Lingue Elfiche (LOTR)

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Le Principali Lingue Elfiche (Tolkien) Nella trilogia del Signore degli Anelli si parla di questi linguaggi elfici: •

Elfico primitivo,

Avarin,

Eldarin comune,

Quenya,

Telerin comune,

Sindarin,

Doriathrin (lingua madre di Lúthien),

Nandorin (la lingua degli elfi verdi).

Elfico primitivo Elfico primitivo è l'idioma originario degli Elfi (anche detti Quendi, cioè "Coloro che parlano con voci") parlato subito dopo il loro Risveglio sulle sponde del lago di Cuiviénen, e dono diretto di Eru Ilúvatar. Dall'elfico primitivo derivarono poi l'Eldarin comune e i molti linguaggi degli Avari.

Avarin E’ l’idioma della popolazione elfica degli Avari, i quali, separandosi molto presto dagli altri elfi, ebbero un'evoluzione linguistica molto differente. Tuttavia delle loro favelle conosciute generalmente nell'insieme come Avarin non si conoscono altro che sei vocaboli attestati. Questi sono dati da Tolkien nel The War of the Jewels, dove Tolkien fornisce i nomi di sei delle stirpi degli Avari, che ancora abitavano nella Terra di Mezzo sul finire della Terza Era: Kindi, Cuind, Hwenti, Windan, Kinn-lai e Penni. I nomi sono nelle sei principali lingue avare, e significano l'equivalente quenya di "Quendi", ovvero coloro che parlano con voci proprie.Essi erano i nomi che gli Avari davano a loro stessi. Nota Tolkien, "essi avevano evidentemente continuato a chiamare se stessi *kwendî, in relazione a quelli che andarono via (che sono gli Eldar) come disertori." Infatti l'interesse di Tolkien per le lingue elfiche si concetrò più che altro sul ramo e in particolare sul Quenya, sul Sindarin e, in misura minore, sul Telerin. Alcuni ipotizzano che gli Avari si discostarono così tanto dagli Eldar da creare anche nuove lingue per nulla imparentate con i linguaggi elfici più comuni. Tuttavia questa affermazione risulta incompatibile con i sei, unici, vocaboli pervenuti, tutti di radice comune alle lingue Eldar.


Eldarin comune È l'idioma primordiale degli Eldar, quegli Elfi che si recarono a Valinor, ed è derivato dall'Elfico primitivo, la lingua nativa di tutti i Quendi, parlata quando gli Eldar abbandonarono Cuiviénen. Dall'eldarin comune derivarono in seguito il Quenya, il Telerin, il Sindarin, e varie lingue Nandorin. Tuttavia spesso anche all'interno de Il Silmarillion il nome Eldarin comune divenne sinonimo di Quenya

Quenya Parlato dagli Alti Elfi (non Teleri) che raggiunsero Valinor e poi migrarono verso la Terra di Mezzo è un idioma fittizio ma grammaticalmente e storicamente realistico. Originario di Aman, sarebbe stato sviluppato dagli Eldar sulla base di una lingua precedente, denominata eldarin comune, contenendo ancora tutte le caratteristiche principali del primo linguaggio elfico, inventato subito dopo il loro risveglio sulle rive del lago di Cuiviénen. La prima lingua che gli Elfi parlarono, subito dopo la loro nascita sulle sponde del Lago Cuiviénen, fu l'elfico primitivo, che presto si evolvette nell'eldarin comune (da cui poi nacquero anche il telerin parlato dai Teleri e il sindarin). Da questa lingua, praticamente immutato, nacque il quenya, che col tempo si evolvette in alcuni dialetti reciprocamente comprensibili: il noldorin quenya, parlato dai Ñoldor (ossia Ngoldor, oppure Noldor secondo una forma tarda ma più usata), e il vanyarin quenya, parlato dai Vanyar. Il quenya in breve tempo acquisì importanza, divenendo una delle lingue più importanti di Arda (soprattutto dal punto di vista letterario), nonché la prima ad essere messa per iscritto.L'invenzione dei primi caratteri elfici è attribuita a Rúmil, inventore delle Sarati, poi perfezionate da Fëanor con le Tengwar. I Noldor che si rifugiarono nella Terra di Mezzo, in seguito all'oscuramento di Valinor, parlavano quenya anche con gli altri elfi. Tuttavia, quando Elu Thingol del Doriath, re dei sindar (Elfi della stirpe dei Teleri che rimasero nel Beleriand anziché raggiungere Valinor) venne a conoscenza del fratricidio da loro commesso nei confronti dei Teleri, proibì l'uso del quenya in tutto il suo regno: « Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso, sarà considerato fratricida e traditore impenitente. » (John Ronald Reuel Tolkien, Il Silmarillion, Vala Quenta, Dei Noldor del Beleriand, p. 158) I Sindar, comunque, furono lenti ad apprendere la lingua dei Noldor, mentre questi ultimi in quello stesso periodo avevano già acquisito piena padronanza del sindarin (conosciuto anche come La


favella del Beleriand). A metà della Prima Era il quenya fu abbandonato anche nel Beleriand a favore del sindarin, anche dagli stessi Noldor, che cominciarono ad usarla solo come lingua sapienziale. Chiunque parlasse quenya al di fuori di un ambito nobile (ad esempio in casa di Turgon) o in ambito letterario (dove era preferita, come lingua scritta, al sindarin) non veniva visto di buon occhio dai Sindar di quelle regioni. Nel periodo di massimo splendore di Númenor, il potere dei Dúnedain (uomini abitanti di Nùmenor) crebbe e le loro conoscenze (in tutti i campi del sapere) si andarono ampliando grazie all'amicizia con gli Eldar. Dapprima l'adûnaico e il sindarin erano le uniche lingue parlate e conosciute, ma in seguito, con l'avvento dei primi commerci, colonizzazioni e scambi culturali, tra i grandi signori e tra i Re di Númenor si diffuse anche la favella degli Eldar, fortificando l'antica alleanza tra i due popoli.[35][36] Tuttavia, con l'avvento del ventesimo sovrano di Nùmenor Ar-Adûnakhôr, il quenya venne proibito e di conseguenza abbandonato. Il re fu infatti il primo ad opporsi ai Valar, tanto da proclamare il suo nome per la prima volta in adûnaico e non in quenya come era da tradizione. Il quenya usato nella Terra di Mezzo, durante la Terza Era (il periodo corrispondente alle storie narrate ne Il Signore degli Anelli), era divenuto una lingua rituale e conosciuta soprattutto da studiosi e personalità importanti (qualcosa di analogo al latino nel nostro tempo). Veniva insomma usato come linguaggio formale e per la scrittura, ma il linguaggio colloquiale era il sindarin. Tuttavia, i Ñoldor ricordavano ancora il quenya e lo stimavano molto, come testimoniato dalla reazione di compiacimento degli elfi quando Frodo li saluta con l'espressione “Elen síla lúmenn'omentielvo” ("Una stella brilla sull'ora del nostro incontro").

I dialetti del quenya Dal quenya, come già accennato, si diramarono due dialetti: il Vanyarin Quenya parlato dai Vanyar e il Noldorin (o Noldorin quenya, o “quenya esule”) parlato dai Noldor che lasciarono Aman in esilio durante la Prima Era diretti verso la Terra di mezzo e il Beleriand. Tuttavia questi due dialetti avevano poche differenze nella grammatica e nella forma e solo alcune nella fonologia, tanto che Tolkien considerava i due dialetti ed il Quenya lingue praticamente identiche. Il Vanyarin o Quendya nacque dall'unione del quenya parlato in Aman e il valarin dei Valar e degli Ainur parlato anche fuori da Eä. Il dialetto nato dalle due favelle aveva differenze prevalentemente fonetiche, infatti l'antico fonema þ si trasformò presto in s e nacquero i suoni lb (non consentito in quenya) al posto di lv, ndy al posto di ny, hw al posto di f, z al posto di r e raramente w al posto di v. Oltre poche altre "inflessioni dialettali" all'interno della declinazione di alcuni nomi le uniche altre vere differenze erano nel vocabolario, in parte ereditato dal valarin e caratterizzato da alcune tendenze verso il sindarin. Ad ogni modo, del valarin esistono ben poche informazioni ed è considerato un dialetto solamente in base ai pochi nomi prevalentemente propri presenti nel legendarium tolkieniano. Il dialetto Noldorin aveva ancora meno differenze del primo, infatti oltre a rari allungamenti tonici, caduta di vocali o ancor più rari cambi consonantici, non aveva altre differenze tanto da essere considerato da alcuni non un vero e proprio dialetto ma bensi' una "parlata" con minime differenze soprattutto in campo fonetico.

Designazioni del linguaggio La parola quenya (Inizialmente qenya), altrimenti quendya (nel dialetto vanyarin) è un aggettivo formato dalla radice KWEN- da cui ad esempio anche Quendi ovvero "Elfi". Il significato è quindi


affine: "elfico, quendico". Tuttavia lo stesso termine è anche associato alla radide KWET- "parlare". Infatti entrambe le radici provengono dalla radice KWE- di cui KWEN- e KWET erano elaborazioni. Secondo Tolkien i più dotti tra gli Elfi ritenevano che Quendi significasse "coloro che parlano con voci" e secondo Pengolodh quenya significa propriamente "linguaggio, idioma". Comunque entrambe queste ipotesi "interne" al Legendarium tolkeniano sono facilmente spiegabili con il fatto che nessuna altra lingua elfica utilizzasse l'aggettivo "quen(d)ya" per designare una qualunque "lingua elfica". Infatti almeno in teoria il nome completo della lingua sarebbe quen(d)ya lambë, ovvero "Lingua elfica". Tuttavia successivamente il vocabolo quenya venne usato esclusivamente come nome proprio e non più come un aggettivo indicante tutto ciò che avesse a che fare con gli Elfi. Tuttavia i Noldor non scordarono mai l'etimologia della parola, continuando a vedere la favella elfica come la più nobile tra le lingue e l'unica recante nel suo stesso nome anche il nome della loro razza. Nel corso della storia interna contenuta nel Legendarium tolkeniano, la lingua ebbe molti altri nomi: parmalambë ("lingua letteraria"), tarquesta ("alto idioma") o noldorin ("l'alta lingua dei Noldor") o ancora "alta lingua dell'Occidente", "alto elfico", "lingua dei Noldor" (Noldorin), "lingua di Valinor" o "valinoreano" ("il linguaggio degli Elfi di Valinor" essendo la lingua originaria di Valinor), "eressëano" o "avalloniano" (poiché molti tra i Noldor dimoravano a Tol Eressëa di Avallónë). Per antonomasia la lingua era chiamata anche eldarin ("favella degli Eldar") o "alto eldarin". Per i Teleri la lingua era goldórin o goldolambë, associando il termine con i Noldor (la traduzione letteraria dovrebbe essere "noldoico" e "noldo-lingua"). L'elfo Gildor si riferisce al quenya come "l'antica lingua". La favella fu ancora denominata "alta lingua dell'Occidente" o "(alto) eldarin" o ancora "alto elfico antico". Dai Númenóreani venne chiamata nimriyê ("lingua nimriana", dal termine dúnedain nimîr con il quale venivano designavano gli elfi). Ne Il Signore degli Anelli Frodo gli si riferisce chiamandola "l'antica lingua degli Elfi al di là del Mare" e "il linguaggio dei canti elfici". Infine vi furono le designazioni esterne al corpus mitologico di Arda che Tolkien adoperò per riferirsi alla lingua: "alto elfico" e "latino elfico" (elven latin). La motivazione per questo secondo epiteto è che con il tempo l'utilizzo della favella elfica si faceva sempre più simile a quello del latino nell'Europa medievale, divenendo da lingua parlata e "franca" a lingua di culto e sapienza.

Telerin comune È l' idioma primordiale degli elfi Teleri. La scissione dall'Eldarin comune - che a sua volta si distaccò dal più antico Elfico primitivo, lingua originale di tutti i Quendi, o elfi - deriva al periodo della Grande marcia, quando i Teleri, in seguito all'attraversamento del mare, si stabilirono nell'isola di Tol Eressëa. « Ivi [in Tol Eressëa] i Teleri dimorarono come desideravano sotto le stelle del cielo, e tuttavia in vista di Aman e della riva senza morte; e da questo loro lungo soggiorno nell'Isola Solitaria derivò la scissione del linguaggio che parlavano da quello dei Vanyar e dei Noldor. » (dai Racconti ritrovati di J.R.R. Tolkien) In seguito i Teleri si stabilirono in Aman, dove il numero di parlatori di Telerin superò quello di Quenya, Vanyar e Noldor. In questo periodo la lingua dei Teleri di Valinor fu influenzata e influenzò essa stessa il Quenya, rendendo le due lingue mutuamente comprensibili. L'importanza di tale linguaggio non fu però sufficiente a tener testa alla diffusione di altri idiomi elfici. Il Telerin era infatti più conservativo del Quenya, e dopo la Grande Marcia dalle sponde del lago di Cuiviénen e oltre il mare, dovette cedere il passo a due suoi diretti discendenti, nati con il ritorno alla Terra di


Mezzo: Il Nandorin e il Sindarin.

Sindarin « Il Grigio Elfico era [...] il linguaggio di quegli Eldar i quali erano giunti alle sponde della Terra di Mezzo, e invece di traversare il Mare erano rimasti sulle coste del Beleriand. Il loro re era Thingol Grigiomanto di Doriath, e durante il lungo crepuscolo il loro idioma si era trasformato con la mutevolezza delle terre dei mortali, divergendo notevolmente dal linguaggio degli Eldar di là dal Mare. » (J.R.R. Tolkien. Il Signore degli Anelli, Appendice F) Il Sindarin (detto anche Grigio Elfico) fu il linguaggio elfico più comunemente parlato nella Terra di Mezzo durante la Terza Era. Era la lingua dei Sindar, che, nonostante i tentativi del loro Re Thingol, non vollero partire per il Grande Viaggio oltre il Belegaer. È derivata da un'antica lingua chiamata Telerin comune. Quando i Noldor ritornarono nella Terra di Mezzo, adottarono il linguaggio Sindarin, anche se consideravano la loro lingua madre, il Quenya, più bella. Il Sindarin condivide con quest'ultima una radice comune, l'Eldarin, e le due lingue hanno molti termini simili. Il Sindarin è generalmente più mutevole dell'altra lingua, e ne esistono numerosi dialetti, parlati dalle varie etnie della Terra di Mezzo. Nel Doriath il Sindarin era considerata la più alta e nobile forma di linguaggio. Prima della Caduta, molti Uomini di Númenor parlavano questo linguaggio, quando ancora l'essere amico degli Elfi non era un problema. Il suo utilizzo venne esportato dai númenóreani in esilio nella Terra di Mezzo, specialmente in Gondor. Il Sindarin è la lingua a cui ci si riferisce ne Il Signore degli Anelli parlando di "lingua elfica". Tolkien basò il suono e parte della grammatica del Sindarin sulla lingua gaelica, riprendendo molte mutazioni tipiche del linguaggio celtico (specialmente il brittonico). Inoltre il linguaggio risente molto degli influssi delle lingue germaniche, essendo Tolkien uno studioso di antico inglese, norreno e gotico. Prima che i Noldor tornassero nella Terra di Mezzo, il Sindarin era scritto in alfabeto runico, ma dopo questo evento si cominciarono ad usare normalmente le Tengwar.

Doriathrin Secondo la mitologia tolkeniana questo linguaggio era parlato dal popolo elfico dei Doriath che lo parlavano con un accento particolare e facilmente riconoscibile. Tolkien non sviluppò molto questo linguaggio al contrario di molti altri, parlando in modo approssimativo solo della sua morfoologia di base: (EN) « Doriathrin preserved in common use the dual of nouns, pronouns, and verbal personal inflexions, as well as a clear distinction between 'general' or 'collective' plurals (as elenath), and 'particular' plurals (as elin). (...) But it was none-the-less in a few but important points of phonology marked by changes not universal in Sindarin. Most notable among these was the spirantalizing of m > nasal ṽ, the nasality of which was, however, never lost in Doriathrin proper until after the dissolution of the "Hidden Realm". (...) The changes of mp, nt, ñk, also proceeded earlier and further than in the other dialects." » (IT)


« Il Doriathrin conservò il duale dei nomi, i pronomi, la flessione impersonale dei verbi, così come una chiara distinzione tra plurale generale e partitivo (come elenath) e plurali particolari (come elin). (...) Ma era comunque diverso in alcuni punti segnati da cambiamenti particolari rispetto al Sindarin. Degno di nota tra questi vi era la spiralizzazione da m nasale > ṽ, la nasalità com'era tuttavia perse in Doriathrin il suo valore solo dopo la caduta del "Reame Nascosto" (...) I cambiamenti di mp, nt e nk, sono avvenuti più velocemente che negl'altri dialetti. » (J.R.R. Tolkien. su Parma Eldalamberon 17, p. 133). Secondo molti andrebbe considerato un dialetto del Sindarin.

Nandorin - la lingua degli Elfi Verdi di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri Anche denominato: Daniano, la lingua Silvana, Elfico Silvano Durante il lungo cammino da Cuiviénen al Mare, alcuni Elfi Telerin rifiutarono di attraversare i terrificanti Monti Brumosi. Essi abbandonarono la Marcia verso il mare, ove Ulmo intendeva condurre gli Elfi in Valinor (Silm cap. 3). In Quenya, tali Elfi furono successivamente chiamati i Nandor o "Coloro che tornano indietro", quantunque sembra che nessuno di essi effettivamente ritornò all'Est; essi si attardarono sugli Hithaeglir (WJ:384). Guidati da un Denethor alcuni dei Nandor alla fine fecero ingresso nel Beleriand, sebbene avessero perduto la nave per Valinor da diversi millenni. Essi si stabilirono in Ossiriand, la quale regione essi rinominarono Lindon, e dai Sindar essi vennero ad essere chamati Elfi Verdi (Sindarin Laegil, Laegelrim). Riguardo alla relazione tra le lingue Verde-elfica e Grigio-elfica, è affermato che "sebbene i dialetti degli Elfi Silvani risultassero, quando essi tornarono a incontrarsi con i loro affini da cui erano stati a lungo separati, a tal punto divergenti dal Sindarin da essere quasi incomprensibili, bastò poco studio per rivelarne la parentela nell'ambito delle lingue Eldarin" (UT:257). WJ:385 conferma che i Sindar riconobbero gli Elfi Verdi "come loro familiari d'origine Lindarin (...), adoperando una lingua che malgrado grandi differenze era ancora percepita come a loro stessi affine". Comunque, tutto ciò che è noto della lingua Nandorin sono circa trenta vocaboli, la maggior parte dei quali si trovano nelle Etimologie. Nelle stesse parole di Tolkien, "Benché il confronto tra i dialetti Silvani e la loro propria favella interessasse assai i sapienti, soprattutto quelli di origine Noldorin, ben poco si sa ormai dell'Elfico Silvano. I Silvani non avevano elaborato nessuna forma di scrittura, e coloro i quali ne avevano appreso l'arte dai Sindar si sforzavano di scrivere in Sindarin" (UT:257). Alcuni dei Sindar che giunsero nel reame di Thranduil sfuggendo alla distruzione del Doriath adottarono la lingua Nandorin e presero nomi di forma e stile Silvano, così come i Noldor avevano adattato i loro nomi Quenya in Sindarin secoli prima. Tali Sindar "desideravano dunque divenire Silvani e, come dicevano, tornare alla vita semplice che era propria degli Elfi prima che l'invito dei Valar la alterasse" (UT:259). Più Sindarin in qualche modo si intrufolarono finanche nelle comunità Silvane: "Alla fine della Terza Età, i linguaggi Silvani probabilmente non si parlavano più nelle due uniche regioni che ancora avessero una qualche importanza all'epoca della Guerra dell'Anello: il Lórien ed il reame di Thranduil nella parte settentrionale di Bosco Atro. Nei documenti scritti non ne rimanevano che poche parole e nomi di persone e luoghi" (UT:257). Nimrodel dovrebbe aver parlato soltanto la lingua Silvana pure dopo che essa era caduta in disuso in Lórien; vedere UT:241. UT:252-253 suggerisce che il nome Lórien stesso può essere alterato dal Nandorin Lórinand, "Valle dell'Oro (luce dorata)", o pure dall'antico Lindórinand "Valle della Terra dei Cantori (=


Lindar, Teleri)". Secondo una nota a pié pagina nell'Appendice F, non solo Lórien ma anche i nomi Caras Galadhon, Amroth e Nimrodel "sono probabilmente di origine Silvana, adattati al Sindarin". Non vi è molto che possiamo dire circa la struttura del Nandorin. Assai poco di grammaticale può essere estratto dalle poche parole che abbiamo. Un plurale con umlaut in stile Sindarin è visto in urc "Orco" pl. yrc (Sindarin orch, yrch). Tale umlaut deve essersi sviluppato indipendentemente dall'umlaut del Sindarin dall'altro lato dei Monti Brumosi (non v'è traccia di umlaut in Quenya e nel Telerin di Aman, linguaggi che evolvettero dall'Eldarin Comune dopo la separazione dei Nandor dagli altri Eldar, così come fece il Sindarin). In Lindi, il nome che i Nandor avevano per se stessi, una discendente dell'antica desinenza plurale Quenya Primordiale -î è ancora presente. La desinenza -on di Caras Galadhon indica genitivo plurale, affine ed identica alla corrispondente desinenza Quenya? Ciò dovrebbe dare al nome il plausibile significato *"fortezza d'alberi". Galadh "albero" potrebbe essere Sindarin, ma tale linguaggio non ha desinenze genitive.

Ilkorin - una "lingua perduta"? di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri Originariamente, Tolkien non immaginò la storia delle lingue Elfiche nella Terra di Mezzo proprio nello scenario che conosciamo dalla versione pubblicata del Silmarillion. Secondo il Silmarillion ed altre fonti post-SdA, i Noldor ed i Vanyar andarono per mare e svilupparono il Quenya in Valinor, mentre alcuni dei Teleri rimasero nel Beleriand, ove la loro lingua evolvette nel Sindarin. Ma nella più antica concezione di Tolkien, il Quenya era il linguaggio dei Vanyar (a lungo chiamati "Lindar") soltanto; i Noldor svilupparono il linguaggio che le Etimologie chiamano "Antico Noldorin", mentre la lingua dei Teleri che furono lasciati nel Beleriand evolvette nell'Ilkorin. I Teleri nel Beleriand non erano denominati Sindar o "Elfi Grigi" nello scenario più antico di Tolkien; essi furono gli Ilkorindi, "quelli non di Kôr" (un sito nel centro in Valinor). Quando i Noldor giunsero da Valinor parlando in "Antico Noldorin", il loro linguaggio fu influenzato dalla lingua indigena "Ilkorin" e subì drastici cambiamenti per divenire "Noldorin". (L'ultimo guizzo dell'idea che "le due lingue si svilupparono verso un'altra", prima che tale concetto fosse finalmente abbandonato, si trova in WJ:21, 24 - ove le lingue in questione sono già Quenya e Sindarin.) Tolkien considerò pure la possibilità che i linguaggi divenissero amalgama. Vedere LR:346. Ma ulteriori revisioni sarebbero seguite. Tolkien decise che il linguaggio "Noldorin" che egli aveva già ideato non fosse il linguaggio dei Noldor dopo tutto. Di fatto, esso si risolse come il linguaggio dei Teleri che erano rimasti nel Beleriand, i quali vennero ad essere chiamati Sindar (rimpiazzando il termine Ilkorindi), così il Noldorin ebbe ad essere rinominato Sindarin. I Noldor, che erano ora concepiti come parlatori di Quenya così come i Vanyar, semplicemente adottarono la lingua Sindarin quando giunsero nella Terra di Mezzo. Non vi fu alcun complesso processo di mutua influenza ed amalgama. In altre parole, il "Noldorin" > Sindarin usurpò il posto dell'Ilkorin come lingua indigena del Beleriand. Che accadde così alla lingua Ilkorin - scomparve del tutto dai miti? Molti vocaboli e nomi che Tolkien originariamente ritenne essere Ilkorin, come Esgalduin o il nome dell'amico di Túrin Beleg, sopravvissero nei testi narrativi - ma dopo la revisione essi invece devono probabilmente essere intesi come forme Sindarin. Destando interesse, il nome Esgaroth noto da Lo Hobbit ricorre nel vocabolario Ilkorin. Anche Elrond fu pensato come un nome Ilkorin quando Tolkien dapprima lo creò, ma nel contesto di SdA può soltanto essere Sindarin. Lo status dell'Ilkorin nei miti maturi è pertanto assai discutibile. Edward Kloczko ha argomentato che Tolkien, piuttosto che scartare l'Ilkorin completamente, volse parti di esso nell'oscuro "dialetto del nord" del Sindarin, la lingua del Mithrim.


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