OXYGEN N°13

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oxygen 13 – 06.2011

La ricerca avanzata di domani? È Made in Italy

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epa/Corbis

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rimenti come Borexino (collaborazione internazionale diretta da Gianpaolo Bellini) indagano la natura stessa dell’Universo cercando di catturare i segreti delle particelle che lo compongono e in particolare gli sfuggenti neutrini, prodotti dalle altissime energie delle stelle. Energie come quella che cerca di riprodurre sulla Terra la fusione nucleare, nel maggiore esperimento mai tentato al mondo: ITER. L’Italia collabora al progetto con diversi esperimenti, tra cui quello diretto a Padova da Piero Martin. Si chiama RFX ed è un “tokamak” (una “ciambella” metallica con cui si crea un campo magnetico per confinare un plasma) che ha già scoperto alcuni segreti sul comportamento dei gas ad altissime temperature, grazie ai quali sarà più semplice “accendere” ITER, producendo energia in abbondanza e a zero emissioni. E risolvendo così uno dei maggiori problemi che dovremo fronteggiare nei prossimi decenni.

Oltre alla fusione nucleare, molte sono le ipotesi su cui i ricercatori italiani stanno lavorando: dall’energia solare (è italiano il brevetto per il solare termodinamico a concentrazione che promette di rivoluzionarne la produzione) all’eolico d’alta quota, dalla geotermia (anche qui l’Italia è all’avanguardia, con una tecnologia che consente di utilizzare anche temperature “basse” per produrre energia) all’idroelettrico. Fino al biodiesel di seconda generazione: quello cioè prodotto senza fare ricorso a materie prime utili per l’alimentazione umana e quindi (possibilmente) senza sottrarre spazio all’agricoltura. All’Istituto Donegani di Novara, per esempio, per produrre bio-olio hanno scelto una materia prima che non va affatto coltivata, ma “cresce” da sola, di anno in anno. Carlo Perego e la sua équipe studiano infatti come produrre energia usando i rifiuti, e in particolare la loro porzione organica. Biodiesel dalla spazzatura, eliminan-

do potenzialmente (secondo le stime del Donegani) 400.000 tonnellate l’anno di rifiuti umidi in cambio di 1000 barili al giorno di olio combustibile, con un procedimento termico tutto sommato abbastanza semplice. In linea generale, l’idea è quella di usare le sostanze nutritive contenute nell’immondizia per “ingrassare” microrganismi (lieviti) da poter poi spremere per ricavarne il bio-olio. Un po’ come Mario Tredici tenta di fare all’Università di Firenze con le alghe, la cui produzione di biodiesel nel mondo è già assorbita in via sperimentale da alcune compagnie aeree, che l’hanno scelta per ridurre le emissioni di CO2. Giulio Romeo, al Politecnico di Torino, per ridurre le emissioni degli aerei si è spinto oltre e ha pensato a una soluzione più estrema: costruendo e facendo volare il primo aereo a idrogeno del mondo è riuscito addirittura ad azzerarle.

Dicono che le buone idee sono spesso le più semplici. E un’altra per esempio è quella di costruire pannelli solari low cost, sostituendo il vetro con la plastica e il silicio con… succo di frutta. Ci stanno provando in molti in questi ultimi anni, ma Giuseppe Gigli e Giuseppe Calogero sembrano vicini al successo. Il primo lavora all’Istituto italiano di tecnologia e costruisce celle solari basate su materiali polimerici (come la plastica). Celle solari semi-trasparenti, leggere, flessibili, economiche e che si possono colorare. Già dal 2014 sarà possibile farci vetrate, pensiline e persino intere pareti o soffitti, per produrre energia direttamente con dei volumi architettonici, anziché con dei pannelli applicati in un secondo momento. Più o meno come promette di fare la “tegola solare”, brevetto italiano di Francesco Borgomeo che invece è già realtà e viene commercializzata da Enel Green Power e Area Industrie Cerami-


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