Fuoriclcasse 2011

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Maggio 2011

Anno Scolastico 2010/2011- Giornale a cura dei Pon di giornalismo della Scuola Secondaria di Primo Grado “Antonio Galateo” di Lecce

Fuoriclasse: un nome una garanzia!

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ncora una volta i ragazzi della scuola media “Antonio Galateo” di Lecce hanno dimostrato di avere una straordinaria curiosità e un ottimo spirito critico. L‟edizione del giornalino di quest‟anno può dirsi veramente il “prodotto culturale” di tutta la scuola. Infatti, leggerete gli articoli scritti dai ragazzi di II e di III che hanno partecipano al pon di giornalismo e quelli realizzati da tutti gli altri studenti del Galateo, guidati dalle professoresse Maria Nicolina Errico e Annamaria Agrimi. Gli argomenti trattati sono i più vari, dagli interessi dei frizzanti redattori, alle formative esperienze organizzate dall‟istituto, alle profonde riflessioni su fatti di attualità e temi importanti... Oltre all‟edizione cartacea, potete leggere questi e altri articoli anche sul blog di Fuoriclasse (fuoriclassegalateolecce.blogspot.c om) dove troverete divertenti video. Rossella Bufano Ignazia Fisco Pierangelo Tempesta Antonio Vantaggiato

Premiata la prima pagina degli studenti del Pon di giornalismo sull‟Unità d‟Italia

“L’Italia unita ci ha fatto vincere” La lastra tipografica ricevuta in premio ora fa bella mostra di sé a scuola

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ercoledì 16 marzo 2011 i ragazzi dei PON di giornalismo della scuola media “A. Galateo” sono stati premiati a Palazzo Turrisi per aver realizzato una delle più belle prime pagine sui 150 anni dell‟Unità d‟Italia. La pagina, dal suggestivo titolo “L‟Italia è nata”, è stata premiata assieme ad altre 15 realizzate da altrettante scuole del Salento, prima di tutto con la pubblicazione sul “Nuovo Quotidiano di Puglia” di mercoledì 16 marzo e poi con la consegna della lastra tipografica originaria servita per la stampa, che ora fa bella mostra di sé all‟ingresso della scuola. Al concorso hanno partecipato le scuole elementari, medie e superiori delle provincie di Lecce, Brindisi e Taranto. Per un breve tempo è stato allestita una mostra

nell‟ex convento dei Teatini, affinché tutti potessero ammirare le centinaia di prime pagine inviate. La dirigente scolastica del “Galateo” è stata molto

soddisfatta, così come noi ragazzi siamo stati contenti del risultato del lavoro realizzato con molto impegno e passione. Questo concorso è stato molto utile per noi stu-

A colloquio con la Dirigente Tutti i pon La prof.ssa Marcella Rizzo risponde agli studenti Dalle tante responsabilità che la direzione di una scuola comporta alla soddisfazione per la vittoria del concorso sui 150 anni dell‟Unità d‟Italia: la Dirigente Scolastica risponde con disponibilità alle domande e alle curiosità degli alunni.

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organizzati dalla nostra scuola

denti, perché ci ha interessati e appassionati a un avvenimento molto importante della nostra storia nazionale. Francesco Serracca

Fatti di... Facebook! Pag. 12 >

La giornata della Memoria Pag. 24 >

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Speciale 150 anni Unità Pag. 32 >


Anno scolastico 2010-2011

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I corsi Pon FSE C1-618 organizzati dalla Scuola Secondaria di Primo Grado “Antonio Galateo” di Lecce nell’anno scolastico 2010/2011 e cofinanziati dai Fondi Strutturali Europei Tipologia della richiesta

Titolo della richiesta

Stato richiesta

N. destinatari

Ore formazione

Importo autorizzato

Competenze in matematica

Matematica in gioco 1a

Autorizzato

20

030

4.285,71

Competenze in scienze e tecnologia

Ricercando 1a

Autorizzato

20

030

4.802,17

Competenze in scienze e tecnologia

Ricercando 1b

Autorizzato

20

030

4.285,71

Competenze in scienze e tecnologia

Ricercando 1c

Autorizzato

20

030

4.285,71

Competenze in matematica

Matematica in gioco 1b

Autorizzato

20

030

4.285,71

Comunicazione in lingua madre

Giocando con le parole 1a

Autorizzato

20

050

7.142,86

Competenze in scienze e tecnologia

Dall‟ipotesi alla scoperta 2a

Autorizzato

20

030

4.802,17

Competenze in matematica

Matematica&co 2a

Autorizzato

20

030

4.285,71

Comunicazione in lingua madre

Fuoriclasse 2a

Autorizzato

20

050

7.142,86

Competenze in scienze e tecnologia

Eureka 3a

Autorizzato

20

030

4.802,17

Competenze in matematica

Per calcolo e/o probabilità 3a

Autorizzato

20

050

7.142,86

Comunicazione in lingua madre

Fuoriclasse 3a

Autorizzato

20

050

7.142,86

Con l’Europa investiamo nel vostro futuro! Anno scolastico 2010/2011 Giornale a cura dei Pon di giornalismo della Scuola Secondaria di Primo Grado “Antonio Galateo” di Lecce

- REDAZIONE -

- DOCENTI -

PON CLASSI II

PON CLASSI III

REDAZIONE SCOLASTICA

Blasi Pierangelo Caiaffa Carlotta Ciurlia Gianluigi Conte Letizia Conte Simone De Bellis Federica De Rasis Vincenzo Delli Noci Aurora Gargiulo Asia La Greca Cristiana Licci Alessio Martina Marta Mazzotta Marika Moschettini Cristiano De Paolis Nicolò Nigro Maria Sofia Romano Michael Scardino Gianmarco Sciurti Andrea Serracca Francesco Signore Samantha Striani Camilla Suriano Agnese Versaci Alessia

Corallo Marika Culiersi Francesca De Carlo Lucrezia De Tommasi Diego Dimitri Luca Fiesole Andrea Latino Valeria Maiella Marzia Mazzotta Annapaola Pagliara Evan Andrea Palano Giorgia Pantaleo Irene Perrone Chiara Quarta Marta Rizzello Sharon Rollo Sara Russo Giorgia Harsha Kumara Secondo Francesca Striano Giorgia

Bianco Benedetta Bruno Andrea D‟Oria Matteo De Giorgi Chiara De Giovanni Michela Dell‟Anna Luca Fiesole Andrea Indirizzi Giovanbattista Manno Giovanni Mazzariello Giuseppe Mazzariello Lorenza Negro Martina Nicolì Martina Paladini Enrico Petrini Andrea Piliego Simone Pisanò Gaia Puzziello Francesca Rizzello Giulia Rosato Alessia Rossetti Francesca Santino Mario Suraci Chiara Tondo Irene Valletta Roberto Vergine Tommaso Violi Chiara

ESPERTI ESTERNI PON Bufano Rossella Tempesta Pierangelo TUTOR PON Fisco Ignazia Vantaggiato Antonio mail redazione: galateo_lecce@libero.it blog: fuoriclassegalateolecce.blogspot.com Scuola Secondaria di Primo Grado “Antonio Galateo” Via D. Fontana, 1 - 73100 LECCE Tel. 0832/398280 Web: http://smgalateo.xoom.it Dirigente Scolastica: prof.ssa Marcella Rizzo


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C

osa si prova a essere un dirigente scolastico? È un lavoro di grande responsabilità che impone un impegno a tutto campo, ma spesso le fatiche sono ricompensate dal raggiungimento degli obiettivi formativi da parte dei miei alunni. Quali sono le attività principali che lei svolge? Come dirigente non ho delle attività singole, ho il dovere di guidare la scuola in tutte le sue attività che sono tante e complesse e tutte convergono nel miglioramento dei servizi formativi. Quali studi ha intrapreso per diventare una dirigente scolastica? Non era nel mio obiettivo diventare un dirigente scolastico quando ho iniziato a studiare. Ho scelto di diventarlo quando ho iniziato a lavorare come insegnante, mi sono trovata solo dopo a scoprire che amavo tanto la scuola da volerne creare una mia.

primo grado A. Galateo, è una scuola con i suoi elementi di difficoltà e complessità come tutte le scuole del mondo. Non è migliore ne peggiore delle altre. Come tutte può crescere e diventare una grande risorsa per i suoi componenti. Dove e quando ha iniziato il lavoro di Dirigente? Ho iniziato nell‟Istituto comprensivo Polo 2 di Squinzano nel settembre 2007. È un lavoro complesso e piacevole quello che lei svolge? Il lavoro per definizione, può essere piacevole solo se chi lavora è consapevole delle responsabilità che ricopre e le affronta con grande motivazione.

A colloquio con la Dirigente Tante le responsabilità che derivano dal dirigere una scuola La prof.ssa Marcella Rizzo ama molto il suo lavoro e il nostro istituto

È soddisfatta dei servizi che il nostro istituto svolge? O vorrebbe migliorare qualcosa? Cose da migliorare ce ne sono sempre, non esiste la perfezione. La possibilità, tuttavia, di migliorare il servizio dipende molto dalla collaborazione di tutti, alunni e adulti. Questo è il primo anno che dirige la scuola secondaria di primo grado A. Galateo. Che impressione le ha fatto? È una domanda di particolare complessità. La scuola secondaria di

È orgogliosa dei piani operativi nazionali (PON) che si sono svolti quest’anno? È fiera della vittoria conseguita al concorso dei 150 anni dell’Unità d’Italia? I PON sono ancora in fase di realizzazione, quello che mi ha soddisfatto fino a oggi ha senz‟altro portato la scuola, gli insegnanti, gli alunni a ottenere soddisfazioni importanti, come la vittoria ottenuta dagli alunni del PON di giornalismo al concorso dei 150 anni dell‟Unita d‟Italia. Tuttavia le attività sono ancora in corso e mi aspetto molto.

È rimasta soddisfatta dei suoi mesi di lavoro qui da noi? Sì, questi mesi trascorsi sono stati per me caratterizzati da un impegno molto forte, sia per conoscere la scuola, sia per guidarla verso obiettivi migliori. Fino a oggi, ho confortanti segni di un cambiamento in positivo, in molte attività o settori. Ora vorremmo sottoporle una piccola curiosità: pensa di rimanere in questo istituto fino alla fine della sua carriera?

Non so con esattezza, il fatto che lo pensi o lo desideri non significa che possa farlo. Oggi non ho intenzione di cambiare né lavoro né sede. Marika Corallo Diego De Tommasi Andrea Fiesole Marta Quarta Giorgia Russo Agnese Suriano Marta Martina Maria Sofia Nigro

Consiglieri per un giorno

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enerdì 11 marzo le classi I e II C della scuola media “A. Galateo” si sono recate al Comune di Lecce per una visita guidata e per incontrare il sindaco della città. Nei giorni precedenti la visita avevano preparato delle domande da porgere al primo cittadino. Alle nove sono partiti da scuola in pullman e sono

arrivati in piazza S. Oronzo alle nove e mezzo. Sono stati introdotti nel municipio dalla guida, che li ha accompagnati nella sala giunta e nella sala consiliare. Nella prima si riuniscono il Sindaco e la Giunta comunale, nella seconda il Consiglio comunale. Nel corso della visita c‟è stato un colpo di scena: un signore recriminava ad alta voce, pretendeva a tutti i costi di parlare immediatamente con il sindaco per un suo problema. Nella sala giunta gli assessori insieme al sindaco prendono le decisioni più importanti, che poi saranno portate in consiglio per essere approvate.

Nella sala consigliare la guida ha fatto accomodare i ragazzi facendo scegliere loro un compito. Alcuni hanno svolto la funzione di sindaco e altri di assessori. In sala giunta, poi, è stata simulata una riunione della giunta comunale. Questa simulazione ha interessato molto i ragazzi perché, oltre a essersi divertiti, hanno potuto sperimentare come funzionano le istituzioni. I ragazzi sono stati anche ricevuti dal sindaco per un breve saluto. Purtroppo aveva fretta e non ha potuto rispondere alle domande che i ragazzi avevano preparato. Al ritorno a scuola i ragazzi hanno detto di aver gradito molto questa nuova esperienza. Alessio Licci Evan Pagliara


Anno scolastico 2010-2011

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Alla scoperta dei Pon del “Galateo” D a l l ’ i t a l i a n o a l l ’ a s t ro f i s i c a c e n ’ è p e r t u t t i i g u s t i

Per la maggiore: italiano, scienze e matematica

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ella nostra scuola “Antonio Galateo” i ragazzi frequentano i Programmi Operativi Nazionali, detti “Pon”, strumenti finanziari gestiti dalla Commissione Europea per migliorare la situazione economica e sociale di tutte le regioni dell‟Unione e ridurre il divario fra quelle più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo. Per questo sono previste attività volte a migliorare le competenze e il livello d‟istruzione dei giovani. Diversi sono i PON attivati nella nostra scuola. Eccone indicati di seguito alcuni. Per le classi prime: - “Giocando con le parole”, pon di italiano. Le ore sono 50 e sono suddivise in 17 giorni circa. Il tutor è la professoressa Beatrice Chiantera. Il prodotto finale di questo pon è la pubblicazione di un testo illustrato, chiamato “Le nostre storie”. - “Ricercando” è il pon di scienze per le prime A, B e C, i cui tutor sono rispettivamente la professoressa Laura Lezzi, il professore Antonio Luperto e il professore Consolato Marcianò. Da questo pon, che dura 30 ore, uscirà la pubblicazione dei lavori effettuati in formato cartaceo e multimediale. - “Matematica in gioco”, pon di matematica e informatica, con la durata di 30 ore, a cui partecipano le prime A e B. I tutor sono la professoressa Benedetta Mazzeo e la professoressa Oronza Greco. Chi frequenta questo pon realizzerà la pubblicazione di un manuale di buone pratiche nello studio della matematica e della geometria in formato cartaceo e multimediale. Per le classi seconde: - “Dall‟ipotesi alla scoperta”, pon di scienze con la durata di 30 ore, seguito dalla professoressa Lucia Maci. Da questo progetto verrà fuori la pubblicazione dei lavori effettuati in formato cartaceo e multimediale. - “Matematica&Co”: pon di matematica e informatica, per la durata di circa 30 ore con l‟aiuto del professore Leonardo Carracuta. Il prodotto finale sarà la pubblica-

zione di un manuale di buone pratiche nello studio della matematica e geometria in formato cartaceo e multimediale. Per le classi terze: - “Eureka!”, pon di scienze, dalla durata di 30 ore, seguito dalla professoressa Palmina Sanguedolce. Il risultato finale sarà una pubblicazione dei lavori effettuati in formato cartaceo e multimediale per presentazione e pubblicazione. - “Per calcolo e/o probabilità”, pon di matematica informatica della durata di 50 ore seguito dalla professoressa Addolorata Littorio. Anche in questo corso il prodotto finale sarà la pubblicazione di un manuale di buone pratiche nello studio della matematica e geometria in formato cartaceo e multimediale - Per le classi seconde e terze è attivo, infine, il pon “Fuoriclasse”, che ha gli stessi obbiettivi per entrambe le classi. Sia per le terze che per le seconde la durata di questo pon è di 50 ore. Il tutor delle seconde è il professore Antonio Vantaggiato, mentre quello per le classi terze è la professoressa Ignazia Fisco. Il prodotto finale prevede la pubblicazione di un giornale scolastico anche online. Grazie a queste opportunità che la scuola ci offre, possiamo approfondire le nostre conoscenze e sperare che tutto ciò ci potrà servire in un futuro. Per questo motivo ringraziamo tutti i professori e gli esperti che ci guidano in questo percorso istruttivo, per la loro pazienza e la loro buona volontà! Lucrezia De Carlo Giorgia Striano Francesca Secondo

Tra probabilità e numeri… Il pon di matematica

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ella nostra scuola A. Galateo tra i vari pon di 3^ è attivo anche “Calcolo e Probabilità”, che si occupa di matematica, informatica e geometria. I ragazzi che vi partecipano sono 22. L‟esperto di questo pon è il professore Capozza Massimiliano e la tutor è la professoressa Littorio Dolores. I ragazzi hanno risposto ad alcune domande dicendo che questo pon è interessante e piace molto, in particolare sono stati affascinati dall‟argomento della probabilità. Gli alunni non hanno trovato alcuna difficoltà negli

argomenti spiegati e negli esercizi svolti, grazie, soprattutto, all‟aiuto del loro docente, che li fa sentire a proprio agio. Abbiamo posto, inoltre, delle domande al professore Capozza, del tipo cosa facesse nella vita e come si comportassero nella lezione gli alunni del pon. Abbiamo rilevato che il tutor nella vita insegna matematica e fisica alle superiori e che i suoi alunni con lui si comportano bene e seguono con attenzione le lezioni dove partecipano in molti. Lucrezia De Carlo Marta Quarta Francesca Secondo Giorgia Striano

Il pon “Giocando con le parole”

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l 18 gennaio 2011 abbiamo intervistato i ragazzi del PON “Giocando con le parole”. Questo PON è rivolto ai ragazzi di prima media, si svolge tutti i martedì pomeriggio e il suo argomento principale è la scrittura creativa. Parlando con gli studenti abbiamo scoperto che si stanno avventurando con piacere e curiosità nel mondo dei giochi di parole: hanno imparato, per esempio, a usare gli “anagrammi”, che consistono nel comporre con le stesse lettere di una parola o frase altre parole o frasi di significato diverso. I ragazzi hanno anche appreso a divertirsi con le parole: da loro abbiamo scoperto che esiste un gioco molto bello, il “metagramma”, nel quale si deve partire da una parola e arrivare a un‟altra cambiando una lettera a ogni passaggio. Nel PON “Giocando con le parole”, però, oltre alla scrittura creativa, si parla anche di arte: molto interessante è l‟uso degli “ideogrammi”, che sono dei simboli grafici che esprimono non il suono delle parole, ma l‟idea che essi rappresentano (ideogrammi sono, per esempio, i simboli della scrittura cinese, nella quale ogni simbolo rappresenta un concetto). Gli esperti esterni che insegnano nel PON “Giocando con le parole” sono Francesco Maggiore (esperto grafico) e Andrea Scorrano (istruttore creativo). Il prodotto finale del corso sarà una storia che verrà trasformata in un cortometraggio nella forma del cartone animato. Questi argomenti, ci ha spiegato la professoressa Chiantera, influiranno molto sugli argomenti del normale corso di studi. Chiedendo ai ragazzi se questo PON è stato di loro gradimento ci hanno risposto positivamente. Il loro argomento preferito, come è facile immaginare, è il lavoro manuale. Annapaola Mazzotta Francesca Culiersi Sara Rollo


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I piccoli astrofisici del “Galateo” vanno a guardare le stelle Quest‟anno, nell‟istituto A. Galateo sono in corso di svolgimento diversi PON pomeridiani, riguardanti alcuni approfondimenti di materie scolastiche. Nel progetto giornalistico abbiamo avuto modo di intervistare un alunno frequentante il progetto di scienze che riguarda L‟ASTROFISICA. I loro incontri si effettuano ogni martedì dalle 15:30 alle 18:30. L‟argomento trattato è principalmente il movimento degli astri e la loro osservazione. Naturalmente, per chi ha queste passioni e la predisposizione per trattare argomenti d‟alto livello, questo corso è molto interessante e istruttivo. In questo PON la pratica è una parte fondamentale: infatti i ragazzi, accompagnati dall‟insegnante e dal docente esterno, si recheranno al bosco di Rauccio per osservare le stelle. Per fare ciò avranno bisogno del telescopio come strumento fon-

damentale, anche se in alcuni casi vengono usate le carte della volta celeste per l‟individuazione stellare. A molti studenti questo percorso piace, perché al suo termine avranno approfondito molte conoscenze sull‟astrofisica. Un alunno ha confermato ciò dicendo: “Questo progetto mi piace perché sono appassionato di questo ambito e perché posso fare nuove esperienze”. Marika Corallo Marta Quarta Giorgia Russo

Al “Galateo” non mancano i problemi ma si affrontano con tempestività

La

scuola media Antonio Galateo è indubbiamente un buon istituto per quanto riguarda la didattica e la formazione del ragazzo. Tuttavia, non mancano i problemi. Il più grave, a mio parere, è il cattivo funzionamento degli apparecchi informatici, ad esempio, per salvare i dati su una pen drive si impiegano mezz‟ore. Un alunno che per qualsiasi motivo non è in grado di scrivere su un quaderno, è obbligato a portare il suo PC da casa perché la scuola non dispone dei fondi necessari per fornire all‟allievo un computer in dotazione alla scuola. Un altro cruccio non indifferente è quello della mancanza di gessi per

Nuove regole della scuola La dirigente scolastica Marcella Rizzo ha imposto disciplina a tutela dello studente e a garanzia del ruolo educativo che spetta alla scuola

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lla scuola media “Galateo” da quest‟anno, la dirigente scolastica ha istituito una serie di norme che gli studenti e le famiglie devono rispettare. Il regolamento è stato redatto con l‟obiettivo di trasferire ai ragazzi un migliore senso civico e più specificatamente: • rendere più diligenti gli alunni; • garantire la frequenza assidua; • rispettare gli orari; • rispettare gli ambienti; • rispettare le regole; • rispettare se stessi e gli altri; • non usare i telefoni cellulari durante le lezioni per educazione nei confronti dei compagni e dei professori; • prestare più attenzione durante le lezioni. Questi provvedimenti sono stati presi anche per prevenire azioni da parte dei ragazzi poco adeguate all‟interno di un edificio scolastico. Il regolamento, infatti, prevede che: 1. le giustificazioni delle assenze devono essere fatte entro tre giorni altrimenti vengono segnalate in segreteria per le comunicazioni a casa; 2. se nell’arco del quadrimestre ci sono dei ritardi superiori a tre, vengono comunicati alla direttrice; gli

ingressi e le uscite posticipate, che superano i quindici minuti, devono essere giustificate dai genitori e devono essere calcolate nel conteggio delle ore di assenza alla fine dell‟ammissione alla classe successiva; 3. deve essere assicurato il rispetto alle persone, agli arredamenti, alle aule, ai bagni e alle attrezzature. A questo proposito il ministro dell‟Istruzione ha introdotto il voto di condotta; 4. durante le ore di lezione le uscite per andare in bagno devono essere registrate su un quaderno e gli alunni non possono uscire più di tre volte nell‟arco della giornata; 5. è vietato l’uso del cellulare negli ambienti scolastici, bisogna tenerli spenti o lasciarli a casa. Se si portano

a scuola bisogna avere la giustificazione da parte dei genitori; 6. quando bisogna andare in bagno si deve lasciare il cellulare sulla cattedra; 7. non si può usare il distributore automatico durante la ricreazione, ma soltanto all‟entrata; 8. i genitori devono controllare che il proprio figlio abbia tutto il materiale scolastico e la colazione prima dell‟entrata a scuola; non si può lasciare nulla ai bidelli durante le ore di lezione per motivi di sicurezza e vigilanza; 9. per giustificare le entrate posticipate il genitore deve venire di persona o far venire una persona di fiducia autorizzata con un documento di riconoscimento. L‟uscita anticipata viene contata nelle ore di assenza e non sono consentite più di tre uscite nell‟arco del quadrimestre tranne che per motivi di emergenza; 10. le assenze che superano i cinque giorni devono essere giustificate da un certificato medico; 11. non si devono salire o scendere le scale senza la presenza del bidello. Marta Martina Agnese Suriano

scrivere sulle lavagne. I docenti perdono la testa quando il malcapitato alunno rientra in classe con frammenti di gessetto tra le mani poiché non è riuscito a trovarne uno integro. E che dire di quando i professori sono costretti a spiegare e a fare esempi agli alunni scrivendo con tali “diabolici affarini” che però non sono del classico colore bianco ma piuttosto rossi, azzurri, gialli... I disagi esistono, inutile negarlo. Ma tutti i responsabili della scuola, dalla dirigente a tutto il personale docente, si applicano con serietà e impegno per risolverli ogni giorno senza scoraggiarsi. Lorenza Mazzariello

A lezione di energia!

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l progetto ISPA riguarda l‟energia rinnovabile, l‟energia alternativa e il risparmio energetico e si è svolto nella nostra scuola durante il pomeriggio. Appena suonava la campanella, alle 13.10, i ragazzi delle classi scelte per partecipare al progetto non andavano a casa ma si recavano in un‟aula scelta dai docenti esterni; qui mangiavano un pezzo di pizza e bevevano delle bibite offerte dai professori esterni. In questo percorso ci hanno accompagnato le professoresse Palmina Sanguedolce e Rosa Letizia; quest‟ultima è anche la direttrice di un istituto orientativo. Come abbiamo già detto, a questo progetto hanno partecipato anche dei professori esterni, uno dei quali è Marco Miceli, un giovane laureato in materie tecniche che ha aiutato i partecipanti a realizzare un CD finale per esporre il percorso e i temi affrontati. È stato deciso di svolgere questo progetto per orientare i giovani verso il mondo del lavoro. Ai partecipanti sono stati illustrati gli sbocchi lavorativi nell‟ambito dell‟energia. Il progetto ISPA è, quindi, una sorta di percorso di orientamento ma, diversamente dalle solite iniziative per orientare i ragazzi nella scelta della scuola superiore da frequentare, illustra in maniera pratica alcuni sbocchi lavorativi. Sara Rollo Sharon Rizzello Annapaola Mazzotta


Anno scolastico 2010-2011

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La Zia Galatea: un piccolo gesto per chi ha bisogno di noi

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uest‟anno, come ogni anno, nella nostra scuola “Antonio Galateo”, abbiamo realizzato un evento molto bello e coinvolgente: la “Zia Galatea”. In cosa consiste? La nostra scuola sceglie a turno una classe ai cui alunni viene chiesto di preparare alcuni pasti di tipo dolce o salato. La “Zia Galatea” consiste nel raccogliere tutte le pietanze preparate e dividerle nei vari piani dell‟istituto. Così, nell‟ora di ricreazione, tutti gli studenti possono acquistare al prezzo di 1 € lo spuntino desiderato. Questa iniziativa, che si realizza nella nostra scuola ormai da diversi anni, non è fine a se stessa: il ricavato della vendita dei dolci e dei piatti salati portati a scuola da noi studenti, infatti, viene devoluto a favore dei più bisognosi. Diego De Tommasi Evan Pagliara Harsha Kumara

Don Juan Tenorio Gli studenti hanno assistito alla rappresentazione teatrale di Juan Tenorio e hanno redatto un articolo in spagnolo che racconta la loro esperienza

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stamos en Sivilla en 1545, en los ùltimos anos del reinado de Carlos I de Espana. Es la noche de carneval, cuando Don Juan y Don Luis Meyia hacen una puesta dobla que consiste en contar los muertos y los mujeres seducitas. Después de un ao, los dos hombres se encuentran en la hosterìa del Laurel de Buttarelli. Don Gonzalo, padre de dona Inès, la prometida de Don Juan, se ha entecado de la puesta, y va a la hosterìa para cerciorarse de lo que ha oido. También el padre del Don Juan, Don Diego, quiere ver el muestro de su hijo. El vencedor de la puesta es Don Juan, pero Don Luis lo desafia otra vez diciendole que lo que le falta en la lista es una novicia. Entonces Do Juan le vuelve a postar a Don Luis que conquistarà a una novicia, y que ademàs, le quitarà a su prometita dona Ines de Pantoja. Don Luis, ante las palabras de otro, envìa a su criado, Gastòn, a avisar a

la justicia. Dona Ines, llevaba en un convento desde su infancìa y estaba destinada casarse con Don Juan, pero Don Gonzalo deshace el matrimonio convenido. Después, mientras Don Juan y Don Luis estàba en la hosterìa son arrestados. Don Luis logra salir de la càrcel y va con dona Ana para suplicarle que se mantenga firme ante Don Juan, que irà tras ella. Don Juan también sale y conversa con Brigida, la beata comprada del convento, que le explica còmo entrar

La riforma Gelmini: continue proteste per tutto lo scorso inverno

La

Riforma della scuola, voluta dal ministro all‟Istruzione Mariastella Gelmini, è entrata in vigore il 1° settembre 2009 per le scuole primarie e secondarie di primo grado, mentre per le scuole secondarie di secondo grado, il 1° settembre 2010. Questa riforma e quella dell‟Università, approvata lo scorso dicembre, prevedono vari tagli alle università e la soppressione di numerosi posti di lavoro dei docenti di scuola primaria e secondaria. Perciò vi è stata una forte reazione contro le riforme della ministra, diffusa nelle più grandi città dell‟Italia. Anche a Lecce vi è stata un‟eco di quello che stava succedendo nelle altre città: nelle scuole superiori si sono svolte autogestioni e occupazioni. Soprattutto nell‟Ateneo molte

sono state le manifestazioni e cortei per sostenere i diritti di chi studia. Noi siamo d‟accordo con gli studenti che hanno manifestato, ma siamo contro chi non lo fa in modo corretto, infatti non ci è piaciuto il comportamento degli studenti che hanno occupato strade, ferrovie ecc. impedendo ai cittadini e ai lavoratori il loro normale svolgimento delle attività quotidiane. Purtroppo queste manifestazioni non sono riuscite a raggiunge-

re l‟obiettivo che si sono poste, cioè quello di far ritirare la Riforma Gelmini che, secondo noi, è da rivedere. Martina Negro Asia Gargiulo Gaia Pisanò

en el convento sin ser visto. La ùltima acciòn de Don Juan, es llamar a Lucìa, la sirvienta de Dona Ana, para pedirle que abra las puertas de la casa a cambio de dinero y Lucia accede. En tanto, Dona Ines lee una carta de Don Juan, en la que declara abiertamente su amor hacia ella. Despuès Don Juan penetra ne la celda y Dona Ines se desmaye. Don Juan la toma y la lleva a su casa. Pero Don Gonzalo, llega a contarle a la madre abadesa que la sierva de Dona Inés està comprada y aparece entonces la hermana Tornera, anunciando la despariciòn de Dona Inés. En la casa de Don Juan, Inés cae en la cades del galàn. Don Luis quiere matar a Don Juan, mientras Don Gonzalo lleva con gente armada. Don Juan manda a Don Luis a una abitacìon contigua y se umilia ante Don Gonzalo sublicando que le conseda su hija a cambio de pruebas que el mismo dispone; pero Don Gonzalo se niega. Don Luis sale del cuarto y trata de aliarse con el comendador para matar Don Juan, pero este es el matador,dàndole un balazo a Don Gonzalo, y una estocada a Don Luis. Don Juan huye de Sivilla en un bergantil hacia Italia. Lo que pensamon nosotros Que pensaìs de lo aspectaculo? Que es muy guapo y interesante. Te ha gustado? Por què? Si,me ha gustado mucho porque me interesa la ideoma. A otra chica has dicho que... Me he gustado mucho la obra y lacutura rapresentada en la obra. Otras chicos en cambio han dicho... .Don Juan fue muy interesante y fue rapresentado en modo realista. .Yo no he comprendido mucho,pero los actores han reatado muy bièn. .A mì me he gustado particularmente cuando estaban en el cementerio. Marika Corallo Diego De Tommasi Andrea Fiesole Marta Quarta Giorgia Russo


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Visita ai frantoi

In viaggio alla scoperta del Salento

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a visita guidata a Vernole e a Melendugno non è stata solo l‟occasione per studiare con un metodo diverso come si fa l‟olio, anziché leggerlo su di un libro (che è sicuramente più noioso!), ma è stata un‟occasione per visitare un frantoio ipogeo e un frantoio moderno. Abbiamo potuto renderci conto di come i moderni macchinari hanno modificato il modo di produrre l‟olio, alleggerendo di molto il durissimo lavoro dei lavoratori dal 1600 a oggi. Inoltre questa visita è stata utile perché ci ha permesso di confrontare la realtà della campagna con quella della città, di riscoprire le tradizioni e la cultura contadina e ci ha fatto riflettere sull‟importanza di rispettare l‟ambiente. Le visite didattiche do-

I vrebbero essere organizzate più spesso per far ammirare tanti paesaggi bellissimi del nostro territorio che sono ancora sconosciuti e che invece andrebbero visti. Spesso, infatti, si preferisce andare a visitare monumenti e bellezze lontani o viaggiare all‟estero, quando poi nel Salento e nella nostra stessa città ci sono ricchezze naturali e bellezze architettoniche di cui non conosciamo l‟esistenza e che rischiamo di non vedere mai. Chiara Suraci Matteo D’Oria

Passeggiata nella storia Sulle tracce degli ebrei a Lecce

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Dalle macine alla moderna meccanizzazione

gni anno, il 27 gennaio, si celebra il Giorno della Memoria, in ricordo dello sterminio degli ebrei. Anche la scuola è sensibile a questa commemorazione e, fra le varie iniziative, i nostri insegnanti hanno organizzato anche una visita all‟ex quartiere ebraico della città di Lecce. Il 21 febbraio le classi III E ed F, hanno incontrato la loro guida, nei pressi di Porta Napoli, e hanno ascoltato una breve lezione sulla storia degli ebrei e sulle varie discriminazioni che hanno subito, già al tempo dei babilonesi e dei romani, fino all‟olocausto della seconda guerra mondiale. Successivamente, sono stati riferiti anche gli avvenimenti che hanno portato alla creazione del quartiere ebraico di Lecce (in realtà più di uno). La prima tappa è stata la chiesa di S. Irene, costruita sui resti di un‟antica sinagoga, presso cui era situato il più antico tra i quartieri ebraici di Lecce. L‟itinerario è continuato con la visita alla chiesa di S. Maria delle Grazie, situata in

piazza S. Oronzo, che ,come le altre chiese erette nei quartieri ebraici, era all‟origine una sinagoga e fu consacrata dopo la cacciata degli ebrei dalla città. In seguito, il gruppo è passato per via delle Saponaie, che prende il nome dall‟attività svolta da molti ebrei a Lecce. Là la guida ha spiegato che a quei tempi gli ebrei potevano svolgere solo alcuni lavori e non potevano costruire abitazioni di un certo livello. L‟unica eccezione a Lecce fu fatta per Abramo Balmes, che aveva avuto il permesso di svolgere la professione medica, per le sue notevoli capacità, e di costruire una grande villa, oggi conosciuta come Palazzo Miglietta. Questa visita è piaciuta a tutti perché ha aiutato a comprendere meglio tutte le persecuzioni che hanno dovuto affrontare gli ebrei durante la loro storia, e perché ha permesso di passare una giornata scolastica diversa dalle altre, sicuramente molto gradita.

Andrea Bruno

l diciassette dicembre 2010 la mia classe, la 2^ A della scuola media A. Galateo, ha visitato due frantoi, uno ipogeo e uno moderno. Alle 8.30 siamo andati all‟ex Foro Boario, insieme alle professoresse Congedo (insegnante di tecnologia) e Miglietta, ed alle 9.00 siamo arrivati a Vernole dove, prima di entrare nel “trappeto Caffa”, abbiamo consumato la colazione in piazza Vittorio Veneto, tra gli sguardi di tante persone anziane che si affacciavano incuriosite dal vociare. Poi nel frantoio il mio gruppo ha seguito una guida che ha mostrato alcuni strumenti specifici che anticamente venivano utilizzati per produrre l‟olio, e cioè una macina, che veniva fatta girare da un asino o un mulo, delle presse e il “nappo” (un recipiente a forma di grosso cucchiaio). L‟esperto ci ha anche spiegato il procedimento per fare l‟olio nel 1500: prima di tutto, le olive venivano conferite dai contadini dall‟esterno attraverso le “sciave”. Poiché nessuno poteva entrare nel frantoio, perciò bisognava chiamare il “nachiro”, il capo degli operai, che apriva le botole. Le olive venivano macinate e poi, una volta lavorate, erano posate su dei dischi detti ”fisculi”, posti sotto delle presse. Queste ultime potevano essere di due tipi, alla calabrese o alla genovese, e la differenza era economica perché quella alla calabrese era formata da due torchi che si dovevano utilizzare in coppia anche se c‟erano poche olive. L‟olio quindi si faceva riposare in fori scavati nel pavimento, gli “angioli”. Dopo gli operai lo prendevano usando il nappo e lo depositavano nelle pile. La sentina che rimaneva, invece, veniva depositata in una cisterna al centro del frantoio, mentre la sansa veniva accumulata accanto alle presse. Una leggenda narra che il frantoio ipogeo “Caffa” sia sempre stato popolato da spiritosi folletti, detti “uri”, i quali durante la notte facevano scherzi agli operai e creavano confusione in tutto il paese. Così nei primi anni del 1900 i vernolesi chiusero il frantoio perché stanchi dei folletti. Ma negli anni Novanta il frantoio è stato riaperto per liberare gli “uri” e vivere con loro in buona compagnia. Finita la visita la mia classe è salita sul pullman e si è diretta a Melendugno, all‟oleificio “La macchia del barone”, che è stato fondato nel 1996 da Italo Potì e conta oltre 2000 soci. Nello spazio antistante l‟edificio la classe ha potuto ammirare un olivo secolare, che ha più di 700 anni e

fu piantato dai monaci basiliani nella zona “La Torre”. All‟ingresso le guide, in questo caso due operai del frantoio, hanno illustrato agli alunni il moderno procedimento per fare l‟olio, che si articola in varie fasi. La prima è quella della raccolta delle olive: sotto l‟olivo vengono messe delle reti, su cui cadono i frutti per le vibrazioni dello scuotitore, che riesce a raccogliere fino a 100 quintali di olive in un giorno. Nella seconda fase, le olive vengono pesate al frantoio e si rilascia una ricevuta al socio che le ha portate. E‟ tutto meccanizzato, il frantoio ha un macchinario che lava le olive (terza fase) e un altro, chiamato frangitore, che le macina (quarta fase). Nella quinta fase, le olive vengono rimescolate nell‟apposito impianto in tre momenti diversi. Per quanto riguarda gli scarti della lavorazione, l‟acqua di vegetazione e la sansa vengono impiegate per il fabbisogno termico di tutto il frantoio, e l‟acqua di vegetazione è utilizzata anche come fertilizzante per il terreno. Al termine della visita, le guide hanno offerto a tutti delle frise bianche condite con olio extravergine di oliva e hanno regalato a ciascun alunno una bottiglietta di olio. Alle tredici e un quarto siamo tornati a scuola.

Chiara Suraci


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Orienting! Le scuole superiori incontrano i ragazzi del “Galateo”

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lle otto classi terze della scuola “A. Galateo”, dalla metà del mese di dicembre fino alla metà di gennaio, alcune scuole superiori, licei, istituti tecnici e professionali, sono venuti a illustrare le attività e i corsi di ogni scuola. Sono venute a farci visita i licei scientifici Banzi Bazoli e Cosimo De Giorgi, l‟istituto tecnico commerciale Calasso, l‟istituto tecnico Enrico Fermi, il liceo classico Virgilio, l‟istituto professionale G. Marconi, l‟Alberghiero di Lecce, l‟istituto professionale Costa e il liceo d‟Arte. Il liceo scientifico Banzi Bazoli si suddivide in due indirizzi: bilingue e ordinario. Il profilo dell‟allievo in uscita dal corso di sperimentazione del bilinguismo si caratterizza per un maggiore spessore delle competenze riguardanti l‟area dei linguaggi verbali. Il possesso di lingue comunitarie risponde a esigenze d‟integrazione europea, in quanto permette più ampie possibilità di comunicazione e l‟accesso alle culture e alle civiltà a esse legate. L‟allievo sarà in grado di comunicare in due lingue comunitarie, di accedere a sistemi culturali diversi tra i quali operare confronti, di rilevare le radici della comune identità culturale europea. Il titolo di studio conseguito consente l‟accesso a tutte le facoltà universitarie, con maggiori possibilità di frequentare corsi universitari all‟estero come l‟Erasmus e l‟inserimento immediato nel mondo del lavoro, alle condizioni di apprendistato. Il corso ordinario dà all‟allievo professionalità relative al sapere scientifico, linguistico-espressivo e storico-filosofico, che lo mettono in grado di comprendere i sistemi scien-

tifici, tecnologici, culturali in senso lato e i processi di trasformazione in atto sul piano storico-culturale. Anche la formazione del corso ordinario permette di proseguire gli studi a carattere universitario presso qualsiasi facoltà e l‟accesso ai corsi di specializzazione, inoltre permette di entrare immediatamente nel mondo del lavoro. Il liceo scientifico Cosimo De Giorgi, a differenza dell‟altro liceo scientifico, si suddivide in quattro indirizzi: il corso ordinario, il corso bilingue, uguali a quelli dell‟altro liceo scientifico, e due corsi in più: il corso sperimentale del P.N.I, piano nazionale informatico e il corso sperimentale di scienze naturali, chimica e geografia astronomica. Il corso sperimentale P.N.I. analizza la matematica e la fisica utilizzando, in parte, metodi e strumenti informatici. Quello di scienze naturali, chimica e geografia astronomica consente di ottenere un preparazione più approfondita delle scienze naturali, permettendo, qual si voglia, all‟alunno di continuare gli studi o di lavorare subito dopo aver conseguito il diploma. L‟istituto tecnico commerciale Calasso si divide in quattro indirizzi. 1) Amministrazione, finanza e marketing, che permette di avere ampie conoscenze dei processi di gestione aziendale sotto i profili: economico, giuridico, organizzativo, contabile e competenze gestionali, organizzative, relazionali e informatiche. Dà l‟accesso a tutte le facoltà universitarie e a un lavoro nelle pubbliche amministrazioni, nelle aziende private e nelle banche e istituti di credito; 2) sistema informativo aziendale, che

permette di possedere ampie conoscenze dei principali processi della gestione aziendale sotto il profilo economico-giuridico, permette di intervenire nei sistemi informatici automatizzati e utilizzare software applicativi. Si può avere la possibilità di lavorare subito in pubbliche amministrazioni, in aziende private e in banche e istituti di credito, oltre alla possibilità di continuare gli studi; 3) amministrazione, finanza e marketing sportivo: il diplomato possiede ampie conoscenze dei processi dell‟indirizzo amministrazione, finanza e marketing con aggiunto il controllo di imprese e di organizzazioni del settore turistico/sportivo. Questo indirizzo permette di continuare gli studi e di lavorare nelle pubbliche amministrazioni, nelle aziende private, nelle società sportive pubbliche e private CONI e FSN, nelle aziende specializzate in marketing sportivo; 4) turismo: il diplomato opera nel settore della produzione, commercializzazione ed erogazione di servizi turistici, si occupa sia di accoglienza sia di turismo in Italia e all‟estero. Questo indirizzo consente di conseguire gli studi e di lavorare immediatamente dopo conseguito il diploma. L‟istituto tecnico E. Fermi si suddivide in quattro indirizzi tecnici: trasporti e logistica, elettronica ed elettrotecnica, meccanica e meccatronica, e informatica e telecomunicazioni. Mentre l‟indirizzo del liceo è quello delle scienze applicate. Tutti gli indirizzi permettono comunque di proseguire gli studi in tutte le facoltà e tutti danno la possibilità di lavorare dopo aver conseguito il diploma. Il liceo classico Virgilio si suddivide in due aree: linguistica e classica di base. Per quanto riguarda il liceo classico, le materie più importanti sono italiano, latino, greco, storia e filosofia, è

rafforzato l‟insegnamento della lingua straniera ed è previsto l‟insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera. Per quanto riguarda il liceo linguistico, finora oggetto di sperimentazioni, da quest‟anno entra definitivamente nell‟ordinamento. Dal primo anno del secondo biennio è previsto l‟insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica, compresa nell‟area delle attività e degli insegnamenti obbligatori. L‟istituto professionale G. Marconi si suddivide in sei indirizzi: ottico, tecnico ind. meccaniche, tecnico ind. termiche, tecnico ind. elettriche, tecnico ind. elettroniche, e il tecnico dell‟edilizia. Per tutti gli indirizzi c‟è la possibilità di lavorare dopo i tre anni di studio con attestato che certifichi la qualifica o di continuare gli studi, completando i cinque anni e iscrivendosi a qualsiasi facoltà universitaria. L‟istituto tecnico Costa si suddivide in tre indirizzi: “amministrazione, finanza e marketing”, “turismo” che danno le stesse possibilità che dà il Liceo Calasso e l‟indirizzo dei sistemi informatici aziendali, che dà la preparazione sui processi di analisi, sviluppo e controllo dei sistemi informatici automatizzati per adeguarli alle esigenze aziendali e contribuire a realizzare nuove procedure. Dopo tutte queste settimane trascorse a cercare di capire qual è la nostra strada da intraprendere, la maggior parte degli alunni delle classi certe alla scadenza delle preiscrizioni era ancora incerta sulla propria scelta. Marzia Maiella Lucrezia De Carlo Francesca Culiersi Giorgia Striano Francesca Secondo


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Nel nido dell’aquila incontro con la legalità Tra le mansioni della questura: sicurezza, assistenza ai minori, immigrazione

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on è facile per noi ragazzi di tredici anni comprendere fino in fondo i concetti di legalità e istituzione, ma riusciamo a capirci qualcosa facendo esperienze concrete e coinvolgenti come quella vissuta da alcune classi terze della scuola media statale “Antonio Galateo” di Lecce. La proposta di una visita guidata alla questura della città è stata accolta da noi alunni con entusiasmo e la curiosità ci ha spinti, nei giorni precedenti, a documentarci sulla sua struttura, l‟organizzazione e le attività. Il tempo è volato, in un attimo è arrivato il giorno tanto atteso ed è iniziata l‟avventura. Ci sentivamo tutti agenti, ispettori della squadra mobile e commissari pronti a garantire l‟ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini! Giunti a destinazione, in viale Otranto n.1, un po‟ intimiditi dall‟atmosfera seria e indaffarata, siamo stati accolti e guidati durante tutta la visita dall‟assistente capo Tiziana Mello e dall‟operatrice tecnica Tiziana Castrignanò. Il luogo che, sicuramente ci ha colpiti di più è stata la “sala operativa”, il cuore dell‟edificio, un ampio locale con molti schermi alle pareti, grandi e piccoli, collegati con ben 55 videocamere dislocate in varie zone strategiche della città. Ci siamo subito resi conto di come gli operatori di quella sezione ricevano, in tempo reale, tutte le comunicazioni radio e video con l‟esterno, attraverso frequenze codificate o pubbliche, e riescano a organizzare e coordinare gli interventi più urgenti e necessari in tutto il territorio, soprattutto in occasione di incidenti, furti, scippi e rapine o manifestazioni di vario genere, sportive, di lavoratori o di studenti. Degli scontri che ci sono stati con le forze dell‟ordine, siamo stati testimoni in quei giorni in diretta. Un‟altra sezione interessantissima è quella della scientifica dove vi sono tutte le varie attrezzature necessarie per la ricostruzione dei crimini e l‟individuazione dei colpevoli. Alcuni di noi hanno provato l‟ebbrezza di farsi rilevare le impronte digitali o di poter effettuare la propria foto segnaletica, proprio come chi viene arrestato! Informazioni dettagliate ci sono state fornite, in seguito, nella sala riunioni dal vice capo gabinetto, dott.ssa Meo, che ci ha detto che la questura è un‟istituzione abbastanza antica, creata nei primi anni del 1900 e che l‟attuale questore di Lecce è il dott. Antonino Cufa-

lo, che coordina tutte le attività, sia della polizia di stato che di tutte le forze dell‟ordine del territorio che si occupano della sicurezza pubblica, compresi i vigili del fuoco. Il questore dipende dal prefetto (che rappresenta lo Stato ed è il responsabile politico) e dal capo della polizia, il dott. Manganelli. La dott.ssa Meo ci ha illustrato alcune attività della Polizia: assistenza ai minori e ufficio immigrazione, due aspetti che riguardano molto da vicino la nostra realtà. Siamo stati invitati a segnalare qualsiasi situazione in cui un minore sia vittima di un reato, anche da parte di un familiare, perché agenti e personale specializzato lo assisteranno, cercheranno i responsabili e, se necessario, lo allontaneranno dalla famiglia. Purtroppo, però, abbiamo saputo anche che a Lecce, come in molte altre città italiane, spesso i minori non sono vittime, ma compiono reati e quelli più comuni sono il furto e lo spaccio di stupefacenti. Nel caso sia accertata la colpa di un minore si dà avvio a un procedimento penale, ma se il ragazzo ha meno di 14 anni, non è imputabile.

In seguito la dott.ssa ci ha spiegato il funzionamento dell‟Ufficio Immigrazione: i cittadini dell‟U.E. possono muoversi liberamente al suo interno anche con la sola carta d‟identità, ma devono chiedere il passaporto, in questura, per poter entrare in altri stati. Gli immigrati in Italia, provenienti dai paesi extraeuropei, invece, devono avere un passaporto e, all‟arrivo nel nostro paese, devono presentarsi entro otto giorni all‟Ufficio Immigrazione. Se ciò non avviene, perché sono entrati in Italia come clandestini, gli immigrati vengono fermati, assistiti (perché di solito, arrivando con un trasporto precario e illegale, sono denutriti o anche in condizioni sanitarie tutt‟altro che ottimali) e vengono fotografati e rilevate le impronte digitali, (sono identificati, anche

se in alcuni casi con difficoltà e, a volte, riconosciuti come rifugiati politici). Infine vengono portati in Centri di Permanenza e poi riportati nel loro paese d‟origine se non ottengono un “permesso di soggiorno subordinato”, il quale si ottiene quando si ha già un contratto di lavoro. Lo Stato Italiano, secondo le leggi, comunque, deve obbligatoriamente fornire aiuto anche linguistico agli immigrati, facendoli assistere da interpreti. Quando gli immigrati sono studenti, il loro soggiorno è ammesso per tutto il tempo degli studi. Nel caso in cui siano rifugiati politici, persone cioè che fuggono da situazioni di guerra o persecuzioni, anche se entrano nel paese illegalmente vengono tutelati e mantenuti dallo Stato. Salutata la nostra referente, abbiamo continuato a curiosare, con le nostre guide, nei vari piani dell‟edificio e abbiamo scoperto l‟esistenza di un ufficio denunce e della squadra mobile, che si occupa anche della prevenzione degli incidenti stradali, li rileva e accerta le violazioni al codice della strada. Siamo scesi anche fino al parcheggio interno, dove un poliziotto ci ha descritto la dotazione di una “volante”: i sedili anteriori sono forniti di radio e mitraglietta situata sotto il sedile destro, i sedili posteriori, invece, sono in plastica e vengono regolarmente lavati dopo aver “accolto” eventuali arrestati. Nel cofano sono presenti manganelli in plastica e giubbotti antiproiettili. Alla fine della nostra visita ci sentivamo un po‟ tutti più vicini a chi lavora per noi, per assicurarci tranquillità, sicurezza e libertà di movimento e per questo qualcuno ha chiesto quali studi sono necessari per diventare poliziotti e commissari. La sig.ra Castrignanò ci ha detto che per diventare poliziotto è necessario un diploma di scuola superiore, mentre chi vuole diventare commissario deve prima conseguire la laurea in legge e, in seguito, frequentare l‟istituto superiore di polizia, che è una scuola interna. L‟esperienza che abbiamo vissuto è stata interessante e positiva, anche perché pensiamo sia giusto che noi ragazzi diventiamo sempre più consapevoli dell‟importante e costante lavoro delle forze dell‟ordine e comprendiamo la necessità di rispettare le regole, che ci assicurano la tutela dei nostri diritti.

Chiara Perrone Giulia Rizzello

Camminiamo sicuri per strada

I

l giorno 23 novembre alcune classi sono andate nell‟aula magna della scuola per un incontro con i vigili urbani di Lecce. Uno di loro, dopo essersi presentato, ha illustrato con delle immagini le regole da rispettare quando si è dei pedoni: l‟attraversamento corretto, la sicurezza, la prevenzione di incidenti, ecc. Come ad esempio l‟utilizzo delle strisce pedonali e solo quando il semaforo per i pedoni è verde. Questo e tanti altri sono gli atteggiamenti che noi dovremmo assumere per camminare per strada senza pericolo, evitando incidenti anche gravi. Anche gli stessi automobilisti però devono seguire il codice stradale perché la vita dei pedoni “dipende da loro”. Il vigile poi ha consigliato ai ragazzi che vorrebbero prendere il patentino per guidare una moto, arrivare a scuola senza “accompagnatori” per dimostrare la loro indipendenza e per dare prova di essere cresciuti, di indossare il casco e di non andare come Valentino Rossi! Altre forme di sicurezza riguardano i ragazzi che si divertono a usare skateboard, pattini e altri mezzi che devono essere adoperati negli appositi spazi. Ma è anche vero che ce ne sono davvero pochi e il Comune dovrebbe realizzarne per la libertà dei ragazzi.

Matteo D’Oria


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V

ite distrutte dalla droga che sperano di rinascere per non commettere gli stessi errori del passato: testimonianze che il 28 marzo scorso, ho ascoltato insieme alla mia classe, 3^ B, presso il centro “Le Sorgenti” della Comunità Emmanuel, situato lungo la strada provinciale LecceNovoli. L‟esperienza vissuta è stata molto importante perché ci ha fatto crescere, avvicinandoci a un mondo sconosciuto e facendoci riflettere, mentre pensavamo che sarebbe stata scocciante e faticosa, una “giornata per non fare scuola”. L‟incontro, con il laboratorio formativo/ esperienziale, che ci è stato proposto, ha avuto come finalità la promozione dell‟Educazione alla salute, la prevenzione dei comportamenti a rischio e delle dipendenze da sostanze (droghe, alcool, farmaci oltre che quelle di nuova generazione). Ci ha accolti Luca, un educatore e responsabile psicoterapeuta, che assiste e cura, in particolare, ragazzi dipendenti dalla droga (o da altro) che, avendo commesso reati, hanno preferito il percorso di recupero in Comunità alla reclusione in carcere. Ci è stato spiegato che ognuno di noi è “dipendente” da qualcosa di cui non riusciamo a fare a meno, anche banale, come ad esempio, Internet e Facebook, i videogiochi, lo shopping, il telefonino, il gratta e vinci o il gioco d‟azzardo. Comunque, le dipendenze più conosciute, e quelle che spaventano di più, sono quelle da fumo, da alcool e da droghe, cioè da “sostanza”, termine usato in gergo. Chi è dipendente da qualcosa spesso non lo ammette neanche con se stesso, per questo è molto importante riflettere sui propri comportamenti per rendersi conto se quello che facciamo stravolge la nostra vita quotidiana e condiziona le nostre giornate, diventando prima un‟abitudine e poi una dipendenza sempre più dannosa. Per evitare di diventare “dipendenti” bisogna che noi giovani pensiamo due volte alle nostre azioni, “una volta con la mente e l‟altra con il cuore”, dobbiamo comprendere ciò che è bene e ciò che è male, dobbiamo imparare ad ascoltare e a rispettare le regole. E a questo proposito Luca ci ha detto che i problemi da dipendenze stanno assumendo caratteristiche diverse nella società contemporanea e che lui, nell‟arco di circa vent‟anni di attività, ha notato qualcosa di preoccupante: in passato erano i padri che si recavano alla comunità per chiedere aiuto per i figli drogati, mentre erano i figli che chiedevano aiuto per i padri alcolizzati e violenti. Oggi, invece, il fenomeno dell‟alcolismo e della violenza è sempre più diffuso fra i giovanissimi, mentre l‟uso di sostanze stupefacenti si è allargato anche a fasce di età mature. Ci sono stati forniti anche alcuni dati statistici, sul problema droga, rilevati tra gli ospiti della comunità: il 95 per cento dei dipendenti da cocaina ha iniziato fu-

mando in età giovanissima sigarette e il primo spinello a 13 anni. Sono dati che sconvolgono e fanno riflettere al tempo stesso! Importanti soprattutto per noi ragazzi che sottovalutiamo le nostre azioni a rischio, pensando, in tal modo, di sentirci grandi e di non averne conseguenze. Le parole del sig. Luca hanno catturato la nostra attenzione, ma lo hanno fatto ancora di più quelle di tre ospiti della comunità che, con le loro testimonianze, hanno reso la nostra esperienza molto forte e, proprio loro, i più emarginati, con le loro tragiche storie ci hanno insegnato qualcosa di molto importante. STORIA DI SALVATORE La storia di Salvatore, 52 anni, è la più tragica. Cresciuto in Sicilia, senza i genitori emigrati in Francia, con la sola nonna, abusato sessualmente da un amico di famiglia intorno ai 6/7 anni, è stato segnato per tutta la vita da questi eventi. In 3^ media ha cominciato a “farsi le canne” e ben presto, abbandonata la scuola e girando per l‟Europa in cerca di lavoro, è passato alle droghe pesanti (16/17 anni), compiendo reati sempre più gravi per procurarsi il denaro necessario: scippi, spaccio, rapine, omicidio colposo. Ha 3 figli con tre donne diverse, ma solo con l‟aiuto dell‟ultima compagna, una ragazza tedesca che lo aiuta concretamente, è riuscito ad assumersi le sue responsabilità: ha avuto varie ricadute ed è entrato in quest‟ultima comunità 5 anni fa, nel 2012 terminerà di scontare la pena.

Con la mente e con il cuore Non cadere vittima di dipendenze nocive

STORIA DI TONI La seconda testimonianza è quella di Toni, di 34 anni. Egli ha conosciuto ben presto la droga e lo spaccio perché il padre possedeva una sala giochi dove ce n‟era sempre un gran commercio. Toni ha cominciato già a 9 anni a fumare sigarette, passando subito agli spinelli: prima uno ogni tanto, poi ogni giorno con i suoi amici. Ha cominciato a spacciare per procurarsi sempre più soldi, contravvenendo alle regole dei genitori. Ha un figlio dalla compagna e, a causa di ripetuti incidenti sul lavoro, ha subito alcuni interventi con gravi esiti di cui porta ancora le conseguenze. Arrestato per spaccio è in Comunità da qualche mese. Pensa sempre alla figlia e alla compagna lontane e rimpiange una vita normale e la realizzazione dei suoi sogni come, ad esempio, diventare carabiniere. STORIA DI LUCA Luca, 25 anni, ha cominciato intorno ai 13 anni, direttamente con la cocaina e con lo spaccio, pur continuando gli studi. In discoteca prendeva le “pasticche” per divertirsi ancor più e anche durante il militare continuava ad assumere cocaina ed eroina con diverse compagnie. Gestiva un‟azienda col

fratello, ma sono finiti entrambi in carcere, insieme a un amico. L‟espressione delusa del padre, come non gliel‟aveva mai vista, lo ha spinto a entrare in Comunità. Dopo aver ascoltato le storie di Salvatore, di Toni e di Luca, l‟educatore ci ha chiesto di esprimere ciò che avevamo provato, ha dovuto insistere perché eravamo imbarazzati, ma quando ha invitato ognuno di noi a intervenire ci siamo lasciati andare e siamo riusciti a esprimere emozioni e sensazioni: “Ho sentito una stretta al cuore e ho provato tanta meraviglia perché ciò che ho ascoltato mi sembrava irreale” – Giulia. “È stata un‟esperienza molto toccante, che mi ha fatto passare anche quella minima curiosità che avevo. Personalmente non pensavo che le droghe portassero così tanti problemi e che, una volta iniziato, non se ne potesse fare più a meno” – Federico. “Ho provato molta tristezza e ho capito le sofferenze che hanno dovuto affrontare i tre testimoni” – Michela. “Secondo me, le storie che abbiamo ascoltato sono state un grande insegnamento perché ci è stata chiara la sofferenza che si notava dal tono basso della voce e dallo sguardo incerto. Ho provato un insieme di emozioni: stupore, tristezza e dispiacere per la loro condizione e ammirazione per il coraggio che hanno avuto nel raccontarsi sinceramente e per l‟impegno che mettono in atto quotidianamente per superare la loro dipendenza” – Benedetta. “Ho provato tristezza e paura perché ho degli amici che fumano e bevono e non vorrei che finissero in quel modo” – Pamela. “Ho provato dispiacere, ma ho anche capito che la vita è importante e non va sprecata” – Giovanbattista. “Sono rimasto sorpreso dalle storie che ho ascoltato e che finora avevo visto solo nei film in TV e ho pensato che

sono stato fortunato ad aver avuto un‟infanzia serena e pacifica e una famiglia e degli amici che mi consigliano per il meglio. Ho pensato che la vita è una sola e bisogna osare, ma si deve capire fino a che punto!” – Nicolò. Il sig. Luca, l‟educatore, alla fine dei nostri interventi ci ha fatto riflettere sulle emozioni prevalenti: sono state soprattutto la tristezza, il dolore e la sorpresa. Quindi, ci ha detto che l‟uso di sostanze porta solo quello, non risolve i problemi, ma anzi li amplifica. Abbiamo chiesto, perciò, che ne pensavano a proposito della proposta di liberalizzazione della vendita di sostanze stupefacenti e tutti i presenti si sono dichiarati contrari, affermando che se fosse per loro vieterebbero anche la vendita di alcool. Alla fine dell‟incontro abbiamo chiesto un consiglio: cosa possiamo fare per evitare di cadere in tentazione? Tutti ci hanno invitati a vivere solo esperienze positive, ad avere fiducia nelle nostre possibilità, e a essere noi stessi, senza cambiare per far piacere al gruppo, perché chi ci vuole davvero bene non ci giudica e non ci abbandona. Dobbiamo ricordarci che la vita può essere bellissima e non ne abbiamo un‟altra, mentre con esperienze come le loro si perde tutto: famiglia, amici, rispetto, lavoro. Queste testimonianze hanno reso la mia esperienza molto forte e loro, proprio le persone più emarginate, con le loro tragiche storie mi hanno insegnato qualcosa di molto importante. Mi hanno lasciato, come ha detto Luca, il “segno dentro”, facendomi comprendere quanto uno sbaglio possa far cadere i sogni e costringere a ricominciare tutto da capo. Chiara Perrone


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Con la droga non si scherza! Ce lo spiegano alla Comunità Emmanuel

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uest‟anno, abbiamo trattato molto l‟argomento della tossicodipendenza soprattutto in età adolescenziale e da qui la decisione della nostra insegnante di lettere di accompagnarci presso il centro della Comunità Emmanuel. Con l‟intento di farci conoscere, attraverso la storia di alcune persone entrate in questo tunnel dal quale è difficile uscire, i rischi e ciò che si corre se si è nel giro. Arrivati sul posto, ci hanno guidato all‟interno della struttura, dove ci hanno raccontato le origini della nascita di questa comunità e ciò che è riuscita a “costruire” nel tempo. Tutto è iniziato in una casa accogliendo persone bisognose, senza famiglia, abbandonate o emarginate, ma da allora tutte le attività si sono ampliate fino a formare cinque settori d‟intervento: famiglia, disabilità, dipendenza, imprese sociali e migrazione. Tutti coloro che entrano a far parte della comunità seguono delle strade per guarire, per ritrovare se stessi e dare alla vita un senso, riscoprendo ciò che di meglio può dare perché non è mai troppo tardi per ricominciare. Colui che si occupava dei soggetti affetti dalla tossicodipendenza, ci ha messo al corrente dei rischi che si corrono e dei

problemi che noi adolescenti potremmo avere se iniziassimo a fumare una “semplice” canna dalla quale poi si aprirebbe una porta che è difficile chiudere, verso un mondo fatto di droga e di avvenimenti rischiosi che potrebbero segnare per sempre la nostra vita. L‟avvicinamento potrebbe avvenire per traumi avuti in passato, per metterci al livello di ragazzi più grandi e per poter entrare nel loro gruppo o solo per puro divertimento verso ciò che è negativo e pericoloso. Dei rischi a cui andremmo incontro sono testimonianza i fatti realmente accaduti a due uomini e un ragazzo che hanno avuto una vita difficile e che raccontandola hanno suscitato in tutti noi tristezza, stupore e ammirazione nello stesso tempo, per la forza con la quale sono riusciti a superare questi lati oscuri e che ancora oggi cercano di affrontare poiché è una lotta continua per ritrovare la libertà, la sicurezza per vivere e rincontrare o addirittura conoscere per la prima volta persone importanti della loro vita che a causa della droga hanno rifiutato e recuperare così il tempo perduto.

Valeria Latino Giorgia Palano Irene Pantaleo

La danza per amare

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dicembre il Teatro Politeama Greco ha ospitato lo spettacolo di danza “Romeo e Giulietta” nella versione di Fredy Franzutti, direttore della compagnia Balletto del Sud, sulle note di Sergeij Prokofiev. Romeo è stato interpretato dal ballerino Gerd Vaso, Giulietta dalla ballerina Enada Hoxa, la nutrice da Elena Marzano, Mercuzio da Massimiliano Rizzo, Tebaldo da Alessandro De Ceglia, la madre di Giulietta da Bilyana Dyacova, il padre di Giulietta da Luca Lago, Frate Lorenzo da Daniele Chiodo e Benvolio da Angelo Perfido. L‟opera divisa in due atti e otto scene, racconta la storia infelice di due giovani innamorati nella Verona cinquecentesca. Le due famiglie ricche e nobili dei Montecchi e dei Capuleti sono in lotta tra loro, come spesso accadeva nelle città del periodo. Un giorno presso il palazzo dei Capuleti viene organizzato un ballo, durante il quale Romeo Montecchi conosce Giulietta, la più giovane Capuleti. I due si innamorano e, poco tempo dopo, decidono di sposarsi in segreto. Romeo deve, però, partire per Mantova e i genitori vogliono obbligare Giulietta a sposare Paride. Per evitare un matrimonio che non vuole, Giulietta, chiesto consiglio a frate Lorenzo, beve una pozione e sembra morta. La notizia falsa della sua morte arriva fino a Mantova e a Romeo, che disperato torna a Verona nel cimitero dove giace Giulietta e si avvelena sulla sua tomba. Al suo risveglio, Giulietta trova il

cadavere dell‟amato vicino a sé e, disperata, si uccide. La reinterpretazione di Fredy Franzutti ha colto lo spirito dell‟opera sheakspeariana senza però attenersi fedelmente alla trama della tragedia. Nonostante qualche incongruenza non apprezzata da alcuni spettatori, come l‟inesistenza del personaggio di Paride, lo spettacolo è risultato nel suo insieme coinvolgente, grazie alla splendida scenografia di Francesco Palma, agli abiti eleganti e raffinati dei personaggi, ai meravigliosi balletti del coreografo Franzutti e, specialmente, alla bravura e all‟espressività dei ballerini della sua compagnia. Lo sfondo nelle prime scene, rappresentava la piazza della città di Verona, mentre le ultime scene, ambientate nella camera da letto di Giulietta e, successivamente, vicino alla sua tomba, erano molto essenziali, ma d‟effetto. I costumi delle due famiglie facevano riferimento all‟epoca, erano semplici e di colori neutri. Quelli di Romeo e Giulietta erano, invece, stilizzati, molto morbidi e delicati. Giulietta indossava abiti principalmente bianchi, rosa o celesti e molto eleganti.

L’amicizia per i ragazzi del “Galateo”

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bbiamo sottoposto a un questionario sull‟amicizia a 55 ragazzi di prima media: 36 di questi erano femmine e 19 maschi. Gli abbiamo rivolto una serie di domande relative all‟amicizia, al fine di comprendere come viene considerato e vissuto da loro questo sentimento. “Per voi è importante l’amicizia?”: 15 ragazzi e tutte le ragazze considerano l‟amicizia molto importante, il resto dei ragazzi la considerano importante ma non abbastanza. “Qual è la cosa più importante nell’amicizia?”. Secondo la maggior parte degli intervistati i due valori più importanti nell‟amicizia sono la sincerità e la generosità. Infatti, 8 ragazzi hanno risposto la sincerità, 6 ragazzi la generosità, 7 ragazzi la fedeltà e 3 ragazzi il tempo libero per poter stare insieme a un amico. 24 ragazze hanno indicato come importante la sincerità, 2 ragazze la generosità e lo stesso numero il tempo libero per poter stare insieme all‟amica, le restanti 8 considerano importante la generosità. “Ritenete tutti i vostri ’amici’ veramente amici?”: metà dei ragazzi ritiene i loro amici sinceri, l‟altra metà li considera falsi. Invece 25 ragazze ritengono i loro amici sinceri. Prevedendo l‟ipotesi che alcuni rispondessero che non tutti gli amici sono sinceri, ma non immaginavano ben la metà degli intervistati, abbiamo indagato le possibili motivazioni. “Avete mai ricevuto una delusione da un amico intimo e per quale motivo?”: 10 ragazzi non hanno ricevuto mai una delusione, 2 ragazzi hanno litigato perché l‟amico ha rivelato una confidenza, 2 ragazzi hanno litigato perché hanno scoperto che si trattava di un‟amicizia interessata, 4 ragazzi perché l‟amico si è intromesso in una relazione e 1 solo ragazzo per altri motivi sconosciuti; invece 10 ragazze non hanno ricevuto una delusione, 6 ragazze hanno litigato perché l‟amico ha rilevato una confidenza, 5 ragazze perché l‟amica si è intromessa in una relazione, 9 ragazze perché hanno scoperto che si trattava di un‟amicizia interessata e 6 ragazze per motivi sconosciuti. Quindi le cause maggiori per cui la metà degli intervistati ha

detto che non tutti gli amici sono sinceri, sono state il tradimento della fiducia e la mancanza di sincerità. Poi è stato chiesto “se avessero perdonato l’amico”: 9 ragazze hanno perdonato per evitare complicazioni, 3 ragazze perché si erano chiarite, 8 ragazze hanno perdonato ma l‟amicizia si è persa ugualmente, 2 ragazze non hanno perdonato perché quando non c‟è fiducia il rapporto cambia, 4 ragazze hanno perdonato per altri motivi sconosciuti. Per quanto riguarda i ragazzi invece, 2 di essi hanno perdonato per evitare complicazioni, 1 ha perdonato perché si erano veramente chiariti, 3 ragazzi hanno perdonato ma l‟amicizia si è persa ugualmente, 2 ragazzi non hanno perdonato perché quando manca la fiducia il rapporto cambia, 1 ragazzo ha perdonato per motivi sconosciuti. Se ne deduce che la maggior parte degli intervistati cerca di conservare il rapporto di amicizia nonostante la delusione, ma solo un terzo riesce a conservarla. È stato chiesto anche “di cosa si parla di solito con gli amici”: 9 ragazze parlano dei propri interessi, 3 ragazze parlano di sport, 5 ragazze dei propri problemi, 19 ragazze parlano dei propri gusti. Poi abbiamo sottoposto la stessa domanda ai ragazzi: 5 di essi parlano dei propri interessi, 10 ragazzi parlano di sport, 3 ragazzi parlano dei propri problemi e 1 solo ragazzo parla dei propri gusti. Tra i ragazzi l‟argomento principale si conferma lo sport e tra le ragazze le confidenze e argomenti di bellezza e di moda. Dal questionario si evince che il modo di intendere l‟amicizia è abbastanza simile tra ragazze e ragazzi e, soprattutto, è un sentimento importante che si basa sulla lealtà.

Solo per il suo matrimonio era vestita con un abito color panna, ricco di dettagli, ricamato e con un lungo strascico. Anche le luci e le musiche di Prokofiev hanno contribuito a rendere lo spettacolo travolgente. Durante i balletti c‟erano giochi di luci molto belli, che mettevano al centro dell‟attenzione i protagonisti delle varie scene. Le musiche erano molto forti durante gli scontri delle due nobili famiglie, mentre erano molto dolci e tranquille nelle scene romantiche di Romeo e Giulietta. Le scene più avvincenti sono state quelle ballate da Gerd Vaso e Enada Hoxa, ovvero Romeo e Giulietta, con magiche coreografie: il loro matrimonio e la notte passata insieme prima che Romeo partisse per Mantova. L‟episodio finale, cioè il

suicidio dei due innamorati, è sicuramente quello che ha colpito di più e che ha lasciato il pubblico con il fiato sospeso, per il dolore espresso dai due protagonisti e la tragicità della scena. Lo spettacolo è stato molto apprezzato da tutti i ragazzi che hanno manifestato il loro gradimento con applausi frequenti e prolungati. Il tema dell‟amore contrastato e infelice è ancora oggi uno dei più sentiti dagli adolescenti che, nonostante i cambiamenti sociali e di costume, continuano a sognare e riescono a cogliere il messaggio eterno e universale dell‟amore, anche grazie a una delle forme d‟arte più complete: la danza.

Carlotta Caiaffa e Cristiana La Greca

Chiara De Giorgi


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atti di facebook Facebook: un social network per tutti Dagli studenti alle imprese: milioni d’iscritti

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acebook letteralmente significa “Il libro delle facce” perché tutti coloro che si iscrivono devono pubblicare la propria foto. È un social network utilizzato da tutti, adolescenti e adulti. Sia per chiacchierare con nuovi amici che per ritrovare quelli vecchi. Facebook viene fondato nel 2004 da uno studente universitario di Harvard, Mark Zuckerberg e nel giro di un mese la metà degli studenti si sono iscritti. Dovete sapere che Facebook è stato inventato in blu perché Zuckerberg è daltonico.

Social network: 100% Facebook!

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ramai si parla solo di Facebook. Mark Zuckemberg ideò questo sito nel 2004, diventato in pochi anni famoso in tutto il mondo. A iscriversi sono stati, fino al 2010, circa 200.000.000 di utenti. In Italia è stato registrato, fino al 31 marzo 2010, un aumento vertiginoso delle persone registrate, e ciò non accenna a diminuire! Facebook è un sito aperto a tutti, infatti la differenza fra utenti uomini e donne è minima. Sempre in base alle statistiche analizzate, si può notare che c‟è una

Non si possono registrare i ragazzi al di sotto dei 13 anni. Molti sondaggi dicono che più della metà degli adolescenti tra i 12 (modificando i dati anagrafici) e i 14 anni hanno un profilo su Facebook. Tutti gli utenti possono far parte di uno o più reti partecipanti. Spesso si organizzano gruppi a favore di alcune cause sociali, come ad esempio contro la vivisezione degli animali o contro il nucleare. Da ciò si comprende che Facebook è molto utilizzato dalle associazioni. Non solo, sono tanti anche gli imprenditori che si servono di Facebook per dare visibilità alle proprie attività e trovare nuovi clienti. Facebook ha ottenuto tanto successo da aver ispirato un film. Il 12 Novembre 2010 è la data della prima proiezione nelle sale cinematografiche italiane di “The Social Network”.

Asia Gargiulo Alessia Versaci

scomposizione in base al sesso e all‟età: i ragazzi fino a 18 anni sono circa il 49,3% mentre le ragazze sono il 50,7%; invece gli uomini da 19 a 24 tendono a aumentare del 3% mentre le donne, al contrario, tendono a diminuire del 2%. Da 25 a 29 anni la situazione non cambia, mentre le persone più adulte sono in minoranza. Ciò lo possono confermare alcuni alunni della nostra scuola. Sei iscritto a Facebook? Ti piace? Perché? Ecco alcune risposte dei nostri compagni: - Sono iscritto a Facebook e mi

piace perché comunico con gli amici lontani. - Sono iscritta a Facebook perché mi piace chattare e conoscere altra gente. - Sono iscritta su Facebook perché è un modo diverso per stare con gli amici. Facebook è quindi “un mezzo di comunicazione e di scambio culturale e multietnico”. Possiamo solamente dirvi… 100% Facebook!!!!

Giorgia Russo Marika Corallo Marta Quarta

Facebook e il linguaggio

Xkè usare le parole qnd c sn le abbreviazioni?

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tudiando i risultati della ricerca condotta in Inghilterra sul linguaggio usato dai ragazzi di oggi, quelli cresciuti fra Internet e i cellulari, si può affermare che il nostro vocabolario, che ha un potenziale di 40.000 termini, con i nuovi mezzi tecnologici si riduce a 800 parole, di cui 20 quelle ricorrenti. Nel linguaggio degli adolescenti non mancano le abbreviazioni nate con gli SMS, dove per digitare meno caratteri possibili si usano ormai le sigle come TVB e CMQ (comunque). Un altro strumento che influenza moltissimo il modo di parlare è Internet, infatti esiste un linguaggio in codice sviluppatosi online: “bella” è ormai largamente usato al posto del tradizionale “ciao” mentre i verbi lasciare e abbandonare sono “convertiti” in altri termini. Per noi ragazzi questo linguaggio è molto comodo e veloce però non è utilizzabile nell‟ambito scolastico, in quanto i professori ci insegnano a scrivere in modo molto più articolato. Quindi noi ragazzi abbiamo due registri: un registro informale e uno formale. Il primo lo utilizziamo quando parliamo con gli amici e il secondo quando parliamo con i professori. Indichiamo alcuni termini che usiamo abbreviare più frequentemente: xkè = perché ke = che cmq = comunque sn =sono cn =con cm= come cs = cosa nn = non tvtb= ti voglio tanto bene xò = però <3= cuore =) = ti amo/sono felice =( = sono triste Marika Mazzotta - Camilla Striani


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Il nuovo modo di comunicare con il mondo: Facebook Fate attenzione alla privacy!

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agazzi che usate Facebook state molto attenti!!! Chiunque può origliare le vostre conversazioni più intime. Il regolamento interno per la privacy di Facebook lo dice in un modo un po‟ diverso. Non possiamo garantire che i contenuti inseriti sul sito non saranno visti da persone non autorizzate. Il che forse è ancora più inquietante. Ma andiamo con ordine. Chi usa Facebook dal 2006 e un po‟ senza accorgersene ha sempre seguito alcune regole molto precise per tutelare la propria privacy: registrazioni con pseudonimo, richiesta di amici accettate solo quando il richiedente è qualcuno che si conosce di persona, profilo non visibile da altri che gli amici e stessa cosa per le foto, quasi nessuna applicazione condivisa. Società e universi digitali elencano i tre pericoli a cui prestare attenzione: 1) la possibilità per gli utenti di accedere e rettificare dei dati inseriti in passato, non corrispondenti all‟identità attuale e che ne potrebbero danneggiare l‟immagine; 2) la conservazione dei dati personali da parte dei social network. I motori di ricerca e i servizi di social network conservano nei propri server i dati personali, anche dopo la cancellazione da parte dell‟utente; 3) i furti di identità, fenomeno sempre più in ascesa. Come gli utenti possono essere al sicuro? L‟autorità della privacy dovrebbe essere più vigilante ma sicuramente a oggi la maggiore tutela può essere esercitata soprattutto da voi che navigate, che fareste bene a usare Facebook per comunicare ma evitando di mettere in condivisione dati sensibili, immagini e informazioni compromettenti. Alessio Licci

Lati positivi e negativi di una grande invenzione

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n questo articolo vi presenterò i lati positivi, negativi e le verità del nuovo social network “Facebook”. Nel 4 febbraio 2004, venne fondato da uno studente dell‟università di Harward che si chiama Mark Zuckerberg, che ha realizzato un database che può ospitare 9.000.000.000 di macchine. Con la collaborazione di altri amici ha realizzato il social network che nell‟arco di un mese ha raggiunto visite mondiali. Social network come Facebook ne esistevano milioni, ma è diventato famoso solo perché ha ottenuto promozioni pubblicitarie. I lati positivi di Facebook Facebook viene utilizzato da molte persone ed è gratuito, facile da usare, pieno di utenza. Diciamo che i lati positivi sono solo quelli di una comunicazione istantanea più capiente. I lati negativi di Facebook Uno dei problemi più grossi è che esso è infestato da Hacker informatici, che possono accedere ai dati dei computer e, come è suc-

cesso più volte, delle persone sono rimaste senza soldi sul conto e senza casa, solo perché si sono fatti “rubare” i dati. Un altro lato negativo, come tutti avranno notato (spero), è che causa molta dipendenza (i motivi verranno elencati sotto). Ricordate che ci sono anche i pedofili e sicuramente avrete sentito più volte al telegiornale di persone che spariscono, che alla fine sono state ritrovate morte e violentate. Consigli utili per evitare disagi e problemi gravi su Facebook Adesso vi elencheremo dei consigli che potreste usare per non subire gli aspetti negativi o sparire o essere aggrediti: 1. accettate solo le amicizie di persone che conoscete (per evitare pedofilia e altro); 2. non incontrate mai persone che avete conosciuto su Facebook da soli: (vi consiglio di portare un

adulto o se non volete, portate un cellulare acceso e dite sempre ai vostri genitori dove andate), anche se c‟e una foto di un ragazzo non significa che lo è! 3. Non rivelate “mai” dati sensibili a nessuno (numeri di telefono, carta di credito, ecc). Le verità di Facebook 1. Verità. Esiste un cosiddetto “patto” fra Facebook e polizia: Il patto consiste, che la polizia controlli ogni singolo passo che fa ogni utente attivo. Un gran consiglio da parte mia è di non parlare mai male di politica o non pianificare mai niente di pericoloso perché potrebbe portare a gravi conseguenze. 2. Verità. Il creatore di Facebook è stato considerato come il più giovane miliardario del mondo, perché guadagna quasi 20 centesimi a visitatore per via della pubblicità. 3. Verità. Sicuramente conoscete il “detto” che dice “uno più amici ha su Facebook più è popolare” o cose simili. Queste sono cose che si sono inventati solo per farvi stare attaccati ore e ore davanti a Facebook e quindi per fare più soldi. Gianmarco Scardino


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Fukushima e l’incubo nucleare

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ella Storia e nell‟evoluzione dell‟umanità ci sono sempre state guerre, per cui, si dice continueranno a esserci. A chi faceva quest‟affermazione, Gandhi rispondeva: “Ma perché ripetere la vecchia storia? Perché non cominciarne una nuova?”. La guerra è una realtà che ha caratterizzato le epoche ma anche il mondo contemporaneo che nonostante le continue mutazioni dell‟uomo, è ancora molto frequente. La guerra è generata dall‟uomo, quindi deve essere lui che deve riuscire a eliminarla. Io sono nettamente contro la guerra perché le conseguenze di questo metodo sbagliato per risolvere le controversie e i conflitti tra i vari paesi sono disastrose. La guerra è voluta dalle persone potenti, ma a subirne le conseguenze è spesso la popolazione innocente e indifesa. I conflitti portano distruzione nelle città, iperproduzione nelle industrie belliche ma crisi e carestie dovute all‟abbandono delle terre e delle principali altre attività, povertà della popolazione costretta a vivere in condizioni estreme e sempre con la paura, la morte di milioni persone spesso anche civili e non solo tra i soldati. Inoltre durante i conflitti moderni ci sono molte più vittime a causa delle armi di distruzioni di massa come le bombe atomiche, granate, mine, lancia razzi, gas asfissianti, attacchi con il napalm (bombe incendiare). Le conseguenze di una guerra però non finiscono con essa, ma al contrario continuano perché un paese che è stato afflitto da una guerra deve, comunque, riuscire a ricominciare a produrre normalmente e a garantire il benessere all‟intera popolazione. Si devono ricostruire intere città bombardate,

deve essere realizzata la riconversione delle industrie, bisogna risarcire gli altri stati che hanno prestato aiuti militari o umanitari, cioè i debiti di guerra. Tutto ciò comporta un grande impiego di capitali e di sicuro un paese che ha appena affrontato una guerra non dispone di molti liquidi, per questo uno stato spesso deve affrontare una crisi economica e di solito per tornare alla normalità, ci vogliono degli anni. Alcuni sostengono che la guerra sia indispensabile per risolvere le controversie tra i vari paesi. Questa tesi è sbagliata perché per risolvere un conflitto ci sono altri metodi meno disastrosi come il dialogo o la contrattazione come ha fatto Gandhi, un grande pacifista indiano che è riuscito a liberare il suo paese dalla dominazione britannica utilizzando la “lotta non

violenta”. Inoltre la guerra invece di risolvere i conflitti li inasprisce ancora di più, infatti, spesso una guerra ne causa un‟ altra e questo è insostenibile. L‟uomo deve riuscire a risolvere questo problema soprattutto con l‟intelligenza, gli enormi passi avanti nella scienza e il buon senso, perché finché ci saranno le guerre non si potrà mai sperare in un futuro migliore. Giovanni Manno

‟11 marzo di quest‟anno, un fortissimo terremoto di magnitudo 8,9 ha fatto tremare il Giappone, colpendo soprattutto la città di Sendai e causando gravi danni alla centrale nucleare di Fukushima. Infatti l‟impianto di raffreddamento della centrale è stato messo fuori uso e durante una scossa di assestamento si è verificata un‟esplosione negli edifici del reattore numero 1, con la conseguente fuoriuscita di vapori bollenti radioattivi che si sono dispersi nell‟atmosfera. Nei giorni successivi ci sono state esplosioni anche nei reattori numero 2 e 3. Secondo la società che gestisce l‟impianto, la Tepco, grazie al sistema di contenimento che sarebbe rimasto integro, le radiazioni sono state contenute e la popolazione ha avuto il tempo di evacuare dalle zone che si trovavano nel raggio di 20 km. Ma il 21 marzo l‟Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che la situazione è molto più grave di quanto si fosse pensato e le radiazioni avrebbero causato seri danni alle persone ben oltre un raggio di 20-30 chilometri. Infatti l‟acqua del mare è stata subito contaminata e nelle prefetture di Fukushima, Ibaraki, Tochigi e Gunna il latte e gli spinaci sono risultati radioattivi. In seguito all‟incidente in tutto il mondo ci sono state polemiche sull‟utilizzo dell‟energia nucleare. In Germania si è deciso di spegnere alcuni reattori e in Cina è stata bloccata la realizzazione di 26 impianti nucleari. La Svizzera ha sospeso il programma nucleare per riesaminare la sicurezza delle centrali, in Italia c‟è stata una moratoria di un anno sull‟attuazione del programma nucleare. Mentre Francia e Stati Uniti hanno comunicato che le loro centrali sono le più sicure al mondo, per cui non modificheranno il loro programma, così come farà anche l‟Indonesia nonostante esista nel paese un elevatissimo rischio sismico. Il commissario all‟energia della Commissione Europea, Oettinger, si è dichiarato favorevole al nucleare, senza il quale l‟Europa non saprebbe come soddisfare i propri bisogni energetici. Le centrali nu-

cleari hanno il vantaggio di non produrre anidride carbonica e ossidi di azoto e di zolfo, che sono le principali cause del buco dell‟ozono e dell‟effetto serra, e riducono anche la dipendenza dal petrolio. Però gli incidenti a queste centrali hanno effetti gravissimi e di conseguenza le radiazioni a cui è esposta la popolazione causano leucemia e tumori. A un mese dalla prima esplosione il livello delle radiazioni a Fukushima era ancora altissimo e il governo giapponese ha ammesso che la situazione è fuori controllo. Dopo Chernobyl* il progresso tecnologico ha notevolmente migliorato la sicurezza degli impianti nucleari, ma si deve comunque considerare che in alcuni territori sismici come l‟Italia o il Giappone le centrali nucleari, per quanto possano essere progettate e costruite con i più moderni sistemi di sicurezza, non saranno mai perfettamente sicure. Bisogna anche tener conto del problema delle scorie che non possono essere distrutte, ma devono essere immagazzinate per centinaia di migliaia di anni in depositi sicuri, che oltretutto è difficile localizzare perché nessuna comunità locale li segnala perché non accetta di ospitare rifiuti nucleari sul proprio territorio. Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, ha dichiarato: “Le informazioni su Fukushima sono incomplete e controllate dai mass media. Quello che è accaduto avrà conseguenze enormi per il futuro. Bisogna avere garanzie per una gestione corretta delle centrali”. Chiara Suraci

* Nel 1986 è esploso un reattore della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, rilasciando nell‟atmosfera radiazioni che hanno contaminato milioni di persone e una vasta area. La contaminazione arrivò fino in Europa centrale, Germania, Francia, Italia, Grecia, Scandinavia, e Regno Unito.


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Graffiti: arte o crimine?

I pro e i contro del nucleare: i secondi vincono sui primi?

In

questo periodo si discute molto del nucleare per la crisi in Medioriente e per l‟esplosione in Giappone. Il nucleare, infatti, può rappresentare un‟opzione per l‟economia nazionale che attualmente dipende ancora dal petrolio, oppure un male in caso di incidenti che provocherebbero morti per tumori. Gli esperti espongono i pro e i contro. I PRO - Una centrale nucleare non emette CO2: le centrali nucleari non producono anidride carbonica e ossido di azoto e di zolfo, cause del buco dell‟ozono e dell‟effetto serra - Vantaggio nella bilancia dei pagamenti: la produzione di energia dal nucleare consente una maggiore stabilità del sistema economico nazionale poiché ridurrebbe la dipendenza dal petrolio - Maggiore stabilità politica: l‟uso del nucleare riduce la dipendenza occidentale dal petrolio mediorientale dove sono frequenti guerre e disordini.

I CONTRO - Conseguenze in caso di incidente: le radiazioni a cui la popolazione viene esposta causano un maggiore rischio di morte per leucemia o tumore. La storia ce ne dà un esempio. Il 26 aprile 1986 ci fu un incidente nucleare nella città di Chernobyl in Ucraina. Da quel momento la sicurezza è diventato il fattore principale. - Le scorie nucleari: non possono essere distrutte e la soluzione è lo stoccaggio per migliaia di anni in depositi geologici o ingegneristici. - Localizzazione centrali nucleari e proteste locali: nessuna comunità locale accetta di sacrificare il proprio territorio per ospitare i rifiuti nucleari. Sardegna, Puglia e Basilicata sono recenti casi italiani di proteste antinucleari, insieme a una comunità locale cinese. La popolazione ha vinto in tutti i casi. - Il terrorismo: oramai bastano poche persone per compiere atti di terrorismo devastanti com‟è successo alle

Torri Gemelle l‟11 settembre 2001. Il rischio che le centrali nucleari siano prese come obbiettivi per atti di terrorismo o come bombe sporche è quindi molto realistico. - Il trasporto di materiale nucleare: il trasporto di scorie e di materiale nucleare è uno degli aspetti più critici della questione “sicurezza”. Durante il trasporto sussiste il rischio di incidenti e di attentati terroristici. Vi sono treni speciali addetti al trasporto di scorie nucleari scortati da carri armati e poliziotti a cavallo. COSTI ENERGIA NUCLEARE il costo del nucleare è tra i più bassi 0.03 € per chilowattora. Il costo variabile dell‟energia nucleare può trarre in inganno poiché non include l‟intera spesa che il pubblico deve sostenere per realizzare, gestire e infine smantellare una centrale nucleare. Se analizziamo il sistema energetico partendo dalla costruzione delle centrali sino alla complessa gestione dei rifiuti, si riscontra un notevole aumento nei costi sociali e una scarsa convenienza economico-sociale. Questi sono i principali handicap: - una centrale nucleare necessita di un lungo periodo di tempo per essere costruita e, al termine del ciclo di vita della centrale nucleare, va considerato anche il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive; - le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie) la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l‟intero Occidente. Solo gli USA hanno trovato una soluzione definitiva per lo stoccaggio delle scorie di II grado, mentre le scorie di III grado sono stoccate nelle centrali nucleari. IN CONCLUSIONE il nucleare è stato presentato come una fonte indispensabile per generare l‟energia elettrica a basso costo. In realtà i suoi costi “nascosti” sono ancora troppo alti rispetto alle centrali termoelettriche. Il ritorno al nucleare può essere giustificabile solo per ridurre la dipendenza delle economie occidentali dall‟importazione di petrolio, gas e carbone. Camilla Striani Agnese Suriano

C

apita spesso che i ragazzi girino per le strade di notte e usino bombolette spray per imbrattare e sporcare l‟ambiente che ci circonda. Distruggono anche opere d‟arte che dovremmo custodire con tutto il nostro impegno perché testimoniano il nostro passato e dovremmo salvaguardarle per il futuro delle nuove generazioni. Inoltre queste bombolette emanano gas nocivi al nostro organismo. Da quando esistono i graffiti, esiste il quesito: sono arte o crimine? Le “scuole di pensiero” si dividono, c‟è chi li criminalizza e ci sono molti ragazzi a favore dei graffiti in quanto riconoscono loro una funzione di abbellimento di zone urbane che altrimenti risulterebbero grigie e anonime. La pratica è condannata invece quando si toc-

cano monumenti e beni pubblici. Ed è proprio per la tutela di questi beni che molti comuni italiani si sono mossi per cercare di arginare il fenomeno dell‟imbrattamento. Nel panorama italiano però si levano anche voci contro corrente: non mancano i comuni che accettano i graffitari, organizzando manifestazioni e cedendo spazi per realizzare i disegni, che in alcuni casi sono considerati opere d‟arte vere e proprie. Molti affermano che il graffitismo è un modo per esprimersi e per loro è “arte”, l‟arte di comunicare le proprie emozioni e i propri sentimenti che non riescono a comunicare con le parole.

Matteo D’Oria

Chi ci rappresenta? Il Consiglio Comunale dei ragazzi

Il

26 novembre 2010 si sono svolte le elezioni del Consiglio Comunale dei Ragazzi, un organo che consente a noi studenti leccesi di proporre suggerimenti riguardanti noi giovani e i nostri diritti. In ben 23 sedi, corrispondenti alle varie scuole di Lecce, si sono tenute le elezioni dalle ore 9 alle ore 13. Hanno partecipato 3.778 studenti; 3.610 sono stati i voti validi. I candidati consiglieri della nostra scuola erano 10, ma solo due sono stati eletti: Matteo Piccinno, con 91 voti e Kevin Stefanazzi, con 79. Il candidato sindaco del nostro istituto era Marco Calò. Il 12 gennaio 2011 il Consiglio Comunale dei Ragazzi si è riunito con il Consiglio Comunale della città di Lecce, nella Sala Consiliare di Palazzo Carafa, e ha eletto Sindaco dei Ragazzi Michelangelo Prisciano, studente della Scuola Secondaria di

Primo Grado “Q. Ennio”. Della Giunta dei Ragazzi, invece, fanno parte: Alessandra Medico, vice sindaco, e gli assessori Concetta Pallara, Sara Muscedra, Riccardo Mocavero, Alberto Chirizzi e Nicolò Latino. Speriamo che questi nostri compagni sappiano rappresentarci al meglio e riescano a contribuire per la creazione di un futuro migliore per noi giovani ragazzi.

Valeria Latino Kumara Harsha Irene Pantaleo Chiara Perrone


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I media e la storia ci raccontano infiniti episodi di razzismo E spesso le vere motivazioni sono il potere e il denaro!

Il

razzismo, purtroppo, è ancora una delle principali ragioni che porta a odio, violenze, guerre, stragi e, comunque, sempre, a discriminazioni molto gravi. Tutti i giorni dai giornali o dalla televisione sono riportati episodi di intolleranza nei confronti di persone considerate “diverse e inferiori”: negri, rom, immigrati di varie etnie. Anche le pagine dei libri di storia sono piene di eventi che descrivono e testimoniano varie forme di razzismo. Una strage a sfondo razziale è quella compiuta in Ruanda, nel 1994, da parte dell‟etnia Hutu nei confronti dei Tutsi, dello stesso ceppo bantù, ma leggermente più alti e chiari di pelle, che per questo erano stati preferiti dai colonizzatori europei come classe dirigente del paese. Quindi, ai motivi razziali si aggiungeva quello della gestione del potere. I Tutsi sono stati sterminati quasi tutti (1.000.000 di persone) a fucilate, a colpi di machete e di bastoni perché si erano macchiati del grave peccato di essere “diversi”. Diversi da chi? Ma

O

dagli Hutu, è ovvio... Bé non è proprio ovvio: in realtà dal punto di vista dei Tutsi erano gli Hutu i diversi. Ma allora questo concetto è relativo? No, non è relativo, è solo sbagliato! Anche se con caratteristiche somatiche simili, siamo tutti diversi, ma nessuno è

inferiore a un altro, tutti apparteniamo alla “razza umana” e discendiamo dalle scimmie. È provato da tutti gli scienziati di questo mondo, eppure persiste quest‟idea malsana della diversità tra un‟etnia (per esempio, gli europei) e un‟altra (per esempio, gli ebrei).

L’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazioni

ggi il problema delle migrazioni è molto diffuso, ne è un esempio la nostra scuola, che è, infatti, frequentata in varie classi da 20 alunni stranieri provenienti da vari paesi: Albania, Ucraina, Bosnia, Bulgaria, Polonia, Romania, Ungheria, Sri Lanka. La loro presenza ci ha fatto riflettere sul fenomeno e sui relativi problemi, anche perché siamo stati un popolo di migranti anche noi italiani. Negli ultimi anni si sono intensificati sempre più i processi migratori verso i paesi a sviluppo avanzato e, alle migrazioni di coloro che cercano di migliorare economicamente la loro condizione di vita, si sono aggiunte anche quelle di chi sfugge a persecuzioni e discriminazioni per motivi politici o a guerre. Entrambe incidono sulle sorti della storia! Gli stessi europei dal XVI secolo in poi sfuggirono alla fame, alle persecuzioni religiose e politiche andando in America. Anche in Italia, fra l‟Ottocento e il Novecento, l‟aumento demografico, favorito dalle migliori condizioni di vita e dai progressi della medicina, e la crisi dell‟agricoltura determinarono lo sviluppo del fenomeno migratorio che non riguardò solo il Mezzogiorno, ma anche il Friuli e il Veneto. La maggior parte degli emigranti italiani andò via dal proprio paese per sfuggire alla miseria e alla mancanza di lavoro e fu attratta dai paesi più sviluppati che facevano forte richiesta di manodopera. Il fenomeno dell‟emigrazione in Italia, iniziato alla

fine del 1800, e continuato fra la prima e la seconda guerra mondiale, riprese poi nel secondo dopoguerra, fra il 1946 e il 1956. Lasciarono il paese ben 1.600.000 italiani. E nonostante i numerosi rimpatri, nel 1950 le persone di origine italiana presenti nel mondo erano ancora 20 milioni. Sparsi negli Stati Uniti d‟America o in Argentina, in Australia o in Canada, o nei più ricchi stati europei, che offrivano senz‟altro maggiori prospettive. Oggi l‟Italia è diventata meta di immigrati che abbandonano il proprio paese, come è avvenuto da sempre nel corso dei secoli, per diverse ragioni: - economiche: sfuggire dalla povertà e dalla mancanza di lavoro, problemi spesso causati anche da disastri naturali, come terremoti e carestie, - politiche: sfuggire alle guerre, a dittature, a persecuzioni, - religiose: impossibilità di praticare la propria religione. Questo fenomeno, anche a causa dello sviluppo dei mezzi di comunicazione e delle telecomunicazioni, è in aumento e interessa quasi tutti i paesi del mondo. Infatti, negli ultimi quarant‟anni è raddoppiato il numero di chi lascia il proprio paese per andare a vivere in altre regioni del pianeta, più ricche e sicure. L‟Europa occidentale è una delle mete privilegiate per molti migranti dell‟Europa orientale, ex comunisti, e dei continenti più poveri: Africa, Asia e America Latina, paesi che sono stati

sfruttati per anni dai popoli europei che li hanno colonizzati. In quei paesi lo sfruttamento della manodopera e delle risorse primarie o l‟esistenza di organizzazioni politiche totalitarie hanno impedito la costruzione di sistemi economici e sociali che potessero garantire il benessere di tutti. Certamente, chi affronta tutte le difficoltà del viaggio lo fa per cercare migliori condizioni di vita, e anche per affermare il proprio diritto alla vita e alla libertà. Sicuramente preferirebbe rimanere nel suo paese. Attualmente in Italia sono presenti circa 6.000.000 di immigrati e le loro condizioni di vita cambiano in base alle regioni in cui si insediano e al lavoro che svolgono. Quelle a offrire maggiori possibilità di occupazione sono le regioni del Nord e, contrariamente a quanto affermano molti, diverse ricerche dimostrano che non vi è una diminuzione dei posti di lavoro per gli italiani, in quanto gli immigrati svolgono attività che spesso noi non vogliamo più fare. Molti imprenditori del nostro paese, anzi, confermano come il contributo degli immigrati sia diventato necessario per la nostra economia. Inoltre, le persone che giungono da altre parti del mondo contribuiscono a ‟‟ringiovanire‟‟ la popolazione italiana e spesso anche ad aumentare il PIL.

Secondo me, però, spesso il razzismo non è generato da vero odio tra etnie, perché in fondo in fondo si sa che dal punto di vista genetico un arabo e un cinese sono uguali, in realtà dietro alla difesa della “razza” si nascondono altri, subdoli motivi. Prendiamo come esempio il massimo episodio di razzismo della storia contemporanea: l‟Olocausto. Lo sterminio degli ebrei non era solo la cancellazione di un‟etnia, erroneamente chiamata razza, perché impura, ma la cancellazione di una comunità in possesso di capitale liquido, non potendo comprare beni immobili. E dunque dietro l‟eliminazione di sei milioni di ebrei c‟era anche un motivo economico. Va ricordato inoltre che gli ebrei, non facendo più affluire soldi nelle casse tedesche, durante la Prima Guerra Mondiale, fecero cadere Berlino nelle mani della Triplice Intesa e condurre la Germania alle conseguenze della pace di Versailles (1919). Sete di denaro e sete di vendetta, dunque, non solo puro razzismo. In molti casi si manifesta un finto razzismo, una copertura ideologica utile per non rivelare i veri motivi di scelte scellerate. Anche nei regimi teocratici islamici c‟è razzismo e sterminio, in nome della religione e, ad esempio, anche se sembra assurdo, nel Darfur ci sono continui massacri nei confronti di cristiani e animisti. Allora, anche in Italia dovremmo fare una crociata contro islamici, ebrei, testimoni di Geova, buddisti... perché la maggioranza della popolazione, almeno sulla carta, è costituita da cattolici? Questo sarebbe razzismo religioso. Ma perché tutti devono avere lo stesso Dio? In ogni paese, anche in quelli non democratici, dovrebbe essere garantita almeno la libertà religiosa, sempre che non si pratichino sacrifici umani, perché ognuno ha radici diverse e tradizioni che sente di voler rispettare. Il mondo contemporaneo, sempre più globalizzato, si sta avviando a formare società multietniche e multiculturali, pertanto, è sempre più necessario formare cittadini aperti, tolleranti e rispettosi di tutti e in questo ha e avrà un ruolo fondamentale la scuola, intesa come luogo della conoscenza e del confronto. Infatti, nelle scuole italiane e anche nella nostra sono sempre più numerosi gli alunni provenienti da vari paesi del mondo, ragazzi come noi che hanno dovuto lasciare la loro terra per vari motivi e affrontare una nuova realtà. Le loro storie e la vita quotidiana, a scuola, vicino a loro ci possono far comprendere che nessuno può e deve sentirsi autorizzato a considerarsi superiore a un altro.

Giulia Rizzello Chiara Violi Continua alla pagina seguente >>


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La scuola è il luogo dove ci si può conoscere, si parla e ci si confronta, anche grazie alle sollecitazioni degli insegnanti, dove si possono superare i pregiudizi e considerare il “diverso” un ragazzo con i nostri stessi sentimenti, problemi, bisogni, desideri e diritti. Per una volta, mio malgrado, devo fare un sincero elogio alla scuola italiana, che è aperta a tutti senza distinzione di

razza o di religione, promuove continuamente campagne anti-razzismo e iniziative a favore dell‟integrazione sociale e favorisce la sensibilizzazione su questi temi: infatti, la religione cattolica è facoltativa e in geografia, storia e scienze si studia l‟evoluzione e la diffusione di una sola specie Homo in tutto il mondo. E quindi, per una volta, grazie scuo.., non esageriamo..., meglio... grazie programmi ministeriali! Giuseppe Mazzariello

Superiamo i pregiudizi e accogliamo chi è in difficoltà

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ecentemente, in seguito alle rivoluzioni e alle guerre civili che stanno avvenendo in molti paesi del Nord-Africa, si sta verificando una nuova ondata migratoria verso l‟Italia. Ormai sono oltre 20.000 i profughi arrivati a Lampedusa in condizioni disumane, con pescherecci e piccole imbarcazioni, rischiando la vita, e provenienti soprattutto dalla Tunisia, dall‟Egitto e dalla Libia dov‟è tuttora in corso una cruenta guerra civile, iniziata per mettere fine alla dittatura di Gheddafi. L‟Italia oggi li accoglie come può, in quanto i centri di raccolta non sono adeguati al numero di migranti arrivati che vengono assistiti anche all‟aperto, sotto il controllo di polizia e carabinieri, in attesa di essere spostati, ma comunque devono affrontare molti disagi. I paesi più ricchi dovrebbero aiutare questi popoli a superare le loro difficoltà economiche, sociali e politiche, promuovendo l‟istruzione e favorendo uno sviluppo basato sulle libertà democratiche. Comunque, in momenti di crisi come quella attuale non bisogna dimenticare il dovere della solidarietà e dell‟accoglienza nei confronti di chi fugge dalla fame, dalla povertà o dalla guerra e favorirne l‟integrazione nella nostra società, anche se non è per nien-

te facile, spesso per i pregiudizi a causa della diversa cultura e religione. In casi di emergenza, come quello di quest‟ultimo periodo, il salvataggio dei migranti in mare e la loro accoglienza sono fondamentali, nonostante le difficoltà organizzative ed economiche che il nostro paese deve affrontare. Infatti, il diritto alla vita e alla libertà sono diritti inalienabili di ogni uomo e devono essere sempre garantiti. Il nostro paese e la nostra Costituzione si ispirano ai principi dell‟uguaglianza, della collaborazione, dell‟aiuto e della fratellanza ed è, pertanto, nostro dovere accogliere e aiutare chi è in difficoltà, considerandolo un essere umano come tutti noi. Dobbiamo, inoltre, essere consapevoli del fatto che il mondo globalizzato sarà formato da società sempre più multietniche e multiculturali che dovranno basarsi sul rispetto dei diritti e dell‟identità di ogni suo membro. La nostra scuola è una piccola parte del nuovo mondo e in essa, con l‟aiuto dei nostri compagni stranieri e dei nostri insegnanti, facciamo i primi passi per la costruzione di una realtà migliore, basata sulla conoscenza delle diversità, la comprensione di punti di vista diversi e il dialogo. Giulia Rizzello Chiara Violi

Il disagio infantile in Italia: lavoro minorile, abusi, povertà, scarsa assistenza ai disabili...

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ambini e adolescenti sono spesso considerati dei privilegiati, ma purtroppo non è così, e anche nella società italiana, che è di certo tra le più progredite al mondo, non mancano le situazioni di grosso disagio che coinvolgono alcune categorie particolari di bambini e adolescenti. Di cui si occupano spesso le associazioni di volontariato. Nel nostro pianeta sono circa 250 milioni i bambini che lavorano perché non hanno un‟altra alternativa per poter vivere. Un luogo comune vuole che il lavoro minorile e il mercato del lavoro in nero sia un fenomeno presente solo nei paesi poveri e, invece, non è così. La Cgil ha dimostrato che in Italia ci sono 360.000 bambini che lavorano in nero, cioè che non hanno nessuna tutela in caso di incidente, lavorano per molte ore al giorno in pessime condizioni e non hanno diritto né a ferie né a giorni di malattia pagati. È stato calcolato che in provincia di Firenze ci sono 30.000 bambini extracomunitari che arrivano a lavorare fino a dieci ore al giorno. Tutta questa situazione è una barbarie, indegna di un paese civile e progredito come l‟Italia ritiene di essere. Per quanto riguarda le famiglie italiane il 16% di coloro che hanno più di

un minore a cui badare sono poveri e lo sono anche il 25% di quelli che si devono occupare di tre minori. Un fenomeno impressionante riguarda gli abusi sessuali sui minori in Italia. Su 3500 denunce il 60% degli abusi sono stati commessi da un familiare. In Italia la scuola è obbligatoria fino ai sedici anni, ma percentuali considerevoli di bambini e adolescenti immigrati, e ancor di più rom, evade l‟obbligo scolastico. D‟altronde neanche gli insegnanti si sentono sempre capaci di aiutare bambini e ragazzi con disagi sociali o fisici. E pare che al momento, nonostante i buoni propositi dei politici, solo il 25% delle scuole sia attrezzato per accogliere i disabili e solo il 6% dei comuni abbia un assessorato all‟infanzia. I dati riportati dimostrano che i diritti dei bambini sono spesso violati, nonostante esistano leggi adeguate, e che la buona volontà delle famiglie, delle associazioni e degli insegnanti non basta a garantire sempre il benessere sociale ed economico e a favorire quello sviluppo culturale, che solo una scuola davvero aperta a tutti può offrire. Lorenza Mazzariello


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Come si è evoluta l’informatica Dai grossi e lenti pc ai velocissimi e funzionali portatili

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ell‟arco di 15 anni i computer si evolvono in maniera molto avanzata e semplice. I computer moderni rispetto a quelli degli anni ‟60 (che erano a nastro e avevano dimensioni enormi ed erano senza sistema operativo), sono molto più veloci e potenti. Nel 1992 uscì la prima versione di Windows (Windows 3.1) in-

Computer Armstrad 1992. I primi Personal Computer (PC)

ventata da Bill Gates che ha trasformato completamente anche l‟interfaccia grafica di un computer. Lui ha scoperto questo metodo facendo degli scherzi con i classici computer Armstrad. I computer moderni sono 100.000 volte più piccoli e anche più veloci rispetto a quelli di una volta. Rispetto agli anni ‟90 anche i pezzi che compongono i computer (processore, schede RAM, ecc.) hanno avuto un notevole aumento di potenza che ha dato la possibilità alle aziende di sviluppare software e sistemi operativi (Microsoft, Macintosh, Google, ecc.) più ricchi di funzionalità e con un‟interfaccia grafica sempre più avanzata e più bella. La Microsoft, la prima azienda

che ha sviluppato un sistema operativo, ne ha rilasciato un nuovo che è stato battezzato con il nome Windows 7. Il sistema operativo possiede una bella grafica e ha superato i grossi limiti di Windows Vista che era molto difettoso e aveva messo in cattiva luce Microsoft. Gianmarco Scardino Andrea Sciurti

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provoca danni irreparabili tatura dei videogiochi, probabilmente, è stata l‟ennesima occasione per dibattere della questione: quanto fanno male i videogiochi? Tanya Byron spiega che l‟errore sta nel pensare di “tenere al sicuro” i propri figli lasciandoli soli a casa e facendoli giocare davanti al pc, con il rischio, però, di evitare i pericoli della vita vera, ma di incappare in “danni on-line” altrettanto pericolosi. Sarebbero, quindi, necessarie campagne di sensibilizzazione per genitori e insegnanti, oltre che un sistema di classificazione dei videogiochi più chiaro e specifico. Infatti, abusare dei videogiochi provoca certamente numerosi problemi: i ragazzi rischiano di diventare dipendenti dal loro videogioco e di costruirsi una realtà virtuale, tendendo spesso a distaccarsi dalla vita vera e a ridurre sensibilmente i rapporti sociali con gli altri.

Da

anni l’informatica si sta evolvendo e in un decennio siamo arrivati a risultati ottimali. Ancora i produttori di hardware non si sono fermati e i computer si evolvono e saranno sempre più potenti, più veloci e più versatili. Ma il problema più grave è la sicurezza. Anche la sicurezza si evolve e non può mai essere inviolabile. Come dice un detto: “tutto ciò che si può fare si può disfare”. Ma l‟unica soluzione in questi casi è la “prevenzione” e un‟adatta conoscenza nell‟ambito dell‟informatica. Sapendo ciò la sicurezza aumenterà circa del 90 per cento. Cose da non fare su Facebook

Giocare troppe ore al giorno con i videogiochi videogiochi spopolano tra i giovani, e anche tra i meno giovani, che ogni giorno spendono ore davanti allo schermo, vivendo in una realtà virtuale che fa discutere. L‟ultima notizia che ha animato il dibattito sul tema è arrivata qualche giorno fa dal Regno Unito: sui videogiochi potrebbero fare ben presto bella mostra frasi come “giocare con i videogiochi uccide” o “i videogiochi danneggiano la salute”. La proposta è la conseguenza del “Byron Review”, rapporto sull‟uso -abuso di videogiochi, realizzato dalla psicologa Tanya Byron, secondo il quale giocare troppe ore al giorno provocherebbe danni irreparabili. Da qui l‟idea di riportare sui videogiochi le frasi già presenti sui pacchetti di sigarette. In realtà, quella dell‟etichettatura dei videogiochi sembra più una “boutade”. Il rapporto della studiosa britannica ha voluto sottolineare il crescente abuso di videogiochi da parte dei più giovani e lo scarso controllo esercitato dai genitori, una superficialità che porta i bambini a giocare per ore a giochi spesso violenti che li portano a condurre una vita decisamente non adatta a loro, anche se solo virtualmente. La provocazione dell‟etichet-

La sicurezza informatica è facilmente violabile

Dipendenza e asocialità, ma anche assimilazione di modelli comportamentali sbagliati, sono i principali rischi a livello psicologico. Ma i danni possono essere anche neurologici: molti casi di assenza e convulsioni sono stati attribuiti all‟utilizzo senza limiti di videogiochi, anche se molti esperti sottolineano che i soggetti più a rischio sono i bambini affetti da “epilessia foto sensitiva”, un disturbo che rende i soggetti particolarmente sensibili ai forti contrasti tra i colori chiari e quelli scuri, cioè il loro cervello non riesce a tollerare i forti sbalzi di luminosità presenti nei videogiochi. Per non parlare poi dei danni causati a lungo andare alla colonna vertebrale e all‟apparato osseo delle mani. Eppure non si possono nascondere le potenzialità positive dei videogiochi: lo sviluppo delle capacità senso motorie, la possibilità di prendere decisioni rapide in breve tempo per raggiungere un obiettivo o imparare a gestire e controllare le emozioni e le sensazioni sono tutte capacità che il bambino può affinare giocando. Ovviamente non abusandone! Tommaso Vergine

Ormai tutti conoscono Facebook e spesso le persone fanno i “Link”, che sembrano banalissime scritte blu che ti fanno vedere un‟immagine con un testo accanto. Ma se un malintenzionato inserisce una parte “malefica” accompagnata da un‟“esca” (come per esempio: “clicca qui per vedere quanti soldi avrai da grande”), cliccandoci sopra il computer potrebbe scaricare qualcosa di dannoso, che nella maggior parte dei casi sono “cavalli di troia” che servono per ottenere dati sensibili.

Cose da non fare nel Web in generale Non bisogna “mai” cliccare su pubblicità o cose simili, soprattutto non scaricare cose da siti web sconosciuti. Un consiglio Vi consiglio di avere un antivirus di quelli buoni (non di quelli free) anche se quelli a pagamento sono i migliori. Gianmarco Scardino


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19 dalla trama del fandom. Nel primo romanzo la protagonista è la Sensei, non nota con altri nomi, mangaka dagli strani sogni che, in una notte di luna piena, si trova faccia a faccia con uno dei suoi personaggi, Hyoutsuki, un demone molto potente che pretende che l‟autrice cambi il finale della sua storia. La donna infatti non ha “creato” con la sua fantasia un nuovo mondo, bensì è riuscita inconsapevolmente a interagire con un mondo parallelo realmente esistente, piegando coloro che ci vivevano alla sua volontà semplicemente con carta e china. La Sensei si ribella però all‟imposizione del demone, uccidendolo nel finale della sua storia e morendo. Una fan del manga, Ivy, timida ragazzina italiana, utilizza però l‟unica “arma” a disposizione di tutti i fan – la fanfiction – per illudersi di poterlo far tornare in vita… e ci riesce. Il demone Hyoutsuki, così, resuscita. Nel secondo romanzo, che presentiamo in quest‟articolo, il volere di una Dea capricciosa porta le vicende di Hyoutsuki e di Ivy a intrecciarsi nuovamente, in maniera però differente: mentre lei rischierà la vita nella nostra epoca a causa di un semidio, il demone sarà confinato nel passato, senza poter intervenire direttamente per salvarla (dalla salvezza di Ivy dipende anche quella del demone a causa dei giochi della Dea). Cerca comunque di garantire alla ragazza la sopravvivenza difendendo i suoi avi dai vari pericoli del secolo più intriso di sangue della storia, il ‟900. La lettura di questi romanzi si rivela alquanto piacevole, la prosa dell‟autrice è vivace e frizzante e la trama ricca di colpi di scena. Questo romanzo colpisce molto in quanto primo fantasy dopo troppo tempo a risultare apprezzabile, sia dal punto di vista contenutistico che formale. Risulta piacevole leggere una serie dallo stile coinvolgente e non eccessivamente lunga, dopo i tediosi esercizi di stile della giovanissima Strazzulla, che ha avuto il coraggio di pubblicare con Einaudi “Gli eroi del crepuscolo” e “La strada che scende nell‟ombra”, evidenti scopiazzature del genio di Tolkien, oltre a quelli che ormai sono cliché e hanno una prosa pesante e piena di espressioni arcaiche, e dopo la monotonia dei nove romanzi di Licia Troisi, dalle trame un po‟ banali e simili nonostante la prosa scorrevole: le tre trilogie delle Cronache, delle Guerre e delle Leggende del Mondo Emerso. Leggere “Sopdet” e gli altri romanzi di Lara Manni, insomma, è un utile svago per chi è appassionato del genere, ma anche per chi ci si avvicina per la prima volta.

I ragazzi e la lettura

Non basta leggere, bisogna saper leggere! Vi proponiamo il miglior fantasy degli ultimi tempi: “Sopdet”

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iorno dopo giorno sono sempre più sgomenta di fronte all‟ignoranza sempre più diffusa, alla disinformazione, all‟analfabetismo di molti miei coetanei. Dico analfabetismo, anche se naturalmente dubito (forse da illusa) che i ragazzi di oggi non sappiano leggere e scrivere. Semplicemente, non riescono a capire come farlo. Leggere, leggere “davvero”, non è decodificare questi grafemi o associare significante e significato. Leggere è un‟arte. Un‟arte che come tutte le arti va fatta con passione. Bisogna riuscire ad amare quello che c‟è scritto, amare un personaggio, poco importa che sia il buono o il cattivo, o una comparsa liquidata in un capoverso. Bisogna leggere! Quante volte abbiamo sentito quest‟imperativo da professori, genitori o altri adulti che cercavano di imporre la lettura a chi non vorrebbe far altro che messaggiare/ascoltare musica/ chattare, e che non potrebbe importarsene di meno della carta stampata. Be‟, non è certo ripetendo mille volte questo fastidioso imperativo che si ottiene l‟amore per la lettura. Come diceva Pennac, in “Come un romanzo”, non si può obbligare a leggere, come non si può obbligare ad amare.

SOPDET Non come un obbligo ma come un suggerimento, quindi, introduco quella che a mio avviso è una bella novità nell‟orizzonte fantasy contemporaneo: la trilogia senza titolo di Lara Manni, romana dallo stile piacevole e dalle idee originali. A sentire questa parola – “originale” –, credo che ogni amante del fantasy storcerà il naso e sarà diffidente, poiché tante volte hanno spacciato per fantasy originali le solite schifezzuole, con quei due o tre elementi che si crede definiscano il fantasy: la lotta tra bene e male, un paio di cavalieri con i loro draghi e nomi strani e ampollosi. Ma quello che vi propongo è ben diverso, è un fantasy nel quale – almeno a mio avviso – la fiducia è ben riposta. “Sopdet”, secondo romanzo di una trilogia, è uscito l‟undici febbraio nella librerie italiane con Fazi (pagine 256, prezzo €16,00). L’autrice, Lara Manni, è già nota sul web come autrice di fanfiction con il nickname Rosencrantz. Lo stile, infatti, è tipico della scrittura amatoriale, con caratteristiche specifiche delle fanfiction (l‟alternarsi, ad esempio, di brani musicali con la prosa, il cui termine tecnico è songfiction). La storia, che inizia con il precedente volume “Esbat” (Feltrinelli, € 16,50, pagine 276), è nata come fanfiction del manga Inuyasha, per poi distaccarsi

Disneyland Paris: una storia, un sogno

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isneyland Paris nasce dall‟idea della Disney di costruire un parco che possa conquistare l‟Europa. I primi cantieri vennero iniziati nel 1988 e il complesso venne aperto ufficialmente nel 1992 col nome di Euro Disney Resort, ma l’affluenza dei turisti nel parco della Disney fu molto più bassa delle previsioni. Tra i motivi della non affluenza di turisti: le proteste dei francesi, i quali confermavano che la presenza di un parco Disney in Francia e soprattutto così vicino alla capitale si sarebbe scontrato con la cultura francese a causa della sua influenza americana. Nell‟ottobre del 1994, la Disney decise di cambiare il nome del parco da Euro Disney a Disneyland Paris,

ma vennero aggiunte, oltre al nome, altre attrazioni e venne riassettato l‟intero complesso, nel 1995 Disneyland Resort Paris raggiunse finalmente il profitto stabilito dalla Disney. Nel 2002, Disneyland Paris aggiunge un altro parco a tema: i Walt Disney Studios, il parco aveva l‟obbiettivo di trattenere i turisti per più giorni; gli Studios, però, vennero criticati per mancanza di attrazioni, molte delle quali vere e proprie copie di quelle del parco americano. Con l‟espansione del complesso si costruirono quattro nuovi hotel non gestiti dalla Disney e con un servizio di navetta gratuita. Tuttora Disneyland è il maggior parco d‟Europa ed è la meta preferi-

Martina Nicolì

ta di famiglie che cercano divertimento per i loro bambini ma anche una meta per ricordare i momenti dell‟infanzia per gli adulti. Disneyland è sotto la gestione della Euro Disney S.C.A. Tuttavia rimangono un problema i prezzi per chi vorrebbe visitare il parco per più di un giorno, in effetti molti turisti che affluiscono e che vorrebbero visitarlo per due giorni si lamentano dei prezzi eccessivi. Comunque il parco nonostante le molte polemiche ha avuto un incasso veramente fruttuoso nel 2010. Disneyland è collegato con due aeroporti internazionali che sono l‟Aeroporto Internazionale di RoissyCharles de Gaulle e Aeroporto di Parigi-Orly ed è raggiungibile in auto tramite l‟autostrada A4. La maggiore guida interattiva italiana è il sito MondoDisneyland che raggruppa degli esperti e dei fan per chiedere informazioni sul parco e cosa conviene vedere nel complesso. Cristiano Moschettini


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Guerra e pace...

“La

pace è progresso, la guerra è regresso” è la frase più sentita alla televisione, alla radio, da parte dei più grandi politici dell‟età moderna. Però, secondo me, si parla troppo e ci si impegna poco nel “combattere” la guerra. Personalmente propongo di usare l‟intelletto umano non per progredire nel campo bellico, ma per la conquista della pace. La guerra, è risaputo, è simbolo della sete di potere, della superficialità dell‟uomo, della sua ignoranza, infatti, rende gli uomini più egoisti di quanto siano e più crudeli di quanto possano credere di esserlo. Perciò è necessario riflettere e reagire prima che sia troppo tardi. Gandhi diceva: “Ma perché ripetere la vecchia storia? Perché non ricominciarne una nuova?”. Egli credeva in queste parole esattamente come Baden Powel, fondatore degli scout, che credeva nel suo motto: “Lasciamo il mondo un po‟ migliore di come lo abbiamo trovato… insieme si può”.

“I

Molti sono dell‟idea che non si possa far niente per evitare la guerra e che sia meglio lasciare gli affari politici e militari ai “grandi”. Ciò è totalmente sbagliato, infatti, penso che impegnandosi a fondo, ogni individuo di qualunque etnia, che sia europeo, americano, australiano, africano, asiatico, possa organizzare “rivolte pacifiche”, come fece Gandhi in India, per manifestare le proprie idee, i propri bisogni e problemi e aiutare sia la nostra che le nuove generazioni. Gandhi e Baden Powel avevano l‟obiettivo di migliorare il mondo e credo che, seguendo i loro passi, si possa creare realmente una “nuova storia” in un “nuovo mondo” non più rovinato da stragi e da ingiustizie.

La città del libro: 16 anni di cultura

È

giunta alla 16ª edizione, “La città del libro” di Campi Salentina, svoltasi lo scorso novem-

bre. L‟evento ha scelto un logo che raffigura “il cavaliere senza macchia” che è un simbolo di eroismo. Così nelle edizioni passate “Città del libro”, ha dimostrato che la cultura è ancora viva e anche l‟interesse per i libri. Il presidente Maria Novella Guarino, nella conferenza stampa della presentazione dell‟evento ha voluto sottolineare che i protagonisti indiscussi della manifestazione sono il libro e la promozione della cultura.

Per questo l‟edizione 2010 ha lavorato molto con le scuole del territorio per far partecipare anche i lettori più giovani e coinvolgerli. È un‟iniziativa molto bella perché rivolta a tutti, compresi i ragazzi, che dai vari laboratori didattici, mostre e concorsi, sonno stati invogliati a scoprire il piacere della lettura.

Asia Gargiulo Martina Negro Gaia Pisanò

Chiara Perrone

La cultura

o so di non sapere”: questa affermazione è alla base del pensiero di Socrate, che vuole indicare il bisogno continuo di conoscenza. La “cultura” non va intesa solo come bagaglio di conoscenze. Questo termine deriva dal verbo latino “colere” (coltivare), che significa coltivare i campi, ma anche avere la cura del nostro animo e arricchirlo sempre di più. La cultura può essere considerata come l‟insieme degli usi, dei costu-

mi e delle tradizioni delle popolazioni del mondo, che il più delle volte sono trasmessi dagli anziani. Il significato del termine cultura è cambiato nel corso degli anni. Nell‟età classica la parola si legava alle arti, mentre oggi possono essere considerati cultura tutti gli elementi collocati in un determinato periodo storico. Infatti, gli oggetti raccolti dagli archeologi aiutano a ricostruire credenze e usi di un popolo. Ancora, nel periodo greco-romano

si consideravano incolti o barbari tutti quelli che provenivano da altre terre. Oggi si insiste sul fatto che ogni popolo ha una propria cultura e va accettato così com‟è, senza discriminazioni, anzi occorre conoscere altri e confrontarsi per arricchirsi. La cultura può anche essere paragonata a un albero, come dice il filosofo Descartes, perché di un albero si conoscono il tronco, i rami e le foglie, ma nessuno ha interesse per le radici, le fondamenta della pianta. Così anche per la cultura si conoscono le realizzazioni, ma non si sa spiegare il suo significato. Nella civiltà occidentale il concetto di cultura è stato a lungo associato alla conoscenza di quanto scritto nei libri, considerando in pratica persone colte coloro che avevano letto tanto. Nella nostra società la cultura non si identifica esclusivamente con le tradizioni scritte in quanto il mondo dell‟informazione è stato rivoluzionato dai mezzi di comunicazione di massa, soprattutto da televisione e da Internet. Oggi l‟informazione arriva in ogni angolo della terra attraverso questi strumenti, che molto spesso non

vengono utilizzati a scopo culturale ma per documentarsi. Vengono però diffuse trasmissioni di scarsa qualità, come “Il grande fratello” o “L‟isola dei famosi”, che non hanno proprio niente di culturale e sono finalizzate solo a fare ascolti. Ormai il livello culturale è così basso che gli spettatori di un qualsiasi programma televisivo restano a bocca aperta se un ospite riesce a sommare 2 + 2 o se si esprime in un italiano più o meno corretto usando “addirittura” i congiuntivi. Non c‟è più interesse per la cultura, che oltretutto non riesce neanche a stare al passo con il progresso e la tecnologia che modificano continuamente le condizioni di vita. La cultura però è il fondamento dell‟evoluzione dell‟uomo e la complessità della società attuale rende indispensabile che venga stimolato l‟interesse per la conoscenza, che non si deve basare sulla quantità, ma sulla qualità delle nozioni, apprese con intelligenza e capacità critica. Chiara Suraci


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L’ANGOLO DEL RACCONTO

Un fulmine sulle labbra

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uardo fuori dalla finestra. Le nuvole sono addensate lì, nel cielo, grigie, ma non pioverà: si vede il sole, i raggi filtrano attraverso il grigio. Forse tra un po‟ farà capolino. Spero di no. Il vento soffia, ma non è molto forte. Da quassù si vedono i rami degli alberi che ballano lentamente. “Bandiere di nostalgia campestre gli alberi alle finestre”. Dice Sandro Penna. Come ha ragione! Vorrei essere una di quelle foglie, per abbandonarmi al vento, per sentirmi libera. Darei qualunque cosa per non essere da questa parte del vetro… Mi giro un attimo a guardare gli altri. Il meno annoiato dorme. La noia si vede, si sente, si tocca. Si respira. Oggi è nell‟aria. Torno alla mia finestra. Oh, no. Il sole fa capolino. No, no! Ora ci si mette anche lui… fantastico. Avrei preferito la pioggia: almeno quando esco me la sento sulla faccia e, un po‟, mi sento libera. Ma il sole…il sole è lontano, libero ma lontano. Non posso sentirmelo amico, perché da lassù mi deride. Ecco, improvvisamente la sento. Arriva. Chissà come può una sola nota generare tanto caos… eppure ecco: urla, risate. Tutti sono contenti. Per oggi, hanno ottenuto la loro fittizia libertà. Li guardo correre via verso le loro giornate felici. La noia non mi ha ancora abbandonata. Mi incammino pesantemente, sovrappensiero. Tutti hanno la loro vita, che include il monotono tran-tran dei giorni feriali. Eppure, perché solo io sembro soffrirne? Perché solo io odio la monotonia di questa squallida vita? Sbuffo, tiro un calcio a una pietra e striscio i piedi fino a casa. A casa, sembra che tutti amino questa piattezza. Mi guardano male, sono preoccupati: questa ragazza è strana, non esce mai con gli amici, non sarà mica un‟asociale? Ma no, ma no, tranquilli. È solo che ho dodici anni e sono già stanca della vita. Non è la cosa più normale del mondo, lo so, ma è solo questo. Mi servirebbe… una ventata di aria fresca, una novità, qualcosa che spezzi la ripe-

titività senza diventare abitudine a sua volta. Un fulmine a ciel sereno, un lampo che dall‟alto cade quando meno te l‟aspetti. Ma non arriva. E i giorni si ripetono sempre uguali uno dopo l‟altro, e la riforma luterana in fin dei conti non fu niente di particolare, solo uno scisma in un certo senso, e gli endecasillabi di Dante si confondono con i sonetti di Cecco Angiolieri che a sua volta si amalgama con il verbo to be al passato che è was were was were were were e dio che noia, tutti crollano, però quando suona la campanella si riprendono, è tutto un ridere e scherzare. Sempre alla stessa ora, sempre le stesse battute sceme. Anche quello è noioso e monotono. È tutto monotono, tutto. Italianinglesematematicafranceserel igionekepallellellellelle!!! Servirebbe qualcosa di inaspettato. Mi servirebbe una novità, qualcosa che mi faccia svegliare. Ma non succede mai niente, le cose si ripetono uguali e forse Madame Bovary questa volta sopravvive e alla fine Paolo e Francesca o erano tanto romantici o hanno solo messo le corna a Gianciotto e se la sono meritata ma no ma che vado a pensare se è amore è amore si vabbè però la storia è sempre quella e s‟i fossi Cecco come sono e fui caddi come corpo morto cade; ei fu siccome immobile invertendo l‟ordine degli addendi il risultato non cambia e per i numeri ordinali si aggiunge th ai numeri cardinali e je suis tu es il est nous sommes vous etez ils sont. E la mia compagna di banco mi fa: che palle t pare wei k fai qst sera e io nnt xò nn px uscire, tu kmdici e lei mi fa kpllellelle spero k suona io rispondo no io no tnt è lo stex mi fa 6px e poi si gira a dormire dall‟altra parte pure lei. E io rimango alla mia finestra come al solito, mentre la prof squarta la Divina commedia per spiegarla a una massa di alunni che capiscono sempre di meno. Il sole oggi c‟era già dalla mattina, è uno sberleffo che dura da cinque lunghissime, interminabili ore. Forse non è normale preferire la pioggia, ma nel mio caso è così. Mi libera, la pioggia. “c‟è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo”, dice Fabrizio de Andrè, il mio amato Faber, morto ormai da più di dieci anni. Verità sacrosanta. Piangere sotto la pioggia fa sentire capiti nel dolore. Ma oggi non piove, anzi. Il sole alto nel cielo non mi bagnerà il volto, ma neppure mi asciugherà le lacrime. Quando c‟è il sole mi vergogno di

L’ANGOLO DELLA POESIA

NICO

Q

uando Nico arrivò, piangere, è tutto così tutti i ragazzi del giro chiaro e netto che mi aspiravano ad averla. sentirei in colpa se E lei si prestò a tutti. piangessi. Quindi non Si fece usare, si fece bruciare. lo faccio, e mi sento I più intelligenti la disprezzavano. anche peggio. Sapevano il suo segreto. Suona. Sapevano che lei era bella, Boato. attraente e pericolosa. Si esce. Come al solito mi Si prestò a tutti, trascino verso casa, sempre seguendo il miglior offerente. ma all‟improvviso sento un rumore. C‟era chi non voleva averci niente a che fare. Uno strascichio di C‟era chi la subiva passivo. piedi. Mi fermo e c‟è C‟era chi la seguiva, attratto dal suo fascino, ancora, non è il mio. in un tunnel nero dal quale non poteva uscire. Mi giro. Un ragazzo mi sta Li uccise. seguendo facendomi Lentamente, spietatamente, un po‟ il verso. li uccise tutti, l‟affascinante Nico. Alzo lo sguardo per Tutti, morendo, la pensavano. dirgliene quattro, ma Pensavano all‟angelo nero, cambio idea quando all‟affascinante demone che li aveva rapiti. lo vedo sorridere. – Non dare per sconDolce, affascinante, letale. tato niente nella tua Nico… vita, Denis – mi dice, Irresistibile Nicotina. e io sobbalzo perché conosce il mio nome. Mi ha colta alla sprovvista. – Chi sei? – chiedo. Banale, lo so. Ma che altro avrei – Per sempre è abitudinario – gli potuto dire? sussurro io – che ne dici se faccia– Uno che era annoiato della sua mo semplicemente per l‟eternità? vita – mi risponde. – Eternità sia allora. Mi ha incuriosita. – E poi? – chiedo. Ci baciamo di nuovo e sento – E poi gli è stato detto che poteva l‟elettricità del nostro bacio nascere esserci qualcuno con cui questa dalle labbra e non morire. monotonia si poteva dividere, qualCi appartiamo in un portone e concuno che lo capisse e lo aiutasse a tinuiamo a baciarci. È questa la sollevarsi. Qualcuno che fosse per perfezione, è questa la magia, quelui… sto il colore di cui necessitava la – Come un fulmine… – sussurro io. mia vita. Dalla sua spalla alzo gli –…a ciel sereno… – completa lui. occhi al cielo e guardo il sole. Le Incrocio il suo sguardo ed eccolo, il nuvole lo avvolgono, lo incatenano. fulmine a ciel sereno. I suoi occhi Ora sono io a deriderlo, io a essere sono neri, neri come il pianto, ma libera e lontana da lui. animati da una speranza che immagino brilli anche nei miei, verdi. – Angelo… – mormoro io. “I ragazzi che si amano si baciano – Come conosci il mio nome? – mi in piedi contro le porte della notte chiede lui. i passanti li segnano a dito – Non lo so. Lo conosco e basta, ma i ragazzi che si amano come se lo sapessi da sempre – ed non ci sono per nessuno è vero. e se qualcosa trema nella notte – È lo stesso per me, Denis… – non sono loro ma la loro ombra mormora. per far rabbia ai passanti – Angelo… – sussurro. Mi avvicino per far rabbia disprezzo invidia riso e, alzandomi sulle punte, lo bacio. i ragazzi che si amano non ci sono Dura un attimo, ma capisco che è per nessuno ciò che ho sempre cercato: è il vensono altrove lontano più lontano to fresco, è la pioggia in cui piangedella notte re senza vergognarsi, è il lampo più in alto del giorno improvviso, è la scintilla di cui non nella luce accecante del loro primo mi sarei mai annoiata. Mi abbraccia amore”. e mi sussurra: – per sempre, per mai. – E io capisco che intende: (I ragazzi che si amano amore per sempre abitudine mai. Jacques Prévert) Oh, sì. È proprio lui. Fulmine a ciel Martina Nicolì sereno, scintilla. Pioggia.


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Intervista a una professionista dell’informazione

A colloquio con Annamaria Buffo

In

La giornalista di Telelenorba risponde alle nostre curiosità

quale settore lavora? Lavoro nel settore del giornalismo televisivo da quando avevo 20 anni. Negli ultimi 13 anni per la testata interregionale Telenorba, che trasmette in Puglia, Calabria, Basilicata Molise e parte della Campania. È la più grossa realtà televisiva del Sud, da qualche tempo sbarcata anche sulla piattaforma di Sky sul canale 590, dove va in onda il Tg Norba 24, canale completamente dedicato all‟informazione, con 40 edizioni del tg al giorno, unico telegiornale del Sud visibile in tutta Italia. In che cosa consiste il suo lavoro? Il mio lavoro consiste in molte cose: nasco come cronista di “nera”, che è quel settore della cronaca che si occupa di fatti come rapine, incidenti, calamità naturali,omicidi e quant‟altro, perciò giornalmente mantengo i contatti con tutte le centrali di polizia, carabinieri, guardia di finanza, ospedali e vigili del fuoco per aggiornare i fatti che accadono. Su questi fatti, ma anche su altri, che credo sappiate sono il cuore della “notizia”, che è il nostro pane quotidiano, confeziono i servizi che vanno in onda nei tg. Poi sono anche conduttrice, cioè leggo il telegiornale del TgNorba Grande Salento che va in onda sul sette in analogico. E questo significa saper confezionare le scalette, cioè l‟ordine con cui le notizie devono essere comunicate, e i sommari, cioè i titoli e i sottotitoli che vanno dopo la sigla. E ovviamente significa anche saper stare in video e reggere la tensione che mette addosso una diretta, che vi assicuro, non è da poco. E poi ancora posso essere chiamata a condurre dirette dai luoghi in cui sono accaduti fatti

particolari, come quando è venuto il papa a Santa Maria di Leuca per fare solo un esempio, per raccontare in tempo reale, “in presa diretta” appunto, ciò che accade mentre accade. Ritiene il suo lavoro importante per la società e perché? Sì, ritengo che il mio lavoro e quello dei tanti colleghi sia importantissimo per la società, se fatto secondo i criteri di obiettività e verità dei fatti. Vi immaginate cosa sarebbe una società senza informazione? Purtroppo però oggi la libera informazione è veramente poca, molti sono i giornalisti lottizzati dalla politica e dai partiti. Ma questo accade per lo più su scala nazionale. A livello locale per fortuna il fenomeno è ancora molto limitato e mi sento di dire che tranne alcune eccezioni c‟è ancora un giornalismo di buona qualità. Qual è il compito più importante di un giornalista? Per come intendo io questo mestiere il compito più importante di un giornalista è raccontare i fatti in maniera oggettiva e il più possibile aderente alla realtà. Il nostro dovere è quello di informare senza influenzare l‟opinione altrui e di vigilare sul corretto funzionamento dei pubblici servizi, degli ospedali, degli enti, controllare se le istituzioni compiono correttamente il proprio dovere. Il nostro compito, se necessario, deve essere anche di denuncia al servizio dei cittadini. Perché ha scelto questa professione? La sensazione è che la professione abbia scelto me. Studiavo ancora all‟università quando iniziai a collaborare con una tv privata che mi aveva cercato per tutt‟altri motivi.

Poi sono rimasta catturata dal fascino che questo mestiere ha, che è quello di essere fortemente stimolante, perché ti consente di entrare in contatto ogni giorno con una realtà diversa, di essere nel cuore dei fatti, di conoscere persone e storie, e più di ogni cosa di non smettere mai di imparare perché ti porta a occuparti degli argomenti più disparati. E chi non smette di imparare non invecchia mai. Come si svolge la sua giornata tipo? La mia giornata è divisa in turni di lavoro. Ci sono giorni che inizia alle 5 del mattino, quando devo condurre il tg delle 8 e devo arrivare prestissimo in redazione per preparare tutto il necessario. Ci sono giorni come oggi, che inizia alle 8 e 30 perché conduco il tg delle 13,30. Appena arrivo a lavoro inizio le chiamate canoniche per quello che in gergo giornalistico si chiama il “giro di nera”, cioè le telefonate che vanno fatte a 118, 113, 112, vigili del fuoco ecc. ecc. per apprendere i fatti accaduti nelle ultime ore. Se ci sono stati accadimenti eclatanti si va sui luoghi con l‟operatore e le telecamere per effettuare le riprese necessarie, e possibilmente per parlare con i protagonisti, laddove sia possibile, o con eventuali testimoni. Sono loro le nostre fonti, quelle che ci consentono di ricostruire i fatti, che se non saranno mai raccontati come la fotocopia della realtà, dovranno nella nostra ricostruzione attenersi a delle regole precise che credo voi abbiate studiato. La regola delle 5 W: chi dove, quando, come e perché. E la regola delle fonti incrociate: quella per cui il racconto di un fatto da parte di un testimone, di un uomo della strada ad esempio, va sempre verificato con quello fornito da una autorità ufficiale, o da un documento. Poi si rientra in redazione con le notizie acquisite e si scrive il pezzo che verrà “speakerato”, cioè letto al microfono per registrare l‟audio. Su quell‟audio vengono montate immagini e interviste e si confeziona così il servizio che voi normalmente vedete in onda. Dietro quel minuto e mezzo ci sono ore e ore di lavoro non sempre facile, ve lo garantisco. Ogni giorno confeziono dai due ai quattro servizi a seconda delle necessità per non parlare di tutte le notizie di cronaca. Dovrei lavorare sei ore ma è indicativo, in realtà vado via solo quando ho terminato

tutto ciò di cui dovevo occuparmi. Il giornalismo non è un lavoro che ti consente di timbrare il cartellino. Ci sono giorni, quando accadono fatti eclatanti o ci sono eventi di una particolare importanza, in cui ho lavoro anche 24 h su 24. Quando ha scelto di diventare giornalista? A questa domanda ho già risposto. Facevo l‟Università a Lecce presso la facoltà di Lettere e amavo scrivere, cosa che ho sempre fatto di mio. Venire in contatto con una tv privata mi consentiva di scrivere e al contempo di imparare. È stato il colpo di fulmine di una passione che nutre ancora oggi ogni mio giorno. Le piace il suo lavoro? Perché? Anche a questa domanda credo di aver già risposto. La passione è ciò che tiene in vita molti giornalisti, considerato che si tratta di un lavoro molto sacrificante, per il quale non ci sono feste comandate, né natale, né Pasqua, né domeniche, né capodanno. E questo è un lato della medaglia. L‟altro ripeto è lo stimolo continuo alla creatività, perché il prodotto che metterò in onda oggi lo devo creare io, cercando le notizie, scrivendole, corredandole delle immagini adeguate, raccontandole nel modo più comprensibile per tutti. È lo stimolo continuo alla conoscenza ad ampio spettro la cosa che amo di più del mio lavoro. Consiglierebbe ai ragazzi della nostra età di fare i giornalisti? Lo consiglierei caldamente. Molti dei ragazzi della vostra età non si interessano minimamente della realtà, vivono una vita virtuale con rapporti virtuali su Facebook o altri social network (lo vedo da mio figlio) ed è un peccato perché voi erediterete la società di cui oggi vi disinteressate. C‟è bisogno di voi, della vostra energia, della vostra voce. Sarebbe un contributo notevole in un mondo in cui i valori di riferimento sono in caduta verticale e la politica ha perso lo spirito di servizio per la quale era nata. Lo avete studiato? Circa 150 anni fa. Sarebbe bello se ci fosse un giornalismo fatto con i vostri occhi. Forse sarebbe il più autentico. Vi abbraccio. Annamaria Buffo. Irene Tondo


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Il misterioso mondo degli Ufo

Le

notizie sono ancora confuse è un mistero ancora irrisolto quello degli extraterrestri. Sembrerebbe fossero state avvistate nel 1994 grosse strutture volanti soprattutto a Londra, identificate come delle astronavi aliene che ruotano su se stesse… Testimonianze ancora tenute segrete dalla NASA, potrebbero darci una risposta della loro esistenza. Sarà vero?

“Ragazzi, non rinunciate ai vostri hobby” Ornella Tonon, sensitiva, avrebbe sentito gli alieni. Spiega infatti che avrebbe visto, nel 2004 insieme a suo marito, un oggetto volante per 2 ore e 10 minuti, cosa che dichiara anche a Studio Aperto, che girava a una velocità impressionante e con una luce accecante, e che da quel momento avrebbe parlato con loro. Dichiara che, inoltre un giorno si faranno vedere dagli umani. Sembra che la pubblicazione dei file top secret abbiano un solo obbiettivo: preparare il mondo all‟imminente arrivo degli ufo… Federica De Bellis Alessia Versaci

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S

pesso gli adolescenti si lamentano di avere poco tempo libero da impiegare come credono. È proprio vero, noi ragazzi abbiamo poco tempo da dedicare a ciò che ci piace. La mattina si va a scuola e il pomeriggio è impiegato principalmente per lo studio. Secondo me, bisognerebbe lavorare di più in classe e assegnare meno compiti da fare a casa. Così tutti avrebbero la possibilità di occupare qualche ora della giornata a loro piacimento, per leggere, giocare, uscire, usare il computer, guardare la tv, incontrare gli amici, o semplicemente per riposarsi un po‟. Per la maggior parte degli studenti è stressante dover studiare tutto il pomeriggio per questo bisognerebbe concedere loro più tempo libero, anche per sviluppare la creatività e le proprie capacità, magari dipingendo, cucendo, cantando o suonando uno strumento. Per me, come per molti altri ragazzi che praticano sport o attività artistiche, è difficile organizzare bene il tempo e impegnarsi a fondo in tutto, studio e sport.

Ecco perché molti abbandonano lo sport per dedicarsi solo allo studio ed ecco come nascono i problemi di obesità dei giovani, che sono obbligati a restare tutto il giorno seduti a studiare. Bisogna invogliare i ragazzi a fare attività fisica, concedendo loro più tempo libero. Per esperienza personale, posso dire che, anche se si cerca un equilibrio fra le varie esigenze, molte volte succede di impegnarsi di più nello studio e trascurare lo sport o viceversa, ossia di dedicarsi allo sport e abbandonare lo studio. Inoltre, avendo più tempo libero nel pomeriggio, i ragazzi apprezzerebbero di più lo studio, perché diventerebbe meno pesante e più piacevole. Secondo me, avrebbero più voglia di studiare e imparare. Lo studio continuo può far male alla salute, per questo ci vuole il riposo, ma se i ragazzi hanno così tanti compiti a casa non hanno la possibilità di rilassarsi e fare le attività che preferiscono. Anche per questo motivo, a volte, succede che si studi superficialmente, per dedicarsi un po‟ ai propri passatempi. Ribadisco la mia opinione: bisognerebbe avere l‟opportunità di fare tutto, cioè studiare, fare sport e dedicarsi ai propri hobby.

Lettera aperta al direttore...

arissimo direttore, sono una studentessa di terza media e vorrei porle una domanda che mi assilla da tempo: come si può annullare o perlomeno limitare la cattiva influenza che hanno i mass media e la politica sugli adolescenti? Mi spiego meglio. Se una ragazza di 14 anni vede una giovane donna magrissima e celebre in Tv pensa che quello sia il suo modello di vita e di bellezza. E cerca in tutti i modi di imitarla, anche a costo di danneggiare la propria salute. Può avvenire anche di peggio: si può rovinare la propria dignità per soldi. Lei sarà sicuramente a conoscenza dei trambusti che stanno agitando la nostra politica.

Non voglio assolutamente schierarmi con o contro nessuno, ma vorrei riflettere sulle donne che offrono i loro corpi come se nulla fosse. Cosa deve pensare una mia coetanea? Basta questo per vivere bene. Naturalmente non è così, ma spesso i mass media lasciano intendere proprio questo. Vorrei che tutte noi ragazze riflettessimo su questi problemi e che Lei esprimesse al più presto il suo parere. La saluto cordialmente. Lorenza Mazzariello

Chiara De Giorgi


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Il

La Giornata della Memoria

La

giornata della memoria ricorre il 27 Gennaio di ogni anno ed è in quel giorno che tutto il mondo ricorda la liberazione degli ebrei dai campi di concentramento e i molti vecchi, le donne e i bambini oramai nel vento (cremati in delle camere dopo essere stati uccisi con dei gas). Il giorno della memoria, secondo lo spirito della legge che ha istituito questa giornata, non deve essere solo un evento commemorativo, ma anche e soprattutto un evento culturale e didattico che valga come monito alle future generazioni perché mai più si ripeta che l‟Italia, si trasformi come è avvenuto dal 1938 al 1945, in uno stato persecutore dei suoi stessi figli. Il giorno della memoria costituisce ormai una ricorrenza importante per molti italiani e soprattutto per molti giovani che vogliono comprendere, ricordare e garantire un futuro migliore all‟umanità e al nostro paese.

Sara Rollo Sharon Rizzello Annapaola Mazzotta

20 luglio del 2000 il parlamento italiano ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata per ricordare le vittime dell‟olocausto attuato dai regimi totalitari europei (il nazionalsocialismo e il fascismo). La celebrazione ha due finalità: 1) non dimenticare l’ingiustizia a cui è stata sottoposta questa povera gente, affinché non si ripetano più crimini contro l‟umanità; 2) ricordare coloro che hanno protetto i perseguitati mettendo a rischio la loro vita. La commemorazione è stata istituita con la legge 211. L‟articolo 1 della legge definisce in questo modo

lo scopo del Giorno della Memoria: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell‟abbattimento dei cancelli di Auschwitz, „Giorno della Memoria‟, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

Aurora Delli Noci Maria Sofia Nigro

Il 27 gennaio si ricorda lo sterminio degli ebrei

L

‟olocausto è il crimine più grande che la storia ricordi realizzato dalla Germania; per mano del nazionalsocialismo. I principi centrali della dottrina nazista, per alcuni aspetti erano simili al fascismo italiano, erano ispirati alle teorie che sostenevano una superiorità biologica e culturale della razza tedesca. Hitler propose, infatti, un piano di ampliamento del territorio nazionale, giustificandolo con la necessità di allargare lo spazio vitale per il popolo tedesco. Le altre nazioni dovevano sottomettersi alla razza ariana, per la sua superiorità, destinata a regnare sul mondo intero. “Nemici” degli ariani erano gli ebrei, responsabili del disastro economico e della diffusione delle ideologie marxiste e liberali. Queste idee nazionaliste e razziste proclamate da Hitler nel 1925, portarono a misure di discriminazione contro gli ebrei, formalizzate in seguito con le leggi di Norimberga (5 settembre 1935). Obiettivo dichiarato del regime nazista, prima della seconda guerra mondiale era spingere gli ebrei all‟emigrazione. Nella notte del nove novembre 1938, come rappresaglia all‟assassinio a Parigi di un diplomatico tedesco da parte di un giovane ebreo, in Germania furono incendiate tutte le sinagoghe, infrante le ve-

trine dei negozi di proprietà ebraica e arrestati migliaia di ebrei. La cosiddetta “notte dei cristalli” convinse molti ebrei tedeschi e austriaci ad abbandonare il paese senza ulteriori indugi. Centinaia di migliaia di persone trovarono rifugio all‟estero, ma altrettante si videro costrette o scelsero di rimanere. Nel 1938 anche il re d‟Italia Vittorio Emanuele III emanò una serie di leggi razziali antiebraiche, sul modello di quelle tedesche. Allo scoppio della seconda guerra mondiale (settembre 1939) l’esercito tedesco occupò la Polonia occidentale, che contava tra gli abitanti due milioni di ebrei, i quali vennero sottoposti a restrizioni ancor più severe di quelle stabilite in Germania. Furono costretti a trasferirsi in ghetti circondati da mura e filo spinato. Ogni ghetto aveva il proprio consiglio ebraico cui era demandata la responsabilità degli alloggi, della sanità e della produzione. Quanto era prodotto al loro interno veniva scambiato con forniture di carbone e cibo in quantità sufficiente a raggiungere la razione stabilita. A un mese dall‟inizio delle operazioni in Unione Sovietica, il numero due del Reich inviò una direttiva al capo dei servizi di sicurezza, incaricandolo di organizzare una “soluzione finale” della questione ebraica in tutta l‟Europa controllata dalla Germania. Dal settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti a indossare fasce recanti una stella gialla. Nei mesi seguenti decine di migliaia di ebrei furono deportate nei ghetti in Polonia e nelle città sovietiche occupate. Si realizzarono i primi cam-

pi di concentramento e sterminio, strutture concepite appositamente per eliminare le vittime deportate dai ghetti vicini. Bambini, vecchi e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti direttamente nelle camere a gas. Gli altri invece erano sfruttati per un certo periodo in officine private o interne ai campi e poi eliminati. Il trasporto delle vittime nei campi di sterminio avveniva generalmente in treno. Auschwitz (Polonia) era il più grande tra i campi di sterminio. Oltre un milione di ebrei incontrarono la morte, molti di essi furono prima usati come cavie umane in esperimenti di ogni tipo. Per una rapida eliminazione dei corpi, nel campo vennero costruiti grandi forni crematori. Nel 1944 il campo fu fotografato da aerei da ricognizione alleati a caccia di obiettivi industriali. I successivi bombardamenti eliminarono le officine, ma non le camere a gas. Perciò la giornata della memoria che rappresenta un‟occasione di preziosa memoria collettiva, deve rappresentare anche una ferma assunzione di responsabilità nel presente e per il futuro, affinché si rafforzi la coscienza necessaria a eliminare ogni manifestazione di razzismo e antisemitismo, combattendoli con il ricordo del passato, ma in particolare evitando di commettere gli stessi errori. Tommaso Vergine


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Affinché in futuro non si ripeta più...

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hoah significa “desolazione, catastrofe, disastro”. Questo termine venne adottato per la prima volta, nel 1938, dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla “notte dei cristalli” (tra il 9 e il 10 novembre 1938). Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d‟Europa. Il 27 Gennaio 1945, le Forze Alleate liberano Auschwitz dai tedeschi, si apre il cancello con la scritta “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi) e ciò che tutto il mondo vede per la prima volta è lo sterminio, il male e la sofferenza di tante persone innocenti. Il Giorno della Memoria è stato istituito con la legge dello Stato per non dimenticare la Shoah e le altre vittime dei crimini nazisti, monito affinché quanto avvenuto non si ripeta mai più, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo. Quasi sempre, nella storia, gli ebrei sono stati vittime di pregiudizi, perseguitati e costretti a lasciare la propria terra per spostarsi alla ricerca, vana, di un po‟ di tranquillità. Ma la persecuzione di gran lunga più grave appartiene alla nostra storia recente: uno dei genocidi più terrificanti dell‟umanità, quello che sterminò poco meno di sei milioni di ebrei, operato dal nazifascismo tra il 1940 e il 1945, durante il secondo conflitto mondiale. In Italia, la tragedia della Shoah colpì il popolo ebraico con le leggi razziali del ‟38 e, successivamente, con le deportazioni, iniziate in Italia con l‟occupazione nazista avvenuta dopo l‟armistizio dell‟8 settembre 1943. Anche altre persone e categorie furono perseguitate dal regime, “colpevoli” di una diversità di idee, di valori, di appartenenza etnica o religiosa, di avere handicap o di essere omosessuale. Tale volontà liberticida e antidemocratica rappresentò un vero e proprio passo indietro, rispetto alle conquiste e alle idee di libertà e democrazia che nel secolo precedente erano state alla base dei moti che avevano portato all‟unità d‟Italia, in seguito alla quale gli ebrei italiani avevano ritrovato dignità e piena integrazione. L‟Italia unita aveva significato per la minoranza ebraica l‟emancipazione, la chiusura dei ghetti, l‟agognata raggiunta parità con gli altri cittadini, dopo secoli di emarginazione. Una libertà e un‟uguaglianza che fu negata dal fascismo solo pochi decenni dopo, quando con l‟avvicinarsi della guerra, nel 1938, furono emanate le leggi razziali che escludevano gli ebrei dall‟esercizio delle professioni, dalla scuola e dalle università e ne limitavano ogni diritto di proprietà. Il 17 marzo del 2011 si sono festeggiati i 150 anni dalla proclamazione dell‟Unità. Una data che ci sta molto a cuore anche perché a quel processo storico gli ebrei presero parte con forza, convinzione e passione. A centocinquant‟anni di distanza, i valori sui quali si fonda il nostro Paese, rimangono validi e attuali. Basi solide in grado di garantire i diritti dei singoli, specie nelle società sempre più aperte e multiculturali che si vanno formando. Crediamo che le radici dello Stato italiano siano profonde e nobili.

Per ricordare quanto accaduto, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso il suo personale messaggio inviato alla cerimonia per la posa della prima pietra del Memoriale della Shoah che verrà realizzato alla Stazione Centrale di Milano: “Peccheremmo di colpevole indifferenza se non adempissimo quello che ci si presenta come un dovere: non dimenticare ciò che è stato in una fosca stagione della nostra storia”. La comunità ebraica, pur rappresentando una percentuale molto piccola della popolazione italiana, è stata ininterrottamente presente nella nostra penisola da circa 2200 anni. Al termine della seconda guerra mondiale, gli ebrei in Italia erano 21.000, mentre prima del conflitto erano circa 50.000: in molti erano emigrati, ma più di 8.000 erano stati deportati nei campi di concentramento nazisti. Di questi pochissimi furono i superstiti. In Italia, gli ebrei sono sempre vissuti in gruppi con riti e tradizioni diversi, a seconda della loro provenienza e delle loro origini: italiani e ashkenaziti (di provenienza tedesca), ai quali, dopo la seconda guerra mondiale e la Shoah, e durante tutti gli anni ‟50, si sono aggiunti altri ebrei di origine persiana, libanese, egiziana e libica. Proprio negli anni successivi a quelli della deportazione e dello sterminio, la comunità ebraica è andata consolidandosi: oggi nel nostro paese sono presenti circa 30 mila ebrei disseminati in 21 comunità riconosciute dallo Stato italiano. Le persecuzioni cessarono, ma è soltanto con la legge d‟Intesa firmata nel febbraio del 1987 tra lo Stato italiano e l‟Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che gli ebrei si vedono i loro diritti pienamente riconosciuti. Francesca Rossetti

La vita nei ghetti

La

parola ghetto si riferisce a un’area nella quale persone di una determinata etnia vivono in gruppo, in regime di reclusione più o meno stretta. Sembra che il termine “ghetto” derivi da quello che fu probabilmente uno dei primi ghetti, quello di Venezia, risalente al XIV secolo. Infatti, la zona in cui sorse era prima di tutto una fonderia di ferro, in seguito venne designato come quella parte della città in cui vivevano gli ebrei. Da Venezia il nome venne trasferito in tutti i quartieri analoghi in Europa. Va però sottolineato come il ghetto, al momento della sua istituzione, fosse il quartiere ricco di una città, abitato da mercanti e usurai, chiuso la notte e vietato ai non ebrei. Le caratteristiche dei ghetti hanno subito notevoli variazioni nei secoli e anche in tempi relativamente brevi: poiché gli ebrei non potevano acquisire terreni al di fuori del ghetto durante i periodi di crescita demografica, i ghetti avevano strade anguste e case alte e affollate. Ogni abitante del ghetto rispettava le leggi di un ben preciso sistema giudiziario interno e, poiché spesso c‟era bisogno di un visto per lasciare il ghetto, era raro che potesse passarne i confini, delimitati da mura sistematicamente chiuse la notte e durante le feste. I quartieri separati per gli ebrei vennero poi aboliti, in un primo tempo durante la rivoluzione francese, poi, progressivamente, nel corso del secolo XIX. In Italia, l‟ultimo ghetto a essere demolito fu quello di Roma, nel 1870.


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In

questo articolo noi ragazze vorremmo affrontare il “problema maschi” che speriamo interessi molto alle adolescenti come noi, in modo che possano conoscere la cosiddetta “mentalità maschile.” Come già si sa, i ragazzi si sviluppano dopo rispetto alle ragazze dal punto di vista fisico e mentale. Questo produce dei comportamenti infantili e irresponsabili fino almeno ai diciotto anni. Noi ragazze, all‟inizio quando siamo “perdutamente innamorate” di loro, non riusciamo a vedere questi aspetti negativi, e passata la fase “quando ti vedo mi viene da buttarmi tra le tue braccia” apriamo gli occhi e vediamo la loro vera natura. In questo periodo nascono i primi amori e i maschi si trovano in mezzo a una tempesta di sentimenti, a un mondo tutto ROSA pieno d‟amore che, ovviamente, non riescono a gestire. Passato un po‟ di tempo però, data la loro infantilità, rifiutano e ignorano la ragazza che poco tempo prima amavano tanto, lasciando in loro tristezza e delusione, tutto questo perché non riescono ad affrontare i problemi e perché considerano i sentimenti “usa e getta”. Però, ci sono ragazze che sono l‟eccezione che non confermano la regola, e usano i ragazzi per dimenticare qualcun altro che si è comportato nello stesso modo, oppure per passatempo personale. In preda a una crisi affettivo-ormonale i maschi ci rivalutano ma noi ragazze, ovviamente, rifiutiamo le loro richieste e da bambini ci liquidano in un secondo! Concludiamo dicendo che nonostante la miriade di difetti i ragazzi riescono a non farci capire più niente, riescono a farci vivere emozioni indescrivibili e, lo diciamo a malincuore, senza di loro non potremmo vivere!

BOTTA E RISPOSTA

Differenze maschio-femmina

Valeria Latino Giorgia Palano Irene Pantaleo

I ragazzi e le ragazze non si sopportano ma… alla fin fine si completano!

D

al punto di vista maschile io la differenza maschio-femmina la vedo così… Le ragazze della mia età generalmente sono più vivaci e intraprendenti. Adorano curare il loro aspetto e il loro modo di vestire. In questo modo sembrano essere più mature della loro età effettiva, anche il loro modo di parlare a volte è più malizioso e volgare di un ragazzo. Ma, soprattutto, mettono in evidenza il loro carattere estroverso.

Note negative??? Parlano troppo e ci costringono a vedere al cinema i film romantici mentre noi vogliamo vedere film d‟azione. E purtroppo certe donne sono fissate con i reality live come il “Grande Fratello”, che le porta a un pessimo comportamento con amici, genitori e addirittura professori.

I sogni son desideri...

C

enerentola è una delle più celebri fiabe popolari del mondo. La versione standard è quella della Walt Disney del 1950. È la storia di una bellissima ragazza, che alle seconde nozze del padre, viene privata del ruolo che le spetta nella famiglia ed è costretta a una vita di schiavitù domestica dalla crudele matrigna e dalle sorellastre. La vita di Cenerentola cambia quando giunge notizia che a corte si terrà un ballo durante il quale il principe potrebbe scegliere la sua promessa sposa. Con l‟aiuto della fata (la sua madrina), la ragazza viene vestita di un meraviglioso abito da sera e riesce a recarsi segretamente al ballo. Al ballo

attira l‟attenzione del principe. Poiché l‟effetto dell‟incantesimo è destinato a svanire a mezzanotte, Cenerentola deve fuggire di corsa al rintocco. Nella fuga, perde una

scarpina di cristallo. Il principe, ormai innamorato, trova la scarpina e proclama che sposerà la ragazza capace di calzarla. Il giorno successivo, degli incaricati del principe girano per il regno facendo provare la scarpina a tutte le ragazze incluse anche le sorellastre. Arriva il turno di Cenerentola, ella si siede, ma mentre l‟incaricato passa dalla matrigna per andare da lei, la matrigna gli fa lo sgambetto e la scarpina si rompe. Ma fortunatamente Cenerentola ha la scarpina del piede sinistro, la calza e il giorno dopo il principe e Cenerentola si sposano e vivono felici e contenti.

Marika Mazzotta

Luca Dimitri

Hpv: difenditi subito!! In Italia il tumore al collo dell‟utero colpisce circa 30.500 donne ogni anno. L‟incidenza più elevata si ha intorno ai 45 anni, ma la prevenzione ha inizio a 12 anni. La malattia è provocata dal papilloma virus, un virus a DNA in grado di trasformare le cellule entrando nel controllo del loro meccanismo di replicazione. La sua trasmissione avviene per via sessuale. La vaccinazione è uno strumento nato per combattere le malattie infettive allo scopo di promuovere una difesa immunitaria specifica, sicura, ed efficace. Il vaccino è gratuito per le adolescenti, perché purtroppo il virus è altamente diffuso e la vita di una donna si salva da giovane. Il vaccino è più efficace se fatto precedentemente al primo rapporto, tuttavia è consigliato alle ragazze tra i 12 e i 26 anni. Per maggiori informazioni, visita il sito del Ministero della salute: http:// www.salute.gov.it/speciali/ piSpecialiNuova.jsp?id=75 Letizia Conte Samantha Signore


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Tredicenni che dilemma! Un’età di cambiamenti

L‟

adolescenza è un periodo di transizione che va dall‟infanzia alla maggiore età, per le ragazze dagli 11 ai 16 anni, mentre per i ragazzi dai 13 ai 16 anni, e in cui si cambia sia nell‟ aspetto fisico che nel modo di pensare. In questo periodo si è concreti, senza illusioni, pronti a discutere e affrontare qualsiasi argomento, ma si provano intense emozioni. Come la prima “cotta”, che non è altro che una semplice simpatia per un proprio coetaneo dell‟altro sesso. Gli adolescenti passano molto tempo con i propri coetanei, tanto da considerarsi fra di loro “fratelli”. A volte litigano per banali motivi, ma questo serve per conoscersi e rafforzare l‟amicizia rendendola spesso indissolubile.

L‟appartenenza a un gruppo, però, a volte può essere un fattore di rischio, infatti, spesso, per non esserne esclusi o essere considerati dei bambini, spinti dai più grandi si ha il coraggio di provare la “prima sigaretta”, o peggio uno spinello o il “primo cicchetto”. In alcuni casi succede che i genitori cerchino di sopperire alla loro assenza, accondiscendendo alle richieste dei figli e ampliando gli spazi di libertà, ma spesso manca un qualsiasi reale dialogo. Il desiderio di molte ragazze è di intraprendere da grande una carriera cinematografica; mentre per i maschietti l‟idolo principale rimane sempre il “pallone”. Chiara Violi

Ritratto e desideri

dell’adolescente contemporaneo

S

iamo ragazzi, o meglio “adolescenti”, come molti ci definiscono. Siamo comunissimi ragazzi e stiamo attraversando un periodo della vita che può sembrare il più difficile, ma non è sempre così. È vero, per molti aspetti, è difficile perché è l‟età in cui si fanno scelte importanti anche se, avendo solo 13 anni, non possiamo farle con molta consapevolezza. Siamo tredicenni in cerca di qualcosa o di qualcuno che possa rendere la nostra vita meno noiosa possibile. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci faccia stare bene, molte volte anche sbagliando, ma l‟importante è che alla fine riusciamo a capire i nostri errori e ad andare avanti per realizzare i nostri sogni. Ogni ragazzo, infatti, nasce con un sogno, un desiderio che avrà per sempre dentro e che cercherà in tutti i modi di realizzare. Abbiamo bisogno di occupare il nostro tempo, e molto spesso non ci accontentiamo di quello che possiamo avere. Vorremmo stare ore e ore con i nostri amici, per divertirci in compagnia, senza magari dover studiare o svolgere altri impegni. Ma non sempre si può fare solo quello che ci piace, per questo dovremmo cercare di trovare un pizzico di positività che ci aiuti a affrontare anche quello che ci costa di più. Un‟altra nostra particolarità è molto spesso il totale disaccor-

do con i genitori che, pur cercando di venirci incontro in qualsiasi modo, noi non riusciamo minimamente a sopportare. Ogni loro giudizio, idea, opinione per noi è totalmente sbagliata. Per quanto loro si possano impegnare a capirci, facciano tutto per il nostro bene e per proteggerci dal male di questo mondo, per noi è tutto totalmente inutile! Siamo testardi e finché alle cose non ci sbattiamo con la nostra testa, non le riusciamo a capire. Riusciamo a fare i disastri più grandi senza nemmeno volerlo e ci lasciamo trasportare dalle persone che ci circondano, a volte prendendo strade sbagliate, per seguire qualcuno su cui abbiamo cambiato opinione, per una battuta più divertente o qualche piccola parola scambiata, nonostante in precedenza lo avessimo giudicato male. In questi casi gli unici che possono tirarci fuori sono proprio loro, i nostri genitori che, conoscendoci meglio di chiunque altro, possono riportarci sulla buona strada. Al giorno d‟oggi noi tredicenni abbiamo di tutto e di più: dai videogiochi più insignificanti ai più costosi, dai vestiti più semplici a quelli più particolari, insomma abbiamo tutto quello che possiamo desiderare, anche se spesso non siamo comunque soddisfatti né contenti di noi stessi. Da alcuni recenti sondaggi è emerso che, secondo la maggioranza degli intervistati, per

essere considerato un tipo in gamba bisogna avere il rispetto del gruppo, per più della metà bisogna essere belli, avere coraggio ed essere bravi nello sport; per circa la metà bisogna avere voti alti a scuola, essere fidanzati e magri; solo la minoranza pensa che sia necessario fare cose spericolate, avere il telefonino più bello e molti soldi. Da questi dati è possibile ricavare un ritratto dell‟adolescente contemporaneo: un ragazzo per il quale l‟appartenenza e l‟accettazione da parte del gruppo è fondamentale, per il quale è molto importante l‟aspetto fisico e la riuscita nello sport, mentre in secondo piano sono per lui la scuola e anche i soldi. Da un‟altra ricerca è emerso che alla maggior parte dei tredicenni maschi piacerebbe svolgere l‟attività di calciatore o ingegnere, il 7 % ancora non sa e una metà dei ragazzi vorrebbe fare il medico, l‟architetto o il geometra. Il 12% delle ragazze, invece, vorrebbe diventare un personaggio famoso nel mondo dello spettacolo, mentre le altre medico, avvocato o insegnante. Francesca Rossetti

Tra compagni e primo amore...

C

hi non ha mai attraversato l‟adolescenza, quel periodo di “passaggio” tra infanzia ed età adulta? Anche noi, tredicenni e quattordicenni di oggi, stiamo vivendo questa fase un po‟ “complicata”, in cui si comincia a parlare di grandi amori, dei primi conflitti con gli adulti, di vere amicizie, del gruppo, delle prime delusioni ecc.. Incominciamo a cambiare, sia fisicamente che mentalmente, e incominciano a presentarsi nuovi problemi, ma soprattutto nuove esigenze. Sentiamo il bisogno di diventare grandi e, soprattutto, di costruirci la nostra identità, ma non sempre tutto ciò è facile come sembra. Desidereremmo avere più libertà e tempo per noi, per uscire e per stare con gli amici, anche se non sempre questo ci è concesso dai nostri genitori e, anche per questo, tendiamo a ribellarci alle regole. Nascono le prime incertezze, i primi conflitti con il mondo degli adulti, mentre diventa per noi adolescenti importantissimo sentirci accettati nel nostro ambiente e, soprattutto, poterci creare un nostro gruppo. Questo però non sempre è un bene, perché a volte il gruppo può trasformarsi in una banda, una specie di

famiglia per un adolescente, un rifugio, che però non sempre aiuta a “crescere”, ma spesso serve solo a salvaguardare i suoi membri dalla sofferenza e dalla tristezza esterna. Certamente, però, l‟adolescenza non è solo un periodo difficile, ma è anche una fase della vita piena di nuove emozioni e di felicità. Si dice ad esempio che “il primo amore non si scorda mai‟‟, ed è proprio durante questo periodo che si fa questa nuova scoperta. Il primo amore rappresenta per noi giovanissimi, la rivelazione di un mondo sconosciuto che ci fa conoscere sentimenti molto forti, mai provati prima, e nuove sensazioni. Prendendo, poi, in considerazione le nostre esigenze materiali, non bisogna negare che spesso siamo incontentabili, vogliamo avere tutto, dalla playstation al cellulare, dalla bicicletta all‟mp3, dal lettore dvd alla macchinetta fotografica. Se ci fosse data una grande somma di denaro, di sicuro la useremmo solo per comprare vestiti, motorini, cellulari e quant‟altro. Alcune volte, però, riusciamo addirittura a essere maturi come o anche più degli adulti! Basti pensare a quando decidiamo di cavarcela da soli, o a quando non crediamo a ciò che ci dice la televisione o a quando sappiamo assumerci le nostre responsabilità. Insomma, saremo anche dei ragazzini, ma gli adulti devono ammetterlo: a volte riusciamo a sorprenderli! Giulia Rizzello Chiara Violi


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I monumenti della città di Lecce Una ricchezza di stili: messapico, romanico, barocco

La

città di Lecce è nota per la ricchezza dei monumenti che la adornano, molti dei quali realizzati nel tipico stile barocco leccese. Quello che lo caratterizza sono i capitelli, i pinnacoli e i rosoni che decorano molti dei palazzi e delle chiese della città, come ad esempio il Palazzo dei Celestini e l‟adiacente Basilica di Santa Croce, la chiesa di Santa Chiara e il Duomo. Una dimostrazione dello stile barocco è anche la piazza di Sant‟Oronzo, dove s‟innalza la colonna, donata dalla città di Brindisi, con la statua di Sant‟Oronzo, protettore della città, posta in alto. Di fronte alla statua si trova l‟armonioso palazzetto del Sedile. È il barocco a dominare pure nella centrale piazza Duomo. Questo grande cortile, poi modificato, risale al tempo del vescovo Gerolamo Guidano. Il centro della città è racchiuso in mura di cinta risalenti al XVI sec., in gran parte distrutte. La città, in origine, presentava quattro porte di accesso: Arco di Trionfo (adesso Porta Napoli), Porta Rudiae, Porta San Biagio e Porta San Martino. Di queste l‟ultima non è più visibile perché crollata nel XIX sec. Lecce ha origini messapiche. I Messapi furono un‟antica popolazione italica stanziata nella Messapia, un territorio corrispondente alla Murgia meridionale e al Salento. Tante le influenze ancora rintracciabili. Un esempio è l‟Ipogeo Palmieri, prestigioso esempio di architettura funeraria messapica, visitabile all‟interno del giardino di Palazzo Guarini, lungo via Palmieri. Tra i monumenti ve ne sono alcuni in stile romanico. Un esempio è l‟anfiteatro situato in piazza Sant‟Oronzo. Ne restano l‟arena, le gradinate inferiori e parte delle mura esterne. In via dell‟Arte della Cartapesta si incontra il Teatro Romano scoperto nel 1929. Altro simbolo della città è il Castello Carlo V, realizzato, secondo la tradizione, per volere di Carlo V per scongiurare le invasioni turche, di cui la più tragica fu, per la Terra d‟Otranto, quella che nel 1480 causò il sacco di Otranto.

Asia Gargiulo Camilla Striani

Museo Archeologico “Faggiano”

Il

“Museo Faggiano” è un edificio storicoarcheologico privato situato nel centro storico di Lecce. Tutto è nato quasi per caso, all‟incirca otto anni fa, quando il proprietario dell‟immobile, Luciano Faggiano, fu costretto a rompere i pavimenti per cambiare i tubi della fogna che, essendo vecchi, procuravano continua umidità ai muri. E fu proprio durante i lavori che furono scoperte testimonianze storico-archeologiche di notevole interesse, che testimoniano la presenza di popoli antichi succedutisi nel tempo. Si proseguì allora con un lavoro di restauro effettuato per intero dalla famiglia Faggiano con la supervisione della Soprintendenza dei Beni archeologici di Taranto e sotto la guida degli architetti Franco e Maria Antonietta De Paolis. È stato messo a nudo il banco roccioso e sono state svuotate tutte le opere scavate in roccia, rendendo quindi la casa un vero e proprio sito archeologico, in cui si possono ammirare più di 2000 anni di storia. Si è scoperto inoltre che la casa, un tempo, era un antico convento di suore, chiuso intorno al XVI-XVII secolo. Tra le opere scavate in roccia si può ammirare una piccola tomba di bambino, una tomba grande comune, un essiccatoio in roccia usato per decomporre i morti, un tratto di strada sotterranea che collegava l‟edificio ad altri siti. Si possono ammirare ancora molti reperti

ceramici e murature parlanti che raccontano storie, sentimenti e memorie. L‟edificio ospita al primo piano un servizio di ristoro per i visitatori con esposizione di prodotti agroalimentari locali e di artigianato salentino. Su richiesta, l‟edificio può essere affittato per eventi privati, mostre, riunioni, location, cerimonie ed esposizioni.

Asia Gargiulo Camilla Striani


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Lu sole, lu mare, lu ientu...

Il Salento terra di tradizioni non solo d’estate

Il

Salento, una terra conosciuta per feste estive molto interessanti (sagre, balli, ecc.), conserva un fascino ancora inesplorato e profondo anche nel periodo invernale. E soprattutto nel periodo natalizio. In molti paesi del Salento, infatti, si festeggiano i giorni che anticipano la festività attraverso l‟utilizzo delle “focare” per addolcire e temperare il freddo. In altri invece proseguono le sagre con degustazione di “pettole” cioè una polpetta fritta tipica salentina, carne arrostita, buon vino e dolci natalizi. Molto interessante è la “festa de le Panare” che si tiene il 22 dicembre di ogni anno a Spongano (LE). Organizzata dal Comitato Santa Vitto-

ria, rappresenta una delle manifestazioni più antiche e popolari della tradizione salentina. In questa ricorrenza cesti ricolmi di sansa vengono fatti lentamente bruciare. Tradizione vuole che il bruciare questi cesti simboleggi il rogo del sacrificio di Santa Vittoria. “Le Panare” sono cesti di vimini ricolmi del residuo di macinatura delle olive che vengono portati in corteo su carri appositamente decorati per le vie del paese, ai quali viene dato lentamente fuoco. C‟è la “festa del fuoco” che si tiene a Zollino ogni anno verso la fine di dicembre. Un‟altra tradizione è quella dei presepi viventi, difatti quasi in ogni comune salentino vi è la con-

Da Recanati alle Grotte di Frasassi:

un indimenticabile viaggio tra cultura e natura Quest‟anno, insieme alle classi 3^ D e 3^ F, accompagnati dalle prof. Fisco, Letizia e Quarta, abbiamo visitato alcune località dell‟Emilia Romagna. Di questo viaggio ne avevamo già discusso, alcuni mesi prima, svolgendo, in merito, alcune ricerche sulle località che avremmo dovuto visitare (Recanati, la Casa di Giacomo Leopardi; le chiese, basiliche, mausolei di Ravenna; la Repubblica di San Marino, Italia in miniatura; le Grotte di Frasassi). Dopo aver svolto e organizzato tutto l‟itinerario del viaggio, il giorno prima della partenza, a scuola, la nostra Dirigente, Marcella Rizzo ci ha richiamato nell‟Aula Magna per discutere sul comportamento, sulle regole e norme che avremmo dovuto seguire e per darci un‟importante definizione di “divertimento”. Ci ha spiegato che il vero divertimento si ha quando: si sta bene insieme, senza litigi; quando si rispettano le regole, senza trasgredire notevolmente, ecc. Finalmente è arrivato il giorno tanto aspettato della partenza. Il primo giorno a Recanati ci siamo diretti verso la nostra prima tappa: la casa di Giacomo Leopardi. Abbiamo visitato inizialmente i sotterranei della Reggia. Poi, siamo finalmente entrati nella casa ottocentesca. Ci hanno colpito molto la cucina e i vari scaffali con grandi volumi, suddivisi per materie: letteratura, fisica, latino, greco, astronomia, ecc. Suo padre Monaldo, sindaco di Recanati, spendeva molti dei suoi guadagni per comperare libri, in modo da arricchire la conoscenze dei figli e la sua enorme biblioteca. Il secondo giorno ci siamo recati a Ravenna. Qui la nostra guida ci ha

suetudine di allestirne con i cittadini dello stesso paese e di rappresentare un personaggio caratteristico ai tempi della nascita di Cristo. La serata viene allietata poi dalla musica e dalla distribuzione gratuita di cibi caratteristici del paese. Capodanno con il veglione di San Silvestro invece è d‟obbligo trascorrerlo nella città più a Oriente d‟Italia, là dove il sole sorge prima. Otranto da più di dieci anni organizza la famosa “Alba dei Popoli” un cartellone turistico-culturale che inizia i primi di dicembre e termina a gennaio. Letizia Conte Samantha Signore

Sanremo 2011. Vince Morandi

S

spiegato la conformazione geologica del territorio, assoggettato dal fenomeno della subsidenza. Un fenomeno che, in un certo modo fa “sprofondare” il territorio. Tra i vari monumenti visitati ricordiamo lo splendido Battistero Neoniano. Qui prima di entrare la guida ci ha fornito un‟importante spiegazione del perché, quasi tutte le strutture legate alla religione, in quella città, sono a forma ottagonale. Questo perché anticamente si credeva che, acqua, fuoco, aria e terra, fossero strettamente legati al numero otto, ossia all‟eternità. Prima di entrare, inoltre, la nostra guida ci ha fatto notare che l‟entrata del battistero era sprofondata, di circa 2,30 m. Il battistero, infatti, veniva smontato e ricostruito, ogni volta che vi era un fenomeno di subsidenza. Il terzo giorno abbiamo visitato la splendida Repubblica di “San Marino” e “L‟Italia in Miniatura”. Qui,

insieme alle nostre professoresse, abbiamo visto e osservato i vari monumenti italiani, raffigurati in scala (di diverso tipo a seconda del monumento). Vi erano le più famose costruzioni di ogni regione e città. L‟ultimo giorno dopo esserci svegliati e sistemati, abbiamo caricato le valigie sul pullman, e ci siamo recati alla fantastiche Grotte di Frasassi. Il paesaggio era stupendo, perché vi erano tante stalattiti e stalagmiti di varie forme e “Cammello” e il “Dromedario”, l‟“Orsa”, la “Madonnina”, la “Spada di Damocle” (stalattite di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro). L‟esperienza è stata davvero interessante e istruttiva. Luca Dell’Anna Andrea Fiesole Andrea Petrini Enrico Paladini

anremo 2011 è stato condotto da Gianni Morandi accompagnato da Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis, insieme al duo comico Luca Bizzarri e Paolo Kessiglu. Hanno partecipato al festival, tra gli altri: Patty Pravo, Emma Marrone con i Modà, Al Bano, Nathalie, Luca Modani e Franco Battiato, Giusy Ferreri, Max Pezzali, Anna Tantangelo, Anna Oxa, Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario, La Crus, Davide Van De Sfroos, Tricarico e il vincitore Roberto Vecchioni. Egli ha partecipato l‟ultima volta al festival di Sanremo ben 37 anni fa. Il “professore” è un altro colpaccio di Morandi che evidentemente ha chiamato a raccolta alcuni dei suoi amici. I super ospiti di questo festival sono stati Robert De Niro e Monica Bellucci che hanno presentato il loro ultimo film: “Manuale d‟amore 3”. Un altro super ospite già famoso a Sanremo: Roberto Benigni che ha spiegato l‟“Inno di Mameli”. C‟è stata anche la cantante Avril Lavigne che si è esibita con “What the hell”. Prima dell‟inizio di Sanremo si vociferava che ci fosse una rivalità tra Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez. Ma le due showgirl hanno smentito tutto e hanno chiarito che erano contente per l‟importante opportunità lavorativa, e che non sono mai state l‟una contro l‟altra. Letizia Conte Samantha Signore


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La “nostra” musica La musica deve essere un piacere personale, non un fastidio ossessivo

L

a musica è un‟arte vera e propria per tutte le generazioni: ha un suo compositore, che attraverso il suo linguaggio, fedele alle varie tendenze, ci riferisce indirettamente un messaggio e ci regala emozioni. A noi spetta il compito di interpretarlo e di usarlo nel modo che riteniamo più opportuno. Per noi giovani il concetto di musica è un po‟ cambiato rispetto al passato: non viene più considerata un‟arte, ma un metodo per evadere dal nostro standard di vita. Infatti oggi cerchiamo nella musica un mondo impossibile e irrealizzabile per sottrarci ai dolori, alle sofferenze, ai problemi, dalle difficoltà e dalle fatiche di ogni giorno. È ormai risaputo che noi adolescenti preferiamo scegliere la via più breve e più semplice, così ci rifugiamo nel mondo della musica che ci

offre un riparo immaginario e intoccabile. Ma non vogliamo viverla fino in fondo: ci piace sapere che è sempre disposta ad accoglierci, lei, il mondo migliore che tutti desideriamo, quando siamo oppressi dalla società contemporanea ipocrita, falsa e fondata sul consumismo. Sappiamo tutti quanto sia importante la musica, espressa in tutte le sue forme: rappresenta il “mezzo” per sfogarsi, per rilassarsi e, soprattutto per i giovani, una ragione di conforto e un modo per sentirsi uniti, indipendentemente dal paese di appartenenza. Ogni società possiede una propria tradizione musicale, così come possiede una propria lingua: quest'arte rientra, dunque, in tutti i campi della nostra vita e costituisce una componente di grandissima importanza tanto nella religione, quanto nel campo civile, ma parlando in

generale, è anche l'elemento essenziale di alcune forme di intrattenimento, come il teatro o la televisione… Molti credono, però, che la musica si riversa, in maniera ossessiva, in tutti i campi della nostra vita. Ma la musica deve essere un piacere personale, un aspetto positivo della nostra esistenza e non un fastidio. Ai giorni nostri, la musica è entrata a far parte di tutti i campi della vita sociale, e la varietà dei generi musicali non manca! Rappresenta il mezzo per eccellenza attraverso cui si trova il relax ed è anche il modo

più adatto per esprimere le emozioni che non si riescono a descrivere diversamente.”Il bello della musica è che quando ti colpisce non provi dolore” diceva Bob Marley.

Asia Gargiulo

IL SONDAGGIO

Che musica si ascolta al Galateo? I compagni ci rivelano come trascorrono il tempo libero, tra musica, libri e televisione stato somministrato il giorno 2 marzo un questionario sul tempo libero a 60 alunni delle seconde classi, tra cui 28 maschi e 32 femmine. Da questa intervista possiamo dedurre che il 39% dei maschi preferisce il genere musicale del pop. La musica aiuta a stare in compagnia per il 39%, ma anche a divertirsi per il 35%. L‟89% dei maschi ha risposto che ama guardare la televisione. Il 53% trascorre davanti alla televisione più di due ore. Il 46% legge meno di 30 minuti al giorno. Al 60% la lettura non piace, ma preferisce invece la musica e guardare la

È

televisione. Su 32 femmine, la maggior parte preferisce, come genere musicale quello pop (55%). La musica aiuta per il 56% a divertirsi. All‟84% piace la televisione. Il 59% guarda la televisione più di un‟ora. Il 47% di femmine legge più di un‟ora. Al 75% di loro piace leggere, ma preferisce soprattutto ascoltare musica. Da questa indagine possiamo capire che le femmine e i maschi hanno gusti diversi in alcuni casi, ma in altri coincidono.

Il suo successo continua nell‟estate del 2008 quando ha girato “Hannah Montana the movie”. Irene Tondo Nell‟estate dello stesso anno è uscito il suo primo album come Miley Ray, il soprannome che le ricorda il nonno, Ronald Ray Cyrus al quale era molto tella della musica a soli 18 affezionata. L‟album ha avuto anni. Miley Ray Cyrus è successo non solo in America ma un‟attrice e cantante statuanche in Italia, tanto da aggiudinitense, famosa per il ruolo di carsi il sesto posto nella classifica Miley Stewart/Hannah Montana dei CD più venduti. Inoltre ha nella serie disney. partecipato a un evento contro il Il suo vero nome è Destiny Hope cancro cantando “Just stand up” Cyrus perché la sua famiglia con altri grandi artiste come pensava che avrebbe avuto un Beyoncè Fergie Mariah Carey e futuro pieno di successo. È nata Mary J Blidge. Il ricavato è stato il 23 novembre 1992 a Nashville dato a un‟associazione che si in Tennesse. occupa di ricerca per combattere La giovane artista è diventata la malattia. una star solo dopo aver interpraIl 1° Febbraio 2010 ha registrato to “Hannah Montana” nel 2006. assieme a 74 altri artisti “We Are

Miley Ray Cyrus: star a 18 anni

S

The World For Haiti”. Nel 2010 è uscito l‟album “Can‟t Be Tamed”. Ha avuto un gran successo arrivando quarto nella classifica FIMI. La piccola Hannah ha cambiato radicalmente stile. Nel 2009 ha partecipato come protagonista al film “The Last Song”, per il quale ha anche realizzato la colonna sonora con la canzone “When I look at you”. Il testo ha riscosso molto successo e ha lanciato l‟album che lo contiene, chiamato ”The time of Our Life”. Da cui hanno estratto anche un‟altra canzone che ha ottenuto un grande consenso di pubblico “Party in the USA”. Pare ci sia un nuovo album intitolato “See You In Another Life” che aspetteremo con ansia!

Asia Gargiulo


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L’hip hop va forte ma piace anche Sanremo

L

a musica, fin dagli albori della vita umana, ha avuto un ruolo fondamentale nella vita sociale di ogni uomo, perché le sue caratteristiche la rendono capace di accompagnare un individuo in qualsiasi momento della sua vita. Nel corso della storia, e in vari periodi, si sono prodotte composizioni musicali di vario tipo, molte delle quali, ancora oggi, sono considerate grandi capolavori, come, ad esempio, quelle del periodo barocco o romantico in Italia. Anche in epoca contemporanea la musica ha avuto diversi mutamenti: da quella propagandistica, al jazz “della libertà”, fino agli odierni stili musicali molto apprezzati dai giovani. Nella classe III E, per capire meglio i gusti giovanili, è stato fatto un sondaggio. Il 66% degli intervistati ha manifestato un forte consenso per lo stile hip-hop, un movimento giovanile americano, formatosi verso la fine degli anni Settanta tra i giovani neri di New York.

Sorto come espressione della cultura di strada, l‟hip-hop si è sviluppato attraverso la musica rap, la break dance e l‟aerosol art. Il compito di ogni B-Boy è appunto quello di diffondere le proprie idee, ma anche quelle della crew e della cultura in generale. Il 30% degli alunni apprezza l‟house music, cioè, tutti i differenti stili di musica elettronica da ballare. Per quanto riguarda la sua forma, in concreto (o in auditivo) l‟house si basa in generale su questi pilastri: un beat 4/4 generato da drum machine o sampler elettronici, che può variare all‟incirca dai 120 ai 135 bpm (battiti al minuto) e accompagnato da una solida linea di basso, dopodiché vengono aggiunti suoni o sampler di qualsiasi tipo di musica. Infine, solo un flebile 3% ha dato la sua preferenza alla musica classica, cioè quella composta all‟incirca tra il 1700 e il 1800, periodo in cui i compositori cercavano di raggiungere la perfezione. Abbiamo, inoltre, chiesto a tutti gli

Sean Paul: il re del reggae

Ha

avuto il suo primo successo a soli 23 anni il grande cantante reggae conosciuto in tutto il mondo per il suo eccezionale stile: Sean Paul Ryan Francis Henriques, noto semplicemente come Sean Paul (Kingston, 9 gennaio 1973). È un cantante giamaicano ed è riuscito a emergere, grazie alla sua musica, su altri cantanti. Nato da padre portoghese e madre giamaicana di origine inglese e cinese, comincia a studiare musica molto presto e ottiene i primi trionfi nel 1996 producendo “Baby Girl”. Dopo un breve periodo di pausa Sean Paul torna alla ribalta nel 2003 con l‟album “Dutty Rock”, che riscontra un successo planetario arrivando anche in Europa e in Italia. Con il

singolo “Get Busy” arriva addirittura al primo posto come vendita per quanto riguarda i singoli. Sean fa uscire anche i singoli “Like Glue”, “I‟m still in love with you” e “Gimme the Light”, che avranno minore successo ma che verranno apprezzati comunque. Nel 2005 viene pubblicato l‟album “The Trinity”, che conquista un buon riscontro di vendite. Il primo singolo estratto è “We Be Burnin”, seguono “Ever Blazin” e “Temperature”. Sempre nel disco “The Trinity” è presente la canzone “Give It Up to Me” con Keisha Cole che viene inserita nel film “Step Up”. Speriamo che Sean Paul farà il nuovo concerto con il suo eccezionale cd che aspettano tutti i suoi fan!

Aurora Delli Noci

alunni se hanno assistito al recente Festival di Sanremo, presentato da Gianni Morandi e dai suoi “fantastici 4”: Belen Rodriguez, Elisabetta Canalis, Luca e Paolo. Le loro risposte sono state positive, e hanno espresso anche il loro gradimento per le canzoni proposte dai concorrenti. Una delle preferite è stata quella di Emma Marrone e dei Modà: “Arriverà”, nonostante abbia vinto il “professore” Roberto Vecchioni con la sua “Chiamami ancora amore”, che a primo impatto è stata preferita solo nel 15% dei casi. Questi risultati sono limitati, ma rappresentano uno spaccato della società

moderna: quasi tutti i ragazzi si interessano di musica, ma solo pochi sono i veri appassionati. Infatti i giovani ascoltano musica per divertirsi, per puro piacere, per dimenticare tutti i problemi della vita privata che possono assillarli e combattere lo stress.

Andrea Bruno Giorgia Russo

Kick-Ass la lotta contro il crimine

Il

film intitolato KickAss da Matthew Vaughn, girato negli Stati Uniti e nel Regno Unito tratta le vicende di un adolescente New Yorkese di nome Dave Lizewski che si chiede perché nessuno possa diventare un supereroe e allora indossa una tuta subacquea verde e gialla, comprata su internet, e diventa Kick -Ass. Da quel momento in poi, non ci mette molto a trovare una risposta alla sua domanda: perché fa male e rischia la vita. Ma, superando tutte le avversità, Dave si trasforma rapidamente in un vero e proprio fenomeno mediatico, in grado di catturare l‟attenzione del pubblico. Egli però non è l‟unico supereroe là fuori: l‟impavido duo padre/figlia, composto da Big Daddy e Hit Girl, porta avanti la sua lotta contro il crimine, e ha lentamente ma inesorabilmente distrutto l‟impero criminale del Mafioso locale, Frank D‟Amico. Il film in America ha incassato $ 96,043,251 smentendo l‟incasso previsto di $ 30,000,000. Il film uscirà nelle sale italiane in aprile. Il film dura 117 minuti ed è del genere azione e commedia. Gianluigi Ciurlia Cristiano Moschettini


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Che bella giornata In modo divertente vengono svelati i difetti dell’Italia

Il

film “Che bella giornata” di Gennaro Nunziante, parla di un giovane, Checco, interpretato da Checco Zalone (Luca Medici), che dimostra come, al giorno d‟oggi, l‟ignoranza stia rovinando l‟Italia e anche come molte persone pensino solamente ai propri interessi e alle proprie necessità non curandosi di altri concetti più importanti al di fuori degli affetti familiari e della ricerca dell‟amore. Checco lavora come buttafuori, il suo sogno è quello di fare il carabiniere ma per tre volte consecutive in un anno, viene respinto al colloquio con il colonnello. Nonostante questo però, assume il ruolo di addetto alla sicurezza della Madonnina del Duomo grazie all‟arcivescovo di Milano. Qui conosce una ragazza araba, Farah, che fingendosi studentessa interessata all‟architettura, cerca di depositare un esplosivo per vendicare il

bombardamento che uccise la sua famiglia. Checco s‟innamora subito della ragazza, che affezionatasi ormai a lui dopo tanto tempo passato in sua compagnia, si rifiuta di portare a termine quello che prima era il suo scopo grazie all‟affetto che lui e la sua famiglia le hanno dimostrato. Prima di ritornare al suo paese così, gli consegna una valigia che non contiene la bomba, ma un semplice modellino della sua casa il quale nasconde il meccanismo per far avvenire l‟esplosione nel trullo di Checco ereditato da suo nonno. Secondo il nostro parere da adolescenti, il film riesce ad arrivare dritto a noi, usando anche un linguaggio colorito, ma che diverte tutti, soprattutto noi giovani, facendoci riflettere su temi importanti come la convivenza multietnica.

Gianluigi Ciurlia Cristiano Moschettini

L’uomo che verrà Racconta la strage di Marzabotto a opera dei nazisti

Grease Un film/musical che piace a ogni generazione di giovani!

G

G

iorgio Diritti è il regista del film “L‟uomo che verrà”. Questo film è stato girato nel 2009 in Italia, ambientato nel 1944 racconta la strage di Marzabotto. Il film ha vinto vari premi tra cui “Il festival internazionale del film” di Roma. Nell‟inverno del 1943-44 una bambina di nome Martina, vive con i suoi genitori e la numerosa famiglia contadina sull‟appennino emiliano. Dalla morte del fratellino, Martina non parla più ed è soggetta a scherzi di “cattivo gusto”. Arrivano i tedeschi e i genitori cercano di guadagnarsi la loro simpatia per nascondere la loro aderenza ai movimenti partigiani. Lena, la madre, rimane nuovamente incinta e Martina l‟assiste fino alla nascita del fratellino. Dopo la nascita del fratellino le SS

effettuano la Strage di Marzabotto. Donne, uomini, bambini e vecchi vengono trucidati con le mitragliatrici o con le granate. Lei miracolosamente riesce a salvarsi e porta il fratellino a casa di don Fornasini, dove vengono curati e nutriti. Successivamente lei scappa e porta il fratellino al casolare di famiglia e torna a parlare cantando una ninna-nanna al fratellino. Visionato il film, alcuni di noi hanno affermato che questo film è piaciuto molto perché ha fatto capire la difficile vita sociale della guerra. Altri invece hanno detto che questo film non è piaciuto perché il finale è particolare, non si capisce se i protagonisti riusciranno a cavarsela. Diego De Tommasi Andrea Fiesole

rease, è un film del 1978 diretto da Randal Kleiser, tratto dal musical di Jim Jacobs e Warren Casey. La storia è ambientata nel maggio 1958: Danny Zuko, il leader dei TBirds, una banda di studenti della Rydell High School, incontra Sandy Olsson, una ragazza giovane e ingenua proveniente dall‟Australia e se ne innamora. Sandy alla fine delle vacanze deve però tornare in Australia, e i due sono costretti a dirsi addio, giurandosi amore eterno. I programmi di Sandy improvvisamente cambiano: si iscrive alla stessa scuola di Danny e lì conosce un gruppo di studentesse chiamate Pink Ladies, con cui fa amicizia. Sia Danny, sia Sandy, inconsapevoli, rendono partecipi i rispettivi amici della loro storia, e Sandy viene derisa dalle compagne per la sua ingenuità. Sandy rivela il nome del suo amore estivo alle nuove amiche e Rizzo, leader delle Pink Ladies, con l‟intenzione di mettere in difficoltà Danny di fronte agli amici, organizza un incontro “casuale” fra i due. Alla vista di Sandy, Danny è costretto, a malincuore, a mostrarsi spavaldo e indifferente in presenza della sua banda ma i due, poco dopo, riprendono la loro storia, disturbata però dalla presenza dei T-Birds, delle Pink Ladies e di una banda rivale, gli Scorpions. All‟attesa gara di ballo organizzata dalla scuola, Danny e Sandy si presentano in coppia e sembrano i favoriti per la vittoria finale, ma sono di nuovo separati. I TBirds fanno di tutto per rimettere Danny assieme alla sua ex ragazza e compagna di ballo. Danny è spinto fra le braccia di lei. Conclude il ballo finale e vince la ga-

ra. Nel tentativo di riconciliarsi, Danny porta Sandy al drive-in, chiede a Sandy di essere la sua ragazza, le dona un anello, ma Sandy reagisce indispettita e scappa via. Sandy, dopo aver riflettuto sul carattere di Danny, abbandona le vesti di “ragazza per bene” e cerca di trasformarsi in una pink ladie. Intanto allo stesso modo Danny sta pensando di diventare un “ragazzo per bene” iniziando a fare atletica e abbandonando gli abiti da “bulletto”. Così, alla festa di fine anno, una nuova Sandy appare allo sbalordito Danny, più grintosa e decisa, volendo avvicinarsi al modo di essere del suo amato e pronta a riconquistarlo. Sulle note del brano “You‟re the One That I Want” i due capiscono che sono fatti l‟uno per l‟altra e volano via su una scintillante macchina, salutati dagli amici festanti. Asia Gargiulo Camilla Striani


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Speciale

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L’Unità... in poesia A te...

Carezza all’Italia

A te, che voglion divider, dedico codesta poesia, perché voglio che tu sia mia. A te che eri monarchia, con un briciolo di democrazia, e che repubblica or sei dedico il mio cuore. A te che rifiuti la guerra, tollerante e solidale sei dedico il mio impegno. A te, che riempi il cuore e la mente con l’arte e la cultura dedico il mio ringraziamento. Ora unita e in pace sei e il tricolore sventola con onore.

Ho pensato ad un popolo, un popolo unito e libero. Ho pensato alla sua storia e alle sue tradizioni. Ho pensato alla solidarietà all’uguaglianza al rispetto. Ho pensato all’Italia, fanciulla sorridente.

Giovanbattista Indirizzi Roberto Valletta

Ho accarezzato dolcemente e con emozione la mia nazione! Chiara Perrone Alessio Rosato

Nella mente e nel cuore Ho pensato ad un paese unito, ricco di storia, cultura, arte,

La mia nazione

Ho pensato ad un popolo indipendente, solidale e tollerante.

Il nostro popolo un giorno importante sta per festeggiare l’unità d’Italia vuole ricordare. è nato 150 anni fa quando l’Italia non stava come sta.

Ho pensato alla repubblica ed alla democrazia, a un paese con diritti e doveri. Ho pensato ad un popolo partecipe e libero.

Il nostro popolo studiando ha imparato che gli antenati molti sacrifici hanno sopportato morte, dolore e disperazione per giungere a creare la nazione.

Ho pensato all’Italia ed al tricolore! Verde come la speranza Bianco come la libertà Rosso come il sangue dei suoi patrioti.

Il nostro popolo così è nato e mio nonno sempre me lo ha raccontato, il nonno di suo padre ha lottato e a molte battaglie per l’unità ha partecipato.

Ho pensato a te, Italia, che sei come desidero: fiore profumato a primavera! Francesca Puzziello Benedetta Bianco

Il nostro popolo deve essere orgoglioso del traguardo raggiunto, che è meraviglioso. A tutto il mondo dobbiamo gridare: è stato bello una nazione unita diventare. Michela De Giovanni

Siamo italiani Ho pensato alla mia Italia, ho pensato ai valorosi che hanno combattuto per la sua unità, ho pensato alla libertà, all’indipendenza, alla democrazia. Ho pensato alla mia patria, alla nostra storia e cultura, alla sua arte e alle magiche tradizioni.

Ho pensato al blu del cielo e ai suoi tramonti, alle montagne e ai profondi mari, ho pensato ai paesini e alla gente, umile, accogliente, gioiosa. Ho pensato al verde, al bianco, al rosso, nel cuore ho impresso il tricolore. Chiara De Giorgi Simone Piliego


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Inse

ciale In queste due facciate sono riportati gli articoli contenuti nella prima pagina vincitrice del concorso indetto dal “Nuovo Quotidiano di Puglia”

17 marzo 1861

L’Italia è nata! Donne, eroine italiane V G li italiani proclamano il loro re. Finalmente l‟Italia è fatta. Il Regno di Sardegna, il Ducato di Toscana, il Ducato di Parma, il Regno Lombardo Veneto, gli Stati della Chiesa e il Regno delle due Sicilie si uniscono sotto un‟unica Nazione. Non si sentirà più parlare degli Austro-ungarici o dei Borboni. Il Regno di Sardegna prende in mano le redini degli altri stati e proclama il suo governo unico e assoluto con al capo re Vittorio Emanuele II. L‟Italia si unisce, l‟unione sancita dalla legge n. 4671 del Regno di Sardegna, e prima legge dello Stato che è promulgata dal Parlamento di Torino, proclama: «Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d‟Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inseri-

ta nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861». Il primo parlamento del nuovo Regno d‟Italia, riunitosi a palazzo Carignano, è composto da 443 deputati. Un parlamento eletto democraticamente, grazie al voto degli uomini italiani che hanno raggiunto la maggiore età, ovvero 25 anni, istruiti e possidenti. Restano ancora esclusi dal voto 21 milioni e mezzo di italiani. Resta escluso dal Regno lo Stato pontificio, che rimane sotto il potere del Papa. Ma il futuro è della Nazione.

Lucrezia De Carlo - Marzia Maiella Francesca Secondo - Giorgia Striano

iva l‟Italia, gli italiani e le italiane, perché molte sono le donne che hanno partecipato alla causa dell‟unità del Paese. Chi facendo da infermiera ai patrioti, chi combattendo in prima persona, chi raccogliendo fondi, chi scrivendo articoli sui giornali, chi andando in missione all‟estero per portare messaggi agli esuli o per ottenere aiuti dagli altri stati, chi ha partecipato all‟organizzazione dei moti e di salotti dove si sono riuniti i padri della Patria per decidere sulle sorti del Paese. E tante le madri che hanno pianto i loro figli sacrificati alla costruzione della Nazione. Per la causa italiana hanno combattuto donne dal Nord al Sud Italia, come la lombarda Cristina Belgiojoso e la salentina Antonietta De Pace e donne straniere come la giornalista inglese Jessie White Mario che hanno aderito ai

valori mazziniani: l‟unità nazionale, la parità donne-uomini, l‟educazione e l‟associazionismo (fondamentali per l‟emancipazione dei popoli e degli individui). Cristina Belgiojoso ha raccolto fondi per i moti e costruito ospedali per i poveri, Antonietta De Pace ha combattuto in prima persona ed è entrata trionfalmente a Napoli accanto a Garibaldi il 7 settembre dello scorso anno, Jessie White Mario ha difeso l‟unità d‟Italia con la sua penna sul Daily News londinese e ha fatto l‟infermiera al servizio dei garibaldini. E tante altre sono le loro imprese e le donne che hanno contribuito alla nascita del Regno d‟Italia. Perciò dobbiamo essere fieri degli uomini ma anche delle donne che hanno rischiato la vita per noi e per il Nostro Paese. Marta Martina - Maria Sofia Nigro Agnese Suriano

Intervista a Garibaldi

Le

guide descrivono l‟incantevole paesaggio di Caprera, ma la realtà supera l‟immaginazione. Adesso comprendiamo il generale, perché ha scelto questo angolo di paradiso per riposarsi dopo tante battaglie. Ci riteniamo fortunati di essere gli unici giornalisti italiani a cui ha deciso di concedere un‟intervista. Lui che preferisce la stampa americana. Ci sta aspettando e ci accoglie nella sua comoda casa all‟interno della sua fazenda, che poi visiteremo. Ci offre un bicchie-

Lo Statuto Albertino

O

ggi è stato proclamato il Regno d‟Italia. Il re Vittorio Emanuele II ha esteso lo Statuto Albertino, chiamato così in onore di Carlo Alberto che lo ha adottato nel 1848 come carta costituzionale del Regno Sardo, a tutto il Regno. È l‟unica Costituzione dei Regni italiani rimasta in vigore. Il popolo non è più formato da sudditi soggetti all‟arbitrio del sovrano, ma da cittadini a cui vengono riconosciuti sacri diritti. Un esempio lo dimostra l‟art. 29: «Tutte le proprietà, senza alcuna eccezione, sono inviolabili. Tuttavia quando l‟interesse pubblico legalmente accettato, lo esiga, si può essere tenuti a cederle in tutto o in parte, mediante una giusta indennità conformemente alle leggi». Precedentemente

all‟allargamento dello Statuto a tutta l‟Italia, le leggi erano costituite solo per le due regioni sabaude, ma prima dell‟unione italiana lo Statuto è stato aggiornato, con norme sul Parlamento, sui deputati e sui cittadini, che hanno il fine di garantire la rappresentanza. Infatti, con questo atto la direzione del nostro Stato non è controllata più dal re ma dal parlamento. Queste norme regolano anche i rapporti con il papa e con la chiesa e segnano una nuova epoca in cui, come dice Cavour, abbiamo una libera Chiesa in un libero Stato. Marika Corallo - Diego De Tommasi Andrea Fiesole - Marta Quarta Giorgia Russo

re di tequila, si accende un grosso toscano ed è pronto per le nostre domande.

Generale, oggi a Torino viene proclamato il Regno d’Italia. Ma lei è solo, come se non fosse felice. «E come si può essere felici! Non a Torino si doveva celebrare l‟evento, ma a Roma».

Però l’unità è già un ottimo risultato. Prima o poi verrà anche Roma capitale. Continua alla pagina seguente >>

Il nostro re

V

ittorio Emanuele II nasce a Torino da Carlo Alberto di Savoia e Maria Teresa d‟Asburgo il 14 marzo 1820. Nel 1849 diviene l‟ultimo re di Sardegna e nel 1859, a capo delle truppe piemontesi invade lo Stato Pontificio, che riesce a riconquistare nella battaglia di Castelfidardo. Garibaldi riesce a sconfiggere l‟esercito borbonico e il 26 ottobre 1860, nell‟incontro di Teano, consegna a Vittorio Emanuele II

tutti i territori dell‟ex Regno delle due Sicilie. Quindi l‟incontro con Giuseppe Garibaldi, avvenuto a Teano porta all‟unificazione, oggi, dell‟Italia. Luca Dimitri Francesca Culiersi Harsha Kumara Annapaola Mazzotta


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150 << Continua dalla pagina precedente

Il generale sospira a lungo, poi risponde: «Beh, speriamo che sia prima che io muoia».

Sicuramente lei non se ne starà con le mani in mano e si starà preparando per avvicinare il momento in cui Roma diventerà capitale.

«No, non è cosi… Io sto bene qua a casa mia con gli animali, l‟orto, l‟aria pulita... Venite che vi porto un po‟ in giro». Il generale si alza, poggia il suo bicchiere di tequila e ci porta a spasso per la sua immensa tenuta. Ci mostra con orgoglio i suoi animali che lui alleva. C‟è su un prato un asino che bruca l‟erba, il generale ce lo indica e ci chiede: «Volete sapere come si chiama? PIO IX! Ma questo è più intelligente». Oramai si è fatta sera. Salutiamo il generale che ci accompagna al molo dove ci aspetta la barca del pescatore che ci riporterà sulla terraferma. Ci vediamo a Roma, generale.

Unità Intervista a Giuseppe Mazzini

C

ari lettori, ci troviamo oggi a Londra per intervistare una persona che tanto ha contribuito all‟Unità d‟Italia, risvegliando le coscienze e dando l‟esempio con lotta e sacrificio: Giuseppe Mazzini.

Secondo Lei perché è meglio la Repubblica?

«Credo che sia meglio la Repubblica perché il popolo deve essere artefice del proprio destino e non deve avere nessun padrone, neanche un re costituzionale».

Lei ha detto: «Costruire l’Italia in Nazione una, indipendente, libera, repubblicana». È contento del risultato che ha ottenuto e per cui ha combattuto tanto? «In parte sono contento perché ho dato un contributo importante per l‟Unità d‟Italia. D‟altra parte invece no, perché la maggior parte degli italiani ha preferito il re».

I suoi moti erano ispirati a un’ideologia repubblicana e antimonarchica, quindi fu perseguitato da tutte le monarchie italiane dell’epoca. Come riuscì a contrastarle? «Il mio primo moto fallì come quelli successivi ma io ero convinto, ancora una volta, della validità dei miei ideali politici e morali e agii creando associazioni e fondando riviste. Il numero di uomini e donne che vi hanno aderito mi ha dato la forza per continuare».

Perché Lei ha preferito l’esilio quando poteva scegliere il confino interno?

Pierangelo Blasi Simone Conte Gianmarco Scardino

i gruppi di Filippo Buonarroti, in modo da diffondere le mie idee».

Dato che ha costruito molte associazioni in varie nazioni si aspettava un aiuto da queste per fare la Repubblica in Italia?

«No, sinceramente no perché le mie associazioni erano ormai decadute, anche se avevano contribuito a diffondere gli ideali di libertà e di indipendenza, e quindi coloro che rimanevano non potevano più darmi una mano».

Perché decise di appoggiare moralmente la spedizione dei Mille di Garibaldi? «La ritenevo una valida opposizione a Cavour. Purtroppo è stata decretata la monarchia, ma io continuerò a battermi per la Repubblica».

Dato che lei è repubblicano, si aspettava che l’Italia fosse una Repubblica sin dagli inizi, ma è contento dell’Unità? «Sì, sinceramente mi sarei aspettato la Repubblica, però sono contento dell‟Unità d‟Italia».

«Ho scelto l‟esilio perché sarei stato in contatto con la Svizzera, le città di Lione e Marsiglia e con

Gianluigi Ciurlia Francesco Serracca

Intervista a Camillo Benso, conte di Cavour

A

bbiamo il piacere di intervistare il protagonista politico dell‟Unità d‟Italia, colui che grazie alla sua abilità nel tessere alleanze e nel difendere i principi del liberalismo ha guidato l‟unificazione sotto la Corona Sabauda.

Ci parla del suo rapporto con la Chiesa e il suo Stato?

«Come ben sapete, io sono per l‟idea che Stato e Chiesa siano due istituzioni ben distinte, che debbano rimanere separate e in tal senso sto lavorando già da tempo».

Qual è stato il ruolo della spedizione dei Mille?

«Il ruolo della spedizione dei Mille, capeggiati da Garibaldi, è stato quello di contribuire all‟unificazione dell‟Italia. Se mi permettete, anch‟io mi definirei un protagonista della spedizione dei Mille, perché io ho dato l‟incarico a Garibaldi di unificare l‟Italia».

Dopo la seconda guerra d’indipendenza cosa accadde?

«La seconda guerra d‟indipendenza terminò l‟11 luglio 1959 permettendo l‟acquisizione della Lombardia. Rimase

escluso il Veneto, ma l‟estendersi del movimento democratico nazionale suscitò nei francesi il timore della creazione di uno Stato italiano unitario troppo forte e quindi l‟armistizio di Villafranca provocò il temporaneo congelamento dei moti e la mia decisione di allontanarmi dalla guida del governo».

La lontananza dal governo fu una cosa momentanea?

«Sì, e appena ritornato alla presidenza del Consiglio riuscii a utilizzare a mio vantaggio la momentanea freddezza nei rapporti con la Francia, riordinando così la contemporanea invasione dello Stato pontificio e rinnovando la fedeltà di Giuseppe Garibaldi con il motto: “Italia e Vittorio Emanuele”».

La fondazione, nel dicembre 1847, del quotidiano «Il

Risorgimento» segnò l’avvio del suo impegno politico.

«Come ben sapete, il quotidiano “Il Risorgimento” segnò l‟avvio del mio impegno politico e, secondo la mia opinione, una profonda ristrutturazione delle istituzioni politiche piemontesi e la creazione di uno Stato territoriale ampio e unito in Italia. Solo ciò può rendere possibile il processo di sviluppo e crescita economico-sociale che è stato promosso, quindi, da me».

Lei nel 1850 venne a far parte del gabinetto d’Azeglio, subito dopo divenne ministro delle Finanze, per poi diventare nel 1852 presidente del Consiglio. Di tutto ciò è fiero?

«Sì, ovviamente sono fiero di me, perché prima di diventare quel che sono ora,

quindi presidente del Consiglio, ho dovuto faticare molto e di questo sono più che soddisfatto. Prima della mia nomina, avevo già in mente un programma politico ben chiaro e definito, però avevo un solo ostacolo: non godevo con tutto il mio potenziale della simpatia del Parlamento».

Perché?

«Non godevo dell‟appoggio del Parlamento, in quanto la sinistra non credeva nelle mie intenzioni riformatrici, mentre dalle destre ero considerato addirittura un pericoloso giacobino».

Qual è il suo orientamento politico?

«Innanzitutto in politica interna desidero fare del Piemonte uno Stato costituzionale ispirato a un liberismo misurato e progressivo». Marika Corallo Andrea Fiesole Marta Quarta Giorgia Russo Diego De Tommasi


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Speciale

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Anno scolastico 2010-2011

Cristina Belgiojoso

ristina Belgiojoso fu una protagonista del Risorgimento Italiano. Fu sostenitrice instancabile della lotta per l‟unità nazionale, si prese anche cura dell‟organizzazione della sanità durante la Repubblica Romana del 1849. Fu la fondatrice degli asili infantili e delle prime scuole elementari e istituti femminili per i figli dei contadini. Fu costretta a esiliare a Parigi dove fondò un salotto intellettuale e politico, tornata in Lombardia si impegnò a sostenere i diritti delle donne. Cristina Belgiojoso era figlia di Gerolamo Trivulzio e Vittoria Dei Marchesi Gherardini. Molto piccola perse il padre, ma la madre poco dopo si risposò con Alessandro Visconti d‟Aragona ed ebbe un figlio maschio e tre figlie femmine. Di Cristina non si sa molto e si hanno solo delle informazioni prese da una lettera scritta alla sua amica Ernesta Bisi, quest‟ultima era la sua maestra di disegno, di canto e di altre forme d‟arte. Anche se tra le due c‟era molta differenza d‟età, diventarono grandi amiche. Il momento più im-

portante della sua giovinezza fu il matrimonio con il principe Emilio Barbiano di Belgiojoso da cui prese il suo secondo cognome. Si sposò nella chiesa di S. Fedele a Milano il 24 Settembre 1924, aveva solo 16 anni quando diventò principessa. Il loro matrimonio non durò molto, in realtà non divorziarono mai, si separarono per alcuni anni e rimasero buoni amici. Alla fine degli anni Venti Cristina, dopo l‟arresto del patrigno, si avvicinò alle persone coinvolte nella liberazione di costui. A lei arrivavano richieste di soldi per fini patriottici, in modo da aiutare i poveri italiani. Nel 1834

donò 30.000 lire per finanziare il colpo di mano mazziniano del Regno di Sardegna. La nobildonna aveva ricamato la bandiera degli insorti con le proprie mani. Cristina Belgiojoso continuò la sua opera politica cercando di convincere tutti a muoversi per l‟unione italiana. Per ottenere l‟unione dell‟Italia bisognava appoggiare la monarchia dei Savoia. Nel 1848 si trovò a Milano durante l‟insurrezione conosciuta come “le cinque giornate di Milano”, pagò il viaggio a molti napoletani che decisero di seguirla. Un anno dopo Cristina si trovò nel corso dell‟insurrezione a Roma e fu protagonista della Repubblica Romana, a lei assegnarono l‟organizzazione degli ospedali. Morì nel 1871 a 63 anni e venne sepolta a Locate. Nella sua vita aveva avuto delle avventure e molte sofferenze, si era votata alla causa italiana, ma al suo funerale non partecipò nessuno dei politici italiani. Carlotta Caiaffa Cristiana La Greca

150 anni fa… l’Unità!

P

oiché quest‟anno si celebrano i 150 anni dell‟unità d‟Italia abbiamo deciso di parlare di questo grande avvenimento. Tra il 1859 e il 1870 (con la presa di Roma) l‟Italia si unificò grazie alla vittoria militare degli eserciti franco-piemontesi e dal contemporaneo sfaldarsi dei vari stati italiani che avevano legato la loro sorte alla presenza dell‟Austria al Nord e dei Borboni al Sud. Il 17 marzo del 1861 venne proclamato il Regno d‟Italia sotto il re Vittorio Emanuele II. Il nuovo stato non aveva tradizioni politiche univoche ma si basava su una nazione culturale che costituiva un forte elemento unitario in tutto il paese: uno stato, come scrive lo storico svizzero Wermer Kaegi che aveva “un‟effettiva conoscenza nazionale” anche se priva di forma politica. Cominciò a diffondersi l‟idea che l‟Italia unita sarebbe stata fattore di stabilità per tutta l‟Europa. La spedizione dei Mille fu la grande occasione: trasformare il Risorgimento da un movimento di poche persone a un grande movimento popolare, occasione persa da quei giovani che si trasferirono nella Sicilia.

La Breccia di Porta Pia

La

presa di Roma (20 settembre 1870), chiamata anche Breccia di Porta Pia, fu l‟episodio del Risorgimento in cui Roma fu unita al Regno d‟Italia. Questo evento decretò la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei papi. L‟anno successivo la capitale fu spostata da Firenze a Roma. Il desiderio di porre Roma a capitale del nuovo Regno d‟Italia era stato esplicitato tanti prima. Il principio era quello di Cavour “libera Chiesa in libero Stato”, assicurando ai cattolici l‟indipendenza del pontefice dal potere civile. I FATTI Il 10 settembre le truppe di spedizione italiane, stanziate in Umbria si diressero verso Roma. Erano circa 50.000 uomini agli ordini del generale Raffaele Cadorna, mentre l‟esercito pontificio contava solo 13.000 uomini comandati dal generale Ermann Kanzler. Dopo tre giorni di inutile attesa (durante i quali si aspettò invano la dichiarazione di resa), la mattina del 20 settembre, l‟artiglieria dell‟esercito italiano aprì una breccia di circa 30 metri nelle mura della

Garibaldi aveva promesso, dopo aver assunto la guida dell‟isola per ordine di Vittorio Emanuele II, di abolirne le tasse che gravavano sull‟isola. Queste promesse però non attirarono, almeno inizialmente, un numero consistente di siciliani. Il primo scontro ebbe comunque esito positivo per i Mille. Da questo momento iniziò la guerra tra contadini e piemontesi perché questi ultimi dicevano di voler portare libertà e scuole in Sicilia, ma i contadini non vedevano alcun cambiamento. Lo storico Giustino Fortunato dice che l‟unità d‟Italia ha portato soprattutto guai. I contadini erano abituati a essere dominati da uno straniero e speravano che l‟avvento dell‟Italia li liberasse dalla povertà. Ma la spedizione dei Mille aveva il solo obbiettivo di formare uno stato unitario. La popolazione, dopo l‟unità, aumentò di molto. La nuova Italia prendeva come modello la struttura politica della Francia. Tutto ciò portò alla piemontesizzazione dove il nuovo stato veniva diviso in province. L‟Italia sin dall‟inizio trovò difficoltà nel formulare le proprie leggi, ciò era determinato dalla povertà del paese, a questo problema finanziario è

città, accanto Porta Pia che consentì a due battaglioni di occupare la città. Pio IX si ritirò in Vaticano dichiarandosi “prigioniero” fino alla morte, proibendo ai cattolici di occuparsi della politica italiana. Il Parlamento italiano per cercare di risolvere la questione promulgò nel 1871 la legge delle “Guarentigie” che garantiva la reciproca indipendenza allo Stato e alla Chiesa. Inoltre al pontefice veniva riconosciuto l‟inviolabilità della persona e il diritto ad avere al proprio servizio guardie armate a difesa dei palazzi di proprietà della Chiesa: Vaticano, Laterano, Cancelleria e villa di Castel Gandolfo. Ma il papa non accettò l‟unilaterale riappacificazione proposta dal governo il quale non cambiò il suo atteggiamento. Questa situazione, indicata come “questione romana” perdurò fino ai Patti Lateranensi nel 1929 quando lo Stato italiano riconobbe lo Stato della Chiesa e lo risarcì economicamente per i beni sottratti agli enti ecclesiastici. Vincenzo De Rasis Francesco Serracca

legata la creazione di un‟unica moneta. Oltre a questi problemi se ne aggiunsero altri: l‟analfabetismo e la mancanza di infrastrutture che collegavano le varie province italiane. Ma nei primi anni il principale problema fu il brigantaggio nel Sud Italia che fu uno dei fenomeni che portò a parlare di “questione meridionale”. Il Regno d‟Italia finì nel 1946 con la nascita della Repubblica. Gianluigi Ciurlia Nicolò De Paolis Cristiano Moschettini


Maggio 2011

Speciale

A colloquio con Gioacchino Stampacchia

Ho

l’onore di intervistare un medico leccese che si è distinto nel Risorgimento italiano: Gioacchino Stampacchia.

Signor Stampacchia, dove e quando è nato? Io sono nato a Lequile, il 21 aprile 1904.

Innanzitutto, l’università.

lei

ha

frequentato

Sì, mi sono laureato in medicina a Napoli.

Ha fondato delle associazioni insurrezionali. Quali erano? L‟Accademia antiborbonica dell‟“Olivo” e “l‟Accademia Ammirato”.

Quando, dopo la laurea, lei è ritornato da Napoli a Lecce ha aderito agli ideali della Giovine Italia? Sì, ebbero grande consenso e vi aderirono con me moltissimi giovani leccesi.

Oltre alla medicina, lei aveva altri interessi? Sicuro. Mi piaceva molto la poesia, così ho scritto tanto sui periodici dell‟epoca.

Si ricorda il nome del primo periodico su cui ha scritto degli articoli? Il primo periodico è stato “Filosofo Barba Bianca”.

I libri che pubblicava trattavano tutti dello stesso argomento?

Non tutti, ma molti erano trattati di medicina, come “Un nuovo antisettico” e “Batteriologia e Bacillomania”.

Nella biblioteca provinciale di Lecce “N. Bernardini” oggi sono conservati molti suoi manoscritti: quali sono?

Si tratta di dodici volumi che raccolgono un epistolario tra me e tante personalità dell‟epoca, sia italiane che straniere, soprattutto Luigi De Simone e Cosimo De Giorgi. Sono divisi in “Lettere memorabili”, “Lettere erudite” e “Lettere varie”.

Quando si trasferì a Torino?

Mi trasferii nel 1865, in seguito ai moti di Toscana.

Perché?

Perché a quel tempo c‟erano molti “finti” liberali, che facevano di tutto per farmi dimettere dalle cariche pubbliche. Soprattutto mi tolsero un incarico al Municipio e quello di medico condotto a Squinzano, nonostante avessi salvato tantissima gente dall‟epidemia di colera.

Quindi non esistevano liberali veri?

No, non volevo dire questo. Esistevano quelli veri, che si sacrificarono per amore della nazione. Ma esistevano anche quelli che agivano per scopi propri.

Come ultima domanda le vorrei chiedere se 150 anni fa (nel 1861) si aspettava l’Italia di oggi.

Noi eravamo ancora lontani da un governo repubblicano, ma pensavamo a una nazione per sempre unita. Non avremmo mai immaginato che nel 2011 qualcuno potesse pensare di realizzare una divisione dello stato tra Nord e Sud, dimenticando i sacrifici di tanti italiani, soprattutto meridionali, per arrivare all‟unità d‟Italia. Chiara Suraci

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Tutti i cittadini ha nno pari dignità so ciale, senza distinzioni di razza, sesso, relig ione, lingua, ecc.

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anni

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Intervista impossibile a Sigismondo Castromediano

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ignor Sigismondo, dove e quando è nato? Quale attività svolgeva? Io sono nato il 20 gennaio 1811 a Cavallino. Ero archeologo e letterato.

Sig. Sigismondo qual è la sua idea d’Italia? Secondo me l‟Italia dovrebbe essere unita, senza divisioni, sotto un‟unica bandiera che rappresenti tutto il popolo.

Lei si è unito al Circolo Patriottico Salentino e alla Giovine Italia di Mazzini. Con quali intenzioni? Per far sentire la mia voce e collaborare con Oronzo De Donno, Annibale D‟Ambrosio e altri patrioti, per far tutelare e garantire i diritti di tutti i cittadini e per oppormi con ogni mezzo lecito a qualsiasi tentativo di violarli.

Lei nel 1850 è stato condannato a trent’anni, insieme ad altri come Verri o Stampacchia, accusato di aver provocato la sommossa antiborbonica a Lecce. Durante gli anni di galera, ha cambiato idea su ciò che voleva prima della carcerazione?

Non ho cambiato e non cambierò mai il mio pensiero politico e manterrò sempre alta la mia dignità morale anche dopo lunghe pene e lunghe torture nelle celle borboniche.

Lei è evaso nel 1859 ed è fuggito in Irlanda, poi è ritornato a Torino dove è stato accolto e aiutato da Vittorio Emanuele II e da Camillo Benso di Cavour. E poi ha partecipato alla realizzazione del suo sogno: un’Italia unita. Quali sono state le sue emozioni e sensazioni? Sono stato molto contento e felice. Finalmente, dopo tante pene e torture, sono riuscito nello scopo, mio e di tanti altri come me, il sogno di un‟Italia unita.

Infine dopo essere stato nominato deputato nel Parlamento italiano, lei è tornato nella sua terra. Perché? Il Salento rimarrà per sempre la terra dove sono cresciuto e mi sono formato. Dopo aver realizzato, il mio sogno vi sono ritornato per arricchirne e migliorarne le condizioni sociali e culturali.

Matteo D’Oria


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anni

Speciale

Anno scolastico 2010-2011

Come eravamo e come siamo, tra legalità e cittadinanza

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Ce lo raccontano i documenti dell’Archivio di Stato

onoscere la nostra storia è indispensabile per costruire un futuro migliore, ma è anche importante comprendere il “valore” delle leggi e dello Stato. Infatti, essere cittadini significa anche essere consapevoli della realtà in cui viviamo per poter partecipare allo sviluppo sociale, economico, politico e culturale del proprio paese. I ragazzi hanno spesso un interesse superficiale per queste tematiche, pochi si informano volontariamente di storia e politica in quanto sono distratti da altro, ma quando sono stimolati e incuriositi, riescono a comprenderne la funzione e l‟utilità. Quest‟anno, anniversario dei 150 anni dell‟Unità d‟Italia, forse anche noi alunni di scuola media ci sentiamo più disponibili alla riflessione critica su alcuni eventi significativi della storia che ci hanno permesso di far parte di una nazione giovane, ma ispirata a valori e principi universali: rispettosa della dignità della persona e dei suoi diritti inviolabili, contraria alla guerra, garante dell‟uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, solidale e tollerante, promotrice di cultura rispettosa dell‟ambiente. Sappiamo che studiare ed essere informati, conoscere il nostro passato, le leggi e l‟organizzazione del nostro Stato sono un diritto e un dovere di noi ragazzi, in quanto solo così potremo formare una generazione di cittadini attivi e sensibili al bene collettivo. A volte, però, studiando, non siamo consapevoli di quanto sia difficile ricostruire il passato e, spesso, ci chiediamo: “come abbiamo fatto a diventare quello che siamo?”. Le occasioni per comprenderlo non sono molte, ma alcuni alunni della scuola media statale “Antonio Galateo” di Lecce, oggi ne sono un po‟ più consapevoli, anche grazie a una lezione sull‟Archivio di Stato della città, tenuta dal dott. De Meo. Attraverso la lettura e l‟analisi di documenti unici e ufficiali, relativi alla prima metà del 1800, noi ragazzi abbiamo capito quanto il desiderio di libertà e indipendenza fosse sentito, nel periodo risorgimentale, anche dalle popolazioni meridionali. In una comunicazione, trasmessa nel 1828 da Napoli a Lecce, si mettevano in guardia le autorità locali circa la possibile presenza sul territorio di persone “strane e sospette”, probabilmente membri di società segrete, che si sarebbero potute riconoscere per l‟uso di barba e pizzetto e di bottoni con figure di animali. Al 1829 risale un documento che invitava la polizia locale a vigilare per reprimere eventuali moti popolari che si sarebbero potuti verificare in occasione dell‟anniversario dei moti del 1820/21, anche se la situazione sembrava calma e c‟era ordine e tranquillità. In un altro documento, del 3 Marzo 1850, affisso di notte nelle strade di Gallipoli, erano riportate le posizioni politiche di alcuni cittadini salentini e le firme di ognuno.

Un primo gruppo, formato da liberali democratici, chiedeva franchigie, libertà per il popolo e una nuova Costituzione, dopo che il re Ferdinando II aveva abolito la precedente. Un secondo gruppo, aderente alla Società di propaganda Austro-Russo-Gesuitica, con a capo Don Domenico Briganti, giurava di difendere il re, “anche se avesse dovuto calpestare le ossa dei propri genitori”. Nell‟ultimo documento del 1854 veniva trasmesso a Lecce l‟identikit di Mazzini, descritto come “noto, triste soggetto”. Era precisato che aveva 46 anni, che era basso e con occhi, capelli, barba e baffi neri. Aveva il viso color terra con la fronte alta e spaziosa, il naso aquilino, la bocca grande e i denti lunghi. Si sottolineava anche che vestiva di nero, gesticolava molto nel parlare, ma aveva maniere nobili e abitudini dell‟alta società. Si concludeva dicendo che aveva due passaporti, uno americano e uno inglese. Abbiamo anche saputo che molti patrioti salentini sono stati processati e condannati a morte o alla reclusione per molti anni, come Giuseppe Libertini, Antonietta De Pace, Sigismondo Castromediano. Altri, invece, sono morti combattendo durante i vari moti del 1820/1821 o del 1830/31 e al fianco dei Savoia e di Garibaldi, durate le tre guerre d‟indipendenza. Alla fine dell‟attività abbiamo provato a confrontare la storia nazionale con quella locale e a interpretare i dati, così abbiamo scoperto che anche in Terra d‟Otranto, cioè le attuali province di Brindisi, Lecce e Taranto, erano molto attivi gruppi carbonari, mazziniani e garibaldini, i cui membri utilizzavano vari sistemi per riconoscersi tra loro, pur rimanendo nell‟anonimato. La popolazione locale sembrava tranquilla, ma c‟era il rischio di sollevazioni e molti continuavano a chiedere la Costituzione, mentre Mazzini era conosciuto anche nel Salento ed era ricercato. Ferdinando II di Borbone, sovrano del Regno di Napoli era preoccupato della situazione e, tramite comunicazioni della sua polizia, da Napoli inviava ordini e dava informazioni all‟Intendente di Terra d‟Otranto, corrispondente alla figura dell‟attuale Prefetto. Oltre alle notizie specifiche sul periodo risorgimentale, il nostro relatore ci ha parlato dell‟Archivio di Stato, delle sue funzioni e di altri documenti che conserva: atti privati o pubblici medioevali su pergamena e protocolli notarili dal 1542 al 1905. L‟esperienza cui abbiamo partecipato, interessante e istruttiva, ci ha fatto pensare a tutti quelli che si sono impegnati, e a volte sacrificati, per renderci quello che siamo, e abbiamo compreso che è importante custodire ciò che ci può aiutare a conoscere e ricostruire il nostro passato migliore.

Chiara De Giorgi Chiara Perrone Mario Santino

L’Archivio di Stato conserva tutta la documentazione degli uffici statali e dei notai

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li archivi di Stato, uffici periferici del ministero dei Beni culturali, sono dei grandi contenitori che, in ogni città capoluogo di provincia, conservano tutta la documentazione degli uffici statali periferici: polizia, tribunali, catasto, motorizzazione. Conservano anche tutti gli atti dei notai, esclusi quelli degli ultimi 100 anni, e documenti delle corporazioni religiose, soppresse dal 1867. In Italia in cittadine ricche di storia ci sono trentacinque sezioni staccate dell‟Ufficio. In Puglia, attualmente ci sono cinque archivi e le sezioni staccate si trovano a Trani e a Lucera. I documenti presenti negli Archivi sono unici e irripetibili, cioè non ne esiste copia in nessun altro ufficio o archivio. Gli archivi sono nati nel periodo napoleonico quando si diffuse l‟idea che era necessaria la cura dei documenti di stato, beni demaniali, e la loro libera consultazione. Anche oggi ogni ufficio statale conserva documentazione e atti presso la propria sede per quarant‟anni e, successivamente, li deposita nell‟Archivio di Stato che li custodisce. L‟archiviazione dei documenti ha la funzione di formare una memoria storica al fine di promuovere e diffondere la cultura, attraverso lo studio e la ricostruzione della storia del territorio, della sua economia, della società, della politica, della cultura e dell‟ambiente. Oggi tutti i documenti in Archivio sono consultabili con due eccezioni: se non si ha l‟autorizzazione del Tribunale non è possibile consultare i documenti politici degli ultimi 50 anni e i docu-

menti che riguardano la storia privata delle famiglie degli ultimi 70 anni (atti riferibili al credo religioso, al sesso, a processi). Ai minori di diciotto anni non è consentito l‟accesso all‟archivio perché riscontrerebbero difficoltà oggettive nell‟interpretazione dei documenti in quanto fino al 1700 si usavano molto le abbreviazioni, il latino o i dialetti. Nell‟Archivio di Lecce, il documento più antico risale al 1140, è scritto in latino e su pergamena ed è un contratto di vendita di un giardino di Ostuni, da parte di un cittadino di nome Candido, alla badessa Guimarca del monastero di San Giovanni Evangelista di Lecce. I contraenti sono indicati solo con il nome (a volte con il soprannome) in tutti i documenti più antichi, i cognomi sono usati dalla fine del 1700. Il documento più importante, però, è un atto ufficiale del 1142, proveniente dalla Cancelleria del re normanno Ruggero II: è la donazione della chiesa di Sant‟Andrea al mare, con il territorio circostante, sempre al monastero di San Giovanni Evangelista. Il documento è particolarmente importante perché alla fine c‟è la “rota”, cioè il simbolo della cancelleria del re, due cerchi concentrici tagliati da una croce, cioè la firma abbreviata del sovrano. All‟interno della rota c‟è scritto che Ruggero II governa per grazia di Dio e sono elencati tutti i suoi titoli: re di Sicilia, duca di Puglia, principe di Capua. La documentazione più consultata nell‟Archivio di Lecce è quella formata dai 35.000 protocolli notarili, cioè dei volumi rivestiti in pergamena, di formato variabile, che contengono molti documenti manoscritti, compilati dal 1542 al 1905 da notai. Molti studiosi li analizzano per ricavare informazioni di tutti i tipi sulla città di Lecce e provincia: sulle famiglie, le città, le campagne, le chiese, i castelli, la popolazione, i commerci e gli antichi mestieri, come il venditore di neve. L‟Archivio di Stato di Lecce si trova in via Sozy Carafa. Chiara De Giorgi Chiara Perrone Mario Santino


Maggio 2011

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50 anni dell’album Panini

album calciatori “Panini” nacque nel 1961 da un‟idea dei fratelli Giuseppe, Benito, Franco e Umberto Panini. Proprio quest‟anno “Calciatori” festeggia il suo cinquantesimo compleanno. Per chi non aveva la televisione l‟album era molto importante e serviva per imparare i nomi dei calciatori delle squadre di Serie A e di Serie B. Nel corso degli anni l‟album dei calciatori è diventato un passatempo e un hobby di tutti i ragazzi. Chi colleziona gli album, sfogliando questi ultimi da grande ricor-

derà i calciatori dei suoi tempi, i risultati delle partite più belle e le curiosità di tutte le squadre italiane. Noi ragazzi collezioniamo tutti le figurine di calciatori “Panini”: le acquistiamo in edicola al prezzo di 60 centesimi al pacchetto. Però spesso ci capitano figurine uguali a quelle che già possediamo, quindi noi non inseriamo queste ultime nell‟album ma le scambiamo con i nostri amici che, come noi, fanno la collezione. Luca Dimitri Harsha Kumara Evan Pagliara

Ruben Olivera fa sognare il Lecce

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Canio e la dirigenza del Lecce gli hanno dato fiducia e lui l‟ha ricambiata, Rubén Olivera, centrocampista offensivo uruguaiano, dotato di buona tecnica, prelevato a costo zero dal Lecce in seguito allo svincolamento dal Penarol. Ha giocato in Serie A già con Juventus, Genoa e Sampdoria e ora in forza a Lecce per mantenere la squadra salentina che ora si trova in zona salvezza con 34 punti. Olivera ha segnato quattro gol in questo campionato ed è diventato il regista della squadra grazie ai suoi passaggi millimetrici, purtroppo alcuni atteggiamenti di questo giocatore potrebbero irritare tifosi e allenatore.

Il giocatore, nato a Montevideo, debutta nel Danubio e viene poi acquistato dalla Juventus nella quale gioca solo 3 partite, viene ceduto in prestito all‟atletico Madrid, ritornato alla Juventus viene impiegato da Fabio Capello come esterno di centrocampo, ruolo in cui riesce a esplodere e in cui segna molti gol che portano alla vittoria dello scudetto che viene poi revocato per lo scandalo di Calciopoli. Nella stagione 2006/07 viene ceduto in prestito alla Sampdoria e a seguire Penarol, Genoa, Penarol. Nel calciomercato estivo firma un contratto triennale con il Lecce. Cristiano Moschettini

Tempo di sport al “Galateo”

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anno 2010/11 per i ragazzi della scuola media “A. Galateo” di Lecce si è da subito presentato come un anno ricco di iniziative sportive di tutti i tipi. Il dodici ottobre scorso la classe I D ha preso parte alla manifestazione “Un campione per amico”, tenutasi presso il palazzetto “San Giuseppe da Copertino”. Ad attenderli erano presenti quattro stelle “del firmamento sportivo” italiano: il tennista Adriano Panatta, il ginnasta Juri Chechi, il pallavolista Andrea Lucchetta e l‟ex calciatore Francesco Graziani. I campioni hanno parlato dell‟importanza dello sport nella vita di tutti i giovani e, successivamente, hanno seguito i ragazzi mentre facevano esercizi. Successivamente, il 14 ottobre la classe 3 A ha partecipato alla quinta giornata dello sport paraolimpico, tenutasi presso il palazzetto “Palasport” di piazza Palio di Lecce. Per gli studenti della scuola queste giornate sono state indimenticabili e altamente formative. Ma le soddisfazioni non sono finite per l‟“Antonio Galateo”: il 5 novembre hanno avuto luogo le selezioni d‟istituto della corsa campestre. I partecipanti (40 ragazzi e 20 ragazze) scelti fra gli alunni delle classi di seconda e terza hanno

gareggiato e, alla fine, i ragazzi, che avevano ottenuto i risultati migliori, si sono recati al campo scuola “L. Montefusco”, il giorno 9 novembre 2010, per disputare le gare provinciali. Tra questi vi erano:Gabriele Greco e De Giorni Giuseppe della 3 H, Delle Rose Marco della 3 A, Ferrara Giuseppe Jose e la riserva Verecondo Francesco della 3 B. Invece, le ragazze classificate sono state:Taurino Asia e De Giorni Martina della 2 D, Pareo Francesca e Molendini Chiara della 2 B e la riserva Marangio Arianna. I nostri compagni e le nostre compagne si sono classificati rispettivamente al quattordicesimo e al ventinovesimo posto, a livello provinciale, su 65 scuole partecipanti! Con i prof. Sacquegna e Pede, sono continuati gli allenamenti per la preparazione ai tornei provinciali di pallavolo, di atletica leggera (dove abbiamo conseguito il 2° posto salto in lungo femminile), corsa campestre, pista femminile e maschile, pallatamburello (piazzati alla semifinale maschile e femminile) e di orientiring (dove ha vinto la nostra campionessa Francesca Pareo).

Mario Santino Giuseppe Mazzariello Tommaso Vergine

David Di Michele Decisivo il suo contributo per la promozione in serie A dei giallorossi nel 2010

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avid Di Michele, nato a Guidona Montecelio (Roma) il 6 gennaio del 1976 è l‟attuale attaccante del Lecce. Ha esordito nella stagione 19931994 in Serie C1 con la Lodigiani a livello professionistico giocando 7 partite. Nel 1996 viene ingaggiato dal Foggia (in Serie B). A fine anno la squadra retrocede in Serie C1. Nel 1998 si trasferisce nella Salernitana, con la quale debutta in Serie A il 12 settembre 1998 in RomaSalernitana (3-1). Colleziona 26 presenze e 3 reti e a fine anno la Salernitana retrocede in Serie B. Nell‟agosto 2001 viene acquistato dall‟Udinese in Serie A, totalizzando 25 presenze e 5 reti nella stagione 2001-2002. Nel biennio seguente veste la maglia della Reggina. Torna all‟Udinese, nel 2004-2005, gioca 37 partite segnando 15 reti nella sua stagione più prolifica in Serie A e insieme a Antonio Di Natale e Vincenzo Iaquinta formò l‟attacco che raggiunse una storica qualificazione alla UEFA Champions League. Nel novembre 2004, in occasione della partita Lecce-Udinese, con i friulani vittoriosi al termine della partita, Di Michele mise a segno una doppietta ma finì la partita come portiere dopo l‟espulsione di Handanovič al 91‟ per fallo da ultimo uomo su Ledesma, respingendo il rigore di Mirko Vučinić sul risultato di 4-5. Nel gennaio 2006 viene acquistato dal Palermo, nel quale finisce la stagione 2005-2006 giocando 19 partite condite da 7 reti, di cui due all‟esordio in maglia rosanero. Nella stagione seguente, disputando uno splendido girone di andata, come tutta la squadra, rimanendo in testa alla classifica fino all‟undicesima giornata, salvo poi calare di forma nel girone di ritorno, realizza 9 reti in 29 partite. Disputa anche la Coppa UEFA segnando 1 gol in 4 partite. Il 5 luglio 2007 viene acquistato dal Torino

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per 3,8 milioni di euro. Il 30 luglio viene squalificato per 3 mesi a causa del suo coinvolgimento nel caso calcioscommesse. Ritorna in campo il 3 novembre in Torino-Milan (0-0) saltando praticamente quasi metà campionato. A fine stagione viene ceduto al West Ham, a pochi istanti dell‟1:00 del 2 settembre 2008 con la formula del prestito oneroso con diritto di riscatto. Debutta in Premier League il 13 settembre 2008 sostituendo l‟infortunato Dean Ashton. Il 20 settembre esordisce al Boleyn Ground segnando 2 gol e firmando un assist nella vittoria del West Ham sul Newcastle per 3-1. Alla fine della stagione, scaduto il prestito, il giocatore torna in Italia. Dopo la breve parentesi inglese torna al Torino, appena retrocesso in Serie B. Viene nominato capitano dal nuovo allenatore Stefano Colantuono. Il 1º febbraio 2010 si trasferisce in prestito al Lecce. Il 6 febbraio 2010, all‟esordio con la nuova maglia, segna il gol del definitivo 4-0 nella partita in trasferta contro il Frosinone. Di Michele si ambienta subito bene nel nuovo club e riceve la fiducia dell‟allenatore Luigi De Canio, che lo schiera titolare. Il suo contributo sarà decisivo per la promozione dei giallorossi in Serie A. Terminato il prestito fa ritorno al Torino, e il 31 agosto 2010, nell‟ultimo giorno di calciomercato, trova l‟accordo con il Lecce tornando così alla corte di Luigi De Canio. Il 12 settembre 2010, al nuovo esordio in giallorosso, segna il gol vittoria contro la Fiorentina (1-0) nella seconda giornata di campionato. Ha debuttato con la Nazionale il 30 marzo 2005, a 29 anni, schierato dal ct Marcello Lippi nell‟amichevole Italia-Islanda (0-0) giocata a Padova. Ha totalizzato 6 presenze in Nazionale. Francesco Serracca - Gianluigi Ciulria

La pallatamburello

nche quest‟anno ci sono stati i tornei di pallatamburello, sia maschili sia femminili: entrambi qualificati alle semifinali dei campionati provinciali. La pallatamburello è uno sport di antichissime origini, diffuso in Italia grazie ai romani. Una prima forma di campionato (italiano) si svolse nel 1896, un regolamento definitivo del gioco (o quasi) fu stabilito nel 1920 e dopo il 1930 i tamburellasti divennero veri e propri professionisti nella specialità di 3 e 5 giocatori per squadra. Attualmente questo gioco è praticato da uomini e donne in molte nazioni. È praticato soprattutto in Francia e Italia, infatti è uno dei giochi del pro-

gramma dei “Giochi del Mediterraneo”. Le regole principali: il campo è rettangolare; è un gioco di squadra; le due squadre sono composte da un minimo di 8 a un massimo di 10 giocatori; in campo i giocatori sono 5, sono disposti a M: due avanti, due dietro e uno al centro; gli altri giocatori (che sono 2 o 5) sono in panchina; non si usa la rete; la squadra, per guadagnare i punti, deve lanciare la pallina nel campo della squadra avversaria; i punti si contano: 15-30-40 e poi con l‟altro punto si finisce il gioco; non ci sono passaggi; la pallina si colpisce, ci può essere massimo un rimbalzo; ogni 3 giochi le squadre cambiano il campo. Agnese Suriano


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Anno scolastico 2010-2011


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