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La fabbrica

a cura della Sezione del P. C. I. della Pirelli

OTTOBRE 1966

L. 20

Redazione VIALE SARCA, 181 IR ....Al

NON ATTESE, MA INTESE UNITARIE PER SBLOCCARE LA SITUAZIONE

SINDACALE ALLA PIRELLI = BICOCCA

Se il movimento rivendicativo articolato per reparto e per azienda (da Tivoli a Messina al Rep. 15 di Bicocca) può trovare oggi un nuovo e più ricco sviluppo, è una questione che il Sindacato deciderà in piena autonomia.

A noi preme invece esaminare la situazione più generale e la condizione di vita dei lavoratori; per far questo, prenderemo lo spunto dall'articolo di fondo dell'ultimo giornaletto della UIL, “ La Bicocca ».

Secondo tale giornaletto due anni fa ci si trovava in una « situazione economica aziendale preoccupante », mentre ci si trovava alla vigilia della scadenza del nostro Contratto di Lavoro (31-10-64).

Si dice che in tale situazione la Pirelli ha proceduto alle riduzioni di orario e ha fatto seguire i « provvedimenti » sul Premio di Produzione e sul Cottimo, mentre è stato « solo il senso di responsabilità delle organizzazioni sindacali democratiche » che ha permesso di sbloccare la situazione con la firma del contratto e così via, avendo di mira la conservazione del posto di lavoro.

Oggi si può guardare con fiducia al domani, si dice ancora, e ciò «è merito anche dei Sindacati democratici che in un momento difficile hanno agito con grande spirito di responsabilità, ANCHE A COSTO DEI SACRIFICI, consentendo alla Società (Pirelli n.d.r.) di uscire dalla crisi ».

Tutto il ragionamento conclude dicendo che l'ing. Leopoldo ha già promesso di andare incontro ai lavoratori, semprechè ci si accontenti delle bricciole. Ma allora, dobbiamo aspettare il giorno che sia lui, Leopoldo, a decidere bontà sua? Ci dobbiamo affidare al buon cuore del Capo?

La nostra opinione è che di crisi nel Gruppo Pirelli non si è mai potuto parlare, mentre abbiamo assistito invece ad una grossa operazione di decentramento e di riorganizzazione della produzione.

Le riduzioni di orario (e di salario), i blocchi del premio di produzione e del cottimo, accettati dai firmatari del Contratto, hanno rappresentato una condizione per il rilancio economicoproduttivo, a spese dei lavoratori e a

solo vantaggio dei padroni.

Subito dopo il contratto, sono venuti i licenziamenti di migliaia di anziani, senza che ciò sia stato accompagnato da altrettante assunzioni.

Non si può parlare, come fa la UIL, di prospettive di ripresa che partono dal mantenimento del posto di lavoro per tutti, mantenimento garantito da una politica di collaborazione coi padroni.

Non è un merito, secondo noi, l'aver acconsentito alla Pirelli di ridurre in questi due anni gli orari e i salari (oltre che il numero degli occupati), per poi parlare di • senso di responsabilità » anche se ciò è costato • sacrifici per i lavoratori ». Ma, per carità, diteci, quando li faranno i sacrifici i nostri padroni?

Accanto alla UIL che ricorda e chiede il consenso dei lavoratori per le sue scelte di questi ultimi due anni, mentre chiede di vivere in fiduciosa attesa delle decisione di Leopoldo, noi ricordiamo che la CGIL ha fatte scelte diverse, che anche noi condividiamo; con tali scelte ha sempre teso a dare più salario ai lavoratori senza subordinare il sindacato ai piani padronali.

Se è vero che il salario è esso stesso un potente mezzo per stimolare l'economia, bisogna dire che ogni concessione fatta in questi anni alla tesi opposta dei CARLI, LA MALFA, COSTA, PIRELLI, ecc., ha permesso sì la ripresa, ma chi ha pagato? Solo i lavoratori!

Oggi è più che mai urgente riconquistare il terreno perduto nelle fabbriche, e da noi in particolare.

Fa molto male la UIL a ricordare nel giornaletto i tempi superati e lontani degli accordi separati CISL-UIL-PIRELLI, perchè questa è una pista logora e lavora contro gli sviluppi unitari e positivi che vengono sempre più a maturazione in tutta Italia e in tutte le categorie.

Non sarà più possibile certamente battere la strada della rottura ulteriore dell'unità, mentre i metallurgici insegnano a tutti la via di una nuova e più forte unità.

Per i lavoratori è tempo di sviluppi unitari nelle lotte, perchè invece di attese per concessioni dall'alto, si passi a intese per lotte di conquista di orari pieni, di assunzioni non discriminatorie, di salari che riprendano il troppo terreno perduto, di ritmi e condizioni di lavoro più umane.

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LA POLIZIA CARICA I LAVORATORI DELLA "MOTTA„ IN LOTTA

Dall'unificazione PSI - PSDI: Un partito socialista senza socialismo

Si comprende perchè l'unificazione PSI-PSDI non stia suscitando molti entusiasmi nel Paese e fra le forze socialiste.

Questa operazione, che nelle intenzioni dovrebbe rilanciare il «-socialismo » in Italia, appare in realtà sempre più una meschina operazione di potere, priva di respiro ideale e politico.

La « carta ideologica »

Il documento base dell'unificazione, la cosidetta « carta ideoligca », è stato giudicato squallido, scialbo e povero anche dalle minoranze del PSI.

i documento parla di libertà, di democrazia, di socialismo: tutte belle parole, ma che sono soltanto dichiarazioni di principio se non sono accompagnate da una politica che si proponga di limitare il potere dei monopoli, per creare oggi le condizioni per avanzare verso il socialismo, risolvendo i problemi di oggi. Non si accenna neppure una critica verso la Democrazia Cristiana, che pure è la forza politica da battere per fare andare avanti la democrazia e il socialismo. Abbondano invece gli attacchi al PCI, accusato di non essere democratico libero e maturo, e verso il quale si dichiara di voler erigere una « frontiera ». In politica estera si sposano le tesi dell'atlantismo più codino, ignorando il valore antimperialista dei paesi socialisti e di nuova indipendenza, mantenendo equivoche posizioni di equidistanza. Vale la pena di ricordare che uno dei principali unificatori, Tanassi, dichiarò che nel « Viet Nam gli americani difendono la civiltà » !

Assenza di dibattito e di democrazia

Anche il modo con cui PSI e PSDI si uniscono è significativo del carattere « democratico » della nuova formazione. Gli « unificatori » hanno avuto fretta di portare in porto la traballante nave della fusione, evitando un dibattito approfondito ai vertici e soprattutto alla base, timorosi che le critiche dei militanti l'avessero potuta fare naufragare. Esemplare in questo senso è stato l'ultimo Comitato Centrale del PSI, in cui Nenni è intervenuto per bloccare il dibattito che stava prendendo una brutta piega per lui, per dire che non si trattava di discutere, ma soltanto di approvare! L'assenza di un vivace dibattito conferma che il nuovo partito socialdemocratico, per affermarsi, ha bisogno dell'assenza e dell'apatia delle masse, ha bisogno

di fare leva sulla stanchezza e sulla sfiducia per imporre la sua politica rinunciataria.

Non siamo di fronte alla ricostituzione del vecchio PSI deciso nel 1947 ma a qualcosa di nuovo e di diverso.

Un partito socialista senza socialismo

Il nuovo partito sarà un « partito socialista senza socialismo ». Si accontenterà di amministrare, secondo una teoria tipicamente socialdemocratica, ciò che i monopoli gli lasceranno amministrare, che punterà a riforme che siano accettabili dalla DC e dal capitalismo. Il nuovo partito non sarà neppure una valida alternativa al potere bC: con quali forze, e come, il nuovo partito intende corrodere e diminuire il potere della DC? Forse regalando alla DC decine di comuni, rompendo gloriose giunte unitarie di sinistra come è stato fatto in questi ultimi anni?

Non è un caso che i più attivi propagandisti dell'unificazione siano i grandi giornali padronali cosidetti « indipendenti »: « Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, ilGiorno, ecc.! ».

Le reazioni nel PSI. Continuare la lotta socialista!

Pur dividendosi sulla decisione di entrare o non entrare nel nuovo partito, tutte le minoranze del PSI hanno criticato l'operazione, definendola strumentalmente e contraria agli interessi della classe operaia e del socialismo.

Ogni giorno decine e centinaia di socialisti in tutta Italia annunciano la loro decisione di non entrare nel nuovo partito.

Da Reggio Emilia a Modena... forze importanti del PSI, membri di Comitati Direttivi, consiglieri comunali, sindaci, dirigenti di fabbrica, attivisti, denunciano la impossibilità di continuare nel nuovo partito la battaglia per il socialismo e dichiarano di voler portare avanti, nelle nuove condizioni, la lotta socialista fuori dal partito unificato. Queste vaste prese di posizione indicano quanta forza e vitalità abbia oggi la battaglia unitaria e socialista in Italia. Queste forze si muovono nella direzione giusta. L'unificazione è in contrasto con la volontà unitaria e autonoma della classe lavoratrice,

messo in risalto dalle grandi lotte di questi mesi; è in contrasto con la volontà operaia di voler modificare i rapporti di potere nelle fabbriche. Le forze che rifuitano la scelta socialdemocratica sono collegati alla volontà unitaria, autonoma e socialista della classe operaia.

Particolare importanza assumono i riflessi che avrà la unificazione nella nostra fabbrica. Siamo davanti ad un grande monopolio, e nei fatti abbiamo visto come agiscono le forze socialdemocratiche, che ognuno conosce: subordinazione alla Pirelli e accettazione della sua politica, lavoro di rottura della classe operaia sul piano sindacale e politico, interventi su problemi marginali per non toccare il potere della Pirelli.

La lotta socialista nella nostra fabbrica

Nella nostra fabbrica siamo di fronte a forze socialdemocratiche sono la più vera espressione di quello che dovrà essere, nelle intenzioni degli unificatori, il nuovo partito. E' certamente difficile combattere la battaglia socialista insieme a forze che di socialismo non parlano neppure più, ma che hanno agito e agiscono senza portare nessun contributo valido alla lotta per limitare realmente il potere della Pirelli.

E' comunque necessario continuare, pur nelle nuove condizioni, la lotta anche nella nostra fabbrica. In questa lotta ognuno ha il suo ruolo da svolgere. Chi deciderà di entrare nel nuovo partito, pur criticandone la politica e la costituzione, si adopererà per condizionarlo dall'interno, per contrastare le scelte che finora hanno prevalso.

Chi deciderà di non entrare, lavorerà in collegamento con le forze che in tutta Italia hanno preso analoghe decisioni, per la costituzione di una forza socialista autonoma che sarà importante punto di riferimento per tutti coloro che intendono portare avanti l'unità nella lotta\socialista. L'elemento comune, nonostante le differenze di collocazione, dovrà essere il collegamento costante coi lavoratori e le loro aspirazioni.

Da parte nostra siamo sempre stati collegati coi lavoratori. Lavoreremo per rafforzare questi legami, per pdrtare avanti una politica per l'unità di tutti coloro che intendono avanzare sulla strada della democrazia e del socialismo, siano essi dentro o fuori il nuovo partito.

Unità di tutte le forze operaie e di sinistra per rinnovare politicamente il Paese e per avanzare verso una nuova società: il socialismo

Una prima battaglia

Le scelte del governo di centrosinistra per la cantieristica provano che il piano Pieraccini ha una precisa linea: ridurre a ruolo subalterno l'azienda pubblica e l'impresa a partecipazione statale alle scelte private e al progetto monopolistico.

La lotta dei lavoratori di Trieste, Genova e La Spezia che ha avuto momenti drammatici (nella foto: A Trieste la polizia corica gli operai scesi in sciopero generale) è stata una prima grande battaglia di massa per una programmazione democratica.

La programmazione non deve essere al servizio di Pirelli

Piano quinquennale, pianificazione, politica di piano, programmazione, questi sono i termini che l'orchestra dei mezzi di informazione suonano per l'opinione pubblica. Soltanto che arrivati a dover sciogliere il nodo di questa necessità nazionale, che noi comunisti da anni indichiamo, ci sentiamo in dovere di sottoporre all'attenzione dei lavoratori ed agli organi legislativi alcune considerazioni che riguardano la nostra fabbrica:

La Pirelli fa parte del gruppo dei più potenti monopoli industriali e finanziari, la cui produzione è legata a scelte atte ad alimentare il profitto a scapito di interessi più generali.

La potenza finanziaria del gruppo Pirelli decide sulla priorità delle scelte produttive in settori decisivi (auto-autostrade-trasporti ecc.) attraverso legami con le più imponenti forze finanziarie del paese e fuori del paese (Bastogi-Holdig di Basilea ecc.) e con tentacoli a livello politico.

La produzione è aumentata di un buon 37,6°/o dal 1962 ad oggi, men• tre i dipendenti sono diminuiti di oltre il 4%, senza contare che durante la cosidetta < congiuntura » la Pirelli à allargato i suoi centri di produzione e di mercato, costruendo e assorbendo, nuovi stabilimenti in Italia (Messina-Livorno Ferraris-Siracusa-Bari ecc.) ed all'Estero Germania-Grecia-Turchia-Brasisile-Argentina ecc.).

Il rientro del dott. Costa nel consiglio di Amministrazione lo si spiega nella esigenza del Monopolio di rafforzare la linea Confindustriale di attacco alle libertà e di negazione al potere contrattuale a tutti i livelli.

L'intensificazione della politica di divisione del fronte dei lavoratori e del blocco delle iniziative sindacali è una realtà nella fabbrica.

Di fronte a questi fatti, noi comunisti domandiamo se la programmazione del Piano quinquennale che si sta dibattendo in sede parlamentare non debba prevedere:

1) Che in relazione all'obbiettivo

di garantire la massima occupazione, lo Stato abbia il diritto ad assumere partecipazioni azionarie di controllo al fine di proseguire questa finalità, vista non l'incapacità, ma la deliberata volontà di monopoli di questi tipo di non sottostare a queste esigenze.

Che lo Stato e gli Enti decentrati diano vita ad un organismo pubblico che presieda alle scelte produttive tenendo conto deiie priorità di interesse popolare.

Una programmazione che riconosca la funzione autonoma sociale e nazionale del movimento sindacale, perchè se lo si subordinasse a scelte prese in altre sedi sarebbe la nega-

zione dello stesso Sindacato e della democraticità della stessa programma. zione.

La riforma della legislazione della Società per Azioni nel senso di garantirne un controllo capace di dare preminenza agli interessi nazionali. Queste sono considerazioni e proposte che certamente avranno bisogno di un approfondito dibattito, noi comunisti della Pirelli, attraverso le iniziative che si riterranno necessarie, cercheremo assieme a tutti i lavoratori di trovare quella forza che possa garantire l'accoglimento delle nostre più profonde esigenze che sono poi le esigenze di tutto il Paese.

I lavoratori della Pirelli hanno versato L. 1.354.450 per la stampa comunista

La nostra Sezione nel ringraziare tutti i lavoratori che con slancio hanno sottoscritto per STAMPA COMUNISTA, plaude gli attivisti che si sono prodigati in questo umile ma decisivo lavoro per un forte giornale di opposizione e di difesa dei diritti dei lavoratori e degli interessi del Paese. Con il versamento di L. 1.354 449 l'obbiettivo assegnatoci alla Pirelli è stato superato.

L'estrazione, della lotteria abbinata alla sottoscrizione, sarà effettuata ai primi di novembre. Ci faremo premura di far conoscere pubblicamente i numeri vincenti.

OTTO GIORNATE PER IL TESSERAMENTO AL P. C. L

Dal 30 Ottobre al 6 Novembre tutto il Partito è impegnato al tesseramento per l'anno 1967. Gli attivisti sono pregati di prendere contatto con la Sezione.

Obbiettivo 50% degli iscritti - Forte impegno nel reclutamento.

Fare più forte il P.C.I. è rafforzare il fronte della Pace del socialismo.

Mercoledì 26 ottobre: alle ore 14,15 per i turnisti alle ore 17,15 per il normale

ASSEMBLEA DI SEZIONE

O.d.G.: « I lavori del C. C. sulla politica interna ed estera »

I comunisti della fabbrica avanzano alcune proposte per un piano economico democratico

Ventidue anni dopo il bombardamento della Bicocca ancora bombe Insanguinano una parte del mondo : il Vietnam

Un rinnovato impegno dei lavoratori della Pirelli per fermare la mano all'imperialismo aggressore

Il 20 ottobre ricorre il 22° anniversario del bombardamento aereo alla Pirelli Bicocca. Decine di operai, impiegati, dirigenti uccisi e feriti. Prima di colpire la nostra fabbrica quei bombardieri inglesi avevano sganciato una parte del loro carico sulla scuola di Gorla seppellendo centottantacinque bambini con le loro insegnanti.

Per ricordare questa data alle' ore 11,30 suoneranno i campanelli dei reparti per un minuto di raccoglimento.

Non sarà possibile non pensare che in quel minuto altri bombardieri staranno assassinando altri bambini innocenti nel lontano Vietnam.

Come non pensare a tutto quanto ha fatto e continua a fare l'imperialismo, da Pearl Harbour a Hiroshima da Nagaschachi ad Hanoi, altri imperialismi ma sempre lo stesso obiettivo: dominare con la forza, imporre la propria volontà.

Il popolo del Vietnam però non ha inteso affatto soccombere alle prepotenze dei francesi prima e ora degli americani. Guidato dal Fronte di Liberazione Nazionale ha già liberato 2/3 del territorio del Vietnam del Sud.

I governanti degli Stati Uniti mentre dicono di voler la pace e parlano di trattative ingannano l'opinione pubblica. Infatti aumentano quotidianamente i loro effettivi militari ed intensificano le distruzioni, bombardando paesi, villaggi e città della Repubblica Democratica del Nord Vietnam, minacciandone l'invasione.

Perchè gli americani hanno invaso il Vietnam? Per impedire che venissero

attuati gli accordi di Ginevra del 1954 i quali prevedevano libere elezioni e la unificazione del Nord con il Sud in un unico Stato.

Avevano paura del verdetto del plebiscito che si prevedeva condannasse tutte le cricche reazionarie e fasciste e che avrebbe scelto di costruire una nuova Repubblica socialista.

Per tentare di diminuire la propria responsabilità i dirigenti americani continuano le provocazioni e i passi della scalata con la minaccia d'invasione del Nord ed i bombardamenti sul territorio al confine cinese.

La Casa Bianca cerca di allargare il conflitto, cerca di trascinare altre nazioni in questa sporca guerra. In America e nel mondo, sempre più vasto si fa il movimento di condanna della politica di Jhonson: uomini di coltura, uomini politici, prendono ormai questa posizione. Il segretario dell'ONU Uthan, lo stesso papa Paolo VI non ha potuto fare a meno, di fronte all'aggravarsi della situazione, di lanciare al mondo il suo appello di pace.

Purtroppo l'appello del Papa non è stato accolto dai governanti italiani. Essi infatti continuano ad affermare la loro comprensione verso gli assassini del popolo vietnamita.

Durante la resistenza nel nostro paese i cattolici erano con noi, con i socialisti, con gli antifascisti a combattere con armi alla mano per scacciare i tedeschi, sconfiggere i fascisti e conquistare l'indipendenza e la libertà.

Oggi il Papa ha invitato tutti alla preghiera noi siamo convinti che come

fecero i cattolici della resistenza, anche oggi unita alla preghiera è necessaria l'azione unitaria per sconfiggere la guerra e salvare la pace. E' necessario che il nostro governo dissoci le proprie responsabilità, isoli il governo americano, al fine di garantire una politica per il trionfo della ragione, della libertà, della indipendenza e della pace.

Gli americani devono cessare i bombardamenti al Nord. Essi devono trattare con il F.L.N. il ritiro delle loro truppe; devono permettere libere elezioni come previsto dagli accordi di Ginevra e come è stato chiaramente indicato dal segretario dell'ONU Uthan.

Non si può parlare di pace, fare conferenze come quella di Manila, mentre si continuano ad intensificare i bombardamenti e si fanno preparativi d'invasione. Far cessare la guerra in Asia prima che sia troppo tardi questo è lo sforzo che ognuno di noi deve fare, Unire questi sforzi attorno al comitato della pace sorto nella nostra fabbrica così come nella resistenza unimmo i nostri sforzi attorno al C.L.N.

La pace è in pericolo, e a tutti noi uniti spetta di salvarla se non vogliamo che si ripeta un altro 20 ottobre e dover raccogliere miseri resti dei nostri bambini da sotto le macerie.

Supplemento a il • Radar • periodico dell'Associazione Amici Unità di Milano - Direttore responsabile GIUSEPPE BOSSI - Redazione e Amministrazione: Via Volturno, 33 - MilanoAutorizzazione Tribunale di Milano n. 5354. Tip. Bonecchi & C. - Ceseno Boscone

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