Dossier Voglio diventare grande

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Quarto obiettivo di sviluppo del millennio Ridurre la mortalità infantile. Salute e benessere dell’infanzia

Voglio diventare grande

왘 Gli obiettivi voluti dall’Onu

3da 189Il punto sugli impegni assunti paesi nel 2000

Ci sono delle eccezioni che mostrano Nel 2010 sono morti 5 milioni di bam- sola è causa di fondo di malattie che causachiaramente un fatto. Per essere efficace bini in meno rispetto al 1990, anno di no il 53 per cento dei decessi. Facendo in modo che non si ammali, né qualsiasi opzione sanitaria deve essere acriferimento degli Obiettivi del millennio. Erano 12 milioni, ora sono “solo” 7,5, lui né la sua mamma. Se un neonato perde la compagnata da azioni di ridistribuzione del21 mila al giorno. Numeri. Una città come mamma la sua vita è a rischio. Eppure si in- la ricchezza. Come in Brasile dove questa veste molto meno – o male – sulla salute differenza è praticamente scomparsa in alcuLondra che ogni anno non sopravvive. materna: il 5° obiettivo, Mi- ni indicatori grazie ad azioni semplici, come Progressi che non bastano gliorare la salute materna, è il il sussidio diretto alle mamme per acquistare per arrivare ai due-terzi in meLa salute è un diritto no per il 2015 e molto diseguali e non deve dipendere più lontano dal risultato. Non latte e pane (e solo quelli) per i figli, o il colmancano iniziative delle ong legamento di tale diritto alla frequenza sconel mondo: 53 per cento in medalla buona volontà come quella recente di Medici lastica. Esperienze simili si hanno in Costa no nei paesi più sviluppati, solo 32 per cento nei paesi meno di donatori magnanimi, con l’Africa Cuamm, ma siamo Rica e in India, nel Kerala. Questi casi di che spesso chiedono solo al 35 per cento e il rag- successo vanno studiati e diffusi. sviluppati. Le differenze non si Anche dai nostri ragazzi che, grazie alla riducono, si amplificano. risultati a breve termine giungimento dell’obiettivo non Eppure è uno degli argo- e hanno priorità basate è più previsto neanche dai più World Social Agenda, hanno messo testa e menti più abusati, con dovizia sul ritorno d’immagine ottimisti. Eppure è provato che cuore su questo tema, accompagnati dagli una migliore salute, nutrizione insegnanti. Collegando la salute infantile nel di foto e storie, per raccogliere fondi per i molti progetti di cooperazione in- e istruzione della madre, che le permetta di mondo con la loro esperienza di salute e di ternazionale a questo dedicati. Un bambino affrontare una maternità responsabile e di malattia. Non è stato semplice parlare di malattia, di dolore, in qualche malato fa tenerezza e fa breccia nella sensi- partorire con una minima assicaso di morte del bambino che stenza, può migliorare di molto bilità – e nel portafoglio – dei donatori. Non si tratta “solo” Così facendo si rischia però di scivolare la salute del bambino. Oltre che di salvare un bambino – conosciamo e che abita nella stessa via, anche se la nostra dalla salute come diritto, sancito dalla Di- della madre, quasi sempre perchiarazione universale dei diritti dell’uomo, no dell’economia, dell’alimen- hanno capito i ragazzi città vanta un centro di eccelalla salute come risultato dell’aiuto di dona- tazione e della salute dell’intera partecipanti alla World lenza per chi deve affrontare Social Agenda queste esperienze. Ancora una tori magnanimi. Ma può la salute globale di- famiglia. volta però i ragazzi ci hanno inÈ poi necessario tener conto pendere dalla buona volontà dei donatori, di quest’anno – ma che spesso chiedono risultati a breve termi- della “legge delle cure inverse” di garantirgli un futuro segnato qualcosa, collegando le storie di salute e malattia delne e hanno priorità basate sul ritorno d’im- che afferma: «La disponibilità da adulto l’Africa e della nostra terra. Ci magine? È preoccupante pensare che la Bill di cure adeguate tende a variare & Melinda Gates foundation negli ultimi an- inversamente al bisogno di esse». In alcuni hanno fatto capire che non si tratta “solo“ di ni ha messo a disposizione un budget pari o paesi che vantano significativi progressi il salvare un bambino. Che ci assumiamo coaddirittura superiore a quello dell’Organiz- fenomeno è evidente: i vantaggi non sono me cittadini del mondo una responsabilità in ben distribuiti ma accessibili soprattutto ai più: garantirgli un futuro da adulto. Perché zazione mondiale della sanità. È risaputo che la salute del bambino si redditi medio alti. La differenza fra la morta- quel bambino che sopravvive in Somalia migliora soprattutto agendo sulle “condizio- lità infantile del 20 per cento più ricco e del potrebbe essere l’uomo o la donna che uno ni al contorno” che gli rendono la vita diffi- 20 per cento più povero non solo non dimi- di questi giorni, con un barcone scassato, arcile fin dalla nascita: mancanza di acqua de- nuisce, ma aumenta sensibilmente. La me- riva a Lampedusa a cercare proprio quello. cente, assenza di fognature e servizi igienici, dia migliora, ma qualcuno come al solito ha 왘 Pierino Martinelli presenza di conflitti, sottonutrizione, che da mangiato la metà del pollo di qualcun altro. direttore generale Fondazione Fontana

왘 Esperienze

4in Italia, “Cura” della salute dei piccoli Ecuador e Kenya

왘 Nelle scuole

6gli studenti Il quarto obiettivo secondo di Padova e provincia


II

왘 WorldSocialAgenda

왘 cultura in rete

LA DIFESA DEL POPOLO 20 MAGGIO 2012

EDUCAZIONE Fondazione Fontana investe in progetti che si propongono di aprire orizzonti culturali nuovi

Un “capitale invisibile” contro la crisi

La Fondazione Fontana de-

dica all’educazione un impegno crescente in vari contesti. Proprio quarant’anni fa, nel 1972, il rapporto Faure sull’educazione, Imparare ad essere, sottolineava l’urgenza di promuovere a livello planetario l’educazione, definita “capitale invisibile”. L’argomento è stato ripreso nel 1997 dal rapporto Delors, Nell’educazione un tesoro: un titolo che ribadiva che nell’educazione sta la vera ricchezza. Come sappiamo, all’alba del terzo millennio molte speranze si sono rivelate illusioni. Oggi i titoli di prima pagina parlano

quasi esclusivamente della crisi economica. Tuttavia, in ambienti forse minoritari, prima ancora che di crisi economica, da più anni si parla di “crisi dell’educazione”, anzi, di “emergenza educativa”. Dov’è finito il “capitale invisibile”? Come abbiamo potuto sperperare ulteriormente quel “tesoro”? Questi anni ci hanno proposto un’anestetizzazione etico-esistenziale-culturale-politica e le più reclamizzate utopie sono state “isole dei famosi” e “residenze del narcisismo” elevate a rappresentazioni fedeli perfino delle istituzioni politiche più rilevanti. La situazione è di particolare “emergenza” sul piano culturale/educativo. È necessario un colpo d’ala culturale che non si limiti a un lifting esterno. La parola “emergenza” è opportuna, anche perché etimologicamente include speranza-cambiamento: è dalla realtà attuale che deve emergere una nuova progettualità. La questione cruciale sta nel superamento del paradigma individualistico su cui si fonda l’attuale crisi globale, per promuovere il paradigma della solidarietà/fraternità, secondo il quale l’identità autentica è dialogica, solidale, altruistica. L’io non si completa nella sua indi-

vidualità chiusa, bensì diventa se stesso dal “tu” e dal “noi”: in questa sinergia identitaria io-tunoi sta l’autentico “capitale invisibile”, la creatività in ogni ambito, in quello educativo-culturale e perfino in quello politico-economico. In questa prospettiva, la Fondazione Fontana investe in progetti educativi, come la World Social Agenda, che hanno come protagonisti bambini/e e ragazzi/e e che conservano la caratteristica di essere “invisibili”, non eclatanti né atti a dare risposte immediate e semplicistiche. Si tratta, appunto, di percorsi poco visibili, non disponibili al richiamo dell’esposizione massmediale, ma che –

bisogna dirlo – necessitano di capitale questa volta sì “visibile”, cioè di risorse finanziarie concrete. Anche la Fondazione Fontana vive questo “apparente paradosso”: per promuovere il “capitale invisibile” necessita di “capitale visibile” e, conseguentemente, di istituzioni capaci di cogliere che il paradosso è soltanto apparente. È infatti dando contributi concreti a chi opera per far emergere i tesori invisibili che è possibile aprire gli occhi sull’attuale crisi globale, individuare percorsi di superamento e, finalmente, vedere orizzonti culturali nuovi. 왘 Giuseppe Milan università di Padova

In alto, foto del convegno “Educazione e istruzione” del dicembre 2011; a sinistra, Pace… di Alessia Lazzaretto, 3D del liceo artistico Modigliani; qui sotto, lo staff di Fondazione Fontana con James Njoroge del Saint Martin.

WSA 2011-12 Numerosi i partner e le collaborazioni FONDAZIONE FONTANA E WSA La mission

Un grazie speciale a bambini, ragazzi e insegnanti

Questa edizione della World Social Agenda (Wsa) si è realizzata grazie a molte collaborazioni, con partner consolidati e con soggetti che si dedicano alla salute dell’infanzia. La Wsa è coordinata da Francesca Benciolini e Lucia Gennaro della Fondazione Fontana onlus, che hanno anche curato il progetto editoriale di questo inserto. L’edizione 2011-2012 è stata sostenuta dai comuni di Padova, Limena e Cadoneghe, Banca Popolare Etica, Farmacie comunali di Padova, Credito cooperativo Veneto, Bcc Sant’Elena, Bcc dei colli Euganei, le imprese aderenti a Impresa solidale e l’Ufficio scolastico territoriale di Padova. Ringraziamo anche il St Martin Csa, Asa Ecuador e Asa onlus. Per i laboratori nelle scuole primarie e secondarie di 1° grado si ringraziano: associazione Amici dei Popoli, Casa famiglia In-con-tra, Caritas diocesana di Padova, associazione Fare. Per il percorso delle scuole superiori

si ringraziano: cinema Teatro Mpx, Zelda srl, Punto video Toselli-Progetto giovani di Padova. Per la formazione ringraziamo Mauro Anselmi, Homero Viteri, James Njoroge, Gianpiero Dalla Zuanna, Carlo Moretti e Luciano Franceschi. Un ringraziamento va a Giulio Mozzi, Marco Zuin, Filippo Tognazzo, Piero Erle, Anna Berton, Marianna Martinoni, Stella Caregnato, Michele Frasson e Luca Ferraris per il loro contributo al progetto; a Matteo Dittadi per il genio grafico; a Tamara Littamè, Sara Bin, Luca Ramigni, Massimo Nacchi, Pierino Martinelli della Fondazione Fontana per il lavoro svolto nell’ambito (anche) della Wsa. Ringraziamo l’associazione Vip Padova onlus e l’associazione Gioco e benessere onlus. Un grazie a Antescena, Assemblea teatro e a tutti coloro che hanno contribuito allo spettacolo “Aiutami a non avere paura”. Un ringraziamento speciale ai bambini/e, i ragazzi/e, gli/le insegnanti di tutte le scuole che hanno partecipato alla Wsa.

La comunità soprattutto

왘 Cos’è Fondazione Fontana e come funziona? Nasce nel 1998 da un’idea di don Gabriele Pipinato, prete diocesano di Padova, ed è fin da subito strettamente collegata all’esperienza del St Martin a Nyahururu in Kenya (vedi articoli a pagina 4). La sua mission è di sensibilizzare a una cultura della collaborazione, della solidarietà, del valore che l’altro ha in sé e della ricchezza che ognuno rappresenta per la propria comunità. 왘 Come opera e quali sono i suoi principali progetti? Per statuto Fondazione Fontana lavora in rete con altre realtà presenti nei territori in cui opera, principalmente le province di Padova e Trento, con programmi di tipo culturale e formativo. In particolare propone progetti educativi alle scuole, si occupa di informazione attraverso il portale Unimondo, partecipa ai programmi dei propri partner internazionali in particolare in Kenya, Ecuador e Bosnia, impegna una parte del proprio capitale nel microcredito. 왘 Come interagisce con le scuole? Oltre al percorso di World social agenda, Fondazione Fontana propone un progetto denominato “Partecipazione e territori”, realizzato insieme con il St. Martin Csa, e l’Atlante online, realizzato in collaborazione con il ministero dell’istruzione, università e ricerca. 왘 Dunque World social agenda (Wsa) è

uno dei progetti di Fondazione Fontana dedicati all’educazione: che tipo di tematiche propone? Wsa è uno dei percorsi culturali e formativi che Fondazione Fontana propone alle scuole e alle comunità. Si tratta di un progetto consolidato da anni che ha avuto due primi cicli dedicati all’Africa, all’America Latina, all’Asia e all’Europa. A partire dal 2008, la Wsa ha avviato una programmazione centrata sugli Obiettivi di sviluppo del millennio definiti nel 2000 dall’Onu. 왘 Come mai questa scelta? La scelta raccoglie l’indicazione data dall’Onu di sensibilizzare e coinvolgere la società civile quale soggetto attivo indispensabile per la realizzazione degli obiettivi. Ci è sembrato che questa indicazione ben si accompagnasse alla nostra mission di creare cultura della cooperazione e della solidarietà. E poiché siamo convinti che la cultura parta dalla scuola e dai territori in cui ciascuno di noi vive quotidianamente, il progetto World social agenda, che si rivolge proprio a tali ambiti, è stato il naturale veicolo di questi temi. 왘 Come vengono proposti gli Otto obiettivi di sviluppo del millennio nella programmazione? A Padova ogni anno viene approfondito uno degli otto temi indicati dall’Onu. La scelta, cinque anni fa, è stata di partire dall’ulti-

mo obiettivo che parla della collaborazione tra paesi, del “partenariato globale per lo sviluppo”: ci è sembrato che potesse essere letto come l’obiettivo che indica un metodo di lavoro fondamentale, quello del fare rete, dell’unire le forze. Seguendo questo filo abbiamo percorso gli obiettivi fino al quarto. Nel 2015, anno indicato dall’Onu per la realizzazione dei target individuati, arriveremo ad approfondire il primo di tutti gli obiettivi, quello che riguarda la lotta alla fame e alla povertà. 왘 Non è un po’ ambizioso portare questi temi nelle scuole, non sono troppo lontani dalla realtà soprattutto dei più piccoli? La sfida di questo progetto è proprio quella di avvicinare tutti, anche i più piccoli, ai grandi temi. Anzi, siamo convinti che solo iniziando a conoscere fin da piccoli il mondo in cui viviamo, con le sue sfide e le sue risorse, sarà possibile sentirsene parte e diventare cittadini consapevoli e appassionati. Questo è il significato del fare cultura per Fondazione Fontana. 왘 Francesca Benciolini


FondazioneFontana 왗

20 MAGGIO 2012

OBIETTIVI DEL MILLENNIO Il punto sull’agenda per lo sviluppo voluta dall’Onu

Saranno raggiunti entro il 2015?

왘 gli obiettivi

Anno 2000. Alla soglia del nuovo millennio, le Nazioni unite hanno messo in cantiere un’agenda programmatica per Obiettivi di sviluppo da raggiungere entro il 2015. Gli impegni assunti dai 189 paesi presenti alla riunione rappresentano un’autentica sfida internazionale, considerati il divario e le disuguaglianze di risorse e poteri che caratterizzano la geografia mondiale. Tutti hanno affermato di riconoscersi nei principi di dignità umana, uguaglianza ed equità. Manca poco alla presentazione del bilancio finale.

Saranno raggiunti gli obiettivi di: 1° eliminare la povertà estrema e la fame; 2° garantire l’istruzione primaria universale; 3° promuovere la parità di genere e il ruolo delle donne; 4° ridurre la mortalità infantile; 5° migliorare la salute materna; 6° combattere l’Hiv-Aids, la tubercolosi, la malaria e altre malattie; 7° assicurare la sostenibilità ambientale; 8° promuovere un partenariato globale per lo sviluppo? A oggi, i risultati sono incoraggianti ma non sufficienti. Sembra che alcuni traguardi siano stati raggiunti. Come il dimezzamento delle persone prive di un accesso all’acqua potabile, uno dei parametri della sostenibilità ambientale; alla fine del 2010, l’89 per cento della popolazione mondiale, cioè circa 6,1 miliardi di persone, ha potuto beneficiare di fonti migliorate d’acqua potabile (dati del rapporto 2012 Progress on Drinking Water and Sanita-

tion realizzato da Unicef e Oms). Anche il numero di decessi sotto i cinque anni ha conosciuto un’importante riduzione ed è aumentata la copertura vaccinale contro il morbillo. Ai dati globali seguono profonde differenze geografiche. La promessa di dimezzare povertà e fame sembra lontana dal realizzarsi, come pure la riduzione del tasso di mortalità materna, uno degli obiettivi meno raggiunti. La crisi economica globale ha fatto venir meno le promesse del G8 di stanziare fondi e quella dei paesi ricchi di destinare una percentuale minima del Pil agli aiuti allo sviluppo, cioè lo 0,7 per cento, che solo i paesi scandinavi hanno mantenuto. Nel 2009 l’Italia non ha superato lo 0,16 per cento (3,31 miliardi di dollari) a fronte di una media dello 0,31. Per non dichiarare fallimento fra tre anni, è urgente una riprogrammazione degli impegni politici ed economici di tutti i paesi. L’impressione, però, è che le decisioni strategiche internazionali vadano in un’altra direzione. 왘 pagina di Sara Bin

III

IN ITALIA Salute e mortalità infantile

Si investe troppo poco diritto alla salute dei bambini viene sancito dalla 왘 IlConvenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’assemblea generale delle Nazioni unite nel 1989 e inserita nell’ordinamento italiano nel 1991. I bisogni e i diritti dell’infanzia dovrebbero rappresentare le priorità di ogni sforzo rivolto allo sviluppo. L’Italia ha registrato una notevole riduzione dei tassi di mortalità infantile negli ultimi sessant’anni. Fattori biologici, una maggiore assistenza qualificata al parto, il miglioramento dell’ambiente e della qualità di vita, l’accesso all’istruzione e ai servizi hanno influenzano positivamente il tasso di mortalità. Nel 2010, in Italia 3 bambini (maschi e femmine) ogni mille nati vivi sono morti prima del compimento del priGioco della vita di Elena mo compleanno; 4 prima del compimento del quinto. Bogana, classe 3D, I dati nazionali sono incoraggianti, liceo artistico Modigliani. ma nascondono molteplici problematiche (obesità, sovrappeso, salute mentale, incidenti), profonde disuguaglianze sociali e carenze del sistema sanitario a livello regionale (la mortalità infantile è più alta nelle regioni del Sud). Si spende poco per l’infanzia: gli investimenti politico-economici sulle famiglie e i minori sono tra i più bassi in Europa (0,7 per cento del Pil contro una media europea di 2,1). Secondo i dati Istat del 2010, 1 milione e 876 mila bambini e ragazzi (1 su 5) vivono in condizioni di povertà relativa, cioè in famiglie con una bassa capacità di spesa pro-capite e 653 mila (1 su 16) in condizioni di povertà assoluta, privi dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile. Sicilia, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sardegna detengono le percentuali più alte di minori “poveri”. Quali sforzi farà l’Italia per il suo futuro?

왘alcunidati

LA DIFESA DEL POPOLO

AFRICA SUB-SAHARIANA Focus QUARTO OBIETTIVO DEL MILLENNIO Ridurre la mortalità infantile. Tasso in calo nel mondo

Le difficoltà ci sono, ma anche i successi

La salute dell’infanzia è un diritto

Geograficamente comprende 47 paesi che si trovano a sud del deserto del Sahara. Qui i tassi di natalità sono tra i più alti al mondo (malgrado la tendenza alla diminuzione): al primo posto c’è il Niger dove nascono 7,1 figli per donna (dato 2009, rapporto Oms 2011). Il primato è detenuto anche nei tassi di mortalità sotto i cinque anni – un bambino su otto muore prima del quinto compleanno – un indicatore dello stato di un paese strettamente legato a condizioni politiche, ambientali, alimentari e igienico-sanitarie. Nel 2010, in Somalia sono deceduti 180 bambini ogni mille nati vivi, in Mali 178, in Burkina Faso 176, in Ciad 173 (rapporto 2011 del Gruppo interagenzia delle Nazioni unite “Levels & Trends in Child Mortality”). La dipendenza economica e la debolezza sociale nelle quali versano molti di questi paesi fungono da ostacoli al miglioramento della salute materna e infantile. Circa la metà dei decessi sotto i cinque anni avviene nel corso del primo anno di vita ed è quindi legata alle condizioni del parto, della salute materna e del livello di istruzione delle madri. Ne consegue che i progressi nel miglioramento della salute materna si riflettono sulla riduzione della mortalità entro il primo anno di vita e sulla salute infantile. Questi progressi riguardano una corretta nutrizione e alimentazione, adeguati controlli prima e dopo la nascita, parti assistiti da personale qualificato come ostetriche e medici, trattamenti per evitare la trasmissione dell’Aids da madre a figlio/a, allattamento al seno, servizi di pianificazione familiare. L’altra metà dei decessi è invece causata da malnutrizione o da malattie prevenibili e/o curabili come polmonite, diarrea, malaria, morbillo e Aids. Oltre i dati negativi, ci sono anche i casi di successo. Il Botswana, paese a elevata diffusione dell’Hiv, il Malawi, il Mozambico, il Niger, l’Etiopia hanno ridotto del 40 per cento il tasso di mortalità sotto i cinque anni negli ultimi vent’anni (fonte Unicef). Questi successi dipendono dall’investimento in politiche di sviluppo e lotta alla povertà, ma soprattutto dalla costruzione della democrazia dove la sfida è tutta da giocare.

Attraverso il quarto Obiettivo di sviluppo del millennio, le Nazioni unite puntano a ridurre di due terzi (dal dato del 1990) la percentuale di mortalità sotto i cinque anni entro il 2015. Nel 1990, nel mondo morivano oltre 12 milioni di bambini e bambine sotto i cinque anni; nel 2006, il numero dei decessi è sceso sotto la soglia dei 10 milioni. Nel 2010 erano circa 7,5 milioni su una popolazione totale di maschi e femmine sotto i cinque anni di 635,838 milioni. Le Nazioni unite effettuano il monitoraggio dello stato di avanzamento dell’obiettivo attraverso degli indicatori specifici per ognuno dei quali, a livello globale, i progressi sono evidenti (rapporto 2011 delle Nazioni unite sugli Obiettivi di sviluppo del millennio): ◆ tasso di mortalità sotto i cinque anni, cioè il numero di decessi sotto i cinque anni ogni mille nati vivi: nel 1990 erano 89 su mille; nel 2009, 60 su mille; ◆ tasso di mortalità infantile, cioè il numero di decessi entro il primo anno ogni mille nati vivi: nel 1990 erano 62 su mille; nel 2009,

44 su mille; ◆ percentuale di bambini sotto l’anno di età vaccinati contro il morbillo: 72 per cento nel 1990; 82 per cento nel 2009. La mortalità sotto i cinque anni è un fenomeno che interessa i paesi del mondo in maniera diseguale e all’interno degli stessi si presentano disparità regionali (vedi articolo relativo all’Italia in questa pagina). I risultati positivi ci sono, ovunque, ma in alcune regioni geografiche il numero dei decessi permane ancora troppo alto. È il caso dell’Africa Sub-sahariana (vedi articolo a sinistra), ma anche dell’Asia meridionale. Insieme, queste regioni detengono il 90 per cento dei decessi mondiali sotto i cinque anni. Circa la metà del totale dei decessi avviene nel corso del primo anno di vita; l’altra metà nei successivi anni per malattie prevenibili e/o curabili come polmonite, diarrea, malaria, morbillo e Aids; una piccola percentuale per malattie rare o incurabili. Una prima constatazione è legata al fatto che la riduzione della mortalità di bambini e bambine sotto i cinque anni e il miglioramento della salute materna (quinto Obiettivo di svi-

luppo del millennio, oggetto della World social agenda dell’anno 20102011) rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Se da un lato è incontestabile che assicurando alle donne in gravidanza un percorso di cure e un buono stato di salute si abbiano effetti positivi soprattutto sulle nascite, dall’altro l’obiettivo sul miglioramento della salute materna è il meno raggiunto. Diversamente, il fenomeno della mortalità infantile continua ad attirare l’attenzione e a far convogliare finanziamenti ingenti e interventi mirati al raggiungimento del quarto obiettivo. Una seconda constatazione ci riporta alla questione del diritto alla vita sancito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’assemblea generale delle Nazioni unite nel 1989. “Diventare grande” dovrebbe essere un imperativo per ogni nuova vita da difendere con ogni misura possibile. Nessun minore dovrebbe essere privato del diritto di accedere alle cure sanitarie e di beneficiare di un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale. 193 sono gli stati che

Loghi degli Obiettivi di sviluppo del millennio rielaborati da Matteo Dittadi per Fondazione Fontana.

riconoscono i principi della convenzione, ma la situazione dell’infanzia in alcuni di questi è particolarmente drammatica: minori impiegati negli eserciti di paesi in conflitto, bambini, bambine e adolescenti sfruttati come lavoratori ai quali non è riconosciuto alcun diritto, vittime dei traffici più barbari (commercio di organi, prostituzione, pedofilia). Se il pensiero comune colloca queste situazioni nei paesi del sud del mondo più vulnerabili, i dati delle agenzie internazionali non risparmiano neppure i paesi più avanzati economicamente come l’Europa dove, in particolare ad Est, il lavoro minorile è un fenomeno assai diffuso. Un’ultima constatazione ci riporta al quarto Obiettivo di sviluppo del millennio. Solo adeguati investimenti sulla famiglia e sull’infanzia possono contribuire al perseguimento del pieno diritto alla sopravvivenza e alla vita di bambini e bambine. È responsabilità di ogni governo. È responsabilità di ognuno di noi.


IV

왘 WorldSocialAgenda

왘 storie Nella foto qui sotto, Acqua per tutti di Iris Biasio, 4C del liceo artistico Modigliani.

LA DIFESA DEL POPOLO 20 MAGGIO 2012

VIP PADOVA La salute dei bambini secondo i clown di corsia

Un naso rosso che dà sollievo 왘

“Il sorriso cambia la vita, al-

meno un po’, almeno per un istante, ma la cambia davvero”. È questo lo spirito che anima i clown di corsia dell’associazione Viviamo in positivo Padova. Lo stesso spirito che hanno consegnato alle studentesse della 3C del liceo Duca D’Aosta di Padova – coinvolte nella World Social Agenda di quest’anno – durante un laboratorio su “Il clown di corsia e la salute del bambino”. «Attraverso alcune semplici simulazioni, prese dalla nostra esperienza diretta in corsia – spiega Alberto Zanetti, clown Viki, presidente dell’associazione – abbiamo voluto far vivere “da dentro” le dinamiche che possono avvenire du-

rante i servizi di clownterapia. L’esperienza di immedesimazione, più che la sola testimonianza di noi clown, ha permesso alle studentesse di entrare in contatto con un canale di comunicazione, quello delle emozioni, con cui ci relazioniamo in corsia». E così, alcune ragazze si sono ritrovare a “fare la parte” del bambino, altre del genitore, altre ancora – dopo un percorso graduale – del clown di corsia. A tutte è stato chiesto di mettersi in gioco e di condividere con le compagne le emozioni provate di fronte al modo di affrontare la malattia tipico della clownterapia. «Questo percorso ha permesso, a un certo punto, di consegnare a tutte il naso rosso del clown, che possiamo definire “la più piccola maschera del mondo” – continua Zanetti – Il naso rosso rende simpatici, abbatte le barriere, riduce le distanze. Allo stesso tempo, indossando un naso rosso, il clown è provocato a buttare la maschera e a essere vero e autentico. Per me, che sono clown di corsia da 5 anni e mezzo, il naso rosso rappresenta un paio di occhiali, che mi fanno vedere le cose in maniera diversa. Mi permettono, ad esempio, di trasformare una stanza d’ospedale in un mondo “altro” dove il bambino può giocare e percepire un po’ di leggerezza rispetto alla situazione di fatica che sta vivendo».

L’approccio dei clown di corsia di Viviamo in positivo Padova – che operano regolarmente nella pediatria dell’ospedale civile di Padova e in quasi tutti i reparti del Sant’Antonio (con adulti e anziani) – è riassunto in alcuni concetti chiave, che le studentesse del Duca D’Aosta hanno “ricevuto” a conclusione del laboratorio. «Per noi è fondamentale, come punto di partenza di ogni intervento di clownterapia, avere paletta da spiaggia per giocare a chiaro che il benessere del bambino tennis con le bolle di sapone... – che va di pari passo con quello del suo gli permetta di essere prima di tutto nucleo familiare. Questo vuol dire bambino e poi paziente. Che gli creare delle dinamiche di gioco che consenta di sorridere, ma anche di coinvolgano genitori e figli e per- arrabbiarsi o piangere». Un altro punto di forza dei mettano a entrambi di provare un po’ di sollievo. In alcuni casi, tra- clown di corsia è in quello che Alberto Zanetti chiama sformando in clown “elogio dell’imperfeziouno dei genitori, si rieIn ogni intervento ne”. «Il clown si dona sce a fare leva sulla vidi clownterapia per quello che è, quindi talità necessaria ad afè fondamentale anche con i suoi difetti frontare la situazione di avere chiaro fisici. Spesso li sottolisofferenza». che il benessere nea per strappare un I clown, poi, sono mossi dalla convinzio- del bambino va di pari sorriso. Siccome tutti siamo imperfetti, così ne che, pur riconoscenpasso con quello facendo il clown si offre do e rispettando la condei suoi genitori come specchio. Modizione di disagio di ciascuno, è con il suo essere perso- strando la sua povertà umana si na che si relazionano. «Anche di mette sullo stesso piano di chi, trofronte a un bambino fortemente vandosi nella condizione della maospedalizzato, giochiamo con lui a lattia, è fragile e debole. In questo creare un mondo “altrove” – con modo il clown gli dice: siamo molto l’aiuto della fantasia e di tutta una più uguali di ciò che sembra». Info: www.vippadova.org serie di “ferri del mestiere”: un imbuto che diventa un megafono, una 왘 Patrizia Parodi

ASA ECUADOR L’organizzazione gestisce centri, biblioteche e doposcuola per bambini e ragazzi nella zona nord di Quito

Obiettivo: lo sviluppo fisico, psicologico e sociale dei piccoli i dati ufficiali dell’Unicef, l’Ecuador 왘 Secondo ha più che dimezzato dal 1990 al 2010 sia il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni di età (si è passati da 52 a 20 decessi ogni mille nati vivi), sia il tasso di mortalità dei bambini sotto l’anno di età (da 41 a 18). I dati mostrano un progresso notevole verso il raggiungimento del quarto Obiettivo di sviluppo del millennio, in linea con i dati riferiti all’intero continente sudamericano. Nonostante questi progressi i livelli di povertà e di disuguaglianza, in particolare delle fasce di popolazione più deboli, sono notevoli. Si stima ad esempio che il 26 per cento dei bambini ecuadoriani sotto i 5 anni di età presenti una condizione di denutrizione cronica, e il 6,35 di denutrizione estrema, con grandi differenze a seconda del gruppo etnico cui appartengono, della zona geografica in cui vivono e del livello di istruzione delle madri. Homero Viteri è il direttore di Asa (Asociación solidaridad y acción), un’organizzazione che da

vent’anni opera nei quartieri più poveri nella zona nord di Quito, capitale dell’Ecuador. Il fulcro delle sue attività è costituito dalla gestione di vari centri per bambini e adolescenti, biblioteche e centri doposcuola. I bambini che frequentano questi centri provengono da famiglie povere, il cui reddito non supera i 280 dollari al mese; molti soffrono di condizioni di denutrizione, hanno spesso problemi di apprendimento e sono a rischio di abbandono scolastico. L’associazione si pone come obiettivo lo sviluppo di bambini e adolescenti sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico, intellettuale, emotivo e sociale: una visione ampia del benessere e della salute, in linea con l’approccio della Wsa. L’alimentazione è uno degli aspetti che vengono seguiti con particolare attenzione. Vengono forniti pasti preparati da personale specializzato con ingredienti controllati provenienti da piccoli produttori della zona; pasti che in alcuni casi rappresenta-

no l’unica occasione che i bambini hanno di mangiare. I piccoli vengono inoltre pesati e visitati regolarmente, tramite accordi con le strutture sanitarie pubbliche, e vengono formati a una corretta nutrizione. Vengono effettuati, infine, i vaccini necessari e realizzate campagne di salute preventiva. Fondamentale in questo ambito è anche il continuo dialogo con le famiglie. Homero Viteri spiega che «Asa mantiene un rapporto strettissimo con la comunità locale: se da una parte l’associazione lavora affinché bambini e adolescenti diventino cittadini attivi e responsabili, dall’altra è la comunità che fornisce i facilitatori che lavorano all’interno dei centri, e che costituisce il contesto in cui i bambini crescono e imparano». Una comunità partecipe e coinvolta è la migliore garanzia che i diritti dei bambini vengano pienamente rispettati. Info: www.asosolac.org e www.asa-onlus.org (gruppo di appoggio in Italia con sede a Thiene). 왘 Lucia Gennaro

SAINT MARTIN-KENYA L’esperienza della casa Talitha Kum per bambini orfani malati di Aids

SOLO ATTRAVERSO LA COMUNITÀ Motto del Saint Martin

Dialogo, ascolto e fiducia per “aggiungere” vita 왘 왘 Direttore del Saint Martin a Nyahururu in Kenya, James Njoroge lavora da diversi anni come volontario nella casa Talitha Kum che ospita più di 60 bambine e bambini orfani, malati di Aids. Ogni settimana Njoroge dedica una parte del suo tempo a incontrare e ascoltare i ragazzi che vivono in questa struttura. “The talking help”, lo chiama lui, counseling è il nome tecnico. L’aiuto, infatti, sta nel riuscire a farli parlare, questi bambini, nel dare loro la possibilità di raccontare le proprie paure, la propria rabbia o la propria resa davanti alle difficoltà della vita, davanti alla sensazione di non valere più nulla perché non più capaci di attirare l’amore di chi stava loro intorno. Non si tratta di un aiuto improvvisato: farsi carico della sofferenza di chi, ancora piccolo, ha vi-

sto morire i genitori e gli amici di una malattia di cui egli stesso è portatore, richiede grandi doti umane e una notevole preparazione professionale. James Njoroge, come gli altri volontari del St Martin che si dedicano a questa attività, segue un filo sottile e chiaro in ogni rapporto di counseling con questi ragazzi: crea con loro una relazione di fiducia e ascolto che li aiuti a esplorare le proprie emozioni perché, sentendosi compresi e rassicurati, siano capaci di trovare il proprio posto nel mondo e il desiderio di dare senso alla loro vita. Il counseling, alla casa Talitha Kum, è proposto non solo come attività individuale ma anche di gruppo, perché è nella comunità che il St Martin vede la risorsa più importante: il senso di appartenenza è infatti una delle mol-

le fondamentali per riacquistare l’autostima da parte di chi ha perso la fiducia in se stesso e nella vita. Questa dimensione comunitaria accompagna il lavoro di counseling anche grazie a una rete di solidarietà intessuta negli anni: intorno a ogni bambina e bambino che vive in questa casa, infatti, sono coinvolti parenti e amici, persone di riferimento e l’intera comunità che sostiene e accompagna il lavoro dei professionisti. «A Talitha Kum non si fanno miracoli, aggiungere giorni alla vita di questi bambini è praticamente impossibile – racconta James Njoroge – ma non si rinuncia un solo giorno a fare del proprio meglio per aggiungere vita ai giorni che ognuno di loro ha». 왘 F. B.

Il Saint Martin Csa è una realtà sorta a Nyahururu, in Kenya, nel 1999 per iniziativa di don Gabriele Pipinato, presidente di Fondazione Fontana. Il motto “Only through community”, solo attraverso la comunità, riassume l’approccio del St Martin, che attualmente coinvolge una rete di oltre 1.300 volontari, tutti provenienti dalla comunità locale. Il lavoro è organizzato in diversi programmi: diritti umani; persone con disabilità; bambini di strada; Hiv-Aids e abuso di alcol e droghe; microcredito. In tutte le attività vi è sempre un’attenzione particolare ai bambini: un esempio è la casa Talitha Kum, che ospita bambini orfani sieropositivi. Il programma che si occupa di bambini e bambine di strada li accoglie in tre centri in cui i piccoli vengono aiutati a superare gli shock e a riguadagnare la fiducia in sé stessi. La permanenza in questi centri è temporanea: i bambini vengono poi restituiti alla famiglia –quando possibile – o reintrodotti nella comunità di provenienza. Il programma per le persone disabili, infine, offre un servizio di fisioterapia per molti bambini ed educa i genitori ad accettare e a valorizzare le fragilità dei figli e le proprie, facendole così diventare il fulcro della vita familiare e comunitaria. Per informazioni: www.saintmartin-kenya.org 왘 L. G.

In alto a destra, un momento dell’incontro dei clown di corsia Vip di Padova con la classe 3C del Duca d’Aosta. Vip ha curato, inoltre, un momento di formazione per gli educatori coinvolti nei laboratori della Wsa. Qui sopra, due bambini dell’Ecuador in un asilo gestito da Asa a Quito.


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LA DIFESA DEL POPOLO 20 MAGGIO 2012

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WORLD SOCIAL AGENDA 2011-12 Continua il percorso iniziato 5 anni fa ASSOCIAZIONI PARTNER Quattro realtà padovane

Focus sul quarto obiettivo di sviluppo

왘 progetto Wsa

Quando l’Onu ha redat-

to la dichiarazione del millennio, ha assegnato alla società civile un ruolo ben preciso: quello di rendere responsabile e mobilitare la comunità intorno ai grandi temi messi a fuoco dagli otto Obiettivi di sviluppo del millennio. Fondazione Fontana ha raccolto anche quest’anno la sfida, perché di sfida si tratta se si crede che la comunità sia formata da tutte le persone che vi appartengono, anche dai più piccoli, e si è convinti che la responsabilità è un valore che va coltivato da sempre.

Così, per il quinto anno consecutivo, il progetto World Social Agenda si è messo in rete con il territorio padovano ed è entrato nelle scuole per parlare di uno di questi otto obiettivi: il quarto, quello che chiede di ridurre la mortalità infantile. Ma da dove iniziare? Il cammino ha di fatto proseguito una strada già tracciata nei due anni passati, quando si è parlato di grandi malattie e di salute materna: parlare di mortalità infantile ha significato chiedersi per quali cause i bambini muoiono e quali sono i fattori che ne determinano una migliore o una peggiore salute. L’approccio quindi, come nei due anni passati, è stato quello di leggere il tema della salute alla luce dei suoi fattori determinanti: sta bene quel bambino che non solo ha l’accesso ai farmaci e alle strutture sanitarie, ma che è anche correttamente nutrito, vive in un ambiente sano, ha una famiglia e una comunità che gli vogliono bene, vive in uno stato capace di farsi carico del suo futuro garantendogli quei diritti che la Convenzione

dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha sancito. E chi meglio dei bambini può parlare e riflettere su queste cose, loro che bambini sono e che possono per primi capire cosa significhi la carenza anche di uno solo di questi determinanti? I laboratori dedicati alle scuole primarie e secondarie di primo grado si sono quindi strutturati intorno a queste tematiche coinvolgendo nella riflessione più di cento classi di Padova e provincia. Intenso è stato anche l’approfondimento avviato con gli studenti delle scuole superiori: chiedere a ragazze e ragazzi di quest’età di confrontarsi con il tema della morte, di interrogarsi sulla sofferenza e la malattia dei più piccoli, di cercare di capire e conoscere situazioni vicine e lontane è stata una sfida davvero appassionante. E loro non si sono tirati indietro: con il supporto delle loro insegnanti, più di 400 studenti hanno accettato il confronto e si sono messi in gioco elaborando a modo loro queste difficili tematiche. 왘 F. B.

Lavoro di rete per i laboratori i temi che la 왘 Nonostante Wsa affronta possano sembrare di difficile comprensione per i più piccoli, sono proprio loro, gli alunni delle scuole elementari e medie, che stupiscono per la capacità di cogliere le questioni affrontate. Mai come quest’anno ci è sembrato importante parlare a loro visto che il quarto obiettivo si occupa proprio della salute e del benessere dell’infanzia. I laboratori nelle scuole permettono ai bambini e ai ragazzi di affrontare contenuti difficili con modalità giocose, senza per questo perdere la complessità dei temi trattati. Per progettare i percorsi abbiamo lavorato in rete. Attraverso alcuni incontri di formazione organizzati dalla Fondazione Fontana, Carolina Guzman dell’associazione Amici dei Popoli (per i laboratori nelle classi 1e e 2e della scuola primaria), Giorgio

Pusceddu della Caritas diocesana di Padova (per le classi 3 e della primaria), Sabrina Silvestri e Chiara Candeo di casa famiglia In-con-tra (per le classi 4e e 5e della primaria), Giorgia Bettio di associazione Fare e Laura Zordan dell’associazione Amici dei Popoli (per la scuola secondaria di 1° grado) hanno ideato le attività da proporre nelle classi: laboratori differenziati in base all’età, che hanno però in comune lo stesso approccio e la stessa attenzione a proporre azioni concrete che anche i bambini possono realizzare nella loro vita di tutti i giorni. Tutti i materiali relativi ai laboratori sono a disposizione sul sito della Wsa. Per approfondire: www.amicideipopoli.org www.caritaspadova.it casaincontra@libero.it e www.fare-pd.org 왘 L. G.

FORMAZIONE INSEGNANTI Quattro incontri per inquadrare la tematica di quest’anno

Tappa imprescindibile del progetto Wsa, è stata anche quest’anno la formazione proposta ai docenti aderenti al percorso. Quattro gli incontri che hanno aiutato a inquadrare la tematica della salute dell’infanzia e a leggere i numeri della mortalità infantile, proponendo alcune interessanti chiavi di lettura e arricchendo l’approccio generale e teorico con alcune esperienze concrete. Ad accompagnare i cento insegnanti in questo percorso di approfondimento si sono succeduti il dottor Mauro Anselmi, Homero Viteri, direttore di Asa in Ecuador, James Njoroge, direttore del St. Martin in Kenya, il professor Gianpiero Dalla Zuanna (nella foto) e il dottor Carlo Moretti.

DOSSIER ON-LINE Guida didattica e materiale di supporto per insegnanti e studenti

Per navigare tra testi, statistiche, video, materiali educativi... 왘 Sulla salute e sulla mortalità infantile è stato realizzato un dossier con la funzione di guida didattica e di materiale di supporto all’apprendimento per gli insegnanti (di tutti gli ordini e gradi scolastici) e per gli studenti (in particolare quelli delle scuole secondarie di 2° grado) partecipanti ai percorsi formativi proposti da Fondazione Fontana. Il dossier è disponibile on-line alla pagina www.worldsocialagenda.org/ dossier-obiettivo-4 del sito dedicato al progetto World Social Agenda ed è suddiviso in sei capitoli. È una raccolta di testi (articoli, rapporti, statistiche) e di materiali (narrativi, audiovisivi, ludico-educativi) che mirano ad approfondire le due facce della problematica del quarto obiettivo: la mortalità infantile (capitolo 1) e la salute dell’infanzia (capitolo 2). L’approccio con il quale sono stati selezionati

i dati, le informazioni e le fonti tiene conto dei determinanti della salute, cioè di quei fattori che influenzano lo stato di salute di un individuo e di una comunità: fattori genetici, politici, socio-economici, ambientali, culturali (legati agli stili di vita), di accesso ai servizi. La geografia mondiale della salute restituisce un quadro profondamente disomogeneo e ineguale: le strategie di prevenzione, le politiche sanitarie, la disponibilità di risorse variano da un paese all’altro e molto spesso anche al loro interno i paesi mostrano profonde differenze. L’intento del dossier è anche quello di dare un volto e una storia ai numeri e ai dati statistici, mostrando gli aspetti più umani di vicende complesse e tragiche; ma anche di collocare gli eventi nel loro contesto territoriale. Per questa ragione, i capitoli 1 e 2 sono stati organizzati in tre parti: una dedicata

alle statistiche, una ai casi di studio, alle storie e ai racconti di vita e una alla cartografia. Nei successivi capitoli (3, 4 e 5) è stato dato ampio spazio alle proposte letterarie, cinematografiche e musicali nazionali e internazionali legate alla malattia, all’ospedalizzazione, al diritto alla salute, alle diversità-disabilità e alla salute nel mondo. Queste proposte sono state organizzate in modo tale da offrire indicazioni adeguate per la scuola primaria, per la secondaria di primo e di secondo grado. Infine, il capitolo 6 costruisce otto percorsi tematici per la scuola secondaria di 2° grado intrecciando i diversi contenuti proposti nell’intero dossier. Il formato digitale del dossier ha consentito l’arricchimento del testo con collegamenti ipertestuali alle fonti e ai documenti originali segnalati. Buona navigazione. 왘 S. B.

A sinistra, particolare della mappa che deforma i paesi rispetto al numero di bambini morti al di sotto del primo anno di vita (www. worldmapper. org). In alto a sinistra, L’albero di Valeria Sette, 3D del liceo artistico Modigliani. In centro pagina, mappa della provincia di Padova con indicazione delle scuole che hanno partecipato alla Wsa 2011-2012.


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왘 WorldSocialAgenda

왘 percorsi scuole Nelle foto di questo articolo, due momenti dei laboratori condotti da Giorgio Pusceddu di Caritas e Carolina Guzman di Amici dei Popoli.

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ELEMENTARI E MEDIE Alunni in prima linea per rispondere, a loro misura, a una domanda chiave

Di cosa ha bisogno un bambino per stare bene? 왘

Di che cosa ha bisogno un bambino per stare bene? Intorno a questa domanda è ruotato il percorso proposto, nell’ambito della Wsa di quest’anno, agli alunni delle scuole primarie di Padova e provincia. Maria Chiara, Sofia e i loro compagni della classe quarta della primaria Manzoni di Limena hanno risposto così: mangiare cibi sani, bere acqua potabile, avere una famiglia, giocare, vivere in un ambiente pulito, ricevere le cure necessarie... «Ma anche essere libero» sottolinea Maria Chiara. «E non lavorare» continua Sofia. In sintesi, secondo le due compagne: essere felice. Con l’aiuto di un alieno che voleva diventare bambino, e soprattutto con le proposte di due educatrici della casa famiglia In-con-tra, Chiara Candeo e Sabrina Silvestri, gli alunni delle quarte e quinte sono stati accompagnati ad affrontare un tema che li coinvolge in prima persona: salute e benessere dell’infanzia. Hanno scoperto ciò che serve ai bambini per stare bene, ma che ce ne sono tanti la cui salute non è garantita «perché, ad esempio, l’ospedale è troppo lontano oppure le mamme non sono informate sulle cure adatte per loro» sottolinea

Sofia. «Non pensavo che ogni giorno morissero così tanti bambini» dice Maria Chiara. E non solo nei paesi in via di sviluppo: “qui da noi” la prima causa di mortalità per i bambini sono gli incidenti. Ragionare sulla salute dei bambini, per Maria Chiara e Sofia, è stata una tappa del percorso iniziato in prima elementare approfondendo il 7° obiettivo e poi, di anno in anno, fino al 4°. «Ci piacerebbe continuare anche alle medie» dicono entrambe. «Perché è bella l’idea – spiega Sofia – che si possano raggiungere gli obiettivi di sviluppo entro il 2015. Anzi, sarebbe giusto che l’impegno andasse oltre quella data». «Il mondo va sempre migliorato – evidenzia Maria Chiara – e noi possiamo dare un contributo». La classe di Eugenio e Francesco – che sono in terza alla media Mameli di Padova – è stata coinvolta nell’individuare le problematiche relative alla salute dei bambini e nell’inventare soluzioni a partire dai determinanti della salute: ambiente, alimentazione, società, economia, politica, sanità, istruzione. «Ci è stato chiesto, poi, di valutare le soluzioni – racconta Francesco – e hanno “vinto” le più realizzabili come, ad esem-

pio, vaccinare i bambini». Quest’approccio, curato da Giorgia Bettio dell’associazione Fare, ha permesso ai ragazzi di aprire gli occhi sulle condizioni di salute dell’infanzia nel mondo. Scoprire, ad esempio, che contro la malaria basterebbe un zanzariera o che, spesso, i bambini muoiono perché gli adulti ignorano certe informazioni, porta Eugenio e Francesco a dire: «Se lasciamo morire un bambino, che futuro ci sarà?». Secondo loro i bambini hanno bisogno sì di cibo, istruzione, cure adeguate... «ma anche di non essere in condizione di schiavitù, non solo in Africa» sottolinea Eugenio. «Sono esperienze che tolgono il sorriso e la dignità» evidenzia Francesco. Proprio lui, all’inizio dell’anno scolastico, ha dovuto fare i con-

ti con un problema di salute: durante un bivacco con gli scout ha avuto un incidente. «È stato un grande shock per tutti. In classe ci siamo interrogati su cosa poteva farlo stare meglio mentre era in ospedale» racconta Eugenio. «È stato importante – spiega Francesco – avere vicino i miei genitori e gli amici, ma anche poter contare su medici che mi spiegavano con pazienza le cure». Di fronte a quest’esperienza, e dopo aver sentito quali sono le condizioni di salute dei bambini nel mondo, i due compagni hanno chiaro come impegnarsi in favore del 4° obiettivo: «Studiare e informarci, prima di tutto. Ma anche accorgerci che pure nel nostro piccolo i bambini chiedono salute e benessere». 왘 Patrizia Parodi

Qui sotto, un dettaglio dei materiali utilizzati nelle attività delle scuole medie. In basso a sinistra, due fermiimmagine del video realizzato con gli alunni delle scuole primarie di Cadoneghe.

EDUCATORI E INSEGNANTI Le attività in classe provocano a impegnarsi ogni giorno anche oltre la Wsa

Formati all’essere cittadini del mondo 왘

Due esigenze hanno accompagnato la proposta della Wsa sul 4° obiettivo per le prime due classi delle scuole primarie: parlare di salute infantile, più che di mortalità, con il linguaggio adatto ma senza banalizzare; creare un contenitore che facesse da schermo a un tema che richiama dolore e sofferenza. Carolina Guzman, dell’associazione Amici dei popoli, ha trovato questo schermo nello strumento della fiaba. «Con l’aiuto dei burattini, i bambini sono stati trasportati nel regno di Teslau (anagramma di salute). Hanno conosciuto un principino,

a cui le fate del regno avevano fatto molti doni: rappresentavano le aspettative dei genitori verso il figlio. Non era stata invitata la fata degli imprevisti, ma lei comunque aveva portato un dono: vedere lontanissimo. Questo, però, avrebbe fatto precipitare il principino nelle tenebre, dove c’era tutto il malessere non curabile con le medicine». A questo punto i bambini sono stati chiamati ad agire: il principino aveva bisogno di loro per superare questo malessere. «Attraverso il disegno, e attingendo alle loro esperienze, hanno proposto alcune soluzioni:

avere mamma e papà vicini, la presenza degli amici, coinvolgere un clown…». Il principino poi spiegava ai bambini il motivo della sua tristezza: il dono ricevuto dalla fata degli imprevisti, gli aveva mostrato il suo regno e soprattutto le situazioni di difficoltà per i bambini. Doveva partire, quindi, per visitare queste situazioni e li invitava con lui. I bambini hanno preparato la valigia con i determinanti della salute e hanno visitato tre città in cui l’infanzia era in pericolo per analfabetismo materno (le mamme non si ricordavano più come si crescevano i bambini),

guerra (mancava la libertà e, di conseguenza, molto altro), sbadataggine (qui, in particolare, i bambini non venivano informati dei pericoli in casa e fuori). «In questo percorso più volte i bambini si sono meravigliati della disparità, nel mondo, tra chi ha la salute e chi no. Mi ha colpito, inoltre, il loro approccio alla guerra: inizialmente reagivano come se fosse una prova di potenza, poi ne capivano le conseguenze. Era importante, soprattutto, che cogliessero che ci sono bambini che non possono dire: “Voglio diventare grande”». «È fondamentale che un in-

segnante non si limiti alle quattro ore di attività previste dal progetto della Wsa – sottolinea Chiara Maracci, che insegna lettere nella scuola media di Vigonza – Fare qualcosa in più serve a consolidare le informazioni». Dalla revisione fatta in classe dopo l’esperienza, è emerso che «la proposta ha lasciato il segno. Un ragazzo di prima media ha detto: “Ho conosciuto il 4° obiettivo, ho capito che c’è interdipendenza tra tutti gli obiettivi e che sono tanti i fattori che concorrono alla mortalità”». Parlare di determinanti della salute non è stato facile, ma ha

CADONEGHE Un video, tre scuole primarie e cinque edizioni della Wsa

Il punto di vista degli alunni sugli obiettivi 왘 Obiettivo 8: lavorare insieme per lo sviluppo umano. Obiettivo 7: migliorare la qualità della vita e il rispetto per l’ambiente. Obiettivo 6: combattere l’Aids, la malaria e le altre malattie. Obiettivo 5: migliorare la salute delle gestanti. Obiettivo 4: ridurre la mortalità infantile. Sono questi gli Obiettivi di sviluppo del millennio che la World Social Agenda ha ripercorso dal 2007-2008 a oggi, con gli insegnanti e gli studenti delle scuole primarie e secondarie di 1° e 2° grado della città e della provincia di Padova. I percorsi nelle scuole primarie coinvolgono ogni anno circa 1.200 alunni. A Cadoneghe (Padova) in particolare, la risposta da parte delle scuole, del territorio e delle istituzioni è sempre stata estremamente positiva. Le scuole primarie Alberti, Galilei e Zanon da lungo tempo partecipano alle attività proposte dalla Wsa: alcune classi hanno seguito il percorso dalla prima (obiettivo 8) alla quinta (obiettivo 4). Quest’anno si è deciso di valorizzare il lavo-

ro svolto finora con la realizzazione di un video che ha come protagonisti i bambini. Le riprese sono state realizzate all’interno delle scuole: per preparare gli alunni, le docenti hanno ripercorso con loro i temi affrontati nei laboratori sugli Obiettivi di sviluppo del millennio. La risposta dei bambini è stata di grande entusiasmo e competenza, non solo per quanto riguarda i percorsi più recenti ma anche per quelli degli anni passati: si sono organizzati e hanno preparato scenette, disegni, coreografie, che hanno riproposto di fronte alla telecamera. Il risultato è un mosaico di immagini in cui i bambini raccontano dal loro punto di vista i temi relativi agli obiettivi. Il video, realizzato da Marco Zuin, sarà visibile nel corso dell’evento “Voglio diventare grande”, che avrà luogo nell’auditorium Ramin in via Rigotti a Cadoneghe il 25 maggio dalle 18.30. Sono invitati i bambini, i genitori, gli insegnanti e la cittadinanza. 왘 L. G.

aperto gli orizzonti: «Alcuni ragazzi sono rimasti impressionati dal fatto che la mortalità infantile dipenda anche da alcune scelte dei governi. E che la mancanza di istruzione impedisca di curare i bambini e salvare loro la vita». Il lavoro su questo 4° obiettivo è stato, secondo l’insegnante, di ampio respiro: «I ragazzi hanno ricevuto molti dati e alcuni li hanno particolarmente impressionati, come quelli sulle morti giornaliere dei bambini. Tutte le informazioni, come negli anni precedenti, sono servite a stravolgere lo stereotipo per cui solo nel Sud del mondo si vive male. L’infanzia va curata anche qui e noi adulti, per primi, ne siamo responsabili». Per Chiara Maracci, che ha molto apprezzato il percorso di formazione per gli insegnanti, la proposta della Wsa è una vera e propria «formazione all’essere cittadini del mondo». Che, come detto all’inizio, non può esaurirsi nei due incontri previsti e va accompagnata da un mandato preciso ai ragazzi, che lei ripete sempre: «Siete giovani e già potete fare qualcosa». 왘 P. P.


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SUPERIORI Articoli da condividere in rete e, per il Modigliani, anche libri d’artista

Provocati dalla salute dell’infanzia 왘

왘 percorsi scuole

Il materiale prodotto

quest’anno, nell’ambito della Wsa, verrà portato all’esame. «Per dimostrare – spiega Giacomo Frasson della 5A del liceo artistico Modigliani di Padova – che come classe abbiamo cercato spunti di formazione al di fuori del percorso scolastico». “Faranno testo”, in particolare, gli articoli che ciascuno studente ha scritto rispetto al 4° obiettivo di sviluppo. «Io, dopo aver ascoltato alcuni racconti sul Saint Martin, in Kenya, e in particolare sui bambini morti di Aids, ho scelto di approfondire il rapporto tra l’approccio di questa realtà – che si basa sul coinvolgimento della comunità – e il nostro. Qui da noi, se abbiamo una capacità, ce la teniamo e la sviluppiamo da soli, perché non ce la rubino. Al Saint Martin la condividono con la comunità e la fanno diventare motivo di sviluppo». Giacomo ha scritto anche dell’esperienza di Emergency nel nostro territorio, della salute dei bambini in Giappone dopo il disastro di Fukushima e dell’influenza del sistema delle caste sulla salute dei bambini indiani. Tutti i suoi articoli, come quelli degli altri studenti delle superiori che hanno partecipato alla Wsa, sono stati pubblicati in un blog (vedi box a fianco) con l’invito a dire la propria sui temi proposti dagli altri. «Mi ha fatto piacere leggere diversi punti di vista: è stato arricchente».

Oltre agli articoli, le classi del Modigliani hanno ricevuto un altro compito: realizzare delle opere sul 4° obiettivo, che avessero come destinatari i bambini. «È stato difficile capire come parlare di mortalità infantile ai più piccoli. Il lavoro è stato prima di tutto personale e poi di progettazione vera e propria del libro». Giacomo ha realizzato un libro d’artista insieme a una compagna, Sara Magnetti. «Siamo partiti da un tema che lei aveva realizzato alle medie e che si collegava alla mia ricerca sul Saint Martin. Una bambina del Kenya, Bakita, orfana dei genitori, parla con un’amica e le racconta, tra le varie cose, di suo fratello, che è un bambino soldato. Abbiamo scelto di non soffermarci in particolare su un argomento, ma dare degli spunti». Giacomo e Sara volevano stimolare la curiosità dei bambini e dare loro la possibilità di approfondire ciò che li colpisce. «Per attirare l’attenzione, abbiamo creato una copertina che riproduce un volto e ha un turbante di stoffa. Le pagine sono realizzate in modalità pop up ed è stato dato rilievo alle figure». Con questa modalità, tutta da toccare, Giacomo e Sara hanno voluto raccontare della possibilità, per i bambini, di sviluppare la propria coscienza personale per comprendere la situazione che li circonda. E di reagire di conseguenza. Ecco perché, per parlare di mortalità infantile, hanno concluso il loro libro d’artista con un chiaro messaggio di vita: Bakita confida all’amica il suo desiderio di diventare una maestra. I libri d’artista verranno messi in mostra e i bambini potranno “farne esperienza”. 왘 P. P.

BLOG Con la supervisione di Giulio Mozzi

319 articoli, 705 commenti collaborazione tra lo scrittore Giulio Mozzi e Fon왘 La dazione Fontana si è rinnovata quest’anno, all’interno del percorso Wsa, attraverso l’apertura di un blog – visibile alla pagina www.worldsocialagenda.org/quartoobiettivopd – dedicato alle classi delle scuole superiori che hanno partecipato al progetto sul quarto Obiettivo di sviluppo del millennio. Si chiama “blog” una pagina virtuale sulla quale chi è autorizzato a intervenire può pubblicare dei documenti e commentare quanto viene pubblicato dagli altri. L’invito rivolto alle classi è stato di cercare materiali che riguardassero la mortalità, la salute e il benessere dei bambini e delle bambine nel mondo, di pubblicarli secondo criteri dati e di commentarli secondo regole prestabilite sotto la supervisione di Giulio Mozzi, di Fondazione Fontana e degli insegnanti. 11 le classi di sei diversi istituti scolastici che hanno raccolto la sfida con un totale di 319 articoli pubblicati, 705 commenti condivisi, 14.175 visite al blog. Le indicazioni di Giulio Mozzi – “fatevi delle domande” e “cercate di capire di cosa esattamente state parlando” – si sono tradotte nelle moltissime tematiche trattate dagli studenti: dai dati sulla mortalità infantile alle sue cause, dalla condizione dei bambini soldato alla situazione dei bambini lavoratori in Italia e nel mondo, dallo stato della ricerca rispetto a rare malattie genetiche alle malattie causate da disastri ambientali fino alla descrizione di casi di studio particolarmente significativi. Molto interessanti i commenti che i ragazzi hanno “postato”, come si dice in termini tecnici, sul blog, arrivando ad aprire vere e proprie discussioni su alcuni temi particolarmente vicini a loro o scoperti per la prima volta grazie a questo strumento di condivisione. 왘 F. B.

왘sulweb

LA DIFESA DEL POPOLO

READING Filippo Tognazzo e Officina Francavilla LABORATORIO Anna Berton e le opere d’arte create dagli studenti

Parole e musica per dire speranza

Dalla paura all’energia creativa

preparare “Voglio diventare grande” te왘 Nel mevo che, parlando di bambini e mortalità, sa-

remmo finiti nelle sabbie mobili del sentimentalismo, poiché è difficile raccontare il dolore dell’innocenza senza che la commozione prenda il sopravvento. È stato nel lavoro preliminare di lettura che ci è venuto in soccorso il protagonista di Domani avrò vent’anni di Alain Mabanckou. «Voglio vivere!» urla mentre viene alla luce. Quell’urlo rabbioso ma vitale avrebbe rappresentato il fulcro del reading. Un reading che non avrebbe parlato solo di sfruttamento e mortalità ma soprattutto di diritti, di speranza, di rinnovamento. Un rinnovamento sociale che finalmente ponga al centro dell’agenda politica ed economica le nuove generazioni. Anche la selezione musicale curata da Officina Francavilla era volta a esaltare la vitalità di queste storie di bimbi che tentano di sopravvivere nonostante le difficoltà. E così, perfino nel libro di Sandra Arenal Non c’è tempo per giocare, secco e terribile nel riportare le testimonianze dei bambini messicani, si ritrova un barlume di speranza nell’irriducibile forza d’animo dei piccoli. Nella selezione abbiamo inserito anche l’articolo di Alessandra Ballerini sulle condizioni di permanenza dei profughi tunisini nel centro di soccorso e prima accoglienza di Contrada Imbriacola, a Lampedusa. Oscar e la dama in rosa di Eric-Emmanuel Schmitt ci ha offerto invece l’occasione per riflettere sulla malattia e la morte infantile nel mondo occidentale. Abbiamo voluto concludere con la lettera in appendice a Le figlie perdute della Cina di Xinran, nella quale una madre olandese immagina di ringraziare le madri cinesi delle sue due figlie adottive condividendo con loro la gioia nel veder crescere le loro figlie. Il nostro intento non era certo quello di insegnare qualcosa ai ragazzi, quanto piuttosto di condividere con loro un percorso fatto di suggestioni e frammenti. Nella speranza che, assieme a loro, si possa finalmente garantire ai bambini il diritto di crescere. Info: www.zeldasrl.com 왘 Filippo Tognazzo attore

L’esperienza laboratoriale con le classi del liceo artistico Modigliani nell’ambito del progetto Wsa sulla salute dell’infanzia è stata per me speciale, arricchente, profonda. Parlare con i giovani di un argomento così particolare non è cosa da poco: attraversare la tematica della malattia, farla propria, sviscerarla per tradurla in opere artistiche dedicate ai più piccoli, è stata una vera sfida. La prima reazione degli studenti è stata, infatti, in buona parte di paura e diffidenza. Man mano però che il progetto artistico ha preso forma, la paura e l’incomprensione si sono trasformate in energia creativa. Nel mo-

mento in cui la progettualità ha dato spazio alla definizione chiara degli obiettivi, ogni studente ha saputo dare il meglio di sé nell’esprimere messaggi comunicativi forti e chiari a partire da una prospettiva personale e utilizzando le proprie caratteristiche artistiche. Fondamentale in questo percorso è stato il lavoro delle insegnanti, che hanno seguito il percorso dei loro studenti dedicando a ognuno un’attenzione particolare e permettendo, così, l’espressione del pensiero originale di ciascuno. Con il supporto di Fondazione Fontana, ci si è concentrati sullo studio della tematica, per trasformare le

proprie emozioni, i dati oggettivi e gli obiettivi comunicativi in un lavoro manuale creativo di qualità. Per elaborare la propria opera d’arte, ogni studente ha scelto quell’ambito della tematica della malattia dal quale si è sentito più attratto o che ha ritenuto in qualche modo più vicino a sé. C’è chi si è espresso a partire dal proprio vissuto personale, chi ha voluto mettere in mostra i dati oggettivi, chi si è concentrato più sul lato estetico ed emozionale, chi ha proposto delle soluzioni, chi ha messo in evidenza l’aspetto tragico della malattia e chi ha espresso dei semplici consigli pratici. Molte le idee e gli argomenti toc-

cati e tutti interessanti: il connubio fra riflessione, creazione, fantasia e messaggio ha dato vita a opere d’arte e comunicazione davvero originali e funzionali. Progetti come questo, realizzati all’interno degli istituti scolastici, sono garanzia di arricchimento intellettuale, creativo e sociale, proprio per i giovani che sono il futuro del mondo. 왘 Anna Berton illustratrice per l’infanzia

VIDEO Studenti accompagnati da Marco Zuin

Sette “messaggi” sui diritti dei piccoli 왘

Qui sopra, un’immagine del video realizzato dalla classe 1B del liceo scientifico Curiel; nel box, Fumo e farfalle di Marta Fracasso, 4D del liceo artistico Modigliani. In alto, Storie in tasca di Martina Tonello, 5A dello stesso istituto. A metà pagina, Fantasticando casa di Luisa Cipolla e Nicole Parman, 5B dello stesso istituto.

Anche quest’anno le classi delle scuole superiori partecipanti al percorso Wsa hanno rielaborato i contenuti approfonditi nel corso del progetto, facendoli diventare dei brevi video. Sotto la guida del videomaker Marco Zuin, da anni collaboratore di Fondazione Fontana in questo e in altri progetti, sette classi di cinque diversi istituti scolastici di Padova e provincia hanno tradotto in immagini e suoni i temi legati alla salute e al benessere di bambine e bambini. Filo conduttore di questi lavori è stata la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, promulgata dall’Onu nel 1989: diritti che valgono per tutti i bambini e le bambine a cui devono essere garantiti non solo cibo, cure e istruzione ma anche protezione in tempo di guerra e rifugio in caso di necessità. Visto che quest’anno la Wsa si è

occupata dell’infanzia, la scelta è stata di chiedere agli studenti delle superiori di elaborare dei messaggi comprensibili ai più piccoli. Per facilitare questo contatto si è utilizzata la tecnica dello stop motion, che permette di dar vita a oggetti e immagini creando storie animate. Ne sono risultati sette brevi video che accompagnano lo spettatore, piccolo o grande che sia, alla scoperta di quelle attenzioni di cui ogni bambino ha il diritto di godere e che ne devono garantire benessere e salute in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi situazione egli viva. I video accompagneranno la mostra delle tavole e dei libri d’artista prodotti dagli studenti del liceo artistico Modigliani e saranno visibili sul sito www.world socialagenda.org/quartoobiettivopd 왘 F. B.


VIII 왘 WorldSocialAgenda

video

VIDEO Dal racconto della maternità alla salute dell’infanzia

Nord e sud s’incontrano

Dopo il video L’attesa fragile, presentato nel maggio 2011 a conclusione del progetto Wsa sulla salute materna (obiettivo 5), Fondazione Fontana torna quest’anno con un nuovo documentario dal titolo Voglio diventare grande che parte ancora dalla maternità per arrivare a parlare della salute dell’infanzia (obiettivo 4). Lo fa scegliendo di raccontare esperienze provenienti dai territori in cui opera direttamente: Padova, Trento e Nyahururu, in Kenya. «Abbiamo scelto di raccontare storie semplici, non eclatanti. Storie di quotidianità e di speranze – racconta Marco Zuin, il regista che da anni collabora con Fondazione Fontana e che ha firmato anche questo nuovo documentario – Abbiamo messo a confronto esperienze di maternità tra nord Italia e Nyahururu e ci siamo accorti che, tolte le differenze evidenti tra i due paesi, la speranza di veder crescere i propri figli che

Il percorso della World Social Agenda proseguirà anche il prossimo anno con una riflessione sul terzo obiettivo di sviluppo del millennio, “Promuovere la parità di genere”, che coinvolgerà nuovamente le scuole e il territorio di Padova e provincia

unisce tutte le donne, resta la stessa». «L’idea è stata di mettere in evidenza i punti in comune più che le differenze – aggiunge Luca Ramigni di Fondazione Fontana, che ha accompagnato Marco Zuin in Kenya per le riprese – È una scelta controcorrente. L’Africa ci fa pensare a donne che muoiono di parto, bambini malnutriti, disabili rinchiusi in casa perché maledetti. Lungi da noi negare che ciò avvenga o non pensare all’imbarazzante divario socio-sanitario che continua a esserci tra i nord e i sud. Come Fondazione Fontana abbiamo, però, fatto una scelta “altra” perché convinti che cercare ciò che ci unisce sia la strada per l’incontro tra le differenze e per una reale cooperazione. Ecco allora che Josphine è una donna che aspetta un bambino con le stesse preoccupazioni di ogni altra donna nella sua stessa condizione a ogni latitudine. È l’essere che porta in grembo che occupa i suoi pensieri: andrà tutto bene? Sarò capace di educarlo a diventare un bravo cittadino? Chissà se riuscirà a laurearsi e ad avere una famiglia. Ogni donna “in stato interessante” ha questi pensieri. L’essere “abitata” è la condizione che accomuna tutte le madri e l’“abitante” è centro delle loro vite». E dalle attese delle madri di veder nascere e crescere i propri figli sani e sereni, il video porta a loro, ai piccoli, in un intreccio di esperienze che parlano della loro fragile vita. «La storia di Josphine – racconta il regista – si mescola a quella padovana di Elisabetta e a quella trentina di Cinzia e delle loro figlie; il racconto di Ester, che fa l’infermiera al dispensario di Ol Moran in Kenya, si lega all’esperienza lavorativa di Sa-

SPETTACOLO TEATRALE Il progetto Wsa si conclude giovedì 17 maggio all’Mpx

Aiutami a non avere paura di Voglino e Bein 왘

Aiutami a non avere paura è uno spettacolo teatrale coraggioso, che affronta con estrema delicatezza e a tratti con leggerezza e ironia un tema talmente doloroso e spaventoso da essere spesso allontanato: la malattia e la morte nell’infanzia. Lo spettacolo fa parte di un progetto più ampio, che comprende anche il libro omonimo e che nasce dall’esperienza diretta a fianco dei bambini ospedalizzati e dall’incontro con il mondo di adulti che li circonda. Adulti che si trovano sempre impreparati di fronte alla malattia dei piccoli, incomprensibile e sconvolgente. Il progetto raccoglie storie,

20 MAGGIO 2012

aneddoti e ricordi di grandi e piccini dentro e fuori dall’ospedale pediatrico: ciò che emerge è che «anche nel dolore i bambini non perdono mai il contatto con il mondo magico, e aiutano anche gli adulti a non avere paura» (Fabrizio Serra). A volte, invece, spaventati di fronte al dolore di vedere i propri figli stare male, gli adulti non tengono conto del benessere dei piccoli. Aiutami a non avere paura, di Cristiana Voglino e Gisella Bein, intende dare «un senso individuale al dolore che accomuna l’esperienza di chi ha un figlio malato, far riflettere sul valore della condivisione e sti-

molare un processo di relazione, sottolineando l’importanza di non sentirsi soli nel proprio dramma» (info: www.aiutamia nonaverepaura.it). La Fondazione Fontana ha scelto di proporre lo spettacolo Aiutami a non avere paura proprio per le sue caratteristiche di profondità e leggerezza che aiutano ad ampliare la riflessione di quest’anno sulla salute e sul benessere dell’infanzia. Aiutami a non avere paura, prodotto da Antescena e Assemblea Teatro, conclude il progetto Wsa il 17 maggio all’Mpx di via Bonporti 22 a Padova. 왘 L. G.

ra, psicologa in un ospedale pediatrico di Trento... e a quella di Grace, la prima studentessa disabile di una scuola che oggi frequenta conseguendo i migliori risultati della classe». «In mezzo a tante difficoltà – commenta ancora Zuin, cercando quei fili che collegano tutte le esperienze raccolte – ti accorgi di quanto siano determinanti non solo le strutture ospedaliere ma anche l’essere informati e condividere con la propria comunità o il proprio nucleo familiare le informazioni». Sull’importanza della comunità torna anche Ramigni: «L’Africa ci riporta, ancora una volta, con i piedi per terra ricordandoci l’essenziale, ricordandoci che siamo, comunque, di passaggio su questa terra. Dove non ci sono strutture adeguate è la comunità che diventa il nido cui affidarsi prima di prendere il volo, non solo incubatrice delle preoccupazioni, ma anche luogo privilegiato per la formazione educativa dei futuri cittadini». 왘 F. B.

MOSTRA VOGLIO DIVENTARE GRANDE Per continuare a parlare di salute dell’infanzia

왘 La mostra realizzata dagli studenti delle scuole superiori che hanno partecipato alla Wsa, vuole parlare di salute dei bambini ai bambini ma è indubbiamente accattivante anche per un pubblico adulto. Comprende delle tavole illustrate, dei libri d’artista e dei video realizzati con la tecnica dello stop motion. Può essere allestita in qualsiasi spazio, è fornita di tutti i supporti necessari ed è gratuita. La mostra resterà allestita all’Mpx, in via Bonporti 22 a Padova, fino al 21 maggio. Verrà poi esposta secondo il seguente calendario: dal 21 al 25 maggio al liceo Cornaro in via Riccoboni 14 a Padova; dal 25 maggio all’1 giugno alla scuola primaria Galilei in via Rigotti 2 a Cadoneghe; dall’1 al 7 giugno alla scuola secondaria di primo grado Beato Arnaldo da Limena (nella via omonima). Nei prossimi mesi la mostra verrà ospitata in ulteriori spazi. Il calendario verrà aggiornato sul sito www.worldsocialagenda.org/ quartoobiettivopd e sulla pagina facebook World-Social-Agenda-Quarto-e-QuintoObiettivo

INCONTRI COMUNI DI CADONEGHE E LIMENA Insieme a Fondazione Fontana per fare rete sul territorio

왘 Due gli incontri che proseguiranno il cammino della Wsa in alcuni dei territori i cui alunni seguono da anni questo percorso culturale. Il primo, fissato per il 25 maggio alle ore 18.30 nell’auditorium Ramin di Cadoneghe, è nato dalla collaborazione tra le scuole primarie, il comune e la Fondazione Fontana e racconterà alla cittadinanza il progetto World Social Agenda lasciando uno spazio particolare alle voce dei piccoli protagonisti. Il secondo, dal titolo “Voglio diventare grande, storie di qui e altrove” avrà luogo il giorno 7 giugno alle ore 20.45 nella sala Falcone e Borsellino per iniziativa del comune di

Nella foto di Marco Zuin, una donna nel dispensario di Ol Moran, in Kenya.

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CON IL TUO 5X1000 A FONDAZIONE FONTANA ONLUS C.F. 92113870288 Limena. Sarà un’occasione per mettere in contatto il territorio con l’esperienza comunitaria del St Martin raccontata da don Gabriele Pipinato e attraverso il video Voglio diventare grande di Marco Zuin. Ci sarà inoltre l’opportunità di conoscere il percorso World Social Agenda, grazie alla voce delle insegnanti della scuola primaria, e di gustare l’accompagnamento musicale a cura di Damiano Tonello e Andrea Rigoni.

APPUNTAMENTO SIMONA ATZORI L’ambasciatrice di Fondazione Fontana è a Padova con il nuovo spettacolo

왘 Dopo il grande successo dello scorso anno, Fondazione Fontana ripropone alla città un nuovo appuntamento con Simona Atzori. La data è fissata per giovedì 20 settembre alle ore 20.45 al teatro Verdi, in via dei Livello 32 a Padova. “Cosa ti manca per essere felice?” è il titolo di questo nuovo lavoro della celebre ballerina: un titolo che collega questo momento artistico all’omonimo libro uscito nel 2011. Con questo appuntamento si rinnova la collaborazione tra Fondazione Fontana e Simona Atzori, recentemente confermata dal viaggio in Kenya grazie al quale, per la seconda volta, la giovane artista ha portato la sua abilità al Saint Martin. Per qualsiasi informazione su progetti, percorsi ed eventi: Fondazione Fontana onlus, via Francesco Scipione Orologio 3 a Padova Telefono: 0498079391 Indirizzo e-mail: info@fondazionefontana.org

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