All'Archimede: Carlo Ponti, n. 3 e 4 anno 2014

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trimestrale n. 3 e 4 / 2014

Associazione Culturale Archivio Carlo Montanaro Direttore responsabile Carlo Montanaro registrato presso il Tribunale di Venezia al n. 2/2014 il 18/01/2014 ISSN 2421-5791

Carlo Ponti


Insegna per “carta da involto” acquaforte 260 x 214 mm Fabrica di Biasio Burlini Ochialer sopra la fondamenta dell’Osmarin a san Provolo in Venezia all’Archimede.


Indice Visionando... Carlo Ponti: Premiata Fabbrica di Ottica di Elena Roncaglia Illustrazioni storiche dei principali monumenti... Riproduzione delle Illustrazioni storiche del 1855 Carlo Ponti: la storia e la fotografia di Grazia Fumo Due “Ricordi di Venezia” Associazione Carlo Montanaro

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Visionando...

Uno svizzero che si trasferisce a Venezia, dopo aver fatto un apprendistato specialistico a Parigi, durante la dominazione austriaca. E che utilizza le sue conoscenze per fare da battistrada nell’invenzione visionaria per eccellenza, la fotografia. Attorniandosi di neofiti dalla più diversa formazione, compresa quella più attinente come ispirazione, la pittura. Carlo Ponti è lo svizzero nato a Sagno, canton Ticino, tra il 1821 e il 1824. A Parigi si è formato come ottico lavorando con il “celebre” Robert - Alglaè Cauchoix. Trasferitosi a Venezia non solo fabbrica e vende strumenti legati all’ottica ma inizia prima a costruire obiettivi fotografici e poi a gestirne il prodotto. Attorniandosi di pionieri curiosi (che

presto diventeranno concorrenti) come Antonio Perini e Carlo Naya. Ma anche come Domenico Bresolin che, vinta la cattedra di paesaggio all’Accademia di Belle Arti, nel 1859 gli cede i suoi materiali. Ponti fotografa e fa fotografare ma, soprattutto, intuisce l’indotto che la fotografia può sviluppare nella conoscenza. E se produce anche in funzione della vendita di souvenir della città serenissima, eccolo a costruire un tramite, un opuscolo povero con la descrizione dello svilupparsi architettonico di Venezia, che trova corrispondenza puntuale sull’identificazione di immagini atte a documentarla. Tutto questo in mezzo a fiere del modernismo, esposizioni nazionali ed internazionali, frequentate

per far conoscere e ad evidenziare la sua attività e consentire alla “ditta” di fregiarsi di menzioni e medaglie, fino a diventare, nel 1866, uno dei fotografi ufficiali di Sua Maestà Vittorio Emanuele II. La Biblioteca Nazionale Marciana, grazie al suo Direttore Maurizio Messina, dopo il Catalogo dell’ “ochialer” Biagio Burlini ci consente ora di riprodurre anche ILLUSTRAZIONI STORICHE DELLA CITTÀ DI VENEZIA di Carlo Ponti del 1855. Un testo raro e curioso. Antesignano anche di un modo non eccessivamente accademico di fare storia. In questo ricco (e quindi doppio, il 3/4 2014) numero di ALL’ARCHIMEDE questa prima importante fase dell’attività di Carlo Ponti a Venezia descritta da Elena Roncaglia studiosa della scuola dell’Università di Padova. Mentre Grazia Fumo, responsabile dell’Archivio Fotografico della Soprintendenza Belle arti e paesaggio per Venezia e laguna, nonché storico dell’arte e collezionista, entra nel merito del testo, confrontandolo con due serie fotografiche rilegate di grande formato (RICORDO DI VENEZIA) di epoche poco distanti una dall’altra. Ma la curiosità e l’ingegno di Ponti vanno oltre la pura fotografia. Mantenendo l’attenzione stabile su Venezia (in realtà la sua attività sconfina alla grande verso Roma) si dovrebbe parlare di formati minori (Formato Gabinetto e Carte de Visite) con soggetti diversi, di Stereoscopie, ma, soprattutto, di Aletoscopio e Megaletoscopio, macchine per la visione derivate dal settecentesco “pantascopio” o, venezianamente, mondo novo. Con i brevetti aggirati grazie al passaggio amministrativo all’Unità d’Italia (il Megaletoscopio Naya) o rielaborati dai Concorrenti (il Cosmorama di Antonio Perini). Con il gioco della visione che muta con il passaggio “dal giorno alla notte”. Tutto questo ed altro ancora nel nuovo numero (1/2 2015) di ALL’ARCHIMEDE in redazione. Carlo Montanaro


ALL’ARCHIMEDE

Anno I n. 3 e 4 giugno-dicembre 2014

REDAZIONE Direttore: Carlo Montanaro Direttore editoriale: Alberto Prandi Comitato di redazione: Luisa Pagnacco Giovanni Montanaro Si ringraziano: Grazia Fumo Alessandro Mander Maurizio Messina direttore della Biblioteca Nazionale Marciana Elena Roncaglia Roberto Vascellari

TABULA GRATULATORIA Accademia di Belle Arti di Venezia presidente Luigino Rossi direttore Carlo Di Raco Daniela Adamo Michele Alassio Luigi Alberotanza Chiara Augliera Lisa Balasso Loredana Balboni Pasinetti Francesco Barasciutti Antonella Barina Etta Lisa Basaldella Camillo Bassotto Guido, Davide Beggio Adolfo Bernardello Marie Brandolini con Beatrice Rosemberg Bruno Bozzetto Tinto Brass Gian Piero Brunetta

Sandro Busetto Daniele Capra Gabriella Cardazzo Paolo, Angelica Cardazzo Rosa Cardona Laura Carlotta Gottlob Piero Casarin con Marina Bassotto Casarin Clarenza Catullo Guido Cecere Centro tedesco di Studi Veneziani Paolo Cherchi Usai Cineteca del Friuli (Piera Patat con Livio Jacob) Cineteca Italiana (Matteo Pavesi, Luisa Comencini) Gabriele Coassin Piero Costa Roberto Crovato Gianni Da Campo Denis, Giovanna De Cet con Pietro Scapin Maria Teresa De Gregorio Elisabetta Di Sopra Pino Donaggio Claudio Emmer Gianpaolo, Fiorenzo Fallani Center for the Arts Ermanno Tito Ferretti Giorgio Foppa con Maya Paolo Garlato Gibba Paolo Gioli Igor Imhoff Franco Jesurun con Giuliana Mario Lanfranchi Eric Lange Marie-Hèlène Lehérissey Méliès Sandro Manoni Alessandro Marin Beatrice Martin Starewicz Mestiere Cinema Laura Minici Zotti Angelo Montanaro Carlo Naccari con Giorgia Margherita Naim Marilena Nardi Ferruccio Nordio

Roberta Novielli con il nonno Francesco Genovese Pierluigi Olivi Paolo Ongaro Pier Maria Pasinetti Flavia Paulon Vittorio Pavan & Archivio Cameraphoto Paola Perugino Paolo Pigozzo Antonio Pintus con Ilaria Roberta Reeder Riccardo Redi Enrico Ricciardi David Robinson Rotary Club Venezia Mario Ruspoli Antonello Satta Gilberto Scarpa Sara Scarpa David Shepard Angelo Schwarz Orlando Sinibaldi con Carla Giovanni Soccol Duilio Stigher Roberto Vascellari Angelo Tabaro Piero Tortolina Manuel Vecchina Claudio Vinale Norman Witty Maurizio Zennaro Philippe Zimmermann Sara Zucchi Valerio Zurlini Stagisti Luca Antoniazzi Assunta Di Martino Paola Granello E a tutti coloro che hanno sostenuto l’Archivio Carlo Montanaro e contribuiscono all’attività espositiva e di studio della Fabbrica del Vedere


Carlo Ponti Premiata Fabbrica di Ottica

Quando si parla della Venezia del tardo Ottocento, l’immagine comune è quella di un mondo arroccato al proprio passato che, dopo i secoli luminosi dell’espansione commerciale e del rafforzamento di una fama mondiale, ha perso ogni velleità di supremazia, sia culturale che economica. Venezia in effetti è ormai una città periferica, lontana dalle rotte internazionali, esclusa, per motivi storico e geografici, dalle trasformazioni così visibili nelle grandi città europee. Eppure, la storia minore e poco conosciuta della città riserva incontri come quello con Carlo Ponti. Ponti è il rappresentante ideale di un paio di generazioni, racchiuse all’incirca tra il 1855 e i primissimi anni del Novecento, di veneziani originari e di

adozione, che da stampatori e pittori si sono reinventati fotografi, da rivenditori di stampe si sono trasformati in commercianti di fotografie, da artigiani hanno imparato a fare gli imprenditori. Questi rappresentanti della nuova economia locale hanno saputo adattare la propria professionalità e il proprio mestiere alle esigenze di un mercato appena nato, cogliendo le richieste di una nuova clientela, fatta perlopiù di stranieri di passaggio in città, in bilico tra il turismo di consumo e il viaggio culturale. Fotografi e commercianti di fotografie non si sono però solo adeguati ad un nuovo gusto ma l’hanno anche formato ed educato, diffondendo immagini ad un pubblico sempre più ampio. Nei casi di maggior talento, sono stati in grado di interpretare e narrare, attraverso la selezione delle immagini e le scelte stilistiche, il passaggio epocale tra vecchio mondo e quello nuovo: un mondo nel quale Venezia ha perso definitivamente la propria autonomia e nel quale ha rinunciato al proprio aristocratico isolamento, rendendosi accessibile a fiumi di visitatori attraverso il ponte ferroviario. Questi veneziani, originari e acquisiti, dotati di nozioni chimiche

e meccaniche e allo stesso tempo di una buona educazione culturale e artistica, hanno dato vita ad una vera e propria industria e ad un nuovo settore commerciale: la produzione e vendita di fotografie, principalmente vedute e soggetti d’arte. Ponti può esserne definito uno dei rappresentanti più importanti e discussi. Ottico, fotografo, inventore, imprenditore, sulla scena fin dalla nascita del fenomeno fotografico a Venezia - quando le tecniche all’albumina e ai sali d’argento sostituiscono i dagherrotipi - ha contribuito a formare nella sua bottega altri giovani fotografi che hanno aperto poi, a loro volta, studi e negozi, ampliando a macchia d’olio un’attività redditizia e cambiando non solo l’economia ma anche la storia dell’immagine di Venezia. Nato a Sagno, nel Canton Ticino, tra il 1821 e il 18241, giunge a Venezia intorno agli anni '50 del secolo2 dopo un periodo di 5 anni di lavoro presso l’ottico parigino Robert-Aglaè Cauchoix3, da cui apprende e mette in pratica le nozioni tecniche che porterà con sé anche nella sua nuova avventura veneziana. Dopo essersi dedicato alla costruzione o alla semplice rivendita di “strumenti astronomici, marini, geodetici e fisici”4 si specializza in “obiettivi per la fotografia”, che commercia in un piccolo negozio, forse già quello in Riva degli Schiavoni, n. 41785. Parallelamente, comincia a produrre, assieme al suo staff, immagini fotografiche che conquisteranno massivamente il mercato veneziano. Si tratta di “prove fotografiche di monumenti e vedute dal vero e riunite in collezioni; riproduzioni in fotografia di dipinti originali, scolture, disegni, incisioni di maestri, bronzi, rami, antichità esistenti nei musei, gallerie

1 Prandi Alberto, “Ponti Carlo”, in AA.VV., Fotografia italiana dell’Ottocento, Milano, Electa, 1979, p. 173. 2 Italo Zannier ha datato la presenza di Ponti a Venezia in Riva degli Schiavoni già nel 1847, sulla base di un manoscritto di Giovanni Forlani relativo alla dagherrotipia e appunto datato “Pesaro 1847” (Zannier, “Alle origine della fotografia in Italia”, in Id (a cura di), Segni di luce I. Alle origini della fotografia in Italia, Ravenna, Longo, 1991, p. 36. 3 Prandi, “Ponti Carlo”, cit., p. 173. 4 Ibidem. 5 Citato nella Nuova guida commerciale della città di Venezia 1857, Venezia, Tipografia Municipale di Gaetano Longo, 1857, p. 202.


pubbliche e private [...]”6. Queste immagini sono vendute al pubblico in album denominati Ricordo di Venezia, confezionati in vari formati e prezzi e diffusi soprattutto a partire dagli anni Sessanta.7 Quelli di Ponti, tra gli esempi più antichi oggi conservati, contengono al massimo venti vedute, realizzate, senza diritto di firma e paternità, da più operatori alle dipendenze dello stabilimento, tra i quali Antonio Fortunato Perini e Carlo Naya, che si metteranno presto in proprio fondando casate altrettanto celebri. Ogni immagine era corredata da didascalie con rapide nozioni artistiche, affinchè l’aspetto emozionale del ricordo, si accompagnasse ad un arricchimento culturale. Nel corso delle prime sperimentazioni, quando l’impiego dell’arte fotografica rispondeva solo alle intuizioni e alle necessità del singolo, personalità di rilievo come John Ruskin l’indirizzavano ad essere uno strumento di raccolta di dati e

di analisi nel campo delle scienze e della storia dell’arte. Questo spirito e l’impronta dell’alta cultura non si perdono nemmeno quando la fotografia diventa un’attività proto-industriale. Gli stessi stabilimenti fotografici veneziani adottano questa missione e, accanto alle serie vendutissime di paesaggi - dai quali nasceranno le cartolinericordo - producono ampi repertori di riproduzioni fotografiche d’arte, dettagliati con la meticolosità di uno storico d’arte esperto. Nei cataloghi che le ditte distribuiscono per presentare il proprio inventario al pubblico, mano a mano che passano gli anni e i repertori si allargano, il mero elenco dei soggetti viene integrato da una breve spiegazione storicoartistica, spesso in più lingue, quasi sempre il francese e l’inglese, ma anche in tedesco.8 Alcune

ditte scelgono addirittura di stampare cataloghi simili a manuali di storia dell’arte, completi di testi piuttosto ampi di analisi critica9. Ma chi si avvicina di più a creare un antecedente dei libri illustrati di fine secolo e dei cataloghi d’arte, è proprio Carlo Ponti, già agli albori dell’epoca della fotografia al collodio. Nel 1855, Ponti realizza infatti un libretto intitolato Cenni sulla storia fotografata dell’architettura di Venezia nel quale riporta le didascalie, definite «illustrazioni storico-estetiche», a supporto di 160 vedute fotografiche della città. La collezione è completata da un breve compendio di storia dell’architettura generale e veneziana10. L’album è premiato all’Esposizione Internazionale di Parigi – allora, forse più di ora, occasione per mostrare al grande pubblico le avanguardie delle scienze e dell’arte – a cui Ponti partecipa con l’allievo Perini. In seguito Ponti sembra perdere interesse per la divulgazione fotografica dell’arte veneziana. Nel 1864 fa stampare due cataloghi dedicati esclusivamente a fotografie di “autori classici”11, un altro sull’arte veneziana e lombarda12 e infine, nel 1870, uno piuttosto curioso sulle opere

6 Sormani Moretti Luigi, La Provincia di Venezia, monografia statistica – economica – amministrativa, raccolta e coordinata dal conte Luigi Sormani Moretti regio prefetto, Venezia, Antonelli, 1880-1881, p. 44. 7 Zannier, L’occhio della fotografia. Protagonisti, tecniche e stili dell’ “invenzione maravigliosa”, Roma, Carrocci, 2007 (I ed. 1988), p. 147. 8 E’ ad esempio il caso dello stabilimento di Carlo Naya: già nel primo catalogo del 1864, titola la sezione principale delle vedute «Fotografie di Venezia ciascuna con leggenda storica in quattro lingue» (Catalogo generale delle fotografie di Carlo Naya in Venezia, Stabilimento Fotografico Campo San Maurizio n. 2758; Negozio per la vendita Riva Schiavoni n. 4206, Venezia, Naratovich, 1864). 9 Un esempio interessante è un catalogo della ditta Bertoja, suddiviso per stili architettonici (Catalogo descrittivo delle fotografie artistiche, Stabilimento di Pietro Bertoja in Venezia,Stabilimento S. Sebastiano 2542, Negozio S. Marco 69, Venezia, Tip. Tondelli, 1882). 10 Citato per la prima volta da Paolo Costantini in “L’immagine di Venezia nella fotografia dell’Ottocento” in Zannier-Id., Venezia nella fotografia dell’Ottocento, Venezia, Arsenale-Böhm, 1986, p. 38.


di Guglielmo Kaulbach esposte a Berlino13, ma non produce null’altro che assomigli all’impresa del 1855. I suoi interessi, infatti, vanno altrove o, meglio, tornano alla sua prima vera passione: l’idea, nata a Parigi, di mettere la meccanica al servizio della visione e di adattare la fotografia alla lunga tradizione degli spettacoli ottici. La città si sta riempiendo di studi fotografici: Ponti, con gli anni, arriverà tuttavia ad assicurarsi una delle vetrine più prestigiose della città, al numero 52 sotto le Procuratie Nuove mentre lo spazio in Riva degli Schiavoni diverrà un “Negozio di ottica e di altri oggetti ad uso Fotografia”14. Nel frattempo, decide però di lasciare la direzione della vendita delle fotografie al fratello Giuseppe15 per dedicarsi con più libertà ai suoi studi di ottica. Nel 1854 si era già aggiudicato una medaglia d’argento all’Esposizione Industriale Veneta per la strumentazione fotografica presentata. In seguito, nel 1862, si aggiudica con il megaletoscopio addirittura la Grande Medaglia all’Esposizione Internazionale di Londra. La macchina è una versione perfezionata del primo modello, l’aletoscopio, presentato l’anno precedente all’Istituto Veneto di

Lettere Scienze e Arti. L’invenzione viene brevettata poi anche in Austria, Francia e Inghilterra. Quello dei brevetti, fu una preoccupazione di Ponti per tutto il resto della sua carriera. Ponti si sentiva probabilmente minacciato dalla concorrenza sempre più forte e dall’idea che qualcuno potesse copiare, elaborare e rivendeve le invenzioni da lui ideate. La principale minaccia proveniva dagli ex allievi, che avevano collaborato, in maggiore o minore misura, alla creazione di quegli stessi macchinari e che poi dirottavano le competenze acquisite nella produzione in proprio. Intentò una causa contro Carlo Naya, reo di aver venduto l’aletoscopio senza autorizzazione16, ma nulla potè quando, con la scadenza del brevetto nel 1866, forse a causa della confusione derivata dall’annessione al Regno17, Naya iniziò a commercializzare l’ “aletoscopio” ma aggiungendo l’aggettivo “nuovo”. Ancora nel 1872 Naya sente la necessità di stampare la garanzia della superiorità del proprio aletoscopio sugli altri fabbricati a Venezia18, a testimonianza di una concorrenza molto forte e forse vissuta con particolare ostilità dai due contendenti19. Nel frattempo Ponti idea e costruisce il

grafoscopio e altri strumenti simili all’aletoscopio come il pontioscopio o il dioramascopio: luce diretta per creare un effetto notturno in trasparenza oppure riflessa, da appositi specchi posti ai lati della fotografia, per un effetto diurno20. In una delle sue richieste di esclusiva della produzione di un ulteriore strumento, l’anferoscopio, Ponti ci restituisce una descrizione della sua attività di quegli anni: scrive che il suo è un «atto inteso a tutelare un’industria che merita realmente una distinzione per essere il solo che qui costruisca gli svariati moderni istrumenti ottici senz’aver bisogno di ricorrere all’estero per averne le parti essenziali, e che quindi alimenti in paese codesta industria […].» 21 Sottolineare l’autonomia dai produttori esteri e citare consapevolmente la presenza di un’industria che cresce, dicono molto sul carattere pugnace e sulla lungimirante di Carlo Ponti.

11 Catalogo di fotografie di quadri di autori classici presso Carlo Ponti ottico in Venezia, Venezia, Prem. Tip. Di P. Naratovich, 1864 e Catalogo di fotografie dei quadri di autori classici del formato della carta di visita presso Carlo Ponti ottico in Venezia, Venezia, Prem. Stabil. Di P. Naratovich, 1864. 12 Catalogo di fotografie delle principali vedute e monumenti della Venezia e Lombardia munite ciascheduna di leggenda storica del formato di centimetri 38 p. 28 presso Carlo Ponti ottico in Venezia, Venezia, Prem. Stab. Tip. Di P. Naratovich, 1864. 13 Illustrazione delle fotografie dei sei gran quadri di Guglielmo Kaulbach nel nuovo Museo a Berlino pubblicate da Carlo Ponti, Venezia, Prem. Stab. Tipografico di P. Naratovich, 1870. 14 Nuova guida commerciale di Venezia per l’anno 1867, Venezia, Tipografia Municipale di Gaetano Longo, 1867, p. 77. 15 Prandi, “Ponti Carlo”, p. 173 16 Zannier, “Fotografia a Venezia nell’Ottocento”, in Id.-Costantini, Venezia nella fotografia dell’Ottocento, cit., p. 22


Dopo quarant’anni di attività e di contenziosi per affermare l’originalità del proprio ingegno, l’ottico Carlo Ponti muore cieco a Venezia il 16 novembre 189322. L’immagine che ci rimane di lui, è quella di uno studioso dedito all’innovazione che, pur limitato dai metodi artigianali della sua ricerca, non rinuncia ad immaginare circuiti internazionali per le proprie idee, dimenticando ogni provincialismo, forse anteponendo la propria inventiva alle concrete opportunità commerciali. La sua storia, insieme a quella degli altri fotografi veneziani della seconda metà dell’Ottocento, racconta di decenni tutt’altro che dimessi, nei quali scienza, arte, tecnica e spettacolo si sono incrociati e contaminati, segnando un’altra tappa fondamentale della secolare storia dell’immagine di Venezia. Elena Roncaglia

Nelle prime fotografie le due sedi veneziane di Carlo Ponti, la prima a San Zaccaria e la seconda in piazza San Marco con, in esposizione, i vari formati fotografici e il Megaletoscopio. Seguono una “vue d’optique” piuttosto anomala in quanto pitturata, risalente alla prima dominazione austriaca quando ancora non esisteva la fotografia. Che, invece, è ben presente nella successiva tavola satirica con un fotografo in azione sul molo e un militare austriaco che si intromette per bloccare lo “scatto”- il fotografo: Santi numi! Ritiratevi allora! - l’Austria: Non è necessario farla vedere, anzi. A nascondere la sconfitta austriaca con la prussia, che avrebbe presto portato all’annessione di Venezia all’Italia. (Vignetta di Alfred Henri Darjou per ACTUALITES (1866?). Un grande grazie a P.R.) Nelle altre immagini (tratte da stereoscopie, due siglate C.P., Carlo Ponti) l’interno del Teatro la Fenice riprodotto - com’era in uso per i luoghi al chiuso impossibili da rischiarare - da un’incisione, e poi le truppe austriache in piazza San Marco negli anni dell’insediamento di Ponti nella città Serenissima.

17 Prandi, “Ponti Carlo”, p. 173. 18 “Description de l’alethoscope” in Catalogue Général des photographies editées par M.r C. Naya photographe de S.S.M. Le Roi Victor Emanuel II, Venise, place S. Marc N.es 77 e 78 bis, Atélier, Campo S. Maurizio n, 2758, Venise, Imprimerie de M. Visentini, 1872, pagine introduttive s. n. . 19 C’era stato infatti un precedente, il celebre processo per «contraffazione di fotografie» ( Leopoldo Bizio, Processo per contraffazione di fotografie, Venezia, Tip. C. Naya, 1882). Il processo, conclusosi nel 1882, vede Naya accusare i principali stabilimenti della città (Ponti, Perini, Salviati e Coen) di vendere le sue fotografie spacciandole per proprie. La frode viene smascherata perché nelle immagini deposte agli atti viene riscontrato l’intervento del ritoccatore di Naya. 20 Scomazzon Mita, “La storia della fotografia attraverso gli «Atti» dell’Istituto Veneto di scienze, Lettere ed Arti tra il 1840 e il 1880” in «Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», CLXV (2006-2007), Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, 2007, p. 113 21 Richiesta alla Camera di Commercio, alla Prefettura e al Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio (Richiesta del 18 marzo 1868, busta 410, titolo III, 2, I deposito della Camera di Commercio, Venezia, Archivio Storico di Stato). 22 Prandi, “Ponti Carlo”, p. 172.


Illustrazioni storiche dei principali monumenti di Venezia Cenni sulla storia fotografata dell’Architettura di Venezia Venezia: Tip. di Giuseppe Grimaldo, 1855 64 p. ; 22 cm In copertina: Vendibile presso il sig. Ponti ottico fabbricatore sulla Riva degli Schiavoni. Anno pubblicazione:1855 Autore secondario: Ponti, Carlo (18201893) Lingua: italiano Codice SBN VEA1085613 Altri titoli: Illustrazioni storico estetiche dei singoli monumenti compresi nella serie di Fotografie veneziane. La Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia identifica con i dati sopra riportati la pubblicazione che qui di seguito si pubblica in fac simile “su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Biblioteca nazionale Marciana. Divieto di riproduzione”. L’autorizzazione (rif. Prot. 368, cl.28.34.1.01/9, del 3 febbraio 2015) a firma del direttore Maurizio Messina è datata 5 febbraio 2015 e riporta il Prot. 409, cl. 28.123.15.01/9.

Nelle illustrazioni, una pubblicità da IL RINNOVAMENTO del febbraio 1878 dove, Ponti oltre ad indicare la sede della “premiata fabbrica” (S.Martino), descrive esclusivamente la sua abilità di costruttore di vetri per occhiali, non facendo nemmeno un cenno all’attività di fotografo. E gli unici tre oggetti firmati identificati, un binocolo (forse, suggerisce Roberto Vascellari, solo assemblato a Venezia), un paio d’occhiali per macchinista di locomotive (antifuligine) e una lentina d’ingrandimento.





































































Carlo Ponti La storia e la fotografia Un volumetto dalla veste grafica molto semplice, stampato dalla tipografia Grimaldo nel 1855, dal titolo Cenni sulla storia fotografata dell’Architettura di Venezia e, come si legge sul frontespizio della copertina dell’opuscolo, Illustrazioni storico estetiche dei principali monumenti di Venezia\ vendibile presso il sig. Ponti ottico fabbricatore sulla riva degli Schiavoni, si proponeva quale testo illustrativo della storia dell’architettura della città esemplificata attraverso le immagini fotografiche che si potevano vedere e acquistare nel negozio di Carlo Ponti, allora in Riva degli Schiavoni. Lo sconosciuto autore dei testi, che nulla vieta di considerare potesse essere stato lo stesso Ponti, raccoglie, numerandole, le descrizioni delle illustrazioni storico estetiche che contraddistinguevano le fotografie vendute da Ponti. Si intendeva, in tal modo, offrire a studiosi e amatori di Venezia, una piccola guida scritta con la rappresentazione esatta degli edifici più importanti della città. E non solo. Per rendere più esaustivo e pratico l’impiego di questo volume, le descrizioni vengono precedute da un breve capitolo con alcuni cenni sulla storia dell’architettura con particolare riferimento a quella di Venezia che descrivono, in maniera molto semplice, i diversi stili architettonici partendo da quello romano-cristiano a quello della decadenza, il barocco. Così, come si legge nella prefazione, attraverso le parole dell’autore, l’ottico venditore Carlo Ponti, che aveva certamente finanziato e promosso il volume, intendeva offrire al lettore\turista anche un valido strumento critico per la comprensione delle immagini inserite nel catalogo, una specie di storia fotografata della città, come viene definita già nel titolo. Nel volume sono descritti, brevemente, in sessantaquattro pagine, centosessanta luoghi e monumenti tra i più noti di Venezia, secondo un itinerario che, come nella maggior parte delle guide pubblicate sulla città lagunare a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento,

prende avvio da San Marco e dalla sua celebrata Piazza presente in oltre trenta soggetti. Vengono poi presi in esame, procedendo in maniera non sempre scontata, i luoghi ritenuti più significativi delle diverse zone di Venezia, Castello, Dorsoduro, San Marco, Cannaregio. Sono descritti, anche i palazzi che si affacciano sul Canal Grande e non mancano edifici importanti di San Polo e Santa Croce. Le isole sono ricordate in quattro brevi descrizioni:

tre riguardano Murano e San Donato, una Torcello con la basilica e Santa Fosca. I monumenti sono inseriti in una successione che a volte appare ovvia a noi perché consequenziale rispetto ai luoghi, talora è invece inspiegabile e senza un senso predeterminato o plausibile con architetture e sculture che si susseguono nel testo ma lontane invece tra loro, non solo fisicamente ma anche stilisticamente. E’ il caso, per esempio, della chiesa dei Miracoli a cui segue la basilica dei Frari, il ponte di Rivoalto e il palazzo Camerlenghi che precede l’Arsenale, mentre la porta di antica casa a Santa Margherita precede la riva di Ca’ Pesaro. L’itinerario storico - artistico di

questa guida - catalogo si conclude a San Marco, con le descrizioni di alcuni elementi scultorei particolari di Palazzo Ducale e della Loggetta del Campanile, riconducendo il lettore turista, nuovamente nel cuore della città. Il piccolo libretto, come è denominato nelle pagine della prefazione, viene pubblicato nel 1855, anno in cui Carlo Ponti presenta all’ Exposition Universelle des produits de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts di Parigi un album di fotografie su Venezia composto da tre volumi, per il quale, in quella sede, venne premiato con la medaglia di II classe per la qualità delle fotografie realizzate con l’ausilio delle suoi numerosi strumenti ottici di cui appunto Ponti era inventore, costruttore e venditore a Venezia. Questo libretto a stampa che si conserva nella Biblioteca Marciana e che si presenta completamente privo di immagini, poteva forse accompagnare l’album di fotografie di Parigi, vista anche la coincidenza delle date. Ma è solo un’ ipotesi. Certamente era utilizzato, oltre che venduto, nel negozio di Ponti in Riva degli Schiavoni proprio come un catalogo illustrato delle fotografie che si potevano acquistare secondo i gusti dei singoli viaggiatori e secondo le loro particolari esigenze dell’autore artistiche, o poteva anche essere solo consultato o acquisito come una piccola guida della città. Le fotografie scelte potevano essere comprate sciolte, montate su cartoncino, o inserite in un album composto in maniera più o meno personalizzata. Esemplificativi di questo modo di operare sono due album, inediti, usciti dal negozio di Carlo Ponti e contenenti le immagini descritte anche nel citato catalogo. Il primo, datato 1863, presenta una raffinata rilegatura con piatti in pelle marrone. Quello superiore è impreziosito da dodici elementi decorativi a sbalzo con evidenti tracce di doratura, benché molto deteriorata, congiunti tra loro da un motivo a fettuccia anch’esso in rilievo. Hanno forma ottagonale e un piccolo fiore


a quattro petali doppi all’interno. Molto più semplice il piatto inferiore in cui si rileva la presenza di soli quattro elementi, simili agli altri, a sbalzo lungo il bordo. Gli angoli, nel piatto superiore, sono protetti da elementi metallici. All’interno è una pagina con grande dedica a lettere dorate: A\EMANUELE CELESIA\ BARONE DI VEGLIASCO\ COLONNELLO D’ARTIGLIERIA\

PHOTOGRAPHIQUE\ de\Venise\ VENISE.\chez Charles Ponti opticien\ Riva degli Schiavoni 4180. Anche il dorso dell’album doveva presentare semplici fregi malgrado oggi siano quasi illeggibili per l’usura. Un fermaglio in metallo dorato decorato con piccola serratura di sicurezza serviva per chiudere i piatti dell’album dal lato esterno al dorso. L’album, che misura 420x400x40 mm,

far fronte alla necessità di adeguare il formato classico della fotografia e del suo supporto, così come si poteva trovare da Ponti, a quello della copertina di questo album, più piccola anche se più preziosa, rispetto ai fogli con le immagini. Per tale motivo alcune scritte, in prossimità dei bordi, risultano in parte tagliate e di conseguenza illeggibili e solo ipotizzabili. I bordi esterni delle tavole sono dorati

QUESTE MEMORIE DI VENEZIA\ OFFRE\IL CAPITANO GIUSEPPE FABRELLO\L’ Anno 1863. A questa segue un’altra pagina, litografata, con la pubblicità del negozio Ponti e con impresso, in basso e molto in piccolo, il nome del litografo, G. Draghi. Reca la dicitura Souvenir\

è composto di trentacinque tavole con albumine incollate su cartoncino avorio che riporta, sul retro, una scritta a mano, ad inchiostro, che identifica l’opera fotografata. Questi titoli rientrano tra le descrizioni presenti nel catalogo. In alcuni casi il cartone di supporto è stato tagliato per

e conferiscono all’opera, una nota di ulteriore preziosità. Le immagini scelte per comporre questo album iniziano con la tradizionale Panoramica di San Marco con gondola da San Giorgio, un avvio consueto a cui segue, invece, un’immagine insolita e romantica del


monumento Colleoni dove la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo fa da sfondo assieme ad una folcloristica visione di biancheria stesa ad asciugare al vento, proprio ai piedi del grande condottiero. Il soggetto Colleoni è presente ancora in una delle ultime pagine dell’album. In questo caso viene ripreso solo il condottiero a cavallo che occupa l’intera pagina. In basso a sinistra, sul basamento, si legge il numero della

il portale caratterizzato dall’aquila bicipite, la garitta austriaca e una scritta in tedesco su un edificio sullo sfondo. L’album si chiude, infine, con due dipinti di Tiziano della Basilica dei Frari, l’Assunta e la Pala Pesaro. In entrambi i casi, si tratta di riproduzioni da incisioni come si evince dall’evidente reticolo. Le immagini, tutte albumine, in buono stato di conservazione, misurano

lastra negativa (34). Dopo questa altre immagini di monumenti e luoghi famosi di Venezia che, nel loro susseguirsi, presuppongono sicuramente un intervento diretto del donatore che intendeva ricordare alla persona cui era dedicato l’album particolari della città che l’avevano colpito durante il suo soggiorno e che riteneva quindi significativi. Sono inserite immagini, non animate, della Basilica, di cui una con impalcature sul lato Nord della chiesa, di Palazzo Ducale e della Loggetta, citata anche attraverso una bella inquadratura ravvicinata delle porte.Vi sono, poi, vedute del Canal Grande e molti palazzi che vi si affacciano ripresi da punti di vista diversi, due chiese importanti, San Zaccaria e la Madonna dell’Orto. Tra i luoghi classici sono inseriti il Ponte di Rialto l’ingresso dell’Arsenale, con

340x260 mm, un formato simile a quelle, già note, uscite dalla bottega di Carlo Ponti. La seconda raccolta è un album rilegato con copertina in cartone telato di colore blu con al centro la scritta impressa a caratteri dorati RICORDO DI VENEZIA. All’interno è il frontespizio, stampato a litografia da G. Draghi, lo stesso che aveva realizzato il frontespizio del precedente album. Riporta una scritta di presentazione simile, ma non uguale: “Souvenir photographique de Venise, Charles Ponti Opticien et Photographe de S.M. Le Roi d’Italie à Venise”. In questo caso non è riportata alcuna data anche se alcuni dettagli, contenuti nelle fotografie, la basilica senza le impalcature, i lampioni in Piazza San Marco, le nuove garitte dell’Arsenale e lo stemma sabaudo sopra il portale, inducono a ipotizzare possa essere

stato composto piu tardi, intorno alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento Le pagine cartonate (355 x 440 mm), con passepartout prestampato ove sono incollate le albumine (250 x 336 mm), sono venti. In due casi, Mole pris des Jardins... e Canal Grande, Vue de l’Academie...c’è, nella parte posteriore del foglio, una breve descrizione litografata. La composizione, dopo l’immancabile veduta panoramica con gondola dall’isola di San Giorgio, prevede una scelta di immagini di alcuni dei luoghi più noti della città, scelta fatta in maniera molto generica e facile, lasciando quasi pensare che, in questo caso, l’acquirente abbia forse comprato qualcosa di già composto oppure abbia voluto ricordare la città solo attraverso i monumenti più celebrati che vengono ripresi quasi sempre con taglio orizzontale, taglio che sicuramente meglio si adattava alla forma dell’album. La selezione riguarda, principalmente, Piazza San Marco fotografata attraverso inquadrature spesso animate.Vi sono, inoltre, alcune vedute del Canal Grande, rappresentato da punti di vista diversi e molto accattivanti quali possono essere le vedute dall’alto, come la punta della Dogana vista dal campanile di San Marco e sullo sfondo il Canale della Giudecca con il ponte allestito per la festa del Redentore e alcuni dei soggetti immancabili negli album souvenir veneziani: il Ponte di Rialto, l’ingresso dell’Arsenale, il monumento Colleoni, Ca’ d’Oro e Ca’ Pesaro. Grazia Fumo


Il retro delle Carte de Visite, il più piccolo tra i formati fotografici ricavati dalle carte sensibilizzate all’albumina, risulta indispensabile, nella sistematica mancanza di dati, cronache o archivi, per identificare i luoghi dove il fotografo operava e/o premi e/o collaborazioni (il re d’Italia) atte a confermarne il prestigio. Elegante ed essenziale la grafica adottata da Ponti nei diversi retro litografici mai - ma è usuale - datati. Attraverso il retro delle Carte de Visite contiamo di ricostruire la mappatura degli studi in attività dall’avvento della fotografia alla prima guerra mondiale che ne chiude idealmente la fase pionieristica. Nelle altre tre immagini l’antiporta con la apposita dedica del“Ricordo di Venezia” del 1863 e il successivo frontespizio litografato in francese, seguito da quello del secondo album descritto, con la sola aggiunta dell’indicazione “de S.R. Le Roi d’Italie”. Viene qui di seguito proposta una selezione di immagini tratta dai due album descritti, iniziando dalle rispettive copertine. Sopra il “ricordo” del 1863 e sotto quello successivo. Non tenendo conto, come nelle pubblicazioni originarie, di orizzontalità o verticalità. Obbligando il lettore a variare l’assetto della pubblicazione. Come accade peraltro nelle coeve “macchine della visione”, Aletoscopio e Megaletoscopio, che potevano ingegnosamente ruotare sul loro asse passando dall’orizzontale al verticale. Lo analizzeremo nel prossimo numero de ALL’ARCHIMEDE.












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FOTO E ILLUSTRAZIONI copertine Archivio Carlo Montanaro p. 2 Archivio Carlo Montanaro p. 5 Archivio Alessandro Mander p. 6, 7, 8 Archivio Carlo Montanaro p. 9 Archivio Carlo Montanaro, foto Roberto Vascellari p. 77, 78, Archivio Alessandro Mander e Archvio Carlo Montanaro p. 79 Archivio Grazia Fumo p. 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90 sopra Archivio Grazia Fumo, sotto Archivio Carlo Montanaro



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