Nord Caucaso: la pax cecena che copre i traffici criminali

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Erica Balduzzi

Scenari Internazionali della criminalità organizzata Dipartimento Scienze Politiche e Sociali – Università degli Studi di Milano

NORD CAUCASO: LA PAX CECENA CHE COPRE I TRAFFICI CRIMINALI Apparentemente pacificata, la Cecenia di oggi è un tassello fondamentale negli snodi criminali e terroristici che uniscono il Medio Oriente e l’Europa, tra droga, armi e corruzione

Area caucasica (CS Monitor)

Dell’”inferno ceceno” descritto da Anna Politkovskaja nella sua intensa attività di giornalista di frontiera, oggi rimane ben poco. La Grozny devastata ha lasciato il posto ad una città ricostruita: il frutto di cemento e acciaio delle fiumane di soldi che, pompate dalle casse del Cremlino, vanno a ripulire – almeno in apparenza – la facciata della turbolenta regione nord caucasica, negli ultimi vent’anni teatro di due guerre sanguinose e di sogni d’indipendenza mai del tutto sopiti. Oggi la zona è elevata dal governo russo a “modello”, specialmente dinanzi alle altre repubbliche dal Caucaso 1


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settentrionale come Daghestan e Inguscezia, sempre più radicalizzate

in chiave

religiosa islamica e sempre più instabili. Quella in Cecenia è una tranquillità comprata a caro prezzo, che affonda le sue radici precarie in un terreno fatto di corruzione, zone grigie e collusioni tra criminalità organizzata locale e transnazionale, terrorismo e politica. Nel giro di pochi anni – al primo conflitto ceceno del ’94-’96 ha fatto seguito una seconda guerra, conclusasi ufficialmente nel 2002, ma le operazioni antiterrorismo da parte delle forze armate russe si sono protratte fino alla primavera 2009, quando il governo di Mosca ha dichiarato la regione “normalizzata” – gli scenari lunari e le macerie di quella che era stata definita una “moderna Stalingrado” hanno infatti ceduto il passo a grattacieli, ristoranti di lusso, alberghi a cinque stelle, marciapiedi puliti e alla moschea più grande d’Europa. L’aeroporto di Grozny è stato elevato al rango di scalo internazionale e collega giornalmente la capitale cecena con Mosca. Il tutto è dominato dall’onnipresente figura del presidente filorusso Ramzan Kadyrov, che «ha stabilizzato la repubblica omettendo la democrazia»1 e ha costruito un sistema a cavallo tra il culto della personalità in chiave staliniana e il vassallaggio alla Russia di Putin, con buona pace dei sogni separatisti, spostatisi sulle montagne al confine con Daghestan, Inguscezia e Georgia e che hanno acquisito connotazioni progressivamente sempre più religiose e islamiste, legato al salafismo e al wahabismo. Un sistema fragile, che si nutre di contraddizioni e che si configura come un caso «paradigmatico per evidenziare i rapporti fra organizzazioni criminali e quelle terroristiche»2.

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La Cecenia di Vladimir Putin, tra pace e tangenti. L’Espresso, 9 maggio 2014. Articolo di Lucia Sgueglia. http://espresso.repubblica.it/internazionale/2014/05/27/news/la-cecenia-di-vladimir-putin-trapace-e-tangenti-1.167199 2 Cecenia: le guerre, i crimini, i criminali e i traffici. Stampo Antimafioso, 16 gennaio 2015, articolo di Samuele Motta. http://www.stampoantimafioso.it/2015/01/16/cecenia-criminalita/

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IL PREZZO DELLA PAX CECENA, TRA SUSSIDI DI MOSCA, ECONOMIA LOCALE INESISTENTE E CORRUZIONE PERVASIVA

La situazione attuale in Cecenia è il frutto di una precisa volontà di tenere la zona pacificata con la forza (e con i soldi): vent’anni di guerre hanno spinto analisti e giornalisti a definire il paese “il pantano ceceno” ed oggi il pantano è stato bonificato. In apparenza. In realtà, sono i sussidi del Cremlino a tenere in piedi la martoriata repubblica caucasica: secondo alcuni dati, pur contraddittori, «oltre il 90 per cento del budget della Repubblica viene da Mosca: 1,3 miliardi di euro annui. Il governo doveva ridurli, invece ha deciso di elargire entro il 2025 altri 80 miliardi di dollari al Nord Caucaso»3. Altre fonti parlano di un conto finale che per la sola Cecenia «dovrebbe oscillare tra gli 8 e i 12 miliardi di euro l’anno cui vanno aggiunti centinaia di milioni ottenuti pompando petrolio di contrabbando o con la “tassa per la pace” ottenuta dalle comunità cecene all’estero»4. Già nel 2002 era stato approvato un programma federale russo che mirasse alla ripresa economica e sociale del Paese, ma sul fiume di denaro che la federazione russa stanzia per mantenere la calma in Cecenia non ci sono chiarezza o stime esatte. Nonostante secondo gli analisti russi la maggior parte di questi fondi finisca in tasche ignote e nonostante l’insofferenza sempre più diffusa nella federazione russa verso i flussi di soldi diretti verso il Caucaso, i fondi vengono ritenuti un tassello fondamentale del precario equilibrio instauratosi in Cecenia con l’ascesa al potere di Ramzan Kadyrov, grazie al quale la repubblica nord caucasica ha ottenuto i margini di autonomia che alla vigilia della prima guerra del ’94 non avrebbe potuto sperare e la Russia ha ottenuto in cambio un vassallo che reprima ogni forma di dissenso anti-russo e combatta gli estremisti islamici ceceni al posto di Mosca, secondo la politica della “cecenizzazione” adottata a partire dal 2001.

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La Cecenia di Vladimir Putin, tra pace e tangenti. L’Espresso, 9 maggio 2014. Articolo di Lucia Sgueglia. http://espresso.repubblica.it/internazionale/2014/05/27/news/la-cecenia-di-vladimir-putin-trapace-e-tangenti-1.167199 4 Grattacieli e ristoranti di lusso. Cecenia, la dittatura tirata a lucido. Corriere della Sera, 9 giugno 2010. Articolo di Andrea Nicastro. http://www.corriere.it/esteri/10_giugno_09/nicastro-grattacielicecenia_55122e3a-738b-11df-8fbb-00144f02aabe.shtml

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L’unico dato certo è che l’economia locale in Cecenia è ancora pressoché inesistente: ad essere ampiamente agevolati sono invece gli investimenti esteri, per i quali nel 2006 è stata approvata una normativa “Sugli investimenti e le garanzie agli investitori nella Repubblica di Cecenia”. L’obiettivo? Attrarre verso il paese più capitale5. Tra i settori maggiormente incentivati ci sono l’edilizia, l’energia (nel paese sono presenti numerosi depositi di petrolio e gas naturale, passano diversi oleodotti strategici e vi è un alto potenziale per quanto concerne l’energia idroelettrica) e il turismo, in particolare quello invernale, sulla scia delle olimpiadi invernali di Sochi 2014. Sulle montagne sono nati progetti di stazioni sciistiche e di resort lussuosi, alberghi e chalet finanziati da oligarchi ceceni legati alla Federazione Russa. Eppure, sottolineano le organizzazioni internazionali per i diritti umani, ben poco di questi movimenti finanziari ha inciso positivamente sulla vita quotidiana dei ceceni: «Mentre la vita continua ad essere difficile per la maggior parte delle persone e le statistiche ufficiali parlano di una disoccupazione maschile al 50% sul totale della popolazione (e probabilmente è più alta), pochi ceceni hanno costruito qualcosa e acquisito stili di vita cosmopoliti»6, e come ha evidenziato la direttrice di Civil Assistance (organizzazione con base a Mosca e che assiste i rifugiati interni) Svetlana Gannushkina, «C’è un’estrema ricchezza, che permette celebrazioni dal costo di milioni di dollari e che convive con l’estrema povertà della maggioranza».7 A costruire i nuovi grattacieli di Grozny sono infatti ditte turche, coreane o cinesi. Le catene dei ristoranti sono italiane. Industrie locali quasi non ne esistono e gli unici lavori disponibili sono nelle strutture pubbliche e nella sicurezza: gli stipendi di poliziotti, insegnanti, medici, funzionari pubblici, nonché infrastrutture ed energia sono totalmente a carico di Mosca. Nel 2010, una relazione della Corte dei Conti russa sulle irregolarità dell’uso dei mezzi di bilancio nel Nord aveva evidenziato come «oltre 18 miliardi di rubli, cioè circa il 10% del volume complessivo del denaro stanziato, sono stati spesi in maniera irregolare. Il finanziamento complessivo del Nord Caucaso,

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Cfr. Caucaso: Abkhazia e Cecenia, nuove frontiere per l’industria italiana? East Journal, 1 novembre 2013. Articolo di Emanuele Cassano. http://www.eastjournal.net/caucaso-abkhazia-e-cecenia-nuovefrontiere-per-lindustria-italiana/34964 6 War-ravaged Chechnya shows a stunning rebirth . But at what price?, CS Monitor, 21 marzo 2012. Articolo di Fred Weir. http://www.csmonitor.com/World/Europe/2012/0321/War-ravaged-Chechnya-shows-a-stunningrebirth-but-at-what-price 7 Ibidem

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secondo i dati del ministero delle finanze nel 2011 è stato valutato in 167,8 miliardi di rubli»8. La Cecenia pacificata è una terra per oligarchi, nella quale l’unico modo per ottenere qualcosa è saper oliare i meccanismi giusti. La corruzione ha acquisito un carattere endemico che rende sempre più mobile e liquida la zona di scambio tra flussi finanziari, attività illecite e organizzazioni criminali. «”Bisogna pagare per un posto e metà stipendio va ai superiori”, lamentano al mercato. Solo nel 2012, la Corte dei Conti russa ha scoperto un buco di 252 milioni di dollari in malversazioni nel bilancio ceceno»9. Niente di nuovo sotto il sole: già nel 2010, per un reportage del Corriere della Sera sulla patina scintillante della Cecenia post-bellica, Andrea Nicastro aveva intervistato

Dokku

Itsloyey,

responsabile

dell’ufficio

ceceno

di

Memorial

(organizzazione per i diritti umani russa nelle cui fila operava anche Natalia Esterimova, amica ed erede spirituale di Anna Politkovskaja e uccisa a Grozny nel luglio 2009) sulla situazione reale della repubblica: «La Cecenia – spiegava Dokku Itsoyey10 - vive di arbitrio e corruzione. Se il presidente è di buon umore, ferma la sua colonna di auto, scende e distribuisce rotoli da mille dollari. Il suo compleanno, quello della madre, della moglie e della prima figlia sono feste nazionali. In quei giorni la strada per Zentori, il villaggio dove è nato e dove si è costruito uno zoo privato con leoni e tigri, è intasata di questuanti. Arrivati alla sbarra che chiude il paese ricevono buste piene di denaro. Non possono essere soldi personali perché Kadyrov dichiara un reddito di 130mila euro l’anno. Ma neppure dello Stato perché sarebbe illegale distribuirli così senza criterio». Il fenomeno corruttivo riguarda nella repubblica nord caucasica qualunque aspetto della vita quotidiana, dalla scuola alla sanità, dai passaporti alle ripetizioni per i bambini. «Per il rilascio del passaporto […] la tangente è indispensabile: 300 dollari o 250 euro in aggiunta alla tassa di 2500 rubli. Secondo una donna che ha fatto il passaporto di recente, la scrivania del funzionario in questione aveva cassetti distinti per le varie tangenti: uno per i dollari, uno per gli euro e uno per i rubli. Per contare meglio. Senza

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Caucaso del Nord, dove si riciclano i soldi dei terroristi. Narcomafie, 20 febbraio 2012. Articolo di Giovanni Bensi. http://www.narcomafie.it/2012/02/20/caucaso-del-nord-dove-si-riciclano-i-soldi-deiterroristi/ 9 Vedi nota 3 10 Grattacieli e ristoranti di lusso. Cecenia, la dittatura tirata a lucido. Corriere della Sera, 9 giugno 2010. Articolo di Andrea Nicastro. http://www.corriere.it/esteri/10_giugno_09/nicastro-grattacielicecenia_55122e3a-738b-11df-8fbb-00144f02aabe.shtml

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alcun imbarazzo, quando lei gli ha consegnato i soldi, l'impiegato ha aggiunto i 250 euro appena ricevuti alla pila di banconote in euro che teneva ordinatamente assieme con un elastico»11. Non solo. La zona del Caucaso settentrionale occupa il primo posto tra le regioni russe per quanto riguarda il riciclaggio di denaro sporco. Nel dicembre 2011, il rappresentante politico del presidente russo Dmitrij Medvedev nella Circoscrizione federale Nord-Caucasica, Aleksandr Khloponin, aveva spiegato che ingenti quantità di denaro vengono riciclate tramite il sistema bancario e compagnie di comodo, sottolineando l’incapacità russa di «far sì che la corrente di denaro diretta al finanziamento della criminalità e del terrorismo cessi in modo definitivo. Inoltre non siamo riusciti a spezzare la compenetrazione fra la criminalità e il potere»12.

FORMAZIONI PARAMILITARI, GRUPPI CRIMINALI E RAPPORTI DI POTERE NELLA CECENIA ATTUALE

«Per Grozny circolano auto senza targa, dai vetri neri, piene di armati con le maschere sul volto. Sono squadre speciali “anti terrorismo”, di fatto i padroni della vita di chiunque. In ogni momento possono fermarsi e rapire chi vogliono nella più assoluta impunità. I giudici nominati da Mosca rifiutano di avviare le indagini, i poliziotti comuni non accettano la denuncia e minacciano chi insiste a lamentarsi. È il terrore che quasi più nessuno è rimasto a raccontare»13. La Cecenia attuale indossa i panni di una dittatura di stampo staliniano degli anni Trenta: apparentemente pacificata, è tacitamente sottoposta ad un regime autoritario che trova nella “lotta al terrorismo” la giustificazione dei suoi metodi e delle sue violazioni dei diritti umani, e al tempo stesso lascia ampio margine al rafforzarsi di 11

Cecenia, a scuola di corruzione. Osservatorio Balcani e Caucaso, 25 gennaio 2012. Articolo di Majnat Kurbanova. http://www.balcanicaucaso.org/aree/Cecenia/Cecenia-a-scuola-di-corruzione-110568 12 Caucaso del Nord, dove si riciclano i soldi dei terroristi. Narcomafie, 20 febbraio 2012. Articolo di Giovanni Bensi. http://www.narcomafie.it/2012/02/20/caucaso-del-nord-dove-si-riciclano-i-soldi-deiterroristi/ 13 Grattacieli e ristoranti di lusso. Cecenia, la dittatura tirata a lucido. Corriere della Sera, 9 giugno 2010. Articolo di Andrea Nicastro. http://www.corriere.it/esteri/10_giugno_09/nicastro-grattacielicecenia_55122e3a-738b-11df-8fbb-00144f02aabe.shtml

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meccanismi di violenza e di ibridi conglomerati paramilitari, riconducibili sia alle formazioni jihadiste nelle aree periferiche e montuose della regione (al confine con Daghestan, Inguscezia e Georgia) che alla criminalità organizzata presente sul territorio, in un mix nel quale si fondono elementi nazionalistici e separatisti, interessi economici, traffici illeciti e tensioni etnico-religiose radicate.

Ramzan Kadyrov e i kadyroviti Ramzan Kadyrov è succeduto al padre Akhmat – ucciso in un attentato nel 2004 - come presidente della Cecenia nel 2007, dopo una lotta con il presidente Alu Alkhanov che fu sconfitto dalla “nomina” diretta di Kadyrov figlio da parte del presidente russo Vladimir Putin. Ritenuto il vassallo in terra cecena del presidente russo, Kadyrov ha ottenuto che il Cremlino non si intrometta negli affari della repubblica nord caucasica, affiancando la Russia nella lotta al terrorismo islamico e portando avanti al contempo un’azione di “islamizzazione” della regione: l’ultimo esempio è la marcia anti Charlie Hebdo promossa nella capitale dallo stesso Kadyrov a seguito degli attentati di Parigi, quando un milione di ceceni sono scesi in piazza14 per protestare contro le vignette satiriche, ma di certo non è l’unico. L’islamizzazione intende offrire alla Cecenia un fattore di riconoscimento collettivo di natura etnicoreligiosa, tentando di evitare tuttavia le derive fondamentaliste che minacciano i confini e la pace interna, vera moneta di scambio tra la turbolenta repubblica e la Russia. In realtà, il potere di Ramzan Kadyrov sulla Cecenia è pressoché assoluto e non particolarmente trasparente. Durante il primo conflitto ceceno tra la repubblica nord caucasica e la Russia (1994-96), Ramzan Kadyrov guidava un’unità di combattenti ribelli contro gli stessi russi, tra le fila dell’esercito del presidente indipendentista Dudaev. Fu sono durante la seconda guerra cecena (1999-2002) che il clan Kadyrov e la milizia ad esso fedele divenne un alleato di Mosca nella guerra contro i separatisti: «Una militanza che nel corso del conflitto assunse le fisionomie di una vera e

propria “dirty war” per conto del Cremlino, in cambio del via libera di quest’ultimo alla scalata al potere dei Kadyrov in Cecenia. I fedeli soldati di questa milizia – 14

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/cecenia-grozny-islam-charlie-hebdo-aecf7994-aaae-40f09d61-25c99c924eb3.html

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soprannominati, con grande fastidio del suo leader, “kadyroviti” – sono accusati di aver torturato, rapito e assassinato chiunque abbia ostacolato il progetto del Cremlino di riportare ordine nella tormentata Repubblica»15. I kadyroviti (o Kadyrovtsy) sono ora confluiti in due diversi battaglioni paramilitari, ufficialmente inquadrati dal Cremlino come “unità antiterrorismo” (il Battaglione Sever e il Battaglione Jug) e assegnati alla “guerra sporca” contro i separatisti, che fino a quel momento era stata effettuata dalle truppe della federazione russa. Di fatto queste milizie sfuggono a qualunque controllo o giudizio da parte dei tribunali federali e hanno instaurato in Cecenia un regime di terrore, nel quale sono accusate da diverse organizzazioni per i diritti umani internazionali (come Human Rights Watch, Memorial o Amnesty International) di stupri, sequestri di civili a scopi estorsivi, saccheggi, tortura. Inoltre, è stato sollevato il sospetto che queste milizie “fabbrichino colpevoli” allo scopo di continuare a ottenere da Mosca i fondi per la lotta al terrorismo: «L’avvocato ha esaminato gli ultimi cento processi a terroristi islamici o indipendentisti. “Si ripete sempre lo stesso copione: il ragazzo va in montagna ad addestrarsi con la guerriglia per due-tre settimane, poi gli dicono di tornarsene a casa e attendere ordini. Dopo un mesetto scatta un’operazione speciale nella quale il neoterrorista viene sequestrato, torturato o ucciso. Ora, siccome i campi descritti sono sempre gli stessi tre (Vedenò, Arshti e Roshni-Chiu) perché la polizia non va a prendere gli addestratori? La mia risposta è che quelli non sono veri guerriglieri, ma agenti che fabbricano colpevoli per ricevere i soldi di Mosca della guerra al terrorismo”»16.

15

Gli omicidi Politkovskaja, Estemirova e Nemcov e la pista cecena. Le mosse avventate di Ramzan Kadyrov. Cronache Internazionali, 31 marzo 2015. Articolo di Francesco Roberto. http://www.cronacheinternazionali.com/gli-omicidi-politkovskaja-estemirova-e-nemtsov-e-la-pistacecena-le-mosse-avventate-di-ramzan-kadyrov-8790 16 Grattacieli e ristoranti di lusso. Cecenia, la dittatura tirata a lucido. Corriere della Sera, 9 giugno 2010. Articolo di Andrea Nicastro. http://www.corriere.it/esteri/10_giugno_09/nicastro-grattacielicecenia_55122e3a-738b-11df-8fbb-00144f02aabe.shtml

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Indipendenza, guerre cecene e traffici criminali È importante sottolineare che è stato lo sfaldamento dell’Urss a disinnescare quelle forze tenute sotto pressione da due secoli di sottomissione forzata della Cecenia all’impero zarista prima e all’Unione Sovietica poi, dando il via all’affermazione delle organizzazioni criminali e dei traffici sui quali negli anni successivi si costruiranno i rapporti di potere e di forza sul territorio ceceno. Popolo fiero e caratterizzato da un intenso sentimento etnico-patriottico, i ceceni hanno sempre manifestato infatti una forte resistenza alla pressione degli stati circostanti, resistenza dovuta anche alla tenacia dei legami tradizionali tribali che ancora oggi influiscono sulla concezione del potere. La confusione seguita alla disintegrazione dell’Urss ha portato alla conquista del potere delle forze anti-russe cecene guidate dal generale Dzokhar Dudaev, che nel 1993 dichiara l’indipendenza della “Repubblica Cecena di Ichkeria”. All’indipendenza ha fatto seguito un decreto emanato dallo stesso Dudaev, dichiarante come «prive di valore e inapplicabili sul territorio ceceno quelle sentenze di condanna pronunciate dalle Corti dei Paesi che internazionalmente non avevano riconosciuto la Cecenia indipendente»17. Questo combinato con le incertezze economiche, gli scontri tra varie fazione e l’embargo imposto dalla Russia nei confronti della neonata repubblica - ha permesso il confluire in Cecenia di terroristi e criminali anche dall’estero, nonché lo sviluppo di veri e propri mercati neri paralleli gestiti da gruppi criminali: la repubblica divenne così un importante centro per il traffico di armi e droga e permette il rafforzamento della mafia cecena, la “Obshina”, nata sul finire degli anni Ottanta ma che solo a cavallo tra la prima e la seconda guerra cecena riesce ad infiltrarsi nei redditizi business fiorenti proprio in quegli anni18. All’inizio degli anni Novanta si inizia ad assistere anche al fenomeno dell’arrivo in Cecenia di centinaia di mujhaeddin, dopo che la massima autorità religiosa 17

Cecenia: le guerre, i crimini, i criminali e i traffici. Stampo Antimafioso, 16 gennaio 2015, articolo di Samuele Motta. http://www.stampoantimafioso.it/2015/01/16/cecenia-criminalita/ 18 Cfr. Il popolo ribelle che neanche Stalin riuscì a domare. Corriere della Sera, 27 ottobre 2002, articolo di Sergio Romano. http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/27/popolo_ribelle_che_neanche_Stalin_co_0_021027382.sh tml

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musulmana del paese, il Gran Muftì (Akhmad Kadyrov) aveva aderito alla causa separatista e lanciato un appello alla Jihad contro i russi; tuttavia, all’inizio della seconda guerra cecena, Kadyrov padre abbandonò il fronte indipendentista giustificando la scelta con l’eccessiva presenza di aderenti alle dottrine fondamentalisti wahabite e la trasformazione del nazionalismo ceceno in una guerra di religione. La “chiamata alle armi” jihadista e la presenza massiva di fondamentalisti islamici all’interno della resistenza cecena hanno di fatto giustificato la seconda guerra come una lotta senza quartiere da parte della Russia contro il terrorismo islamico nella regione, e contribuito a creare una situazione farraginosa i cui effetti si vedono anche oggi, con le commistioni riconosciute tra la criminalità organizzata cecena e l’avanzata dell’ideologia dello Stato Islamico nel Caucaso russo e con la catalizzazione della lotta da parte delle formazioni islamiste.

Obshina, la mafia cecena L’instabilità della regione, la trasformazione della repressione russa in una guerra civile e successivamente in un pantano in cui ad operare sono formazioni minoritarie di lealisti e gruppi paramilitari di “signori della guerra” – specialmente nelle aree periferiche – e delle “squadre della morte” rendono particolarmente agevoli (e articolati) i movimenti delle organizzazioni criminali: «Secondo Stephen Handleman, autore di uno studio sulla nuova criminalità russa apparso a Londra nel 1994, la droga e le armi erano il principale “giro d' affari” a Mosca, dove “i ceceni sono proprietari di cinquecento appartamenti, di circa 140 businesses e di una mezza dozzina di alberghi. Benché nessuno abbia potuto dimostrare l' esistenza di un legame fra tali organizzazioni e il governo di Groznyj vi è ragione di pensare che corra tra loro un rapporto di reciproca dipendenza”»19. La Obshina, come le altre organizzazioni criminali nate dalla disgregazione dell’ex Unione Sovietica, ha una storia relativamente recente: affonda infatti le radici

19

Il popolo ribelle che neanche Stalin riuscì a domare. Corriere della Sera, 27 ottobre 2002, articolo di Sergio Romano. http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/27/popolo_ribelle_che_neanche_Stalin_co_0_021027382.sh tml

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nel movimento sovversivo che uno studente ceceno dell’Università Statale di Mosca, Choz-Ahmed Nouchaev, ma fu solo nel 1987 che gli esponenti del crimine ceceno si unirono in una struttura più efficiente e inglobarono diverse altre formazioni criminali di Mosca, rendendosi così capaci in pochi anni di ampliare la propria rete di influenza non solo sulla Russia, sulle Repubbliche caucasiche e sull’Europa orientale, ma anche sull’America Latina (specialmente per quanto riguarda il traffico di droga). Attualmente, la mafia cecena è considerata una delle più forti strutture di crimine organizzato di matrice etnica dell’ex area sovietica. I suoi traffici spaziano dalla droga alle armi, dalle estorsioni al riciclaggio, dal petrolio al contrabbando, dal mercato nero all’edilizia e la sua struttura gerarchica la rende particolarmente affidabile sia per quanto concerne i rapporti con le autorità sul territorio sia per quanto riguarda la rete di protezione delle rotte e delle merci illegali: «con solidi legami (e finanziatori) in patria, in virtù di motivazioni sovversive antirusse, oggi alla politica preferisce l’economia: infiltrata nel business globale, arriva a cedere il proprio “marchio” a organizzazioni criminali minori. In cambio, ogni volta, di una fetta dell’illecita torta. […] È invece in Bulgaria che […] i servizi di sicurezza hanno sgominato un’importante organizzazione mafiosa cecena, dedita sin dalla fine degli anni ‘90, insieme a gruppi criminali locali, a racket, estorsione, contrabbando di sigarette, riciclaggio di denaro sporco e traffico d’armi. Ossia a quelle attività illegali che, insieme al furto e al contrabbando di auto, al traffico di droga e agli omicidi su commissione, costituiscono il tipico campo d’azione della criminalità cecena in Russia e all’estero».20 In particolare, la mafia cecena è considerata il gruppo criminale maggiormente coinvolto nel narcotraffico per quanto riguarda le rotte dell’Asia Centrale, il Caucaso e in generale l’intera area russa21, lungo quella che è stata definita “Rotta Balcanica” e che collega l’Afghanistan con le altre rotte dell’oppio, dell’hashis e della morfina che portano la droga o nella federazione Russa o verso l’Europa Occidentale. Gli studi dell’ultimo decennio hanno evidenziato come l’instabilità della regione caucasica e la conseguente carenza di carenza di controlli e di cooperazione internazionale nell’area 20

Una mafia in franchising. Narcomafie, 10 febbraio 2009 Involvement of Russian organized crime syndicates, criminal elements in the Russian Military, and regional terrorist groups in narcotics trafficking in Central Asia, the Caucasus and Chechnya. Glenn E. Curtis, Report Prepared by the Federal Research Division, Library of Congress under an Interagency Agreement with the United States Government, October 2002 21

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abbiano reso la zona particolarmente strategica per questo tipo di traffici, così come per quello delle armi, provenienti per lo più dallo smantellamento degli arsenali dei paesi ex sovietici a seguito della caduta dell’Urss e della porosità e malleabilità dei nuovi confini. Non solo. La posizione strategica della Cecenia circa gli oleodotti e i bacini petroliferi della zona ha portato a supporre che sia stato proprio il petrolio la fonte primaria del capitale dell’organizzazione criminale cecena, nonché una fonte di “sostentamento” e arricchimento anche per i gruppi militari russi e per la polizia: «il controllo dell’indotto illecito intorno al petrolio attualmente costituisce una fonte di arricchimento molto importante anche per i militari russi, la polizia cecena filorussa e gli uomini d’affari ceceni che dispongono di una buona rete di relazioni. L’affare del petrolio è redditizio persino a livello locale. I numerosi pozzi e le piccole raffinerie artigianali – detti “samovar” e costruiti e sfruttati illegalmente nei villaggi già dalla fine del primo conflitto – sono spesso oggetto del racket (consistente nell’autorizzazione a usarli e nella protezione in cambio di benefici) da parte sia dei militari dei vari schieramenti sia dei gruppi criminali»22. La sovrapposizione tra i fenomeni insurrezionali e le vie dei traffici illeciti, e la correlazione di finanziamento-protezione che si viene a creare in una simile situazione, dà la misura di quanto sia saldamente intrecciato il rapporto tra criminalità organizzata, gruppi terroristici e apparato paramilitare sul territorio ceceno.

La Cecenia e il terrorismo islamico C’è anche un altro flusso di denaro che fa sentire il suo peso nell’attuale Cecenia, e che unisce i Paesi arabi alla piccola repubblica nord caucasica dove la radicalizzazione

wahabita

delle

frange

insurrezionaliste

ha

conferito

all’indipendentismo laico ceceno delle origini un carattere decisamente più religioso: sono i finanziamenti che i Paesi arabi – principalmente i Paesi del Golfo – forniscono più o meno direttamente alle istituzioni islamiche sul territorio, in una zona dove, come

22

Cecenia: le guerre, i crimini, i criminali e i traffici. Stampo Antimafioso, 16 gennaio 2015, articolo di Samuele Motta. http://www.stampoantimafioso.it/2015/01/16/cecenia-criminalita/

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s’è visto, la povertà è estremamente diffusa insieme al malcontento e al senso di precarietà di una popolazione allo stremo. E mentre Kadyrov porta avanti un’opera di islamizzazione volta a rassicurare le specificità etnico-religiose del popolo ceceno e a contenere nel contempo le derive fondamentaliste – ormai le «nominalmente istituzioni secolari sono ampiamente islamizzate. Le scuole pubbliche hanno professori che insegnano l’Islam. Ogni amministrazione distrettuale ha un qadi, o giudice islamico, che di fatto detiene il potere nella zona. I tribunali religiosi funzionano al posto di quelli pubblici. […] Durante la sua “campagna per la virtù”, Kadyrov ha apertamente dichiarato che l donna è una proprietà dell’uomo e ha difeso il delitto d’onore»23 - la regione è divenuta un punto strategico di interesse per lo Stato Islamico. A testimoniarlo sono i numeri dei “foreign fighters” che dalla Cecenia hanno raggiunto le fila dell’Is in Siria e Iraq: «I comandanti ceceni che combattono in Siria sono diventati una specie di simbolo del revival di una èlite militare cecena capace di minacciare la Russia. La maggioranza dei ceceni in Cecenia e altrove non approva le idee e le azioni dei ceceni che comabattono in Siria; tuttavia, sono contenti delle loro vittorie. Molti ceceni guardano alla generazione dei nuovi combattenti in Siria come un rimpiazzo della generazione precedente di soldati che hanno combattuto e sono stati uccisi in Cecenia nelle guerre con la Russia negli anni Novanta e all’alba del XXI secolo»24. Secondo le ultime analisi, tra le fila dello Stato Islamico vi sono circa 12 mila persone provenienti da paesi differenti, e di esse tra le 500 e le 2000 dovrebbero essere russe, prevalentemente dal Caucaso settentrionale e dalla regione del Volga25. Come sottolinea Sergej Markendonov sul primo numero di Limes del 2015, tuttavia, «è difficile affermare che i governi e i regimi arabi sostengano il radicalismo e le operazioni estremiste nel Caucaso settentrionale. È fondamentale distinguere quando si tratta di politica ufficiale o invece di differenti reti islamiche che operano parallelamente

23

Chechnya and Charlie Hebdo. The New York Times, 22 gennaio 2015. Articolo di Michael Khodarkovsky. http://www.nytimes.com/2015/01/23/opinion/chechnya-and-charlie-hebdo.html?_r=1 24 Allure of Islamic State’s Media Machine Attracts New Generation of Chechen Recruits. The Jamestown Foundation, 17 aprile 2015. Articolo di Mairbek Vatchagaev. http://www.jamestown.org/programs/nc/single/?tx_ttnews[tt_news]=43808&tx_ttnews[backPid]=790&no _cache=1 25 L’ombra dello Stato Islamico sul Caucaso del Nord, Limes, n°1/2015. Articolo di Sergej Markendonov

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agli stati, con la connivenza e la silenziosa accettazione dei leader, oppure esternamente alle linee di politica estera nazionale»26. La penetrazione salafita nell’area cecena inizia nel 1993, cominciando con personalità legate alla Fratellanza Musulmana di Hasan al-Banna e i sostenitori delusi della causa palestinese.

Successivamente arrivano i wahabiti, la cui comparsa «in

funzione di alleati degli insorti ceceni contro i russi ha come primo effetto una lotta degli estremisti contro l’islam tradizionale»27. Significativo è il fatto che le medesime rotte da cui oggi passa la droga afgana siano state anche la porta che dall’Afghanistan ha condotto

nel nord del Caucaso Al-Quaeda: «Durante il dominio dei taliban

l’Afghanistan fu l’unico paese a riconoscere l’indipendenza della Cecenia secessionista e molti guerriglieri ceceni sono stati istruiti e indottrinati nei campi dei taliban afghani per poi dedicarsi al terrorismo nel Nord-Caucaso»28.

26

ibidem Sochi 2014, l’avanzata jihadista nel Caucaso. ISPI - Istituto Per gli Studi di Politica Internazionale), 5 febbraio 2014. Articolo di Giovanni Bensi. http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/lavanzata-jihadistanel-caucaso-9782 28 Ibidem 27

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SITOGRAFIA -

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Cecenia: le guerre, i crimini, i criminali e i traffici. Stampo Antimafioso, 16 gennaio 2015, articolo di Samuele Motta. http://www.stampoantimafioso.it/2015/01/16/cecenia-criminalita/

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Grattacieli e ristoranti di lusso. Cecenia, la dittatura tirata a lucido. Corriere della Sera, 9 giugno 2010. Articolo di Andrea Nicastro. http://www.corriere.it/esteri/10_giugno_09/nicastro-grattacieli-cecenia_55122e3a738b-11df-8fbb-00144f02aabe.shtml

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http://www.eastjournal.net/caucaso-abkhazia-e-cecenia-nuove-frontiere-perlindustria-italiana/34964

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http://www.narcomafie.it/2012/02/20/caucaso-del-nord-dove-si-riciclano-i-soldidei-terroristi/

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Cecenia, a scuola di corruzione. Osservatorio Balcani e Caucaso, 25 gennaio 2012. Articolo di Majnat Kurbanova. http://www.balcanicaucaso.org/aree/Cecenia/Cecenia-a-scuola-di-corruzione110568

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Gli omicidi Politkovskaja, Estemirova e Nemcov e la pista cecena. Le mosse avventate di Ramzan Kadyrov. Cronache Internazionali, 31 marzo 2015. Articolo di Francesco Roberto. 15


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Il popolo ribelle che neanche Stalin riuscì a domare. Corriere della Sera, 27 ottobre 2002, articolo di Sergio Romano. http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/27/popolo_ribelle_che_neanche_Stalin _co_0_021027382.shtml

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BIBLIOGRAFIA -

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Caucaso del Nord, dove si riciclano i soldi dei terroristi. Narcomafie, 20 febbraio 2012. Articolo di Giovanni Bensi.

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Cecenia, il disonore russo. Anna Politkovskaja, Edizioni Fandango, 2009

-

Per questo. Anna Politkovskaja, Adelphi Edizioni, 2009

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