Dossier Liguria 05 – 2012

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OSSIER

LIGURIA L’INTERVENTO

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Ferruccio Dardanello Paolo Buzzetti

PRIMO PIANO IN COPERTINA . . . . . . . . . . . . . . . . .16 Sandro Cepollina

ECONOMIA E FINANZA CREDITO & IMPRESE . . . . . . . . . . .40 Francesco Bellotti Riccio Da Passano Renzo Guccinelli Fabio Atzori

ASSET STRATEGICI . . . . . . . . . . . .22 Luciano Pasquale Raffaella Paita

MERCATO DEL LAVORO . . . . . . . . .52 Pietro Ichino Michele Tiraboschi Maurizio Sacconi Federico Vione

RITRATTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .28 Mario Monti

IL VALORE DELL’IMPRESA . . . . . .62 Sergio Travaglia

AMMINISTRATIVE . . . . . . . . . . . . . .34 Marco Doria

INNOVAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . .64 Luigi Nicolais Nicoletta Viziano L’Istituto italiano di Tecnologia MODELLI D’IMPRESA . . . . . . . . . . .72 Albino Benenti Simone Della Torre Stefano Pambianchi Giovanni Niccoli Giuseppe Crucè Bernardo Porrata Mario Muratore Giorgio Parodi Alessio Zanasi

TECNOLOGIE . . . . . . . . . . . . . . . . . .90 Giovanni Calcagno Gruppo Polipodio Andrea Bucchioni SICUREZZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . .96 Luigi Riberti PRODOTTI ALIMENTARI . . . . . . . . .98 Giovanni Calvini MERCATI ESTERI . . . . . . . . . . . . . .102 Franco Aprile Paolo Odone EVASIONE FISCALE . . . . . . . . . . . .108 Claudio Siciliotti Gaetano Blandini Victor Uckmar STRUMENTI FINANZIARI . . . . . . . .114 Ivo Ghirlandini

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Sommario TERRITORIO

AMBIENTE ED ENERGIA

TRASPORTI E SPEDIZIONI . . . . . . .118 Riccardo e Giovanni Battista Pozzi

POLITICHE ENERGETICHE . . . . . .154 Gli incentivi per le rinnovabili Agostino Re Rebaudengo Cesare Fera Luciano Leucari

LOGISTICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . .124 Enrico Sirito IL NUOVO VOLTO DI GENOVA . . .126 Piergiulio Porazza Maurizio Senzioni Giorgio Parodi EDILIZIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .134 Gianluigi Troiano INTERNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .136 Stefano Giordano TURISMO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .140 Flavia Coccia Enrico Lupi Angelo Berlangieri Maurizio Zoccarato Franco Orio

SERVIZI AMBIENTALI . . . . . . . . . .164 Primo Sangoi GESTIONE RIFIUTI . . . . . . . . . . . . .166 Enrico Poliero

SANITÀ SPESA FARMACEUTICA . . . . . . . .170 Claudio Montaldo Elisabetta Borachia PIEZOCHIRURGIA . . . . . . . . . . . . .174 Domenico Vercellotti IPOACUSIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . .176 Lucio Racca

RUBRICHE TRA PARENTESI . . . . . . . . . . . . . . .178 Matteo Rosso Sergio Rossetti IL COMMENTO . . . . . . . . . . . . . . . .182 Mariella Bocciardo Ernesto Caffo

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IN COPERTINA

NON ESISTE CRESCITA SENZA INNOVAZIONE Oggi i mercati cambiano molto velocemente e per continuare a essere competitivi l’unica strada è quella dell’innovazione. Sandro Cepollina illustra le difficoltà degli imprenditori liguri e il cammino da percorrere per avviare una significativa ripresa economica Nicolò Mulas Marcello

innovazione è uno dei fattori trainanti su cui ogni attento imprenditore dovrebbe puntare per uscire dalla crisi e per essere sempre pronto a rispondere alle richieste del mercato. In Italia si investe ancora troppo poco nella ricerca e occorre prontamente invertire questa tendenza. In Liguria si sta lavorando su questo aspetto e le imprese che si stanno sviluppando intorno ai centri e agli istituti tecnologici ne sono la prova tangibile: «Il concetto legato all’innovazione, di processo e di prodotto, è uno degli strumenti indispensabili per rimanere competitivi sui mercati. Non esiste crescita senza innovazione» rimarca Sandro Cepollina, presidente di Confindustria Liguria. Le aziende liguri vedono nell’in-

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novazione una concreta leva di sviluppo anche in questo periodo? «I mercati si evolvono in fretta ciò che fino a oggi aveva valore può improvvisamente cambiare. È dovere di ogni imprenditore essere costantemente aggiornato sulle esigenze dei mercati. E innovazione significa ricerca. In Italia si investe troppo poco in ricerca e sviluppo rispetto ai nostri competitor europei, e questo è uno dei dati da invertire con rapidità. Da questo punto di vista credo che la Liguria, e in particolare Genova, stia facendo molto. La collina degli Erzelli, importante centro tecnologico dove si stanno insediando importanti aziende del settore, unitamente all’Istituto Italiano di Tecnologia, sono esempi molto significativi che ci fanno ben sperare». Lo sviluppo del sistema delle infrastrutture regionali potrebbe dare

una mano alla ripresa economica? «È uno dei grandi gap negativi di cui la nostra regione sta soffrendo. Riteniamo fondamentale il ruolo delle infrastrutture di mobilità, logistica e connessione quali elementi strategici per la qualità del territorio e il suo sviluppo economico. Il porto di Genova, grande risorsa per tutta la regione, rischia di subire forti rallentamenti nella sua proiezione di crescita a causa di una viabilità assolutamente inadeguata. Si spera ora nella partenza dei cantieri per la realizzazione del terzo valico, opera indispensabile per evitare un ulteriore isolamento dal nord Italia e dal nord Europa. Sarebbe veramente drammatico». Per quanto riguarda l’export quali sono i risultati? «I settori produttivi che più erano e sono vocati all’export, quali la cantie-


Sandro Cepollina

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IN COPERTINA

ristica, l’agroalimenatare e la floricol-

tura, sono tutti in sofferenza, nonostante i valori del 2011 diano segni positivi. Probabilmente erano commesse già in essere. Il tema dell’internazionalizzazione è comunque di fortissima attualità, e quelle imprese che trovano sbocchi su mercati esteri apparentemente stanno soffrendo meno di quelle che operano esclusivamente sui territorio nazionale. Bisogna però non trascurare l’internazionalizzazione in entrata. E mi riferisco ai flussi turistici che possono essere attirati nella nostra regione. Uno degli asset principali che possediamo è la bellezza dei nostri territori. Le coste e il loro entroterra sono una materia prima di fondamentale importanza. La Liguria è la regione italiana con il maggior numero di Bandiere Blu, strumento da adoperare in un’incisiva azione di marketing. Internazionalizzazione significa anche attrarre aziende e capitali stranieri, e qui è fondamentale la piena collaborazione con le amministrazioni regionali. Bisogna creare le condizioni per fare diventare il nostro territorio interessante per quelle aziende che intendono sbarcare nel nostro Paese». Cosa lamentano gli imprenditori locali e cosa in concreto frena la loro crescita? «La Liguria, come d’altronde il resto della nazione, sta vivendo questo momento storico critico sia per il benessere della popolazione che per la tenuta sociale con estrema difficoltà. La situazione internazionale congiunturale, il succedersi delle manovre per il contenimento del

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disavanzo pubblico, il perdurare dell’assenza di una reale politica economica nazionale ed europea volta allo sviluppo e alla crescita, si intrecciano nella nostra regione con debolezze strutturali che rischiano di innescare effetti ancora più drammatici sia per il presente che per il futuro. Le dinamiche demografiche, il basso tasso di industrializzazione e di propensione all’export, la crisi di settori primari, quali edilizia e cantieristica, altri settori tipici della regione, quali florovivaismo, agroalimentare e turismo, la disoccupazione giovanile e i rischi di perdite di lavoro consistenti, creano condizioni di totale incertezza e insicurezza. Situazione maggiormente accentuata dal fatto che le nostre imprese sono per circa il 90% di piccole o piccolissime dimensioni. Si paga, inoltre, l’incredibile ritardo infrastrutturale sia materiale che immateriale che pone la Liguria in una situazione di svantaggio rispetto alle altre regioni del Nord e che, sommato alle altre proble-

matiche ben conosciute, quali l’eccessiva burocratizzazione, difficoltà di accesso al credito, cuneo fiscale, tassazione eccessiva, fanno sì che la Liguria in termini di Pil sia la più meridionale delle regioni del Nord. Le crisi di Fincantieri e Finmeccanica non fanno altro che accentuare una situazione molto preoccupante, specialmente sotto il profilo occupazionale». Il credit crunch sta diventando un’emergenza. Qual è la situazione in regione e quali sono le principali difficoltà che incontrano le imprese nel loro rapporto con le banche? «Il pericolo di credit crunch è ormai una certezza. Il mancato rinnovo dei fidi, richieste di rientro, rifiuti di mutui, costi bancari aumentati in maniera vertiginosa - si calcola, nel 2011, un aumento degli oneri finanziari di circa 70 milioni di euro - pongono le nostre imprese in seria difficoltà. Per non parlare poi di quelle aziende che forniscono merci o servizi ad aziende ed enti pubblici che non


Sandro Cepollina

È dovere di ogni imprenditore essere pronto a recepire le esigenze dei mercati

riescono a essere pagate e che spesso devono fare ricorso a ulteriori finanziamenti - sempre che vengano loro concessi - per far fronte ai loro impegni verso lo Stato. Esiste poi un altro problema abbastanza endemico, cioè quello delle imprese troppo poco capitalizzate: qui, forse, un po’ di responsabilità va imputata a noi imprenditori. Credo comunque che questa crisi, nella sua drammaticità, porterà anche ad atteggiamenti e concetti diversi, quali una maggior cultura di impresa, la consapevolezza che le imprese devono essere attrezzate sia come capitalizzazioni che patrimonializzazioni, una maggiore propensione alla innovazione e all’internazionalizzazione». Quali sono i progetti di Con-

findustria a supporto degli imprenditori liguri? «Uno dei progetti più interessanti che sono stati sviluppati riguarda le reti di impresa. È stata anche ampliata l’offerta formativa alla quale rivolgersi per affrontare la crisi o per essere più preparati quando ci sarà la ripresa. Sono stati sottoscritti accordi con i principali istituti di credito per migliorare le relazioni banca-impresa. A livello regionale, collaboriamo a stretto contatto con gli assessorati di riferimento per la preparazione e la stesura dei bandi di finanziamenti e abbiamo contribuito a rafforzare lo strumento dei Confidi. Cerchiamo, insomma, di renderci utili ai nostri associati in ogni occasione e su qualsiasi argomento venga richiesto il nostro intervento». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 19




ASSET STRATEGICI

Potenzialità importanti per lo sviluppo economico Occorre una crescita incisiva della coesione tra istituzioni, imprenditori e le forze rappresentative del mondo del lavoro. A sostenerlo è Luciano Pasquale, che illustra i punti di forza su cui focalizzare l’attenzione per la crescita economica Nicolò Mulas Marcello

n Liguria diminuiscono le imprese e cresce il numero di persone in cerca di lavoro. Il sistema economico sta perdendo la capacità di creare e distribuire ricchezza, a fronte di bisogni sociali crescenti. La risposta a questi problemi, che stanno diventando strutturali, è il lavoro per le imprese e per le persone. «Occorre accelerare la realizzazione di tutti i progetti approvati e cantierabili – spiega Luciano Pasquale, presidente di Unioncamere Liguria – innescando un elevato volume di investimenti traducibili in fatturato per le imprese e ore di lavoro per le persone, a tutti i livelli. Da Sarzana a Ventimiglia si debbono attivare cantieri e iniziative indispensabili per creare lavoro e per realizzare un ammodernamento significativo del sistema economico e infrastrutturale della

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regione. Liberare l’imprenditorialità eliminando la burocrazia inutile, riducendo la pressione fiscale, sostenendo l’innovazione a tutti i livelli. Dai piccoli progetti delle microimprese artigianali, commerciali e turistiche fino ai più importanti investimenti dell’industria, dei porti e delle infrastrutture per la logistica delle persone e delle merci. La Liguria può e deve sprigionare tutte le energie e le capacità di cui dispone. È necessario per superare la crisi ma, è soprattutto indispensabile per assicurare prospettive adeguate ai giovani ed alle nuove generazioni». Per quanto riguarda le infrastrutture, quali progetti potrebbero migliorare il commercio e le

comunicazioni con il resto d’Italia e d’Europa? «Le priorità sono il terzo valico, il completamento del raddoppio ferroviario da Finale ad Andora, la piattaforma container di Vado Ligure e il potenziamento delle capacità operative del porto di La Spezia. L’autostrada Albenga-CarcarePredosa e, più in generale, tutte le arterie di comunicazione viabile e ferroviaria con l’entroterra sono altresì indispensabili per assicurare legami più forti con un mercato potenziale di milioni di persone che possono diventare fruitori della nostra offerta turistica e dei servizi della logistica che la Liguria può offrire con standard più elevati di qualità e convenienza. La crescita del-


Luciano Pasquale

Luciano Pasquale, presidente di Unioncamere Liguria

l’export è uno dei pochi dati positivi e coinvolge l’industria manifatturiera, il turismo e una miriade di piccole imprese di comparti produttivi dotati di elevate potenzialità, come l’agroalimentare. Senza le infrastrutture queste realtà sono destinate al soffocamento o, in alternativa, alla delocalizzazione». Come andrebbe migliorata la situazione delle aree portuali? «I porti commerciali di Genova, La Spezia e Savona dispongono di piani regolatori adeguati a prospettive di sviluppo coerenti ai nuovi traffici e alle esigenze di competitività del sistema logistico che la Liguria deve perseguire, non solo con riferimento all’area del Mediterraneo. Opere come la piattaforma container di Vado Ligure e i dragaggi per migliorare i fondali del porto di La Spezia sono indispensabili, ma occorrono anche interventi di miglioramento del sistema organizzativo del trattamento delle merci, verso una riduzione dei

tempi di transito e un contenimento dei costi delle operazioni portuali. È fondamentale che la competizione tra i porti liguri avvenga in un contesto di coordinamento efficace e concreto, fondato sull’orientamento al cliente e ai mercati. Il problema non è la concorrenza tra Genova e Savona ma la competitività tra i porti liguri e quelli francesi e spagnoli». Cosa si augura per il futuro e cosa farà nel concreto Unioncamere Liguria? «Spero in una crescita incisiva della coesione tra istituzioni, imprenditori e le forze rappresentative del mondo del lavoro. La Liguria dispone di potenzialità importanti per la crescita economica e sociale e per un ammodernamento complessivo del proprio territorio, che continuerà a rappresentare anche nel futuro la nostra principale risorsa, sia in termini paesaggistici che funzionali a un sistema economico solido e diversificato. Dob-

biamo superare l’inerzia e la sindrome di sazietà derivanti dai successi dell’ultimo secolo della nostra storia economica, oltre a spogliarci di alcuni aspetti autoreferenziali del nostro carattere che rischiano di portarci a subire passivamente le nuove sfide della globalizzazione. Unioncamere può rappresentare l’anello di congiunzione tra il pubblico e il privato, interpretando a pieno titolo e ad ampio spettro il ruolo delle Camere di Commercio. La collaborazione con la Regione Liguria, la diffusione dell’innovazione, il sostegno all’export e alla promozione dei prodotti, dei servizi e del turismo liguri, il sostegno alle imprese di ogni dimensione per favorirne la crescita e la competitività. Abbiamo l’ambizione di credere in una Liguria più moderna e più ricca, capace di autogenerare la ricchezza necessaria a soddisfare i crescenti bisogni sociali della popolazione ligure». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 23


ASSET STRATEGICI

Le priorità di intervento per le infrastrutture liguri «La situazione di crisi economica in cui ci troviamo ci impone di attivarci in tutti i modi per creare occasioni di crescita, sviluppo e occupazione». Raffaella Paita spiega gli interventi infrastrutturali in atto e quelli in programma per il futuro Nicolò Mulas Marcello

porti di Genova, Savona e La Spezia, che mantengono trend di crescita costanti, chiedono alla Regione collegamenti efficienti e funzionali, sia per muovere merci sia per far circolare persone. «Dobbiamo inoltre confermare il nostro ruolo di regione strategica a livello nazionale e europeo – spiega Raffaella Paita, assessore alle infrastrutture della Regione Liguria – come piattaforma logistica del nord-ovest, porta naturale dell’Europa sul Mediterraneo». È possibile fare un quadro generale della situazione delle infrastrutture in Liguria? «Sono in corso di realizzazione opere stradali di interesse nazionale e regionale come quelli che interessano l’hub portuale di Savona, quello della Spezia e la “strada a mare” di Genova. È stata poi approvata la progettazione definitiva della sistemazione di Lungomare Canepa, e sono in corso di approvazione le progettazioni definitive da parte di Anas della variante Aurelia all’abitato di Imperia, Traforo Armo-Cantarana, e il collegamento con la strada statale 28 “del Colle di

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Raffaella Paita, assessore alle Infrastrutture della Regione Liguria

Nava”, della variante Aurelia a Capo Noli e del progetto preliminare della variante Aurelia tra Alassio e Andora. Si è conclusa la progettazione preliminare avanzata del collegamento tra la Fontanabuona e Rapallo ed è in corso la valutazione di impatto ambientale della Gronda di Ponente. Sono di prossima realizzazione gli interventi di prima fase per la sistemazione del nodo di S. Benigno, del viadotto di Voltri, opera propedeutica alla sistemazione del nodo ferroviario genovese, del ponte sul torrente Pora nel Comune di Finale Ligure. Ci sono poi diversi studi di fattibilità e progettazioni in corso». Quali sono le priorità dal punto di vista ferroviario? «Le priorità sono le opere relative al raddoppio ferroviario della tratta Andora-San Lorenzo al Mare, in corso di esecuzione, e Andora-Finale Ligure, il cui progetto definitivo è stato completato ed è in corso il necessario iter autorizzativo. Stanno proseguendo i lavori relativi al potenziamento del nodo ferroviario di Genova e sono ufficialmente iniziati il 2 aprile, con

l’efficacia dell’atto integrativo tra Rfi e Cociv, i lavori per la linea dell’alta velocità del terzo valico ferroviario dei Giovi. Su quest’opera si sta concentrando il nostro impegno affinché si ottimizzino le soluzioni individuate dal progetto insieme a tutti gli enti interessati, al fine di rendere l’esecuzione maggiormente compatibile con le necessità quotidiane degli abitanti coinvolti dagli interventi. La recente visita di Luis Valente de Oliveira, coordinatore della Commissione europea per la Liguria, è stata poi determinante per mettere a punto una strategia comune e integrata finalizzata a porre le condizioni concrete per l’attuazione dei corridoi europei, con particolare attenzione al collegamento di questi ultimi con i porti e retroporti liguri». Quali sono i punti chiave di questa strategia? «Si sta delineando il ruolo che la Regione dovrà ricoprire in termini di raccordo con il territorio e coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati interessati, aderendo alle indicazioni della Commissione europea


Raffaella Paita

orientate a favorire l’intermodalità e la sostenibilità ambientale. La Liguria e i suoi porti saranno collegati via rotaia su tutte le direttrici europee principali attraverso il corridoio 6, Genova-Rottedam, il corridoio 1, Helsinki-La Valletta, il corridoio mediterraneo relativo alla tratta ferroviaria MarsigliaGenova, riconosciuta nelle reti centrali delle linee guida post 2013 delle reti transeuropee e inserita nel pacchetto finanziario “connecting Europe facilities”, e il corridoio TirrenoBrennero sul quale abbiamo recentemente richiamato l’attenzione del Ministero delle infrastrutture per sottolineare la necessità di inserimento da parte della Commissione europea nelle reti ten-T al fine di rivestire massima priorità nei futuri programmi di sviluppo». Per l’alluvione nello Spezzino sono stati stanziati 1,5 milioni di euro. Quali interventi saranno effettuati queste risorse? «Ripristinare i collegamenti è tuttora la nostra priorità per garantire efficacia ai lavori di messa in sicurezza e per consentire alla popolazione, che da

subito si è rimboccata le maniche nella ricostruzione, un ritorno alla normalità. Attualmente gli interventi programmati riguardano la viabilità di Borghetto di Vara, compreso il rifacimento dei ponti idraulici, di Brugnato e Rocchetta di Vara, con la realizzazione di un nuovo ponte sul Torrente Gravegnola in sostituzione del ponte Bailey provvisorio attualmente in opera, il ripristino della viabilità di Calice al Cornoviglio, attualmente sostituita da un guado provvisorio in alveo, la progettazione della variante al centro storico del Comune di Pignone per assicurare il collegamento tra le tre strade provinciali

in sostituzione del ponte danneggiato di ingresso al centro abitato. C’è ancora moltissimo da progettare e realizzare. Per questo motivo, la nostra attenzione e il nostro impegno sono massimi nel tentativo di recuperare più risorse possibili. A tale proposito, abbiamo avviato un’iniziativa rivolta a tutti i presidenti delle Province e delle Regioni del nord Italia perché adottino un’infrastruttura viabilistica disastrata dall’alluvione, provvedendo al ripristino, messa in sicurezza e manutenzione, un gesto di solidarietà utile che può contribuire con concretezza a rimettere in piedi la provincia spezzina». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 25




AMMINISTRATIVE

Le sfide che attendono il nuovo sindaco L’ondata di astensioni ha permesso a Marco Doria di diventare sindaco. All’esponente di Sel spetta il delicato compito di dare a Genova il ruolo di «città avanzata di dimensione europea» Giacomo Govoni

anno vinto le astensioni. Ma a sedere sullo scranno più alto di Palazzo Tursi dallo scorso 21 maggio è Marco Doria, che nel ballottaggio più “astensionista” d’Italia (hanno votato solo il 39,08% degli aventi diritto) ha regolato lo sfidante Enrico Musso. Cinquantacinque anni, professore di economia, il nuovo sindaco di Genova, sostenuto dalle forze di centrosinistra, raccoglie l’eredità di Marta Vincenzi che dopo una sola legislatura, ha dovuto cedere la fascia all’uomo che circa tre mesi prima, le aveva sbarrato la strada verso il bis di mandato, sconfiggendola, non senza polemiche, alle primarie per la scelta del candidato sindaco indette dal Partito Democratico. «Vi sembra corretto che una persona eletta con 220mila voti venga stoppata ora per meno di 11mila voti?», aveva commentato in aperto dissenso col partito l’ex prima cittadina, chiudendo con l’amaro in bocca la sua avventura

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amministrativa all’ombra della Lanterna. Recriminazioni e schermaglie verbali che hanno contraddistinto anche la vigilia del duello finale, con il candidato del terzo polo a parlare di schede irregolari e la prefettura di Genova a rassicurare sulla validità dell’elezione. Polemiche che ormai appartengono al passato di una città che nell’affidare le chiavi a Marco Doria, attende in cambio risposte rapide e incisive sui punti cardine dell’agenda amministrativa. Per cominciare il nuovo sindaco sarà chiamato a confrontarsi con il piano urbanistico comunale, cercando di dare corso all’ambizioso disegno della Genova del futuro, concepito dal genio architettonico di Renzo Piano secondo i criteri di sviluppo sostenibile. Adottato il progetto preliminare in chiusura di 2011 dal consiglio comunale e pubblicato il 25 gennaio scorso sul bollettino ufficiale della Regione Liguria, il nuovo Puc è senza dubbio il fiore all’occhiello dell’attività amministra-


Marco Doria

In apertura, Marco Doria, neo sindaco di Genova; a sinistra, Biosfera, la bolla di Renzo Piano realizzata nel 2001, in occasione del G8

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Un punto interrogativo è legato alla posizione che Doria assumerà sulla Gronda

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tiva della Giunta Vincenzi in quanto, come rimarcava nelle presentazioni ufficiali il sindaco uscente, «rappresenta l’idea di una città avanzata nella dimensione europea». Ora tocca a Doria trasferire sul piano operativo quell’idea, che sulla carta s’impegna entro il 2020 a ridurre di quasi il 24% la produzione di Co₂, aumentare del 21% la quota di aree verdi, aggiungere 13 nuove stazioni ferroviarie e 8 parcheggi d’interscambio per incentivare l’intermodalità. Una sfida che, stando al progetto di città delineato dal programma elettorale sotto-

scritto coi cittadini, Doria accoglierà in larga misura, con possibili riserve al capitolo infrastrutture, affiorati nel corso delle numerose uscite pubbliche prima del voto. Uno dei punti interrogativi, infatti, è legato alla definitiva posizione che assumerà Doria rispetto ad alcune grandi opere per la mobilità urbana e delle merci, bretella autostradale della Gronda di Ponente in testa. Rispetto a quest’opera il neo sindaco aveva inizialmente parlato persino di opzione zero (tradotto: non si farà), salvo poi correggere il tiro, subordinandola in ogni caso «a effettive esigenze trasportistiche coerenti con lo sviluppo complessivo della rete infrastrutturale genovese». Ma quando si parla di infrastrutture e logistica a Genova, non si può prescindere dal porto, da cui dipende un’ampia fetta delle prospettive di sviluppo socio-economico della città. Per uno scalo capace di impiegare 25.000 unità dirette e indotte, pari a oltre il 14 per cento degli occupati in città, cogliere a pieno le oc-

casioni di crescita che le tendenze dei traffici e del commercio internazionale sapranno offrire alla città e al suo scalo, risulterà decisivo. «L’espansione del porto, in linea generale – ha scritto Doria nel suo programma – dovrà attestarsi all’interno del suo attuale perimetro, senza sacrificare altri tratti di costa, e ripensando la configurazione delle dighe di protezione in funzione del recupero di spazi a mare per le attività più problematiche e pericolose per la città quali la petrolchimica». La pianificazione integrata portocittà, insomma, sarà uno dei terreni più delicati su cui Marco Doria sarà chiamato a giocare la sua partita da primo cittadino. Tenendo conto che, oltre a un territorio da non consumare e da promuovere sul piano culturale, dalle sorti del porto passeranno anche le fortune di turismo ed export, tra i pochi elementi che, anche in un 2011 avaro di soddisfazioni per l’economia genovese, hanno dimostrato di incassare meglio i colpi inferti dalla crisi. LIGURIA 2012 • DOSSIER • 35





CREDITO & IMPRESE

GLI ISTITUTI DANNO CREDITO ALL’INNOVAZIONE L’industria bancaria della Liguria è una delle più virtuose a carattere nazionale ed è stata in grado di sostenere il territorio mantenendo positivi gli impieghi al settore privato, con un +2,1% a febbraio 2012 rispetto all’anno precedente, e le sofferenze sui prestiti alle imprese al 6,3%, contro l’8,2% della media nazionale. Le realtà produttive locali, composte prevalentemente da piccole e medie imprese, temono tuttavia di essere escluse dai processi di internazionalizza-

zione e chiedono agli istituti di credito uno sforzo ulteriore. La Regione da parte sua, nel programma triennale 20122014 di sviluppo e sostegno all’università, alla ricerca e all’innovazione, ha già stanziato 50 milioni di euro alle pmi, mentre l’industria bancaria risponde tentando di semplificare al massimo le procedure di scambio delle risorse e di incentivare il più possibile il trasferimento di tecnologia e innovazione per lo sviluppo della competitività. LIGURIA 2012 • DOSSIER • 39


CREDITO & IMPRESE

ACCORDO CONTRO IL CREDIT CRUNCH Unioncamere e Assoconfidi firmano un importante accordo che definisce priorità e strategie comuni per la sostenibilità economico-finanziaria del sistema Confidi. Ne parla il presidente di Assoconfidi Francesco Bellotti Francesca Druidi

l ruolo dei Confidi a sostegno delle imprese costituisce un volano decisivo per promuovere la ripresa e la crescita. Assoconfidi, l’associazione che riunisce le Federazioni nazionali dei Confidi di tutti i comparti economici rappresentando complessivamente 300 strutture di garanzia, ha assicureato, nel 2010, 48 miliardi di finanziamento con un incremento dell’attività di garanzia del 28% a favore delle pmi socie rispetto al periodo pre-crisi. Anche le Camere di Commercio, che insieme alle Regioni identificano i principali sostenitori dei Confidi italiani, nell’ultimo biennio hanno intensificato il loro contributo, erogando oltre 230 milioni di euro di risorse proprie. Il memorandum d’intesa siglato lo scorso aprile da Assoconfidi e Unioncamere muove dalla volontà di qualificare l’azione camerale a sostegno dei Confidi. Come illustra Francesco Bellotti, presidente di Assoconfidi, il

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rafforzamento patrimoniale dei consorzi di garanzia, l’armonizzazione delle procedure di sostegno delle Camere di Commercio e la razionalizzazione del sistema della mutua garanzia, risultano i punti nevralgici dell’accordo. Quali azioni saranno adottate dai Confidi e dal sistema camerale per perseguire queste finalità e sostenere le imprese nell’uscire dalla crisi? «Il sostegno pubblico è una condizione fondamentale per tutto il sistema dei Confidi: Assoconfidi e Unioncamere hanno espresso il proprio interesse a individuare congiuntamente le migliori modalità per concretizzare tale sostegno, nella convinzione che la sinergia dei due insiemi abbia, di fatto, un contenuto di autoregolamentazione e di controllo dei rispettivi sistemi. In tema di rafforzamento patrimoniale, l’obiettivo che Assoconfidi e Unioncamere si propongono è


Francesco Bellotti, presidente di Assoconfidi

Risulta opportuno perseguire la stabilità del sistema dei Confidi in una prospettiva di continuità nel tempo

quello di fornire linee guida per strutturare sul territorio nazionale un’offerta omogenea di strumenti finanziari. Si considerano in primis sia le forme già previste dalla legge quadro sui Confidi, in merito alla partecipazione al patrimonio delle strutture di garanzia degli enti pubblici in qualità di soci sovventori, che la previsione di una partecipazione diretta quali soci ordinari consentita dal decreto “salva Italia”». Altri strumenti finanziari sui quali insistere? «Quegli strumenti in grado di intervenire sul patrimonio in via indiretta, senza incidere sull’assetto societario dell’intermediario, nelle modalità per cui tali risorse siano computate nel patrimonio di vigilanza senza vincoli di destinazione, ma con la definizione di linee di indirizzo utili a favorire il coordinamento degli interventi di politica economica per un’ottimale allocazione delle risorse sul territorio di competenza». In tema di razionalizzazione e di armonizzazione, invece, quali misure sono auspicabili? «Si ritiene che non esista una regola univoca; il contesto definisce le forme più adeguate che, in alcuni casi, sono rappresentate

da nuove fusioni e, in altri, dalla costituzione di reti di Confidi che consentono di non perdere l’identità e il radicamento territoriale delle strutture coinvolte. Sul fronte dell’armonizzazione, invece, si ritiene opportuna l’individuazione di forme tecniche predefinite e standardizzate di intervento per tutto il sistema camerale, al fine di dare uniformità a livello nazionale all’azione a favore dei Confidi: l’obiettivo è conseguire maggiori livelli di efficienza nell’erogazione dei contributi, ottimizzare gli effetti e facilitare la gestione delle risorse messe a disposizione». Dei 300 Confidi associati, 43 sono già divenuti intermediari vigilati da Banca d’Italia e ulteriori 13 sono in attesa di terminare il processo di trasformazione. Quali le principali sfide che affrontano oggi i Confidi, considerando i processi aggregativi che li stanno caratterizzando, insieme a quelli - già citati - di trasformazione? «La perdurante crisi economico-finanziaria ha cambiato molti fattori del mercato del credito e della garanzia, determinando un inasprimento delle condizioni di accesso al credito e, in particolare, una maggiore se- LIGURIA 2012 • DOSSIER • 41


CREDITO & IMPRESE

lettività nei confronti delle imprese. Di con- profondi mutamenti. Il mancato riconoscitro, l’operatività dei Confidi ha registrato un costante incremento dovuto al fatto di essersi accreditati come veri e propri “ammortizzatori sociali”. Risulta però opportuno perseguire la stabilità del sistema dei Confidi in una prospettiva di continuità nel tempo: ciò dovrebbe realizzarsi attraverso un’attenuazione del carico eccessivo di oneri che oggi gravano sul sistema stesso e attraverso la definizione di interventi tesi ad assicurarne l’equilibrio economico, finanziario e patrimoniale». Anche le aziende più dinamiche, in prevalenza quelle che operano sui mercati esteri, rilevano un peggioramento delle condizioni di accesso al credito dall’inizio del 2012. Qual è allo stato attuale il rapporto dei confidi con le banche? Quali ulteriori strategie possono essere messe in campo per scongiurare il credit crunch? «In Italia, l’accesso al credito bancario delle imprese minori manifesta ancora storiche inefficienze. In tale ambito, i Confidi rappresentano un’importante risposta per il superamento della condizione di strutturale debolezza e di inefficienza del mercato. Il rapporto tra banche e Confidi, tradizionalmente fondato, da una parte, sull’impiego delle banche della garanzia del Confidi come strumento di mitigazione del rischio e, dall’altra, sul ruolo dei Confidi quali validi conoscitori del territorio e mezzi di compensazione dei deficit informativi tra banca e impresa, è però, in questi anni, scosso da

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mento della garanzia in termini di mitigazione del rischio e l’incremento delle sofferenze a fronte di una sostanziale stabilità nel tempo della dotazione patrimoniale, hanno portato a una progressiva vulnerabilità del sistema, generando concreti rischi per la sopravvivenza dello stesso. Appare, dunque, fondamentale creare le condizioni per preservare la sostenibilità del sistema in una prospettiva di medio-lungo termine. Per questo motivo, diventa necessario individuare percorsi e strumenti di intervento in grado di stimolarne la crescita, valorizzarne il potenziale, orientarne lo sviluppo». In che modo? «Tra i possibili interventi è stata recentemente portata, in forma di emendamento alle disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività e la semplificazione, una misura che prevede la facoltà di imputare al fondo consortile o al capitale sociale i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi dello Stato, delle Regioni e di altri enti pubblici già presenti nei bilanci dei Confidi, facendo venir meno ope legis i vincoli di destinazione esistenti. Tale intervento, senza comportare ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato, consentirebbe ai Confidi di rafforzarsi dal punto di vista patrimoniale per poter continuare a svolgere il ruolo di sostegno alle pmi e procedere nel processo di evoluzione in intermediari vigilati intrapreso da molti di essi».


Riccio Da Passano, presidente di Abi Liguria

BANCHE E IMPRESE PROGRAMMANO LA COMPETITIVITÀ In Liguria il credito tiene meglio che nel resto d’Italia, pur in un quadro economico in deterioramento: «Le sofferenze delle banche liguri sui prestiti sono pari al 4,8% rispetto a una media nazionale del 5,5%». Il punto di Riccio Da Passano Elisa Fiocchi

e nuove misure per il credito alle pmi” è l’accordo sottoscritto a febbraio da Confindustria, Abi e dalle altre associazioni imprenditoriali, diventato pienamente operativo grazie all’adesione pressoché totale degli istituti bancari. La nuova intesa, dopo quelle del 2009 e del 2011 che hanno consentito di sospendere oltre 225mila finanziamenti per un valore complessivo di 65 miliardi di debiti residui, fornisce alcune risposte essenziali per il mondo imprenditoriale. «L’obiettivo dell’accordo è di assicurare la disponibilità di adeguate risorse finanziarie alle imprese che, pur registrando tensioni, presentano comunque prospettive economiche positive». Il presidente di Abi Liguria, Riccio Da Passano, illustra i primi risultati ottenuti dall’accordo nazionale e i nuovi provvedimenti regionali per favorire l’internazionalizzazione, l’accesso al credito,

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e le procedure di semplificazione nel passaggio delle risorse. Qual è stata la risposta delle banche dopo la firma dell’intesa? «A livello nazionale oltre il 90% del sistema ha aderito e adesso le imprese possono far fronte più serenamente ai problemi contingenti ma anche programmare la competitività. I risultati sono evidenti: le banche hanno sospeso circa 260mila mutui a livello nazionale, pari a 70 miliardi di debito residuo con una liquidità liberata superiore a 15 miliardi di euro. Alla Liguria è riconducibile circa il 3% del totale delle operazioni sospese e l’1,4% dell’ammontare complessivo delle quote capitali sospese. La solidità delle banche è intrinsecamente legata alla solidità del sistema Paese. Per questo è importante concorrere tutti insieme banche, imprese, istituzioni - a iniziative volte al superamento delle fasi più difficili e alla crescita». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 43


CREDITO & IMPRESE

Solo tra il 2010 e il 2011 hanno ottenuto contributi per 7,5 milioni di euro circa 2.480 imprese artigiane con 500 nuovi posti di lavoro. Quali misure le banche hanno messo in atto a sostegno del credito alle aziende? «Le banche italiane destinano il 70 per cento degli impieghi ai prestiti alle famiglie e alle imprese e hanno una leva finanziaria più bassa delle altre controparti europee: 14 contro una media del 24. Proprio per questa loro caratteristica, l’industria bancaria italiana è sempre stata una risorsa centrale per il nostro territorio e per il Paese in generale. E tuttora non fanno mancare il loro sostegno. Stiamo vivendo una situazione di congiuntura economica eccezionale e per arginare gli effetti della crisi e sostenere il credito, abbiamo messo in atto misure non convenzionali come, appunto, la sospensione dei mutui alle imprese e quella alle famiglie». E quali futuri scenari si profilano nel rapporto tra istituti bancari e imprese? «Nonostante un quadro sfavorevole e in un contesto di decelerazione dei volumi erogati, l’industria bancaria operante in Liguria ha continuato a sostenere il territorio, mantenendo positivi gli impieghi al settore privato, sia per le imprese con un +2,1% a febbraio 2012, rispetto all’anno precedente, sia per le famiglie (+3,2%). La qualità del credito in Liguria è meno deteriorata rispetto alla media nazionale. Seppure in aumento, le sofferenze delle banche liguri sui prestiti sono infatti pari al 4,8% rispetto a una media nazionale del 5,5%; quelle sui prestiti alle imprese si attestano al 6,3%, rispetto all’8,2% dell’Italia. Per agevolare la ripresa, dobbiamo però puntare alla

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patrimonializzazione delle imprese, alla loro internazionalizzazione e all’incentivazione del trasferimento di tecnologia e innovazione». Quali nuove procedure di semplificazione agevoleranno il passaggio delle risorse? «La novità di rilievo è costituita dall’adozione dell’accredito diretto del contributo all’impresa, senza più il transito dall’istituto bancario finanziatore. Sono altresì in corso due proposte nei confronti della Regione per l’introduzione di ulteriori semplificazioni operative: la prima riguarda la modifica dell’iter di presentazione delle domande di finanziamento o di contributo; la seconda concerne i finanziamenti relativi all’acquisto di scorte e materie prime». L’Abi ha messo a disposizione oltre 8 miliardi di euro per le imprese italiane che vogliono operare in Turchia. Come saranno sostenute le aziende liguri all’estero? «Sostenere l’internazionalizzazione dell’economia è di particolare rilevanza per la Regione, dove la prevalenza del settore terziario si accompagna, tra l’altro, a una contenuta incidenza delle esportazioni sul Pil regionale. Un supporto a questi processi è costituito anche dall’attività di Liguria International, la società regionale per l’internazionalizzazione delle imprese, partecipata anche dall’intero sistema camerale ligure, che svolge un ruolo di soggetto attuatore delle politiche regionali in tema. Si aggiungono le iniziative del sistema bancario nell’accompagnare le aziende liguri sui mercati esteri, quali convenzioni con Sace o stipula di accordi con enti vari, per l’attività di promozione delle eccellenze liguri».



CREDITO & IMPRESE

INGEGNERIA FINANZIARIA A FAVORE DEL CREDITO Le piccole imprese liguri chiedono alle banche nuovi strumenti: dai fondi per prestiti partecipativi e quelli per i capitali di rischio ai fondi di garanzia. Secondo l’assessore Renzo Guccinelli serve un impegno maggiore per il rafforzamento delle industrie locali Elisa Fiocchi

el programma triennale 20122014 di sviluppo e sostegno all’università, alla ricerca e all’innovazione approvato dalla Giunta Burlando sono previsti oltre 70 milioni di euro di risorse finanziarie da destinare alla competitività produttiva regionale, di cui circa 50 andranno alle imprese, con particolare riferimento a quelle di piccole e medie dimensioni particolarmente diffuse sul territorio. «L’obiettivo è quello di favorire aggregazioni di filiera o su specifici ambiti tecnologici strategici per il territorio che consentano di superare la frammentazione e concentrino le risorse su progetti in grado di innescare processi di innovazione sul medio e lungo periodo». A fare il punto sul sistema imprenditoriale della Liguria è l’assessore regionale allo Sviluppo economico Renzo Guccinelli, che valuta sempre più rilevante la collaborazione tra imprese, anche di piccole dimensioni, e organismi di ri-

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cerca, nell’atto di consolidare e strutturare processi di trasferimento di conoscenze e tecnologie al tessuto produttivo. In che modo si favoriscono i processi di rete? «Coerentemente con le agende europee, oggi assume grande rilevanza, ad esempio, il sostegno a cluster che vedono la partecipazione di organismi di ricerca e imprese su cui indirizzare le risorse per progetti di ricerca e sviluppo e che sostengono l’economia regionale attraverso lo sviluppo di tecnologie abilitanti e conoscenze utili allo sviluppo e alla competitività delle imprese». Di quali principali strumenti necessitano oggi le aziende sul territorio per poter innescare processi di innovazione e affacciarsi su nuovi mercati? «In questo momento le imprese liguri che ancora non subiscono le tensioni della crisi, ormai generalizzata su scala europea, hanno as-


Renzo Guccinelli, assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria

soluto bisogno di politiche di internazionalizzazione per intercettare nuovi mercati di riferimento in ambito extra-Ue. È indubbio, infatti, che la singola impresa non è in grado di affacciarsi da sola su mercati internazionali ma ha necessità di essere inserita in iniziative promosse dal sistema regionale ma, ancor di più, dal sistema Paese. Un esempio in tal senso è costituito dalla missione in Brasile organizzata dal governo italiano che vede la Regione Liguria capofila nazionale sulle tematiche della logistica e della nautica». Come valuta l’attuale disponibilità degli istituti bancari nel sostenere le imprese regionali, in particolare quelle che investono nella ricerca? «Le imprese ci presentano purtroppo assai frequentemente la difficoltà nell’accedere al credito e una scarsa disponibilità nei loro confronti da parte degli istituti bancari. Questa situazione, oltre ad aggravare la posizione finanziaria delle piccole e micro imprese, costituisce un freno anche per quelle che vorrebbero sostenere significativi investimenti in innovazione aziendale. Pur in un contesto difficile, anche le banche dovrebbero fare uno sforzo maggiore per partecipare a un’azione complessiva di rafforzamento delle nostre realtà produttive». Quali politiche possono facilitare il rapporto tra banche e imprese? «Considerata la ridotta dimensione delle imprese liguri, e in molti casi la sottocapitalizzazione delle stesse, risulta importante attivare strumenti di ingegneria finanziaria quali i fondi per prestiti partecipativi, fondi di capitale di rischio e fondi di garanzia atti a favorire l’accesso

al credito bancario. Recentemente la Regione Liguria ha costituito un fondo per la concessione di prestiti partecipativi alle imprese a fronte di programmi di innovazione con una dotazione di 20 milioni di euro, di cui dieci di provvista pubblica. Con riferimento al tema dei fondi di garanzia, sta anche portando a termine il processo per l’aggregazione dei Confidi liguri presenti nei diversi comparti produttivi in un unico organismo, detto Confidone, al fine di razionalizzare il sistema e rafforzare la capacità di credito alle imprese». Venticinque milioni di euro provenienti dai fondi europei saranno destinati a favore delle micro, piccole e medie imprese liguri. Come incideranno queste risorse sul comparto produttivo locale e in quali settori sono previsti i maggiori investimenti? «Credo che una dotazione di 25 milioni di euro, in un periodo di scarsità di risorse pubbliche da destinare a politiche di incentivazione delle imprese, costituisca sicuramente una leva significativa per movimentare investimenti e stimolare la ripresa di un tessuto produttivo, di piccole e medie imprese, gravemente colpito da una crisi che sta generando una stagnazione nei consumi e una contrazione di nuovi investimenti. L’agevolazione in questione è rivolta a tutti i comparti produttivi: artigianato, industria, commercio e servizi, in quanto l’idea di fondo è sostenere l’innovazione per rafforzare la competitività delle imprese liguri. In questo senso, sono favoriti investimenti in innovazione di prodotto e processo ma anche in innovazione commerciale che possono condurre ad un aumento del fatturato aziendale». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 47


CREDITO & IMPRESE

SAVONA PUNTA ALL’EXPORT E AL SOSTEGNO DEI CONFIDI La burocrazia delle banche spesso non consente di valutare se un investimento è redditizio oppure no. In questa fase, secondo Fabio Atzori, meglio valorizzare le attività dei consorzi di garanzia e i confidi, anche con l’apporto di risorse pubbliche Elisa Fiocchi

on la crisi economica si è ridotta notevolmente la domanda di finanziamenti per nuovi progetti, con la conseguente prevalenza di richieste agli istituti bancari per liquidità e ristrutturazioni del debito. In questo quadro economico, Savona ha saputo fare leva sulle imprese esportatrici che hanno chiuso il 2011 a +17,3% di quota export, ma anche su una ricchezza diffusa accumulata di generazione in generazione. In provincia, il patrimonio medio delle famiglie è significativamente superiore alla media italiana, «ma manca la consapevolezza che solo un sistema economico e sociale dinamico può mantenere l’equilibrio indispensabile tra il presente e il futuro». Fabio Atzori, a capo degli industriali di Savona, analizza i possibili rischi derivanti dal rifiuto a priori delle trasformazioni indispensabili per mantenere la competitività del territorio e si affida alle attività e al ruolo dei confidi: «Oggi

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indispensabili per la vita delle piccole imprese che si trovano a rischio di soffocamento pur in presenza di attività coerenti con il mercato». A Savona le ultime stime parlano di 20mila persone in cerca di occupazione. Quali investimenti si riveleranno fondamentali per consentire a molte imprese di proseguire l’attività? «Sul nostro territorio vi sono progetti pronti per essere realizzati per un importo complessivo che supera i 2 miliardi di euro. Tra i più importanti, il potenziamento della centrale termoelettrica di Vado Ligure, la nuova piattaforma container nel porto di Vado, la rilocalizzazione di Piaggio Aero da Finale a Villanova d’Albenga, il completamento del raddoppio della linea ferroviaria da Finale ad Andora, l’Aurelia Bis tra Albisola e Savona. Sono iniziative progettate, finanziate con prevalente capitale privato, cantierabili immediatamente e alcune già in corso di realizzazione. La sola fase di costruzione crea migliaia di posti di la-


Fabio Atzori, presidente dell’Unione Industriali di Savona

voro e una ricaduta consistente sul sistema dei servizi, dall’ospitalità alla ristorazione, dal commercio all’artigianato e in genere su tutto il tessuto delle micro imprese locali. Questa è un’occasione irrepetibile per dare prospettive e speranza a centinaia di aziende». Ha affermato che la macchina pubblica soffoca le imprese. Quali passi deve compiere per avvicinarsi alle esigenze del tessuto imprenditoriale? «La nostra pubblica amministrazione costringe chi produce a un carico fiscale esorbitante che si traduce inevitabilmente in chiusure sempre più numerose di aziende con conseguenti costi sociali. Occorre dimezzare i tempi delle autorizzazioni, ridurre il numero degli adempimenti burocratici e amministrativi, contenere l’imposizione fiscale in termini compatibili con i fabbisogni di investimento delle imprese e con un buon livello di potere di acquisto dei lavoratori. Il sistema pubblico deve acquisire una consapevolezza diffusa che l’impresa crea valore per gli azionisti, i lavoratori, lo Stato e gli enti locali e, dunque, svolge un ruolo insostituibile in campo economico e sociale». Quali responsabilità sono da attribuire alle banche nel rallentamento dei processi di sviluppo d’impresa? «Un grave problema è l’eccessiva burocrazia degli istituti di credito: difficilmente un imprenditore riesce a parlare con chi decide se erogare oppure no il credito. Quindi è difficile che i grandi istituti di credito siano veramente in grado di valutare se un investimento è redditizio o meno, finendo per non concedere prestiti anche quando, con una mag-

giore conoscenza diretta, si dovrebbe farlo. In attesa, considerando le condizioni di credito limitato e di rischiosità elevata, è indispensabile valorizzare il ruolo dei confidi, sostenendo, anche con l’apporto di risorse pubbliche, l’attività dei consorzi di garanzia». I buoni risultati dell’export provinciale, cresciuto lo scorso anno del 17,3%, rappresentano uno spiraglio di luce: su quali altri fattori fare leva per aumentare la coesione tra istituzioni, imprese, forze sociali e il sistema creditizio e finanziario? «In provincia di Savona l’export è sostenuto dall’industria nelle attività tradizionali della chimica, della meccanica, del vetro e dei prodotti energetici. Il risultato positivo del 2011 è ripetibile solo se le imprese esportatrici possono sviluppare la loro potenzialità e la loro capacità di trovare nel mercato internazionale nuovi clienti, fatturati importanti e nuova domanda di volumi produttivi. Tutto questo richiede competitività dei siti produttivi, della logistica e delle infrastrutture, oltre a un sostegno più forte da parte delle reti istituzionali, soprattutto da parte delle ambasciate e dell’Ice, e strumenti di assicurazione dei crediti all’esportazione. Occorre sostenere l’export con iniziative mirate, potenziando le infrastrutture e la logistica, liberando le capacità produttive locali in un contesto di confronto continuo con quanto avviene nei territori in cui operano i principali competitor delle nostre aziende. Anche in questo caso, la coesione istituzionale deve superare il limite dell’autoreferenzialità e fondarsi sulla conoscenza e sulla concretezza». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 49




IL VALORE DELL’IMPRESA

Legittimare l’impresa per puntare a crescere L’impresa deve essere considerata un catalizzatore di sviluppo e non una realtà da guardare con sospetto e pregiudizio. Lo sostiene con forza Sergio Travaglia che, nel suo “Il manifesto dell’Impresa”, evidenzia una clamorosa assenza Francesca Druidi uante volte compare la parola impresa nella Costituzione italiana? Nessuna. A sottolineare questa significativa mancanza è Sergio Travaglia, una lunga carriera di top manager, senatore e autore di numerosi saggi, tra cui “Maledetta industria”, che nel suo nuovo volume “Il manifesto dell’Impresa” (edito da Mind) denuncia il fatto, auspicando l’avvio di un dibattito che possa portare all’introduzione nel testo costituzionale di questo termine, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero, in primis sotto il profilo culturale. «Il mio chiodo fisso è la difesa dei valori espressi dalla libera imprenditoria – spiega Sergio Travaglia – con questo libro ho voluto esprimere una mia convinzione: se la Repubblica Italiana invece di essere fondata sul lavoro, fosse fondata sull’impresa, il nostro Pil pro capite sarebbe oggi molto più elevato, così come il nostro prestigio internazionale». Nella nostra Costituzione, non compare mai la parola impresa. «L’impresa viene citata nell’articolo 43 ma sotto forma di un generico plurale, solo per indicarne le modalità di soppressione, come se la parola lavoratore fosse nominata esclusivamente per stabilirne le possibilità di licenziamento». Quali obiettivi si prefigge di raggiungere con il suo libro?

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«Vorrei innanzitutto cercare di suscitare sorpresa nei confronti di questo aspetto fino ad ora ignorato. L’impresa è oggi uno spettro che si aggira per l’Italia, parafrasando Karl Marx. Per questo, sarebbe importante promuovere un movimento che punti all’introduzione di questo concetto nel testo costituzionale; a questo proposito, sto coinvolgendo dei parlamentari. Nel volume suggerisco una possibile localizzazione all’interno dell’articolo 4, dove è espresso il dovere dei cittadini di “svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. L’articolo nella sua versione aggiornata proseguirebbe così: “Alla luce delle sue grandi potenzialità, l’Impresa rappresenta il fattore essenziale del progresso economico e gode dei diritti relativi allo scopo”». Da quali fattori dipende quest’assenza? «La Costituzione italiana nasce in un clima fortemente orientato alla difesa dai totalitarismi, in un contesto dove hanno finito per prevalere i pregiudizi dei padri costituenti, estranei se non contrari al concetto di impresa, e con tutta probabilità sospettosi verso la nozione stessa di


Sergio Travaglia

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La crescita non identifica altro che la salute delle imprese, che a loro volta producono benessere

A sinistra, Sergio Travaglia, senatore e autore di numerosi saggi

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profitto. Gran parte della responsabilità di questa indifferenza ricade però anche sugli imprenditori che, storicamente, non hanno mai cercato di promuovere il loro importantissimo ruolo». Questo atteggiamento di diffidenza verso l’impresa in qualche modo sopravvive anche oggi. «Sì, il clima permane e va chiarito. Il mio impegno è sempre stato rivolto a illustrare i pregi delle imprese. Ho persino tenuto una conferenza a Mosca in russo su questo argo-

mento. Ma non sono seguito dagli imprenditori, che restano un po’ passivi. Nel libro propongo che si possa affermare una forma di neo-umanesimo imprenditoriale, attraverso il quale gli imprenditori acquistino coscienza del loro fondamentale contributo alla società, si organizzino e creino, al pari dei movimenti politici, una propria icona. Suggerisco che l’icona degli imprenditori venga nominata “la riscossa” e abbia come punto di riferimento il decennio 1950-60, periodo nel quale gli imprenditori hanno potuto esprimere a tutto campo la loro vitalità e capacità operativa, generando il miracolo economico italiano. In questo decennio, la produzione industriale è aumentata del 120 per cento, il reddito nazionale del 78». Oggi lo scenario competitivo è però quello globale, le difficoltà per le imprese sono aumentate esponenzialmente. «Il punto chiave è proprio quello di legittimare l’impresa a livello costituzionale. L’impresa è presente nella Costituzione europea. Questo crea una discrasia ed è un assurdo se si pensa che l’Italia è considerata la patria delle pmi. Solo partendo da questa base sarà possibile iniziare a ragionare. Oggi si continua a parlare di crescita, ma si resta nell’astratto. La crescita non identifica altro che la salute delle imprese le quali, a loro volta, producono benessere. Crescita significa, inoltre, identificare gli sprechi e curarli. Basti pensare, ad esempio, ai fondi europei non adeguatamente sfruttati dall’Italia: una situazione che andrebbe sanata, intervenendo sulle sue cause. Serve poi un’azione mirata alla semplificazione burocratica. Si tratta di misure a costo pressoché zero, ma che prevedono un presupposto impegnativo: è necessario che nasca la fiducia dell’opinione pubblica nei confronti dell’impresa, che questa sia considerata un elemento positivo. Le energie del Paese dovrebbero essere mobilitate per consentire all’impresa di operare al meglio sul piano della competitività, innescando il meccanismo virtuoso che può portare al recupero». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 63


INNOVAZIONE

Un ponte tra ricerca e industria La visita di tre membri del governo accende i riflettori sull’Istituto Italiano di Tecnologia. Il centro di eccellenza scientifica presieduto da Gabriele Galateri è pronto a svolgere un ruolo chiave nella filiera della ricerca del Paese Francesca Druidi

Photo: LABORATORI IIT - Massimo Brega - The lighthouse

er ottenere vera crescita servono innovazione e ricerca, qui a Genova l’Iit è un buon esempio di come si possa fare bene una cosa, partendo da asset valorizzabili”. Lo ha dichiarato il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, che ha visitato il 23 aprile scorso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, insieme al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo e al viceministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli. E proprio Grilli, che fino all’autunno 2011 ha guidato l’Istituto, ha nell’occasione confermato gli investimenti prestabiliti per l’Iit; una misura che rientra a pieno titolo nella strategia del governo di preservare il budget per università e ricerca, guardando all’innovazione come fondamentale catalizzatore per la ripresa. L’incontro ha rappresentato l’occasione per illustrare i punti salienti del piano scientifico 2012-2014 dell’Iit e per sancire la crescita del

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centro, che sta rapidamente scalando i ranking internazionali in virtù della qualità della sua produzione scientifica, ma anche e soprattutto per lanciare un messaggio. Il presidente Gabriele Galateri, nel corso del saluto ai ministri e al viceministro, ha infatti evidenziato il contributo che l’Iit può dare nella sfida della crescita, «cercando di fare rete con tutte le eccellenze e le capacità che ci sono in Italia». Fondazione di diritto privato creata congiuntamente dal Miur e dal Ministero dell’Economia e finanze, l’Istituto Italiano di Tecnologia mira a promuovere l’eccellenza nella ricerca di base e applicata, favorendo l’evoluzione del sistema produttivo italiano verso settori e attività tecnologicamente all’avanguardia. Si tratta di una realtà giovane - la fase di start-up delle attività scientifiche è stata avviata alla fine del 2005 ed è proseguita fino al 2008 - ma che ha già saputo raggiungere risultati importanti in termini di numero di pubblicazioni (oltre 2.000 realizzate tra il 2006 e il 2011, il 47 per cento delle


Istituto Italiano Tecnologia

quali riguardanti riviste internazionali ad alto o altissimo impatto), collocazione internazionale, brevetti depositati e fund raising. «Obiettivo dell’Iit – ha ricordato il presidente Galateri – è sviluppare conoscenze d’altissimo livello lavorando sulle aree di frontiera della ricerca mondiale - nanotecnologie, neuroscienze, nuovi materiali, robotica, nuovi farmaci - in una prospettiva “umanocentrica” della scienza, che sia capace cioè di rappresentare un vantaggio concreto per l’uomo e per l’ambiente in cui vive». Molteplici sono i progetti condotti dall’Iit, dall’impiego di nanoparticelle per una drug delivery intelligente al perfezionamento della retina artificiale; dallo studio di una nuova classe di farmaci in grado di alleviare il dolore e di accelerare la cicatrizzazione allo sviluppo del prototipo di carta in-

Photo: LABORATORI IIT - Massimo Brega - The lighthouse

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BREVETTI Numero di brevetti depositati finora dall’Itt, di cui 67 italiani e 54 internazionali

40 mln

FUND RAISING Ammontare (in milioni di euro) del portafoglio progetti dell’Iit

telligente (magnetica, antibatterica o idrorepellente); dai dispositivi di riabilitazione del braccio e del polso ai nuovi supermicroscopi per diagnosi e imaging in cellule. Affascinante è il settore relativo alla robotica: dai progressi cognitivi del robot iCub, ai movimenti del quadrupede robotico ad attuatori idraulici HyQ fino al nuovissimo robot umanoide CoMan, che cammina e si muove con caratteristiche di flessibilità ed equilibrio identiche a quelle umane. Sono più di 1.000 le persone che lavorano nella sede centrale di Genova e nei dieci laboratori che compongono la rete nazionale dei centri Iit, localizzati a Torino, Milano, Trento, Parma, Pisa, Roma, Napoli e Lecce. L’86 per cento delle risorse umane è impegnato nelle attività di ricerca, alle quali l’Istituto destina il 92 per cento delle sue risorse finanziarie. Un dato su tutti deve far riflettere: il 37 per cento dello staff scientifico proviene dall’estero, di cui il 15 per cento si compone di ricercatori italiani che hanno deciso di rientrare nel nostro Paese. A dimostrazione che «la fuga dei cervelli si può invertire». Vincente è soprattutto la filosofia operativa adottata dal centro: «un “sistema aperto”, che punta a integrare e a mettere in sinergia le eccellenze che ci sono in Italia, condividendo un patrimonio di conoscenze, capitali, infrastrutture e network relazionali». Il 60 per cento del budget dell’Iit riguarda la sede genovese, mentre il 40 per cento va ai 10 poli territoriali della rete costituiti con i migliori centri di ricerca e università italiani. L’Istituto però non si accontenta e guarda oltre. Il passo successivo, afferma Galateri, è «mettere al servizio del Paese la massa critica di ricerca scientifica e tecnologica che siamo in grado di sviluppare». Perché è dai comparti più avanzati che può arrivare la spinta necessaria affinché il Paese riacquisti competiti- LIGURIA 2012 • DOSSIER • 67


INNOVAZIONE

Sulla sinistra, il presidente dell’Iit Gabriele Galateri. Davanti a lui, Francesco Profumo, Vittorio Grilli e Corrado Passera il 23 aprile nel corso della visita all’Istituto mentre ammirano il robot iCub

vità. Per promuovere l’innovazione, rileva il presidente dell’Iit, «occorrono politiche, progetti, meccanismi certi e il più possibili automatici d’incentivazione, e una grande coesione delle forze in campo. Ed occorre anche il rispetto di tre condizioni: la promozione della meritocrazia e del mercato; un orizzonte temporale di medio periodo; la presenza di un efficiente mercato dei capitali di rischio». L’Istituto Italiano di Tecnologia è determinato a potenziare nel prossimo futuro le attività di technology transfer, candidandosi ad assumere un ruolo centrale non solo nell’investigazione scientifica, ma anche nello sviluppo imprenditoriale delle soluzioni applicative dell’Istituto e di altre strutture di ricerca del Paese. In questo contesto, svolgono una funzione determinante i brevetti depositati dall’Istituto; “Sono di proprietà dell’Iit – ha evidenziato il ministro Profumo – sono finanziati dal governo italiano e possono essere ceduti ad aziende per avere ricadute industriali. Oggi è importante che ci sia il trasferimento della co-

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L’Istituto intende mettere al servizio del Paese la massa critica di ricerca scientifica e tecnologica che siamo in grado di sviluppare

noscenza attraverso le start up”. L’Iit sta, dunque, ponendo le basi per la prossima sfida: alimentare un dialogo continuo tra ricerca e tessuto produttivo. Non solo con l’industria che esiste già ma, come ha annunciato il presidente Galateri, «con l’industria ad alta tecnologia che può nascere, mettendole a disposizione un incubatore nazionale (con spazi, servizi, strumentazione tecnologica a Genova o nei poli territoriali) e un’organizzazione che, facendo leva su adeguati stakeholder finanziari, raccolga capitali esterni, valuti le iniziative, le finanzi con capitale di rischio».


Nicoletta Viziano

Innovazione e formazione, leve vincenti contro la crisi Favorire accesso al credito, formazione e semplificazione burocratica come condizioni imprescindibili per alimentare l’innovazione. Lo sottolinea Nicoletta Viziano, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Liguria Francesca Druidi Nicoletta Viziano, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Liguria

n un quadro congiunturale caratterizzato, nell’ultimo semestre del 2011, dal peggioramento dello scenario competitivo per le imprese liguri, il comparto high-tech delle aziende operanti nei settori dell’automazione, dell’elettronica e delle telecomunicazioni, mostra le dinamiche più stabili in termini di produzione industriale e tenuta del mercato interno. «Il settore dell’hitech e dell’innovazione sta soffrendo di meno la pesante crisi economica attuale – conferma Nicoletta Viziano, presidente regionale dei giovani imprenditori di Confindustria – e questa tendenza rappresenta un segnale importante per incentivare l’innovazione come modalità di diversificazione delle attività produttive». Qual è il bilancio che può tirare della capacità d’innovare delle imprese liguri? «La nostra è una realtà che può contare sull’Istituto italiano di tecnologia. Si sta, inoltre, realizzando il Polo tecnologico di Erzelli, il Leonardo Technology Village, con l’insediamento di aziende ad alta tecnologia, centri di ricerca e la ricollocazione della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova. Opere che forniscono un ulteriore input sul fronte dello slancio all’innovazione. Tutti questi elementi fanno sì che la tecnologia avanzata possa identificare un comparto strategico per la ripresa dell’economia della regione. Certo, le criticità non mancano e spesso sono riconducibili ai problemi di accesso al credito». Si può parlare di un rapporto sinergico tra tessuto imprenditoriale e mondo accademico? «Sì, c’è una forte collaborazione con l’università. È operativo un tavolo paritetico all’interno di Confindustria Genova tra

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INNOVAZIONE

l’associazione confindustriale e l’ateneo, al quale partecipano manager di importanti realtà del settore tecnologico quali Siemens ed Ericsson. Si tratta di un aspetto fondamentale perché, oltre all’apprendimento teorico, diventa sempre più necessario per i giovani realizzare stage e periodi di formazione all’interno delle aziende, anche durante il percorso di studi universitario». Vi sono iniziative specifiche predisposte da Confindustria a riguardo? «Sotto la mia presidenza dei giovani imprenditori di Confindustria Genova (carica da cui si è dimessa per assumere quella a livello regionale, ndr) è stato avviato un master universitario di I livello in Management e imprenditorialità, partito all’inizio di gennaio e realizzato in collaborazione con Perform, le facoltà di Economia e di Ingegneria dell’Università di Genova. È in corso la prima edizione e si tratta di un progetto fortemente voluto, che rappresenta un fiore all’occhiello in virtù del suo approccio concreto. Il 50 per cento delle ore del master è dedicato alla parte accademica, mentre le restanti ore sono riservate alla testimonianza diretta degli imprenditori. Sono, inoltre, previsti visite e stage nelle circa 25 aziende che hanno aderito al master. È un’opportunità importante per i gio-

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vani che si affacciano al mondo dell’impresa». Sotto quale profilo in particolare? «I partecipanti hanno la possibilità di venire a contatto con esperienze reali di creazione, sviluppo e gestione di un’azienda e, al contempo, possono acquisire competenze specifiche in vista dell’avvio di un progetto imprenditoriale personale. Del resto, il ruolo dei Giovani Imprenditori deve essere anche questo: sostenere e affiancare le nuove generazioni affinché siano consapevoli di tutte le strade che possono aprirsi davanti a loro e non si scoraggino di fronte agli ostacoli che purtroppo esistono nel mettersi in gioco in prima persona come imprenditori, perché comunque si tratta di un percorso in grado di offrire grandi soddisfazioni». Il nuovo bando voluto dalla Regione per incentivare gli investimenti innovativi delle micro, piccole e medie imprese, mette a disposizione per tutta la regione 25 milioni di euro provenienti da fondi europei. Una buona notizia. «È fondamentale che ci sia il sostegno da parte delle istituzioni. È però altrettanto determinante un intervento sul fronte della semplificazione e del ritardo dei tempi di risposta della macchina burocratica. Il sistema italiano è ancora troppo lento e burocrate rispetto ad altri paesi». Come si può applicare il concetto di innovazione a un settore tradizionale come quello in cui opera la sua azienda, il Gruppo Viziano? «Anche in un settore tradizionale come l’edilizia, si sviluppa il concetto di innovazione per quanto riguarda la scelta dei materiali, che non solo ottimizzano i costi di realizzazione ma anche quelli di gestione, e l’ambito del risparmio energetico. Ma innovazione significa anche applicazione dell’informatica, sfruttando le possibilità offerte dal telelavoro. Da questo punto di vista, occorre spingere ancora a livello regione per implementare le opportunità offerte dalla banda larga e dalle nuove tecnologie Ict».



MODELLI D’IMPRESA

Il recupero sicuro dei reflui industriali I

Come reinserire i reflui oleosi delle attività marine e petrolifere nel ciclo produttivo. O farli diventare nuove materie prime e combustibili. Albino Benenti presenta i risultati raggiunti dalla ricerca nello sviluppo di soluzioni con un ridotto consumo energetico e un basso impatto ambientale Manlio Teodoro

L’impresa Alessandro Gaeta Srl ha sede a Genova Bolzaneto www.gaetasrl.it

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l costo delle materie prime e la rinnovata sensibilità verso il rispetto ambientale hanno spinto l’industria chimica allo sviluppo di soluzioni innovative per il trattamento dei reflui prodotti collateralmente all’estrazione e alla lavorazione del petrolio. Fra gli sviluppatori di queste soluzioni si colloca la società Alessandro Gaeta di Genova, che ha creato una gamma specifica per il trattamento di reflui industriali di attività marine e petrolifere, che comprende prodotti impiegabili in processi di depurazione complessi e di difficile realizzazione. Come spiega il titolare Albino Benenti: «Le linee di maggiore importanza sono quelle dei disemulsionanti organici per emulsioni olio in acqua e quelle dei disemulsionanti per reflui oleosi costituiti da emulsioni di acqua in olio. Queste linee di prodotto permettono un recupero ottimale delle fasi oleose, che possono essere così reinserite – dopo essere state sottoposte a ulteriori trattamenti – nel ciclo produttivo oppure essere usate come materie prime o come combustibili. Nella realizzazione di queste applicazioni per noi è fondamentale collaborare con i partner industriali e con i costruttori di impianti, in modo da studiare e realizzare processi ad hoc per ogni diversa esigenza di recupero o smaltimento, offrendo così un servizio tailor made e personalizzato». Essendo pensati per ridurre l’impatto ambientale dei processi industriali e petroliferi, i prodotti realizzati dall’azienda vengono a loro volta ideati e formulati in modo tale da apportare il minore impatto ambientale. «Inoltre, la fabbricazione viene effettuata attraverso processi che garantiscano il minore spreco di risorse e di energia e riducendo il più possibile la produzione di scarti e rifiuti.


Albino Benenti

È fondamentale collaborare con i costruttori di impianti, in modo da studiare e realizzare processi ad hoc per ogni diversa esigenza di recupero o smaltimento

3,7 mln EURO

Per esempio, diamo priorità alle formulazioni che possono essere prodotte a temperature non elevate e quindi che richiedono minore dispendio energetico e hanno emissioni basse o nulle. Dunque, producendo soluzioni per il mercato del disinquinamento, agiamo in modo tale da chiudere il cerchio virtuosamente». Con una prospettiva produttiva basata su questa impostazione, fondamentale per la Alessandro Gaeta è l’investimento in ricerca e sviluppo. «È la ricerca che ci ha permesso di essere assolutamente indipendenti e di non essere più dei semplici distributori – come eravamo alla fondazione delle società – e di avviare l’autoproduzione. All’inizio di quest’anno abbiamo inaugurato un nuovo laboratorio chimico, attrezzato sia per il controllo di produzione, sia per lo studio di nuovi prodotti, compresi i polimeri e la loro sintesi. Nel settore del trattamento delle acque reflue, per esempio, abbiamo sviluppato nuovi polimeri di elevata qualità. Inoltre, il lavoro di innovazione è orientato sia allo sviluppo di nuovi coagulanti e disemulsionanti, sia alla messa a punto di nuovi antischiuma non siliconici, adatti al trattamento delle acque reflue,

in particolare negli impianti biologici. È poi continuo il lavoro di rinnovamento delle varie linee di prodotti per il settore navale e industriale ai livelli di qualità richiesti dai mercati e l’adeguamento alle nuove disposizioni europee relative alla salvaguardia dell’ambiente, come il Reach». Questa è la realtà odierna dell’impresa che in passato era stata un distributore di prodotti chimici per le maggiori società, anche estere, del settore navale. «La nostra azienda ha svolto un ruolo importante nella distribuzione di prodotti di aziende altamente qualificate nel settore dei prodotti per la marina mercantile e per il settore industriale. Gradualmente siamo però passati a prediligere una via personalizzata, avviando così l’autoproduzione di linee di prodotti di qualità. Questo ci ha permesso di affrontare con risultati positivi non solo il mercato interno, ma anche quelli di aree europee ed extraeuropee. Attualmente, le zone in cui abbiamo una presenza attiva e costante sono la Francia, la Germania, i paesi dell’Est europeo e i paesi arabi localizzati nel Nord Africa e nel Medio Oriente».

Fatturato registrato nel 2011 dalla Alessandro Gaeta Srl

+5%

INCREMENTO Crescita del fatturato ottenuta della società nel primo quadrimestre del 2012

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MODELLI D’IMPRESA

Il business dei rottami non ferrosi La commercializzazione di metalli non ferrosi sembra in fase di ripresa. Le realtà che in questo settore offrono un’ampia gamma di prodotti e di attività hanno sicuramente più opportunità di tenere il mercato. L’esperienza di Simone Della Torre Eugenia Campo di Costa

L’ingegner Simone Della Torre, responsabile della commercializzazione dei rottami in acciaio della Costanza Ligure Metalli Spa di Genova www.costanzaligure.it

opo una fase di crisi profonda, la commercializzazione di leghe e metalli non ferrosi sembra aver intrapreso la via della ripresa. Almeno secondo l’esperienza della Costanza Ligure Metalli di Genova, presente da oltre 30 anni sul mercato dei rottami metallici, da sempre guidata dalla famiglia Della Torre. «Nel 2009 e 2010 abbiamo dovuto far fronte a una fase di grande difficoltà, causata non tanto da un calo nel fatturato o negli utili, bensì dalle insolvenze di alcuni grossi clienti purtroppo falliti, che ci hanno causato un buco di diversi milioni di euro – spiega l’ingegner Simone Della Torre, responsabile della commercializzazione dei rottami di acciaio inossidabile -. Abbiamo fatto fronte con forza e perseveranza al momento drammatico e oggi possiamo ritenerci piuttosto soddisfatti». Costanza Ligure Metalli, infatti, ha chiuso l’ultimo bilancio in positivo, con un fatturato di circa 101 milioni di euro e un utile intorno al milione di euro. La vostra realtà è impegnata nella commercializzazione di materiali non ferrosi sotto forma di rottami, di prodotti grezzi e di semilavorati. Quale tipologia di attività ricopre la fetta maggiore del vostro core business? «Ci siamo concentrati soprattutto sulla commercializzazione di rottami di acciaio inossidabile per le acciaierie, settore in cui abbiamo superato le 2mila ton/mese e sulla commercializzazione di pani di zinco, ambito nel quale rientriamo tra le prime cinque aziende a livello europeo. Nello specifico, io mi occupo principalmente della fornitura alle acciaierie di acciaio inossidabile, quindi della gamma completa di rottami di acciaio inossidabile, leghe e superleghe. Mia sorella si occupa invece del ciclo dello zinco, commercializzando i lingotti di zinco che importiamo

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Simone Della Torre

101 mln EURO

principalmente da India, Turchia e Polonia. I nostri referenti in questo ambito sono sia i produttori di ottone, per quanto riguarda lo zinco secondario, sia le zincherie a caldo». Alla commercializzazione di zinco e acciaio si affiancano altre attività? «Quella del recupero degli scarti di produzione di zincherie e acciaierie che avviamo al riutilizzo principalmente nei mercati polacco e indiano. Inoltre, per quanto riguarda i semilavorati, siamo importatori dal Perù di sfere di zinco per la galvanica a freddo e ci occupiamo, seppure in maniera minore, anche di tutti gli altri metalli non ferrosi: il rame, l’ottone, il bronzo e il piombo, commercializzando anche pani di piombo e pani di stagno». In che misura la diversificazione dell’attività si rivela una carta vincente in un momento di estrema crisi dei mercati? «Il valore dei metalli è regolato dalla Borsa metalli di Londra, il London Metal Exchange, pertanto nel momento in cui una certa tipologia di metallo è in difficoltà, il fatto di trattarne anche altre permette di puntare su quelle più valutate, compensando eventuali cali. Inoltre, la diversificazione ci ha permesso di abbattere il rischio nelle vendite, dato che oggi il vero problema sono le insolvenze da parte dell’utilizzatore finale.

In fine, trattando tutti i metalli non ferrosi, riusciamo ad avere una gamma piuttosto completa di fornitori e clienti». In che modo una realtà come la vostra, prettamente commerciale, è attenta alla ricerca, all’innovazione e allo sviluppo? «Abbiamo avviato due attività particolari: dal punto di vista più “tecnico”, stiamo finanziando, in collaborazione con l’Università di Ancona e quella di Stoccarda, degli studi sulla corrosione nei bagni galvanici. Dal punto di vista finanziario, invece, siamo i main sponsor del Faro che è il maggior osservatorio italiano sulle variazioni di borsa delle materie prime e degli hedge funds che sono necessari, non a un fine speculativo, quanto a garantire un livello di tutela dell’operatività per proteggere la nostra attività non solo dalle oscillazioni del cambio ma anche da quelle dei metalli sui mercati finanziari». Quali le prospettive per il 2012 dell’azienda? «Se quest’anno riusciremo a raggiungere i dati di bilancio del 2011 ci riterremo già soddisfatti. In effetti quest’anno, rispetto al precedente, si prospetta una crisi maggiore, derivante soprattutto dal fatto che gli utilizzatori finali spesso registrano un calo di ordini che inevitabilmente si ripercuote su chi fornisce loro la materia prima. Restiamo comunque fiduciosi anche se ipotizzare quest’anno uno sviluppo ulteriore sembra un po’ azzardato. Nei prossimi anni comunque cercheremo di espandere ulteriormente il nostro mercato, che coinvolge già, oltre all’Italia, gran parte dell’Europa, India, Nord Africa e Stati Uniti».

È il fatturato registrato dalla Costanza Ligure Metalli Spa nel 2011

1 mln EURO

È l’utile dell’azienda all’ultimo bilancio

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MODELLI D’IMPRESA

La diversificazione come risposta alla crisi La dinamicità di un’azienda dipende dal livello di competenza e know how del personale. Stefano Pambianchi spiega la filosofia di Cmm ed espone il programma di sviluppo di nuovi settori industriali Valerio Germanico

Stefano Pambianchi, amministratore della Cmm Srl di Genova www.cmmitalia.com

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el nostro settore quello che fa la differenza non è l’impianto ipertecnologico o iperavanzato. Infatti, la risorsa principale è l’uomo, con la sua esperienza e la sua formazione. Sono questi i fattori che giocano il maggiore ruolo nella dinamicità di un’azienda e nella sua capacità di guardare su più fronti contemporaneamente». A parlare è Stefano Pambianchi, amministratore della Cmm, azienda genovese del settore impiantistico e meccanico principalmente orientata al comparto industriale della power generation. «Guidati da questa idea, che nel tempo è risultata vincente, siamo anche riusciti a limitare i danni nel recente periodo di recessione e oggi possiamo nuovamente guardare all’evoluzione per il futuro. Se la tecnologia è la base di partenza, su di questa deve poi installarsi una competenza e un know how diffusi fra tutte le persone che partecipano alla gestione dell’attività. E il risultato è una qualità di servizio di prodotto che fa da fondamentale discrimine fra i mercati industrialmente evoluti e quelli emergenti, che soprattutto durante questi anni di crisi hanno assunto un aspetto assai minaccioso». Qual è stato negli ultimi anni l’andamento del vostro business? «Dopo un calo drastico nel biennio 2009-2010, nel 2011 siamo tornati a una crescita moderata. La nostra risposta alla flessione del biennio più difficile è stata quella di diversificare, non solo a livello di linee di prodotto, bensì anche di settore industriale. In questo senso il risultato più significativo è stato quello di aver acquisito nuovi e importanti contatti – sia sul mercato nazionale sia su quello europeo – sui quali potenzialmente potremo costruire collaborazioni in futuro. I tempi

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Stefano Pambianchi

Nel nostro settore la risorsa principale è l’uomo, con la sua esperienza e la sua formazione

di messa a frutto di questi contatti sono lunghi a causa della specificità del nostro settore, nel quale è necessario un tempo anche molto lungo per l’allineamento alle esigenze dei vari produttori. È necessario infatti assumere un assetto specifico sulle tecnologie di produzione. A fronte di questi tempi lunghi di affiancamento, però, seguono rapporti di partnership di lunga durata». Verso quali settori industriali vi siete orientati nella vostra di ricerca di diversificazione? «Abbiamo cercato contatti con clienti che operassero in settori come quello dell’Industria Navale, Laminatoi e Acciaierie. Il core business però per noi resta il comparto Energia. In Italia il nostro cliente di riferimento è Ansaldo Energia, per il quale lavoriamo con entrambe le nostre divisioni, quindi sia con l’impiantistica e i servizi alla produzione sia con la fornitura di componenti di produzione e ricambi collegati. Abbiamo anche una importante collaborazione estera con una forgia tedesca altamente specializzata in acciai impiegati nel settore dell’Energia. La nostra rappresentanza commerciale per questa forgia, inoltre, negli anni ci ha dato la possibilità anche di attivare contatti diretti con nuovi partner». Avete anche puntato sulla ricerca e sviluppo

e sull’innovazione? «Più che sulla ricerca e sviluppo, negli ultimi anni abbiamo puntato sulla qualifica e la formazione del personale, fedeli alla nostra idea che pone una chiara gerarchia di importanza fra le varie componenti, umane e tecnologiche, che compongono l’azienda. Quindi le risorse maggiori sono state destinate al miglioramento del nostro ufficio tecnico – composto da ingegneri meccanici specializzati nella progettazione e sviluppo di soluzioni ad hoc per i nostri partner – e sulla parte operativa delle nostre maestranze qualificate». Quali sono le prospettive e gli obiettivi per il 2012 e i prossimi anni? «Quello che auspichiamo è il consolidamento del rapporto con nuovi clienti. Probabilmente saranno necessari alcuni anni affinché questi entrino a regime, ma questo è fisiologico per il nostro settore. Le altre sfide, poi, sono quelle di riuscire ad acquisire la giusta elasticità per diversificare su nuovi mercati e riuscire a ottenere le certificazioni di qualità Iso 9001 e Iso 3834, quest’ultima in particolare riguardante la qualifica specialistica della gestione dei procedimenti di fabbricazione mediante saldatura». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 77


MODELLI D’IMPRESA

Nuove richieste dal mercato dell’impiantistica La crisi dell’edilizia e del suo indotto ha modificato le esigenze dei committenti: oggi c’è bisogno di pochi interlocutori. Gli operatori si sono adeguati diversificando l’attività e ampliando le competenze. Ne parla Giovanni Niccoli Amedeo Longhi

ttimizzazione dei costi e semplificazione delle procedure sono prioritarie in un momento in cui le commesse sono in drastico calo e chiunque dia inizio a un intervento in ambito edile o immobiliare deve centellinare il dispendio di risorse, in termini sia economici che logistico-organizzativi. Giovanni Niccoli, che con la sua azienda opera nel settore impiantistico dal 1984, illustra la situazione attuale: «Oggi la commessa ideale prevede un intervento sullo stabile oggetto del lavoro capace di provvedere all’installazione e alla successiva gestione di tutti gli impianti, dal riscaldamento e condizionamento all’impianto idraulico, fino Giovanni Niccoli, titolare dell’omonima a tutti i servizi elettrici, compresi azienda di Santa Margherita Ligure (GE) www.niccoligiovanniriscaldamento.com citofonia e antifurto». Quali sono quindi le nicchie in cui operate? «Abbiamo sviluppato il settore dell’impiantistica idraulica ed elettrica civile, riscaldamento, condizionamento ed energie rinnovabili sono le nostre tradizionali specializzazioni. In particolare ci occupiamo dell’installazione di impianti idraulici con relativa assistenza tecnica, della revisione e della successiva manutenzione di caldaie a gas, vapore, ecologiche e bruciatori. Inoltre, i nostri tecnici sono specializzati nell’installazione e nella revisione di scaldabagni e boiler

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elettrici e a gas, di condizionatori, climatizzatori e pompe di calore. Infine, siamo abilitati a effettuare i controlli dei fumi, rilasciando le certificazioni termiche e i bollini provinciali». Per quanto riguarda le energie rinnovabili? «Il ricorso a fonti energetiche pulite e rinnovabili è sempre più richiesto, sia per motivi economici sia in virtù di una crescente sensibilità della committenza in termini ambientali. Per questo motivo, ci siamo specializzati anche nel settore delle energie alternative, in primis fotovoltaico e solare termico. Grazie alla collaborazione con ingegneri termotecnici altamente qualificati, siamo in grado di fornire un prodotto chiavi in mano, progettando impianti fotovoltaici e procedendo alla messa in opera di pannelli e impianto completo». Quali sono le peculiarità del mercato ligure? «La clientela della Riviera del Levante ha caratteristiche molto particolari ed è piuttosto variegata. Spesso ci capita di lavorare in edifici storici e di pregio: in questo tipo di interventi, oltre alla professionalità, è richiesto un rapporto di fiducia completa; inoltre, il personale deve essere serio, preparato e preciso. Allo stesso tempo proseguiamo con l’attività tradizionale, curando la manutenzione e occupandoci degli interventi straordinari sugli impianti e sulle centrali termiche di molti condomini, alberghi, strutture varie, compresi gli stabili dei Comuni di Santa Margherita Ligure e Zoagli, in particolare scuole e altri edifici pubblici».



Il settore energetico, traino per la meccanica L’evoluzione produttiva dalla carpenteria alla meccanica di precisione è stata guidata dallo sviluppo del settore energetico. Giuseppe Crucè ripercorre il processo di diversificazione che ha portato Coflam a specializzarsi nella produzione di componenti di turbine a gas, turbine a vapore e alternatori

a forte espansione del mercato dell’energia, negli ultimi anni, ha trainato la richiesta di una produzione di meccanica di precisione. Per questo motivo numerose aziende già attive nel settore della carpenteria e della meccanica, si sono orientate e specializzate nella produzione Manlio Teodoro di componenti per il settore energetico. Fra queste la Coflam, società amministrata da Giuseppe Crucè, che dalla media e grossa carpenteria – inizialmente la gamma di prodotto principale – è passata a fare della produzione meccanica di precisione il proprio core business. Come spiega Crucè: «Il nostro attuale assetto produttivo è perfettamente rispecchiato dagli spazi dedicati alle diverse attività all’interno della nostra organizzazione industriale. Anche se manteniamo ancora un piccolo capannone a Genova Borzoli, che ospita una linea di smerigliatura e lucidatura di palette, la nostra sede operativa principale è oggi quella di Stella San Giovanni, che ha 1.300 metri quadrati dedicati alle lavorazioni meccaniche di precisione e 650 alla carpenteria. Dunque, anche se le lavorazioni tradizionali continuano a trovare una loro collocazione all’interno del

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Giuseppe Crucè

La continua evoluzione del settore energetico ha richiesto costanti investimenti per il miglioramento e l’incremento della capacità produttiva e qualitativa

nostro fatturato, lo sviluppo della Power Generation ci ha portati decisamente verso una produzione specializzata nella costruzione di particolari per turbogas, alternatori e turbine a vapore. Inoltre, la continua evoluzione del settore energetico ha richiesto costanti investimenti per il miglioramento e l’incremento della capacità produttiva e qualitativa. Questi sono stati possibili grazie al fatto che la nostra azienda, diversificando, è riuscita a mantenere e consolidare i risultati e le performance registrate negli anni scorsi – bilancio che consideriamo più che positivo data la situazione economica di crisi complessiva». Dunque la diversificazione dell’attività produttiva, per Coflam, si è rivelata una carta vincente e ha permesso all’azienda di non abbandonare la strada della ricerca, dell’innovazione e dello sviluppo neppure negli anni più difficili della crisi economica. «Il fabbisogno di energia è costantemente in crescita. Da ciò consegue che nel nostro settore l’innovazione e lo sviluppo economico vanno praticamente di pari passo. I nostri partner ci impongono periodicamente nuovi standard qualitativi sempre più elevati e tempi di con-

segna via via più ristretti. Per questo motivo, soltanto attraverso l’implementazione costante di nuove tecnologie e il perfezionamento dei processi produttivi è possibile restare in linea con le attese del mercato, che per noi, al momento, resta principalmente quello nazionale. Infatti, non abbiamo ancora avviato nessun tipo di operazione con l’estero, ma l’apertura verso l’export è già nei nostri programmi e prevediamo che nei prossimi anni diventerà una strada che dovrà essere necessariamente imboccata. Soprattutto se perdurerà l’attuale situazione di un mercato italiano che mostra prospettive di un’ulteriore contrazione della richiesta. Tuttavia, in questo momento, guardando all’immediato futuro e avendo come orizzonte almeno tutto il 2012, il nostro obiettivo prioritario resta quello di mantenere il livello di fatturato raggiunto per poi lanciarci, dopo l’attesa ripresa economica e animati dalla disponibilità di maggiori risorse, in un programma di crescita che comprenda anche l’ingresso nei mercati esteri».

La Coflam Srl ha i propri stabilimenti a Stella San Giovanni (SV) www.coflam.com

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MODELLI D’IMPRESA

L’elettrotecnica e la scelta di delocalizzare Partnership con i principali contractor del settore e apertura di siti produttivi all’estero sono i pilastri di una delle strategie messe in atto dal comparto elettrotecnico italiano. Il punto di Bernardo Porrata Amedeo Longhi

a nuova conformazione dei mercati globali ha posto moltissime aziende di fronte a una scelta organizzativa. Le variabili che la influenzavano? Sostenibilità economica, prospettive future, possibilità occupazionali, gestione del know-how. Le risposte da parte degli operatori sono state molto eterogenee. Bernardo Porrata illustra quella legata a una strategia incentrata da un lato sulla costruzione di consolidate sinergie con le società committenti più importanti e dall’altra sullo sviluppo di nuovi mercati, come quello dell’Est-Europa. Porrata è amministratore della Duepi Service, società dell’hinterland genovese che si occupa prevalentemente di progettare e realizzare quadri elettrici ed elettronici per sistemi di automazione industriale e distribuzione dell’energia. Com’è stata affrontata l’esigenza di riorganizzazione del reparto produttivo? «Le nuone e pressanti sfide del mercato globale ci hanno imposto l’esigenza di rivedere lo scenario produttivo dell’azienda: abbiamo migliorato gli standard produttivi a Genova mentre parte di questa attività è stata delocalizzata in Europa del-

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Bernardo Porrata, amministratore della Duepi Service Srl di Genova www.duepiservice.com

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l’est (Romania), dove è stata aperta la Duepi Service Ro. Questo ha permesso all’azienda di continuare a realizzare prodotti sia in Italia che all’estero rispondenti alle sempre più rigorose specifiche tecniche dei clienti dettate dalla normativa internazionale e dagli altissimi livelli previsti dal controllo qualità. Tutto questo ha consentito di rimanere molto competitivi sui mercati italiano e internazionale avendo risultati molto confortanti dalle verifiche di qualità che i nostri clienti effettuano nelle diverse fasi della realizzazione della commessa, dalla progettazione all’installazione presso impianto». In che termini è avvenuta la delocalizzazione? «La delocalizzazione è avvenuta seguendo una ben precisa linea di progetto: volevamo avere la stessa qualità della fabbrica italiana ma con costi decisamente più competitivi. Non secondario l’interesse dei main contractors italiani verso il mercato interno romeno e quelli dei paesi confinanti, che attuano anche in tempi come questi elevati investimenti nella generazione di energia.


Bernardo Porrata

Parte del reparto produttivo è stato delocalizzato in Europa dell’Est, dove è stata aperta la Duepi Service Ro

Non si pensi però che tale scelta abbia comportato tagli in Italia, anzi. Ci sono stati un ulteriore incremento di professionalità specialistiche nei diversi settori aziendali e la creazione di un polo produttivo di eccellenza con erogazione di formazione specialistica di personale tecnico locale e conseguente crescita professionale degli stessi in Romania». Come si traducono le sinergie operative e produttive che appartengono alla mission aziendale? «La tipologia di prodotto e la qualità del servizio sono molto richieste e apprezzate dalla committenza in quanto, oltre a ricevere un prodotto finito “chiavi in mano”, vengono messe a disposizione l’esperienza e la conoscenza del personale allo scopo di proporre soluzioni sempre più efficienti e competitive. Fra le aziende a cui siamo legati da un rapporto ormai consolidato figurano la ABB Power System Division, la Abb Process Automation Division, la Rgm, la Ortec, la Seastema e la Selex Elsag. Inoltre, nello svolgimento delle nostre attività, abbiamo contatti diretti con Ansaldo, Enipower, Snam, Sorgenia». Quali sistemi fornite alle centrali? «I principali sistemi di automazione che abbiamo fornito negli ultimi due anni hanno visto

la nostra società supportare i Main Contractors in progetti molto importanti; cito la Centrale Elettrica di El Tebbin, le piattaforme Petrobel di Barboni ed El Gamil, i sistemi Turbogas e Turbina a Vapore per tre siti in Russia e le centrali elettriche di Torrevaldaliga, Brindisi e Turano, dove Duepi ha fornito gli armadi di automazione su specifica del cliente. Un altro esempio pratico di una collaborazione già in essere è rappresentato dalla joint venture tra Duepi Service ed Enerpro Srl, società fondata nel 2002 che si propone sul mercato dell’energia e dei trasporti come agente per l’Italia di Ganz Traselektro Traction e developer di impianti per la produzione di energie rinnovabili. La nostra partnership si sviluppa quindi in questi ambiti». Come avete organizzato la struttura in modo da renderla capace di fornire un servizio flessibile e tempestivo? «Nel corso degli ultimi anni sono state effettuate delle riorganizzazioni interne che hanno visto l’integrazione di giovani tecnici e progettisti e la creazione di un team ben bilanciato tra esperienza e dinamismo. Inoltre, è stato attivato un sistema informativo aziendale allo scopo di migliorare la competitività, adeguandola ai cambiamenti del mercato. La formazione è stata posta sul gradino più alto, tanto che il nostro personale è addestrato per intervenire anche nei cantieri o presso le officine dei committenti». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 83


MODELLI D’IMPRESA

Contro la dispersione termica degli edifici Il cattivo isolamento degli edifici è la principale causa di spreco energetico, di emissioni e di una bolletta troppo cara per il riscaldamento domestico. Mario Muratore spiega perché coibentazione e rinnovo dei serramenti permettono di abbattere costi e sprechi Manlio Teodoro

econdo la stima effettuata dalla società di analisi Ecofys, la dispersione termica degli edifici costa ogni anno, a livello europeo, circa 270 miliardi di euro. Ciò vuol dire che dei 6 milioni di barili che ogni anno vengono consumati per produrre l’energia che riscalda o raffredda le case dei cittadini europei, 3,3 milioni di barili vengono letteralmente gettati dalla finestra. A ciò si aggiunge una produzione di 460 milioni di tonnellate di anidride carbonica che potrebbe essere evitata con un adeguato isolamento termico delle abitazioni private e degli edifici pubblici. Sotto questo profilo l’Italia non si dimostra certamente un paese virtuoso, dato che secondo Legambiente soltanto 11 edifici su cento rispondono ai requisiti di sostenibilità e di efficienza energetica. Come spiega Mario Muratore, titolare della Ferutec, società che commercializza accessori per serramenti e prodotti finiti: «La causa di ciò va ricercata da una parte nell’età degli edifici italiani e dall’altra nel ritardo con cui i costruttori sono arrivati a comprendere la necessità di un’edilizia improntata all’efficienza energetica». Negli ultimi anni c’è stato un risveglio di attenzione sul tema dell’isolamento degli edifici? «Certamente, anche a causa della crisi e della

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necessità di risparmiare da parte dei consumatori, oggi si sta diffondendo la cultura del risparmio energetico e quindi degli strumenti per metterlo in pratica. Nel nostro paese a causa dei vecchi serramenti si raggiunge uno spreco di energia di almeno il 40 per cento. Questo vuol dire che a fronte di un modesto investimento iniziale per la coibentazione dei muri esterni e la sostituzione dei vecchi serramenti – intervento che in questi anni è stato sostenuto anche con la possibilità di ottenere una detrazione fiscale del 55 per cento – si ha un risparmio consistente sui costi per il riscaldamento domestico». A fronte di questa crescente attenzione, qual è stato l’andamento del bilancio della vostra attività nell’ultimo anno? «Noi lavoriamo a stretto contatto con il mercato dell’edilizia, settore che ha subito pesantemente la crisi. La Liguria tuttavia è stata in un certo senso risparmiata da una crisi che ha colpito soprattutto le nuove edificazioni, che nella nostra regione da anni rappresentano una percentuale molto bassa del mercato, mentre sono cresciute le ri-

Mario Muratore, titolare della Ferutec Srl di Genova www.ferutec.it


Mario Muratore

Abbiamo puntato a specializzarci in alcuni ambiti di particolare importanza, come quello della sicurezza delle chiusure esterne

6,6 mln EURO

Fatturato realizzato dalla Ferutec Srl nel 2011, registrando un incremento del 7% rispetto al 2010

strutturazioni. La volontà da parte di molti cittadini di restaurare e adeguare ai moderni standard di coibentazione è un’attività che va proprio nella direzione di una maggiore attenzione al consumo delle risorse. Grazie a questo nel 2011 siamo cresciuti rispetto all’anno precedente di quasi il 7 per cento, portando il nostro fatturato a 6,6 milioni di euro. Il 2012, poi, è iniziato positivamente con una crescita nel primo quadrimestre del 6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011 e l’obiettivo principale di quest’anno è quello di mantenere il trend di crescita di questi primi quattro mesi». Il vostro territorio di riferimento si limita alla Liguria quindi. Quali sono le motivazioni di questa scelta? «Noi siamo attivi in Liguria e in parte in Sardegna. La scelta di privilegiare principalmente il territorio della nostra regione è

dettato da un accordo con l’associazione di imprese della quale facciamo parte, il gruppo Azzurro. In base a questo accordo le 28 aziende aderenti al gruppo non si espandono nei territori di riferimento delle altre consociate. Al di là di questo aspetto di autoregolamentazione della concorrenza, l’importanza del gruppo è la sua forza nelle trattative di acquisto. Infatti, Azzurro riesce a stipulare dei contratti quadro più vantaggiosi rispetto a quelli che le singole imprese potrebbero ottenere in una contrattazione uno a uno». Quali sono le novità più recenti che vi apprestate a presentare? «Abbiamo puntato a specializzarci in alcuni ambiti di particolare importanza, come quello della sicurezza delle chiusure esterne – porte blindate, cancelli fissi estensibili, grate – e quello delle automazioni. Proponiamo infatti porte scorrevoli, tapparelle a controllo elettrico, vasistas con chiusura automatica in caso di temporale. Inoltre stiamo puntando anche su un servizio di formazione rivolto tanto alle imprese nostre partner quanto agli utilizzatori finali. Il corso ha per temi sia gli aggiornamenti normativi che le modalità di messa in opera dei vari prodotti». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 85


MODELLI D’IMPRESA

Dalla natura un aiuto ai terreni itoregolatori o bioregolatori di crescita sono le sostanze che, applicate in momenti specifici , già a bassissime concentrazioni , influenzano i processi fisiologici della pianta. È questa la famiglia di prodotti su cui si concentra maggiormente l’attività della Gobbi. L’azienda, specializzata nella produzione di fitoregolatori, ha la propria sede operativa nella verde cornice della valle Stura, a Campo Ligure (GE). «Cercare di individuare il più possibile nelle sostanze naturali e rinnovabili le materie base per i nostri prodotti, tramite una continua ricerca, una selezione scientifica ed un controllo qualitativo rigoroso», spiega il Managing Director Alessio Zanasi. Quali sono allora i prodotti principali che proponete? «Siamo conosciuti in tutta Europa per quelli sopra citati, sui quali abbiamo investito molto in termini di in ricerca e sperimentazione e, soprattutto nell’ultimo decennio, per la loro registrazione nei diversi paesi Europei. Sviluppiamo sia prodotti ottenuti da sostanze naturali con processi a basso impatto o derivate per estrazione o fermentazione da matrici vegetali tra cui le alghe, sia prodotti di sintesi. All’ultima edizione

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Alessio Zanasi, managing director della Gobbi Srl di Campo Ligure (GE) www.lgobbi.it

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Come stimolare la rivitalizzazione di un terreno. Alessio Zanasi spiega le risorse esistenti, in termini di prodotti sviluppati a partire da estratti vegetali Manlio Teodoro

della Fiera Agricola di Verona la Gobbi, da sessant’anni specializzata nella produzione di fitoregolatori, fertilizzanti, integratori, meso e microelementi chelati per agricoltura convenzionale e biologica, ha avuto modo di condividere con gli operatori agricoli i lusinghieri risultati agronomici conseguiti con l’impiego dell’LG 81, recentemente introdotto sul mercato italiano». Quali sono le specificità del fertilizzante LG 81? «Dopo diversi anni di studio e sperimentazione siamo arrivati a questo prodotto, costituito da una miscela di enzimi e metaboliti derivati da un processo biologico di fermentazione di estratti vegetali, facilmente reperibili e rinnovabili. Migliora la struttura del terreno e della rizosfera, incrementa la capacità di ritenzione idrica e di drenaggio del suolo, oltre ad apportare direttamente elementi nutritivi e sostanze biostimolanti presenti naturalmente nel formulato. Riduce gli effetti negativi relativi al complesso fenomeno della stanchezza del terreno e contrasta la riduzione della microflora indotta dall’uso degli erbicidi. Stimola inoltre la formazione di micorrize». Potrebbe approfondire quest’ultimo punto? «Le micorrize sono un particolare tipo di associazione simbiotica tra un fungo “benefico” e una pianta superiore, localizzata a livello dell’apparato radicale, la cui importanza è ormai universalmente riconosciuta per il mantenimento della salute del terreno e la regolazione della produttività della pianta. LG 81 attiva le popolazioni indigene dei funghi benefici e grazie alla sua na-


Alessio Zanasi

Cerchiamo di individuare nelle sostanze naturali e rinnovabili le materie base per i nostri prodotti

tura nutrizionale ne consente una rapida crescita. Incrementando la formazione di micorrize aumenta anche il volume delle radici e il volume del suolo esplorato dal sistema radicale della pianta e questo ne migliora la capacità di approvvigionamento di nutrienti , in particolare calcio, fosforo, ferro, magnesio e zinco». A quali tipologie di coltivazioni è destinato l’uso di questo fertilizzante? «In agricoltura convenzionale, su tutte le colture: frutticole, viticole, agrumicole, orticole, ornamentali, floricole, industriali ed estensive, in modo particolare quando si eseguono dei ristoppi. Quella del ristoppio, ovvero la coltivazione ripetuta di una stessa coltura nella stessa porzione di terreno, è una pratica diffusa soprattutto nell’agricoltura intensiva specializzata.

Anno dopo anno questo sistema comporta un deterioramento delle condizioni biologiche e delle dotazioni del suolo, fenomeno che in agronomia viene definito “stanchezza del terreno”. A questo consegue un progressivo declino dello sviluppo e della produzione vegetale. Poiché in molti casi le esigenze della specializzazione produttiva non consentono la rotazione fra più terreni è necessario intervenire con tecniche e prodotti, come l’LG 81, in grado di rivitalizzare il terreno. Il prodotto è già è diffuso su alcuni mercati esteri e in paesi come Australia e Nuova Zelanda ne è consentito l’uso anche in agricoltura biologica». Dunque la vostra produzione si rivolge a un mercato globale. Quali sono i paesi con i quali avete maggiori rapporti commerciali? «Ci rivolgiamo ai paesi del bacino del Mediterraneo , a Giordania, Israele ed Emirati Arabi. Lavoriamo inoltre nei Balcani, in Svizzera e in svariati paesi dell’Europa continentale e dell’Est europeo. La nostra società è nata negli anni Cinquanta , operando all’inizio in un settore che all’epoca era assai sviluppato nella nostra regione, quello della floricoltura; col tempo poi ci siamo specializzati in tutti gli altri ambiti delle colture agricole. La diversificazione produttiva e l’ingresso di Gobbi nel gruppo della E. Gerlach GmbH, società tedesca attiva anche nel settore farmaceutico e cosmetico, hanno consentito un notevole ampliamento della presenza sia sul territorio nazionale che nei paesi esteri». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 89


TECNOLOGIE

Termovalorizzatori, cresce l’innovazione L’Italia è ancora il fanalino di coda in Europa, ma «è cresciuta la consapevolezza dell’importanza del trattamento finale dei rifiuti e si è registrato un impulso alla realizzazione di impianti». Il punto di Giovanni Calcagno, presidente Ruths Spa Giulio Conti

n Italia il settore del trattamento dei rifiuti è molto al di sotto dei livelli raggiunti negli altri paesi Europei soprattutto per quel che riguarda la parte terminale del ciclo, quello della termovalorizzazione. I dati parlano chiaro. L’Italia manda in discarica ancora il 54 per cento dei rifiuti, il 34 per cento al riciclo e compostaggio e solo il 12 per cento nei termovalorizzatori. Dopo un periodo di stallo negli anni ‘90 nel quale la destinazione principale di quasi tutta la produzione di rifiuti era ancora la discarica, negli anni 2000 il mercato della termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani si è rimesso in moto. «È cresciuta la consapevolezza dell’importanza del trattamento finale dei rifiuti e così si è registrato un impulso alla realizzazione di decine di impianti». A confermarlo, l’ingegnere Giovanni Calcagno, presidente della Ruths, società per azioni genovese impegnata dal 1932 nella progettazione e costruzione di generatori di vapore per il settore industriale, che aggiunge: «C’è ancora molta strada da fare». Proprio a Genova si attende da tempo l’implementazione di un gassificatore. Anche la Ruths prenderà parte al progetto? «Siamo pronti a inserirci nel progetto di Scarpino perché riteniamo che il nostro generatore possa garantire i massimi livelli di performance

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necessarie. Perché la Ruths da sempre opera in prima linea nel comparto dei termovalorizzatori con tecnologie proprie. Realizziamo impianti su misura, affidabili, economici e rispondenti a tutte le normative antinquinamento previste dalle varie legislazioni. Impianti che assicurano un funzionamento continuo di 8mila ore annue: un anno intero senza mai fermarsi garantendo sempre le stesse performance. Solo un prodotto di qualità può raggiungere questi risultati e a Scarpino non passeranno di certo inosservati». Risultati ottenuti anche grazie a un brevetto sviluppato in casa Ruths. «Non a caso abbiamo sostenuto uno sforzo notevole per la messa a punto di un brevetto che perfeziona la tecnologia del generatore. Si tratta

Giovanni Calcagno, presidente della Ruths Spa con sede a Genova Teglia. Nelle altre immagini, operatore a lavoro e impianti di termovalorizzazione www.ruths.it


Giovanni Calcagno

Gli ultimi impianti Ruths hanno trattato più di 5,5 milioni di tonnellate di rifiuti e prodotto più di 3,6 milioni di Mwh di energia elettrica

di un progetto di banchi di scambio termico che unito a un sistema di pulizia a martelli permette di garantire un funzionamento continuo dell’impianto per 8mila ore l’anno. Inoltre rende più facili e rapide le operazioni di manutenzione. È chiaro che ricerca e sviluppo in un’azienda come la nostra devono essere finalizzati all’affinamento del prodotto». Qual è la vostra posizione nei confronti della concorrenza? «Il nostro punto di forza è la qualità tecnica unita alla competitività dei costi. Siamo consapevoli che per vincere le gare occorre proporre un prodotto tecnicamente al top e allo stesso tempo semplice, funzionale e affidabile. Alcune soluzioni progettuali e costruttive e un efficiente ufficio acquisti ci permettono di proporre prezzi concorrenziali. Francesi e tedeschi hanno costi superiori di circa il 15 per cento. Per di più, oltre ai nuovi impianti, la nostra azienda fornisce servizi e interventi di trasformazione su impianti esistenti per migliorare le performance o semplicemente per farne manutenzione». Quali impianti ha portato a termine la Ruths nell’ultimo biennio? «Gli impianti che Ruths ha messo in funzione negli ultimi anni a Ferrara, Forlì, Rimini, Pa-

dova, Trieste, Uvrier (CH), Scarlino, Faenza, Filago (BG), Israele, hanno cumulato ad oggi più di 600mila ore di funzionamento, trattato più di 5,5 milioni di tonnellate tra rifiuti urbani, industriali e biomasse e prodotto più di 3,6 milioni di megawatt-hour di energia elettrica. In particolare, nel corso del 2011 è entrato in funzione l’impianto di Trieste da circa 80mila tonnellate l’anno di rifiuti trattati. Sono invece in costruzione le caldaie per gli impianti di termovalorizzazione di Modena per Hera e due linee per Iren a Parma. Nell’autunno la Ruths ha acquisito un impianto chiavi in mano nella repubblica Slovacca che, oltre a trattare circa 80mila tonnellate l’anno di rifiuti urbani, produce circa 48mila megawatthour di energia elettrica all’anno e acqua calda per il teleriscaldamento della città di Kosice, città europea della cultura nel prossimo anno». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 91


Il Gruppo Polipodio punta sulla protezione catodica Una tecnica mirata a salvaguardare da corrosione il metallo esposto a un ambiente elettrolitico aggressivo. La protezione catodica trova applicazione in un’ampia varietà di settori. Richiede le più moderne tecnologie ed è una delle specializzazioni del Gruppo Polipodio Carlo Gherardini

Momenti di lavoro all’interno di uno degli stabilimenti del Gruppo Polipodio a Genova www.polipodio.com

a protezione catodica, realizzata di norma mediante anodi sacrificali di zinco, mira a salvaguardare dalla corrosione le strutture metalliche esposte a un ambiente elettrolitico che può essere aggressivo nei confronti del metallo stesso. Se si pensa che tale ambiente elettrolitico si può comporre di acqua marina, acqua dolce, può essere un terreno, una particolare sostanza chimica, o anche il calcestruzzo, è evidente l’ampio spettro di applicazioni in cui è coinvolta questa tecnica: dall’industriale al navale, dalla nautica all’offshore. La Enrico Polipodio Srl, che fa parte del Gruppo Polipodio di Genova, da oltre 50 anni, è realtà leader a livello internazionale nell’ambito della protezione catodica ed è presente in tutti i settori che la riguardano, dal diporto all’offshore, fino alla protezione di condutture sottomarine e/o sotterranee. L’azienda è attiva in diversi ambiti che richiedono protezione catodica, anche se un’elevata fetta del suo core business è coperta dal settore nautico. L’esperienza maturata dall’azienda nei settori navale, petrolifero e industriale, con particolare riferimento al monitoraggio dei fenomeni collegati

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Gruppo Polipodio

Attraverso le più moderne tecnologie vengono realizzati anodi in zinco, alluminio e magnesio nonché impianti altamente sofisticati per la protezione catodica

alla protezione catodica, ha permesso alla società di trasferire parti di know how specifici al settore della nautica, dai megayacht in acciaio o in alluminio ai lussuosi yacht in vetroresina, fornendo impianti ad hoc in base a ogni esigenza, ma anche garantendo assistenza tecnica e parti di ricambio per impianti già esistenti. In questo ambito, la Enrico Polipodio ha sviluppato Fonpmatic, un sistema automatico di protezione catodica a corrente impressa, alternativo ai tradizionali impianti ad anodi galvanici, ugualmente efficiente e collaudato negli oltre 20 anni passati dall’installazione del primo impianto prodotto dall’azienda. All’attività nel settore nautico, si affiancano quelle relative alla protezione catodica per gasdotti, oleodotti, acquedotti e piattaforme off shore: la Enrico Polipodio ha sviluppato infatti una serie di sistemi e applicazioni per la realizzazione di impianti. Raffinerie, lavorazioni chimiche, im-

pianti di trattamento delle acque e altri complessi industriali, infatti, hanno tubature sopra e sottoterra, coolers, boilers, tanks che devono essere protetti dalla minaccia della corrosione galvanica ed elettrolitica. Pittura, rivestimento e speciali materiali possono offrire qualche difesa ma un sistema di protezione catodica deve essere usato impiegando anodi sacrificali, corrente impressa o una combinazione dei due. Fondamentale, in questo tipo di attività, è il perfetto connubio tra il progresso tecnologico e il rispetto della qualità, caratteristiche che la divisione “protezione catodica” del Gruppo Polipodio sa coniugare armoniosamente nella sua produzione, che è totalmente made in Italy. Il 100 per cento della produzione aziendale proviene dallo stabilimento situato nell’area delle riparazioni navali del Porto di Genova, dove attraverso le più moderne tecnologie vengono realizzati anodi in zinco, alluminio, magnesio e vengono studiati, progettati e costruiti impianti altamente sofisticati per la protezione catodica. Severe procedure di controllo in ogni fase della produzione garantiscono infine un elevatissimo standard qualitativo, testimoniato dalle certificazioni Iso 9001 e Iso 14001.

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PRODOTTI ALIMENTARI

Frutta secca selezionata I benefici che la frutta secca può apportare all’organismo sono considerevoli. E il mercato non ha tardato ad accorgersene. Approfondiamo il tema con Giovanni Calvini, amministratore della Madi Ventura Nicoletta Bucciarelli

n un recente studio pubblicato su Nutrition Reviews è emerso un dato interessante riguardante la frutta secca. I benefici connessi alla sua assunzione infatti riguarderebbero non solo i possibili vantaggi sul fronte cardiovascolare - noti soprattutto per la frutta secca a guscio - o quelli per il controllo del peso, quanto piuttosto l’aiuto che la frutta oleosa, in modo particolare i pistacchi, potrebbe avere sul controllo della glicemia. «La frutta secca è uno degli alimenti più antichi che l’uomo conosca, ed oggi

I Madi Ventura Spa ha la sede a Genova. Nelle immagini, fasi di selezione e produzione all’interno dell’azienda www.madiventura.it

conserva le medesime caratteristiche dall’origine». Spiega Giovanni Calvini, amministratore delegato della Madi Ventura, azienda genovese con più di 50 anni d’esperienza nel settore. «Negli ultimi anni - prosegue Calvini - numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato molteplici caratteristiche funzionali, come ad esempio i benefici che le noci portano alla circolazione e al cuore o l’elevata presenza di antiossidanti nelle prugne secche, che hanno contribuito a creare nuove occasioni di consumo sposandosi ai recenti trend salutistici». Un target di riferimento ben preciso quello della frutta secca. «I nostri consumatori apprezzano la qualità dei nostri prodotti: scegliamo sempre gli standard più elevati, lavoriamo molto sulla selezione del prodotto nelle varie fasi di lavorazione e dedichiamo molta attenzione alla conservazione. La maggior parte degli investimenti effettuati negli ultimi anni sono stati fatti proprio a sostegno di questa filosofia. Questo approccio al mer-


Giovanni Calvini

Lavoriamo molto sulla selezione del prodotto nelle varie fasi di lavorazione e dedichiamo grande attenzione alla conservazione

cato ci porta a posizionarci su un target medio alto, sostenuto anche dall’introduzione di novità coerenti tipo il BBMix o gli snack tostati e cotti in forno e non fritti». La preparazione della frutta secca ha conservato aspetti tradizionali, ma l’apporto tecnologico è stato considerevole. «Molte fasi della lavorazione sono rimaste immutate. Sono però ovviamente cambiati gli strumenti a disposizione: abbiamo infatti tecnologie che ci permettono di ottenere prodotti selezionati meglio e più affidabili, lasciandone inalterate le caratteristiche naturali». Negli ultimi anni inoltre importanti novità sono connesse al biologico, un settore che ha contribuito ad innescare cambiamenti negli stili di vita, dal modo di concepire la produzione alle scelte di consumo e di acquisto dei cittadini consumatori. «Il mercato del biologico, benché rappresenti ancora una nicchia in termini di volumi, è cresciuto molto. Soprattutto è cresciuta la sensibilità da parte dei nostri clienti che stanno introducendo in assortimento stabile diverse referenze biologiche. Per questo stiamo sviluppando un

progetto che ci permetta di presentarci con prodotti distintivi rispetto ai competitors, puntando molto su specifiche garanzie di naturalità». Recentemente è stata anche creata la linea “Snack di frutta secca”. «Con questa linea volevamo entrare in un segmento molto importante, quello degli snack salati, distinguendoci da competitors già saldamente presenti e consolidati, usando la leva dell’innovazione. In questo modo sono nati una serie di prodotti tostati in forno e cotti con un processo sviluppato al nostro interno - senza l’utilizzo dell’olio di frittura - che ha avuto un buon riscontro sul mercato». Gli standard e i disciplinari qualitativi che regolano la produzione sono molto severi all’interno della Madi Ventura. «Il Sistema di Qualità è certificato secondo gli standard internazionali BRC e IFS, su cui abbiamo ottenuto il massimo dei voti (cosa non molto comune). Inoltre siamo sottoposti a continui audit da parte delle maggiori catene della distribuzione moderna nazionale ed internazionale». Nel futuro prossimo dell’azienda genovese c’è un’apertura importante verso il mercato internazionale. «La sfida più recente è rappresentata dall’internazionalizzazione del fatturato, che abbiamo affrontato strutturandoci con un’organizzazione apposita - conclude Calvini -. È presto per pronunciarsi, ma dai primi riscontri abbiamo rilevato che l’azienda è già conosciuta in diversi mercati proprio per la sua affidabilità e capacità di innovare il prodotto. Ora aspettiamo che arrivino le vendite». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 99




MERCATI ESTERI

Vince chi esporta Gli imprenditori liguri si sono dimostrati capaci di competere e farsi apprezzare all’estero. Franco Aprile, presidente e amministratore delegato di Liguria International, sottolinea la recente crescita delle esportazioni e spiega in che modo la società aiuta le imprese, specie le più piccole, a ritagliarsi uno spazio sui mercati stranieri Renata Gualtieri

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a Liguria attende un calo dello 0,7 per cento del Pil per il 2012, ha subìto una perdita di circa 6.000 posti l’anno passato e la Cig è in crescita di oltre l’11 per cento rispetto al 2010. Il quadro che si ha davanti e le previsioni sembrano confermare questi dati e parlano per i prossimi anni di una crescita piuttosto stagna. Una cosa è certa, nell’epoca della globalizzazione le aziende che riescono ad andare sui mercati esteri per cogliere occasioni e fare fatturato hanno una reale possibilità di crescita, quelle che rimangono chiuse nei propri confini sono destinate ad avere difficoltà. «Molti imprenditori liguri, per fortuna – sottolinea il presidente e amministratore delegato di Liguria International Franco Aprile – hanno saputo sfruttare le opportunità che posso derivare da nuovi mercati, puntando sulle eccellenze della regione e sul nostro ruolo

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Xxxxxxxxxxxxxxxxx Franco Aprile

di spinta verso l’internazionalizzazione». L’export già nel 2011 è cresciuto notevolmente. È questa la strada da percorrere? «I dati sull’export dell’agroalimentare parlano di esportazioni per 60 miliardi e questo ci dovrebbe far riflettere perché questo settore ha superato la vendita di auto che era un traino delle esportazioni. Arrivando all’economia ligure, possiamo dire che noi abbiamo aziende in grado di produrre pasta, olio e pesto, tutti prodotti che hanno una buona propensione a essere esportati, e in effetti già nel 2011 abbiamo visto dei buoni numeri». Il presidente Burlando ha dichiarato che è fondamentale il supporto che sta fornendo la struttura regionale Liguria International. Quante sono le aziende che portate ogni anno all’estero? E quali i risultati che queste ultime possono riscontrare sul loro fatturato? «La dichiarazione del presidente voleva indicare che il sistema di Liguria International si rivela molto utile per le piccole e micro imprese. L’importante è però dimostrare l’efficienza e i risultati, che non mancano. Riusciamo a portare infatti circa 300-400 aziende all’anno sui mercati internazionali, ed è un dato riferito agli ultimi 4 anni. Siamo arrivati a questo successo organizzando fiere di primaria importanza o le collettive Ice e alcune missioni. Abbiamo fatto un accordo col Ministero attraverso il quale le attività su scala regionale di Ice, Sace e Simest sono state trasferite a noi e questo è molto importante perché ci dà l’opportunità di fare massa critica. Dai dati che abbiamo, solo nell’ultimo mese ci sono arrivate richieste da 30 aziende che vogliono esportare e che hanno bisogno di informazioni e del nostro supporto. Ogni anno circa il 20 per cento di queste aziende porta a casa dei fatturati e questa è già una quantificazione abbastanza significativa». Che esito ha avuto la missione di Shanghai? «Siamo andati in Cina su progetto della Re-

gione, abbiamo lavorato con la Camera di Commercio di Genova e quella di La Spezia e abbiamo portato 20 aziende liguri manifatturiere, di queste abbiamo già avuto 3 ritorni di cantieri che hanno trovato dei partner con cui vogliono continuare la collaborazione. Con Simest stiamo cercando di trovare i canali per supportare queste imprese, non solo a livello commerciale, ma anche diplomatico e finanziario». Quali opportunità possono arrivare dall’accordo stipulato con Ligurian Ports e la Fiera di Genova? «Sono anni che lavoriamo assieme a Ligurian ports e il fatto che i loro vertici abbiano avuto contatti in Cina, India, nord Africa e in Brasile con i rispettivi ministri dimostra il ruolo importante che riveste Liguria International, cioè offrire ai porti la possibilità di avere degli accordi per aumentare la loro forza. Nel 2006, ad esempio, noi siamo andati a Tianjin e il fatto che ora ci sia un corridoio da a Tianjin a Genova, dove le dogane per due anni hanno lavorato insieme a Tianjin e il porto di Genova è già un fatto significativo. L’ultima occasione è stata quella di Santos per implementare i rapporti già esistenti e conoscere la realtà del porto di Suape perché da qui tutte le grandi aziende nazionali come Fiat, Pirelli, Tim e Barilla concentreranno le loro esportazioni. Ci siamo messi a disposizione per far conoscere in maniera più strutturata le attività della Fiera di Genova all’estero, facendo incontrare i suoi vertici con quelli della Fiera di Canton per trovare proficue sinergie».

30 AZIENDE

Le imprese che si sono rivolte a Liguria International nell’ultimo mese

60 mld

AGROALIMENTARE Il valore delle esportazioni del settore agroalimentare italiano nel 2011

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 103


MERCATI ESTERI

Le buone performance da cui ripartire Le imprese locali puntano sul commercio estero grazie a una buona propensione all’internazionalizzazione e a una struttura industriale che, sottolinea il presidente della Camera di Commercio di Genova Paolo Odone, ancora tiene ma a fatica Renata Gualtieri

uest’anno, in occasione della Giornata dell’economia, oltre ad analizzare i risultati 2011, la Camera di Commercio di Genova ha voluto guardare indietro, al 2007, per riflettere sui dati che emergono guardando a quel periodo e cercare di capire come si sono comportate le aziende del territorio da quando è iniziata la crisi. Quello che è emerso è una sostanziale solidità delle società di capitale genovesi (dal 1998 al 2011 l’unico saldo negativo è nel 2008), e una mini ripresa delle imprese individuali (dopo 6 anni negativi il saldo è tornato positivo nel 2011). «Lo stesso dato – commenta il presidente dell’ente camerale Paolo Odone – è confermato dall’analisi del tasso di sopravvivenza delle imprese dopo 5 anni, che ci permette di vedere, su 100 imprese nate nel 2006, quante erano ancora attive nel 2011: anche in questo caso le società di capitali sono quelle che tengono di più (nei 5 anni sempre intorno al 60 per cento), mentre le imprese individuali scendono dal 62 per cento del 2006 al 56 per cento nel 2011». Come hanno reagito le imprese genovesi alla crisi globale? Qual è attualmente il loro stato di salute e quante sono oggi quelle iscritte alla Camera di Commercio? «Hanno reagito come nel resto del Paese, puntando sulla domanda esterna, con una

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propensione all’internazionalizzazione tutta genovese, grazie a una tradizione secolare di traffici con tutto il mondo e a una struttura industriale che ancora tiene, anche se con fatica. Per quanto riguarda lo stato di salute, se scegliamo come termometro il risultato economico delle società vediamo che il 2008 e il 2009 sono stati gli anni più difficili per la provincia di Genova e che a partire dal 2010 si sono cominciati a intravvedere segnali di

Paolo Odone, presidente della Camera di Commercio di Genova


Paolo Odone

Il metalmeccanico e l’elettronica fanno la parte del leone contribuendo con il 65 per cento alle esportazioni

miglioramento: il risultato netto complessivo è cresciuto del 30,4 per cento, raggiungendo 603 milioni di euro. Se usiamo invece l’indicatore classico del numero delle imprese iscritte, il 2011 si è chiuso in lieve crescita, con 72.089 imprese attive in provincia di Genova (un timido +0,6 per cento rispetto al 2010, pari a +764 imprese)». Resta preoccupante la situazione del mercato del lavoro: le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nel 2011 aumentano del 9 per cento rispetto al 2010. Come sarà possibile invertire questi dati negativi e quali sono le prospettive per i prossimi mesi? «Nel primo trimestre dell’anno le ore di cassa integrazione sono scese del 38,4 per cento, e in particolare la cassa straordinaria del 70 per cento. Per quanto riguarda le previsioni, l’indagine Excelsior, realizzata ogni anno da Unioncamere e Ministero del lavoro presso

un campione d’imprenditori, prevede un saldo occupazionale negativo di 1.830 unità. La situazione è quindi ancora molto critica e soltanto una politica di sviluppo e di semplificazione potrà consentire il superamento dei vincoli imposti alle imprese dalle difficoltà sui mercati». È buono invece il quadro del commercio estero per il 2011: importazioni ed esportazioni della provincia crescono rispettivamente del 15 per cento e del 24. Quali settori hanno registrato queste performance e come il sistema camerale favorisce la crescita della capacità di “fare impresa” all’estero? «La performance migliore è quella del manifatturiero nel suo complesso, e in particolare il metalmeccanico e l’elettronica, che fanno la parte del leone contribuendo per il 65 per cento al totale delle esportazioni genovesi. Quanto alle azioni del sistema camerale, a LIGURIA 2012 • DOSSIER • 105


MERCATI ESTERI

Il 2011 si è chiuso bene, in particolare per quanto riguarda i turisti stranieri, con un +9 per cento

Genova il supporto all’internazionalizzazione è ben integrato fra l’ufficio estero dell’ente, l’azienda speciale World trade center Genoa e Liguria international: l’ufficio camerale è il primo desk informativo, formativo e promozionale, Wtc Genoa gestisce direttamente le attività di promozione sotto la regia di Liguria international, società della Regione e del sistema camerale ligure». Nel 2011 il movimento turistico alberghiero della provincia ha mostrato segnali di crescita sia negli arrivi che nelle presenze (+4 per cento). Come giudica questo dato e quanto si può ancora puntare sulla crescita della componente straniera? «Il 2011 si è chiuso bene, in particolare per quanto riguarda gli stranieri (+9 per cento). Va detto però che gli albergatori ci segnalano un’inversione della tendenza positiva iniziata, purtroppo, subito dopo le alluvioni di Genova e delle Cinque Terre. Ma soprattutto ci dicono che la tenuta del movimento alberghiero è stata resa possibile dall’abbassamento delle tariffe, e quindi alla fine il fatturato del settore è diminuito. A questo proposito, 106 • DOSSIER • LIGURIA 2012

stiamo lavorando con l’Osservatorio turistico regionale per creare, oltre al movimento alberghiero, nuovi indicatori che diano conto della ricchezza effettiva che il turismo lascia sul territorio, e non solo negli alberghi». Quali i problemi derivanti dalle due alluvioni che hanno colpito la Liguria nel 2010 e nel 2011? «Le due alluvioni hanno aperto una ferita profonda, prima di tutto per le perdite umane e poi per quelle economiche. E voglio ricordare che per l’ultima alluvione lo Stato non ha versato un euro per i danni alle imprese, ed è solo grazie alla Regione Liguria e alle Camere di Commercio (penso anche alle Cinque Terre) se è stato possibile da un lato prevedere risorse, anche se non sufficienti, per cercare di far ripartire aziende danneggiate (1314 a Genova, per un danno complessivo di oltre 97 milioni di euro) e dall’altro intervenire sul fronte del credito, con il fondo di garanzia attivato dalla Regione e per il quale la Camera di Commercio di Genova ha stanziato un milione di euro tre giorni dopo l’alluvione». Quali le conseguenze del forte decremento demografico? «Genova era una città che ambiva al milione di abitanti e oggi, secondo le anticipazioni dell’ultimo censimento, non arriva a 600.000. È evidente che, se a questo aggiungiamo la crisi, la struttura commerciale cittadina non può reggere. Per ripartire la soluzione è una sola: fare le infrastrutture subito e puntare sulle nostre eccellenze, tra cui il porto, l’alta tecnologia, il turismo».



STRUMENTI FINANZIARI

Nuove tendenze nel credito al consumo Uno strumento finanziario che permette a lavoratori dipendenti e pensionati di ottenere liquidità a condizioni meno onerose rispetto al prestito personale. Ivo Ghirlandini spiega i vantaggi di un prestito garantito dalla cessione del quinto dello stipendio Guido Puopolo

na recente indagine, condotta dal portale Prestiti.it, ha valutato che la richiesta di prestiti secondo la modalità della cessione del quinto dello stipendio rappresenta oggi il 16,4 per cento dei finanziamenti totali erogati nel nostro Paese, con un trend in forte crescita. «Certamente questo dato è dovuto al fatto che a partire dal 2008 tale servizio è stato esteso anche ai pensionati. Sono però diversi i fattori che hanno permesso la diffusione di questo particolare strumento, che assicura notevoli vantaggi sia all’utente che all’ente erogante». È un parere autorevole quello di Ivo Ghirlandini, fondatore e presidente di Figenpa, società finanziaria nata a Genova esattamente vent’anni fa e specializzata proprio nel settore del credito al consumo. Quali sono, a suo avviso, i motivi principali alla base di questo fenomeno? «La cessione del quinto prevede che la rata mensile venga trattenuta direttamente dallo stipendio o dalla pensione del cliente. In questo modo gli istituti di credito sono tutelati contro i rischi di insolvenza, anche perché in concomitanza della stipula del contratto deve essere obbligatoriamente stipulata anche un’assicurazione vita e impiego, a vantaggio proprio della società che emette il prestito. Tale impostazione genera però benefici tangi-

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bili anche per l’utenza, visto che in presenza di un rischio così basso le agenzie possono applicare tassi di interesse inferiori: in pratica più un finanziamento è garantito e meno costa». Uno dei punti fondamentali in campo assicurativo e finanziario, anche per quel che riguarda i prestiti erogati a fronte della cessione del quinto, è rappresentato dalla necessità, per l’utenza, di poter accedere a un’informazione trasparente ed esauriente, come più volte sottolineato anche dalla Banca d’Italia. Quale modello è stato adottato da Figenpa a questo proposito? «Figenpa è iscritta all’albo 106 degli Intermediari Finanziari. Siamo sottoposti a continue verifiche da parte della Banca d’Italia, che soprattutto negli ultimi due anni ha incrementato notevolmente i controlli. La nuova normativa si pone infatti l’obiettivo di mettere il consumatore nella condizione di compiere una scelta consapevole in merito alla conclusione di un contratto di credito: compito degli intermediari finanziari è quello di rendere noti ai clienti gli elementi essenziali del rapporto contrattuale e le loro variazioni, e di promuovere e salvaguardare la concor-

Ivo Ghirlandini, fondatore e presidente di Figenpa Spa www.figenpa.it


Ivo Ghirlandini

Compito degli intermediari finanziari è quello di rendere noti ai clienti gli elementi essenziali del rapporto contrattuale e le loro variazioni, e di salvaguardare la concorrenza nei mercati bancario e finanziario

27 AGENZIE Tante sono le filiali di Figenpa presenti sul territorio nazionale, dal Piemonte alla Sicilia

renza nei mercati bancario e finanziario». Figenpa opera sul mercato del credito ormai da vent’anni. Quali sono i cambiamenti più significativi che hanno attraversato il settore in questo lasso di tempo? «Oggi i consumatori sono molto più informati rispetto al passato. Questo aspetto, unitamente ai controlli a cui facevo riferimento in precedenza, ha contribuito a fare un po’ di “pulizia” nel settore, eliminando dal mercato tutti quegli operatori incapaci di adeguarsi alle nuove regole». Oltre alla cessione del quinto dello stipendio, quali sono gli altri servizi offerti dalla sua società? «Abbiamo mandati da diversi istituti ban-

cari, per conto dei quali effettuiamo la distribuzione di altri prodotti finanziari, come prestiti personali, leasing e carte di credito. Questi però costituito solo una piccola fetta della nostra attività, in quanto il core business di Figenpa continua a essere rappresentato dall’erogazione di prestiti tramite la cessione del quinto». Come è strutturata attualmente Figenpa? «A partire dal 2004, anno di iscrizione all’Ufficio Italiano Cambi – UIC con il titolo di intermediario finanziario, abbiamo iniziato una seria politica di radicamento sul territorio nazionale. Ad oggi contiamo ben ventisette Agenzie sparse tra Liguria, Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Sardegna, Puglia, Veneto e Sicilia, con 106 dipendenti e 44 agenti in esclusiva». Quali sono infine, gli obiettivi e le prospettive per il futuro dell’azienda? «La crisi ha avuto notevoli ripercussioni sul settore bancario e finanziario. Tra il 2010 e il 2011 abbiamo dovuto fare i conti con un rallentamento della nostra attività, in quanto le sofferenze dei lavoratori dipendenti hanno ridotto le loro possibilità di accedere a un prestito. Abbiamo però affrontato questa situazione con spirito costruttivo, cercando di venire incontro alle nuove esigenze del mercato per continuare così a svolgere un ruolo di primo piano anche nel prossimo futuro». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 115




TRASPORTI E SPEDIZIONI

Trasporti “senza confini” Un servizio specializzato in ogni tipologia di trasporto su scala internazionale. Il Gruppo Aprile non rallenta la sua corsa alla globalizzazione e implementa l’attività con quattro nuove specializzazioni verticali. L’esperienza degli amministratori Riccardo e Giovanni Battista Pozzi Eugenia Campo di Costa

Riccardo, seduto, e Giovanni Battista Pozzi, amministratori del Gruppo Aprile. La sede centrale del gruppo è a Genova www.aprile.it

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uattro nuove specializzazioni verticali vanno a implementare i servizi offerti dal Gruppo facente capo alla Aprile Spa, che da sempre si occupa di spedizioni marittime, aeree e terrestri e che comprende anche la Aprile Project Spa, specializzata nelle spedizioni industriali e di grandi impianti. Il Gruppo, guidato dai fratelli Riccardo e Giovanni Battista Pozzi, opera dal 1974 sullo scenario internazionale ed è presente oggi

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in maniera capillare in tutti e cinque i continenti con oltre 400 addetti distribuiti nei 50 uffici del mondo. Nell’ultimo biennio ha affiancato alle tradizionali attività di spedizione via mare, terra e aereo, le specializzazioni verticali Aprile Cool Solutions, Aprile Green Solutions, Aprile Stone Solutions, Aprile Sunlight Solu-


Riccardo e Giovanni Battista Pozzi

tions. «Abbiamo deciso di implementare quattro “soluzioni” – conferma Riccardo Pozzi - scegliendo specializzazioni in categorie merceologiche che vantano un grosso mercato a livello mondiale e che necessitano, anche nella fase logistica, di un’alta conoscenza dei prodotti e di grande competenza e professionalità». Le attività di queste divisioni in effetti riguardano settori in crescita e molto specializzati. GIOVANNI BATTISTA POZZI «Abbiamo scelto queste categorie merceologiche proprio perché necessitano di grande professionalità. Basti pensare alle competenze necessarie per il trasporto di materiali provenienti dal riciclo, cioè l’obiettivo della nostra Green Solutions: l’esportazione di plastica, metalli, carta da recupero deve sottostare a norme molto severe sia in Italia che all’estero; il mancato rispetto delle normative in fase di esportazione costituisce un reato molto grave. Lo stesso vale anche per le altre specializzazioni verticali: la Aprile Stone Solutions, specializzata nel traffico di prodotti lapidei prevalentemente destinati al settore delle costruzioni, la Aprile Sunlight Solutions che muove merci relative al mercato delle energie rinnovabili, e la Aprile Cool Solution che

Aprile Project Spa permette di risolvere ogni problematica di trasporto nel settore del Project Cargo

si occupa del trasporto e della logistica a temperatura controllata (fresco e congelato) di prodotti deperibili». Quali vantaggi comportano queste industrie verticali al traffico delle merci e dei prodotti? RICCARDO POZZI «L’apertura delle specializzazioni verticali ci permette di fornire un servizio ancora più di qualità e mirato su quella determinata categoria merceologica. Per ottenere questo risultato non è solo indispensabile poter contare su professionisti, strutture e procedure dedicate, ma anche conoscere i prodotti per-

ché ognuno ha una sua specificità, problematiche peculiari legate al trasporto, regole da seguire scrupolosamente a seconda della provenienza e della destinazione». Quale valore aggiunto sta dando, invece, l’introduzione di queste specializzazioni verticali al Gruppo Aprile? R.P. «Anche se sono partite solo recentemente, i risultati sono senz’altro soddisfacenti. I clienti si appoggiano a realtà come la nostra quando ne percepiscono la professionalità. L’obiettivo è proprio quello di inserire professionisti specia- ❯❯ LIGURIA 2012 • DOSSIER • 119


TRASPORTI E SPEDIZIONI

❯❯ lizzati nelle quattro merceologie, per garantire un elevato standard di servizio a livello mondiale. Dalla sede centrale di Genova si gestiscono i flussi a livello internazionale. Il nostro vero sforzo degli ultimi dieci anni è stato verso la globalizzazione del mercato, perché siamo certi sia l’unico modo e l’unica possibilità per continuare a svilupparsi e a crescere, soprattutto in un contesto difficile come quello attuale». Nonostante la crisi avete chiuso il bilancio 2011 in positivo. Quali le principali difficoltà cui deve far fronte oggi una realtà come la vostra? G.B.P. «Per quanto concerne i

trasporti via mare, la crisi negli ultimi anni ha portato gli armatori e gli operatori logistici come Aprile a dover convivere con importanti oscillazioni nel mercato, fatto che modifica le regole stesse di convivenza del settore. Anche se abbiamo chiuso in positivo il bilancio 2011, così come quelli precedenti, nell’ultimo anno abbiamo dovuto gestire le solleci-

Stiamo valutando la possibilità di integrare alcune realtà italiane caratterizzate da grandi professionalità, ma penalizzate dalla crisi

tazioni del settore armatoriale verso l’aumento dei valori dei noli. Ciò ha inevitabilmente comportato, anche per realtà come la nostra, qualche difficoltà nel rapporto con i clienti che si sono talvolta visti duplicare i costi del trasporto, che hanno verosimilmente prodotto effetti negativi anche sulle quantità di merce acquistata o venduta». Oltre ai trasporti ordinari e alle specializzazioni verticali, il Gruppo Aprile si occupa anche di Project Cargo. G.B.P. «Aprile Project Spa vanta un’esperienza ormai trentennale nel settore. Ha sviluppato un’organizzazione efficiente che ha beneficiato del processo di espansione e globalizzazione del Gruppo, consentendole di estendere la propria presenza anche all’estero, con gruppi di lavoro specializzati. Questo percorso, che ha ovviamente richiesto tempo e investimenti, ci consente oggi di essere riconosciuti come fornitori qualificati da parte dei più prestigiosi gruppi industriali nazionali e internazionali. Spesso ci capita di muovere impianti molto


Riccardo e Giovanni Battista Pozzi

Uomini e tecnologie È il 1974 quando a Genova nasce Aprile. L’azienda si occupa di spedizioni terrestri, marittime, aeree e ha già gli occhi aperti sul mondo. Nel giro di due anni Aprile decide di muoversi verso il Sudamerica. Il Venezuela è la prima tappa di un’espansione che porterà l’azienda, poco a poco, a penetrare in altre aree del Sudamerica, poi in Asia, fino a diventare la realtà di oggi, forte di una presenza capillare in cinque continenti. L’espansione geografica di Aprile è andata di pari passo con l’acquisizione di know-how specifici e con la diversificazione dell’attività: la crescente specializzazione e il dinamismo del reparto dedicato alle spedizioni industriali, anche di grande complessità, porta alla decisione di creare un’azienda ad hoc: nasce così Aprile Project Spa. Più recenti, invece, le quattro specializzazioni verticali, Aprile Cool Solutions, Aprile Green Solutions, Aprile Stone Solutions, Aprile Sunlight Solutions. Tutta la storia del Gruppo Aprile, della sua evoluzione e del suo sviluppo, è una storia di uomini che nel processo di internazionalizzazione hanno sempre tenuto presenti le esigenze e le particolarità di ogni singolo paese e si sono sempre serviti di compagnie di trasporto dotate di mezzi tecnologicamente avanzati: navi, treni, camion e aerei di ultima generazione che coniugano alla velocità e sicurezza la convenienza dei grandi numeri nella capacità di trasporto.

complessi, pezzi con pesi o dimensioni assolutamente fuori dalla norma oppure, addirittura, di dover intervenire per risolvere problemi che nulla avrebbero a che fare con il trasporto in sé: abbiamo ad esempio dovuto curare il tra-

sporto un trasformatore in El Salvador e, dal momento che a causa del peso eccezionale del pezzo non potevamo oltrepassare un ponte, per portarlo a destinazione abbiamo dovuto interrompere momentaneamente il corso di un

fiume, per poi ripristinarlo al termine. È evidente come lavori così complessi necessitino di professionalità altamente competenti e specializzate, in grado di fare studi di fattibilità con lo scopo di prevedere prima, e pilotare poi, anche i più piccoli dettagli logistici, organizzativi e gestionali connessi con tutte le fasi del trasporto. Professionalità che abbiano capacità non solo di movimentare volumi sorprendenti di merci e materiali, ma anche di affrontare e risolvere eccezionali problemi di trasporto “door to door”». Avete puntato tanto sulla globalizzazione e sull’ampliamento dei servizi. Su quali aspetti andrete a inve- ❯❯ LIGURIA 2012 • DOSSIER • 121


TRASPORTI E SPEDIZIONI

❯❯ stire nel prossimo futuro? «Al momento non abbiamo in previsione di diversificare ulteriormente. Stiamo però valutando la possibilità di integrare, come abbiamo già fatto in passato, alcune realtà italiane, caratterizzate da grandi professionalità, ma penalizzate dalla crisi. Oggi, purtroppo, molte piccole imprese italiane, a causa della recessione, del mancato supporto delle banche, dei ritardi nei pagamenti dei clienti, si trovano in seria difficoltà, nonostante

R.P.

122 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Abbiamo scelto di implementare specializzazioni in categorie merceologiche che vantano un grosso mercato a livello mondiale

internamente abbiano tutte le caratteristiche adatte a lavorare bene. Si trovano costrette a ridimensionarsi o, addirittura, a chiudere, anche se sono dotate di grandi competenze. Soprattutto in questa fase così difficile, stiamo cercano di dialogare con qualcuna di queste, allo scopo di acquisire ulteriori professionalità. A breve inizieremo ad avviare un progetto di questo tipo con un’azienda del Centro Italia. È un modo per rinforzare il gruppo, portando non tanto ulteriore lavoro, ma persone che sappiano come svilupparlo». Credete molto nella professionalità delle persone. Lo dimostra anche il modo in cui specializzate le squadre dedicate alle diverse tipologie di trasporti che coprite. R.P. «Miriamo a consegnare la Società al futuro e, a questo scopo, abbiamo sempre scelto di formare internamente i giovani ai quali diamo poi la possibilità di essere trasferiti nelle diverse sedi internazionali. In tutti questi anni non abbiamo mai avuto stagisti per un periodo circoscritto, ma solo persone che qui hanno imparato,

hanno fatto la gavetta e sono rimaste in Società. Molti dei direttori delle nostre aziende straniere hanno meno di 40 anni. Offrire questo tipo di opportunità ai giovani per noi è fondamentale, e l’interesse è duplice: loro si avviano verso una carriera, noi garantiamo il futuro alla Società». Quali le prospettive e le sfide per il futuro di Gruppo Aprile? G.B.P. «L’obiettivo è quello di continuare nel nostro processo di globalizzazione, consolidando il gruppo nel mondo. Recentemente abbiamo aperto una sede in Germania e stiamo valutando un progetto che riguarda il Benelux. Nel frattempo ci muoviamo anche in aree meno “battute”, come ad esempio la Mongolia, ma che per un Gruppo come il nostro possono significare opportunità di utilizzo del network internazionale. Vogliamo continuare la nostra espansione, ma con umiltà e attenzione. La Società continuerà a crescere, senza però prescindere mai dalle relazioni umane e dalla cura delle nostre professionalità».



IL NUOVO VOLTO DI GENOVA

Riqualificare all’insegna dell’identità territoriale Dai futuri progetti urbanistici, Genova deve esigere un ritorno in termini di sviluppo, nuovi posti di lavoro e immagine della città. «Lo sforzo fatto ha prodotto un buon piano urbanistico», afferma Piergiulio Porazza, che chiede maggiore sostegno alle imprese locali Elisa Fiocchi rganizzazione, tecnologia e nuove infrastrutture rappresentano oggi gli elementi cardine per la competitività di Genova che ha predisposto, da qui al 2014, un ciclo di attività di pianificazione e programmazione urbanistica che si propongono di coniugare gli interventi previsti dal piano regolatore portuale vigente ai progetti urbanistici per un nuovo sviluppo infrastrutturale, oltre al completamento delle opere già programmate. Per la maggior parte degli im-

O

Piergiulio Porazza, amministratore delegato e presidente di Sviluppo Genova

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prenditori locali, progetti come la Gronda, il terzo valico ferroviario, l’alta velocità GenovaMilano sono considerati indispensabili al fine di migliorare l’accessibilità di Genova e la sua mobilità interna. «In questo momento di profonda crisi generalizzata» spiega Piergiulio Porazza, amministratore delegato e presidente di Sviluppo Genova, «il problema principale non è tanto quello di attrarre nuovi investimenti quanto quello di consentire la migliore sopravvivenza delle imprese locali». A tal proposito, la società pubblico-privata fondata nel 1997, attraverso il riutilizzo di aree industriali dismesse o in via di dismissione, ha attuato interventi di trasformazione che hanno permesso la realizzazione di nuove attività produttive eco-compatibili, in grado di favorire lo sviluppo della piccola e media impresa e di creare nuova occupazione. In che cosa consiste oggi la vera sfida per l’economia genovese?

«Tenuto conto del forte disimpegno imprenditoriale pubblico di questi ultimi anni, oggi la sfida si gioca in gran parte, sul binomio prodotto-territorio, cioè sulla capacità di sostenere la produzione tenendo conto della specificità del territorio e di sostenere la competitività delle imprese nel rispetto degli equilibri eco-ambientali. Sviluppo Genova, in virtù della grossa esperienza maturata sulle attività connesse al recupero delle aree e dei complessi immobiliari dimessi, ha nella sua mission il compito di favorire i nuovi insediamenti artigianali e industriali più articolati e meno immediatamente redditizi rispetto alle più speculative attività commerciali e di servizi». Come giudica il piano urbanistico comunale, concepito per costruire sul costruito, e i principali interventi di riqualificazione nell’ottica di uno sviluppo sostenibile? «Intanto penso che lo sforzo fatto dalla città di Genova abbia prodotto un buon Puc e


Xxxxxxxxxxxxxxxxx Piergiulio Porazza

Stiamo lavorando sul waterfront genovese per realizzare un business park e competere con le recenti realizzazioni nelle città portuali del Mediterraneo e del nord Europa

che costruire sul costruito sia un concetto che merita di essere approfondito: dal nostro punto di vista significa una grande attenzione verso un bene prezioso come il territorio, che per una città compressa come Genova deve essere una priorità assoluta. Costruire sul costruito vuole anche dire avere un atteggiamento più consapevole verso i contesti in cui si opera, costringendo tutti gli operatori, professionisti, costruttori e anche Sviluppo Genova a produrre progetti di maggior qualità. Per quanto concerne lo sviluppo sostenibile, affinché non si trasformi in un concetto astratto e privo di contenuti, è bene puntualizzare che dal nostro punto di vista significa un grande rispetto nei

confronti dell’ambiente ma anche grande attenzione alla sostenibilità economica di ogni operazione, senza la quale non si può parlare di trasformazione e sviluppo». Come attrarre nuovi investimenti? «È necessario proporre ai privati un quadro di riferimento amministrativo e programmi politici chiari e identitari che consentano a chi propone iniziative di grande livello di avere un orizzonte temporale definito: oggi più che mai è necessario che vi sia grande collaborazione tra pubblico e privato. Entrambi i soggetti hanno diritto a trarre profitto dalle trasformazioni del territorio e Genova, naturalmente, deve esigere un ritorno in termini di sviluppo, nuovi posti di lavoro

ed immagine della città». In quali maggiori operazioni di sviluppo e rigenerazione urbana è impegnata ora la società? «In operazioni molto diverse tra loro per dimensione, funzione e problematiche urbanistiche ed architettoniche, a conferma della grande versatilità operativa che contraddistingue la società ed i professionisti che operano al suo interno. In tutte queste dinamiche di trasformazione, Sviluppo Genova ricopre anche il delicato ruolo di mediazione tra pubblico e privato, al fine di favorire gli investimenti sul territorio garantendo, al contempo, un ritorno per la città che può essere sia di natura occupazionale sia di qualità urbana».

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 127


IL NUOVO VOLTO DI GENOVA

Quali cantieri sono operativi? «È in corso di ultimazione un masterplan che prevede la rifunzionalizzazione di un edificio storico: le ricadute positive sulla città saranno la riqualificazione di circa cinquemila metri quadrati di verde urbano e una completa riqualificazione, secondo standard di maggior e contemporaneità, di una scuola materna. Stiamo lavorando anche sul waterfront genovese, con l’obiettivo di realizzare un business park che possa competere con le più re-

centi realizzazioni nelle città portuali del Mediterraneo e del nord Europa. Stiamo per affrontare inoltre due progetti nodali per il futuro del ponente genovese: la riqualificazione dell’ex ospedale San Raffaele di Coronata e dell’area ex Colisa, anche questi molti diversi tra loro, cui farà riscontro la sistemazione di una parte della spalla collinare di Coronata a parco pubblico secondo un’idea che la città ha in serbo da molti anni. Nei prossimi giorni inizieremo poi un grosso lavoro di valorizzazione

Bisogna proporre ai privati un quadro di riferimento amministrativo e programmi politici chiari e identitari per iniziative di grande livello

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di aree dismesse interessate dal progetto della metropolitana genovese». Attraverso quali recenti interventi si è favorita l’economia e l’occupazione sul territorio? «Tra le altre cose, abbiamo impedito che Ikea lasciasse il territorio genovese perchè la dimensione del centro commerciale non era ritenuta in linea con gli standard del Gruppo. Sviluppo Genova è intervenuta acquistando l’area limitrofa adiacente e ottenendo le titolarità necessarie (licenza edilizia e commerciale) per consentire a Ikea un ampliamento di circa 15.500 metri quadrati. Tale operazione consentirà, oltre al mantenimento dell’attuale impiego sul territorio genovese, la possibilità di dare nuovo lavoro a circa 80 persone. Abbiamo poi ricollocato nei suoi locali di Voltri alcune imprese artigianali che si volevano espandere ma non avevano le disponibilità liquide o di accesso al credito necessarie, concedendo loro i locali in locazione e un’opzione di acquisto a termine che gli consente, dal prezzo di compravendita prefissato, il recupero di gran parte dell’affitto pagato. Infine, abbiamo trovato nuovi complessi immobiliari per alcune aziende che devono lasciare i loro attuali insediamenti perché non più idonei alle loro esigenze o perché vogliono ampliarsi e ricollocarsi in zone commercialmente più funzionali».



IL NUOVO VOLTO DI GENOVA

Terzo valico e Gronda, le priorità dei costruttori Due opere basilari per l’economia portuale, che garantiranno connessioni di livello europeo e, di riflesso, condizioni di vivibilità migliori anche per il traffico quotidiano. Il parere di Maurizio Senzioni, presidente di Ance Genova Elisa Fiocchi

l progetto preliminare del piano urbanistico comunale non rassicura i costruttori genovesi sulle possibilità di rilancio economico del comparto edilizio: una ripresa sensibile, almeno nel breve periodo, sembra di fatto impossibile. Per offrire ossigeno e nuovo lavoro, le imprese spingono per la realizzazione di due grandi opere, Gronda e terzo valico, e uno sforzo concreto da parte del Comune in termini di rilascio rapido delle autorizzazioni e di diminuzione del carico fiscale. «L’attuale struttura normativa

I Maurizio Senzioni, presidente di AnceAssedil Genova

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del Puc non consente di nutrire speranze su ulteriori semplificazioni», sostiene Maurizio Senzioni, presidente di Ance-Assedil Genova, che analizza luci e ombre del nuovo piano urbanistico territoriale. Il piano potrà incidere nel rilancio del settore edilizio? «La descrizione fondativa del Puc racconta Genova come una città in transizione lenta con popolazione più anziana della media nazionale, con il minor numero di componenti per famiglia rispetto al resto d’Italia e giovani che lasciano la città. L’orizzonte temporale è di dieci anni ed è impossibile prevedere se e in che modo le norme urbanistiche potranno rilanciare il settore. È sicuramente soddisfacente e confortante l’attenzione che il piano riserva allo sviluppo infrastrutturale, ma dal punto di vista strettamente edilizio e urbanistico abbiamo chiesto una rivisitazione sia dei principi ispiratori sia degli strumenti attuativi previsti». Cosa preoccupa i costruttori?

«Gli interventi consentiti negli ambiti di conservazione e riqualificazione orientati al “costruire sul costruito” impongono tempistiche lunghe, acquisizioni di atti di assenso proprietari diffusi e accertamenti progettuali statici complessi. Non è quindi prevedibile nell’immediato una ripresa sensibile. Nei distretti di trasformazione, ove sono più ampie le possibilità di sviluppo progettuale su scala urbanistica, il confronto è con aree vaste, spesso oggetto di insediamenti industriali pesanti, che richiedono investimenti ingenti e obbligano, in concomitanza con la crisi creditizia, a confronti serrati con le banche. Anche nei distretti non è quindi ipotizzabile a breve una ripartenza». Per migliorare l’accessibilità sul territorio e rendere Genova un polo strategico sul Mediterraneo e in Europa cosa chiede al futuro sindaco? «Certamente non va ostacolato il terzo valico né la Gronda, dando continuità all’azione amministrativa già av-


Maurizio Senzioni

Dal punto di vista strettamente edilizio e urbanistico abbiamo chiesto una rivisitazione sia dei principi ispiratori sia degli strumenti attuativi previsti

viata con innovative scelte di confronto con i cittadini, e consentendo che le risorse previste per il territorio genovese siano spese sullo stesso. Queste opere potranno assicurare lavoro alle imprese edili che vantano, anche storicamente, attitudini e competenze spiccate per i lavori stradali e specie per le opere previste dal primo lotto del terzo valico. Sono interventi basilari per l’economia portuale e che garantiranno connessioni di livello europeo e, di riflesso, condizioni di vivibilità migliori anche per il traffico minuto e quotidiano». Come il Comune di Genova come dovrà affiancarsi

alle imprese? «Nella precedente consiliatura, l’amministrazione ha rivisto l’assetto dell’Ufficio edilizia privata e varato importante revisioni del regolamento edilizio comunale. I tempi di rilascio dei titoli edilizi originariamente attestati sui 515 giorni in media per un permesso di costruire sono sensibilmente scesi a livelli ragionevoli, però l’attuale struttura normativa del Puc non consente di nutrire speranze su ulteriori semplificazioni: le norme sul rapporto di permeabilità, sulle urbanizzazioni sono impattanti e cancellano i risultati faticosamente ottenuti sino a oggi».

Come facilitare i progetti futuri delle imprese? «Il Comune deve tagliare i costi inutili, rivedendo la funzione e il ruolo di Aster, migliorando la capacità di fornire risposte certe e soprattutto di mantenere gli impegni assunti con le imprese. Potrebbe prevedere oneri di urbanizzazione differenziati e ridotti per chi costruisce sul costruito o per chi, nell’eseguire interventi, migliora le condizioni idrogeologiche dell’area su cui interviene; esentare o sgravare dal carico fiscale comunale chi ristruttura immobili garantendo elevati standard energetici e tecnologici». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 131


IL NUOVO VOLTO DI GENOVA

Una città sostenibile e strategica Per rendere operativo il motto “costruire sul costruito”, Giorgio Parodi ha chiesto la creazione di un tavolo di progetto con tutti i soggetti pubblici e le categorie professionali ed economiche interessate Elisa Fiocchi

progetti urbanistici contenuti nel Puc, approvato dalla precedente giunta comunale, puntano allo sviluppo della città di Genova attorno al suo porto secondo logiche sostenibili e con l’obiettivo di esaltarne la sua posizione nell’arco del Mediterraneo e in Europa. «L’attuazione dei grandi progetti infrastrutturali e il processo di rinnovamento delle reti di collegamento permetteranno la decongestione della mobilità cittadina, miglioreranno la qualità urbana, indurranno processi di trasformazione, comportando ricadute dirette sul tessuto urbano e produttivo». A sostenerlo è Giorgio Parodi, numero uno degli architetti genovesi, che parlando dei futuri cambiamenti urbani, invita il nuovo sindaco Marco Doria a mettere mano alle norme e alle procedure contenute all’interno del piano: «Devono essere rese più semplici e chiare, in modo da garan-

I Giorgio Parodi, presidente dell’Ordine degli architetti di Genova

132 • DOSSIER • LIGURIA 2012

tire tempi brevi e certezza di operatività». Il piano urbanistico comunale mira a una mobilità sostenibile basata sul ferro e integrata sulla gomma. Come cambierà il flusso del traffico in città? «Il nuovo Puc tratteggia un piano strategico di lungo periodo, volto a spostare a monte il traffico di attraversamento della città sia ferroviario che stradale e a incanalare su infrastrutture dedicate il traffico merci del porto, con l’obiettivo di migliorare la mobilità all’interno della città e la qualità della vita dei cittadini. I progetti del nodo ferroviario (2010-2015) e del terzo valico rappresentano i canali destinati a svincolare il traffico ferroviario di attraversamento della città di media ed alta velocità e a collegare quello portuale alle reti europee. In quest’ottica, si pone la realizzazione del porto lungo nel retro Appennino, la riorganizzazione della ferrovia e degli spazi interni al porto di Sampierdarena. L’immediata ricaduta è il riutilizzo della linea ferroviaria esistente a mare come linea metropolitana». Quali altri interventi ritiene prioritari? «Un progetto importante per realizzare lo spostamento del traffico merci su gomma di attraversamento della città è la Gronda di Ponente, nuova autostrada a monte che rappresenta il raddoppio dell’esistente A10 nel tratto di ponente del Comune. Completano il quadro il


Giorgio Parodi

Il nuovo Puc tratteggia un piano strategico di lungo periodo, volto a spostare a monte il traffico di attraversamento della città sia ferroviario che stradale

potenziamento delle autostrade A7 e A12 e le interconnessioni della Gronda con l’autostrada; il nodo di S. Benigno, che facilita le connessioni tra Genova ovest e il porto; alcune importanti infrastrutture viarie di medio livello quali la strada urbana di scorrimento a mare, il Lungomare Canepa e la sopraelevata portuale; le opere di raccordo con la viabilità del Polcevera e col casello di Genova Aeroporto». Come ridurre al massimo i rischi di dissesto idrogeologico? «Occorre che l’amministrazione comunale individui lungo la linea verde piccoli interventi volti alla riqualificazione del tessuto esistente o all’insediamento di attività che contribuiscano al presidio del territorio intermedio fra la città e la campagna e introduca flessibilità normative in grado di stimolare l’insediamento di attività agricole, didattiche, ludiche, sportive, di sperimentazione dell’architettura energeticamente passiva e dell’ingegneria naturalistica, con la finalità di creare presidi attivi di difesa del territorio».

E come giudica le norme previste per il recupero delle aree inedificabili? «L’amministrazione ha fatto proprio e introdotto negli obiettivi del Puc il concetto di costruire sul costruito, allo scopo di promuovere processi virtuosi di riqualificazione delle aree urbane di espansione del dopoguerra, congestionate e prive di servizi, e delle aree industriali dismesse, di limitare il consumo del territorio extra urbano e di sostituire il patrimonio edilizio più obsoleto, in favore di una nuova edilizia energeticamente intelligente e compatibile. In questo senso il Comune di Genova ha già fatto esperienze in cui ha avviato un processo di partecipazione e confronto fra gli abitanti e l’amministrazione». Ci sono, a suo avviso, degli aspetti che andrebbero rivisti, modificati o addirittura eliminati all’interno del Puc? «L’aspetto che andrebbe rivisto riguarda le norme e le procedure che devono essere rese più semplici e chiare, in modo da garantire tempi brevi e certezza di operatività. Non sappiamo, al momento, se il neosindaco Doria metterà mano a quest’auspicata semplificazione. Di certo qualcosa dovrà essere cambiato per rendere veramente realizzabili, al di là degli slogan, processi virtuosi di riqualificazione e rendere possibile il rinnovamento del tessuto edilizio esistente, il contenimento del consumo di territorio, per una migliore qualità del vivere e a garanzia che i nuovi interventi siano ispirati a criteri di difesa ambientale e sviluppo sostenibile; obiettivi che gli architetti sono interessati a perseguire per formazione culturale e sensibilità professionale». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 133


Rimettiamo in moto l’edilizia Tutto il comparto edile annovera tra i 6 e gli 8 milioni di lavoratori che, direttamente o indirettamente, compongono gran parte del tessuto produttivo italiano. Pertanto per Gianluigi Troiano «rimettere in moto l’edilizia vorrebbe dire far ripartire l’economia generale» Adriana Zuccaro

nvestire in opere pubbliche e infrastrutture può essere la giusta strada da percorrere per far ripartire il settore dell’edilizia e il sistema economico generale». Va dritto al punto Gianluigi Troiano, imprenditore genovese che insieme al socio Carlo Augusto Franco è alla guida della Teas, società che da oltre venticinque anni opera prevalentemente nel settore dei lavori pubblici lavorando per Autostrade, Anas, province, comuni, comunità montane e autorità portuali, e specializzandosi nella realizza-

«I

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zione di lavori stradali di qualsiasi tipologia, realizzazione di scogliere, consolidamento terreni, realizzazione di opere speciali di fondazione, acquedotti e fognature, e rifacimento di pavimentazioni nei centri storici. Come per tanti protagonisti attivi del comparto, anche per il geometra Troiano, «se si considera il numero dei lavoratori che in Italia lavorano direttamente o indirettamente nel settore edile, quindi imprese e indotti vari, si giunge a tener conto di 6-8 milioni di dipendenti. Quindi rimettere in moto l’edilizia vorrebbe dire ri-

dare vigore a un gran numero di lavoratori e di famiglie, che di conseguenza farebbero ripartire l’economia generale». Quali sono le cause che hanno ridotto il potere economico del comparto edile? «Dal 1987, anno di fondazione della Teas, il mercato è cambiato molto, specialmente nell’ultimo bi-triennio. Dopo la

Gianluigi Troiano della Teas Srl di Sestri Levante (GE) Nelle altre immagini, cantieri e opere stradali affidate all’impresa www.teascaes.it


Gianluigi Troiano

prima crisi avuta nel ‘91 con tangentopoli, che aveva portato a una stagnazione del settore, il mercato è poi ripartito andando avanti abbastanza bene fino al 2008, quando la crisi è tornata e le imprese hanno iniziato a soffrire. Sono calate le commesse pubbliche e i ritardi dei pagamenti hanno cominciato a verificarsi sempre più spesso. Per avere liquidità lo Stato ha scaricato i suoi debiti sulle imprese, distruggendo il tessuto produttivo, soprattutto quello delle Pmi che hanno sorretto da sempre l’economia italiana. E l’edilizia è fatta principalmente di piccole e medie imprese». La congiuntura ha acuito anche la concorrenza. Attraverso quali strategie si può sferzare? «L’esperienza lavorativa accumulata nel tempo mi induce a sostenere che per vincere la concorrenza occorrono fortuna e intuito nel capire su quale potenziale lavoro o progetto potrebbe cadere l’interesse dei committenti e delle gare d’appalto. Ma per rimanere nel mercato, oggi è anche importante essere capitalizzati e poter contare sulle risorse guadagnate

L’ultimo investimento della Teas ha riguardato l’area dell’ex parco ferroviario di Sestri Levante dove sono in costruzione 290 box e 24 appartamenti

nel corso degli anni, così da non risentire troppo dei limiti imposti dai difficili rapporti con le banche, che adesso, nostro malgrado, non concedono più crediti». Come sono stati utilizzati gli utili ottenuti dalla Teas nel periodo pre-crisi? «Destinandoli a vari investimenti tra cui l’acquisto di una grande area dove oggi si collocano i nostri stabilimenti con capannoni, officina, magazzino e discarica, e l’acquisto della cava di inerti “Cava Acquafredda”. L’ultimo investimento ha riguardato l’area dell’ex parco ferroviario di Sestri Levante dove stiamo costruendo 290 box e 24 appartamenti: è uno dei cantieri più grossi aperti tra Genova e La Spezia e copre un’area di 8mila metri quadrati e si sviluppa su due piani. Conduciamo altri cantieri per vari enti pubblici ma il

problema che li accumuna riguarda gli eccessivi ritardi dei pagamenti. Prima bisognava attendere 90 giorni o al massimo 120, oggi invece dai 6 ai 24 mesi se non oltre». Gli scarsi bilanci di molte imprese hanno costretto anche a cospicui tagli al personale? «Nelle piccole e medie imprese il rapporto tra operaio e datore di lavoro è diventato molto più diretto. Uno dei principali elementi di forza della Teas è rappresentato infatti dai tanti operai e dipendenti che vi lavorano da più di 25 anni, ragion per cui doverli “lasciare a casa” per colpa della crisi e di provvedimenti sbagliati presi dalle istituzioni sarebbe un problema e un dispiacere. Fino a oggi siamo riusciti a evitare ogni ipotesi di licenziamento e ci auguriamo di non dovere cedere mai a una simile esigenza». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 135


“Facility manager” per l’arredamento uffici Per riuscire a proporre un efficace e completo servizio di allestimento uffici «oggi occorre offrire molto di più di un semplice arredo». Dall’organizzazione degli spazi agli elementi di “contorno”, Stefano Giordano descrive l’operatività del “facility manager” Giulio Conti uperati i limiti della standardizzazione e serialità delle grandi industrie dell’arredamento, è possibile conferire “unicità” agli spazi privati attraverso un buon piano d’arredo che tenga conto delle

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specifiche funzioni attribuite all’ambiente e di effetti estetici studiati ad hoc per innalzare al massimo la vivibilità e il comfort interno. Una necessità di pianificare il connubio perfetto tra funzione e design che si palesa soprattutto nell’arredamento per uffici. «Indirizzare la scelta verso elementi di interior design non industriali, quindi migliori sia da un punto di vista qualitativo che estetico, entra in contrasto con l’aspetto economico della fornitura. Ma limitare al massimo i costi e fornire arredi di qualità è tuttavia possibile». Lo dimostrano le vincenti pro-

poste immesse sul mercato dell’arredo per uffici da oltre cinquant’anni dalla Giordano, società di Savona attiva dal 1958 in tutta la regione e ovunque il cliente lo richiede, e oggi diretta dal rappresentante della terza generazione, Stefano Giordano. Come in qualsiasi altro ambito commerciale, anche nel settore arredamento «il prezzo si pone come fattore determinante per la scelta finale dei consumatori. Per questo, ponendoci quali “facility manager” riusciamo a proporre pacchetti completi di ogni dettaglio funzionale ed este-


Stefano Giordano

Ponendoci come “facility manager” riusciamo a proporre pacchetti completi per la realizzazione ad hoc di uffici di varie dimensioni

tico per la realizzazione ad hoc di uffici di varie dimensioni, comprimendo anche i costi per la committenza». Di fatto, in un contesto in cui l’arredo è diventato studio e ricerca di soluzioni all’avanguardia, la scelta del giusto referente, come Stefano Giordano, per allestire il proprio ufficio, si rivela fondamentale per un equilibrio razionale e adeguato degli spazi lavorativi. «Anche se l’estetica è tornata a ritagliarsi un ruolo fondamentale negli allestimenti per ufficio, si ritiene ormai imprescindibile dotare gli spazi operativi di una serie di requisiti essenziali non solo in termini di comodità ma anche di calore e di “umanizzazione” – afferma Giordano –. Senza però dimenticare che alla base di ogni intervento stanno i gusti personali del cliente che cerchiamo di supportare proponendo le solu-

zioni più consone ai parametri espressi in fase progettuale». Ma per garantire i risultati rispondenti alle esigenze della committenza, sferzare la concorrenza e occupare una posizione importante nel mercato di riferimento, «oggi occorre offrire molto di più di un semplice arredo». Per questo la Giordano propone un pacchetto competitivo nell’allestimento per ufficio. «Ci po-

niamo come referenti unici nella gestione del cliente compiendo in toto il servizio e comprendendo tutta la gamma dei prodotti di “contorno” quali ad esempio controsoffitti, pavimenti, sopraelevati, tende e accessori vari». Eppure l’efficacia del servizio offerto dal “facility manager” si evidenzia anche a progetto concluso. Perché «garanzia e assistenza postvendita si pongono oggi quali parametri di valutazione fondamentali per misurare l’effettiva capacità di offrire un servizio all’altezza delle attese – precisa il portavoce aziendale –: di fatto, la Giordano è in grado di offrire un servizio postvendita che copre a 360 gradi ogni esigenza. Di norma poi, quando riceviamo comunicazioni di urgente necessità di manutenzione interveniamo tempestivamente».

Nella pagina a fianco, in basso, sede della Giordano Srl di Savona. Nelle altre immagini, esempi di allestimento uffici www.giordanomobili.com

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TURISMO

La forza dell’accoglienza italiana Il ruolo di traino dell’industria dell’ospitalità per l’intero sistema produttivo nazionale si conferma anche in un 2011 in cui la maggior parte dei settori ha invece segnato il passo. Flavia Coccia analizza le dinamiche e le nuove tendenze del settore turistico Giacomo Govoni

l fascino del Belpaese non tramonta neppure in tempi di stagnazione economica. La fotografia dettagliata del movimento dell’ospitalità nazionale scattata nel 2011 e divulgata lo scorso marzo da Isnart, società di ricerca interna al sistema camerale, fa registrare una sostanziale stabilità dell’industria italiana del turismo, frutto di un primo semestre altalenante sotto il profilo delle vendite, di un andamento positivo in estate e una lieve flessione in chiusura d’anno. Merito delle imprese ricettive, che hanno saputo allineare la politica tariffaria alla delicata congiuntura e dell’indiscussa forza delle destinazioni italiane. «Una valutazione positiva – rileva Flavia Coccia, direttore operativo di Isnart – che cresce grazie a giudizi migliori da parte dei turisti stranieri che nel 2011 asse-

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Sopra, Flavia Coccia, direttore operativo di Isnart

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gnano un 8,2 all’offerta turistica italiana, rispetto all’8 del 2010». Indagini alla mano, quali nuove motivazioni concorrono a determinare la scelta del nostro Paese come meta turistica? «Tra le ragioni che hanno portato i turisti alla vacanza in Italia si riscontrano differenze nette tra i mercati. Il 23,7% degli italiani è motivato dalla ricerca di relax, il 22,1% dalle bellezze naturali del luogo, il 20,6% dall’ospitalità di amici e parenti e il 14,4% dalle possibilità di divertimento offerte dalla destinazione; segue il desiderio di vedere un luogo mai visto, il possesso della casa nella destinazione di vacanza, la vicinanza e la possibilità di praticare sport. Per quanto concerne gli stranieri, il 27,2% sceglie le nostre destinazioni per le bellezze naturali, il 24,7% perché

luoghi ideali per il riposo, il 23% per il desiderio di vedere un posto mai visto e il 15,1% per la ricchezza del patrimonio artistico e monumentale; segue la ricerca di divertimenti, l’ospitalità di amici e parenti, il desiderio di conoscere usi e costumi della popolazione». In quali aspetti la nostra industria dell’accoglienza denuncia dei limiti? «In un range tra 1 e 10, nel 2011 il giudizio medio dei turisti italiani e stranieri sulla vacanza in Italia è pari a 8, risultato di un voto medio pari a 7,9 per i turisti italiani e 8,2 per gli stranieri. Praticamente tutte le voci di offerta beneficiano di una valutazione migliore: ottiene 8,3 la qualità del mangiare e bere, 8,2 all’ospitalità della gente e alla pulizia dell’alloggio e 8,1 all’accoglienza nelle strutture di alloggio. Migliorano rispetto al 2010 so-


Flavia Coccia

prattutto i giudizi stranieri sulle informazioni turistiche, passati da 7,6 a 8 e sull’offerta culturale, da 7,7 a 8,1». Dove si raffredda in particolare il gradimento? «Rispetto alle aspettative dichiarate dai turisti, sebbene proprio l’area prodotto mare soddisfi le prime due aspettattive di ospitalità e del mangiar bene, lascia a desiderare nei giudizi sull’offerta di intrattenimento, giudicata importante dal 28,2% dei turisti e sul rispetto per l’ambiente, necessario per il 26,3% dei turisti. Sempre nel confronto tra aspettative ed esperienza di vacanza, risulta relativamente basso il giudizio sull’offerta di intrattenimento in città». Quali turismi di nicchia promettono di più nei prossimi 3-5 anni e in quali l’Italia potrà misurarsi come protagonista? «Dai dati è evidente quanto il

turista sempre di più acquisti prodotti complessi, meno generici e piuttosto che una vacanza al mare ricerca una vacanza eco-ambientale in un parco marino, oppure non sceglie il “prodotto neve” ma richiede il prodotto snowboard su piste “halfpipe” e servizi connessi come noleggio, abbigliamento, locali di intrattenimento, esperti. Così come nell’acquisto di un bene o servizio, il processo decisionale dei turisti nella scelta della destinazione di vacanza è costituito da varie fasi». Quali? «Il turista percepisce il bisogno di vivere un’esperienza di vacanza e inizia a fare delle valutazioni, si informa sulle varie alternative a sua disposizione, fa mente locale sul budget di spesa e sui periodi in cui svolgerla e poi prende una decisione. Tale processo può essere più o meno articolato in base

alle esigenze del turista che nella maggior parte dei casi si affida al consiglio di amici e parenti, alla propria esperienza personale o a canali di reperimento di informazioni quali il web o il circuito dei viaggi organizzati». Ai fini della scelta turistica, in che misura è cresciuta l’importanza del web e quanto l’offerta turistica italiana è competitiva in questa “materia”? «A testimoniare la forza del web è il dato relativo ai turisti. Tra le modalità di organizzazione e prenotazione del soggiorno, infatti, il 41% della clientela presente nelle strutture ricettive nel 2011 ha utilizzato internet, rispetto al 35,2% del 2010. In Italia, 8 imprese ricettive su 10 sono presenti sul web e circa il 48% permette la prenotazione attraverso i sistemi di booking online. Inoltre ben il 33,3% è LIGURIA 2012 • DOSSIER • 141


TURISMO

Nel confronto tra aspettative ed esperienza di vacanza, risulta relativamente basso il giudizio sull’offerta di intrattenimento in città

presente sui social network, in euro al 38,3% che hanno sog- parte di questa tipologia di tunotevole aumento rispetto al 19,8% dello scorso anno. Tuttavia, il rovescio della medaglia indica un 20% di imprese ancora non presenti on-line e ben più della metà del comparto ricettivo italiano che utilizza internet come semplice, e ormai superato, strumento di visibilità, senza affiancarlo alla possibilità di acquisto e prenotazione». Alla luce dei recenti provvedimenti fiscali, che evoluzione si attende nell’uso delle seconde case nel turismo? «Nel 2011 la stima dei consumi turistici nelle destinazioni italiane conta un totale di 69,3 miliardi di euro, dovuti per 42,7 miliardi di euro alle spese del 61,7% dei turisti che hanno utilizzato strutture ricettive e per 26,5 miliardi di

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giornato nelle abitazioni private. La conseguenza auspicabile dei provvedimenti fiscali, quindi, è un fenomeno di emersione del sommerso. Prendiamo il caso della Liguria, in cui dei 50 milioni di presenze stimate per il turismo delle cosiddette “seconde case”, basterebbe far emergere 1/4 del fenomeno per raddoppiare le presenze che oggi si contano nelle imprese ricettive». Quanto la possibilità di intessere relazioni d’affari rimane ancora una “calamita” per attirare il turista straniero nelle nostre strutture ricettive? «Anche il turismo internazionale legato ai movimenti d’affari subisce la contrazione economica che investe il sistema mondiale. Certo, la scelta da

rista di una ricettività a 4 e 5 stelle, fa sì che questo segmento riceva il miglior biglietto da visita della nostra offerta turistica. È altresì vero che la capacità del nostro sistema alberghiero di adeguarsi alla contrazione dei consumi è più evidente proprio in questa categoria di hotel, che ha saputo mantenere il ruolo di calamita verso i mercati stranieri grazie a prezzi più elastici combinati a una maggior attenzione ai servizi al cliente. Ad esempio, nel 2011 i prezzi per una camera doppia nei 4 e 5 stelle variano più che in altre categorie: calano nei trimestri di bassa stagione e aumentano nel trimestre primaverile, con tariffe che vanno dai 115 euro del primo ai 143,43 euro del trimestre estivo».


Enrico Lupi

Consolidare le presenze di turisti stranieri I significativi aumenti di visitatori provenienti dall’America e dal nord Europa, incoraggiano a rivolgere le strategie di promozione del tessuto ricettivo ligure verso traiettorie internazionali. Il punto di Enrico Lupi Giacomo Govoni

l profilo delle imprese ricettive tracciato dall’Osservatorio regionale sul turismo a consuntivo del 2011, smentisce la proverbiale riluttanza dei liguri a metter mano al portafoglio. Cresciuta di dieci punti percentuali rispetto al 2010, sale al 49,3% la quota degli operatori dell’ospitalità che l’anno scorso ha realizzato investimenti. Anche modesti - inferiori al 5% del fatturato per quasi 6 imprese su 10 - ma indicativi della tenuta di un comparto che, soprattutto in termini di incoming, ha risposto bene all’offensiva della crisi. «Tradizione, cultura, adattabilità e capacità di affrontare momenti di difficoltà – afferma Enrico Lupi, presidente di Confcommercio Liguria – sono il prezioso patrimonio che contraddistingue la categoria». Come si stanno adattando gli operatori a una clientela che spende meno? «Cogliere i mutamenti e le esigenze della propria clientela, individuare strategie e soprattutto

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soluzioni è una caratteristica insita nel dna degli operatori liguri, abituati a rapportarsi con un mercato in continua evoluzione. Sono certo che con sacrifici e un’attenta pianificazione sapranno difendere la qualità del prodotto e mantenere il feeling con gli ospiti italiani e stranieri». In termini di affluenza straniera, da quali direttrici sono giunte più soddisfazioni e verso dove orienterete le prossime iniziative di marketing internazionale? «I risultati turistici del 2011 ci confortano per la crescita degli ospiti stranieri e per il lavoro svolto sul fronte dell’incoming. Francesi, americani e inglesi, assieme agli ospiti del nord Europa, hanno fatto registrare aumenti significativi. Interessante il movimento dai Paesi asiatici con un trend che in prospettiva può segnare una svolta economica all’intero comparto dell’industria delle vacanze. Le strategie di marketing puntano al consolidamento dei mercati tra-

dizionali con un’attenzione particolare al pianeta Cina». Quanto resta di inespresso nel potenziale di destagionalizzazione del turismo ligure? «Sul versante della destagionalizzazione, abbiamo necessità di proseguire le azioni intraprese in Germania, Austria, Francia e di valorizzare il binomio costaentroterra anche a livello nazionale. Le risorse che la Liguria può mettere in campo sono straordinarie ma è indispensabile promuoverle su vasta scala». La recente intesa siglata con Agriturist mira a valorizzare la cifra enogastronomica del turismo territoriale? «Il comparto agroalimentare resta un settore fondamentale per il rilancio turistico. I prodotti tipici e la buona cucina improntata ai dettami della dieta mediterranea, oggi patrimonio dell’umanità, rappresentano un importante appeal per l’intero territorio. La scelta del luogo da visitare in vacanza è sempre più legata alla buona tavola, al cibo sano e genuino».

Sopra, Enrico Lupi, presidente di Confcommercio Liguria

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TURISMO

Sviluppare proposte per tutto l’anno Il flusso di arrivi e presenze in Liguria rappresenta la nota lieta di un movimento turistico che registra una flessione del fatturato. «Rimettere al centro i valori specifici del nostro territorio», è la ricetta di Angelo Berlangieri Giacomo Govoni

e immagini del disastro che soltanto lo scorso ottobre aveva sfregiato le perle più fulgide della riviera ligure, sono già un ricordo. In pochi ci avrebbero scommesso, eppure il piccolo miracolo di restituire le Cinque Terre all’antico splendore e ai visitatori è ormai compiuto. «Monterosso è praticamente a posto – spiega Angelo Berlangieri, assessore regionale al Turismo – mentre Vernazza sta completando in questi giorni la rimozione dei detriti dallo specchio d’acqua e a brevissimo apriranno negozi e hotel lungo la via principale». Il miglior viatico per tutto il movimento turistico regionale, che si prepara alla partenza della stagione estiva. Contando anche i 5 milioni di euro arrivati a fine marzo dal Cipe, gli strascichi dell’alluvione sul trend turistico re-

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Nella pagina successiva, Angelo Berlangieri, assessore al turismo della regione Liguria

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gionale dei prossimi mesi possono dirsi scongiurati? «Più che a livello economico, semmai sconteremo qualcosa sul piano dell’immagine, ma penso in misura contenuta. Il contributo del Cipe è importante, ma il vero plauso va alla straordinaria macchina del volontariato che è riuscita a far rinascere quasi pienamente queste splendide località. Anche la rete sentieristica è stata ripristinata per il 90% con l’individuazione di percorsi alternativi nei punti critici ed entro l’estate sarà totalmente agibile». Una bella notizia per gli operatori del ricettivo, “bilanciata” però dalla tassa di soggiorno, da poco scattata in comuni importanti come Genova e La Spezia. «Siamo fortemente critici in quanto riteniamo che, invece di una tassa, servirebbe un’assegnazione precisa delle risorse

pubbliche per le politiche turistiche regionali, peraltro azzerate nell’ultimo biennio. In più, attribuire la facoltà di applicare la tassa ai singoli comuni genera disorientamento nel turista che non capirà come mai a Portovenere non dovrà pagare la tassa mentre a La Spezia sì. Assieme alle altre regioni, chiediamo la costruzione di un fondo per il turismo sfruttando le leve fiscali esistenti, come ad esempio una quota dell’Irap, che in Liguria destina somme solo per la sanità. A meno che non si faccia come in Francia, dove l’imposta è nazionale e con aliquote sostenibili per le imprese ricettive». Una richiesta che chiama direttamente in causa il governo. A tal proposito, che sviluppi ci sono in merito alla proposta inviata dalle Regioni a inizio anno per rendere il turismo competi-


Xxxxxxx AngeloXxxxxxxxxxx Berlangieri

Vogliamo percorrere la strada del turismo qualificato che magari avrà numeri più piccoli, ma regge meglio i momenti di crisi e lascia più fatturato sul territorio

tivo sul mercato mondiale? «La proposta, presentata al ministero del Turismo, sta già raccogliendo i primi frutti. Solo pochi giorni fa, infatti, ci hanno informato dal ministero che per redigere il piano di sviluppo del turismo in Italia è stata incaricata una società, la Boston Consulting Group. I lavori sono partiti nei primi giorni di maggio e la conclusione con presentazione finale è prevista per il 18 luglio, dopo l’incontro con le Regioni che avverrà a metà giugno. Una risposta fattiva da parte dell’esecutivo che, quanto meno nel metodo e nelle tempistiche, ci soddisfa». Cosa apprezza in particolare?

«Sono lieto che l’istanza politica di fondo promossa dalle Regioni sia stata colta: ovvero la considerazione del turismo non come settore residuale, per il quale è sufficiente attivare le leve del marketing, ma come settore chiave del sistema economico italiano, da curare con politiche trasversali che affrontino anche i temi delle infrastrutture, dell’occupazione e dello sviluppo delle imprese. E, devo dire la verità, guardando al gruppo di lavoro incaricato di redigere il piano a livello governativo, fa piacere osservare che tra i partecipanti, oltre al ministro Gnudi, siano previsti anche gli altri ministri. Un bel segnale

che avvicina l’obiettivo di arrivare alla Conferenza nazionale del turismo del prossimo autunno con un piano strategico nazionale definito». Nel frattempo, i report regionali parlano di una mobilità turistica verso la Liguria in aumento. «I numeri alla fine del 2011 sono stati positivi, soprattutto grazie all’incremento degli arrivi e delle presenze del turismo internazionale. A preoccupare è tuttavia il fatturato che non ha retto il confronto con il volume dei flussi: i turisti in Liguria si sono fermati meno tempo e hanno speso meno. Ovviamente per il sistema eco- LIGURIA 2012 • DOSSIER • 145


TURISMO

nomico è un problema su cui di aggregazioni della ricettività mizzare in chiave turistica intervenire». Dunque, come calibrare la proposta turistica ligure su visitatori con minore capacità di spesa? «Dal punto di vista dell’incoming il tema focale a cui stiamo lavorando è sviluppare un’offerta qualificata “all season”, che significa posizionare commercialmente il nostro prodotto, segmentandolo non in base alla componente del trend o della moda, ma mettendo al centro i valori specifici del nostro territorio. Vogliamo percorrere la strada del turismo qualificato che magari avrà numeri più piccoli, ma è in grado di reggere meglio in momenti di crisi, e lascia più fatturato sul territorio». E per qualificare gli addetti del comparto dell’ospitalità, quali azioni avete in programma? «Due tipi di operazioni: la prima formativa, per orientare sempre più le imprese al marketing, attraverso la costituzione di club di prodotto, cioè

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specializzate per target specifici: cicloturismo, trekking, congressuale e famiglie sono quelle già progettate e che amplieremo. In secondo luogo, stiamo lavorando con le associazioni di categoria per attivare un’indagine capillare dell’offerta via web, già sperimentata con l’apertura del blog “Liguria, il turismo che vorrei”. I primi esiti rivelano esigenze nuove degli imprenditori turistici: se in passato chiedevano la conoscenza delle lingue, supporto nell’attività promozionale e nell’approccio al cliente, oggi la richiesta emergente è di imparare a utilizzare al meglio il web: dai social media, alle istruzioni per pubblicare un’offerta su portali specializzati quali Booking, Tripadvisor e così via. Aspetti di cui terremo conto in sede di stesura del piano triennale del turismo». L’altro settore che oltre al turismo, sorregge l’economia genovese - e di riflesso ligure è quello portuale: come otti-

le performance degli scali marini? «L’aspetto più importante legato ai porti è quello delle crociere. La Msc nel porto di Genova e la Costa Crociere a Savona movimentano in regione quasi due milioni di persone. Un “patrimonio” sottoutilizzato e da potenziare perché il ritorno sul territorio delle navi che attraccano nelle due città è ancora insufficiente. Poi c’è la questione dei porti turistici, in cui la Liguria è prima in Italia così come per numero di posti barca, da interpretare non come parcheggi del mare, ma porte d’accesso al territorio. In questa direzione va il progetto europeo finanziato dall’Ue nel programma di cooperazione marittimo tra Italia e Francia che coinvolge tutti i porti di Corsica, Sardegna, Provenza e Toscana per creare un comprensorio del diportismo del Tirreno, tra i più belli a livello mondiale».


Maurizio Zoccarato

Una meta per tutte le stagioni Dalle luci del Teatro Ariston alla celebrazione dei suoi fiori, conosciuti in tutto il mondo. Ma anche cicloturismo e mare pulito, che quest’anno può vantare la Bandiera Blu. Sono questi i punti di forza di Sanremo, spiegati dal sindaco Maurizio Zoccarato Tiziana Achino

on solo Festival della canzone italiana. Sanremo, che tanto deve alla kermesse canora, negli anni ha saputo creare diversi eventi che, in un’ottica di destagionalizzazione, attirassero turisti anche in altri periodi dell’anno. In più, a metà maggio è arrivato un riconoscimento importante anche per il suo mare. La cittadina della Riviera di Ponente, infatti, è una delle sette nuove spiagge liguri premiate con la Bandiera Blu 2012, contribuendo a confermare la Liguria al primo posto della classifica, con 18 località premiate. A presentare il calendario degli eventi dei prossimi mesi è il primo cittadino Maurizio Zoccarato. Sindaco, in che modo valo-

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rizzate il binomio turismofiori? «Sicuramente turismo e fiori sono la vocazione per eccellenza di Sanremo e la ragione per cui la nostra città è conosciuta in tutto il mondo, notorietà accresciuta anche dal Festival della canzone italiana che, da Sanremo, porta la musica italiana all’estero. Per non smentire questa fama e aumentare l’appeal della città, ho provveduto a varare dall’inizio dell’anno, con la collaborazione degli uffici tecnici comunali, una serie di significativi interventi di riqualificazione: dall’arredo urbano al potenziamento dell’illuminazione, dal restyling dei parchi giochi per bambini e delle aree verdi a lavori di asfaltatura delle strade, oltre a intensificare la sicurezza

con l’assunzione di agenti di polizia municipale e l’installazione di sistemi di controllo all’avanguardia, in particolare nel centro storico della “Pigna”, uno dei luoghi più suggestivi della città e tappa turistica per eccellenza». E per quanto riguarda i fiori? «Benché la produzione non sia più, sotto il profilo quantitativo, ai livelli dei passati deSopra, cenni, il fiore sanremese ri- Maurizio Zoccarato, mane, per qualità, uno dei sindaco di Sanremo migliori del mondo. Lo esaltiamo attraverso “Sanremoinfiore”, la storica sfilata di carri realizzati, appunto, con piante e fiori locali, quest’anno incentrata sul tema “Le ore del mondo”. Per la città rappresenta un valore e un investimento: per quest’edizione ab- LIGURIA 2012 • DOSSIER • 147


TURISMO

biamo voluto creare qualcosa propone il vostro calendario nella tradizione della nostra che andasse oltre la tradizionale sfilata della domenica, un evento insomma, che coinvolgesse la città in maniera più ampia e per un tempo più lungo, al fine di richiamare un pubblico più vasto, allungando la manifestazione a tre giorni e facendola diventare un vero e proprio evento, con manifestazioni collaterali e convegni». Quali sono state le manifestazioni primaverili principali? «Dopo il Festival della canzone, Sanremoinfiore, la MilanoSanremo, la classicissima internazionale di primavera del ciclismo, e la tradizionale consegna del Premio Regia Televisiva, che porta il meglio dei protagonisti della tv sul palco del Teatro Ariston, la primavera è stata caratterizzata da numerosi altri eventi. Tra essi, le tradizionali esposizioni feline e canine, il Festival mondiale della creatività nella scuola, Immaginaria Festival, originale evento dedicato al mondo del fantasy e rivolto a bambini e ragazzi, e ancora tante altre manifestazioni che ci traghettano verso gli appuntamenti estivi». E in vista dell’estate cosa 148 • DOSSIER • LIGURIA 2012

di eventi? «Dall’8 al 16 giugno ospiteremo la regata velica “Giraglia Rolex Cup”, dal 17 al 26 agosto ci sarà il Moac, la mostra mercato dell’artigianato che richiama a ogni edizione un folto pubblico; poi le prestigiose gare dei concorsi ippici. Anche quest’anno abbiamo organizzato una serie di appuntamenti che avranno il loro fulcro in piazza Borea d’Olmo, esperienza che ha dato buoni frutti l’anno scorso, quando abbiamo scommesso su questa centralissima area di fronte al teatro Ariston, ritornata, dopo decenni di utilizzo come parcheggio, a essere uno spazio pubblico libero dalle auto. Quindi anche per l’estate 2012 questa piazza si confermerà come location centrale dell’estate sanremese, insieme ad altre sedi storiche, come ad esempio la “Pigna” e le piazze Bresca e Sardi, nella caratteristica zona di porto vecchio. Compatibilmente con le disponibilità finanziare, è nelle nostre intenzioni dar vita, comunque, anche ad almeno un paio di grandi eventi, di quelli a più grande respiro, come era

città. Uno da organizzarsi sicuramente in estate, e penso a un concerto con un grande nome della musica, perché come dice il famoso motto “Sanremo è sempre Sanremo”». Cosa offre Sanremo ai turisti che amano la natura? «Sanremo è una delle 8 città attraversate dal parco costiero del Ponente Ligure, con la pista ciclabile e pedonale più lunga d’Europa (ben 24 km, ndr), un’infrastruttura unica che corre parallela al mare, inserita in un contesto ambientale che tutti ci invidiano. Sorge sul vecchio tracciato ferroviario a binario unico e collega Ospedaletti fino a San Lorenzo al Mare: un itinerario in prevalenza pianeggiante e rettilineo, che si snoda in mezzo alla profumata e coloratissima flora costiera della Riviera di Ponente, intervallato da una serie di punti di sosta con panchine, parcheggi per biciclette, fontanelle e punti di ristoro. Un contesto ambientale estremamente vivibile e a misura d’uomo. Ecco questo è il mio obiettivo, contribuire a migliorare la qualità della vita di Sanremo».





POLITICHE ENERGETICHE

I decreti della discordia Il ministro Corrado Passera intende razionalizzare gli incentivi per gli impianti di energia rinnovabile, ma le associazioni ambientaliste e le aziende fanno barricate, accusando il governo di voler penalizzare uno dei pochi settori che cresce e che vede l’Italia primeggiare in Europa Teresa Bellemo

ue visioni distinte. Da una parte, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e, dall’altro, il mondo delle associazioni ambientaliste e le aziende che lavorano nel settore delle energie rinnovabili. Il lavoro di mediazione è in mano a Corrado Clini, titolare del dicastero dell’Ambiente. Oggetto del contendere sono i due recenti decreti legislativi presentati dal ministro Passera all’inizio dello scorso aprile. «Possiamo raggiungere e superare gli obiettivi europei delle energie rinnovabili fissati per il 2020 (dal 26% a circa il 35% nel settore elettrico) attraverso una crescita virtuosa, basata su un sistema di incentivazione equilibrato e vantaggioso per il sistema Paese che riduca l’impatto sulle bollette di cittadini e imprese». Con queste parole Corrado Passera ha introdotto i decreti che definiscono i nuovi incentivi per il fotovoltaico (Quinto conto dell’energia), che

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dovrebbero ridursi di un 3040%, e per le rinnovabili elettriche (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse e biogas). «Il nuovo regime - si legge in una nota del ministero dello Sviluppo economico - vuole porre le basi per una crescita ordinata e sostenibile delle energie rinnovabili, allineando gli incentivi ai livelli europei e adeguandoli agli andamenti dei costi di mercato». A creare il maggior disappunto, per le associazioni e per le aziende, è la considerazione che gli incentivi ministeriali appesantiscano la bolletta dell’energia, aumentandola fino al 23% in più. È su questo punto, infatti, che le critiche si fanno maggiormente forti. Innanzitutto, viene contestato il peso sulla bolletta, abbassato al 10%, poi l’attenzione si spostata su un altro punto, considerato molto più rilevante per il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanichini: «È stupefacente che non ci si concentri sul restante 90%, che riguarda il

costo dell’acquisto di petrolio e carbone, i miliardari guadagni delle imprese, i sussidi al nucleare, le tasse. Gli italiani pagano soprattutto la dipendenza dai combustibili fossili e le troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio». Su queste premesse si basano le proposte dell’associazione per ridurre sprechi e conti dell’energia per le famiglie italiane: una maggior efficienza energetica in edilizia, sconti in bolletta per chi riduce i consumi, la crescita delle energie rinnovabili favorendo gli impianti di autoproduzione e gli investimenti delle imprese dando loro la possibilità di vendere direttamente l'energia prodotta. Centrale, nei decreti presentati dal Ministro dello Sviluppo economico, è la correzione dei finanziamenti finora pressoché incontrollati che hanno favorito in maniera quasi unilaterale il fotovoltaico. Conseguenze: una bolletta più cara per le famiglie e una spesa difficilmente prevedibile per lo Stato. Un


Xxxxxxx Gli incentivi per leXxxxxxxxxxx rinnovabili

problema da non sottovalutare, dato che il momento richiede una maggiore oculatezza sul fronte della spesa pubblica. Per questo nei decreti si trova il sistema di controllo dei volumi installati e della relativa spesa complessiva, che verrebbe effettuato attraverso un meccanismo di aste competitive per i grandi impianti (superiori a 5 MW) e tramite registri di prenotazione per quelli di taglia medio-piccola (dai registri sarebbero esclusi i micro impianti). A dare man forte al ministro Passera da questo punto di vista, l’entità degli incentivi nel resto dell’Europa, che in molti casi sono inferiori anche della metà rispetto a quelli italiani. Mediatore tra le due parti è il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che condivide la necessità di una razionalizzazione degli incentivi ma crede anche nella forza positiva del comparto green. «Non si possono sottolineare i costi e ignorare i vantaggi in termini di incremento del prodotto lordo, aumento del gettito fiscale, diminuzione

del picco diurno della domanda, maggiore occupazione, miglioramento della bilancia commerciale». Intanto, mentre si cerca di trovare terreno comune, il settore delle energie pulite continua a guadagnare sostenitori, a incassare buoni ricavi e un alto gradimento da parte degli italiani. È del 5 maggio scorso l’inaugurazione del parco eolico a Naso di Gatto, in provincia di Savona. I quattro aerogeneratori sono i più potenti installati in Liguria e hanno una potenza complessiva di 9,2 MW. In base alle stime, questo impianto produrrà 25.000 MWh annui di elettricità, che corrispondono al fabbisogno elettrico annuo di 8.000 nuclei familiari, ed eviterà l’immissione in atmosfera di 10.700 tonnellate annue di anidride carbonica. L’assessore all’energia della Regione Liguria, Renzo Guccinelli, esprime soddisfazione, non solo per la recente fattoria eolica, ma anche per le politiche della Regione tese a incentivare il comparto. «La recente inaugura-

zione della fattoria eolica ha dimostrato come si possa coniugare la valorizzazione e la salvaguardia del territorio con la realizzazione di grandi impianti eolici». La Regione, oltre agli interventi in materia di semplificazione e agevolazione destinate agli impianti di fonti rinnovabili ha promosso politiche di efficienza e risparmio energetico. Nel 2011 inoltre ha favorito la nascita di Poli di ricerca e innovazione con l’obiettivo di sviluppare programmi di ricerca in stretta relazione al tessuto produttivo. A questo proposito l’assessore Guccinelli evidenzia come «il sostengo alle imprese deve avvenire anche attraverso strumenti che ne favoriscano i processi di innovazione: i poli che lavorano sul tema dell’energia, lavorano in coerenza con gli obiettivi europei per il 2020 e sviluppano tecnologie per il risparmio energetico, l’aumento dell’efficienza degli impianti da fonti rinnovabili, la riduzione dell’impatto degli impianti da fonti fossili». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 155


POLITICHE ENERGETICHE

Eolico, una forza della natura L’eolico non ha controindicazioni. È silenzioso, non inquina, riduce la bolletta e non emette Co2. La Liguria, regione deputata a questo tipo di energia, ha appena inaugurato un altro parco Teresa Bellemo

o scorso 5 maggio a Naso di Gatto, in un’area che appartiene ai tre comuni di Albisola Superiore, Savona e Cairo Montenotte, è stato inaugurato il parco eolico più potente della Liguria. A gestire la progettazione e la realizzazione dell’impianto, l’azienda Fera, che prima di quello a Naso di Gatto ha già costruito altri tre parchi eolici nella regione. Per questo le criticità logistiche erano già previste nella fase progettuale, come ad esempio il trasporto delle turbine, particolarmente complesso nell’entroterra ligure, dato che le strade sono spesso troppo strette. In origine il progetto era molto diverso: sei torri da 800 kW ciascuna. La Regione ha richiesto di ridurre il numero di aerogeneratori, optando per turbine più po-

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Sopra, Cesare Fera, presidente di Fera

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tenti, proprio per sfruttare al meglio la vocazione eolica del sito. Per questo si è arrivati all’installazione di quattro aerogeneratori, ciascuno con la potenza di 2,3 MW. Le valutazioni anemometriche, in questa parte del crinale dell’Appennino ligure, esprimono valori molto incoraggianti: il vento c’è, ha la giusta intensità e velocità ed è in grado di garantire un sufficiente numero di ore equivalenti. In base alle statistiche pubblicate dal Gse, la Liguria ha le ore equivalenti più alte d’Italia. Naso di Gatto, in base alle stime, produrrà 25.000 MWh annui di elettricità, che corrispondono al fabbisogno elettrico annuo di 8.000 nuclei familiari ed eviterà l’immissione in atmosfera di 10.700 tonnellate annue di anidride carbonica. Il presidente di Fabbrica Energie Rin-

novabili Alternative, Cesare Fera, illustra le potenzialità che l’energia eolica può avere in Italia. Qual è la sua posizione riguardo alle recenti dichiarazioni del ministro Passera sulla riduzione degli incentivi per gli impianti che sfruttano le energie rinnovabili? «L’incentivo all’eolico non pesa sul bilancio dello Stato, ma solo sulla bolletta dei cittadini, che sono motivati a pagare poco di più in cambio di un’energia più pulita. Come emerge dal sondaggio effettuato dall’Ispo sulle rinnovabili, cresce la conoscenza delle energie rinnovabili e l’eolico è accolto sempre più favorevolmente dagli italiani, che lo considerano un’alternativa valida all’importazione dei combustibili fossili».


Cesare Fera

Quale fonte secondo lei merita gli investimenti maggiori sul lungo periodo? «Certamente il solare termodinamico a concentrazione, noto come Csp, ovvero Concentrating solar power. È una tecnologia che può trasformare la luce del sole in energia elettrica, attraverso il semplice principio di riflessione dei raggi solari: specchi opportunamente direzionati raccolgono i raggi e li riflettono su un tubo al cui interno scorre un liquido che si riscalda e produce vapore, destinato a ulteriori trasformazioni per la produzione di energia termica o elettrica. Questa tecnologia ha molti vantaggi - semplicità della struttura, occupazione più contenuta del suolo - non soltanto rispetto ad altre tecnologie solari, ma anche rispetto a tutte le tecnologie che sfruttano fonti rinnovabili non continuative, tra cui il vento e il sole. In assenza di vento le turbine si fermano e in assenza di sole il fotovoltaico non produce elettricità. Il Csp invece ha la possibilità di immagazzinare il vapore prodotto per

utilizzarlo nelle ore in cui gli specchi non sono esposti all’irraggiamento». È plausibile ipotizzare un futuro energetico basato al 100% sulle rinnovabili? «La Danimarca si pone precisamente questo obiettivo e intende realizzarlo entro il 2050. La Germania punta all’80% nello stesso periodo. In base al rapporto 2011 del Wwf, il passaggio a un approvvigionamento mondiale da fonti esclusivamente rinnovabili non è soltanto possibile, ma economicamente vantaggioso. Altri studi evidenziano le scelte che porteranno, sempre al 2050, a una stabile e massiccia riduzione dell’approvvigionamento da fonti fossili con la conseguente riduzione dell’80-90% delle immissioni di anidride carbonica e altri inquinanti in atmosfera». Torniamo alla Liguria. Quali sono le caratteristiche che rendono adatto un territorio per l’installazione di pale eoliche? «Per prima cosa il territorio deve essere esposto al vento e non deve essere ingombrato

da ostacoli che condizionino la velocità e l’intensità del vento. Nel caso specifico della Liguria, la deliberazione della Giunta regionale 966 del 2002 specifica che il sito scelto per la costruzione dell’impianto eolico deve essere raggiungibile da strade già esistenti. È poi fondamentale che nella zona in cui si installeranno gli aerogeneratori non ci sia passaggio di uccelli migratori. Un buon progetto di impianto eolico prevede lunghe attività di monitoraggio nell’area individuata, in osservanza del protocollo specificamente redatto dalla Regione, ma anche conducendo ulteriori valutazioni dell’impatto avifaunistico. Per tutti i nostri parchi eolici avviamo il monitoraggio in fase di progettazione e lo proseguiamo dopo l’autorizzazione sia durante la fase di cantiere, sia post operam, ovvero quando il parco eolico è ormai in produzione. Dal 2007 a oggi, cioè dall’avvio del nostro primo parco eolico ligure, nei nostri parchi non sono state trovate carcasse di uccelli, né di pipistrelli». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 159




ENERGIA

Elettricità e calore dallo stesso impianto Dall’ottimizzazione dei consumi energetici derivano numerosi vantaggi in termini sia economici sia, soprattutto, ambientali. Luciano Leucari spiega la cogenerazione Amedeo Longhi

el nostro Paese, dal settore civile deriva più del trenta per cento dei consumi energetici complessivi annuali. A sua volta, il settanta per cento dei consumi di questo settore è responsabile di circa il quarantacinque per cento delle emissioni totali di CO2 in atmosfera. A questi preoccupanti dati riguardanti l’impatto ambientale, se ne aggiungono altri di ordine economico: la spesa energetica nelle famiglie italiane, infatti, è in costante ascesa ed è passata dai 1200 euro l’anno del 2000

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La Luciano Leucari e Fratelli si trova a Rapallo (GE). Sotto Luciano Leucari www.leucari.com

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ai quasi 1600 del 2008. In questo quadro, diventa prioritario invertire la tendenza e abbattere i consumi energetici. «La messa in efficienza del solo sistema di riscaldamento permetterebbe di ridurre i costi di almeno il trenta per cento». È questa l’assicurazione di Luciano Leucari, che da oltre cinquant’anni opera nel settore del riscaldamento e del condizionamento in Liguria. Per ottenere questi risultati, resi oggi necessari dal costante aumento degli indici d’inquinamento, oltre che dal progressivo esaurimento delle fonti energetiche tradizionali, quelle fossili, è necessario favorire la diffusione delle nove tecnologie basate invece su fonti pulite e rinnovabili. «Impianti fotovoltaici e solari termici sono esempi ormai conosciuti che si stanno affermando sempre più, ma vanno menzionate anche soluzioni come gli impianti di cogenerazione e le pompe di calore ad alto rendimento, che ottimizzano al massimo le rese». Riferendosi a queste fonti di produzione energetica non si

può parlare di novità in senso stretto, poiché si tratta di tecnologie già in uso da anni, soprattutto nei paesi del nord Europa. «In ogni caso – prosegue Leucari –, soprattutto nel campo della climatizzazione civile, negli ultimi anni sta sempre di più diffondendosi l’uso delle caldaie a condensazione abbinate all’installazione delle valvole termostatiche e della contabilizzazione individuale dei consumi. Inoltre, nel caso di stabili di nuova costruzione, si può ricorrere all’utilizzo di impianti di riscaldamento a bassa temperatura, che a minori consumi uniscono un più alto grado di confort. Infine sta prendendo piede l’uso della microcogenerazione – basato su impianti di cogenerazione di minori dimensioni, adatti a produzione e utilizzo locali dell’energia e, per questo, in grado di eliminare le dispersioni proprie dei grandi sistemi centra-


Luciano Leucari

lizzati – e delle pompe di calore ad alto rendimento». Come anticipato, il vantaggio della cogenerazione è l’ottimizzazione delle rese e la produzione, attraverso lo stesso apparato, di energia elettrica e termica: «Si tratta di macchine azionate per lo più da motori endotermici o microturbine – spiega Leucari –adatti a produrre energia elettrica, tramite un generatore azionato dal motore, ed energia termica sfruttando il lavoro e il calore prodotto dalla combustione». Leucari prosegue illustrando i sistemi più classici, basati sull’energia fornita del sole: «È possibile installare impianti fotovoltaici abbinati eventualmente a pompe di calore per la produzione di acqua calda a bassa o alta temperatura, per alimentare gli impianti di riscaldamento e per produrre acqua calda per uso sanitario, e impianti solari termici per la

Il vantaggio della cogenerazione è l’ottimizzazione delle rese e la produzione, attraverso lo stesso apparato, di energia elettrica ed energia termica

produzione di acqua calda sanitaria ed eventualmente per integrare il sistema di produzione di energia per l’impianto di riscaldamento». L’impianto fotovoltaico è costituito da pannelli che, attraverso la luce del sole, producono energia elettrica di tipo continuo che, una volta trasformata in corrente alternata da un inverter, può essere immessa in rete o usata direttamente sul posto. L’impianto solare termico invece è costituito da pannelli che catturano le radiazioni solari che, attraverso un circuito idraulico, vengono trasformate in energia termica, la quale viene poi immagazzinandola in un serbatoio sotto forma di acqua calda.

Oltre all’attività di progettazione e installazione degli impianti, come sottolinea Leucari, è importante anche quella relativa alla successiva manutenzione: «A questo scopo, abbiamo formato un reparto assistenza in grado di intervenire sulle apparecchiature da noi installate. La preparazione degli operatori è garantita dalla continua partecipazione a corsi tecnici di aggiornamento presso i centri di addestramento delle case produttrici o fornitrici. Abbiamo costituito un magazzino ricambi adeguatamente rifornito e ci siamo dotati di tecnici interni ed esterni per la progettazione degli impianti. Infine, abbiamo conseguito la certificazione Iso 9000». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 163


SERVIZI AMBIENTALI

I servizi ambientali in Liguria In un territorio difficile come quello ligure le piccole imprese che prestano servizi di ecologia, bonifiche, pulizie, disostruzione e smaltimento rivestono un ruolo fondamentale. Primo Sangoi spiega il ruolo dei servizi ambientali in regione Amedeo Longhi

n un territorio come quello ligure, a forte rischio idrogeologico, sono importanti non solo i grandi enti che si occupano di monitoraggio e manutenzione delle aree a rischio, ma anche le piccole imprese che prestano servizi di ecologia, autospurghi, videoispezioni, bonifiche, pulizie, disostruzione e smaltimento. In particolare, i tragici fatti dello scorso novembre hanno evidenziato i gravi rischi a cui è esposta la Liguria e Genova in particolare. «Proprio in quell’occasione ci siamo prodigati ala-

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Primo Sangoi, fondatore della Sangoi & Figli Srl di Genova, insieme ai figli Eligio e Angela www.sangoiefigli.it

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cremente per liberare la città da fanghi e liquami», ricorda Primo Sangoi, fondatore della Sangoi & Figli, che da oltre cinquant’anni opera nel capoluogo ligure nel settore dei servizi ecologici. «Le pesanti alluvioni che hanno colpito il territorio ligure anche negli anni passati, il terremoto in Abruzzo, i grandi eventi di cui è stata protagonista la città di Genova, come il vertice del G8 e la visita del Santo Padre, sono stati momenti importanti e significativi a cui abbiamo preso parte». Per quanto riguarda i servizi di autospurgo, come si svolge l’attività? «Da una decina d’anni a questa parte, sono diventati l’aspetto prevalente del lavoro dell’azienda. Complessivamente, questa grande categoria racchiude attività quali disostruzione, lavaggio, spurgo e pulizia di fognature, tubazioni, condotte, canalizzazioni e fosse biologiche. Siamo in grado di offrire questi servizi a qualsiasi tipo di committenza, nel settore

pubblico e in quello privato, dal condominio fino alla gestione delle reti di complessi immobiliari, centri commerciali o produttivi. Grazie all’ausilio di mezzi autospurgo di varie dimensioni e con un organico efficiente e specializzato, siamo in grado di operare anche in luoghi difficilmente accessibili, sia in servizio di pronto intervento, attivo ventiquattr’ore su ventiquattro, che in maniera programmata». Oltre agli autospurghi vi occupate anche della commercializzazione dei bagni mobili. «Nel 1998 si optò per una piccola svolta, dettata da un’importante scelta commerciale: l’azienda diventò infatti collaboratrice esclusiva per Genova e provincia della Sebach Srl di Certaldo, in provincia di Firenze, leader mondiale nella costruzione e nel noleggio dei bagni mobili. L’obiettivo era quello di completare l’offerta dei servizi ecologici e della tutela ambientale. Oggi siamo in grado di installare in tempi brevissimi wc chimici, curan-


Primo Sangoi

Dal 1954 a oggi done anche la manutenzione, ovunque e senza alcun allacciamento idrico, fognario ed elettrico». Dal punto di vista del marketing, come avete pensato di caratterizzare l’immagine dell’azienda? «L’anno scorso abbiamo deciso di cimentarci nella riprogettazione del nostro marchio-logotipo per aumentare la riconoscibilità dell’azienda: il marchio è una parte di sé che la società mostra al mondo. Non un mero esercizio di stile, ma progetto, sin-

tesi, narrazione, comunicazione pura. Inoltre avevamo la necessità di differenziarci dai concorrenti di settore. Per raggiungere questi importanti obiettivi ci siamo affidati alla consulenza dell’agenzia di comunicazione Frog Adv che, dopo approfonditi brainstorming, ha presentato un progetto fortemente incentrato su un “daimon” che potesse racchiudere tutte le caratteristiche della società: un alligatore. Questo animale preistorico, anfibio, potente, scattante, condivide

Grazie all’ausilio di mezzi autospurgo di varie dimensioni, siamo in grado di operare anche in luoghi difficilmente accessibili

Nella metà degli anni Cinquanta Primo Sangoi lasciò il Friuli da modesto muratore e avviò a Genova una attività nel settore delle costruzioni che arrivò ad avere negli anni Sessanta fino a un centinaio di persone alle dipendenze. Nel 1976 l’azienda mutò nome in “Gemona del Friuli” per ricordare simbolicamente il grave terremoto che colpì il suo paese di origine. Negli anni successivi al boom edilizio, concentrandosi sulle attività di pulizia e manutenzione delle fognature, l’azienda beneficiò dello sviluppo tecnologico che le consegnò i primi automezzi a uso specifico autospurgo. L’attività si consolida ulteriormente e si specializza nel settore dell’Ecologia con l’ingresso e l’apporto appassionato in società dei figli Eligio e Angela cambiando anche la denominazione in “Sangoi & Figli Srl”.

le qualità della Sangoi & Figli. La composizione grafica che regola il marchio-logotipo è basata su cerchi concentrici proporzionati che ricordano la forma delle tubature, il dinamismo delle ruote, inscritti in un quadrato di color verde come la natura e che rappresenta la stabilità». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 165


Energia dai rifiuti Lo smaltimento della frazione non recuperabile dei rifiuti non deve più essere visto come fonte di problemi. Oggi, infatti, da una corretta e lungimirante gestione delle discariche possono derivare importanti benefici per l’intera comunità. Ne parliamo con Enrico Poliero, presidente e amministratore delegato di Geotea Diego Bandini

Geotea Spa ha la sua sede a Vado Ligure (SV) www.geotea.it www.ecosavona.it www.bossarino.it

nche i rifiuti, se adeguatamente trattati, possono trasformarsi in una risorsa preziosa, da cui ottenere energia “pulita”. Lo sa bene Enrico Poliero, presidente e amministratore delegato di Geotea Spa, una holding di partecipazioni industriali specializzata nelle attività di smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e industriali non pericolosi che, attraverso le sue controllate, Ecosavona Srl e Bossarino Srl, gestisce a Vado

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Ligure gli impianti di smaltimento del Boscaccio e di Bossarino, due siti di importanza strategica per il territorio ligure, e in particolar modo per la provincia di Savona. Le discariche, lontane dai centri abitati, sono facilmente accessibili e a pochi chilometri dal casello autostradale della A6 Torino Savona e della A10 Genova-Ventimiglia. «In impianti rigorosamente costruiti e controllati come i nostri, i processi fisici, chimici e geologici agiscono simultaneamente fino alla degradazione dei materiali smaltiti. Tali fenomeni generano una miscela di aeriformi, comunemente denominata biogas, che viene captata, trattata e avviata alle centrali di recupero energetico, con evidenti benefici sia ambientali che economici», afferma Poliero. «La discarica del Boscaccio, ad esempio, situata in prossimità del comune di Vado Ligure e gestita da Ecosavona, è dotata di un impianto di captazione e combustione del biogas che nel solo 2011 ha prodotto più di 30 milioni di KWh di energia elettrica: di questi circa l’8 per cento


Enrico Poliero

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è stato utilizzato per coprire l’intero fabbisogno energetico degli impianti, mentre la parte restante è stata venduta alla rete nazionale, con un importante ritorno economico e una riduzione delle emissioni di Co2 in atmosfera quantificabile in 147 mila tonnellate». Risultati straordinari, alla cui base c’è, oltre all’impiego delle più moderne tecnologie e a un dialogo costante con la popolazione e gli enti locali, l’applicazione di un modello gestionale che ha fatto dello sviluppo sostenibile, della sicurezza e della qualità del servizio la chiave di volta del proprio successo commerciale e imprenditoriale, come conferma lo stesso presidente: «I rifiuti che giungono presso i nostri impianti vengono conferiti dopo aver superato una rigorosa procedura di omologa, predisposta dall’azienda in base ai requisiti normativi e a quanto stabilito dall’Autorizzazione Integrata Ambientale di ciascun impianto. Tale procedura prevede l’esecuzione di una caratterizzazione di base e di una

verifica di conformità, che per talune tipologie di rifiuti speciali viene effettuata anche mediante apposite analisi chimiche». A conferma dell’impegno profuso dal Gruppo, Ecosavona e Bossarino hanno ottenuto la certificazione dei propri sistemi di Gestione Ambientale e della Qualità secondo le norme Uni En Iso 14001 e le specifiche Uni En Iso 9001. «Inoltre –aggiunge Poliero - entrambe le aziende hanno conseguito l’iscrizione al registro europeo Emas, mentre Ecosavona ha acquisito la certificazione Bs Ohsas 18001, che verrà presto estesa anche al Sistema di Sicurezza sul lavoro di Bossarino». In accordo a quanto stabilito dalla normativa vigente, inoltre, Geotea ha dato corso al recupero a verde dei suoi siti, tanto che ad oggi, come evidenzia il presidente, «sia per Boscaccio che per Bossarino nei lotti esauriti è stato ripristinato il verde, con l’inserimento di numerose specie arboree tipiche della macchia mediterranea

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e la creazione, al Boscaccio, di un parco didattico per le scuole, mentre in fase di coltivazione viene curato l’inerbimento dei versanti e l’inserimento delle prime piante». Sono diversi, infine, i progetti che Geotea intende portare a termine nel prossimo futuro: l’ampliamento della discarica del Boscaccio, necessario per far fronte alle esigenze del territorio, e la realizzazione, completamente finanziata da Ecosavona, di un impianto TMB di tritovagliatura dei rifiuti, che garantirà un calo significativo dei rifiuti conferiti in discarica e una conseguente riduzione dell’Ecotassa a carico dei Comuni. «A Bossarino – conclude Poliero -, sono in corso lavori per l’installazione di un nuovo impianto per la produzione di energia elettrica da biogas che, una volta ultimato, incrementerà ulteriormente l’energia complessivamente recuperata e messa in rete dal Gruppo Geotea».

KWH DI ENERGIA È la quantità di energia elettrica prodotta nel 2011 dall’impianto di captazione e combustione del biogas della discarica del Boscaccio

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 167




SPESA FARMACEUTICA

Tagli insostenibili alle Regioni, il governo intervenga Il bilancio di previsione della Finanziaria 2012 riserva pesanti tagli ai trasferimenti regionali in materia di sanità. Per questo l’assessore alla Salute Claudio Montaldo chiede l’intervento del governo. Intanto la giunta regionale ha approvato un piano che prevede un risparmio di circa 30 milioni di euro sulla spesa farmaceutica Luca Donigaglia

l piano di qualificazione dell’assistenza farmaceutica 2012 si prefigge di ottenere ulteriori risparmi, oltre a quelli già conseguiti nel 2011. L’obiettivo sarà raggiunto agendo su alcuni specifici aspetti, tra gli altri, il prezzo dei medicinali, le politiche di acquisto, le diverse modalità di esenzione dalla compartecipazione alla spesa e la perdita del brevetto da parte di alcune molecole. «Con il provvedimento adottato – spiega l’assessore regionale alla Salute Claudio Montaldo – ci si ripropone di migliorare la qualità dell’assistenza farmaceutica, rendendo ad esempio più tempestiva la disponibilità di farmaci innovativi presso le strutture specialistiche e migliorando la rete della farmacovigilanza regionale e al contempo vengono fissati per ciascuna azienda sanitaria e ospedaliera obiettivi economici specifici. Il contenimento della spesa è affidato principalmente al corretto utilizzo di alcuni principi attivi di cui è venuto meno il brevetto, in particolare antiipertensivi, anticolesterolo e antiulcera». Farmaci pagati in base al reddito dai cittadini per sopperire alle scarse assegnazioni del riparto del fondo sanitario nazionale. I fondi mancanti andrebbero recuperati sia con la razionalizzazione dei

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servizi sia con un’entrata aggiuntiva che derivi dalla compartecipazione dei cittadini. Assessore Montaldo, lei in Liguria lanciò questa proposta l’anno scorso. A che punto siamo? «La razionalizzazione della spesa farmaceutica è in corso ormai da anni nella nostra regione e si è attuata grazie a una ricerca continua dell’appropriatezza prescrittiva, dello sfruttamento delle opportunità offerte dalla genericazione di molti farmaci, da un’azione di indirizzo e di controllo sulle prescrizioni, della politica degli acquisti unificati (anche grazie alla distribuzione svolta nelle farmacie in nome e per conto del servizio sanitario regionale), della crescita di distribuzione diretta dei servizi alla dimissione ospedaliera e in occasione di visite periodiche. Nell’autunno scorso abbiamo anche introdotto il limite di reddito dei 36.151,98 euro, per una compartecipazione di 2 euro a confezione e al massimo di 4 euro a ricetta. Una misura che ha creato certamente qualche problema, ma introduce un principio di equità. Sono stati inoltre varati i piani terapeutici per seguire con maggiore efficacia le prescrizioni e l’assistenza farmaceutica ospedaliera, con lo scopo di garantire continuità tra ospedale e territorio, ridurre i costi non utili e liberare risorse


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Claudio Montaldo

per i farmaci innovativi, necessariamente più costosi, ma indispensabili». La Regione Liguria ha citato una riduzione delle risorse nazionali di 128 milioni di euro per motivare l’impossibilità di farsi carico della differenza di costo tra il prezzo reale dei farmaci generici e quello stabilito dall’Aifa. Il governo tecnico del premier Mario Monti come ha affrontato la questione? «Il finanziamento del sistema sanitario nazionale è stato ridimensionato di fatto negli ultimi quattro anni, periodo in cui gli incrementi del fondo sono stati circa la metà dell’andamento inflattivo. Nel 2010 e nel 2011 la Liguria, per il dimensionamento della pesatura degli anziani, è addirittura arretrata in valori assoluti. Le prospettive per il futuro non sono rosee. Oggi è in vigore la previsione della legge finanziaria 2012 del precedente Governo Berlusconi, che riduce il fondo nazionale di 2,5 miliardi di euro nel 2013 e di altri 5,5 nel 2014. Il governo attuale è aperto al confronto. Le Regioni sostengono, a ragione, che una tale riduzione non è sopportabile dal sistema e comporterebbe un taglio drastico dei livelli essenziali di assistenza (Lea) garantiti finora. È in questo contesto che tutte le scelte vanno valutate e assunte».

In Liguria avete operato un giro di vite sulla certificazione per l’esenzione dal ticket sui farmaci legata al reddito. Il suo assessorato ha annunciato di voler mettere alle strette i “furbetti” anche introducendo una card che le Ausl attribuiranno agli aventi diritto, i quali potranno esibire la tessera dimostrando così di essere in possesso dei requisiti per ottenere l’esenzione. Potete quantificare i risultati ottenuti? «Le modifiche introdotte nella certificazione della esenzione scaturiscono da nuove norme nazionali, da noi applicate, che consentono più chiarezza e facilitano la vita ai pazienti, ai medici e ai farmacisti. Non siamo ancora in grado di quantificare i risultati i modo attendibile». La giunta regionale ha lanciato poco meno di un anno fa il riutilizzo dei farmaci ancora validi, ma non più utilizzati a causa del decesso del paziente ospite di una residenza sanitaria assistenziale o seguito dalla Ausl o da un’associazione senza fini di lucro in assistenza domiciliare. Quanti farmaci avete recuperato e che prospettive di risparmio ci sono in questo senso? «La norma, molto opportuna, non ha ancora trovato l’adeguato impegno di tutti i soggetti interessati e i risultati sono sicuramente ancora troppo modesti».

Sopra, Claudio Montaldo, assessore alla Salute della Regione Liguria

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 171


SPESA FARMACEUTICA

Aumenta il contributo a carico dei cittadini Nel 2011 gli italiani hanno speso in ticket sui farmaci 1,3 miliardi di euro, il 33% in più del 2010. Di contro, nello stesso periodo è scesa la quota a carico dello Stato, diminuita dell’8%. Elisabetta Borachia, presidente di Federfarma Liguria, analizza il quadro regionale Luca Donigaglia

entre cala la spesa farmaceutica convenzionata, che al termine del 2011 ha fatto registrare una contrazione dell’8,6% rispetto al 2010, aumenta leggermente il numero di ricette (+0,6%). È questo lo scenario relativo ai farmaci che emerge dal rapporto “Osservasalute2011” stilato annualmente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Secondo Federfarma, la federazione che rappresenta le oltre 16.000 farmacie private convenzionate con il servizio sanitario nazionale, nel 2011 «le confezioni di medicinali erogate a carico del Ssn sono state oltre un miliardo e 80 milioni, con una media di 18 confezioni per cittadino, mentre le ricette sono state oltre 590 milioni, pari a quasi 10 per ciascun cittadino». Elisabetta Borachia, presidente di Federfarma Liguria, analizza i dati della spesa farmaceutica regionale. Secondo il rapporto “Osservasalute2011” la Liguria è la regione più parsimoniosa nel consumo di farmaci. Quanto vale la spesa farmaceutica regionale rispetto alla media nazionale? E il trend generale degli ultimi anni? «La spesa regionale 2011 lorda per la Liguria è pari a quasi 345 milioni di euro contro i 364 del 2010, una flessione del 5,19%. In termini netti si scende da 319 a 291 milioni, vale a dire 8,76%. Gli ultimi dati confermano il trend: nel

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primo trimestre del 2012 la spesa è calata di circa il 10% e ad aprile si stima un ulteriore calo del 5-6% dovuto alla scadenza del brevetto della torvastatina. Ancora a livello regionale, il numero di ricette tra 2010 e 2011 è invece cresciuto dello 0,84%, quindi più ricette e meno spesa, grazie al calo del prezzo dei farmaci e all’appropriatezza prescrittiva. Siamo allineati perfettamente alla media nazionale, che indica un calo netto della spesa dell’8,6% e un incremento delle ricette dello 0,6%». All’inizio dell’anno, in pieno dibattito sulle liberalizzazioni del Governo Monti, lei ha definito le mobilitazioni locali della vostra categoria “un gesto di protesta civile contro un provvedimento che mina un servizio efficiente e valido”. «Confermo i giudizi negativi di allora. Le farmacie complessivamente attive oggi in Liguria sono 581, mentre quelle che dovrebbero aprire in base al Decreto Monti sono 22. Al momento non c’è nessuna nuova apertura, ma si attende il bando specifico regionale che dovrebbe essere pronto entro luglio. Le farmacie in Italia sono 17mila: le 5mila in più previste con le cosiddette “liberalizzazioni” del governo tecnico saranno gestite non da nuovi professionisti, ma da quelli già al lavoro nelle farmacie attuali. Nel territorio ligure ce ne sono già troppe; a La Spezia, ad


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Elisabetta Borachia

esempio, ne risultano 2 in più rispetto agli standard previsti. Nel centro della stessa La Spezia e in quello di Genova, fra l’altro, non apriranno nuove farmacie». In particolare, cosa non vi soddisfa delle riforme promosse dal premier Mario Monti? «I provvedimenti di Monti tendono ad appesantire una situazione già difficile per il settore in Italia, dove si incassa sempre meno. Tra marzo 2012 e marzo 2011 la spesa regionale netta dei farmaci è calata del 19,41%. E con il nuovo contratto di lavoro, dall’inizio dell’anno la spesa per il personale - tuttora quella più elevata - incide ormai per il 10-12%. Con la riforma in arrivo si prevedono più ore di apertura, il costo del lavoro è destinato a salire. Già i nuovi e maggiori controlli introdotti ai tempi del ministro Giulio Tremonti, con la previsione dei dati sulla gestione dei farmaci da inviare al Ministero dell’Economia, avevano introdotto dal punto di vista dei costi del personale un maggior aggravio. Noi sosteniamo un cambio del metodo di remunerazione delle farmacie: il valore delle ricette è calato, non abbiamo più margini sul farmaco per via della dispensazione in forma diretta negli ospedali. I nostri onorari professionali non coprono più la reperibilità delle farmacie rurali e i servizi notturni in quelle cittadine». La Regione ha promesso un giro di vite sulla

certificazione per l’esenzione dal ticket sui farmaci legata al reddito. L’intenzione è colpire i “furbetti” introducendo una card che le Ausl attribuiranno agli aventi diritto, i quali potranno esibire la tessera con i requisiti per ottenere l’esenzione. Che ne pensate? «Non parlerei di furbetti, piuttosto di chiarezza e di cultura dell’informazione. Da parte di chi fa le leggi, Regione e Ausl, in questo senso intravedo una certa superficialità. Dall’anno scorso, comunque, si sono intensificati i controlli reali: il confronto tra il periodo marzo 2011-marzo 2012 dice che l’importo dei ticket è salito del 76% (+85% il confronto febbraio 2011-2012 e +87% quello gennaio 2011-2012). Il ticket non va discusso: la nostra proposta è quella di introdurre delle card con bonus tramite rimborsi statali per le famiglie in difficoltà». E il riutilizzo dei farmaci ancora validi, ma non più utilizzati a causa del decesso del paziente ospite delle residenze sanitarie? Quanti farmaci sono stati recuperati in Liguria e che margini di risparmio ci sono in prospettiva? «L’iniziativa regionale non è partita. Noi garantiamo il controllo del farmaco fino al momento della consegna. Non possiamo recuperare farmaci senza sapere effettivamente come sono stati conservati, non sarebbe corretto sotto il profilo della sicurezza. Alle Ausl questo lo abbiamo già detto».

Sopra, Elisabetta Borachia, presidente di Federfarma Liguria

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PIEZOCHIRURGIA

inizio del terzo Millennio ha introdotto innumerevoli innovazioni tecnologiche in ogni settore e mercato. Fotografando da vicino un segmento circoscritto alla pratica medica, nell’anno 2000 è stata la chirurgia ossea ad aver registrato una vera e propria rivoluzione che, a distanza di dodici anni viene ulteriormente ribadita dagli straordinari risultati ottenuti. «Grazie all’utilizzo delle frequenze ultrasoniche, l’invenzione della Piezosurgery®, applicata inizialmente a un gran numero di dispositivi chirurgici appartenenti all’ambito dentale, ha segnato l’inizio di una nuova era anche per le attività connesse alla chirurgia ossea». Responsabile dell’immissione nel mercato di un range di apparecchiature di altissimo profilo tecnologico dal marchio Piezosurgery®, è la Mectron Medical Tecnology, società per azioni con sede centrale a Carasco, nel genovese. Fondata e diretta da oltre venticinque anni da Fernando Bianchetti e Domenico Vercellotti, solo negli ultimi dieci anni la Mectron ha registrato un incremento del fatturato del 400 per cento, una duplicazione delle risorse professionali fino al 300 per cento, è giunta a distribuire in più di 80 paesi e a fondare nuove sedi in Germania, Usa, India e a Phuket, in Thailandia. «Con la chirurgia piezoelettrica siamo passati dai tradizionali sistemi di chirurgia dell’osso, a sistemi d’avanguardia con movimenti meccanici del tutto nuovi» afferma l’ingegner Vercellotti. Procede infatti da cinquant’anni il tentativo di sfruttare gli ultrasuoni per penetrare nell’osso ma, fino all’invenzione della Piezosurgery®, nessuno è mai riuscito a ottenere risultati ottimali. «Alla fine del 2000, dopo anni di studi, ricerca medica e scientifica, sperimentazioni e collaudi, siamo arrivati a capire di dover far vibrare gli ultrasuoni in un determinato modo che permettesse di tagliare l’osso ma non di riscaldarlo, perché – spiega Vercellotti – nella zona del taglio tutte le azioni meccaniche che arrivano a fratturare l’osso recano calore alle superfici circostanti,

L’

174 • DOSSIER • LIGURIA 2012

L’ultrasuono rivoluziona la chirurgia dell’osso Sfruttando le frequenze ultrasoniche, la Mectron ha inventato la Piezosurgery®, una metodica che ha rivoluzionato la chirurgia ossea segnando l’inizio di una nuova era. A illustrarne gli straordinari vantaggi, Domenico Vercellotti Adriana Zuccaro

impedendone la guarigione. Era quindi un metodo molto invasivo e brutale quello sperimentato prima della nostra scoperta». Di norma l’osso reagisce al taglio infiammandosi per via di un sistema di difesa che l’organismo genera per non sollecitare le parti danneggiate dell’osso, apportando la formazione di cellule. Per questo «alla Mectron abbiamo condotto uno studio di biologia molecolare tra-

In queste pagine, applicazione della chirurgia piezoelettrica, momenti di produzione e modelli di Piezosurgery® inventata dalla Mectron Medical Tecnology Spa di Carasco (GE) www.mectron.it


Domenico Vercellotti

Con Piezosurgery® si praticano tagli micrometrici che inducono l’osso, già al primo giorno dopo l’operazione, a ristabilirsi come se fosse al quindicesimo giorno di guarigione

mite l’università di Torino che ha dimostrato che le molecole infiammatorie che si creano nella fase immediatamente successiva al taglio con strumenti tradizionali sono otto volte superiori a quelle che si formano dopo l’utilizzo del sistema ultrasuoni, mentre le molecole di guarigione sono sei volte inferiori rispetto a quelle dovute al sistema ultrasuoni – precisa l’ingegnere –. Con Piezosurgery® invece si praticano tagli micrometrici con la massima precisione chirurgica e sensibilità intraoperatoria che inducono l’osso, già al primo giorno dopo l’operazione, a ristabilirsi come se fosse al quindicesimo giorno di guarigione. Questo è un grande vantaggio per il paziente che deve stare in degenza per un periodo più breve». E non è tutto. «Un altro vantaggio del metodo ultrasuoni è la

possibilità di tagliare l’osso, ovvero le parti dure, senza ledere le parti molli. Per esempio, quando interveniamo su una vertebra siamo in grado di non danneggiare il midollo osseo, mentre con i sistemi tradizionali il rischio persiste». I benefici apportati alla chirurgia dell’osso dalla rivoluzionaria invenzione della Mectron non potevano non suscitare il plauso della comunità medica e scientifica internazionale. Lo confermano le 64 università che hanno attivato corsi di chirurgia piezoelettrica, i 52 main podium in congressi internazionali sul tema e i 139 articoli pubblicati dalla stampa scientifica internazionale. E di certo ne compariranno altri perché la Mectron sta continuando a creare macchine per chirurgie applicabili a tutto il corpo che permettono di ottenere risultati mai visti prima dell’avvento della Piezosurgery®. LIGURIA 2012 • DOSSIER • 175


TRA PARENTESI A sinistra, il consigliere regionale del Popolo della Libertà, Matteo Rosso. A destra, l’assessore al Bilancio Sergio Rossetti

ema attualissimo, quello degli sprechi e delle spese fuori controllo della politica. I cittadini lo vivono sempre con maggior insofferenza, il Governo Monti ha da poco nominato Enrico Bondi “tecnico dei tecnici”, con il compito di individuare il superfluo tra i conti pubblici dello Stato. È sua l’idea di dare la possibilità agli italiani di segnalare eventuali sprechi della macchina statale direttamente sul sito ufficiale del governo. L’iniziativa avrà diviso l’opinione pubblica, ma ha dimostrato che anche tra i rami del Parlamento risulta chiaro che i cittadini italiani hanno voglia di vedere fatti concreti. Su questo terreno si gioca l’attività politica di Matteo Rosso, capogruppo del Popolo della Libertà nell’aula consigliare della Regione Liguria. Un’azione continua di monitoraggio e di denuncia degli sprechi che finiscono per gravare sulle tasche dei cittadini liguri. A tenere sotto controllo, invece, i cordoni della borsa dell’amministrazione regionale è Sergio Rossetti, assessore al Bilancio della giunta presieduta da Claudio Burlando. All’esponente del Pdl, che accusa di non avere il polso sufficientemente fermo quando si tratta di tagliare spese,

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} LA POLITICA ALLA PROVA DELL’AUSTERITÀ 178 • DOSSIER • LIGURIA 2012

consulenze d’oro e inclusioni in società partecipate, l’assessore Rossetti risponde: «Si può e si deve fare ancora tanto perché migliori l’efficienza e si riducano i costi della nostra amministrazione, ma dati alla mano, sfido chiunque a dimostrare che non si stia risparmiando». Recentemente nel sito ufficiale del governo è possibile segnalare gli sprechi. Cosa pensa di questa iniziativa? Matteo Rosso: «È un’iniziativa utile perche può svolgere un ruolo di moralizzazione degli amministratori pubblici che ora sanno che se sperperano i denari pubblici possono essere denunciati pubblicamente dai cittadini. In termini concreti temo invece sia impossibile che il governo possa fare un’attenta disamina di questi sprechi poiché il numero quotidiano delle denunce è enorme». Sergio Rossetti: «Questa fase storica vede molto lontana la gente dalle istituzioni e dalla politica. Ben venga quindi chi vuole dare suggerimenti e indicazioni. Forse più che a portare risparmi, questo sistema farà sentire agli amministratori che i cittadini li osservano e li controllano. Poi speriamo che da queste numerose risposte nascano spunti per miglio-


rare e qualificare la spesa». Quali sono i problemi principali della Regione Liguria dal punto di vista degli sprechi? M. R.: «Oggi ci sono meno sprechi poiché le risorse regionali sono fortemente ridotte. Diventa allora doveroso e necessario tagliare quelle spese che non sono più prioritarie per i cittadini liguri, e penso in particolare alle centinaia di incarichi che vengono affidati dalla Regione Liguria ai vari enti partecipati e alle varie agenzie regionali». S. R.: «I dati dimostrano che si è lavorato per contenere la spesa. Abbiamo azzerato le sponsorizzazioni, ridotto drasticamente le consulenze, le auto blu, i convegni, gli affitti per gli uffici regionali. Con una legge regionale abbiamo ridotto le spese delle nostre agenzie e controllate. Lo stipendio dei direttori è stato abbassato, è prevista una riorganizzazione interna per ridurre i dirigenti, già in diminuzione da anni. Nella sanità la riduzione delle strutture complesse ha colpito quasi cento primari e dirigenti amministrativi». In consiglio regionale è allo studio la proposta di legge per ridurre la partecipazione della Regione nelle società partecipate. Quale risparmio ci sarebbe per le

casse dell’amministrazione? M. R.: «Questa proposta di legge, di cui sono primo firmatario, prevede la razionalizzazione di numerose partecipate che lavorando inhouse di fatto vengono mantenute esclusivamente con i soldi dei contribuenti liguri. Ad esempio, soltanto il consiglio di amministrazione di Liguria International costa alle casse regionali novantamila euro all’anno. In più la Regione eroga milioni di euro ogni anno per progetti da affidare a queste partecipate e più volte ho contestato incarichi pagati 680 euro al giorno per singolo consulente e non mi risulta che questi consulenti siano tutti premi Nobel tali da giustificare un simile compenso. Con il taglio di alcune partecipate risparmieremmo vari milioni di euro, che si potrebbe utilizzare in parte per creare un fondo di garanzia regionale tra il mondo dell’impresa ed Equitalia». S. R.: «L’opposizione confonde spesso le attività ordinarie svolte dalle agenzie in-house della Regione con contratti di consulenza. Ad esempio tutte le attività amministrative sui progetti europei, gli sportelli per le imprese o per gli enti di formazione professionale, le azioni di monitoraggio dei fondi

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europei e di quelli nazionali sono delegati alle agenzie e non sono consulenze né incarichi esterni. Inoltre, con la riduzione pesante delle risorse e con la quasi impossibilità di assumere sancita da una legge nazionale, se non ci fossero stati i consulenti esterni molti progetti non si sarebbero portati a termine. Liguria International è spesso nel mirino, ma questa società è partecipata dalle Camere di Commercio liguri, che la sostengono e la vorrebbero potenziata, ed io preferisco collaborare con queste piuttosto che far vedere che taglio per tagliare». Gli sprechi hanno un colore politico? M. R.: «Dato che il presidente Burlando ha sempre contestato le nostre battaglie sugli sprechi, io e Gianni Plinio abbiamo deciso di scrivere il volume “Il libro rosso degli sprechi della sinistra”, mettendo nero su bianco queste spese in modo che ogni cittadino possa leggerle e valutarle. È altrettanto vero che gli sprechi in Italia non hanno colore politico: leggo ogni giorno con rabbia e amarezza che gli sprechi sono diffusi in tutte le regioni indifferentemente da chi le amministra. Questo deriva da un malcostume consolidato negli anni precedenti quando si pensava che le risorse economiche non sarebbero mai finite nonostante il debito pub180 • DOSSIER • LIGURIA 2012

blico continuasse a crescere in modo incontrollato». S. R.: «Il compito dell’opposizione è quello di controllare le attività dell’esecutivo, di valutarne i limiti e di evidenziare le cose da migliorare. Detto ciò, vorrei far notare l’impegno della nostra giunta sul fronte degli sprechi, che ha lavorato al fine di razionalizzare gli enti controllati dalla Regione e da Filse, la nostra finanziaria. Sono state liquidate due società. Altre cinque sono in liquidazione. Da una società la Regione è in uscita. Tre società sono in via di fusione. Nel 2010 il Consiglio ha approvato l’uscita da associazioni ed enti con un risparmio di più di 200 mila euro di iscrizioni annuali». Spesso finanziamenti e agevolazioni economiche vengono distribuiti a pioggia, con il rischio di non accontentare nessuno e anche, appunto, di sprecare soldi pubblici. Quale soluzione propone per razionalizzare la spesa? M. R.: «La soluzione che propongo è che la Regione investa le proprie risorse scegliendo tra le vere priorità con un'attenzione particolare alla meritocrazia prima di tutto nella sanità che ancora oggi non riesce a rispondere in modo efficiente ai bisogni dei pazienti liguri, nella creazione e nel mantenimento del lavoro e nella creazione di infrastrutture necessarie per il rilancio della regione. L’assessore Rossetti

non ha mai preso in seria considerazione la mia battaglia contro gli sprechi per questo, visto che è un suo diritto e penso anche un suo dovere, gli chiederei di partecipare alle riunioni della II Commissione dove stiamo valutando quali partecipate potrebbero essere razionalizzate. Se lo farà potrà capire quanti milioni di euro la Regione potrebbe risparmiare per poi destinarli ad obiettivi prioritari per i nostri concittadini». S. R.: «Sono d’accordo con Matteo Rosso. È importante stabilire delle priorità e quest’ultime, per la Regione Liguria, sono state il trasporto pubblico locale, il mantenimento dello stato sociale conciliando il tutto con una drastica riduzione delle risorse statali e il mantenimento dei servizi. L’opposizione giustamente chiede di più, ma mi pare che siamo sulla buona strada. Sono dispiaciuto che il consigliere Rosso pensi che la giunta regionale prenda sotto gamba le sue iniziative; ho sempre sostenuto che avrei accolto ogni proposta per ridurre le spese della Regione. Credo di aver sempre partecipato alle Commissioni consiliari e quando non è accaduto era perché avevo altri impegni istituzionali. Ma sono sempre informato di ciò che avviene dai colleghi consiglieri e dai tecnici regionali. Non credo che basti la mia presenza per risparmiare».



IL COMMENTO

ra il 1987 quando, a Bologna, è nato Telefono Azzurro, con uno scopo ben preciso: dare ascolto e supporto a ogni bambino o adolescente che chiedeva aiuto. All’inizio l’Associazione era una piccola realtà, oggi invece è ben più articolata. Da allora tanti i traguardi toccati. Una tappa fondamentale, ricorda il presidente Ernesto Caffo, è stata raggiunta nel 1990, quando Telefono Azzurro è stato elevato a ente morale con decreto del presidente della Repubblica, in riconoscimento della grande opera di ascolto e prevenzione. Nello stesso anno l’associazione si è fatta promotrice della Carta di Treviso, che regola e tutela l’immagine dei bambini e degli adolescenti nei media. «Ma i diritti

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dei più piccoli sono un tema – sottolinea Caffo – su cui non si può mai abbassare la guardia». Quali i progetti attualmente in campo per promuove e supportare la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la più importante sfida da vincere? «Telefono Azzurro non è solo ascolto e intervento 24 ore su 24, 365 giorni l’anno grazie a quattro linee telefoniche. Oggi l’ascolto lo proponiamo anche via web, grazie alla chat accessibile dal sito www.azzurro.it. Inoltre, siamo nelle scuole con progetti e laboratori didattici sul bullismo e su un uso responsabile del web. Coinvolgiamo attivamente le consulte studentesche con iniziative che hanno come comune denominatore il rifiuto

Telefono Azzurro compie 25 anni. Il presidente Ernesto Caffo traccia il bilancio dell’attività dell’associazione e individua la sfida più importante da vincere: costruire una società a misura di bambini e adolescenti 182 • DOSSIER • LIGURIA 2012


Silvano Del Puppo

della violenza, il rispetto, la consapevolezza dei diritti dei più piccoli. La sfida più importante da vincere è costruire una società a misura di infanzia e adolescenza, partendo dagli enunciati della Convenzione Onu del 1989 sui diritti dei minori». Quali sono i progetti e i servizi per l’infanzia offerti negli istituti penitenziari e i risultati sin qui raggiunti? «Il progetto “Bambini e carcere”, che si suddivide in 2 aree, ha come obiettivo quello di tutelare e sostenere l’infanzia e l’adolescenza coinvolta nella detenzione di un genitore. La prima, l’area Nido, è destinata ai bimbi da 0 a 3 anni che vivono negli istituti penitenziari insieme alle madri detenute. La seconda area, la Ludoteca, si rivolge ai bambini e agli adolescenti che vanno in visita negli istituti penitenziari per incontrare il genitore detenuto. Al 30 giugno 2011 sono stati quasi 5.000 i bambini e oltre 1.000 gli adolescenti che hanno utilizzato le ludoteche del Telefono Azzurro. I piccoli da 0 a 3 anni seguiti nei nidi di Telefono Azzurro negli istituti penitenziari sono stati quasi 30 nell’ultimo anno». Il 5 maggio è stata la giornata contro la pedofilia. Quali gli strumenti per favorire lo scambio di informazioni ed elaborare adeguate misure di formazione e

prevenzione del fenomeno? E come ci si può difendere dai pericoli che arrivano della rete? «La pedofilia e la pedopornografia sono un fenomeno da combattere su due fronti, uno giuridico e l’altro socio-culturale. In famiglia e a scuola, chi subisce un abuso o si sente in pericolo deve essere ascoltato e supportato, anche psicologicamente. È questo che Telefono Azzurro fa attraverso la linea d’emergenza 114 o con la chat accessibile dal sito www.114.it, oltre ad attivare immediatamente i servizi sociali e le forze dell’ordine. Il 4 maggio abbiamo permesso a 100 ragazzi di un liceo di Roma di incontrare rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni che combattono la pedofilia. Lo stesso giorno abbiamo diffuso il “Quaderno sulla pedofilia”, una guida agile e sintetica che spiega il fenomeno e come difendersi da esso. Sul piano giuridico, l’Italia ha una buona normativa a riguardo, ma manca ancora una banca dati sul fenomeno e la Convenzione di Lanzarote, testo essenziale per la nostra battaglia, è ancora fermo all’esame del Parlamento». In Italia, secondo i dati della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, nel solo 2011, sono scomparsi 1.164 minori. Quante segnalazioni ha ricevuto Telefono Azzurro e cosa si sta

facendo e si può fare per contrastare il fenomeno? «I minori scomparsi non rappresentano solo un problema delle forze di polizia, ma un fenomeno di natura sociale. È necessario tessere una rete di “protezione” costituita da istituzioni, associazioni e società civile, in cui il bambino può crescere e sviluppare la sua personalità. L’emotività legata ai casi di scomparsa, inoltre, non deve far dimenticare che la tutela di bambini e adolescenti necessita di conoscenze scientifiche, di regole, percorsi e procedure condivise. Le stesse sono contenute in “Quando un figlio scompare”, pubblicazione che il 25 maggio abbiamo presentato al Senato in occasione della Giornata internazionale per i bambini scomparsi. In 3 anni il numero unico europeo 116.000, gestito da Telefono Azzurro, ha accolto 30.020 chiamate, 273 delle quali sono segnalazioni di casi di scomparsa. Il 66 per cento dei casi gestiti dal servizio riguarda casi di sottrazione parentale. Sempre il 25 maggio, al Senato, Telefono Azzurro ha presentato il servizio Google search appliace, che abbiamo deciso di condividere con Missing children Europe. In questo modo ci siamo dotati di un’unica rete, di un unico motore di ricerca per le ricerche relative ai vari casi di scomparsa segnalati in Italia e all’estero». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 183


IL COMMENTO

a Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza non ha poteri legislativi ma svolge un’attività significativa sul fronte delle indagini conoscitive riguardanti i temi dell’infanzia e dell’adolescenza. Ha affrontato argomenti di grande attualità, come la tutela dei minori nei mezzi di comunicazione, il problema dei minori stranieri non accompagnati, della prostituzione minorile, dei diritti fondamentali dei minori nel sistema della giustizia minorile, delle adozioni e degli affidi. Recentemente, sull’onda degli scandali riguardanti alcune case di accoglienza, ha preso una posizione ufficiale di denuncia e ha chie-

L

sto che siano avviate indagini rigorose. «È un fenomeno che mi angoscia – sottolinea l’onorevole Mariella Bocciardo – ho visto immagini di maltrattamento che non dimenticherò mai, ho ascoltato testimonianze inquietanti e spero che la nostra denuncia dia frutti positivi». Altra questione sotto la lente d’ingrandimento è oggi la sottrazione dei figli minori alla famiglia, «che va affrontato con una seria riforma del Tribunale dei minori e con una rivisitazione del potere degli assistenti sociali, che svolgono un lavoro di assistenza meritorio ma in casi sempre più diffusi travalicano il loro ruolo e fanno nascere casi di sottrazione di figli alle fa-

L’onorevole Mariella Bocciardo ripercorre i momenti più significativi della sua attività all’interno della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e invita a prestare attenzione alla crisi dei valori della famiglia 184 • DOSSIER • LIGURIA 2012


miglie assolutamente ingiustificati». Investire sull’infanzia e sulle fasce sociali più deboli è una strategia lungimirante per rispondere con forza e decisione alla crisi? «Famiglie che in situazioni di tranquillità economica riescono a sopravvivere, di fronte all’aggressione di una forte crisi economica entrano nel girone doloroso della sofferenza. Bisogna distinguere tra due concetti: come difendere le fasce più deboli e il mondo dell’infanzia dalle crisi economiche e quali strumenti mettere in atto per rafforzare le famiglia. I provvedimenti messi in atto, soprattutto quelli del governo tecnico, non sono sufficienti a tutelare queste categorie e, in alcuni casi, come con l’introduzione dell’Imu, hanno aggravato la situazione. Sul secondo punto, sono stati messi in atto negli ultimi dieci anni vari provvedimenti, sia economici che sociali, di tutela, con tanta buona volontà ma senza una visione unitaria. Ma c’è in atto una crisi ben più grave di quella economica. È la crisi dei valori della famiglia. Su questo aspetto è necessario un forte impegno. Se crolla la famiglia, intesa come cellula primaria della società, gli effetti saranno devastanti. I segnali di allarme purtroppo ci sono già». Quali gli strumenti essenziali per

rendere più completa ed efficace l’azione di prevenzione e contrasto ai fenomeni che colpiscono l’infanzia e l’adolescenza? «Una politica omogenea e non frammentata a favore delle famiglie disagiate. Una maggior severità delle pene per gli abusi contro i minori. L’istituzione dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, dopo un percorso legislativo lungo e sofferto, è il più recente strumento messo in atto per la tutela dei minori. È stato nominato il presidente, ma non è stato ancora emanato il regolamento organizzativo. E, come ha sottolineato il presidente giorni fa, non ci sono fondi assegnati sufficienti per operare». Telefono Azzurro ha parlato di un sommerso con cifre inquietanti: due minori su tre sono vittime di abusi sessuali. Si può parlare davvero «di un olocausto silenzioso», come è possibile farlo emergere e quanto è importante conoscere e capire per prevenire e difendersi? «La definizione è giusta e inquietante. Telefono Azzurro è un’istituzione che da anni cerca di far emergere il fenomeno. Forse sarebbe opportuno una “grande alleanza” tra tutte le associazioni impegnate nella tutela dei minori. Dobbiamo rafforzare l’azione di volontariato sul territorio».

La Convenzione di Lanzarote può essere uno strumento essenziale di lotta alla pedofilia? «Il percorso legislativo dell’adesione alla convenzione è iniziato alla Camera nel 2010, in prima lettura. Oggi siamo alla quarta lettura del provvedimento, approvato dal Senato ma con alcune modifiche. Quindi il testo torna alla Camera e mi auguro che l’approvazione definitiva sia veloce. I dati dell’Ecpat, la più grande rete internazionale di organizzazioni che si occupano dello sfruttamento sessuale dei minori presente in 70 Paesi, fotografano, una situazione che suscita profondo allarme. In Italia il 60 per cento dei ragazzi tra i 9 e i 16 anni usa internet tutti i giorni, o quasi. L’insidiosità del web è dimostrata anche dal rapporto stilato da Meter, l’associazione fondata da don Fortunato Di Noto, impegnata nella lotta contro la pedopornografia on line e la pedofilia, secondo cui nel 2011 sono aumentate del 48,11 per cento le segnalazioni di siti con foto e video di minori sfruttati sessualmente. La Convenzione di Lanzarote contiene strumenti adeguati per la lotta alla pedofilia, ma non basta approvare una convenzione, bisogna applicarla. Solo così sofferenza minorile può essere combattuta seriamente». LIGURIA 2012 • DOSSIER • 185




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