Affori-Bovisasca (9)2

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omasina ruzzano ffori bovisasca mensile di politica, cultura e attualità

A Villa Litta il secondo congresso provinciale dell'ARCI a pag. 2

Aborto anche la zona risponde a Benelli alle pagg. 4-5

anno primo n°1 gennaio1979

lire trecento

Sport inchiesta sull'educazione fisica nelle elementari a pag. 6

Una cittadina di Affori sequestrata in Brasile dalla polizia a pag. 2

Cassina Anna Struttura pubblica per la zona a pag. 2

Zona otto

Bruzzano

Un miliardo e 790 milioni da investire bene

È arrivata la Nauticus

Per la prima volta nella storia dì Milano, l'Amministrazione comunale ha deciso di "azzonare" il bilancio, assegnando una parte del proprio bilancio preventivo 1979.direttamente ai venti Consigli di zona in cui la città è suddivisa. Per il 1979 cinquanta miliardi saranno gestiti dalle zone, il che vuol dire che saranno spesi esclusivamente in base alle proposte ed alle indicazioni che ciascun Consiglio avanzerà. Alla nostra zona sono stati assegnati I miliardo e 790 milioni. Tanti? Pochi? Come inizio crediamo siano sufficienti a qualificare in modo radicalmente diverso il lavoro del Consiglio della zona 8, consentendogli su molti problemi di passare direttamente dalle parole ai fatti, dalla fase dell'analisi e della proposta a quella molto più sostanziosa della realizzazione pratica. Si tratta indubbiamente di una svolta storica nella concezione e nella pratica del governo della cosa pubblica, di cui tutti noi, cittadini di questa città e di questa zona, dobbiamo renderci conto. Fin dalla loro nascita i Consigli di zona hanno assolto ad un ruolo prevalentemente consultivo: sulle varie materie di competenza dell'Amministrazione essi venivano "consultati", erano chiamati ad esprimere dei "pareri". E spesso il "parere" era alla fine disatteso e la parola finale del Consiglio Comunale stravolgeva quanto in ciascuna zona il Consiglio ed i cittadini avevano indicato. Ma i dieci anni di lavoro e di esperienza dei Consigli di zona, unitamente alle lotte dei cittadini, hanno a poco a poco imposto un nuovo modo di intenderne il ruolo, in rapporto ai criteri con cui la città deve essere governata. E divenuto sempre più chiaro che una città di quasi due milioni di abitanti non si può governare solo da Palazzo Marino, con gli 80 consiglieri eletti ogni cinque anni. La democrazia, pur prevedendo il necessario momento della delega, non può però scadere in una concezione burocratica ed accentratrice della gestione del potere. Democrazia significa anche diffusione del potere, coinvolgimento diretto della gente, dei cittadini, dei lavoratori, nella individuazione dei

problemi e nell'elaborazione delle scelte. Il tempo delle suppliche a questo o quell'assessore deve finire per sempre: nelle passate Amministrazioni di centro - sinistra molti personaggi hanno fatto la loro fortuna elettorale e personale proprio con il metodo clientelare, secondo la "antica" concezione del potere come fatto privato, attraverso il rapporto diretto, individuale, "personale", tra amministratore e cittadino. Con il nuovo regolamento dei Consigli di zona approvato nella primavera del 1978 e con la decisione di "azzonare" il bilancio per il 1979 si apre perciò un nuovo capitolo nella storia del decentramento e della partecipazione democratica, e diventa

realtà l'impegno a "governare in modo nuovo" che l'attuale Amministrazione di sinistra si era assunta all'atto della sua costituzione nel 1975. MA COME SARANNO SPESI I SOLDI A DISPOSIZIONE DELLA NOSTRA ZONA? Il primo problema che sta di fronte ai 26 consiglieri della zona 8 è quello di "spendere tutti i soldi" che sono stati assegnati alla zona. La storia dei "residui passivi" (soldi stanziati per qualcosa e non spesi) è una storia amara per il nostro Paese; è storia di anni di malgoverno e di promesse non mantenute. Ovviamente, bisogna spenderli tutti MA BENE, destinandoli alla (segue in ultima)

Un'immobiliare "fantasma" compera i palazzi di Donagemma Diciamo la verità: a Bruzzano eravamo un po' tutti abituati all'Immobiliare Donagemma. Molti di noi hanno trascorso la loro adolescenza giocando in mezzo ai meravigliosi cortili di queste case, saltellando per i grandi prati e per i parchi che la lungimiranza dei costruttori all'inizio degli anni '60 dispose all'interno dei nuovi caseggiati. Si era ormai da tempo instaurato un rap-

Comasina

Dalla parrocchia un attacco al consultorio Un servizio pubblico non è occasione per dispute ideologiche Tratto dal giornale parrocchiale "La voce della Comasina" del dicembre 1978. "Una presenza cosciente e responsabile chiesta oggi alla famiglia cristiana è nel CONSULTORIO FAMILIARE. E stato aperto lo scorso 18 Settembre in Via Val di Bondo 11. Per fruire del servizio che è gratuito, è necessario prendere l'appuntamento per telefono dalle ore 8,30 alle 12,30 e dalle ore 13,30 alle ore 17 personalmente. I cattolici partecipano con sei membri al Comitato di Gestione, sui 21 previsti dal regolamento, quindi in una situazione di assoluta minoranza, che fa prevedere un servizio e un criterio di gestione non certo ispirato a principi cristiani.

La Parola del Vescovo nel Piano Pastorale offre questi suggerimenti per una presenza cristiana. I consultori a) E necessario che tutta una rete di consultori di chiara ispirazione cristiana offra a chiunque lo desideri la possibilità di una risposta secondo i principi di fede ai problemi e ai bisogni della coppia e della famiglia, in uno spirito di generosità grande e di amore sincero. Intesi così, i nostri consultori non sono un contraltare dei consultori pubblici; piuttosto ne sono un complemento, indispensabile per il credente. Essi devono essere costituiti secondo le possibilità locali e le esigenze dei singoli territori, con persone tecnicamente e spiritualmente preparate, in una disposizione di servizio verso i fra-

telli in difficoltà; come espressione della comunità cristiana che perciò è chiamata a sostenerli. b) Quanto ai consultori pubblici, va ricordata l'opportunità che i cristiani non siano assenti.secondo le possibilità offerte dalla legge, dalla loro conduzione, nel rispetto leale del pluralismo ma anche delle esigenze inderogabili della testimonianza cristiana. Il personale medico e ausiliario che nei consultori pubblici è posto nella condizione di partecipare positivamente alla procedura che porta all'autorizzazione dell'aborto è in obbligo di fare obiezione di coscienza. Nel caso che questa partecipazione positiva non ci sia, potrebbe essere consigliabile non fare obie(segue a pag. 5)

porto direi quasi affettivo tra le metà delle famiglie di Bruzzano e questa Imm. Donagemma, entrata a far parte della nostra vita e della nostra tradizione: non c'era Bruzzano senza Donagemma e senza le diverse espressioni con cui ci si presentava: Doli per alcuni, Dofri per altri, e così via. Ed ora, dopo che per quasi vent'anni le abbiamo pagato l'affitto se n'è andata. ci ha lasciati senza dirci una parola, senza un saluto, senza che potessimo ringraziarla per i sacrifici che ha fatto per tutti noi! CI HA VENDUTI! Scherzi a parte, siamo convinti che il modo in cui si presenta il cambio di proprietà non è del tutto convincente, ed è tale da giustificare le preoccupazioni che in questi giorni sono in tutti gli inquilini. La stessa assemblea generale organizzata il 3 gennaio dal SUNIA, che ha visto riuniti al Centro Sociale di via del Tamigi oltre 200 inquilini, ha confermato il carattere ambiguo dell'operazione in corso sulle case Donagemma, esprimendo nel contempo la precisa volontà delle famiglie di ottenere una corretta applicazione della legge sull'Equo Canone. L'immobiliare, infatti, ha avuto a' disposizione ben cinque mesi per avviare le procedure necessarie alla determinazione dei nuovi canoni: la legge è stata approvata il 27 luglio 1978 e la sua entrata in vigore in termini operativi era prevista per il l° novembre dello stesso anno. In tutto questo periodo nessuno si è fatto avanti e soltanto a Natale, all'improvviso, tutti gli inquilini hanno ricevuto le "raccomandate a mano" di una certa "Nauticus S.r.L.", in cui vengono richieste le certificazioni dei redditi familiari. Ma a chi si dovrebbe consegnare i certificati? In portineria? La società Nauticus, infatti, per ora (segue in ultima)


Gennaio 1979

pagina 2 A Villa Litta il 27 e 28 gennaio

L'ARC a congresso Il 27 e-28 di Gennaio si terrà a Villa Litta il secondo congresso provinciale dell'ARCI. La scelta di una sede decentrata per lo svolgimento della massima assise della organizzazione democratica che si occupa di cultura, sport e tempo libero, è indicativa dell'importanza che oggi si annette al ruolo del decentramento anche in questo delicato settore della vita associativa. Per la nostra Zona si tratta anche di una scelta e di una conferma. È infatti volontà di tutto il movimento democratico, di andare alla rivitalizzazione del tessuto sociale, messo a dura prova dalla crisi economica e di valori che sta investendo il Paese. Uno degli strumenti da valorizzare è appunto l'associazionismo di massa. Associazionismo inteso non solo come momento di incontro, ma anche e soprattutto come strumento di realizzazione di attività culturali, sportive e ricreative. Associazionismo per stimolare la partecipazione che avrà le sue ragioni di essere se saprà trovare non solo le idee, ma anche i collegamenti necessari per operare sul territorio. L'ARCI sta aumentando il proprio impegno sul territorio e, per quanto riguarda la nostra Zona, sta andando alla creazione dell'ARCI di Zona, che avrà obiettivi prioritari: il coordinamento delle attività delle diverse basi associative della Zona; la predisposizione di programmi zonali di attività; lo stimolo per la nascita di nuove realtà aggregative in modo programmato secondo le esigenze della Zona stessa. In questa ottica il circolo "A. Gros, soni" del P. Pini, recentemente sorto e che ha subito aggregato una notevole parte dei dipendendenti dell'Istituto psichiatrico, rappresenta la base organizzativa indispensabile per la realizzazione degli obiettivi citati. Il circolo ha aperto il tesseramento sul territorio, chiedendo la partecipazione dei cittadini residenti nella Zona al circolo stesso. Il 20 gennaio si terrà nei locali del circolo all'interno del P. Pini l'assemblea congressuale per il rinnovo del direttivo, la nomina dei delegati al congresso provinciale e la nomina di un coordinamento che, incentivando ulteriormente il tesseramento nella Zona, dovrà tra l'altro creare le premesse per la nascita dell'ARCI zonale. Entro gennaio inoltre il circolo presenterà alle Commissioni Cultura e Sport del Consiglio di Zona un piano semestrale di attività, nel quale si misurerà la capacità del circolo stesso di uscire dalla logica aziendalistica per aprirsi al territorio. Su questo tema ci si collegherà anche alla volontà politica del Consiglio di Zona che ha come obiettivo quello di aprire un dialogo con i CRAL aziendali presenti in Zona per verificare la possiblità che anche queste importanti strutture diventino garanzie di nuovi sviluppi di una politica culturale di massa che, partendo dalle Aziende, investa le strutture complessive della società. Un supporto conoscitivo importante verrà dato in questo campo dai risultati della ricerca in corso sulle strutture produttive delle Zone 7 - 8 che prende in esame anche la consistenza e l'attività dei CRAL.

Come si vede un grosso impegno anche per l'ARCI, impegno che per realizzarsi compiutamente abbisogna della partecipazione convita dei cittadini e dei lavoratori della Zona. Molto spesso è stato detto che mancano i locali dove realizzare programmi culturali, dove organizzare il tempo libero. Ebbene nella nostra Zona, oltre a Villa Litta che da anni il Consiglio di Zona si sta sforzando di far divenire un punto di riferimento culturale interzonale, esistono spazi pubblici suscettibili di ospitare strutture stabili per la realizzazione di interventi non episodici nel campo della cultura e del tempo libero. Oltre ai centri sociali, sono da citare la Cascina Anna di Bruzzano, di cui il Consiglio di Zona ha chiesto la pubblicizzazione, e il P. Pini. In base alla nuova legge sulla psichiatria il P. Pini cesserà le funzioni di ospedale psichiatrico e sarà destinato ad ospitare attività diverse (com'è noto già da tempo vi è ospitato I'VIII ITC). La Zona rivendica da tempo parte degli spazi liberi del P. Pini per destinarli ad attività culturali, sportive e ricreative e su questi stessi obiettivi l'associazionismo democratico è impegnato, per evitare anche che domani tali spazi, in assenza di idee e di partecipazione, diventino deprecabili "cattedrali nel deserto". Nei prossimi mesi saranno anche questi i temi dibattuti, questi gli obiettivi su cui ci misureremo, a partire dal congresso Provinciale dell'ARCI, cui fin d'ora sono invitati a partecipare, oltre alle forze politiche e sociali, anche i cittadini della Zona. Adolfo Cervelli

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SELEZIONE ABBIGLIAMENTO

Afforese sequestrata in Brasile

Un grande numero di persone soffrono e muoiono per la giustizia e la libertà. Spesso rischiamo di abituarci alle notizie che ci giungono da ogni parte del mondo. Ma questa volta è stata colpita la nostra stessa zona nella persona di una concittadina, LILIANA CELIBERTI, che abitava fino a poco fa, con la famiglia, in via Cannero, 11 (un suo figlio frequentava la scuola di via Scialoia). Dirigente sindacale e militante contro il regime fascista del suo Paese, si era rifugiata da quattro anni in italia diventando cittadina italiana. Ma non aveva smesso di interessarsi alle condizioni dei suoi connazionali e, per questo, recentemente si era recata in Brasile per partecipare all'azione di Amnesty International, in favore dei perseguitati politici. Qui Liliana è stata sequestrata dalla polizia uruguayana - d'accordo con quella brasiliana - ed incarcerata insieme con i due figli che aveva con se. In seguito alle pressioni internazionali, i figli sono stati rilasciati, mentre non si sa ancora nulla di Liliana Celiberti che, sicuramente come già è successo a migliaia di suoi connazionali, sta subendo le torture degli aguzzini uruguayani. Chiediamo a tutti i democratici della zona, a tutti coloro che lottano per la difesa dei diritti dell'uomo, a quelli che si vogliono concretamente impegnare a favore della vita, di mobilitarsi per la liberazione ed il rimpatrio di Liliana Celiberti: prendendo contatto con il Comitato Permanente per il rimpatrio: Cdf della CGE Via G.B. Grassi, Milano tel. 3570541 - partecipando ad eventuali manifestazioni a livello locale o cittadino inviando aerogrammi agli indirizzi segnalati dal Comitato Permanente. Chiediamo inoltre che s'impegnino per questo obiettivo: il Consiglio di Zona il Comune di Milano e soprattutto le autorità governative che hanno il dovere di difendere subito e con la massima energia una cittadina italiana. Gruppo Cristiano di base Zona 7-8

TRIBUNA APERTA Queste colonne sono a disposi-{ ione di tutte le forre politiche e sociali. Non necessariamente l'impostnione e il contenuto degli articoli rispecchiano l'opinione della Redaone.

Un centro civico alla "Cassina Anna"

Una veduta della Cascina Anna

Riceviamo e pubblichiamo una presa di posizione delle forze politiche democratiche di Bruzzano in merito al recupero ed alla trasformazione della Cassina Anna in Centro civico e sociale al servizio dei cittadini del quartiere e di tutta la zona 8. La lettera che riportiamo è stata inviata all'Amministrazione del Comune di Milano, al Consiglio della Zona 8 ed. a tutti i gruppi consiliari di Palazzo Marino. In queste settimane il Consiglio Comunale è impegnato ad elaborare il bilancio preventivo 1979, definendo le linee dell'azione amministrativa per il prossimo anno. In relazione a questo fatto riteniamo opportuno richiamare l'attenzione dell'Amministrazioen Comunale e di tutti i Gruppi Consiliari su uno dei problemi che interessano il quartiere di Bruzzano e di cui da tempo si attende la soluzione (oltre a quelli della scuola, dei trasporti, ecc.) — cioè l'acquisizione da parte dell'Amministrazione Comunale della "Cassina Anna". Sul lotto di 167 n. 53 (via G. Pasta - Via Sant'Arnaldo) si sta costruendo un caseggiato di edilizia Popolare sui cui alloggi è stata accolta la richiesta di riserva all'80% Per gli abitanti delle case minime di V.le Rubicone e della "Cassina Anna" — di via Sant'Arnaldo, 17 (inserita nello stesso lotto di 167). In base allo stato di avanzamento dei lavori se ne può presumibilmente prevedere l'ultimazione verso il mese di gennaio '79, con il conseguente avvio dell'insediamento degli assegnatari delle case minime e della "Cassina Anna", oltre a quelli previsti dalle graduatorie generali dell'IACPM. Poichè ciò potrebbe comportare occupazioni abusive o nuove affittanze da parte della proprietà

della "Cassina Anna" con possibile carico al Comune del problema di trovare alloggi ai nuovi inquilini, riteniamo necessario che l'Amministrazione definisca al più presto il problema del recupero della "Cassina Anna" e della sua trasformazione in struttura al servizio dei cittadini del quartiere e della città, come previsto sia dal PRG che dalle richieste avanzate da anni dal Consiglio della Zona 8. Lo stesso C.d.Z. 8, tra l'altro, ha già da tempo approvato una proposta di recupero e di utilizzo sociale di cui l'Amministrazioone è a conoscenza. L'attuazione di questo impegno richiede di conseguenza la presenza nel bilancio preventivo 1979 del Comune di Milano del finanziamento necessario per procedere sia all'esproprio o alla convenzione con la proprietà, sia alla ristrutturazione della cascina, attraverso le forme che risulteranno più opportune e meno onerose. Ci auguriamo vivamente che tanto l'Amministrazione Comunale quanto i Gruppi Consiliari ed il Consiglio della Zona 8 tengano conto delle reali esigenze della Zona e del quartiere di Bruzzano, nel quale sono previsti entro uno due anni circa 4000 nuovi insediamenti, mentre permane una situazione di carenza rispetto ai servizi sociali esistenti. L'invito che come forze politiche democratiche nel quartiere Vi rivolgiamo è perciò quello che operiate perchè nel bilancio 1979 si tenga conto del problema in questione (il recupero della cascina) e si preveda il finanziamento necessario. Ringraziando per l'attenzione, porgiamo cordiali saluti. D.C. Sez. di Bruzzano P.C.I. - Sez. di Bruzzano P.S.I. - Sez. di Bruzzano

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Gennaio 1979

Da Macondo La chiesa nella zona a Katmandù Una nostra indagine

La presenza nella zona e i rapporti con la chiesa italiana

Questo articolo dà inizio ad una ricerca sullo stato della chiesa locale, quella di Affori e della Zona 8, ricerca che tenterà di cogliere la trama complessa della presenza della chiesa in tutti i suoi aspetti, propri e di relazione. Parlare di una chiesa locale non può essere fatto senza fare alcuni accenni di riferimento alla chiesta italiana. Tali punti sono essenziali per cercare, schematicamente, di capire la storia degli ultimi anni della chiesa italiana. Primo punto: Il Concilio Vaticano II. Tale avvenimento di rilevanza storica per la chiesa univesale, non ha posto la chiesta italiana, per ammissione dei più, come protagonista di quel "aggiornamento.' auspicato da Giovanni XXIII. Tale "aggiornamento" è stato visto dalla chiesa italiana solo come aspetto esteriore di una "perennità dogmatica", non vissuto come momento storico di "confessione della fede", cioè, come luogo e tempo di riflessione critica, di rimessa in questione di sè stessa, di "attraversamento del deserto". I grandi temi di riflessione dello spirito conciliare: la pace, la povertà, la comunione, sembrano essersi esauriti in una pratica amministrativa di ripetizione, non nell'innovazione dello Spirito. La chiesa italiana è forte di sè stessa, crede nel "suo" spazio nella sua 'cittadella'. Un noto teologo definisce ciò "il complesso el ghetto" (K. RAF-INER). La paura di cambiare, di "perdersi" della chiesa italiana, la

Redazione: Mario Migliaccio, Maura Ceccaroii, Roberto Omini, Fiorenzo Baini, Luca Belloni Fotografia e impaginazione: Sergio Ferrario Direttore Responsabile: Edoardo Gardumi Hanno collaborato a questo numero: Francesco Miccol i, Adolfo Carvell i, Peppino lasoni, Fabio Ceruti, Andrea Colombo, Laura Campana, Antonio Figini, Eugenio Bovio, Gruppo Cristiano di Base Zona 7-8 Stampa: Coop. "Il Guado" Robecchetto con I nduno (Mi) Tel. 0331/881475.

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porta ad essere una chiesa contro, una chiesa che è stata definita senza volto, tiepida, nè ricca nè povera, nè spirituale nè corrotta. Secondo punto: Ecumenismo. Questo grande respiro del Concilio, nella chiesa italiana, non si è mai espresso se non nella ripetizione burocratica dei discorsi non nei fatti ecumenici del "popolo di Dio". L'ecumenismo non può prescidenre dal 'dialogo', altro asse portante del tempo di Giovanni. La chiesa italiana non si è mai messa "in dialogo" con gli altri, non solo

con le altre fedi, ma con tutte le altre culture presenti nel mondo, con pensiero dell'Europa, dell'Asia, delle Americhe, dell'Africa. La chiesa italiana inoltre ha paura di perdere sè stessa pensando più nell'avere la verità che nell'essere in ricerca con gli altri per essere verità. E forse la chiesa italiana idolatrica? La difesa di sè stessa, la sicurezza del suo 'chiuso' è idolatria religiosa, non speranza, sofferenza, costruzione della storia degli uomini. S. B.

Una speranza delusa Come anche questo giornale aveva sottolineato nel numero di novembre, l'elezione a Papa di Karol Wojtyla aveva suscitato numerosi interrogativi, ma anche una grande speranza in milioni di uomini soprattutto nei non cattolici. Questa speranza ha cominciato a vacillare dopo i primi interventi pubblici del nuovo Papa. Essa si è dissolta dopo il discorso pontificio agli esponenti della Associazione Medici Cattolici. Questo discorso non è stato grave tanto per il fatto che il Papa vi ribadiva la nota posizione della Chiesa sul problema dell'aborto, ma in primo luogo perchè dava forza all'inqualificabile intervento del cardinale Benelli Sullo stesso problema e soprattutto perchè conteneva una grossolana falsità quando sosteneva chei medici obiettori erano esposti "al rischio di incomprensioni, di fraintendimenti e anche di pesanti discriminazioni". Basta chiedere ai lavoratori degli ospedali e viene a galla che ciò che il Papa ha detto è falso, i discriminati sono i medici che praticano l'aborto. Perchè il Papa e il cardinale non vanno a parlare con le donne cattoliche che hanno abortito e nelle condizioni che ben conosciamo? Cosa ci dice il Papa del suo inviato da Pinochet e Videla? Come mai fino ad oggi non abbiamo ancora sentito una sua parola per il popolo iraniano? Forse perchè sono di un'altra religione? O perchè ci sono interessi economici del grande capitale internazionale da difendere? Le mancate risposte a queste domande sanno molto di restaurazione (spero di sbagliarmi). Toccherà ancora a noi lavoratori tutti insieme, cattolici e non cattolici, rimboccarci le maniche e dare risposte positive a questi drammatici interrogativi e ridare speranza a milioni di uomini che attendono.

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Antonio Figini

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Due settimane fa, appariva sul "Giorno" un'intervista con Mauro Rostagno, uno dei più acerrimi katanghesi del '68, fondatore di Lotta Continua, uno degli esponenti più attivi e preparati della "Nuova Sinistra". Dopo che fu chiuso Macondo, di cui è uno dei fondatori, Rostagno è sparito per un po' dalla circolazione per riapparire ora, vestito da monaco buddista e si fa chiamare Santano. L'intervista che seguiva esprimeva bene la disillussione di uno che si è impegnato molto, ha commesso anche degli errori, ma nella rivoluzione ci credeva. Ora Rostagno, alias Sanatano, rigetta il suo passato, si chiude in sè e cerca di riscoprire la propria entità, aggrappandosi al Buddhismo. Non è che un esempio del grande discorso sulla gioventù di oggi alla ricerca del proprio "personale", della propria interiorità. E un discorso che si è avuto finalmente il coraggio di porre, dopo anni di vuote parolone, ma molte riscoperte del personale avvengoho come quella maturata da Sanatano che, rigettando la sua esperienza di rivoluzionario e chiudendosi in sè e nei precetti della religione, diventa di fatto egoista. Riscoprire il personale è certo una cosa importante, la più importante di tutte, ma se riscoprirlo vuol dire mettersi il paraocchi, dire: "Adesso cerco di stare bene". Senza contare che non è uno solo che deve stare bene, ma tutti, si finisce per ricadere eternamente nel proprio piccolo cerchio e il Sistema che una volta si voleva abbattere sghignazzerà più forte che mai. La riscoperta del personale passa attraverso la fase di Dio, ed è anche naturale perchè uno quando è posto di fronte a se stesso e alla propria parte spirituale certe domande se le pone. Questo senza contare che, mec-

canizzato, materialista e inquadrato com'è, il mondo moderno ha messo nei giovani la "fame di Dio" e in tutti noi, anche in chi si r?fessa ateo, c'è una profonda spiritualità. Il problema dunque non è questo. E la risposta che si è data ad una simile esigenza che ha reso questa "fame di Dio" un altro veicolo di fuga o di asservimento. La proliferazione dei grupponi cattolici che non sono altro che barriere d'oscurantismo e puntello al potere, delle sette orientali, quasi tutte tenute da loschi individui, tipo il famigerato guru Maharaji o personaggi non ben delineati come Rajneesh, gli Hare Krishna e tanti altri che promettono la pace della coscienza, magari te la danno anche, ma ti rendono anche lontano dalla lotta per migliorare la vita. In conclusione, si può affermare che il cambiamento di rotta di Rostagno è un fatto simbolico. E la morte dei sogni e la voglia di crescere assieme nella gioia. Ora la gioia si cerca di riscoprirla da soli, ma da qui alla solitudine e al disimpegno il passo è breve. Riscoprire se stessi e la figura di un rivoluzionario come Gesù Cristo, che era tanto buono, ma col Potere diventava cattivissimo, non è certo un male, anzi, può dare uno stimolo in più a cambiare veramente, di. dentro prima di tutto, per imparare a essere coerenti e a capire chi siamo e poi a lottare con maggiore vigore. Ma se riscoperta del "Personale" è ricercare Katmandù la pace della coscienza e farsi abbindolare dai profeti che in questi periodi .qui crescono come funghi, la nostra identità svanirà prima o poi e si cadrà in mano ad elementi come i "Bambini di Dio" o peggio ancora, gente come Jim Jones, con tutte le conseguenze immaginabili. Fiorenzo Baini

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Gennaio 1979

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Gennaio 1979

ABORTO: una lotta che deve continuare Riflessioni di donna ge, costoro piangono e dicono anche di essere malvisti dai colleghi, poverini! Certo, non deve essere facile lavorare con colleghi ora "candidi obiettori" quando si sa che fino a ieri hanno sfruttato le disgrazie altrui e su di esse si sono rimpinguati. Ex assassini, ma ora obiettori; si sono redenti: lo credo che il Papa ne prenda le difese: come si fa a ributtare fuori di casa la pecorella smarrita e poi ritrovata, "il figliol prodigo"? Rammento: il figliol prodigo era di sesso maschile: ora mi spiego perché in tutto questo discorso alla fine l'unica grande imputata, l'assassina rimane sempre una: la donna.

Poveri, poveri medici cattolici "obbligati" a procurare aborti! Obbligati, sì, da una legge "ingiusta" che va "contro la vita" e di conseguenza obbligati dai colleghi abortisti che se no li guarderebbero male, obbligati dalle donne che scelgono di abortire avvalendosi finalmente di una legge. Che ridere! Non sarebbe meglio dire obbligati a rinunciare ai lauti compensi degli aborti clandestini? Salviamo chi obietta veramente "per coscienza". Ma, gli altri? Poveri martiri che non possono continuare ad esportare capitali in Svizzera, a frodare il fisco, a costruirsi ville al mare e in montagna. Facciamo un po' di conti, del resto già fatti anche da altri: di media 300 mila lire per aborto, almeno due aborti al giorno; e sono 600 mila lire al giorno: moltiplicato per 26 (la domenica non si lavora) danno 15 milioni e 600 mila al mese che in un anno danno 150 milioni con lo sconto, ma teniamo conto delle ferie: 150 milioni senza ricevuta, naturalmente. 150 milioni netti, puliti, nascosti, su cui si pagano nè IVA nè tasse: per forza, sarebbe come confessare che hai praticato l'aborto clandestinamente. Lo credo che ora, dopo la leg-

Facile scagliarsi contro chi è più povero, solo, indifeso e sfruttato nelle sue disgrazie; contro noi donne disunite, indifese, molte volte neppure solidali tra noi proprio perchè accuratamente tenute isolate ognuna in una di quelle conigliere che chiamiamo case, ma che sembrano fatte apposta per isolarci. Facile scagliarsi contro l'aborto e chi lo pratica: è più facile che scagliarsi contro gli eserciti che uccidono uomini indifesi che protestano i loro diritti; è più facile che scagliarsi contro sovrani che sfruttano il popolo ed esportano miliardi all'estero; è più facile che condannare dittatori che lasciano crepare il popolo di fame e di torture; è più facile che condannare chi invia le portaerei in aiuto e difesa di questi sovrani e dittatori e chi pubblicamente e apertamente li sostiene; è più facile che dire "non rubare" a coloro che rubano al fisco e quindi a noi tutti, evadendo le tasse ed esportando i capitali all'estero... date a Cesare quel che è di Cesare... Già, mezz'ora di confessionale, una buona "elemosina" fatta di almeno 5 o 6 zeri, ed ecco il povero peccatore assolto: siamo tutti uomini, giudicherà Dio! Certo, le donne non hanno la potenza delle multinazionali, non sono una potenza nè milita-

Il Comune di Milano, con il contributo della Regione Lombardia, rinnova anche per la corrente stagione invernale l'iniziativa di invio in località marine di cittadini anziani. I soggiorni sono programmati per periodi di due settimane ciascuno, in alberghi attrezzati e confortevoli, con l'assistenza per qualunque necessità, anche infermieristica, di personale specializzato. Possono presentare domanda tutti coloro che abbiano compiuto l'età di: 55 anni se donne, 60 se uomini, purché abbiano un reddito netto mensile (detratte le spese di affitto e di riscaldamento) non superiore a Lire 180.000 per persona sola, Lire 300.000 per coppia di coniugi o situazioni similari. Per il soggiorno sarà richiesto a ciascun partecipante un contributo pari alla metà del reddito netto mensile rilevato. Termine dell'iscrizione' 2 febbraio 1979. Per le domande rivolgersi al Consiglio di Zona 8, dalle ore 8.30 alle 12 dei giorni feriali - Viale Affori, 21 - telefono 6464762.

re nè economica; le donne non hanno il valore dei pacchetti azionari, non producono nè asportano petrolio. Possono produrre solo figli, e con dolore, figli che possono essere potenziale carne da macello per altre guerre, non certo da noi volute. Nessuno ci obbliga ad abortire: rimane sempre una scelta, sia chiaro. Una scelta che da secoli le donne sono costrette a prendere, a vivere e a nascondere. Se non volete riconoscerlo, siete degli struzzi; la testa sotto la sabbia per non vedere e la morale è salva. O forse, non volete riconoscere che nonostante tutto le donne hanno sempre deciso, almeno su una cosa, al di là e al di sopra di ogni potere? Mi nasce il sospetto che sia solo paura. Proprio questa convinzione però mi dà forza: dite, fate, condannate, egregi signori, piccoli uomini ciò che volete e chi volete: sappiate comunque che le donne hanno sempre fatto ciò che hanno voluto, con grandissimi sacrifici, sia fisici che morali, e non c'è predica nè presa di posizione nè scomunica che le possa fermare perchè da sempre esse pagano di persona sia che un figlio lo vogliano o decidano di non volerlo: e questo vi assicuro mi dà una grande forza e sicurezza. Ci sono tanti "santi padri" ma per fortuna non possono essere "sante madri". Madre o non madre può esserlo solo quella piccola, insignificante appendice di Adamo (come dite voi, non noi) che è la donna: e questo nessuno al mondo ce lo può togliere. Un piccolo consiglio: prima di condannare fate, egregi signori, un piccolissimo esame di coscienza: quanti aborti si sarebbero evitati se da tempo si avesse una corretta educazione sessuale e un corretto controllo delle nascite? Per essere più chiara: fino a pochi, pochissimi anni fa la contraccezione e relativa propaganda erano proibite.

Una donna

Diritto alla vita ma quale? Di fronte all'affermazione del diritto alla vita nel quale noi crediamo come valore essenziale, ci chiediamo come esso venga difeso quando non ci sfuggono le numerosissime morti sul lavoro, le decisioni di alcuni medici di "far morire" l'ammalato ridotto a vita vegetativa, gli emarginati che in questi giorni muoiono nelle baracche per le calamità naturali, gli iraniani che cadono uccisi dalle armi fabbricate anche in Italia. Eppure, oggi, il dibattito generale, politico ed ecclesiale, continua a focalizzarsi attorno ad un unico problema: l'aborto. Sappiamo quanto esso rappresenti una sconfitta per la donna poiché è la logica conseguenza dei molti condizionamenti sociali e culturali a cui è soggetta e che le negano la possibilità di una serena maternità liberamente scelta. Ribadiamo, come credenti, che è doveroso un richiamo continuo al valore della vita, fin dal suo annuncio, e lottiamo perchè questo venga garantito da ogni tentativo di soffocarlo ed annientarlo per fini che, in ultima analisi, si rivolgono sempre e comunque contro la possibilità di un'esistenza più umana. Pur condividendo il principio enunciato dalla chiesa sul diritto alla vita, ci dissociamo dalla posizione intransigente ed intimidatoria che la gerarchia ha assunto recentemente riguardo al problema dell'aborto intravve-

dendo in essa una sorta di "crociata" ideologica che non si pone certamente il problema di difendere la vita di migliaia di bambini e di madri morte nel nostro Paese per aborto clandestino. La scomunica, infatti, tende a colpevolizzare sempre più la donna e ci colpisce ancor più notare che essa cade sul padre solo se aiuta materialmente a procurare l'aborto. La corresponsabilità iniziale dei due non è neppure sfiorata mentre, a nostro avviso, rappresenta la base di un rapporto di coppia. Riteniamo che la soluzione del problema "aborto" vada oltre la legge e le discordie di parte ma sia frutto di una educazione "alla vita" e non solo genetica. Ecco perchè la nostra lotta, oltre ad essere volta alla soluzione dei molti problemi sociali che contribuiscono a rendere sempre più drammatica la scelta della maternità, si dirige all'informazione sull'uso dei contraccettivi (nonostante l'"ingenua" insistenza dei nostri Vescovi sull'uso di metodi di "regolazione naturale della fecondità"), all'istituzione e al potenziamento di consultori laici che valorizzano il rapporto di coppia nella loro libera espressione d'amore al di là dei rigidi ed assoluti principi della "morale cattolica".

Gruppo Cristiano di base Zona 7-8

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Il dibattito è aperto per il contratto degli edili Si avvia e si sviluppa nei cantieri, nei luoghi di lavoro una Consultazione coi lavoratori delle costruzioni per dibattere la piattaforma rivendicativa per il rinnovo del Contratto nazionale degli Edili. Le piattaforme approvate dal consiglio generale della F.L.C. sono scaturite da un ampio ed approfondito dibattito che si è sviluppato sia all'interno della federazione sia in riunioni coi gruppi di lavoro, sia nella Commissione nazionale del Settore. Sono ipotesi di piattaforma coerenti con le linee di sviluppo, dell'occupazione, per il rilancio del mezzogiorno. La linea per uan politica di programmazione del nostro sindacato non può non avere a sostegno una politica†contrattuale che saldi l'impegno dei lavoratori sul problemi categoriali con quelli per la Conquista di un diverso sviluppo Economico e sociale del Paese.

La nostra piattaforma pone al Centro II miglioramento delle Condizioni di lavoro, ma soprat-

anche la nostra zona risponde inviandoci questi interventi che riteniamo di pubblicare integralmente.

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Vacanze per gli anziani

Dopo le prese di posizione della CEI, del cardinale Benelli e di papa Wojtyla

tutto tende a realizzare Contratti con nuovi e maggiori diritti di intervento, nuovi livelli di potere, nuovi struenti per incidere di più sui diversi aspetti dell'organizzazione del lavoro, per recuperare ed estendere il potere di controllo del sindacato sui salari anche attraverso l'introduzione di alcuni elementi di riforma del salario sviluppando e valorizzando il rapporto tra lavoro e professionalità, creando le condizioni per l'accesso nei nostri settori di nuove leve di giovani lavoratori ed imponendo nuovi passi in avanti nel processo di trasformazione del settore In Industria delle Costruzioni. Proprio per queste ragioni le nostre piattaforme sono impegnative e pertanto ci attendiamo fortissime resistenze da parte

del padronato. Nella certezza che dovremo affrontare uno scontro duro e difficile occorre realizzare II massimo di Compattezza ed unità di Comportamenti e puntare ad una Consultazione tra I

«haily gita.

Il dovere di applicare la legge lavoratori (e non soltanto) non formale, ma di reale approfondimento, sui Contenuti delle ipotesi delle piattaforme rivendicative, ma io credo che la consultazione in corso dovrà essere una occasione per rinsaldare un più stretto rapporto fra lavoratori e istanze del sindacato per ottenere la massima sensibilizzazione e partecipazione dei lavoratori perchè poi sono loro che dovranno sostenere le lotte. Penso srivendo queste poche note alle migliaia di lavoratori edili non organizzati nel sindacato e tanti di questi sono sicuramente abitanti nella zona 8 questi lavoratori nella stragrande maggioranza sono costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento bestiale perchè non conoscono i loro diritti, perchè sono sottoposti a lavoro nero e mal retribuito, perchè II fenomeno del cottimismo non siamo riusciti a stroncarlo, anzi si è sviluppato in forme diverse utilizzando quella parte di lavoratori

meno politicizzati, meno sinda-

calizzati, realizzando enormi profitti sulla pelle di povera gente che per ragioni varie è costretta a vendere la propria pelle per un salario ridotto, senza assicurazione contro gli infortuni e le malattie, senza la possibilità di una pensione giusta corrispondente al lavoro prestato. Ecco allora che a questi lavoratori rivolgo attraverso le pagine del giornale A.B.C. un invito ad organizzarsi al sindacato unitario dei lavoratori Edili. F.L.C. di abbonarsi al giornale dei la-. voratori delle Costruzioni per essere sempre informati, per conoscere sempre le tabelle paga aggiornate, per poter controllare la Cartella di Dicembrte ma anche perchè un sempre più forte sindacato esercita un peso più forte nelle contrattazioni col Governo e col padronato e rene allo stesso tempo i lavoratori più sicuri nel rivendicare i loro diritti.

Poppino timoni Operaio Edile

In questo fine 1978 - inizio 1979 si è tornati a parlare di aborto e nel modo peggiore possibile:

con toni da crociata sanfedista, che ci riportano indietro di trent'anni (e più) quando piovevano scomuniche, e il "microfono di Dio" di padre lombardi tuonava, contro chi si batteva perchè nel nostro paese, appena uscito dalla guerra, avvenisse una "ricostruzione" e non una "restaurazione" di precedenti ordini sociali ed economici.

Il primo a scagliarsi, dopo la CEI a metà dicembre, contro la legge 194, "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza" — restrittivamente nota come "legge sull'aborto" quasi solo questo fosse il tema della norma e non il più'generale problema della tutela della maternità — è stato il cardinale Benelli, arcivescovo di Firenze noto per le sue posizioni oltranziate ed antiinnovative. Secondo cost. ui la legge "è un

bubbone infetto, e deve essere sradicato dall'ordinamento giuridico e dal corpo sociale italiano"; compito primo dei cattolici e perciò esigere con forza "con tutti i mezzi messi dalla Costituzione a disposizione dei cittadini (leggi: referendum), che essa sia tolta dalla legislazione". Due giorni dopo in un'ottica diversa ritorna il Papa, parlando agli esponenti della Associazione medici cattolici: esprimendo ammirazione per quegli operatori sanitari che "seguendo il dettato della retta coscienza sanno quotidianamente resistere a lusinghe, pressioni, minacce, talvolta anche a violenze fisiche per non macchiarsi di comportamenti in qualsiasi modo lesivi di quel bene sacro che è la vita umana"; esaltando chi ha aderito alle indicazioni dell'episcopato (obiezione in massa per far fallire la legge) avendo presente il "rischio di incomprensioni, di fraintendimenti, e anche di

pesanti discriminazioni". E siamo certi che altri interventi seguiranno. Davvero la procreazione e la tutela della vita umana sono in pericolo? Basta leggere il testo della legge per rendersi conto — al di là di allarmismi e deformazioni — che così non è. Allora, che cosa si nasconde dietro quesf, e precedendi, attacchi? Noi crediamo che alla base di tutto vi sia l'atavica paura della Chiesa per il nuovo, soprattutto quando questo possa minare le sue basi di consenso non esclusivamente religioso, possa attenuare i suoi legami con le masse, contraddittori ma radicati ed estesi. Ecco allora la reazione, il rispuntare dell'integralismo: la visione del mondo che la Chiesa ha (non che i cattolici hanno, perchè tra essi ve ne sono diverse, di visioni), come universalmente unica, totalizzante e vera; dogmatica e non dialettica, al di sopra (o al di fuori) di ogni volontà di confronto, gelosamente custodita ed autoritariamente imposta. Che le posizioni 'ufficiali della Chiesa vadano ben oltre le considerazioni religiose intorno alla socialità della vita †lo stanno a dimostrare ad esempio le reticenze o i silenzi quando non vi era la legge e esisteva solo la piaga dell'aborto † clandestino, discriminante di classe - tutte le attenzioni per chi poteva permettersi costose cliniche private, le "mammane" per le donne più povere che spesso pagavano con la vita tale discriminazione: e in questo caso non vi era7 no "appelli alla vita", così come rari assenti sono stati per i morti in incidenti sul lavoro o per le armi dei regimi reazionari. Al contrario, viene scatenato un attacco proprio contro una legge che - ribadiamolo - nè obbliga nè liberalizza l'interruzzione della gravidanza ma, laddove questa si renda dolorosamente necessaia. lo fa uscire dalla clandestinità, dalle mani e dall'avidità di mammane e "cucchiai d'oro" - che magari adesso si son trasformati in obiettori -, per poterla portare a termine con tutte le garanzie sociali, umane e sanitarie del caso. Perchè l'interruzione di una gravidanza è un dramma, non un gioco, e deve potersi svolgere in condizioni tali da non accrescerne gli aspetti negativi che possono lasciare segni indelebili nella donna: ecco che cosa mira la legge; a rendere meno doloroso un evento drammatico, a diminuire il pericolo che anche la donna muoia. Ma per tutelare anche le esigenze dei credenti v'è nella legge l'istituto dell'obiezione di coscienza come diritto da esercitare: ma appunto in quanto diritto lasciato alla scelta d'esercizio di ogni singolo. La Chiesa però interviene pesantemente, pretende che tale diritto diventi obbligo anche per chi invece di far prevalere le proprie idee religiose lascia maggiore spazio al suo senso sociale, ad una visione del sè non individuale, ma in rapporto con gli altri; e trasforma - con l'istigazione alla obiezione in massa — un rapporto — conflitto tra singolo e Stato in un rapporto — conflitto tra due sovranità, Chiesa e Stato, con effetti negativi per entrambi, anche alla luce del processo di revisione del Concordato. Perchè le posizioni della Chiesa ufficiale contro una legge dello Stato, le crociate per il suo fallimento, sono gravi ingerenze e lesioni alla sovranità statale e al suo ordinamento giuridico. Sono pressioni, minacce e discriminazioni — queste sì! — contro chi ha esercitato un suo diritto scegliendo, con grande senso di responsabilità, la strada più difficile, quella della non obiezione di

coscienza. E ricordiamo che chi ha scelto tale via è una minoranza che non supera il 40% degli operatori sanitari (in alcune regioni non supera neppure il 15%0: altro che clima di intimidazione per gli obiettori! L'interruzione della gravidanza pone numerosi problemi, a tutti, † che non sono certo risolti da un referendum che abroghi la legge: anzi se ciò malauguratamente dovesse accadere (ed ecco che il solito Pennella — da un po' di tempo fiancheggiatore della reazione — fa da battistrada alle sortite del card. Benelli, chiedendo il referendum), sarebbe un salto all'indietro, sarebbe schierarsi contro le donne ed i loro problemi e spostare a tempo indefinito la soluzione del problema degli aborti clandestini che, nonostante la legge, continuano ad essere effettuati. E sarebbe dare spazio all'aberrante proposta di legge del cosiddetto "Movimento per la vita", secondo cui l'aborto è reato da pu:. nire con pene più dure di quelle comminate in base al codice Rocco, la gravidanza va controllata e inquisita per denunciare al tribunale dei minorenni chi volesse interromperla o — in caso che la gestante voglia tenerla nascosta — relegata in "residenze per gestanti" dalla dubbia connotazione (dovrebbero infatti fornire informazioni al magistrato in caso di aborto); la maternità vista cioè come coazione e non come scelta, il diritto alla vita affermato non per mezzo della donna ma contro di essa! Anche attorno a tale tema si sta giocando una grossa battaglia, che è battaglia di progresso e di civiltà contro l'oscurantismo e l'illecito privilegio comunque mascherati; senza isterismi ma anche senza lassismi le forze del progresso e del rinnovamento debbono battersi unite per affermare il diritto e la tutela alla proreazione come scelta responsabile e non come "libertà obbligatoria". Andrea Colombo

dalla prima pagina La parrocchia attacca zione di coscienza, se questo consentisse di restare sul posto e adoperarsi perchè l'iniquità della legge non sia travalicata in una prassi ancora più iniqua. I cristiani che ricorrono ai servizi dei consultori pubblici lo facciano con vigile spirito critico, ben consapevoli della incompetenza in sede morale — e molte volte della effettiva aberranza — dei pareri che vi vengono dati".

Il consultOrìo non deve essere occasione di dispute ideologiche Non voglio con questo pezzo aprire una polemica con i cattolici della Zona 8: piuttosto precisare che quanto è apparso sul giornale parrocchiale "La voce della Comasina" a dicembre, è un pesante attacco al Consultorio pubblico aperto dal 18 Settembre. Ed è quanto meno inopportuno se si pensa che alla sua gestione partecipano, nel Comitato, le forze cattoliche. "In una situazione di assoluta minoranza", lamenta l'articolista, come se nell'operato di un servizio pubblico ci fosse la possibilità di

affermare una ideologia piuttosto di un'altra. Questi dimentica un punto fondamentale: la differenza tra un Consultorio pubblico ed uno privato. Nel primo il principio che viene seguito è il rispetto delle convinzioni ideologiche, morali, religiose dei cittadini che usufruiscono del servizio, per cui ognuno può scegliere tra le prestazioni che vengono offerte sulla base delle conoscenze scientifiche, quelle che ritiene più giuste. Questo modo di operare è espressamente richiesto dalle due leggi di istituzione del servizio, la nazionale n° 405 e la regionale n° 44. Il consultorio privato può essere di indirizzo cattolico o laico. a seconda dei gruppi, delle associazioni che lo gestiscono. E qui viene avanti il discorso sul pluralismo. Se per pluralismo si intende che la gestione di un pubblico servizio sia democraticamente arricchita dal contributo delle diverse componenti sociali e non che esistano istituzioni cattoliche o laiche che operino per settori diversi di popolazione, quest'ultimo è pienamente realizzato soltanto nel Consultorio pubblico. E stato detto che l'invito fatto ai cattolici ad avvicinarsi con "vigile attenzione" al Consultorio è legato alla procedura delle certificazioni di interruzione volontaria della gravidanza che per legge si effettuano nello stesso. Anche qui vorrei ricordare che nessuna donna è obbligata. quando non lo desidera, ad interrompere una gravidanza ma che piuttosto la legge 194 sulla I.V.G. ha contribuito, secondo quanto ha detto anche l'ultimo rapporto CENSIS. a far uscire l'aborto dalla clandestinità, per poterlo affrontare e scongiurare. Molte donne andate nel nostro Consultorio per il certificato di interruzione volontaria. sono tornate per informarsi e chiedere metodi contraccettivi. L'obiettivo della legge 194 è il superamento dell'aborto, considerato un trauma da tutte le donne. E nel Consultorio pubblico si opera a tale fine. Perciò quanto dice il Cardinale Colombo nel Piano Pastorale è quasi offensivo sul piano morale ed umano. I pareri che si danno nel Consultorio pubblico sono rivolti al rispetto della persona ed anche per questo non possono essere "aberranti". In ogni caso le donne vanno al nostro Consultorio di Zona e sono sempre più numerose, tanto è vero che è stato necessario dopo appena tre mesi dall'apertura chiedere al Comune il potenziamento della équipe degli operatori per non farle anelli dere un mese per una visita ginecologica, per un consulto. E aggiungo che la partecipazione delle donne, dei cittadini, attraverso dibattiti, conferenze, gruppi di informazione, collegamento con le scuole, le fabbriche dei nostri quartieri, oltre alla rappresentanza degli utenti nel Comitato di Gestione, allontanerà i fantasmi che vengono agitati quando si affrontano temi quali quello della sessualità, della contraccezione, della maternità e paternità libere e consapevoli, problemi quali l'aborto che sono rimasti per lunghissimi anni nascosti e spesso vissuti in modo drammatico dalle donne, dalla coppia. La strada del rinnovamento dei rapporti umani è lunga, il Consultorio pubblico è sul suo percorso. O forse si ha paura proprio di questa volontà; di questo desiderio di arricchirci nel rapporto con gli altri?

Laura Campana


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Gennaio 1979

Sport

Assemblea a Villa Litta per l'equo canone

Il comune risponde L'applicazione dell'equo canone sta già sollevando problemi. Non sono pochi gli inquilini e proprietari che per un motivo o per l'altro, stanno manifestando una certa ostilità verso la nuova normativa che per la sua complessità rende a volte difficile il calcolo dell'equo canone e crea, di conseguenza, contrasti e incomprensioni. Alcuni suoi meccanismi se da una parte creano difficoltà di interpretazione (esponendo così la parte più sprovveduta dell'inquilinato a un certo tipo di professionisti che approfittano di questo stato di incertezza e di confusione e si "mettono a disposizione" degli interessati che sono costretti poi a sborsare una cifra rilevante per il calcolo dell'equo canone) dall'altra sta generando gravi reazioni che la grossa proprietà mette in atto per eludere la legge non rassegnandosi a una politica non più basata sulla sola speculazione, ostacolando qualsiasi iniziativa per l'avvio di una nuova politica edificatrice nel nostro paese. Nell'assemblea di zona — promossa dall'Amministrazione Comunale a Villa Litta 1'11 dicembre sull'equo canone — presenti oltre al presidente e alla coordinatrice della commissione casa della zona 8, gli assessori Rossinovich (urbanistica ed edilizia popolare) e Baccalini (edilizia privata) queste gravi reazioni sono state ricordate in tutta la loro drammaticità: vendite frazionate operate da grosse immobiliari, i numerosi sfratti già in atto (4000 famiglie entro il 30 aprile) le migliaia di disdette (grazie all'articolo 59 che permette la requisizione dell'alloggio da parte del proprietario se questo ne ha bisogno per sè o per qualche suo parente) operati (tutto questo a Milano) dalla proprietà che in larga parte usa quest'arma come ricatto sull'inquilino avendo gioco facile nella situazione attuale di grande squilibrio tra domanda e offerta di casa. E proprio grazie a questa che possono passare (e lo sono già) operazioni di speculazioni selvaggia e di taglieggiamento degli inquilini. É stato chiesto agli assessori presenti quali fossero le iniziative dell'Amministrazione Comunale e quali atti concreti si intendono intraprendere per arginare questa grave situazione. Nei loro interventi Rossinovich e Baccalini hanno spiegato la posizione della giunta, come essa si stà muovendo verso una loro risoluzione positiva. É stato ricordato innanzitutto come questi problemi assillino anche altri grossi comuni che unitariamente tra loro premono perchè il parlamento operi immediatamente con interventi legislativi per contenere la possibilità di sfratti. Sono stati rivendicati maggiori poteri agli enti locali per l'uso degli alloggi sfitti ("Non si tratta di requisire ma di costringere a usare il patrimonio edilizio esistente" è stato detto). Ma, e questo è stato sottolineato da tutti gli interventi, per soddisfare la richiesta di case che c'è oggi nel nostro paese bisogna

che la legge dell'equo canone non vada considerata come una legge a se stante ma inserita all'interno di un più vasto contesto di leggi sulla casa: dalla legge n. 10 (assetto urbanistico) al piano decennale (fabbisogno casa), a loro volta collegate strettamente con la funzione che le leggi n. 382 e n. 616 assegnano all'ente locale e alle regioni per garantire che il processo di sviluppo e rinnovamento del settore edilizio sia rapido ed esteso. Soprattutto occorre raccordare la legge sull'equo canone al piano decennale (di quest'ultimo occorre un suo avvio più deciso) per mettere in moto la costruzione di nuovi alloggi e il risanamento dell'edilizia in degrado (a Milano sono già state individuate le zone di recupero su cui operare) sia con interventi pubblici, cooperativistici e privati. In particolare è stato posto l'accento sulla politica di recupero (nella nostra zona, come del resto in tutta la città, vi è un'alta percentuale di degrado) come componente essenziale per rispondere positivamente alla nuova domanda abitativa. Altri aspetti, naturalmente, sono stati presi in considerazione dai vari interventi. La rappresentante del SUNIA ha menzionato il problema della stesura del nuovo modulo per il contratto di affitto (ora già stipulato e già in vendita). La questione spinosa del fondo sociale (integrazione dell'aumento del canone): la richiesta alla Regione di rendere disponibile i fondi per la sua concreta applicazione. Un'altra proposta è quella di istituire un ufficio alloggi presso il comune di Milano e la costituzione presso la commissione casa di zona di sedi unitarie di consulenza e organizzazione delle vertenze degli inquilini per una gestione globale del problema case. Ci.sono stati infine una serie di interventi che hanno analizzato alcuni aspetti della nostra zona rispetto ai temi tracciati dal dibattito. Ci sono state domande tecniche sull'equo canone fatte da proprietari e inquilini che hanno richiesto delle risposte da parte degli assessori. C'erano gli inquilini di Cassina Anna che oltre a sollecitare una loro sistemazione rapida nei tempi (andranno ad alloggiare ai nuovi caseggiati del lotto 53) hanno denunciato la grave situazione del quartiere di Bruzzano: mancanza assoluta di servizi sociali, carenza alloggiativa, molte abitazioni in degrado. A sottolineare la drammaticità che ormai ha assunto quest'ultimo aspetto nella zona 8 (in una casa degradata di v. Alberico da Barbaiano è crollato il soffitto) è bastato l'ascolto di alcuni inquilini di v. Ippocrate 13 che erano presenti in sala; la rabbia con cui hanno descritto le condizioni degli alloggi in cui sono costretti a vivere; e, quasi a beffa, per 3 famiglie disposte a pagare il fitto. il proprietario non vuol far loro un contratto di locazione quasi che a vivere in alloggi di questo tipo fosse un privilegio. Francesco Miccoli

Il buon giorno sì vede dal mattino

Lezione di ginnastica nelle elementari di Via Comasina

Sul problema della scuola si è scritto tanto ed ancora oggi, così come in futuro, si continua a farlo. Anche noi che, come molti, viviamo i problemi. le ansie, le aspirazioni ed a volte anche i sogni della scuola, ci sentiamo in dovere di parlarne. Se è vero che già all'asilo i bambini prendono i primi contatti coi loro coetanei, abbozzando i principi di una socializzazione ancora confusa e sfuocata: se è vero inoltre che questi si trovano a vivere per la prima volta alcune ore della giornata con adulti cui non sono apparentemente legati da parentele di alcun genere creando (e creandosi) a volte non pochi problemi, è vero anche che soltanto a partire dalla scuola elementare i bambini avvertono un radicale cambiamento nelle loro abitudini scontradosi con l'annoso problema dell'autocontrollo. con la ricerca di una soluzione per superare l'ostacolo che li accompagnerà per molto tempo: l'impegno scolastico sistematico. quale può essere ad esempio lo svolgimento dei compiti o la preparazione alle interrogazioni. Ciò che invece non viene fatto apprezzare dal bambino è l'importanza di conoscere il proprio corpo, prendere coscienza del rapporto psico - fisico che abitui il corpo all'esatta obbedienza di una volontà operante e cosciente. Nella scuola elementare viene quindi ad essere non solo trascurata, ma addirittura ostacolata la "... formazione integrale della personalità in un armonico equilibrio fra il lavoro mentale e le esigenze della normalità fisiologica di tutti gli apparati or-

ganici (...) al fine di difendere e potenziare razionalmente le sane energie del corpo e dello spirito" (dalla premessa generale al Programma Ministeriale delle Scuole Elementari): cioè l'Educazione Fisica. Si può facilmente rendersi conto di questo visitando le palestre delle scuole elementari oppure informandosi di quanto ore settimanali (anzi, di quanti minuti) i bambini hanno a disposizione per fare dell'attività (quando in classe si comportano bene: già. perchè se disturbano le lezioni, a volte vengono tolti anche quei 40 - 50 minuti settimanali). Non sto calcando la mano. Il problema dell'Educazione Fisica per i bambini che frequentano le scuole elementari è di facile conoscenza a quei genitori che leggono questo articolo e sanno che per far svolgere una attività che sia delle più globali e generalizzate ai propri figli, occorre rivolgersi altrove (polisportive o centri privati). oppure quando un genitore ha del tempo libero (solitamente di domenica) riversare sul figlio le poche nozioni di ginnastica appresa da giovane (nei casi più fortunati il genitore che possiede una profonda conoscenza di un'attività fisica basata sulla fisiologia sull'anatomia e sulla correttiva. impartirà autonomamente una vera e seria educazione fisica del corpo al proprio bambino). Mi vengono spontanee a questo punto alcune domande: se deleghiamo la scuola all'insegnamento delle varie discipline cosiddette "culturali" ai nostri ragazzi. perchè dobbiamo provvedere noi stessi al loro sviluppo corporeo?

Ancora teppismo Per la terza volta la scuola elementare di via Iseo subisce atti di inqualificabile teppismo. Nell'ultima di queste incursioni, avvenuta il 27 scorso, gli autori si sono impossessati di due macchine da scrivere, un ciclostile e tutto ciò che gli è capitato a portata di mano, non paghi, si sono infine abbandonati ad atti come l'usare i verbali per defecare. Altrettanto vigliacco e meschino è il vandalismo compiuto la notte del 29 ai danni di una decina di cittadini abitanti di via Pellegrino Rossi e di via Astesani, che al risveglio si sono trovati la sgradita sorpresa di vedere le gomme delle proprie automobili tagliate. Quale commento a questi due episodi? Sono così assurdi ed inutili che si commentano da soli.

Perchè l'Educazione Fisica non viene insegnata nelle scuole elementari dove i bambini hanno maggiormente bisogno di un controllo costante della loro crescita per tutti i problemi ad essa collegati? Perchè ricorrere poi a ginnastiche correttive gestite da privati per dover appunto correggere gli eventuali difetti di postura riscontrati nei bambini? Come insegnante di Educazione Fisica, il materiale umano su cui basare queste osservazioni, non mi manca. Molti bambini che frequentano la I media, vedono per la prima volta una palestra, una materassina, un pallone medico. Molti di loro non hanno mai fatto una capriola rovesciata, ma corso all'indietro, mai saliti sulla fune. Mai visto una cavallina nè un'asse di equilibrio. Se il buon giorno si vede dal mattino, così come ritengo che se la buona e corretta educazione fisica nei ragazzi e di molta altra gente si vede da ciò che si è fatto nelle scuole primarie, credo non sia il caso di stare molto allegri. nè avere l'animo tranquillo. Si può e si deve fare di più. Un solo esempio: il problema degli "anche" educatori fisici? Quanti di loro si informano, leggono, studiano come applicare l'Educazione Fisica sui bambini? Quanti ancora sentono la necessità di frequentare corsi di aggiornamento specifici della materia in oggetto? L'esigenza di avere degli insegnanti di Educazione Fisica anche in queste scuole dove i bambini abbiano finalmente un orario scolastico in cui siano presenti diverse ore di ginnastica settimanali, non è ancora predominio delle istituzioni scolastiche che mostrano disinteresse di fronte al problema, tanto che oggi non si avvertono cambiamenti rispetto a quando andai a scuola per la prima volta e cioè quasi vent'anni fa. Il discorso a questo punto potrebbe essere trattato ad un più alto livello che interessi l'educazione in generale e che investa tutto il Paese; ma "ABC" è un giornale di quartiere e deve interessare soprattutto i suoi cittadini ed invitarli a discutere, a partecipare, a risolvere, laddove sia possibile, i problemi della nostra zona. Nel prossimo numero verrà analizzato il problema degli impianti sportivi e dell'educazione fisica nelle scuole medie inferiori della zona 8. A questo proposito chiediamo la vostra partecipazione attraverso lettere inviate alla redazione o fatte pervenire presso i nostri punti di recapito, per illustrarci se vi sono particolari esigenze da sottoporre all'attenzione di tutti. Nel salutarvi infine, colgo l'occasione per porgervi i miei auguri di buon anno. Fabio Ceruti


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Gennaio 1979

posta

Una presa di posizione del SUNIA

No al metodo antipopolare sulle morosità La Federazione Provinciale del S.U.N.I.A. ancora una volta deve esprimere il proprio dissenso verso il metodo burocratico antipopolare adottato dallo IACPM riguardante il recupero della morosità degli assegnatari. Da sempre infatti; il S.U.N.I.A. ha affermato e sostenuto anche con la mobilitazione che la morosità colpevole va perseguita, costringendo l'Ente a fare delle precise scelte in questa direzione. Non si possono invece accettare forme di recupero della morosità come quelle lettere che l'Ente in questi gionri ha inviato a migliaia di inquilini di terza fascia di reddito (da L. 2.400.000 a L. 3.500.000), che impongono il recupero della morosità consolidata al 30.7.78 entro dieci giorni, i cui rilievi contabili sono stati fatti ai primi del mese di giugno, quindi con pagamenti posteriori non registrati, che fanno sì che di morosità non ne esista o ne esista per poche decine di migliaia di lire, spesso imputabili ai ritardi, se non a ricorsi per mutamento di reddito, che lo IACP nonostante il parere favorevole delle Commissioni di Gestione ostinatamente Democratica, non accoglie. A tutto ciò si aggiunga che gli inquilini, recatisi nelle zone IACPM per avere delucidazioni, dopo lunghe ore di coda (sono oltre 6 mila le lettere inviate e dieci gli impiegati delle zone addetti a ricevere gli inquilini), hanno trovato la situazione arretrata da mesi, aggiornata a settembre solo nella giornata di lunedì. Risulta difficile credere che una simile disorganizzazione sia imputabile a ragioni di carattere tecnico, poichè lo IACPM è dotato di sofisticate moderne apparecchiature per la contabilità, oltre che ad un poderoso apparato, specie quando ciò avviene abitualmente, come per il recupero concordato con le Organizzazioni Sindacali degli Inquilini, relative ai conguagli spese fino al '74, nello scorso mese di luglio. Esistono nell'edilizia pubblica centinaia di famigie segnalate dalle stesse Commissioni di Gestione Democratica e dal SUNIA, con 2-3 e oltre milioni di lire di arretrati, il cui reddito supei a di gran lunga il tetto previsto dalle leggi vigenti per la revoca dell'alloggio popolare; esistono inoltre lavoratori autonomi (gioiellieri, ricchi esercenti, proprietari di azienda, ecc.), per i quali il S.U.N.I.A. e le Commissioni hanno richiesto indagini da parte della finanza, che lo

Raccolta firme contro gli sfratti

IACPM non ha mai sollecitato, nè risulta che nei confronti di questi si sia mosso con la stessa intransigenza e tempestività, con la quale si è mosso nei confronti degli inquilini della 3° fascia, o se lo ha fatto, non è emersa la stessa pertinacia. Il S.U.N.I.A. ritiene che tutta la morosità vada recuperata, ma che occorra partire dagli alti redditi, coinvolgendo le Commissioni di Gestione Democratica, da sempre disponibili, e predisponendo gli strumenti per una verifica puntuale della situazione contabile, leggibile da ogni assegnatario, con un piano programmato di recupero, che consenta un effetto sicuro. Diversament persistendo con tale metodo che genera confusione e malcontento è legittimo il dubbio che la volontà non sia quella di risanare il deficit, ma di creare le condizioni per fare passare scelte arretrate e antiriformatrici. Il S.U.N.I.A. invita perciò i propri iscritti e gli assegnatari tutti a rivolgersi alle sezioni sindacali per organizzare la risposta con delegazioni di massa allo IACPM, che smuovano anche la paralisi realizzando decentramento democratico e la partecipazione degli assegnatari. La segreteria provinciale del S.U.N.I.A. Corso di Porta Vittoria 43 - Mi Per informazioni rivolgersi: SUNIA - Via Vivaldi Bondo 13 ogni giovedì dalle 16 alle 19. Via Litta Modignani - 111 ogni sabato alle 15 Via del Tamigi, 7 saltuariamente

Il mese scorso ho partecipato a due assemblee sull'equo canone tenutesi nella nostra zona. Dagli interventi dei cittadini è emerso un giudizio complessivamente positivo sulla legge, legato però alla necessità di attuare il piano decennale della casa per una rimessa in funzione dell'attività edilizia che da anni langue. emersa anche una situazione drammatica per quei cittadini, e sono numerosi anche nella nostra zona, che hanno ricevuto o riceveranno presto lo sfratto. Questi lascerebbero subito libera la casa che occupano, ma non ne trovano un'altra da affittare. Ne è derivata la richita pressante che gli sfratti vengano sospesi per alcuni anni (tranne nel caso di comprovata urgenza del proprietario) dando ai Comuni la possibilità di controllo sullo sfitto. Mi rendo conto che queste due proposte non sono di facile attuazione, ma personalmente oltre che condividerle, credo che con adeguate forme di lotta e di mobilitazione si possa indurre il governo a prendere provvedimenti in merito. I partiti della sinistra italiana e i sindacati dovranno farsi carico anche della soluzione di questo problema. Lettori segnalate al giornale le vostre situazioni. Perchè ABC non comincia con una raccolta di firme nella nostra zona? Lettera firmata Prendiamo nota di quanto scrittoci dal lettore, che ci trova sostanzialmente d'accordo sul fatto della sussistenza del problema. Se i cittadini sentono l'esigenza di dargli una soluzione segnalate al giornale le varie situazioni, studieremo in seguito un modo per arrivare, per quanto possiamo, alla soluzione, magari anche con le raccolte di firme auspicata da chi ci scrive.

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V. M. Martini, 16 6463330 AFFOR I (Mi)

Entro fine anno

Approvato il bilancio preventivo del comune Entro la fine del mese di gennaio II Consiglio Comunale sarà chiamato ad approvare il BILANCIO PREVENTIVO per il nuovo anno, ed entro quel periodo ogni Consiglio di zona della città dovrà far pervenire le proprie valutazioni sull'insieme della proposta di bilancio e, in particolare, le indicazioni rispetto ai problemi della propria zona, al fine di ottenere l'iscrizione a bilancio degli investimenti occorrenti alla loro soluzione. La grossa novità di quest'anno è che il bilancio comunale viene elaborato distinguendo in maniera definita le opere di prevalente rilevanza cittadina da quelle di prevalente Movenza zonale. Di conseguenza, viene proposta da parte dell'Amministrazione una ripartizione di spesa suddivisa in due stanziamenti distinti: 270 miliardi per le opere di rilevanza cittadina e 50 miliardi per quelle di "rilevanza zonale". Sull'impiego del primo stanziamento la decisione è di competenza degli organi centrali dell'Amministrazione comunale, con il diritto delle Zone, però, di formulare pareri; proposte alternative, e comunque esercitare il controllo sull'attuazione degli impegni di spesa assunti. Il secondo stanziamento (i 50 miliardi), invece, viene suddiviso tra le venti zone della città, e ciascun Consiglio avrà il potere di decisione sull'impegno della quota ad esso assegnata. Ogni zona della città, quindi, sarà interessata da opere e investimenti che rispondono ai due criteri che circondavano: parte degli interventi saranno finanziati dal "centro", e parte direttamente dal Consiglio di Zona. La fase di discussione e di consultazione che è aperta da tempo e che si concretizzerà entro gennaio dovrà anche chiarire come dovrà essere effettuata la suddivisione, sulla base dei problemi concreti che saranno individuati ed assunti come proprietari. In questo contesto, la Zona 8 è interessata direttamente da uno stanziamento di I miliardo e 795 milioni. In un altro articolo del giornale (al quale rimandiamo†il lettore) si tratta in particolare di questo problema. Ci limitiamo ad aggiungere, per concludere, che con la nuova impostazione del Bilancio Comunale l'opera di governo della città assume aspetti assolutamente nuovi, affermando una concezione nuova dell'amministrazione della cosa pubblica suscettibile di stimolare nel concreto la crescita della partecipazione democratica e la qualificazione del Decentramento amministrativo, in attuazione di quanto previsto dal nuovo regolamento dei Consigli di Zona approvato nella primavera del 1978. Anche per questo, riteniamo utile ricordare gli impegni di dibattito e di confronto previsti per questo mese attorno al tema del bilancio, nella nostra zona, ai quali sarebbe utile partecipassero in gran numero i cittadini che nella zona 8 vivono o lavorano.

Ecco il calendario delle iniziative: 19 gennaio - ore 21 - a Villa Litta: Assemblea pubblica per discutere del bilancio preventivo 1979 del Comune di Milano Partecipa l'Assessore Pillitteri. 24 gennaio - ore 21 - a Villa Litta: Riunione del Consiglio di Zona per discutere sulle "Delibere quadro" di recente elaborazione che definiscono il trasferimento di nuovi poteri ai consigli di Zona. † 26 gennaio - ore 21 - Al Centro Sociale di Via Val di Bondo alla Comasina: Assemblea pubblica per discutere del recupero e dell'uso sociale del centro sociale di via Spadini.

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pagina 8 Riconfermando la propria vocazione a iniziative in questo settore la Biblioteca Comunale Rionale "Villa Litta" organizza un corso di fotografia che riteniamo interesante per numerosi motivi. Come prima cosa soddisfa infatti una precisa esioenza espresso dalle oltre cento firme raccolte a conferma dell'attualità della proposta. Per la biblioteca questo significa continuare un'attività che ha già visto negli ultimi quattro anni l'organizzazione di un 'rcolo del cinema (1976); di un corso di audiovisivi in collaborazione con la Società Umanitaria (1977); di corsi di scacchi e di uno di musica (1975-1978). Unitamente a tutte le altre iniziative culturali, concerti e mostre, che sono più che corollario un insostituibile supporto dell'attività della biblioteca. Non a caso infatti la diminuzione dell'offerta di attività culturali, non tanto quelle decentrate verticisticamente, quanto quelle organizzate e gestite dal quartiere ha portato a una parallela diminuzione dell'utilizzazione di quel servizio che è rappresentato dall'apertura serale della biblioteca stessa e a una sfiducia nelle capacità aggregative di questa struttura. Il corso di fotografia vuole tornare a saldare interessi che si esprimono in direzioni anche differenti. Essenzialmente è infatti un pretesto: la biblioteca, individuato un notevole interesse per questo settore, si attrezza con tutto il materiale occorrente all'allestimento di una camera oscura. Questa, oltre a rappresentare uno strumento tecnico insostituibile per la parte pratica del corso, verrà liberalizzata, secondo modalità che devono ancora essere individuate. Ciò significa la disponibilità dei locali che verranno destinati a questo servizio come punto di incontro e di lavoro per chi si interessa di fotografia. Non un circolo nel senso tradizionale. ma, quanto meno, un circolo aperto. Parallelamente la biblioteca si impegna a potenziare la disponibilità di libri sia tecnici che di immagine in modo da essere pronta a fornire il supporto didattico necessario a soddisfare tutte quelle richieste che potranno emergere durante lo svolgimento del corso. Questo, oltre alla parte pratica, ne avrà anche una teorica. La prima ha la funzione di insegnare quella manualità necessaria per muoversi con disinvoltura di fronte ai vari problemi fotografici e sarà una esemplificazione necessaria delle lezioni teoriche. Queste ultime hanno invece il compito di fornire quelle conoscenze di base per l'utilizzazione del mezzo fotografico, dalla ripresa all'impiego corretto delle tecniche di sviluppo e stampa. Insieme, naturalmente, a una traccia breve ma esauriente delle origini e degli sviluppi della fotografia. Abbiamo detto, prima. un pretesto: infatti il corso vuole insegnare a fotografare come mezzo e non come fine. Cercherò di spiegarmi meglio. Confermata l'apertura a tutte le proposte e, soprattutto, a tutte le collaborazioni (indipendentemente dalla competenza e dall'esperienza) è quindi un'occasione di riunione per tutti quelli che si interessano di immagini e che, indipendentemente dal corso stesso, possono trovare in biblioteca l'occasione e il luogo per riunirsi. L'orizzonte di questo corso trascura necessariamente formulazioni gratificanti come l'istituzione di concorsi con la relativa distribuzione di premi. Così come la discutibile etichettatura di "artistico". Come imparare a scrivere è un mezzo per comunicare e non obbligatoriamente per comporre un'opera d'arte, così imparare a fotografare deve essere principalmente l'acquisizione di una nuova tecnica di comunicazione. Che poi potrà

Gennaio 1979

Alla Biblioteca Comunale "Villa Litta"

dalla prima

Corso di fotografia servire per raccontare, per documentare, per dimostrare o per verificare. É chiaro che la foto cosidetta artistica non può avere spazio in un'iniziativa di questo genere. Il campo d'azione anzi di sperimentazione del corso vorremmo che avesse da sviluppare temi che riguardino tutta la zona 8. Che sono poi i problemi e le realtà che viviamo più da vicino. Corso quindi finalizzato a queste situazioni: che significa collegamento col consiglio di zona, con scuole, con fabbriche, con gruppi di persone ma anche con individui sin-

dalla prima

goli. Ecco, questo è il nostro obiettivo. Insieme al tentativo di convincere tutti che le buone fotografie non dipendono dal bell'apparecchio ma dalle idee più meno valide che abbiamo in testa. Esattamente il contrario di quello che molta pubblicità vuol farci credere. Per finire, una precisazione. Il corso sarà più uno stimolo che un'enciclopedia. Per chi, nonostante tutto, conserverà queste esigenze rimangono i buoni vecchi libri dove tutto ma proprio tutto è stato o sta per essere

detto. Libri che, come abbiamo già detto, la biblioteca non farà mancare. Quindi l'appuntamento è proprio per tutti. Ecco: ci siamo fatti un necessario discorso preliminare. Chi lo vorrà continuare e "praticare", lo potrà fare nel prossimo CORSO DI FOTOGRAFIA del quale, tra poco, saranno pubblicizzati tempi e modi.

Marcello Cerasuolo Biblioteca Rionale Attori Villa Litta

arrivata la Nauticus

Gli ex palazzi di Donagemma a Bruzzano

non è rintracciabife: nessuno ne conosce l'indirizzo o il numero di telefono; una società fantasma! Addirittura, alcuni inquilini che si sono recati presso gli uffiCi della "vecchia" proprietà per pagare il canone per il primo trimestre '79 (calcolato ancora con il vecchio sistema) alla domanda su chi fosse questa "Nauticus" si sono sentiti rispondere dagli impiegati che loro non ne sapevano nulla! Esistono quindi elementi di grossa incertezza che devono essere dissipati al più presto. Come mai la "vendita" è avvenuta proprio nei mesi in cui è entrata in vigore la nuova legge sull'Equo Canone? Come mai la nuova proprietà ha richiesto le dichiarazioni dei redditi a ciascuna famiglia impiegando moduli sui quali non compare neppure il suo indirizzo, senza preoccuparsi di dare informazioni preventive agli inquilini e dimenticandosi che da anni gli inquilini stessi sono organizzati nel sindacato SUNIA? E soprattutto, come possono essere determinati in modo corretto i nuovi canoni se la proprietà non fornisce prima a tutti gli inquilini gli elementi necessari a tal fine? Se la proprietà intende pervenire alla determinazione degli aumenti in modo unilaterale, certamente ha sbagliato strada. Giustamente, quindi appena sono arrivate le raccomandate della Nauticus, il comitato degli inquilini ed il SUNIA hanno distribuito un comunicato a tutte le famiglie, invitandole a non consegnare nessun documento

fino a che non vi sarà un incontro tra la Nauticus e lo stesso SUNIA. E questa posizione è stata chiaramente ribadita all'assemblea del 3 gennaio. Il comportamento della nuova società lascia chiaramente intendere la volontà di non riconoscere l'organizzazione che autonomamente gli inquilini si sono dati negli ultimi anni. La nuova società preferirebbe trattare singolarmente con ciascuna famiglia. perchè in tal modo l'inquilino avrebbe molta meno forza per contestare le scelte e le decisioni che gli verrebbero imposte in modo unilaterale. L'assemblea degli inquilini, perciò ha espresso con forza la volontà di far valere un reale potere di contrattazione, come già è avvenuto nel passato, quando l'azione unitaria di tutti impose la trattativa sulle spese per il riscaldamento Ma il discorso sviluppato dal comitato inquilini non si limita all'obiettivo di imporre la corretta applicazione della legge sull'Equo Canone. Esistono altri problemi, legati ad una gestione avanzata della stesse legge, in particolare per ottenere il CONTRATTO UNICO per tutte le famiglie, impedendo così eventuali manovre sugli sfratti che potrebbero verificarsi nel caso che le scadenze contrattuali non fossero uniche ma differenziate nel tempo. Un altro obiettivo che il SUNIA indica riguarda gli interventi per le opere di manutenzione agli stabili. Con i nuovi introiti derivanti dagli aumenti dell'Equo Canone, infatti, la nuova società deve impegnarsi concreta-

mente ad effettuare le riparazioni e gli interventi necessari alla conservazione del buono stato delle case. Sono ormai vent'anni che i caseggiati Donagemma sono in piedi; e sappiamo che queste sono case costruite durante gli anni del 'boom economico', costruite "molto in fretta" per far fronte con il maggior profitto possibile alle grandi ondate immigratorie di quel periodo. Possiamo quindi essere certi che per ogni anno che passa verranno fuori sempre nuove magagne, deficienze, problemi, ecc. Un ultimo problema, ma non per questo meno importante, è quello dei pensionati ai quali la legge di Equo Canone assegna sovvenzioni per coprire gli eventuali aumenti di affitto. Il comitato inquilini si è impegnato a svolgere un'indagine per accertare gli aventi diritti al "fondo sociale" (famiglie con reddito non superiore a due pensioni minime). In conclusione, Donagemma Nauticus che sia, gli inquilini dimostreranno che non intendono stare a guardare passivamente, ma che vogliono contare in modo organizzato, facendo valere il proprio potere di contrattazione, organizzandosi nel sindacato SUNIA e dando ulteriore forza al comitato inquilini. L'assemblea di Bruzzano si è conclusa con la decisione di richiedere un incontro tra la proprietà ed il Comitato inquilini per sottoporre tutte le richieste approvate e giungere ad un accordo su tutta la materia. Sul prossimo numero daremo conto degli sviluppi di questa iniziativa.

Un miliardo e 790 milioni per la zona soluzione dei problemi più importanti e prioritari. Per questo, è indispensabile la capacità di lavoro e di elaborazione delle forze democratiche presenti nel Consiglio di zona, che dovrà produrre un realistico BILANCIO SOCIALE che sappia individuare le questioni di fondo su cui centrare l'intervento. Ma è necessaria una contemporanea crescita della partecipazione diretta dei cittadini e dei lavoratori di tutti i quartieri della zona. Ad Affori e Bruzzano, come alla Bovisasca ed alla Comasina, è necessario un risveglio di interesse per i problemi che i cittadini vivono quotidianamente, attraverso forme anche nuove di incontro, di dibattito e di confronto. La partecipazione non può esaurirsi nel rapporto cittadini Consiglio di zona. Anzi, proprio per meglio contribuire all'opera di governo reale dei consigli si impone una pratica rinnovata di partecipazione in ciascun quartiere, attraverso l'incontro tra tutte le forze sociali, i partiti democratici, le varie associazioni operanti sul territorio. Grossi temi come quello del recupero e della trasformazione della Cassina Anna di Bruzzano in centro civico e sociale, come l'uso democratico e socialmente valido dei centri sociali della Comasina, oppure ancora come la sistemazione viabilistica ed il risanamento dei vecchi stabili ad Affori, possono avviarsi a soluzione solo se accanto al lavoro del Consiglio di zona vi è l'intervento diretto ed attivo dei cittadini, mediante la formazione di comitati di quartiere, o di comitati di gestione unitari, o attraverso altre mille forme, che siano non solo di stimolo alla rapida soluzione dei problemi, ma affrontino anche il tema dei contenuti da proporre per l'uso delle strutture, esprimendo in modo pieno ed autentico la partecipazione al governo della città. Il recupero del verde, la realizzazione e gestione di nuove strutture per lo sport ed il tempo libero, il potenziamento dei 'servizi socio - sanitari; la sistemazione viabilistica; l'adeguamento delle strutture scolastiche in base ai nuovi insediamenti che verranno nei prossimi anni: sono solo alcuni dei molti problemi della nostra zona, e non è detto che a tutti sarà data una risposta risolutiva in breve tempo. Ma intanto occorre scegliere quelli su cui puntare, individuando le priorità da indicare al Consiglio di Zona ed al Consiglio Comunale: entro il mese di gennaio, infatti, sarà approvato il BILANCIO PREVENTIVO 1979 del Comune, e l'occasione deve essere colta in tutti i suoi aspetti positivi. Il rilancio della partecipazione, con l'affermarsi dimuovi e più produttivi rapporti tra cittadini, forze politiche e sociali e Consiglio di zona, in sostanza, ci sembra il modo migliore per iniziare il nuovo anno, all'insegna della crescita della democrazia e di una nuova pratica nel governo della città. Eugenio Bovio

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