WSA 2014 - Dossier Trento

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L’accoglienza possibile

VI

vita trentina

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La scuola è una questione di tutti, tocca la vita dei bambini e dei giovani, ma anche quella dei genitori, dei nonni, delle comunità. La scuola riguarda il Paese, è lo specchio del suo stato di salute, è il luogo delle sue speranze di crescita e di futuro. Che scuola trovano gli studenti che ogni mattina vi trascinano dentro i loro zaini, i loro diari, le loro speranze o la loro rabbia? Non è facile rispondere a queste domande. Forse la prima cosa da dire è che non si può parlare di ‘scuola’ al singolare, ma al plurale. Il nostro Paese è, infatti, estremamente differenziato. Su circa 42.000 scuole, una gran parte presenta criticità anche gravi. Oltre la metà non ha prodotto il certificato di agibilità, il 33,70% si trova in aree a rischio sismico, il 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico. Se poi esaminiamo più analiticamente i dati, ci accorgiamo che le disgrazie non sono egualmente distribuite, nel centro nord le cose sono molto

INSERTO al n. 11 16 marzo 2014

VIII

di Italo Fiorin*

La scuola che abbiamo, la scuola che sogniamo

DOSSIER a cura della

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Settimanale diocesano di informazione del Trentino

Nel viaggio a ritroso dall’ottavo al primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio dell’ONU intrapreso nelle precedenti edizioni del settimanale, quest’anno il Dossier è dedicato al Secondo Obiettivo di Sviluppo del Millennio che mira a rendere universale l’istruzione primaria: un diritto da garantire in tutto il mondo. Perché l’istruzione è ritenuta il maggiore acceleratore per lo sviluppo umano DOSSIER A CURA DELLA

La WSA nelle scuole

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IV

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L’istruzione è un diritto

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Conto alla rovescia

REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO DI

Assessorato all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo

Servizio Cultura, Turismo e Politiche Giovanili

Lavoro di gruppo alla Hidassie School di Addis Abeba, Etiopia foto GPE/Midastouch

>>> II - VIII

Testi e cura redazionale: Miriam Rossi, Sara Bin, Jacopo Tomasi


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SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

16 marzo 2014

vita trentina

GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO DELL’ONU STIPULATI NEL 2000

Un patto globale per un mondo migliore

uartier Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, 6 settembre 2000. Si apre il Vertice del Millennio, una riunione dei Capi di Stato e di governo di tutto il mondo chiamati a delineare il ruolo dell’ONU nel XXI secolo. Compito non semplice quando sul tavolo c’è l’ideazione delle linee programmatiche di una strategia globale per ridurre la povertà estrema e per raggiungere una serie di standard di benessere in tutto il mondo in un tempo circoscritto, l’anno 2015. Altisonante. Solenne. Cruciale. Non può essere definita diversamente la Dichiarazione del Millennio allora espressa dal consesso. La libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, la tolleranza, il rispetto per l’ambiente e la responsabilità partecipata furono identificati come la comune piattaforma di dialogo dei 191 Stati membri dell’ONU che si impegnarono in quella data simbolica, all’alba del terzo millennio. Con l’aspirazione finale di costruire un mondo non solo diverso, ma migliore, vennero fissati 8 obiettivi-cardine, i cosiddetti Obiettivi di Sviluppo del Millennio, per la cui soddisfazione ci si sarebbe impegnati a livello globale attivando un inedito patto di collaborazione tra il nord e il sud del mondo. Le strategie allora delineate prevedevano innanzitutto l’impegno a costruire un’effettiva alleanza globale per lo sviluppo, nella consapevolezza che solo unendo le forze di tutti gli Stati del mondo fosse possibile ottenere delle sostanziose trasformazioni dei problemi che affliggono le popolazioni del globo. È in particolar modo ai Paesi più ricchi e avanzati che si chiede di adottare politiche economiche volte a favorire le condizioni di sviluppo degli Stati poveri, ad esempio attraverso la

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UN Photo/ Terry Deglau (Eastman Kodak)

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di Miriam Rossi

riduzione del debito, la cooperazione allo sviluppo, la diffusione dei prodotti farmaceutici, e con diverse altre azioni su vari fronti (8° obiettivo). Se lo sviluppo è l’obiettivo finale dell’intero programma, occorre però che questo sia sostenibile, ossia che tenga conto della salvaguardia delle condizioni di vita delle future generazioni, non spogliandone anzitempo. L’ambiente è dunque l’oggetto del 7° obiettivo per le sue innegabili connessioni con la vita e la salute dell’uomo. La difesa della biodiversità per preservare foreste, flora e fauna, intesi come beni ambientali artificialmente irriproducibili una volta scomparsi, si affianca alla lotta per frenare o interrompere i cambiamenti climatici innescati dal riscaldamento globale, come varie politiche per far fronte all’inquinamento. L’impegno globale riguarda anche la salute, ritenuto un diritto inalienabile di ciascun essere umano. Arrestare e invertire la diffusione delle malattie infettive gravi, quali l’AIDS e la malaria (6° obiettivo), migliorare le condizioni di salute delle gestanti riducendo la mortalità materna (5° obiettivo) e infantile nei primi anni di vita (4° obiettivo) sono le principali azioni che ci si

AL SUMMIT DEL MILLENNIO

La fiducia dell’Italia allora Presidente del Consiglio italiano, Giuliano Amato, prendendo la parola il 7 settembre 2000 al Summit del Millennio dell’ONU, si espresse in questi terL’ mini: «I delegati avranno notato che quasi tutti noi incominciamo il nostro intervento con una frase del tipo seguente: “Siamo riuniti oggi per riaffermare il nostro impegno in merito alla centralità delle Nazioni Unite”. Ebbene, penso che non si tratti solo di retorica; è la risposta appropriata al bisogno essenziale del mondo nel nuovo secolo, che richiede che le Nazioni Unite affrontino la sfida principale insieme alla minaccia fondamentale del nostro futuro. La sfida e la minaccia consistono nella marcata divisione tra coloro i cui diritti fondamentali alla sicurezza, alla vita, alla dignità, allo sviluppo, alla salute e all’istruzione sono assicurati e quelli - molti e la maggior parte - che ne sono ancora esclusi. La credibilità delle Nazioni Unite dipenderà dalla sua capacità di superare questo divario. Non ci saranno prospettive per nessuno nel prossimo secolo se non riusciremo a garantire delle prospettive eque per tutti».

Il Vertice del Millennio ha riunito a New York i Capi di Stato e di governo di tutto il mondo il 6 settembre 2000

propone per innescare il cambiamento in diverse aree del mondo, dove il mancato accesso delle persone a sistemi di salvaguardia della salute costituisce un elemento invalidante ai fini della conduzione di una vita attiva. Sono le donne a essere state individuate quale motore e moltiplicatore dello sviluppo all’interno delle famiglie e delle comunità di appartenenza. Oltre a una particolare attenzione nei riguardi della loro salute, si è condiviso l’impegno a fornire alla donna piene opportunità e pari trattamento, cercando di porre fine a una discriminazione di genere vecchia quanto la storia dell’umanità. L’emancipazione della donna passa allora per la garanzia di un pari diritto all’istruzione per maschi e femmine, per un’eguale partecipazione al mondo del lavoro e alla gestione della “cosa pubblica” nei parlamenti nazionali (3° obiettivo). Lo strumento per assicurare lo sviluppo del pianeta (peraltro nella direzione del miglior sviluppo possibile) è dato dall’istruzione: la garanzia di un’istruzione primaria globale costituisce dunque un obiettivo fondamentale, globalmente condiviso (2° obiettivo). L’intera ossatura delineata conduce al raggiungimento di condizioni di vita dignitose per ciascun essere umano sul pianeta nella direzione dell’eliminazione della povertà estrema (individuata in chi vive con meno di un dollaro al giorno) e del dimezzamento di chi soffre di malnutrizione (1° obiettivo). Una inutile tragedia quella delle morti per fame, in un mondo che possiede le risorse per soddisfare i bisogni primari di ciascun essere umano. Il riconoscimento da parte di chi detiene la maggioranza di questi beni della giusta necessità di una loro redistribuzione globale non può che essere l’innesco di un cambiamento di quel villaggio chiamato mondo a cui tutti apparteniamo. l

di Italo Fiorin*

La scuola che abbiamo... diverse dal sud o dalle isole. La verità è che ci sono tante diverse scuole, che giocano in campionati diversi, quelle di serie A, che ben figurano nelle competizioni europee, e quelle che non possono nemmeno iscriversi alle serie inferiori. Purtroppo la nostra scuola non è sofferente solo per le carenze degli edifici e l’inadeguatezza delle aule. C’è, infatti, un’altra scuola di cui prendersi cura che non è fatta di mattoni e di attrezzature funzionanti, un’altra scuola che sta cadendo a pezzi. L’Italia ha il più alto tasso di dispersione scolastica tra i Paesi europei, la più alta percentuale di popolazione tra i 18 e 24 anni con solo la licenza media. Nelle valutazioni internazionali i risultati conseguiti dalla media dei nostri alunni sono deludenti. Anche in questo caso, però, se si analizzano i dati, ci si accorge che la ‘media’ nazionale nasconde una grandissima varietà di situazioni. Le prove che l’Istituto Nazionale di Valutazione (INVALSI) periodicamente somministra fanno emergere l’immagine di un Paese frammentato, la cui geografia è accidentata, con punte di eccellenza e abissi. Se poi mettiamo in correlazione i dati che si riferiscono allo stato dell’edilizia scolastica e i dati degli apprendimenti scopriamo –ma c’era da sorprendersi?- che chi è sfortunato, lo è due volte. Perché corre il rischio che gli crollino addosso i calcinacci, perché rischia che gli crolli addosso il futuro. Si potrebbe pensare che i risultati non brillanti degli alunni dipendano dalla incapacità dei docenti. Si tratterebbe però di un giudizio sommario e ingeneroso. Non c’è dubbio che i bravi insegnanti fanno la differenza, e questo lo possiamo constatare sia dove la scuola va complessivamente bene, sia dove è in sofferenza. Ma quando un docente si trova a fare scuola in un ambiente difficile e degradato, nel quale la scuola non è percepita come socialmente rilevante, in aule fatiscenti e privo di mezzi, tutto si fa più difficile. Ed è una grande ricchezza della nostra scuola la presenza diffusa di insegnanti e di dirigenti scolastici che lavorano con passione civica anche nelle situazioni più difficili o disperate. Se i risultati delle valutazioni internazionali dicono che per la scuola del nostro Paese c’è ancora tanta strada da fare, c’è però un dato di cui andare fieri, e che induce alla speranza. La nostra scuola è quella che più delle altre si prende cura di chi non ce la fa, e cerca di combattere la distanza, in altri Paesi sempre più crescente, tra gli ultimi e i primi. Siamo sollecitati a ricercare l’eccellenza, ma non vogliamo che questo accada a spese dell’equità. Se i risultati delle indagini valutative ci forniscono l’immagine di un Paese internamente troppo differenziato, per la scuola trentina le notizie sono confortanti. Il XIII Rapporto di Lega Ambiente, “Ecosistema Scuola”, pone Trento al primo posto in Italia per la qualità degli edifici e degli ambienti. Sul piano dei risultati scolastici, le rilevazioni nazionali e internazionali più recenti collocano la scuola trentina in posizioni di eccellenza. I fattori del miracolo trentino sono tanti, dalle risorse messe a disposizione alla capacità di utilizzarle, dalla qualità della formazione assicurata a dirigenti e docenti alla capacità delle scuole di fare rete tra loro per sviluppare al meglio la loro potenzialità…Eppure anche chi ha una buona scuola non può accontentarsi specchiandosi narcisisticamente sui propri eccellenti risultati. La buona scuola cresce se sa mettersi in discussione. Per questo è stata molto bella una singolare esperienza vissuta da un gruppo di dirigenti trentini, che sono andati in viaggio di studio in alcune delle più disastrate realtà scolastiche e sociali italiane. Hanno così potuto vedere come molti insegnanti e dirigenti meno fortunati fronteggiano le sfide difficili che in queste frontiere della società ogni giorno si incontrano. E sono ritornati a Trento, nelle loro scuole, con una carica motivazionale molto forte, e con una competenza accresciuta grazie alla forza dell’incontro fatto. *Università LUMSA (Roma)

EDITORIALE

Le strategie delineate prevedevano innanzitutto l’impegno a costruire un’effettiva alleanza globale per lo sviluppo

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SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

16 marzo 2014

vita trentina

III

LA SCADENZA PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO È FISSATA ALLA FINE DEL 2015

Meno di 660 giorni! l fondamentale impegno assunto dai governi del mondo al Summit del Millennio per liberare ogni essere umano dalla “condizione abietta e disumana della povertà estrema e per rendere il diritto allo sviluppo una realtà per ogni individuo” non è stata l’unica iniziativa ONU per attuare la nuova strategia dell’umanità per il XXI secolo. O meglio, a sostegno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, le Nazioni Unite hanno lanciato la Campagna del Millennio che mira a giocare un ruolo essenziale nell’attuazione del più grandioso piano di riduzione della povertà mai ideato puntando su ciascun individuo, sul suo senso di giustizia e sulle sue capacità di lottare per un mondo migliore, affinché chieda conto costantemente al suo governo di onorare gli impegni sottoscritti. La società civile è stata dunque ritenuta un fondamentale attore nel processo: la sua conoscenza, responsabilizzazione e tenacia nel monitoraggio dell’azione degli Stati per l’attuazione degli Obiettivi del Millennio costituiscono una delle ragioni dell’elaborazione di questo dossier. Con l’avvicinarsi della scadenza per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, fissata alla fine del 2015, il conto alla rovescia che porterà a

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La Campagna del Millennio a fianco della società civile per far onorare agli Stati gli impegni sottoscritti. All’esame il Secondo Obiettivo del Millennio per un’istruzione primaria universale

il dilemma Istruzione o educazione? identificare successi e fallimenti è già arrivato oggi, a meno di 660 giorni. Un’occasione per il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon per rinnovare l’incoraggiamento a società civile, istituzioni locali, cittadini, media a dare realmente il “1000%”, e per esprimere la propria soddisfazione per il conseguimento di alcuni

significativi progressi nell’ambito della scolarizzazione, dei piani di vaccinazione, dell’accesso all’acqua potabile, così come per la sensibile riduzione del numero di individui che vivono al di sotto della soglia di povertà, e per lo straordinario calo della mortalità infantile e materna. In un viaggio a ritroso dall’ottavo al

primo obiettivo di sviluppo del millennio dell’ONU intrapreso nelle precedenti edizioni del settimanale, quest’anno il Dossier è dedicato al Secondo Obiettivo di Sviluppo del Millennio che mira a rendere universale l’istruzione primaria. Miriam Rossi

12 GIUGNO Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, promossa dall’OIL La considerazione che l’istruzione sia un investimento sul futuro delle giovanissime generazione non è purtroppo ancora riuscita a scalzare la pratica che il lavoro minorile costituisca un meccanismo di compensazione del reddito familiare. 8 SETTEMBRE Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, indetta dall’UNESCO Giunta alla sua 47° edizione dalla sua prima cele-

5 OTTOBRE Giornata mondiale degli insegnanti, istituita dall’UNESCO Istituita nel 1996, la Giornata mira a porre l’attenzione sull’equità, sull’accesso e sulla qualità dell’istruzione, attraverso gli insegnanti, individuati quali gli strumenti più potenti per garantirla. Un’istruzione di qualità offre la promessa di un migliore tenore di vita.

Don Lorenzo Milani

(1870-1952)

(1923-1967)

medico-pedagogista, nota per il metodo di insegnamento che prende il suo nome

sacerdote ed educatore alla scuola di Barbiana (Vicchio in Mugello, Firenze)

“L’umanità che si rivela in tutto il suo splendore intellettuale durante la dolce e tenera età dell’infanzia dovrebbe essere rispettata con una sorta di venerazione religiosa. È come il sole che appare all’alba o un fiore appena sbocciato. L’educazione non può essere efficace se non aiuta il bambino ad aprire se stesso alla vita”.

17 NOVEMBRE Giornata internazionale degli studenti Il 17 novembre 1939 una grande manifestazione contro l’occupazione nazista della Cecoslovacchia induceva le autorità del Terzo Reich ad adottare contromisure drastiche: la chiusura di tutti gli istituti di istruzione superiore, l’arresto e la deportazione in campi di concentramento di 1200 studenti, la condanna a morte di 9 fra studenti e professori. Due anni dopo, il Consiglio internazionale degli studenti dichiarò il 17 novembre giornata internazionale degli studenti. La giornata non è ancora una ricorrenza ufficiale dell’ONU.

Alberto Manzi

Mario Lodi

(1924-1997)

(1922-2014)

Carla Melazzini e Cesare Moreno

(1944-2009) (1946-)

pedagogista, insegnante e scrittore

insegnante e conduttore della trasmissione RAI “Non è mai troppo tardi”

“Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, le tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola”.

Fonte: Almanacco, www.unimondo.org

“Non è mio dovere parlare della vita del ragazzo, della sua partecipazione individuale della scuola (eventualmente dovrei dire io quanto sono stato capace di farlo partecipare o meno a questa vita); non è mio dovere (e non rientra nelle mie capacità analitiche) dare un giudizio relativo al comportamento psicologico dell’alunno. Credo sia mio diritto, oltre che mio dovere, in difesa dei fanciulli stessi, di non compilare delle schede che risulterebbero false”.

“C’è una terribile somiglianza fra le celle di una vecchia prigione e le aule delle scuole. (…) Distruggere la prigione, mettere al centro della scuola il bambino, liberarlo da ogni paura, dare motivazione e felicità al suo lavoro, creare intorno a lui una comunità di compagni che non gli siano antagonisti, dare importanza alla sua vita e ai sentimenti più alti che dentro gli si svilupperanno, questo è il dovere di un maestro, della scuola, di una buona società”.

insegnanti, fondatori e animatori del “Progetto Chance” “Forse c’è ancora qualcuno che non se n’è accorto, ma la scuola è la nostra frontiera interna, è la nostra spiaggia di Lampedusa sulla quale sbarcano i giovani. La scuola è un luogo di frontiera: se non si capisce questo, non si capirà mai perché la scuola è così emarginata, attualmente. Il modello scolastico degli anni ‘50 escludeva sulla base del censo: ‘non ho i soldi, dunque non vado a scuola’. Questa scuola invece, attualmente, esclude su basi ideologiche, antropologiche. (...) In Italia ci sono all’incirca 500.000 ragazzi che dovrebbero frequentare la scuola dell’obbligo e che non lo fanno. È questo, il problema”.

IPSE DIXIT

Maria Montessori

brazione nel 1966, l’UNESCO mira a ricordare la centralità dell’alfabetizzazione, da intendere quale diritto umano di ciascun essere vivente. L’acquisizione delle capacità di “leggere, scrivere e fare di conto” accresce le possibilità di partecipazione e sviluppo.

LE GIORNATE

L’istruzione da celebrare

Nella sua versione ufficiale, in lingua inglese, il Secondo Obiettivo di Sviluppo del Millennio recita “Achieve Universal Primary Education”, ossia “assicurare l’istruzione primaria universale”. Tuttavia, come sostenuto dal prof. Antonio Papisca dell’Università di Padova, la traduzione italiana ufficiale di “education” in “istruzione” può essere fuorviante. “Education” comprende sia l’istruzione - trasmissione di dati cognitivi presuntivamente ‘neutri’ – sia l’educazione quale processo più ampio che insieme con i blocchi cognitivi della storia, del latino, della fisica, ecc., propone valori e opera per la loro volontaria interiorizzazione da parte dei discenti. Il tradizionale modo di concepire l’istruzione scolastica è per così dire sospettoso nei riguardi dei valori. L’educazione non teme di contaminarsi da valori, non sarebbe educazione se avesse questo timore. Ma quali valori per quale educazione finalizzata a quali obiettivi?


IV

16 marzo 2014

vita trentina

SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

IL SECONDO OBIETTIVO DEL MILLENNIO PER UN’ISTRUZIONE PRIMARIA UNIVERSALE

Un diritto da garantire in tutto il mondo

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di Miriam Rossi

istruzione è ritenuto il maggiore acceleratore per lo sviluppo umano. Non sorprende dunque che la comunità internazionale, suffragata da convincenti dati alla mano, abbia strategicamente deciso di puntare sul Secondo Obiettivo di Sviluppo del Millennio nel tentativo di raggiungere tutti gli altri. Assicurare un’istruzione primaria universale non costituisce però un impegno di poco conto: occorre intensificare gli sforzi per portare tutti i bambini e le bambine a scuola, soprattutto chi vive nelle zone rurali o appartiene a minoranze discriminate e svantaggiate, e per eliminare le disuguaglianze sociali, religiose, linguistiche e di genere. Già la Dichiarazione Universale per i Diritti Umani, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel dicembre 1948, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, aveva individuato nel diritto all’istruzione uno dei diritti fondamentali e inalienabili dell’individuo, consigliando la gratuità e l’obbligatorietà dei livelli fondamentali e l’accesso, su base di merito, ai livelli d’istruzione superiori. Tuttavia, come noto, il documento indicava un comune standard di attuazione per tutti i popoli e le nazioni, un fine a cui ispirarsi ma senza vincoli di natura giuridica. Numerosi furono i trattati internazionali che nel corso degli

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Occorre intensificare gli sforzi per portare tutti i bambini e le bambine a scuola anni riconobbero il diritto all’istruzione, ma la sua attuazione continuò a rimanere limitata in alcune parti del sud del mondo. Il tasso netto di iscrizione alla scuola primaria, la proporzione di bambini e bambine che iniziano il primo anno e che completano il ciclo di istruzione primaria, e il tasso di alfabetizzazione di donne e uomini in età compresa tra 15 e 24 anni costituiscono gli indicatori che misurano il raggiungimento dell’obiettivo: “garantire che, entro il 2015, tutti i bambini e le bambine, ovunque vivano, siano in grado di terminare un ciclo completo di istruzione primaria”. I Paesi del nord del mondo, dove il diritto all’istruzione è generalmente riconosciuto dalle costituzioni nazionali,

World Bank Photo Collection & Global Partenership for Education

UN VIAGGIO NEI PIÙ SVARIATI ANGOLI DEL MONDO

Che bello, vado a scuola arlare di istruzione significa anche ragionare sulle possibilità di accesso alla stessa. Lo ha fatto il regista francese Pascal Plisson P nel documentario Vado a scuola (titolo originale del film Sur le che-

Nel documentario di Pascal Plisson (2013) l’entusiasmo di essere detentori del diritto all’istruzione

min de l’école), mettendo in luce il percorso che alcuni piccoli protagonisti devono affrontare ogni giorno per arrivare a scuola, nei più svariati angoli del mondo e con evidenti rischi, impensabili nel “primo mondo”. Dalla savana del Kenya ai sentieri che solcano la catena dell’Atlante in Marocco, dall’altopiano della Patagonia al calore dell’India meridionale la pellicola ripercorre la strada compiuta da Jackson, Zahira, Carlito e Samuel per raggiungere le loro scuole, animati da un forte desiderio di imparare, consapevoli che il riscatto sociale dalla povertà, se non la loro stessa sopravvivenza, dipenderanno dalla conoscenza e dall’istruzione scolastica. Un entusiasmo, un coraggio e una straordinaria forza di volontà che non possono che contagiare anche il più annoiato e svogliato degli alunni italiani.

leggere

“Quanta passione di imparare!” Gli studenti della scuola trentina commentano il documentario di Pascal Plisson “Questi ragazzi (del film “Vado a scuola”) hanno una cosa che a tantissime persone manca: la ‘VOGLIA’!” Eduard Scuola media “Manzoni” di Trento

Le Guide ISTRUZIONE Ogni individuo, indipendentemente da razza, età o invalidità, nazionalità, sesso, etnia o origini sociali, credo o preferenze politiche, ha diritto a un’istruzione elementare. Lo dicono l’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (1989) e i punti 2 e 3 degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. (a cura di Francesca Naboni)

“Spesso la fortuna che abbiamo nell’istruirci è una cosa che dimentichiamo facilmente; invece, nel film, andare a scuola è quasi un lusso, una fortuna inimmaginabile che devono sfruttare al massimo. I quattro protagonisti (del film) hanno tutti la passione per imparare cose nuove, hanno la voglia di istruirsi per creare LINK: www.unimondo.org/Guide/Informazione-e-Cultura/Istruzione BAMBINI E MINORI I bisogni e i diritti dei bambini devono rappresentare la priorità di ogni sforzo rivolto allo sviluppo. La politica deve affrontare sia i fattori immediati che affliggono o emarginano i bambini e i ragazzi, sia le cause più ampie e radicate. Strumento principe è la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza adottata nel 1989. LINK: www.unimondo.org/Guide/Dirittiumani/Bambini-e-minori/

un futuro migliore per sé e per le rispettive famiglie e, cosa molto importante, hanno la forza e il coraggio di superare situazioni molto pericolose.” Angela Scuola media “Manzoni” di Trento “È come se il mondo fosse diviso in due parti. Noi, la parte più ricca, ogni mattina ci lamentiamo di doversi alzare e andare a scuola. Viviamo la nostra istruzione più come un dovere che come un mezzo necessario per il nostro domani.(...) Poi ci sono loro che vivono in un altro

mondo. (...) Loro vedono la scuola come un posto dove imparare e sfuggire al destino che è toccato ai loro genitori. (…) Delle volte, quando entro a scuola, mi sembra di entrare in una realtà dove il tempo si è fermato e non ha saputo tenere il passo con la realtà in cui viviamo. Loro, invece, sono motivati, vogliono andarci, vogliono migliorarsi, vogliono cambiare la loro vita e migliorare quella dei loro futuri figli. Vedono ancora nella scuola uno strumento fondamentale per svilupparsi.” David Scuola media “Manzoni” di Trento

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI I diritti economici, sociali e culturali richiedono un intervento attivo dello Stato a sostegno di forme di eguaglianza sostanziale: ad esempio del diritto all’educazione e alla formazione. LINK: www.unimondo.org/Guide/Dirittiumani/Diritti-economici-sociali-eculturali SFRUTTAMENTO MINORILE Oggi nel mondo ci sono circa 218 milioni di bambini che lavorano.

LE REAZIONI

Maria Montessori, Come educare il potenziale umano, Garzanti, 2007. Mario Lodi, Il paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica, Einaudi, 2007. Don Lorenzo Milani, Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1996. Carla Melazzini, Insegnare al principe di Danimarca, Sellerio, 2011.

Vauro Senesi, Storia di una professoressa, Piemme, 2013. Vinicio Ongini, Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale, Laterza, 2011. Martha Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Il Mulino, 2011. Giuseppe Caliceti, Una scuola da rifare. Lettera ai genitori, Feltrinelli, 2011. Girolamo De Michele, La scuola è di tutti, Minimumfax, 2010. Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli Editore, 2008.

focalizzarono meglio sulla qualità della garanzia del diritto, nella consapevolezza che esso costituisca molto più del pieno tasso di iscrizione. Istruzione primaria significa istruzione di qualità, apprendimento degli alfabeti di base (leggere, scrivere e contare), conseguimento del titolo senza ritardi e senza abbandoni. Significa rifondare una scuola che offra formazione rivolta al futuro, ma anche trasmissione dei valori fondanti la cittadinanza. Il rapporto del 1996 “Nell’educazione un tesoro” di Jacques Delors, allora presidente della Commissione Internazionale sull’Educazione per il XXI secolo, è più che mai attuale. Volto a privilegiare il percorso educativo del futuro cittadino su quello funzionale orientato al futuro lavoratore (pur senza tralasciarlo), questo rapporto affida alla scuola il compito di promuovere quattro tipi fondamentali di apprendimento, i “quattro pilastri”: imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme, imparare a essere. Approfondisci su www.worldsocialagenda.org/dossier-ob-2

Alcuni collaborano al lavoro della famiglia o sono impiegati in contesti di lavoro informale, e ciò permette loro di far fronte alle spese scolastiche e ai bisogni primari delle loro famiglie. Molti altri invece, 126 milioni, lavorano in condizioni inaccettabili, sfruttati e privati della possibilità di ricevere un’educazione e un’istruzione. LINK: www.unimondo.org/Guide/Dirittiumani/Sfruttamento-minorile


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di Sara Bin

li Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono la spinta contro la povertà globale che ha avuto più successo nella storia”. Recitano così le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon e introducono il rapporto 2013 sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. I successi ci sono anche per il secondo obiettivo, ma in molte aree del pianeta i progressi nell’ambito dell’istruzione primaria sono lontani dall’essere sufficienti per realizzare l’universalità di questo diritto, anche a causa di una contrazione degli aiuti allo sviluppo. Tra il 2000 e il 2011, il numero di bambini e bambine non iscritti è passato da 102 a 57 milioni. Tuttavia, i progressi hanno subito un rallentamento nel corso del tempo. Questo significa che l’obiettivo di garantire a tutti i bambini e le bambine, ovunque vivano, la possibilità di terminare un ciclo completo di istruzione primaria non è raggiungibile entro il 2015. Oltre la metà dei 57 milioni vive in Africa sub-sahariana. Le difficoltà economiche delle famiglie

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Foto GPE/World Bank

d’origine, il contesto nel quale vivono, rurale o urbano, la distanza dell’abitazione familiare dalla scuola, il genere sono fattori che influenzano in modo sostanziale il tasso di iscrizione, la frequenza della scuola primaria e i tassi di riuscita scolastica. Nel 2011, gli iscritti alla scuola primaria risultavano 136 milioni. I risultati migliori in termini di allargamento del tasso di accesso all’istruzione primaria sono stati raggiunti dai paesi delle regioni in via di sviluppo passando dal 83% nel 2000 al 90% nel 2011. In Africa sub-sahariana, tra il 2000 e il 2011 il tasso netto di iscrizione alla scuola primaria è passato da 60 a 77%, ma la domanda di istruzione continua ad aumentare anche in relazione all’aumento demografico. Nel 2011, erano 32 milioni in più rispetto al 2000 i bambini e le bambine in età di scuola primaria. L’Asia meridionale ha contribuito alla riduzione di almeno la metà del numero totale di bambini che non vanno a scuola: il tasso netto di iscrizione alla scuola primaria è passato da 78 a 93%; mentre il numero di bambini e bambine che non vanno a scuola è diminuito, da 38 a 12 milioni. Si stima che il 75% dei 136 milioni di iscritti sia in grado di completare il ciclo di istruzione primaria. Se l’accesso all’istruzione è un indicatore che ha registrato degli importanti passi in

L’alfabetizzazione degli adulti: negli ultimi vent’anni ci sono stati costanti miglioramenti. Nella foto, una scena del film “The First Grader” di Justin Chadwick (2011)

avanti, quello che misura il numero di bambini che raggiungono l’ultimo anno di scuola primaria registra un avanzamento molto lento. Il fenomeno è legato a problematiche sociali, culturali, economiche e politiche non facilmente gestibili o prevedibili come l’inserimento precoce nelle attività lavorative informali, i matrimoni e le gravidanze in età adolescenziale, il coinvolgimento nei conflitti o i traumi ad essi legati, le malattie dell’infanzia. In Africa sub-sahariana due su cinque alunni iscritti al primo anno non raggiungono l’ultimo: la regione

detiene il tasso più alto di abbandono scolastico a livello globale, seguita dall’Asia meridionale, dove uno su tre abbandona prima di completare il ciclo. In generale, il tasso di sopravvivenza scolastica dipende dal livello di qualità del sistema scolastico, dal grado di ripetizione, dai costi, dalla disponibilità di insegnanti, classi o materiali didattici. Per quanto riguarda invece l’alfabetizzazione degli adulti (di età superiore ai 15 anni), negli ultimi vent’anni ci sono stati costanti miglioramenti. Nel 2011, l’84% della popolazione adulta mondiale sapeva leggere e scrivere: 8% in più rispetto al 1990; mentre, il tasso di alfabetizzazione della popolazione tra 15 e 24 anni è aumentato del 6% rispetto al 1990 con il risultato che, nel 2011, 89% della popolazione giovanile era in grado di leggere,

LA SCOLARITÀ DI MASSA È FENOMENO RECENTE

L’istruzione in Italia La geografia della povertà economica ricalca la geografia della povertà d’istruzione ggi la scuola è aperta a tutti; l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è O obbligatoria e gratuita (artt. 33 e 34 della Costituzione del 1948). In Italia andare a scuola è un dovere da oltre 150 anni: dal 1859 erano obbligatori i primi due anni della scuola elementare (che durava in totale quattro anni), dal 1877 passarono a tre, nel 1904 a cinque e nel 1923 venne esteso l’obbligo fino al compimento del quattordicesimo anno di età. Nonostante ciò, la scolarità di massa e la riduzione dell’analfabetismo sono fenomeni molto recenti. È solo dopo il 1962, con la riforma della scuola media unica, che si adempie il dettato costituzionale degli otto anni di scuola obbligatoria per tutti anche se con forti diseguaglianze geografiche e sociali. Queste disparità persistono anche oggi e tendono ad allargarsi: la geografia della povertà economica ricalca la geografia della povertà d’istruzione. Oggi il tasso di iscrizione alla prima classe della scuola primaria è del 99%. Nell’anno scolastico 2010-11, gli iscritti alla scuola dell’obbligo era-

no oltre 4,5 milioni, di questi oltre 85.000 sono stati bocciati, il 90% frequentava la scuola media (oggi denominata “scuola secondaria di primo grado”). In alcune regioni, come la Sicilia o la Campania, il tasso di dispersione è del 22%. Dispersione scolastica legata ad insuccessi e abbandoni, analfabetismo funzionale (difficoltà a leggere, scrivere e comprendere testi mediamente complessi), scarso investimento politico degli ultimi decenni sulla scuola, la formazione, la ricerca (fatta eccezione per l’ultimo sforzo dell’ex ministro Carrozza con il decreto “l’istruzione riparte”), debole consumo di cultura (libri, cinema, teatro) si traducono in una perdita di forza sociale ed economica. Scriveva il poeta portoghese Fernando Pessoa: “La fortuna di un popolo dipende dallo stato della sua grammatica. Non esiste grande nazione senza proprietà di linguaggio”. L’invito a grandi e piccoli è di (ri)mettersi sui libri, leggere, studiare. Sara Bin

L’esperienza di “Chance” nella periferia di Napoli

Siamo come alpinisti, l’asperità della roccia non è ostacolo, ma punto di appoggio Cesare Moreno, maestro di strada apoli. Periferia orientale della città, municipalità 6. Barra, Ponticelli, San GioN vanni a Teduccio. Zona operaia un tempo, oggi periferia degradata, teatro della criminalità. In questi luoghi è nata “Chance”, un’esperienza scolastica ed educativa per costruire opportunità: un progetto che dal 1998 al 2009 è stato portato avanti da un gruppo di professionisti di varia formazione e storia, co-

scrivere ed eseguire semplici calcoli aritmetici. I risultati migliori sono stati raggiunti dall’Africa settentrionale (da 68 a 89%) e dall’Asia meridionale (da 60 a 81%). Globalmente, l’alfabetizzazione delle donne è stata più rapida di quella degli uomini. In Africa settentrionale, dal 1990 al 2011, l’alfabetizzazione femminile è aumentata del 28% contro il 16% di quella maschile; in Asia, l’aumento è stato del 26% per le donne e del 17% per gli uomini. Globalmente, però, 123 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni mancano ancora di competenze di base per leggere e scrivere; di questi, il 61% sono donne. Nel 2012, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato l’iniziativa Global Education First (l’educazione globale al primo posto) per fare dell’istruzione una priorità delle politiche e delle pratiche di sviluppo con l’obiettivo di raggiungere ogni bambino e bambina e di promuovere gli esiti dell’apprendimento. Se a livello globale l’accesso all’istruzione ha avuto buoni risultati, si stima che siano 250 milioni i bambini e le bambine in età scolare che mancano di competenze basiche nel leggere, scrivere e contare, sia frequentanti la scuola che non. C’è da lavorare sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità. l

nosciuti come Maestri di Strada (tra i fondatori Carla Melazzini, Cesare Moreno e Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione nei governi Monti e Letta). La metodologia consiste nel costruire un percorso didattico a partire da dove il ragazzo o la ragazza sta con il cuore e con la mente, cioè in strada, luogo in cui si incontrano le esperienze e le idee dei giovani emarginati e aggressivi. Questi maestri fanno scuola. I ragazzi che l’hanno abbandonata vi si iscrivono volontariamente. Si impara a leggere, scrivere e contare al fine di conseguire la licenza di terza media. L’obiettivo è di contrastare un tasso di dispersione scolastica che in Campania supera il 22% e che in queste zone è ancora più alto. In 12 anni, il progetto Chance ha visto passare 650/700 ragazzi, il 90/95% ha preso la licenza media. Dal 2010 le attività di Maestri di Strada continuano con il progetto E-Vai, realizzato all’interno di una rete di 9 scuole medie che coprono la sesta municipalità di Napoli e 2 istituti professionali dello stesso territorio dove le percentuali di dispersione raggiungono anche il 35%. Il progetto fornisce supporto a chi insegna, a chi apprende e a tutte le persone che entrano nella relazione educativa perché la crescita personale si compie solo nella relazione con l’altro: “ciascuno cresce solo se sognato” (Danilo Dolci). Sara Bin


VI

16 marzo 2014

vita trentina

Tre storie che raccontano l’accoglienza possibile tra i banchi, la voglia di imparare senza età e l’importanza di studiare anche in carcere

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Ramzy con la collega “tutor” Andree. Sotto, Tomas Pizzini. Al centro, gli insegnanti Antonella Valer e Pietro Tedesco

di Jacopo Tomasi

struzione per tutti. Indipendentemente dall’etnia, dall’età, dalla situazione. Per una scuola che vada oltre lo spazio fisico di un’aula e il rapporto alunnoinsegnante. È quello che proveremo a raccontare attraverso tre storie diverse: ci sono Ramzy e Andree, simbolo di un’accoglienza possibile; c’è la signora Gianna Facchini, perché studiare non ha età; infine gli insegnanti Antonella Valer e Pietro Tedesco testimonieranno quanto sia importante portare, non senza difficoltà, la scuola anche dietro le sbarre.

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UN COMPAGNO COME “TUTOR” Ramzy ha 18 anni ed è arrivato in Trentino due anni fa dall’Egitto. L’impatto iniziale, anche tra i banchi, non è stato facile. “Non conoscevo la lingua e non era semplice instaurare delle relazioni con gli altri”, racconta. Ma l’istituto che frequenta, il Don Milani di Rovereto, ha avviato un progetto ad hoc per favorire l’integrazione degli studenti stranieri, indispensabile in una struttura dove i non italiani sono il 17% su 850 ragazzi. “L’idea - spiega Tomas Pizzini, coordinatore della Rete che si occupa di accoglienza e integrazione - è che gli studenti neo arrivati abbiano tra i loro compagni un “tutor” che li aiuti a scuola per apprendere la lingua, conoscersi, fare i compiti e via dicendo”. Il progetto si chiama “Tom Tom” proprio perché intende “guidare” i ragazzi tra le difficoltà quotidiane. Ed il “navigatore” di Ramzy è Andree, 15 anni, trentina. “Mi piace poter aiutare un’altra persona e fare in modo che possa sentirsi a suo agio. Mi gratifica”, dice sorridente. “Questa iniziativa mi ha aiutato tanto a migliorare, a imparare meglio l’italiano, a entrare in relazione con gli altri”, conferma Ramzy. Come loro, ci sono altri ragazzi che si ritrovano il pomeriggio, dopo le lezioni “classiche”, per darsi una mano. E per chi arriva in classe senza conoscere la lingua, spesso, è essenziale l’aiuto di un altro studente della stessa nazionalità che svolge a tutti gli effetti il ruolo di “mediatore”. “In questo periodo sottolinea Pizzini - abbiamo due ragazze ucraine di quinta superiore che stanno seguendo come ‘tutor’ due connazionali che sono arrivati da qualche mese. Ed i progressi sono evidenti”. Il messaggio è chiaro: se ci si impegna, l’integrazione non è facile, ma è possibile. E può dare grandi soddisfazioni. LO STUDIO NON HA ETÀ Soddisfazioni che continua a togliersi Gianna Facchini, 74 anni, che dal 1989 frequenta l’Università della Terza Età e del Tempo Libero a Trento, dopo aver lavorato all’intendenza di finanza e in uno studio di commercialisti. Perché la voglia di apprendere, imparare, studiare non ha età. “È come continuare a percorrere un percorso culturale senza l’angoscia di un

TRE STORIE CHE RACCONTANO L’ACCOGLIENZA POSSIBILE

Che lezione per tutti! la curiosità Una scuola fatta in casa Una scuola parentale, “fatta in casa”: è la curiosa esperienza di “Peio viva”, iniziativa nata nel 2011 e terminata con la fine dello scorso anno scolastico. Il progetto era stato messo in atto da una decina di famiglie che, dopo la chiusura della scuola di Peio, avevano deciso di non iscrivere i propri figli a Cogolo. E di farsi la loro scuola. All’inizio sembrava un’iniziativa velleitaria, ma grazie all’impegno di molti è diventata realtà, con un programma serio e chiaro. Gli scolari sono stati una quindicina, tra i 6 ed i 10 anni. Le aule ricavate in un’abitazione privata. Ad insegnare sono arrivati dalle valli di Peio, Sole e Rabbi dei “volontari” che hanno seguito il programma ministeriale. Il tutto per fare in modo che i bambini potessero stare nel loro paese, senza dover passare buona parte della loro giornata sullo scuolabus per andare da casa a scuola. E, soprattutto, perché i genitori sono convinti che “senza una scuola, senza i bambini, un paese muore”. Così è nata la scuola “parentale” che, però dopo due anni positivi, continua ora solo con attività di doposcuola.

esame ulteriore, rispetto a quelli quotidiani che la vita riserva”, spiega la signora Gianna, sorridente. “Ci sono delle persone anziane che si fermano, aspettando che arrivi la fine del loro arco di vita. Io credo invece che si debba

L’UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ

In Trentino... non è mai troppo tardi on è mai troppo tardi” recitava la nota trasmissione del maestro Manzi in tv andata in onda tra il 1960 e il 1968. Dagli anni Sessanta, la lotta contro l’analfabetismo in Italia ha fatto enormi passi in avanti anche grazie alle iniziative di educazione degli adulti ed è soprattutto attraverso l’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile (UTETD) che il Trentino offre opportunità di apprendimento lungo tutto l’arco della vita in modo che la persona possa in modo continuo arricchirsi di conoscenze ed esperienze necessarie per vivere meglio. Contrariamente all’età dell’obbligo, o anche alle giovanili e talvolta imGianna Facchini frequenta mature scelte di formadal 1989 l’Università della Terza Età zione “superiore”, le moe del Tempo Libero a Trento tivazioni che spingono le persone a frequentare i corsi dell’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile sono forti, principalmente riconducibili al desiderio di acquisire nuove conoscenze, al piacere di apprendere e all’esigenza di mantenersi mentalmente aperti. Se l’esperienza delle “Università della Terza Età” è presente su tutto il territorio nazionale, caratteristica peculiare del Trentino è la sua diffusione in modo capillare in tutta la provincia, con ben 81 sedi territoriali, oltre che nel capoluogo. Più di 250 docenti e di 6.000 utenti che fanno registrare un vero record di attenzione dell’intera comunità trentina, che va di certo salvaguardato. M.R.

“N

essere sempre attivi, perché questo genera una forza che si autoalimenta”. Lo dice proprio prima di andare a lezione di ginnastica, che frequenta due volte a settimana. “In questo periodo sto seguendo anche geografia dei continenti, ma in questi oltre vent’anni credo di aver toccato quasi tutti i temi che propone la scuola. Stimolanti e interessanti”. Una scuola che conta, in Trentino, oltre 6.000 iscritti: 1.600 solo nel capoluogo e più di 5.000 nelle altre 81 sedi sparse sul territorio. “La vita riflette Gianna - è un dono bellissimo e prezioso, che va valorizzato al meglio. A mio parere, il modo migliore per valorizzarlo è quello di imparare cose nuove ed essere in movimento, sempre. Questo permette di vivere con entusiasmo”. IL DIPLOMA DA RISTRETTI Diversa è la storia che raccontano Antonella Valer e Pietro Tedesco, docenti che insegnano all’interno del carcere di Spini di Gardolo. “È un progetto speciale avviato dall’istituto per geometri Pozzo spiega Tedesco, coordinatore dell’iniziativa - che permette ai detenuti interessati di studiare e ottenere il diploma superiore”. Su circa 260 detenuti, a frequentare queste lezioni sono una ventina. “L’obiettivo spiega Tedesco - è di dare a queste persone un’opportunità, anche se non è semplice, soprattutto a livello organizzativo. L’istruzione, però, è l’unico strumento che possiamo fornire loro per capire la realtà”. L’iniziativa ha regalato momenti positivi. “L’anno scorso - racconta Valer - abbiamo portato due detenuti a seguire la presentazione di un libro alla facoltà di Giurisprudenza. È stata un’esperienza significativa, che non ha arricchito solo loro, ma anche me. Mi ha fatto capire che, se si vuole, ci sono grandi potenzialità che potrebbero essere valorizzate”. l


SPECIALE OBIETTIVI DEL MILLENNIO

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vita trentina

VII

UN MODELLO EDUCATIVO PER I NOSTRI STUDENTI

Costruire se stessi La vicenda di Malala raccontata in un libro della giornalista Viviana Mazza

la storia

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iornalista della redazione Esteri del Corriere della Sera, Viviana Mazzi ha scritto il libro per ragazzi “Storia di Malala” quando ancora non si sapeva se la ragazza pakistana sarebbe sopravvissuta all’attentato di cui era stata vittima. Curioso dunque che il primo incontro fra le due si sia svolto a Birmingham, in Gran Bretagna, dove Malala ora risiede insieme alla sua famiglia, quando il libro autobiografico era già stato dato alle stampe e Viviana aveva presentato la vicenda della ragazza in numerose scuole d’Italia. Ancor più insolito che il loro incontro si sia trasformato in un’intervista a Viviana da parte di Malala, curiosa ad esempio di conoscere, adesso che è alle prese con lo studio di una storia più europea, se durante il fascismo gli italiani avessero appoggiato il regime. È estremamente interessante il parallelo ricercato dalla ragazza tra la propaganda fascista in Italia e il clima di terrore e intimidazione istituito dai talebani che controllano il distretto dello Swat, la regione del Pakistan dove viveva Malala. Il rituale dell’ascolto serale via radio della lettura delle persone messe al bando, e dunque minacciate di morte, è incluso nei ricordi di Malala riportati all’interno del volume, così come il timore cocente dell’attuazione dell’editto che proibiva a tutte le ragazze di frequentare la scuola o che interdiva la presenza delle donne nei luoghi pubblici, come al mercato. Malala continua a subire minacce di morte anche ora che si trova in Europa ma è più convinta che mai delle sue scelte, tanto da aver deciso di abbandonare un ipotetico futuro da medico per abbracciare quello di una carriera politica nel suo Pakistan, per indurre una trasformazione del Paese. Chissà se in futuro Malala riuscirà

Malala, ragazza coraggiosa

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Viviana Mazza a Birmingham (Gran Bretagna) con Malala Youfzai

nell’intento di trasformare il volto del suo Paese e magari a ricevere davvero il Premio Nobel per la Pace, al quale era candidata quest’anno, piuttosto che nell’ottenerlo per essere sopravvissuta a un attentato dei talebani. A coinvolgere è senz’altro la cornice emotiva che accompagna la presentazione del volume da Viviana agli studenti coetanei della undicenne Malala che, a quell’età, aveva iniziato a lottare contro i talebani tenendo un diario di quanto avveniva sul territorio per conto della BBC e quindi fornendo informazioni al di fuori dello stesso distretto. A rendere Malala un modello educativo è la consapevolezza dei rischi che avrebbe comportato la sua identificazione nell’autrice di quel blog

ari fratelli e sorelle, sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Ci rendiamo conto dell’importanza della nostra vo“C ce quando ci mettono a tacere. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Facciamo appello a tutti i governi affinché garantiscano un’istruzione gratuita e obbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino. Vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bambino. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell’istruzione. Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa”.

Malala all’ONU (New York, 12 luglio 2013) foto UN Global Education First Initiative

scritto sotto pseudonimo o anche la sua ostinata volontà di andare a scuola quando la proibizione dettata dai talebani già mieteva qualche vittima, rischi che anche per una ragazzina come lei includevano l’essere sfigurata con l’acido, picchiata, se non uccisa. È forse paradossale che ci si affidi alla storia di Malala per trasmettere agli studenti italiani l’importanza di alcuni valori universali di cui godono, come il diritto all’istruzione, facendo riferimento a territori laddove questi diritti sono negati. Desiderosi quasi sempre di sapere da Viviana “Se fossi stata tu nei panni di Malala cosa avresti fatto?”, una domanda che si rivolge evidentemente anche a se stessi, il potere dell’immedesimazione da parte degli studenti si affianca a un

ALL’ONU

L’istruzione prima di tutto

“Se tu fossi stata nei panni di Malala?” È la domanda più difficile (e più frequente) rivolta dai ragazzi alla giornalista primo confronto con il mestiere del giornalista, con un pensiero rivolto al loro futuro di adulti in divenire e con scenari mondiali diversi dalla loro realtà quotidiana. Curiosità e stimoli per comprendere che non esiste un conflitto fra uomini e donne né uno scontro di civiltà in atto tra Stati ma solo una lotta valorosa che giunge dalla notte dei tempi per il riconoscimento dei diritti di ciascun individuo, chiunque esso sia. Una considerazione che deve indurci a guardare alla persona per quello che è piuttosto che al suo sesso, alla sua religione o al suo Stato di appartenenza, e che i ragazzi riescono perfettamente a percepire. Miriam Rossi

Ha solo 11 anni Malala Yousafzai quando inizia a curare un diario per la BBC nel quale documenta la situazione di oppressione vissuta nel distretto dello Swat, in Pakistan, sotto il controllo dei talebani, contrari anche alla frequenza delle bambine a scuola. Ha solo 15 anni Malala Yousafzai quando lo scuolabus su cui sta viaggiando con altre alunne viene bloccato e un talebano le spara alla testa. Ha solo 16 anni Malala Yosafzai quando, sopravvissuta miracolosamente all’attentato, riceve il Premio Sacharov per la libertà di pensiero, è candidata al Nobel per la Pace 2013 ed è chiamata a tenere un solenne discorso al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York. Oggi per tutto il mondo è Malala, un’attivista per il diritto all’istruzione e un simbolo di coraggio e determinazione che lotta armata solo di una voce e di una penna: “Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messo a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze sono le stesse. E i miei sogni sono gli stessi”.

LE VOCI DEI PROTAGONISTI DELLA SCUOLA TRENTINA

“Lavoriamo per crescere insieme” “Chiunque ha il diritto a emanciparsi attraverso l’istruzione e come dice il vecchio saggio, ‘se volete passare l’esame, aprite i libri e studiate!’. (…) Non importa di che Stato sei, qual è la tua religione e la tua situazione economica, se vuoi imparare e avere un futuro migliore devi impegnarti più che puoi”. David, Scuola media “Manzoni” “Noi dobbiamo sconfiggere l’analfabetismo, la povertà, la miseria... tutti questi problemi non dovrebbero più esserci nel 21° secolo. Tutti devono avere la possibilità di andare a scuola. Di condurre un livello di vita dignitoso. Non serve a nulla una Carta dei Diritti Umani scritta solo per sapere che esiste. Queste cose devono essere messe in pratica, applicate” Svitlana, Scuola media “Manzoni”

“La nostra scuola dovrebbe abbandonare alcuni metodi troppo teorici che poco servono al di fuori di essa e cominciare a rinnovarsi sulla via del giusto mezzo tra pratica e teoria”. G.G., Liceo Scientifico “Rosmini” di Rovereto* “Non esiste cosa peggiore di un insegnante che vede i proprio studenti semplicemente come persone a cui inculcare tutti i concetti inerenti alla propria materia in modo sistematico, senza instaurare un rapporto che gli permetta di entrare davvero in contatto con loro”. N.B., insegnante di scuola secondaria di primo grado di Rovereto*

La copertina del libro di Viviana Mazzi “Storia di Malala” “L’istruzione dovrebbe impegnarsi ancora maggiormente a preparare gli studenti anche al di là delle singole materie,insegnare ad affrontare anche da un punto di vista umano come persone per essere più pronte ad affrontare e superare i vari problemi che ci saranno in futuro nel lavoro e nella vita” A.M., ex studente Liceo Classico arcivescovile di Trento* (*testi tratti da interviste di R.D.F. e I.P., Liceo Scientifico “Rosmini” di Rovereto)


VIII

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vita trentina

GRAZIE ALLA WSA

La scuola riflette sul diritto all’istruzione l cambiamento globale a cui aspirano gli Obiettivi di sviluppo del Millennio non può che essere innescato dalla scuola. È infatti fondamentale il ruolo che l’istruzione gioca nella lotta alla povertà in tutto il mondo. La World Social Agenda non poteva dunque che dedicare ampia attenzione alla scuola, sia agli insegnanti – con incontri di formazione - che agli studenti. L’occasione per riflettere sul diritto all’istruzione, avvicinando i ragazzi in maniera accattivante, è stata costituita dallo spettacolo di improvvisazione teatrale “Trama libera tutti”, proposto a tutti gli studenti degli istituti secondari di secondo grado della provincia di Trento. Alcune classi del Liceo Scientifico “Rosmini” di Rovereto, insieme ad altre classi di scuole di Padova, sono invece state coinvolte nella costruzione di un inedito blog sul tema dell’istruzione. Seguendo l’inclinazione artistica dell’Istituto d’Arte “Depero” di Rovereto, ad alcuni studenti sono stati forniti elementi di vario tipo (immagini, storie, dati) perché potessero poi elaborare, con l’uso dell’arte “tinga tinga”, un’illustrazione rivolta all’infanzia che aiutasse la riflessione sul secondo obiettivo del millennio. Un vero e proprio laboratorio di video-making è stato invece organizzato per gli alunni del Liceo Musicale Coreutico “Bonporti”. Per gli alunni della scuola secondaria di primo grado “Manzoni” la tappa fondamentale, al termine di un percorso di analisi e riflessioni condotto dalle insegnanti, è stata invece l’incontro-dibattito con la giornalista Viviana Mazza, autrice del libro “Storia di Malala” (Mondadori, 2013).

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“Ciak, si gira” al Liceo Musicale Bonporti di Trento. Sotto, lo spettacolo “Trama Libera Tutti”

NEL 2013-2014 PER L’ISTRUZIONE PRIMARIA UNIVERSALE

La World Social Agenda L’edizione 2013-2014 della WSA si concentra sul 2° Obiettivo di Sviluppo del Millennio dell’ONU, volto ad assicurare l’istruzione primaria universale. In Trentino il percorso ha coinvolto: WSA & scuole Il percorso si propone da una parte di formare gli insegnanti sulle principali problematiche e metodologie per dare forma concreta al diritto all’istruzione, e dall’altra di accompagnare gli studenti degli istituti secondari (scuole medie e superiori) del Trentino nella elaborazione di questi temi attraverso riflessioni, laboratori, espressioni video-artistiche e la partecipazione a un blog appositamente costruito e gestito. WSA & cooperazione internazionale La Carta di Trento è un documento scritto a più mani da organizzazioni che a diverso titolo si occupano di cooperazione internazionale, in un tentativo di rilettura della stessa partendo dagli Obiettivi del Millennio dell’Onu. Nel 2014 la Carta si arricchirà della sezione relativa al Secondo Obiettivo per assicurare l’istruzione primaria universale. WSA & territorio Le iniziative costruite assieme alle Circoscrizioni di Trento, con l’intento di legare le buone pratiche e i saperi locali con i grandi temi sociali internazionali, animeranno la città nel mese di marzo declinando la questione dell’istruzione sotto diverse prospettive. Approfondimenti su www.worldsocialagenda.org.

I donatori

CREDIAMO in un mondo più giusto e solidale, dove ogni persona possa contribuire a un futuro di dignità e libertà per tutti nell’uguaglianza, nel dialogo e nella pace. OPERIAMO in Trentino e nel Veneto dal 1998 per la realizzazione di progetti di pace, cooperazione, solidarietà internazionale ed educazione alla mondialità con l’obiettivo di valorizzare le risorse del territorio e la promozione di reti e collaborazioni tra diversi attori locali. SOSTENIAMO progetti di solidarietà internazionale basati sulla comunità in Kenya, Ecuador e Bosnia. INVESTIAMO per Statuto, un terzo del patrimonio in programmi di microcredito presso associazioni terze. I NOSTRI PROGETTI IN ITALIA La WSA è un percorso culturale di educazione, sensibilizzazione e informazioni sui temi legati agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite per la lotta alla povertà. www.worldsocialagenda.org Unimondo.org è una testata giornalistica on-line di informazione qualificata e pluralista su diritti umani, pace, democrazie e ambiente con News, Guide, Almanacco e Atlante. www.unimondo.org Impresa Solidale è una rete di solidarietà con il profit per promuovere una cultura di impresa orientata a un maggiore coinvolgimento sociale. www.impresasolidale.it www.fondazionefontana.org info@fondazionefontana.org Trento – Via Herrsching, 24 Ravina tel. 0461.390092 Padova – Via Orologio, 3 tel. 049.8079391

Le attività della World Social Agenda nelle scuole sono state realizzate in collaborazione con Docenti Senza Frontiere, e sono state rese possibili grazie al contributo della Provincia Autonoma di Trento e della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol


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