeare, e se avesse sposato infine il suo amato Jenkins. Ma, soprattutto, come una spina che di tanto in tanto riaffiorava e veniva a tormentarla nel sonno, si interrogava su Evans. Il suo compagno di banco, l’amico, il confidente, era scomparso anche lui quando Judith era stata smascherata. Non pretendeva tanto, solo una risposta alla lettera che gli aveva scritto, spiegando le sue ragioni e chiedendo un po’ di comprensione. Una risposta che non era mai arrivata: Evans aveva preferito seppellire il loro affetto sotto l’ipocrisia e le convenzioni, e non si era più fatto vivo, né aveva cercato di ricontattarla. Era una ferita che ancora bruciava, e cercava di tenere il suo nome e il suo volto chiusi in un cassetto della memoria, per non stare male. Judith aveva deciso di fuggire anche per quello: voleva lasciarsi tutto alle spalle, scrollarsi di dosso le ingiustizie che aveva patito e correre libera verso i suoi sogni.

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Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Rotolito spa (Pioltello, MI) nel mese di gennaio 2024


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Elisa Guidelli, in arte Eliselle, vive nel modenese. È laureata in Storia medievale e lavora come storyteller e organizzatrice di eventi letterari. Tra le sue passioni il primo posto spetta alla lettura, subito seguita da scrittura, cinema e serie tv. Ama soprattutto i romanzi storici. Con Gallucci ha già pubblicato She-Shakespeare, il romanzo nel quale ha inizio la storia di Judith-William. Sabina Sodaro (Roma, 2001) è illustratrice e fumettista. Nel 2023 si è laureata in Graphic Design, indirizzo Comics and Illustration, alla RUFA (Rome University of Fine Arts). Da sempre ha fatto delle matite e dei pennini la sua vita.

Della stessa serie:

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udith ha dovuto abbandonare la famiglia e la città di Stratford: troppo grande lo scandalo che ha suscitato, fingendosi un ragazzo pur di frequentare la scuola. Ma per muoversi liberamente è costretta a mantenere segreta la propria identità e presentarsi come William Shakespeare. Solo in abiti maschili potrà calcare il palcoscenico, al fianco degli attori girovaghi Rosencrantz e Guildenstern. La passione per il teatro la porta a Londra, e finalmente il sogno di scrivere per la regina Elisabetta le appare più vicino. Tra i drammaturghi della capitale, però, vige una feroce concorrenza, e anche se molti si mostrano amici, nessuno sembra disposto a darle spazio. Di chi può ancora fidarsi?

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“Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate e ciascuno, nel tempo che gli è concesso, recita molti ruoli”. William Shakespeare Come vi piace

disegni di Sabina Sodaro

ISBN 979-12-221-0376-1

Immagine di copertina: © Sabina Sodaro Progetto grafico: Luca Dentale / studio pym

Eliselle

€ 14,90

«Dal momento che so già come questa storia finirà… vi dispiacerebbe molto se io cambiassi il mio nome, e ne scegliessi uno d’arte?» Rosencrantz restò a fissarla per un attimo, poi scoppiò in una risata talmente grassa che tutta la gente che passava di lì si voltò a guardarli. «Per quanto mi riguarda, se porterai cento persone al nostro spettacolo, potrai fare quel che vorrai, ragazzo, anche appenderti al soffitto della casa del balivo» «Molto bene, signor Rosencrantz» «E per curiosità, lo hai già in mente, il tuo nome d’arte?» Judith ci pensò un po’ su, e alla fine annuì. «E quale sarebbe?» «William Shakespeare, signore».


PRIMI SUCCESSI

Elisa Guidelli, in arte Eliselle, vive nel modenese. È laureata in Storia medievale e lavora come storyteller e organizzatrice di eventi letterari. Tra le sue passioni il primo posto spetta alla lettura, subito seguita da scrittura, cinema e serie tv. Ama soprattutto i romanzi storici. Con Gallucci ha già pubblicato She-Shakespeare, il romanzo nel quale ha inizio la storia di Judith-William. Sabina Sodaro (Roma, 2001) è illustratrice e fumettista. Nel 2023 si è laureata in Graphic Design, indirizzo Comics and Illustration, alla RUFA (Rome University of Fine Arts). Da sempre ha fatto delle matite e dei pennini la sua vita.

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udith ha dovuto abbandonare la famiglia e la città di Stratford: troppo grande lo scandalo che ha suscitato, fingendosi un ragazzo pur di frequentare la scuola. Ma per muoversi liberamente è costretta a mantenere segreta la propria identità e presentarsi come William Shakespeare. Solo in abiti maschili potrà calcare il palcoscenico, al fianco degli attori girovaghi Rosencrantz e Guildenstern. La passione per il teatro la porta a Londra, e finalmente il sogno di scrivere per la regina Elisabetta le appare più vicino. Tra i drammaturghi della capitale, però, vige una feroce concorrenza, e anche se molti si mostrano amici, nessuno sembra disposto a darle spazio. Di chi può ancora fidarsi?

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“Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate e ciascuno, nel tempo che gli è concesso, recita molti ruoli”. William Shakespeare Come vi piace

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disegni di Sabina Sodaro

«Dal momento che so già come questa storia finirà… vi dispiacerebbe molto se io cambiassi il mio nome, e ne scegliessi uno d’arte?» Rosencrantz restò a fissarla per un attimo, poi scoppiò in una risata talmente grassa che tutta la gente che passava di lì si voltò a guardarli. «Per quanto mi riguarda, se porterai cento persone al nostro spettacolo, potrai fare quel che vorrai, ragazzo, anche appenderti al soffitto della casa del balivo» «Molto bene, signor Rosencrantz» «E per curiosità, lo hai già in mente, il tuo nome d’arte?» Judith ci pensò un po’ su, e alla fine annuì. «E quale sarebbe?» «William Shakespeare, signore».


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