FOGLIE N.7 / 2021

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ESONERO CONTRIBUTIVO AL VIA Esenzione semestrale dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro

AGRICOLTURA Fragole: ottima la campagna 2021 Ditta individuale o società semplice in agricoltura?

AGROALIMENTARE Sistemi innovativi per l’estrazione di olio extravergine di oliva

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Numero 7 - 15 aprile 2021 www.foglie.tv

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Agricoltura - Agroalimentare - Turismo rurale


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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE

IL MONDO DELL’AGRICOLTURA A PORTATA DI MANO MAGAZINE - WEB TV - WEBINAR

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Sommario

Numero 15Aprile Ottobre Numero 18 7 --15 20212020

QUINDICINALE DI AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE Iscritto all’Albo Cooperative a Manualità Prevalente N.A182952

Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore Responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Donatello Fanelli, Rino Pavone, Mara Coppola, Gianvito Gentile, Giuseppe Sciannamblo, Francesco Chieco Pubblicità G.Ed.A. Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672

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Copertina

Esonero contributivo al via

Agricoltura

Fragole, prezzi in flessione negli ultimi giorni

Agricoltura

Il clima sposta la vendemmia più a nord

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Agricoltura

Ogni cittadino di un paese ricco causa la perdita di 4 alberi in un paese povero

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Agricoltura

Riorganizzazione del servizio fitosanitario nazionale 14

Turismo Rurale

City Nature Challenge dal 30 Aprile al 3 Maggio

Agroalimentare

Il salmone: ecco come arriva sulle nostre tavole

Agroalimentare

Sistemi innovativi per l’estrazione di Olio Evo

Agricoltura

Nasce Slow Ofanto

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Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61 / 06 del 15 / 11 /2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 904 0264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazioni ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

Partnership

Rubriche

Approfondimento ( Avv. Francesco Chieco )

Approfondimento ( di P. Dileo )

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ABYSS

DAL MARE LA NUOVA ENERGIA VITALE PER LE TUE PIANTE A base di Ascophyllum nodosum estratto a freddo entro 24 ore dalla raccolta Favorisce la crescita e l’assorbimento dei principi nutritivi Migliora la fioritura e l’allegagione Previene e supporta la ripresa da gelate, siccità e grandine Consentito in agricoltura biologica


Agricoltura

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FRAGOLE: PREZZI IN FLESSIONE NEGLI ULTIMI GIORNI

LA CAMPAGNA FRAGOLICOLA È COMUNQUE ANDATA ALLA GRANDE

Solitamente, subito dopo le festività pasquali, i prezzi dei prodotti ortofrutticoli subiscono un ribasso. Già a partire dalla giornata del venerdì, con le ultime forniture prima della pausa pasquale,, si è notato una lieve diminuzione delle quotazioni, flessione che è andata poi aggravandosi, fino a toccare anche il -50%. Sui mercati nazionali, siamo passati da 5-7 €/kg della settimana Santa a 2-4 €/kg di mercoledì 7 aprile 2021. E' normale che ci si aspetti di poter incassare qualche centesimo in più a ridosso delle feste, così come è normale che si cerchi di raccogliere maggiori quantitativi per far fronte ai maggiori ordinativi, evitando però di far stazionare le fragole in cella fino alla riapertura dei mercati dopo le festività. Ciò può aver ingenerato una corsa alle vendite. A livello di prezzi e richieste, finora la campagna fragolicola è andata alla grande, malgrado i frequenti sbalzi termici abbiano limitato sui volumi; però in quest'ultimo periodo si nota un crescente interesse da parte della Gdo per le fragole estere, in particolar modo per quelle spagnole e greche. In ogni caso, a risollevare le quotazioni potrebbe essere proprio il clima. Il brusco abbassamento termico di questi ultimi giorni, infatti, causerà un rallentamento nel processo di maturazione dei frutti e quindi una riduzione delle operazioni di raccolta, permettendo così di superare questo momento contingente di offerta superiore alla domanda.

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Approfondimento

DITTA INDIVIDUALE O SOCIETÀ SEMPLICE IN AGRICOLTURA? SPESSO CAPITA DI PORSI QUESTA DOMANDA ALL’INIZIO DI UN’ATTIVITÀ AGRICOLA

Ditta individuale o Società semplice? Spesso capita di porsi questa domanda all’inizio di un’attività agricola. Tendenzialmente la maggior parte dei consulenti suggerisce l’apertura di una ditta individuale perché più semplice, sbrigativa ma soprattutto economica. Magari il più delle volte è cosi. È opportuno, prima di scegliere la forma giuridica più idonea, valutare altri strumenti come la società semplice agricola, tenendo presente non solo le esigenze del momento, ma anche le prospettive di crescita. L’avvio di una attività sotto forma di ditta individuale richiede l’apertura di una posizione presso l’agenzia delle entrate e in pochi giorni, con un esborso minimo, questa viene attivata. L’ iter amministrativo quindi è praticamente concluso e si è pronti per avviare l’impresa. Sorge spontaneo quindi domandarsi se sia possibile in alternativa partire con una forma più attuale di organizzazione giuridica e amministrativa. Nel nostro ordinamento il legislatore ha normato la società semplice mettendo quindi a disposizione di coloro i quali svolgono alcuni tipi di attività uno strumento semplice nella gestione, economico ma molto efficiente. La società semplice, ai sensi dell’articolo 2170 c.c. e seguenti, è una società non commerciale, destinata all’esercizio dell’attività agricola, delle libere professioni o per la

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formazione e gestione di patrimoni mobiliari e immobiliari. La costituzione è disciplinata da regole e criteri di massima semplicità. Infatti per avviare una società semplice non è sempre necessaria la costituzione presso un notaio salvo nel caso in cui si conferiscano beni immobili o altri diritti reali immobiliari. Basta l’impegno reciproco dei soci a svolgere un’attività economica lucrativa non commerciale, contenuto in una scrittura privata registrata presso l’agenzia delle entrate, al pari di un semplice contratto di affitto. Il passo successivo è l’iscrizione nel registro delle imprese tenuto presso le camere di commercio competenti per il territorio ove è ubicata la sede legale della società. L’utilizzo della società semplice da la possibilità all’imprenditore agricolo di associarsi con uno o più soggetti che, apportando forza lavoro, beni o capitali, possano dare un importante contributo alla crescita e allo sviluppo dell’impresa.

Ulteriore vantaggio della costituzione di una società semplice è quello di creare una scissione tra il patrimonio dell’impresa e quello dell’imprenditore a titolo personale, infatti il debitore può chiedere al creditore di soddisfarsi preventivamente sul patrimonio della società, indicando su quali beni può agevolmente soddisfare le proprie ragioni creditorie. La società semplice gode altresì degli stessi benefici riservati alla ditta individuale tra cui quelli fiscali previsti dal legislatore per i soggetti che esercitano l’attività agricola quali ad esempio: la tassazione sui redditi agricoli, l’acquisto di terreni e la finanza agevolata. Sicuramente la società semplice, considerata l’evoluzione del sistema agricolo, è la soluzione più idonea per chi vuol creare un’azienda dinamica e pronta a recepire le sfide che i mercati globali lanciano quotidianamente alle imprese.

Avv. Francesco Chieco 9


Agricoltura

15 Aprile 2021

IL CLIMA SPOSTA LA VENDEMMIA PIÙ A NORD “NUOVI COMPETITOR” PER L’ITALIA?

Il riscaldamento del clima minaccia di portare il danno di una concorrenza inattesa e imprevedibile fino a pochi anni fa, di cui non si conosce ancora l’entità, all'export e in generale alla produzione vinicola dell´Italia, e anche di quella di altri produttori tradizionali e storici, dalla Francia alla Spagna. L'aumento delle temperature medie in Europa come nel resto del mondo infatti sta portando a lanciare massicci progetti di viticoltura in Svezia, Danimarca e Norvegia, il cosiddetto "triangolo del freddo". Paesi dove per ovvie ragioni climatiche la produzione di vino non è mai stata presa in considerazione. Attualmente nei tre paesi scandinavi esiste solo una piccola produzione enoica, solo con piante coperte da teli in propilene per proteggerle da piante infestanti e aumentare la temperatura del suolo di circa 5 gradi. E porta a un fatturato annuo medio di appena 14 milioni di euro, un'inezia a confronto, tanto per citare un esempio, con i 28 miliardi di euro all'anno della Francia. Inoltre i vini prodotti finora da svedesi, danesi e norvegesi sono leggeri e di qualità controllata ma assolutamente non paragonabile alla qualità della produzione enologica italiana, francese e di altri produttori storici. La scommessa degli aspiranti viticoltori vichinghi tuttavia non appare azzardata. Si basa su un calcolo meteorologico. Nei prossimi anni la temperatura media nel mondo dovrebbe velocemente aumentare di 1,5-2 gradi centigradi, e in

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Scandinavia addirittura di 6 gradi con un effetto determinante sulla possibilità di produrre vino di qualità accettabile anche per i mercati mondiali. Con un simile aumento della temperatura diverrebbe possibile produrre vitigni in zone la cui temperatura sarebbe simile a quella del nord della Francia. In altre parole, c'è persino nel mondo chi pensa di avvantaggiarsi in un prossimo futuro del riscaldamento climatico. Non è che i nordici partano totalmente da zero: attualmente sono attive una novantina di aziende enoiche in Danimarca, una trentina in Svezia e dodici in Norvegia. Si tratta però di produzione che utilizza vitigni capaci di resistere al freddo, quali Solaris, Rondo, Vidal, i quali non sono assolutamente in grado di offrire un prodotto finale di grande qualità. La maggioranza del vino consumato in Svezia, Norvegia e Danimarca è infatti importato da Europa mediterranea e Francia, e pagato a carissimo prezzo anche a causa delle altissime tasse sui prodotti alcolici. Secondo un reportage dell'agenzia Agi, esistono già aziende enologiche che a quanto si dice si preparerebbero ad espandersi. Le piccole produzioni locali attualmente privilegiano i vini rossi o rosé, ma offrono anche vini bianchi di spiccata mineralità e acidità che ricordano alcuni Riesling tedeschi. Con l'aumento delle temperature potrebbe divenire possibile ampliare i vigneti scandinavi, portarli anche piú a nord e migliorare significativamente la qualità della produzione.



Agricoltura

OGNI CITTADINO DI UN PAESE RICCO CAUSA LA PERDITA DI 4 ALBERI IN UN PAESE POVERO EFFETTI DELLA GLOBALIZZAZIONE

Una legge non scritta riguarda il mondo globalizzato: mentre in alcuni paesi ricchi crescono le opere per piantare più alberi e le zone di rimboschimento, mentre si lanciano messaggi e appelli per politiche green e protezione degli alberi, si deforesta lontano da casa, nei paesi più poveri, per soddisfare la domanda del commercio. In media, ogni cittadino di un paese ricco è così responsabile della perdita di circa quattro alberi in un paese meno abbiente. Così la Cina per esempio, mentre annuncia politiche verdi, contribuisce ad aumentare la deforestazione nel sud est asiatico per ottenere legname, oppure il Giappone aggrava la deforestazione in Africa per accedere a diversi prodotti, come la vaniglia, il cotone o il sesamo, e così fanno gli Stati Uniti, la Germania e tanti altri paesi ricchi che a casa loro accrescono politiche di rimboschimento e altrove contribuiscono a diminuire le foreste, spesso quelle tropicali che ospitano tra il 50 e il 90% di tutte le piante e gli animali terrestri.

15 Aprile 2021 Foreste tropicali che sono già in estrema sofferenza: come ricorda il recente report del Global Forest Watch, solo nel 2020 è stata distrutta un' area di foresta vergine grande quanto i Paesi Bassi e si registra a livello globale un aumento del 12% di deforestazione rispetto al 2019. Un male di cui soffre soprattutto il Brasile e l’ Amazzonia, dove si parla nell'ultimo anno della distruzione di almeno 1,7 milioni di acri di foreste. Un' analisi di ciò che è accaduto alle foreste del mondo in circa quindici anni, dal 2001 al 2015, hanno provato a tracciarla, disegnando anche una mappa, alcuni ricercatori del centro giapponese Research Institute for Humanity and Nature (Rihn). Keiichiro Kanemoto e Nguyen Tien Hoang in un articolo pubblicato su Nature Ecology & Evolution mostrano le relazioni finanziare e del commercio internazionale legate alla deforestazione, sottolineando come una serie di paesi ricchi (in particolare quelli del G7) abbiano incoraggiato di fatto paesi più poveri a incrementare i loro livelli annuali di deforestazione proprio per questioni di export commerciale. Considerando, dopo gli oceani, il ruolo determinante delle foreste nell'assorbire CO2 e combattere le emissioni climalteranti nella lotta al surriscaldamento che avanza, il mondo ha avanzato progetti e sforzi che appaiono globali nel tentativo di fermare il cambiamento climatico. Eppure, ricordano gli esperti giapponesi, nonostante l'importanza per la salute umana ed ecologica, le foreste vengono abbattute a un ritmo allarmante per questioni commerciali che vanno dalla agricoltura agli allevamenti, dall'estrazione mineraria sino al foraggio e altri prodotti. "C'è una relazione chiara tra la deforestazione e la domanda di merci da parte dei paesi ricchi. Ciò che non è stato chiarito finora è la distribuzione spaziale della deforestazione associata al commercio"spiega Kanemoto. Così, per comprendere il rapporto tra commercio e deforestazione, i ricercatori hanno usato i big data, dati ad alta risoluzione sulla perdita di foreste, informazioni commerciali, osservazioni spaziali e modelli matematici, con cui hanno realizzato mappe delle impronte di deforestazione nel tempo e nello spazio, identificando le nazioni che hanno guidato una ampia deforestazione proprio per richieste economiche, per soddisfare in sintesi le domande dei consumatori.

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Agricoltura Fra i prodotti più desiderati, legname, soia, cacao e altre colture. L'impronta sulle foreste da parte dei Paesi, ricordano gli esperti, spesso dipende proprio dal prodotto richiesto. La Cina per esempio ha influenzato e abusato delle foreste del sud dell'Asia per il legno, il Giappone dell'Africa per vaniglia, cotone e altro, la Germania sempre in Africa per la domanda di cacao, gli Stati Uniti invece per diverse materie prime, fra cui "legno dalla Cambogia, gomma dalla Liberia, frutta e noci dal Guatemala, soia e manzo dal Brasile" sostengono i ricercatori. Secondo i calcoli effettuati, il 90% della deforestazione causata da cinque dei Paesi del G7 è stata "fuori dai loro confini", soprattutto nelle foreste tropicali. Per Kanemoto e Hoang ogni cittadino in un paese del G7 causa una perdita media di quattro alberi nel mondo. I cittadini di Cina e India portano invece solo alla perdita di un albero anche se, ricordano gli esperti, "la perdita di alcuni alberi ha un impatto biologico ed ecologico maggiore rispetto ad altri. Ad esempio l'impatto ambientale di tre alberi dell'Amazzonia potrebbe essere più grave dell'impatto di 14 alberi nelle foreste boreali della Norvegia".

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Agricoltura

15 Aprile 2021

LA RIORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO FITOSANITARIO NAZIONALE

NEL QUADRO DELLE NUOVE SFIDE PER LA DIFESA DELLE PIANTE Prendendo atto delle criticità nella difesa delle piante emerse talvolta anche in modo drammatico nel corso di due decenni di applicazione del mercato unico, l’Unione Europea ha intrapreso una profonda revisione normativa del regime fitosanitario comunitario, che ha portato all’adozione di due nuovi regolamenti di base, il Reg. (UE) 2016/2031 relativo alle misure di protezione contro i parassiti delle piante e il Reg. (UE) 2017/625 sui controlli e altre attività ufficiali, con l'obiettivo di contrastare l'ingresso e la diffusione di organismi e microrganismi nocivi per la salute delle piante, le produzioni vegetali, gli ecosistemi forestali, gli impianti di arboricultura da legno, il verde urbano e periurbano, gli ambienti naturali e più in generale il patrimonio di biodiversità dell'Unione. Il nuovo regime, completato da più di 30 regolamenti esecutivi già adottati, pur mantenendo le architetture di base preesistenti, ha modificato profondamente le modalità di intervento sulle emergenze fitosanitarie mediante l’elaborazione di specifici Piani di emergenza, il rafforzamento dei controlli alle importazioni, l'individuazione di una rete laboratoristica per la diagnosi, la modifica della struttura del passaporto delle piante, ma, soprattutto, attraverso una maggiore responsabilità a carico di tutti gli operatori professionali, in un’ottica di tracciabilità delle produzioni e rintracciabilità degli eventuali problemi fitosanitari.

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Se da una parte agli operatori professionali è richiesta una maggiore responsabilità sui materiali vegetali prodotti e una migliore organizzazione delle proprie strutture, dall’altra le autorità competenti per i controlli dovranno dotarsi di strutture conformi ai requisiti fissati e di risorse umane e finanziare adeguate a garantire un intervento proattivo sugli organismi nocivi delle piante. Al fine di garantire la piena applicazione delle novità introdotte dalla normativa europea è stato necessario intraprendere un impegnativo e articolato percorso di riordino dell’attuale normativa nazionale e del Servizio Fitosanitario Nazionale (SFN) così come delineato dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n.214, che si presentava articolato in Servizio Fitosanitario centrale e Servizi fitosanitari regionali, ma presentava criticità e non risultava più rispondente alle mutate esigenze di immediato intervento al presentarsi di nuove emergenze fitosanitarie. Tale riordino si è concluso con l’adozione del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 19, il cui primo obiettivo è quello di dare piena applicazione al nuovo regime fitosanitario europeo attraverso l’individuazione di una chiara “catena di comando”, nonché la definizione delle relazioni tra i soggetti coinvolti nella difesa delle piante e delle responsabilità in capo alle autorità identificate.


Agricoltura

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Al Comitato Fitosanitario Nazionale, la cui partecipazione è estesa al CREA-DC quale Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante, è stato attribuito il necessario potere decisionale, consentendogli di assumere decisioni vincolanti rivolte ad ogni soggetto coinvolto nella difesa delle piante. Al Comitato possono altresì dare un contributo scientifico, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), le Società scientifiche che operano nell'ambito del settore della difesa delle piante e le Università. Particolare attenzione è stata posta nella definizione di idonei strumenti, quali la rete nazionale laboratoristica e il Sistema informativo di Protezione delle piante, per garantire il massimo scambio di informazioni e conoscenze tra tutti i soggetti coinvolti. La revisione del sistema nazionale di protezione delle piante ha, tra l’altro, introdotto la gestione delle emergenze fitosanitarie attraverso piani di emergenza e piani di azione ad hoc, ha razionalizzato i posti di controllo frontalieri, ha istituito un sistema di audit alle strutture del Servizio fitosanitario nazionale, nonché previsto la predisposizione di specifici piani di formazione e aggiornamento permanente, di controllo annuale alle produzioni e di indagine sugli organismi nocivi a livello nazionale. Per la gestione delle singole problematiche è prevista l’istituzione di un “Segretariato per le emergenze fitosanitarie” che rappresenta il raccordo tecnico operativo tra il Comitato Fitosanitario Nazionale e le “unità territoriali” coinvolte nell’attuazione delle misure fitosanitarie derivanti dai provvedimenti di emergenza. Ai tradizionali strumenti di quarantena vegetale come il controllo delle importazioni si affianca, quindi, la necessità di sviluppare un controllo capillare del territorio che permetta di identificare i problemi al loro insorgere e una capacità di sviluppare misure di controllo ed eradicazione che vedano la partecipazione sinergica di tutti gli attori coinvolti. Gli interventi di difesa delle piante, sia collettivi che aziendali, devono essere infatti costantemente adattati all’evolversi della diffusione e dell’impatto degli organismi nocivi sui territori, in un contesto capace di recepire con tempestività i progressi nelle conoscenze scientifiche, condividendo dati e informazioni provenienti da tutti gli attori del mondo agricolo, accomunati dalla non eludibile necessità di una stretta collaborazione tra ambiti scientifici, tecnologici, istituzionali e gestionali coinvolti nella difesa delle piante.

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Turismo rurale

15 Aprile 2021

CITY NATURE CHALLENGE DAL 30 APRILE AL 3 MAGGIO RACCOLTA DATI SULLA BIODIVERSITÀ, FOGLIETV TRA I MEDIA PARTNER

La City Nature Challenge (CNC) di quest'anno si svolgerà dal 30 aprile al 3 Maggio, giornate in cui saranno raccolte le osservazioni (foto) (in stile BioBlitz), caricate su una piattaforma (Inaturalist o Natusfera). Tali osservazioni (foto) potranno poi essere identificate dal 4 al 9 maggio. Il 10 maggio saranno proclamati i risultati. E quest'anno più di 350 città intorno al mondo prenderanno parte a questa grande "raccolta dati sulla biodiversità" , il link della lista ufficiale delle città partecipanti a livello mondiale: https://citynaturechallenge.org/city-list-2021/ . Il Cluster Biodiversità Italia parteciperà alla CNC 2021 con 16 città e i suoi rispettivi 16 enti che sono: •TRINITAPOLI, con ente organizzatore CEA-Casa di Ramsar, referente Paola Martucci •BARI, con ente organizzatore WWF Levante Adriatico, referente Fabrizio Stagnani •CISTERNINO, con ente organizzatore Antropia-Associazione-CEA di Cisternino, referente Teresa Zizzi •LECCE, con ente organizzatore WWF Salento, referente Daniela Palma •MANDURIA con ente organizzatore le Riserve naturali regionali orientate del litorale tarantino orientale, referente Alessandro Mariggiò •TARANTO, con ente organizzatore WWF Taranto, referente Luca D'Amore •MILAZZO con ente organizzatore MuMa Museo del Mare, referente Carmelo Isgrò •CATANIA, con ente organizzatore Ente Fauna Marina Mediterranea, referente Salvatore Coco •NAPOLI, con ente organizzatore Città della Scienza, referente Guglielmo Maglio •MASSA LUBRENSE, con ente organizzatore Area Marina Protetta di Punta Campanella, referente Rosa Linda Testa •PROCIDA con ente organizzatore Area Marina Protetta Regno di Nettuno, referente Antonino Miccio

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•PORTOFINO con ente organizzatore Outdoor Portofino, referente Arianna Liconti •TRENTO, con ente organizzatore MUSE, referente Maria Vittoria Zucchelli •TRIESTE, con ente organizzatore WWF Trieste, referente Martina Felician •BOLZANO e BRUNICO con ente organizzatore Museo di Scienze Naturali dell'Alto Adige, referente David GruberL'iniziativa ha il patrocinio di: Ministero Transizione Ecologica; ISPRA (Istituto Per la Ricerca Ambientale) e SNPA (Sistema Nazionale Per l’Ambiente); Federparchi-Europarc; ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile); Marevivo; WWF Italia e WWF Young Italy; Aigae (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche); AFNI(Associazione Fotografi Naturalisti Italiani); San Marino Green Festival; Locus a.p.s.; Parco naturale regionale Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo. In particolare il WWF Italia, WWF Young, AIGAE, e AFNI contribuiranno a raccogliere osservazioni con le loro sezioni locali presenti nelle città del cluster che partecipano all'iniziativa. Inoltre ha il supporto dei seguenti partner tecnici: Natusfera, Inaturalist, CESAB (Centro Ricerche in Scienze Ambientali e Biotecnologie); SIMA (Società Italiana Medicina Ambientale); AUSF (Associazione Universitaria Scienze Forestali); Progetto Mediterranea; Polyxena a.p.s.; Worldrise; 3B-Tecnologia per le api; Cooperativa sociale Liberi Sogni; Cooperativa Serapia.; Sponsor: ForPlay srl; Greensmile; Autoctonja; Maxilia MediaPartner: SapereAmbiente; Fondazione con il Sud; Envi.info; Osservatorio Artico; Scienza e Conoscenza; Le Scienze Web News; DireGiovani.it; Il Giornale dei Marinai; Foglie TV; Villaggio Globale; Triwu; RaiRadio3; Rainbow- Diversamente Radio TV; Udite-Udite.




15 Aprile 2021

LE SOLUZIONI UPL PER LA BIOSTIMOLAZIONE DELL’UVA DA TAVOLA UNA LINEA DI BIOSTIMOLANTI AD AZIONE SPECIFICA

A seguito delle importanti acquisizioni, per offrire una linea di soluzioni complete per le colture, all’interno del gruppo UPL confluiscono i Laboratori Goëmar, rendendo quindi UPL di fatto uno dei player di riferimento nel mercato mondiale dei biostimolanti. Goëmar infatti è stata la prima azienda a dedicarsi allo sviluppo di biostimolanti a base di filtrato di crema d’alga e l’unica a registrare la Laminarina, induttore di resistenza, come agrofarmaco. Il successo dei biostimolanti Goëmar nel corso degli anni è dovuto a tre fattori fondamentali: la qualità della materia prima, l’Ascophyllum nodosum, raccolto esclusivamente dalle coste della Bretagna, zona in cui si verificano maree di particolare importanza, che rendono le alghe particolarmente ricche di determinati principi attivi, oltre che il metodo estrattivo brevettato, rigorosamente a freddo, senza l’ausilio di solventi, che permette di mantenere inalterate le caratteristiche della materia prima da cui si ottiene il filtrato di crema di alga alla base dei prodotti della linea Goëmar, il GA142 . Altro fattore di successo è il posizionamento tecnico mirato dei prodotti, fornendo quindi quelle che sono tutte le informazioni relative alle modalità di applicazione, in quanti prodotti ad azione specifica per ottimizzare le singole fasi della coltura. ADILEO è l’innovativa soluzione UPL a base di GA142 addizionato con Azoto e Magnesio: una proposta tecnica specifica studiata per ottimizzare il livello nutrizionale su vite: grazie ai fisioattivatori presenti all’interno del prodotto, Adileo stimola la pianta alla sintesi degli enzimi nitrato reduttasi e fosfatasi, necessari per l’assorbimento di azoto e fosforo, oltre che di altri enzimi per l’assorbimento dei microelementi, migliorando quindi l’efficienza d’uso della nutrizione minerale. L’apporto diretto di azoto e magnesio, veicolati dal GA142 garantisce una risposta ottimale e rapida del prodotto. Adileo stimola quindi la ripresa vegetativa ed il superamento degli stress abiotici durante il germogliamento con un potente potere reinverdente, soprattutto sulle cultivar suscettibili alla clorosi nelle prime fasi vegetative. Adileo inoltre può essere impiegato nelle strategie di prevenzione del disseccamento del rachide. BM86 è una soluzione tecnica specifica per ottimizzare l’allungamento del rachide nelle fasi prefiorali. Grazie all’associazione sinergica del GA142 con il boro forniamo infatti alla pianta energia a pronto effetto, oltre che stimolarla al migliore assorbimento dei nutrienti dal terreno e ad ottimizzare il metabolismo, migliorando le potenzialità produttive e le caratteristiche qualitative della produzione come le dimensioni del grappolo. Stimola efficacemente inoltre la biosintesi delle poliammine, regolatori di crescita naturali presenti in tutte le piante. Tra le novità UPL per la biostimolazione abbiamo BMSTART PLUS, biostimolante a base di filtrato di crema di alghe ad elevata concentrazione, formulato con Boro e Molibdeno. BMSTART PLUS Svolge un’importante funzione antistress grazie all'azione osmoprotettrice ed antiossidante del GA142. Il Boro presente nel prodotto, associato al GA142 che ne migliora l'assorbimento e la traslocazione, migliora il trasporto ed il metabolismo degli zuccheri, influenza gli ormoni vegetali ed aumenta la produzione e la vitalità del polline, favorisce l'assorbimento di acqua e la sintesi di proteine e migliora la stabilità della parete cellulare. Queste caratteristiche ben si adattano all'uso su uva da tavola dove, oltre a stimolare l’allungamento del rachide, può essere impiegato nelle diverse fasi del ciclo per migliorare la risposta fisiologica della pianta agli stress ambientali.

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Approfondimento

XYLELLA FASTIDIOSA: LA REGIONE PUGLIA APPROVA IL NUOVO PIANO D’AZIONE MONOPOLI AREA DELIMITATA CON SORVEGLIANZA RAFFORZATA

“Sicuramente con questo piano andremo a rafforzare l’azione di sorveglianza sull’intero territorio regionale nel tentativo di anticipare il più possibile i movimenti del batterio, così da ostacolarne la diffusione nelle aree indenni – ha premesso l’Ass. Regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia per poi aggiungere – , trattasi di un cronoprogramma che metteremo in campo nel 2021 su proposta del Servizio Fitosanitario Regionale con il supporto di un Comitato Tecnico Scientifico e la proficua discussione degli attori territoriali, come enti locali, associazioni agricole ed ambientaliste”. Da maggio ad ottobre prossimi l’ARIF passerà a setaccio quasi 240 kmq pari a 23969 ettari, il 4,4% della superficie regionale; in particolare 216.757 saranno

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“Sicuramente con questo piano andremo a rafforzare

l’azione di sorveglianza sull’intero territorio regionale nel tentativo di anticipare il più possibile i movimenti del batterio, così da ostacolarne la diffusione nelle aree indenni

Annunciato un cambio di passo nell’azione di contrasto alla xylella fastidiosa, il patogeno da quarantena ormai insediatosi in gran parte del sud pugliese e già alle porte della Provincia di Bari, in particolare a Monopoli, dove nel cuore della piana di ulivi monumentali si è consumato lo scorso autunno, il drastico taglio di 59 piante infette. L’approvazione del Piano Regionale 2021, per il contrasto e la diffusione di xylella fastidiosa, avvenuta lo scorso 6 aprile, inaugurerà si spera, una lotta più serrata contro il batterio che in pochi anni ha compromesso in modo irreversibile il paesaggio ulivetato del Salento e minaccia ora la migrazione verso il nord della Puglia.

ispezionate ed eseguiti ben 30943 campioni da analizzare in laboratorio. È quindi previsto un potenziamento dei controlli nella fascia cuscinetto che si estende fra la zona infetta e quella indenne. Oggetto di ispezioni e relativi campionamenti saranno le piante specificate (in prevalenza olivi ma anche ciliegi e mandorli) che presentano sintomi o infezioni sospette). Le aree a sorveglianza prioritaria come da programma saranno quelle delimitate in cui si attuano misure di eradicazione (in queste rientrano la seconda sottozona dell’area indenne compresa tra Monopoli e Polignano a Mare, in cui si applicherà una ”sorveglianza con metodo rafforzato”, per via

del focolaio citato). Inoltre oggetto di monitoraggio saranno le piante in zona cuscinetto con priorità la fascia di 400m ad alto rischio posta a sud della zona di contenimento e poi infine l’area indenne. Il Piano d’Azione 2021 prescrive l’applicazione di trattamenti fitosanitari contro la cosiddetta “sputacchina” in tutti i sui stadi vitali. Trattamenti che comprendono le azioni meccaniche contro gli stadi giovanili del vettore (come arature, erpicature, fresature e trinciature), eseguibili obbligatoriamente dal 10 aprile al 10 maggio su tutto il territorio regionale, quindi su terreni agricoli ed extra agricoli, pubblici e privati, aree di servizio lungo le strade, scarpate stradali, sponde di


Approfondimento canali, pertinenze di stazioni di servizio stradali, aree destinate al verde pubblico, aree demaniali. Mentre per gli stadi adulti del vettore il nuovo piano prescrive l’uso di insetticidi da irrorare sulle chiome degli ulivi (in quanto la specie ospite predominante e più suscettibile). L’intervento chimico da eseguire obbligatoriamente ad intervalli di 20-25 giorni, nelle aree delimitate dove si applicano le misure di eradicazione (Monopoli, Polignano a Mare e Canosa di Puglia) nelle aree delimitate del Salento, nella zona cuscinetto e nelle aree di contenimento (aree di 5 km a sud del confine tra la zona infetta e la zona cuscinetto. Il Piano prescrive che i trattamenti chimici siano eseguiti due volte, nella seconda metà

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di maggio e giugno, ed effettuati con insetticidi autorizzati per la specie philaenus spumaris (per l’olivo sono indicati l’acetamiprid, fosmet, spinetoram, deltametrina; per il mandorlo e vivai solo deltametrina). Importanti novità nel nuovo piano sono previsti anche sul fronte controlli ufficiali (con l’aiuto tecnologie all’avanguardia come il rilievo fotogrammetrico) e delle sanzioni amministrative per gli inadempienti aumentate fino a 6000 euro. Considerato il rischio elevato di contagio per il territorio monopolitano in seguito al focolaio rinvenuto a settembre scorso, al consigliere delegato all’Agricoltura per il Comune di Monopoli, Giovanni Martellotta, chiediamo come l’ente intende procedere con le attività di contrasto al vettore nelle

aree verdi pubbliche : ”Come già lo scorso anno il nostro Comune ha destinato, attingendo esclusivamente a fondi propri, la somma di 40000 euro per gli adempimenti previsti ; nel riconoscere che sia insufficiente data la vastità del territorio monopolitano, aree verdi pubbliche urbane ed extra urbane (ricco di lame, canali, scarpate con fiorente vegetazione) ho interessato tempestivamente l’Ass. Pentassuglia di voler sostenere il Comune per le opere a farsi, come anche ho manifestato lo stato di criticità dei privati che a più voci chiedono aiuti economici per fronteggiare l’emergenza fitosanitaria e quindi le sempre più onerose opere meccaniche e chimiche”. Attendiamo riscontri…. Paola Dileo

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Agroalimentare

15 Aprile 2021

IL SALMONE: ECCO COME ARRIVA SULLE NOSTRE TAVOLE ECOSISTEMI ITTICI

C'è una grande sfida, sempre più attuale, che riguarda il futuro del pianeta e degli ecosistemi ittici. Una sfida che spaventa gli animalisti di tutto il mondo, oggi più che mai sul piede di guerra, e stimola i ricercatori. Il protagonista è il salmone, prelibato pesce d'acqua dolce e marina tipico dei mari temperati e freddi del nord Atlantico. Continua a finire sulle nostre tavole, assecondando il desiderio di miliardi di persone che non intendono rinunciarvi. Ma a che costo? E fino a quando? Per soddisfare il fabbisogno della popolazione mondiale l'acquacoltura - il settore di produzioni animali che ha la più rapida crescita a livello globale - ha triplicato la sua produzione nell'ultimo ventennio, arrivando a 82 milioni di tonnellate nel 2018. La previsione è che nel 2030 il 62% del pesce destinato al consumo umano sarà di allevamento. Ecco perché ridurre il suo impatto sul pianeta è prioritario. "Senza le produzioni dell'acquacoltura - spiegano Giuliana Parisi, docente di acquacoltura all'Università degli Studi di Firenze, e Angela Trocino, docente di Seafood Sustainability e Production and Control all'Università degli Studi di Padova - non avremmo disponibilità adeguata di pesce per soddisfare la crescente richiesta di prodotti ad alto valore nutrizionale legata all'aumento della popolazione e all'incremento dei consumi pro-capite a livello mondiale. Non saremmo in grado di soddisfare le richieste di proteine di elevato valore biologico e di composti biofunzionali, quali acidi grassi a lunga catena della serie omega tre, presenti in quantità apprezzabili solo nei prodotti ittici. E ancora: la pressione di pesca per l'acquisizione delle risorse ittiche sarebbe maggiore a svantaggio dello stato delle risorse ittiche naturali e della biodiversità".

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In una recente inchiesta, il New York Times ha peraltro evidenziato i progressi dell'acquacoltura, riprendendo uno studio pubblicato da Nature, sintesi delle ricerche condotte nell'ultimo ventennio. Tra gli esiti, la considerazione che alcuni pesci d'allevamento - salmone e trota in primis - siano diventati prevalentemente vegetariani. Tra il 2000 e il 2017 a fronte della triplicazione della produzione di stock ittici di allevamento, la cattura di pesce selvatico utilizzato per produrre mangimi - attraverso farina di pesce e olio di pesce - è infatti diminuita. Con effetti positivi per la sostenibilità dell'acquacoltura. "Nel 2017 l'utilizzo di mangime in acquacoltura si è attestato sui 51,23 milioni di tonnellate, nel 2025 si prevede arrivi ai 73,15 milioni", spiega Roberto Cerri, biologo marino e dottorando dell'Università degli Studi di Udine, esperto in acquacoltura e nutrizione dei pesci. "Ma da una decina di anni si osserva una riduzione della percentuale di farina e di olio di pesce nelle diete destinate ai pesci carnivori, sostituite in gran parte da fonti vegetali, cereali e semi oleosi". La dieta del salmone d'allevamento, insomma, sta cambiando. Una evoluzione che mira alla sostenibilità, scongiurando un impoverimento degli stock ittici, ma è anche motivata da un risparmio economico. "Prima di ogni trionfalismo, è però necessario attendere", ammonisce Federico Calì, biologo marino del CNR-IRBIM di Ancona. "In natura le conseguenze legate a ogni singolo cambiamento vanno studiate solo a posteriori. Quel che è certo è che la sostenibilità del sistema


Agroalimentare ittico passa anche per una decrescita significativa dei consumi globali di pesce o da una migliore efficienza di sfruttamento delle popolazioni ittiche, che privilegi per esempio specie 'povere' o meno apprezzate rispetto ai più richiesti tonno, salmone e merluzzo". Per comprendere il significato della riduzione di farine e olio nelle diete di pesci carnivori è utile considerare quello che i ricercatori chiamano indice FIFO (fish-in/fish-out). "Potremmo definirlo come il quantitativo necessario, in chilogrammi, di pesce selvatico per produrre 1 kg di pesce", aggiunge Cerri. "Per quanto riguarda il salmone, il dato è calato dal 3,16 del 1997 and 1,87 del 2017. Oggi la comunità scientifica e le aziende mangimiste stanno valutando molti ingredienti sostenibili, in particolare derivanti dai più bassi livelli trofici, come le microalghe, e da proteine animali trasformate, tra cui le farine di insetto e gli scarti di macellazione avicola, la cui inclusione nelle diete è fortemente limitata dal prezzo, ancora troppo elevato". Ma è davvero così virtuosa l'industria legata all'acquacoltura? Non sembrano del tutto persuase le associazioni animaliste. L'ultima inchiesta sull'industria scozzese del salmone - diffusa in questi giorni da Compassion in World Farming, la maggiore organizzazione internazionale per il benessere degli animali da allevamento - rivela sofferenze diffuse su scala industriale, violazioni della legislazione sul benessere degli animali e tassi di mortalità importanti. In Scozia, terzo produttore mondiale di salmone atlantico d'allevamento, il 96% della produzione di salmone è gestita da cinque aziende. Gli studi dell'organizzazione, realizzati tra settembre e novembre 2020 su 22 allevamenti, hanno evidenziato "gravi infestazioni di pidocchi di mare e alti livelli di mortalità".

www.foglie.tv perché "confinare le specie carnivore in gabbie subacquee e impoverire i nostri oceani di pesce selvatico per nutrirle è pura follia". Annamaria Pisapia dirige la sezione italiana Compassion in World Farming. "Non siamo contro l'acquacoltura", dice "Crediamo che, per essere sostenibili, la pesca e l'acquacoltura debbano fornire cibo nutriente e occupazione alle persone in modo socialmente responsabile ed economicamente sostenibile. Poiché il benessere degli animali e l'ambiente sono componenti importanti, la pesca e l'acquacoltura sostenibili dovrebbero anche fornire una buona vita agli animali coinvolti". Ma l'acquacoltura non va demonizzata. "Già nel 2013 in Unione Europea sono state adottate le 'Linee guida strategiche per uno sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea, in corso di aggiornamento coerentemente con la Farm to Fork Strategy. - spiegano Parisi e Trocino - Il prodotto di allevamento ha il vantaggio di essere sempre tracciabile, contribuisce a ridurre la pressione di pesca e le diete sono sempre più indirizzate su prodotti vegetali e sottoprodotti avicoli e dell'industria della pesca, anche in un'ottica di economia circolare. Prospettiva interessante è l'uso di fonti alternative, quali gli insetti, autorizzati dall'UE, che rappresentano un alimento naturale delle specie ittiche. E ancora: le fasi pre-macellazione e macellazione in allevamento sono gestite per ridurre la sofferenza degli animali anche perché esiste una correlazione con la qualità del prodotto e, nello specifico, con l'evoluzione della freschezza. Lo stress sofferto dagli animali durante l'allevamento e al momento della macellazione determina una più rapida evoluzione dei processi biochimici post-mortem e un più rapido deterioramento del prodotto".

"Abbiamo trovato pesci stipati in spoglie gabbie sottomarine, dove questi migratori naturali non hanno altro da fare che nuotare senza meta in condizioni anguste fino all'età di 2 anni", denunciaSophie Peutrill, responsabile della campagna globale di Compassion in World Farming per il benessere dei pesci. "Le immagini mostrano la presenza di salmoni con deformità e malattie, occhi mancanti e grandi pezzi di carne e pelle mangiati parassiti". Di qui la richiesta di una moratoria sull'espansione dell'industria del salmone scozzese

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Agroalimentare

15 Aprile 2021

SISTEMI INNOVATIVI PER L’ESTRAZIONE DI OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA INNOVAZIONE, RICERCA E SVILUPPO NELL’AMBITO AGROALIMENTARE

Steel Tech, azienda operante da oltre 50 anni nel campo della lavorazione dell’acciaio inox per il settore enologico, agroalimentare e industriale, nell’ambito del progetto “Innoleolat” ha sviluppato, in collaborazione con Emitech srl, Engreen srl, Frantoio Petrizzelli e l’Università di Bari, un nuovo sistema di estrazione di olio. La nuova modalità di estrazione dell’olio si basa su un sistema che associa uno scambiatore termico, sempre più ottimizzato e dai vantaggi già ampiamente apprezzati negli ultimi anni, a un sistema a microonde che consente un riscaldamento dielettrico uniforme. L’innovativo impianto durante il processo di estrazione permette rispetto ai metodi più tradizionali: - un controllo del riscaldamento più veloce e sicuro - una considerevole riduzione del processo di estrazione - un aumento della resa - la possibilità di lavorare a temperature superiori a quelle convenzionali - l’applicabilità anche per le produzioni biologiche e riduzione dell’impatto ambientale del processo - una riduzione dei costi operativi del processo Inoltre il sistema consente portate elevate anche ai frantoi che non possono avere grandi spazi a disposizione. La Puglia, con il 60% della produzione italiana di olio extravergine d’oliva, con i suoi oltre mille

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frantoi attivi, con le sue 21 cultivar tra cui spicca la coratina, tra le migliori d’Italia per il suo elevato apporto di polifenoli e per il suo gusto intenso, ha rappresentato sicuramente lo scenario più adatto per lo sviluppo, il testing e la messa in opera del nuovo impianto e tutte pugliesi sono le aziende che hanno contribuito alla sua realizzazione. Steel Tech srl con sede proprio a Corato, titolare del progetto, si è avvalsa della collaborazione di Emitec srl, altra azienda coratina che è stata consulente per la progettazione e lo sviluppo del sistema a microonde combinato, la Engreen srl di Altamura che è stata coordinatrice del progetto e consulente per le attività degli studi preliminari, l’Università di Bari che ha svolto le attività di testing del processo e analisi organolettiche dell’olio e un frantoio di Corato che ha permesso il primo test del prototipo, integrato nel suo impianto base, durante la prima campagna olearia nel 2019-2020 e proseguita con ottimi risultati in quella 2020-21: non solo un’ottima resa ma soprattutto grandi risultati organolettici. Grazie all'utilizzo dell’innovativo sistema, il tempo di impasto è stato ridotto di circa il 50% senza compromettere l'estrazione dell'olio e portando vantaggi per la qualità dell'olio. Ha infatti permesso di avere un’elevata concentrazione di polifenoli, un più alto tasso di acido oleico migliorando sensibilmente le proprietà salutari oltre le note sensoriali alla base di una inconfondibile fragranza.



Agricoltura

NASCE SLOW OFANTO BOLLETTINO MULTIMEDIALE SUL TERRITORIO OFANTINO

Già prima della comparsa del covid19 si ragionava su come contribuire per favorire nel nostro territorio stili di vita e di viaggio slow, intesi non solo come buoni, puliti e giusti, in accordo col movimento Slow Food, ma anche in piena sintonia col pensiero di Alex Langer, con la sua proposta di una radicale conversione ecologica fondata sul rovesciamento del motto olimpionico Citius, Altius, Fortius (più veloce, più in alto, più forte) in Lentius, Profundius, Soavius (più lento, più profondo, più lieve). Si ragionava sulla necessità di cooperare invece che competere, di fare comunità, condividendo esperienze, problemi, risorse, conoscenze. E, con l'avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) finalizzata all’elaborazione degli strumenti di attuazione del Parco Naturale Regionale Fiume Ofanto, si focalizzava sulle opportunità offerte dal patrimonio naturale e culturale legato al territorio ofantino.

15 Aprile 2021 Un anno di pandemia ci consegna un'emergenza diventata cronica che si somma a una crisi già in atto, sociale, economica e ambientale. In una parola: culturale. Gli enormi effetti su ogni aspetto della nostra società e della nostra vita hanno dimostrato ancora una volta il valore dei soggetti che, giorno dopo giorno, praticano la solidarietà, risultando indispensabili nel garantire prima di tutto sicurezza affettiva, nel proteggere le persone che si sentono perse e vuote, le più fragili. È questo il paradigma culturale da diffondere e praticare, al centro vi troviamo persone, ecosistema e relazioni, anziché profitto e individualismo; qualità, autenticità e diversità, anziché quantità, consumo e omologazione. Dinamiche inclusive e in divenire che cercano nei territori e per le comunità le risposte non solo alla disoccupazione e allo spopolamento ma anche alle depressioni, alle ansie e alle paure che disturbano il nostro benessere. Se ci guardiamo attorno non possiamo non renderci conto che il nostro territorio è rappresentato dall'Ofanto, fiume che attende da troppo tempo di tornare al centro della nostra comunità e di farci esclamare nuovamente “nui sime ofantine!”. Slow Ofanto si propone di analizzare i sistemi sociali, culturali, ambientali ed economici, per poi riprogettarli e renderli più forti, sani, inclusivi e sostenibili, forieri di buone pratiche a favore delle generazioni presenti e future, con particolare attenzione al sociale e terzo settore. Progettualità in comune e in divenire, che necessita di alleanze e collaborazioni, di un impegno comune, a più voci e a più a mani. La conoscenza è elemento imprescindibile per supportare responsabilità e impegno. Per questo l’associazione Slow Life & Travel cura e promuove #slowOfanto, un bollettino multimediale finalizzato a diffondere informazioni, storie e protagonisti del territorio ofantino. Una realtà, quella di #slowOfanto, che ha tra le sue caratteristiche, quella di evitare, nei limiti del possibile, le cosiddette <fake news> e diffondere, attraverso la condivisione del link, informazioni riguardanti l’intero bacino del fiume. Un contesto in cui trasparenza e correttezza hanno la priorità in quanto l'obiettivo è la circolazione dei fatti, dei progetti, delle proposte, delle idee. L’invito è a seguire i social network (facebook e instagram) di Slow Ofanto e di scriverci (slowofanto@gmail.com) per raccontarci sogni e bisogni e offrirci conoscenze e competenze al fine di concretizzare progetti e valorizzare il patrimonio naturale e culturale dell’Ofanto.

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