Oxygen N. 20 - MEDITERRANEO. Un mare al centro del nuovo mondo

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Durante quello che, a scuola, ci hanno abituato a chiamare Medioevo europeo, la curiosità scientifica e l’attenzione naturalistica degli studiosi arabi ha prodotto conoscenze finissime che hanno gettato le basi di Rinascimento e rivoluzione scientifica. Sotto le buone stelle del califfato abbasside, a partire dal secolo VIII le scienze hanno conosciuto una stagione di recupero e sviluppo entusiastico del pensiero greco. I testi scientifici e la letteratura filosofica ellenica sono allora stati tradotti accuratamente per i lettori di lingua araba. Una circostanza che non si può attribuire a iniziative isolate di pochi studiosi, ma piuttosto a un desiderio largamente diffuso in quel fiorente mondo islamico che ha saputo farsi erede di un patrimonio culturale traducendo, condividendone i principi e sviluppando i problemi aperti. In questa età d’oro della scienza musulmana, sono stai raggiunti importanti risultati nella conoscenza scientifica. I primi passi di questo progresso scientifico e tecnologico sono stati mossi durante la seconda metà del VII secolo a Damasco, sotto gli ultimi Omayyadi, per poi svilupparsi a Baghdad con i primi Abbasidi. Proprio come avevano fatto i romani nei secoli precedenti, gli Abbasidi hanno saputo far proprio il pensiero delle culture assoggettate. Così, il relativamente povero mondo arabo ha assorbito e compreso la cultura copta, ebraica, persiana, greca, indiana e cinese. Se l’Europa ringrazia gli amanuensi per la loro instancabile opera di custodia delle culture greca e latina, al di là del mare sono stati i traduttori a proteggere le opere classiche dell’antichità. Tanto nel campo della fisica, quanto in quello delle discipline matematiche e astronomiche. Nella medicina come nelle scienze naturali (geografia, botanica, zoologia, mineralogia). Una nuova biblioteca, completamente fruibile in arabo, ha contribuito alla nascita di una cultura musulmana condivisa su cui ha potuto far crescere l’innesto della scienza araba. Un lavoro di ricerca che ha prodotto studiosi celebri nel mondo. E che getterà le basi di una scienza rinascimentale, debitrice al mondo arabo non solo per la conservazione del sapere, ma spesso per il suo incremento. Proprio come succede oggi, anche allora gli scienziati cercavano di conoscere i più avanzati risultati disponibili. E questi si trovavano negli scritti dei pensatori musulmani. Esiste, nei testi di Copernico, una difficile costruzione matematica che serve a spiegare i movimenti del pianeta Mercurio. Il livello di complessità è tale, che è improbabile possa essere stata concepita due

volte nello stesso modo. Ebbene, questa sequenza di calcoli compare anche negli scritti di Ibn al-Shatir, scienziato arabo vissuto nel secolo XIV. Con la differenza che Copernico inciampa in piccoli errori, forse dovuti a una sua scarsa comprensione dell’idea originale di Ibn al-Shatir. Questa e altre informazioni confermano un legame importante tra scienza e mondo arabo. D’altra parte, un impero che allora si estendeva da Samarcanda al Portogallo, aveva bisogno di bravi matematici per gestirne la complessa economia o, più banalmente, battere moneta con criterio. La religione, invece, chiedeva metodi certi per individuare l’esatta direzione della Mecca, in un nuovo mondo sferico: un complesso problema di trigonometria. Quando si dice scienza pratica…

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