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PROGETTI&COSTRUZIONI

SOMMARIO

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L’INTERVENTO Paolo Buzzetti Leopoldo Freyrie Bruno Gabbiani

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IN COPERTINA Walter Angonese

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BIOARCHITETTURA Jana Revedin Matteo Thun Fabrizio Carola

038 KLIMAHAUS Flavio Ruffini Reinhold Marsoner Dall’Alto Adige alla Puglia 072 046 SVILUPPO SOSTENIBILE Domenico D’Agati Gerhard Laimer Roberto Rossin Alois Moser Roland Raffin Robert Vieider 058

In alto, presentazione del dossier “Alto Adige Green Region” il 24 luglio. Da sinistra: il Ministro Clini, Luis Durnwalder

POLITICHE ENERGETICHE Corrado Clini

060 IL MODELLO ALTOATESINO Luis Durnwalder Florian Mussner Hans Berger Ulrich Klammsteiner

AMBIENTE E TERRITORIO Ivo Menganna Clemente Foti Giancarlo Tomelini Sergio Fattorelli

082 FRIULI REGIONE GREEN Loris Mestroni Furio Honsell 086 LA GREEN ECONOMY UMBRA Silvano Rometti 090 EFFICIENZA ENERGETICA Sergio Gatteschi Rino Gubiani 098 RINNOVABILI Pietro Pisante e Sabino Veccari Matteo Minelli Aichner Hermann

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ENERGIA PULITA Paul Profanter

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COMBUSTIBILI Eco Pellet Group

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MATERIALI Johannes Brunner Valeria Erba Walter Pichler e Luca Benetti Leopold Pasquali Lorenz Kroess Luca Brutti e Ivo Pezzei Delfo Bonomi Josef Brida Michele Candela


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APPUNTAMENTI Made Expo Saie

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EDILIZIA Leandro Pelliccia Stefan Rubner Antonio Costantino Claudio Pichler Marco Bianchi Raffaele Cesaro Angelo Cortinovis

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INTERNI Carlo Comani Elisabetta Cardinali e Francesco Valenti Stefan Rier Norbert Mair Pietro Liuzzi Andrea e Gabriele Paganelli Enzo Vigna Walter Cova Margherita Spadaro

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INFISSI Tullio Cascone Diego Pircali Andreas Rieder

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CLIMATIZZAZIONE Luca e Paolo Dal Piaz

158 STRUTTURE TURISTICHE Stefan Rier LUOGHI DELL’ARTE Fortunato D’Amico

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CONTAINER ARCHITECTURE Fabio Negrini

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RESTAURO Stefan Pinter

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EDIFICI STORICI Pierpaolo Patti Vito Barozzi

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INDAGINI DIAGNOSTICHE Saverio Renda

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SPAZI COMMERCIALI Paolo Denti Marco Gabrieli Giuseppe Forte

Sopra, Tenuta Pfitscher a Montagna; a destra, Walter Angonese; a sinistra, Matteo Thun

Foto Francesca Lotti

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PROGETTI&COSTRUZIONI

SOMMARIO

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L’INTERVENTO

Edilizia e sviluppo sostenibile di Paolo Buzzetti, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili

Se vogliamo che il nostro sia finalmente un Paese moderno, capace di garantire ai suoi cittadini una qualità della vita e un futuro migliori, c’è una sfida che non possiamo più permetterci di rimandare, quella della riqualificazione del nostro patrimonio edilizio. Un patrimonio che per buona parte ha più di 40 anni, se pensiamo che ben 10 milioni di abitazioni sono state realizzate prima del 1971. Si tratta di quasi il 37 per cento del totale, che diventa oltre il 50 considerando le più grandi città. Stiamo parlando, per giunta, di un parco di edifici particolarmente “energivoro”, visto che l’entrata in vigore dei primi provvedimenti sull’efficienza energetica risale al 1976. Non ci stupisce quindi che oltre il 35 per cento dell’energia impiegata in Italia è quella consumata dalle case: un volume equivalente a 46,9 milioni di tonnellate di petrolio. Qualità della vita sempre più bassa, spreco di energia e di risorse sono l’esatto contrario di quello sviluppo sostenibile che invece vogliamo promuovere e raggiungere a livello ambientale, economico e sociale, per noi e per le generazioni future. Infrastrutture di qualità, realizzate in tempi giusti e a costi contenuti, edifici di classe energetica elevata e con riconosciuta valenza sociale, città vivibili e inclusive. Sono queste, a nostro avviso, le condizioni in grado di stimolare l’economia e di porre le basi per una crescita sostenibile nel medio-lungo periodo.

Proprio in quest’ottica si inserisce il “Piano città”, una scommessa fondamentale per riqualificare i nostri centri urbani, recuperando periferie e aree degradate. Rinnovare il patrimonio edilizio italiano senza consumare nuovo suolo ma con interventi che abbiano come punto di forza l’elevata qualità dei progetti e delle tecniche costruttive, l’attenzione per l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale, rendere fattibili interventi di sostituzione, come già da tempo avviene in altri paesi europei. Sono questi i principi che rendono questo grande progetto un cambiamento epocale che speriamo possa concretizzarsi anche grazie a semplificazioni normative e incentivi fiscali che siano capaci di attrarre i capitali privati. La rigenerazione urbana è un nodo essenziale per il nostro futuro. Sotto il profilo economico, perché il settore delle costruzioni rappresenta un motore formidabile per la ripresa dell’economia e dell’occupazione, sociale, perché il recupero urbanistico rappresenta il punto di partenza per il superamento di situazioni di degrado e marginalizzazione, e ambientale, perché gli interventi di adeguamento strutturale e impiantistico improntati su criteri di sostenibilità e sicurezza contribuiscono alla riduzione di consumi e emissioni. Ed è con queste convinzioni che vogliamo costruire un modello di sviluppo sostenibile che ci consenta di lasciare a chi verrà dopo di noi luoghi dove poter lavorare e vivere bene. 13



L’INTERVENTO

Architettura e sostenibilità ambientale di Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori

La sostenibilità ambientale deve essere un valore condiviso e ispirare il lavoro degli architetti che devono sapere unire etica ed estetica. Il futuro sta nel riprogettare l’habitat, inventando, allo stesso tempo, soluzioni a basso costo e alte performance, con bassi consumi di energia e acqua, uso di materiali compatibili con l’ambiente, sostituendo i quartieri degradati, realizzando gli spazi pubblici come luoghi di socialità vera. Nel concetto di sostenibilità, l’ambiente è, infatti, inteso nelle sue declinazioni che rappresentano un binomio inscindibile: ambiente naturale e ambiente sociale. Per raggiungere questi obiettivi la comunità degli architetti deve essere capace di suscitare l’interesse nazionale con proposte e progetti, sviluppati nel confronto con i cittadini e articolati tenendo conto dei loro bisogni; deve uscire dalla logica dell’architettura come esibizione del monumento attraverso la realizzazione di costosissimi musei o auditori. Deve tornare a parlare delle città e del paesaggio, risolvere i problemi della condizione del patrimonio edilizio italiano e quella del territorio, innovare i modelli e le tecniche dell’abitare per promuovere e realizzare veramente la sostenibilità ecologica, così come quella sociale ed economica. La nostra professione ha un grande futuro. Penso in modo particolare ai giovani architetti che rappresentano oltre il 40 per cento della nostra comunità. Ma dovremo essere capaci di avere idee così forti e innovative da convincere il mondo

produttivo, e chi governa, che proprio le idee sono un valore aggiunto che abbassa i costi, migliora la qualità della vita e rende il futuro sostenibile. Dovremo essere capaci di riformare in modo radicale il nostro modo di essere architetti per adeguarci alla contemporaneità, al mondo globalizzato: tenendo ancora più saldi quei principi di etica che ci consentono di adempiere al nostro principale dovere che è quello di creare le condizioni affinché le future generazioni possano vivere in luoghi più vivibili, ma soprattutto, più sicuri. Una piccola rivoluzione l’abbiamo già realizzata. Con Riuso, il progetto del Consiglio nazionale degli architetti per la rigenerazione urbana sostenibile, divenuto ora il Piano città del governo, abbiamo già abbattuto gli steccati collaborando - cosa questa non propriamente usuale per la nostra comunità non solo con le altre professioni, ma anche con il mondo produttivo e, in generale, con quello associativo. Il progetto è stato, infatti, ideato e lanciato insieme all’Associazione nazionale dei costruttori e a Legambiente. Questo è solo un esempio di un’attitudine “aperta”, per misurarci a livello nazionale e internazionale con i diversi attori, dai sindacati agli industriali, con le università, così come con le associazioni culturali: dobbiamo fare proposte realizzabili che siano la scintilla per collaborazioni quanto mai utili al Paese proprio in questo momento di crisi. 15



L’INTERVENTO

Una riforma da cambiare di Bruno Gabbiani, presidente di Ala - Assoarchitetti

Il Governo Monti ha emanato quella riforma delle professioni invocata da partiti e associazioni imprenditoriali per ridurre privilegi e rilanciare il Paese, una riforma attesa dai professionisti per ottenere norme a favore della qualità delle trasformazioni del territorio. Invece, almeno per gli architetti, la legge configura un testo che addirittura ignora la qualità e i problemi del lavoro professionale. Era evidente che per valorizzare l’architettura, la riforma avrebbe dovuto stabilire la centralità del progetto quale fattore determinante la qualità di ogni risultato. Al contrario, la legge, sommata a una serie di altri provvedimenti incrociati, spingerà verso un ulteriore abbassamento della qualità. Vediamo rapidamente gli effetti più incisivi di questo insieme di norme. L’eliminazione delle tariffe minime, di per sé logica in un mercato dinamico, non è stata preceduta dall’istituzione di un listino delle prestazioni che, rendendo noti i costi necessari per conferire a un progetto almeno i contenuti previsti dalla legge, avrebbe ridotto le operazioni di dumping e la conseguente dequalificazione generale. L’affidamento preferenziale dei progetti pubblici ai tecnici “in house”, oltre a costituire un’evidente turbativa della concorrenza e una distrazione dei funzionari dai loro compiti istituzionali, è una prassi che priva gli studi di un mercato che, nel resto d’Europa, ne mantiene in vita le strutture, nel pubblico interesse di conservare le capacità progettuali diffuse.

Il ricorso crescente al project financing e agli appalti integrati rafforza l’improprio ruolo progettuale delle imprese di costruzione - che sono portatrici di insanabili conflitti di interessi con il committente pubblico - ed elimina il ruolo di soggetto terzo, rivestito dal direttore dei lavori. Non regolamentare i concorsi di progettazione per renderli meno rari, onerosi, opachi e per lo più senza esito, e non correggere il fatto che le gare d’affidamento dei servizi consentono di ottenere incarichi soltanto a chi ne ha già svolti di analoghi, mortifica la creatività e il futuro non soltanto dei giovani. Bisogna dire che i liberi professionisti non sono riusciti a esprimere compiutamente le proprie autentiche esigenze - ossia operare sostanzialmente in un quadro di ordinata concorrenza nazionale e internazionale, idoneo alla fornitura di prestazioni qualificate, al giusto prezzo - e anche per questo la riforma è stata travisata come riforma degli Ordini, anziché come valorizzazione del lavoro intellettuale, nella direzione dello spirito del Protocollo di Lisbona. Sarà così invece sconfitta la maggior parte delle strutture professionali, le quali non riusciranno a mantenere i mercati e a competere con quegli stranieri che già colgono le occasioni migliori, anche a causa del provincialismo e dell’opportunismo verso il marketing di committenti pubblici e privati. È, quindi, evidente che la riforma dovrà essere urgentemente riformata. 17


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C&P


IN COPERTINA | Walter Angonese

Tradizione e logica di un luogo II dibattito sulla funzione che caratterizza la bioarchitettura del ventunesimo secolo assume significati più intimi a contatto con il pensiero e il modus operandi dell’architetto Walter Angonese. Che rifiuta ogni “ecoformalismo” di Elisa Fiocchi

Sopra Walter Angonese, architetto, ha insegnato all’Università di Innsbruck, sullo sfondo un dettaglio del Centro Visitatori di Carezza

C&P

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Sopra,Centro Visitatori di Carezza

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C&P


IN COPERTINA | Walter Angonese

Operare con un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema è alla base della disciplina della bioarchitettura. Le sue teorie hanno cominciato a diffondersi a partire dalla metà degli anni Settanta fino a diventare quasi uno slogan della società attuale e della moderna progettazione. Ma quali sono realmente gli approcci progettuali che vanno oltre i canoni dell’edilizia contemporanea e tradizionale? Secondo l’architetto Walter Angonese, la risposta va cercata in una visione intimista e sostanziale di un luogo e delle sue caratteristiche. «Conta sempre un pensiero di qualità e la pretesa di lavorare in maniera responsabile». Un fare che s’allontana da facili formalismi e che va alla fonte del principio dell’ecosostenibilità. «Gli interventi realizzati secondo i canoni della cosiddetta bioarchitettura e che rientrano in questa definizione – afferma – non dipendono tanto dal particolare interesse per questa disciplina, bensì dalla spinta nel progettare cose adatte a un luogo e agli uomini che lo vivono». Come vanno intese dunque le progettazioni ecosotenibili e biocompatibili? «Non sono molto legato a questi slogan moderni che vengono spesso usati in maniera inflazionale, benché nella sostanza il principio di ecosostenibilità m’interessa e mi deve interessare. Come uomo ma anche come professionista. Tengo particolarmente alla dimensione logica di un progetto, al benessere delle persone che vivono un edificio e pertanto, in maniera automatica, considero entrambi questi aspetti. Ma non amo l’ecoformalismo che, purtroppo, è divenuto di moda». Lei come coniuga e interpreta la tradizione di un luogo e del suo paesaggio con la progettazione? C&P

«Mi dedico al luogo in modo più o meno intenso. Cerco di scoprirne le particolarità, partendo dalla percezione di elementi che possono essere considerati anche banali e ordinari. M’interessa soprattutto la quotidianità di un luogo, perchè solo capendo quella si può arrivare a scoprire tutte le altre dimensioni, gli elementi che manifestano la sua tradizione e quelli che esprimono una costanza, una cultura, e gli danno senso, spirito e caratteristica». Come individua i criteri per intervenire su un luogo senza deturparlo? «Quando abbiamo costruito il centro per i visitatori del lago di Carezza, a oltre 1.600 metri, ci siamo confrontati anche con il legno derivante delle stupende foreste circostanti. Ho trovato delle assi di legno di terza o di quarta categoria, che normalmente non si usano più per le finiture di edifici. Invece ho scelto, un po’ in controtendenza, di lavorare proprio con questo tipo di legno per tutto l’edificio, costruendo con questi assi le parti superiori, portanti e di rivestimento in legno e le parti ipogee; ho usato l’asse di legno come cassero per il getto di calcestruzzo - due volte, dietro e davanti lasciando le loro impronte come continuazione logica della costruzione fuori terra. È stato un modo di operare programmatico e logico, contestuale, legato al tema della progettazione e a impatto zero». In Italia esiste una cultura della sostenibilità e della biocompatibilità architettonica o il processo è ancora agli inizi? «Alcune riviste milanesi si sono dedicate molto a questo tema e pertanto il fenomeno è ormai entrato a far parte del dibattito. A Milano si costruiscono perfino grattacieli dai quali crescono alberi, come da una rovina del romanticismo. Se tutto ciò va inteso come cultura 21


Sopra, Enoteca Cantina San Michele e Barricaia St. Michael

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C&P


IN COPERTINA | Walter Angonese

Talvolta i colleghi giovani pensano che un architetto contemporaneo debba usare materiali contemporanei. Ma cos’è contemporaneo? Il cemento lo hanno inventato i romani

della sostenibilità, se la cosiddetta “casa clima”, uno stupendo strumento di marketing ne è una manifestazione, al di là delle distinzioni tra le diverse realtà climatiche del paese, allora non penso che si possa parlare di una non esistenza di questa cultura. Personalmente, però, provo un certo scetticismo se alcuni amici siciliani mi contattano perchè, entusiasti di questi temi, vogliono costruire le loro case con il legno, in una terra del Mediterraneo, dove l’inerzia di un edificio gioca un ruolo fondamentale per cultura e per fisicità. Bisogna dunque stare attenti a non cadere nei soliti formalismi». Bolzano può raggiungere a breve l’obiettivo di riscaldamento ed energia a costo zero e senza inquinare? «Purtroppo nel mondo globale in cui viviamo non possiamo più essere sicuri della provenienza della nostra energia. Il Sudtirolo, grazie alla capacità di produzione delle sue grandi centrali idroelettriche, potrebbe essere autarca in campo energetico. Negli ultimi anni, come un po’ in tutta l’Italia, sono state promosse le energie alternative e molti oggi trovano parte della loro fonte energetica negli impianti solari e fotovoltaici. Tuttavia, queste nuove tecnologie, come anche i parchi eolici, non hanno trovato ancora grande risonanza nel concepire l’architettura come strumento per costruire edifici adatti al luogo circostante. E accade che ci si applica solo sulla parte del tetto, volendo poi mantenere forme e tipologie tradizionali nelle restanti zone. La sperimentazione con case passive non è poi ancora conclusa ed esistono ancora troppi problemi legati a fenomeni fisici, soprattutto in posti molti umidi. In questi casi trovo ci sia ancora troppa incongruenza e, nuovamente, tanto formalismo». C&P

Materiali naturali, risparmio energetico, case intelligenti: quali sono oggi le frontiere della bioarchitettura? «È molto semplice: per volere la bioarchitettura bisogna anche ridurre i propri bisogni. Non posso avere una casa ipertecnologica e al tempo stesso applicare argilla sulle pareti. Serve un cambiamento paradigmatico nella propria testa ed è proprio a questo livello che molti di noi non sono ancora arrivati». In che modo, attraverso la bioarchitettura, si giunge a una nuova qualità della vita e si fruisce diversamente degli spazi e del tempo libero? «Gran parte delle persone stranamente si trova molto meglio in una casa storica, costruita non volontariamente con materiali ecologici o biologici, anziché in una casa contemporanea. Questo ci deve indurre a riflettere sul nostro lavoro, su ogni passo e decisione che prendiamo. Talvolta i colleghi giovani pensano che un architetto contemporaneo debba usare materiali contemporanei. Ma cos’è contemporaneo? Il cemento lo hanno inventato i romani». E allora quali sono i criteri corretti nella scelta dei materiali? «Nell’uso del materiale è importante la consapevolezza e il sapere di oggi, uniti alle esperienze di cui disponiamo e che ci sono state fornite, conoscendo ad esempio le fasi di produzione, le provenienze di un materiale, le distanze percorse. Pertanto, un materiale storico usato oggi possiamo definirlo contemporaneo allo stesso modo dell’ultima tela di fibre nanotecnologiche. Il mio modo di pensare la cosiddetta bioarchitettura, anche se non voglio fare il guru in merito, si esprime in ultima istanza con un pensiero di qualità e un lavoro responsabile». 23




«La città radicante del futuro» È questa la definizione di città secondo l’architetto Jana Revedin. Uno spazio in grado di mettere radici con i minimi mezzi rispettando la memoria. La città dei fatti umani, semplice e flessibile ai cambi d’uso, come sta crescendo a Bogotà o nelle favelas di Rio de Janeiro di Elisa Fiocchi

Ai cinque architetti provenienti da tutto il mondo, quelli più capaci d’intendere la civiltà globale sulla base dei nuovi rapporti che intercorrono tra i sistemi umani e le risorse naturali, è assegnato il Global Award for Sustainable Architecture, il premio internazionale ideato nel 2006 dall’architetto, nonchè professore universitario, Jana Revedin. Oltre a progetti di rinnovo urbano che i vincitori sono chiamati a realizzare nei paesi in via di sviluppo, l’obiettivo del premio è quello di promuovere un’architettura contemporanea che sia innovativa nel campo dell’energia, dei materiali e della tecnologia e che sappia proporre nuovi standard per l’abitare e per i servizi pubblici. «L’originario senso del concetto della sostenibilità – spiega Revedin – deriva dalla scienza forestale della Sassonia barocca e significa non tagliare più alberi di quanti non ne possano ricrescere nello stesso arco di tempo». In altre parole, lascia che un bosco possa invecchiare nel miglior modo possibile. Su quali criteri si fonda oggi un’architettura sostenibile? «Mi piace aggiungere all’ecologia, alla tecnologia, all’economia e alla cultura anche concetti come l’accettazione sociale e la dimensione partecipativa. Perché solo quando un’architettura è adatta a un luogo e ai bisogni della sua gente diviene accettata, curata e invecchia bene». In che modo il premio ha saputo cogliere il 26

cambiamento in atto nelle future progettazioni? «Cerchiamo semplicemente di premiare un impegno di vita che si rivolge a un’architettura attenta, moderata, responsabile e anche umile. Forse la nostra perseveranza ha fatto tendenza, perchè il cambiamento sta avvenendo dopo anni di lotta radicale per una rinascita dell’arte del saper dire “no”. Nel rifiuto del consumismo, dello star system e della cieca globalizzazione. Il mio amico cinese Wang Shu, da noi premiato nel 2007, ai tempi uno sconosciuto ribelle dedito alla reinvenzione culturale del suo paese, ha vinto quest’anno il premio Pritzker e nella Biennale del 2010, tra i Leoni assegnati, c’erano quasi esclusivamente i nostri laureati». Quali principi e quale agire architettonico contraddistinguono i vincitori? «Senz’altro il rispetto del tempo e l’amore per questa professione che non è arte ma è al servizio alla società. Una dedizione, che si costruisce e si dimostra attraverso i fatti e anche attraverso gli errori. Non dobbiamo mai accontentarci ed essere pronti a correggerci, a ripensare le nostre posizioni. Il sorriso della gente, una degna condizione di vita da sempre sognata, va guadagnata e difesa, giorno dopo giorno». Quale nuovo rapporto intercorre tra i sistemi umani e le risorse naturali nella progettazione architettonica? «Osmosi. L’approccio sistemico e interdisciplinare è


BIOARCHITETTURA | Jana Revedin

Jana Revedin, architetto, docente universitario e presidente di Locus Fund


In Svezia non esiste alcun progetto urbano senza la partecipazione civica e democratica diretta, un progetto è il risultato di una discussione e di un compromesso per risolvere gli sbagli miopi di un programma

ormai uno standard laddove s’insegna e si pratica l’architettura che è il risultato del senso civico, dell’integrazione culturale e dello sviluppo ecologico e olistico. In Svezia, dove ho il privilegio di ricercare e di insegnare da alcuni anni, non esiste alcun progetto urbano senza la partecipazione civica e democratica diretta: un progetto è il risultato di una discussione e di un compromesso, utilizzando la dimensione del tempo per risolvere le incomprensioni e gli sbagli miopi di tanti programmi technocratici superficiali. La qualità del disegno e dell’esecuzione non ne soffre ma si complica, si arricchisce, diventa su misura umana». E attraverso quali materiali e nuove tecnologie è possibile risparmiare risorse in architettura? «La buona misura di high-tech si trova attraverso una profonda analisi del luogo, che chiamo “sustainable mapping”: ai fatti materici urbani si sommano fatti invisibili, cioè la condizione umana. L’architettoricercatore rinasce e trova soluzioni tecnologiche misurate ma radicali, adattate alle capacità di cambio, alle risorse economiche, alla volontà politica e non si arrende a soluzioni da catalogo. Con la Fondazione Locus abbiamo realizzato la prima illuminazione pubblica in un quartiere del Cairo attraverso lumi fatti a mano dalle donne con materiali di recupero ma forniti di tecnologia fotovoltaica di ultimo grido. Se adottato come visione politica, questo sistema zero-running-cost 28

potrebbe risolvere il problema energetico delle zone “slums” dell’intero pianeta». Paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo: come si differenziano per l’approccio alla bioarchitettura? «Tutto quello che riguarda l’auto-costruzione, i processi partecipativi, l’empowerment delle donne, l’approccio sistemico multidisciplinare, faranno scuola. Tra vent’anni non parleremo più di densificazione della città europea se l’Europa non avrà saputo reinventarsi come laboratorio di tolleranza e civiltà. Parleremo di degne soluzioni per la città non-progettata, patria dell’allora 70% della popolazione mondiale. Io la chiamo la città radicante, che sa mettere radici laddove ne ha bisogno, con i minimi mezzi, rispettando la memoria. La città futura sarà la città dei fatti umani, realizzata con architettura forse “bio”, ma soprattutto ideata con inventiva, semplice, ben curata, flessibile ai cambi d’uso. La vediamo crescere a Bogotà o nelle favelas di Rio, ovunque nel mondo, in tutti quei posti dove lo spazio pubblico si trasforma in spazio di vita comune». E l’Italia dimostra una sufficiente cultura della sostenibilità nei progetti architettonici? «Tutto il potere deve andare ai giovani, a una generazione che migra, che guarda, che ascolta e che ha voglia di un’architettura che cambia». C&P



Economia ed estetica del legno È il materiale per eccellenza del ventunesimo secolo, «riproducibile, solido, piacevole al tatto». Matteo Thun ne illustra le potenzialità seguendo quella vocazione rivolta all’«ecobello» di Elisa Fiocchi

Con la formula “Eco, non ego” si può racchiudere la filosofia progettuale di Matteo Thun, architetto e designer famoso nel mondo per quella flessibilità professionale che si esprime attraverso la sintesi tra materiali e forma. Della sua città natale, Bolzano, ha ereditato l’amore per il paesaggio e quella sensibilità all’anima del luogo che lo ha condotto dapprima a progettare case prefabbricate in legno e a sfruttare poi le energie alternative disponibili. Seguendo il concetto che un’edilizia sostenibile deve conciliare l’estetica all’esigenza di risparmio, fin dagli anni Novanta il suo ufficio di design si occupa solo ed esclusivamente dello sviluppo di prodotti atti a migliorare la qualità della vita, una sorta di design invisibile. Come, ad 30

esempio, una toilette con aspirazione odori incorporata e un consumo d’acqua ridotto a soli due litri. In campo architettonico, invece, Thun ha ricevuto numerosi riconoscimenti nella progettazione del Vigilius Mountain Resort, una struttura ricettiva che si presenta al visitatore come un gigantesco albero adagiato al suolo dove la fusione con lo scenario che la ospita, fatto di boschi di larice e di suggestivi panorami sulle Dolomiti, è assoluta. La sua competenza nel design la rende un architetto poliedrico. Con quale metodo lavora alla realizzazione di un progetto di edilizia alberghiera? «Il nostro studio è specializzato in architettura, C&P


Foto Vigilius Mountain Resort

BIOARCHITETTURA | Matteo Thun

Foto Francesca Lotti

L’ispirazione deriva dall’anima del luogo che io definisco il genius loci. Nel caso del Vigilius sono le montagne dell’Alto Adige

Sopra, Matteo Thun, architetto e designer e una vista del Vigilius Mountain Resort

interior design e product design. Abbiamo un team composto da una cinquantina di professionisti tra architetti, interior designer e landscape designer. Al centro, sta il cliente. Il nostro approccio ai progetti è di tipo olistico e, di conseguenza, preferiamo quei progetti in cui sia possibile lavorare in modo integrato, dove siamo coinvolti dal masterplan al product design. L’architettura per l’ospitalità, appunto, ci permette di lavorare in modo complesso e articolato, con un’attenzione particolare al contesto, all’ambiente». Quale nuova idea di benessere un albergo ecosostenibile porta con sé? «La mia idea di architettura del benessere è C&P

impostata sul principio dei “3 zeri”, più che sulle cinque o sei stelle. E intendo: zero CO2, zero rifiuti, zero chilometri. Ciò significa utilizzare materiali da costruzione vicini al cantiere e professionalità locali. Significa gestire il bilancio energetico del ciclo costruttivo, riducendo al minimo le emissioni di CO2. E, infine, permette di ridurre i rifiuti, gestendo il ciclo di vita dei materiali da costruzione, sapendo anche come rimuoverli». Nella progettazione del Vigilius Resort da quali canoni ed elementi del paesaggio circostante si è lasciato ispirare e quali materiali provenienti dalle risorse rinnovabili ha utilizzato? «L’ispirazione deriva dall’anima del luogo, quella 31


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C&P

Foto Daniele Domenicali


Foto Tiziano Sartori

BIOARCHITETTURA | Matteo Thun

A sinistra, la sede Ater di Treviso; qui sopra, “Il bagno che non c'è”

che io definisco il genius loci. Nel caso del Vigilius, sono le montagne dell’Alto Adige e per questo ho utilizzato essenzialmente legno di larice e pietra. Il resort, immerso nella natura, è perfettamente integrato con il paesaggio e di anno in anno sembra invecchiare molto bene».

in legno soddisfa due criteri importantissimi che sono l’economia e l’estetica, sintetizzati in un termine che mi piace molto: ecobello. Inoltre, il legno può essere utilizzato a scale molto diverse, sia nel design sia nell’architettura, grazie alle sue qualità di durevolezza e resistenza».

Il legno è un materiale antico ma oggi più che mai portatore di innovazione: quali sono le sue caratteristiche e come può essere ben associato alla progettazione di strutture ricettive? «Dal mio punto di vista il legno è il materiale per eccellenza del ventunesimo secolo: è riproducibile, oltre che solido, atemporale e piacevole al tatto. Ci permette di trovare soluzioni sostenibili e al tempo stesso di rispettare le risorse disponibili. Costruire

Di quali progetti si sta occupando e attraverso l’uso di quali tecniche? «Ultimamente sono concentrato nel campo dell’edilizia agevolata, oltre che in quello delle strutture ricettive. Altro tema molto interessante. Utilizzo di preferenza la prefabbricazione in legno, per i motivi che ho appena esposto, come l’economicità, la flessibilità di utilizzo, la durabilità e, non ultimo, un eccellente risultato estetico».

C&P

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Tecnologie soft L’architetto Fabrizio Carola spiega come intervenire su un luogo attraverso un’architettura capace di escludere i preconcetti culturali e diretta alla serenità dell’uomo e non alla gloria dell’architetto di Elisa Fiocchi

L’architettura “umana” di Fabrizio Carola prende maggiore forma e contenuto a partire dal 1972, anno in cui parte alla volta dell’Africa ed entra in contatto con nuovi materiali e tecniche costruttive come l’uso della terra cruda, del compasso ligneo e delle cupole di derivazione nubiana. «L’adozione del compasso ha significato una grande svolta nel mio lavoro – racconta l’architetto – attraverso il passaggio dalla geometria ortogonale alla geometria polare, e la scoperta di forme e spazi più atti a contenere la vita dell’uomo». Sempre in Africa, Carola ha condotto una serie di ricerche sull’abitare, sull’edilizia scolastica, sulle tecniche costruttive tradizionali anche attraverso i progetti promossi da N:EA, l’associazione senza scopo di lucro che ha fondato nel 1987 e che è impegnata nel settore della cooperazione internazionale per incrementare il dialogo tra l’Europa e l’Africa. 34

L’uso di antiche tecnologie rappresenta oggi un nuovo concetto di architettura. Il mondo occidentale, attraverso la bioarchitettura, si sta aprendo a una progettazione più sostenibile? «Vi sono già molti architetti che tentano, come me, una strada più umana dell’architettura con uso di tecnologie più “soft” e artigianali. A fronte di questi, domina ancora la tecnologia dei grandi edifici, in una gara continua al più alto e al più ipertecnologico, un fare che s’indirizza alla gloria dell’architetto e non alla serenità dell’uomo. I cambiamenti culturali non avvengono in un giorno, anche se mi pare siamo su una buona strada, almeno nel pensiero. Tuttavia, dovrebbero cambiare anche le città, troppo grandi e invivibili, che oggi esprimono la negazione dei rapporti umani».

C&P


BIOARCHITETTURA | Fabrizio Carola

Con N:EA realizzeremo il Delta Survie a Sévaré e l’ospedale a Bamako nel Mali, il centro di formazione per orfani di guerra a Duékoué in Costa d’Avorio e il centro design sull’isola di Zhoushan a Shanghai

In apertura, Fabrizio Carola, architetto e presidente di N:EA

Dopo anni passati in Africa, come ha visto evolversi gli attuali modelli di architettura di quel continente? «Gli architetti africani provengono quasi sempre dalle università nordiche come Parigi, Mosca e Berlino, e hanno perciò una immagine nordica dell’architettura e la applicano fedelmente a casa loro, senza riadattarle al loro contesto. Non sono ancora pronti per creare una nuova architettura africana moderna, adatta al loro ambiente, in continuità con le loro tradizioni». Nel processo di studio e d’indagine di un luogo, su quali elementi fonda la sua progettazione? «Sul rispetto di tutti i dati del luogo, liberando la mia memoria dalle immagini preconcette della mia cultura. Ciò mi permette di adattare in piena libertà C&P

il progetto al contesto tecnico e culturale». Quali valori contenuti nelle sue opere vuole trasmettere ai giovani architetti? «La totale libertà nella concezione del progetto. L’ingrediente principale è proprio questo e si esprime in tre forme: la libertà che mi concede il cliente; quella che mi concede l’autorità; quella che concedo a me stesso. La prima è proporzionale al grado di fiducia che il cliente nutre nei miei riguardi. La seconda è inversamente proporzionale alla quantità di norme e regolamenti che condizionano l’edificio. La terza dipende da quanto io stesso riesco a staccarmi dalle immagini pre-confezionate della mia cultura. Un’altra componente indispensabile è il rispetto per coloro che usufruiranno della mia architettura e che mi impedisce di abusare della mia libertà». 35




Costruire sostenibile Le certificazioni energetiche CasaClima aumentano progressivamente di anno in anno in molte regioni italiane ma si registrano anche collaborazioni con l’estero. Il presidente dell’agenzia Flavio Ruffini presenta un settore in continua evoluzione, a partire dalla formazione di Renata Gualtieri

CasaClima festeggerà entro l’anno corrente la certificazione numero 5.000. Con questo traguardo si posiziona sicuramente tra le attestazioni più ambite, non solo a livello nazionale, specie in Veneto, Lombardia e nelle province autonome di Trento e Bolzano, ma ben oltre. «Attualmente – precisa il presidente dell’agenzia CasaClima Flavio Ruffini – abbiamo più di 1.000 edifici in fase di certificazione». Sono cinque gli edifici che qualche giorno fa sono stati insigniti dei “CasaClima awards 2012”. Quali requisiti hanno gli interventi premiati e come hanno saputo coniugare i criteri di efficienza energetica e sostenibilità ambientale? «I vincitori sono stati scelti da una giuria di esperti 38

di fama nazionale tra numerosissimi progetti. Il processo di valutazione ha evidenziato che ogni committente avrebbe meritato un premio solo per lo straordinario impegno tecnico ed economico speso nel settore del risanamento energetico. Gli edifici premiati hanno trovato la miglior simbiosi tra efficienza energetica, sostenibilità ambientale, qualità abitativa e innovazione architettonica e hanno interpretato nel miglior modo i principi costruttivi che CasaClima promuove ormai da 10 anni, e rappresentano di conseguenza modelli da imitare su larga scala. Bisogna valorizzare l’aspetto architettonico perché questi concetti devono anche suscitare emozione e stimolare l’interesse. Anche se il premio è nato in provincia di Bolzano, la sua rilevanza ormai grazie anche ai contributi dei


KLIMAHAUS | Flavio Ruffini

A destra, Flavio Ruffini, presidente dell’Agenzia CasaClima; a sinistra, Casa Zilio, certificata CasaClima A+ a Bassano del Grappa

per gli utenti e poi anche per tutti gli attori dell’edilizia in Italia. Ne è testimonianza la grande cura con cui stiamo affrontando la sfida del raffrescamento, che nel nostro Paese serba un enorme potenziale di miglioramento. Inoltre, in futuro interverremo maggiormente sul patrimonio edilizio esistente. Per l’ambito del risanamento a breve saranno validati protocolli e direttive tecniche specifiche. L’obiettivo è di creare uno strumento di qualità ma allo stesso tempo anche semplice, trasparente, applicabile e soprattutto finanziabile».

network e degli esperti si è estesa in modo veloce e naturale su tutto il territorio nazionale. Quest’anno i due edifici Casa delle Bottere a Treviso e la scuola elementare di Villa Vicentina, insigniti con il cubo d’oro e costruiti al di fuori della provincia, sono di particolare pregio». Questo premio ha contribuito alla costruzione di un percorso virtuoso di miglioramento delle pratiche edilizie. Con quali altre iniziative CasaClima continuerà a perseguire questo obiettivo? «L’agenzia CasaClima ha sempre perseguito l’obiettivo di rendere servizio all’utente finale e di tutelarne gli interessi. Si impegnerà sempre più come centro di competenza di riferimento in primis

A fine agosto è stata consegnata la prima targa “CasaClima wine” alla tenuta Pfitscher. Cosa rappresenta questa certificazione e come si muovono le moderne aziende vinicole in direzione di una maggiore sostenibilità? «Questa certificazione rappresenta un modello per integrare l’uso parsimonioso di risorse con l’efficienza energia, la riduzione dei costi di gestione e l’impegno alla sostenibilità generale delle cantine vinicole. Si tratta di un nuovo sigillo dell’agenzia, che tiene conto della compatibilità ambientale dell’edificio, del consumo di energia e acqua nella produzione dei vini, della scelta degli imballaggi e della produzione di rifiuti. Anche gli aspetti legati al comfort, all’integrazione nel paesaggio e la comunicazione verso l’esterno sono criteri importanti: oggi le cantine, oltre a essere strutture destinate alla produzione, si stanno affermando sempre più come luoghi di socializzazione e incontro, dove presentare, 39


Tenuta Pfitscher a Montagna

attraverso l’architettura e il prodotto vino, le peculiarità, la cultura, la storia e le ricchezze di un intero territorio». A metà settembre si è tenuta a Madrid la seconda edizione europea del Solar decathlon 2012, che ha visto ai primissimi posti un progetto italiano. Quanto sono importanti le sinergie che si sono create tra studenti, università e istituti di ricerca? «Siamo veramente contenti e soddisfatti che alle Olimpiadi dell’architettura a emissioni zero, ossia alla manifestazione Solar decathlon Europe 2012 a Madrid, abbia partecipato per la prima volta un team italiano con il progetto “Med in Italy” coordinato da Chiara Tonelli, docente all’Università Roma III, e che si sia aggiudicato il premio per la sostenibilità e il terzo posto nella classifica finale. Ci fanno piacere le sinergie create fra università nazionali e locali, studenti, istituzioni di ricerca e aziende come Rubner Haus, Naturalia Bau e Eurotherm. In futuro le filiere del sapere dai centri di ricerca di primissimo piano alle aziende sarà un fattore fondamentale per la competitività economica di un territorio».

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Uno dei principali campi di competenza dell’agenzia CasaClima è la vasta offerta formativa. Quali le novità più interessanti tra i corsi in programma? «L’attività di formazione è stata potenziata costantemente. I corsi offerti forniscono oggi a un vasto gruppo di interesse un know-how di livello superiore sui temi rilevanti del costruire sostenibile. Negli ultimi 5 anni sono stati organizzati più di 1.000 corsi, per un totale di 25.000 partecipanti. Questo successo è stato reso possibile sia dalla competenza dei relatori sia dall’impegno dell’agenzia nel mantenere sempre aggiornata l’offerta formativa. Molti corsi fra quelli offerti comprendono, oltre che lezioni teoriche in aula, anche fasi di progettazione diretta, esperienze in campo con visite di cantieri ed edifici finiti, oppure attività di laboratorio. Tra le ultime novità segnalo il corso “Consulente/auditore per la sostenibilità”, riservato a chi è già consulente o auditore CasaClima, e il ciclo di seminari “Costruire con…”, aperti a tutti gli interessati. Ben presto anche in questo campo ci saranno importanti novità perché l’innovazione continua, i cambiamenti strutturali nel settore e la legislazione chiedono un’incessante evoluzione, anche della formazione».


KLIMAHAUS | Reinhold Marsoner

Il grande fermento del comparto fieristico La strategia è quella di puntare sulle eccellenze del territorio. Ma forse, secondo il direttore della Fiera di Bolzano Reinhold Marsoner, c’è ancora spazio per aumentare l’internazionalità delle manifestazioni fieristiche di Renata Gualtieri

Tracciando un bilancio del 2012 dell’attività della Fiera di Bolzano si nota l’andamento positivo delle manifestazioni sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico, settori all’avanguardia su cui sono incentrate Klimahouse, Klimaenergy e Klimamobility. «È positivo anche il fatto – sottolinea il direttore dell’ente fieristico Reinhold Marsoner – che le manifestazioni fuori sede, Klimahouse in Umbria e in Puglia, Alpiec China e TrafficInfratech in India, confermino il loro successo». Tra le manifestazioni che crescono c’è Interpoma. L’aspetto negativo è, invece, riguarda i prodotti fieristici rivolti al consumatore che fanno grande fatica.

Quali le sue previsioni per il 2013 e gli obiettivi da raggiungere nei prossimi anni? «Per il 2013 prevediamo un anno duro: le aziende risparmiano fino all’osso e le spese di marketing e comunicazione, in cui rientrano anche le partecipazioni fieristiche, sono le prime a essere tagliate. Per questo motivo, già da qualche anno la nostra strategia è quella di ottimizzare i costi al massimo e di fornire un servizio di alto livello ai nostri espositori e aiutarli nella comunicazione dei loro prodotti non solo attraverso le manifestazioni, ma anche attraverso i nostri canali attivi tutto l’anno verso il giusto target di riferimento.

Reinhold Marsoner, direttore dell’ente Fiera Bolzano

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KLIMAHAUS | Reinhold Marsoner

La nostra strategia è quella di fornire un servizio di alto livello ai nostri espositori e aiutarli nella comunicazione dei loro prodotti

Essendoci preparati per tempo, con un po’ di fortuna riusciremo anche ad arrivare al pareggio di bilancio». Saranno sviluppati progetti per accrescere l’internazionalizzazione di Fiera Bolzano? E quali i mercati su cui potenziare la propria presenza? «La nostra strategia è quella di puntare sulle eccellenze del territorio. Stiamo valutando i punti in cui c’è ancora spazio per aumentare l’internazionalità delle nostre fiere, che hanno già un grado molto elevato di espositori e visitatori dall’estero. Ad Interpoma, per esempio, ospitiamo visitatori da 58 paesi diversi ed espositori da 18. Anche Prowinter, fiera per gli sport invernali, sta accrescendo la sua internazionalità e puntiamo a raccogliere un bacino più ampio da Slovenia, Polonia e Slovacchia. Per quanto riguarda la tecnologia alpina, siamo con Alpitec in Cina già da quattro edizioni, mercato in crescita per il mondo degli sport invernali. Allo stesso modo continueremo sul mercato indiano per quanto riguarda la manifestazione per la costruzione e manutenzione delle infrastrutture stradali, data la forte richiesta e necessità dell’India in questo settore». Si avvicina l’appuntamento con l’ottava edizione di Klimahouse, in programma a Bolzano dal 24 al 27 gennaio 2013. Quali le attese per questo appuntamento e le novità più interessanti? «Nonostante le circostanze economiche poco positive, ci aspettiamo che si riesca a mantenere un buon livello di offerta e di richiesta; per quel che concerne l’offerta sono alte le aspettative per il congresso internazionale di 42

Klimahouse 2013, che vanta la partecipazione di Klaus Kada, vincitore di numerosi premi internazionali, e dell’architetto olandese di fama mondiale Thomas Rau. Inoltre, la professoressa e architetto Simona Weisleder presenterà l’ambizioso progetto Iba Hamburg, legato interamente alla sostenibilità nelle metropoli. Oltre al congresso, Klimahouse offre visite guidate sul territorio a CasaClima, workshop e molteplici momenti d’incontro e di formazione, oltre all’offerta di oltre 400 aziende di prodotti e servizi all’avanguardia in tema di risparmio energetico ed efficienza in edilizia». Ha dichiarato che l’attuale congiuntura economica impone riflessioni importanti anche sul futuro dell’intero comparto della mela. Interpoma 2012 può essere la sede ideale per discutere dei temi di maggiore attualità che riguardano il settore? «Con questa edizione Interpoma diventa ancora di più il punto di incontro per eccellenza per il settore melicolo. Ci saranno tutti, anche quelli che politicamente e sul lato del quadro normativo denomineranno il futuro del settore. Spesso nella frutta il buono o cattivo tempo definisce anche l’andamento economico del settore, come anche quello della congiuntura che investe il consumatore. Alla luce di questo scenario Interpoma a Bolzano formulerà le esigenze del comparto per i prossimi anni».



KLIMAHAUS | Dall’Alto Adige alla Puglia

Il modello altoatesino che piace all’Italia Klimahouse, fiera leader in Italia nel settore dell’efficienza e sostenibilità in edilizia, valica i confini dell’Alto Adige e con due manifestazioni di successo, in Umbria e in Puglia, dimostra che la filosofia e la realtà rappresentate dal progetto CasaClima sono arrivate anche al centro e al sud di Renata Gualtieri

La cultura della sostenibilità ha riscosso un grande successo a Bastia Umbra dal 28 al 30 settembre, dove 5.500 persone hanno affollato il quartiere di Umbriafiere durante la quarta edizione di Klimahouse Umbria. Le aziende presenti sono state 120, mentre 1.300 persone hanno partecipato al programma di convegni e visite guidate all’interno di case costruite secondo il protocollo CasaClima. L’edilizia ecosostenibile è ormai una realtà anche in Umbria con edifici a zero emissioni di Co2, ecologici ed energeticamente autosufficienti. «È motivo di soddisfazione – commenta Reinhold Morsoner – il fatto che la realizzazione di abitazioni con criteri di efficienza energetica si stia diffondendo anche in Umbria nella prospettiva della diminuzione di costi e della salvaguardia dell’ambiente». Centrato in pieno, dunque, l’obiettivo di realizzare una fiera in centro Italia, come mette in risalto Gernot Rössler, presidente di Fiera Bolzano, dimostrato dal fatto che molti sono venuti anche dalle regioni limitrofe, il 96,3 per cento dei visitatori è arrivato da Umbria, Lazio, Toscana, Marche, Emilia Romagna, Abruzzo e Molise. Dall’indagine svolta da Fiera Bolzano su un campione di 354 visitatori emerge che il grado di gradimento della manifestazione è stato alto, 72,3 per cento ha valutato la manifestazione “molto buona”, il 13,3 per cento “buona”, il 20,9 per cento l’ha valutata “soddisfacente” e solamente il 5,9 per cento non si è espresso positivamente. L’87,6 per 44

cento dei visitatori ha dichiarato di voler tornare alla prossima edizione nel 2013. Entusiasmo anche da parte degli espositori, come sottolinea Stefano Barberi Nucci di Poly House: «Chi viene a questa fiera è già indirizzato a una tipologia diversa di struttura rispetto a quella tradizionale. Sono già clienti mirati e molto istruiti e pronti ad assimilare il concetto. Come manifestazione nel centro Italia, Klimahouse Umbria è quella che attira chi vuole un certo tipo di casa». Domenico Lobascio, titolare di Lobascio Serramenti afferma: «Siamo venuti in Umbria dopo il positivo successo di Klimahouse Puglia. Anche qui come in Puglia abbiamo notato che c’è sete di informazioni tecniche per quanto riguarda le finestre, che sono un elemento importante per il risparmio energetico». Sono state già gettate le basi per una prossima edizione di Klimahouse Puglia e i principali partner


del settore hanno ribadito il loro appoggio ed entusiasmo. La fiera per l’efficienza energetica e la sostenibilità in edilizia alla Cittadella della Scienza di Bari, di riferimento anche per il mercato del sud Italia, nella sua prima edizione ha registrato la presenza di 2.300 operatori del settore, hanno riscosso un notevole successo i convegni e le visite guidate a case clima sul territorio pugliese. «L’Alto Adige – dichiarava il direttore di Fiera Bolzano Reinhold Marsoner a margine della manifestazione pugliese – ha il ruolo di essere ponte tra nord e sud ma anche di comunicare le nuove necessità e questa prima edizione al sud di Klimahouse conferma che la filosofia e la realtà rappresentata dal progetto CasaClima, diffuso attraverso l’evento fieristico Klimahouse in tutta Italia, sono arrivate anche al sud. Questo spiega l’elevato interesse da parte di oltre 1.800 partecipanti in tre giorni all’offerta di visite guidate, congressi e workshop di quattordici partner locali e nazionali, ma anche per le 50 aziende, un terzo dalla Puglia, un terzo dall’Alto Adige e un terzo dal resto d’Italia, che hanno accolto 2.300 visitatori. Questo è un risultato molto superiore a quello registrato nel 2008 con la prima edizione a Roma di una mostra-convegno, che aveva ospitato 2.000 visitatori e 600 partecipanti ai congressi». 45


Un centro per la bioedilizia La bioedilizia e il risparmio energetico sono senza dubbio i comparti più caldi e innovativi del mondo edile. Ecco perché c’è chi mira a incrementarne lo sviluppo. L’esperienza di Domenico D’Agati di Emanuela Caruso

Un Centro Business per offrire servizi di logistica alle imprese produttrici di materiali costruttivi interessate al rispetto dell’ambiente e allo sviluppo della bioedilizia, e servizi di commercializzazione e promozione di prodotti del settore impiantistico che abbiano come obiettivo il risparmio energetio. E ancora, un Centro Business che mira a diventare un punto di riferimento nel territorio siciliano anche per quanto riguarda l’informazione e la formazione tecnica nel comparto della bioedilizia. È con questi intenti che la società Noda di Villabate si appresta al completamento del centro nevralgico della propria attività, dove, come ci spiega il geometra Domenico D’Agati, amministratore unico dell’azienda: «Verranno ubicati svariati uffici e una 46

sala meeting all’interno della quale le imprese del settore potranno promuovere i loro prodotti e i professionisti e gli installatori potranno implementare le loro conoscenze – specializzandosi nella progettazione, installazione di impianti e realizzazione di edifici ecologici – attraverso corsi di formazione tecnica». Ormai da anni impegnata nella sfida culturale dello sviluppo sostenibile, la Noda coniuga l’efficienza economica con quella ambientale tramite l’utilizzo di tutte le tecnologie costruttive messe a disposizione dal mercato dell’edilizia ecologica e sostenibile, siano esse energie alternative o soluzioni e materiali per l’isolamento termoacustico dell’involucro degli edifici. Continua il geometra D’Agati: «Nel corso degli anni, la nostra


SVILUPPO SOSTENIBILE | Domenico D’Agati

Coniughiamo l’efficienza economica con quella ambientale tramite l’utilizzo di tutte le tecnologie costruttive dell’edilizia ecologica e sostenibile

Alcune realizzazioni della Noda Srl. In apertura, Residence Varese vista interna, nelle altre immagini, interni del Centro Business di Villabate (PA) www.nodasrl.it

società ha maturato una notevole conoscenza degli aspetti tecnologici legati a questo tipo di edilizia. Ci siamo, infatti, specializzati nell’inserimento delle fonti alternative di approvvigionamento energetico attraverso la progettazione e la realizzazione di impianti fotovoltaici e solari-termici in edifici residenziali; nell’impiego della recentissima tecnologia destinata al comparto del condizionamento degli edifici che prevede l’installazione di pavimenti a pareti radianti in alternativa al metodo classico di condizionamento per convezione, e di generatori termici di ultima generazione tra cui caldaie a condensazione e pompe di calore aria-acqua per riscaldamento e raffrescamento; e, infine, abbiamo acquisito conoscenze e competenze nell’ambito

dell’applicazione di materiali innovativi per l’isolamento termo-acustico degli edifici, per esempio il termo-intonaco e i pannelli isolanti per interni ed esterni». Dal 2000, Noda è anche concessionaria Enel.si ed è diventata una tra le imprese più propositive sia nel mercato impiantistico che in quello tecnologico. «Le esperienze vissute da concessionaria Enel.si – conclude il geometra Domenico D’Agati – sono state determinanti per indirizzare l’attività verso il settore delle energe rinnovabili, e grazie a loro oggi rappresentiamo un punto di riferimento nel territorio palermitano anche per tutte le questioni riguardanti il mercato del fotovoltaico e il contenimento dei consumi energetici». 47


Nuove forme dell’abitare Il panorama della bioedilizia e delle case in legno si arricchisce di una nuova tecnica costruttiva d’avanguardia: la parete massiccia portante “bio-xlam”. Gerhard Laimer ne descrive le caratteristiche, le possibilità d’utilizzo e i punti di forza di Emanuela Caruso

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In un’area geografica, la Val d’Ultimo, dove le costruzioni in legno vantano una lunghissima tradizione, la società Ligna Construct di San Pancrazio, fondata nel 1894 e giunta alla sua quarta generazione, ha introdotto un innovativo e avanguardistico sistema costruttivo: il cosiddetto “bio-xlam”. Questo sistema prevede la costruzione di una parete massiccia portante a strati di tavole incrociate – tavole prodotte dalla stessa Ligna Construct – ed è caratterizzato dall’assenza totale di colla e sostanze tossiche per l’ambiente e la salute umana. Soluzione ideale per chi ricerca un ambiente sano e confortevole in cui abitare nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, la parete massiccia “bio-xlam” può avere spessori che vanno dai 14,3 cm ai 31,4 cm, passando per i 20cm e i 25,7 cm, e su di essa viene montato un cappotto termico a seconda delle specifiche esigenze dei committenti. Come spiega Gerhard Laimer, direttore tecnico della Ligna Construct: «Le costruzioni a parete massiccia possono essere a un piano o a più piani, singole o bifamiliari, e a schiera; ma


SVILUPPO SOSTENIBILE | Gerhard Laimer

Alcune realizzazioni della Ligna Construct Srl, sita a San Pancrazio in Val d’Ultimo (BZ) www.ligna-construct.com

anche scuole, hotel, uffici ed edifici per attività commerciali. Sono adatte anche per i sopralzi e per gli ampliamenti di edifici e abitazioni già esistenti. Infine, le finiture esterne realizzate con soluzioni differenti, quali intonaco, legno e pietra, rendono le nostre case perfette per qualsiasi tipo di paesaggio e ambiente architettonico. In altre parole, non ci rivolgiamo soltanto a chi è intenzionato a costruire una casa di montagna, ma anche a chi intende costruire in città o in zona sismica, dove il legno, grazie alle sue caratteristiche di resistenza, leggerezza ed elasticità, rappresenta la scelta migliore per fabbricati e abitazioni». Ai committenti viene lasciata un’assoluta libertà architettonica, così che ogni edificio sia una creazione a sé, unica e irripetibile, dotata di ogni confort. «Negli edifici costruiti dalla Ligna Construct – continua ancora Gerhard Laimer – vengono garantite condizioni di elevato benessere termo igrometrico attraverso il “pacchetto parete”, che assicura un eccellente isolamento termico, sia estivo che invernale, e una

regolazione ottimale del tasso di umidità. I solai, spesso richiesti dagli utenti, sono in legno massiccio e del tipo Brettstapel, ovvero a tavole accostate. Anche in questo caso, lo spessore va scelto in base alle esigenze del committente e a seconda della misura di luce da superare. Per la connessione delle singole tavole del solaio, la nostra impresa utilizza una colla particolare proveniente dalla Svizzera che si distingue per essere l’unica colla certificata con assoluta assenza di formaldeide e sostanze nocive». Oltre a realizzare case in legno ed elementi prefabbricati conto terzi, la Ligna Construct lavora anche come segheria e officina di piallatura, e utilizza esclusivamente legno proveniente da foreste certificate Pefc dell’Alto Adige e del Tirolo. Conclude, infatti, Gerhard Laimer: «Il grande punto di forza della nostra impresa è quello di avere sotto controllo ogni fase di produzione, dall’abbattimento dell’albero – che avviene solo nel periodo invernale e, se specificamente richiesto, rispettando le fasi lunari – fino al prodotto finito». 49


Estetica e sostenibilità Un edificio che si affaccia su Piazza Erba, a Milano, firmato dall’architetto Peter Eisenman, in fase di costruzione, incarna nuove tendenze, tra estetica e sostenibilità energetica. Fermo restando che, il futuro dell’edilizia sarà Casa Clima, come rileva anche Roberto Rossin di Roberta De Tomi

Cle, Coop Lavoratori Edili, Società Cooperativa, ha sede a Bolzano www.coopcle.it

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Un progetto che reca la firma del noto architetto Peter Eisenman e in fase di realizzazione da parte di Cle, società cooperativa di costruzione che, con questa opera, si pone in una linea di continuità rispetto agli obiettivi di un’edilizia sempre più orientata al green. L’edificio, in classe A, si affaccia sulla Piazza Erba meneghina, rappresentando un elemento innovatore, rispetto al tessuto urbano. «Si tratta – spiega l’ingegner Rossin – di un complesso e prestigioso intervento residenziale firmato dallo studio newyorkese Eisenman Architects che, in collaborazione con lo studio milanese Degli Esposti Architetti e il professore americano Guido Zuliani, ha elaborato una soluzione progettuale molto articolata e rappresentativa. Milano è una città ricca di precedenti per edifici residenziali firmati da grandi maestri dell’architettura italiana come Giovanni Muzio, Giuseppe Terragni, Gino Pollini e Luigi Figini e costruiti tra la metà degli anni 30 fino ai primi


SVILUPPO SOSTENIBILE | Roberto Rossin

Milano è una città ricca di edifici residenziali firmati da grandi maestri dell’architettura italiana e costruiti tra la metà degli anni 30 fino ai primi decenni del secondo dopoguerra. Questo progetto aspira a essere parte di questa storia

decenni del secondo dopoguerra. Questo progetto aspira a essere parte di questa storia. La soluzione progettuale propone un edificio costituito da quattro stratificazioni. I primi tre piani reinterpretano i palazzi urbani del XVIII e XIX secolo con un rivestimento in travertino noce e profonde aperture. Il quinto e sesto piano sono caratterizzati da una struttura a griglia realizzata in metallo bianco che ritma tutta la lunghezza dell’edificio. Gli ultimi piani, con il loro profilo a gradoni, sono rivestiti in marmo bianco e si configurano come una serie di “ville urbane”. La stessa attenzione per il linguaggio figurativo è stata data ai sistemi tecnologici, alle prestazioni energetiche e al progetto delle diverse fasi della realizzazione dell’edificio, che integra diverse discipline. Per evitare che si configurasse come una struttura eccessivamente autonoma rispetto al contesto, il rapporto è stato mediato da corpi edilizi sul perimetro del lotto, in aderenza o in prossimità con

la manica edilizia principale, che rievocano la cortina originaria; queste strutture ospiteranno aree pedonali aperte al pubblico». Sostenibilità in primo piano, per Cle, che in quasi quarant’anni di attività nell’edilizia, in particolare quella abitativa, ha all’attivo numerose opere, anche di Casa Clima. «La costruzione del fabbricato a Milano – chiarisce il geometra Rossin – è per noi la naturale prosecuzione e applicazione dell’esperienza maturata. Casa Clima rappresenterà sempre più il futuro dell’edilizia; è sempre meno pensabile la continua espansione delle città, mentre si dovrà mettere mano al patrimonio edilizio esistente, ristrutturandolo con criteri moderni, tenendo conto degli aspetti termico e acustico. Indubbiamente, alla luce degli sviluppi tecnologici che hanno interessato il settore negli anni, la ricerca dovrà essere accompagnata da incentivi pubblici, in considerazione appunto dei costi, non solo della ricerca, ma anche della realizzazione tout court». 51


Ecologicamente ineccepibili Le abitazioni in legno sono, oggi più che mai, una risorsa accessibile. Non solo esclusiva della montagna, ma costruibili ovunque, con un grande risparmio economico e ambientale di Martina Carnesciali

Negli ultimi anni le costruzioni in legno in Italia hanno ampliato notevolmente la loro quota di mercato, seppure in uno scenario che da tempo vede un’ininterrotta contrazione degli investimenti in edilizia. Così il legno, impiegato sino a pochi anni fa in prevalenza per la costruzione di tetti, torna a pieno titolo tra i materiali strutturali per eccellenza e, grazie alle nuove tecnologie messe a punto dagli istituti di ricerca, si declina in solai e pareti, formando l’intera struttura portante dell’edificio. La famiglia Moser da tre generazioni si dedica a tale materia prima e il titolare, Alois Moser, spiega che «le costruzioni in legno offrono tutto quello che serve per il risparmio energetico: è un ottimo materiale isolante e strutturale allo stesso tempo. Le sue caratteristiche rendono l’ambiente percettivamente più caldo creando un confort abitativo migliore rispetto alle soluzioni tradizionali. Pensare una casa in legno significa progettare e realizzare in sinergia un sistema costruttivo basato sulla naturalità degli elementi costruttivi e sul suo corretto utilizzo. Il risparmio energetico deriva sia dalla forma dell’edificio che dal materiale stesso e con il legno possiamo davvero ottenere ottimi risultati. La particolare 52


SVILUPPO SOSTENIBILE | Alois Moser

L’investimento in una CasaClima con legno massiccio ha un ritorno in termini di salute, ma anche economici

Alcuni lavori della Moser Holzbau di Monguelfo (BZ) www.moser-holzbau.com

crescente sensibilizzazione nei confronti di tematiche di risparmio energetico trova una risposta concreta per flessibilità progettuale e utilizzo di risorse ecosostenibili nell’utilizzo del legno. La tecnologia inoltre ci aiuta a dare maggior qualità, precisione e garanzia al nostro prodotto, fornendo solo materiale selezionato, testato e controllato in ogni fase di lavorazione». È fondamentale, nelle costruzioni di questo tipo, il rispetto dell’ambiente. Commenta Moser: «il punto focale della nostra filosofia è vivere della natura ma soprattutto per la natura. La protezione dell’ambiente non è soltanto uno slogan accattivante, ma una cosa necessaria alla quale ci sentiamo obbligati. Sono cinquant’anni che puntiamo sul basso impatto ambientale, ma non solo: l’investimento in una CasaClima con legno massiccio ha un ritorno in termini di salute, ma anche economici. I costi di realizzazione maggiori si ammortizzano con l’enorme potenziale di risparmio energetico». Ma come si sviluppa la costruzione di una casa in legno? «Grazie a dei nuovissimi metodi di costruzione – spiega Moser – sono realizzabili anche costruzioni in legno massiccio a più piani, le cui pareti poco

spesse garantiscono un confort straordinario e una buona insonorizzazione tra più piani. Il sistema che noi adottiamo si basa sulla realizzazione di elementi preassemblati di grandi dimensioni, vari spessori e strati che facilmente si possono montare in cantiere ottenendo soluzioni architettoniche personalizzate. In pochi giorni riusciamo a eseguire il montaggio dell’intera struttura di un’abitazione». L’idea di una casa in legno, però, fa subito pensare alla montagna, e ne limita un po’ la fruibilità. Alois Moser smentisce quest’idea: «abbiamo costruito case in tutta Europa, dalla Val di Non a Formentera, con stili tradizionali o moderni. Le caratteristiche meccaniche, termiche e strutturali della soluzione in legno che proponiamo rendono le nostre case adatte a qualsiasi situazione soprattutto considerando le ottime prestazioni antisismiche dell’intera struttura, pareti interne ed esterne. L’assenza di cemento armato, di ferro e materiali isolanti non traspiranti rendono la costruzione viva e naturale come l’ambiente dove produciamo il nostro prodotto. Diciamo che esportiamo un po’ della nostra natura in casa vostra». 53


Architetti Davide Tresoldi e Francesco Aiello

Tra muri in legno massiccio Il sistema MHM consente il massimo isolamento termico e di sfasamento delle case in legno, che per essere abitabili e sicure, devono essere realizzate secondo un know-how che nasce e si sviluppa dalla cultura del legno, come spiegato da Roland Raffin di Roberta De Tomi

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Case di oltre mille anni di vita, tuttora abitate, espressione di una cultura radicata, focalizzata sul legno. Le troviamo in Alto Adige, culla di una modalità di costruzione che nel tempo, si è evoluta e raffinata, diventando, soprattutto in questi ultimi anni, un vero e proprio modello, connubio di funzionalità ed ecosostenibilità. Diverse realtà specializzate nella progettazione e realizzazione di fabbricati in legno, hanno raccolto l’eredità, come sottolinea Roland Raffin, amministratore di Raro haus, per strutture realizzate sicuramente “non a caso”, ma secondo i requisiti di Casa Clima, incarnati dalla sede di Raro. «La sede – spiega Raffin – è stata progettata e costruita come Casa Clima A+Gold. Si tratta di un edificio a quattro livelli, fuori terra più mansarda, con una superficie che si aggira intono ai 720 metri quadri, e con un impianto fotovoltaico integrato. A oggi è l’edificio più alto realizzato con il sistema Mhm (Massiv holz mauer, ovvero muri in legno massiccio)».


SVILUPPO SOSTENIBILE | Roland Raffin

La Raro haus Srl, che ha sede a Vandoies (BZ). I progettisti della casaa destra sono gli architetti Davide Tresoldi e Francesco Aiello www.raro-haus.it

Ristorante e abitazione Foyer De Guides a Valtournache

Una casa sicura e abitabile si erige secondo un know-how capace di sviluppare i punti critici di ancoraggio, garantire l’ermeticità ed evitare i ponti termici

Il Mhm, sistema di muri portanti, ha tra le caratteristiche: l’elevato accumulo di calore, e riduce quindi i costi del riscaldamento, di condizionamento e la stabilità della forma. «Tale sistema – chiarisce l’amministratore di Raro – utilizzato per erigere le strutture perimetrali portanti, prevede l’impiego di tavole in legno d’abete incrociate, fissate con chiodi speciali in alluminio. Per l’installazione degli impianti, le pareti vengono fresate e poi tamponate con delle lastre in cartongesso. Usiamo dei sistemi a cappotto, al fine di garantire l’ermeticità all’aria delle case». Secondo Raffin «Una casa in legno costruita in modo non adeguato, può comportare il rischio di danneggiare le persone che vi abitano, sia dal punto di vista della salute, sia da quello economico». Dunque una casa sicura e abitabile si erige secondo «un know-how capace di sviluppare i punti critici, garantire l’ermeticità, evitare i ponti termici, che possono essere responsabili della formazione di muffe, dare delle indicazioni sull’isolamento di

scantinati e platee. Valutare la compatibilità dei diversi materiali, invece, è tutt’altro che facile. Riteniamo, infatti che nella loro scelta, occorra tenere in considerazione il luogo e il clima nel quale viene costruito l’edificio. Cito un esempio: in una zona calda e umida, non si presterà attenzione soltanto al riscaldamento. In questo caso occorre una parete massiccia di uno spessore compreso tra i 20 e i 34 centimetri, con un cappotto adeguato, quale la fibra di legno o la lana di roccia. In questo modo, abbiamo una notevole massa legnosa, che ci consente di ottenere dei livelli di sfasamento molto alti. Inoltre, in combinazione con un oscuramento adeguato delle finestre e porte-finestre, si possono garantire delle temperature accettabili anche nei periodi più caldi, senza dover ricorrere a impianti di condizionamento. Una casa a risparmio energetico, infatti, deve tener conto, di tutte le costanti e le peculiarità del clima e del luogo in cui viene costruita». 55


SVILUPPO SOSTENIBILE | Robert Vieider

Vieider Ingegnere Srl ha sede a Caldaro sulla Strada del Vino (BZ) office@vieider.info

Le cinque tappe di una casa green “Ottimizzazione” è una parola chiave per l’ingegnere Robert Vieider, che enuclea cinque punti per la progettazione e la realizzazione di una Casa Clima su misura, rigorosamente green oriented di Anastasia Martini

Project management; elaborazione dei requisiti di sicurezza; Casa Clima; direzione dei lavori; logistica. Cinque le tappe, per progettare e realizzare case di legno personalizzate, rigorosamente green oriented, come spiega l’ingegnere Robert Vieider, titolare della Vieider Ingegnere, realtà che pone al centro l’ottimizzazione di tutti gli aspetti del lavoro nell’ambito di riferimento. «Il primo aspetto – sottolinea – riguarda il Project Management, visualizza l’obiettivo da concretizzare, per poi determinare il progetto nella qualità voluta, entro il tempo e il budget previsti. Nel momento successivo che include la statica e il coordinamento della sicurezza, vengono valutati gli aspetti che consentono l’elaborazione della soluzione più vantaggiosa dal punto di vista economico. Il tutto viene poi predisposto, con le soluzioni tecniche nel dettaglio, per il conseguimento dell’autorizzazione al progetto». Relativamente al terzo punto, quello focale, l’ingegnere 56

sottolinea che «Casa Clima è un esempio concreto di come ognuno di noi può contribuire a proteggere l’ambiente. Nella progettazione e costruzione di queste strutture, si deve prendere in considerazione l’energia solare e l’orientamento dell’edificio. Così, ad esempio, le finestre che impediscono la dispersione di calore, fanno entrare la luce, ma non permettono la fuoriuscita del calore, evitando (salvo che non si rendano necessari) i ponti termici». Relativamente alle ultime tappe da percorrere per erigere una Casa Clima massimamente efficiente e ottimizzata, Vieider evidenzia il ruolo di chi dirige e coordina il lavoro, per un’esecuzione impeccabile, dall’inizio fino alla consegna del progetto, la cui concretizzazione è preceduta «dalla determinazione dei metodi di costruzione e dell’entità del lavoro effettivo, e dalla pianificazione delle risorse con la relativa determinazione del personale, degli attrezzi e dei materiali occorrenti».



La green economy, leva anticrisi L’obiettivo del Governo Monti è quello di concretizzare e sviluppare ulteriormente le misure per la crescita sostenibile dell’Italia, affidando un ruolo sempre più strategico all’economia verde, come evidenziato più volte dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini di Leonardo Testi

«La sostenibilità oggi è lo strumento principale per la crescita economica, la via per uscire dalla crisi internazionale. Non solamente in Italia e in Europa, ma in tutto il mondo ormai efficienza energetica, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili d’energia, protezione dell’ambiente e del territorio creano posti di lavoro e fanno crescere le imprese in modo stabile e sicuro, mentre gli altri settori economici sono in difficoltà». Così il ministro Corrado Clini ha commentato la presentazione del dossier “Alto Adige green region” lo scorso 24 luglio a Bolzano, nel corso di un convegno pubblico seguito all’incontro con il presidente della Provincia Luis Durnwalder. Il ministro ha elogiato il percorso intrapreso dall’Alto Adige, il cui modello di ottimizzazione dell’efficienza energetica e di edilizia sostenibile deve 58

rappresentare un esempio per imprese e amministrazioni. «Eppure la green economy – ha rilevato Clini – non ha nelle istituzioni quella voce, quel peso, che merita e che invece ha nel mondo reale. È nostro dovere ascoltare le amministrazioni pubbliche più innovative e le imprese “verdi” e sostenerne le iniziative, che sono l’arma migliore per combattere la crisi». Già lo scorso 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il ministro aveva confermato l’impegno del governo verso obiettivi come l’aumento dell’efficienza energetica, la diversificazione delle fonti energetiche attraverso la promozione delle rinnovabili, l’attuazione di una gestione integrata delle risorse idriche e il riallineamento degli obiettivi di tutte le regioni in materia di raccolta differenziata e recupero dei rifiuti.


POLITICHE ENERGETICHE | Corrado Clini

Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini con il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder

L’Italia guarda al futuro con l’implementazione di sistemi di mobilità sostenibile, ad esempio le biciclette ibride a impatto zero, e lo sviluppo della green economy nel suo complesso, che vivrà i propri stati generali il 7 e 8 novembre a Rimini. Importante anche il workshop organizzato a inizio ottobre dall’ambasciata italiana a Washington nell’ambito dell’edizione 2012 del Global CleanTech 100, evento al quale ha partecipato lo stesso ministro Clini. L’appuntamento ha permesso l’incontro tra le imprese italiane della green economy che hanno puntato maggiormente sull’innovazione verde e gli investitori statunitensi, incoraggiando progetti comuni e competitivi sulle nuove tecnologie. Altro punto fondamentale della strategia del governo è rappresentato dall’ecoefficienza nell’edilizia, considerata uno dei punti di riferimento per la crescita. Clini ha sottolineato come sia già avvenuta la conferma degli incentivi per gli investimenti nel miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, annunciando al contempo l’impegno a «fare in modo che l’Italia recepisca la nuova direttiva europea per l’efficienza energetica nel settore abitativo». All’interno del “pacchetto sviluppo” sono state, inoltre, introdotte misure per l’occupazione giovanile nei settori delle nuove tecnologie e dell’economia verde, sostenute sia dal credito di imposta che da finanziamenti a tasso agevolato (0,5%). Le aziende sono così incoraggiate ad assumere nuovo personale giovane a tempo indeterminato in diversi settori chiave: protezione del territorio e prevenzione del

Efficienza energetica, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili d’energia, protezione dell’ambiente e del territorio creano posti di lavoro e fanno crescere le imprese in modo stabile e sicuro

rischio idrogeologico e sismico; ricerca, sviluppo e produzione di biocarburanti di seconda e terza generazione e installazione di tecnologie nel solare termico, solare a concentrazione, solare termodinamico, solare fotovoltaico, biomasse, biogas e geotermia; incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia nei settori civile e terziario (incluso il social housing). «Abbiamo ri-orientato verso l’occupazione green 470 milioni di euro disponibili sul fondo rotativo del Protocollo di Kyoto e previsto che dal 2013 quel fondo venga rifinanziato con i proventi derivanti dalle aste dei permessi di emissione di CO2. Questa è una misura strutturale per la crescita verde dell’Italia, che può avere effetti trasversali su quasi tutti i settori produttivi». 59


IL MODELLO ALTOATESINO | Luis Durnwalder

Alto Adige, una sensibilità green All’avanguardia nei settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, l’Alto Adige si avvia a grandi passi verso Klimaland. Con politiche energetiche strutturate e un approccio al “verde” che permea l’intera gestione del territorio di Francesca Druidi

È un modello di sviluppo eco-compatibile ed ecologico quello portato avanti, ormai da anni, dall’Alto Adige, sostenuto a livello progettuale e culturale dall’amministrazione e condiviso pienamente dai suoi abitanti. Il rispetto dell’ambiente non rappresenta solo uno stile di vita, ma anche un asset economico strategico: sono quasi 500 le aziende del territorio già attive nei settori dell’energia rinnovabile e del risparmio energetico e il 30 per cento circa di tutte le imprese altoatesine investe in tecnologie verdi, contro il 23,4 per cento della media nazionale. In virtù della sua posizione, dell’autonomia di cui gode, delle specificità della sua economia e degli sforzi già compiuti in questa direzione, l’Alto Adige mira a diventare un Klimaland riconosciuto a livello internazionale. Per questo, la Provincia di Bolzano ha predisposto la “Strategia per il clima Energia Alto Adige 2050”, una politica energetica e climatica a lungo termine, pianificata per quattro decenni. L’Alto Adige si afferma, dunque, come la green region d’Italia. A evidenziarlo è stato Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, alla presentazione, il 24 luglio scorso, del dossier Alto Adige Green Region durante un incontro pubblico a Bolzano, al quale hanno partecipato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e oltre 300 rappresentanti del tessuto produttivo locale.

Sono questi i tre punti principali nei quali si articola la strategia elaborata dalla giunta provinciale per il pacchetto clima: una serie di misure da attuare entro il 2050 e raggruppate nel concetto Klimaland».

Cosa si intende innanzitutto per Klimaland? «Una gestione intelligente e razionale dell’energia, il miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici, la produzione e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.

Per quanto riguarda l’asse d’intervento “Riqualificazione di edifici ed edilizia sostenibile”, quali saranno i concreti provvedimenti che riguarderanno il patrimonio edilizio esistente, ma

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Strategia per il clima Energia Alto Adige 2050. Quali gli obiettivi centrati finora, ma soprattutto i principi cardine della politica energetica che condurrà alla realizzazione di Klimaland nel 2050? «Da un lato, l’obiettivo del pacchetto clima è quello di abbattere la produzione di anidride carbonica - che entro il 2050 dovrebbe passare dalle attuali 5 tonnellate a 1,5 tonnellate all’anno – e, dall’altro, trasformare l’Alto Adige in una regione indipendente dal punto di vista energetico e in grado di produrre e utilizzare energia pulita e sicura. Da anni, l’Alto Adige ha abbandonato le fonti di energia fossili per coprire il fabbisogno energetico con fonti alternative. Oggi il territorio copre il fabbisogno energetico (escluso il traffico) per il 56 per cento con fonti di energia rinnovabili. Entro il 2020 vogliamo coprire il 75 per cento del fabbisogno con energie rinnovabili, entro il 2050 raggiungere e superare il 90 per cento. Ricordo, inoltre, che secondo il Rapporto 2012 di Legambiente, in Italia ci sono 23 Comuni rinnovabili al 100 per cento e, di questi, ben 16 sono in Alto Adige».


Presentazione del dossier “Alto Adige Green Region” il 24 luglio. Da sinistra: il moderatore dell’incontro, l’assessore Thomas Widmann, il Ministro Clini, Luis Durnwalder e il direttore di Bls Ulrich Stofner

anche la nuova edilizia? «In materia di edilizia ecosostenibile l’Alto Adige si è mosso piuttosto in anticipo rispetto alle direttive europee. Dieci anni fa è nata l’agenzia CasaClima, che finora ha rilasciato la certificazione energetica e ambientale a 6mila edifici. Il potenziale maggiore arriva però dai risanamenti, soprattutto nelle città: entro il 2020 vogliamo innalzare la quota di edifici risanati ogni anno dall’1 al 2,5-3 per cento, incentivando gli interventi di risanamento anche con la concessione di un bonus cubatura». In questa visione complessiva di politica energetica, quale ruolo ha rivestito l’agenzia? Quali estensioni ed evoluzioni conosceranno gli standard CasaClima? «Come detto, l’agenzia è un modello che abbiamo esportato in tutta Italia e che ha rivoluzionato la diffusione e la comunicazione delle buone pratiche dell’edilizia sostenibile. Riguardo all’evoluzione degli standard, nel 2015 in Alto Adige per gli edifici di nuova costruzione sarà obbligatorio lo standard A, che prevede un consumo per riscaldamento di 30 kwh all’anno per metro quadrato, finora il consumo per lo

standard B è 50 kwh». Quali prospettive apre la promozione dell’Alto Adige come green region? «Grazie alle competenze garantite dall’autonomia, possiamo investire anche nella qualità dell’ambiente e nell’innovazione con una politica di gestione del territorio sempre attenta all’ambiente: nella mobilità, nel turismo, nell’economia, nell’energia, nelle costruzioni. Sono progetti ispirati alla sostenibilità che stanno collocando la Provincia in una dimensione di regione verde, produttiva ed ecocompatibile. Ho già detto di energia ed edilizia sostenibile, per quanto riguarda invece la mobilità, tra le misure già attuate, ricordo l’introduzione dell’Alto Adige Pass, che incentiva l’uso del mezzo pubblico permettendo di viaggiare con un unico biglietto su tutto il territorio provinciale e su tutti i mezzi di trasporto, nonché la realizzazione, in corso a Bolzano, di un impianto di produzione e distribuzione di idrogeno per auto: l’obiettivo è la creazione di un “corridoio verde” tra Monaco e Modena con un distributore di idrogeno ogni 100 km». 61


Verso il traguardo degli edifici a costo zero Le energie alternative sono sempre più protagoniste nelle scelte della Provincia di Bolzano, dall’edilizia scolastica alla riqualificazione degli edifici pubblici. L’obiettivo? Sostenibilità e sviluppo di Teresa Bellemo

L’Alto Adige rappresenta un’eccellenza ampiamente riconosciuta nell’ambito della sostenibilità e dell’efficienza energetica. Non è un caso dunque se la Provincia di Bolzano è stata la prima, nel settembre 2004, a fissare standard minimi per i nuovi edifici. Con un decreto, il Presidente della provincia Bolzano ha regolamentato i valori massimi per il fabbisogno di calore annuale riguardo il riscaldamento negli edifici di nuova costruzione con riferimento alla certificazione CasaClima. Una norma che nel corso degli anni è stata perfezionata elevando gli standard minimi richiesti con l’obiettivo di non recepire semplicemente le direttive europee in materia, ma di ampliare la visione complessiva facendone motivo di sviluppo economico. L’Alto Adige, infatti, si caratterizza da sempre per la sua forte attenzione all’ambiente attorno al quale nel tempo si è articolata l’economia del territorio, a partire dai settori più tradizionali legati all’agricoltura e al turismo fino a 62

quelli più innovativi come l’industria delle costruzioni e l’energia. Come ricorda Florian Mussner, assessore all’edilizia e alle infrastrutture della Provincia autonoma di Bolzano, «la montagna con le sue peculiarità è da sempre tema centrale delle nostre politiche di gestione del territorio, dell’economia, della dimensione sociale e della comunità. Per questo stiamo lavorando oltre che sul fotovoltaico e sul solare anche su altre forme di energia rinnovabili, quali la geotermia o il teleraffrescamento, con l’obiettivo di un futuro a emissioni zero». Recentemente la giunta ha deciso di incaricarla per pianificare l’istallazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici della Provincia. Quali gli obiettivi dell’amministrazione in termini di sostenibilità? «L’amministrazione sta perseguendo ambiziosi obiettivi nell’ambito della gestione del patrimonio edilizio di proprietà con massicci interventi di


IL MODELLO ALTOATESINO | Florian Mussner

La scuola provinciale superiore di sanità Claudiana

riqualificazione energetica. In questo senso stiamo pianificando un’approfondita analisi estesa a tutto il patrimonio di proprietà attraverso l’esecuzione di audit energetici e l’implementazione di innovativi sistemi di monitoraggio. Grazie alla realizzazione dei primi due progetti, la potenza fotovoltaica installata in Provincia aumenterà di circa 830 kwp. Gli impianti, con una produzione annua stimata di 1,1 milione di kwh, contribuiranno al raggiungimento parziale dell’ambizioso traguardo di avere “edifici a costo zero”. Gli obiettivi dei progetti in corso non sono solo rendere gli edifici della provincia di Bolzano per quanto possibile autosufficienti, ma anche rendere le strutture non più solo consumatrici di energia ma autoproduttrici di energia rinnovabile, con immissione in rete delle eccedenze mitigando così il bilancio ambientale in termini di emissioni di CO2». L’impegno della Provincia sulla sostenibilità si

concentra anche sull’edilizia scolastica. Quali sono le opere più esemplificative? «Moltissime scuole sono alimentate con teleriscaldamento e dispongono di pannelli solari e fotovoltaici che coprono parte del fabbisogno energetico. A questi si aggiungono il recupero di calore dei sistemi di aerazione e una domotica attenta al reale utilizzo dei locali, cioè un sistema di controllo di luce e riscaldamento in funzione della presenza degli alunni. Tra le opere di edilizia scolastica più significative sotto l’aspetto di recupero e utilizzo di energie rinnovabili c’è sicuramente la nuova sede per la formazione professionale sanitaria Claudiana a San Maurizio, che dispone di innovativi sistemi di raffreddamento che utilizzano il calore dell’energia solare. Il liceo di Brunico, in funzione dal 1999, è stato invece un progetto pilota: con un sistema di pannelli solari e di serbatoi di accumulo dell’energia termica è stato possibile coprire il 30 per cento del fabbisogno 63


termico dell’intero edificio. Infine, la nuova sede dell’Università di Bolzano, a Bressanone, che utilizza l’attivazione del nucleo di calcestruzzo della struttura e una serie di canali d’aria interrati per la climatizzazione».

I nuovi edifici scolastici sono dotati di recupero di calore dell’aerazione e di un controllo di luce e riscaldamento in funzione della presenza degli alunni

Qui sotto, Florian Mussner, assessore all’edilizia e alle infrastrutture della Provincia autonoma di Bolzano; sopra, la nuova sede dell’Università di Bolzano a Bressanone

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Quanto è importante investire in questa edilizia scolastica sostenibile e che impatto ha su bambini e studenti? «L’importanza di investire nella sostenibilità sta non solo nell’attenzione verso l’ambiente ma anche ai consumi e ai costi di utilizzo delle strutture. La Provincia ha costruito molto negli ultimi decenni, ma è necessario che queste strutture siano anche a minor impatto ambientale e con costi di gestione sostenibili. Anche in merito ai materiali abbiamo sempre cercato di utilizzarne di qualità e durevoli nel tempo in modo da ridurre i costi di manutenzione. Inoltre, un buon comfort degli ambienti, una corretta aerazione e illuminazione favoriscono l’apprendimento e questo lo confermano moltissimi studi. A livello pedagogico è anche importante che i bambini e gli studenti abbiano la possibilità di vivere e apprendere queste tecnologie. Sono loro il nostro futuro e su di loro dovremo contare per lo sviluppo di un sistema sostenibile». Il risparmio energetico può essere una valvola di sviluppo per l’innovazione e anche per l’occupazione. A questo riguardo che risultati ha portato finora e quali sono le previsioni? «Il nostro territorio si caratterizza per la presenza di numerose imprese che, anche sulla base del progetto CasaClima, si sono sviluppate con progetti innovativi garantendo elevati livelli di occupazione. Grazie alle misure adottate, la Provincia di Bolzano vanta oggi una posizione di primo piano a livello europeo. Considerando ad esempio le emissioni di CO2 pro capite in Alto Adige sono 5,4 tonnellate all’anno, nella vicina Austria sono 8,5 t/a e a livello europeo 9 t/a. Ma vogliamo andare avanti e arrivare entro il 2020 sotto le 4 t/a e a 1,5 nel 2050. Inoltre vogliamo proseguire con l’impiego di energia rinnovabile, già oggi oltre il 56 per cento. Per fare questo avremo bisogno di collaborare con enti di ricerca che cureranno la fase di monitoraggio e studio degli impianti. Da qui potrebbe nascere una proficua rete di scambio di competenze e tecnologie, con conseguente crescita di competitività da parte delle imprese altoatesine. In questo modo anche le imprese locali potranno acquisire ulteriore know-how favorendo lo sviluppo e l’occupazione».


IL MODELLO ALTOATESINO | Hans Berger

Hans Berger, assessore al Turismo e all’agricoltura e vicepresidente della Provincia autonoma di Bolzano

ClimaHotel, sigillo di qualità Il marchio è solo l’inizio di un processo culturale che vede gli imprenditori sudtirolesi sempre più consapevoli delle opportunità che può offrire un’architettura improntata all’efficienza energetica di Elisa Fiocchi

«La chiave per una sana crescita economica e demografica» spiega Hans Berger, assessore al Turismo e all’agricoltura e vicepresidente della Provincia autonoma di Bolzano, «sta nel preservare, migliorare e incrementare la qualità di vita in tutte le zone rurali». Proprio a partire da questi principi, le scelte e le azioni intraprese dalla classe politica sudtirolese si sono rivolte a un’architettura sostenibile non solo in ambito ricettivo ma a tutti gli edifici, valorizzando quella cultura e quella mentalità ecosostenibile in grado di innalzare la qualità della vita. Le politiche attuate all’insegna di uno sviluppo C&P

rurale sostenibile quali benefici hanno apportato sul territorio? «Grazie a questi sforzi si riscontra un incremento della natalità sul territorio con un tasso del +3%, trend che si scosta dalla media italiana che vede invece un calo delle nascite pari al -0,4%. E più della metà delle sudtirolesi, pari al 56,4%, continua a vivere in zone rurali, con residenza in una dei 109 Comuni che contano meno di 10mila abitanti. Questa vincente politica, volta a preservare e incrementare la qualità di vita nei comuni, cosi come nelle più piccole realtà del nostro territorio, prevede anche concrete azioni di preservazione dell’agricoltura e mette in atto il concetto della decentralizzazione sostenibile». 65


Il sigillo di qualità ClimaHotel, fissa dei criteri minimi che una struttura ricettiva deve rispettare, garantisce un elevato comfort e presuppone una gestione aziendale rispettosa dell’ambiente

L’edilizia alberghiera quali canoni di progettazione architettonica deve oggi conseguire nel rispetto degli spazi e dell’habitat territoriale? «In veste di assessore alla natura, paesaggio e sviluppo del territorio posso confermare che qui in Alto Adige/Sudtirol i principi della sostenibilità non vengono applicati solamente alle strutture alberghiere, bensì a tutti gli edifici. Per le aree sensibili che rientrano sotto una specifica tutela, come le zone a tutela paesaggistica e i cosiddetti insiemi, valgono particolari disposizioni e si applica un processo di approvazione più articolato. Questi settori necessitano di un architettura di qualità e rappresentano una sfida sia per i progettisti sia per le persone coinvolte nel processo di approvazione, ossia i consigli, le commissioni, gli uffici comunali e provinciali». Quali nuove strutture ricettive nella provincia sono realizzate con materiali sostenibili? «In quest’ambito, rientrano al primo posto i ClimaHotel sudtirolesi. Sotto questa categoria troviamo, ad esempio, il Vigilius Mountain Resort a Lana, il Theiner’s Garten-Bio Hotel a Postal e il Gitschberg Hotel a Maranza. Il sigillo di qualità ClimaHotel, creato nel 2009, fissa i criteri minimi di qualità che una struttura ricettiva deve rispettare, garantisce agli ospiti un elevato comfort e presuppone una gestione aziendale rispettosa dell’ambiente. L’albergatore riceve un’assistenza mirata e una guida completa alla progettazione 66

sostenibile, gode dei benefici e della visibilità del marchio “CasaClima” e usufruisce di una valutazione completa dell’offerta turistica». Un albergo ecosostenibile esprime anche un nuovo concetto di benessere: quale impatto positivo ottiene in termini di attrattività e sviluppo economico del territorio? «Il marchio “ClimaHotel Sudtirol” non deve essere inteso come parte di un progetto a se stante e impermeabile alle influenze esterne, bensì come espressione di un modo di vivere collettivo. Il successo sudtirolese nel settore ricettivo e gastronomico, gestito per lo più in modo familiare, sta forse proprio in questo senso di vivere collettivo improntato sulla qualità». Quali ideali esprime il cluster sudtirolese ClimaHotel? «Trasmette la consapevolezza già radicata nella popolazione che sa di vivere in uno dei più suggestivi habitat europei e, allo stesso modo, la responsabilità verso il proprio ambiente e verso le nuove generazioni per garantire anche a loro un’alta qualità di vita. Anche i turisti ospiti in Alto Adige/Sudtirol riconoscono questo valore aggiunto e il benessere che ne consegue e tutto ciò porta a una partecipazione attiva del visitatore. La politica del nostro governo e del settore alberghiero e turistico è indirizzata verso un turismo di benessere collegato anche a una natura intatta, sana e un ambiente amichevole». C&P



IL MODELLO ALTOATESINO | Ulrich Klammsteiner

Occorre più sensibilità da parte degli enti locali Circa 1.200 edifici certificati all’anno. Sono questi i numeri di CasaClima, l’agenzia che fa della sostenibilità un valore importante. Ne parla Ulrich Klammsteiner di Nicolò Mulas Marcello

A Bolzano è un protocollo obbligatorio ma tutto il territorio nazionale può richiederne la certificazione. CasaClima è un progetto che mira a valorizzare la sostenibilità degli edifici e gli sforzi di risanamento globale: «I protocolli e i costi – spiega Ulrich Klammsteiner, responsabile tecnico CasaClima – sono tutti molto trasparenti. Le procedure tecniche si possono scaricare dal nostro sito, per cui qualsiasi richiedente sa qual è l’iter e conosce anche i possibili ostacoli tecnici ed ecologici così come i costi che sono molto importanti e da non sottovalutare». Come giudica il grado di attenzione degli italiani verso l’edilizia sostenibile? «A prima vista l’attenzione è molto alta. In media l’italiano che vuole costruire, comprare una casa o anche solo ristrutturarla è molto più attento al concetto di sostenibilità rispetto ad altri paesi, come la Germania o l’Austria, dove conta soprattutto la questione costobeneficio sul fronte economico. D’altra parte, il concetto della sostenibilità si è molto allargato. L’Italia oggi sta subendo la problematica del “green washing”, ovvero “pitturare di verde” edifici che non hanno 68

caratteristiche propriamente sostenibili. Il timore è che quest’abitudine venga sfruttata dai vari costruttori, imprenditori e rivenditori». Cos’è CasaClima e chi può richiederla? «Si tratta di un protocollo di certificazione ai sensi della normativa europea sull’efficienza energetica e soprattutto nel contesto delle fonti rinnovabili, che in provincia di Bolzano è obbligatorio mentre su tutto il resto del territorio nazionale è un sistema di qualità che qualsiasi committente può richiedere. In più, da circa 2 anni abbiamo altri protocolli di certificazione ambientale nei quali oltre al contesto energetico viene valutato anche quello di qualità indoor, acustica, radon, materiali, impatto idrico, e altri fattori». Quanti sono gli edifici finora certificati o in attesa di ricevere il riconoscimento? «L’anno scorso abbiamo certificato circa 1.500 edifici e ogni anno in media ne analizziamo circa 1.200. Di questi la metà sono edifici risanati, nel contesto di risanamento globale, quindi non solo un cambio di


finestra ma interventi molto più importanti. Di tutti gli edifici che certifichiamo in un anno, circa 200 sono al di fuori del territorio della provincia di Bolzano».

Ulrich Klammsteiner, responsabile tecnico dell’agenzia CasaClima di Bolzano

I cittadini italiani che vogliono costruire, comprare una casa o anche solo ristrutturarla sono molto più attenti alla sostenibilità rispetto a quelli degli altri paesi

Qual è il ruolo degli enti locali su questo fronte? «Gli enti locali hanno la responsabilità di prendere decisioni sul loro piccolo territorio per i prossimi 20 anni. La Provincia, la Regione e lo Stato nel contesto delle costruzioni non ha in mano il controllo territoriale. Questo è un dato di fatto di cui ci accorgiamo anche noi quotidianamente. Ci sono però eccezioni, come ad esempio la provincia di Bolzano, che avendo statuto autonomo, ha la fortuna di aver potuto gestirsi leggi urbanistiche specifiche. Nel resto dell’Italia è il Comune che decide, ma deve sottostare a leggi nazionali che limitano molto il potere decisionale. Come, ad esempio, la legge 10 del 1990, o il piano casa, o la certificazione energetica. La nostra agenzia cerca di aiutare le amministrazioni pubbliche perché ne hanno molto bisogno. Il potenziale c’è ma saranno poi le Regioni che dovranno prendersi la responsabilità di coordinamento dei Comuni e dare supporto tecnico, tecnologico e scientifico». 69




Ambiente e crescita un binomio reale Per una crescita lungimirante ed ecocompatibile per il territorio e l’economia, è necessario agire contemporaneamente su due fronti, affiancando la generazione di energia termica a quella elettrica. Ne parliamo con Ivo Menganna di Marco Tedeschi

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Lo sviluppo dell’efficienza energetica nel nostro Paese, fortemente in ritardo, è la condizione necessaria per essere all’altezza delle sfide nell’immediato futuro: la salvaguardia dell’ambiente da una parte e il superamento della crisi economica dall’altra. Due fattori che fino ad oggi hanno viaggiato su binari paralleli mentre soltanto dal loro connubio si può raggiungere l’obiettivo di una crescita lungimirante ed ecocompatibile. Questo significa fare un passo avanti verso la generazione/consumo di energia sia termica che elettrica intelligente perché intelligente deve essere la vision a favore di una sostenibilità del sistema intesa non più solo come necessità, ma come opportunità di sviluppo consapevole. È quanto sta portando avanti l’azienda


AMBIENTE E TERRITORIO | Ivo Menganna

Sotto, Ivo Menganna amministratore della Nitech di Bettona (PG) www.nitech.it

La scelta della cogenerazione è stata fatta in funzione delle esigenze di alcuni nostri clienti che possono trarre notevoli vantaggi dallo sfruttamento combinato delle due energie

Nitech, che ha deciso di affiancare la cogenerazione al fotovoltaico. Ne parliamo con l’amministratore Ivo Menganna.

sistema eventuali anomalie tramite un nostro algoritmo e successivamente proporre le soluzioni migliori».

A che punto siamo con la riduzione degli sprechi? «La riduzione degli sprechi è una parte molto importante e finora trascurata; veniamo infatti da anni in cui i costi dei combustibili erano molto bassi perciò si è costruito e realizzato contando su processi industriali non performanti. Oggi questo non è più possibile, i costi dei combustibili sono insostenibili e ogni minimo intervento può portare benefici. La strategia per ridurre gli sprechi si basa su un’accurata analisi aziendale denominata “audit energetico” che ci permette di rilevare, nei consumi di processo e di

Cosa comporta quest’analisi? «Questo tipo di analisi, alcune volte, ci permette di mettere in evidenza degli sprechi energetici anche di notevoli entità, ma nella grande maggioranza permette una buona riduzione dei costi. Proprio a completamento di questo c’è la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Al fotovoltaico la Nitech affianca anche la piccola cogenerazione cercando di far sfruttare, oltre l’energia elettrica, anche il calore. La scelta della cogenerazione è stata fatta proprio in funzione delle esigenze di 73


Negli ultimi anni ci siamo dedicati maggiormente alla realizzazione d’impianti fotovoltaici industriali cercando di offrire delle soluzioni personalizzate

alcuni nostri clienti che possono trarre notevoli vantaggi soprattutto dallo sfruttamento combinato delle due energie; termica, elettrica». Quali tecnologie vengono impiegate nel campo della cogenerazione? «Le tecnologie più comuni in questo settore sono applicate anche in funzione delle dimensioni dell’impianto. Prevalentemente si usano impianti di cogenerazione con motore a combustione interna, alimentato da gas accoppiato a un generatore per produrre l’energia elettrica. Mentre, l’energia termica viene recuperata tramite degli scambiatori di calore dal circuito di raffreddamento e dai fumi. Per piccoli impianti si usa anche il ciclo a combustione esterna con motori ad aria calda, tipo Stirling, ma con rendimenti ancora bassi e poco diffusi». Qual è attualmente il vostro orientamento? «Effettuiamo innanzitutto un’analisi energetica 74

aziendale. In seguito, proponiamo soluzioni specifiche quali autoproduzione di energia o riduzione degli sprechi al fine di migliorare il benessere aziendale e la redditività». Potrebbe fornirci un resoconto della sua attività a seguito di alcuni anni di lavoro con il fotovoltaico? «Negli ultimi anni ci siamo dedicati maggiormente alla realizzazione d’impianti fotovoltaici industriali cercando di offrire delle soluzioni personalizzate al fine di massimizzare i risultati degli impianti, non solo tecnicamente, ma anche cercando di applicare a livello industriale tipologie nuove per il periodo». Ad esempio? «Le prime realizzazioni d’impianti “integrati su coperture con pannello sandwich”, oppure le più recenti realizzazioni sempre su capannoni industriali di impianti considerati “innovazione tecnologica”. Attualmente infatti nel settore produttivo italiano, si è


AMBIENTE E TERRITORIO | Ivo Menganna

In queste immagini alcuni esempi di impianti fotovoltaici realizzati dalla Nitech

alla ricerca, vista la crisi economica in corso, di soluzioni per poter abbassare i costi di produzione. La riduzione del consumo energetico è un punto molto importante per parecchie aziende. Finora l’attenzione maggiore si è rivolta alla produzione elettrica fotovoltaica, questo anche grazie ai notevoli incentivi messi a disposizione che progressivamente però si sono ridotti. Contemporaneamente però la grossa diffusione ha permesso anche un notevole calo dei costi di acquisto dei materiali, rendendone sempre interessante la realizzazione». Il fotovoltaico è molto importante comunque per inserirsi in un’ottica di grid parity. «Certamente, l’orientamento verso l’efficientamento energetico è un passo importante, in quanto oggi al fine di ridurre i costi energetici, si può procedere solo su due strade ovvero la riduzione degli sprechi o la possibilità di produrre in proprio l’energia consumata». 75


AMBIENTE E TERRITORIO | Clemente Foti

In alto a sinistra la posa del metanodotto ad opera della CRF, che ha sede a Bronte (CT). A destra le ultime fasi dei lavori foticlemente@email.it

Un passaggio invisibile Opere a impatto zero, anche se decisive come un metanodotto che rifornirà le provincie di Messina e Catania. Clemente Foti riferisce l’esperienza di un lavoro che ha cercato di rendere il proprio passaggio “invisibile”. «Un’operazione tutt’altro che semplice» di Renato Ferretti

Spesso realizzare importanti lavori pubblici ha un prezzo che può essere molto alto. A volte si parla di inquinamento paesaggistico, altre volte a causa dei lavori viene compromesso l’equilibrio ambientale di intere zone. Ma ci sono esempi di realizzazioni che permettono di ristabilire il contesto precedente ai lavori e imprese che si impegnano per questo. La CRF di Bronte (CT) offre un esempio di come lo sviluppo di una zona, anche estesa come quella delle provincie di Messina e Catania, non debba per forza comportare distorsioni ambientali. Il titolare dell’azienda, Clemente Foti, spiega uno dei più importanti lavori da lui eseguiti. «Abbiamo realizzato il passaggio di un metanodotto – dice Foti – che rifornirà tutta la provincia di Messina e parte di quella di Catania. È un’operazione piuttosto complessa che ha richiesto due anni, prima di tutto per il sito in cui i nostri mezzi a fatica si muovevano e poi 76

per il lavoro in cui tutte le parti della condotta dovevano essere poste contemporaneamente. Inoltre abbiamo fatto in modo che il nostro passaggio fosse invisibile, quindi ci siamo presi l’onere di sistemare di nuovo tutto come era prima della posa». Un’operazione che non è passata inosservata. «Il progetto ci è stato subappaltato dalla tedesca Striker che lo ha inserito tra i migliori lavori eseguiti per loro. Ma non è l’unica certificazione di cui possiamo vantarci, così come questo non è l’unico tipo di realizzazione possibile per noi. La CRF opera in regime di qualità con sistema certificato conforme alle norme Uni En Iso 9001:2008 ed è iscritta alla Soa. Per quest’ultima abbiamo il massimo livello possibile, il quinto, sia per gli edifici industriali e civili, che per gli acquedotti, gasdotti, oleodotti, opere di irrigazione e di evacuazione».



Lamafer ha la sede a Bolzano www.lamafer.com

L’eco-demolizione una risorsa per il Südtirol Territorio, sostenibilità ed ecologia sono i punti di forza e i principali valori dell’Alto Adige. Rappresentano infatti una vera e propria realtà di vita. Una conferma dell’andamento positivo e competitivo regionale è rappresentato da Lamafer di Marco Tedeschi

È ancorato nel Dna degli altoatesini e come tale fa parte del life-style made in Alto Adige. Parliamo dell’ecologia, quella vera, non perché va di moda la green economy, ma perché qui è una realtà di vita, di cura del territorio e di rispetto per l’ambiente. Tante situazioni e realtà made in Alto Adige fanno parte oramai del quotidiano. Come Lamafer una concreta e dinamica realtà nel settore del commercio rottami, dello smaltimento e del riciclaggio. «La nostra azienda – spiega il titolare Giancarlo Tomelini - è diventata un perfetto partner in cantiere e in azienda. Non ci limitiamo infatti a prestare solo un servizio di smaltimento rifiuti da cantiere, ma ci impegniamo a promuovere e offrire una collaborazione diretta con il cliente dedicandoli KnowHow e una gestione del rifiuto ecologica, innovativa e nel pieno rispetto delle normative in vigore». È del 2011 infatti la nascita di “Work in color”. «Si tratta di un servizio dedicato ai cantieri dove, attraverso l’utilizzo dei colori, viene implementato un sistema di 78

comunicazione con gli operatori che migliora e aumenta la differenzazione del rifiuto da cantiere e la sicurezza, influenzando notevolmente anche i costi di smaltimento. Dal successo del progetto nasce quest’anno “Work in color- Businnes edition”, che implementa, con degli accorgimenti, lo stesso modello di gestione in stabilimenti industriali e aziendali». Per Lamafer, il commercio rottami rappresenta il settore di specializzazione. «Oggi l’azienda è socia di uno dei più grandi gruppi del mercato italiano. Grazie a questo e all’esperienza trentennale, siamo fornitori delle maggiori acciaierie e fonderie italiane. Ci imponiamo inoltre anche nel mercato della demolizione, offrendo un servizio di eco-demolizione attento e sensibile al processo di recupero dei materiali derivati: mettendo alla base degli interventi sostenibilità, sicurezza e rispetto ambientale promuoviamo una vera rivoluzione nel settore dove il valore portante per offrire standard qualitativi elevati è in linea alle esigenze di ambiente e territorio».



Pianificare e gestire le risorse idriche Con l’aumento del grado d’urbanizzazione è necessario rendere più efficienti i servizi nell’ambito della tutela, pianificazione e gestione delle risorse idriche e naturali. Il contributo di BETA Studio allo sviluppo del territorio di Marco Tedeschi

L’aumento del grado d’urbanizzazione ha trasformato molte aree agricole o naturali in aree residenziali e produttive. Non sempre però si sono prese nella giusta considerazione le problematiche connesse alla difesa e smaltimento delle acque. Le conseguenze sono evidenti, come la crescita dei danni causati da eventi meteorici anche non di carattere eccezionale. L’attenzione al tema sta tuttavia tornando in primo piano. «Un corretto equilibrio tra necessità di sviluppo e rispetto dell’ambiente – spiega Sergio Fattorelli, presidente di BETA Studio – si sta sempre di più affermando quale elemento qualificante l’attività di pianificazione urbanistica e della relativa progettazione infrastrutturale. Tutto ciò si è esteso anche alla gestione del ciclo dell’acqua, intesa sia come fonte potenziale di pericolo per le attività umane ma anche come risorsa». BETA Studio è una società italiana di Ingegneria che fornisce, da più di trentacinque anni, consulenze e 80

servizi tecnici nell’ambito della tutela, pianificazione e gestione delle risorse idriche e naturali, collaborando con amministrazioni pubbliche, organizzazioni internazionali e private. «Dal punto di vista tecnico lo sviluppo delle discipline idrauliche e idrologiche ha tratto beneficio dall’introduzione e dall’evoluzione degli strumenti dell’idroinformatica quali banche dati specifiche, modelli idraulici e idrologici, sistemi informativi geografici. BETA Studio ha sempre creduto nelle potenzialità esprimibili dallo sviluppo in questi settori, offrendo quotidianamente i benefici di tale approccio sia nella fase propedeutica di studio e inquadramento che nella successiva fase d’individuazione e stesura delle migliori soluzioni progettuali. L’integrazione tra i diversi modelli matematici consente di comprendere le cause dei fenomeni osservati nonché di valutare gli effetti indotti dalla realizzazione di scenari di cambiamento prodotti


TUTELA DEL TERRITORIO | Sergio Fattorelli

Verifica delle aree a pericolosità idraulica: F. Pescara alla foce. Modellazione idraulica bidimensionale su base morfometrica LiDAR. In basso, interventi per la messa in sicurezza del Rio Uque (UD). Nella foto centrale, interventi per la messa in sicurezza idraulica: cassa di espansione sul T. Agno-Guà (VI) www.betastudio.it

La recente tecnologia aviotrasportata LiDAR consente di rilevare le caratteristiche morfometriche del territorio con un’elevata precisione e un’estrema densità d’informazione, con potenziali applicazioni anche nell’ambito della progettazione idraulica

sia da cause naturali che da cause antropiche». Pianificazione d’interventi, progettazione di opere a vasta scala d’influenza e risoluzione di problematiche, questi sono gli ambiti di ricerca e lavoro di BETA Studio. «Un ulteriore elemento su cui stiamo investendo – prosegue Fattorelli - è l’integrazione con le potenzialità offerte dallo sviluppo esponenziale di nuovi strumenti in discipline complementari. In quest’ambito la recente tecnologia aviotrasportata LiDAR consente di rilevare le caratteristiche morfometriche del territorio con un’elevata precisione e un’estrema densità d’informazione, con potenziali applicazioni anche nell’ambito della progettazione idraulica. Abbiamo quindi esplorato nuove possibilità d’utilizzo del dato LiDAR nella gestione delle problematiche connesse al governo delle acque, e in generale, del territorio». Tra i progetti più importanti e recenti realizzati da BETA Studio figurano la progettazione delle casse di laminazione delle piene e delle altre opere per la messa in sicurezza dei territori di Milano, Vicenza e l’Aquila, «oltre al progetto per gli interventi di recupero ambientale ed ecologico del fiume Sangro e del fiume Aterno Pescara, gli studi per l’ottimizzazione e la gestione della risorsa idrica nella piana del Fucino e la progettazione idraulica d’importanti infrastrutture stradali quali la Bre.Be.Mi, le Tangenziali esterne Milano, il Quadrilatero Marche-Umbria, la Pedemontana Lombarda». 81


Consumo energetico a marchio certificato Dai controlli sul progetto fino ai test a opera ultimata, il protocollo delle verifiche CasaClima è condiviso dall’Agenzia friulana per l’energia, che “timbra” la qualità energetica, costruttiva e abitativa degli edifici. Parola a Loris Mestroni di Giacomo Govoni

Si trova a Talmassons, in provincia di Udine, l’edificio unifamiliare sottoposto a ristrutturazione che lo scorso 11 settembre si è aggiudicato la targa CasaClima numero 100. A consegnarla è stata l’Agenzia per l’energia del Friuli Venezia Giulia, che dal 2008 ha scelto di applicare il sistema di qualità CasaClima sul territorio regionale, arrivando a certificare 8 immobili in classe oro, 40 in classe A e 52 in classe B. Di questi, a incoraggiare in proiezione futura sono soprattutto le dieci ristrutturazioni, dal momento che l’Italia è ricca di immobili datati e con un alto potenziale di miglioramento energetico. «La sfida dei prossimi anni – sottolinea il presidente Loris Mestroni – non sarà legata al nuovo, ma alla valorizzazione del vasto parco edilizio esistente». Siete il solo ente regionale autorizzato al rilascio della certificazione CasaClima. Qual è il vostro andamento rispetto al panorama nazionale? «La convenzione con l’agenzia di Bolzano, sottoscritta dopo un’attenta analisi sulle procedure di certificazione presenti in Italia, si è concretizzata non solo a livello di certificazione energetica degli edifici, ma anche di formazione dei professionisti e di sensibilizzazione di cittadini e amministrazioni locali. Da allora, sono stati avviati circa 370 iter di certificazione CasaClima, per la maggior parte su 82

edifici residenziali, ma anche su scuole, uffici e su qualche edificio con destinazione d’uso particolare. Finora, come dimostra il traguardo tagliato a inizio settembre, risultano conclusi poco più di un centinaio di cantieri». Come si snoda la vostra attività nelle varie fasi di realizzazione di un’unità immobiliare? «Il protocollo delle verifiche CasaClima è definito dall’agenzia di Bolzano e Ape lo condivide interamente perché è pensato per garantire la qualità energetica, costruttiva e abitativa degli edifici. Il protocollo prevede i primi controlli sul progetto prima dell’inizio lavori, per poter eventualmente affinare le soluzioni e i dettagli costruttivi, con un costo senz’altro inferiore a quello delle modifiche in opera. A cantiere avviato, l’agenzia monitora i lavori per verificarne la conformità al progetto, attraverso certificati di prodotto, fotografie e almeno due sopralluoghi. Il rilascio della targhetta CasaClima è subordinato al rispetto di tutti i requisiti di qualità previsti dal protocollo, nonché al collaudo finale che comprende il test di tenuta all’aria, indispensabile per valutare la qualità finale delle opere». In genere, ottenere la certificazione risulta più semplice per i nuovi edifici che per le C&P


FRIULI REGIONE GREEN | Loris Mestroni

Il rilascio della targa CasaClima è subordinato anche a un collaudo finale, che comprende il test di tenuta all’aria

Loris Mestroni, presidente dell’Agenzia per l’energia del Friuli Venezia Giulia

ristrutturazioni. Com’è il quadro regionale in questo senso e perché una costruzione esistente fa più fatica ad allinearsi ai moderni parametri di sostenibilità energetica? «Circa il 15% degli edifici in certificazione sono ristrutturazioni. Il numero è significativo se si pensa che, per la natura stessa della procedura, all’iter CasaClima accedono solo le riqualificazioni totali e non gli interventi parziali. Un buon progetto consente sempre di raggiungere un ridotto fabbisogno energetico. Vero è che per i nuovi edifici la libertà nella scelta delle soluzioni di dettaglio è più ampia, mentre nelle ristrutturazioni ci si deve confrontare con una situazione esistente e con i vincoli che questa talvolta comporta. Ape, comunque, fornisce supporto e consulenza affinché anche nei piccoli interventi sia perseguita la massima qualità possibile». Qual è il grado di coinvolgimento degli enti locali nella e in quali aree regionali il raccordo con il livello pubblico è più oliato? «In Friuli Venezia Giulia sono cinque i Comuni che hanno legato alcuni requisiti del proprio regolamento edilizio alle verifiche CasaClima. Senz’altro, per grandezza e numero di interventi edilizi, l’esperienza più significativa è quella di Udine, partita nel 2009 e che a oggi conta C&P

un’ottantina di edifici in certificazione. Inoltre, altri Comuni hanno scelto CasaClima come certificazione di qualità per i propri edifici. Abbiamo in certificazione anche alcuni progetti delle Ater e gli edifici della Provincia di Udine che, con una delibera del 2009, ha previsto il protocollo CasaClima per tutte le costruzioni e ristrutturazioni del proprio patrimonio edilizio». Una delle sfide del futuro si chiama “casa passiva”, tema al quale avete dedicato anche un recente convegno. Sotto quali aspetti si fa preferire rispetto agli attuali sistemi di efficientamento energetico? «Riteniamo che gli standard di valutazione CasaClima e Passivhaus abbiano diversi punti in comune, a partire dall’ottimizzazione dell’involucro edilizio, fondamentale per assicurare comfort e risparmio energetico. Ma per arrivare a ciò, occorre un’adeguata attenzione al dettaglio e alla qualità della costruzione. Con queste premesse ed elevando le prestazioni dell’involucro, lo standard Passivhaus garantisce livelli massimi di efficienza energetica e comfort senza l’installazione di impianti convenzionali di riscaldamento. Ciò permette di attuare efficaci economie per arrivare alla casa “a energia quasi zero” con costi di costruzione e di gestione contenuti». 83


Il risparmio energetico è anche economico L’adozione di un regolamento che prevede l’obbligo della certificazione CasaClima sta attuando una piccola grande rivoluzione a Udine nel segno dell’efficienza energetica. L’esperienza della città è raccontata dal primo cittadino Furio Honsell di Francesca Druidi

Il Comune di Udine ha abbracciato il protocollo CasaClima, rendendo obbligatorio raggiungere la classe B per gli edifici di nuova costruzione. Una decisione che, come spiega il primo cittadino, mira a creare una città sostenibile incrementando la qualità edilizia. Qual è stata la risposta della cittadinanza al provvedimento? «Il nuovo regolamento energetico è stato adottato dal consiglio comunale il 25 maggio 2009. La nostra scelta, inizialmente criticata, ha riscontrato alla prova dei fatti grandi apprezzamenti sia da parte degli operatori del settore e dei costruttori che dei cittadini. Quello che conta poi è che gli sforzi intrapresi per la stesura del regolamento energetico si stiano traducendo, per i cittadini, in un miglioramento del patrimonio edilizio e della vivibilità della città, in un aumento del comfort abitativo, in un sensibile risparmio energetico e, di conseguenza, economico». Quali risultati sono stati raggiunti fino a oggi? «Un edificio di classe B CasaClima ha un fabbisogno annuo tra i 50 e i 30 kWh/mq, che si traduce in consumi tra i 5 e i 3 litri di gasolio o metri cubi di gas per metro quadro di superficie riscaldata. Attraverso questa scelta, nei prossimi anni, sono attese altre 500 unità abitative 84

certificate che consumeranno pochissima energia, con una decisa riduzione delle emissioni di anidride carbonica e un risparmio di circa 350 euro di bollette per ogni famiglia. Fino a oggi, su 111 edifici complessivi, di cui il 99 per cento residenziali, 14 sono già stati certificati e gli altri 97 sono in fase di certificazione. In particolare, una plurifamiliare in classe oro, tre in classe A+, di cui una plurifamiliare, una unifamiliare e una scuola materna, 17 in classe A, di cui 9 unifamiliari, una unifamiliare ristrutturata, due edifici per uffici, 4 plurifamiliari e un’altra nuova costruzione, e 90 edifici in classe B». Quali elementi ha registrato nel processo di adesione della città allo standard CasaClima? «Ci sono stati elementi positivi per gli operatori e i cittadini, oltre a riconoscimenti per il Comune. Gli operatori del settore hanno subito colto l’opportunità che il mercato offriva al punto che, benché per norma venga imposto il livello B come minimo di classificazione, sono sempre più numerose le iniziative che hanno come obiettivo il raggiungimento di classi superiori. Dai dati emersi e confrontando i fabbisogni medi di energia degli edifici esistenti a Udine, il risparmio per i cittadini sarà di oltre 2 GWh all’anno, equivalenti a un taglio di 400 tonnellate di anidride carbonica. Queste cifre, tra l’altro,


FRIULI REGIONE GREEN | Furio Honsell

In apertura, Furio Honsell riceve il premio speciale CasaClima Award 2011 da Michl Laimer. Qui sotto, la prima casa costruita a Udine secondo i criteri CasaClima. A destra, l’inaugurazione del complesso di via del Tiglio

non tengono ancora conto degli eventuali impianti a fonti rinnovabili previsti in alcuni degli edifici in fase di certificazione, che permetteranno un’ulteriore e considerevole riduzione delle emissioni». Quali riconoscimenti ci sono stati per il Comune? «Nel 2011 il Comune di Udine si è aggiudicato tre premi per il regolamento CasaClima: il premio della 2a edizione di Greenfactor nella categoria Pubblica amministrazione per la sostenibilità ambientale organizzato all’interno di Eos a Udine Fiere, il premio speciale CasaClima Award 2011, assegnato dall’Agenzia CasaClima per le iniziative e le progettazioni virtuose in campo energetico e, infine, il premio speciale Ecosistema urbano Città di Udine, all’interno del progetto Buone pratiche in Comune del rapporto “Ecosistema urbano”, l’annuale ricerca di Legambiente e dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, realizzata con la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore, che da 18 anni monitora lo stato di salute ambientale di 104 Comuni capoluogo di provincia». In una prima fase l’adesione a CasaClima è stata incentivata attraverso un fondo. Sono tuttora previste forme di incentivazione? «In realtà non è mai stata prevista alcuna incentivazione per la realizzazione di questo tipo di edifici. Perché la

logica di questo percorso non è quella dell’incentivazione. Il Comune ha realizzato il nuovo regolamento edilizio e l’adesione al protocollo è nell’interesse dei cittadini: è un investimento che si finanzia nel giro di 6 o 7 anni. La riprova è data dal fatto che questi appartamenti vanno a ruba in città, sono gli altri a non avere più mercato. Nella fase di transizione, per non creare troppo squilibrio rispetto al regolamento precedente, abbiamo soltanto tenuto conto delle spese di certificazione». Come l’amministrazione sta portando avanti il discorso di un’edilizia di qualità e di un abitare consapevole? «La città sostenibile è stata una delle priorità dal mio insediamento. Anzi, era già presente nel programma elettorale. Abbiamo realizzato CasaClima, piste ciclabili, un piano della mobilità sostenibile. Udine è stato il primo comune del Friuli Venezia Giulia a sottoscrivere il Patto dei sindaci. Il consiglio comunale ha deliberato all’unanimità l’adesione all’iniziativa dell’Unione europea che pone alle città aderenti l’obiettivo di ridurre di oltre il 20% le emissioni di gas serra, attraverso l’aumento del ricorso alle fonti di energia rinnovabile e il miglioramento dell’efficienza energetica. È mia ferma convinzione proseguire in questo percorso». 85


Umbria, il futuro è sostenibile Partendo dall’edizione 2012 di Klimahouse Umbria, l’assessore regionale all’Ambiente Silvano Rometti spiega come in regione l’attuazione di un’economia verde non sia solo uno slogan ma un programma concreto di interventi di Francesca Druidi

Si è svolta dal 28 al 30 settembre la quarta edizione di Klimahouse Umbria, frutto della collaborazione tra il Centro fieristico di Bastia Umbra e Fiera Bolzano, che testimonia la vicinanza dell’Umbria con la provincia altoatesina per una concreta politica di sostenibilità in edilizia, «che contempla – come rimarca Silvano Rometti, assessore all’Ambiente della Regione Umbria – la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente attraverso l’uso oculato di risorse naturali, con particolare riguardo alla tecnica costruttiva, ai materiali e alle fonti rinnovabili». Tra le manifestazioni italiane dedicate all’edilizia, Klimahouse si pone, sottolinea Rometti, fra le più conosciute e considerate per il forte impegno profuso nella divulgazione delle tematiche legate all’efficientamento energetico degli edifici. 86

Quali temi sono emersi dall’edizione 2012 della fiera? «Klimahouse Umbria ha presentato quest’anno l’offerta di 98 aziende su una superficie espositiva di 5mila metri quadrati e, parallelamente, ha offerto un valido programma congressuale con l’intenzione di mettere a fuoco i principali argomenti e gli aggiornamenti tecnici in materia di sostenibilità in edilizia. Il convegno “Aspettando Klimainfisso” ha sviluppato il tema dell’incidenza dei serramenti nella dispersione energetica delle abitazioni, presentando l’omonima manifestazione che avrà luogo dal 7 al 9 marzo 2013 a Bolzano; il convegno di apertura, dal titolo “Ridare valore, ridare futuro”, ha presentato nuove soluzioni per il comfort e l’efficienza energetica con specifico


LA GREEN ECONOMY UMBRA | Silvano Rometti Silvano Rometti, assessore all’Ambiente della Regione Umbria

riferimento al risanamento dell’esistente, anche nel caso di edifici storici. Sono emersi in particolare due aspetti: uno legato al filone del risparmio energetico e dell’efficienza delle abitazioni; l’altro, più innovativo, è stato quello della ristrutturazione e del risanamento edilizio, che rappresenta l’oggetto delle attuali tendenze urbanistiche, le quali tendono a privilegiare il riuso del patrimonio edilizio esistente attraverso interventi di riqualificazione, e delle aree già antropizzate ed edificate piuttosto che il consumo di territorio ancora integro». Quanto è importante a livello economico, sociale e culturale il settore green per la regione Umbria? «Green economy non si traduce solo in fonti rinnovabili di energia, è qualcosa di molto più ampio e articolato. È una nuova concezione del futuro e dello sviluppo di questo Paese e del pianeta intero. Occorre costruire un processo virtuoso per cui le prossime generazioni siano in grado di vivere e crescere secondo parametri di sostenibilità ambientale, energetica, alimentare. Su queste premesse è necessario, anzi obbligatorio, ripensare il nostro modello di utilizzo delle risorse naturali, attraverso la consapevolezza che queste non sono infinite, e che un modello di sviluppo non è uguale all’altro. Ecco allora che oggi parlare di economia verde diventa quanto mai di attualità. Ma l’essere di attualità non deve essere confuso con l’essere alla moda. Non basta più parlare di queste cose in convegni, meeting o riunioni riservate alle classi dirigenti, a specialisti e scienziati. Si deve operare per la riduzione dei consumi e la differenziazione della produzione». Come si sta muovendo la Regione Umbria?

«La Regione ha introdotto quale elemento caratterizzante e prioritario della sua programmazione la green economy, intesa nella sua trasversalità, coinvolgendo settori che vanno dall’innovazione tecnologica al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili, dal settore dell’edilizia a quello dei trasporti, dagli elettrodomestici al turismo, all’agricoltura di qualità, dall’high-tech al riciclo dei rifiuti al ciclo dell’acqua, dalla diffusione di prodotti e di processi produttivi innovativi ed efficienti alla creazione di nuova occupazione qualificata, in una forte spinta all’esportazione di processi e prodotti eco-efficienti. Tutto questo è reso concreto da una serie di iniziative a sostegno, sia con risorse economiche, sia sul fronte della regolamentazione e della semplificazione amministrativa, che nel corso degli ultimi due anni sono state messe in campo». Ad esempio? «Tra i numerosi interventi, sul fronte del recupero edilizio in chiave sostenibile va ricordato il nuovo programma e primo piano attuativo approvato dalla giunta per interventi di riqualificazione energetica degli edifici di interesse regionale. In sede di programmazione delle risorse per i prossimi anni, la 87


LA GREEN ECONOMY UMBRA | Silvano Rometti

In apertura e qui sopra, immagini dell’edizione 2012 di Klimahouse Umbria

Regione investirà sulla sostenibilità come argomento cardine di una politica volta al miglioramento complessivo dell’ambiente, e questa intenzione verrà declinata in varie attività che coinvolgeranno, oltre l’edilizia, la mobilità urbana e una dimensione più propriamente territoriale. È ormai deciso che le componenti della nuova programmazione comunitaria 2014-2020 insisteranno su investimenti urbani integrati, spostando la strategia di sviluppo a una scala più ampia che comprenderà nel suo insieme tutte le singole tematiche del campo più propriamente edilizio, ma che verranno sviluppate come parti integranti di un disegno di crescita in chiave sostenibile a scala urbana». La Regione adotterà una propria disciplina in materia di certificazione energetica degli edifici? «L’Umbria già da tempo ha posto la sostenibilità ambientale come tema centrale nella propria strategia di sviluppo economico con l’emanazione della legge 88

regionale 17/2008, intitolata “Norme in materia di sostenibilità ambientale degli interventi urbanistici ed edilizi”. Tra le misure introdotte da quella legge, si evidenziano sia l’introduzione di uno strumento di certificazione ambientale degli edifici, utilizzato obbligatoriamente per tutti gli interventi pubblici o per privati che intendano usufruire di premialità messe in atto dalla Regione e dagli enti locali, che la definizione di requisiti obbligatori, operanti sia su scala urbanistica che edilizia, volti a diffondere la cultura della sostenibilità ambientale nella progettazione. Gli uffici regionali stanno lavorando, in collaborazione con Arpa Umbria, alla redazione di protocolli di certificazione ambientale anche per edifici a destinazioni d’uso diverse dal residenziale, concentrando l’attenzione in prima istanza su scuole e uffici. Per quanto riguarda gli edifici realizzati con contributi regionali, si segnalano i bandi di bioarchitettura che richiedono la certificazione obbligatoria come stabilito dalla legge regionale 17/08».



EFFICIENZA ENERGETICA | Sergio Gatteschi

Sergio Gatteschi, amministratore unico dell’Agenzia fiorentina per l’energia

Occorre investire di più nell’efficienza energetica Nel nostro paese la sensibilità alla sostenibilità ambientale è diffusa, ma si scontra con iter burocratici particolarmente gravosi. A sostenerlo è Sergio Gatteschi, il quale illustra lo scenario energetico in Italia di Nicolò Mulas Marcello

Le certificazioni energetiche non devono essere viste come semplici imposizioni burocratiche ma come un’opportunità di risparmio ed efficienza energetica, come succede nel resto d’Europa. «Un nostro progetto – spiega Sergio Gatteschi, amministratore unico dell’Agenzia fiorentina per l’energia – ha vinto un bando europeo nell’ambito del programma Interreg–IV e ora siamo capofila di dieci progetti europei impegnati a scambiarsi le migliori esperienze di efficienza energetica sugli edifici pubblici; stiamo portando, quindi, il nostro territorio a confrontarsi con le più avanzate esperienze del continente, con l’obiettivo di estenderle, e magari migliorarle, qui in Italia». 90

Lo sviluppo e l’impiego di fonti energetiche alternative si rendono sempre più necessari. Quali sono i progetti nei quali è impegnata l’Agenzia fiorentina per l’energia? «Molto del nostro lavoro consiste nella verifica degli impianti termici. Come prevede la legge, ogni anno controlliamo a campione il 5% delle caldaie che si sono autocertificate. È un lavoro importante che noi interpretiamo impegnandoci anche al di là della legge: oltre alle verifiche, consigliamo gli utenti sui provvedimenti più opportuni riguardo alla sicurezza degli impianti che hanno in casa e alla loro efficienza, che comporta minori consumi e di conseguenza minori costi ed emissioni in atmosfera. Assistiamo gli


Dobbiamo convincerci, nei fatti e non nei convegni, che l’investimento in efficienza energetica si ripaga da solo

enti locali nella pianificazione energetica, redigendo anche regolamenti edilizi, aiutandoli nell’adesione al Patto dei sindaci, facendo consulenze sul ricorso alle rinnovabili, controllando, quando ce l’affidano, la qualità degli attestati di certificazione energetica (Ace) degli edifici. Facciamo molta formazione sull’efficienza energetica in edilizia, con corsi continui per professionisti e cittadini, questi ultimi gratis». Parliamo della certificazione CasaClima. È possibile fare un bilancio? «Un bilancio assolutamente positivo. Nel disorientamento di cittadini ed enti che si trovano alle prese con attestati di certificazione energetica

percepiti da molti come semplice imposizione burocratica, e quindi spesso compilati e rilasciati frettolosamente, CasaClima offre un procedimento - a cui, al contrario, si aderisce in modo volontario e perciò con grande convinzione - che assicura l’alta qualità edilizia ed energetica. Una crescente e consapevole minoranza sta trasformando il procedimento CasaCima da fenomeno per iniziati a nicchia, anche di mercato. In Toscana, dove abbiamo la gestione del marchio a livello regionale, le certificazioni che abbiamo rilasciato rappresentano un dato oggettivo per valutare la penetrazione di CasaClima. Si tratta di una certificazione relativa all’intero edificio e gli edifici oggetto della certificazione sono solitamente di 91


EFFICIENZA ENERGETICA | Sergio Gatteschi

tipo plurifamiliare, per cui ai numeri riportati corrispondono un numero di unità immobiliari molto superiore, da moltiplicare almeno per 5». Nello specifico, cosa prevede la certificazione? «Il procedimento prevede che i nostri tecnici seguano il progetto edilizio, di nuova costruzione o di ristrutturazione, dalla sua nascita, con visite sui cantieri, fino al suo completamento. Questo ci difende da errori e imperfezioni che possono minare anche buoni progetti, se non seguiti da vicino. Cito il caso di un condominio di 17 appartamenti accanto alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, certificato CasaClima A, la cui spesa energetica complessiva in un anno è stata di soli 1.200 euro, 70 euro a famiglia. E le spese di costruzione sono state più alte soltanto dell’8% in più rispetto a una costruzione standard». Qual è la sensibilità degli italiani riguardo la sostenibilità ambientale? «Nel nostro paese dal punto di vista teorico è ormai diffusa una sensibilità molto alta, che si scontra però con antiche e nuove diffidenze, difficoltà burocratiche, mancanza di denaro dovuta alla crisi e cattive abitudini. È difficile non vedere come la certificazione energetica sia percepita più come un peso che come un’opportunità. In vaste zone del paese, nonostante gli sgravi fiscali del 55% per le ristrutturazioni edilizie che portino a una maggiore efficienza energetica dell’edificio, pochi sono passati dalle parole ai fatti. Questi sono esempi che misurano la distanza tra le buone intenzioni e i comportamenti reali». 92

Cosa occorre fare in più per incentivare l’impiego di tecnologie ecosostenibili? «Manca, purtroppo, la capacità di “fare sistema”, che può trasformare la sensibilità di cui parlavamo prima in azioni conseguenti di grande efficacia. Gli enti pubblici non danno il buon esempio: spesso, o quasi sempre, i loro edifici sono dei colabrodo energetici; nonostante una direttiva europea di più di dieci anni fa, noi dell’Agenzia siamo stati i primi, e per ora i soli, a esporre la targa dei nostri consumi energetici prevista per tutti gli uffici pubblici di certe dimensioni; la Regione Toscana non ha previsto sanzioni per chi presenta Ace fatti male o falsi. E potrei continuare a lungo. Senza il convinto volano del settore pubblico, che iniziando ristrutturazioni su larga scala potrebbe stimolare il mercato, abbassare i prezzi e migliorare le tecnologie, la maggioranza dei privati resta in posizione di attesa, e non si impegna a sufficienza. E se non si impiegano soldi, l’efficienza energetica delle abitazioni resterà un miraggio. Dobbiamo convincerci, nei fatti, e non nei convegni, che l’investimento in efficienza energetica si ripaga da solo. Non è un investimento in perdita, né incerto. Se, ad esempio, un Comune ha scuole e uffici che consumano 500.000 euro l’anno in energia con le tecnologie oggi sul mercato potrebbe ridurre questa spesa della metà e recuperare un paio di milioni di euro di investimenti, che sono tanti, in sette o otto anni. Così facendo avrà liberato per sempre la comunità che amministra da un peso ambientale e il suo bilancio da un peso economico. Cosa aspettiamo?».


EFFICIENZA ENERGETICA | Rino Gubiani

La valorizzazione delle biomasse L’attenzione verso l’energia prodotta da biomasse sta diventando sempre più diffusa. Rino Gubiani ne spiega il funzionamento e illustra lo scenario economico e legislativo di Nicolò Mulas Marcello Rino Gubiani, docente di meccanica agraria presso l’Università di Udine

La produzione di biomasse a fini energetici deve essere valutata nell’ambito territoriale in cui si producono, considerando la sostenibilità di tutto il loro ciclo di vita e includendo l’intero bilancio energetico e delle emissioni. Comprese le fasi di produzione agricola e dei trasporti, gli impatti in termini di utilizzo ed eventuale cambio di destinazione d’uso del suolo. Infine, i consumi di acqua e le conseguenze sulla biodiversità locale. «Alla luce dell’ultimo decreto legislativo – spiega Rino Gubiani, docente di meccanica agraria presso l’Università di Udine – nei prossimi anni è prevedibile un incremento dell’uso di biomasse per la generazione di energia elettrica e per il riscaldamento delle abitazioni

residenziali, anche se quest’ultima soluzione sembra la migliore in quanto il rendimento energetico è più elevato specie se si utilizzano caldaie ad alto rendimento (85-90%)». Nel 2010, secondo i dati Terna, su 300 TWh di energia elettrica prodotta in Italia, circa 10 sono stati generati da biomasse. Sta prendendo piede anche in Italia questo tipo di energia? «Bisogna innanzitutto specificare che questi 9,44 TWh - cioè 3,1% della produzione elettrica nazionale - il Gse le indica come bioenergie, suddividendole in 4,30 TWh da biomasse, 2,05 TWh da biogas e 3,08 TWh da bioliquidi. Di questi 4,3 TWh da biomasse, pari 93


all’1,3% della produzione elettrica nazionale, 2,05 TWh sono prodotti da rifiuti urbani biodegradabili, mentre la quota effettiva di biomasse di origine agricola e forestale è di 2,26 TWh. In Europa le biomasse rappresentano, nella misura del 60%, la quota più consistente di fonti rinnovabili impiegate per la produzione di energia primaria e anche in Italia, considerando la legna per usi familiari, la quota di energia utilizzata come calore è abbastanza elevata anche se non facilmente quantificabile. La valorizzazione energetica delle biomasse per ottenere elettricità e calore è conveniente solo in certe condizioni e, comunque, in genere il KWh elettrico prodotto costa di più delle forme di produzione convenzionali».

In Europa le biomasse rappresentano, nella misura del 60%, la quota più consistente di fonti rinnovabili impiegate per la produzione di energia primaria 94

Perché non tutti gli allevatori puntano su questo tipo di energia? «La tariffa incentivante in vigore fino a qualche mese fa, 280 euro per MWh elettrico prodotto, favoriva in maniera indifferenziata tutti gli impianti di biogas fino a 1 MW di potenza. Ciò ha consentito la messa in funzione di impianti tipicamente vicini a 1 MW, massimizzando il rendimento economico, cui facevano capo aziende con allevamenti di almeno 400-500 bovini e 300-400 ettari di superficie, dimensioni non molto diffuse nella realtà agricola italiana. Ricordiamo poi il grande utilizzo di silomais, che è la biomassa che


EFFICIENZA ENERGETICA | Rino Gubiani

ha uno dei maggiori fattori di conversione in biogas, che però entra in competizione con la produzione di derrate alimentari. Gli impianti di questo tipo richiedono investimenti finanziari notevoli (circa 4.000 euro per kW installato) ma al contempo hanno dei tempi abbastanza brevi di rientro dell’investimento, pari a 5-7 anni». Cosa occorre fare? «La legge attuale dovrebbe favorire di più gli impianti piccoli con anche il contemporaneo uso del calore. Gli impianti piccoli hanno tempi di payback più lunghi, quindi ora bisognerà vedere se questo favorirà l’adozione della tecnologia per la produzione del biogas anche da parte allevatori con minore capacità di investimento e ridotte dimensioni aziendali. Bisogna ricordare che gli impianti a biogas sono pure ostacolati dalla popolazione che vive nelle aree rurali per paure legate all’aumento di sostanze odorigene, traffico e così via. Paure che in genere hanno pochi fondamenti reali. I costi di trasformazione del materiale organico in energia elettrica sono maggiori delle forme di produzione convenzionale (centrali termoelettriche a gas, carbone) sia in Italia che nel resto dell’Europa, lo sviluppo degli impianti dipendono dal tipo d’incentivazione adottato». Esistono incentivi per lo sviluppo e l’impiego di questo tipo di tecnologie? «Qualche mese fa assieme al quinto Conto energia per il fotovoltaico è stato diffuso anche il cosiddetto decreto sulle rinnovabili non elettriche, con cui si è definito un nuovo quadro d’incentivazione a medio termine per tutte le rinnovabili escluso il fotovoltaico. Questo decreto legge abbandona il concetto della tariffa omnicomprensiva a 280 euro per MWh per impianti inferiori a 1 MW e propone una serie di incentivi diversificati per quattro fasce di potenza per le biomasse e cinque per il biogas. Queste tariffe incentivanti tengono conto della matrice organica di provenienza, quale ad esempio biomassa vergine (silomais) o sottoprodotto agroforestale (scarto di potatura ad esempio) o refluo zootecnico con maggiore incentivazione per gli usi di questi ultimi e, inoltre, delle soluzioni tecniche e produttive adottate.

Altri premi a questa tariffa di base saranno dati in funzione di soluzioni che comprendano: cogenerazione (produzione contemporanea di elettricità e calore), riduzione dei gas serra, basse emissioni inquinanti in atmosfera, filiera corta e riutilizzo del digestato a basso tenere di azoto». Si svilupperà presto una cultura diffusa di questo tipo di approvvigionamento energetico a filiera corta? «In Germania ci sono circa 7.500 impianti a biogas, in Italia circa 700 e gli impianti di biomassa agroforestali sono ancora meno numerosi della realtà del centro e del nord Europa. Il recente decreto legislativo con il nuovo sistema d’incentivazione assegna un bonus per il tipo di approvvigionamento a filiera corta. Si tratta ora di controllare nel prossimo anno l’impatto di questa nuova strategia, che peraltro è in linea con quelle adottate a livello europeo. D’altra parte, per rendere maggiormente diffusa queste soluzioni è necessario il miglioramento di alcune tecnologie, specie per la cogenerazione di piccola taglia (inferiore a 100 kW) e anche la messa a punto di sistemi di raccolta della biomassa specie di origine residuale (potature, scarti del raccolto principale quali paglie, stocchi). In questo caso l’apporto dei centri di ricerca per la messa a punto di queste soluzioni sia impiantistiche che per quanto riguarda i cantieri di raccolta, conservazione e trasformazione della biomassa appare fondamentale per ottenere un risultato accettabile dal punto di vista economico, energetico e ambientale». 95




Verso la grid parity Un punto sul fotovoltaico dalla prospettiva di SolarTotal, tra le realtà che lavorano per accompagnarci verso la grid parity. Il segreto? Progetti a medio-lungo termine. «Abbiamo sempre avuto la consapevolezza che gli incentivi presto sarebbero finiti» di Marco Tedeschi

Lo scenario urbano del futuro? Sarà ampiamente modificato dall’impatto sia visivo che energetico del fotovoltaico. La “generazione distribuita dell’energia” sarà sicuramente la soluzione a molti degli attuali problemi energetici e permetterà di inserirsi in un’ottica di reale grid parity. «Siamo convinti che l’approvvigionamento di energia solare rappresenti la base per qualsiasi logica di risparmio energetico – afferma Pietro Pisante, amministratore delegato della 98

SolarTotal Italia, con sede a Bolzano –. Per questo crediamo fortemente nel fotovoltaico e abbiamo stretto accordi con partner anch’essi specializzati nei vari settori del risparmio energetico». SolarTotal in poco tempo è diventata uno dei punti di riferimento più significativi nel mondo del fotovoltaico. Questo anche grazie a scelte oculate e operazioni innovative. A parlarne, oltre a Pisante, è anche Sabino Veccari, sales and marketing manager.


RINNOVABILI | Pietro Pisante e Sabino Veccari

Da sinistra, Pietro Pisante e Sabino Veccari, rispettivamente amministratore delegato e sales and marketing manager per SolarTotal/Solar Living. La società si trova a Bolzano www.solarliving.it

Recentemente avete presentato un resoconto importante. Di cosa si tratta? Pietro Pisante: «Sono stati presentati al pubblico i risultati di un’iniziativa che ha visto come protagonisti alcuni comuni del pavese e del bergamasco, i cui sindaci hanno costituito delle cooperative senza scopo di lucro, al fine di istallare impianti fotovoltaici per i cittadini». Quali riscontri state ottenendo? P.P.: «Ottimi direi, la SolarTotal, che con la propria organizzazione ha reso possibile l’operazione, ha compiuto circa 150 sopralluoghi tecnici per verificare la reale fattibilità degli impianti e ha sviluppato un piano economico-finanziario per un totale di 600 kwp da sottoporre a Banca Prossima del gruppo Intesa che si è

esposta per l’erogazione del finanziamento. I cittadini interessati hanno versato una quota associativa pari al 10 per cento del valore dell’impianto e ceduto l’incentivo alla cooperativa, che lo utilizza per pagare le rate del finanziamento. I cittadini sono titolari dello “Scambio Sul Posto” ovvero sono in grado di autoconsumare direttamente o virtualmente tutta l’energia solare prodotta. Ad Agosto 2012 le regole incentivanti sono cambiate per cui stiamo valutando opportunità per rendere eventuali nuove operazioni finanziariamente sostenibili, fermo restando la chiave di lettura dell’autoconsumo». Quali progetti vi hanno reso così competitivi e apprezzati? P.P.: «Per il residenziale abbiamo cavalcato l’onda del 99


RINNOVABILI | Pietro Pisante e Sabino Veccari

Crediamo nel fotovoltaico silicio cristallino ad oggi unica tecnologia economicamente accessibile a beneficiare di risultati empirici trentennali

mercato fotovoltaico cercando di adottare una strategia di medio-lungo periodo, avendo sempre la consapevolezza che prima o poi gli incentivi sarebbero finiti. Da qui la scelta di offrire prodotti di primissima qualità e soprattutto garantire per 20 anni il funzionamento dell’impianto stesso con un pacchetto esclusivo. Per i grandi impianti la nostra offerta è sempre risultata la più competitiva nel suo insieme anche perché il cliente è stato seguito soprattutto da un punto di vista finanziario, ricamando l’offerta in funzione delle proprie esigenze. Un nome tra tutti? Galbani ci ha affidato i tetti di alcuni dei suoi siti produttivi». Attualmente su quali opere vi state focalizzando? Sabino Veccari: «Tutte le nostre energie sono impegnate nel lancio del nuovo marchio Solar Living che raccoglie tutte le esperienze maturate in questi anni da SolarTotal,confermando così la rotta verso una comunicazione “Green oriented” e il focus sulla 100

tutela dell’ambiente e il risparmio energetico». Su quali fonti e tecnologie investirete soprattutto? P.P.: «Crediamo nel fotovoltaico silicio cristallino a oggi unica tecnologia economicamente accessibile a beneficiare di risultati empirici trentennali; siamo comunque sempre attenti alle nuove tecnologie purché siano compatibili con le logiche di lungo periodo. I nostri clienti ci scelgono perché stringiamo un rapporto ventennale». Quali i risultati più importanti ottenuti dal marchio Solar Total? P.P.: «In Italia abbiamo venduto e istallato circa 4000 impianti fotovoltaici e in Europa siamo a quota 27000. Numeri che confermano il gradimento ottenuto soprattutto nel residenziale; infatti, più del 50 per cento del fatturato viene dalle segnalazioni fatta dai nostri clienti evidentemente soddisfatti».


RINNOVABILI | Matteo Minelli

La Ecosuntek Spa ha sede a Gualdo Tadino (PG) www.ecosuntek.com

Sfida green alla crisi La Ecosuntek, che opera da 5 anni nel settore delle energie rinnovabili, guarda fiduciosa al futuro con tanti nuovi progetti in Italia e all’estero. Ne parliamo con l’amministratore unico Matteo Minelli di Emanuela Caruso

Nel cuore verde d’Italia, l’Umbria, c’è una giovane realtà, Ecosuntek Spa, che ha fatto di un personale giovane e convinto dei vantaggi delle rinnovabili il suo punto di forza. Lo confermano alcuni interessanti progetti che hanno portato alla realizzazione del primo parco da 1 Mwp a Casacastalda (PG) e alla creazione della prima “chiesa fotovoltaica” in Umbria, dove un impianto fotovoltaico di ultima generazione è stato installato sulla copertura della Chiesa parrocchiale S. Maria Madre di Dio a Gualdo Tadino. Come spiega Matteo Minelli, amministratore unico dell’azienda: «L’attività di progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici come Epc Contractor costituisce il core business della nostra impresa, ma abbiamo deciso di potenziarla con quella di Power Generation, tramite investimenti su impianti fotovoltaici di nostra proprietà; a tal proposito, recentemente siamo stati impegnati

nella realizzazione del parco fotovoltaico da 12 MWp a Montalto di Castro (VT), e ci siamo aggiudicati due bandi: uno indetto dal Comune di Gualdo Tadino per la progettazione e costruzione di pensiline fotovoltaiche destinate a parcheggi pubblici e alla ricarica delle auto elettriche, e un altro nel Comune di Scheggia e Pascelupo per la realizzazione di un parco fotovoltaico da 500 kWp». Pur vantando un track record di impianti fotovoltaici realizzati su terreni ed edifici per una potenza complessiva di circa 120 Mwp e più di 32 Mwp di proprietà, Ecosuntek guarda con entusiasmo al futuro e ai mercati esteri. «Abbiamo dato vita ad una joint venture con un partner sudafricano per la costruzione di un impianto fotovoltaico da 93 MWp – fa presente Matteo Minelli – e per il 2013 abbiamo importanti progetti anche in India e Romania». 101


L’energia a Valdaora Una centrale di teleriscaldamento per assicurare fornitura di energia termica ed elettrica nel lungo periodo e per mantenere l’ambiente circostante sano e pulito. Ne parla Aichner Hermann di Emanuela Caruso

Si chiama Orc, ovvero Organic Rankine Cycle, il processo che permette di produrre corrente elettrica in modo simile al processo tradizionale del vapore acqueo. In questo caso, però, al posto dell’acqua si utilizza un fluido organico, che viene scaldato attraverso l’evaporazione in una caldaia a biomassa di olio diatermico. L’olio evaporato mette in moto una turbina collegata a un generatore, producendo così l’energia elettrica incanalata nella rete pubblica. Ad utilizzare questo processo è il comune di Valdaora, in provincia di Bolzano, ormai da anni all’avanguardia sul tema del rispetto ambientale e dell’impiego di energie alternative, tant’è vero che il vapore creato con l’Orc subisce poi un processo di raffreddamento nel condensatore e il calore ricavatone viene immesso nell’innovativo sistema di 102

teleriscaldamento che dal 1994 assicura alla zona energia termica grazie all’impiego di materie prime rinnovabili reperibili sul territorio. Come spiega Aichner Hermann, responsabile della Centrale Teleriscaldamento Valdaora: «Nei mesi freddi, la turbina fornisce la massima potenza elettrica, mentre nei mesi caldi produce solo la quantità di corrente elettrica il cui calore residuo può essere assorbito dalla rete di teleriscaldamento. Il nostro impianto è dotato di una camera di combustione dove una griglia mobile orizzontale trasporta il combustibile nelle diverse zone di combustione, immettendo in modo automatico le ceneri nel processo di rimozione, che avviene con acqua e, quindi, senza la formazione di polveri. I gas caldi, poi, scaldano il vettore termico nella caldaia sospesa a olio diatermico. Anche la fuliggine che si


RINNOVABILI | Aichner Hermann

La Centrale di Teleriscaldamento si trova a Valdaora (Bz) fernheizwerk.olang@rolmail.net www.sev.bz.it

I pellet di legno si caratterizzano per l’alto potere calorifero con bassa produzione di cenere. Scarti, pellet e cippato boschivo acquistati dalla centrale derivano esclusivamente da legno naturale non trattato

deposita viene immessa automaticamente nel processo di rimozione delle ceneri, mentre i fumi, prima di essere incanalati nel camino, vengono puliti tramite filtri multiciclonici ed elettrofiltri». Con l’obiettivo di rendere ecologico e rinnovabile tutto il processo, l’impianto di teleriscaldamento e di produzione di energia elettrica di Valdaora viene alimentato a legna. «Le caldaie realizzate a griglia subalimentata consentono di bruciare, oltre al tradizionale cippato, anche materie combustibili più fini quali la segatura e i trucioli di piallatura – continua ancora Aichner Hermann –. Ecco allora che per rifornirci di combustibile acquistiamo scarti derivanti dalle segherie e dalle industrie del legno. Inoltre, i proprietari dei boschi e gli agricoltori residenti a Valdaora sono tenuti a fornire il cippato derivante da legno boschivo non più segabile.

Infine, nell’impianto di teleriscaldamento a energia rinnovabile inaugurato nel 2004 a Sorafurcia, frazione di Valdaora, sono impiegati soprattutto pellet di legno, che si caratterizzano per avere un alto potere calorifero con bassa produzione di cenere. Scarti, pellet e cippato boschivo acquistati dalla centrale derivano esclusivamente da legno naturale non trattato». Mediante una rete distributiva che ha raggiunto ormai una lunghezza complessiva di 20,5 km, oggi a Valdaora sono riforniti 510 utenti e per ogni nuovo edificio – pubblico, aziendale o privato che sia – viene fatta domanda per l’allacciamento al teleriscaldamento. Come conlcude Aichner Hermann: «Servirsi del teleriscaldamento a Valdaora è oggi automatico, e di questo traguardo siamo particolarmente fieri». 103


Nella Green Valley italiana La Val di Funes, da piccola valle isolata, ha saputo reinventarsi diventando un microcosmo sostenibile. Come? Grazie all’energia pulita che ha raggiunto tutte le infrastrutture di Nicoletta Bucciarelli

L’azienda energetica Funes si trova nella Val di Funes www.energie-villnoess.it www.villnoess.com

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La Val di Funes è una piccola valle dell’Alto Adige, tranquilla e affascinante, che comprende i paesi di Tiso, San Pietro e Santa Maddalena. Si tratta di una vallata relativamente piccola, che può essere considerata un luogo perfetto per chi è alla ricerca di tranquillità, lontano da tutto e tutti, anche grazie alle strutture architettoniche caratteristiche che fioriscono da queste parti. Può una valle apparentemente lontana da tutto essere all’avanguardia nell’utilizzo delle fonti rinnovabili, della tutela idrogeologica e dell’ambiente e, contemporaneamente, essere anche un’ottima meta per il turismo sostenibile? La


ENERGIA PULITA | Paul Profanter

Oggi gli utenti di Funes hanno la certezza che l’energia proviene da fonti locali rinnovabili. Si alimenta così la politica ambientale e si consolida il ciclo economico locale

risposta è sì. Funes, piccolo Comune formato da sei frazioni ha saputo infatti reinventarsi: da località isolata a piccola perla ai piedi delle Dolomiti, grazie soprattutto all’energia, settore dal quale è iniziata la svolta di quella che oggi è considerata la Green Valley italiana. Nel corso degli anni infatti l’Azienda Energetica Funes, la locale cooperativa elettrica, fondata nel 1921, i cui soci sono gli stessi abitanti della valle, ha provveduto all’allacciamento alla rete elettrica nazionale e al potenziamento della produzione idroelettrica per tutte le infrastrutture. «Da quando la valle è stata connessa alla rete –

spiega il portavoce Paul Profanter - ha potuto fare a meno del gasolio per coprire il picco di consumi elettrici. Oggi la valle produce più energia elettrica, con tre centrali idroelettriche, rinnovabile e pulita, di quanta non ne consumi». L’ultima fatica della cooperativa riguarda invece il teleriscaldamento – a cippato di biomassa – di tutta la valle e persino delle strutture di montagna a duemila metri d’altezza. «Il progetto d’infrastrutturazione primaria delle malghe e dei rifugi relativo a energia elettrica e telefono è del 2006. Bisognava innanzitutto portare avanti la salvaguardia ambientale attraverso la realizzazione 105


ENERGIA PULITA | Paul Profanter

Oggi la valle produce più energia elettrica, rinnovabile e pulita, di quanta non ne consumi

di una fognatura, mentre per favorire avanzati canali informativi si doveva creare un collegamento a fibre ottiche. Queste innovazioni miravano a sostituire anche i tradizionali pali telefonici e i gruppi elettrogeni diesel, rumorosi e maleodoranti. I criteri economici collimavano quindi con le esigenze ambientali. I lavori sono stati avviati all’inizio del 2007 partendo da Ranui, per poi procedere con le malghe Zannes, Casnago e Gampen fino al rifugio Genova (2.306 m.), e si sono conclusi nell’autunno 2010». Il risultato? Un passo avanti fondamentale nel settore ambientale e nell’economia. «Grazie a questo progetto ora è possibile eliminare dal paesaggio tutte le linee aeree elettriche e telefoniche. Sono state inserite le fibre ottiche e oggi, nelle malghe è possibile fare quello che è ritenuto impensabile in molti altri luoghi di montagna, ovvero collegarsi in modo veloce a internet». Una conquista importante di cui hanno usufruito ovviamente anche gli abitanti a Valle. «Tra i clienti e i soci dell’azienda come pure tra tutta la popolazione della nostra valle – specifica Paul 106

Profanter - si percepisce grande apprezzamento per l’implementazione dei nostri nuovi progetti, cosa che ci rende assolutamente orgogliosi. Siamo contenti di quanto fatto negli ultimi anni: siamo riusciti nuovamente a raggiungere gli obiettivi prefissati. Con le due centrali di teleriscaldamento riusciamo a garantire un ulteriore valore aggiunto nella nostra comunità valliva, mentre con la realizzazione dell’impianto fotovoltaico possiamo dare negli anni un contributo concreto e significativo alla salvaguardia dell’ambiente. Oggi gli utenti di Funes hanno la certezza che l’energia proviene da fonti locali rinnovabili; in questo modo si alimenta una politica ambientale e si consolida il ciclo economico locale. Sentiamo di dover perseguire gli obiettivi dei nostri fondatori e li abbiamo ulteriormente sviluppati, così oggi l’azienda energetica Funes rappresenta un’impresa locale che cura con coscienza i propri interessi e quelli dei suoi soci, tenendo sempre presente il bene di tutta la comunità valliva e delle sue infrastrutture. Questo aspetto costituirà un elemento cardine della nostra attività anche in futuro».



COMBUSTIBILI | Eco Pellet Group

Eco Pellet® si trova a Corciano (PG) www.ecopellet.it

Il riscaldamento del futuro Così può essere definito il pellet. Per una combustione senza impatto alcuno sull’ambiente è necessario però un sistema di controllo continuo di tutta la produzione di Matteo Grande

Valorizzare quanto la natura crea per l’uomo, in contrapposizione alla sistematica ricerca nel sottosuolo di energie esauribili e destabilizzanti. Questo è il principale ruolo da anni di Eco Pellet®, nata da un’idea imprenditoriale più di 20 anni fa, frutto di lungimiranza e percezione pionieristica. Il pellet è infatti definito oggi il combustile da riscaldamento del futuro, proprio per la sua capacità di trasformare gli scarti della lavorazione del legno in un prodotto di basso costo ed ecologico. «La nostra azienda – spiega il Presidente Valentino Rizzuto – si occupa di produzione e vendita di pellet ai rivenditori specializzati e all’estero per impianti di produzione pellet e impianti a biomassa in genere. L’investimento di anni in ricerca tecnologica ha permesso a Eco Pellet Group di creare la differenza grazie al brevetto internazionale denominato “Camera di Controllo Eco Pellet”. Si tratta di un sistema applicabile a un qualsiasi impianto per il controllo in continuo di tutta la produzione ed eventuale scarto del materiale risultante non corrispondente ai 108

parametri indicati dai principali Enti certificatori». L’iter processuale che sta dietro la lavorazione del pellet è infatti ciò che fa la differenza. «La lavorazione parte dalla biomassa che necessita di essere scortecciata e perdere quindi l’impurità Se poi, si sostituisce il controllo a campione con un controllo in continuo del prodotto si contribuisce ad una concreta attestazione di qualità di prodotto. Procedimento unico nel mondo. Per questo sistema di controllo stiamo aspettando di ottenere la certificazione». Continui controlli per mantenere una costante alta qualità, puntuale e precisa, attività di selezione e analisi del pellet, ricerca continua nel settore energie alternative con esperienze decennali, brevetti depositati e una tecnologia italiana diffusa in tutto il mondo. «Sono queste le caratteristiche che ci contraddistinguono. La posizione di rilievo nel mercato nazionale italiano – conclude Rizzuto – è frutto della attenta e professionale politica di branding della divisione Marketing Eco Pellet® fatta di intuizioni e di coerenza».



La tecnologia al servizio dell’edilizia L’imbocco di nuovi direttrici di mercato in campo costruttivo passa anche dall’utilizzo di materiali evoluti. Studiati e sperimentati in parchi tecnologici, possono apportare grandi aumenti di produttività. Johannes Brunner ne descrive i vantaggi di Giacomo Govoni Un avamposto tecnologico situato all’estremo nord dell’Italia, che da quasi 15 anni batte la bandiera dell’innovazione. Sviluppatosi dall’embrione del centro incubatore Bic, nato nel 1998 a sostegno di giovani imprese, il Tis Innovation Park è una base di trasferimento di know-how scientifico a favore del tessuto economico altoatesino. Tra le sue aree d’intervento orientate allo sviluppo, prioritario ma non esclusivo, di tecnologie alpine, una è dedicata alla simulazione e ai materiali. «I nostri servizi – spiega il manager dell’area Johannes Brunner – affiancano i processi creativi e di sviluppo del prodotto». Con quali forme di supporto andate incontro alle esigenze delle imprese altoatesine? «Le decisioni da assumere sono molte e di grande complessità: forme, materiali, funzioni, richieste normative e non ultimo la percezione dei clienti. I quali oggi ci pensano due volte prima di spendere 110

soldi perchè vogliono vedere, toccare, sentire e vivere. Grazie a specialisti di diversi campi, le imprese riescono a prendere queste decisioni velocemente e con meno rischio, accelerando così tutto il processo. Mentre Leonardo da Vinci concentrava tutte le competenze in una persona, oggi servono squadre specializzate e ultraveloci come nei team di sviluppo software. Ogni specialista fornisce un suo contributo di analisi, di disegno, di costruzione, di simulazione di prototipazione, di test, di produzione e di utilizzo da parte di un futuro cliente. In tal modo si possono considerare più soluzioni nello strettissimo time to market». Quali sono oggi i materiali “evoluti”? E in cosa consiste il loro tratto innovativo? «I materiali di oggi sono quelli realizzati su misura e che soddisfano meglio le richieste e i bisogni dei clienti, mutevoli nel tempo. Come appassionato di


NUOVI MATERIALI | Johannes Brunner

bionica e biomimetica, studio come la natura sceglie e impiega materiali. Per esempio la natura distingue chiaramente tra uno scheletro, un sistema nervoso e la pelle. Lo scheletro è determinato dalla funzione statica, il sistema nervoso dai muscoli e organi in azione mentre la pelle dalla funzione protettiva ma anche estetica. La pelle è la parte più flessibile che si adatta al clima, al sole, al periodo stagionale e all’ambiente. I materiali naturali come il legno sono già il risultato di un’evoluzione e ottimizzati da molti punti di vista». Come si può intervenire nel processo produttivo per incrementare l’efficienza nell’uso dei materiali? «L’obiettivo europeo dell’efficienza delle risorse si può raggiungere con introduzione di nuove tecnologie di sviluppo, come la costruzione parametrica 3D, nuovi materiali, la simulazione numerica e la prototipazione. L’ottimizzazione e la standardizzazione di elementi chiave permettono grandi aumenti di produttività. Nuove tecnologie di produzione promettenti sono il taglio laser e la produzione semiautomatica. L’utilizzo di materiali in forma di filo o tessuti evita sprechi inutili. Da buon esempio può fungere l’industria automobilistica, che ha un alto livello di automatizzazione ma permette anche l’individualizzazione con tanti optional». Quali prodotti di nuova generazione le sembrano più attrezzati per far breccia nei nuovi mercati? «Prodotti innovativi che possiedono un grande potenziale sono i pacchetti di risanamento di edifici storici, ma anche gli edifici prefabbricati di alta qualità a basso costo. La pubblica amministrazione riveste un ruolo importante e deve favorire nuovi prodotti e l’introduzione di nuove tecnologie». L’esigenza di nuove tecniche costruttive e progettuali richiede professionisti sempre più specializzati. Di quale supporto necessitano le imprese in chiave formativa e di aggiornamento professionale? «Abbiamo bisogno di una formazione che unisca la teoria con le attività pratiche di laboratorio o nei cantieri, quello che in Germania chiamano sistema di formazione duale. Mentre esiste una grande offerta teorica, in Italia l’educazione pratica è stata trascurata troppo. Ciò è dovuto sia ai costi per laboratori ed escursioni sui cantieri che a una

Sotto, Johannes Brunner, manager dell’area simulazioni & materiali di Tis Innovation Park

concentrazione verso la pianificazione a breve termine». Tra le vostre aree d’intervento, desta curiosità la presenza di un cluster del legno. Quali sono i risvolti innovativi di questa risorsa e per quali fisionomie territoriali sono pensati in particolare? «I cluster sono gli eredi dei classici distretti, che in Italia hanno una lunga storia. Risvolti innovativi sono un’apertura maggiore verso cooperazioni con designer, falegnami, costruttori di mobili e case, segherie e lavoratori forestali e lo scambio di competenze con le altre aziende. A recitare un ruolo importante nel cluster sono alcune aziende leader del settore come la Rotho Blaas, Rubner, Microtec, Holzbau, ma anche piccole aziende di nicchia come 3D Wood. In Alto Adige i cluster sono ancora giovani ma si sviluppano bene e godono del grande vantaggio di appartenere al mondo di lingua italiana e tedesca. Vogliamo fare da ponte tra queste due culture che ci hanno da sempre influenzato e ci trainano verso un’Europa unita». 111


Valeria Erba, presidente dell’Associazione nazionale per l’isolamento termico e acustic

Scommettere sull’efficienza dell’involucro La ricerca su materiali e tecnologie per l’isolamento acustico ed energetico punta al «minimo spessore per il massimo rendimento» spiega Valeria Erba, in prima linea nel diffondere questa tipologia d’intervento di Giacomo Govoni

Nel confronto ancora aperto sulla strategia energetica nazionale, che presto dovrebbe approdare a un testo definitivo a firma del Ministero dello sviluppo economico, un punto si può già dare per certo: dal prossimo 30 giugno gli incentivi fiscali al 55 per cento spariranno per essere sostituiti da detrazioni al 36 per cento. Una misura che, alla scadenza della proroga di sei mesi sul termine del 31 dicembre 2012 concessa l’estate scorsa per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, ricadrà anche sui sistemi di isolamento energetico e acustico. «Una stabilizzazione delle detrazioni è indispensabile – spiega Valeria Erba, presidente di Anit, l’associazione nazionale per l’isolamento termico e acustico – per poter effettuare interventi che hanno anche un ritorno energetico maggiore rispetto a quelli di semplice sostituzione». Quali le soluzioni tecnologiche più utilizzate finora a livello di progettazione degli involucri e quali le più innovative? «Secondo un questionario sulle costruzioni che 112

abbiamo condotto nel 2009, risulta che in Italia domina la tradizione, per cui polistirene e lane sono ancora i materiali isolanti più utilizzati. Seguono tutti i materiali di origine naturale come la lana di legno o il sughero che, con la richiesta crescente di migliori prestazioni estive, godono di migliori requisiti avendo un buon calore specifico. Nuove proposte ormai sul mercato sono il polistirene addittivato con grafite o le lane con aerogel, che riducono notevolmente la conducibilità. La ricerca sta andando verso il minore spessore per il massimo isolamento: si parla di nanotecnologie e materiali a cambiamento di fase. Queste però sono soluzioni per ora di nicchia, sia per il costo che per la conoscenza ancora scarsa delle prestazioni e dei rischi». Come si colloca oggi la sensibilità italiana all’isolamento termico e acustico nel panorama europeo e internazionale? «Rispetto ad altre regioni europee, il nostro Paese ha un vantaggio, che rappresenta allo stesso tempo


NUOVI MATERIALI | Valeria Erba

Le detrazioni fiscali del 55 per cento, così come sono proposte oggi, sono utili per quegli interventi da realizzare in poco tempo e con spesa media

Quali le differenze a livello geografico? «Al Nord rimangono invenduti nuovi edifici con prestazioni pari appena ai limiti di legge: la classe energetica che ormai si cerca è almeno quella B. Un esempio è sicuramente la provincia di Bolzano che per prima in Italia e tra le prime in Europa ha creduto proprio nell’efficienza dell’involucro e degli edifici a dispersioni quasi nulle. Si è partiti da nord e lentamente stiamo scendendo, tenendo conto delle diverse necessità: al Sud resta prioritario il problema estivo».

anche uno svantaggio: è molto variegato sia dal punto di vista climatico che delle tipologie costruttive. Questo per dire che in molti Paesi già si parla, e soprattutto si realizzano, edifici a energia quasi zero perché è più facile modificare una tradizione costruttiva e un pensiero unico. Gli italiani stanno cominciando a capire la necessità di salvaguardare l’ambiente ma forse ancor di più, complice la crisi, si rendono conto della necessità di ridurre costi per il riscaldamento e il raffrescamento».

Dal canto vostro, con quali iniziative formative e promozionali cercate di stimolare questa conversione all’efficienza energetica? «La diffusione, la promozione e lo sviluppo dell’isolamento termico e acustico a tutela dell’ambiente e del benessere delle persone rientrano tra gli obiettivi generali di Anit, a fianco di aziende produttrici e operatori del settore dal 1994. A tale scopo diffondiamo la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico attraverso convegni in tutto il 113


Foto Casa Kyoto

Foto Casa Kyoto

NUOVI MATERIALI | Valeria Erba

Il valore e l’utilità dell’attestato di certificazione energetica oggi non sono ancora ben chiari alla maggior parte della popolazione

territorio nazionale a titolo gratuito e la distribuzione di Neo-Eubios, rivista trimestrale di riferimento per professionisti e tecnici del settore con un taglio scientifico e approfondito. Organizziamo poi corsi itineranti di aggiornamento tecnico in tutta Italia e offriamo servizi sul sito www.anit.it: dal sistema interattivo Isola-online, per la scelta dei materiali isolanti più idonei alle proprie esigenze, alla newsletter di aggiornamento legislativo e guide di sintesi». Altri strumenti che mettete a disposizione dei vostri associati? «A tutti forniamo prodotti e servizi di supporto all’attività professionale quali software di calcolo, collane di manuali tecnici, guide di sintesi e aggiornamento legislativo e normativo. La volontà dell’associazione - di cui fanno parte anche enti pubblici, ordini e collegi professionali e università - è stabilire un centro comune di relazione tra gli associati, promuovere la normativa legislativa e tecnica e raccogliere, verificare e diffondere le informazioni scientifiche, tecniche e statistiche relative all'isolamento termico e acustico degli edifici». La proroga annuale alle detrazioni, con prospettiva di riduzione del tasso dopo giugno 2013, non agevola però il vostro compito. «Le detrazioni fiscali del 55 per cento, così come sono proposte oggi, sono utili per quegli interventi da 114

realizzare in poco tempo e con spesa media. Infatti, come si evince dai rapporti Enea, gli interventi maggiori sono quelli di sostituzione. Interventi di riqualificazione dell’involucro come il cappotto o il rifacimento di grosse coperture comportano investimenti iniziali non indifferenti e tempi di realizzazione che difficilmente rientrano nell’arco di un anno. Oltre alla stabilizzazione delle detrazioni, sarebbe auspicabile anche la possibilità di finanziamento: molto spesso gli interventi non vengono realizzati proprio per mancanza di capitale iniziale». In quali ulteriori aspetti l’odierno quadro normativo frena la riqualificazione energetica degli edifici? «I maggiori problemi derivano in alcuni casi dai costi ma soprattutto dalla burocrazia, intesa come carte e permessi che vanno richiesti per costruire. Tra questi, l’attestato di certificazione energetica, il cui valore e utilità oggi non è ancora ben chiaro alla maggior parte della popolazione. Troppo spesso viene eseguita in modo non corretto e vista non come un vantaggio, ma come un problema che diventa poi una scusa per evitare gli interventi. Inoltre, le attuali disposizioni legislative tendono non di rado a creare confusione sul significato delle definizioni: l’obbligo di riqualificazione attualmente è legato a interventi di ristrutturazione e manutenzione straordinaria. Questo porta a volte a realizzare interventi senza riqualificare energeticamente gli edifici».



Il potenziale sostenibile dell’acciaio Strutture in acciaio, facciate continue e a montanti, e tecniche progettuali “green”. Questi gli strumenti con cui si può fare architettura ecosostenibile. Ne parlano Walter Pichler e Luca Benetti di Emanuela Caruso

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MATERIALI | Walter Pichler e Luca Benetti

Foto delle realizzazioni © Oskar Dariz

CZA Cino Zucchi Architetti e Park Associati, per Salewa Headquarters, e EFA_Emlio Faroldi Associati, per il Centro Farmaceutico Chiesi, sono alcuni tra gli architetti che si avvalgono del know how e delle competenze della Stahlbau Pichler, azienda di Bolzano specializzata in produzione e montaggio di strutture in acciaio e facciate continue per edifici. Una realtà che abbina al design italiano la precisione tedesca e che si concentra nella realizzazione di impianti industriali, edifici commerciali e amministrativi, ponti e infrastrutture. Come spiegano Walter Pichler, titolare dell’attività, e Luca Benetti, commercial director: «Con il nostro lavoro cerchiamo di trasmettere e rendere più evidenti le grandissime potenzialità insite nell’utilizzo dell’acciaio, materiale fondamentale per il settore delle costruzioni in quanto può offrire soluzioni e risposte altamente affidabili e spesso preferibili a quelle di altri materiali, come nel caso di eventi tellurici, occasioni in cui l’acciaio garantisce un’elevata sicurezza antisismica». Proprio con strutture di acciaio avete realizzato la nuova sede di Bolzano della società Salewa. Come si è sviluppato questo progetto? Walter Pichler: «Questa realizzazione ha richiesto un notevole impegno organizzativo sia in termini di sviluppo progettuale in tempi ristretti, che in termini di complesse fasi di produzione e coordinazione da affronatre. La geometria delle torri e degli edifici che compongono l’headquarter della Salewa è molto articolata e, quindi, sono state numerose le particolarità tecniche di cui tener conto e da affiancare alle dimensioni fuori standard dei pannelli vetrati con cui si è lavorato e alle restrittive prescrizioni richieste da capitolato per certificare l’edificio “casa clima”».

Da sinistra Walter Pichler e Luca Benetti, titolari della Stahlbau Pichler di Bolzano. Nelle altre immagini, alcune realizzazioni: la sede aziendale, la sede della società Salewa e la sede della Chiesi Farmaceutici www.stahlbaupichler.com

Un’altra opera molto importante realizzata dalla Stahlbau Pichler è stata la facciata del quartier generale della società Chiesi Farmaceutici. Luca Benetti: «Abbiamo concentrato una cura particolare nella progettazione e realizzazione 117


MATERIALI | Walter Pichler e Luca Benetti

Le sedi della Salewa e della Chiesi Farmaceutici sono state realizzate con strutture in acciaio e soluzioni ecosostenibili

delle facciate, ovvero dell’involucro di questa impresa, il quale ha la caratteristica di non prescindere dalle attività interne, ma di rispecchiarne le funzioni, ponendosi come volto ed espressione di un sentire interno che guarda fuori. L’involucro si declina secondo soluzioni materiche e cromatiche direttamente derivate dalle attività svolte all’interno, trovando nella disposizione dei singoli corpi della facciata una risposta naturale alle richieste di funzionalità e comfort. Questo complesso è ecosotenibile e in grado di ridurre i costi energetici». Quali sono le particolarità specifiche di questo progetto? Walter Pichler: «La realizzazione della facciata dell’head quarter della Chiesi Farmaceutici ha perseguito il duplice obiettivo di ottimizzare gli scambi termici attraverso componenti e materiali di rivestimento dell’involucro altamente prestanti, e di generare autonomamente energia con sistemi passivi per adempiere al fabbisogno dell’edificio. Il nostro 118

intervento ha portato alla creazione di una facciata ventilata in gres porcellanato, di una facciata ventilata in lamiera di alluminio con alternanza di elementi grigliati, di una facciata continua in vetro a cellule con frangisole e pensiline, e di grandi facciate a montanti e traversi con pinne in aggetto rivestite in gres». Grazie allo sviluppo tecnologico sul quale avete puntato negli ultimi anni, siete riusciti a rispondere alle necessità progettuali di un’architettura moderna come quella ecosostenibile e a certificarvi azienda “Green Energy”. Luca Benetti: «Riuscire a coniugare l’architettura con il bisogno odierno di ecosostenibilità e l’aver progettato e costruito la nostra stessa sede di Bolzano in maniera “green” ci hanno consentito di ottenere la certificazione come azienda “Green Energy”, ovvero come azienda che produce energia verde esclusivamente da fonti rinnovabili. La fornitura di energia verde permette alla Stahlbau Pichler di ridurre annualmente di circa 450 tonnellate la produzione di emissioni di CO2».



Riflessi di un metallo green Flessibilità progettuale, resistenza, durevolezza e stabilità dimensionale sono solamente alcuni dei motivi che hanno reso l’alluminio il grande protagonista dell’edilizia moderna e il fulcro dell’architettura green. Come nel progetto della Marina di Loano di Nicoletta Bucciarelli

Un’unione perfetta tra legno ed elementi d’alluminio che conferisce all’edificio un raffinato stile nautico e si allaccia alla storia ligure e alla sua tradizione marinara. È con questo spirito che è nata la nuova Marina di Loano, sul Ponente Ligure. Un progetto che nasce dal lavoro sinergico di professionisti che si sono impegnati per ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’intero edificio, attraverso la scelta di materiali rigorosamente naturali. Tra questi spicca sicuramente l’alluminio PREFA, elemento composto al 90 per cento da materiale riciclato e, a sua volta, riciclabile. «L’eleganza estetica delle terrazze panoramiche e dello yacht club della Marina – spiega Leopold Pasquali, amministratore delegato della PREFA Italia Srl - è dovuta al nastro in 120

alluminio preverniciato, che qui si presenta nel colore Bianco creato appositamente per la Marina di Loano e per il suo tipico stile marinaresco». Dietro il successo architettonico e di design della Marica di Loano c’è infatti un’azienda austriaca che da 60 anni si occupa di sistemi di copertura e facciate in alluminio in 16 paesi europei. L’offerta comprende i sistemi per tetti a tegole, scandole, scaglie, nastri d’alluminio posati con la tecnica della doppia aggraffatura e diversi tipi di rivestimenti di facciata lisci o profili estrusi. «I piccoli elementi in alluminio PREFA hanno infatti caratteristiche estetiche e prestazioni tali da consentire infinite sperimentazioni architettoniche. La Marina di Loano è solamente uno dei progetti in cui siamo intervenuti. Le tegole, le scandole e le scaglie in


MATERIALI | Leopold Pasquali

A sinistra, Porto Marina di Loano (SV) con nastri in alluminio Falzonal PREFA. A destra, in alto, IS Hair Style Salone per parrucchieri, Casa Clima A ad Ala (TN) in scandole in alluminio PREFA. A destra, in basso, Shopping Center Area 12 dello Stadio delle Alpi (TO) in nastri in alluminio Prefalz PREFA www.prefa.com

alluminio preverniciato nascono per l’impiego in copertura, dove offrono leggerezza e massima resistenza. Le loro qualità estetiche e la loro versatilità permettono l’utilizzo anche in facciata e sono ideali per la ristrutturazione. La loro leggerezza permette inoltre in progetti di ristrutturazione di mantenere la sottostruttura esistente se in buono stato, senza apportare modifiche costose». Le applicazioni dei piccoli sistemi sono pressoché infinite, «per quanto riguarda invece la sicurezza di una posa perfetta, questa è garantita dal sistema brevettato PREFA e da una rete di installatori qualificati». Particolarmente adatto per estetismi architettonici è Prefalz, il nastro in alluminio preverniciato per realizzare coperture e rivestimenti

di facciata con forme architettoniche libere a piacere. «Si tratta – specifica Pasquali - di un nastro estremamente duttile e adatto a coperture anche di grandi superfici, con pendenza a partire da 5°. La pregiata verniciatura a fuoco ottenuta tramite il processo di coil coating garantisce una lunga durata nel tempo anche in ambienti aggressivi. Per questo è stato utilizzato per molte realizzazioni sia ad alta quota, come per esempio la funivia e il rifugio Solander (2045m.s.l.) in Val di Sole-Trentino o il famoso ristorante girevole Piz Gloria (2970m.s.l.) sullo Schilthorn in Svizzera protagonista di un film di James Bond, sia in progetti sul mare, come il già citato Porto Marina di Loano». L’alluminio è un metallo flessibile, resistente e green. 121


Armonie dal metallo Plasmare il metallo, combinarlo con altri materiali e inserirlo in contesti architettonici e naturali impensabili. Lorenz Kroess spiega come farlo di Amedeo Longhi

Quella che trasmettono le mani che corrono sulla superficie fredda e lucente è una sensazione a cui chi lavora il metallo non può e non vuole rinunciare. «Lavorare a mano per noi è un’impostazione, la conoscenza del mestiere non è che una logica conseguenza», spiega Lorenz Kroess, che amministra l’altoatesina Metall Ritten insieme al socio Valentin Wenter, e che da più di vent’anni lavora metalli per realizzare le opere più disparate. «Oltre che sulla realizzazione dei classici manufatti – prosegue Kroess –, puntiamo sulla collaborazione con designer ed esponenti delle più moderne tendenze dell’architettura: amiamo le sfide intriganti e la realizzazione di progetti brillanti. Ci piace lavorare con materiali innovativi e ci piacciono le conseguenze di 122


MATERIALI | Lorenz Kroess

Nella pagina a fianco il Museo del passo del rombo o Timmelsjoch. In alto la Cantina di Termeno. La Metall Ritten ha sede a Collalbo (BZ) www.metallritten.com

questa passione». Ma i materiali nuovi hanno caratteristiche altrettanto nuove e richiedono collaboratori in possesso delle competenze specifiche necessarie. La molteplicità dei materiali è un aspetto fondamentale dell’architettura moderna: «Si parte dalle differenti materie prime metalliche – dall’acciaio inox al CorTen, dal ferro zincato a quello naturale – fino ad approdare a elementi complementari come il vetro, grazie al quale studiamo e realizziamo sintesi sempre nuove con i metalli». Altrettanto importante è la ricerca dell’armonia con il contesto, sia esso uno scorcio urbano di inizio millennio o un sito vecchio di secoli, forgiato dalla mano dell’uomo o da quella della natura. «A questo proposito – interviene Kroess – vorrei ricordare una delle opere più mirabili che abbiamo realizzato, in una zona di grande pregio naturalistico e antropologico. Si tratta del museo del Passo del Rombo, Timmelsjoch in tedesco, situato lungo una delle principali strade che collegano l’Italia all’Austria, esattamente in corrispondenza del confine fra i due Stati».

La struttura è situata a 2500 metri di altitudine e la sua particolare forma di ponte cubico è stata scelta per celebrare la reciprocità e l’apertura fra i due Paesi. «È stata una realizzazione molto complessa, anche dal punto di vista logistico: abbiamo dovuto portare in quota i mezzi pesanti, le condizioni atmosferiche cambiavano repentinamente, ci sono state imponenti nevicate e improvvise folate di vento, che diventavano pericolose quando maneggiavamo i grandi vetri con cui abbiamo realizzato le pareti interne e l’entrata. Il tutto con tempi di consegna estremamente ristretti. Ma siamo molto soddisfatti del lavoro finito, il progetto architettonico è brillante e stravagante come piace a noi, che siamo specializzati nella realizzazione di strutture insolite. L’idea è quella di richiamare l’aspetto del cristallo all’interno del museo, quindi le pareti in vetro sono sfaccettate come un diamante e serigrafate con immagini d’epoca che celebrano la costruzione della strada sul Passo del Rombo, che collega l’Italia all’Austria. Infatti, lo spigolo è posto proprio nel punto esatto dove i due Stati si incontrano». 123


L’elemento parete Ideale per la realizzazione di murature portanti e al tempo stesso coibentate. Nella costruzione di prefabbricati con isolamento termico secondo lo standard CasaClima, il calcestruzzo sta diventando l’elemento architettonico per eccellenza di Matteo Grande

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Nel settore dei materiali edili, per quanto riguarda l’aspetto ecologico ed economico, il calcestruzzo sta diventando sempre di più destinatario di molteplici consensi. Questo grazie all’efficienza termica della sua massa, alla sua sostenibilità, alla flessibilità di forma e aspetto estetico e alle sue proprietà antirumore, antincendio e idrorepellente. Ed è proprio il calcestruzzo al centro degli studi della PROGRESS di Bressanone. I prefabbricati e l’edilizia in calcestruzzo in Alto Adige hanno avuto in passato e stanno vivendo infatti un grande sviluppo. «Dieci anni fa – spiega Luca Brutti – si è diffuso il solaio in calcestruzzo massiccio. Le pareti a doppia lastra sono oggi un prodotto molto diffuso. La PROGRESS Thermowand® è stata utilizzata per la prima volta cinque anni fa e oggi è diventata un punto di riferimento nell’edilizia commerciale efficiente. Con gli innovativi sistemi massicci, in futuro costruiremo nel Nord Italia condomini, uffici ed edifici pubblici». Lo sviluppo della PROGRESS Thermowand® è il risultato dell’applicazione di una tecnologia particolarmente innovativa, avanzata e sostenibile.


MATERIALI | Luca Brutti e Ivo Pezzei

Il collegamento tra le lastre viene realizzato tramite connettori in fibra di vetro che impediscono dispersioni termiche tra le due facce in calcestruzzo

PROGRESS Thermowand® www.progress.cc

«Si tratta – spiega Ivo Pezzei – di un elemento parete prefabbricato industrialmente, composto di due lastre con superficie liscia da cassero metallico di cemento armato, prive di pori, collegate tra loro, con isolamento termico integrato e prive di ponti termici». La PROGRESS Thermowand® rende possibile infatti la realizzazione di opere secondo gli Standard CasaClima. «Gli elementi prefabbricati vengono realizzati secondo le specifiche esigenze di progetto; si tratta di elementi ideali per la realizzazione di murature portanti e al tempo stesso coibentate. Le caratteristiche del prodotto e il rapido montaggio in cantiere permettono l’abbattimento dei tempi di costruzione eliminando dispendiose casseforme, pose di armatura in cantiere, realizzazione di cappotti esterni e successive intonacature. La progettazione e la produzione automatizzata avvengono seguendo rigorosi criteri di qualità». L’elemento prefabbricato è formato da due lastre con superficie liscia da cassero metallico di

spessore variabile. «Il collegamento tra le lastre viene realizzato tramite connettori in fibra di vetro che impediscono dispersioni termiche tra le due facce in calcestruzzo. Nella prima lastra vengono inseriti idonei tralicci elettrosaldati che permettono, durante la fase di montaggio, il necessario irrigidimento e durante la fase di getto la tenuta alla spinta del calcestruzzo. Viene inoltre garantita l’aderenza e la solidarizzazione tra la lastra interna del prefabbricato e il getto in opera e l’assorbimento delle sollecitazioni taglianti da parte dei tralicci. Lo spessore dell’isolante termico (poliuretano) varia da un minimo di 8 cm a un massimo di 12 cm in funzione del livello di trasmittanza termica richiesto. L’armatura statica prevista viene interamente inserita in fase di produzione in stabilimento evitando ogni lavorazione aggiuntiva in cantiere. In questo modo l’elemento parete, a getto integrativo realizzato, si considera un sistema monolitico con sezione statica interamente reagente e architettonicamente gradevole». 125


MATERIALI | Delfo Bonomi

Alcune realizzazioni della Bonomi Prefabbricati “Edilizia & Costruzioni” di Pinzolo (TN) www.bonomiprefabbricati.it

Prefabbricati e innovazione La crisi del mercato edilizio non si ripercuote su quello dei prefabbricati: è un campo innovativo, a basso impatto ambientale, con costi ridotti. Il punto di Delfo Bonomi di Martina Carnesciali

Negli ultimi anni, come è risaputo, l’edilizia tradizionale è entrata in grave crisi. In compenso, le aziende che si occupano di prefabbricati raddoppiano ogni anno il fatturato: il mercato è aperto, la tendenza sarà costruire case con ottimi materiali e basso consumo energetico. Delfo Bonomi, della Bonomi Prefabbricati “Edilizia & Costruzioni”, società che si occupa della realizzazione di strutture sia metalliche che in legno di alta qualità e di edifici abitativi a basso consumo energetico, fa il punto sulle innovazioni significative. «La Bonomi mette a disposizione una variegata gamma di prefabbricati in acciaio e prefabbricati in legno che trovano largo impiego in progetti di ingegneria civile e industriale. Progetta, produce, commercializza e distribuisce elementi nel quadro della prefabbricazione: strutture residenziali abitative, strutture per la cantieristica, edifici industriali, commerciali, centri comunitari, impianti sportivi, villaggi turistici». 126

Gli stessi materiali sono importanti: come ci specifica il geometra, «vengono privilegiati il ferro e il legno per la loro bellezza inconfondibile, per la flessibilità di utilizzo; per la loro economicità di impiego e la riciclabilità dei materiali. Le strutture in acciaio risultano molto competitive sopratutto per la loro caratteristica di leggerezza e resistenza ad un costo che consente un rilevante risparmio. Chi decide invece di costruire in legno, sceglie un materiale naturale che garantisce prestazioni eccellenti, spesso superiori al cemento». Sempre a proposito di acciaio e di legno, anche l’attenzione rivolta all’impatto ambientale e al risparmio è alta. «Il legno non ha rivali sul fronte del risparmio energetico. Le caratteristiche intrinseche del materiale lo rendono alleato nel taglio dei costi energetici. L’acciaio, in compenso, è in grado di sfruttare intelligentemente le prestazioni di altri materiali costruttivi».



MATERIALI | Josef Brida

Keimfarben si trova a Naz-Sciaves (BZ) www.keim.it

Colorare l’edilizia I colori minerali ai silicati per qualità, durata, luminosità e protezione non hanno rivali nel loro genere. Anche per quanto concerne la tollerabilità ambientale. Il caso della Keimfarben di Marco Tedeschi

Fu il ricercatore tedesco Adolf Wilhelm Keim che, nella seconda metà dell’ottocento, inventò i colori minerali ai silicati. Si tratta di colori che per qualità, durata, luminosità e protezione non trovano rivali nel loro genere. Non a caso ancora oggi è possibile ammirare tinteggiature originali del secolo scorso. Ne sono una prova di grande effetto alcune facciate di antichi edifici in Svizzera, come ad esempio l’albergo Weißer Adler del 1885, oppure, il municipio di Schwyz del 1891. «L’aspetto più rivoluzionario dell’invenzione di Keim – spiega Josef Brida, legale rappresentante della Keimfarben – è il giusto legame tra colore e muratura. L’ineguagliabile capacità di adattamento di questi colori alle diverse condizioni dei fondi, ha conferito all’azienda Keim l’attuale successo, permettendole di divenire il più grande produttore di colori minerali ai silicati al mondo». Colori appunto, perché Farben significa proprio colori e la Keimfarben continua oggi a produrre unicamente colori legati con il silicato di potassio, 128

beneficiando ancora del brevetto ottenuto nel 1878 dal dottor Keim. «L’unicità è il vanto e l’orgoglio della Keimfarben, l’impresa depositaria di una scoperta che ha arricchito e tuttora arricchisce il mondo dell’arte e dell’edilizia. Ai nostri tempi l’ecologia viene da molti considerata purtroppo un business come tanti altri. Mentre per noi è di fondamentale importanza sottolineare la costante purezza minerale dei prodotti, la tollerabilità ambientale e le relative caratteristiche documentate sia dalle certificazioni Iso, che dalle certificazioni del Politecnico di Milano, dell’Università di Ferrara e dall’Istituto Frauenhofer. Attualmente l’azienda Keim è presente in tutto il mondo con proprie filiali o con rivenditori. In Italia siamo presenti dal 1988 direttamente con una nostra filiale. Tra le referenze più importanti di lavori eseguiti in Italia è possibile citare lo Stadio Meazza di Milano, la Mole Antonelliana e il Palazzo Reale di Torino, Palazzo Pitti a Firenze e molti altri ancora».



MATERIALI | Michele Candela

Esperienza e manualità Passione e creatività per indagare le potenzialità di tecniche e materiali sempre più innovativi. Il successo nel mercato dell’arredamento di interni, per Michele Candela, passa da questa virtuosa attitudine di Lodovico Bevilacqua

Culmine dell’opera di realizzazione di un’abitazione, la tinteggiatura, decorazione e pittura degli interni rappresenta – non meno delle precedenti – una fase che esige una grande professionalità e una navigata esperienza; la conoscenza di tecniche sempre più innovative e funzionali, la dimestichezza con l’utilizzo e la manipolazione dei diversi materiali, tracciano il profilo ideale di una figura professionale che ricopre una grande responsabilità, quella di donare al prodotto finito gusto, pregio e armonia estetica. Latore di una ventennale esperienza nell’ambito della realizzazione di interni, Michele Candela – fondatore e titolare della barese Tre C Soluzioni – racconta come l’esperienza sul campo, unita a un’accurata formazione e a una sana ambizione professionale, gli abbia permesso di affermarsi con decisione nel mercato di riferimento. «Decine di anni di maturazione professionale mi hanno permesso di allestire un’attività rinomata e competitiva, il cui successo si basa sulla preparazione del nostro staff, sulla competitività dei nostri prezzi e – prima di ogni altro aspetto – sulla qualità del nostro 130

La Tre C Soluzioni si trova a Conversano (BA) www.trecsoluzioni.it

servizio». Specializzata nell’allestimento di interni per abitazioni, la Tre C Soluzioni ha esteso le proprie competenze anche agli altri ambiti edili, contribuendo alla realizzazione anche di impianti industriali e sportivi, fabbriche e strutture di ogni genere. «La mia passione per il legno e la manualità che ho acquisito in anni di attività mi hanno permesso di trovare soluzioni sempre più innovative e accattivanti da mettere a disposizione del cliente; la continua sperimentazione di nuovi materiali e la costante ricerca di migliorate soluzioni applicative rappresentano senza dubbio un importante punto di merito nell’attività dell’azienda». Un’azienda dunque vivace e vitale, che raccoglie con entusiasmo ogni sfida lanciata dal mercato, maturando sempre di più e cimentandosi in nuovi e stimolanti confronti. «La concezione di un nuovo sistema di sabbiatura basato sulla micro aero abrasione a secco e a umido con ugello a vortice elicoidale ci ha permesso di corredare la nostra già vasta offerta professionale con un efficiente servizio di pulitura non invasiva di qualsiasi supporto, dalle pietre calcaree al marmo trattato e non, fino al cemento».



Costruzioni, tutte le novità del settore L’importanza di una fiera come Made Expo è documentata dai dati di affluenza di espositori e visitatori. Andrea Negri spiega in che modo, anche quest’anno, la manifestazione dedica spazio e attenzione a tutte le innovazioni ecosostenibili di Nicolò Mulas Marcello

I numeri della passata edizione di Made Expo parlano chiaro: più di 253.000 operatori e professionisti da tutto il mondo sono venuti a conoscere i prodotti di 1.950 aziende, per un’esposizione che ha superato i 95.000 metri quadrati. L’edizione 2011 ha registrato un incremento delle presenze del 4,7%, mentre gli operatori stranieri, con più di 31.900 operatori, sono cresciuti addirittura del 34%. «Al di là delle cifre – spiega Andrea Negri, presidente di Made Eventi – siamo soddisfatti per aver dato vita a una vetrina d’eccellenza con le più importanti innovazioni di tutti i comparti dell’edilizia e del progetto e soprattutto, di aver offerto alle aziende tante opportunità di business reale. Quali sono le novità di quest’anno? «È confermata la suddivisione dello spazio espositivo, che resta organizzato in una federazione di saloni tematici, perché questa struttura ci permette di offrire a ogni comparto una maggiore visibilità e iniziative dedicate. La nuova esclusiva area International & Interior design hub ospita, ad esempio, le aziende del comparto

delle finiture; al settore dell’involucro edilizio sono invece dedicate iniziative specifiche come Progetto serramento e Smart village, tutte incentrate sull’efficientamento e sul risparmio energetico. Un grande spazio è riservato al mondo del contract, con Components & Contract, e alle sfide della sostenibilità, con Green Home Design e AAA +A. Da segnalare anche che per la prima volta saranno allestite le aree Gru e Movimento terra. Per questa edizione, abbiamo poi pensato a un’iniziativa tutta dedicata al calcestruzzo, Made in concrete, per parlare di questo materiale molto usato ma di cui forse non tutti conoscono a fondo le potenzialità». Sul fronte antisismico? «A questo aspetto dedichiamo grande attenzione, soprattutto in un’ottica di prevenzione e messa in sicurezza degli edifici. Già nei mesi scorsi ci siamo attivati per promuovere il “libretto sismico del costruito”, un documento tecnico che valuti il danno atteso di un edificio in caso di terremoto. E all’interno della manifestazione trovano spazio le soluzioni più innovative per le costruzioni anti-sismiche durante il Forum della tecnica delle costruzioni e, soprattutto, ospiteremo i comuni colpiti dal sisma nell’ambito del progetto Borghi e centri storici, per dare loro l’occasione di presentare le proprie iniziative di recupero e ricostruzione del patrimonio storico ad aziende e istituzioni».


APPUNTAMENTI | Made Expo

Nella pagina a fianco, Andrea Negri, presidente di Made Eventi

Made Expo organizza ogni anno una serie di eventi di vario interesse. Quest’anno l’attenzione alla sostenibilità come viene affrontata? «L’ecosostenibilità rappresenta un valore aggiunto e un’opportunità per tutte le aziende: è il futuro del nostro settore, e per questo Made Expo ha dedicato spazio e attenzione a tutte le innovazioni che vanno in questa direzione. Tra le iniziative di questa edizione, c’è la mostra espositiva Green home design “Abitare il presente”, in cui dimostriamo che è concretamente possibile costruire edifici a basso impatto ambientale e allo stesso tempo belli da vedere e da vivere. Con Smart village guardiamo invece alle città del futuro e affrontiamo tematiche come la riqualificazione urbana, l’edilizia sostenibile e l’efficienza energetica. Si parla di ecosostenibilità anche durante la quinta edizione del “Laboratorio di architettura”, in cui si analizzano le problematiche della città in evoluzione e le opportunità recupero architettonico di quartieri e aree degradate. Il tema del green building è, infine, affrontato in uno degli incontri in programma per le “Pillole di architettura”». In che misura le fiere possono rappresentare una risposta alla crisi economica? «Il valore aggiunto di una manifestazione internazionale come Made Expo è quello di offrire opportunità concrete alle aziende: è esattamente di questo che il settore ha bisogno. La situazione è difficile e non lo possiamo

nascondere, ma proprio per questo dobbiamo intensificare gli sforzi per guardare avanti e trovare nuove strategie per far ripartire il mercato. Una delle vie maestre consiste nel puntare sulle opere di recupero e riqualificazione del patrimonio esistente, soprattutto con interventi di riqualificazione in chiave energetica e antisismica. Le stime ci documentano, infatti, quanto questo comparto sia in crescita: per il 2014 si prevede che il valore della produzione in opere di rinnovo e riqualificazione rappresenterà quasi il 70% del mercato, con un trend positivo che già nel 2013 dovrebbe vedere il comparto aumentare di un 1,3% rispetto al 2012. I cambiamenti all’orizzonte sono perciò molti e, da questo punto di vista, Made Expo offre alle aziende l’opportunità di conoscere e confrontarsi con le esigenze di un mercato in continua evoluzione». Novità per il futuro? «Dalla prossima edizione la manifestazione cambierà pelle, per collocarsi in maniera ancora più incisiva al centro del panorama espositivo internazionale. La nuova linea strategica è iniziata con l’acquisizione totale da parte di FederlegnoArredo di Made Eventi, la società che organizza Made Expo. È il primo passo di un progetto ambizioso, pensato per rispondere con sempre maggiore efficacia alle esigenze dei mercati e delle imprese. Dal 2013 Made Expo presenterà una nuova suddivisione in sei saloni verticali costituiti da settori merceologici omogenei: Made costruzioni e cantiere, Made involucro e serramenti, Made interni e finiture, Made città e paesaggio, Made energia e impianti, Made software e hardware. Ma soprattutto, a partire da ottobre 2013, diventerà una fiera biennale e si terrà solo negli anni dispari, rafforzando l’impronta internazionale e il ruolo di polo attrattivo per gli operatori di tutto il mondo». 133


Un nuovo corso per l’edilizia Tutto pronto per l’edizione 2012 del Saie. A Bologna si riuniscono le eccellenze e i volti piÚ rappresentativi del settore edile e architettonico. Al centro della manifestazione, il tema del ricostruire di F.B.


APPUNTAMENTI | Saie

“Niente dovrà essere come prima”. Con questo slogan apre i battenti l’edizione 2012 del Saie, Il Salone Internazionale dell’edilizia che si svolgerà nel quartiere fieristico di Bologna dal 18 al 21 ottobre. BolognaFiere ha deciso di aprire una discussione sui grandi temi della ricostruzione che, a partire dall’emergenza sismica, riguardi la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano esistente e le nuove modalità di costruire. Il Forum è stato convocato attraverso un manifesto dal titolo “Ricostruiamo l’Italia”, promosso assieme alla Regione Emilia Romagna e alla rete regionale di ricerca costituita con Aster, dalle università della Regione per il settore delle costruzioni, dal Comune dell’Aquila e dalla Regione Abruzzo. “Il recente terremoto in Emilia Romagna e quello dell’Aquila nel 2009 – recita il Manifesto – e le numerose calamità naturali che hanno colpito nel

tempo altri territori italiani, rendono indispensabile una svolta radicale nella cultura, nella progettualità e nelle politiche per il settore dell’edilizia e impongono una riflessione rigorosa sulla gestione delle fasi della ricostruzione per trasformare l’emergenza nella capacità di proporre nuovi modelli e processi innovativi della filiera delle costruzioni”. Il Forum si aprirà il 18 ottobre con l’incontro “Un impegno di discussione e ricerca perché niente dovrà essere come prima”, alle ore 11, presso la Sala Forum Gallery Hall 25-26. Interverranno il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà; i presidenti nazionali dell’Ance, Paolo Buzzetti, del Consiglio nazionale degli architetti Leopoldo Freyrie, del Consiglio nazionale degli ingegneri Armando Zambrano; il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente e il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani. Coordinerà l’incontro Ferruccio de Bortoli. 135


APPUNTAMENTI | Saie

È indispensabile una svolta radicale nella cultura, nella progettualità e nelle politiche per il settore dell’edilizia

Numerose le iniziative e le esposizioni dedicate agli ambiti della ricostruzione e dell’innovazione edilizia. Fari puntati, in particolare, sull’Emilia Romagna, con mostre dedicate alla tecnologia per la protezione e la riqualificazione sismica, e all’architettura delle chiese provvisorie in Emilia Romagna. «Saie 2012 - spiega Duccio Campagnoli, presidente BolognaFiere – organizza, parallelamente al momento espositivo, un grande forum per la messa in pratica delle migliori esperienze del costruire. Un contributo per diffondere nel nostro Paese una cultura per la ricostruzione che non sia solo emergenza, ma programmazione coerente degli interventi in edilizia. Per questo abbiamo voluto che dal Saie 2012 partisse l’appello per modificare radicalmente il modo di costruire e siamo contenti che a questo appello abbiano aderito tutti i protagonisti del settore delle Costruzioni, che saranno a Bologna per un impegno concreto capace di avviare un percorso di innovazione del costruire italiano». Articolata la proposta espositiva di Saie 2012 che, 136

accanto al Forum propone per la prima volta una grande area tematica Green Habitat, promossa e coordinata per Saie da Norbert Lantschner, che guarda non solo all’efficienza energetica e alla sostenibilità, ma anche alle tematiche del costruire in sicurezza. Grande attenzione al made in Italy e allo “stile del costruire italiano”, un’iniziativa curata da ABDR, 5+1AA, Cecchetto&Associati, Mario Cucinella Architects e Scape. Per la prima volta in Italia, poi, anche la casa Med. Il prototipo di casa energeticamente autosufficiente in grado di produrre tre volte l’energia che consuma, vincitore del terzo premio in architettura nell’ambito della competizione internazionale Solar Decathlon Europe 2012, le Olimpiadi della bioarchitettura. MED in Italy si è aggiudicata anche il primo premio di sostenibilità. Spazio anche ai nuovi talenti, con l’esposizione dei progetti degli otto vincitori del concorso “Giovani architetti grattano il cielo” organizzato da Casabella.


EDILIZIA | Leandro Pelliccia

La Pelliccia Scavi Srl ha sede a Perugia www.impresepelliccia.it

Operare in sicurezza Le opere di escavazione e le attività connesse, sono particolarmente delicate dal punto di vista ambientale e in materia di sicurezza. Il punto di Leandro Pelliccia di Carlo Gherardini

Movimento terra, lavori stradali, livellamento terreni, piazzali e campi sportivi, trasporto di materiali, e tutto ciò che riguarda il recupero, la frantumazione, la selezione, la vendita di materiale inerte di cava e di demolizione sono attività di fondamentale supporto all’edilizia, ma particolarmente delicate dal punto di vista della sicurezza. Come sottolinea Leandro Pelliccia, titolare della Pelliccia Scavi di Perugia: «Per garantire la sicurezza delle escavazioni e delle diverse tipologie di attività che ci competono, puntiamo molto sulla formazione del personale, su un’amministrazione attenta nell’aggiornare la documentazione adeguata, nonché, ovviamente, su macchine e attrezzature sempre all’avanguardia». L’aggiornamento tecnologico è da sempre un fondamentale per la Pelliccia Scavi che sfrutta sistemi laser e Gps di ultima generazione applicati su macchine livellatrici come Grader e Dozer: «questi sistemi ci permettono di avere più precisione nell’esecuzione del lavoro e nel contempo di diminuire i consumi di

carburante e lo spreco di materiali». Anche l’attenzione all’impatto ambientale è un “tema caldo” in questo genere di attività: «Oltre all’aggiornamento tecnologico mirato a diminuire il più possibile le emissioni inquinanti – sottolinea Pelliccia – siamo molto attivi nell’ambito del riciclaggio di materiale di demolizione. Dagli scarti, vengono selezionati i materiali recuperabili, nonché le impurità destinate alla raccolta indifferenziata». Pelliccia Scavi opera soprattutto in Umbria e in tutto il centro Italia. Tra i principali lavori eseguiti negli ultimi anni annovera alcuni campi da golf, a Perugia e in provincia di Siena, e la realizzazione di un grande edificio commerciale di Lleroy Merlin in località Ospedalicchio di Bastia Umbra (Pg). «In questo momento – conclude Pelliccia – stiamo realizzando la nuova viabilità intorno alle fabbriche di Brunello Cucinelli Cashmere in località Solomeo di Corciano (Pg)e nuove opere di urbanizzazione per la Pac 2000A in località Ellera di Corciano (Pg)». 137




Progettare un’edilizia innovativa A Chienes, culla dell’edilizia in legno, è sorto un vero e proprio centro di competenza che intende affiancare e consigliare architetti e progettisti nella costruzione di edifici in legno. L’esperienza del Gruppo Rubner di Marco Tedeschi

Chienes è un paesino di circa 3mila abitanti che sorge alle pendici di Plan de Corones, in Val Pusteria, la capitale e la culla dell’edilizia in legno. Ed è proprio a Chienes che a fine settembre il Gruppo Rubner ha inaugurato uno dei più grandi centri europei dedicati all’innovazione delle costruzioni in legno che si affianca all’headquarter e agli stabilimenti produttivi del gruppo. «Oltre che snodo logistico e commerciale importante per il consolidamento della leadership di tutte le aziende Rubner in Italia – spiega Stefan Rubner, presidente del Gruppo Rubner – il nuovo Centro di Competenza dell’edilizia in legno si rivela strategico per 140

l’espansione internazionale, in particolare in Europa, Germania, Austria, Svizzera, Francia, Polonia e Slovenia dove il gruppo ha recentemente aperto alcune sedi commerciali». L’inaugurazione e la creazione di questo nuovo Centro rappresenta un ritorno alle origini. La storia di Rubner ha preso avvio infatti proprio a Chienes nel 1926, con la prima segheria ad acqua. «Questo nuovo investimento conferma l’importanza della nostra tradizione, ma ancor di più testimonia il nostro impegno per l’innovazione e per la crescita. Oltre alle competenze specifiche delle nostre aziende, che costituiscono una filiera integrata con


EDILIZIA | Stefan Rubner

All’interno del centro di competenza Rubner, si trovano l’ufficio tecnico di progettazione, il laboratorio, lo showroom porte e uno spazio riservato alla scelta dei materiali

presidio completo dell’industria del legno, è lo spirito di servizio e di consulenza che ci ha ispirato in questo nuovo progetto interamente dedicato alla nostra clientela sempre più vasta ed esigente». Dedicato in particolare all’edilizia residenziale, il nuovo Centro di Rubner Haus e Rubner Porte, in classe CasaClima A, è un progetto architettonico di grande pregio, realizzato rigorosamente in legno e abbinato a grandi vetrate che rendono l’ambiente confortevole, moderno e illuminato dalla luce naturale. «Uno spazio all’avanguardia, sviluppato su tre livelli sopraelevati e un piano interrato, con una zona speciale interamente riservata alle porte

in legno, importante settore commerciale per il gruppo. Con Rubner Haus e Rubner Porte la competenza e l’innovazione sono completamente al servizio di clienti, architetti, progettisti e costruttori che collaborano per la costruzione di edifici in legno “chiavi in mano”. Il gruppo è da sempre orientato all’attenzione per la qualità e l’eccellenza, nonché al valore aggiunto del proprio know-how in una logica di fiducia a lungo termine, e con questo nuovo centro di Chienes mette a disposizione di architetti, progettisti e clienti una consulenza nella scelta dei materiali, nella tecnica e impiantistica da realizzare. Gli architetti e i 141


Il Gruppo Rubner ha inaugurato uno dei più grandi centri europei dedicati all’innovazione delle costruzioni in legno

progettisti potranno infatti contare su un’area importante dedicata agli uffici di progettazione e su un laboratorio sperimentale per la ricerca di combinazioni di materiali ad efficienza energetica. In questo modo la piattaforma d’innovazione dell’edilizia in legno si pone quindi come punto di riferimento all’avanguardia per le future realizzazioni ecosostenibili». La sezione del nuovo Centro Rubner che ospita l’ufficio tecnico dell’azienda è stata progettata dall’Istituto Fraunhofer di Stoccarda, specializzato nella creazione di Innovative Working Spaces, ideando strategie per adattare il luogo dove si 142

lavora alle esigenze delle singole fasi di elaborazione di un progetto. «Gli operatori – spiega Rubner – potranno così muoversi in aree diverse in termini di ambiente, luce e comunicabilità in modo che la progettazione, uno dei processi aziendali fondamentali per noi, diventi immediata, friendly e quindi maggiormente efficace». A completare il servizio c’è un esclusivo spazio showroom con porte. «In questo settore è presente un ampio ventaglio di soluzioni personalizzabili su richiesta. Si tratta di porte interne e portoncini in legno di grande pregio. Oltre alla vasta gamma di porte che è possibile creare, per la maggior parte


EDILIZIA | Stefan Rubner

Immagini relative al nuovo Centro di Competenza dell’edilizia in legno www.rubner.com

‘su misura’, le collezioni di Rubner Porte includono modelli Casaclima®, Minergie®, portoncini per case passive nonché porte speciali funzionali come la porta tagliafuoco, antirumore, a protezione termica e antieffrazione. Grazie all’esposizione dei modelli più esemplari, che offrono una visione d’insieme sulla produzione, la bellezza incontra questo spazio. Ci si ritroverà immersi infatti in un universo fatto di colori, materiali e design per un approccio del tutto inedito al prodotto “porta”». Il legno, sebbene materiale antico e da sempre utilizzato nell’edilizia, non finisce mai di stupire per le sue proprietà e per gli utilizzi che ne vengono

fatti. «Per questo – prosegue Rubner - nel nuovo Centro di Competenza è presente il laboratorio di ricerca applicata dove è possibile assistere a test specifici sui materiali quali porte, finestre, pareti e a test di comportamento in situazioni critiche. Uno sguardo al futuro e all’innovazione del settore dell’edilizia sostenibile, aperto anche ad architetti, tecnici, clienti e studenti che potranno assistere e seguire i test in un’area destinata. Grazie a questo nuovo edificio, Rubner avrà modo di dimostrare in modo ancora più tangibile la propria missione: costruire edifici in legno di eccellenza, realizzati con maestria e passione». 143


Diversità architettoniche Riqualificazione di un’area industriale dismessa a sud di Pompei e realizzazione di locali per la Grande distribuzione. Sono alcuni dei progetti che rientrano nella strategia di diversificazione della Costantino Costruzioni di Matteo Grande

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EDILIZIA | Antonio Costantino

Antonio Costantino, tra i titolari della Costantino Srl di Pompei (NA) www.costantino.it

Serve una capacità di adattamento a un’edilizia differenziata, che guarda alla razionalità, ma che non lascia da parte, se necessaria, una componente artistica

Diversificazione produttiva, ampliamento delle competenze, investimenti sulla formazione. In un periodo di pesante crisi per il comparto edilizio – aggravato dalla conseguente diffidenza del sistema creditizio e da compromettenti disagi burocratici e amministrativi – queste caratteristiche diventano necessarie per mantenere competitività in un settore storicamente selettivo, ma oggi impoverito di buona parte delle sue risorse. Titolare dell’omonima impresa edile, Antonio Costantino condivide con i fratelli l’entusiasmo tipico dell'imprenditoria giovanile. «Nata dopo il Duemila per volontà mia e dei miei fratelli Vincenzo e Carmine, la Costantino vive ancora l’entusiastico slancio dei primi anni, regolato dalla sapiente cognizione di nostro padre Nicola, latore di una quarantennale esperienza nel campo edilizio». L’azienda riesce a coprire tutta la gamma di costruzioni, sia che si tratti di progetti ex novo che di ristrutturazioni e restauri: supermercati, capannoni industriali e laboratori artigianali, ville, edifici e palazzine residenziali, alberghi, ristoranti, stalle e case rurali, case di soggiorno per anziani, scuole, palestre e centri logistici. Una capacità di adattamento a un’edilizia differenziata, che guarda 145


alla razionalità, ma che non lascia da parte, se necessaria, una componente artistica. Anche grazie a collaborazioni importanti e necessarie. «Negli anni – anche per trovare soluzioni efficaci in grado di attenuare gli effetti della crisi economica – abbiamo saputo diversificare notevolmente la nostra attività; abbiamo puntato infatti sulla scelta di investire in prestigiose collaborazioni con titolati ingegneri, architetti, paesaggisti, topografi, strutturisti. La nostra organizzazione ci permette ci progettare e realizzare qualsiasi tipo di struttura, pubblica o privata, a destinazione residenziale, commerciale o industriale, senza trascurare quello che può essere considerato il nostro core business, ovvero la gestione della manutenzione dei centri commerciali. La nostra strategia aziendale si è recentemente orientata – continua Antonio Costantino – ad una diversificazione anche territoriale della produzione, con l’apertura di una sede a Roma e la realizzazione di numerose e prestigiose opere nella Regione Lazio». Negli immobili particolare peso viene data alla trasparenza, con riguardo tanto ai materiali utilizzati quanto ai lavori effettuati. «Per tale motivo 146

– specifica Costantino – nella scelta di prodotti e servizi, teniamo conto della qualità, del rispetto dei tempi prestabiliti, della pulizia, dell’assistenza e del prezzo; infine, in collaborazione con i nostri fornitori, miriamo a diminuire l’inquinamento ambientale, osservando un’adeguata politica d’acquisto e lavorazione, riducendo il volume dei rifiuti prodotti. Un altro punto di forza dell’azienda è inoltre la capacità dei collaboratori di fare squadra. Elemento fondamentale quando si parla di edilizia». Nel corso degli anni l’azienda si è specializzata nella realizzazione o ristrutturazione di locali da adibire ad attività di Media distribuzione alimentare e non, lavorando per conto della società Sviluppo Discount. «Tra i lavori più importanti c’è stato il restyling della galleria commerciale “Le porte di Napoli” di Afragola. Abbiamo inoltre realizzato tutte le compartimentazioni in cartongesso con pitturazione delle stesse e di tutte le facciate esterne del Centro Commerciale “La Cartiera” nell’ambito di un progetto che prevede la riqualificazione di un’area industriale dismessa a sud della città di Pompei».


EDILIZIA | Antonio Costantino

La capacità di completare direttamente ogni fase della realizzazione dell’opera ci permette di proporci come unici interlocutori del committente

In un mercato tanto selettivo è importante poter contare su professionalità e preparazione. «Fondamentale è anche valorizzare le risorse umane della società, tutelate da un’accurata politica di formazione e selezione e protette da rigide condizioni di sicurezza sul lavoro. La summenzionata diversificazione produttiva rappresenta inoltre una qualità molto apprezzata dalla committenza; competenze che vanno dalla realizzazione di nuove opere alla ristrutturazione e restauro di immobili di pregio e non, dall’allestimento di impianti elettrici ed elettronici alla fornitura di sistemi antincendio e di depurazione». Il rapporto con la clientela rientra inoltre in un quadro di strategia aziendale. «La capacità di completare direttamente ogni fase della realizzazione dell’opera ci permette di proporci come unici interlocutori del committente, che ha dunque la possibilità di delegare alla Costantino la gestione di ogni aspetto esecutivo del lavoro.

Questa vantaggiosa condizione consente di contrarre notevolmente costi e tempi di costruzione, nonché di ridurre al minimo disagi di natura logistica e operativa. A tutto ciò si aggiunge, ovviamente, la massima attenzione alla qualità produttiva, che unita alla trasparenza (lo stato di avanzamento del cantiere è verificabile interattivamente e la qualità dei materiali è facilmente tracciabile) conferma la professionalità che la Costantino mette a disposizione». La sede principale dell’azienda è localizzata a Pompei, «questa – conclude Costantino - è affiancata da una sede distaccata a Roma, con competenze esclusivamente progettuali. All’impresa edile tradizionale sono inoltre affiancate un’officina specializzata in carpenteria metallica, una nella costruzione tetti e realizzazioni di legno, una nell’impiantistica in generale e una immobiliare. La partnership istituita con blasonati professionisti del settore ci permette – infine – di offrire un servizio integrato e di grande qualità». 147


EDILIZIA | Claudio Pichler

L’efficienza energetica comincia dal tetto Il tetto è una componente fondamentale per l’efficienza energetica dell’edificio. E deve rispettare rigidi criteri di coibentazione e ventilazione. Il punto di Claudio Pichler di Lucrezia Gennari

L’obbligo della certificazione energetica degli edifici porta in primo piano il ruolo di tetti e coperture nella globale efficienza energetica delle abitazioni. Il tetto coibentato e ventilato deve rispettare, come minimo, le normative nazionali vigenti, quali il Dlgs 311/2006, il Dpr 59/2009 o altre normative regionali per l’efficienza energetica degli edifici e la norma Uni9460/2008 per la ventilazione. Riwega oggi è uno dei marchi che possono vantare il maggiore tasso di specializzazione nella produzione e commercializzazione di prodotti necessari per soddisfare i criteri di tali decreti. «Abbiamo diffuso in tutto il mercato nazionale l’importanza di un tetto coibentato e ventilato a regola d’arte, diventando leader del settore» specifica Claudio Pichler, direttore tecnico dell’azienda. Quali i materiali da voi favoriti per la realizzazione dei tetti di questo tipo? «Sicuramente i materiali più utilizzati per garantire queste caratteristiche al tetto sono i sistemi di ventilazione formati da elementi sottocolmo (es. Rolltech) e relativi accessori, oppure gli schermi al vapore e le membrane traspiranti per proteggere il pacchetto coibente in modo da garantirne la resa nel tempo». Quali le tecniche più innovative impiegate a questo scopo? «Un prodotto fortemente innovativo nel campo delle membrane traspiranti, nato dai recenti studi e ricerche 148

Claudio Pichler, direttore tecnico dell’azienda Riwega Srl di Egna (BZ) www.riwega.com

operati da Riwega, è USB Protector UV 330, una membrana di alta grammatura (quasi 330 grammi/m²) particolarmente resistente meccanicamente, dotata di un film monolitico a base poliuretanica (UV50) altamente traspirante, ma con una grande resistenza ai raggi Uv e alle alte temperature. Queste caratteristiche rendono USB Protector UV 330 una membrana molto affidabile per la sua resistenza nel tempo». Quali i prossimi progetti cui lavorerete e le prospettive per il futuro? «Nel 2011 Riwega ha battezzato la divisione Planus che propone prodotti e sistemi per l’impermeabilizzazione dei tetti piani, distribuendo in Italia Evalon, una membrana in Eva (Etilene Vinil Acetato), che consente di impermeabilizzare tetti piani, tetti poco pendenti, tetti verdi, tetti curvi, con una sicurezza di plasticità e durata che sul mercato non trova eguali. Il sistema Planus si completa con un numero molto nutrito di accessori per realizzare in totale completezza tutti i tipi di tetto sopradescritti».



Edifici a impatto zero Un sistema di costruzione modulare basato su elementi collegati tra loro con semplici e veloci operazioni a secco. Con evidenti vantaggi in termini di isolamento termico, di razionalizzazione di cantiere e di ottimizzazione dei costi di costruzione di Martina Carnesciali

La salvaguardia dell’ambiente e l’esigenza di ridurre i consumi energetici sono ormai obiettivi condivisi. Il costo della bolletta energetica è diventato tema quotidiano delle agende politiche e per milioni di persone. Un utilizzo sempre più razionale ed efficace delle fonti energetiche rinnovabili porta innovazioni e spinge nel campo edile verso una maggiore attenzione al consumo. In quest’ottica la Bioisotherm Srl ha sposato la logica della realizzazione di edifici a impatto quasi zero, che limitano cioè la dispersione di calore attraverso un efficace isolamento delle pareti portanti, dei solai e dei tetti. Come specifica il titolare Marco Bianchi, «il nostro è un sistema di costruzione modulare basato su elementi collegati tra loro con semplici e veloci operazioni a secco. Per realizzarlo utilizziamo prodotti Argisol per i muri e Termosolaio per i solai. Questo sistema di costruzione modulare si basa sulle caratteristiche di una casseratura in Neopor® (della BASF) studiata per contenere il getto di calcestruzzo e per consentirne una maturazione ottimale, con evidenti vantaggi in termini di isolamento termico, di razionalizzazione di cantiere e di ottimizzazione dei costi di costruzione. 150

Con i casseri Argisol si costruiscono pareti portanti in calcestruzzo isolate termicamente che fungono contemporaneamente da struttura antisismica e da tamponamento. La modularità degli elementi del sistema consente ampie possibilità di progettazione, sempre in condizioni ottimali di sicurezza strutturale, creando una struttura scatolare in grado di resistere ottimamente alle azioni sismiche come prescritto dalla normativa antisismica D.M. 14/01/2008». Ma non vengono creati solo sistemi di costruzione modulari: la Bioisotherm è anche «tra i fondatori del


EDILIZIA | Marco Bianchi

Alcune delle realizzazioni della Bioisotherm Srl. L’azienda ha sede a Padova www.bioisotherm.it

Il sistema di costruzione modulare si basa sulle caratteristiche di una casseratura in Neopor® studiata per contenere il getto di calcestruzzo

Gruppo Saad, che si occupa di diffondere la conoscenza e l’uso di sistemi oggi definiti sistemi ad armatura diffusa. Non soltanto pareti e solai in cemento armato, comunque: forniamo materiali e tecniche per isolare termicamente solai e tetti e ci occupiamo di isolare anche acusticamente i fabbricati realizzati attraverso la nostra consulenza e partecipazione». Continua il titolare: «in più di trent’anni di attività possiamo contare centinaia di costruzioni realizzate in tutta Italia e all’estero. Avvantaggiati da una

tecnica e da prodotti che possono essere lavorati in qualsiasi stagione e a qualsiasi latitudine, abbiamo realizzato molti edifici: questo utilizzando il polistirene Neopor di Basf. La Basf, azienda chimica leader nel mondo, ha concesso a Bioisotherm l’utilizzo del suo nuovo Neopor, polistirene espandibile ad alto isolamento termico. Con tale prodotto abbiamo creato varie soluzioni: Stirostamp (una lastra di sottocopertura per tetti ventilati), Termosolaio (pannelli per la formazione di solai da calpestio e di copertura in cemento armato) e Zerokasa (prodotti per l’isolamento acustico dai rumori)». Per concludere, Marco Bianchi spiega che «l’azienda fornisce anche servizi di consulenza professionale, per suggerimenti che aiutino a definire la progettazione esatta e performante per edifici a consumo energetico quasi zero». 151


Più sicurezza per i lavori in quota Una soluzione tecnologica che migliora le condizioni di lavoro nei cantieri, eliminando i ponteggi tradizionali e abbattendo costi e tempi di posa per le impalcature fisse. Raffaele Cesaro presenta una macchina dalle molteplici applicazioni di Valerio Germanico

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All’interno dell’Associazione Costruttori Acciaio Italiani (Acai) è stata creata una sezione che raggruppa i costruttori di piattaforme autosollevanti e ascensori da cantiere. Tale iniziativa ha avuto, fra gli altri, l’obiettivo di promuovere l’impiego di questi sistemi al posto dei ponteggi fissi tradizionali. Come spiega Raffaele Cesaro, titolare della Grc Work Platform, azienda che produce, fornisce e noleggia macchine e attrezzature per lavori edili in quota: «I vantaggi che si ottengono nell’utilizzo dei sistemi di piattaforma autosollevanti sono molteplici. Se al primo posto c’è la possibilità di lavorare in maggiore sicurezza, le piattaforme permettono poi di abbattere i costi di cantiere, sia per la messa in posa delle impalcature che per i tempi di esecuzione dei lavori. E inoltre queste macchine possono essere impiegate in numerosi ambiti». Fra le recenti applicazioni delle macchine prodotte dalla Grc, infatti, c’è il restauro dell’orologio del duomo di


EDILIZIA | Raffaele Cesaro

In apertura, ascensore da cantiere con piattaforma di carico. A fianco, piattaforma autosollevante versione monocolonna. Entrambi prodotti dalla Grc Work Platform Srl ha sede Sant’Antimo (NA) www.grcponteggi.it

Durante la ristrutturazione del pilone di un cavalcavia, le nostre macchine hanno permesso di portare gli operai fino a 118 metri di altezza rispetto alla quota di partenza

Messina come pure la costruzione della torre di controllo dell’aeroporto di Napoli e la realizzazione della centrale a vapore Ansaldo di Caserta. «In quest’ultimo progetto, le nostre macchine sono state usate dai saldatori per percorrere in altezza la struttura – che si presenta come un vasto cubo d’acciaio rivestito di lastroni di ferro – sia nell’interno che nell’esterno. Tuttavia un’applicazione che attualmente rappresenta un record per noi, grazie al livello di quota raggiunto, è l’intervento di ristrutturazione sul pilone di un cavalcavia a Palermo. Grazie alle nostre macchine è stato possibile portare gli operai a 118 metri di altezza rispetto alla quota di partenza». A differenza dei ponteggi tradizionali, la piattaforma autosollevante rappresenta un piano di lavoro più sicuro. Dato che richiede la messa in sicurezza di un unico piano di lavoro, mentre nei ponteggi a impalcature, è necessario realizzare ogni due metri di altezza un piano di lavoro e mettere questo in sicurezza. «Al contrario, il nostro piano di lavoro, che si muove

lungo i suoi alberi, permette di raggiungere qualsiasi punto di intervento e con una precisione di centimetri. E la sicurezza è garantita da un sistema di controllo che riduce al minimo l’interazione fra operatore e macchina. Quest’ultima infatti è dotata di sistemi di autolivellamento e autogestione che prevengono manovre pericolose». A questo si aggiunge una riduzione dei costi e dei tempi per la messa in opera dei ponteggi, oltre che la possibilità intervenire in maniera “leggera” su monumenti e palazzi di rilievo storico-artistico. «La specificità della nostra tecnologia ci permette di fornire e noleggiare le nostre macchine – che oltre alle piattaforme autosollevanti comprendono ascensori da cantiere e piattaforme sospese motorizzate – in tutta Italia e all’estero. Inoltre forniamo un servizio di assistenza costante e corsi di formazione per il personale che utilizzerà le macchine, dato che il trasferimento di conoscenza è lo strumento basilare dell’innovazione». 153




EDILIZIA | Angelo Cortinovis

Costruzioni Edilcar si trova ad Albano Sant’Alessandro (BG) www.costruzioniedilcar.it

Colori ispirati alla pietra Costruire in maniera armoniosa, rispettando i colori e i materiali che la natura suggerisce, è un passo fondamentale nei confronti della sostenibilità. Per una coscienza ambientale a tutto tondo. La parola ad Angelo Cortinovis di Marco Tedeschi

Il rispetto per l’ambiente non riguarda solamente l’ecologia e la sostenibilità. Anche l’impatto sul territorio, in particolar modo l’impatto visivo, ha la sua importanza. Una rilevanza che può essere mantenuta costruendo in maniera armoniosa, rispettando i colori che la natura suggerisce e utilizzando materiali locali. È quanto intende fare Costruzioni Edilcar, realtà che si occupa di realizzare opere edili, civili, industriali, manutenzioni e ristrutturazioni. «Gli ultimi interventi eseguiti da Costruzioni Edilcar – spiega il titolare Angelo Cortinovis – si trovano in Comune di Albano Sant’Alessandro in provincia di Bergamo e consistono nella realizzazione di tre palazzine. Questi complessi si inseriscono in una zona pedecollinare dove le nuove costruzioni o le ristrutturazioni sono state eseguite in armonia con l’ambiente circostante. Abbiamo infatti rispettato tutte le caratteristiche di aree verdi; le facciate sono state ricoperte con colori abbinati alla pietra e sono state costruite sui pilastri e archi dei portici. 156

Le parti eseguite in pietra danno un aspetto armonioso alle palazzine, richiamando i materiali largamente utilizzati in questa zona. Le gronde e la copertura dei portici sono invece realizzati con travi in legno, altro elemento preponderante da queste parti». Accanto alla cura per l’impatto visivo, grande importanza viene ovviamente data anche alla sostenibilità energetica degli edifici. «Tutte le costruzioni sono dotate di un sistema di riscaldamento a pavimento, caldaie a condensazione e pannelli solari. Le finiture sono state eseguite con cura, utilizzando materiali di alta qualità: cappotto esterno e serramenti in ottemperanza alle normative sul risparmio energetico, pavimenti in legno e ceramica di prima scelta. A completamento dei due interventi sono state realizzate opere di urbanizzazione quali parcheggi, dossi stradali e un ponte ciclopedonale per la futura pista ciclabile». Un rispetto dell’ambiente a tutto tondo.



La terra? Habitat di un’architettura discreta Grandi vetrate e ampie terrazze permettono un dialogo tra edificio e paesaggio. Nelle sagome morbide della montagna, la terra si fa habitat e l’architettura diventa discreta. Un progetto che dall’Alpe di Siusi ha ottenuto la nomination per lo Sleep Award di Nicoletta Bucciarelli

Il progetto ha conquistato la nomination per lo Sleep Award 2012, ovvero l’unico award che premia le migliori strutture architettoniche turistiche in Europa e il cui vincitore verrà annunciato il 20 Novembre a Londra. «Si tratta – specifica l’architetto Stefan Rier dello studio noa* di Bolzano, responsabile del progetto – dell’ampliamento di un albergo situato nel comune di Castelrotto, vicino all’Alpe di Siusi a un’altitudine di circa 1200m. La famiglia Mulser ha voluto ampliare i servizi con una nuova area wellness, lobby, bar, ristorante, e, soprattutto, con 14 spaziose suite». Scopo del progetto architettonico è stato quello di rafforzare la percezione dell’imponente scenario 158

alpino che circonda la struttura. «Le linee guida per lo sviluppo del concetto architettonico e dell’interior design sono state sicuramente la tradizione del luogo e la natura che lo circonda. L’architettura si apre verso il massiccio di roccia dello Sciliar». L’hotel trova una sua nuova identità anche attraverso la costruzione di un’area benessere. «Un’area che pone al centro l’elemento acqua. Tra le sagome morbide del paesaggio montano, la terra diventa habitat e l’architettura è indicata solamente attraverso discreti elementi di legno che compongono la facciata dell’edificio». La facciata s’ispira alle tradizionali “Heuharpfen”, strumenti utilizzati da queste parti per essiccare il fieno.


STRUTTURE TURISTICHE | Stefan Rier

Lo studio di architettura e design noa* si trova a Bolzano www.n-o-a.it

«La facciata – prosegue l’architetto Rier - sporge in maniera irregolare verso lo spazio esterno e tenta di racchiuderlo. In questo modo abbiamo voluto evocare la sensazione di sicurezza del visitatore che si avvicina in maniera protetta verso lo spazio esterno montano». Un altro elemento integrativo del design esterno e interno sono le tipiche “Heutücher” «teli di lino che separano i terrazzi delle camere». Per quanto riguarda l’interior design, le suite sono caratterizzate da planimetrie quasi quadrate mentre le grandi vetrate permettono un massimo di luce naturale. «Il letto offre la sensazione di dormire immerso nel paesaggio. La zona lounge di ogni stanza contiene un divano grande e si completa

attraverso teloni storici di lino tradizionale, fatti con un tessuto del 1925, filati a mano su un telaio del 1901. La zona benessere è composta di una piscina principale e una zona sauna. Una sauna finlandese, sauna alle erbe, bagno di vapore, diverse sale riposo e una zona notte completano la parte nuova dell´edificio. L’intero spazio si trova in mezzo al lago, e riflette tramite superfici vetrate le onde sottili del lago che la circonda». Ogni elemento è stato concepito e progettato da noa* con l’idea di una filosofia attenta al dettaglio per la tradizione e l’artigianato locale. «noa* utilizza esclusivamente materiali tradizionali come il rivestimento in pietra naturale, legno, vetro o lino». 159


Foto di Lorenza Daverio

Natura e artificio Per la sua seconda edizione, lo spazio AAA+A ha inteso dare risalto alla comunicazione dell’arte indirizzata al rapporto con il paesaggio. Una scelta significativa, manifestata all’interno di un contesto fieristico come è quello di Made Expo 2012 di Fortunato D’Amico

Planetarium è la sezione di AAA+A che intende coniugare cultura, arte e territorio, proponendo installazioni multimediali dedicate a questi specifici argomenti. La rassegna, attraverso quattordici video elaborati da artisti nazionali e internazionali, racconta la tendenza e le riflessioni culturali in atto sul tema “Natura e Artificio”. Le opere, selezionate insieme a Chiara Canali, segnalano con l’ausilio di immagini e sequenze emblematiche, le difficoltà della vita moderna, così come è vissuta dai cittadini, stretta nella morsa di un consumismo giunto ormai al collasso per 160

sopraggiunti limiti di età. Negli scenari filmici ogni visitatore potrà riconoscere prospettive che gli appartengono e scoprire gli antidoti necessari alla sopravvivenza nostra e del pianeta che, per oltre un secolo, ci siamo drammaticamente dimenticati di curare e sostenere. Carina Aprile, Domenico Buzzetti con Michela Pozzi, Silvia Capiluppi, Deproducers, Christiane Draffehn, Andrea Felice, Alessandro Girami, Alice Grassi, Pina Inferrera, Dario Migliardi, Roberto Mosca Ros, Nino Mustica, Andy Others, Daniele Pignatelli: sono gli autori dei filmati di “Natura e


LUOGHI DELL’ARTE | Fortunato D’Amico

Lo spazio AAA+A, è organizzato dall’architetto Fortunato D’Amico, a destra un’opera dell’artista Duilio Forte

Attraverso video, suoni, racconti scientifici, immagini spaziali, Planetario interagisce con il pubblico, illustra le meraviglie del cosmo ed esplora mondi lontani

Artificio”. Tra questi il video dei Deproducers dal titolo “Planetario”, riconosciuto come lavoro rappresentativo di questa manifestazione perché evidenzia un esperimento interessante nell’ambito dell’integrazione delle diverse discipline artistiche. Il gruppo di lavoro è composto da quattro musicisti e produttori italiani, (Vittorio Cosma, Max Casacci, Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigalia) che insieme al direttore del Planetario di Milano, Fabio Peri, hanno avviato un progetto culturale innovativo di musica per conferenze. Attraverso video, suoni, racconti scientifici, immagini spaziali, in parte messe a disposizioni dall’Esa, Agenzia Spaziale Europea, Planetario interagisce con un pubblico vasto ed eterogeneo con un racconto che illustra le meraviglie del cosmo ed esplora mondi lontani. Lo spazio di AAA+A presenta inoltre due installazioni di giovani artisti, Manuel Felisi e Duilio Forte. Felisi propone il riciclo di una vecchia Ape Car, incastrando nel cassonetto anteriore una micro attività agricola trasportabile. Non è da meno la provocazione proposta da Duilio Forte, costruttore instancabile di cavalli in legno alti diversi metri che sostengono, nel loro ventre, casette in legno

abitabili. Nell’area mostra sono esposti anche i lavori degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Brera, selezionati da Filippo De Filippi, che con il docente hanno elaborato oggetti di design e di arte riferiti il tema dell’agricoltura. Le piante sono le protagoniste della performance curata da alcuni musicisti della comunità di Damanhur, che si esibiscono con melodie create dialogando con gli alberi. AAA+A ospita anche la mostra Esploratorio Costruire Paesaggi, percorso espositivo ipertestuale a cura di Anna Lambertini. Multigreen, in between green, smart green, infill green, extreme green: sono le cinque parole chiave per interconnettere i diversi livelli delle letture e filtrare da cui far scaturire categorie di progetto per ripensare alla città e ai suoi "vuoti". AAA+A è anche artefice del convegno internazionale dal titolo Next Landscapes – High Green Tech Symposium 2012, curato da Maurizio Corrado. Tra i relatori: Piero Gilardi direttore del PAV, Parco d'Arte Vivente di Torino, e Boris Podrecca, architetto viennese, che si sta occupando della forestizzazione della capitale austriaca. 161


CONTAINER ARCHITECTURE | Fabio Negrini

La Mecoser Sistemi si trova a Casalnuovo (NA) www.mecosersistemi.it www.myboxitalia.it

Da scatole a nuovo design Modulo di trasporto globale standardizzato sin dal 1956, ora il container assume fascino e destinazioni nuove, con un paradigma di uso eclettico in architettura. Ne parla Fabio Negrini. «Il pittogramma di un nuovo modo di vivere» di Amedeo Longhi

Da sempre il container è uno dei simboli dell’economia, del mercato, del commercio su larga scala. Oggi però, è diventato anche una fonte di fascino per molti architetti. Il NRW-Forum di Düsseldorf ha invitato rinomati designer e artisti a presentare progetti per la container architecture, proponendo il container come pittogramma di un nuovo modo di vivere urbano ed elemento di architettura moderna. I container sono utilizzati come musei e scatole espositive per una mostra video alla ZKM di Karlsruhe. Il Push Button Mobile Museum, sviluppato per l’Unesco, sarà in tour in Africa con una mostra di opere di artisti come Paul McCarthy, James Turrell e Carsten Hölle. Appollaiati come attici sui tetti di New York o come opere architettoniche sul roofscape di San Francisco, impilati per creare edifici residenziali a Londra o appartamenti a Melbourne, i container possono essere utilizzati come negozi, bar, ristoranti. Un esempio è il Puma City, che ha viaggiato in tutto il 162

mondo, o il Freitag Flagship Store, che ha ricevuto il Premio di Design della Germania. «Arte e architettura applicate al container, un mondo affascinante, hanno conquistato anche noi», afferma Fabio Negrini, che rappresenta la Mecoser Sistemi, società leader internazionale nella progettazione e produzione di container speciali per l’utilizzo in ambito industriale di peace keeping e della ricerca. «Per questo ci proponiamo al mondo dell’architettura, del design e dell’arte italiana per la realizzazione di progetti di “Container Art & Architecture” mettendo a disposizione la nostra struttura e il nostro know-how». Senza tradire i risvolti pratici del prodotto: «Dal 2010 abbiamo dato vita a My Box, il primo servizio di “self storage”, o depositi temporanei, in Italia che utilizza il container per rispondere alle moderne esigenze di spazio e sicurezza e consiste nel noleggio di container, posti in aree attrezzate, dove poter conservare al sicuro le proprie cose per brevi o lunghi periodi».



Coperture artistiche Per chi si occupa di restaurare edifici storici o lavorare su tetti di nuova costruzione, la passione deve affiancarsi alla precisione e alla cura di ogni singolo dettaglio. Ăˆ cosĂŹ che nascono vere e proprie coperture artistiche di Marco Tedeschi

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RESTAURO | Stefan Pinter

In apertura e a sinistra, il restauro del Santuario di San Romedio. A destra, l’albergo Corte Valier a Lazise. Entrambi i lavori sono stati eseguiti dalla P-Dach di Egna (BZ) www.p-dach.it

«Restaurare la copertura del Santuario di San Romedio ha rappresentato sicuramente uno dei lavori più interessanti eseguito nei 25 anni della nostra attività, innanzitutto per il luogo dove il santuario si trova, con il conseguente problema logistico, ma anche per le pendenze del tetto e per la diversità dei materiali con i quali lavorare». Stefan Pinter presenta così uno dei lavori più maestosi della P-Dach. «La nostra specialità – prosegue Pinter - sono i restauri e risanamenti di tetti esistenti, ma logicamente lavoriamo anche sulla nuova costruzione». La P-Dach è nata nel 1986 proprio per reagire alla mancanza di specialisti nella posa in opera di coperture tradizionali. «Il restauro di edifici storici, specialmente di chiese e campanili, richiedeva l’esecuzione di opere di lattoneria e così dal 1989 abbiamo assunto lattonieri specializzati. La passione di alcuni collaboratori per il legno ci ha portato anche a offrire lavori di carpenteria. Assumendo poi personale specializzato nella lavorazione del legno, da ormai 20 anni costruiamo tetti e case in legno». Lavorare e restaurare un tetto implica una grande professionalità che coinvolge molti aspetti. «I nostri sono lavori eseguiti con meticolosità e professionalità, in modo che la committenza non sia costretta, come spesso purtroppo succede, a dover risanare le opere soltanto dopo pochi anni. Questo avviene usando materiali di qualità, ma soprattutto avvalendoci

dell’esperienza dei collaboratori che lavorano con noi da anni e che partecipano regolarmente a corsi di formazione. Chi lavora con noi non sa soltanto fare il suo mestiere a regola d’arte, ma lo esegue con precisione e passione curando anche i minimi dettagli. Senza un’accurata esecuzione dei lavori e la meticolosa cura dei particolari il miglior materiale non serve a niente». Gli interventi della P-Dach sono soprattutto nel Trentino Alto Adige ma anche nel resto della penisola e nella vicina Austria e Germania. «Tra i lavori di cui andiamo più soddisfatti – conclude Pinter - c’è sicuramente la realizzazione dell’albergo Corte Valier situato sul lungo lago di Lazise. Il tetto di circa 3.500 mq, tutto rotondo con la cupola, la sala d’ingresso e i tettucci adiacenti entreranno nella storia della nostra ditta. I carpentieri dovevano costruire in legno tetti adottando diverse soluzioni: struttura con travatura a vista, perlinato incastrato nella carpenteria in ferro oppure panelli, e realizzando diverse forme rotonde, convesse e concave, cercando di trovare per ogni esigenza il metodo migliore. Per di più doveva essere garantita una perfetta areazione del tetto, condizione richiesta dalla tipologia della copertura. Per i lattonieri la posa in opera della lamiera in zinco titanio è stata un lavoro estremamente bello e difficile, poiché il materiale è delicato nella lavorazione in genere, ma particolarmente su un fabbricato di questa forma». 165


Ricostruire l’arte e la storia Un esempio di ingegno e tenacia dopo un disastro sismico. Pierpaolo Patti parla della sua esperienza dopo il terremoto della Val di Noto, che ne minacciò il patrimonio artistico e non solo di Renato Ferretti

Da trauma scioccante a occasione per aumentare le proprie competenze tecniche e capacità produttive. Il dramma del terremoto che colpì la Val di Noto ha dato l’occasione per dimostrare la determinazione e le risorse delle comunità. Di questi esempi ce ne sono molti in quella parte della Sicilia orientale, che nel 1990 si è dovuta rimboccare le maniche per ricostruire, ma anche mettere in sicurezza o restaurare ciò che di prezioso a livello artistico e architettonico i centri abitati della zona avevano. «Gli interventi - spiega Pierpaolo Patti, titolare di Appaltitalia - furono inerenti alla messa in sicurezza di edifici di interesse storico artistico e relativi consolidamenti strutturali effettuati nell’Antico Carcere Borbonico e l’Ospizio Comunale “Paolo Maltese” a Noto, nella Basilica San Nicolò di Bari in Palazzolo Acreide e nella Chiesa di Sant’Anna a Vizzini. Inoltre – dice Patti –, abbiamo esteso l’attività anche nel settore dell’edilizia penitenziaria raggiungendo un certo livello di efficienza in ordine ai tempi di consegna anticipati. Un 166

altro aspetto importante a cui abbiamo sempre tenuto molto è la tecnologia volta ai controlli e all’efficienza per garantire la sicurezza degli istituti penitenziari e per una razionale gestione del personale operativo in servizio. Al riguardo l’impresa, non a caso, possiede il quinto livello della classificazione Soa per gli impianti tecnologici, e, trattandosi di opere segretate, possiede la necessaria Abilitazione (Nos), sino a livello Riservatissimo nell’ambito Nato, rilasciata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Autorità Nazionale per la Sicurezza». Uno dei lavori più significativi degli ultimi anni, sia per le difficoltà affrontate che per l’importanza della sua funzione nel territorio, è rappresentato dal nuovo carcere di Favignana. La struttura infatti libera Castel San Giacomo restituendolo alla comunità dell’isola. «Il progetto – ricorda Patti – spostava i locali adibiti alla detenzione su quello che è l’ampliamento di vicini edifici preesistenti, realizzati nel 1929: questi costituiscono tuttora i reparti di lavorazione sui quali Appaltitialia


EDIFICI STORICI | Pierpaolo Patti

Nella pagina precedente, il cortile del monastero si Sant’Anna a Piazza Armerina (EN); in alto il restauro del Castello di Brucoli; a fianco il nuovo carcere di Favignana durante e dopo i lavori; in basso, l’affresco di una cupola interna alla chiesa SS. Annunziata di Arienzo (CE) www.appaltitalia.net

La realizzazione del nuovo carcere di Favignana non era delle più semplici dato il terreno limoso, con la presenza di una falda freatica

avrebbe costruito due nuovi piani, senza però scaricarne il peso sulla vecchia struttura comunque di interesse storico. L’operazione non era delle più semplici dato il terreno limoso e sabbioso, con la presenza di una falda freatica. In più la società ha realizzato nuovi locali accessori a quelli detentivi: una chiesa, una sala polivalente e un corpo ufficio di quattro piani. Per questi ultimi si è reso necessario scavare ad una profondità di 7 metri in adiacenza delle fondamenta dei vecchi edifici storici da mantenere». Le costruzioni che presentano condizioni precarie sono quindi una delle specialità dell’azienda di Patti, che non a caso possiede altresì un adeguato livello di classificazione Soa per realizzazione di interventi speciali in fondazione e consolidamento di terreni. «Ma non solo – precisa Patti – i nostri interventi negli ultimi anni si sono rivolti a più aspetti del settore: dalla costruzione al restauro, dalla ristrutturazione e adeguamento alla riqualificazione urbana e urbanizzazione primaria». 167


EDIFICI STORICI | Vito Barozzi

La Cobar Spa ha sede ad Altamura (BA) www.cobarspa.it

La responsabilità della storia Restaurare e consolidare utilizzando materiali compatibili. E al tempo stesso adeguare impiantisticamente il fabbricato, con le tecnologie più all’avanguardia. Vito Barozzi descrive le responsabilità del restauro di Renato Ferretti

Realizzare il restauro di opere come Palazzo Barberini a Roma, o il teatro San Carlo di Napoli, o ancora il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, non può che essere appannaggio di pochi esperti. La responsabilità della storia e dell’arte gravano su questi specialisti, che forse non si abituano mai a sopportarne il peso. Vito Barozzi, titolare di Cobar, ha legato gran parte dell’attività della sua azienda a opere di restauro di questa importanza. «In particolare – precisa Barozzi –, Cobar è inserita nell’albo delle imprese di fiducia del Ministero dei Beni Culturali. E uno dei lavori di maggior prestigio da noi affrontati negli ultimi anni è stato senz’altro il restauro di Palazzo Barberini a Roma, sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica. La grande difficoltà nel restauro di un monumento di tale importanza, sede di un museo tra i più visitati di Roma, sta essenzialmente nel dover conferire gli standard di sicurezza e benessere agli spazi espositivi, in modo da renderlo competitivo con contenitori moderni e 168

progettati proprio per essere musei». Il problema, come spiega Barozzi, ha una duplice natura. «Da una parte restaurare e consolidare l’edificio e le sue superfici, utilizzando unicamente materiali compatibili con quelli esistenti e con le tecniche costruttive storiche. Dall’altra, adeguare impiantisticamente il fabbricato, con le tecnologie più all’avanguardia soprattutto in termini di climatizzazione degli ambienti e di impiantistica speciale, antivandalismo ed antintrusione. Un intervento difficile, discreto e rispettoso». Questo tipo di realizzazioni hanno, secondo il titolare di Cobar, conseguenze dirette su chi ha svolto i lavori. «Aver lavorato su opere di tale importanza, anche simbolica, per il nostro paese, ha comunque rappresentato una crescita sia sotto il profilo professionale che culturale. Le nostre maestranze hanno dovuto maturare una grande consapevolezza dell’importanza del monumento che avevano di fronte». C&P



INDAGINI DIAGNOSTICHE | Saverio Renda

Il Laboratorio per l’Architettura Storica si trova a Palermo www.architetturastorica.it

Difendere il patrimonio architettonico La conoscenza del ricchissimo patrimonio edilizio italiano è il primo passo per la sua salvaguardia. Senza sottovalutare l’aspetto manutentivo, come ricorda Saverio Renda di Amedeo Longhi

«Secondo Giambattista Vico, “la verità umana è ciò che l’uomo conosce costruendolo con le sue azioni e formandolo attraverso di esse”. È questa la filosofia metodologica che guida il nostro lavoro», spiega Saverio Renda, amministratore del Laboratorio per l’Architettura Storica. Opificio di studi e ricerche sul costruito storico, pioniere nell’applicazione delle tecnologie mediche sui materiali da costruzione, il Las ha mantenuto negli anni la stessa avanguardia e lo stesso entusiasmo nella diagnostica e nei rilievi del patrimonio architettonico. Recentemente sono state rinnovate le strumentazioni, ma è stata anche avviata la complessa “costruzione” di una nuova disciplina, la manutenzione, che «per noi non è una forma di intervento sul costruito che si ferma lì dove inizia il restauro. L’applicazione su vasta scala di interventi manutentivi ci ha costretti a una profonda riorganizzazione per offrire capacità scientifiche specializzate a basso costo e alta velocità anche negli 170

interventi su architetture residenziali o contemporanee». Il Las, infatti, applica a qualunque edificio il principio della prevenzione, svolgendo approfondite indagini diagnostiche, poi riassunte in un “libretto di manutenzione” personalizzato e aggiornabile. «Non è facile far capire l’importanza di un monitoraggio costante, ma la dimensione ecologica dell’abitare, il risparmio di risorse economiche o naturali, la riconversione delle fonti energetiche o l’ottimizzazione delle tecnologie costruttive sono concetti che si stanno lentamente affermando. Noi rispondiamo a questa rivoluzione del costruire, che passa attraverso una profonda conoscenza degli edifici, con la diagnostica e i rilievi e l’applicazione di metodiche tese ad annullare l’ipotesi restaurativa». Il sito web del LAS diventerà un “portale culturale” in cui ogni edificio verrà schedato in spazi ad accesso limitato e saranno messe a disposizione della comunità scientifica le esperienze operative.



Un layout al femminile Thun presenta i nuovi punti vendita creati ad hoc per ospitare la linea dedicata alle donne. Un progetto che mira a far coincidere i valori estetici del brand con quelli dello spazio commerciale. A illustrare le scelte stilistiche dei nuovi store è l’amministratore delegato Paolo Denti di Filippo Belli

È dedicata all’universo femminile la nuova collezione Thun. Un ulteriore passo avanti nel segmento fashion, che consolida le prospettive di espansione del celebre marchio, autore dell’angelo di Bolzano più famoso nel mondo. Borse in pelle, foulard in seta, stole in lana, agende, portafogli e accessori che vanno ad affiancare i bijoux della linea. Una rivoluzione stilistica che vedrà protagonisti anche gli store del marchio altoatesino. Punti vendita concepiti proprio in virtù delle esigenze del target femminile. I primi sono già 172

stati inaugurati a Pechino e, entro la fine del 2012, ne apriranno sei in Italia, distribuiti lungo tutta la Penisola, da Vicenza fino a Catania. «Tramite i nostri negozi intendiamo trasmettere a colpo d’occhio lo stile e la competenza del marchio – spiega Paolo Denti, amministratore delegato di Thun Spa – Una coerenza stilistica che si raggiunge richiamando nell’ambiente le cromie e le forme morbide tipiche del brand, utilizzando negli arredi materiali pregiati e naturali». Ambienti, dunque, in cui la donna è protagonista. L’intenzione è quella di creare uno


SPAZI COMMERCIALI | Paolo Denti

Paolo Denti, amministratore delegato di Thun Spa www.thun.com

Una coerenza stilistica che si raggiunge richiamando nell’ambiente le cromie e le forme morbide tipiche del brand. Utilizzando negli arredi materiali pregiati e naturali

spazio sobrio ma femminile, dinamico, declinabile ai diversi mood stagionali. Lo studio del layout, cominciato a gennaio 2012, ha portato a un negozio strutturato sull’asimmetria dei volumi e sulla bicromia dei colori crema e nocciola. L’obiettivo è stato quello di creare un ambiente più vicino al concetto di showroom, conferendo maggior spazio all’esposizione del prodotto. Elementi che contraddistinguono questo store sono l’inserimento di un lightbox centrale, con un’immagine rappresentativa della Donna Thun, e la scelta di nascondere il banco cassa, come in un vero showroom. La pavimentazione è in tessuto polivinilico, mentre le pareti sono tinteggiate in bicromia. Sulla parte color crema, è stato inserito un decoro in rilievo che raffigura l’albero della vita, chiaro riferimento alle

icone Thun. I moduli dell’arredamento sono realizzati in impiallacciatura in rovere, con finitura grezza, per richiamare l’artigianalità e l’utilizzo di materiali naturali, che hanno da sempre caratterizzato i prodotti Thun. Il banco cassa e l’isola a cuore sono invece laccati. «Le prime aperture del format Donna hanno lo scopo di essere rappresentative per un test iniziale, che prevede poi un’espansione su larga scala – sottolinea l’amministratore delegato –. Abbiamo voluto creare un luogo caratterizzato da una forte coerenza stilistica, sia dal punto di vista dell’immagine del marchio che dal punto di vista delle emozioni che questo suscita. L’obiettivo è quello di creare un piccolo atelier dove trovare prodotti, atmosfera e servizio in linea con il vissuto del nostro marchio». 173


Spazi innovativi dalle linee semplici Arredi dalle linee pulite e dai materiali innovativi, capaci di dare risalto ad attività commerciali e gastronomiche molto diversificate. È questo il trend attuale. Ne parla Marco Gabrieli di Emanuela Caruso

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Oggi, sempre più attività gastronomiche – come i bar – tendono a riunire e proporre un’ampia e diversificata gamma di prodotti, ponendosi non solo nei panni di bar, ma anche in quelli di pasticceria, gelateria, gastronomia, panetteria e focacceria. Ecco allora che le imprese impegnate nella progettazione e realizzazione degli arredi di queste attività commerciali devono saper studiare e individuare soluzioni in grado di esaltare la molteplicità di prodotti e di funzioni di ogni locale. Come spiega Marco Gabrieli, titolare della società Novaleas, specializzata proprio nell’arredo di bar, caffetterie, pasticcerie, wine-bar, negozi, tabaccherie e food retails: «Con le vetrine di vecchia concezione era impossibile riuscire a creare un arredo omogeneo per i locali che al loro interno racchiudono più attività, ragion per cui la nostra impresa ha adottato – e siamo stati tra i primi a


SPAZI COMMERCIALI | Marco Gabrieli

Uniamo il comfort all’aspetto funzionale, a quello estetico e, in particolar modo, a quello tecnico

La Novaleas ha sede ad Alezio (LE) www.novaleas.it

farlo – vetrine di ultima generazione, uscite da meno di un anno, capaci di dare all’arredo di un bar o di un altro ritrovo gastronomico un aspetto omogeneo e di creare sintonia tra le varie tipologie di prodotto offerte. Gli utenti stanno apprezzando questa soluzione e la richiedono con crescente insistenza». Sempre attenta a suggerire soluzioni innovative e “non ancora viste”, la Novaleas si impegna anche nell’utilizzo di materiali d’avanguardia e in linea con le tendenze del momento. «Nell’ultimo periodo – continua Marco Gabrieli – lo stile che va per la maggiore in termini di arredo dei locali commerciali è quello moderno e pulito e, di conseguenza, i materiali più utilizzati e innovativi sono i laminati, che tra colori, soluzioni e tipologie offrono un’ampia scelta e permettono di realizzare arredi mai uguali e sempre personalizzati. A tal proposito, la Germania ha da poco immesso sul mercato materiali estremamente innovativi». Proprio gli arredi su misura realizzati in base alle specifiche esigenze del committente rappresentano un

punto di forza della Novaleas, che si occupa di tutte le fasi di realizzazione. «Studiamo, progettiamo, curiamo l’aspetto logistico, quello tecnico e quello estetico, impostiamo il lavoro e forniamo consulenze. Cerchiamo di dare ai vari locali e spazi funzionalità, comfort e valore tecnico-estetico. Caratteristiche che si possono riscontrare in tutti i lavori svolti finora». Lavori anche piuttosto importanti e che hanno contribuito a rendere ancora più belle alcune città d’Italia, come nel caso del centro di Lecce. Conclude, infatti, Marco Gabrieli: «In Piazza Mazzini, a Lecce, abbiamo realizzato il Bar 300mila, che ci è valso vari riconoscimenti anche a livello regionale e dentro il quale, addirittura, è stato girato un film. Attualmente, sempre in Piazza Mazzini, stiamo lavorando su un bar-gelateria commissionato da un ex calciatore di serie A del Lecce. La provincia di Lecce rappresenta il nostro maggior bacino di mercato, ma operiamo anche nel Centro e Nord Italia e qualche volta anche all’estero». 175


Lo spazio indeterminato prende forma Materia, contrasti, geometrie mai scontate. Da un non luogo a uno spazio ricco di significati e messaggi. L’esperienza della Tecno Soluzioni nella realizzazione della nuova Atelier Comprof di Filippo Belli

Porre un tratto distintivo, architettonico e di arredo, su uno spazio vuoto, prefabbricato, tanto lineare quanto anonimo. Una sfida che i progettisti della Tecno Soluzioni di Napoli hanno colto, accettando di occuparsi della realizzazione dell’Atelier Comprof. Uno spazio che si trova all’interno del Cis – Città degli Affari – di Nola. 550mila metri quadrati di capannoni. Contenitori semplici, uguali l’uno all’altro, in cui si sono inserite oltre 300 aziende. L’obiettivo di Atelier Comprof, società di distribuzione di attrezzature e prodotti per acconciatori ed estetisti, non era certamente semplice da raggiungere. «Nostro compito era realizzare un ambiente comunicativo, adiacente ai valori estetici e ai messaggi che l’azienda intende trasmettere alla sua committenza – racconta l’architetto Giuseppe Forte, progettista e Direttore dei Lavori –. Dovevamo, in pratica, partire da uno spazio indeterminato esterno, privo di soggettività, per poi creare un interno altamente distinguibile, capace di 176

trasmettere l’immagine del brand e la sua mission». Sdoganarsi, dunque, dallo spazio anonimo. Realizzando un ambiente allo stesso tempo sobrio ma accogliente, che faccia sentire gli ospiti a proprio agio e che dia la possibilità di lavorare e comunicare. Il tutto in un’area ampia ma, all’occorrenza, anche riservata. Il tema dell’architettura nell’architettura diventa il filo conduttore del progetto. «Il nuovo spazio dell’Atelier è contenuto nel capannone, che diviene limite fisico del progetto. Con questo, però, si instaura un rapporto conflittuale – sottolinea Forte –. Nei tagli non ortogonali delle murature, che nascondono i pilastri della struttura in calcestruzzo armato, e nelle pareti destrutturate da forme geometriche, a volte rigide, a volte morbide, si denuncia la libertà dell’organizzazione funzionale interna». Un gioco di contrasto che trova nell’ampia hall il suo fulcro. Centro da cui è possibile accedere a tutti gli


SPAZI COMMERCIALI | Giuseppe Forte

In apertura, esempio di rivestimento in Alucobond, “Clinic Center Spa” P.co S. Paolo- Fuorigrotta (NA), a destra hall dell’Atelier Comprof www.tecnosoluzioni.org

La hall figura come un elemento quasi scultoreo, capace di attirare involontariamente lo sguardo del visitatore, portandolo direttamente all’accoglienza

ambienti. «La hall è caratterizzata da un banco reception/bar in corian bianco che, in opposizione alle geometrie che lo circondano, figura come un elemento quasi scultoreo, capace di attirare involontariamente lo sguardo del visitatore, portandolo direttamente all’accoglienza. La presenza del verde, inserito sia in fioriere strutturali che in vasi, crea un insieme caldo e singolare». Dalla hall si accede quindi all’auditorium, strutturato per circa cento persone, dotato di particolari impianti per effetti di luce, adatti a ogni evento, oltre a impianti di ripresa audiovisiva e di proiezione. All’opposto sono situati gli uffici e un’area commerciale caratterizzata da un lungo corridoio totalmente paramentato mediante Dibond mirror e vetrate a tutta altezza». La ricerca dei materiali è evidentemente basilare per il gruppo della Tecno Soluzioni Srl. Materiali magistralmente affiancati all’utilizzo di tecnologia e

tradizioni che hanno reso l’azienda un punto di riferimento nei serramenti, nell’arredo negozi, nelle insegne luminose e nella realizzazione di facciate continue vetrate e in compositi quali l’Alucobond, il Reynobond, il Naturalbond. Gli operai specializzati sono in grado di intervenire nelle varie fasi della produzione, secondo le più aggiornate tecniche di lavorazione dell’alluminio, dell’acciaio inox e dei materiali compositi. La sinergia di tali elementi consente di offrire, oltre alla consulenza progettuale, ulteriori servizi come il taglio piega, la calandratura, la punzonatura e la deformazione della lamiera, la curvatura dei profili con macchinari nuovi a controllo numerico e il taglio plasma ad alta definizione. «Il nostro obiettivo è garantire una consulenza tecnica efficace, al fine di rispondere a ogni sorta di esigenza progettuale e di risolvere gli svariati problemi costruttivi che si possono palesare in ogni realizzazione». 177


Ambienti che rispettano l’ambiente Qualità produttiva e coscienza ambientale: un binomio virtuoso. Carlo Comani racconta la sua esperienza nel mercato dei pavimenti in legno di Lodovico Bevilacqua

Fra i complementi d’arredo il parquet rappresenta senza dubbio l’elemento più elegante e pregiato, che offre al progettista e all’utente finale la possibilità di personalizzare l’ambiente domestico in maniera calda e accattivante. L’investimento su nuove tecniche e metodologie di lavorazione del legno diviene quindi la priorità per ogni azienda impegnata nel settore, come conferma Carlo Comani, amministratore delegato della bolognese Gazzotti. «Più di un secolo di esperienza produttiva ha permesso all’azienda di raggiungere un livello di competenza realizzativa davvero soddisfacente; la nostra attitudine migliorativa ci impone tuttavia di proseguire nella ricerca di soluzioni produttive sempre più innovative e funzionali». Che rapporti avete con il mondo della progettazione? «Il parquet è oggi un complemento di arredo importante nella personalizzazione della casa. Di conseguenza il progettista o interior designer è ritornato protagonista nella scelta del nostro prodotto. I nostri prodotti vengono realizzati per 178

Carlo Comani, amministratore delegato della Gazzotti Spa di Trebbo di Reno (BO) www.gazzotti.it


INTERNI | Carlo Comani

stimolare la creatività dei progettisti e per permettere una personalizzazione unica in ogni ambiente». Quali sono i risultati che avete finora ottenuto nell’ambito della bioedilizia? E quali gli obiettivi del progetto che state portando avanti con l’Università di Bologna? «Quando si parla di bioedilizia si parla troppo spesso di una filosofia. Noi crediamo invece che sia necessario affrontare il problema in maniera concreta. È per questo che già dal 2008 abbiamo intrapreso con la collaborazione di Paolo Rava, bioarchitetto dell’Università di Ferrara, uno studio sulla nostra linea Vintage per definire un percorso concreto della bioedilizia pubblicato sul manuale ‘Vintage Gazzotti: il parquet per la bioedilizia’. L’argomento affrontato in maniera scientifica e non approssimativa ci ha permesso di proporre i nostri prodotti Vintage in tanti lavori di grande prestigio, culminati con la realizzazione di i.lab di Italcementi al parco scientifico-tecnologico del Kilometro Rosso di Bergamo, prima realizzazione italiana Leed Platinum. Cerchiamo però di essere un’azienda dinamica: è nata pertanto quest’anno una collaborazione con il professor Luca Guardigli, della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Bologna. La collaborazione è mirata a proseguire gli studi e le ricerche sui nostri prodotti Vintage per quanto riguarda l’ecocompatibilità». In che modo l’uso del legno contribuisce a progettare e sviluppare la massima qualità di vita e comfort all’interno dell’edificio? «È scientificamente accertato che il legno, proprio per le sue caratteristiche naturali, migliori la qualità della vita all’interno delle mura domestiche. Partendo da questo presupposto abbiamo creato il

Lo sviluppo di una matura e consapevole coscienza ambientale ha imposto l’adeguamento della produzione a rigidi parametri di compatibilità ambientale

parquet con l’esclusiva finitura Vintage, la finitura microporosa dalla straordinaria naturalezza, unica nel suo genere, che dà la sensazione di essere sempre a contatto con il legno. Vintage si inserisce nell’armonia domestica contribuendo a creare un ambiente biocompatibile dove le persone possano vivere in piena sicurezza e in sintonia con la natura». Come vedete il 2013 per il vostro settore? «Fare previsioni oggi è veramente difficile. L’edilizia vive un periodo molto complesso acuito dal difficile accesso al credito e dalla pressione fiscale sulla casa. Io personalmente credo che il 2013 potrebbe rappresentare un momento di fine caduta, o di svolta, ovviamente facendo riferimento al mercato delle ristrutturazioni. Ed è proprio in questo segmento e nel contatto con i progettisti che Gazzotti investe sul futuro. Nuovi prodotti, nuove finiture, ricerca e sviluppo, segmentazione di mercato: queste le nostre ricette per il 2013». 179


INTERNI | Elisabetta Cardinali e Francesco Valenti

Un pavimento Savoia Black Walnut sbottato realizzato da Il Parquet&Co. di Bologna www.parquetcompany.it

Rivisitando i formati storici La tendenza a rompere gli schemi e una voglia di discontinuità. Elisabetta Cardinali e Francesco Valenti presentano il recupero dei formati storici nei pavimenti di legno contemporanei. Tutti realizzati in modo artigianale in Toscana di Luca Càvera

Chi sceglie un parquet cerca delle sensazioni, riconoscibili a prima vista e al primo tatto. La naturalità del legno deve insomma apparire autentica agli occhi e deve poi essere confermata dal contatto col palmo della mano. È a partire da questa idea che Elisabetta Cardinali e Francesco Valenti de Il Parquet&Co. con sedi a Roma, Bologna e Rimini, hanno fondato la loro ricerca stilistica sui pavimenti in legno. «Al di là dell’ambientazione per cui un dato pavimento è stato pensato – spiega Cardinali – oggi c’è la tendenza a rompere certi schemi. Esempio: uno spazio lineare e moderno con un pavimento dall’aspetto “sofferto” e magari dai toni caldi. Oppure, in un ambiente ricco e decorato, una superficie semplice e di colore chiaro, che dia neutralità e respiro ad altri elementi». Il percorso di innovazione e ricerca è iniziato nella seconda metà degli anni 90, riprendendo e, a volte, reinventando formati storici, come alternative alle pavimentazioni diffuse in quegli anni. Come spiega 180

Valenti: «Abbiamo riproposto tavolati, quadroni, spine di vario tipo e tante altre tessiture. E soprattutto lavorato sulle superfici e le finiture, recuperando, e modernizzando, le antiche tecniche a olio e cera di un tempo». Se ultimamente il mercato si è concentrato su pochi formati fissi, Cardinali e Valenti hanno invece scelto di moltiplicare la propria offerta, ma concentrandosi su prodotti artigianali che realizzano in Toscana – dove esiste una lunga tradizione nella lavorazione del legno. Come aggiunge Cardinali: «Abbiamo creato una gamma di parquet adatti a diverse esigenze – dal recupero storico e rustico di classe fino agli interni classici, contemporanei e di tendenza. Questa ecletticità è possibile grazie all’alto contenuto di manualità della filiera produttiva, che ci consente di offrire un prodotto curato nei dettagli, flessibile e adattabile alle richieste di progettisti e committenza».



Tra architettura e artigianato Una maestranza altoatesina invidiata nel mondo. Alla scoperta di una delle più importanti falegnamerie di Bolzano. Tra ecologia ed efficienza produttiva di Filippo Belli

La falegnameria Rier Joseph si trova a Siusi (BZ)

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La sapiente mano altoatesina modella il legno, lo forgia con precisione, portando nel mondo le qualità di un materiale ricco di funzionalità oltre che dall’innegabile appeal estetico. E oggi, una delle realtà artigianali più ammirate d’Europa, deve tenere il passo con le richieste di un mercato sempre più avanzato e sofisticato. Lo sanno bene le maestranze della falegnameria Rier, di Siusi, in provincia di Bolzano. Una realtà con oltre trentacinque anni di storia specializzata nella realizzazione di interni e complementi per il settore alberghiero. E sono suoi i legni utilizzati per la realizzazione e l’arredo dell’hotel Valentinerhof, situato a Castelrotto, vicino all’alpe di Siusi. Un progetto candidato al prestigioso Sleep Award 2012 e realizzato insieme agli architetti dello studio Noa* di Bolzano. «La collaborazione con la falegnameria è sempre stata strettissima – spiega l’architetto Stefan Rier –. Ciò che distingue questa realtà è proprio la connessione strategica tra chi lavora i materiali e chi disegna i


INTERNI | Stefan Rier

Il legno è un materiale naturale, vivo, fa parte del nostro territorio. Nella sua solidità e nella sua naturalezza, è racchiusa l’essenza della nostra terra

progetti. Per noi progettisti ciò è fondamentale, è garanzia di qualità, rispetto delle tempistiche e sinergia». I project manager della falegnameria altoatesina, infatti, costituiscono un imprescindibile trait d’union tra architettura e artigianato. Non solo, coordinano anche un lavoro dai ritmi serrati. In soli tre mesi, le maestranze della falegnameria riescono a realizzare le componenti per 60 e oltre camere d’albergo. «Questo è fondamentale ai fini del rispetto dei tempi e delle esigenze della nostra committenza, a cominciare dalle aziende alberghiere, che non possono sprecare risorse temporali o finanziarie». Altra peculiarità centrale nelle logiche di utilizzo del legno, è quella ambientale. Per gli altoatesini, in particolare, il suo impiego rientra in una cultura green e di valorizzazione delle proprie risorse che fa scuola nel mondo. «Il legno è un materiale naturale, vivo, fa parte del nostro territorio – sottolinea l’architetto Rier . Nel legno, nella sua solidità e nella sua naturalezza, è

racchiusa l’essenza della nostra terra. Per noi, utilizzare ciò che proviene dai nostri alberi, sempre ovviamente prestando attenzione a una logica di riforestazione ciclica, significa anche fare leva su uno sviluppo edile a basso impatto ambientale». L’utilizzo dei legni locali, infatti, è essenziale per favorire un’economia costruttiva a chilometri zero. Non è un caso se nelle realizzazioni della falegnameria Rier troviamo anche molto larice, uno tra i materiali più diffusi in regione. E per il futuro dell’azienda, dopo il successo ottenuto con il Valentinerhof, sono in serbo altri importanti progetti. «Prima della nuova stagione invernale, ci adopereremo nella realizzazione di altri edifici alberghieri, in cui cureremo, oltre che alcuni elementi strutturali esterni, anche l’arredo delle camere». Un circolo virtuoso, che offre lavoro a oltre 50 dipendenti, a dimostrazione che il legno, quando adoperato con intelligenza e rispetto dell’ambiente, è anche un’importante fonte di sviluppo e benessere per la comunità. 183


Legno, estro e funzionalità Dall’unione tra il minimalismo architettonico, la manualità e la creatività del falegname nascono progetti unici. Perché ogni lavoro deve provenire da una scelta ponderata dei materiali ma essere anche frutto di estro creativo. L’esperienza di Norbert Mair di Marco Tedeschi

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INTERNI | Norbert Mair

Keyobject si trova a Bolzano. In apertura il ristorante del centro seminari Agora www.keyobject.it

L’arredamento creativo nasce dall’unione tra il minimalismo architettonico e la creatività che mi ha lasciato il mestiere di falegname

Una perfetta fusione tra architettura, design e manualità. Questo è quanto intende portare nei suoi lavori Norbert Mair, titolare della Keyobject e falegname professionista con grande esperienza nel settore. «L’arredamento creativo nasce proprio da questo, dall’unione tra il minimalismo architettonico e la creatività che mi ha lasciato il mio mestiere di falegname. Un mestiere che mi ha anche insegnato come ogni lavoro debba contenere grande qualità, soprattutto nella scelta dei materiali». Dalla collaborazione tra project manager della ditta Keyobject con falegnami altoatesini operanti nell’officina sul Renon, vengono concepiti e realizzati sempre nuovi progetti. «Per citare alcuni esempi – prosegue il responsabile di Keyobject - numerosi lavori sono stati realizzati per la Linde di Monaco, in collaborazione con l’architetto Kergassner e per la Camera di Commercio di Bolzano, con un innovativo sistema di pareti divisorie Vitro. Sempre con l’architetto Kergassner abbiamo creato un progetto molto particolare per il ristorante del centro seminari Agora. Una fusione perfetta di legno, vetro e razionalità. A livello locale, sono stati progettati e realizzati gli interni degli uffici dell’agenzia locale BLS. Per clienti privati svolgiamo continuamente realizzazioni in legno, vetro, pietra e tappezzerie,

come nelle recenti lavorazioni effettuate in alcune ville private in Toscana o a Kitzbuel in Austria». In collaborazione con architetti esperti vengono quindi progettate soluzioni innovative che vanno dall’idea fino all’esecuzione e alla coordinazione dei lavori. «L’obiettivo è di mantenere un ottimale rapporto qualità-prezzo, proponendo ai clienti soluzioni funzionali, di ottima qualità e dal design innovativo. Grazie al network di fornitori e installatori riusciamo a realizzare progetti creativi e adeguati a ogni esigenza finanziaria. In qualità di “general contractor” ci occupiamo di coordinare con la massima serietà progetti su misura sia a livello nazionale che a livello internazionale». Arredamenti individuali e unici, pronti per la consegna. «Ogni progetto dell’azienda – conclude Mair - è curato nei minimi dettagli e sviluppato grazie all’utilizzo di metodi innovativi e all’avanguardia. Il ciclo operativo comprende la progettazione fino alla direzione dei lavori direttamente nei cantieri. Le fasi vengono seguite passo passo; quando i clienti si rivolgono a noi, ricevono infatti consulenza e assistenza per i loro progetti dall’inizio fino alla fine dei lavori. Questo è quello che farebbe un falegname e quanto intendiamo fare anche noi». 185


INTERNI | Pietro Liuzzi

Artigiani del legno Mobili, infissi interni ed esterni, arredi realizzati a mano. Quando il “difetto” diventa il segno dell’unicità. Pietro Liuzzi spiega la passione per la falegnameria artigiana. Che ha trasmesso al figlio Francesco

Il laboratorio Liuzzi si trova a Noci (BA) www.liuzzifalegnami.it

di Luca Càvera

Dare un’anima al legno, modellarlo in forme armoniche, creare oggetti in grado di rappresentare la personalità di un ambiente. Un’ambizione che Pietro Liuzzi prosegue, insieme al figlio Francesco all’interno del laboratorio artigiano di Noci, in provincia di Bari, che nell’epoca della produzione seriale continua a farsi interprete di una qualità realizzativa di eccellenza nel settore del legno. Come spiega Liuzzi: «Ogni nostro mobile, porta o infisso è realizzato scrupolosamente a mano, con la precisione, la pazienza e l’esperienza di una volta, scegliendo i legni migliori. È così che l’armonia delle curve e la precisione dei dettagli diventano realtà». L’armonia delle forme, la precisione dei dettagli. È questo che rende ogni pezzo diverso dall’altro e se questo può sembrare un difetto, è proprio questo “difetto” che dà unicità e valore a ogni lavoro di Liuzzi. «Realizzato sempre su misura, lavorando in collaborazione con i più importanti studi di architettura e progettazione del Sud Italia. Questo ci ha consentito di perfezionare le più sofisticate tecniche di lavorazione del legno e di interpretare le richieste di progettisti e committenti, che guardano alle linee proposte nei vari saloni dell’arredamento. Quindi usiamo le tecniche di una volta per la realizzazione di mobili di gusto assolutamente moderno, che vanno ad arredare abitazioni di pregio. La ricerca della qualità nei materiali e nelle linee è lo stimolo che ci fa continuare questo lavoro». 186



Rievocare i sapori di un tempo Legnami selezionati e finiture accurate si coniugano in realizzazioni uniche. Andrea e Gabriele Paganelli descrivono cucine rigorosamente artigianali e 100 per cento naturali di Lucrezia Gennari

Punto d’incontro della famiglia e regno incontrastato del vivere quotidiano, la cucina è il fulcro della casa e deve coniugare caratteristiche di confort e funzionalità, oltre che di impatto estetico. Proprio la cucina è il fiore all’occhiello della produzione della Mobili Paganelli di Città di Castello, che nelle sue realizzazioni – prettamente artigianali – fonde qualità e semplicità, senza trascurare le nuove tendenze di colori e la praticità degli accessori più moderni. «La nostra azienda sorge in una zona che da sempre è culla di artigiani operosi, i quali, attraverso le tradizioni assorbite da una terra così ricca di storia e fertile di mestieri, tengono in vita quelle forme e quelle tecniche che rievocano i sapori di un tempo. Un richiamo, quello al passato, per ritrovare valori che da sempre sono il punto chiave della 188

nostra cultura». Così parla Andrea Paganelli, titolare dell’azienda umbra insieme al fratello Gabriele. «In un’epoca in cui tutto cambia troppo rapidamente – continua Paganelli -, nasce l’esigenza di riscoprire le cose più vere della vita: la passione per il legno, l’esperienza artigianale. La Mobili Paganelli si fonda proprio su questi principi, rispettando le radici artigiane e la tradizione che da sempre contraddistinguono le sue opere. Questa filosofia è alla base di ogni nostra realizzazione, e guida il soddisfacimento di ogni particolare richiesta». Ma come avviene, passo passo, la realizzazione di una cucina Paganelli? Partendo dalle specifiche esigenze di ogni singolo cliente, i designer interni dell’azienda redigono un primo progetto cartaceo. Come spiega


INTERNI | Andrea e Gabriele Paganelli

Alcune realizzazioni della Mobili Paganelli di Città di Castello (PG) www.mobilipaganelli.com

La competenza progettuale, l’amore per la ricerca dei materiali, l’esperienza artigianale sono parametri fondamentali per ottenere risultati impeccabili e durevoli nel tempo

Gabriele Paganelli: «Questo è il primo approccio, che serve per carpire qualsiasi altra necessità del committente e che ci permette di consigliare il cliente stesso fin dalle primissime fasi di lavoro. Viene quindi stilato un preventivo di spesa, corredato da un disegno grafico in 3D in bianco e nero e a colori, in modo da rendere più chiara la comprensione del progetto e portando il cliente a immaginare come potrà essere il lavoro finito». L’attività di Paganelli consiste proprio in una perfetta mediazione tra le necessità del cliente e le reali potenzialità dell’ambiente abitativo. Il lavoro su misura nasce dall’esigenza di plasmare lo spazio sull’individualismo di ognuno, creando di volta in volta un prodotto artigianale unico e inimitabile. L’obiettivo è anche quello di creare cucine che sappiano

unire comfort, design e valore estetico. A questo proposito, continua Gabriele «La competenza progettuale, l’amore per la ricerca dei materiali, l’esperienza artigianale sono parametri fondamentali dei quali non possiamo fare a meno per ottenere risultati impeccabili e durevoli nel tempo». Nonostante le realizzazioni siano tutte diverse l’una dall’altra, proprio per la loro impronta artigianale, nei lavori della Mobili Paganelli si possono individuare delle costanti, quasi un tratto distintivo dell’azienda: «La nostra è una produzione che mi piace definire “100 per cento naturale”: prediligiamo infatti legno rigorosamente massello della miglior qualità, spessori notevoli delle ante e di varie parti della cucina, marmi naturali, vernici atossiche. Partendo dalla selezione delle materie prime, progettiamo, realizziamo e 189


INTERNI | Andrea e Gabriele Paganelli

Il lavoro su misura nasce dall’esigenza di plasmare lo spazio sull’individualismo di ognuno, creando un prodotto artigianale unico e inimitabile

ultimiamo il mobile in una varietà di finiture che ne esaltano le caratteristiche. Castagno, noce e ciliegio, rovere – legnami che si distinguono per le loro proprietà di elasticità, resistenza, compattezza e durata nel tempo - così come nel passato, sono lavorati da mastri falegnami con la cura e la perizia di un mestiere antico». I materiali non decretano solo le qualità pratiche ed estetiche ma anche il carattere “green” di una cucina, con realizzazioni a impatto ambientale pressoché nullo. Ne derivano pezzi unici mai banali, destinati a durare nel tempo, in grado di essere, con la loro storia e la loro personalità, protagonisti assoluti della casa. I materiali sono per la maggior parte di provenienza italiana, qualcuno anche europeo. Alla selezione dei materiali si affianca una particolare accuratezza delle finiture, che coprono una vastissima gamma di esigenze: «la nostra azienda - afferma Andrea Paganelli 190

- è in grado di realizzare mobili o cucine dai colori più classici e standard fino alle colorazioni più speciali e uniche». Da tutte queste peculiarità non è difficile evincere quanto realtà come la Mobili Paganelli si differenzino dai grandi colossi industriali, presenti sul mercato con mobili standard, a costi bassi ma di qualità inferiore. «Il materiale completamente naturale, con la sua longevità; l’unicità di ogni nostra opera che si differenzia sempre dalle altre grazie a un “look” tradizionalista arricchito da funzioni moderne, la customizzazione, ossia la realizzazione di progetti su misura in base alle necessità dell’acquirente o della funzione specifica che dovrà svolgere sono tutte caratteristiche che distinguono realtà come la nostra dalla concorrenza industriale, offrendo naturalmente un prodotto di alto livello».


INTERNI | Pertinger

Da un’antica ed efficiente materia prima L’utilizzo del legno come combustibile è sempre meno impattante sotto il profilo ambientale, grazie a innovative soluzioni tecnologiche. Enzo Vigna spiega come applicarle a cucine moderne e sostenibili, costruite in Alto Adige di Amedeo Longhi

Non solo materiale per elementi architettonici accoglienti, il legno è anche combustibile economico, sostenibile e alternativo alle fonti fossili per le esigenze domestiche. Questi sono solo alcuni elementi per cui sta tornando padrone delle nostre abitazioni. Oggi la sfida consiste nel massimizzare la resa di questa antica ed efficiente materia prima, riducendo al tempo stesso i pochi elementi inquinanti che la sua combustione produce. È questo l’obiettivo che è si posto Pertinger, produttore di cucine artigianali altoatesino: «Nei nostri prodotti sfruttiamo una particolare tecnologia che consente di ottimizzare il processo di bruciatura dei gas, eliminando gli inquinanti incombusti», spiega Enzo Vigna, responsabile del mercato italiano per l’azienda bolzanina. «Si tratta della camera di combustione ecologica ad alto rendimento, grazie alla quale l’aria viene introdotta nella camera stessa dall’alto, consentendo di ottenere, oltre alla combustione primaria della legna, anche quella secondaria dei gas. La pirolisi che ne risulta ottimizza la resa calorica e abbatte le emissioni

La Pertinger si trova a Rio di Punteria (BZ) www.pertinger.com

inquinanti, facendo anche sì che le ceneri si depositino in un cassetto interno anziché disperdersi nell’atmosfera». Questa soluzione è stata sviluppata dallo staff dell’azienda in collaborazione con l’Università Tecnica di Vienna ed è conforme a una severa normativa antinquinamento che deve ancora entrare in vigore: «Siamo gli unici in Italia a essere in regola con la certificazione BImSchV – Stufe 2, che sarà operativa in Germania a partire dal 2015. Il nostro prodotto rispetta anche la certificazione §15a B-VG, una direttiva austriaca relativa all’emissione delle polveri sottili che è attualmente la più rigida d’Europa». Nell’arredo interno rivestono una grande importanza anche le prestazioni e l’impatto estetico. «Per la realizzazione delle nostre cucine – aggiunge in proposito Vigna – ci affidiamo quasi interamente all’acciaio inox, materiale robusto e performante. Proponiamo anche piacevoli stufe con fuoco a vista, un elemento imprescindibile per un ambiente domestico caldo e accogliente. L’intero processo si svolge in Alto Adige e tutta la produzione delle cucine è artigianale ed effettuata a mano». 191


Una nuova cifra stilistica tra natura e design Ispirazioni che provengono dal paesaggio e dalle forme naturali del Trentino. Un legame tra tradizione artigiana e un futuro sempre più verde. Questa l’ idea che ha sempre ispirato i progetti di Cova Cucine di Marco Tedeschi

Alla base, c’ è lo stesso impegno e passione dei maestri falegnami che hanno fatto la storia del territorio trentino. Accanto, troviamo la tecnologia, la professionalità, la possibilità di rendere accessibile il design e la funzionalità di una cucina di qualità, nel rispetto dell’ ambiente. «Cova Cucine – racconta Walter Cova –, produce sapienza, ingegno, originalità e peculiarità, traendo dalle forme naturali e dal paesaggio grandi ispirazioni. L’ azienda ha sede in Trentino, in Val di Non, un luogo di grande dotazione naturale, con uno speciale Dna che lega il percorso aziendale a un costante e attento dialogo e rispetto per il territorio e le sue variegate forme». L’ itinerario seguito, tra spinta al futuro e sguardi senza 192

nostalgia al passato, porta al ritorno delle cose semplici, naturali, belle, alla sostenibilità reale. Non percepita e imposta. «Oggi Cova Cucine lega la lunga tradizione artigiana alla visione di un futuro ancora più “verde”, che unisce alle certificazioni di qualità e di buon processo, la ricerca di una nuova cifra stilistica tra natura, tecnica e risparmi di energia e di risorse. L’azienda, con tecnologie e impianti all’ avanguardia, esperienza e progettazione accurata, realizza cucine di design, eleganti e moderne, soddisfacendo le richieste anche con realizzazioni personalizzate. Il cliente è accompagnato nella scelta da personale attento e qualificato durante l’ acquisto, nella consegna puntuale, nell’ installazione e nell’ assistenza post-


INTERNI | Walter Cova

Cova Cucine si trova a Denno (TN) www.covacucine.it

vendita. Tutte le cucine sono accompagnate da un certificato di garanzia totale di cinque anni che assicura all’ utente la massima tranquillità, concreta dimostrazione dell’ alta qualità dei prodotti Cova». Il profondo legame con il Trentino si manifesta anche nel rispetto del prezioso territorio circostante. «Utilizziamo per questo materiali e lavorazioni che, con grande innovazione tecnologica, hanno un basso impatto ambientale. I nostri pannelli sono completamente ecologici, poiché utilizzano solo materiale proveniente da legno recuperato e riciclato, ottenendo così la certificazione FSC “100% Recycled”. La stessa attenzione è rivolta a tutti i componenti della cucina e alle finiture, realizzate con materiali biocompatibili, con la consapevolezza che costruire cucine vuol dire impegnarsi in modo concreto per creare non solo un valore estetico, ma anche un prodotto durevole e sostenibile. Per raggiungere questi risultati non sono rare le sperimentazioni, coinvolgendo professionisti, aziende locali e giovani intraprendenti. Con le progettiste della società GreenTrenDesign Factory e la consulenza del professore Pino Scaglione dell’Università di Trento, è stata creata No_Ne_Sa, un prototipo volto a rielaborare e inserire nella cucina, con qualità e design, elementi della tradizione e della contemporaneità. Si tratta di una cucina made in

No_Ne_Sa è un prototipo made in Trentino, un prodotto a km zero, per avere identità culturale e riconoscibilità del contesto locale e globale

Trentino, nata come occasione per una gestione interna del prodotto, finalizzata alla riduzione degli sprechi: un prodotto a km zero, per avere identità culturale e riconoscibilità del contesto locale e globale, usando gli “ingredienti” dei luoghi eccellenti del Trentino». Al Fuorisalone 2011, all’interno dello spazio DeA – Design e Artigianato per il Trentino, Cova Cucine ha presentato una nuova cucina realizzata sotto il coordinamento del designer Simone Castiglione. «Con tenacia e costanza, ricerca e design, – conclude Walter Cova – l’obiettivo resta lo stesso: continuare a creare spazi accoglienti per stare “insieme in cucina”». 193


Margherita Spadaro, responsabile commerciale della Linea Arredi Srl, che ha sede a Modica (RG) www.lineaarredi.com

Il legno, funzione e design Uno scenario in continua mutazione: è quello dell’arredo italiano, in cui le radici artigiane, anziché essere recise, vengono valorizzate dall’incontro con le soluzioni creative contemporanee, in cui il materiale d’elezione è il legno e i suoi derivati, come illustra Margherita Spadaro di Roberta De Tomi

Quando la funzionalità del legno sposa la tradizione artigianale italiana, il risultato non può che colpire nel segno. Se a questi elementi, se ne aggiunge un terzo, ovvero il design ideato da architetti di grido, parlare d’eccellenza è d’obbligo. È quanto emerge dalle parole di Margherita Spadaro, responsabile commerciale della Linea Arredi, realtà sempre attenta alle evoluzioni degli stili, ma che non si scinde mai dalle radici artigiane. Un’attitudine sinonimo di successo, che consente la collaborazione con firme dell’architettura riconosciute e premiate in Italia e all’estero. La vostra azienda realizza arredi per diversi ambiti. Quale design e quali materiali risultano più richiesti e apprezzati? «Per quanto riguarda i materiali, il legno è quello 194

prediletto, in particolare essenze quali il rovere, l’ebano, lo zebrano, il wengè, il teak. Relativamente al design, le preferenze ricadono su stili contemporanei e moderni». Per quanto riguarda gli ambiti per cui lavorate, nello specifico quali sono e con quali modalità? «Realizziamo arredi per hotel, farmacie, negozi e arredamenti per interni, sia su progettazioni del nostro ufficio tecnico, sia su progettazioni di rinomati studi di architettura, che ci forniscono i disegni esecutivi con le indicazioni dei materiali e delle rifiniture da eseguire. All’interno della nostra realtà è presente un laboratorio di falegnameria nel quale vengono realizzati gli arredi. Si tratta di locali dotati di macchinari a controllo numerico per la


INTERNI | Margherita Spadaro

Le essenze del legno vengono anche utilizzate nei particolari, mentre il resto dell’arredo può essere realizzato impiegando derivati del legno che permettono finiture, laccature o verniciature personalizzate

lavorazione in serie e di macchinari specifici per la lavorazione artigianale e personalizzata». Oltre a realizzare gli arredi, commercializzate anche gli accessori a completamento degli arredi? «Forniamo anche gli accessori che servono a completare gli ambienti, curando anche il montaggio degli stessi, effettuato da nostro personale competente. Al momento, però, al centro della nostra attenzione, restano le soluzioni “su misura”, che intendiamo valorizzare ulteriormente». Lanciando uno sguardo al futuro, che cosa vedete? «Premesso che guardiamo al futuro con la speranza che i problemi attuali, legati al difficile momento storico, vengano superati, teniamo d’occhio le novità, puntando

alla specializzazione su ambiti in cui ci sia richiesta. Per questo, restiamo comunque sempre attenti e aperti alle novità, seguendo le proposte e le tendenze dei diversi settori, e cercando di tenerci aggiornati in maniera costante e continuativa sui materiali e sulle rifiniture». Qual è il trend di un materiale richiesto quale il legno? «Attualmente le essenze di legno sono fondamentali nell’arredo, proprio perché questi materiali sono molto usati. Le essenze del legno vengono anche utilizzate nei particolari, mentre il resto dell’arredo può essere realizzato impiegando derivati del legno quali compensati, listellari, multistrati, MDF, tranciati, che permettono finiture, laccature o verniciature personalizzate. 195


Inquadrare la sostenibilità Come si muove il mercato dei serramenti in materia di estetica, al fine di poter definire “bella” una finestra? Ne discutiamo con Tullio Cascone, da anni impegnato a fondere insieme tecnologia ed estetica degli infissi di Matteo Grande

Al Solar Decathlon di Madrid, le olimpiadi di bioarchitettura, un progetto completamente italiano è riuscito a conquistare il podio. Med in Italy, questo il nome del progetto, si è classificata tra i primi tre in sei prove delle dieci previste e si è impossessato del bronzo nella classifica finale della manifestazione internazionale più importante dedicata all’edilizia sostenibile. Merito del successo sta soprattutto nella passività della casa dal punto di vista energetico. Per raggiungere la passività energetica una casa deve avvicinare un benessere termico senza o con una minima fonte energetica di riscaldamento interno. In tutto questo gli infissi giocano un ruolo fondamentale. «Negli infissi – spiega Tullio Cascone – fondatore di Stabia Alluminio – si sta lavorando molto sulla termicità per il risparmio energetico, sulla tenuta all’acqua, all’aria e al vento, sull’abbattimento acustico, sulla sicurezza, sulle forme estetiche e i 196

colori, sulla facilità d’installazione e sulla praticità di manutenzione». La Stabia Alluminio ha iniziato l’attività nel settore commerciale dell’alluminio agli inizi degli anni 80 ma è nel gennaio del 2001 che nasce il sistema alluminiolegno ELIOSWOOD progettato e realizzato direttamente dall’azienda. «Si tratta di un sistema tra i più completi e affidabili nel settore, che abbiamo poi perfezionato nel 2010 con il sistema legno-alluminio Ew80. Come il precedente sistema alluminio-legno, anch’esso nasce all’interno dell’azienda e, in egual maniera, si avvale di primarie aziende nazionali e internazionali al fine di ottenere prestazioni adeguate e affidabili». Per salvaguardare e implementare l’affidabilità dei prodotti si è reso necessario e obbligatorio, a partire dal febbraio 2010, dare garanzia certificata degli stessi. «Marchiare il prodotto con il logo Ce significa certificare la conformità dello stesso, in base ai


INFISSI | Tullio Cascone

Stabia Alluminio si trova a Castellammare di Stabia (NA) www.stabialluminio.it

Al fine di evitare che il foro finestra rimanga uno dei punti critici di un edificio, è necessario prestare attenzione al discorso della “posa in opera” del serramento e del controtelaio

requisiti di sicurezza previsti dalle direttive comunitarie. In tal senso, la nostra azienda ha voluto rendere maggiore consapevolezza verso ciò che si produce e si commercializza e, soprattutto, ha voluto salvaguardare ulteriormente il fruitore finale del prodotto “serramento” accrescendo la conoscenza sulle sue prestazioni». Grazie alle prove Itt (Initial Test Type) effettuate sui serramenti, la Stabia Alluminio ha ottenuto la marcatura richiesta dalla normativa. «Con modalità diretta, i campioni prodotti sono stati sottoposti ai test di legge previsti, presso uno dei migliori laboratori di prova qualificati a livello nazionale e internazionale, ovvero la Maico. Il solo Itt diretto garantisce che, quanto certificato con marcatura Ce, corrisponde alle effettive prestazioni del serramento prodotto dall’azienda. In concomitanza con tali caratteristiche, al fine di evitare che il foro finestra rimanga uno dei punti critici di un edificio, è

necessario prestare attenzione al discorso della “posa in opera” del serramento e del controtelaio. È questa la corretta strada da intraprendere per una posa a regola d’arte, rafforzando ancor più la partnership consolidata da anni con Maico» Le continue e crescenti esigenze tecniche legate a progettisti, architetti, e installatori, unite alle esigenze estetiche e qualitative di serramentisti e soprattutto di clienti, spingono verso sistemi in continua evoluzione. «Prestiamo particolare attenzione – conclude Cascone – a quegli accorgimenti tecnici che, in fase di progettazione e successiva realizzazione, garantiscano al prodotto finale competitività, unicità e differenziazione da imitazioni, in modo tale da poterci dedicare con maggiore attenzione al mercato italiano piuttosto che estero. Con tale orientamento non faremo altro che salvaguardare ancor più sia i progettisti che la nostra clientela garantendo, in ogni situazione, la massima assistenza tecnica possibile». 197


Il serramento high tech per una trasparenza totale Superfici trasparenti come parte integrante di ogni progetto edilizio. Un’alta capacità d’isolamento unita a un design di rilievo. Atelier Italia presenta il sistema “minimal windows® 4+” di Marco Tedeschi

Un design sofisticato e minimale, che può essere utilizzato in situazioni dove è richiesto il massimo isolamento termico e un’alta efficienza energetica. Queste sono le caratteristiche preponderanti del sistema scorrevole Keller minimal windows® 4+. Una novità che è stata presentata in anteprima italiana al Made Expo 2012 da Atelier Italia, azienda che realizza ambienti di grande suggestione e dalle caratteristiche tecniche di prima qualità. Atelier Italia collabora con Keller Ag, l’azienda del Lussemburgo specializzata nel settore “Wintergarden” per la realizzazione di prestigiosi giardini d’inverno abitabili in stile classico e liberty. «La forte domanda di finestre a risparmio energetico e massima efficienza ha fatto in modo che Keller sviluppasse la nuova serie minimal 198

windows® 4+ – spiega Diego Pircali, portavoce di Atelier Italia –. L’intento è stato quello di dare un valore aggiunto al sistema “minimal windows®”, già largamente in uso e affermato. Un sistema di serramenti con grandi vetrate scorrevoli con telaio ultrasottile e dalla completa trasparenza, per una vista piena dello spazio esterno. Le superfici trasparenti sono parte integrante di ogni progetto edilizio. Esse giocano un ruolo importante nell’aspetto finale di ogni nuova costruzione o ristrutturazione. Un alto grado di flessibilità e le infinite possibilità di applicazione del sistema lasciano libero spazio alla creatività del progettista. Con minimal windows® 4+ abbiamo compiuto un ulteriore passo in avanti. Questo sistema infatti ha la possibilità di essere utilizzato in quelle zone di


INFISSI | Diego Pircali

La Raro haus Srl ha sede a Vandoies (BZ) www.raro-haus.it Atelier Italia si trova a Merano (BZ) www.atelier-italia.it

Il nostro telaio è stato utilizzato per la realizzazione di un giardino d’inverno addossato a una casa in pietra. Un esempio di moderno che si unisce al rurale

clima particolarmente freddo, perché fornisce un isolamento maggiore rispetto a minimal windows®. Viene impiegato infatti un telaio più performante e un vetro a doppia camera». Il sistema Keller “minimal windows® 4+ offre un eccellente isolamento termico con valori Uw inferiore a 0,9 W / m² K e installa un triplo vetro (a doppia camera) a basso consumo energetico con spessore fino a 56 mm. «Si può realizzare un’anta scorrevole fino a una superficie di 12m² e 1000 kg pur garantendo la massima facilità di funzionamento e scorrimento. Queste caratteristiche permettono di utilizzare minimal windows® 4+ per standard estremamente elevati come per esempio quelli richiesti da Casa Clima». L’attenzione al design è una componente essenziale

del sistema. «Sicuramente non è stato facile far coesistere un’alta capacità d’isolamento e un design di rilievo. Si sa infatti che il telaio di una finestra è molto ben visibile e d’impatto estetico su una facciata esterna. Noi siamo riusciti però a mantenere una visibilità veramente ridotta, di soli 2 cm; una novità assoluta». Tra i progetti più riusciti da Atelier Italia, spicca la realizzazione di un giardino d’inverno in una villa del pesarese. «In questo caso – conclude Pircali – siamo intervenuti nella realizzazione di un giardino d’inverno addossato a una casa in pietra. Un esempio di moderno che si unisce al classico-rurale. Una casa appenninica che mette in comunicazione il rurale con vetrate moderne dotate di questo particolare sistema di telaio». 199


Nuove tecniche contro i ponti termici Eliminare i ponti termici, installando falsi telai, per ottimizzare le performance Casa Clima. È una strategia elaborata dalla Tip Top Fenster, che rileva il trend crescente di finestre in cui il vetro prevale rispetto al telaio. Il punto di Andreas Rieder di Roberta De Tomi

La finestra, luogo di interconnessione tra l’interno di un edificio e l’esterno, negli ultimi anni si configura non solo come un oggetto di rifinitura, ma anche come un alleato prezioso della Casa Clima. Per questa ragione diventa importante optare per modelli che garantiscano il massimo isolamento termico, attraverso alcuni accorgimenti, anche innovativi, come concretizzati da Tip Top Fenster, realtà specializzata nella realizzazione di finestre e porte su misura, sia per case “passive” che per quelle green. Per ottenere una performance ottimale è necessaria l’eliminazione dei ponti termici, che si localizzano di solito negli attacchi tra la finestra e il telaio, attraverso l’impiego di «falsi telai – illustra l’amministratore, Andreas Rieder – uniti a un profilo 200

aggiuntivo in Pvc. In particolare, di recente abbiamo messo a punto un sistema innovativo, ovvero il monoblocco “Libra”, che pone il vantaggio di poter essere inserito nel telaio in maniera agevole, senza dare problemi di attacco». Tip Top, che da alcuni anni è partner dell’agenzia Casa Clima Alto Adige, opera per committenze di diversa tipologia: alberghi, ditte appaltatrici, ma anche privati o architetti, locati sia nel Nord Italia, sia nel sud della Germania o in Austria. Per l’azienda l’isolamento è reso possibile anche in sede di montaggio, grazie all’introduzione di Tip Top 3. Si tratta di un metodo ingegnoso, che consiste nell’utilizzo di tre guarnizioni perimetrali, che consentono l’eliminazione di ogni forma di spreco energetico, rafforzando la


INFISSI | Andreas Rieder La Tip Top Fenster Srl ha sede a Maranza (BZ) www.tip-top.it

Ci sono finestre dal cuore moderno ma dall’aspetto tradizionale per una simbiosi perfetta tra antico e moderno, per case storiche o sotto tutela delle belle arti

performance della Casa Clima. A completamento del sistema, l’installazione del falso telaio. Per quanto riguarda i materiali e le modalità di lavoro «Ci avvaliamo di quelli pregiati come legno di larice e di abete o legno e alluminio. – continua Rieder – Per quanto riguarda il legno, realizziamo vari spessori, sulla base delle caratteristiche del luogo, per poi andare a rivestire esternamente i serramenti in alluminio. Inoltre puntiamo a soluzioni innovative e all’avanguardia per un design moderno e rispettoso delle esigenze estetiche. Ci sono poi finestre dal cuore moderno ma dall’aspetto tradizionale per una simbiosi perfetta tra antico e moderno, per case storiche o sotto tutela delle belle arti». Un altro aspetto importante, è quello della luce, su

cui si focalizza la filosofia dell’azienda e che rientra nell’orbita del risparmio energetico. Da qui, l’eliminazione del telaio, che consente la prevalenza del vetro. «Sono molto richieste – rileva Rieder – finestre sempre più grandi. Vengono quindi installati, dall’esterno vetri a pezzi unici, che consentono ai locali una migliore luminosità». Ponti termici eliminati anche con le porte, anche queste realizzate dalla società in vari modelli, anche se le performance ecosostenibili migliori sono fornite, come spiega l’amministratore «dalle soglie in resina. Generalmente parlando, per quanto riguarda la richiesta, quelle scorrevoli vanno per la maggiore e sono costituite da una o due ante, che vanno a una larghezza fino a tre metri». 201


CLIMATIZZAZIONE | Luca e Paolo Dalpiaz

Ambienti da “respirare” Un’adeguata climatizzazione, con la collocazione dei relativi impianti in spazi tecnici idonei, consente di ottenere la massima efficienza, per un ambiente da vivere e da “respirare”, come sottolineano Luca e Paolo Dalpiaz di Roberta De Tomi

Il confort di un ambiente passa anche attraverso una climatizzazione ad hoc, ponendo una particolare attenzione all’integrazione tra l’impianto e gli spazi circostanti, come rilevato da Luca e Paolo Dalpiaz, titolari di Termogeneral, società che progetta e realizza impianti e dispositivi di ventilazione e condizionamento dell’aria, in particolare per locali a uso professionale. «Per prima cosa – spiegano i Dalpiaz – sulla base delle specifiche, occorre capire quale impianto occorre realizzare. Poi, è necessario selezionare gli adeguati componenti, valutandone l’efficienza funzionale, che deve essere massima a fronte di un impatto minore. Quindi, sempre sulla base delle specifiche, si valutano con attenzione i parametri di silenziosità, efficienza energetica e integrazione estetica con l’ambiente di installazione, affinché l’impianto non crei disagi all’ambiente e a chi lo occupa». Sul fronte della massima efficienza «Il trattamento dell’aria – chiariscono i Dalpiaz – non concede compromessi: più l’aria viene “rinchiusa e pressata” più 202

Termogeneral ha sede a Pineta di Laives (BZ) www.termogeneral.it

è necessario utilizzare energia, macchinari rumorosi e poco efficienti per movimentarla. Più l’aria corre veloce all’interno degli impianti, peggiore sarà l’efficienza degli apparati che dovrà attraversare. Dal nostro punto di vista, la conformazione degli ambienti influenza enormemente la progettazione, la funzionalità e l’efficienza di un impianto di trattamento dell’aria, dunque è importante ricavare degli spazi tecnici adeguati, in modo da poter “isolare” il più possibile l’ambiente dai macchinari». Rispetto all’integrazione locale-impianto: «Nella maggior parte dei casi, quasi tutti i componenti di un impianto vengono mascherati in modo tale che restino visibili solo i diffusori adibiti alla distribuzione dell’aria. A oggi il mercato offre numerose possibilità di integrazione di tali accessori con l’ambiente circostante, in base alla tecnica di diffusione adottata: da quella classica a soffitto, a quella a pavimento, dalla diffusione a lunga gittata, alla diffusione a dislocamento».



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