Fiabe per far addormentare i nonni

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Beppe Tosco

disegni

di Joshua Held

Appena entrato, il gigante sentì un odore che gli piacque assai.

«Ucci-ucci sento odore di nonnucci…» disse, guardandosi intorno.

L’orco aveva un fiuto da cane da tartufi e così appena si avvicinò all’armadio…

«Eccolo qua, il mio nonnetto pronto per la cena!» disse, spalancandone l’anta.

«Vacca boia» esclamò il nonno.

L’orca però fu lesta a intervenire. «E no, mio caro! Quella era una sorpresa per domani. Ti ricordi cosa ha detto il dottore? “Un nonno o due la settimana e non di più!” Per stasera ti ho già preparato la minestrina di lumache col brodo di coniglio e non la voglio certo buttare via!»

Beppe Tosco

Fiabe per addormentare i nonni disegni di Joshua Held

dello stesso autore:

La notte delle spazzature viventi

ISBN 979-12-221-0420-1

Prima edizione marzo 2024

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2028 2027 2026 2025 2024

© 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma

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Fiabe per addormentare i nonni

disegni di Joshua Held

Istruzioni per l’uso

Bambini e anziani si somigliano. È vero infatti che noi umani nei nostri primi anni di vita così come negli ultimi siamo spesso fragili, a volte ingenui, altre più perspicaci di quanto ci si aspetterebbe.

Così ho provato a vedere cosa sarebbe successo se al posto di Pollicino, di Hänsel e Gretel, di Cappuccetto Rosso e di tanti altri protagonisti delle fiabe tradizionali ci fossero stati dei nonni. Come avrebbero reagito alla crudeltà di cui molte trame sono intessute? Come se la sarebbero cavata al cospetto di streghe malefiche e orchi cattivi? Sarebbero riusciti anche loro, come i nipotini, a fare di necessità virtù e a sconfiggere i cattivi?

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Biancoghiaccio e le sette nonne

C’era una volta un ragazzo che si chiamava Biancoghiaccio.

Biancoghiaccio non aveva più né la mamma né il papà e abitava nel bosco insieme alle sue sette nonne.

Voi domanderete: ma come faceva Biancoghiaccio ad avere sette nonne?

Presto detto: una era la nonna da parte di mamma, un’altra era la nonna da parte di papà, una era la sua baby-sitter di quando era piccolo, una era la vicina di casa, una era la sua ex maestra che ormai era andata in pensione, una era una zia alla lontana senza figli e quindi neppure nipoti. L’ultima nessuno sapeva bene come si fosse aggiunta alle altre, ma era così brava a fare il polpettone che era entrata di diritto nella comitiva.

Biancoghiaccio era buono, bello e disordinato.

A dire il vero, amava mettere ogni cosa al suo posto

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e ripiegare i vestiti ma, siccome le nonne se lui fosse stato ordinato non avrebbero saputo cosa fare, Biancoghiaccio per gentilezza nei loro confronti metteva quanto più possibile in disordine la casa e lasciava i pantaloni a terra, le calze sul comò e la maglietta sull’abat-jour.

Lo faceva per amore.

Quando si hanno sette nonne è necessario tenerle impegnate. Altrimenti si annoiano, si intristiscono e invecchiano prima.

Quanto avrebbe voluto, Biancoghiaccio, sciacquare e poi mettere a posto la scodella dopo aver fatto colazione!

Che gioia, sarebbe stata per lui pulirsi le scarpe o meglio ancora togliersele prima di entrare, invece di infangare l’ingresso… e quanto avrebbe desiderato togliere dallo specchio del bagno gli spruzzi di dentifricio che vi restavano dopo che si era lavato i denti… e invece, addirittura, le mattine in cui per puro caso sullo specchio non finivano sputacchi, gli toccava farne apposta qualcuno.

Le sette nonne, perché ognuno se le possa immaginare, erano quasi tutte piccole di statura, ma ognuna diversa dall’altra di aspetto e di carattere.

Si chiamavano Elide, Iride, Cleride, Omaride, Baffetta, Maiorca e Marilù.

Della loro vita privata e dell’origine di questi nomi non sappiamo granché: soltanto che Baffetta si chiamava così per via della lieve peluria che aveva sotto il naso e che Maiorca aveva preso il nome dell’isola in cui tanti anni prima era stata in viaggio di nozze.

Si rende necessario, a questo punto, raccontare che vita felice facevano le sette nonne insieme a Biancoghiaccio, perché tra poco la storia diventerà terribile e incerta.

Dovete dunque sapere che tutto il bosco voleva bene a Biancoghiaccio e alle sette nonne, perciò si dava da fare affinché le anziane signore non restassero mai con le mani in mano.

Gli uccellini cinguettavano e facevano i loro bisogni sulla ringhiera, i caprioli e i cerbiatti rosicchiavano la vernice del portico davanti a casa, il picchio si era preso il gravoso compito di bucherellare le mutande stese ad asciugare e il gufo di notte con i suoi artigli graffiava tutto quel che c’era da graffiare.

Così, appena sveglie, le sette nonne si davano un gran daffare a sistemare ogni pasticcio col cuor contento, poi partivano per provvedere alle quotidiane incombenze familiari.

Il giorno in cui all’ufficio postale del paese arrivava

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la pensione, le nonne canterellando si avviavano tutte insieme in fila indiana per andare a ritirarla, i giorni invece in cui la pensione non arrivava, andavano nella foresta a raccogliere more, mirtilli e fragoline selvatiche per fare torte e budini per Biancoghiaccio.

Intanto, a casa, lui faceva i compiti, ma di quando in quando, sempre per far contente le nonnine, si obbligava a scarabocchiare con la matita sui muri e qualche volta lasciava cadere per terra il pane con la marmellata. Altre volte ancora rovesciava il pentolone dove le vecchiette allevavano le rane, felice di sapere che per raccoglierle tutte sarebbero state sveglie fino a tardi.

La vita di tutti quanti, dunque, trascorreva beata, ma… in agguato c’era un pericolo tremendo.

Altrimenti che fiaba sarebbe?

Dovete infatti sapere che il bosco, i campi coltivati e le vigne erano di proprietà di un giovane principe dell’età di Biancoghiaccio, che viveva anche lui da solo, ma in un grande castello.

Il principe si chiamava Grimaldo e aveva ai suoi ordini camerieri, servi, soldati e scudieri. Erano tutti al suo servizio e nessuno mai gli aveva insegnato l’educazione, di conseguenza Grimaldo era disordinato quanto Biancoghiaccio, ma per natura.

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Ed essendo anche prepotente e maleducato, se ne vantava, tanto che ogni giorno domandava allo specchio magico: «Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più disordinato del reame?»

E lo specchio tutte le volte rispondeva: «Sei tu, Grimaldo!»

Soddisfatto, il principe si puliva la bocca con la manica della maglietta e non col tovagliolo, ogni volta che andava in bagno srotolava due metri di carta igienica, sbriciolava biscotti per tutto il castello, lasciava i cassetti e le ante degli armadi aperti e, quando uscendo per strada trovava una pozzanghera, ci saltava dentro.

Siccome però Biancoghiaccio era disordinato per il bene delle sette nonne, si impegnava moltissimo per esserlo sempre di più e quindi arrivò il giorno funesto in cui alla domanda

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di Grimaldo, “Chi è il più disordinato del reame?”, lo specchio rispose: «È Biancoghiaccio dal cuore cortese, il più disordinato di tutto il paese».

E… pum-saetta. Dalla testa di Grimaldo schizzavano via i fulmini, tanto era arrabbiato.

Pim… pum…. dalla corona del principe partivano lampi e tuoni.

Furibondo, Grimaldo mise allora sottosopra tutto il castello, le stalle, l’esercito e la cavalleria.

Convocò i soldati e ordinò loro di mettere a soqquadro tutti i mercati del regno, mischiò le pecore coi cavalli, poi si fece prendere in braccio dal più forzuto del reame e coi piedi per aria riuscì a lasciare le impronte dei suoi stivali sul soffitto di tutti i saloni. “Capolavoro” pensò.

A quel punto ritornò contento davanti allo specchio magico, sicuro di aver strappato il titolo al suo rivale, invece lo specchio ripeté ancora una volta: «È Biancoghiaccio dal cuore cortese, il più disordinato di tutto il paese».

Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Grimaldo decise di far uccidere Biancoghiaccio.

Lo voleva morto e sepolto.

Chiamò dunque un cacciatore e gli ordinò di trova-

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re il ragazzo e di eliminarlo dalla faccia della Terra. E per essere sicuro che non lo fregasse gli impose di portargli il cuore di Biancoghiaccio dentro un cofanetto.

Il cacciatore allora partì alla ricerca di Biancoghiaccio con fucile e pugnale per strappargli il cuore e, viaggia viaggia, cerca cerca, giunse infine alla villetta nel bosco in cui il giovanotto abitava insieme alle sue sette nonne.

Biancoghiaccio, però, per sua fortuna, era andato a cercare i funghi e a casa non c’era.

Le nonne invece c’erano tutte e sette, e chiesero al cacciatore cosa fosse venuto a fare.

«Purtroppo, care nonnette, il principe mi ha ordinato di uccidere Biancoghiaccio e portargli il suo cuore chiuso in un cofanetto» rispose lui, uomo burbero e sincero.

Le nonne impallidirono, terrorizzate. Si scambiarono un’occhiata e fu Elide a reagire per prima, cominciando col dito a fare di no. Omaride e Marilù si fecero coraggio e sventolarono anche loro il dito sotto il naso del cacciatore.

«Non se ne parla, caro» disse Cleride.

«Noi nonne mai permetteremo che qualcuno faccia del male a nostro nipote» dichiarò Omaride.

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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di marzo 2024 con un processo di stampa e rilegatura certificato 100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI

Beppe Tosco è da sempre l’autore di fiducia di Luciana Littizzetto. Ha firmato diversi libri e scrive testi per la televisione (tra gli altri, per gli attori comici Enrico Bertolino, Ale e Franz, Luca e Paolo, Geppi Cucciari, Sabrina Impacciatore). Con Gallucci editore, ha già pubblicato La notte delle spazzature viventi, scritto insieme al figlio Francesco.

Joshua Held, cartoonist fiorentino, è autore di vignette di satira di costume e politica pubblicate su quotidiani e periodici, serie tv animate, spot pubblicitari, video musicali, libri per bambini e video scenografie animate per il teatro.

“Prendete una vecchia fiaba, mettetela a testa in giù e contaminatela con un pizzico di presente. Ed ecco comparire nonni magici che sfidano orchi, brasano streghe e liberano dal male. E come fanno? Facile! Ammansiscono la vita con robuste dosi d’amore. Questo libro è un distillato di felicità”

Luciana Littizzetto

Come sarebbe andata a finire con la mela avvelenata se i sette nani di Biancaneve fossero state le sette nonne di Biancoghiaccio? T’immagini se la casetta nel bosco di nonno Hänsel e nonna Gretel fosse in realtà una residenza per anziani? E nonno Pollicino riuscirà a ritrovare la strada di casa, lasciando dietro di sé una scia di punti del supermercato?

Dall’ispirazione comica di un quasi nonno, ecco una raccolta delle favole più famose rivisitate con un sorprendente capovolgimento di prospettiva: a dover fare i conti con lupi, orchi e streghe questa volta non saranno i bambini, ma i loro nonni! Anziane e anziani vispi e combattivi, lesti nel far buon uso della loro esperienza del mondo per sconfiggere i cattivi e ricongiungersi con gli adorati nipoti.

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