AMMAZZARE LE DONNE E' FACILE / incipit

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GIUSEPPINA PIERAGOSTINI

AMMAZZARE LE DONNE È FACILE

la ballata dell’uomo triste postfazione di NADIO DELAI

Fefè Editore


Pure da morta su di te crescono malepiante. Una carnosa infiorescenza rosso fuoco ti fuoriesce dalle orbite e dalla bocca, un lichene grigiastro copre metà del cranio e, proprio sotto il mento, freme una bianca piuma sfrangiata, forse un’alga palustre. Anche da morta resti recalcitrante. Non potevi marcire semplicemente, oppure farti divorare del tutto dalle bestie selvatiche, o ricoprire dai rovi, da un’erbetta palustre, o da una viola selvatica come te. Quando ti ho visto per la prima volta in quella discoteca, prima ancora di notare il colore degli occhi e dei capelli, la misura di seno, ho notato che eri un tipo sdegnoso. Mi chiamo Viola, dicesti, viola sdegnosa, pensai. 9

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Violetta selvaggia che nasce per suo conto e se ne resta nascosta, ignara d’ingelosire con lo spreco di profumo e di bellezza. Avevi il broncio alla bocca come non volessi essere disturbata nei tuoi sogni adolescenti - sfrenati cavalli al galoppo, deserti color ocra, cieli gremiti di stelle - dove non era ancora appostato un uomo. Solo gli occhi chiari leggermente socchiusi a individuare la bestia che era in me. Avresti dovuto spalancarli i tuoi occhioni turchini, se veramente volevi vedere! Tu, come tutte, non volevi vedere, volevi che fossi l’artefice e l’interprete delle tue illusioni bambine. A quei tempi, quelle come te le stanavo di proposito: scontrose, superbe, quasi forastiche. Dio quanto mi piacevano! Mi piaceva soprattutto storcerle piano, piano, finché sottomesse, confuse, m’imploravano. Poi ho smesso, era troppo facile piegarle. Penetrare quel giardino segreto, farne scempio e diventarne re, questa era la sfida che mi solleticavi. Nelle conquiste di tutti i tempi, l’atto di forza iniziale ha il suo naturale proseguimento nel modificare apparenza, lingua, dei, costumi, nomi. Viola non mi piaceva, era un nome vacuo, pericoloso, soprattutto, non l’avevo dettato io; cominciai Ammazzare le donne

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a chiamarti Rosa, rosa che per esistere ha urgenza dello sguardo dell’altro, lo cerca, lo provoca con il colore ostentato, la forma inebriante. Rosa arrossata dal sangue di Venere alla frenetica ricerca di Adone. Tu ridevi, pensavi fosse un gioco inventato per te; io non ero la tua balia, neanche un compagno di giochi, io ero il castigatore. Dopo che ti avevo rinominato, quando dovevi presentarti, ti confondevi e non sapevi più quale fosse il tuo nome, finché - con mia soddisfazione - accettasti di essere Rosa per tutti. Da viva non hai voluto rassegnarti mai, da morta, resisti alle intemperie. Persino i tuoi resti sono riluttanti a marcire come dovrebbero. In fondo cosa hai da rimproverarmi sennonché non fossi esattamente come mi avevi immaginato? Mi aveva già partorito mia madre, ed era sufficiente. Sono venuto a verificare che stessi ancora al posto tuo: né scampata per sempre agli occhi miei, né troppo evidente agli occhi degli altri. Ti ho deposto qui perché nessuno che non fossi io potesse trovarti. Venendo devo aver sbagliato qualche biforcazione e, disorientato, ho preso a vagare alla cieca in 11

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questo labirinto di querce e acquitrini; a un certo punto mi è parso di riconoscere il posto, ma che tu fossi sprofondata, perduta per sempre. Ha preso a battermi il cuore come se avesse cominciato a funzionare in quel momento; per la prima volta da quando ero nato. Mi si è annebbiato lo sguardo e il fiato si è fatto corto come in bicicletta, mentre compio l’ultimo sforzo. Correvo di qua e di là, ti giravo attorno e non ti vedevo; quando finalmente ho riconosciuto le orbite vuote, i denti ghignanti, ho riso di sollievo. Eri, sei, ancora qui, sul tuo altare di terra e muschi. Mi riempie di soddisfazione poterti trovare quando voglio, proprio lì dove mi aspetto, dove nessun altro potrebbe cercarti. Se tu fossi al cimitero, dentro una tomba con il tuo nome sopra, i manifesti funebri ormai scolorati dalla pioggia e dal vento, saresti la morta di tutti ed io non verrei da te. Così non sei veramente morta - scomparsa dicono, non possono dire altro finché non ti trovano - potresti tornare in qualsiasi momento te ne venisse il ghiribizzo. E io ti posso parlare come se fossi ancora viva, come molti fanno ancora finta di credere, come io sono autorizzato a credere. Solo con te posso gloriarmi di me, di quello che è Ammazzare le donne

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