Dossier Friuli 10 2012

Page 1






OSSIER FRIULI VENEZIA GIULIA L’INTERVENTO..........................................11 Walter Manzon Alessandro Calligaris

PRIMO PIANO IN COPERTINA.......................................14 Marco Tiepolo PERSONAGGI........................................22 Corrado Passera GLI ASSET PER LO SVILUPPO..............................26 Giorgio Squinzi LIBERALISMO.......................................30 Gaetano Quagliariello Giovanni Orsina Vincenzo Olita IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA .................................36 Patrizia Catellani Klaus Davi Renato Mannheimer VERSO LE ELEZIONI ..........................42 I candidati alle regionali

ECONOMIA E FINANZA MODELLI DI SVILUPPO ....................46 Luigi Cimolai Giovanni Da Pozzo MODELLI D’IMPRESA .......................52 Pompeo Tria Filippo De Appollonia Ugo Bergamasco Vania Pecorari Armando Gaspardo Francesco Scandolo INTERNAZIONALIZZAZIONE...........70 Andrea Maselli Arduino Pattaro EXPORT ...................................................78 Luca Farina INNOVAZIONE.......................................80 Renato Sinesio Claudio, Lisa e Diego Ghezzi Massimiliano Clarich TECNOLOGIE.........................................86 Roberto e Valerio Roberti Marco Giacomini ENERGIA .................................................90 Alberto Sammarchi e Renzo Codarin

8 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

CARBURANTI........................................94 Carlo Vanello PRODOTTI ALIMENTARI...................98 Massimiliano Fabian FOCUS TRIESTE..................................101 Roberto Cosolini Antonio Paoletti Marina Monassi RICERCA SCIENTIFICA.....................112 Luigi Nicolais Enzo Moi Andrea Vacchi Fabio Feruglio MERCATO DEL LAVORO.................122 Arturo Maresca Adriano Luci Giovanni Fania CREDITO & IMPRESE.......................127 Giuseppe Graffi Brunoro Antonio Verga Falzacappa


Sommario AMBIENTE

TERRITORIO

GIUSTIZIA

POLITICHE ENERGETICHE ............132 Valeria Termini Marco Bruseschi

MOBILITÀ..............................................146 L’ampliamento della A4 Riccardo Riccardi

GIUSTIZIA TRIBUTARIA ..................166 Dario Stevanato Paola Muratori Francesco Castellano

RINNOVABILI.......................................136 Michele Turchetti

INFRASTRUTTURE............................152 Fabrizio Zerbini Giorgio Maranzana

SANITÀ

TRASPORTI E SPEDIZIONI ............156 Marino Marini

POLITICHE ANTIDROGA..................175 Giovanni Serpelloni

EDILIZIA.................................................158 Luca Spagnol

ONCOLOGIA.........................................180 Massimo Bazzocchi Gianpiero Fasola Roberto Petri Vittore Pagan

RECUPERO E RICICLO.....................138 Manuele Bonato GESTIONE RIFIUTI ............................142 Gianpaolo Stefanutti

INTERNI .................................................162 Giusto Maurig

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 9



Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx L’INTERVENTO

Lotta all’evasione e tutela del made in Italy di Walter Manzon, comandante della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia a lotta all’evasione, in linea con le direttive del governo, ha visto un forte impegno operativo del Corpo anche in questo scorcio del 2012. L’attività delle Fiamme Gialle del Friuli Venezia Giulia ha consentito - nei primi otto mesi dell’anno - nel comparto delle verifiche fiscali, di proporre per il recupero a tassazione oltre 330 milioni di euro di base imponibile ai fini dell’imposizione sul reddito e di oltre 60 milioni di euro ai fini Iva. Il tutto a seguito dell’esecuzione di circa 700 verifiche fiscali. Sono stati individuati 168 evasori totali, ovvero soggetti totalmente sconosciuti al fisco, nonché 17 “paratotali”. Nel comparto dei controlli strumentali, sono stati eseguiti 17.953 controlli in materia di scontrini e ricevute fiscali che hanno portato alla constatazione di 1.467 violazioni, prevalentemente riconducibili alla mancata emissione del documento contabile, con una percentuale media di irregolarità, in ambito regionale, pari al 12 per cento. Nel settore del sommerso sono stati individuati 247 lavoratori irregolari e 212 lavoratori completamente “in nero”. Significativo è stato, altresì, l’impegno rivolto alla tutela dei prodotti made in Italy e dei consumatori, con il sequestro di oltre 710mila oggetti contraffatti o irregolari e con la denuncia di 49 responsabili, prevalentemente di origine straniera. Particolare attenzione è stata posta nella ricostruzione della cosiddetta “filiera del falso”, sempre di più gestita da organizzazioni transnazionali, spesso anche di matrice criminale. Da evidenziare, a tal proposito, come anche la rete web venga sempre più utilizzata per la commercializzazione on line di prodotti contraffatti o insicuri, nonché per l’abusiva distribuzione su piattaforme telematiche spesso create ad hoc di supporti multimediali protetti dal diritto d’autore, ovvero di beni, come i medicinali, la cui commercializzazione è strettamente disciplinata e monitorata.

L

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 13



Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Xxxxx cxpknefv L’INTERVENTO

Uniti per la rinascita della regione di Alessandro Calligaris, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia

ralasciando alcune grandi aziende, il tessuto economico-produttivo del Friuli Venezia Giulia si compone principalmente di piccole e medie imprese. Una caratteristica di cui siamo sempre andati fieri, ma che indubbiamente ci rende più vulnerabili in un momento difficile come questo. Alle difficoltà di accesso al credito, alla lentezza burocratica, alla mancanza di infrastrutture adeguate, agli investimenti che stentano a partire, all’immobilismo del mercato del lavoro, si aggiunga la progressiva marginalizzazione subita dal territorio, che svilisce le potenzialità della regione: e se pure è vero che la politica nazionale e la crisi globale non ci favoriscono, dobbiamo ammettere che la responsabilità non è da ricercare solo al di fuori, ma anche all’interno del nostro sistema regionale. I risultati dell’ultima indagine congiunturale di Confindustria regionale segnalano una timida ripresa in confronto al trimestre precedente, ma rimangono sempre negativi se paragonati all’anno scorso. Ciò determina un generale pessimismo nelle previsioni per il prossimo trimestre, soprattutto per occupazione

T

e domanda estera, vera locomotiva trainante della nostra economia. Del resto, il Nord Est si rivela quasi sempre un precursore della situazione economica italiana. Il Friuli Venezia Giulia, in particolare, è stato tra i primi a rialzare la testa dopo il colpo inflitto dalla crisi nel 2008 e tra i primi a sperare nella ripresa. Una speranza che purtroppo, negli ultimi tempi, si è affievolita, imponendo alle imprese di usare prudenza in quella che ormai è una navigazione a vista dominata dall’incertezza. Come uscire da questa impasse? Dal mio punto di vista, è necessario risolvere un problema alla volta, all’interno di una visione a lungo termine compiuta e condivisa, superando antagonismi, interessi contrastanti, inerzie e scarsa lungimiranza. Bisogna decidere che cosa vogliamo fare di questa nostra regione. Di questo nostro territorio ricco di potenzialità e di storia, di saperi e di industria. Ritengo che il Friuli Venezia Giulia abbia bisogno di potenziare le proprie dotazioni logistiche, di completare cioè le arterie di collegamento interne e quelle di raccordo con gli altri paesi, di garantire una portualità efficiente, di velocizzare i colle-

gamenti ferroviari, di rendere competitivi i trasporti. Segue a ruota il bisogno di garantire il fabbisogno energetico delle famiglie e delle aziende energivore, penalizzate anche dall’aumento vertiginoso dei costi. Per fare ciò è necessario che tutti gli interessati abbiano ben chiaro qual è lo scopo: la rinascita dell’economia di una regione, finalmente decisa a riappropriarsi della propria centralità strategica. Non possiamo pretendere di risolvere problemi nuovi con un sistema paese logoro e inceppato. È necessario, da parte della politica, unire l’analisi del fabbisogno pubblico a una definizione precisa delle soluzioni. Innovazione e tradizione unite per dare vita a qualcosa di nuovo. Economia della cultura, smart cities, green economy, turismo, artigianato, industria. Un dialogo aperto con il mercato avviato su questi presupposti stimolerebbe la nascita di servizi innovativi, riducendo le barriere all’introduzione di novità, aprendo nuovi mercati, creando incentivi spontanei alla collaborazione, favorendo in ultima analisi la partecipazione di ogni singolo tassello di questo complicato mosaico regionale al processo di ripresa. FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 15


Š Cherin Foto

Marco Tiepolo, amministratore della Tiepolo Srl di Trieste


Marco Tiepolo

LE IMPRESE CHE FANNO LA DIFFERENZA Investire efficacemente nel rinnovo degli impianti industriali. Innalzando la sicurezza dei lavoratori e abbattendo l’impatto ambientale. Una sfida per le tante realtà presenti sul porto triestino. Il caso di Marco Tiepolo Andrea Moscariello

n economia, i termini “crescita” e “cambiamento” vanno a braccetto tra loro. Sono stolti, infatti, quegli industriali ancorati ai vecchi modelli produttivi, che riscrivono a fatica le loro strategie. Un atteggiamento che il mercato, specie se in crisi, non perdona. Ma stare al passo coi tempi non basta. Occorrono infrastrutture, politiche di sviluppo condivise, investimenti interni e internazionali. In sintesi, occorre fare sistema. Un diktat che la città di Trieste conosce molto bene. La sua area portuale, storicamente un nodo strategico per alcuni tra i nomi più significativi del mercato

I

europeo, ha dovuto guardare in faccia la congiuntura negativa. E nell’ultimo biennio si è palesato chi, tra i tanti soggetti industriali presenti in quest’area, è in grado di tenere il passo. Tra questi, anche Marco Tiepolo, figlio del patron Tiepolo Stelio dell’omonima azienda che, nata piccola, negli ultimi quarant’anni è cresciuta, fino a divenire uno tra i principali attori sul mercato dell’impiantistica elettrica, operando per le più grandi industrie italiane, molte delle quali presenti al porto. Marco Tiepolo è un uomo pragmatico, semplice, un imprenditore vecchio stampo, ma è anche un abile osservatore. E pro-

prio questa sua dote gli ha permesso di trasformare l’attività in un’azienda solida e all’avanguardia, su cui investono soprattutto le grandi società del settore petrolifero, ma non solo. I suoi tecnici stanno terminando il piano di revamping per l’impianto realizzato presso il Terminale Marino della Siot - Società Italiana Oleodotto Transalpino - al Porto di Trieste. E per l’occasione, abbiamo incontrato Tiepolo proprio sul pontile dello stabilimento. «La manutenzione e l’aggiornamento degli impianti è fondamentale» esordisce l’imprenditore. Molti suoi colleghi avrebbero FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 15


IN COPERTINA

preferito mostrare qualcosa di nuovo, un progetto realizzato da zero. «Chi non è del settore, giustamente, potrebbe non comprendere il valore, anche economico, dei piani di revamping. Ma aggiornare tecnologicamente un impianto, abbattendone anche l’impatto ambientale, è oggi un elemento imprescindibile per continuare a far lavorare le industrie. E questo servizio è uno dei nostri punti di forza, è una delle voci che ci permettono di mantenere stabile il fatturato e superare questa difficile fase di mercato». A tal proposito, la sua impresa pare aver retto alla crisi. «A mantenerci competitivi sono la 16 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

specificità della produzione e, per l’appunto, la capacità di mantenimento e rinnovo degli impianti installati. Nel 2011 abbiamo mantenuto un trend in linea con le nostre aspettative. E i primi mesi del 2012 sono assimilabili al periodo precedente, anzi, stiamo registrando un lieve incremento nelle nuove esecuzioni». Parliamo di ciò che state facendo qui, alla Siot. Perché è importante sottolinearne l’aspetto ambientale? «Per svariate ragioni. Intanto ritengo che l’impiantistica “green”, come la chiamano nel settore, non debba essere vista unicamente come produzione, dunque come realizzazione di sistemi eolici o fotovoltaici.

Il concetto di “green” va applicato e sposato anche a quello di sicurezza e anti-inquinamento. E qui entra in gioco il nostro revamping. La Siot, che si è dimostrata una realtà industriale lungimirante e attenta a queste tematiche, sta portando avanti importanti investimenti per rivelare i rischi di contaminazione. Dunque ha acquistato apparecchiature di monitoraggio all’avanguardia nell’ambito di un progetto ultimato, denominato “Oil Detection System - UV Light & Thermo Cameras”. E anche in questo caso il collegamento impiantistico e l’interfacciamento all’esistente sono stati affidati alla nostra azienda». Con un importante ritorno economico.


Marco Tiepolo

Da sinistra, Marco Tiepolo e il direttore generale dell’azienda Michele Sacellini

DIVERSIFICARE PER CRESCERE i parte dall’innovazione, ma nelle strategie messe in atto dalla Tiepolo per mantenere competitività e acquisire nuove fette di mercato, anche il tema della diversificazione produttiva ricopre un ruolo da protagonista. Un processo resosi possibile grazie all’organizzazione flessibile del gruppo guidato da Marco Tiepolo, ma soprattutto grazie ai tanti anni di know how accumulato. Non più solo petrolchimico. Nei piani per il futuro prenderanno piede anche ambiti come il settore pubblico, l’edilizia, le software house. «Abbiamo già in ipotesi la realizzazione di importanti progetti nell’ambito residenziale e medicale» conferma Marco Tiepolo. A favorire questa flessibilità è la capacità dell’impresa di operare non soltanto nella realizzazione di impiantistica in bassa tensione, ma anche in media e alta. Inoltre, il mantenimento del management nelle mani della famiglia Tiepolo ha garantito una continuità gestionale, dunque affidabilità e rapporto costante con i committenti. E a prescindere dall’opera da realizzare, resta centrale il fattore “tempo”. «Oggi non possiamo permetterci di far subire ritardi o dilazioni alle aziende con cui lavoriamo – sottolinea Tiepolo -. In secondo luogo, la rapidità e la precisione sono oggi fondamentali anche nell’altro grande impegno della nostra azienda: quello rivolto alla manutenzione e al revamping degli impianti già installati». www.tiepolosrl.it

S

«Il “ringiovanimento” impiantistico, per la salvaguardia e il controllo dell’impatto ambientale, oltreché per la messa in sicurezza degli operatori coinvolti, sta creando un circolo virtuoso attraverso cui trovano lavoro molte imprese. La nostra attività, ad esempio, sta ottenendo ripercussioni estremamente positive. Anche IllyCaffè Spa, un altro nostro cliente storico, sta investendo sotto questo punto di vista. Intratteniamo analoghi rapporti con grosse aziende metalmeccaniche o software house, le quali ci considerano dei partner di fiducia per la manutenzione degli impianti, alcuni anche dimensionalmente molto importanti, da noi realizzati per la distribuzione di energia elettrica

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 17


IN COPERTINA

Il porto di Trieste ha delle potenzialità enormi, ma paga lo scotto dei difetti infrastrutturali, a cominciare da quelli ferroviari e stradali

primaria. Se non addirittura per la ziamento dei traffici. Personal- rantire loro consulenza, manutenproduzione e vendita di energia a seguito del recupero della medesima». Quello della Tiepolo è un caso positivo. Ma il porto, qui a Trieste, deve affrontare non poche criticità. Dal suo punto di vista su cosa bisogna fare leva per stimolarne lo sviluppo? «Il porto di Trieste, data la sua posizione strategica e i suoi ottimi fondali, potrebbe avere delle potenzialità enormi, ma paga lo scotto dei difetti infrastrutturali, a cominciare da quelli ferroviari e stradali. La città, con i suoi amministratori, dovrebbe presentarsi a Roma con un progetto strategico complessivo e dei piani credibili, volti al poten-

18 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

mente, poi, ritengo che lo Stato dovrebbe alleggerire il carico fiscale, abbattendo la tassazione sui ricavi. Questi andrebbero reinvestiti nell’ammodernamento e nel potenziamento delle aziende. In tal modo si potrebbero iniettare ingenti risorse di capitali negli ampliamenti e nelle ristrutturazioni delle nostre realtà industriali, con un beneficio immediato sull’indotto». Mentre come devono comportarsi le imprese? «Dalla mia esperienza devo dire che la strategia vincente è offrire un servizio all inclusive a prescindere dal settore industriale cui ci si rivolge. Le aziende hanno bisogno di un partner affidabile che possa anche ga-

zione e riparazione degli impianti. Produrre e installare non è più sufficiente. D’altro canto l’industria sta subendo in maniera pesante la crisi dei mercati, dunque al suo fianco ricerca aziende che non siano soltanto un costo, bensì un valore aggiunto. Lo scenario che spesso mi trovo a osservare è pericoloso: puntando unicamente al risparmio e alla razionalizzazione delle spese si va a ledere la qualità delle realizzazioni. A discapito di qualità e sicurezza. Sbaglia chi decide di tagliare le spese rivolte a queste voci. E noi lo sappiamo bene. Ad andare avanti sono solo quelle realtà che credono e investono in ricerca, sviluppo, ambiente e sicurezza».


Marco Tiepolo

200

COMMESSE SONO QUELLE PORTATE A TERMINE DALLA SOCIETÀ TRIESTINA TIEPOLO NELL’ULTIMO QUINQUENNIO. I LAVORI SONO STATI ESEGUITI SIA PER COMMITTENTI PUBBLICI, SIA PER PRIVATI

Non trova strano che, nonostante la crisi, nel suo ambito vi sia un proliferare di nuovi soggetti? «Questa è la conseguenza del quadro che stavo descrivendo. Quando si ragiona soltanto in termini di costi, quando si va avanti soltanto con aste e appalti al ribasso, spuntano fuori competitor meno preparati, che approfittano della crisi per accaparrarsi lavori, ovviamente destinati a risultare qualitativamente scarsi. Del resto non c’è scampo, per ottenere la qualità occorre investire. E con questo proliferare di “numeri”, di “cifre” si fa anche fatica ad analizzare in maniera lucida il settore. Questo mercato è drogato dai numeri. Ma io

non intendo cedere, porto avanti il mio lavoro seguendo la logica del safety first, conscio che si tratta di un obiettivo perseguibile solo con committenze sensibili, ditte professionali, tempi di esecuzione compatibili ed equa remunerazione del lavoro». Le industrie come possono orientarsi al fine di riconoscere un partner affidabile? «In questo è fondamentale la comunicazione. Specie nei periodi di crisi, noi imprenditori dobbiamo impegnarci nel diffondere e nel far conoscere i vantaggi derivanti dai nostri prodotti. Focalizzarsi sui vantaggi tangibili. Dalla mia esperienza posso dire che gli imprenditori, oggi, sono attratti soprattutto da ciò che possono ottenere nel breve periodo. Chiaramente la congiuntura non rende facile la pianificazione a lungo termine. Sono altresì utili le certificazioni di qualità. La Tiepolo, ad esempio, ha da quasi 12 anni ottenuto la Iso 9001, ora in revisione 2008, per il proprio sistema produttivo. Fattore, quest’ultimo, che si è rivelato particolarmente utile negli appalti pubblici». Dunque non lavorate solo con i privati? «Partecipiamo a diverse gare d’appalto di OO.PP. Ad esempio si è concluso un lavoro di costruzione dei nuovi laboratori di analisi della

CCIAA di Trieste, concluso da poco il rifacimento impiantistico della Questura di Gorizia, altresì concluso da poco un servizio triennale di manutenzioni e ampliamento di illuminazione pubblica per il Comune di Duno Aurisina e Provincia. Abbiamo di recente acquisito la realizzazione impiantistica di un centro polifunzionale all’interno del Parco Urbano nel comune di Artegna, in provincia di Udine». Quali sono le sue aspettative per il futuro dell’attività? «Sono molte le sfide che ci attendono. Intanto continueremo a investire in ricerca e sviluppo e a offrire un servizio completo di assistenza e consulenza. Abbiamo, inoltre, la fortuna di poter operare avendo una base finanziaria solida. E questo non è da sottovalutare, considerando che molte realtà del comparto soffrono per la mancanza di liquidità, con un conseguente ritardo nei pagamenti. Ritardi che si ripercuotono anche sulla mia azienda ma, ripeto, la nostra solidità ci permette di non dipendere da crediti bancari e di non ritrovarci in assenza di liquidi. Sappiamo che ogni realtà industriale invecchia, è fisiologico. Il nostro obiettivo è focalizzarci su tutte le strategie che ci permettono di rinnovarci e stare al passo coi tempi, anticipando le mosse dei nostri competitor». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 19




VERSO LE ELEZIONI

Sprechi e sviluppo, i temi del dibattito

La campagna elettorale per le prossime elezioni regionali è già partita, seppure gli schieramenti non siano ancora stati definiti. Eliminazione delle province, spending review e politiche per la crescita infiammano già lo scontro tra Pd e Pdl Nicolò Mulas Marcello

a rosa dei candidati alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia sta ormai prendendo forma. Anche se siamo ancora lontani dalla primavera del 2013, data in cui sono previste le elezioni regionali, i principali sfidanti hanno già cominciato la loro campagna elettorale. Il Pdl, con Renzo Tondo, affronta Debora Serracchiani del Pd sui tempi del riordino degli enti locali. Le proposte lanciate dalla candidata del Partito Democratico a Codroipo alla convention sulla riforma della regione non convincono il Pdl che, attraverso il suo coordinatore Isidoro Gottardo, anticipa i punti chiave su cui si dibatterà a lungo. Il superamento delle Province, le aggregazioni dei piccoli Comuni e la chiusura degli enti sono per Gottardo “mere enunciazioni” che lasciano molti dubbi sulla gestione. Su questo fronte però il centrodestra non è del tutto contrario e il principio di fondo potrebbe portare veramente all’abolizione delle quattro Province: «Per loro si tratta di enunciazioni – spiega il coordinatore del Pdl – con l’idea di verificarle poi nei contenuti dopo le elezioni regionali. Noi siamo in una fase totalmente diversa perché governiamo e perché riteniamo che la crisi non ci consenta

L

42 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

di avere rinvii». Servono quindi idee chiare e lo scontro si fa già serrato proprio sull’organizzazione dei livelli amministrativi. Ogni schieramento dovrà dialogare con lo Stato e trovare la condivisione degli alleati delle coalizioni che si creeranno. Il libro verde delle autonomie locali presentato da Debora Serracchiani boccia

di fatto una riforma pensata solo negli ultimi mesi di legislatura: «Il riordino istituzionale che abbiamo immaginato, a 50 anni dalla nascita della Regione, è indispensabile non solo per abbattere i costi ma soprattutto per garantire maggiore efficienza all’amministrazione nel suo complesso – spiega la candidata del Pd –. La Regione deve smettere di


I candidati alle regionali

In apertura, il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia; a fianco, Renzo Tondo

La spending review noi abbiamo iniziato a farla nel 2008, quando ridurre la spesa pubblica sembrava una mia fissazione

gestire anche le minuzie e fare il suo lavoro di ente legislativo, di indirizzo e di programmazione. In questa logica, si deve cominciare dalla sburocratizzazione e dalla revisione di una serie di enti e agenzie che spesso si sono dimostrate più utili come centri di spesa e parcheggi che non

come sostegno e stimolo alla nostra economia». Dal canto suo Renzo Tondo risponde con gli interventi finora svolti: «Ripartiremo dal lavoro fatto, dall’abbattimento del debito ai risparmi, perché la spending review noi abbiamo iniziato a farla nel

2008, quando ridurre la spesa pubblica sembrava una mia fissazione. Ultimo esempio in ordine di tempo: il ministero ha certificato che il Friuli Venezia Giulia è la Regione che ha tagliato di più le auto blu, ben il 30 per cento. E poi la terza corsia». I primi sondaggi indicano che Renzo Tondo sarebbe in vantaggio sulla sfidante del centrosinistra con una forbice di 5 punti, ma è ancora presto per avere un quadro preciso, anche perché le coalizioni ancora non si sono formate e non si escludono candidati indipendenti. Il Movimento 5 Stelle, seppur non abbia ancora annunciato il nome del proprio sfidante, ha comunque già formalizzato la propria candidatura. I temi della campagna di Tondo sono di fatto due: il primo è la riduzione della spesa pubblica, con l’intenzione di arrivare a un taglio delle tasse. Il secondo, invece, è la semplificazione, ovvero la riduzione della burocrazia. L’intenzione è quella di passare dalla politica dei FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 43


VERSO LE ELEZIONI

Sopra, il palazzo della Regione a Trieste; qui a fianco, Debora Serracchiani

La Regione deve smettere di gestire anche le minuzie e fare il suo lavoro di ente legislativo, di indirizzo e di programmazione

contributi alla detrazione d’impo- maggiore isolamento, alla riduzione Tondo si mostra sicuro sulla fiducia sta. Critiche arrivano dal centrosinistra: «Il Friuli Venezia Giulia negli ultimi anni ha sciupato una delle sue doti storiche e strategiche: la capacità di essere la regione cardine nei rapporti con una vasta area dell’Europa centromeridionale. Assieme alla decadenza dei collegamenti ferroviari e stradali, l’inerzia politico-culturale ha portato a un 44 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

della capacità di attrarre investimenti e al blocco dello sviluppo. Per ripartire si deve invertire questo trend, consapevoli che l’internazionalizzazione può essere una carta vincente». Secondo Serracchiani, si deve partire dal taglio delle leggi regionali per giungere a una spending review vera. Non mancano però resistenze tra i democratici.

degli elettori, annunciando di temere la crisi più che la Serracchiani: «Bisogna continuare a sostenere le imprese, il sistema economico e l’occupazione, abbiamo fatto tantissimo sul piano degli ammortizzatori ma purtroppo è un fronte sempre aperto. E poi basta con i tentennamenti sulle infrastrutture energetiche. Ciò che temo davvero è la crisi».



MODELLI DI SVILUPPO

L’ingegneria made in Friuli conquista il mondo L’acquisizione dello stabilimento ex Terex di Monfalcone è una delle più recenti operazioni concluse dal Gruppo Cimolai. Un consolidamento sul territorio necessario per attrezzarsi alle sfide sempre più globali. Ne parla Luigi Cimolai Francesca Druidi

e il settore edile e quello delle costruzioni in Italia arrancano sotto i colpi di uno scenario infrastrutturale povero di investimenti, il Gruppo Cimolai, tra i leader mondiali nelle costruzioni metalliche e artefice di avveniristici ponti, viadotti, stadi ed edifici, registra commesse per 800 milioni di euro, rilancia in investimenti e nuove acquisizioni, con un valore della produzione che, per il 2012, dovrebbe attestarsi attorno ai 420 milioni di euro. Il forte contenuto ingegneristico, la qualità e lo sviluppo di nuove tecnologie di produzione, oltre al rispetto dei tempi di consegna, determinano il crescente successo che l’azienda guidata da Luigi Cimolai riscuote da oltre 60 anni, arrivando a impiegare circa 1.400 dipendenti diretti nei diversi stabilimenti, senza dimenticare un indotto di circa 800 persone. La copertura del National Stadium di Varsavia, l’impianto che ha ospitato la cerimonia di apertura degli Europei di calcio 2012, e dello stadio di Johannesburg; la realizzazione delle paratoie del nuovo Canale di Panama e l’hub ferroviario Oculus a Ground Zero, nella Grande Mela, sono tutti progetti che portano la firma del Gruppo Cimolai, promuovendo nel mondo l’eccellenza del Friuli Venezia Giulia.

S

46 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Recente è l’acquisto del complesso industriale ex Terex, situato nell’area industriale Lisert-Porto di Monfalcone. Quale significato riveste per l’azienda quest’operazione dal punto di vista strategico? «Lo stabilimento industriale di Monfalcone gode di una posizione strategica grazie alla concessione marittima demaniale per l’accesso diretto al porto e a una banchina con pescaggio di 10 metri per l’accesso di navi più grandi. Vi sarà realizzata della carpenteria più avanzata con l’ausilio di lavorazioni meccaniche. Il complesso ospiterà macchine utensili di notevoli dimensioni per la produzione di grandi manufatti destinati al settore offshore oil & gas. Tra qualche


XxxxxxxLuigi Xxxxxxxxxxx Cimolai

dato l’azienda, ci siamo avvalsi delle risorse umane provenienti dal territorio, lavoratori che hanno rivestito un ruolo sempre più necessario - in termini di esperienza e di conoscenze - per lo sviluppo e il progresso dell’azienda». Il nostro obiettivo Quali gli obiettivi è raggiungere del prossimo futuro? «Il nostro obiettivo è una presenza raggiungere una presempre più senza sempre più marcata all’estero mese saranno ultimati i lavori e lo marcata all’estero, stabilimento diventerà operativo anche in termini di a tutti gli effetti, per un ammonapertura di nuovi statare di 20-25 milioni di euro di investimento to- bilimenti. In determinati mercati, infatti, si tale. L’iniziativa avrà anche un’importante rica- può accedere soltanto con un sito produtduta occupazionale sul territorio: saranno tivo radicato sul territorio. In termini di prorecuperati dipendenti della ex Terex, ma ci sa- dotto, invece, miriamo a ottenere una preranno anche nuovi assunti». senza ancora maggiore nel settore delle grandi Il 60 per cento del fatturato è prodotto al- strutture, un comparto tradizionalmente vil’estero, ma quale rapporto mantiene il cino al nostro dna sul fronte dell’esperienza e Gruppo con il Friuli Venezia Giulia? delle maestranze, in virtù del significativo «Siamo presenti a Pordenone e Udine con stabi- contenuto ingegneristico». limenti a Polcenigo, Rovereto, San Quirino, San Avete in programma ulteriori acquisizioni Giorgio di Nogaro, Carmignano di Brenta e in regione? Buttrio. Sin da quando i miei genitori hanno fon- «Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia vo-

Luigi Cimolai, presidente del Gruppo Cimolai

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 47


MODELLI DI SVILUPPO

A destra, stabilimento Cimolai a Monfalcone; sotto, Aviva Stadium di Dublino, di cui Cimolai ha realizzato la copertura

ESTERO

60%

PERCENTUALE DI FATTURATO PRODOTTO DAL GRUPPO CIMOLAI ALL’ESTERO. L’AZIENDA IMPIEGA CIRCA 1.400 DIPENDENTI DIRETTI PIÙ UN INDOTTO DI CIRCA 800 PERSONE

gliamo consolidare quanto fatto finora».

Dal suo punto di vista, come si può uscire dalla crisi? «Il problema non è purtroppo né nazionale né regionale, bensì globale. Ci sono paesi in cui il mercato c’è e si tratta allora di essere sufficientemente organizzati per penetrare in quei mercati con i prodotti che sono richiesti. È un processo complicato, serve predisposizione - innanzitutto culturale - per dialogare e commercializzare con paesi distanti per mentalità e regole». Cosa ha fatto la differenza nel vostro caso? «Siamo all’estero da più di trent’anni, abbiamo perciò acquisito una forte e radicata esperienza sui mercati extraeuropei che ci permette di innestare e avviare altre iniziative in altri paesi. Biso-

48 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

800 mln

ORDINI VALORE DELL’ATTUALE

PORTAFOGLIO ORDINI DEL GRUPPO CIMOLAI

gna seminare - e per tempo - per cogliere i frutti. Ma non è mai troppo tardi per prendere la valigia e andare in cerca del lavoro, dovunque si trovi. È fondamentale non rimanere ancorati alle vecchie concezioni del mercato, del prodotto e della produzione. Bisogna essere aperti all’innovazione e alle novità. Non c’è una ricetta unica che vale per tutti. Esiste solo la possibilità di capire e sapersi adattare a ogni situazione e a ogni contesto».



MODELLI DI SVILUPPO

Un’azione unitaria per l’internazionalizzazione Occorre assumere uno sguardo d’insieme per promuovere l’attività estera delle imprese, rafforzarne l’aggregazione e valorizzare la progettualità, soprattutto dei giovani. Lo sostiene il presidente di Unioncamere Fvg Giovanni Da Pozzo Francesca Druidi

n sistema camerale sempre più punto di riferimento per l’internazionalizzazione e per le reti d’impresa, interlocutore primario nell’azione di crescita infrastrutturale integrata a supporto dell’economia del territorio. La sinergia tra le imprese, così come all’interno del sistema camerale della regione, diventa asset strategico per acquisire maggior peso e competitività di fronte alla crisi, consentendo uno sfruttamento più efficace delle potenzialità del Friuli Venezia Giulia. Ad approfondire questo aspetto è Giovanni Da Pozzo, alla guida di Unioncamere regionale e della Camera di Commercio di Udine, che ha recentemente scattato una fotografia dell’economia del territorio provinciale. Quale quadro ne è emerso? «Abbiamo appena presentato l’indagine congiunturale del secondo trimestre, con le previsioni per quello in corso. I dati, sulle 600 aziende che hanno risposto appartenenti ai settori vitivinicolo, legno-arredo, meccanica, commercio e alberghi, non sono certo positivi. Continuiamo a non avere punti di riferimento per una possibile uscita dalla crisi. Qualche spiraglio si è però aperto. Sebbene sia impossibile capire come si evolverà la situazione, c’è uno zoccolo duro di imprese friulane, pur non maggioritario ma comunque dal 30 al 50 per cento circa, che dichiara di continuare a crescere. L’indagine congiun-

U

50 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

turale ha messo in rilievo anche come siano le imprese più piccole a soffrire di più e pure quelle dipendenti dal mercato interno, ormai asfittico, mentre le difficoltà siano più mitigate per chi si rivolge all’estero». Su quali settori il Friuli Venezia Giulia deve puntare nel prossimo futuro? «Insisto sull’internazionalizzazione, attività per cui le imprese hanno un importante e prioritario punto di riferimento nel sistema camerale. Stiamo cercando, come Unioncamere regionale, di promuovere sempre più il nostro tessuto produttivo nel complesso, ponendoci in questa veste unitaria e non parcellizzata quando accompagniamo le nostre pmi sui nuovi mercati, specie in quelli più difficili da conquistare ma più promettenti se affrontati in forma organica e di sistema. E qui si innesta il discorso delle reti: le nostre microimprese hanno bisogno di fare massa critica e la rete può essere una soluzione in grado di aumentare la competitività, senza ledere le singole autonomie. Certo restano da superare le difficoltà endemiche del


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Giovanni Da Pozzo

c

La nostra regione ha un sistema portuale in grado di portare notevoli benefici all’intera economia che deve essere potenziato e armonizzato

sistema Paese: burocrazia eccessiva, costi smisurati di energia e lavoro, infrastrutture anche comunicative e tecnologiche non adeguate a questi tempi e a questi mercati». Come il sistema camerale della regione intende sostenere le aziende lungo i percorsi di internazionalizzazione, aggregazione e innovazione? «Stiamo lanciando varie iniziative: bandi per le imprese giovani, per gli incubatori d’impresa, per le reti d’impresa rivolte all’estero; voucher per l’internazionalizzazione e bandi per abbattere i costi di registrazione di marchi e modelli che preservano il know how aziendale. Inoltre, promuoviamo attività di formazione, consulenze, approfondimenti e workshop sull’internazionalizzazione, oltre ai “classici” ma fondamentali incontri businessto-business e le missioni». Infrastrutture, questione energetica, politica industriale e lavoro sono i temi cardine sui quali si gioca la partita della ripresa. «Bisogna che le istituzioni regionali sostengano l’impresa, permettendole di investire in loco, soprattutto nella parte di alta progettazione, quella che garantisce il valore aggiunto al prodotto o al servizio nell’attuale fase di profonde ricon-

d

versioni e trasformazioni del concetto di produzione, tra locale e globale. Le priorità per il nostro sistema sono, purtroppo, le solite, quelle lasciate irrisolte ma che ormai non si possono più derogare. Una burocrazia stantia da scardinare e rinnovare, un sistema di infrastrutture energetiche, viarie, portuali, aeroportuali e ferroviarie che devono diventare funzionali a cittadini, imprese e merci, integrate e agevoli. La nostra regione ha, in particolare, un sistema portuale da potenziare e armonizzare, in grado di portare notevoli benefici all’intera economia del Friuli Venezia Giulia, se accordato a una logistica capace davvero di valorizzare la favorevolissima posizione geografica del nostro territorio». Sul versante specifico del fare impresa? «Servono più incentivi e formazione per la crescita dimensionale delle imprese, nell’ottica di una maggiore competitività. E ciò non significa solo grandi aziende, significa anche trovare le forme corrette e proficue di rete per sviluppare la capacità di stare sul mercato. Occorre, quindi, puntare sui giovani, dal lavoro all’impresa, con iniziative concrete a loro vantaggio, sostenute dallo stanziamento di risorse adeguate. La nostra Camera di Commercio, per esempio, ha messo in campo oltre 2 milioni di euro, derivanti da un risparmio ottenuto da una buona gestione del 2011, per bandi e attività a sostegno diretto dei giovani aspiranti e neoimprenditori, dai 18 a 30 anni».

A sinistra, Giovanni Da Pozzo, presidente di Unioncamere e della Camera di Commercio di Udine

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 51


MODELLI D’IMPRESA

Trieste, pronta per il rilancio industriale

I traffici dell’Adriatico fanno dei suoi porti punti strategici per molti settori produttivi, anche non direttamente coinvolti con i trasporti. Pompeo Tria riassume le difficoltà e le potenzialità del contesto triestino. «La stagnazione è finita»

rieste, la sua economia e il Porto: l’industria vive le difficoltà del momento, le istituzioni studiano le soluzioni per favorire il raggiungimento delle nuove mete imprenditoriali. Uno scenario ricco di possibilità eppure ingolfato. Che la burocrazia sia una croce sulle spalle della crescita, si direbbe una verità che non conosce differenze geografiche, così come la necessità di far convivere la finanza con l’economia produttiva. Ma il capoluogo regionale presenta specificità anche culturali che determinano un assetto diverso dal resto del Paese. Pompeo Tria, numero uno del gruppo Step Impianti, spiega così le condizioni attuali nella sua Trieste dal punto di vista delle imprese. Ma al tempo stesso si presenta propositivo e ottimista, nonostante le criticità più volte evidenziate: la concorrenza dei paesi a basso costo della manodopera, il regime fiscale penalizzante, il sistema creditizio paralizzato. Per Tria però il tempo volge al sereno: «Si sta assistendo ad una progressiva ripresa del mercato nei settori da noi serviti: i motori diesel destinati alla propulsione navale ed alla generazione elettrica terrestre stanno riprendendo quote importanti di mercato». Il suo settore di riferimento, però, rimane difficile da individuare. «Questo perché dal 2007 compresi l’importanza di diversificare la nostra attività, tanto da riuscire a garantire un servizio completo ai nostri clienti, un “chiavi in mano” nel campo dell’elettronica e dell’elettromeccanica, con tanto di impegno nel settore tra-

T

52 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Renato Ferretti

sporti. Ma non solo. In sintesi siamo riusciti nel tempo a restare su un mercato così turbolento grazie alla capacità e agli investimenti mirati fatti, che hanno permesso di mantenere i livelli di competitività. Ci siamo adeguati alle sfide di oggi. Come è successo per le fonti energetiche su cui abbiamo concentrato la nostra massima attenzione: in quell’ambito si è registrata un’evoluzione straordinaria, non è possibile disinteressarsene. Bisogna inoltre tener presente che Trieste ha una posizione strategica eccezionale, una bretella che intercetta i corridoi dal-


Pompeo Tria, amministratore unico di Step Impianti Srl con sede a Trieste. A ďŹ anco, una gru multipurpose da 35 t in fase di trasferimento


MODELLI D’IMPRESA

l’Africa verso l’Europa del Nord e dell’Est. nere competitivi nel nostro campo, soggetto

In basso, una vettura ferroviaria in fase di pellicolatura. Nella pagina accanto montaggio di quadri

Non a caso la Step Impianti intende rivolgersi al settore dei trasporti, sempre più intermodale. I traffici offrono occasioni di crescita indubbie, che giovano a tutta l’area intorno». Che risultati ha ottenuto con questa politica negli ultimi tempi? «Pur in tempi estremamente difficili come quelli attuali, a seguito delle azioni intraprese di diversificazione e di innovazione tecnologica, il Gruppo sarà in grado di incrementare il fatturato nel corso del 2012 di oltre il 20 per cento rispetto al 2011 e conseguentemente la manodopera impiegata segue il trend del fatturato con percentuali analoghe. Se, oltre alla recessione, si tiene in considerazione la grande difficoltà di rima-

Le aziende straniere si presentano sempre con una rappresentanza autorevole. Le nostre istituzioni invece non ci affiancano

54 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

a una continua innovazione tecnologica, non si può che essere soddisfatti. Noi però non ci fermiamo, non solo vogliamo mantenere le posizioni, ma vogliamo continuare ad investire per conquistare ulteriori quote di mercato: Trieste offre opportunità di investimento, ma non è affatto scontato riuscire a coglierle. E questo non certo perché manchi l’intraprendenza delle aziende». E quindi in cosa consiste la difficoltà? «Le istituzioni dovrebbero rendere più appetibili le aree da reindustrializzare con l’avvento di altre imprese. Quindi un’azione che vada a semplificare la vita, come per esempio rilasciando più facilmente concessioni, ma in generale riducendo la burocrazia nel processo di sviluppo industriale. Trieste in questo si distingue per essere particolarmente rigida, forse anche giustamente se la si prende da altri punti di vista, ma sicuramente ciò comporta a volte l’allontanamento di opportunità molto interessanti. In questa città


Pompeo Tria

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DI PROCESSO a sempre Step Impianti si è concentrata molto sulle attività di ricerca e innovazione tecnologica e di processo. L’esigenza di seguire il ritmo dell’evoluzione tecnica è connaturata agli specifici settori nei quali opera l’azienda: gli ambiti nei quali ha tradizionalmente operato fino a diventarne leader (energia, portuale, petrolchimico, siderurgia) si sono estesi in tempi più recenti a nuove opportunità in settori come il ferroviario, l’automazione, la meccanica di precisione e l’edilizia. La ricerca dell’eccellenza tecnologica rappresenta un fondamentale impulso nei riguardi dell’internazionalizzazione, elemento determinante della strategia di Step Impianti che prevede il potenziamento delle proprie capacità commerciali e di penetrazione nei mercati, attraverso l’insediamento di presidi e la definizione di partnership commerciali. Oltre ai Paesi dell’Europa occidentale, nei quali tradizionalmente opera la Società, si sta lavorando verso i Paesi con grandi potenzialità di sviluppo e che presentano le maggiori opportunità, quali l’Europa dell’Est e i paesi del BRIC (Brasile in particolare). Un settore nel quale l’azienda sta investendo molto sia in proprio che attraverso acquisizioni è quello della quadristica. La quadristica rappresenta un fondamentale completamento di gamma nell’offerta di Step Impianti e delle altre Società del Gruppo, Digital Impianti in particolare. Tutto il settore dei quadri è altresì caratterizzato da una rilevante e continua evoluzione tecnologica, sia per la

D

l’industrializzazione è stata ridotta ai minimi termini: si sta parlando ovviamente di creazione di posti di lavoro, della capacità di far girare l’economia». Quindi il problema principale sta nella mancanza di intervento da parte delle istituzioni pubbliche? «Non so se sia il primo dei problemi per un’azienda triestina, ma è certamente un punto di debolezza per il territorio. Penso alle occasioni che nasceranno dalla reindustrializzazione dell’area Servola (rione storico di Trieste, ndr): l’area dell’attuale stabilimento siderurgico ha un potenziale notevole. Le Istituzioni centrali e locali dovrebbero considerare le possibilità offerte da quegli imprenditori capaci di fare gruppo, che esprimono una sinergia in grado di sfrut-

componentistica utilizzata, ma anche per tutte le problematiche di interfaccia con le altri parti e la supervisione dell’impianto. Un ulteriore percorso di sviluppo strategico intrapreso dalle aziende del Gruppo consiste infine nella valorizzazione del business logistico. E’ soprattutto sul fronte esterno che il Gruppo sta focalizzando l’attenzione: il posizionamento geografico a nord-est e la progressiva crescita dei mercati balcanici e dell’Europa Centroorientale rappresentano un notevole bacino di sviluppo per i trasporti via mare con scambi intermodali via ferro e gomma. Step Impianti si pone come partner credibile e già attrezzato per supportare le aziende operanti in ambito portuale e ferroviario; nel futuro sarà sempre maggiormente coinvolta nell'offrire know-how a supporto del transhipment e del successivo vettoriamento delle merci anche attraverso l’applicazione delle migliori tecnologie nel campo del ICT (Information & Communication Technology). www.stepimpianti.it

tare al meglio l’area logistica e industriale rappresentata da Servola. Ma il problema dell’assenza istituzionale va ben oltre l’ambito regionale». Si riferisce al sistema Italia nel suo complesso. «Ogni volta che provo ad allargare il mio giro all’estero mi sento un pioniere, come se nessuno in Italia facesse lo stesso tentativo. Mi riferisco evidentemente alle Aziende delle nostre dimensioni. Un pioniere, perché arrivo prima delle istituzioni. Mi sono ritrovato seduto intorno a tavoli a cui partecipavano anche aziende tedesche, per dirne una: erano forse da sole? C’erano rappresentanti di istituti di credito, camere di commercio, associazioni varie e addirittura ministeri. In una parola autorità, che raramente abbiamo FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 55


MODELLI D’IMPRESA

BILANCIO

+20% LE PREVISIONI PER IL GRUPPO STEP IMPIANTI PREVEDONO, PER IL 2012, UN INCREMENTO DI FATTURATO DI OLTRE IL 20% RISPETTO AL 2011

avuto il privilegio di avere a fianco. Potremmo dire che soffriamo molto la solitudine. Il sistema Italia non funziona in questo senso; anche se le Regioni fanno qualcosa rimangono comunque scollegate dalle imprese. Noi avremmo bisogno del supporto non solo delle banche, ma di un insieme che ci renda credibili anche all’estero. Quando vengono qui le aziende estere non vengono da sole, ma sempre con una rappresentanza autorevole. E come se non bastasse, oltre alla burocrazia asfissiante e alla mancanza di aiuto, dobbiamo subire un regime fiscale che crea una forte concorrenza da parte delle imprese estere». A quali Paesi pensa in particolare? «A tutti quei Paesi il cui regime fiscale avvantaggia le proprie aziende nei nostri confronti. Ma non solo. Ci sono zone in cui la manodopera costa così poco da arrivare a una differenza del 50 e 60 per cento in meno rispetto all’Italia; spesso però non è qualificata come la nostra, tanto che capita di do56 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

ver riassegnare lavori ad aziende italiane per rivedere l’operato di certe società straniere a basso costo. Anche gli stranieri che vengono in Italia a lavorare nelle nostre imprese imparano in modo diverso, la loro formazione lavorativa è sempre in divenire, per cui la loro professionalità rispecchia i nostri sforzi e la qualità che le nostre società riescono ad ottenere. Questo perché facciamo continui corsi di formazione e di aggiornamento». Quanto investite in formazione e innovazione? «Noi utilizziamo moltissimo il sistema di formazione non solo teorico ma anche pratico. Dal mio punto di vista è l'unico modo di raggiungere i livelli di formazione adeguati alle difficoltà presenti nelle nostre realizzazioni. L'unica via è quella della qualità, dell'eccellenza, e in un campo come il nostro non si può che investire risorse di riguardo in ricerca. Questo si traduce in esempi specifici, che possono dare l'idea di quanto sia per noi fondamentale questo aspetto. Un caso si-

In alto, l’allestimento per una spedizione. Sotto filtri di armonica su linea elettrica in media tensione


Pompeo Tria

Il sistema portuale del Nord Adriatico integrato con le infrastrutture agevolerebbe le imprese del territorio

gnificativo è rappresentato dalla nostra collaborazione con la finlandese Wartsila: presso il nostro stabilimento realizziamo gli impianti elettrici, elettronici e strumentali dei loro motori diesel sia navali che terrestri. Un altro caso interessante è rappresentato da Fincantieri, di cui siamo fornitore qualificato di apparecchiature e impianti elettrici. La ricerca e la sperimentazione che sviluppiamo sono centrali nel nostro lavoro perché passano da un settore all'altro dell'attività». Ad esempio? «Nei passi che l’azienda sta compiendo verso l’innovazione di processo, l’obiettivo “chiavi in mano”, come dicevo, è decisivo. Quello che facciamo è accompagnare il cliente per l’intero corso del progetto, provvedendo quindi in piena autonomia a ogni fase della commessa: dalla progettazione, realizzazione, gestione e montaggio fino all’avviamento finale e collaudo della stessa. È questa autonomia funzionale, del resto, che permette di studiare soluzioni personalizzate e concordate con il cliente finale, ottimizzando il rap-

porto costi/benefici e riducendo i tempi di esecuzione delle commesse, indipendentemente dalla loro dimensione. Un esempio recente è dato dal revamping completo di una gru portuale adattandola alle necessità del processo siderurgico. Si può fare lo stesso discorso per quanto riguarda l’ampliamento del nostro know how al settore ferroviario: adesso ci occupiamo della parte meccanica ed elettrica dei treni, e inoltre facciamo l’operazione di pellicolatura sul treno completo. Quest’ultima è anti-graffio, e disposta sui vetri permette un risparmio energetico migliorando l’isolamento termico». A proposito di risparmio energetico, per voi costituisce una delle prossime sfide. «L’intero settore delle rinnovabili è per noi molto interessante. In effetti puntiamo molto sul risparmio energetico e grazie agli impianti fotovoltaici installati negli anni siamo autosufficienti; il risparmo così conseguito ci ha permesso di reinvestire in ricerca. E il cerchio si chiude, un circolo virtuoso».

Pompeo Tria con i figli Paolo e Anna, rispettivamente direttore generale e responsabile amministrativa

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 57


MODELLI D’IMPRESA

Tecnoservice Srl ha la sede a Rivignano (UD) tecnoserviceint@libero.it

Il comparto navale segue la rotta green alvare portafoglio e ambiente in una sola mossa è possibile anche per il comparto navale. Lo dimostra un progetto di ricerca coordinato dall’Università di Trieste e di Udine che si è posto l'obiettivo di realizzare il primo studio di fattibilità sull’impiego del gas naturale liquefatto per alimentare le navi da carico su lunghe tratte, con il fine ultimo di ridurre le emissioni nocive rilasciate dalle imbarcazioni e anche le spese legate al consumo Una testimonianza di come anche il settore navale stia puntando verso una rotta green. «Tra gli aspetti su cui investiamo maggiormente – spiega Filippo De Appollonia, titolare della Tecnoservice di Udine - c’è sicuramente il risparmio energetico e la riduzione dei con-

S

58 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Il settore navale negli ultimi dieci anni ha eseguito una decisa virata. Minor impatto sull’ambiente e maggior risparmio energetico sono diventati basilari. Anche per chi realizza impianti di refrigerazione per le navi. Ne parliamo con Filippo De Appollonia Nicoletta Bucciarelli

sumi a tutti i livelli. Quando si parla di refrigerazione a bordo di una nave si intende il condizionamento, che vuol dire mantenere con il massimo confort tutti i passeggeri e l’equipaggio, il mantenimento dei viveri, che in una nave sono molte tonnellate, tutte le aree catering, nonché il mantenimento efficiente con temperatura controllata di tutti gli apparati elettronici di sicurezza e controllo. Su questo


Filippo De Appollonia

aspetto stiamo lavorando proprio su un sempre minor impatto energetico e ambientale. Su questa linea strategica, fin dagli anni 2000, anche il settore navale si è interessato agli stessi cambiamenti che hanno caratterizzato le industrie sulla terraferma». Tecnoservice International è un’azienda fondata nel 1982 che si occupa proprio di progettare e installare impianti di refrigerazione sulle navi. «Un settore molto specifico e di nicchia. Essendo di Udine inoltre possiamo godere della vicinanza strategica con la Fincantieri di Trieste, che rappresenta il nostro partner principale. In ogni caso lavoriamo per tutte le principali compagnie armatoriali mondiali». Malgrado la collaborazione con alcuni tra i più importanti partner commerciali del settore navale, la recessione ha iniziato a far capolinea anche in questo comparto. «Quello che possiamo testimoniare è che le maggiori ripercussioni le stiamo vivendo nel corso di quest’anno. L’anno scorso infatti eravamo nel pieno del lavoro, grazie ai contratti che avevamo stipulato negli anni precedenti. Noi entriamo a lavorare in una nave quando il progetto è già avviato, di solito alla fine del primo anno di sviluppo del progetto stesso. Completata la parte progettuale relativa ai nostri impianti e ricevute le approvazioni di tutti gli enti interessati, portiamo avanti il nostro lavoro per i successivi 10-12 mesi fino alla consegna nave che termina con i collaudi, la consegna e il training del personale di bordo. In questo momento invece stiamo riscontrando recessione nei nuovi ordini. Ci sono infatti dei cantieri navali in forte crisi come Ancona,

Oggi gli unici cantieri che funzionano sono Monfalcone e Marghera, dove ci sono navi in costruzione

Castellamare di Stabbia vicino Napoli, Palermo e Genova. Oggi gli unici cantieri che funzionano sono Monfalcone e Marghera, dove ci sono navi in costruzione su cui stiamo lavorando. Nei prossimi anni pertanto prevediamo che ci sarà ancora un calo di lavoro. Abbiamo inoltre riscontrato una recessione non solo sulle nuove navi ma anche nel mantenimento di quelle in esercizio; si cerca infatti di spendere il meno possibile e svolgere solo le manutenzioni di ordinaria necessità». Un altro fatto che ha messo particolarmente in crisi il settore è stato l’affondamento della Costa Concordia. «La Costa Crociere, con cui noi abitualmente lavoriamo, aveva molti progetti che avrebbero dovuto veder la luce a breve; progetti che sono stati tutti congelati dall’affondamento della nave e dalle spese che ne sono derivate. Di conseguenza abbiamo avuto delle ripercussioni sia nel settore di refitting sia nel service delle navi in esercizio. Solo il prossimo anno il gruppo Costa riprenderà a costruire una nuova nave della quale stiamo sviluppando il progetto degli impianti di nostra competenza». La Costa Concordia è stata costruita a Genova e Tecnoservice aveva realizzato gli impianti e seguito le manutenzioni fino a gennaio scorso. «Avevamo dei lavori in corso che ovviamente sono stati annullati. In ogni caso, dopo il recupero della nave, cercheremo di riutilizzare FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 59


MODELLI D’IMPRESA

tutti quei componenti che sarà possibile sfrut- nale, che era e continua a essere aggiornato tratare come parti di ricambio sulle navi della stessa serie in esercizio». Tecnoservice oltre che a lavorare per i cantieri italiani collabora con Armatori che hanno le loro navi in tutto il mondo. Oltre che per la citata Costa Crociere, l’azienda lavora anche per la Carnival Cruise Lines, Princess Cruises, P&O, Holland America Line, Seabourn Cruise Lines, Oceania Cruise Line, Silversea Cruises oltre alle compagnie che operano con i loro traghetti nel Mediterraneo e Nord Europa. «Quello che riscontriamo è che i passeggeri non sono diminuiti, semmai le persone che salgono a bordo spendono molto meno di un tempo, esattamente come succede nella vita di tutti i giorni. La grande concorrenza tra le varie compagnie e la riduzione dei costi iniziali delle crociere permettono di riempire comunque le navi. In questo quadro generale del settore bisogna però sottolineare che le crociere di alto livello non hanno subito nessuna recessione». Nonostante la crisi l’azienda di Rivignano ha comunque mantenuto tutto il proprio perso-

60 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

mite corsi di formazione e perfezionamento. «La mancanza di investimenti da parte delle più grandi compagnie è evidente - conclude De Appollonia -; semmai viene privilegiato l’ammodernamento delle navi costruite negli anni 90, quindi è fondamentale mantenere il personale che storicamente conosce le navi e che ha acquisito negli anni una notevole esperienza nel campo dell’impiantistica e della cantieristica navale in generale. Un altro aspetto fondamentale è il controllo di qualità, oramai essenziale per lo svolgimento delle attività di questo settore, nonché un’attenta informazione, valutazione e tutela della salute dei lavoratori e del sistema di sicurezza nei luoghi di lavoro: anche in questo campo l’azienda investe sia in risorse umane che economiche. In questi giorni si sente molto parlare di ripresa, anche noi ci auguriamo che nel 2013 ci sia una svolta per tutti, e ci aspettiamo che i politici, locali e nazionali, predispongano qualcosa di positivo per tutta la cantieristica e tutte le aziende dell’indotto legate a questo settore».



MODELLI D’IMPRESA

Protezione dal rumore industriale L’inquinamento acustico industriale, dannoso per l’ambiente e per le persone che lavorano nelle aziende, viene tenuto sotto controllo e modulato attraverso diverse tecniche di insonorizzazione. Il focus di Ugo Bergamasco Martina Carnesciali

no dei maggiori problemi della produzione industriale è senza dubbio l’inquinamento acustico dovuto al rumore. Per tutelare il benessere dei cittadini, l’Unione Europea ha puntato l’attenzione sul trambusto provocato dal traffico stradale, ferroviario, aereo e soprattutto industriale: a Bruxelles si studiano nuovi metodi di valutazione dell’inquinamento acustico per arrivare, entro il 2017, a disegnare una mappa europea del rumore che consentirà di valutare gli effetti sulla salute. Ma già ci sono molteplici aziende che forniscono sistemi di insonorizzazione industriale: la Ecosis, azienda udinese giovane e dinamica con una lunga esperienza nel settore, si propone all’attenzione degli utilizzatori con un programma di interventi finalizzati alla riduzione del rumore e al recupero dell’ambiente in cui l’uomo vive e opera. Il titolare, Ugo Bergamasco, spiega che «quello dell’insonorizzazione è un settore di nicchia. Poco conosciuto ai più, è invece molto ricercato dagli addetti ai lavori in quanto, in base alle normative Ce e anche di altri mercati in evoluzione, quello del contenimento del livello di rumore ambientale è un problema da non sottovalutare. La profonda conoscenza delle specifiche lavorazioni dei vari settori industriali e gli innumerevoli interventi di analisi e bonifiche acustiche eseguite ci permettono di proporre al mercato quanto di meglio oggi la tecnologia dell’insonorizzazione sia in grado di garantire».

U

62 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012


Ugo Bergamasco

Quello del contenimento del livello di rumore ambientale è un problema da non sottovalutare

Bergamasco va più sullo specifico: «Ecosis lavora per i costruttori di macchine e impianti industriali che vogliono aumentare il livello di servizio integrando la loro offerta con sistemi avanzati di insonorizzazione. Dovendo certificare la macchina in base alle normative, lo stesso produttore deve provvedere anche alla messa in sicurezza sia come protezione antinfortunistica, sia come contenimento del rumore e delle polveri eventualmente prodotte durante la fase di lavorazione: infatti gli incapsulamenti delle macchine hanno sia la funzione di protezione antinfortunistica che di contenimento delle polveri e dell’abbattimento del rumore prodotto». È interessante anche il sistema attraverso cui si arriva all’installazione. Spiega il titolare: «Solitamente si parte dall’analisi in frequenza mediante apposito fonometro del rumore prodotto dalla macchina in lavorazione. In base alle informazioni recepite, si sceglie il tipo di materiali da adottare per rientrare nei limiti di legge che tutelano le persone esposte al rumore, che sono molte: i settori industriali che si rivolgono a noi sono infatti quelli del legno, della meccanica, della plastica, della chimica, il settore petrolifero e robotico». La stessa progettazione è particolare: «Il sistema di progettazione è interamente supportato da Cad/Cam e da rigorose procedure di controllo che garantiscono la perfetta corrispondenza delle parti e delle giunzioni, ed eliminano alla fonte qualsiasi errore. La generazione automatica della base consente di produrre la cabina completa di tutti i componenti necessari al montaggio, incluse tutte le minuterie». Attenzione al dettaglio e alle normative europee, dunque: questo perché la tematica dell’inquinamento acustico si sta sviluppando

sempre di più. A questo corrisponde un cambio del fatturato, influenzato però dalla crisi che avvolge anche questo nuovo settore. Specifica Bergamasco: «Nel 2011 il fatturato è cresciuto rispetto all’anno precedente almeno del 30 per cento. Questo ci ha permesso di ritornare su un livello di fatturato come nel 2008, piuttosto alto. Per quanto riguarda i risultati raggiunti, invece, quest’anno visto l’andamento dei mercati e delle note difficoltà causate dalla crisi si prevede una recessione rispetto all’anno passato di almeno un 10 per cento. Ma non ci scoraggiamo». A proposito di mercato, quello su cui lavora la Ecosis è principalmente italiano. «I nostri committenti sono per il 90 per cento produttori italiani di macchinari che comunque esportano all’estero. Attualmente siamo in fase di consolidamento dei rapporti con aziende importanti che hanno un vasto mercato internazionale con ottime previsioni future», aggiunge il titolare. Che, parlando di futuro, commenta: «per il medio periodo, viste le problematiche legate alla crisi industriale, il nostro obiettivo è il consolidamento delle posizioni acquisite».

Ecosis Srl ha sede a Palmanova (UD) www.ecosis.it

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 63


MODELLI D’IMPRESA

Verso mercati sempre più esigenti Una joint venture italo-bielorussa nel ramo della cosmesi ha fatto di un’azienda triestina un caso di eccellenza giunto agli occhi dello stesso presidente bielorusso. Ma, l’azienda ora punta ad aprire il mercato all’Italia. La parola a Vania Pecorari Marco Tedeschi

econdo dati Istat nei primi otto mesi dell’anno si registra un aumento considerevole delle vendite verso i paesi esteri (+0,8 per cento). Le aziende italiane continuano in questo periodo difficile a guardare soprattutto all’export come ancora di salvezza. Soprattutto se dell’estero hanno fatto la loro casa. È il caso ad esempio dell’Alpe Adria, realtà triestina che nasce come azienda di commercio di prodotti cosmetici, macchinari per cosmetica e legname, da e verso le zone della ex Jugoslavia e che, a seguito della guerra che ha interessato la penisola balcanica, si è ritrovata a dover cercare nuove frontiere. «È stato allora che mio padre – spiega Vania Pecorari – dopo un incontro in Bielorussia con un avveduto imprenditore locale che aveva una piccola società nella produzione di contenitori in plastica per cosmetica, ha deciso di spostare la nostra attività nel settore cosmetico in quel paese. Attraverso la partnership con questo imprenditore abbiamo fondato una joint venture italo-bielorussa per la produzione di make up con il nome Relouis Bel». Una collaborazione tra Italia e Bielorussia che negli anni si è intensificata, condividendo tutte le difficili fasi di crescita che questo specifico settore possiede. «Quello della cosmesi è un settore che si basa su una complessa varietà dei prodotti in evoluzione; è inoltre un comparto che deve seguire i continui aggiornamenti delle leggi sanitarie che ne regolano la vendita. Oggi

S

64 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

l’azienda è diventata una realtà importante non solo in Bielorussia, ma anche nel mercato russo e in buona parte del Medio Oriente». L’andamento che ha fatto registrare l’azienda triestina a seguito di queste scelte commerciali è stato positivo, tanto da costituire nell’anno 1998 in loco anche una sua società commerciale specializzata nel settore turistico. «Nell’ultimo biennio – prosegue Vania Pecorari - il fatturato ha avuto un incremento costante pari circa al 15-20 per cento annuo; il 2011 si è concluso con il raggiungimento complessivo, assieme alla consociata Relouis Bel di circa Euro 8.000.000,00. Quest’anno invece siamo già arrivati a un aumento del fatturato pari al 25 per cento. Questo dipende anche dal fatto che la situazione nel nostro settore di riferimento non è


Vania Pecorari

La situazione nel nostro settore di riferimento non è mutata significativamente. Anzi, abbiamo degli indici che attestano come il nostro sia un mercato in continuo aumento

mutata significativamente, anche in concomitanza della crisi. Anzi, abbiamo degli indici che attestano come il nostro sia un mercato in continuo aumento». Un prestigio che è stato riconosciuto anche dal presidente bielorusso Lukashenko che ha sottolineato i meriti acquisiti dalla società conferendole l’ambito premio di società privata con la migliore qualità nei prodotti e con il più alto fatturato export. «Il nostro fatturato relativo all’export è del 90 per cento. Stiamo cercando in ogni caso di ampliarlo sul versante del mercato dell’Est Europa e del Medio Oriente. Inoltre, grazie all’alta qualità del prodotto raggiunta, abbiamo avuto dei contatti per iniziare la vendita anche su mercati più esigenti come quello europeo e italiano». La qualità per i prodotti cosmetici è una caratteristica fondamentale. Per questo l’azienda investe ogni anno circa il 10 per cento del fatturato in ricerca e sviluppo. «L’alta qualità produttiva è garantita dal prodotto base e dagli accessori make up utilizzati, tutto di produ-

zione rigorosamente italiana. I prodotti base vengono acquistati dai più importanti produttori italiani del settore, e quindi successivamente lavorati nei nostri laboratori in Bielorussia, laboratori che hanno raggiunto, anche grazie all’aiuto dei fornitori italiani, un alto grado di professionalità. Da qui esce il prodotto finito che viene commercializzato sul mercato bielorusso, russo, ucraino e iraniano. Il livello raggiunto dal partner e dalla sua azienda Mitra Ltd, ora divenuta società leader nell’ex Unione Sovietica in produzione di contenitori in plastica per cosmetica e nel settore farmaceutico, conferisce inoltre ai prodotti un “look” innovativo in linea con le nuove tendenze di mercato». Un mercato che è sempre alla ricerca di nuovi accostamenti e nuovi prodotti nel mondo del make-up ma che non deve mai rinunciare alla qualità. «È proprio questo che ci permette di avere come obiettivo futuro – conclude Vania Pecorari – quello di entrare nel mercato europeo e in particolar modo italiano».

Franco e Vania Pecorari della Alpe Adria Srl di Trieste www.relouis.by www.mitra.by www.fiorino-travel.by

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 65


MODELLI D’IMPRESA

La meccanica punta all’ottimizzazione n software gestionale per ottimizzare i costi aziendali e snellire le procedure. È un obiettivo in fase di concretizzazione per la Modulmec Ingranaggi, azienda specializzata nella realizzazione di dettagli meccanici di alta precisione, inerenti alla trasmissione del moto, che cerca di fronteggiare la crisi mettendo in campo diversi espedienti. «La situazione attuale – spiega l’amministratore, il sig. Armando Gaspardo – sembra essersi stabilizzata rispetto al recente passato. I volumi produttivi restano esigui e la partita della concorrenza si gioca, oltre che sul prezzo, soprattutto sulla flessibilità e velocità delle forniture. La struttura assunta prima della crisi da molte imprese si è rivelata fuori misura rispetto agli

U La Modulmec Ingranaggi Srl ha sede a San Quirino (PN) www.modulmec.com

66 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Controllo e ottimizzazione dei processi aziendali, anche nel settore della meccanica di precisione. Sono strategie utili a fronteggiare le sfide di un mercato complesso. Il punto di Armando Gaspardo Roberta De Tomi

odierni volumi produttivi, innescando diverse problematiche in molti aspetti della loro economicità, che sono poi sfociate in dissesti finanziari trasmessi all’intera filiera di appartenenza e non ancora completamente assorbiti. Il futuro, nel breve termine, non pare rasserenarsi: esistono difficoltà che travalicano i confini nazionali, interessando almeno tutta l’Europa, cosicchè le Pmi, di cui è in massima parte costituito il tessuto economico nazionale, trovano terreni aridi anche


Armando Gaspardo

Il controllo dei processi aziendali e l’attenzione al cliente si rivelano fondamentali per restare sul mercato con autentiche prospettive future

all’esportazione, oltre che nel mercato domestico. Malgrado le difficoltà fronteggiate, nell’ultimo biennio abbiamo comunque ottenuto fatturati crescenti, restando consci che per mantenere tale trend anche in futuro, serviranno impegno e dedizione». Fa parte dell’impegno profuso dall’azienda «L’introduzione – ormai storica – dell’Iso 9001:2008 – continua l’amministratore – che ha dato i suoi frutti già prima della crisi economica. Ma è proprio in questo momento storico che abbiamo potuto notarne i benefici maggiori: il controllo dei processi aziendali e la focalizzazione dell’attenzione verso il cliente, oggi più che mai, si rivelano fondamentali per restare sul mercato con autentiche prospettive future. Rispetto alle criticità, le principali sono quelle legate all’incertezza trasmessa dai mercati a valle: la nostra clientela appartiene a diversi settori, ma la crisi ha colpito trasversalmente, portando l’interruzione di un percorso che, in precedenze, era in forte crescita. Senza entrare nel merito delle cause, possiamo facilmente derivarne le conseguenze: difficoltà d’incasso dei crediti, frammentazione delle commesse e conseguente riduzione del loro valore economico, con aumento dei costi di gestione come effetto della maggiore flessibilità delle forniture. Altre difficoltà provengono invece dai mercati a monte, perché la

frammentazione delle commesse è generalizzata e ha costretto alcuni fornitori a ricalibrare il loro servizio con lead-time più lunghi, minando la programmazione e gli obiettivi temporali per le fasi successive del ciclo produttivo». Malgrado questo, forte di una ricerca e sviluppo attivata quotidianamente e in modo massimamente integrato con tutti gli altri processi aziendali, la Modulmec Ingranaggi guarda al futuro con fermezza. «Attualmente – dichiara l’amministratore – la nostra presenza si concentra nel triveneto, anche se abbiamo clienti nel resto d’Italia e all’estero. I mercati esteri serviti sono principalmente la Germania, l’Austria e la Francia; ma le nostre strategie commerciali mirano a potenziare ulteriormente l’export. Un altro nostro punto di forza è la completezza e la flessibilità del nostro parco macchine, che ci differenzia da eventuali competitors, presenti oltretutto in aree geografiche non così prossime a noi. La capacità di rispondere a richieste di lotti finanche unitari, insieme alla possibilità di svolgere i processi produttivi avvalendoci più frequentemente di risorse interne, ci consente di operare rapidamente, on demand, andando incontro alle specifiche del committente». A proposito di obiettivi «Nel medio termine – conclude – puntiamo a un ulteriore miglioramento e all’espansione delle attuali tecnologie produttive. Nel breve termine, invece, siamo focalizzati sul mantenimento di un sufficiente equilibrio economico-finanziarioproduttivo. Per coronare tale obiettivo, stiamo introducendo un nuovo software gestionale, già in parte installato». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 67


INTERNAZIONALIZZAZIONE

Macchine agricole, un settore in espansione Esportare prodotti d’avanguardia verso paesi esteri. Fondare filiali in zone internazionali strategiche. Siglare accordi con gruppi stranieri quotati in borsa. Queste le mosse con cui il Gruppo Tonutti Wolagri ha definito una strategia d’internazionalizzazione vincente Emanuela Caruso

n un periodo in cui a dominare sono la stagnazione del mercato interno e la criticità dello stesso sistema-paese, il processo d’internazionalizzazione è una necessità. Come spiega Andrea Maselli, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Tonutti Wolagri, società specializzata nella produzione e commercializzazione di macchine agricole per la fienagione, l’internazionalizzazione è perseguibile in due modi. «Oltre al modello classico che prevede vendite ed esportazioni verso nuovi o già consolidati mercati esteri attraverso un’ampia gamma di prodotti in grado di soddisfare ogni esigenza dell’agricoltore; il nostro gruppo ha portato avanti il processo di internazionalizzazione anche grazie alla presenza delle nostre filiali estere produttive e commerciali, attualmente attive in Russia e Stati Uniti, e presto aperte in Francia». E per il Gruppo Tonutti Wolagri si è dimostrata un’ottima strategia di espansione internazionale anche lo stringere accordi e partnership con grosse società straniere. «Nel 2011 abbiamo siglato un accordo industriale con il gruppo americano Kinze, leader nella produzione di seminatrici per mais, mentre quest’anno abbiamo stretto un proficuo rapporto con il colosso sta-

I

70 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

tunitense Alamo Group, impresa quotata in borsa a New York e produttrice di attrezzature per la preparazione del terreno di semina. Altro accordo strategico è stato quello siglato con l’azienda americana John Deere e Vermeer, per le quali produciamo una gamma di macchinari per la fienagione in private label». Il successo nel processo di internazionalizzazione del Gruppo Tonutti Wolagri è stato tale che, a giugno 2012, la quota aziendale di export ha toccato il 91 per cento. A livello finanziario, quali garanzie vi ha dato il fatto di aver stretto accordi con vari gruppi industriali quotati in borsa? «Oggigiorno, il criterio con cui qualsiasi azienda sceglie i gruppi industriali con cui stringere rapporti e partnership è la solidità finanziaria del cliente, poiché questa si traduce in flussi finanziari puntuali e costanti che permettono di


pianificare meglio i fabbisogni economici dell’attività nei mesi a venire e di gestire le risorse di liquidità in maniera mirata e ottimale. Lavorare con società quotate in borsa garantisce tutto questo, ma vuole anche dire dover rispettare regole molto restrittive imposte al fine di assicurare la continuità del rapporto e il successo degli accordi per entrambe le parti in gioco. Operare con gruppi industriali quotati in borsa è sinonimo di qualità, innovazione e capacità manageriale elevata». Quali le peculiarità che vi rendono competitivi all’estero e in particolare sul territorio statunitense? «La competitività del nostro gruppo è dovuta al costante miglioramento della qualità dei prodotti offerti, all’introduzione di una gamma di articoli sempre più ampia e d’avanguardia, e a un servizio al cliente ottimale ed efficiente, il

tutto accompagnato da una ricerca spasmo- Andrea Maselli, dica volta all’ottimizzazione dei processi pro- amministratore delegato e direttore generale duttivi. Quest’ultimo aspetto, in particolare, ci del Gruppo Tonutti consente di indirizzarci verso un nuovo modello Wolagri Spa, e Richard di “lean manufacturing” in grado di migliorare D. Pummel, presidente della società l’efficienza e i costi della produzione e verso un Alamo Group (IL) Inc. approvvigionamento di componenti d’acquisto www.tonuttigroup.com di elevata qualità». Quali sono le differenze più significative tra il modus operandi dei partner americani e quello dei partner europei? «Sicuramente, la forte managerialità che caratterizza le aziende americane è l’elemento di maggior differenza rispetto all’industria europea del nostro settore, dove, a prescindere dalle dimensioni, prevale ancora una gestione di tipo FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 71


INTERNAZIONALIZZAZIONE

FATTURATO

EXPORT

+34%

91%

CRESCITA DEL VOLUME D’AFFARI REGISTRATA DAL GRUPPO TONUTTI WOLAGRI SPA NEL PRIMO SEMESTRE 2012

QUOTA DI ESPORTAZIONI RAGGIUNTA A GIUGNO 2012 DAL GRUPPO TONUTTI WOLAGRI SPA

familiare. La nostra propensione a intraprendere bientale delle lavorazioni e migliorare la qualità accordi industriali e commerciali con i gruppi americani si basa sul giusto connubio tra le caratteristiche americane di managerialità, pragmatismo e innovazione tecnologica e le peculiarità italiane di creatività e capacità produttiva e distributiva. L’esperienza maturata in questi anni attraverso rapporti e negoziazioni con gruppi statunitensi ha permesso una crescita più rapida del gruppo sia in termini di fatturato che in termini di organizzazione e metodologia». Dal punto di vista commerciale, quali strategie intraprenderete oltre confine e quali nuovi target e settori potreste conquistare? «Il nostro obiettivo è quello di entrare non solo in mercati esteri dove ancora non siamo affermati, ma soprattutto quello di aprirci un varco nei paesi emergenti, in cui la forza lavoro non è stata sostituita dai macchinari e quindi è possibile apportare notevoli miglioramenti nella produttività per ettaro, ridurre l’impatto am-

72 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

della vita di molti lavoratori. In quest’ottica, proprio quest’anno abbiamo fatto partire un progetto ambizioso che vede la nostra società in joint venture con un gruppo indiano e che punterà al co-engineering di una macchina specifica capace di rispondere alle molteplici applicazioni richieste dal mercato interno indiano. Altre zone su cui stiamo lavorando con una certa intensità sono il Brasile e la Cina». Può fornirci un bilancio degli ultimi mesi di attività del Gruppo? «Dopo aver consolidato un 2011 di grande successo con un aumento del 40 per cento dei ricavi, abbiamo iniziato il 2012 col piede giusto, confermando il trend di crescita e raggiungendo un più 34 per cento del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La crescita costante ci ha permesso di investire nell’innovazione tanto di prodotto quanto di processo, garantendo così una sempre maggior efficienza produttiva e soprattutto una qualità del pro-


Andrea Maselli

Il nostro obiettivo è quello di penetrare nei paesi emergenti per apportare notevoli miglioramenti nel comparto agricolo locale

dotto in grado di collocare l’azienda tra i leader mondiali del settore». Quali ostacoli avete dovuto superare nell’attuale periodo di crisi economica e attraverso che tipo di strategie siete riusciti in questo? «Una congiuntura economica internazionale non favorevole che si è ripercossa in maniera pesante sulla domanda ha scatenato i diversi competitor in una concorrenza agguerrita. Dovendo destreggiarsi in una situazione del genere, il gruppo Tonutti Wolagri ha dovuto puntare su elementi di forza quali efficienza, qualità, servizio al cliente e introduzione di nuovi prodotti dal contenuto tecnologico e qualitativo superiore, così da mantenere una posizione competitiva sui mercati

esteri. A livello più generale, l’intero settore si è trovato davanti a mercati finanziari al tracollo e incertezza della sostenibilità del nostro paese nello scenario globale. Queste criticità hanno creato una minore credibilità del sistema Italia agli occhi degli interlocutori internazionali e una stretta creditizia della banche, che riducendo i finanziamenti hanno limitato le capacità di crescita delle imprese italiane, diminuendone di conseguenza la competitività». Previsioni per il futuro? «Come testimonia la nostra vivacità in termini di acquisizioni e accordi industriali internazionali, la ricerca costante di nuove sfide e nuovi mercati fa parte del nostro Dna. Ecco perché anche per il futuro intendiamo portare avanti una politica d’internazionalizzazione come pure d’innovazione del prodotto, mettendoci sempre in discussione per riuscire a capire quali siano le strategie più adeguate per affrontare un mercato dinamico e in continua evoluzione. Nel medio termine, inoltre, la nostra crescita verrà incrementata attraverso acquisizioni volte alla diversificazione del prodotto e, di conseguenza, all’entrata in nuovi segmenti di mercato».

Carlo Tonutti, presidente del Gruppo Tonutti Wolagri

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 73


INTERNAZIONALIZZAZIONE

Monitorare e presidiare da vicino i mercati iorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha di recente rilanciato la sfida della crescita, affermando che «dobbiamo ripartire dalla politica industriale che sta alla radice delle iniziative che dobbiamo percorrere». Chi riesce a contrastare meglio la crisi, ha sottolineato Squinzi, sono le imprese con una maggiore propensione all'export. Ecco perché serve un «autentico piano nazionale per la promozione dell'Italia all'estero, per definire le priorità nei settori e nei mercati». Ed è proprio su questa linea che si è affermata Tecnomaster Group, azienda friulana impegnata nella produzione di circuiti stampati per tutti i settori del comparto elettronico, con una forte propensione all’in-

G

Arduino Pattaro è presidente del Gruppo Tecnomaster di Pavia di Udine (UD) www.tecnomastergroup.com

Cercare di supportare i clienti “a casa loro”. È da questa propensione che Tecnomaster Group ha deciso di consolidare la sede in Francia e acquisire una nuova sede in Piemonte. E punta a entrare anche nel mercato tedesco. Tra i più solidi nei circuiti stampati. Il punto di Arduino Pattaro Marco Tedeschi

ternazionalizzazione e all’export. Il gruppo ha infatti 4 sedi dislocate nel cuore dell’Europa e una consociata nel Far East. Un gruppo in costante crescita che ha fatto registrare indici positivi. Segno che la politica industriale ha già promosso bene la sua immagine all’estero. Ne abbiamo discusso con Arduino Pattaro, presidente del gruppo. Tecnomaster Group sta puntando ad aumentare il fatturato. Qual è la percentuale di crescita registrata negli ultimi due anni? «Il fatturato del gruppo è cresciuto del 20 per cento negli ultimi due anni. La scelta di collaborare attivamente e a stretto contatto con i clienti già nella fase progettuale e di essere loro vicino anche geograficamente si è rivelata vincente. Inoltre, puntiamo da sempre ad ampliare l’offerta tecnologica e la presenza nei settori applicativi. L’acquisizione nel 2009 della nostra società francese Sos Electronic Engineering, ad esempio, ha dato ottimi risultati. Con questa operazione abbiamo rafforzato la nostra posizione in Francia e introdotto le tecnologie flessibile e rigido-flessibile. Con la recente incorporazione di Corona, invece, siamo entrati nel settore avionico e partecipiamo a pro-


Arduino Pattaro

Abbiamo visitato le realtà asiatiche, scartato i produttori che non rispettano gli standard europei e stretto un’importante collaborazione con un partner affidabile

grammi di ricerca con importanti università e centri privati. Grazie a questa fresca operazione abbiamo inoltre ampliato quote di mercato in Paesi di grande interesse come Francia e Svizzera». Come ha influito sulla vostra attività la crisi economica? «Anche noi abbiamo registrato un rallentamento nei settori tradizionali, quindi ci siamo spinti oltre diversificando gli ambiti d’intervento. In questo modo abbiamo visto crescere la nostra presenza sul mercato là dove la concorrenza è entrata in difficoltà o addirittura è uscita dal business, come nel caso di importanti e storiche aziende svizzere e italiane». Quale strategia metterete in campo per l’ulteriore sviluppo del vostro business in Europa e soprattutto sul mercato tedesco? «Anzitutto, proseguiremo il cammino già intrapreso sul mercato francese: supportare i clienti a “casa loro”. È in dirittura d’arrivo l’acquisizione di una società bavarese, nota in Germania e specializzata nella produzione di pic-

cole serie. Continueremo a ridurre i tempi di consegna e rafforzeremo la nostra capacità di offrire sia campionature che alti volumi. Poi proseguiremo gli investimenti e l’impegno degli ultimi anni nel settore lighting, che cresce annualmente del 30-40 per cento. Per l’illuminazione produciaamo circuiti stampati in una speciale vetroresina con costi inferiori del 40 per cento rispetto alle soluzioni in alluminio. I nostri prodotti sono validi per l’illuminazione urbana, automobilistica, domestica, sanitaria e professionale». Quanto investite in innovazione e tecnologia? «Il 10 per cento del fatturato di Tecnomaster Group viene investito ogni anno in ricerca e sviluppo e automazione con efficaci ricadute sul processo produttivo e sul livello tecnologico generale dei prodotti. In questo modo riusciamo a ridurre i costi di produzione, diminuire i tempi di lavorazione e incrementare la qualità a beneficio dei clienti e della resa del nostro processo in termini di riduzione degli scarti». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 75


INTERNAZIONALIZZAZIONE

DIVERSIFICAZIONE E SUPPORTO residiare da vicino il mercato di riferimento attraverso aziende di produzione di medie dimensioni, agili e tecnologicamente avanzate, secondo una logica di specializzazione di prodotto. È questa la mission che Tecnomaster Group intende portare avanti, garantendo prontezza ed efficienza nelle risposte al cliente. Il Gruppo intende essere un partner affidabile e completo che opera secondo la filosofia “one-stop-shop” garantendo soluzioni integrate, customizzate e in quick service, con una costante attenzione alla qualità e alle esigenze del cliente. «Intendiamo offrire – sottolinea il presidente Pattaro – supporto tecnico, flessibilità e alto know-how tecnologico, dalla fase di co-design e ingegnerizzazione fino alla produzione e controllo qualità». I circuiti stampati offerti sono molteplici e per differenti settori. Doppia faccia, multistrato fino a 40 strati, multistrato con forature cieche e interrate (tecnologia SBU - HDI), multistrato a impedenza controllata, multistrato back-panels fino a 8 mm di spessore, flessibili e rigido-flessibili. Tecnomaster Group spazia nei più diversi settori dell’elettronica: automazione industriale, automotive, avionica, medicale, informatica, telecomunicazioni, difesa, elettronica di consumo, sistemi di controllo per semiconduttori, nucleare, acustica e ottica.

P

Come vi ponete dal punto di vista ambientale? «Abbiamo un pieno controllo dei consumi e degli scarichi. Per la tipologia di processo produttivo che applichiamo, il grande contributo all’ambiente che diamo è nel filtraggio e riciclo delle acque. Il 100 per cento dell’acqua impiegato viene filtrato e riutilizzato. Anche in Francia, dove il costo dell’acqua è molto elevato, stiamo introducendo un impianto ad alta efficienza di filtraggio a membrana osmotica. Le soluzioni che abbiamo adottato sono molto innovative per il settore, infatti utilizziamo processi e apparati di classe farmaceutica. I limiti delle emissioni, i piani di verifica e controllo sono fis-

76 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

sati dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Friuli Centrale. I nostri processi e tutti i prodotti sono conformi alla direttiva europea RoHS che è tra le prime ad aver affrontato in modo radicale le questioni ambientali vietando rigorosamente l’uso di materie prime considerate tossiche per lavoratori, consumatori e ambiente». Globalizzazione e Asia: sono una minaccia o un’opportunità? «Abbiamo saputo arginare gli effetti della globalizzazione concentrando l’offerta sul servizio: la nostra parola d’ordine è “velocità”, di esecuzione e di consegna. Inoltre, ci siamo dimostrati un interlocutore capace di rispondere alle esigenze diversificate della clientela: dallo studio di fattibilità alla realizzazione dei campioni fino, alla produzione di grandi quantità. Abbiamo anche imparato a “cavalcare la tigre asiatica” ovvero ci siamo alleati. A differenza di molti trader, abbiamo visitato le realtà produttive asiatiche, scartato i produttori che non rispettano gli standard europei e stretto un’importante collaborazione con un partner affidabile di cui monitoriamo continuamente il processo produttivo. Il nostro know-how e la nostra organizzazione ci permettono di garantire alti livelli anche per i circuiti stampati prodotti in Asia che sono destinati al mercato europeo dei grandi volumi».



EXPORT

Contro le emissioni pericolose Realizzare valvole capaci di rispondere alle specificità di ogni impianto è un vantaggio competitivo. Luca Farina spiega come affrontare i giganti internazionali, produttori a basso costo di soluzioni standard Carlo Gherardini

n controtendenza con molti settori di largo consumo, quelli dell’Oil & Gas e dell’energia - a livello mondiale - sono mercati in crescita. Le aziende dell’indotto, se ben piazzate sui mercati stranieri, risentono meno della crisi economica e confermano bilanci in positivo. Tra queste, spicca la Orion Spa, realtà triestina impegnata nella produzione di valvole in acciaio destinate ai settori petrolifero, petrolchimico, energetico, con applicazioni on-shore e off-shore. «Il 90 per cento del nostro fatturato deriva dai mercati stranieri – afferma Luca Farina, Vice Presidente e Amministratore Delegato di Orion Spa – . Lavoriamo sull’export perché in Italia mancano giacimenti petroliferi e i nostri prodotti sono indirizzati su tutti quei paesi, come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Brasile, ma anche Norvegia e Canada, ricchi di riserve petrolifere, che rappresentano oggi i nostri principali mercati di riferimento». Lo scenario di mercato sembra incoraggiante. Quale bilancio può trarre dall’attività della Orion Spa degli ultimi anni? «Dal 1996, anno in cui la Orion è entrata nel Gruppo Farina, l’azienda è sempre cresciuta fino al 2009. Il 2010 ha segnato una breve flessione, recuperata l’anno successivo e il 2012 è stato ancora in crescita. Oggi abbiamo 140 dipendenti ed è un orgoglio riuscire a mantenere l’occupazione in un momento come questo, oltre tutto in una città come Trieste dove, soprattutto a livello di indu-

I

Luca Farina, presidente del Gruppo Farina, cui fa capo la Orion Spa. Nelle altre immagini, momenti di realizzazione delle valvole all’interno dell’azienda triestina www.orionvalves.com

78 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

strie, non c’è un gran mercato del lavoro. La recessione si sente più che altro a livello di pianificazione: alcuni anni fa si potevano programmare consegne a 6/8 mesi, quindi si riusciva a organizzare meglio la produzione. Oggi il mercato è cambiato: se ci sono i finanziamenti gli impianti si fanno, altrimenti si blocca tutto. Realtà come la nostra devono avere la capacità di adattarsi all’attuale situazione». Quali sono le maggiori criticità cui deve far fronte oggi un’industria come Orion? «La domanda non manca, il problema principale è quello della competitività internazionale: ci confrontiamo con player internazionali, in particolare contro concorrenti che producono in Cina, in Corea, in India, con prezzi decisamente bassi, per cui dobbiamo cercare sempre di differenziarci investendo sulla qualità e sulla tecnologia. Non sono tanto i produttori cinesi, coreani o indiani a rappresentare i competitor più temibili, quanto piuttosto le multinazionali, soprattutto americane, che vanno a produrre in quei paesi, realizzando prodotti di qualità. Il


Luca Farina

nostro vantaggio deriva dalla flessibilità. Orion infatti riesce a produrre engineered valves, ovvero valvole capaci di soddisfare il requisito dell’ingegneria, offrendo ad esempio prodotti per servizi abrasivi – corrosivi o tossico – letali. In questi casi la valvola standard, prodotta in Cina, non va bene: deve essere modificata, usando materiali particolari, progettata ad hoc per ottenere determinate performance». Può farci qualche esempio? «La valvola all’interno di un impianto è particolarmente importante perché prima fonte di immissioni tossiche in atmosfera. Uno studio in quest’ottica riguarda la tenuta delle valvole per quanto concerne le fugitive emission. Oggi ci sono le tecnologie per sfruttare giacimenti che un tempo non venivano sfruttati proprio perché potenzialmente pericolosi o troppo costosi, quali ad esempio quelli inquinati da H2S, un gas potenzialmente mortale. In questi casi, diventa di fondamentale importanza la progettazione e la realizzazione di valvole che garantiscano l’assenza di fugitive emission. Oggi inoltre si sfruttano impianti con petrolio e gas particolarmente corrosivi, e in questi casi devono essere studiati processi di indurimento dei materiale affinché venga garantita la durata della vita dell’impianto, annullando il pericolo di corrosione». La vostra produzione risponde alle esigenze

c

Di fondamentale importanza è la progettazione e la realizzazione di valvole che garantiscano l’assenza di fugitive emission

d

dei settori petrolifero, petrolchimico, dell’energia. Quale di questi mercati rappresenta attualmente la percentuale maggiore del vostro core business? «Nell’ultimo anno il 50 per cento del nostro fatturato è derivato dal settore gas, il 30-35 per cento dal petrolio e il 10-15 per cento dall’energia. Credo che si manterranno queste percentuali anche nel prossimo futuro perché le energie alternative, nei paesi dove ci sono i giacimenti, non sono competitive rispetto all’Oil & Gas. In Arabia Saudita, Brasile, Venezuela e Paesi emergenti si continuerà a estrarre. Negli ultimi anni, inoltre, la domanda di gas è aumentata, grazie al costo inferiore e alle tecnologie oggi disponibili che permettono di trattarlo, comprimerlo, trasportarlo». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 79


INNOVAZIONE

Esplosivi industriali, più sicuri e meno inquinanti In Sud America, Africa e Asia vengono scoperti continuamente nuovi giacimenti minerari, per cui la produzione di esplosivi civili è in forte espansione. Per produrli servono impianti completamente automatizzati, non inquinanti, sempre più sicuri e a prova di errore. Ne parliamo con Renato Sinesio Nicoletta Bucciarelli

n settore di nicchia, che non sta risentendo minimamente di crisi economica. Anzi, un comparto in forte espansione a livello mondiale, sebbene veda la sua nascita nel corso dell’Ottocento. Si tratta del campo degli esplosivi industriali, un ambito che in Italia ha iniziato ad avere un’importanza strategica durante gli anni sessanta, in pieno boom economico, quando molte aziende furono artefici di grandi lavori di costruzione di reti autostradali o di dighe in Africa. La Dott. Mariano Pravisani & C. di Pasian di Prato si è specializzata proprio nell’ambito degli impianti automatici di produzione esplosivi. «Gli esplosivi industriali – spiega Renato Sinesio, amministratore delegato e co-fondatore dell’azienda – vanno considerati come utensili da lavoro, usati specialmente nelle cave e nelle miniere ma anche nello scavo di gallerie e nella costruzione di strade, dighe e ferrovie». Ma non solo. In quali altri ambiti state lavorando? «Ultimamente andiamo particolarmente fieri dei nostri impianti automatici per la “demilitarizzazione” di munizioni: sono dei macchinari altamente robotizzati e senza personale, capaci di manipolare e svuotare in sicurezza le munizioni militari, separando gli esplosivi dalle parti

U

80 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

metalliche. Queste, opportunamente decontaminate, vengono riciclate. Gli esplosivi militari estratti, invece, troppo inquinanti per essere distrutti e inadatti all’uso civile, vengono opportunamente rilavorati per mitigarne la potenza ed essere utilizzati in campo minerario. Diamo quindi al cliente la possibilità di trasformare un grosso problema in un business proficuo: da un lato viene pagato per smaltire vecchi arsenali, dall’altro vende rispettivamente metalli alle fonderie ed esplosivi civili alle industrie minerarie». Quali sono le differenze maggiori tra la dinamite e le emulsioni esplosive su cui ora puntate? «Fin dall’Ottocento l’invenzione della dinamite diede un grande contributo al lavoro dell’uomo, specialmente in campo minerario. Per produrla, però, servono materie prime pericolose e si generano effluenti inquinanti; è poi notoriamente delicata e sensibile durante il trasporto e l’utilizzo. Con l’avvento delle nuove emulsioni esplosive si è girato pagina: si mescolano opportunamente materie prime innocue che si trasformano in una matrice stabile e sicura; solo dopo aver aggiunto un ultimo speciale additivo questa matrice si trasforma in un esplosivo. Da noi queste Emulsioni vengono utilizzate nella


Renato Sinesio

c

Stiamo progettando macchinari altamente robotizzati, capaci di manipolare e svuotare in sicurezza le munizioni militari, separando gli esplosivi dalle parti metalliche

forma di classici candelotti, ma nel resto del mondo si trasporta la matrice alla miniera con camion speciali e le si aggiunge l’ultimo additivo sul posto. Così la miscela diviene esplosiva solo dove verrà usata e non ci sono pericoli durante il trasporto». Quali sono i vostri maggiori competitors? «I nostri pochi concorrenti sono in Germania, Svizzera, Svezia, Stati Uniti, ma ultimamente la sfida più insidiosa viene da quelle aziende che per abbattere i costi hanno trasferito la produzione nei Paesi in via di sviluppo: se guardiamo ai risultati in termini di qualità e sicurezza non c’è paragone, però il cliente viene spesso sviato dai loro prezzi fin troppo allettanti. Trattandosi quasi sempre di contratti pluriennali passa molto tempo tra la firma di un contratto e il vederne i frutti e il cliente si accorge troppo tardi di aver fatto la scelta sbagliata». Quali sono le difficoltà maggiori che finora avete riscontrato? «Lavorando quasi esclusivamente per l’estero, spesso i nostri concorrenti stranieri sembrano ricevere un appoggio più diretto dai rispettivi governi per promuovere le esportazioni, oppure notiamo che le loro ambasciate agiscono come vere e proprie strutture di promozione com-

d

merciale». Quanto investite in ricerca e sviluppo? «Quest’anno per le ricerche spenderemo circa 200.000 euro distribuiti tra lo sviluppo di innovativi software di supervisione e controllo a distanza degli impianti produttivi e la sperimentazione di nuovi processi da proporre sul mercato». Che prospettive ci sono nel medio-lungo periodo? «Restando nel campo degli esplosivi civili, se guardiamo al Sud America, all’Africa e all’Asia, vengono continuamente scoperti nuovi giacimenti minerari e di conseguenza la richiesta di esplosivi è in costante aumento. Dobbiamo quindi adeguarci e offrire impianti non inquinanti, sicuri, a prova di errore, utilizzabili da personale con cultura e preparazione diversa. Da qui l’esigenza di potenziare l’addestramento teorico e pratico degli operatori sia sul campo sia su opportuni software di simulazione. Ma quello degli esplosivi è solo uno dei campi in cui apportare innovazione: dobbiamo sempre essere in allerta seguendo l’evoluzione della tecnologia per inventarci nuove nicchie di mercato nelle quali applicare la nostra esperienza così “speciale”».

Renato Sinesio è amministratore delegato e co-fondatore della DMP, Dott. Mariano Pravisani & C. Srl, di Pasian di Prato (UD) www. pravisani.com

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 81


INNOVAZIONE

La tecnologia chirurgica si consolida nell’export A Maniago, l’innovazione è passata attraverso il know how sviluppato nei secoli dal locale distretto delle coltellerie. Claudio, Lisa e Diego Ghezzi si sono fatti interpreti di questa tradizione, combinandola con la ricerca tecnologica per la produzione di strumenti odontoiatrici Valerio Germanico

S

eicento anni di specializzazione nell’arte fabbrile hanno incontrato l’innovazione. È questo il background tecnico ereditato dalla Medesy, azienda produttrice di strumenti dentali e chirurgici ad alto contenuto tecnologico e localizzata a Maniago, in provincia di Pordenone, nel distretto delle coltellerie, sulla cui cultura ha costruito le proprie basi la professionalità dell’azienda. Il management della società, infatti, ha saputo sfruttare le competenze artigiane disponibili sul territorio per specializzarsi, guardando all’innovazione, nella progettazione e produzione dello strumento chirurgico, consi-

82 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

derato come «un prodotto – afferma Claudio Ghezzi, Ceo e presidente – il cui valore d’uso è strettamente legato alla qualità delle risorse umane. E questo valore è l’espressione di una cultura di artigiani ingegnosi e operosi, dediti alla loro professione come se fosse un’arte». Questo non esclude però l’investimento in ricerca e sviluppo, rafforzato anche dalla collaborazione con centri universitari. Come spiega a questo proposito Diego Ghezzi, responsabile R&S: «Il nostro reparto di ricerca e sviluppo lavora al fianco dei ricercatori di diversi atenei, con i quali collabora per lo studio di nuovi strumenti e


Claudio, Lisa e Diego Ghezzi

nuovi materiali che possano aiutare e migliorare la tecnica dell’odontoiatria. È grazie al nostro impegno nell’innovazione che abbiamo sviluppato oltre 2.400 strumenti – alcuni dei quali protetti da brevetto – che al momento compongono la nostra gamma di produzione». Questo impegno orientato alla ricerca tecnologica a breve raggiungerà un nuovo traguardo: il lancio sul mercato di un innovativo strumento per l’estrazione non-traumatica di denti e radici. «Questo prodotto – prosegue Diego Ghezzi –, frutto di anni di lavoro, si propone come una soluzione rivoluzionaria, e ha già incontrato l’approvazione negli ambienti scientifici, risultato che conferma la nostra mission: assicurare un prodotto di qualità. Qualità che per noi significa perfezione in ogni dettaglio, sia dal punto di vista tecnico che più propriamente di design. Ma anche qualità del servizio che offriamo ai nostri partner: cerchiamo infatti di andare oltre la semplice vendita e servizio post-vendita. La nostra azione si concretizza in una partecipazione attiva di tutta Medesy nelle attività del partner, affiancandolo nelle fiere e nelle attività promozionali». Grazie a questo approccio, la società ha potuto mettere in campo una strategia fortemente orientata all’internazionalizzazione, come spiega Lisa Ghezzi, responsabile marketing: «Al momento esportiamo in 103 Paesi e ci interfacciamo quotidianamente con i nostri partner in sei lingue. Ogni anno riusciamo a conquistare nuovi mercati e questa è la dimostrazione di come i nostri strumenti stiano raccogliendo consensi internazionali sempre più diffusi e confermati. Oltre alle certificazioni di qualità internazionali, abbiamo anche conseguito la registrazione dei nostri prodotti in Paesi come Usa, Argentina, Perù, Cina, Brasile, Russia e Thailandia, oltre a fornire direttamente ministeri della salute e forze armate – anche attraverso un rapporto di collaborazione –, nonché svariate cliniche e università internazionali». Messi a profitto i risultati finora conseguiti, la società di Maniago continua a guardare al futuro, con investimenti orientati tanto sul fronte della produzione che su quello della comunicazione. «Sappiamo che investire è essenziale per la crescita e lo sviluppo dell’azienda – prosegue Lisa

Grazie all’impegno nell’innovazione abbiamo sviluppato oltre 2.400 strumenti, alcuni dei quali protetti da brevetto

In alto, da sinistra, Lisa Ghezzi, responsabile marketing, Claudio Ghezzi, Ceo e presidente, e Diego Ghezzi, responsabile R&S della Medesy Srl di Maniago (PN) www.medesy.it

Ghezzi –. Abbiamo i piedi ben saldi nelle nostre radici fabbrili, tuttavia il nostro sguardo è rivolto al futuro e all’innovazione. Innovare e rinnovarsi è fondamentale per essere pronti a rispondere a un mercato sempre più esigente. Per questo stiamo investendo sulla produzione. E anche sulla comunicazione attraverso pubblicazioni su riviste internazionali e la partecipazione a fiere e congressi – perché per conquistare il mercato bisogna saper comunicare efficacemente il prodotto». In conclusione, afferma il Ceo Claudio Ghezzi: «Abbiamo raggiunto molti traguardi, ma moltissimi sono quelli che si profilano sul nostro orizzonte. Per questo stiamo lavorando per conseguirli. Le aziende non sono enti virtuali, bensì sono costituite da persone. E tutti i nostri collaboratori, che da anni lavorano al nostro fianco con passione, sono l’ingrediente più importante del successo dell’azienda». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 83


TECNOLOGIE

La gestione documentale semplifica l’impresa Roberto e Valerio Roberti presentano i vantaggi della dematerializzazione del documento cartaceo. E i servizi connessi da sviluppare. Un esempio: la digitalizzazione della gestione manutentiva degli immobili Manlio Teodoro

re punti di Pil. È questo il valore che si potrebbe recuperare dalla completa dematerializzazione di tutti i processi contabili, amministrativi e fiscali tra imprese e Pa (fonte: NetConsulting). Allargando poi l’ambito a tutti i tipi di documenti prodotti dalle aziende, il risparmio raggiungerebbe il cinque per cento del Pil. Data l’importanza dei servizi di gestione documentale per le imprese e le pubbliche amministrazioni, negli ultimi anni si sono affacciati sul mercato nuovi attori, che si candidano a divenire i protagonisti della digitalizzazione del documento – e dei servizi connessi che sarà possibile sviluppare sfruttando l’Ict. Fra questi si colloca Sine, società nata come fornitore

T

86 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

di servizi di outsourcing bancario e che in meno di un decennio si è specializzata nell’offerta di servizi informatici di gestione documentale, assistenza sistemistica, sviluppo di soluzioni web e applicazioni su piattaforma Notes/Domino. A presentarci lo scenario di mercato e le strategie praticabili, l’amministratore unico Roberto Roberti e Valerio Roberti, responsabile dei servizi informatici e della gestione documentale. Da quali tendenze è stato caratterizzato l’ultimo biennio e quali iniziative ha intrapreso la vostra società? ROBERTO ROBERTI: «Nel 2011, considerato il particolare contesto economico, abbiamo indirizzato le nostre energie su una riorganizzazione


Roberto e Valerio Roberti

aziendale mirata all’ottimizzazione di processi e risorse. Ci siamo inoltre impegnati nell’elaborazione di una nuova strategia commerciale. Sebbene l’attuale core business sia formato dalle attività in ambito bancario di back office e di archiviazione ottica documentale, ci stiamo dedicando sempre di più all’offerta di servizi alle aziende, in particolare servizi informatici e di networking. Già nel primo semestre 2012 questa strategia ha iniziato a dare importanti risultati». Nell’ambito della gestione ottica documentale, quali sono le principali novità che avete proposto al mercato? VALERIO ROBERTI: «Abbiamo sviluppato un servizio dedicato alla gestione degli immobili: Sine.Build. Questo si presenta come un’applicazione web che permette di gestire un immobile e tutto ciò che a esso è legato sia dal punto di vista documentale che da quello delle manutenzioni. Attraverso questa applicazione riusciamo a censire i dati significativi degli edifici e ad archiviare in formato elettronico tutta la documentazione amministrativa e tecnica, comprese le piante e gli schemi degli impianti». Quali vantaggi offre questo sistema per quanto riguarda le manutenzioni? V. R.: «È possibile gestirne in maniera automatizzata l’intero workflow: a partire dalla segnalazione del guasto, passando alla richiesta di intervento al fornitore e concludendo con l’archiviazione del rapporto di intervento e l’approvazione al pagamento del fornitore. Inoltre, sul fronte della gestione degli immobili, anche grazie a questo sistema, abbiamo avviato la fornitura dei servizi legati alla sicurezza in base a quanto previsto dalla legge 81/08». Per quanto riguarda la digitalizzazione documentale, quali sistemi adottate e quali obiettivi vi siete dati per il futuro in questo ambito? V. R.: «Abbiamo consolidato una procedura standardizzata che riduce i tempi di lavorazione, mantenendo un’alta qualità di servizio. Una volta

Sine.Build. è un’applicazione web che permette di gestire un immobile e tutto ciò che a esso è legato sia dal punto di vista documentale che da quello delle manutenzioni

ricevuta la documentazione cartacea nel nostro centro servizi, la normalizziamo e scansioniamo ad alta velocità, indicizzando le immagini con software sviluppati internamente e utilizzando sistemi Ocr per il riconoscimento dei caratteri. Il risultato finale per il committente è un archivio digitale, disponibile sui suoi sistemi o consultabile via web attraverso i nostri server. Guardando allo sviluppo del settore, abbiamo iniziato a proporre l’archiviazione ottica sostitutiva che, dando valore legale al documento digitale, consente di macerare la carta e abbattere i costi di stoccaggio». Dunque una voce importante dei vostri investimenti è quella legata all’innovazione tecnologica. R. R.: «Uno dei valori aggiunti di Sine è quello di disporre di un team di tecnici esperti nella progettazione e manutenzione dei sistemi informatici. Questo ci consente di erogare servizi con il supporto delle più moderne tecnologie e di sviluppare software che vadano incontro alle specifiche esigenze dell’azienda che si rivolge a noi. Dietro questi investimenti in ricerca e sviluppo c’è l’obiettivo di proporci anche fuori dal mondo bancario e oltre i confini regionali, proponendo un servizio di valore e orientato a un uso ottimale delle risorse».

Roberto e Valerio Roberti, rispettivamente amministratore unico e responsabile servizi informatici e gestione documentale della Sine Srl di Udine www.sine.it

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 87


ENERGIA

Energia e gas: non è solo questione di prezzo Nella scelta del fornitore per le utenze domestiche e industriali, il costo non può essere l’unico discrimine. Il mercato triestino ha compreso l’importanza dei servizi connessi alle forniture. In testa l’assistenza diretta. Ne parlano Alberto Sammarchi e Renzo Codarin Anastasia Martini

rientarsi all’interno di un mercato libero in espansione, in cui le offerte si moltiplicano costantemente, non è semplice, soprattutto per il consumatore meno avvezzo. Per questa ragione, EstEnergy – società specializzata nella fornitura di gas ed energia elettrica che ha il proprio mercato di riferimento nel Nord Est – fa dell’assistenza diretta agli utenti il cavallo di battaglia. Per la società del gruppo Acegas-Aps Spa, con sede legale a Trieste, partecipata al 49 per cento da Ascopiave Spa, il mercato libero rappresenta una sfida importante. Come sostiene l’Ad Alberto Sammarchi: «Negli ultimi due anni, abbiamo registrato una crescita vivace della concorrenza. Questo ha permesso agli utenti di confrontare più offerte e di valutare l’affidabilità e l’efficienza dei diversi operatori. In molti hanno cambiato fornitore, e non sempre con esiti positivi. Ciò, però, è servito a far emergere le reali necessità del consumatore, che oggi è fedele verso chi dimostra di mantenere le promesse fatte. Noi abbiamo puntato alla massima efficienza nell’erogazione dei servizi, garantendo un’assistenza costante, resa possibile dalla presenza capillare sul territorio di punti dedicati. Sembra banale, ma nell’era delle tecnologie il

O Alberto Sammarchi, amministratore delegato e Renzo Codarin, presidente di EstEnergy, società del gruppo Acegas-Aps Spa, con sede a Trieste www.estenergy.it

contatto umano resta sempre il modo migliore per capirsi e lo dimostra il fatto che molti clienti, dopo aver provato altri fornitori, decidono di tornare da noi». Già attiva come fornitore di energia elettrica per l’illuminazione pubblica in centinaia di comuni del Nord Italia, EstEnergy garantisce a Trieste e provincia la fornitura di energia elettrica nel mer-


Alberto Sammarchi e Renzo Codarin

cato libero e di gas sia nel mercato libero che in quello tutelato. «Oggi – continua il presidente Renzo Codarin – riscaldiamo quasi il 90 per cento delle utenze triestine, sia famiglie sia aziende. Inoltre, a riconfermare il ruolo di Trieste come crocevia, EstEnergy fornisce il gas al paese di Sezana in Slovenia, anche in questo caso servendo sia abitazioni sia siti industriali». Nell’ultimo biennio, la crescita del settore gas è andata di pari passo con quella del settore elettrico. «Questo – aggiunge Codarin – rappresenta il naturale completamento della fornitura di gas, perché l’utente tendenzialmente preferisce avere un unico interlocutore. Entrambi i settori, tuttavia, richiedono un’attenta politica di gestione del rischio. Negli ultimi anni si è letto sui

90%

QUOTA DI MERCATO CHE ESTENERGY COPRE A TRIESTE E PROVINCIA CON LA FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA E GAS. LA SOCIETÀ FORNISCE SIA UTENZE PRIVATE CHE IMPRESE

giornali di aziende competitor sofferenti per perdite di bilancio dovute a una superficiale gestione del rischio. La sfida per il futuro è riuscire a negoziare i contratti, valutando bene ogni aspetto che può generare rischi». Una visione che si lega direttamente alle sfide del mercato. «La liberalizzazione dell’energia – prosegue l’Ad – è ormai consolidata, ma restano ancora delle criticità. Volendo guardare la questione dal punto di vista del consumatore, se è vero che quello italiano resta un mercato forte-


ENERGIA

mente regolamentato e vigilato, è altresì vero che la materia è complessa, gli operatori numerosi e l’offerta commerciale non sempre trasparente. E per quanto l’Autorità (Aeeg) sia attiva in questa direzione, c’è ancora molto da fare sul versante dell’informazione. Per questa ragione la nostra azienda pone al centro del suo operato la correttezza e la trasparenza nelle politiche di acquisizione, avvalendoci di tutti gli strumenti adatti alla comprensione delle offerte, non solo attraverso i classici canali d’interfaccia, ma anche attraverso materiali come “La Bussola del Consumatore”, redatta proprio con l’obiettivo di guidare il cittadino alla comprensione delle dinamiche del mercato libero». L’assistenza è un perno attorno al quale ruotano le strategie aziendali che consentono a EstEnergy di essere competitiva al di là del fattore prezzo. «Sicuramente – rileva Codarin – più crescono i volumi di consumo, più la scelta viene condizionata dal prezzo: ecco perché nel mercato industriale il fattore economico è da sempre quello dirimente, anche se non è più l’unico. Recenti episodi di “pirateria commerciale” a opera di nuovi trader stanno portando anche i clienti business a prestare più attenzione all’affidabilità del fornitore. Per le famiglie e le piccole imprese, invece, occorre far leva su un mix di fattori. Come dimostrano la maggior parte delle campagne pubblicitarie di settore, il fattore prezzo resta centrale, ma conta moltissimo anche la qualità del servizio. In termini di tendenze, paradossalmente ci troviamo a far fronte a due esigenze contrapposte: da un lato cresce l’interesse verso una gestione snella e telematica del servizio, dall’altro, aumenta il valore assegnato alla presenza fisica e agli sportelli, che per molti clienti rappresentano l’ultimo baluardo di assistenza “sicura”. Per questa ragione abbiamo messo a disposizione degli utenti sia i nostri sportelli commerciali presso la sede legale di palazzo Marenzi, sia altri punti dislocati sul territorio, come a San Dorligo 92 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

La concorrenza ha permesso agli utenti di confrontare più offerte e di valutare l’affidabilità e l’efficienza dei diversi operatori

della Valle e presso l’Ater (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale)». Sul fronte delle prospettive, conclude Sammarchi: «EstEnergy, che vede un 55 per cento del business rivolto ai privati (esclusi i clienti business) e un 17 per cento all’IP è in grado di chiudere positivamente il 2012 e parte del 2013, salvo alcune incognite riconducibili per lo più alla parte finanziaria e all’onerosità del capitale circolante. Nel 2013 intendiamo orientarci a una politica commerciale sempre più attenta al rischio credito e ai termini di pagamento. Ormai, in aziende come la nostra, il valore lo si ricava non solo dalla marginalità ma dalla virtuosità nella gestione del credito commerciale».



CARBURANTI

Tra dilazioni, accise e concorrenza estera «Aver abbassato i tempi di dilazione dei pagamenti da 75 a 60 giorni non ha migliorato la situazione critica e svantaggiosa che ci troviamo ad affrontare». Carlo Vanello delinea un quadro generale del settore petrolifero del Friuli Venezia Giulia Emanuela Caruso

el mercato del commercio di carburante, attualmente, le difficoltà maggiori si riscontrano nelle dilazioni dei pagamenti. Noi distributori, infatti, siamo costretti a pagare all’atto d’acquisto presso le major, mentre ai nostri clienti vengono permessi in media settantacinque giorni per riuscire ad adempiere al pagamento. E questo succede solo in Italia, dato che in altri stati europei, come Germania e Francia, i pagamenti devono essere effettuati al massimo entro trenta giorni». È questa la criticità più rilevante del comparto petrolifero sottolineata da Carlo Vanello, che insieme al figlio Matteo dirige la Vanello & Figli, impresa situata nella provincia di Udine e specializzata nel commercio di gasolio, benzina e oli combustibili industriali. Come spiega ancora Carlo Vanello, nonostante l’azienda sia riuscita a portare a sessanta i giorni di dilazione dei pagamenti, la situazione non è affatto migliorata, poiché il rischio di non essere pagati e quindi di andare in perdita rimane comunque altissimo. «Di questi tempi, l’aver abbassato il lasso di tempo necessario a ricevere il compenso per il lavoro svolto non è un traguardo sufficiente a garantire una maggiore tranquillità, perché quotidianamente abbiamo a che fare con volumi di fatturazione molto elevati,

«N

94 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012


Carlo Vanello

Nell’ultimo periodo si è fatta più intensa la concorrenza straniera, in particolare quella slovena, che propone prezzi sulle accise e sul prodotto finito molto ridotti

ma, di pari passo, anche con riscontri positivi sempre più incerti da parte degli utenti. Per far fronte a una situazione del genere, in cui troppo spesso ci siamo ritrovati a ricoprire il ruolo di banca oltre a quello di fornitori di carburante, siamo stati costretti a rivalutare completamente la nostra politica aziendale sulle dilazioni dei pagamenti». Obbligata, quindi, a versare iva e accise alla consegna del prodotto ma ad aspettare l’incasso effettivo della fattura, nell’ultimo anno la Vanello & Figli avrebbe voluto intravedere qualche sorta di aiuti da parte dello Stato, aiuti che, però, non sono arrivati. «Dallo Stato ci aspettavamo che consentisse a tutte le aziende di intermediazione del settore petrolifero di versare l’iva non al momento dell’acquisto, ma al momento dell’incasso della fattura. Purtroppo così non è stato e a questa problematica che si protrae ormai da vari anni, si è aggiunta la nuova legge antiriciclaggio, che prevede pagamenti in contanti soltanto per importi inferiori ai mille euro. Normativa che non avvantaggia imprese come la nostra che, tra le varie

attività, fornisce gasolio per uso domestico e Carlo Vanello della di riscaldamento a molte persone anziane Vanello & Figli Spa di Tricesimo (UD). che spesso non riescono a utilizzare altri me- Nella pagina seguente, todi di pagamento all’infuori dei contanti. il figlio Matteo Ne consegue che sempre più frequentemente cvanello@vanellospa.it ci troviamo a dover rifiutare i contanti e a impiegare tempo per noi prezioso spiegando agli utenti quali altri modi alternativi hanno a disposizione per pagare». E proprio tutte queste dinamiche hanno influenzato negli ultimi anni l’andamento dell’attività della Vanello & Figli. Continua infatti Carlo Vanello: «A causa del continuo aumento del prezzo dovuto all’aumento della tassazione dei combustibili per l’autotrazione e alla crescita del prezzo del greggio, la maggior parte dei nostri clienti è stata costretta a ridurre la richiesta di prodotto, mentre noi abbiamo visto la nostra attività prendere una direzione, in particolar modo in termini quantitativi, molto diversa da quegli degli ultimi anni». E a chi gli chiede se, come in Veneto, anche in Friuli Venezia Giulia sarà possibile giun- FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 95


CARBURANTI

LE ACCISE AUMENTANO PER FAR FRONTE ALLE EMERGENZE egli ultimi anni, le principali disposizioni in materia di accise sui carburanti – compresi GPL e gas naturale per autotrazione – hanno riguardato la determinazione del loro ammontare, spesso in aumento per far fronte a situazione emergenziali. Ed è stata proprio questa la direzione seguita per rimpinguare il fondo di riserva per le spese impreviste dovute agli eventi alluvionali che hanno colpito i territori delle regioni Liguria e Toscana nel corso del 2011. E ancora, una situazione simile si è avuta per l’alimentazione del fondo di ricostruzione delle aree emiliane colpite dal sisma del 20-29 maggio 2012. Il D.L. 74 ha infatti stabilito un aumento pari a 2 centesimi dell’accisa sulla benzina e sul gasolio usato come carburante; aumento che si protrarrà fino al 31 dicembre 2012. Più in generale, invece, il provvedimento del 9 agosto 2012 ha rideterminato l’accisa sui carburanti nelle misure seguenti: Benzina Super senza piombo e miscele speciali, 728,40 euro per mille litri; gasolio usato come carburante, 617,40 euro per mille litri.

N

gere a un abbassamento dei prezzi attraverso

la concorrenza effettuata dalle cosiddette “pompe bianche”, il signor Vanello risponde così: «La situazione della nostra regione è ben diversa da quella del Veneto dove la problematica maggiore è rappresentata proprio dalla concorrenza spietata. Nel territorio friulano, invece, oltre ai classici competitor è necessario imparare a gestire i rapporti con gli stati confinanti, specialmente con la Slovenia.

96 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Nell’ultimo anno abbiamo assistito a una forte riduzione del lavoro, e quindi degli introiti, a vantaggio dell’estero. Infatti, a causa delle accise più basse – e, di conseguenza, del prezzo del prodotto finale nettamente ridotto rispetto a quello italiano –, in Slovenia, ai distributori ci sono code chilometriche di italiani che sconfinano per fare il pieno». Dovendo operare in uno scenario come quello descritto e dovendo cercare di mantenere una buona posizione sul mercato, oltre all’attività di acquisto di prodotti petroliferi e carburanti dalle major, quali Arcola, Eni, Esso, Repsol, San Marco Petroli e Tamoil, e di distribuzione di tali combustibili, la Vanello & Figli ha deciso di creare una seconda società, la Vanello Autotrasporti. «Quest’ultima – commenta Carlo Vanello – rappresenta l’unico vero spazio di manovra in cui muoverci per contenere i costi superflui e ottenere maggiori margini. Ulteriore iniziativa volta al medesimo obiettivo è stata la costituzione di una società per la distribuzione diretta del carburante, società con cui abbiamo lanciato il marchio Fly, presente con quattordici distributori esclusivamente nella nostra regione. Così facendo, siamo stati in grado di creare una filiera interna unica e distinta da quella convenzionata con le grandi compagnie». E, rivolgendo lo sguardo al futuro, Matteo Vanello, che non prevede investimenti in tecnologia – poiché il settore non ha registrato importanti cambiamenti da questo punto di vista non li richiede –, si dice interessato ad avvicinarsi in maniera graduale alle fonti di energia rinnovabile.



PRODOTTI ALIMENTARI

I benefici dal decaffeinato Il consumo del decaffeinato non è ancora molto diffuso nel mercato italiano. In altri paesi invece, come Spagna e Stati Uniti, si apprezzano da tempo i benefici legati alla sua assunzione. Il punto di Massimiliano Fabian Marco Tedeschi

ricercatori della Mount Sinai School of Medicine di New York, in uno studio pubblicato su Nutritional Neuroscience, hanno di recente scoperto che il caffè decaffeinato migliora il metabolismo energetico del cervello associato al diabete di tipo 2, fattore di rischio per la demenza e altre patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer. Questa scoperta va a sommarsi alle altre proprietà positive. «Il decaffeinato – spiega Massimiliano Fabian, amministratore delegato della Demus, da 50 anni leader nel settore – è un prodotto che non sempre viene compreso. La gente crede, infatti, che sia meno buono del caffè normale. Il decaffeinato, invece, non solo non ha taluni possibili difetti del caffè, ma è irriconoscibile, se correttamente preparato e conservato fino ad arrivare alla tazzina. La Spagna e gli Stati Uniti Occidentali sono mercati importanti, in cui il decaffeinato copre il 2030 per cento di tutta la produzione di caffè. Una

I Massimiliano Fabian è amministratore delegato della Demus Spa, con sede a Trieste www.demus.it www.demuslab.it

98 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

cosa ben diversa dall’Italia, dove il decaffeinato copre solamente il 6-7 per cento del mercato totale». A quali evoluzioni del processo di decaffeinizzazione avete assistito e preso parte in un così lungo periodo? «La decaffeinizzazione è un settore molto particolare e di nicchia; basti pensare che nel mondo esistono un totale di soli 18 player. Si tratta di un settore in cui la tecnologia è molto sviluppata e coinvolge un continuo lavoro di ricerca e sviluppo. Noi per 50 anni abbiamo lavorato perfezionando un processo che fa uso di solvente organico atto all’uso alimentare, in particolare per l’estrazione della caffeina. Negli ultimi anni ci siamo concentrati anche su altri tipi di processo che utilizzano l’acqua per l’estrazione della caffeina. Oggi siamo proprietari di questo tipo di tecnologia e la stiamo valutando. Il nostro lavoro principale consiste nel decaffeinare conto terzi; effettuiamo anche importazione diretta di caffè


Massimiliano Fabian

verde che poi decaffeiniamo e vendiamo e commercializziamo la caffeina estratta. Nel 2005 abbiamo anche creato un laboratorio; si tratta di Demus Lab Srl, spin-off tecnologico della casa madre e fiore all’occhiello nel settore ricerca e sviluppo, analisi, consulenza e formazione sul caffè». Perché avete scelto di utilizzare come solvente il diclorometano? «Il diclorometano è per sua stessa natura un solvente estremamente selettivo per l’estrazione della caffeina. Essendo adatto a scopi alimentari, ampiamente testato e autorizzato dall’Unione Europea, ha delle caratteristiche anche a livello di parametri chimici che lo rendono perfetto. Si tratta inoltre di un processo che richiede inferiori risorse a livello energetico rispetto ad altri processi, cosa che lo rende competitivo anche dal punto di vista ambientale. È anche un processo molto sicuro, grazie alle basse pressioni in gioco». In che modo riuscite a produrre un caffè sano e adatto ai palati più sensibili? «Estraendo la caffeina con il diclorometano riusciamo a estrarre anche metaboliti fungini eventualmente presenti e correlati sia con difetti organolettici nel caffè sia con rischi per la salute. Questo fa sì che il decaffeinato sia ancor più sicuro (se mai rischi ci fossero) del caffé non decaffeinato, dal punto di vista salutistico. Estraiamo anche le “cere del caffè”, sostanze presenti sulla parte corticale del chicco e irritanti per la mucosa gastrica. Oltre al decaffeinato produciamo quindi anche il decerato, molto indicato per i soggetti più sensibili perché non comporta problemi allo stomaco». Qual è la situazione attuale del vostro mer-

Estraendo la caffeina con il diclorometano riusciamo a estrarre anche difetti organolettici dal caffè

cato di riferimento? «Ovviamente tutto il comparto ha subìto la crisi ma è necessario sottolineare come quello del caffè sia un mercato relativamente anelastico. Noi ci siamo difesi bene perché apparteniamo a un mercato di nicchia; siamo un’azienda piccola e quindi adattabile e puntiamo sui mercati esteri per compensare la riduzione avvenuta sul mercato nazionale. Per questo siamo riusciti a superare queste fasi in maniera abbastanza serena». Quale bilancio si può trarre dell’ultimo anno di attività della Demus e quali sono le prospettive future? «Nell’ultimo biennio, nel 2011 in particolare, abbiamo avuto un forte incremento per alcune attività che portiamo avanti. Il settore del caffè italiano esporta circa un terzo di quello che produce e noi nello specifico esportiamo un po’ meno di un quinto della nostra produzione. Vogliamo continuare a puntare sulla diversificazione, un’integrazione orizzontale, rimanendo comunque focalizzati nel settore in cui siamo esperti, senza escludere eventuali ulteriori aperture, puntando sulla ricerca e arricchendoci di conoscenze. Conoscenze che ci permetteranno di essere sempre più competitivi nei confronti dei nostri concorrenti più forti che, oltre agli italiani, sono i tedeschi, con i quali manteniamo comunque degli etici ed equilibrati rapporti». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 99



FOCUS TRIESTE Nei piani di rilancio, la città metterà al centro il binomio scienza e portualità, guardando con interesse allo sviluppo di realtà scientifiche in grado di renderla polo attrattivo di eccellenza globale


FOCUS TRIESTE

PORTUALITÀ, LOGISTICA E INNOVAZIONE

+110% 84,5% TRAFFICO

SERVIZI

La crescita dei passeggeri nel settore crocieristico

Il peso delle attività triestine nel settore terziario contro il 72,9% del corrispondente valore regionale

102 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012


Roberto Cosolini

Crescita economica e rilancio dello scalo. Trieste s’affida al binomio tra scienza e impresa con produzioni innovative di materiali ed energie e nel frattempo si prepara a diventare crocevia internazionale per l’Expo 2015. Le politiche del sindaco Roberto Cosolini Elisa Fiocchi

32.675 PIL

Il valore del prodotto interno lordo di Trieste. Quello nazionale è di 25.607,30 euro

onostante la fase di difficoltà attuale, la realtà triestina registra ancora oggi livelli superiori alla media nazionale grazie alla peculiarità del suo tessuto produttivo. L’analisi dei principali indicatori economici ha evidenziato come nel 2010 il Pil pro capite provinciale fosse di 32.675,40 euro rispetto a quello nazionale di 25.607,30 e come l’economia della provincia fosse fortemente sbilanciata verso le attività nel settore terziario. Il valore aggiunto dei servizi pesava, infatti, per l’84,5 per cento contro il 72,9 del corrispondente valore regionale, con un maggior rilievo per il comparto del credito e delle assicurazioni, dei servizi connessi alle infrastrutture di trasporto, di quelli turistici e del commercio. Tra i settori che occupano ancora oggi un ruolo particolarmente rilevante nell’economia della provincia, vi è anche l’ambito della ricerca, che vede la presenza di numerosi attori privati oltre che di centri di

N

ricerca pubblici. Si tratta, dunque, di un terziario caratterizzato da attività ad alto valore aggiunto che contribuiscono considerevolmente alla formazione del Pil provinciale e che hanno finora consentito di mantenere il reddito disponibile pro capite ai più alti livelli nella graduatoria nazionale. Partendo da queste caratteristiche strutturali, il sindaco di Trieste Roberto Cosolini sta indirizzando le sue politiche in favore dello sviluppo e della connessione tra imprese e settore scientifico. Una delle recenti occasioni di scambio è avvenuta proprio in occasione di “Trieste Next”, Salone europeo dell’innovazione e della ricerca scientifica, che ha rappresentato un proficuo momento di incontro tra le prestigiose realtà della ricerca e le imprese del territorio. «Fattore che è per questa città il migliore biglietto da visita con cui presentarsi» ha sottolineato il sindaco. «Con questo evento cogliamo infatti due importanti obiettivi: valorizzare il patrimonio cit-

Roberto Cosolini, sindaco di Trieste

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 103


FOCUS TRIESTE

tadino come luogo di produzione d’inno-

vazione e scambio di conoscenza e rilanciare una funzione su scala nazionale, rafforzando i legami istituzionali ed economici con il Nordest». La manifestazione è stata utile anche per la costruzione di un tavolo di confronto in vista dell’Expo 2015, su cui Trieste e Milano si preparano a rafforzare l’amicizia e ad attuare una concreta collaborazione. «Ritengo particolarmente significativa la cooperazione che si è aperta con il sindaco Pisapia» ha dichiarato a tal proposito il primo cittadino. E considerata la forte connessione fra le tematiche di “Trieste Next” e quelle dell’Expo e il ruolo di crocevia di diverse culture che caratterizza il capoluogo friulano, non ci sono ostacoli tecnici affinché la città possa diventare, nel 2015, una delle grandi protagoniste della manifestazione dal profilo internazionale. L’altra partita su cui la giunta è impegnata, anche a livello nazionale, riguarda invece lo sviluppo delle attività portuali e degli investimenti che gravitano attorno al rilancio dello scalo cittadino. Il porto di Trieste è considerato un nodo di sviluppo strategico per la crescita di tutto il Paese e come esempio anche per gli altri porti nella traiettoria della green economy. Se è vero, infatti, che nei primi sette mesi del 2012, lo scalo ha registrato un trend negativo nella movimentazione complessiva delle merci, con un -7,63 per cento rispetto gennaio-luglio del 2011, sempre nello stesso periodo dell’anno è cresciuto il traffico di container (+15,75 per cento), le merci varie in colli (+1,62 per cento) e il trend positivo del tonnellaggio del cosid-

104 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

detto general cargo (+8,74 per cento). In particolare, numeri incoraggianti provengono dal settore crocieristico con un movimento dei passeggeri che sfiora un aumento complessivo del 110 per cento. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sta poi lavorando con l’Autorità portuale per creare in quest’area dei veri e propri incubatori di innovazione tecnologica che possano offrire ulteriore spinta allo sviluppo economico della città.


Antonio Paoletti

TRIESTE SI RICONFERMA HUB CROCIERISTICO Le previsioni indicano un aumento del traffico passeggeri anche per il 2013. «È già stata scelta come home port da alcune compagnie di navigazione» afferma Antonio Paoletti, che nelle strategie di rilancio include il Parco del Mare e l’Area Science Park Elisa Fiocchi

a posizione strategica di Trieste è in grado di attirare capitali e investitori internazionali, radicando nell’area portuale attività commerciali, turistiche, industriali, che difficilmente potrebbero confluire in altre realtà europee. I numeri dimostrano come, solo nell’ultimo anno, il porto abbia registrato un aumento pari al 50,12 per cento di tonnellate movimentate, con 40 scali nel 2012 e una previsione di 70 per il prossimo anno. Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio di Trieste, analizza le potenzialità del territorio e illustra le strategie vincenti a vantaggio dell’operatività e della promozione internazionale. «Supportiamo le piccole e medie imprese a rafforzare la propria presenza all’estero – spiega – attraverso attività volte a promuovere il settore nautico-navale locale o quello logistico, come la proficua missione in Israele per la promozione del marketing portuale». Lei è anche presidente della società Trieste Terminal Passeggeri. Che ruolo ha la città nel settore crocieristico?

L

«Il porto rappresenta per la città senza dubbio una grande opportunità di sviluppo. In particolare, va rilevato che siamo uno scalo in controtendenza a livello italiano e lo dimostrano l’incremento del 50 per cento nel traffico merci del 2011 sul 2010 e del 20 per cento nel primo semestre del 2012. Sul fronte del commercio, ma del terziario più in generale, vantaggi diretti arrivano dal settore crocieristico. È confermata anche per il prossimo anno la crescita del traffico passeggeri della società, con previsioni di rialzo dai 96.600 passeggeri del 2012 agli oltre 150.000 del 2013. L’azione sulle compagnie di navigazione è molto forte in queste settimane proprio per portare ulteriori navi a fare scalo nel capoluogo giuliano. Antonio Paoletti, Oltre al consolidamento della presenza di Costa presidente della Crociere, che ha confermato 26 toccate per il Camera di Commercio di Trieste e della 2013 a Trieste, grazie a un’importante azione società Trieste congiunta di marketing tra Trieste Terminal Pas- Terminal Passeggeri seggeri e l’Autorità portuale, è stato acquisito un nuovo traffico di Msc, che prevede di scalare Trieste con 15 toccate. Entrambe le compagnie hanno scelto questa città come home port, una scelta che denota una grande specializzazione e affidabilità del terminal triestino. Per il 2013 sono previsti ulteriori due scali da parte di Grand Celebration e di Crystal Serenity. Ma la situazione è in continua evoluzione». La restituzione al territorio del frontemare quale opportunità di sviluppo rappresenta? FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 105


FOCUS TRIESTE

Sul fronte turistico serve la realizzazione di un grande attrattore come il Parco del Mare di Trieste, di cui esiste uno studio di fattibilità e un piano di investimenti

«La Camera di Commercio di Trieste ha sempre

visto con favore il riuso del porto vecchio, anzi, già nella prima proposta di realizzazione del Parco del Mare, ovvero il progetto del grande acquario del Nord Est che si rivolge in particolare a tutti I Paesi che orbitano nel centro-est Europa, si era partiti dalla sua collocazione sul terrapieno di Barcola. La realizzazione voleva fungere da volano per una successiva riqualificazione di tutta l’area, in cui abbiamo sempre visto la collocazione della Fiera di Trieste, ma anche la creazione di foresterie per gli studenti, con una cittadella della cultura collegata a servizi di qualità indirizzati ai giovani ma non solo. Come ente camerale siamo anche favorevoli alla creazione di un World Trade Center che possa ospitare al suo interno attività al momento non presenti sul territorio e che andrebbero a completarne l’offerta ma di certo non a sostituirla, spostando il baricentro della città sul porto vecchio. Ci dev’essere interscambio tra i due territori, garantendo continuità e sviluppo alle attività economiche esistenti».

106 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Quali politiche sono necessarie per aumentare l’attrattività del territorio e rilanciarne la produttività? «Senza dubbio la soluzione dell’annosa vicenda del sito inquinato di interesse nazionale consentirà l’insediamento di nuove imprese, mentre sul fronte turistico serve la realizzazione di un grande attrattore che la Camera di Commercio ha identificato nel Parco del Mare di Trieste, di cui esiste uno studio di fattibilità e un piano degli investimenti e dei ricavi già avvallato dal consiglio comunale nel 2009. Terza via, ma non ultima per importanza, la ricerca applicata, quella green economy che a Trieste trova la sua linfa vitale nell’Area Science Park e nell’acceleratore di luce di sincrotrone, realtà scientifiche all’avanguardia in Italia e all’estero». L’ente camerale come sta operando sul fronte dell’internazionalizzazione delle imprese? «Operiamo per supportare le piccole e medie imprese a rafforzare la propria presenza all’estero e a far capire a coloro che ancora non


Antonio Paoletti

+20% 150mila MERCI

PASSEGGERI

Incremento del traffico merci del porto di Trieste nel primo semestre del 2012

Le previsioni di crescita del traffico crocieristico per il 2013

vi operano quanto importante possa essere avere rapporti con i mercati stranieri, soprattutto in questo periodo. Le iniziative organizzate sono tante, dagli incontri bilaterali qui in Italia con operatori esteri alle missioni imprenditoriali verso paesi target. Va da sé che si tiene conto delle specializzazioni e della vocazione del territorio, sia in termini di target geografico, ad esempio Trieste continua a mantenere il suo ruolo ponte verso i Balcani, sia in termini settoriali. Importante, in questo senso, l’attività volta a promuovere il settore nautico-navale locale o quello logistico e la proficua missione in Israele, per la promozione del marketing portuale». Quali altre attività sono legate alla promozione del territorio? «Internazionalizzazione vuol dire anche dare un respiro più ampio alle manifestazioni fieristiche settoriali di Trieste come Olio Capital, la fiera specializzata per l’olio extravergine d’oliva, e TriestEspresso Expo, dedicata alla filiera del caffè espresso. Manifestazioni che si sono affer-

mate come eventi di riferimento ben oltre i confini nazionali, anche grazie ai moltissimi buyer stranieri presenti. Agli espositori vengono fissati incontri bilaterali con gli operatori: un plus fondamentale per dare una spinta all’export dei buoni prodotti made in Italy. Una formula che abbiamo riproposto anche in questi giorni all’interno del salone dedicato al prosecco Doc, “Prosecco, bubbling style on show”». Come fronteggiare la concorrenza dei servizi e delle strutture slovene? «Si dice che la concorrenza sia l’anima del commercio ma in alcuni casi le tariffe applicate dovrebbero essere verificate in modo da garantire parità di condizioni dell’offerta, essendo paesi dell’Unione europea. Ma soprattutto noi italiani dobbiamo puntare sulla qualità, sull’inventiva, su quei valori aggiunti che il resto del mondo tenta di copiarci. Le imprese devono specializzarsi, mettersi in rete, in modo da sfruttare il moltiplicatore nell’offerta, con una conseguente maggiore competitività anche in fatto di prezzi». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 107


FOCUS TRIESTE

UNA ZONA FRANCA PER IL RILANCIO DI TRIESTE Lo sviluppo dell’intera città passa dalla costruzione di nuove infrastrutture: «Dalla piattaforma logistica al nuovo terminal Ro-Ro a Noghere, recuperando anche il porto vecchio e investendo sul polo crocieristico». Il punto di Marina Monassi Elisa Fiocchi

10mila FREE ZONE Negli ultimi trent’anni, le zone franche di tutto il mondo sono passate dalle circa venti degli anni Ottanta alle oltre 10mila di oggi

traffici che riguardano le attività portuali dello scalo giuliano sono in continua crescita e in completa controtendenza rispetto all’andamento nazionale. Per queste ragioni investire sullo sviluppo portuale di Trieste aprirebbe scenari di crescita importanti anche per il territorio nazionale, grazie alla creazione di nuovi collegamenti con Padova e Milano attraverso treni merci e lo sviluppo di nuove infrastrutture come la piattaforma logistica. «Il porto è il motivo per cui la città storicamente è nata e si è sviluppata» afferma Marina Monassi, al vertice dell’Autorità portuale di Trieste, che guarda con interesse alle po-

I

108 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

tenzialità dei cinque punti franchi dello scalo con l’obiettivo di attuare un regime di moderna “free zone”. Quale sarà il ruolo del porto nello sviluppo e nelle trasformazioni future che coinvolgeranno la città? «Porto e città sono un binomio inscindibile. Stiamo lavorando in sinergia con tutti gli imprenditori e gli operatori locali anche grazie a un accordo che abbiamo siglato con la Camera di Commercio, finalizzato alla promozione congiunta dello scalo triestino sui mercati esteri. Fortunatamente i risultati si vedono e stiamo registrando una ripresa dei traffici nel settore container». Come si è chiuso il bilancio

del 2011? «Abbiamo avuto un ottimo risultato con una crescita del 50 per cento rispetto al 2010, mentre nei primi sette mesi del 2012 c’è stata una crescita del 17 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011. Assieme a Genova e Gioia Tauro siamo gli unici porti italiani in controtendenza con una crescita positiva. Ora dobbiamo puntare allo sviluppo delle infrastrutture: piattaforma logistica e nuovo terminal Ro-Ro (termine con cui si indica il trasporto di carichi su ruote come automobili, autocarri oppure vagoni ferroviari, ndr) a Noghere. Stiamo anche investendo molto sul polo crocieristico, in stretta collaborazione


Marina Monassi

con gli enti territoriali per dare un nuovo impulso allo sviluppo turistico della città. L’opera più rilevante riguarda l’allungamento della banchina del terminal passeggeri per porla in condizione di ospitare le grandi navi da crociera. Inoltre, stiamo puntando molto sull’operazione di recupero del porto vecchio, un gioiello incastonato nel centro città, una grande risorsa per il rilancio dell’economia cittadina». La free zone quale strumento di sviluppo e di politica economica rappresentano? «Il rilancio del “punto franco” del porto di Trieste, che non ha mai avuto piena attuazione dal dopoguerra a oggi, è uno degli argomenti che sto cercando di

portare all’attenzione delle istituzioni nazionali. Le zone franche rappresentano un efficace e moderno strumento di politica marittimo-portuale, basti pensare al loro incredibile sviluppo registrato negli ultimi trent’anni in tutto il mondo: da una ventina di zone franche negli anni Ottanta ad oltre 10mila al giorno d’oggi, con una creazione di posti di lavoro che, per esempio, si è raddoppiata dal 2003 (43.548.021) al 2006 (63.458.236). Va rilevato che la natura di queste zone e il ventaglio di incentivi offerti varia sensibilmente da paese a paese a seconda delle leggi istitutive». Di quali vantaggi, fiscali e non, potrebbe usufruire la città di Trieste?

«Ne cito solo alcuni: extradoganalità, cioè esenzione da dazi e formalità doganali, libertà di sbarco, imbarco, trasbordo, deposito, manipolazione e lavorazione anche industriale delle merci in regime esteroper-estero, con mantenimento dell’origine, senza dazi doganali, tasse o altri gravami, aliquote e diritti marittimi assenti o ridotti, pagamento periodico differito dei diritti doganali e Iva, nessuna imposizione per imposte sui consumi e sui redditi limitatamente ai redditi prodotti nelle zone franche, riduzione degli oneri amministrativi per le società estere, deregulation bancaria e assicurativa». Ritiene possibile realizzare

Marina Monassi, presidente dell’Autorità portuale di Trieste

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 109


FOCUS TRIESTE

132 mln EURO

L’importo stanziato per la realizzazione della piattaforma logistica del porto di Trieste, 30 milioni sono stati assegnati dal Cipe

un’autorità portuale unica? E sare così a un serio rilancio schiare di essere escluso dalquale opportunità rappresenta per il territorio? «Assolutamente sì. Con un’autorità portuale unica si potrebbero avere notevoli vantaggi in termini di efficienza ed efficacia nella gestione territoriale dei finanziamenti e si potrebbero programmare in maniera più rapida e mirata gli interventi e le opere da realizzare. Il momento storico che stiamo vivendo è difficile a causa della crisi globale. Ora più che mai è necessario un grande cambio di mentalità. Il modello legislativo che regola gli enti portuali andrebbe rivisto e riformato, solo così potremmo essere più flessibili e incisivi nelle azioni da attuare e pen110 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

della portualità italiana». Come procede l’iter per la costruzione della piattaforma logistica del porto di Trieste, quando è prevista la fine dei lavori e a quanto ammonta il finanziamento? «Il termine di presentazione delle domande per la procedura di gara relativa alla costruzione e gestione della piattaforma logistica, I stralcio è scaduto il 5 ottobre. L’importo dell’opera è di 132 milioni di euro, di cui 30 assegnati dal Cipe. La durata del cantiere è di due anni, dal momento della presentazione del progetto esecutivo da parte del concessionario». Quali altre opportunità di sviluppo il porto di Trieste dovrà cogliere per non ri-

l’economia globale? «Le possibilità di sviluppo non mancano, ma sono strettamente legate alle infrastrutture e all’efficienza dei collegamenti. Trieste è inclusa nell’elenco dei nodi prioritari. Inoltre, due dei corridoi prioritari, il numero 1, “Baltic-Adriatic Corridor”, e il 3, “Mediterranean Corridor”, s’intersecano proprio nello spazio retroportuale del nostro scalo. La merce deve arrivare ai porti, ma dai porti deve anche ripartire. Dobbiamo lavorare per fare in modo che i tracciati non rimangano solo sulla carta, solo così Trieste potrà ritrovare la baricentricità all’interno di un’Europa che si sta allargando sempre più verso Est».



RICERCA SCIENTIFICA

Trieste, baricentro tecnologico

L

Sopra, l’Area Science Park visto dall’alto. Nella pagina a fianco, Enzo Moi, direttore generale di Area Science Park di Trieste

a vocazione alla ricerca scientifica del territorio triestino viene da lontano. I principali artefici di questa storia lunga più di cinquant’anni sono innanzitutto la posizione geografica, periferica rispetto all’Italia ma aperta alle relazioni con i paesi dell’Europa dell’est, e una classe dirigente da sempre impegnata su questo fronte. Nei primi anni Sessanta è nato il Centro internazionale di fisica teorica, che ha attratto molti ricercatori dai paesi in via di sviluppo. In questo modo si è acceso un faro su Trieste, anche a livello internazionale, che si è rivelato fondamentale per i progetti che sono venuti subito dopo. Uno di questi è certamente Area Science Park, un polo ad alta densità scientifica e di formazione, incubatore di aziende competitive con laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico. Il direttore generale Enzo Moi è soddisfatto del percorso fatto finora e guarda avanti. «Il nostro obiettivo è che l’ente diventi un luogo di eccellenza a livello internazionale in modo da attrarre ricercatori e imprenditori da tutto il mondo. La strategia è offrire infrastrutture di

114 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Dalla crisi si esce credendo nell’innovazione e nella ricerca in maniera sistemica. È questa la convinzione di Enzo Moi, direttore generale di Area Science Park, uno dei poli di eccellenza in questo settore Teresa Bellemo

ricerca di altissimo livello. In questo senso abbiamo già alcuni progetti molto importanti in partnership con alcuni nostri insediati». Quanto una decisa politica di investimenti in ricerca e sviluppo può aiutare le aziende a uscire dalla crisi? E in che modo Area Science Park ha cercato di favorirle? «Nella situazione di stallo non si trovano quelle imprese che hanno investito in ricerca e sviluppo prima della crisi. Questo perché l’investimento in questo settore ha una redditività differita e un rischio elevato, per questo bisogna essere lungimiranti poiché il ri-


Enzo Moi

torno economico è di medio o addirittura di lungo periodo. L’investimento deve essere sistematico e non a spot, tanto di più in un periodo di crisi. Area Science Park mette a disposizione le sue strutture proprio per favorire gli investimenti nella ricerca da parte delle imprese. Inoltre, cerchiamo di portare nelle imprese i risultati della ricerca attraverso il trasferimento tecnologico grazie ai brevetti, ai progetti di collaborazione tra ricerca e sistema imprenditoriale o costituendo nuove imprese, i cosiddetti spin-off. La logica deve essere sempre strutturale e coerente perché richiede competenze, attrezzature e investimenti ma soprattutto una cultura d’impresa aperta in questa direzione. Io credo che la vera sfida sia trasformare la ricerca in innovazione: nuovi prodotti e nuovi processi più competitivi. Queste sono le leve più forti per resistere e andare oltre la crisi». Area Science Park ha recentemente firmato l’accordo di collaborazione con il Parco Kranj. Quanto le sinergie internazionali sono importanti per la ricerca? «Il parco di Kranj, contrariamente ad Area che è polisettoriale, è invece specializzato in Ict. Abbiamo sottoscritto questo memorandum d’intesa per promuove e sostenere la nascita di nuovi progetti transnazionali di ricerca, trasferimento tecnologico, business networking e gestione in modo che i rispettivi insediati possano avere l’occasione di collaborare con le imprese dell’altro parco. Ora aspettiamo le ricadute di questo accordo che si inserisce in un filone molto più ampio di iniziative che da sempre Area coltiva, soprattutto verso l’Europa centro-orientale, i Balcani e la costiera adriatica. Queste collaborazioni servono sia a migliorare le sinergie sia ad aprire le nostre imprese a nuovi spazi di mercato e nuovi business».

c

In questi anni Area Science Park ha provveduto a fare un grosso sforzo di riduzione della spesa e oggi è una struttura virtuosa

d

Quali sono i progetti del parco su cui crede di più? «Credo sia molto importante che il Parco continui a operare e a espandersi attraendo e stimolando la creazione di nuove imprese orientate all’investimento in ricerca. Il ministro Passera qualche giorno fa ha presentato il suo rapporto e la sua task-force sullo sviluppo di nuove startup, un tema molto importante in un periodo in cui l’occupazione continua a diminuire. In questo modo si potrebbe stimolare la crescita, aumentare l’occupazione e avere nuove imprese in grado di essere competitive perché innovative e non tradizionali, uscite dai laboratori e non da ambienti “vecchio stampo”». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 115


RICERCA SCIENTIFICA

L’eccellenza passa dalla concretezza

I Andrea Vacchi, presidente della Fondazione internazionale Trieste

l momento economico non facile ha delle evidenti conseguenze anche nel campo della scienza. La spending review, infatti, è soltanto l’ultimo dei provvedimenti che hanno progressivamente ridotto il flusso di finanziamenti pubblici al settore. A tutto questo è necessario rispondere non tanto riducendo progetti e obiettivi, ma riorganizzando il comparto, facendo fruttare ancora di più quelli che sono i punti di forza del settore, che a livello internazionale è considerato competitivo e d’eccellenza. Una delle modalità più profittevoli è certamente una maggior concretezza dell’impatto della ricerca sul tessuto socio-economico, anche grazie alla collaborazione con aziende e istituzioni. Per questo è importante tenere conto della possibile applicazione del progetto scientifico sin dal suo primo abbozzo, in modo da ottimizzare e concentrare le risorse a disposizione. Andrea Vacchi tenta di farlo anche all’interno della realtà di cui è presidente, la Fondazione internazionale Trieste. «Gli investimenti degli ultimi cinquant’anni sono il nostro potenziale, la ricerca italiana ha punte di eccellenza, come dimostra il caso della scoperta del Bosone di Higgs a Ginevra. La costellazione di Sistema Trieste è costituita da molti settori, anche diversi tra loro. Il tentativo è mettere in rete tutte queste realtà

116 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

La ricerca ha sempre avuto implicazioni importanti sul tessuto produttivo e sociale. Oggi però le interazioni devono essere più serrate per continuare a essere competitivi a livello internazionale, nonostante i tagli Teresa Bellemo

per fare in modo di esprimersi in modo univoco per quanto riguarda progetti e risorse, come i bandi europei o le opportunità di interazione con istituzioni e imprese». Quali sono oggi le priorità del Fit a livello scientifico e tecnologico? «La nostra fondazione copre tantissimi campi, dalla fisica delle particelle all’astronomia e alla fisica teorica, e ognuno deve stabilire i propri obiettivi relazionandosi con la realtà internazionale. Infatti è proprio la competizione internazionale nel campo scientifico che li stabilisce e dà i vettori lungo i quali muoversi. L’obiettivo è ogni volta nuovo e la competizione assicura che il tempo impiegato nella ricerca sia senza sprechi. Ogni volta che un progetto scientifico inizia è necessario lo sviluppo di software, di tecnologie, di metodi operativi e di materiali. Di solito la ricerca sviluppa questi strumenti e poi si tenta di trovarne un’applicazione nella concretezza, oggi si sta cercando di rendere più rapida la ricaduta della scienza di base anche attraverso la collaborazione con imprese e società». Si è appena concluso il convegno da voi promosso sui cambiamenti climatici. Quali le priorità nell’ottica di uno sviluppo e di un’energia più sostenibili? «Le comunità internazionali si sono date da tempo degli obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2. Credo che i maggiori risultati si otterranno quando la società - che è fatta di tanti cluster, città e realtà produttive - raggiungerà


Andrea Vacchi

una coscienza comune che servirà poi a ridurre concretamente l’incidenza dell’essere umano sull’ambiente. L’obiettivo è quello di raggiungere obiettivi di “autogestione”, ad esempio, i rifiuti dovrebbero essere il più possibile smaltiti, utilizzati e convertiti in energia pulita nell’ottica di un ciclo di produzione completo e autosufficiente. La comunità deve essere ripensata come se fosse un’astronave: chiusa in sé, massimizzando l’utilità di ciò che produce e minimizzando ciò che non può essere convertito. Tutto questo sembra lontano, ma se iniziassimo dal piccolo sarebbe molto più semplice». Quali sono le collaborazioni con i paesi che si affacciano in questi anni a un modello produttivo ed energetico che già ha mostrato le sue pecche? «Noi come Fondazione stiamo cercando di studiare il tema, abbiamo promosso una serie di studi specifici, di workshop e di contatti con le scuole sul riutilizzo del CO2 e sullo sfruttamento della catena di produzione energetica dei rifiuti. Per il momento ci muoviamo nell’ambito della comunità triestina, che in questo senso

c

Abbiamo promosso una serie di studi specifici, di workshop e di contatti con le scuole sul riutilizzo del CO2 e sullo sfruttamento della catena di produzione energetica dei rifiuti

rappresenta un esempio di eccellenza, e ciò permette che si instauri una forte interazione con la comunità internazionale, in particolare con i paesi emergenti. Credo infatti che il ponte della ricerca scientifica possa permetterci di stabilire relazioni e scambi di ogni genere. Ad esempio, grazie a uno studio del Centro internazionale di fisica teorica su un nuovo tipo di laser, stiamo collaborando con dei ricercatori del Togo e del Ghana. Con loro abbiamo imbastito un piccolo progetto per l’analisi dei materiali e dei gas lungo la filiera alimentare. Questo progetto permetterà di stabilire in anticipo i possibili guasti lungo la filiera per poi poter interviene in tempo minimizzando il danno. Questa è una chiara dimostrazione di come uno studio su una tecnologia puramente “teorica” si sia poi modellato alle esigenze concrete di un territorio».

d

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 117


RICERCA SCIENTIFICA

Ricerca al servizio delle imprese Le aziende devono rinnovarsi, ma anche il sistema Italia deve favorire una maggiore facilità nel trasferimento tecnologico a favore delle imprese. Il rischio altrimenti è quello di rimanere indietro Teresa Bellemo

D

Sopra, Fabio Feruglio, direttore di Friuli Innovazione

al 2004 Friuli Innovazione ha il compito di gestire le strutture del Parco scientifico e tecnologico Luigi Danieli. Una gestione che in questo periodo si dimostra ancora più impegnativa a causa dell’ampliamento dell’area del parco, che a lavori ultimati si estenderà per 6mila metri quadrati, due terzi dei quali certificati CasaClima. Friuli Innovazione, un consorzio a maggioranza pubblica, è stato fondato nel 1999 per volontà dell’Università di Udine, con il preciso scopo di portare i risultati della ricerca condotta negli atenei e nei centri specializzati dentro le imprese e a vantaggio della società civile. L’ente offre servizi di trasferimento tecnologico e di reperimento di finanziamenti nazionali ed europei per la ricerca industriale. Mette in relazione le soluzioni della ricerca con i problemi dell’impresa, di creazione e accelerazione di impresa. Aiuta le idee a diventare azienda, come nel caso dell’incubatore di start-up Techno seed, e queste ultime a crescere con l’acceleratore Techno growth. Lo spiega Fabio Feruglio, direttore di Friuli Innovazione. Come avviene la partnership tra le aziende e il parco tecnologico? Qual è l’identikit dell’impresa che può collaborare con Friuli Innovazione? «Tutti i nostri progetti coinvolgono le imprese, soprattutto di piccola e media dimensione. Questo ci assicura che quanto stiamo facendo sia di reale interesse per il mondo produttivo e che possa sviluppare risultati nel breve e medio periodo. Aiutiamo le imprese a mettersi in rete e sviluppare partenariati per progetti di ricerca

118 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

industriale, a collaborare con le università e i centri di ricerca a livello nazionale ed europeo. Nell’ultimo anno, grazie ad alcuni progetti a bando che abbiamo vinto, ci siamo concentrati molto sullo scouting dei risultati di ricerca delle università del territorio e degli altri enti di alta formazione, cercando poi di relazionare queste realtà con aziende interessate a utilizzare quei risultati per sviluppare prodotti o servizi da mettere sul mercato. Sembra un percorso facile e scontato, quasi ovvio, ma è difficilissimo da praticare poiché nel nostro Paese questa cultura non è diffusa. Per quanto riguarda il tipo di realtà che supportiamo non c’è un identikit preciso: l’imprenditore viene da noi, espone il suo problema o la sua idea e noi cerchiamo di aiutarlo a innovare, mettendo a disposizione i contatti e le competenze di cui disponiamo». Quali i settori dove è più urgente intervenire per rendere le imprese più competitive? «A mio avviso è necessario e urgente intervenire per creare in Italia un ambiente più favorevole all’innovazione, a partire dalle startup fino alle imprese già consolidate,


Fabio Feruglio

altrimenti ci troveremo sempre a rincorrere posizioni che i nostri competitor hanno già acquisito da tempo. L’innovazione non è un traguardo, è un processo continuo, una cultura. Una volta si diceva “innovare per competere”, ormai è roba vecchia, se non innovi non sopravvivi neanche. Nei momenti di crisi si vede nettamente la differenza tra chi ha fatto dell’innovazione un elemento chiave del proprio modo di essere e fare impresa e chi no. E questo vale per tutti i settori, dalla metallurgia all’Ict, e non è solo un fatto tecnologico. È indispensabile innovare anche i modelli di business, le organizzazioni, si tratta di un processo che riguarda anche i manager, non solo i tecnici». Quanto sono importanti per voi le relazioni con l’estero, il respiro internazionale del fare business? «Friuli Innovazione ha una rete di contatti estesa in quasi tutto il mondo che mette a disposizione delle imprese e dei propri stakeholder. La capacità di svilupparsi a livello internazionale è così importante da essere uno

IMPRESE

17 LE REALTÀ, TRA LABORATORI E START UP, INSEDIATE ALL’INTERNO DEL PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO LUIGI DANIELI DI UDINE

degli elementi chiave nelle valutazioni che facciamo delle iniziative incubate e poi delle start-up. Grazie ai progetti che abbiamo vinto siamo anche l’unico ente intermediario del Friuli Venezia Giulia per l’iniziativa della Commissione europea Erasmus per imprenditori, che permette loro di fare un’esperienza di scambio all’estero, affiancando imprenditori affermati e di lavorare con loro in una sorta di apprendistato dell’imprenditore. Questa è un’occasione a due vie, sia per chi inizia sia per chi si candida a ospitare gli aspiranti imprenditori perché li pone immediatamente in contatto con idee, energie e culture di altri paesi, ma anche mercati e business». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 119




MERCATO DEL LAVORO

La riforma va applicata Nonostante le incertezze, per il giuslavorista Arturo Maresca, vanno ricercati necessari percorsi applicativi della riforma del mercato del lavoro. Questo per cogliere le opportunità che comunque la riforma Fornero offre al mondo delle imprese Francesca Druidi

E Arturo Maresca, docente di diritto del lavoro all’Università La Sapienza di Roma

ntrata ormai in vigore la riforma del mercato del lavoro, sono operativi nelle diverse territoriali di Confindustria seminari e convegni dove si analizzano i provvedimenti di immediato riflesso per le imprese. A tenere questi appuntamenti è Arturo Maresca, avvocato, docente di diritto del Lavoro all’Università La Sapienza di Roma e consulente privilegiato di Confindustria in materia giuslavoristica. «Il contratto a termine acausale, il tema delle collaborazioni a progetto, i contratti di lavoro autonomo a partita Iva, il licenziamento, l’articolo 18 e le dimissioni sono i temi più discussi». Questi incontri, caratterizzati da un elevato tasso di partecipazione, confermano l’interesse del sistema produttivo verso le nuove disposizioni destinate a mutare lo scenario del mercato del lavoro. «La domanda che, in definitiva, pongono sul tavolo gli imprenditori è sempre la stessa: di fronte all’incertezza del dato normativo, quali saranno le effettive conseguenze della riforma Fornero?» Che risposta si sente di fornire in questo momento? «Restano delle incertezze, bisogna però far operare la nuova legge perché, altrimenti, si rischiano di perdere quelle opportunità in termini di flessibilità, come ad esempio la flessibilità in entrata sul contratto a termine e di som-

122 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

ministrazione, contenute nella riforma stessa, pur con alcuni limiti». Sono stati pubblicati alcuni sondaggi che dipingono in maniera negativa i primi risultati di applicazione della riforma. «È ancora presto per fare questo tipo di valutazioni, la legge è entrata in vigore il 18 luglio, capire come possa aver funzionato in questo periodo - segnato anche dalla pausa estiva - è un’operazione che definire scarsamente scientifica è riduttivo. Risposte sull’efficacia della riforma le avremo solo in base all’applicazione e nel momento in cui si formerà una giurisprudenza; ci vorranno anni in buona sostanza. Nel frattempo, si affrontano le incertezze e si opera, assumendo dei rischi. Per questo, la legge è meno efficace: perché in una fase di rischio, non si tendono a utilizzare a fondo determinati istituti». Nella prassi concreta, quali difficoltà stanno registrando gli imprenditori? «Una criticità è senza dubbio rappresentata dai nuovi contratti a progetto. Ma, tutto sommato, ritengo che il tema del contratto a progetto - pur con le modifiche che sono intervenute - riuscirà, in tempi relativamente brevi, a raggiungere un’operatività, certo ridimensionata rispetto al periodo antecedente la riforma, ma accettabile. Quando, nel 2003, la Legge Biagi introdusse il passaggio alle collaborazioni a progetto con un limite di durata, quel periodo fu vissuto con la stessa preoccupazione e con la stessa difficoltà che contraddistinguono il momento attuale». Un’altra critica riguarda l’istituto dell’apprendistato. «La riforma Fornero tocca in misura impercettibile il contratto di apprendistato, che ri-


Arturo Maresca

CONTRATTI E FLESSIBILITÀ, POCO È CAMBIATO Nulla è stato fatto per rendere più snello e dinamico il mercato del lavoro. È l’opinione di Adriano Luci, numero uno di Confindustria Udine era prima rigido e incerto «I lesistema rigido e incerto è rimasto». Non nasconde la sua delusione Adriano Luci, presidente di Confindustria Udine, nei riguardi di una riforma che avrebbe potuto rappresentare un’occasione di crescita, un’iniezione di fiducia per le imprese nella consapevolezza di un cambiamento difficile, ma necessario. E, invece, a due mesi dalla sua entrata in vigore, ciò che resta è «ambiguità, incertezza, immobilismo». Quale realtà si profila all’orizzonte con la nuova legge? «In una situazione di difficoltà per imprese e lavoratori, modificare sia la flessibilità in entrata sia quella in uscita, di fatto irrigidendola, sconcerta. Consideriamo che vi sarebbe ampio spazio per semplificare almeno le rigidità retributive e gli automatismi che regolano il rapporto di lavoro. Si parla tanto di produttività ma continua a permanere una struttura, anche sotto questo aspetto, fortemente rigida che impedisce di ridurre la retribuzione frutto di automatismi e destinare risorse al lavoro produttivo e al raggiungimento del risultato».

Come si poteva, dunque, intervenire? «In questo quadro di forte ambiguità, ritengo sia fondamentale almeno una semplificazione della gestione del rapporto di lavoro stesso: se la volontà è quella di incentivare il contratto a tempo indeterminato, allora è ancor più necessario intervenire sullo svolgimento del rapporto lavorativo con una riduzione del cuneo previdenziale per premiare la produttività, magari introducendo dei massimali contributivi alleggerendo oltre queste soglie i contributi previdenziali».

sale a un decreto legislativo del 2011. Il contratto di apprendistato identifica un reale e concreto problema perché eccessivamente burocratico e di incerta applicazione». Richiederebbe quindi un intervento? «Sì, però temo si tratti di una norma complessa da modificare perché nata dall’intesa condivisa tra le regioni, le organizzazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali. È una legge che presenta gravi lacune: occorre chiarire se il contratto d’apprendistato è finalizzato a far acquisire al lavoratore una qualifica o una qualificazione. Sembra solo un termine, ma è di cruciale importanza per l’assunzione o meno di persone che possono già

Quali i nodi critici più evidenti della riforma? «La prima, in assoluto, è l’incertezza: qualche modifica certamente è stata fatta, ma restano talmente tanti i nodi interpretativi che il risultato non è certamente quello sperato. La complessità nell’individuare la tipologia di licenziamento è tale che diventa indeterminabile l’entità del risarcimento. L’unica risposta in merito la darà la giurisprudenza, ma ci vorranno anni, troppi anni. E questo non farà bene al sistema». Quale l’impatto sull’economia del Paese? «Non certamente positivo: non so quanto il nostro mercato del lavoro possa essere attrattivo per investitori dall’estero. Non sappiamo quanto il nostro sistema potrà reggere l’impianto degli ammortizzatori sociali, che in Italia intervengono, oltre che alla fine, anche durante il rapporto di lavoro; all’estero gli ammortizzatori sociali sono sì cospicui, ma intervengono dopo il licenziamento».

disporre di un - seppur piccolo - bagaglio di conoscenza ed esperienza». In che misura questa riforma può contribuire al miglioramento del mercato del lavoro? «La riforma non può creare fattivamente posti di lavoro, ma può modificare il mix occupazionale, riducendo i contratti illegali e spingendo le imprese a preferire contratti di lavoro a tempo indeterminato. Per cambiare le tipologie contrattuali, bisogna però che la legge funzioni appieno. Se l’imprenditore non sentirà di essere garantito sul fronte della flessibilità in uscita, continuerà infatti a rifugiarsi in forme flessibili e temporanee di entrata, anche di dubbia applicazione».

Sopra, Adriano Luci, presidente di Confindustria Udine

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 123


MERCATO DEL LAVORO

La riforma non basta, servono politiche attive Per contrastare una situazione di crescente disagio occupazionale, non bastano più solo provvedimenti legati alla fase d’emergenza. La Cisl del Friuli Venezia Giulia propone una serie di misure per rilanciare competitività, economia e lavoro. Ne parla il segretario generale Giovanni Fania Francesca Druidi

F

Giovanni Fania, segretario generale della Cisl del Friuli Venezia Giulia

ino al 2008 la disoccupazione in Friuli Venezia Giulia sfiorava appena il 3,5 per cento. Oggi sono 35mila le persone che cercano lavoro, il 55 per cento in più rispetto al 2011, 3mila in meno sul periodo gennaio-marzo. La condizione occupazionale in Friuli Venezia Giulia resta difficile, migliore che nel resto del Nord Est, ma pur sempre preoccupante. A dare una lettura delle problematiche del mercato del lavoro in regione, commentando la Legge Fornero ormai entrata in vigore, è il segretario generale della Cisl Giovanni Fania. Quali le situazioni, sia sul fronte dei settori produttivi che delle fasce d’età, maggiormente critiche in Friuli Venezia Giulia? «Quello che ci preoccupa di più è il trend della disoccupazione, in costante aumento. Purtroppo, a oggi, non registriamo segnali di un’inversione di tendenza. A essere colpite dalla crisi sono tutte le fasce di età e tutti i settori produttivi, in modo assolutamente trasversale. Resta il fatto che in Friuli Venezia Giulia possiamo ancora contare su una significativa fetta di export, che consente alla nostra regione di resistere a scenari ben più cupi. Le performance all’estero compensano quelle sul mercato interno, dove si consuma la crisi più grande. La situazione complessiva resta però pre-

124 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

occupante se si considera che, accanto ai giovani che non trovano lavoro, ci sono tutti quei 4555enni che sono usciti dal ciclo produttivo e che difficilmente potranno trovare ricollocazione». Come valuta la nuova formulazione dell’articolo 18 e i contratti per i lavoratori flessibili e autonomi? Quale l’aspetto più positivo e quello che meno la convince della riforma? «Pur se come Cisl siamo stati i primi a riconoscere la necessità di un intervento complessivo in materia di lavoro, la riforma Fornero - nata viziata anche a causa di dannosi irrigidimenti di natura ideologica e dalla scarsa propensione a concertare del Governo Monti - non è stata capace di andare fino in fondo e di colmare le debolezze strutturali, e culturali, del nostro Paese. Lasciando da parte l’articolo 18, che contrariamente a quanto qualcuno afferma non ha subìto lesioni, si sarebbe potuto fare molto di più nel campo degli obiettivi condivisi». Ad esempio? «Rispetto alla flessibilità in entrata si potevano semplificare le tipologie contrattuali; accanto all’apprendistato, si sarebbe dovuto favorire il


Giovanni Fania

OCCUPATI

-3% reimpiego dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo e delle categorie svantaggiate. Bisognava valorizzare il part-time e marcare meglio il confine tra lavoro dipendente e autonomo; quanto all’estensione degli ammortizzatori sociali, si sarebbero potuti prevedere fondi di solidarietà anche per le aziende sotto i 15 dipendenti e, ancora, riorganizzare i rapporti tra governo e competenze regionali sui servizi per l’impiego». Ritiene che la riforma saprà favorire in maniera concreta il mercato del lavoro? «Siamo di fronte a un testo con evidenti limiti, ma che può contribuire a risolvere nodi storici del mercato del lavoro: così, ad esempio, regolando le flessibilità in ingresso e allargando la platea dei beneficiari degli ammortizzatori sociali. Quanto agli effetti, la riforma favorirà concretamente il mercato del lavoro solo se sarà in grado di sviluppare il legame con le politiche attive, oggi ancora labile, e superare la presunzione che per migliorare l’occupazione basti cambiare le regole. A differenza di altri Paesi, dove le politiche in questione funzionano bene, l’Italia sconta una netta inefficienza a vantaggio della precarietà. Ecco perché la riforma dovrà occuparsi anche di formazione e orientamento come leve fondamentali delle prioritarie politiche attive».

CALO PERCENTUALE DEGLI OCCUPATI IN FRIULI VENEZIA GIULIA NEL 2° SEMESTRE 2012 RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2011

In che modo, a livello territoriale, può essere sostenuta l’occupazione? Le politiche attuate dalla Regione risultano sufficienti? «Non è più tempo di accontentarsi delle politiche sufficienti se si vuole uscire dalla crisi. Gli strumenti fino a qui messi in campo sicuramente sono risultati utili a tamponare le difficoltà, ma oggi serve qualcosa di più efficace e soprattutto orientato alla crescita e allo sviluppo. Come Cisl abbiamo predisposto e sottoposto all’attenzione della Regione un’apposita piattaforma a sostegno del rilancio del Friuli Venezia Giulia. Tra le priorità, vi sono le infrastrutture, materiali e immateriali, un piano energetico nuovo a favore della produttività e che possa contare anche su rigassificatori ed elettrodotti, maggiore interesse – data l’eccellenza delle strutture esistenti in regione – verso la ricerca e migliore collegamento con il mondo imprenditoriale, politiche attive del lavoro ancorate al sistema della formazione e del matching tra domanda e offerta di lavoro, sviluppo della contrattazione di secondo livello». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 125



CREDITO & IMPRESE

PIÙ CREDITO A FAVORE DELLE IMPRESE Prosegue nel primo trimestre del 2012 in Friuli Venezia Giulia il calo del credito al consumo (-1,7 per cento annuo), in particolare dalla componente erogata dalle società finanziarie (-5 per cento), parzialmente bilanciata da una modesta crescita del credito erogato dalle banche (+1,5 per cento annuo). Il ricorso al factoring accelera ulteriormente crescendo in un anno del 30,4 per cento mentre continua, invece, il trend negativo del ricorso al leasing (4,1 per cento annuo). Il tasso di crescita dei depositi bancari a marzo 2012 è sa-

lito al 3,5 per cento. Si è rafforzata la crescita dei depositi delle famiglie consumatrici iniziata nella seconda metà dell’anno precedente, raggiungendo il +3,6 per cento; sono aumentati anche i depositi bancari delle imprese, del 3 per cento in un anno. Gli ingressi in sofferenza dei crediti concessi dalle banche alle imprese sono rimasti sugli stessi livelli dell’anno precedente (2,4 per cento), superiori ai valori pre crisi, mentre quelli relativi alle famiglie consumatrici hanno continuato a restare contenuti (0,8 per cento). FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 127


CREDITO & IMPRESE

PRESTITI PARTECIPATIVI E PRIVATE EQUITY Una corretta capitalizzazione consente di incrementare la propria competitività anche in periodo di crisi. Le imprese del Friuli Venezia Giulia sono sempre attente a questo tipo di gestione. Giuseppe Graffi Brunoro illustra il quadro dell’economia regionale Nicolò Mulas Marcello

l comparto produttivo del Friuli Venezia Giulia si caratterizza per una cospicua componente manifatturiera, all’interno della quale sono rappresentate le micro e le piccole imprese, con qualche media azienda. Nella seconda parte del 2011, quando lo spread ha cominciato a salire vertiginosamente, tra le realtà produttive più colpite dalla stretta creditizia ci sono state quelle ubicate in Friuli Venezia Giulia (1,3%). Secondo i dati della Regione, nei dodici mesi terminati a marzo 2012 il credito bancario concesso alla clientela residente in Friuli Venezia Giulia si è ridotto del 2 per cento. I prestiti alle imprese hanno visto accentuarsi la flessione iniziata alla fine del 2011. Essa ha interessato tutti i principali settori di attività economica, registrando un calo complessivo del 2,7 per cento. Le vendite al settore industriale si sono mantenute al di sotto dei livelli precedenti la crisi: la domanda

I

128 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

interna continua a mostrare difficoltà a fronte del recupero della componente estera. Le esportazioni a valori correnti sono aumentate per il secondo anno consecutivo a un ritmo più moderato rispetto al Nord Est e al complesso del Paese. Le piccole e medie imprese continuano a rivestire la fetta più importante di tutto il tessuto imprenditoriale della regione: «L’imprenditore tipo friulano e giuliano – spiega Giuseppe Graffi Brunoro – sente la propria impresa come parte di sé, ricorda e attualizza il percorso, spesso laborioso e faticoso, attraverso il quale la “sua” realtà si è sviluppata e tende naturalmente a perpetuare tale modello». In che modo devono intervenire le banche a sostegno di un’impresa? «Il sistema bancario del Friuli Venezia Giulia ha in essere alcune importanti convenzioni, assistite dai consorzi di garanzia fidi, attraverso le quali è possibile provvedere alla capitalizzazione o


Giuseppe Graffi Brunoro, presidente Abi Friuli Venezia Giulia

c

Per le imprese più strutturate è consigliabile utilizzare strumenti di private equity

alla ricapitalizzazione delle imprese; gli strumenti operativi prendono il nome di “prestiti partecipativi”. Per le imprese più strutturate, in sostanza per quelle di maggiori dimensioni, è consigliabile utilizzare strumenti di private equity, oppure ricorrere agli interventi della finanziaria regionale Friulia, partecipata dalle banche». In Italia secondo lei esistono più vincoli e burocrazia nei processi di ricapitalizzazione? «Non escludo che in qualche Paese i processi decisionali e i passaggi amministrativi richiesti per capitalizzare un’impresa possano essere

d

più semplici, non credo però che le procedure italiane siano particolarmente gravose». Un’attenta capitalizzazione rappresenta un modo per essere competitivi sul mercato? «Senza dubbio un corretto rapporto tra l’ammontare del capitale sociale di un’impresa, il totale dei suoi attivi e l’insieme del suo fatturato, frutto di analisi dei mercati, di capacità progettuale e produttiva, nonché di costante innovazione, consente di realizzare i prodotti a costi minori e di essere in grado di superare momenti non particolarmente brillanti o decisamente difficili con maggiore serenità». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 129


CREDITO & IMPRESE

LA PRUDENZA DEGLI IMPRENDITORI La crisi continua a mordere le imprese anche nel Friuli Venezia Giulia. In questo contesto i giovani imprenditori soffrono anche un difficile accesso al credito e una burocrazia che frena lo sviluppo. Ne parla Antonio Verga Falzacappa Nicolò Mulas Marcello

econdo l’ultima indagine congiunturale di Confindustria, nel quadro economico generale in cui operano le imprese del Friuli Venezia Giulia si evidenzia ancora una situazione incerta. Una timida ripresa è ravvisabile se raffrontata al primo trimestre del 2012, ma i dati rimangono comunque negativi se confrontati con lo stesso periodo dello scorso anno. «Da questo punto di vista – spiega Antonio Verga Falzacappa, presidente degli imprenditori under 35 della Confindustria regionale – le conclusioni non sono rassicuranti. La recessione continua a mordere e penalizza pesantemente le imprese». Quali sono le principali difficoltà che i giovani imprenditori del Friuli Venezia Giulia devono affrontare nell’attuale quadro economico? «I giovani imprenditori sono costretti ad affrontare gli stessi problemi dei senior. Uno dei problemi più sentiti è sicuramente quello dell’accesso al credito, poi ci si scontra con la contrazione della domanda interna e con il problema dei pagamenti. Infine la burocrazia, che pesa maggiormente sulle giovani imprese perché sono quelle meno strutturate, quindi i percorsi burocratici si fanno sentire e rappresentano un costo che significa inefficienza».

S

130 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Qual è la tendenza all’investimento per quanto riguarda le imprese del territorio? «Non ci sono dati statistici precisi ma è evidente che dopo quello che abbiamo appena detto c’è una situazione di prudenza tra gli imprenditori. Siamo in un contesto in cui si investe solo se strettamente necessario». Tra le imprese che decidono di investire quali sono i principali driver? «Sicuramente l’innovazione e l’internazionalizzazione sono i temi principali. Chi può investe principalmente in queste due aree che possono rappresentare una risposta alla crisi economica. Anche tra i giovani imprenditori c’è una sensibilità molto forte verso questi due aspetti. Per molte aziende il mercato internazionale è l’unico mercato dove c’è possibilità di espandersi». Cosa occorre fare per favorire la patrimonializzazione e lo sviluppo delle pmi? «Servirebbero senz’altro maggiori agevolazioni fiscali per quanto riguarda la capitalizzazione degli utili e facilitazioni anche per gli imprenditori che immettono nuovo equità e nuovo capitale in azienda. Finché non ci sono queste possibilità sarà difficile che uno sviluppo vero avvenga. Questo è un periodo in cui il rendimento dei capitali in azienda è molto basso».



POLITICHE ENERGETICHE

Nuovi scenari energetici mondiali

N

Valeria Termini, componente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas e membro del board of regulators di Acer

el nostro Paese il prezzo dell’energia si mantiene ancora a un livello superiore rispetto alla media europea e le motivazioni sono molteplici e di carattere strutturale. A sostenerlo è Valeria Termini, componente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che individua una delle cause nel mix di fonti per la produzione di energia elettrica che, nel nostro Paese, esclude il nucleare puntando quasi esclusivamente sul gas. «Altri elementi critici sono l’elevata dipendenza dalle importazioni di fonti primarie e la stratificazione di oneri che per legge gravano sulle bollette ma che non sempre hanno a che vedere con l’energia». Tuttavia, la forbice di prezzi si sta attenuando e fra il 2008 e il 2011 il differenziale pagato dai clienti domestici con più alti consumi è più che dimezzato e le famiglie italiane con bassi

132 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Per l’Italia il principale cambiamento riguarda lo sviluppo delle fonti rinnovabili: «C’è bisogno di una struttura di incentivazione che sia sostenibile nel tempo, tenuto conto che gli incentivi sono pagati con le bollette di tutti i consumatori». L’analisi di Valeria Termini Elisa Fiocchi

consumi, che sono circa il 60% del totale, pagano già ora bollette fra le più basse d’Europa. «Il problema, quindi, riguarda soprattutto le imprese e, in particolare, le pmi». Ci sono rimedi a questa situazione? «Per allineare i nostri prezzi a quelli europei occorre un’azione su più fronti e misure strutturali che riguardano sia le regole di funzionamento del mercato, soprattutto in un orizzonte europeo, sia un deciso sviluppo delle infrastrutture - linee di connessione con l’estero e rigassificatori - per aprire l’Italia alla possibilità di diversificare le fonti di approvvigionamento e i Paesi di provenienza della materia prima. Come Autorità abbiamo adottato misure per aumentare la trasparenza e la liquidità del mercato del gas all’ingrosso e trasferire progressivamente i possibili benefici sulle famiglie e le piccole imprese. Sul fronte europeo siamo particolarmente impegnati con l’Agenzia dei re-

golatori europei, sulle nuove regole di interconnessione che faciliteranno gli scambi transfrontalieri tra i Paesi membri». Come vanno interpretati i cambiamenti strutturali che hanno coinvolto il mercato elettrico? «Il 2011 è stato un anno molto particolare per l’intensità e la velocità dei cambiamenti dello scenario energetico mondiale. A livello europeo il contesto resta quello del completamento del mercato interno dell’energia elettrica e del gas. Per l’Italia, invece, il principale cambiamento riguarda il tumultuoso sviluppo delle fonti rinnovabili». E nel gas? «Anche in questo settore stiamo assistendo a cambiamenti radicali, mutazioni legate all’applicazione di nuove tecnologie nella produzione di gas non convenzionale negli Usa e alla crescita importante degli scambi di gas liquido che viaggia per nave, superando il monopolio dei gasdotti. Anche i processi di integrazione dei mercati europei


Valeria Termini

PREZZI FINALI DELL’ENERGIA ELETTRICA PER I CONSUMATORI DOMESTICI (prezzi al netto e al lordo delle imposte; anno 2011; c5/kWh)

CONSUMATORI PER FASCIA DI CONSUMO ANNUO (kWh) < 1.000 NETTI LORDI

1.000 - 2.500 NETTI LORDI

2.500 - 5.000 NETTI LORDI

5.000 - 15.000 NETTI LORDI

> 15.000 NETTI LORDI

Italia

21,05

26,93

12,79

16,99

14,19

20,49

17,51

25,14

19,90

27,91

Unione Europea

21,22

27,57

14,38

19,40

12,96

18,16

12,11

17,37

11,59

16,62

Area Euro

23,20

30,65

14,38

20,15

12,97

19,08

12,37

18,66

11,96

17,98

Fonte: Autorità per l’energia elettrica e il gas

e le nuove regole in via di approvazione a livello comunitario stanno profondamente modificando le modalità di funzionamento del mercato con un primo impatto importante sui contratti di lungo periodo e sulle stesse relazioni tra l’Europa e i paesi produttori». Qual è il ruolo futuro dell’energia rinnovabile come fonte di sviluppo sostenibile e leva economica per il Paese? «Le fonti rinnovabili sono già e saranno sempre più fondamentali per uno sviluppo economico sostenibile e per ridurre la dipendenza dall’estero. Altrettanto importante tuttavia è una struttura di incentivazione che sia

sostenibile nel tempo, tenuto conto che gli incentivi sono pagati con le bollette di tutti i consumatori. È quindi necessario puntare con decisione anche sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili termiche, due settori che riescono a cogliere le eccellenze del comparto industriale italiano e che possono dare un importante contributo alla creazione di nuova occupazione, con una prospettiva costi/benefici favorevole». E come sta rispondendo il Paese ai programmi di indirizzo e di incentivazione allo sviluppo delle reti energetiche intelligenti? «L’impetuoso sviluppo delle rin-

novabili sta avendo un forte e crescente impatto sulle reti, soprattutto di distribuzione. Sono necessari interventi per far sì che le reti consentano l’integrazione di una generazione distribuita in grande crescita: le reti e i misuratori devono diventare “intelligenti” (smart grid, smart meter). Tutto ciò richiede una nuova regolazione, capace di supportare l’innovazione tecnologica necessaria. Su questo fronte siamo già molto avanti e forse non tutti sanno che la metà degli investimenti in smart grid di tutta Europa, per le quali è necessario l’utilizzo anche di “misuratori intelligenti”, sono stati fatti nel nostro Paese». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 133


POLITICHE ENERGETICHE

Diversificare le forniture Secondo Marco Bruseschi, variare l’approvvigionamento è il fondamento macroeconomico della riduzione dei prezzi. «Le fonti rinnovabili non bastano e l’impianto di rigassificazione è un’alternativa concreta» Elisa Fiocchi

L Marco Bruseschi, presidente del Consorzio Friuli Energia

e fonti rinnovabili sono importanti per il futuro del sistema energetico del Paese, ma nel breve termine non possono garantire la continuità e la qualità dell’energia richiesta dal manifatturiero regionale e nazionale. È quanto sostiene Marco Bruseschi, alla guida del Consorzio Friuli Energia, un organismo che riunisce le aziende del territorio al fine di acquistare fonti energetiche in regime di libero mercato. «Le energie pulite hanno goduto

134 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

giustamente di meccanismi di incentivazione, che però non sono controllati – spiega –, ciò ha portato a ricadute molto positive su pochi, ma incrementi del prezzo finale dell’energia per tutti gli altri». Quali prospettive future attendono il mercato elettrico italiano? «Credo che esso debba orientarsi verso l’integrazione con i mercati europei, obiettivo prioritario della Comunità europea stessa. Viste le peculiarità del mercato italiano, questo traguardo potrebbe portare maggiori benefici proprio nel nostro Paese, caratterizzato da un endemico sovrapprezzo dell’energia». E quali sono le vostre proposte per abbattere i costi energetici? «Per quanto riguarda i consorzi, anche riferendomi a quello che stiamo portando avanti a Udine, l’attività non deve limitarsi alla sola ottimizzazione delle forniture energetiche, ma deve fornire sempre più servizi al consorziato - soprattutto alle piccole medie imprese - sempre più disorientato di fronte alle repentine variazioni di prezzi, normative, condizioni e caratteristiche delle forniture. Nono-

stante gli ottimi risultati delle aziende italiane, l’obiettivo del risparmio energetico deve essere continuamente perseguito, ed è quello che stiamo cercando di portare avanti con il Consorzio Friuli Energia». Le 300 aziende friulane che aderiscono al consorzio cosa chiedono alle istituzioni locali e agli operatori economici in termini di investimenti energetici? «È impensabile che un consorzio tratti strenuamente per riduzioni di pochi centesimi sul prezzo finale, mentre da un giorno all’altro le altre componenti della bolletta elettrica subiscono variazioni spropositate. È un chiaro riferimento alla componente A3». Con quali obiettivi compartecipate alla realizzazione del Consorzio Gas Industria? «Il consorzio nasce con l’obiettivo di sfruttare le possibilità aperte dalla liberalizzazione degli stoccaggi di gas naturale. Per quanto tale passaggio rappresenti un momento “dovuto” del sistema energetico nazionale, vi sono opportunità ulteriori che possono essere sfruttate dai vari consorzi. Mi riferisco allo sfruttamento vero e proprio di tale capacità di


Marco Bruseschi

c

La realizzazione dei due elettrodotti regionali avrebbe un indotto significativo sulle aziende locali

stoccaggio con operazioni di compravendita potenzialmente vantaggiose per il consorzio e, in cascata, ai consorziati. È certamente un’operazione più rischiosa rispetto alla semplice cessione della capacità di stoccaggio, ma è anche il grimaldello per operare direttamente nel mercato e svincolarsi dal potere contrattuale dei fornitori. L’integrazione delle filiere energetiche è un obiettivo anche del Consorzio Friuli Energia, sia per quanto riguarda l’elettricità che per quanto concerne il gas naturale». I progetti degli elettrodotti Wurmlach-Somplago e Udine-Redipuglia quali vantaggi apporteranno sul territorio regionale? «La realizzazione dei due elettrodotti porterebbe vantaggi

immediati sotto molteplici punti di vista. Tecnologicamente possono garantire la qualità di fornitura richiesta dalle aziende, con conseguenti vantaggi tecnici ed economici, insieme a una maggior protezione in caso di guasto. A livello ambientale, le linee obsolete andranno dismesse e sarà garantita la piena sostenibilità e sicurezza dell’opera. Infine, questi investimenti creerebbero un indotto significativo per le aziende locali». La definizione del piano energetico regionale su quali linee guida dovrà fondarsi? «La pianificazione regionale si trova fra il martello del legislatore nazionale e l’incudine delle richieste degli enti locali. Il governo attuale sta predi-

d

La centrale idroelettrica di Somplago

sponendo la cosiddetta “strategia energetica nazionale”, ormai in fase di ultimazione, e la Regione Friuli Venezia Giulia deve conformarsi a tali linee guida. Auspichiamo che la stesura del piano energetico regionale sia concertata con le parti sociali fornendo obiettivi chiari, misurabili e realistici, senza limitarsi soltanto a scattare una fotografia della situazione». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 135


RECUPERO E RICICLO

In crescita il comparto italiano del riciclo l rapporto riciclo ecoefficiente 2012 afferma che il settore del riciclo italiano si posiziona al secondo posto in Europa, dopo quello tedesco, ed evidenzia come dal riciclo derivino una serie di materie prime importanti per diversi comparti industriali italiani e per il mercato straniero. Secondo quanto riportato dall’Istat in "Indicatori Ambientali 2011", negli ultimi anni si registra una riduzione dei rifiuti, che passano da 609 Kg pro capite nel 2010 a 590 kg procapite nel 2011, e una contestuale crescita della raccolta differenziata, (+1,8 punti percentuali rispetto all'anno precedente, nel 2011 era al 33,4 per cento), sempre più sostenuta anche dalle Amministrazioni locali italiane. Dal rapporto “Comuni Ricicloni” emerge che i comuni virtuosi, ovvero quelli che hanno raggiunto l'obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata, in Italia, sono 1123. Oltre a questi, ci sono 365 comuni che hanno rispettato l'obiettivo di raccolta differenziata del 60 per cento. Le capacità di assorbimento dei materiali di recupero si sono mantenute quindi pres-

I

Manuele Bonato, legale rappresentante della Tellfer di Fiume Veneto (PN), insieme alla moglie e socia Fanny Polita www.tellfer.com

138 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Pur tra molte difficoltà, il comparto del riciclo ha retto l’urto della lunga crisi economica. L’Italia si posiziona al secondo posto in Europa dopo la Germania. Ne parliamo con Manuele Bonato della Tellfer, specializzata nel recupero di materiale ferroso e non Marco Tedeschi

soché immutate, per due motivi: da una parte la domanda del mercato internazionale di materie prime seconde, dall’altra la flessibilità del sistema industriale nazionale ed europeo. Questo significa che il comparto del riciclo ha retto l’urto della lunga crisi economica. Pur tra molte difficoltà, come sottolinea Manuele Bonato, legale rappresentante

della Tellfer di Fiume Veneto che insieme alla moglie Fanny Polita gestisce l’azienda specializzata nel recupero di materiale ferroso e non. «Purtroppo la crisi che stiamo attraversando non lascia indenne il nostro settore. Lo scenario che possiamo osservare e che ovviamente ci condiziona è altamente instabile, ma differenziando le tipologie del


Manuele Bonato

Operiamo nell’ambito del riciclaggio dei Raee, metalli ferrosi e non ferrosi partendo dalla semplice cernita fino alla suddivisione metodica del materiale

recupero siamo riusciti a scongiurare la recessione». Quale scenario si delinea per il settore del recupero materiali ferrosi e non? «Il rottame ferroso ha subìto un ribasso di circa il 30 per cento solo negli ultimi 4 mesi. Gli altoforni nazionali sono minacciati da una chiusura o da un importante ridimensionamento. Per questo fare previsioni per il futuro è molto difficile. Bisogna invece operare con la massima cautela per non essere travolti anche

da operazioni speculative». Che andamento sta registrando la vostra attività in termini di fatturato e di volumi di lavoro? «Abbiamo cercato di muoverci con cautela ma allo stesso tempo con criterio, ponderando le scelte e cercando di puntare su decisioni oculate per affrontare nel migliore dei modi questo momento difficile. Per questo la nostra azienda ha scelto di differenziare le tipologie di recupero. Questo, insieme alla

continua ricerca di materiali sempre più rispettosi dell’ambiente e agli investimenti che non si sono fermati neppure nei periodi più difficili, è stata la ricetta che ci ha permesso di continuare a crescere sia nel fatturato, sia nei volumi di lavoro. Recentemente abbiamo chiesto e ottenuto proprio il raddoppio dell’autorizzazione allo stoccaggio». Quali sono gli ambiti in cui operate e quali processi lavorativi seguite? «Operiamo nell’ambito del riciclaggio dei Raee, metalli ferrosi e non ferrosi partendo dalla semplice cernita fino alla suddivisione metodica del materiale. Tellfer si occupa infatti del ritiro e della lavorazione di una vastissima gamma di rifiuti che possono essere raggruppati in 4 grandi macro categorie: Raee (stampanti, personal computer, frigoriferi, televisori, lavatrici, piccoli elettrodomestici), sottoprodotti raee (cavi, compressori, motori elettrici, giogo, alimentatori, floppy disk, schede, hard disk), materiali non ferrosi (rame, ottone, alluminio, acciao), materiali ferrosi in genere. Dalla lavorazione del rifiuto ritirato otteniamo materie prime secondarie (MPS) oppure end of waste (EOW) quali rame e alluminio di prima qualità». Nel 2003 avete eseguito un cambio di direttivo che vi ha permesso di compiere FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 139


RECUPERO E RICICLO

un salto di qualità. Quali stra proprietà. Inoltre abcambiamenti ha introdotto nel modus operandi e quali obiettivi aziendali vi ha permesso di conseguire? «Cambiare l’assetto direttivo ha rappresentato sicuramente un passo avanti considerevole per la nostra attività e allo stesso tempo un salto di qualità. Grazie a questi cambiamenti abbiamo potuto operare con maggiore libertà affrontando scelte a volte rischiose e radicali, ma che ci hanno ripagato del lavoro svolto. Abbiamo infatti deciso di cambiare location, trasferendo tutto il comparto produttivo su un’altra sede di no-

140 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

biamo potuto effettuare degli investimenti nel piano della logistica. Quest’ultima decisione ci ha consentito di diventare molto più autonomi, garantendo in questo modo tempi più veloci anche ai nostri partner». La vostra attività si svolge su tu tutto il territorio nazionale. «Esattamente, lavoriamo in tutta Italia. Siamo iscritti inoltre all’albo Gestori Rifiuti Ambientali e ci occupiamo direttamente della raccolta presso il sito di produzione del rifiuto, del trasporto della merce mediante mezzi di tra-

sporto autorizzati e del trattamento dei rifiuti grazie a tecnologie che ci permettono di lavorare nel rispetto dell’ambiente. Recentemente inoltre abbiamo avuto contatti diretti con impianti situati sia in Europa che fuori dall’Ue. Ciò che teniamo a sottolineare è l’estremo attaccamento al nostro territorio. Crediamo fortemente nello sviluppo e nell’investimento sul locale, e ogni anno cerchiamo di collaborare con organizzazioni benevole che aiutano la comunità a crescere e che fanno parte delle realtà sociali locali». Quanto è importante la formazione sulle normative che regolamentano attività legate all’ambiente? «L’essere costantemente aggiornati con la normativa che regola il nostro settore è di fondamentale importanza. L’ultima direttiva europea sui Raee, e anche il nuovo regolamento europeo sulle spedizioni, sono solo uno dei molteplici esempi di come il nostro campo sia soggetto a normative in continua evoluzione. Sicuramente una parte di primaria importanza sotto questo punto di vista è affidata ai consulenti ambientali e al nostro staff, molto attento alle novità e alle leggi che entrano in vigore». Tali normative, pongono particolari obblighi o, comunque, hanno delle ricadute sui costi aziendali? «Ovviamente, hanno molteplici ricadute sui costi azien-


Manuele Bonato

30%

RIBASSO DEL ROTTAME FERROSO NEGLI ULTIMI 4 MESI. LO SCENARIO GENERALE A SEGUITO DELLA CRISI RESTA INSTABILE

dali. Questo sia in termini di tempo per le ricerche e gli aggiornamenti indispensabili, che di costo puramente economico. Sono comunque costi di cui si tiene conto e che necessariamente non possono essere evitati». Quali altri investimenti sono importanti o necessari? «La nostra è un’attività che deve cercare di ottimizzare i costi per permettere di investire su nuove tecnologie e sulla crescita del personale che rappresenta una colonna importante per l’azienda. Ultimamente i nostri investimenti stanno andando in una direzione molto particolare.

Siamo infatti in fase di brevettazione di nuove attrezzature, studiate direttamente da noi, che ci aiuteranno a svolgere il lavoro ottimizzando i costi. Questo rappresenterebbe un ottimo passo avanti. Investiamo in nuove tecnologie per la ricerca e lo sviluppo di macchine atte alla raffinazione e alla suddivisione dei materiali per rendere le materie prime sempre più pure oltre a nuovi mezzi di trasporto, macchine di movimentazione, elevatori e personale. Questi investimenti, le continue specializzazioni sul trattamento dei Raee, sulla raffinazione del rifiuto fino al raggiungimento

della materia prima, hanno permesso a Tellfer di ottenere molte certificazioni tra cui la Iso 9001-14001». Quali prospettive, obiettivi e investimenti avete in serbo per il futuro dell’azienda, nel medio-lungo termine? «È ancora in una fase embrionale l’obiettivo di aprire un nuovo impianto con nuove tecnologie per spingere ancora di più sul piano del riciclaggio dei metalli preziosi. In questo momento siamo ancora in una fase di valutazione, per cercare di ponderare la scelta più idonea anche in termini di investimenti economici». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 141


Una gestione innovativa dei rifiuti urbani Nel ciclo dei rifiuti, l’eccellenza passa per le modalità di raccolta delle materie e per la capacità di gestione del servizio tariffe. Gianpaolo Stefanutti analizza la situazione alla luce delle prossime novità Roberta De Tomi

l primo gennaio 2013 la RES (tassa su Rifiuti e Servizi) prevista dalla legge 214/2011, andrà a regime, sostituendo la TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani) mentre, per i comuni che vorranno applicarla, la TIA (Tariffa di igiene ambientale) dovrà essere diversamente calcolata. Oltre alla parte relativa allo smaltimento dei rifiuti, il nuovo sistema include anche le quote per la sicurezza, l’illuminazione pubblica e la gestione delle strade. Secondo le disposizioni, la componente "rifiuti" sarà proporzionata «alle quantità e qualità medie ordi-

I

142 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

narie di rifiuti prodotte per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte», mentre la componente "servizi" sarà calcolata in base alla superficie catastale dell'immobile attraverso un’aliquota comunale. Si tratta di una novità, per cui la A&T2000 si è già “attrezzata” come spiegato anche dal presidente, Gianpaolo Stefanutti. Come vi ponete rispetto alle nuove disposizioni sulle tariffe dei rifiuti? «Tra i servizi, abbiamo anche quelli di assistenza e di gestione diretta del sistema tariffario per i rifiuti. A&T2000 si è posta

all’avanguardia nell’applicazione della tariffazione puntuale che è associata all’addebito al cittadino della TIA. Questo ci permetterà di adeguarci agevolmente alla legge 214/2011, secondo cui i comuni dovranno scegliere se applicare la RES oppure la nuova TIA con tariffazione di natura corrispettiva che richiederà la misurazione puntuale dei rifiuti prodotti da ogni singola utenza. La nostra azienda gestisce già dal 2003 la tariffazione puntuale per il comune di Premariacco e da quest’anno, in due comuni, Pozzuolo del Friuli e Campoformido, ha applicato in


Gianpaolo Stefanutti

via sperimentale un nuovo sistema di misurazione puntuale. In questo modo dal 2013 i comuni serviti potranno scegliere quale tariffazione adottare con la consapevolezza di affidarsi a un servizio già rodato». Come si sta evolvendo la vostra attività? «Dal 1998, anno in cui ci siamo costituiti, abbiamo realizzato una forte crescita. Sulla scia delle disposizioni nazionali e regionali in materia di gestione dei rifiuti urbani, alla fine del 2011 è avvenuta l’aggregazione con il ramo rifiuti del Consorzio Comunità Collinare del Friuli e così da quest’anno l’attività è aumentata aggiungendo ai 29 comuni serviti fino al 2011 gli altri 15 prima serviti dalla Comunità Collinare, per un bacino d’utenza che da circa 130mila, è passato a oltre 180mila residenti». Cosa vi ha portato questa aggregazione? «Dalla Comunità Collinare abbiamo ricevuto in dote l’impianto di trattamento di Rive d’Arcano, consentendoci la completa integrazione operativa dei servizi espletati. In questa struttura convergono i rifiuti raccolti nei 44 Comuni serviti. Da Rive d’Arcano, poi il

materiale selezionato entra nella filiera CONAI e viene ceduto alle aziende convenzionate». A proposito di recupero della carta, quali prospettive avete? «La carta raccolta nel 2012 nei territori serviti, porterà un ricavo superiore rispetto agli anni precedenti, di circa 250mila euro. Questo grazie alla decisione di separare gli imballaggi in carta, che continuano ad essere ceduti all’interno della filiera COMIECO – CONAI, dalla carta da macero, che invece viene ceduta come materia prima sul libero mercato. L’asta realizzata a tal fine ha avuto un successo inatteso: la gara è stata vinta dalla ISR Interseroh Italia, filiale italiana di un’importante società tedesca. La materia ceduta verrà poi riutilizzata interamente nella cartiera Mayr – Melnhof Karton GMBH, situata in Austria». Il Coreve (Consorzio recupero vetro) vi ha conferito un

Gianpaolo Stefanutti, presidente della A&T2000 Spa di Codroipo (UD) www.aet2000.it

titolo di eccellenza, che avete ottenuto anche da altri enti, in altri ambiti. Da cosa deriva tale eccellenza? «I risultati derivano dalla combinazione di diversi fattori, primo fra tutti, il passaggio alla raccolta senza l’utilizzo di compattatori, per limitare la presenza di vetro finemente frantumato che incide negativamente sull’attribuzione della fascia di qualità. Inoltre, parlando in generale del sistema di raccolta porta a porta, questo è basato su una raffinata organizzazione e sistema di controlli che ci ha permesso ri- FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 143


GESTIONE RIFIUTI

UTENTI

180.000 IL BACINO SERVITO DALLA A&T2000, COMPRESI QUELLI DELLA COMUNITÀ COLLINARE DEL FRIULI

A&T2000, L’ECCELLENZA PREMIATA er la qualità dei servizi svolti, A&T2000 ha ottenuto diversi riconoscimenti. Uno, conferito per il terzo anno consecutivo dal Consorzio imballaggi alluminio (CiAl), riguarda gli scarti raccolti e avviati alla fase di riciclo, quasi 52.000 chili di alluminio di prima e seconda fascia di qualità nel 2011, pari a 390 grammi per ogni abitante. Inoltre il CoReVe, in seguito alle analisi effettuata sulla qualità del vetro raccolto, ha assegnato all’A&T2000 il livello di qualità più elevato, consentendo all’azienda di pervenire dalla prima, alla fascia d’eccellenza, con il conseguente aumento a 20mila euro – pari all’8 per cento – delle contribuzioni sul vetro. I contenitori in vetro raccolti in un anno sono stati circa 7mila tonnellate.

P

sultati di raccolta differenziata cino di utenza. Questa iniziativa oltre il 70 per cento, consentendoci di raggiungere un’elevata qualità merceologica». Sul fronte dell’impiantistica, quali sono le novità? «Di recente abbiamo ottenuto l’autorizzazione della Provincia alla variante sostanziale all’impianto di compostaggio posto in località Pannellia del comune di Codroipo. Oltre a compost di qualità, l’impianto produrrà anche energia elettrica a partire dalla frazione organica del rifiuto solido urbano (Forsu) e dagli scarti verdi raccolti nel ba-

144 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

permetterà, in base alla convenzione sottoscritta con la concessionaria Desag Scrl, di avviare al miglior recupero e riutilizzo la frazione organica e gli scarti verdi raccolti a tariffe molto competitive». Avete introdotto un dispositivo, per gestire le ecopiazzole. In cosa consiste? «Si tratta di un sistema computerizzato, particolarmente innovativo, perché, oltre all’identificazione degli utenti, permette il monitoraggio dei conferimenti, finalizzato a

prevenire gli abusivismi, favorendo la semplificazione della gestione e degli addebiti per i servizi espletati nei centri di raccolta. Infine, per ogni singola utenza, consente di attribuire l’esatto conferimento di alcune tipologie di rifiuti per l’applicazione della tariffa puntuale, e il numero esatto dei sacchetti per la raccolta differenziata». Quali impegni vi prefiggete e come intendete concretizzarli? «Quest’anno abbiamo cercato la collaborazione con tutti gli attori coinvolto nel nostro settore. Siamo infatti convinti che un’ampia collaborazione a livello provinciale e regionale permetta di offrire un servizio migliore a costi contenuti e nell’ottica di valorizzare le risorse impiantistiche esistenti».



MOBILITÀ

Rallentamenti sulla terza corsia L’ampliamento della A4 continua tra complicazioni e perplessità. I nodi sono le risorse finanziarie, anche a causa della crisi economica, e la sua reale utilità. Intanto dalla Bei sono arrivati i fondi per proseguire i lavori Teresa Bellemo

A

nche quando un’opera sembra essere vista di buon occhio dalla quasi totalità dei partiti, dalle associazioni di categoria e dai cittadini, il percorso è comunque disseminato di ostacoli. È questo il destino dell’autostrada A4, nei tratti Venezia-Trieste e VillesseGorizia. Un percorso che per molti non è all’altezza di “contenere” gli scambi commerciali con i paesi dell’Europa dell’est, con il porto di Trieste e quello di Venezia, e il traffico dovuto al turismo e al pendolarismo. Da qui la necessità di essere rinnovato e allargato. I dati del 2010, paragonati al 2009, per la tratta Mestre-Trieste mostrano un +2,55 per cento di traffico leggero (con un totale di più di 32 milioni di mezzi) e un +4,84 per cento di traffico pesante, superando in questo caso i dieci milioni di veicoli. Sergio Razeto, presidente di Confindustria Trieste, riassume così la realtà infrastrutturale del territorio: «Trieste è soffocata fra mancanza di opere e 146 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

mancanza di libertà di muoversi agilmente. Le strutture sono carenti da ogni punto di vista: strade, treni e aerei non rispondono alle necessità del business e delle persone, anche dal punto di vista turistico. Quando se ne discute si incappa nella solita ragnatela. Invece bisogna darsi delle priorità, far qualcosa per dare abbrivio anche al resto». Il progetto preliminare dell’allargamento a tre corsie dell’A4 e della ristrutturazione della sezione autostradale del raccordo VillesseGorizia è stato presentato al Ministero delle infrastrutture nel primo semestre del 2003, i decreti di approvazione e la valutazione di impatto ambientale emessi nel 2005, per poi essere pubblicati in Gazzetta ufficiale rispettivamente nel settembre 2005 e nel gennaio 2006. Dopo la posa della prima pietra, datata dicembre 2010, sin da subito il cantiere subisce ritardi e rallentamenti, non soltanto a causa delle consuete lungaggini burocratiche, ma anche per la difficoltà di reperire finanziamenti, do-

vuta anche alla crisi economica in corso. È proprio su quest’ultimo punto, infatti, che molti istituti di credito hanno dimostrato le loro perplessità. Visto che il presidente della Regione, Renzo Tondo, ha sempre dichiarato di voler recuperare le spese sostenute per i lavori proprio attraverso i pedaggi, con la riduzione degli scambi e


L’ampliamento della A4

c

La garanzia regionale di 150 milioni di euro poteva costituire aiuto di Stato, trattandosi di un beneficio a favore di una società non interamente pubblica

della produzione industriale si sarebbero abbassati anche i volumi di traffico; per questo, secondo alcuni, i lavori della terza corsia si sarebbero rivelati superflui e il suo costo insostenibile per le casse della Regione. Un giudizio che non ha mai trovato d’accordo l’assessore regionale alle infrastrutture e ai lavori pubblici Riccardo Riccardi:

«Parliamo di una terza corsia indispensabile per tutti i traffici ovest-est, dalla Francia all’est dell’Europa. Tutti i dati di traffico, anche quelli più recenti, dicono che l’A4 è l’asse autostradale che ha registrato il minor calo di traffico». La fidejussione di 150 milioni di euro inserita nell’assestamento di bilancio 2012 dello scorso fine luglio a sostegno della partecipata Autovie Venete attraverso la finanziaria Friulia, già rinominata “operazione salvaterza corsia”, è servita alla Regione proprio a dare fiducia e a fare da incentivo per gli investitori. Un’operazione che ha provocato dubbi e polemiche, ma che ha convinto la Banca europea per gli investimenti e la Cassa depositi e prestiti a partecipare al mega-prestito da 2,3 miliardi di euro per l’allargamento della A4. Una garanzia entrata subito nel mirino del governo centrale proprio perché, visti il decremento dell’uso dell’autostrada in tempi di crisi e il probabile aumento dei costi dell’opera, si sarebbe rivelata realmente

d

necessaria e, di conseguenza, avrebbe provocato un debito fuori bilancio per la Regione. Inoltre, in questo modo i 150 milioni di euro regionali avrebbero costituito un aiuto di Stato, trattandosi di un beneficio a favore di una società non interamente pubblica e dunque avrebbero violato le norme della Commissione europea sui finanziamenti pubblici. L’incontro del 20 settembre scorso tra il governatore Tondo e il ministro dell’Economia Vittorio Grilli è servito proprio a chiarire la legittimità della garanzia inserita nell’assestamento di bilancio 2012. L’idea portata avanti da Tondo, infatti, illustrava la garanzia come unica via per concretizzare un’opera con valenza non solo regionale, ma anche nazionale ed europea. Una posizione che ha convinto anche il governo e che ha permesso alla Regione di continuare a «sostenere, per quanto possibile attraverso Friulia, la partecipata Autovie Venete nel farsi carico della costruzione di quest’opera».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 147


MOBILITÀ

«La partita dello sviluppo si vince con le infrastrutture» Ne è convinto l’assessore ai lavori pubblici del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi. Nessun dubbio sulla necessità dell’ampliamento dell’autostrada Venezia-Trieste. Il rischio sarebbe rimanere imbottigliati nella crisi Teresa Bellemo

Sopra, l’assessore regionale alle infrastrutture e ai lavori pubblici Riccardo Riccardi

148 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

N

onostante le difficoltà operative dei lavori per la terza corsia dell’A4 siano all’ordine del giorno, la posizione del governo regionale del Friuli Venezia Giulia rimane chiara: la partita delle infrastrutture è fondamentale per lo sviluppo non solo del territorio ma anche per tutta la parte settentrionale del nostro Paese, per i traffici commerciali da e per l’Europa centro-orientale. Senza direttrici viarie veloci lungo l’asse ovestest, sia stradali che ferroviarie, il Friuli Venezia Giulia rischia di divenire un vero e proprio tappo per il traffico delle merci e per il sistema economico mediterraneo e sub-alpino. La spedizione romana del governatore

della Regione, Renzo Tondo, è servita proprio a rassicurare e a portare a casa il benestare del governo centrale riguardo il finanziamento regionale dell’opera, divenuta strategica per affrontare l’emergenza infrastrutturale della regione. Ne è convinto anche Riccardo Riccardi, assessore regionale alle Infrastrutture e ai lavori pubblici. «Da qualche anno la seconda emergenza per il Friuli Venezia Giulia è rappresentata dalla carenza logistica e infrastrutturale, che penalizza non solo il nostro territorio ma un’area economica ben più vasta. Responsabilmente abbiamo avviato l’opera dopo molti anni e stiamo cercando di superare le numerose difficoltà, moltiplicate a causa della crisi finanziaria».


Riccardo Riccardi

Il governo centrale ha avanzato dubbi sulla legittimità del finanziamento regionale all’ampliamento. Quali le argomentazioni della Regione al tavolo con il ministro dell’Economia? «Nonostante i timori iniziali, dal colloquio tra il presidente della Tondo e il ministro dell’Economia Vittorio Grilli è emersa la sostanziale promozione del Friuli Venezia Giulia, che aveva inserito nell’assestamento di bilancio 2012, approvato lo scorso fine luglio dal consiglio regionale, una garanzia necessaria a chiudere l’accordo con le banche. La norma è stata considerata legittima da parte del governo nazionale e questa recentissima decisione si accompagna al riconoscimento finanziario ottenuto alcuni mesi fa dalla Cassa depositi e prestiti e dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti». Una delle principali perplessità, condivisa anche dal sistema bancario, è la reale utilità e quindi il successivo ritorno economico della terza corsia vista la perdurante crisi economica. Come convincere gli investitori della bontà del progetto? «Parliamo di una terza corsia indispensabile per tutti i traffici ovest-est dalla Francia all’est dell’Europa. Tutti i dati, anche quelli più recenti, dicono che l’A4 è l’asse autostradale che ha registrato il minor calo di traffico. D’altronde basta immettersi sulla A4 in un giorno feriale qualunque per

verificare i lunghi cortei di tir che la percorrono. Gli investitori sono già convinti, non a caso a fine luglio la Cassa depositi e prestiti ha sbloccato il richiesto finanziamento di 1,5 miliardi di euro». Legambiente regionale sembra essere favorevole al progetto della terza corsia ma non al collegamento Manzano-Palmanova, che costerebbe un terzo dell’intero progetto sulla A4. «La Palmanova-Manzano non è un qualsiasi “pezzo di strada” ma un tassello importante di un sistema infrastrutturale che dà risposte a sviluppo e crescita economica, che offre soluzioni anche di carattere ambientale, considerati i traffici commerciali pesanti che attraversano i centri abitati e che garantisce nuova sicurezza a chi percorre la viabilità regionale e alle nostre comunità locali. Tutte le categorie economiche friulane condividono infatti la necessità di giungere il prima possibile alla concre-

tizzazione di questo nuovo asse - già finanziata per i tre quarti con risorse dello Stato - che risulta funzionale allo sviluppo complessivo del manzanese ed al suo distretto della sedia. Osservo che la Palmanova-Manzano non può essere oggetto di campagne politiche: la Regione ha cominciato a pensare a quest’asse ancora nel 2005, trovando sei anni fa, dunque nel 2006, un’intesa con Provincia e comuni interessati per la sua costruzione». Quali le previsioni dal punto di vista delle tempistiche. «Prima di tutto possiamo confermare che il primo “braccio” di questi lavori, cioè l’ammodernamento autostradale della Villesse-Gorizia, la seconda direttrice autostradale verso la Slovenia -lavori per circa 180 milioni di euro sarà concluso verso la prima metà del prossimo anno. Credo che l’intera A4 possa trovare realizzazione quattro anni dopo la chiusura dell’accordo con le banche». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 149




INFRASTRUTTURE

Trieste, crocevia dell’Adriatico a sempre luogo di traffici nazionali e internazionali, il porto di Trieste punta non solo al mercato italiano, ma a scenari europei: Austria, Germania del Sud, Paesi dell’Est in particolare. A gestire il terminal container del porto è la Trieste Marine Terminal, guidata dal capitano Fabrizio Zerbini. «La nostra società si propone tra i principali protagonisti nello sviluppo del traffico container nel Nord Adriatico e fornisce una gamma completa di servizi di movimentazione, magazzinaggio e trasporto intermodale per i clienti del Nord Italia e del Centro/Est Europa». Trieste Marine Terminal, che è per capacità (650.000 teu annui) il terminal container più grande in tutto il mare Adriatico e vanta il pescaggio naturale lungo banchina più profondo del Mediterraneo (ben 18 metri), nel corso degli ultimi anni ha rivoluzionato la gestione del terminal container di Trieste, investendo fortemente in risorse umane e attrezzature e garantendo alle compagnie di navigazione l’operatività di banchina e ferrovia 362 giorni l’anno, 24 ore su 24.

D

La Trieste Marine Terminal ha sede a Trieste www.trieste-marine-terminal.com

152 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Attraverso investimenti mirati, la Trieste Marine Terminal aumenta la capacità operativa del terminal container del porto di Trieste. Fabrizio Zerbini racconta i risultati ottenuti e le prospettive di crescita nazionale e internazionale Carlo Gherardini Gli investimenti per aumentare la capacità operativa e l’efficienza del terminal continuano, come spiega Zerbini: «Quest’anno abbiamo investito nel miglioramento dell’infrastruttura, con la creazione di nuovi spazi per la gestione dei container a piazzale, che ha portato a un aumento della capacità di circa 60.000 teu annuali, e con la firma del contratto per il rinnovo di due delle nostre sette gru di banchina che porteranno la capacità delle stesse a 20 file in larghezza e 7 tiri in altezza». Tale significativo miglioramento consentirà a Trieste Marine Terminal, a partire da metà del prossimo anno, di poter operare anche su navi da

10.000 teu che le Compagnie Marittime, in tempi non troppo lontani, potrebbero ipotizzare di impiegare anche in Adriatico. «Anche grazie a questi investimenti, oggi, al servizio marittimo diretto da e per Far East e Middle East operato dalla Maersk e dalla CMA CGM, si è aggiunto quello diretto per le stesse aree dell’Evergreen, che coinvolge anche vettori come Hanjin, Yang Ming e MOL. Ciò, oltre agli “storici” servizi marittimi per il Mediterraneo operati da Zim e MSC». Da sempre Trieste è in effetti la porta più naturale ed economica per i traffici del Nord Est Italia e del Centro/Est Europa, dall’Austria alla Baviera, dal-


Fabrizio Zerbini

l’Ungheria alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia. Ma gli obiettivi di mercato non si fermano qui. «Da gennaio 2012, è iniziata un’importante collaborazione tra Trieste Marine Terminal, il Gruppo T.O.Delta (proprietario del terminal) e la Rail Cargo Austria. Questa collaborazione ha portato al mantenimento e allo sviluppo di un’ampia gamma di servizi intermodali con treni su Monaco di Baviera, Ulm, Giengen, Budapest, accanto agli storici treni operati anche da altri vettori sull’Austria, su Padova e su Milano». Il terminal non guarda, però, soltanto al vasto territorio centro europeo ma, proprio grazie ai suoi fondali e alle sue infrastrutture che consentono alle grandi navi oceaniche di poter scalare Trieste senza problemi operativi e di pescaggio, sta sviluppando con successo l’attività di Transhipment, proponendosi quale hub di riferimento per l’intero Adriatico. «Già una vastissima gamma di traffici fa tappa a Trieste prima di essere direzionata alle diverse destinazioni che si affacciano sull’Adriatico. Infatti, le navi più grandi non possono scalare la gran parte dei porti adriatici e Trieste, con i suoi 18 metri di pescaggio, rappresenta il punto di riferimento per molte compagnie marittime che qui sbarcano o imbarcano contenitori destinati o provenienti dai porti che non possono toccare direttamente. Per esempio – continua Zerbini –, il carico da e per i porti di Venezia, Ancona o Ravenna

Quest’anno abbiamo investito nell’ulteriore miglioramento dell’infrastruttura, con la creazione di nuovi spazi per la gestione dei container a piazzale

viene trasbordato a Trieste e poi portato a destinazione con delle navi feeder, in parte gestite direttamente da noi. Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo registrato percentuali di traffico crescente e Trieste si pone sempre di più come porta non solo per i paesi del Centro Est Europa, ma anche per i porti adriatici che per ragioni geografiche o infrastrutturali non sono in grado di ospitare navi oceaniche di dimensioni rilevanti». Quali dunque le prospettive e gli obiettivi della Trieste Marine Terminal alla luce dei risultati ottenuti e degli investimenti in corso? «L’obiettivo è, da un lato, quello di continuare a consolidare l’ottimo rapporto con gli operatori e le compagnie che già attualmente usano e scalano Trieste attraverso il continuo miglioramento della capacità e dell’efficienza del terminal e, dall’altro, di aprirsi a nuove compagnie o a nuovi

servizi marittimi offrendo la possibilità di portare nell’Adriatico navi sempre più grandi. Gli strumenti per perseguire questo scopo sono migliorare l’infrastruttura - e l’investimento sulle gru è un primo passo che ci dovrebbe garantire anche un miglioramento della produttività del terminal – e rafforzare i servizi intermodali magari con nuovi collegamenti anche nel corso del prossimo anno. L’interesse del Gruppo T.O.Delta, in fine, si è esteso da qualche anno anche alla Compagnia Portuale di Monfalcone, acquisita nel 2008, che gestisce il terminal merci convenzionali nello scalo goriziano. Porto di riferimento nel Nord Est per i traffici come acciaio, carta e legname, rappresenta un ulteriore importante strumento che amplia la capacità e la gamma di servizi offerti del Gruppo T.O.Delta». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 153


TRASPORTI E SPEDIZIONI

Una nuova logistica per Trieste Tra le svariate figure professionali impegnate nelle attività di compravendita internazionale, quella dello spedizioniere doganale sta acquisendo un ruolo sempre più rilevante. Il punto di Marino Marini Emanuela Caruso

l servizio di spedizione delle merci rappresenta un valore aggiunto per le compravendite internazionali. Infatti, conclusa la contrattazione commerciale per l’acquisto o la vendita di qualsiasi tipo di merce, curare la spedizione dal luogo di produzione a quello di destinazione in modo veloce, puntuale e sicuro è uno step fondamentale». Così Marino Marini, amministratore delegato della società Korman Italia, descrive l’importanza di un’attività svolta efficacemente solo dagli spedizionieri. Soltanto questi tecnici

«I La Korman Italia Spa ha sede a Trieste www.korman.it

156 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

specializzati, infatti, sanno muoversi con destrezza in mezzo all’enorme quantità di declinazioni e interpretazioni delle condizioni Incoterms – ovvero diritti e doveri competenti ai vari soggetti giuridici coinvolti in un’operazione di trasferimento beni internazionale – e fornire un’adeguata consulenza alle varie aziende committenti. Come fa presente Marino Marini: «In realtà, il coinvolgimento dello spedizioniere non dovrebbe iniziare in fase di movimento della merce, bensì durante la pianificazione, in quanto rappresen-

terebbe l’unica soluzione per evitare spiacevoli sorprese, quali ritardi, spese impreviste, difficoltà nello sdoganamento, e per non compromettere la soddisfazione delle parti coinvolte nella compravendita». Questa convinzione diventa ancor più fondata se, oltre di spedizioni in generale, si comincia a parlare di less container load (LCL) o, in altre parole, di carichi parziali di un container. È di questo particolare regime di spedizione, chiamato anche groupage, che la Korman Italia, attiva da quasi vent’anni nel Porto Franco di Trieste, ha fatto il proprio fiore all’occhiello. «Il groupage – specifica Marino Marini – trae la sua ragion d’essere dalla possibilità di economizzare le spese di spedizione in funzione del limitato ingombro del carico rispetto allo spazio messo a disposizione dal full container load (FCL). Proprio per questa sua caratteristica, però, diventa un tipo di spedizione a cui è necessario prestare molta attenzione, così da scovare e non incappare in problematiche poco discusse anche nelle varie normative delle conven-


Marino Marini

zioni internazionali». Grazie all’elevata qualità del servizio, offerto in particolar modo dai porti del Far East, la Korman Italia ha superato il traguardo delle 4.600 tonnellate di merci groupage imbarcate in un anno – il 2011 – pari a circa 2.000 spedizioni in import e transito, ognuna delle quali con esigenze specifiche dovute alla natura del carico, alla resa e alle necessità doganali. «Per i nostri depositi triestini passano moltissime tipologie di merci: dai macchinari ai tessuti, dagli accessori per la casa alle varie qualità di the, dagli elettrodomestici ai prodotti semilavorati, per arrivare infine al metalcasting». Il successo conquistato dalla Korman Italia è ancor più meritato se si considerano alcuni fattori che negli anni sono andati a incidere profondamente sull’attività dell’azienda, come l’esasperata competitività del mercato asiatico e la crisi economica piombata non solo sull’Italia ma anche sul resto del mondo. Continua ancora Marino Marini: «Siamo riusciti a mantenere e consolidare

Nel 2011 abbiamo superato la soglia delle 4.600 tonnellate di merci groupage imbarcate, pari a circa 2.000 spedizioni

la nostra posizione sul mercato grazie alla capacità di mantenere sotto controllo le tariffe di vendita e alla grande diversificazione della nostra attività. Non ci occupiamo infatti solo di groupage. Da qualche anno, ci occupiamo anche della distribuzione di minerali di origine sudafricana destinati alle fonderie; nel 2011 abbiamo distribuito 7.500 tonnellate di minerali. Da tempo i nostri servizi sono rivolti anche ad altri operatori del settore, senza per questo creare competizioni, ma al contrario, alimentando interessanti sinergie. Nonostante il Porto franco abbia perduto parte delle attrattive di un tempo, resta comunque una

zona di particolare vitalità, attorno a cui ruotano dinamiche e opportunità interessanti se solo si è in grado di coglierle. Consapevoli del potenziale del polo in cui operiamo, continuiamo a offrire un ciclo di gestione completo, che non si limita allo stoccaggio di merce allo stato estero, ma include manipolazione, operazioni doganali e trasporti». Come obiettivo per il prossimo futuro, la Korman Italia spera di portare la propria attività, e ancor più la città di Trieste, verso nuovi mercati, tra i quali il Nord Italia, l’Austria e la Germania, così da diventare una realtà in grado di competere con i blasonati porti del Nord Europa.

FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 157


EDILIZIA

Un 2012 a due velocità ochissimi bandi pubblici. Contesi fra centinaia di aziende di costruzioni. È questa la situazione attuale dell’edilizia friulana, come pure di molte regioni italiane. Alla difficoltà nell’aggiudicarsi un appalto in una così affollata selva di proposte si aggiunge, inevitabilmente, una marcata spinta al massimo ribasso. Se questo potrebbe rappresentare un vantaggio per la pubblica amministrazione – in termini di risparmio sul costo delle opere –, in realtà, paradossalmente, si traduce in uno svantaggio. Come spiega infatti Luca Spagnol, titolare insieme alla madre Egles della Spagnol Costruzioni – attiva tanto nell’edilizia residenziale e industriale privata, che nel settore pubblico, anche con opere in ambito stradale e idraulico – : «L’apparente vantaggio iniziale, in seguito, si rivela pressoché sempre un’arma a doppio taglio. Questo a causa delle grosse perdite di tempo e di denaro cui vanno incontro le amministrazioni, dato che spesso ad “avviare i lavori” sono gli avvocati piuttosto che le imprese». In questo scenario di difficoltà, la vostra azienda come ha reagito? «Stiamo affrontando il momento insistendo su una riduzione dei costi superfluiti, eli-

P

158 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Le difficoltà nel settore delle costruzioni non fermano le imprese che sanno riorganizzarsi e adattarsi ai nuovi scenari. L’esperienza di Luca Spagnol, fra residenziale e appalti Valerio Germanico

minando attrezzature che utilizziamo poco e preferendo il noleggio dei mezzi di cui abbiamo bisogno soltanto occasionalmente. Ovviamente abbiamo anche dovuto ridurre all’essenziale gli investimenti sull’acquisto di nuove strumentazioni: stiamo cercando di sfruttare al massimo quello che abbiamo già, così come, sul fronte delle risorse umane, di valorizzare al meglio le professionalità presenti in azienda. Queste scelte contribuiranno alla nostra riorganizzazione interna, grazie alla quale contiamo di poter concorrere ad appalti con aggiudicazioni economicamente più vantaggiose o appalti integrati». Sul fronte dei risultati, quali sono stati quelli più significativi nell’ultimo anno? «Il 2011 è stato un anno molto duro. Abbiamo registrato un grosso calo nel fatturato, dovuto alla perdita di due grosse commesse private che erano già aggiudicate sulla carta. Nonostante queste difficoltà, che ci hanno costretto a fare ricordo alla cassa integrazione ordinaria per parte dell’organico – in

Luca Spagnol e la madre Egles, titolari della Spagnol Costruzioni Srl di Fiume Veneto (PN) www.spagnolcostruzioni.it

quanto in alcuni dei nostri settori di competenza, come edilizia stradale, fognature, difese idrauliche, i cantieri attivi non riuscivano ad assorbire tutto l’organico –, nel settore immobiliare abbiamo ottenuto ottimi risultati. Fra residenziale e


Luca Spagnol

8 mln

FATTURATO RAGGIUNTO DALLA SPAGNOL COSTRUZIONI NEL 2011. DI CUI IL 50% CON LA VENDITA DI IMMOBILI RESIDENZIALI E INDUSTRIALI

industriale siamo riusciti a piazzare sul mercato immobili per circa 4 milioni di euro. Il risultato è stato possibile grazie a un’azione di marketing mirata, avviata in partnership con un’agenzia immobiliare del territorio, Eurocasa». E sul fronte degli appalti pubblici? «Negli ultimi due mesi del 2011 ci siamo aggiudicati due grossi lavori in ambito sociosanitario: uno a Cordenons (PN), per conto della Cooperativa Acli, e l’altro a Udine, per l’azienda ospedaliera La Quiete. Anche grazie a questi due cantieri, il 2012 si è aperto con nuove prospettive, dato che siamo riu-

sciti a incrementare la produzione fino a pieno regime. In seguito, in questi mesi, siamo riusciti a ottenere altre aggiudicazioni, di minore importo ma con maggiore redditività. A conclusione della stagione estiva, tuttavia, la crisi è tornata a farsi sentire, manifestandosi con un calo vistoso nelle richieste di preventivi – anche da parte dei privati – e dall’assenza di nuovi bandi da parte degli enti pubblici. Siamo comunque ottimisti per la chiusura del bilancio 2012, grazie al fatto che, sulla carta, abbiamo già piazzato il 70 per cento delle nostre realizzazioni immobiliari». Quali sono le caratteristi-

che dell’opera che state realizzando a Cordenons? «Si tratta di uno dei lavori più grandi realizzati nella zona: un centro diurno da 1.400 metri quadrati per la Cooperativa Acli. Il progetto prevede una struttura interamente in legno, con rivestimenti in alluminio e isolanti biologici. Grazie a queste caratteristiche l’edificio sarà classificato e certificato Casa Clima. Questa per noi è stata una vera sfida, dato che è la nostra prima realizzazione con tecnologie non tradizionali e prevediamo di riuscire a consegnare l’opera, con formula chiavi in mano, in appena 240 giorni». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 159




Il distretto italiano della sedia tra aggregazioni e green economy La forza del distretto della sedia passa per l’Italian Chair District, un progetto nato per affrontare le sfide del mercato mondiale basandosi sulla qualità eco friendly, il design e l’aggregazione. Il punto di Giusto Maurig Anastasia Martini

162 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012


Giusto Maurig L’Asdi Sedia, Agenzia per lo sviluppo del distretto italiano della sedia, ha sede legale a Manzano (UD) www.asdisedia.com - www.italian-chair-district.it

ischiamo di perdere frammenti di quel know-how che ci ha permesso di distinguerci sul mercato. Un knowhow che, con il distretto cerchiamo di preservare, mantenendo la forza della filiera». Il riferimento alla congiuntura economica, da parte di Giusto Maurig, presidente di Asdi Sedia (Agenzia per lo sviluppo del Distretto Industriale della Sedia) è lampante e ha ripercussioni importanti

«R

anche su una realtà come l’Italian Chair District. «Come tutti i distretti presenti in Italia – spiega Maurig – anche il nostro ha subito un forte ridimensionamento. Dopo il boom degli anni Ottanta e Novanta, la crisi che ha colpito prima noi del resto d’Italia, per poi manifestarsi completamente a partire dal 2009, ha portato alla riduzione delle aziende del nostro comprensorio, che da oltre 1.100 sono arrivate a 700. È certo che anche per le imprese che attualmente operano nel Distretto le difficoltà ci sono, e sono comuni a quelle di altre realtà. Mi riferisco alla burocrazia, le cui lungaggini comportano costi rilevanti, così come sono elevati quelli sostenuti per l’energia elettrica. D’altra parte, per noi che siamo locati in una zona di confine, la situazione diventa ancora più difficile, poiché, pur godendo di uno statuto speciale, dobbiamo fronteggiare la concorrenza dei paesi di confine, agevolati da sistemi fiscali e burocrazie

differenti da quelle nostrane». Alla situazione nazionale si collegano rischi segnalati dal presidente dell’Asdi. «Le aziende che sono rimaste in Italia – rileva, preoccupato – sono fortemente penalizzate da un sistema che non aiuta l’imprenditore, schiacciato dalla concorrenza straniera. Alla luce di ciò e dei sempre più frequenti fenomeni di delocalizzazione attuati da parte di molte società italiane per mantenere alta la competitività, il rischio riguarda la perdita di un modello imprenditoriale, che ha fatto la forza della nostra economia». A questo punto, subentra il ruolo del distretto, con le attività portate avanti dall’Asdi Sedia, un consorzio a partecipazione pubblico privata che, oltre alle imprese operanti nel settore di punta, si occupa di promuovere l'evoluzione competitiva dell’intera filiera della sedia. «Quando l’economia era florida – dichiara Maurig – il lavoro era per conto di altri; quindi, anche se il 30 per FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 163


INTERNI

cento della produzione mon- anche le materie plastiche e diale veniva fatta qui, dei prodotti realizzati, pochi erano quelli venduti con marchio proprio. Questo è stato un grosso svantaggio, perché, in tempi di crisi, il cliente, quando ha trovato mercati con possibilità di produzione a costo minore, si è spostato altrove. A questo punto, per contrastare i competitor, in particolare quelli asiatici, abbiamo puntato sulla qualità con dei marchi identificativi della nostra realtà produttiva: da lì nasce il marchio Italian Chair District e i progetti di certificazione in forma aggregata. Da qui, si parte per il Green District, a garanzia di una filiera del legno certificata FSC – Catena di Custodia, per poi arrivare alla certificazione Iso 9000 per garantire una qualità costante del processo produttivo». La qualità è il marchio di distinzione di una realtà che conta circa 6mila addetti, con prodotti che nascono dalla filiera del legno ma che toccano

164 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

metalliche. Secondo il presidente dell’agenzia, il legno, più di altri materiali, è particolarmente in auge nelle linee alto di gamma e pertanto è necessario garantire a tali consumatori un prodotto che sia certificato in tutte le fasi produttive. Materiale che, in linea con tendenze sempre più ricorrenti, è quello eco-friendly per antonomasia e, per questo, rappresenta un fulcro per aziende “della sedie” e non solo, che hanno aderito alle iniziative del Distretto. «Tra i soci del distretto – rileva il presidente – c'è la Camera di Commercio di Udine, la Provincia, gli undici Comuni che lo compongono, importanti istituti di credito locali e le associazioni di categoria. Come agenzia di sviluppo, il nostro obiettivo è quello di far crescere le imprese, mettendo in atto iniziative a supporto delle aziende. Indubbiamente non è facile creare un’aggregazione tra queste realtà, in quanto solitamente gli imprenditori

sono dei “solisti”. Ma stiamo notando un cambiamento di tendenza, e i progetti Filiera Iso 9001 e Green District coinvolgono oltre 45 imprese che hanno deciso di aggregarsi per essere maggiormente competitive e ottimizzare gli investimenti». Mentre in molti parlano di aggregazioni per essere più competitivi, nel Distretto della Sedia questa modalità operativa sta diventando una pratica consolidata grazie alla presenza e all'attività dell'Asdi. I progetti per il futuro sono tanti, per Asdi, che si sta gradualmente ampliando. «Puntiamo molto – conclude Maurig – sul nostro marchio ICD e sulla green economy legata alle certificazioni del legno. Siamo partiti l’anno scorso con circa 15 aziende, quest’anno ne stiamo certificando altre 19, mentre altre sono in attesa di certificazione. Inoltre, considerando che le aziende distrettuali concentrano le loro attività prevalentemente all’estero, che rappresenta sempre di più il loro business, oltre al consolidamento presso i mercati storici, ovvero Francia, Germania e Nord-Europa, intendiamo rivolgerci ad altri mercati mondiali proponendo il marchio Italian Chair District con l’obiettivo di valorizzare ed esaltare i singoli marchi aziendali».



GIUSTIZIA TRIBUTARIA

Norme in continua evoluzione Sono molte le critiche da muovere al sistema tributario ma Dario Stevanato, docente di diritto tributario all’Università di Trieste, sottolinea i miglioramenti procedurali avvenuti e avanza una proposta: farla confluire nell’ambito della giustizia ordinaria Renata Gualtieri

I Dario Stevanato, docente di diritto tributario all’Università degli studi di Trieste

l numero di cause tributarie pendenti si colloca stabilmente su livelli molto elevati, in controtendenza rispetto a quanto accade negli altri paesi europei. L’elevata litigiosità ha molte spiegazioni: a volte si tratta di comportamenti dilatori dei contribuenti, non di rado però la via processuale diventa una scelta obbligata di fronte ad accertamenti in tutto o in parte infondati, magari elevati per ragioni di budget. «È presto per dirlo – commenta Dario Stevanato, docente di diritto tributario all’Università di Trieste – ma la nuova “mediazione tributaria”, obbligatoria per le controversie inferiori a 20mila euro, pari ai due terzi delle cause oggi pendenti, potrebbe deflazionare il contenzioso». Cosa è cambiato negli ultimi anni? «Nel tempo ci sono stati miglioramenti procedurali, che hanno avvicinato il processo tributario a quello civile e amministrativo. Quest’opera di modernizzazione è stata però calata su strutture preesistenti: poco o nulla è cambiato nella composizione delle commissioni tributarie, in cui siedono giudici non a tempo pieno e spesso privi di un’adeguata preparazione specifica. Si rischia, inoltre, un ulteriore impoverimento delle competenze a causa della stretta sulle incompatibilità e la prevista

166 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

fuoriuscita dalle commissioni di avvocati e commercialisti, con il paradosso di avere un giudice “speciale”, ma non “specializzato”: non per colpa dei singoli, ma per la loro provenienza da altri settori dell’esperienza giuridica, e non solo». Quali caratteristiche deve avere la giustizia tributaria? «Si tratta di un processo di impugnazione di atti amministrativi, in cui un giudice deve valutare se un altro ufficio pubblico ha correttamente applicato la legge e i margini di apprezzamento che la stessa consentiva. È ovvio che ogni sistema di giustizia, per essere tale, dovrebbe garantire un’effettiva parità delle parti nel processo, ma questo è complicato. Il giudizio tributario ha il pregio di essere veloce, ma l’altra faccia della medaglia è la sua sbrigatività: tutto viene deciso in un’unica udienza, in cui le commissioni restano spesso disorientate di fronte a complicate questioni di fiscalità specialistica. A quel punto la decisione rischia di essere assunta sulla base di considerazioni metagiuridiche, quali l’impatto socio-economico della decisione o le suggestioni mediatiche della lotta all’evasione, con acritica conferma di quanto accertato dagli uffici». Quali le critiche all’attuale assetto del sistema giuridico tributario e le questioni che rimangono prioritarie? «Molti dei problemi della giustizia tributaria si collocano a monte del processo e investono il modo in cui vengono concepiti i controlli fiscali e gli accertamenti. L’Agenzia delle Entrate ci sta lavorando ma la conflittualità con


Dario Stevanato

i contribuenti rimane molto elevata e questa situazione si scarica sul processo. Rimane dunque prioritario prevenire le liti per consentire alle commissioni di processare meno per processare meglio. La riduzione delle cause consentirebbe di affrontare un’altra priorità, ovvero la qualificazione e la professionalizzazione dei giudici. Nel frattempo si potrebbero fare piccole manutenzioni, come affidare le liti bagatellari a un giudice monocratico, liberando così risorse per una più approfondita trattazione delle questioni più rilevanti. Un progetto più ambizioso potrebbe far confluire la giurisdizione tributaria nell’ambito della giustizia ordinaria, magari mantenendo le commissioni per le cause di minore importo, ad esempio quelle per cui oggi opera la “mediazione tributaria”». Lotta all’evasione fiscale, quale scenario si prospetta? «Le statistiche sul recupero dell’evasione danno l’impressione di un’azione finalmente più incisiva da parte degli uffici finanziari. Quello che le statistiche non dicono, però, è la natura dei recuperi fiscali: si tratta spesso di contestazioni formalistiche, di carattere interpretativo, che “cavillano” sul modo in cui la ricchezza è stata dichiarata più che incidere su quella non registrata. Si chiedono imposte che magari sono già state pagate in un altro periodo di imposta o da

È paradossale ma gli accertamenti fiscali riguardano perlopiù soggetti che già pagano le imposte

un altro contribuente, come avviene contestando l’applicabilità dell’Iva a operazioni tra imprese. Elevare rilievi giuridico-interpretativi, magari a grandi imprese, consente di raggiungere i budget accertativi in modo semplice e proficuo, ma in questo modo la ricchezza occultata al fisco non viene intaccata. È paradossale, ma gli accertamenti fiscali riguardano perlopiù soggetti che già pagano le imposte». Il nuovo spesometro che occasione rappresenta? «Lo spesometro o altri metodi “redditometrici”, per quanto sofisticati, non possono sostituirsi al controllo del territorio e alla valutazione da parte dei funzionari del fisco delle posizioni dei singoli contribuenti. Si tratta di strumenti che possono aiutare gli uffici nelle loro valutazioni, purché non si pretenda di prescindere da una valutazione personalizzata dei singoli casi. Detto questo, il controllo della spesa come indizio per verificare la congruità dei redditi dichiarati è un principio che va giustamente valorizzato». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 167


GIUSTIZIA TRIBUTARIA

Avvicinare il fisco alla collettività Sono tante le iniziative con cui l’Agenzia delle Entrate regionale offre servizi ai cittadini. Il direttore Paola Muratori parla, infatti, di un impegno costante tra recupero dell’evasione e dialogo con i contribuenti Renata Gualtieri

A

Sopra, Paola Muratori, direttore dell’Agenzia delle Entrate del Friuli Venezia Giulia

l di là dei risultati a cui hanno portato i controlli effettuati nel corso del 2012, che sono ancora in pieno corso, merita risalto il costante miglioramento che negli anni ha interessato la qualità degli accertamenti effettuati in regione dall’Agenzia delle Entrate, frutto di una sempre più affinata selezione dei contribuenti da controllare. «I vantaggi – commenta il direttore Paola Muratori – in questi casi sono molteplici: maggior efficacia nell’azione di contrasto, crescente recupero di gettito, tendenza alla piena equità fiscale, repressione della sleale concorrenza che l’evasore pratica a danno del contribuente virtuoso, in tal modo sempre meno destinatario di attività di controllo». Come si svolge il lavoro quotidiano di contrasto all’evasione fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate? «L’ente opera con equilibrio, sensibilizzando innanzitutto i contribuenti alla tax compliance. Per quanto riguarda il recupero dell’evasione percorre più direttrici, che si sviluppano preliminarmente in una attività di analisi economica del territorio di riferimento e d’intelligence per la selezione mirata dei contribuenti, anche attraverso l’esame delle risultanze dell’anagrafe tributaria e delle altre banche dati; solo successivamente si effettua il riscontro tra tali elementi e quanto rilevato in sede esterna con accessi e verifiche. Il recupero dell’evasione non si conclude però con la notifica dell’atto di

168 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

accertamento: il contribuente ha a disposizione tutta una serie di istituti definitori, come la recente mediazione fiscale, che consentono di aprire un dialogo con il fisco e chiudere celermente le procedure». Come giudica le sinergie tra le istituzioni locali nella lotta all’evasione fiscale? «Con molto favore. Alcuni Comuni hanno dato prova di saper svolgere indagini e di essere in grado di giungere alla scoperta di fenomeni di evasione grazie alla loro evidente conoscenza del territorio maturata nel quotidiano contatto col cittadino. Attraverso il portale PuntoFisco i Comuni trasmettono le segnalazioni rilevanti ai fini dei tributi erariali, con il risultato che il ricavato della specifica attività di lotta all’evasione verrà interamente versato nelle casse municipali, quanto meno sino al 2014, mentre dall’anno successivo la somma sarà divisa equamente tra Agenzia delle Entrate e autonomia locale». Il 6 luglio scorso si è tenuto a Trieste un incontro di approfondimento sul tema delle società di comodo e sulle altre novità fiscali. Quali interessanti spunti sono emersi? «L’evento, organizzato dalle direzioni dell’Agenzia delle Entrate del Friuli Venezia Giulia, del Veneto e del Trentino Alto Adige, in collaborazione con la conferenza permanente tra i dottori commercialisti del Triveneto e Confindustria Trieste, ha permesso di chiarire complessi aspetti normativi sulle società non operative, su quelle in perdita sistematica e su quando le perdite possano consi-


Paola Muratori

Le postazioni informatiche del camper permettono di accedere ai servizi online ed effettuare gli adempimenti fiscali

derarsi fisiologiche, alla luce della recente circolare 23/2012 della direzione centrale normativa». Che esito ha avuto l’iniziativa “Il Fisco mette le ruote”? «Il progetto nasce per raggiungere e offrire assistenza fiscale qualificata anche nelle cittadine di piccole dimensioni, ove non è presente un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate. Le postazioni informatiche da remoto del camper permettono di accedere ai servizi on line ed effettuare gli adempimenti, al pari di quello che si fa in un qualunque ufficio. I cittadini di Spilimbergo, il comune della tappa nel Friuli Venezia Giulia di quest’anno, hanno colto pienamente il senso dell’evento, recandosi numerosi al camper: oltre 180 contribuenti hanno usufruito dei servizi e chiesto informazioni di carattere fiscale, in particolare sulla dichiarazione dei redditi, sull’imposta di successione e su quella di registro e, tenuto conto che si era nel mese di maggio, anche sull’Imu; le informazioni relative all’Imu sono state fornite grazie alla collaborazione con il Comune».

Con quali altri progetti o iniziative riuscite ad agevolare i cittadini nell’assolvimento degli obblighi tributari, stabilendo con loro un maggiore dialogo? «La tax compliance può raggiungersi tanto più se ci si avvicina ai contribuenti. Il sito dell’Agenzia delle Entrate, completo e facilmente fruibile, offre la documentazione fiscale necessaria a ogni categoria di contribuente nonché prassi, normativa e informazioni. Entratel e Fisconline sono i canali telematici per professionisti, cittadini ed enti, attraverso cui è possibile, ad esempio, la compilazione e trasmissione delle dichiarazioni, la consultazione dei dati personali, la registrazione dei contratti d’affitto. Ma non vengono trascurati i canali non telematici: esiste un call center i cui operatori rispondono con competenza ai quesiti del contribuente e possono fissargli un appuntamento con il personale degli uffici territoriali, contatto reale cui l’Agenzia delle Entrate non potrà mai rinunciare». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 169


GIUSTIZIA TRIBUTARIA

Una regione tra le più virtuose Risulta positivo il bilancio dell’attività svolta nel 2012 dalla Commissione tributaria regionale ma l’obiettivo primario resta, per il presidente Francesco Castellano, riuscire a coniugare i tempi con la qualità della giustizia Renata Gualtieri

L’

Sopra, Francesco Castellano, presidente della Commissione tributaria del Friuli Venezia Giulia

organico complessivo della Commissione tributaria del Friuli Venezia Giulia è di 38 giudici, suddivisi in sei sezioni, 4 generiche e 2 impegnate in materie specialistiche come accise, dogana, Iva intracomunitaria. Normalmente il 75 per cento delle controversie hanno come parte pubblica l’Agenzia delle Entrate e hanno per oggetto avvisi di accertamento sia nei confronti di cittadini privati che di società o grandi gruppi industriali operanti in regione. Il dato relativo alle pendenze al 31 dicembre 2011 parla di 1.151 appelli pendenti, pervenuti al 31 agosto 2012 invece 356 appelli con una riduzione del 20-25 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le controversie decise sono state 571, al 31 agosto 2012 dunque le pendenze sono diminuite e sono pari a 936 appelli pendenti. Il dato non è eccessivo se si tiene conto che le controversie di valore inferiore a 20.000 euro sono state sospese in attesa che l’Agenzia delle Entrate comunichi alla commissione tributaria quelle che sono state definite e quelle che saranno rimesse in discussione. «Altrimenti avremmo già deciso molto di più – tiene a precisare il presidente Francesco Castellano – perché abbiamo tempi rapidi di decisione. Dal momento del deposito

170 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

all’appello e alla definizione dell’udienza non trascorrono più di 6-8 mesi». Qual è lo stato di salute della Commissione tributaria regionale, specie in riferimento ai tempi dei processi? E quali le difficoltà anche in termini d’insufficienza di personale? «Difficoltà al momento non ce ne sono. Abbiamo riscontrato anche una riduzione numerica delle controversie decise; trattando però contese di valore superiore a 20.000 euro dobbiamo assicurarci un grande impegno professionale delle parti e dei giudici. La fortuna è di avere presidenti e vicepresidenti di sezione che sono magistrati ordinari e questo assicura garanzia d’imparzialità e di efficienza nella tenuta e nella celebrazione delle udienze». Quali gli obiettivi da raggiungere? «Presso di noi funziona una sezione delocalizzata della Commissione tributaria centrale alla quale nel 2008 erano state attribuite ben 2.500 controversie che entro la fine di quest’anno saranno tutte definite; con le due udienze che saranno celebrate tra ottobre e novembre non avremmo più alcuna pendenza. Questo è un risultato ottimale, il cui merito va anche alla segreteria. L’obiettivo da raggiungere potrebbe essere un’ulteriore riduzione ma ora come ora


Francesco Castellano

936

APPELLI LE CONTROVERSIE PENDENTI PRESSO LA COMMISSIONE TRIBUTARIA REGIONALE AL 31 AGOSTO 2012, RISPETTO A QUELLE DECISE CHE SONO STATE 571

stiamo privilegiando la qualità delle decisioni. Sono pochissime, infatti, le sentenze che la Cassazione ci annulla e questo conferma la qualità delle decisioni che sono puntualmente motivate in fatto e in diritto». Quali le esigenze di giustizia più frequenti che vi arrivano? «Il 75 per cento dei casi riguarda gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, tra redditometro e spesometro, poi ci sono controversie che riguardano l’abuso del diritto, cioè quelle messe in essere dall’Agenzia delle Entrate perché ritiene che si sia fatto ricorso a determinati strumenti tecnici non per effettiva necessità ma per evadere o eludere le imposte. Si tratta di una materia particolarmente delicata in quanto la parte sostiene che alcuni contratti hanno come supporto necessità economiche, quindi, il giudice tributario deve possedere competenze economiche per capire a fondo la gestione dell’azienda». Il Friuli Venezia Giulia è stata, assieme all’Umbria, la regione pilota del sistema di posta elettronica certificata in materia di processi tributari. Come giudica questa novità e che vantaggi concreti apporta? «È una novità molto positiva sia per la cer-

tezza della notifica, perché così si riesce a sapere chi è il destinatario, sia per l’abbattimento dei costi. Dunque certezza e celerità, lontano dai tempi standard della notifica, assieme alla sicurezza che il destinatario dell’atto sia proprio colui al quale viene notificato l’atto stesso, senza rischi d’incertezza sulla persona. La posta certificata è utilizzabile solo per gli appelli notificati dopo il 7 luglio del 2011 e, come commissione tributaria regionale, ci stiamo attivando per utilizzare questo strumento anche per gli appelli notificati prima di tale data in maniera tale che si possano ridurre ulteriormente le incertezze. Per gli appelli notificati dopo quella data vi è l’obbligo del contributo del versamento unificato. Questo è un aggravio di costi che viene calcolato per scaglioni d’imposta: si parte da 30 euro per le controversie di valori pari a 2.582 euro per arrivare a 1.500 euro per controversie superiori a 200.000 euro». Il Friuli Venezia Giulia è ancora tra le regioni più virtuose per il rilascio degli scontrini fiscali? «Questo è un dato di fatto, e possiamo constatare che in linea generale il giudizio è altamente positivo». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 171




ONCOLOGIA

La diagnosi precoce abbatte i tassi di decesso Nell’ultimo ventennio, l’affinamento delle procedure di screening e di radioterapia hanno fatto sì che «il numero di neoplasie “problematiche” si stia riducendo sempre più». Massimo Bazzocchi ne illustra la centralità nei moderni trattamenti oncologici Giacomo Govoni

L

Nella pagina a fianco, Massimo Bazzocchi, direttore dell’Istituto di radiologia diagnostica dell’ospedale Santa Maria e preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Udine

e strategie principali per combattere i tumori sono due: la prevenzione primaria, che ne scongiura la comparsa attraverso una condotta di vita sana, oppure una diagnosi precoce della malattia, effettuata prima che si manifesti a livello clinico. Su questo secondo terreno, un ruolo cruciale spetta agli screening radiologici, che in alcuni casi possono anche rivelarsi strumenti terapici in grado di contornare la neoplasia e, quando possibile, annientarla. «La radioterapia moderna da sola o in associazione con altre terapie – sottolinea Massimo Bazzocchi, direttore dell’Istituto di radiologia diagnostica all’ospedale di Udine – svolge un ruolo sempre più pregnante nella cura dei tumori». Ai fini di una diagnosi di neoplasia, qual è il peso specifico dell’esame radiologico? «La radiologia o meglio la Dpi, acronimo di diagnostica per immagini, in oncologia riveste oggi un ruolo fondamentale nella prevenzione secondaria, detta anche diagnosi precoce, nella diagnosi e nella caratterizzazione delle neoplasie in generale, nel bilancio di estensione e nella stadiazione dei tumori, nel follow-up delle neoplasie e nella valutazione della risposta alle terapie. Lo sviluppo informatico e tecnologico e la digitalizzazione delle tecniche d’immagine hanno determinato uno straordinario sviluppo della disciplina, attribuendo un ruolo sempre più cruciale alla Dpi con impatto sull’out-come».

180 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Quali sono i risultati più significativi messi a segno negli ultimi anni dalla radioterapia correlata alla cura dei tumori? «Negli ultimi anni c’è stato un incredibile sviluppo tecnologico che ha permesso un miglioramento della precisione delle procedure, finalizzate al raggiungimento di dosi cancericide e al risparmio dei tessuti sani, quali la radioterapia guidata dall’imaging e quella a intensità modulata. Tali tecniche sono disponibili nella nostra struttura, che dispone di due acceleratori lineari, di Tac simulatore e con-bean CT, che permettono la simulazione delle procedure e il controllo dei volumi effettivamente trattati. La radioterapia si avvale quindi delle più recenti acquisizioni della Dpi e dell’informatica per raggiungere obiettivi terapeutici sempre più ambiziosi nell’elaborazione dei piani di cura». In quali tipologie di diagnosi si sta rivelando più preziosa? «Nell’ambito della diagnostica mammografica, ora digitale, si è ottenuta per esempio, dopo vent’anni dall’introduzione dello screening e parallelamente al miglioramento delle terapie, una significativa e progressiva riduzione della mortalità per il carcinoma della mammella a partire dal 1995. Altre tecniche come l’ecografia, la risonanza magnetica e un impegno costante nella ricerca in ambito metodologico, tecnologico e clinico, documentata attraverso numerose pubblicazioni su ri-


Massimo Bazzocchi

RADIOTERAPIA

60% I PAZIENTI ONCOLOGICI CHE NEL LORO PERCORSO TERAPEUTICO SI SOTTOPONGONO A TRATTAMENTI IN RADIOTERAPIA

viste di prestigio internazionali, concorrono a garantire la qualità della diagnosi». Cosa non deve mancare nel parco tecnologico di un radiologo? «Per una diagnostica per immagini moderna e per svolgere un’attività di ricerca consona alla mission dell’ospedale di Udine è necessario disporre di una tecnologia ecografica adeguata, di una Tac multislice che permetta esami dinamici anche di strutture in movimento, quali il cuore, le coronarie e così via. Occorre poi una risonanza magnetica ad alto o altissimo campo e una Pet-Tac necessaria per la stadiazione e il follow-up di molte neoplasie. Altre importanti apparecchiature digitali di alto profilo sono i mammografi digitali e le apparecchiature per angiografia e per emodinamica anche rotazionali di ultima generazione». Di quali apparecchiature dispone l’ospedale di Udine ? «Questo ospedale dispone di moderne attrezzature, tra cui 3 Tac multislice, due da 64 slice, e una quarta in acquisizione, 3 risonanze magnetiche ad alto campo, una Pet-Tac e un parco di apparecchiature per ecografia dedicate ai di-

versi settori. A questi si aggiungono quattro mammografi, di cui uno digitalizzato e uno digitale con tomosintesi per ricerca, quattro apparecchi per angiografia ed emodinamica e altre attrezzature per radiologia tradizionale digitali o digitalizzate». Quali tipologie di tumori rendono più complicata l’applicazione della tecnica radioterapica? «Le neoplasie che rendono più difficile l’applicazione della radioterapia sono rappresentate da quei tumori situati vicino a organi o strutture critiche come, ad esempio, le vie ottiche o il midollo spinale. Si tratta delle neoplasie dell’encefalo e in generale del capo e del collo, nonché di quelle della colonna vertebrale. In tali neoplasie è fondamentale avere a disposizione i dispositivi più moderni per la corretta elaborazione dei piani di cura, da associare alle nuove tecniche di imaging più avanzate (Tac e Rm) anche mediante procedure in “fusion imaging”. In ogni caso, si può affermare che con il tempo e il miglioramento sia tecnologico che metodologico il numero delle neoplasie “problematiche” si sta riducendo sempre di più». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 181


ONCOLOGIA

Cure tumorali innovative e sostenibili La presenza di competenze chirurgiche d’eccellenza è uno degli stimoli principali per l’oncologia medica dell’ospedale S. Maria della Misericordia di Udine, che gestisce anche studi clinici innovativi, come quello sui tumori del distretto cervico-facciale. Il punto di Gianpiero Fasola Giacomo Govoni

I Sotto, Gianpiero Fasola, direttore del dipartimento di oncologia dell’ospedale S. Maria della Misericordia di Udine

n sintonia con il nuovo piano oncologico regionale in via di realizzazione, pochi mesi fa in Friuli Venezia Giulia ha preso il via la prima scuola di “governo clinico” nella pratica oncologica. Un esperimento pilota che coinvolge una ventina di primari e altre figure direttive della sanità regionale, finalizzato ad accrescere le competenze dei professionisti in una disciplina d’avanguardia nella realtà friulana. «Negli ultimi tempi – spiega Gianpiero Fasola, direttore del dipartimento di oncologia dell’ospedale S. Maria della Misericordia di Udine – ci siamo anche dedicati alla qualità organizzativa delle attività oncologiche, collaborando con l’Università Bocconi di Milano alla pubblicazione di uno studio che analizza i percorsi dei pazienti, i costi evitabili e i fattori che influenzano la sostenibilità delle cure».

182 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Nelle graduatorie nazionali di ricerca oncologica, il vostro ospedale occupa le posizioni di vertice. Come è stato raggiunto questo risultato? «Inizialmente abbiamo sviluppato la ricerca nelle patologie più frequenti o “big killer”, cioè i tumori del polmone, della mammella e dell’apparato gastrointestinale. Di seguito abbiamo attivato studi clinici importanti nei tumori dell’encefalo, del capo-collo, nel melanoma e nei tumori genito-urinari: l’oncologia medica è influenzata positivamente dalla presenza in quest’ospedale di competenze chirurgiche d’eccellenza, dalla chirurgia generale alla neurochirurgia, alle chirurgie specialistiche». In precedenza accennava al tema dei costi, oggi al centro del dibattito. Un cruccio che tocca anche la sfera oncologica? «Il rischio che l’aumento esponenziale dei costi per la cura del cancro divenga insostenibile per i sistemi sanitari dei Paesi occidentali è un tema di grande attualità, come è emerso negli ultimi due anni sulle principali riviste scientifiche e al congresso della Società americana di oncologia clinica lo scorso giugno a Chicago. Credo che in un periodo critico come questo, dovremmo far tesoro dell’approccio anglosassone e avere la capacità di produrre evidenze scientifiche, attraverso le metodologie dell’Health technology assessment e la ricerca comparativa sui modelli».


Gianpiero Fasola

Quali sperimentazioni state gestendo attualmente e quali nuove frontiere state esplorando? «Gestiamo oltre trenta studi clinici che riguardano diverse neoplasie. Tra i più innovativi vi è uno studio per i tumori del distretto cervico-facciale, all’interno del quale stiamo sperimentando la somministrazione di un agente virale che sembra in grado di rallentare la crescita e favorire la morte delle cellule tumorali». Per quanto riguarda gli altri organi? «Stiamo sperimentando due promettenti nuovi farmaci a bersaglio molecolare nel tumore dello stomaco, un inibitore di una proteina, codificata dall’oncogene Met, coinvolta nella crescita tumorale e un anticorpo monoclonale rivolto contro un recettore espresso dalle cellule del tumore gastrico che esprimono Her2 (pertuzumab). Utilizziamo questa molecola anche in uno studio sul tumore della mammella, dopo chirurgia, per ridurre il rischio di ricaduta. Infine, partecipiamo a due sperimentazioni internazionali multicentriche su nuovi farmaci a bersaglio molecolare nei tumori avanzati del polmone. Anche in questo caso si tratta di interrompere o rallentare la crescita del tumore interferendo direttamente con le vie metaboliche della cellula neoplastica». Nell’ambito della strumentazione diagnostica, quali progressi ha compiuto la vo-

L’equipe completa del dipartimento

Stiamo testando un agente virale che sembra favorire la morte delle cellule tumorali del distretto cervico-facciale

stra struttura negli ultimi tempi? «Abbiamo acquisito la strumentazione più aggiornata per la diagnostica molecolare, un pirosequenziatore di ultima generazione che analizza la genetica dei diversi tumori, identifica le mutazioni potenzialmente sensibili a trattamenti personalizzati e consente quindi un utilizzo ragionato dei farmaci innovativi, a bersaglio molecolare. Alcuni sono già in commercio, altri sono disponibili per i pazienti inseriti nelle sperimentazioni citate». Su quali partnership potete contare? «Abbiamo attive collaborazioni con le principali organizzazioni internazionali per la ricerca sul cancro, come Eortc e Ibcsg, con la fondazione Michelangelo, il Gruppo italiano mammella e altri gruppi cooperativi. In Italia collaboriamo con diverse istituzioni: il San Raffaele di Milano, l’Istituto oncologico veneto di Padova, l’Università di Pisa e naturalmente il Cro di Aviano». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 183


ONCOLOGIA

Programmi di cura personalizzati Sul tumore dell’esofago vanta una delle maggiori casistiche mondiali. Ma anche per le neoplasie del colon-retto, spiega Roberto Petri, «la chirurgia generale di Udine è ormai un centro di riferimento formativo per molti chirurghi italiani» Giacomo Govoni

P

Sopra, Roberto Petri, direttore del dipartimento di chirurgia generale dell’ospedale S. Maria della Misericordia di Udine

er la prima volta in Europa un intervento chirurgico è stato trasmesso dal vivo in 3D. È accaduto lo scorso giugno all’ospedale Santa Maria di Udine, dove il direttore del dipartimento di chirurgia generale Roberto Petri, in collegamento diretto dalla sala operatoria, ha illustrato al congresso nazionale dei chirurghi ospedalieri riuniti a Castelvolturno, i passaggi chiave del suo intervento per una doppia neoplasia al colon. «La tecnologia 3D – spiega Petri – è uno dei più recenti upgrade della chirurgia laparoscopica, di fatto già utilizzabile anche in campo oncologicochirurgico, come l’intervento trasmesso al congresso appunto dimostra». Quali altri passi avanti ha compiuto la chirurgia oncologica regionale negli ultimi tempi? «Lo scenario della chirurgia oncologica è cambiato nell’ultimo decennio per diversi motivi. Innanzitutto la buona adesione, intorno al 50%, ai programmi regionali di screening dei tumori mammari e del colon-retto, attivi rispettivamente da 6 e 4 anni, fa sì che alle nostre strutture pervengano sempre più di frequente neoplasie riscontrate in stadi in cui il trattamento può risultare più risolutivo e meno mutilante per il paziente. Inoltre, specie nella nostra azienda, si stanno affermando piani di cura personalizzati fin dalla prima valutazione, in coordinamento con gli altri specialisti, anestesisti compresi, che si occupano delle singole patologie o dei singoli distretti e apparati».

184 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Sul fronte della qualità delle prestazioni, quali le migliorie fatte o in corso d’opera? «Vi è stato un progresso tecnologico e scientifico anche in campo chirurgico e rianimatorio, volto a curare la patologia nel maggior rispetto possibile del resto dell’organismo. Esiste da qualche anno un impegno formativo rivolto a chirurghi della regione e non, anche in rete con altri ospedali, come l’azienda di Trieste, che sta dando i suoi frutti anche su vasta scala, oltre che essere di stimolo a noi che li organizziamo». Come si raccorda il dipartimento da lei diretto con il reparto di chirurgia oncologica? «Esistono riunioni periodiche riguardanti la senologia, l’apparato gastroenterologico, la patologia del fegato e altre occasionali, tra cui l’oncoematologia e l’endocrinologia, all’interno delle quali fin da subito viene discusso il piano di cura, indipendentemente da chi ha in carico il paziente. Ciò comporta che la strategia terapeutica è “ritagliata” addosso al paziente, secondo il tipo, lo stadio della malattia e lo stato generale psico-fisico del paziente». Si sta espandendo il ricorso alla laparoscopia. Come viene utilizzata nella vostra struttura? «La divisione di chirurgia generale di Udine ha fatto entrare la laparoscopia nel proprio bagaglio da più di un ventennio e soprattutto nell’ultimo decennio tale tecnica mini-invasiva è applicata a


Roberto Petri

LAPAROSCOPIA

1.500 I CASI DI TUMORE AL TRATTO GASTROENTERICO, TRATTATI IN LAPAROSCOPIA DALLA CHIRURGIA GENERALE DI UDINE NELL’ULTIMO DECENNIO

tutto il tratto gastroenterico, dall’esofago al retto, superando ormai i 1.500 casi di tumore trattati. Udine, in particolare, ha una delle maggiori casistiche mondiali sull’approccio toracoscopico al tumore dell’esofago. Ma anche per le neoplasie del colon e del retto - certamente più diffuse - è ormai diventata un centro di riferimento formativo per molti chirurghi italiani. Secondo gli ultimi dati, in Italia il trattamento laparoscopico della patologia del grosso intestino è tra il 30 e il 40%: si tratta dunque di una tecnica attesa da un importante sviluppo nei prossimi anni». Quali vantaggi porta al paziente? «I vantaggi della chirurgia mini-invasiva sono essenzialmente quelli di ridurre al minimo lo “stress” chirurgico per il paziente con evidenti ricadute positive sul decorso postoperatorio e con la possibilità di trattare pazienti in alcuni casi non candidabili persino alla chirurgia tradizionale. Il miglior decorso postoperatorio, a sua volta, ha ricadute positive sulla minor ospedalizzazione e sul più pronto reinserimento socio-lavorativo». Quanto alla tecnologia 3D di cui si parlava

all’inizio, a che genere di applicazione può prestarsi e che orizzonti apre? «A mio modo di vedere, per ora i vantaggi sono più in ambito formativo che direttamente tecnico sul campo operatorio. È però probabile che ulteriori sviluppi di questa tecnologia e degli strumenti utilizzabili migliorino ancora di più le performance dei chirurghi impegnati in questa strada e i risultati per i pazienti». Come vi adoperate per ridurre l’incidenza di complicanze ed errori clinici nella vostra azienda ospedaliera? «Oltre all’attenzione di sempre, merito soprattutto del personale della sala operatoria oltre che dei chirurghi, esiste da due anni l’accreditamento “Joint commission international”, che ha fissato alcuni punti chiave per minimizzare se non abolire i possibili errori nel percorso clinico. Oltre a ciò l’attenzione nella formazione delle equipe operatorie, sia in elezione che in urgenza, garantisce da un lato la sicurezza del paziente, dall’altro il continuo miglioramento dell’esperienza anche per i più giovani». FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 185


ONCOLOGIA

Alta tecnologia contro i “big killer” Il ruolo di primo piano del Centro di riferimento oncologico di Aviano nel panorama degli ospedali d’eccellenza italiani, si è rafforzato ulteriormente con l’innesto di Vittore Pagan, medico esperto nel campo della chirurgia polmonare Giacomo Govoni

C

Vittore Pagan, consulente operativo di chirurgia oncologica toraco-polmonare al Cro di Aviano

on oltre 38mila casi ogni anno e il trend di sopravvivenza a 5 anni più basso rispetto a tutte le altre neoplasie, il cancro al polmone è storicamente una delle bestie nere della medicina oncologica. Tra i primi tre “big killer” sia per gli uomini che per le donne, oggi questa tipologia di tumore sta assistendo tuttavia a un incremento dei tassi di curabilità e guarigione, in primis per merito di programmi di screening e di terapie più efficaci. Nuove armi nella lotta contro i tumori che non mancano di certo all’interno del Centro di riferimento oncologico di Aviano. Un istituto d’eccellenza che da circa un anno si avvale della consulenza di Vittore Pagan, chiamato ad Aviano per supervisionare la crescita di una nuova equipe specializzata in chirurgia oncologica polmonare. «L’inserimento è avvenuto in un ambito polidisciplinare medico e in-

186 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

fermieristico più ampio – spiega Pagan – poiché tutte le strutture interne al Cro erano già predisposte per occuparsi di patologia oncologica toracica». Quali competenze ha portato e quali peculiarità ha trovato in questo istituto? «Ho trovato un organico già integrato, in cui abbiamo particolarmente potenziato e sistematizzato l’attività di valutazione pre-operatoria e di chirurgia maggiore, soprattutto polmonare, ma anche del mediastino e della pleura. A tutt’oggi sono stati eseguiti 71 interventi maggiori sul torace senza nessuna complicanza post-operatoria, che hanno riguardato più del 60% di pazienti di altre regioni e l’80% di tumori primitivi del polmone. Le linee strategiche che stiamo sviluppando mirano al conseguimento del minimo trauma chirurgico con la massima radicalità di cura, cioè assicurando la migliore qualità di vita. Incisioni sì, ma molto piccole e anche ben nascoste, nel tentativo di non asportare mai tutto il polmone, ma solo il lobo e quando possibile, solo il segmento del lobo. Fino agli interventi di auto-trapianto o cosiddetti di risparmio che si limitano all’asportazione della parte malata, ricostruendo la parte sana e lasciandola sul posto». Come si è evoluta ultimamente la tecnica d’intervento terapeutico su una neoplasia toracica? «Le principali linee di cura moderna si basano sulle tecniche che hanno dato i migliori risultati rispetto al passato. Penso al-


Vittore Pagan

POLMONE

15% LE DIAGNOSI DI TUMORE POLMONARE NEGLI UOMINI SECONDO AIRTUM NEL 2011, SUL TOTALE DELLE NEOPLASIE. PER LE DONNE SCENDE AL 6%

l’approccio multidisciplinare, alla ricognizione scrupolosa dello stadio della malattia e alla definizione migliore possibile dell’assetto biologico e funzionale dell’individuo. Altro progresso è quello relativo all’integrazione fra i trattamenti. Porto due esempi per chiarezza: la riduzione pre-operatoria del tumore del polmone mediante la chemioterapia che garantisce al successivo intervento la massima curabilità possibile, oppure l’irradiazione intraoperatoria, che permette di applicare una maggior prevenzione delle recidive. Non va dimenticato, infine, l’ottimale controllo del dolore e la fisioterapia post-operatoria per recuperare rapidamente respirazione e muscoli». In che modo le nuove tecniche incidono sui tempi di trattamento di un tumore? «Secondo le disposizioni europee e nazionali, la diagnosi andrebbe completata nell’arco di 2-3 settimane, un tempo ragionevole per ma-

lattie per lo più lente, con un evoluzione non galoppante, come le neoplasie toraciche. Il trattamento del tumore invece dovrebbe avvenire entro 30 giorni dalla diagnosi. La degenza per polmone, infine, è mediamente di 6 giorni, più 15-30 giorni per il recupero funzionale primari. Tutte tempistiche che al Cro sono ampiamente rispettate». Come sta cambiando il tasso di sopravvivenza dopo la diagnosi di neoplasia polmonare? «L’attenzione massima che popolazione e medici di base hanno sul problema, han fatto sì che oggi la diagnosi del tumore al polmone avvenga abbastanza precocemente, fattore chiave per aumentare la quota di sopravvivenza. Con chemioterapia e radioterapia preoperatoria, poi, riusciamo a portarne una buona quota come se fossero in stadio iniziale. Tutto ciò ha portato a migliori risultati. Dal 2007 si registrano a livello internazio- FRIULI VENEZIA GIULIA 2012 • DOSSIER • 187


ONCOLOGIA

nale sopravvivenze a 5 anni dopo il trattamento del tumore primitivo intorno al 73 per cento, e tra il 45 e il 60 per i tumori meno avanzati. Un range grezzo, comprensivo anche dei decessi non dovuti al ripresentarsi di quella malattia, in cui la proiezione statistica sui 70 casi trattati nell’ultimo anno al Cro s’inscrive a pieno». Quali punti di forza offre il Cro nell’aggressione ai tumori, polmonari in primis? «Il primo strumento d’avanguardia è lo stesso Cro, struttura unica e logisticamente attrezzata per provvedere al paziente oncologico dall’ingresso alle dimissioni. Il secondo è il percorso predeterminato: in qualunque punto il paziente prenda contatto con l’istituto (radiologia, chirurgia, radioterapia), scatta un protocollo di accertamento e approfondimento uniforme».

Aviano è stato il primo centro a istituire un’equipe specializzata per seguire il paziente oncologico guarito

188 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2012

Quale le apparecchiature d’avanguardia? «Nella gamma di strumenti impiegati negli esami pre-ricovero, spiccano la Pet e la capacità di eseguire biopsie con micro prelievi, per dare poi la risposta più affidabile, ovvero quella istologica. Si aggiungano i cicli di chemioterapia guidati dalla biologia molecolare, una delle frontiere dell’oncologia, e la radioterapia detta tomoterapia che permette anche applicazioni stereotassiche (gamma knife) che irradiano solo la lesione. Da rimarcare infine, la terapia intensiva oncologica con stanze di degenza singole e la capacità della radiologia di distruggere i tumori minuscoli con la termoablazione. Infine Aviano è stato il primo a istituire un’equipe specializzata per seguire il paziente oncologico guarito». Dalla prospettiva oncologica toracica, quali sono le nuove minacce per il nostro organismo? «Il primo pericolo individuale, voluttuario, è sempre il fumo, a cui si debbono l’80-90% dei tumori polmonari. Di converso, è altrettanto vero che solo il 10-15 per cento dei fumatori sviluppano un tumore. Significa che ci sono anche fattori genetici predisponenti o esterni non correlati al fumo. La nuova frontiera pertanto è individuare quei geni protettori che vengono inibiti nella loro azione di difesa, a causa del fumo, ma anche dell’amianto, del radon e le radiazioni. Poi ci sono altre tendenze allo studio per capire se il nesso d’insorgenza è casuale o causale: l’inquinamento atmosferico (i particolati e il diesel), i virus, il fumo passivo, la sedentarietà, le esposizioni lavorative, la dieta, i processi infiammatori. Quanto alla prevenzione primaria, il primo rimedio è la cessazione del fumo. In più sono sotto esame possibili farmaci per la chemio-prevenzione, quali il cortisone a basse dosi, l’aspirina e i precursori della vitamina A, ma al momento evidenze certe non ci sono ancora».



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.