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Dall’interior al fashion design. Dall’automobile all’architettura. Chi pensa che sia finita qui sbaglia. Perché la nuova frontiera è il building. Il design che migliorerà l’ambiente e la qualità della vita firmato Pininfarina di Lara Mariani

>in principio fu la matita

Un design che sia soprattutto emozionale. Dove la funzione estetica prevale sulla funzione d’uso. «Perché la funzionalità fine a se stessa è assolutamente riduttiva. Indiscutibilmente meccanica. Io sono un ingegnere approdato al design e come tale non potrò mai tralasciare, dimenticare, trascurare la funzione d’uso. Ma sono convinto che l’oggetto debba parlare soprattutto un linguaggio estetico». Paolo Pininfarina mette in evidenza le priorità che il design deve rispettare, perché «l’estetica rappresenta il progresso, il futuro». E non solo per quanto riguarda l’oggettistica, l’arredamento e le automobili. Perché l’espansione del design ha prospettive molto più ampie. Lei si è definito un ingegnere approdato al design. Come riesce ad adattare le esigenze tecniche alle priorità estetiche? Il segreto è capire quali sono le funzioni che si vogliono soddisfare: la sostenibilità di un edificio, il raffred-

La sorpresa dell’uovo di cioccolato realizzato con Gobino, “N’Uovo”: una scultura in alluminio che raccoglie e avvolge con le sue forme essenziali e dinamiche gli strumenti del designer, le matite

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Paolo Pininfarina, Presidente e AD di Pininfarina Extra e Vicepresidente di Pininfarina SpA

damento di un motore di un’automobile, l’inserimento di un televisore in un letto. Partendo dalle necessità funzionali che fanno la differenza, che segnano l’innovazione di un prodotto, bisogna arrivare a esaltarne l’estetica e la funzione emozionale. Quindi si parte da un’esigenza pratica e successivamente questa viene investita dalla preponderante funzione estetica ed emozionale. Esattamente. A proposito vorrei citare le parole del mio amico Aldo Coretti, filosofo prestato al design, che una volta disse “non c’è etica

senza estetica”. Ma estetica è anche ispirazione. Da cosa viene alimentata la sua capacità creativa? Poco tempo fa mi è capitato di ascoltare un’intervista a Luciano Ligabue che ha fatto una dichiarazione che condivido assolutamente: “Non credo ci siano momenti magici in cui con la facilità di uno schiocco delle dita possa maturare una bella canzone”. Come nella musica, dietro ogni progetto c’è un grande lavoro, un grande studio. L’ispirazione immediata o innata non esiste.

Allora a chi o a cosa si riferisce quando è in cerca di idee? Alla storia, alle grandi vetture del passato, ai problemi risolti e alle soluzioni tecniche trovate in certi ambiti e poi trasportate in altri. E poi alla natura, alle sue forme, ai suoi materiali e ai suoi colori. Ma la vera fonte di ispirazione è il lavoro di squadra, perché oggi l’architetto o il designer non possono pensare neanche lontanamente di portare avanti singolarmente un progetto altamente complesso. Per ogni lavoro servono competenze specifiche di tipo inge-

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Gli interni di Torre Mexico, a Città del Messico, progettati da Pininfarina per la società messicana Gicsa

gneristico, ambientale e tecnologico. Compensabili solo con il lavoro d’équipe. Cosa caratterizza il progetto di squadra? L’attitudine mentale ad analizzare la concorrenza, a sviluppare la creatività in libertà e riportarla nei binari della fattibilità. Con la capacità di svilup-

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parla e definirla attraverso la tecnologia, renderla prototipo e infine realizzarla. Il design ormai è ovunque. Gli oggetti, le auto, persino l’edilizia. C’è ancora qualcosa che non è ancora stato investito da quest’onda? Gli ambienti in senso lato. Manca armonia nei centri urbani. Ci sono an-

cora troppi problemi di integrazione tra trasporto pubblico e privato, di parcheggio e di arredo urbano. Il futuro dovrà propendere verso il miglioramento degli ambienti e gli urbanisti, gli architetti e i designer dovranno impegnarsi a migliorare soprattutto la qualità della vita nel suo complesso.


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L’EDILIZIA VERTICALE È MOLTO PIÙ SOSTENIBILE RISPETTO A QUELLA ORIZZONTALE: OCCUPA MENO SUPERFICIE, RIDUCE LA MOBILITÀ DELLE PERSONE, CONSENTE DI DARE PIÙ SPAZIO ALLE AREE VERDI Si parla tanto di qualità della vita e dell’ambiente. Ma le soluzioni prospettabili sono fattibili? Questo è il secolo dell’ambiente. Ogni progetto, ogni azione vengono valutati in termini di impatto ambientale. Ma io non aderisco alla visione catastrofista. Voglio pensare

che dobbiamo reagire, mettere la tecnologia, i cervelli e la creatività a servizio del globo. Abbiamo come obiettivo le emissioni zero? Allora rivediamo tutta l’architettura dell’automobile per realizzare un oggetto completamente nuovo come l’auto elettrica.

Paradossalmente il problema ambientale si può trasformare in un’opportunità per fare innovazione. È vero. Il design e l’architettura devono cogliere le esigenze attuali per poi svilupparle e dare una forma estetica ai bisogni individuali e collettivi.

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In alto, Las Olas Marina, complesso residenziale di Cancun di cui Pininfarina sta progettando sia gli esterni che gli interni. In basso, la Ferrari P4/5 by Pininfarina, one-off realizzata per il collezionista americano Jim Glickenhaus

Secondo lei questa prospettiva è attuabile anche nell’edilizia? Dipende. Innanzitutto servirebbe un cambiamento di mentalità. Cosa intende? In Italia siamo molto meno propensi ad accettare l’innovazione. Ad esempio, nel nostro Paese c’è una inspiegabile resistenza verso l’edilizia verticale che, invece, per definizione,

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è molto più sostenibile rispetto a quella orizzontale: occupa meno superficie, riduce la mobilità delle persone, consente di dare più spazio alle aree verdi e quindi di migliorare la qualità della vita. In Italia invece i grattacieli vengono considerati mostri, enormi e inermi colate di cemento armato. Una posizione che contrasta il nuovo

stato dell’architettura e della bio-architettura che dimostra, al contrario, che l’edilizia verticale contribuisce a una maggiore sostenibilità. Sì, ma accade solo da noi. All’estero, dove forse c’è più ottimismo, e soprattutto dove hanno un passato e una storia meno incombente, sono più propensi ad accogliere il building design. A volte anche le esaspera-


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zioni, basti pensare alla penisola a forma di palma realizzata a Dubai. Se le chiedessero oggi di scegliere l’emblema del design, cosa risponderebbe? L’auto elettrica o il building design? «Risponderei, la matita. Al di là dell’analisi di mercato, al di là dei mezzi tecnologici, chi fa architettura, almeno nella fase embrionale del progetto, deve saper dialogare. E la matita è eccezionale. È il migliore mezzo di comunicazione. Un gruppo di persone che vuole elaborare un’idea non può riunirsi attorno a computer. A quel punto nessuno parlerebbe. Il disegno manuale invece stimola la discussione. È il miglior strumento di comunicazione utilizzabile nella fase iniziale del lavoro. La matita è il simbolo della creatività italiana, quella più calda nelle sue espressioni. La tecnologia viene dopo».

La reception del Keating Hotel di San Diego, California, il primo hotel firmato Pininfarina

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