Pesaro IN Magazine 01 2016

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PESARO N° 1 GIUGNO/LUGLIO 2016

Vittorio

LIVI

POETA DEL VETRO

BERTINI E PIATTELLA / Due volti per l’arte GINESTRETO / La più bella collina MASSIMO FRADELLONI / Attore a tutti i costi



EDITORIALE

C

Ci aspetta questa estate un numero ricco di personaggi del mondo dell’arte e del design. Partiamo con Vittorio Livi che ha saputo fondere tecnica e sensibilità artistica nelle sue opere di vetro che hanno affascinato due Papi e il Presidente della Repubblica. Passiamo a una doppia coppia che ha fatto del design una ragione di vita: Raffaella e Stefano Zucca e Claudia e Lorenzo Orciani. A seguire Renato Bertini e Oscar Piattella, due artisti che hanno percorso da protagonisti il novecento europeo. Rimaniamo nell’arte visiva con Antonella Micaletti e la sua “missione”: far appassionare all’arte le persone di ogni età. Andrea Masotti Errata corrige: su Pesaro IN Magazine n. 2/2015 a pagina 14 è stato indicato nella foto in basso Luca Cerisicioli invece che Amerigo Varotti. La redazione se ne scusa con gli interessati.

SOMMARIO

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Vittorio Livi

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INTRAPRENDERE

Designer di coppia

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CREARE

Bertini e Piattella

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INSEGNARE

Antonella Micaletti

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SCOPRIRE

Ginestreto

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Serena Focaccia ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini CONTROLLO PRODUZIONE E QUALITÀ: Isabella Fazioli UFFICIO COMMERCIALE: Irena Coso, Laura De Paoli COORDINAMENTO REDAZIONE PESARO: Simonetta Campanelli - 335 5262743 nelli@simonettacampanelli.it STAMPA: Seven Seas Srl - RSM Anno X - N. 1 Chiuso per la stampa il 06/07/2016 Collaboratori: Benedetta Andreoli, Alberto Berardi, Lucia Lombardi, Alice Muri, Camilla Oliveri, Giovanna Patrignani, Silvia Sinibaldi, Maria Rita Tonti. Fotografi: Laura De Paoli, Leo Mattioli, Luca Toni.

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DIPINGERE

Fathi Hassan

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ORGANIZZARE

Peter Aufreiter

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GAREGGIARE

Basket femminile

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SCRIVERE

Chiara Bernini

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INTERPRETARE

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Massimo Fradelloni

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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

RICORDARE

Villa Miralfiore

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Il ristorante Lo Scudiero è da sempre sinonimo di alta cucina, pesarese e marchigiana, mare e collina. Il suo ingresso si trova all’angolo tra via Baldassini e via San Francesco D’Assisi, nelle ex scuderie di Palazzo Baldassini. Scendendo le scale poste all’ingresso si compie un viaggio nel tempo, verso un passato glorioso: un recupero attento e appassionato a cura dello studio Grelli e Panicali ha contribuito a trasformare le scuderie in una casa piena di calore, luce, eleganza, senza rinunciare a nulla del fascino della storia. Padroni di casa, al servizio dell’ospite, lo chef patron Daniele Patti, il sous-chef Matteo Ambrosini e Dunia Donini, responsabile di sala. Oggi la cucina de Lo Scudiero è il luogo dove Daniele e Matteo propongono per dodici mesi

all’anno una cucina italiana moderna e creativa, che fa della qualità delle materie prime, di carne e di pesce, con una particolare attenzione ai prodotti del territorio, una condizione irrinunciabile. I saloni de Lo Scudiero sono oggi luoghi perfetti per ospitare appassionati gourmet in occasione di cerimonie private, matrimoni, eventi aziendali, avvenimenti speciali, in tutte le stagioni. Palazzo Baldassini risale alla fine del 1500, per iniziativa del Marchese Ranieri Del Monte, generale dei Della Rovere. Dopo un breve periodo nelle mani della famiglia Gozze, nel 1700 divenne di proprietà della famiglia Baldassini, e lo è tuttora.


quartopianocomunicazione

Il Cafè del Monte è nato per essere il luogo del mangiare bene e del bere bene, a qualunque ora, in centro a Pesaro. E’ bar pasticceria, enoteca, cocktail bar, gastronomia, aperto a tutti dalla prima mattina fino a tarda sera. Si trova all’interno di Palazzo Baldassini, a pochi metri da Piazza del Popolo, nei locali al di sopra del ristorante Lo Scudiero. A Pesaro non si era mai visto un locale così. Dalle 7,30 in poi il bar pasticceria propone breakfast con pezzi dolci e salati, caffè e infusi, spremute fresche e centrifugati. Dalle 12,30 la gastronomia propone piatti caldi e freddi di carne e di pesce preparati con ingredienti freschi di giornata e che è possibile consumare direttamente con servizio al tavolo. Dalle 18,30 il locale diventa perfetto per l'aperitivo: enoteca con bottiglie uniche in città e birre artigianali, cocktail bar con drink classici o nuove invenzioni del mixologist.

A tutte le ore è possibile acquistare qualunque tipo di prodotto: dalle bottiglie dell'enoteca ai salumi della gastronomia; dai formaggi agli olii d'oliva pregiati; dai dolciumi ai distillati da tutto il mondo. La ricerca e la selezione di fornitori è maniacale, attenta e costante. Perfetto per eventi e feste private o aziendali, Cafè del Monte propone un fitto calendario di appuntamenti che vanno dalla musica dal vivo fino alle degustazioni enogastronomiche. A guidare una squadra di giovani professionisti dell’ospitalità e del sorriso è Daniele Patti, chef patron del Ristorante Lo Scudiero, che di Cafè del Monte può essere considerato il fratello maggiore. Il progetto di ristrutturazione e progettazione è opera dello studio di architettura Grelli e Panicali.

CAFE' DEL MONTE via Baldassini n.2 61122 Pesaro (PU) - Marche - Italy. tel_ 07211720071 www.cafedelmonte.it | info@cafedelmonte.it


ANNOTARE

Nuovo punto vendita TRONY PESARO Il 30 giugno Trony

Lo spazio elegante DI DONDUP PESARO Nato da un

magazzino di 400 mq nell’area industriale di Fossombrone, immersa nel verde delle colline marchigiane, dove quindici anni fa nacque Dondup. Archivio Dondup è “il punto zero della nuova immagine architettonica del marchio” – spiegano gli architetti di Fortebis – “che si implementa in tutti i negozi monomarca Dondup nel mondo”. Il legno nei colori naturali, insieme al cemento piombato e il ferro naturale, sono i materiali predominanti. Uno spazio pensato non solo come store, ma una seconda casa Dondup, un luogo in cui si ritrova la magia della storia del brand e, come tutte le corporate identity, è la traduzione in architettura della filosofia della Maison.

Shop in SHOP PESARO Evagarden, l’azienda pesarese di make up, porta l’eccellenza e lo stile del made in Italy in tutto il mondo con l’apertura di numerosi Shop in Shop in paesi quali Canada, Kuwait, Giordania, Norvegia, Belgio, Spagna, Germania, solo per menzionarne alcuni. Ogni Shop in Shop Evagarden è uno spazio che conquista, delizia, coinvolge, vizia e fidelizza ogni donna, dove i consigli di esperti e i prodotti di alta qualità soddisfano ogni esigenza e desiderio che riguardi il make up; le stesse imprescindibili caratteristiche che si ritrovano nei due Evagarden Make up Lounge a Pesaro, i negozi monomarca dell’azienda, punto di partenza di questo importante progetto globale. Il progetto Shop in Shop, oltre a riscuotere consensi in tutto il mondo, ha importanti esempi di successo anche in Italia, sempre presso ambienti di prestigio che valorizzano il brand e l’alta qualità della linea; uno fra tutti il negozio Fabi Shoes nella prestigiosa Via del Babbuino a Roma, spesso location di eventi e serate glamour. Importanti progetti e traguardi raggiunti stanno portando il marchio pesarese di make up a una affermazione di livello mondiale, a testimonianza ancora una volta dell’eccellenza italiana. www.evagarden.com

ha inaugurato un nuovo punto vendita situato in Piazza Stefanini 10. Presso il nuovo negozio lavorano venticinque addetti alla vendita, un’opportunità di crescita professionale per molti giovani della zona. Con 2.100 mq di superficie, tre casse e un parcheggio da 1.000 posti auto, il nuovo negozio conterà su 12.000 referenze e un bacino d’utenza stimato di oltre 400.000 potenziali clienti. Il punto vendita di Pesaro tra i vari servizi offre consegna a domicilio, installazione elettrodomestici e preventivi. Tra i reparti attivi, tutti quelli compresi nelle categorie del format Trony: un’offerta completa per le sezioni audio/video, telefonia, informatica, videogame e accessori, climatizzatori, ped, grandi elettrodomestici ed elettrodomestici da incasso.

Ambasciatori DELL’ECCELLENZA ROMA Vittorio Livi ha ricevuto il Premio Leonardo Qualità Italia

conferito in Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla presenza di autorità e di illustri personalità della politica e dell’imprenditoria italiana. Questo prestigioso riconoscimento è riservato alle selezionate realtà italiane che hanno conseguito il più elevato livello di eccellenza nel proprio campo di attività e che si sono distinte per qualità e vocazione all’export. Il rigoroso criterio di selezione presuppone il raggiungimento, da parte dell’azienda, di standard massimi di qualità, rinomanza internazionale e diffusione all’estero di alte espressioni di creatività e di spirito d’impresa. Il Comitato Leonardo ha deciso di assegnare l’ambita onorificenza nominando Fiam “ambasciatrice dell’immagine dell’Italia nel mondo” per il ruolo internazionale di particolare valore e per i risultati conseguiti. 8

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ph Laura De Paoli

ANNOTARE

Relax al Garden HOTEL CITTÀ DI CASTELLO (PG)

L’atelier ORAFO PESARO Si definisce un

artigiano del gioiello, infatti il suo atelier-laboratorio a Portoverde, è la fucina in cui Devis Palazzi crea e vende pezzi unici, per una clientela raffinata, realizzati usando pietre preziose e semipreziose, nonché perle naturali. Ventitrè anni di esperienza permettono a Devis di giocare con accostamenti, colori e forme. Da qualche anno unisce al lavoro artigianale l’uso dell’innovazione tecnologica 3D, che permette di realizzare prototipi precisi. Ad inizio 2016, Devis e la moglie Manuela, che condivide la passione del marito occupandosi dell’azienda, hanno aperto uno showroom in centro storico a Pesaro, perché la creatività è contagiosa. (L.L.)

Il Family Hotel CON L’ANIMA IN LEGNO PESARO Appena aperto a Pesaro, il Nautilus Family Hotel, è la struttura ricettiva in legno più alta d’Europa. Nuovo fiore all’occhiello di Eden Hotels & Resorts, l’hotel è pensato per le esigenze di un turismo familiare. La particolare attenzione alle esigenze degli ospiti più piccoli è curata da uno staff composto da personale specializzato che organizza attività ludiche personalizzate per le fasce d’età dei bambini. Per i piccoli fino a due anni sono a disposizione scalda-biberon, seggioloni, vaschette da bagno, fasciatoi e biberoneria; al ristorante è possibile richiedere menù ad hoc per ogni bimbo. All’esterno sono previsti area verde, spazio giochi e piscina riscaldata a pochi passi dalla spiaggia attrezzata. Il Nautilus offre ai suoi clienti pacchetti vacanza “tutto incluso” con soggiorno, animazione e servizio spiaggia. Caratterizzato dal legame con il territorio e con i suoi prodotti, il menù del Ristorante NAU è ricco di gustosi piatti tipici della tradizione marchigiana, con particolare attenzione ai sapori del mare. Hotel Nautilus **** Viale Trieste, 26 Pesaro Tel. 39 0721 389001 - www.hotelnautilus.it

Il Garden Hotel è un ambiente elegante a due passi dal cuore della città nella splendida cornice umbra, ricca di arte, cultura e natura. Un sogno dove cullare i sensi nell’incantevole Centro Benessere, attraverso antichi percorsi greco-romani e medio-orientali, e deliziare il palato con il raffinato Garden Restaurant, specializzato anche in cucina Vegan e Gluten Free. La struttura è munita di ampi spazi: la sala biliardo, la piscina esterna con giardino, l’ampio parcheggio esterno e il garage interno. I variegati menù del Ristorante e i trattamenti Spa rendono l’Hotel un ambiente all’avanguardia ideale per tutta la famiglia. La Valtiberina è terra di confine fra Umbria, Toscana, Marche ed Emilia Romagna, e si presta a trekking, escursioni a cavallo e cicloturismo.

Nuovo showroom ARTURO MANCINI FANO Il mondo dell’arredo bagno è estremamente vario e in continua

evoluzione ed è dunque molto importante essere vicini al cliente, saperlo consigliare in maniera professionale e trovare assieme a lui la migliore soluzione per rendere unico il bagno di casa, dal più piccolo al più spazioso. Con queste premesse è nato il terzo showroom targato Arturo Mancini: dopo Pesaro e Cattolica la storica ditta pesarese ha inaugurato anche a Fano il suo punto di Arredo Bagno. La location è quanto mai suggestiva: per l’occasione, infatti, è stata rimessa a nuovo la sede di via Montegrappa, in posizione strategica a pochi passi dal centro storico. Gli showroom ospitano un’esposizione di sanitari, box doccia, vasche, rubinetteria, accessori e rivestimenti accuratamente selezionati per soddisfare ogni possibile esigenza e adattarsi a ogni tipologia e stile desiderato. www.arturomancini.it 10

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PORTOVERDE di Misano Adriatico| Atelier- laboratorio | via Lungo Darsena 22 PESARO | Gioielleria | via Della Maternità 5 www.palazzidevisgioielli.it | Devis Palazzi L’Atelier orafo


ANNOTARE

Gli Sketchbooks di CARLONI

Riducella DA MAYA

URBINO La città di Urbino,

PESARO Il centro estetico

l’Accademia Raffaello e l’Accademia di Belle Arti ospitano fino al 30 agosto la mostra di Alessandro Carloni “Sketchbooks”, ovvero una serie di opere a china realizzate su Moleskine, che diventano un diario in cui la freschezza dell’appunto e la precisione esatta della resa di alcuni particolari dialogano creando dei suggestivi e poetici quaderni di raffinata narrazione. Alessandro Carloni, attualmente noto per lo straordinario successo ottenuto come regista di “Kung Fu Panda 3”, nasce e si forma ad Urbino.

Maya Club, specializzato in trattamenti viso e corpo con prodotti ed apparecchiature all’avanguardia, propone “Riducella”, il nuovo trattamento drenante, rimodellante e disintossicante che permette di perdere dai 20 agli 80 centimetri di circonferenza corporea. Il fulcro del sistema è costituito dal trattamento disintossicante che, grazie alla formulazione esclusiva del composto applicato tramite bende sul corpo del paziente, attrae come una spugna i liquidi in eccesso e le tossine dal tessuto connettivo sottostante.

Trona è marchio ufficiale YACHT CLUB DE MONACO RIMINI Trona ha partecipato, lo scorso 3 giugno, a Benvenuta

Estate-Soirée Italienne, l’evento esclusivo che si tiene nel Principato di Monaco e a cui partecipano i più importanti Yacht Club d’Italia. “Un traguardo che sembrava impossibile – afferma Christian Tamburinelli (nella foto), il titolare –. Siamo una delle poche aziende italiane che hanno avuto l’onore di presentare i propri esclusivi prodotti allo Yacht Club de Monaco, dove sono presenti solo le eccellenze a livello mondiale e dove era presente anche il Principe Alberto di Monaco”. Trona ha ottenuto il marchio ufficiale Yacht Club de Monaco per la fornitura di alcune poltrone galleggianti con relativi basamenti e tavolini, oltre al tavolino galleggiante porta champagne e al bar galleggiante.

Lungofoglia Giovanni Caboto 6, 61121 PESARO

Per info e prenotazioni 0721.403497 - 331.5244087


ANNOTARE

Adrenaline Experience CON GABELLINI PESARO Nel mese di aprile scorso la Concessionaria Augusto Gabellini

di Pesaro è scesa in pista con i marchi Audi e Porsche per far provare ai propri clienti tutta l’adrenalina che queste vetture sanno trasmettere quando possono esprimersi al massimo delle loro potenzialità. La mattinata si è aperta a bordo della gamma Audi, i piloti di Audi Sport Italia hanno lasciato il posto di guida agli ospiti intervenuti conducendoli con esperienza attraverso le curve del Misano World Circuit. Una volta terminata la prova in pista, gli ospiti hanno potuto testare la loro abilità alla guida all’interno del paddock. Un percorso creato ad hoc per mostrare il massimo dell’agilità di queste vetture. Una volta concluse le prove gli ospiti hanno potuto confrontarsi con i piloti durante il pranzo allestito nei box. Il pomeriggio è stato completamente dedicato alla casa di Stoccarda. Prima di scendere in pista è stata finalmente svelata la nuova Porsche Boxster 718 che ha poi mostrato tutte le sue caratteristiche sul circuito di Misano. Dieci le curve a destra, sei quelle a sinistra, 1.850 metri di rettilinei, tutto questo hanno dovuto affrontare gli ospiti in un solo giro di pista supervisionati dall’esperienza dei piloti della “Porsche Driving Experience”. I porschisti hanno poi proseguito le prove all’interno del “pistino” creato all’interno del Paddock 2. Cristina De Franca, la hair stylist brasiliana sfida i momenti difficili dell’andamento del mercato economico e apre a Pesaro il suo nuovo salone di bellezza Rogério Parrucchiere. Cristina ha portato a Pesaro, la sua pluriennale esperienza nel settore della cura dei capelli ed l’innovativo metodo sudamericano per la elaborazione delle acconciature per signore. Tutti i trattamenti ai capelli vengono effettuati con sapiente creatività brasiliana e con l’uso di prodotti protettivi e nutritivi Sinergy, Artego e Selective. Cristina - mamma di Franco Morbidelli, il giovane pilota romano di Moto 2 al mondiale - svolge la sua attività di hair stylist da ventisei anni, sedici dei quali effettuati a Roma e gli ultimi dieci a Pesaro. Finalmente da Rogério Parrucchiere una ventata di novità tra i capelli. Pesaro, Piazzale Carlo Albani, 1/2 0721-67729 339-4588921


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ESSERE

Poeta

DEL VETRO VITTORIO LIVI HA SAPUTO FONDERE TECNICA E SENSIBILITÀ ARTISTICA NELLE SUE OPERE, CHE HANNO AFFASCINATO DUE PAPI E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. UN PERCORSO CHE PARTE DA LONTANO, QUANDO DA BAMBINO FACEVA L’ORTOLANO A ROCCA COSTANZA. di Silvia Sinibaldi / ph Luca Toni

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Vetro curvato: all’apparenza un ossimoro, nella pratica l’intuizione che ha saputo fondere tecnica e poesia. Questo è il mondo di Vittorio Livi, imprenditore pesarese con l’animo dell’artista che ha coniugato cinquanta anni di lavoro, quarantatré solo per la Fiam, all’insegna della produzione perennemente innovativa e dell’arte, attraverso la sapienza artigianale e nel nome del suo spirito mai sazio. Una lucente matassa di intuito, capacità tecnica, visione del futuro e maturità conquistata che si specchia nella sua folta, ribelle, capigliatura argentata. Livi, perché il vetro? “Suggerisce trasparenza, purezza ed è uno strano abbinamento con l’impresa, gli affari, la fatica. Sono nato garzone di un vetraio e sono subito rimasto affascinato dal materiale che utilizzavamo. Per me allora aveva qualcosa di magico. Lavorare il vetro non è semplice: all’epoca addirittura era considerato pericoloso, adatto a realizzare piccole cose, non proprio un elemento estraneo all’arredamento e al design ma

certamente non protagonista. Il mio obiettivo è diventato subito valorizzare quel materiale in un altro modo”. È corretto sintetizzare la rivoluzione da lei compiuta dicendo che il vetro è passato da soprammobile a mobile? “È esattamente la mia missione.” Lei ha avuto maestri? “Negli anni in cui frequentavo la scuola d’arte ho avuto insegnanti come Giuliano Vangi, Loreno Sguanci, Franco Fiorucci e questo privilegio ha infuso in me il virus del bello. L’imprinting si è nutrito negli anni fino a diventare parte di me. Io vivo cercando la bellezza nella natura come nelle opere degli uomini.” Fondamentale anche il suo incontro con il design. “Direi la prima grande svolta della mia lunga storia di imprenditore. Ho disegnato da solo la mia prima collezione e per quanto ne fossi orgoglioso compresi subito che volevo qualcosa di più. Sono andato a Milano entrando in contatto con i grandi nomi del settore, veri maestri d’arte che hanno interpretato il vetro nel loro temIN MAGAZINE

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davanti a quella villa che aveva qualcosa di leggendario, un’aria magica ma anche un abbandono che sapeva di mistero. Ho invece subito pensato che quello era il posto giusto, quello che avevo sempre sognato di dare alla mia famiglia, di pensarci i miei nipoti, di realizzarci il museo. Così come ho fatto e ne sono profondamente orgoglioso. La presenza della mia collezione rende quella dimora una casa perennemente in itinere e questo mi piace, mi assomiglia.” E un’esperienza come quella di Montegridolfo oggi sarebbe ripetibile? “Non credo e anche in quell’occasione fu essenziale essere precursori, stringere un sodalizio con imprenditori sensibili, anche loro contagiati dal virus del bello

IL CROCEFISSO IN VETRO CHE VITTORIO LIVI HA DONATO A PAPA BENEDETTO E A PAPA FRANCESCO.

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IN MAGAZINE

po, secondo la loro formazione attraversando stili e correnti che hanno segnato la nostra recente storia. Sovente all’avanguardia. Con questi maestri ho sempre intessuto rapporti proficui, di reciproco arricchimento professionale, con altri ho stretto importanti relazioni personali, profonde amicizie.” Ne ricordi alcuni. “Daniel Libeskind, Philippe Starck, Doriana e Massimiliano Fuksas, Cini Boeri, Ron Arad, Vico Magistretti, Walter Valentini, Gianni Colombo: insomma il meglio del meglio.” Molti di questi artisti hanno opere in mostra nel suo museo a Villa Miralfiore. Più un’intuizione o un’avventura ristrutturare un edificio oramai fatiscente? “Entrambe le cose. Ricordo perfettamente le reticenze della mia famiglia quando cominciai a ipotizzare di imbarcarmi in quella avventura: una casa in parte tetra, un parco incolto abbandonato da tempo. Eppure io ne sono stato sempre affascinato, fin dalla fanciullezza. Credo che molti pesaresi come me abbiano fantasticato

PAPA RATZINGER DISSE CHE PER LA PRIMA VOLTA AVREBBE POTUTO OSSERVARE LA CROCEFISSIONE A 360 GRADI E VOLLE CHE L’OPERA RESTASSE NEL SUO STUDIO. HO PASSATO TUTTE LE MIE VACANZE A LAVORARE AL CROCEFISSO CHE HO DONATO A PAPA FRANCESCO.

come Massimo e Alberta Ferretti, insieme a un impegno economico che oggi non sarebbe più sostenibile. Comunque ristrutturare il borgo è stata un’esperienza straordinaria, a partire dal superare le diffidenze di chi temeva un’altra speculazione.” So che per lei è una grande emozione l’aver consegnato prima a papa Benedetto XVI poi a papa Francesco due crocifissi in vetro che hanno affascinato entrambi i pontefici. “Sì è vero, una profonda emozione preceduta da lunghi periodi di studio, di riflessione, di scelte tecniche differenziate con la volontà non solo di realizzare una


Il paradiso DEGLI ARTISTI Ma un uomo di successo ha ancora sogni del cassetto? Vittorio Livi ne ha almeno due: creare una scuola per maestri vetrai e fare di Rocca Costanza una Cittadella dell’Arte. “Sogni ambiziosi – sorride –, eppure realizzabili. Sarebbe importante trasmettere ai giovani i segreti dell’arte di lavorare il vetro. Potrei chiamare i più grandi maestri al mondo e chiedere loro di realizzare un’opera per condividere tecnica e arte con gli studenti.” E Rocca Costanza? “Sarebbe il luogo ideale dove riunire i tanti artisti di questo territorio, offrendo a ognuno di loro una stanza dove dipingere, scolpire, studiare musica, imparare un copione, scrivere o lavorare materiali. Credo verrebbe gente da tutto il mondo per vedere un posto di tale ricchezza.”

figura, ma di incarnare un concetto. Papa Ratzinger disse che per la prima volta avrebbe potuto osservare la crocefissione a 360 gradi e volle che l’opera restasse nel suo studio. Papa Bergoglio è un uomo che ammiro moltissimo, credo stia compiendo una rivoluzione di cui saremo consapevoli tra anni: ho passato tutte le mie vacanze e molte notti a lavorare al crocefisso che gli ho donato. In quelle occasioni riflettevo sullo straordinario privilegio che la sorte mi ha concesso. Ecco, sono orgoglioso.” Lei ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo, ci sono suoi lavori esposti in almeno venticinque importanti musei: sono i contesti più prestigiosi, quelli a lei più cari? “Indubbiamente un riconoscimento come il premio Leonardo Qualità che ho ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella soddisfa entrambe le caratteristiche soprattutto perché è un premio corale, perché è il risultato della segnalazione di tanti imprenditori che evidentemente apprezzano il mio lavoro. Ma non dimentico il primo riconoscimento, la Medaglia d’Oro della Camera di Commercio, nel 1988 il riconoscimento onorario Città di New York dal sindaco Edward Koch, nel 2000 la laurea honoris causa dall’Università di Ancona, nel 2001 il Compasso D’Oro alla carriera e nel 2015 la nomina ad Ambasciatore dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino.” Come è stata la sua infanzia? “Dura e affascinante allo stesso tempo. A otto anni facevo l’ortolano insieme a mio padre nei giardini di Rocca Costanza. Stare al fianco di mio padre ai piedi di quella gigantesca Rocca ha forgiato il mio senso del bello. Poi si tornava a casa passando davanti alle botteghe artigiane: ricordo quella di Bruno Baratti e il tempo passato ad osservarlo lavorare. A tredici anni sono andato a bottega da un vetraio e a diciassette anni mi sono messo in proprio. Credo che per noi italiani la bellezza sia

nel DNA, grazie al mondo che ci circonda, agli artisti che ispira. Ci sono artisti che ho molto amato, come Giuliano Vangi o Arnaldo Pomodoro: ricordo la sua tristezza nel vedere la Palla così malridotta. Diceva che a Pesaro non ci sarebbe più tornato ed era rimasto molto amareggiato da una cartolina che riportava Tomato’s ball. Fu allora che decisi di coordinare la cordata di sponsor che ha dato la dignità del bronzo a quella straordinaria opera.”

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ADVERTORIAL

COCCOLE A CASA GABELLINI DALLA CONCESSIONARIA ALLA SPA

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• puoi scegliere anche un trattamento completo di bellezza per i tuoi capelli. • puoi fare fitness e chiedere un personal trainer. Ma puoi anche decidere di aspettare semplicemente nel salotto di Casa Gabellini e farti servire un buon caffè, uno snack o un aperitivo al bar. Valuta il tuo tempo disponibile e scegli, perché quando porti la tua auto in officina alla concessionaria Augusto Gabellini S.r.l. per un controllo, un collaudo o una revisione, mentre aspetti che venga effettuata la riparazione puoi eliminare il tuo tempo di attesa in concessionaria e usufruire di tutti i trattamenti che la spa di Eleonora e Diana Gabellini ti offre. E se non sei cliente di Augusto Gabellini S.r.l. non importa! Le Coccole a Casa Gabellini non sono solo per i clienti della concessionaria ma per tutti. Vieni a provare l’emozione del relax. Prenota subito il tuo percorso benessere.


INTRAPRENDERE

Design di

COPPIA

RAFFAELLA E STEFANO, CLAUDIA E LORENZO: DUE COPPIE CHE, CON I LORO GRANDI PROGETTI, HANNO FATTO DELL’ARTE E DEL DESIGN UNA RAGIONE DI VITA.

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di Camilla Oliveri / ph Leo Mattioli

Raffaella Moroni, Stefano Pompucci, Claudia Ottaviani e Lorenzo Gennari sono mercanti d’arte. Sono un tramite grazie al quale tutti noi possiamo prendere spunto per riconoscere la bellezza, sia essa nascosta in un anello, in un abito antico, in una sedia anni ’50 o in un mobile che è già stato amato da qualcuno prima di noi. La bellezza si manifesta davanti ai nostri occhi, tra le nostre dita e nello sguardo distratto dei passanti. Ed esistono persone, come quelle di cui state per leggere, così preziose da esserne mercanti e fruitori. Maestri e allievi. Sono talmente geniali che raccolgono meraviglie da ogni parte del mondo, ne assaporano le sfumature. Creano, compongono, inventano. Sono come musicisti, ma di melodie tangibili. Hanno fatto del design la loro vita e della loro vita un’opera di design. Attraverso doti straordinarie, alcune delle quali sono indispensabili per vivere di arte, hanno imparato dagli altri per insegnare agli altri. Loro credono nell’eternità del bello, perché se si svela sarà per sempre. Stefano e Raffaella si sono conosciuti nel 1989, in una Londra con meno grattacieli, ma più IN MAGAZINE

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mercatini dove la gente esponeva, vendeva, offriva. Raffaella ne era affascinata, Stefano ne condivideva la passione. E proprio in mezzo a quel mare di cose, hanno comprato il loro primo oggetto. “Abbiamo iniziato ad acquistare mobili senza nemmeno avere una casa, e con il tempo abbiamo costruito una piccola collezione di lampade, tavoli, sedie e tutto il resto,” racconta Stefano, i cui occhi brillano ancora come se fosse lì.

LA BELLEZZA SI MANIFESTA DAVANTI AI NOSTRI OCCHI, TRA LE NOSTRE DITA E NELLO SGUARDO DISTRATTO DEI PASSANTI. ED ESISTONO PERSONE, COME QUELLE DI CUI STATE PER LEGGERE, COSÌ PREZIOSE DA ESSERNE MERCANTI E FRUITORI.

Raffaella continua: “Dopo diversi anni di acquisti e collezioni abbiamo deciso di aprire un negozio a Pesaro. Era per noi una prova, una sfida contro noi stessi. Avevamo solo la passione”. Nel giro di un anno era nato ZUCCA. Avete stravinto e oggi siete anche arredatori piuttosto affermati. “In realtà l’abbiamo sempre fatto. Davamo consigli a chi comprava, ma non era un lavoro. Adesso invece la cosa ha preso piede, i clienti vengono da noi e ci chiedono di arredare la loro casa. La nostra idea è di trasmettere alla gente qualcosa di diverso rispetto a ciò che tutti propongono. Siamo rivolti al non convenzionale, facciamo convivere in armonia stili e generi.” Viviamo in una città piccola, in cui inevitabilmente tutti sono abituati alle stesse forme. Voi siete usciti dalla piccola realtà. Come avete fatto a conciliare tutto? 20

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“Fondamentali sono stati i nostri viaggi. Abbiamo girato il mondo alla ricerca di stimoli, persone e dimensioni che non si possono trovare nella via dietro casa. Questo porta ad un passaparola ampio e variegato. Ovviamente anche le pubblicazioni ci hanno aiutato molto, così come il web.” Lavorate da sempre con il vintage, che oggi è di gran moda. In passato però era un mercato di nicchia. “Le cose belle restano tali, sempre. Capiamo di aver fatto la scelta giusta se dopo anni quel mobile è ancora bello. Il design storico va conosciuto per questo. Non c’entra niente la moda, perché quella è passeggera.” Siete ancora felici di aver scelto di lavorare insieme? “Ogni giorno. Siamo entrambi appassionati, il nostro lavoro è anche ciò amiamo di più. Questo ci porta a confrontarci continuamente, vivendo in una dimensione straordinariamente totalizzante. Siamo molto diversi dal punto di vista del gusto, ed è anche questo che ci rende così capaci di lavorare insieme.” Qual è il vostro traguardo più importante? “Cerchiamo di trasmettere il bello agli altri, di educare i loro occhi attraverso i nostri. Sappiamo di persone che, dopo averci incontrato, si sono a loro volta interessate al mondo del vintage. Sapere che è stato anche un po’ grazie a noi è immenso. Questo è il nostro traguardo, e ci auguriamo di poterlo raggiungere sempre.” Claudia è un’orafa. Così si definisce appena le si chiede di farlo. Ha iniziato nel suo piccolo laboratorio che erano i primi anni ’90, alle spalle una formazione accademica e un’intensa attrazione per i metalli, che sono sua forza, passione e carica vitale. Vicino a lei, Lorenzo, suo compagno creativo oltre che di vita. Lei crea, lui immagina. Lei è rigore e verticalità, lui è orizzontale, creativo. Si nutrono di ciò che li circonda, di desiderio e di curiosità. “Quello che mi dà realizzare forme che esistono solo nella mia



SOPRA, RAFFAELLA MORONI E STEFANO POMPUCCI DI ZUCCA ART DECO; IN APERTURA, CLAUDIA OTTAVIANI.

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mente è un piacere sia terapeutico che personale. I materiali che lavoro mi regalano un’energia immensa e io voglio regalarla agli altri, voglio trasmettere il mio messaggio attraverso i miei gioielli.” Qual è il tuo messaggio? “Alla base di tutto c’è il mio viaggio personale. Io creo oggetti, è una ricerca intima e profonda, quasi faticosa. È il percorso che fanno gli artisti, di amore talmente viscerale che è quasi sofferenza. Vado alla ricerca della bellezza, dell’essenzialità. Mi piace sottrarre, invece di aggiungere, e questa è la stessa scelta che faccio nella vita. Non seguo mai le tendenze, non voglio farlo. E poi odio il consumismo, il mio desiderio è di creare un prodotto che possa durare nel tempo.” Ti senti dunque parte del mondo del design. “Assolutamente sì. Un bell’oggetto di design sarà bello per sempre, così come il gioiello.” Il mondo è linfa v itale dell’arte, il viaggio quella dell’artista. E se ti chiedessi di parlarmi dei tuoi? “Ti direi che si può viaggiare tantissimo anche rimanendo fermi in un posto. Il mio obiettivo, attraverso il Fuorifestival, è di far girare il mondo a Pesaro. Grazie al Rossini

Opera Festival e al Festival Internazionale del Nuovo Cinema abbiamo già grande visibilità, ma tutto questo è ancora poco sentito. Ecco perché voglio portare il mondo qui.” A proposito di Fuorifestival, di cui tu e Lorenzo siete ideatori... perché? “Abbiamo sentito l’esigenza di condividere una realtà che già funziona in altri territori. Il Fuorifestival è un circuito che coinvolge la città durante una manifestazione culturale. Credo che attraverso i canali dell’arte si possano aprire porte in grado di sollecitare il pubblico a frequentare le nostre attività, a livello storico e commerciale. Attiriamo la persona attraverso l’arte, che è eterna. Il negoziante diventa comunicatore e gallerista. Propone un evento come quando propone un oggetto in vendita.” Come definiresti Lorenzo? “È la mia leggerezza, la parte che mi mancava. Per definirlo userei i miei gioielli, le linee più accattivanti sono la fusione di noi due. Ci stimoliamo a vicenda, e lui è il confronto più importante che io abbia. Come ho detto mi piace l’essenzialità, il sottrarre, ma lui è l’aggiunta che mi rende quella che sono.”



CREARE

Due volti

PER L'ARTE RENATO BERTINI E OSCAR PIATTELLA HANNO PERCORSO DA PROTAGONISTI IL NOVECENTO PORTANDO LO SPIRITO ARTISTICO DELLA NOSTRA CITTÀ IN TUTTA EUROPA.

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di Maria Rita Tonti / ph Leo Mattioli

Oscar Piattella e Renato Bertini. Due artisti ai quali le comuni radici pesaresi non hanno impedito di viaggiare a lungo in Europa, e non solo facendo tesoro delle esperienze artistiche incontrate sul loro cammino. Due artisti di caratura internazionale il cui personalissimo percorso e le mostre a loro dedicate li ha fatti apprezza-

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re, oltre che dalla critica specializzata, da un vasto pubblico. Oscar Piattella, nato a Pesaro nel 1932, dal 1957 vive e lavora a Cantiano, piccolo paese alle pendici del Catria, che gli ha dedicato una mostra permanente, I Muri, dove è custodita una selezione di opere appartenenti al periodo che va dal 1977 al 1988.


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Animato fin da giovanissimo da una profonda passione per la pittura, Piattella frequenta lo studio di Sandro Gallucci dove la sua produzione si orienta verso l’esperienza figurativa che, a poco a poco, si focalizza su strutture murarie in decadenza destinate a simboleggiare il tragico scorrere del tempo. In questo periodo figura già tra i protagonisti del panorama artistico pesarese insieme ad Arnaldo e Giò Pomodoro, Nanni Valentini, Giuliano Vangi, Loreno Sguanci, Renato Bertini. In seguito, all’attenzione per il movimento informale si unisce l’interesse per i materiali non tradizionali che lo porta ad elaborare un nuovo senso dello spazio che ha inevitabili conseguenze sulla relazione con la superficie del quadro. Al 1958 risale la mostra alla Galleria dell’Ariete di Milano, organizzata da Franco Russoli, direttore della Pinacoteca di Brera. Oltre alle numerose mostre internazionali (Parigi, Taiwan, Shangai, Boston, Belgio, Australia) al 2002 risale l’importante personale che la sua città natale gli dedica a Palazzo Gradari. Da alcuni anni Piattella si interessa anche di poesia e collabora con diversi autori. Compone una plaquette con Mario Luzi e realizza il volume La Maison Natale con dodici poesie di Yves Bonnefoy, tradotto da Fabio Scotto. Insieme al poeta pesarese Gianni D’Elia pubblica il libro di poesie L’amore delle cose e realizza anche una plaquette, Sottomonte, per le edizioni Pulcinoelefante. Al 2007 risale l’edizione in tre volumi della Divina Commedia con cento tavole eseguite interamente a mano. Le prime significative esperienze artistiche Renato Bertini, classe 1939, le compie nel settore della ceramica lavorando come

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decoratore dapprima presso la manifattura Molaroni, dove nel 1954 realizza due grandi pannelli in ceramica per commemorare la lotta dei partigiani marchigiani, e poi, nel 1958, presso la fabbrica di maioliche artistiche Baratti. A soli quindici anni vince il premio Ministero Industria e Commercio per un vaso destinato al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza e a diciassette si diploma all’Istituto d’Arte Mengaroni della sua città aggiudicandosi il premio Ugolini per la sezione ceramica. Tuttavia Bertini di lì a poco accantona questo tipo di lavorazione per dedicarsi alla pittura e partecipando con successo a mostre e concorsi internazionali. Agli inizi degli anni ’60 si trasferisce in Svizzera, a Zurigo, dove rimane fino al 1966, alternando poi i luoghi della sua arte tra Zurigo e Pesaro. Qui, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, apre un laboratorio dove produce oggetti d’arte e d’arredamento, riprendendo l’antica passione per la ceramica. La ricca produzione pittorica dell’artista comprende ritratti, nudi, composizioni astratte ma anche opere di ispirazione religiosa come La Sacra Famiglia e Il Cristo trionfante, che si possono ammirare nella chiesa di San Carlo Borromeo, e La Resurrezione, collocata sull’altare maggiore della chiesa di Cristo Risorto. In questa tela di grandi dimensioni l’artista racconta il mistero della Resurrezione attraverso un pensiero trattenuto per lungo tempo e confrontato con rigore sulla parola del Vangelo. Fra le ultime opere di Bertini, un ritratto di Gioachino Rossini, di recente presentato alla cittadinanza, a cui l’artista ha lavorato a lungo, attratto dall’ironia e dalla saggezza che traspaiono dal volto del genio pesarese. IN MAGAZINE

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Arte

PER TUTTI UNA PASSIONE NATA QUANDO ERA BAMBINA E COLTIVATA CON TENACIA NEGLI ANNI: EDUCARE ALL’ARTE CONTEMPORANEA, PER ANTONELLA MICALETTI, È SIA UNA PROFESSIONE CHE UNA MISSIONE.

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di Benedetta Andreoli / ph Leo Mattioli

La sua è una vera “missione”: far appassionare all’arte contemporanea persone di tutte le età. Antonella Micaletti, pugliese di origine e da anni pesarese d’adozione, è docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Urbino e, dalla fine degli anni ’90, ha promosso a Pe-

saro originali laboratori didattici di arte contemporanea ideati appositamente per i bambini delle scuole elementari. Come è nata la sua passione per l’arte? “È una passione nata quando ero bambina. Ricordo che frequentavo le scuole medie quando ho

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cominciato a mettere da parte i soldi della paghetta per acquistare il terzo volume della storia dell’arte scritto da Giulio Carlo Argan, che è appunto un manuale sull’arte contemporanea.” Che cosa voleva fare da grande? “Volevo scrivere di arte e organizzare mostre. Dopo il liceo a

CI OCCUPIAMO SOPRATTUTTO DELL’EDUCAZIONE ALL’ARTE CONTEMPORANEA DEGLI ADULTI. RIUSCIAMO A COINVOLGERLI ATTRAVERSO I “WALKSCAPE”, PASSEGGIATE NATE PER CONOSCERE GLI ASPETTI STORICO-ARTISTICI DEL NOSTRO TERRITORIO.

Brindisi sono venuta a studiare ad Urbino, dove mi sono laureata in Lettere moderne con indirizzo storico-artistico. Poi ho lavorato per un anno e mezzo in un museo di fotografia contemporanea a Brescia.” Quando ha iniziato a proporre progetti di educazione all’arte contemporanea per bambini? “Nel 1999 proposi un progetto didattico sperimentale all’assessorato ai Servizi educativi del Comune di Pesaro: in ogni incontro presentavamo agli alunni delle elementari un’opera di un artista per poi tenere con loro un laboratorio. Era un approccio innovativo per l’epoca a Pesaro, ma in Europa era normale”. In che cosa consisteva questo nuovo approccio? “Si lavorava alla lettura di un’opera d’arte con un approccio interattivo condotto attraverso la rielaborazione della poetica dell’artista partendo da alcune parole-chiave. È un modo di incuriosire i bambini e di renderli partecipi.” Progetti innovativi che a Pe30

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saro hanno riscontrato un successo di interesse e adesioni. “Sì, per undici anni abbiamo portato avanti questi progetti didattici di educazione all’arte contemporanea: è stata l’allora Assessore ai Servizi educativi di Pesaro, Maria Pia Gennari, a credere subito in questi progetti. Con gli alunni delle scuole siamo stati a vedere le opere d’arte nella Galleria di Franca Mancini, nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e a Villa Miralfiore.” Quando è cominciata l’avventura con la sua associazione Etra? “Etra è nata a metà del 2000 e per oltre un decennio la sua attività è stata rivolta soprattutto all’educazione all’arte contemporanea dei bambini e ragazzi. Intanto dal 2009 al 2014 sono stata responsabile del dipartimento educazione della Fondazione Pescheria di Pesaro. Quindi nell’ottobre 2015 è nata una nuova Etra.” Quali sono le novità portate dalla sua nuova Etra? “Ci occupiamo soprattutto dell’educazione all’arte contemporanea degli adulti, portando avanti progetti di educazione al patrimonio storico, artistico e archeologico a Pesaro e anche nei comuni dell’entroterra, come Fermignano e Urbania”. Come riuscite a coinvolgere gli adulti? “Attraverso walkscape, passeggiate per conoscere il territorio, accompagnati da un operatore: io conduco i walkscape storico-artistici, mentre Laura Cerri quelli archeologici. Durante i walkscape scopriamo la storia nascosta nei frammenti presenti nel territorio per ricostruire un’evoluzione della trasformazione. Il concept è di Roberto Vecchiarelli, docente di Storia della musica all’Accademia di Belle Arti di Urbino.” In tutti questi anni non ha mai smesso di studiare ed aggiornarsi. “Mi metto continuamente in gioco e continuo a studiare e ad aggiornarmi anche all’estero.”

Antonella MICALETTI ha conseguito la maturità scientifica a Brindisi, quindi ha studiato all’Università di Urbino, dove si è laureata in Lettere, indirizzo storico-artistico. Poi ha vinto il concorso per insegnare Storia dell’arte nell’Accademia di Belle Arti: dal 1995 ha insegnato prima a Catanzaro, poi a Lecce, a Milano per otto anni e dal 2004 ad Urbino, dove lavora tuttora. Ha scritto per riviste di arte contemporanea come Flash Art e Titolo e curato mostre. Nel 1999 ha fondato l’associazione Etra, che si è contraddistinta per originali proposte di educazione all’arte contemporanea per bambini. Nell’ottobre 2015 è nata la nuova Etra, rivolta soprattutto agli adulti.


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CON GLI OCCHI DI BALDASSARRE CASTIGLIONE, DIPLOMATICO MANTOVANO DEL XV SECOLO, RISCOPRIAMO GINESTRETO, ANCORA OGGI “MOLTO BELLO ED AMENO LOCO”. di Giovanna Patrignani / ph Leo Mattioli


“E per contento suo le avviso come al signor duca è piacciuto farmi grazia di un castello nel contado di Pesaro, il quale (secondo che intendo) è molto bello ed ameno loco, in loco fruttifero, e guarda la marina; e benché non sia come li nostri in Lombardia, pur non sarà che non se ne cavi ducento ducati l’anno, ed è cinto tutto di bellissime possessioni. Il castello si dimanda Ginestreto.”

BALDASSARRE CASTIGLIONE (1478-1529) SCRIVEVA IL 17 OTTOBRE 1512 CHE “AL SIGNOR DUCA È PIACCIUTO FARMI GRAZIA DI UN CASTELLO NEL CONTADO DI PESARO, IL QUALE (SECONDO CHE INTENDO) È MOLTO BELLO ED AMENO LOCO (...) E GUARDA LA MARINA”.

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Così il celebre umanista e diplomatico mantovano Baldassarre Castiglione (1478-1529) scriveva il 17 ottobre 1512 da Lugo alla madre, Aloisa Gonzaga, informandola che il duca Francesco Maria I della Rovere, succeduto nel governo del ducato d’Urbino allo zio Guidubaldo da Montefeltro morto nel 1508, gli aveva promesso in feudo, col titolo di conte, il castello di Ginestreto nel contado di Pesaro, per compensarlo dei rilevanti servigi prestati, in pace e in guerra, fin dal 1504 alla corte dei duchi d’Urbino, dove si trasferì fino al 1513, testimone diretto della vita di corte che ha descritto nel Cortegiano, edito a Venezia nel 1528, una delle opere più importanti del Rinascimento. Il Castiglione era entusiasta di Ginestreto, scrivendone sempre nel 1512

ancora alla madre, rimasta a Casatico presso Mantova ad amministrare il patrimonio e che nelle lettere famigliari appare come la più segreta confidente delle ambizioni e dei desideri del figlio, che a lei sempre faceva riferimento: “Le particolarità di Ginestreto sono ch’el è posto in una collina de le più belle che se possino trovare, piena tutta de frutti et olive e vigne, lontano da Pesaro cinque milia verso Fano e Urbino. E lì nascono buonissimi vini et ha bonissimo aere. Roca non ci è, né abitazione pel patrone, ma sì molte bone case de’ citadini e lì intorno le più belle possessioni che se possi imaginare, da piacere


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e da utile. Ho avuto piacere assai di questo castello.” Ma l’idillio con Ginestreto durò poco. Pur apprezzando le delizie offerte da quel paesaggio collinare, valutazioni pratiche e finanziarie ebbero il sopravvento, perché il fascino del lusso e lo sperpero dei denari era molto per il Castiglione: “… ch’io sono leggerissimo e viver non si può senza,” confessava alla madre. L’anno seguente Ginestreto era già stato cambiato con il castello di Novilara, che offriva un più consistente introito economico, un bel palazzo di residenza in forma di alta torre e una maggiore vicinanza con Pesaro e Fano, come scriveva alla madre da Urbino il 28 gennaio 1513: “Il signor duca ha tolta la possessione di Pesaro, ben con licenza del papa, pur non ha ancor avuto la investitura, ma spera averla presto. Credo che la seconda settimana di quaresima vi si andarà. Come siamo lì penso che ancor io pigliarò la possessione del mio castello, il quale non è più Ginestreto, perché ho procurato di cambiarlo con un altro,

che si dimanda Nuvillara et el signor duca è stato contento; e questo è molto più al proposito, che è vicino a Pesaro due miglia, bonissimo aere, bellissima vista da terra e da mare, vicino a Fano cinque miglia, fruttifero al possibile ed ha un buon palazzo, che è mio, ed è della medesima entrata di Ginestreto e forse più, sì ch’io me ne contento assai e Dio mi conceda grazia di goderlo con contentezza. Potrò dire d’aver una casa in Pesaro, tanto è vicino.” Ma Ginestreto gli rimase nel cuore: molte volte vi passava, cavalcando da un poggio all’altro, nei suoi continui spostamenti fra Novilara e Urbino o tornando dal settentrione d’Italia ad Urbino. Ormai da anni conosceva ed amava quelle dolci colline ricoperte di ginestre, gli stessi sentieri per i quali era passato tante volte fanciullo, con il padre pittore Giovanni Santi da Colbordolo, anche il divino Raffaello, l’amico fraterno che aveva conosciuto nel 1513 a Roma quando il Castiglione vi si trasferì con le mansioni di ambasciatore del duca Della Rovere. In quegli stessi anni Raffaello

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lo raffigurò nel superbo ritratto (oggi al Louvre) in cui Baldassarre, in veste scura ed elegante, rappresenta il perfetto cortigiano. Il colpo di mano compiuto da Leone X contro Urbino nel 1516 portò alla destituzione di Francesco Maria I della Rovere e all’insediamento di Lorenzo de’ Medici. Il Castiglione ne rimase esterrefatto e giudicò perduta la causa del duca roveresco, che se ne ricorderà nel 1522 quando, riconquistato il ducato, lo priverà del feudo pesarese. L’esistenza di una comunità di Ginestreto è documentata dal 1285, ma risale al 1000 l’origine del castello di Ginestreto, uno dei 14 castelli del contado pesarese, sopra un colle di 288 metri, anticamente illuminato, tra primavera ed estate, dal giallo delle ginestre, che hanno dato al castello il toponimo medievale di “ginestreto”, già documentato nel X secolo. Anche gli Sforza amarono il castello di Ginestreto, per cui Giovanni Sforza aveva una predilezione. Affacciato sulla valle del Foglia, tra un morbido ondeggiare di colli ricoperti di biade, olivi e vigneti, era stato costruito sopra una piattaforma fortificata, circondata da mura possenti ancorate a torri angolari; non aveva rocca né palazzo feudale, ma solo un ingresso fortificato con ponte levatoio. Più tardi, tra castello e pieve, sorgerà il borgo, lungo il declivio soleggiato del colle, verso oriente. Le antiche mura sono state ampiamente rimaneggiate e le vecchie basse case medievali sostituite da moderne abitazioni. La veduta di Ginestreto appare oggi molto cambiata da come l’aveva dipinta, con alcune case 38

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AFFACCIATO SULLA VALLE DEL FOGLIA, IL CASTELLO DI GINESTRETO ERA STATO COSTRUITO SOPRA UNA PIATTAFORMA FORTIFICATA, CIRCONDATA DA MURA POSSENTI ANCORATE A TORRI ANGOLARI; AVEVA SOLO UN INGRESSO CON PONTE LEVATOIO.

del Borgo a sinistra, all’inizio del Seicento, Francesco Minguzzi in uno dei suoi acquarelli conservati nella Biblioteca Vaticana. Resta ben poco dell’antico castello, che tuttavia mantiene ancora un fascino senza tempo, consistente nella posizione preminente che lo fa spaziare sulla vallata e sui poggi, ricchi di frutteti, vigne e olivi. Ginestreto è ancora oggi, come ai tempi del Castiglione, “molto bello ed ameno loco, posto in una collina de le più belle che se possino trovare.”



SCRIVERE

Poesie sullo

SMARTPHONE SCRIVE POESIE SUI POST-IT E SUL CELLULARE. CHIARA BERNINI FA PARTE DELLA NUOVA GENERAZIONE DI POETI, CHE AMA LA CARTA E AFFIDA I VERSI ALLA RETE.

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di Benedetta Andreoli / ph Luca Toni

“Io scrivo poesie da quando avevo sedici anni: ho almeno sei diari pieni di poesie, ma le scrivo anche nei tovaglioli e nei post-it. Però non sono una da taccuini: piuttosto scrivo le poesie sul mio smartphone, appena mi arriva in mente il primo verso, in qualunque posto mi trovi”. Così si racconta Chiara Bernini, 23 anni, giovane poetessa pesarese che vive, lavora e studia a Bologna. Ha già pubblicato un suo libro di poesie? “Sei mie poesie sono presenti

nell’antologia Post ’900, lirici e narrativi, a cura di Matteo Fantuzzi e Isabella Leardini, edita nel 2015 da Giuliano Ladolfi Editore. Vi sono pubblicate le composizioni poetiche di giovani poeti italiani nati intorno agli anni ’80 e ’90.” E lei si è già fatta notare in un importante festival di poesia italiana. “Nel 2014 sono arrivata in finale al Premio Rimini, nato nel contesto del Festival Parco Poesia organizzato a Rimini dalla poetessa Isabella Leardini.”

Lei è impegnata anche in una rivista di poesia? “Sì, si chiama Atelier: è una rivista cartacea e online, la coordina Matteo Fantuzzi. Io faccio parte della redazione online da giugno del 2014. Pubblichiamo anche poesie di autori stranieri, sia in lingua originale che in traduzione. Il sito è www.atelierpoesia.it.” È legata a Pesaro? “Amo la mia città, anche se la mia vita ora è a Bologna. A Pesaro vive la mia famiglia e ho gli amici; inoltre lavoro da anni come maschera al Rossini Opera Festival e collaboro con lo staff organizzativo della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema.”

Chi è Chiara BERNINI Chiara Bernini, 23 anni, è nata nel 1992 a Pesaro dove ha frequentato il liceo linguistico Mamiani. Per l’università si è trasferita a Bologna, dove ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e ora frequenta il primo anno della laurea magistrale in Italianistica. Fin dagli anni del liceo ha le idee chiare sulla professione che vorrà intraprendere al termine degli studi: diventare un’insegnante alle scuole superiori o alle medie. Ma le piacerebbe anche fare un dottorato all’estero.

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INTERPRETARE

Attore a

TUTTI I COSTI MASSIMO FRADELLONI AVEVA UN OBIETTIVO: FARE L’ATTORE. E CE L’HA FATTA. HA LAVORATO CON PUPI AVATI, I FRATELLI VANZINA, DIEGO ABATANTUONO E PROGETTA UN FILM DA GIRARE A PESARO

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Da sempre cinema e televisione sono stati la sua passione. Ma il sogno di Massimo Fradelloni, 42 anni, pesarese, rimane nel cassetto finché nel 2003 ha la brillante idea di dirigere e interpretare una parodia di alcuni noti spot pubblicitari. Come sono andate le cose? “Il mio sogno era di diventare attore e così cominciai ad andare a caccia di registi e produttori che potessero aiutarmi a realizzare la mia aspirazione. Riuscii ad incontrare il regista Leandro Castellani che, colpito dalla mia determinazione, mi chiamò per un ruolo da coprotagonista nel film Ai confini del cielo.” Di che film si tratta? “La vicenda è ambientata nel 1300 e racconta la missione in Cina del frate Odorico da Pordenone che si dedicò insieme a due confratelli – uno dei quali affidato alla mia interpretazione – alla diffusione del messaggio francescano nel Catai. Il film è stato premiato con il Cervo d’Argento al Festival Internazionale del Cinema di Changchun.” Lei ha lavorato anche con i fratelli Avati. “Il primo contatto lo ebbi con Antonio, il produttore, che mi

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di Maria Rita Tonti / ph Leo Mattioli

scritturò per il film del fratello Pupi, Gli amici del bar Margherita, ambientato a Bologna negli anni ’50, dove interpretavo Forcina, un film maker amico del protagonista, quest’ultimo affascinato da un gruppo di ragazzi più grandi di lui che frequentano il famoso bar.” Un sogno che si avvera? “Proprio così. Mi sono ritrovato da un giorno all’altro a lavorare a Cinecittà, insieme ad attori come Diego Abatantuono, Fabio De Luigi, Neri Marcorè, e soprattutto sono entrato al cinema non più come spettatore ma dalla parte

del grande schermo.” Come è proseguita la sua avventura di attore? “Ho partecipato alla serie televisiva Ho sposato uno sbirro, diretta da Giorgio Capitani accanto a Flavio Insinna, e al film per il cinema La vita è una cosa meravigliosa dei fratelli Vanzina insieme a Gigi Proietti.” Programmi per il futuro? “Mi piacerebbe essere il promotore e l’attore protagonista di un film da girare a Pesaro. C’è già un progetto ma non ne parlo per scaramanzia.”


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RICORDARE

L’antica villa

DELLE DELIZIE DAL XIII SECOLO AD OGGI, VILLA MIRALFIORE HA AVUTO COME PROPRIETARI MALATESTI, SFORZA, DELLA ROVERE, MEDICI: UNA LUNGA STORIA NOBILIARE PER UN “LOCO DA PRINCIPE”.

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di Giovanna Patrignani / ph Luca Toni

Il Parco Miralfiore faceva parte del fundus Viridarii, che si estendeva tra il fiume Foglia e la strada per Urbino: vastissima, lussureggiante e produttiva tenuta appartenuta alle tre signorie dei Malatesti, Sforza e Della Rovere, che si succedettero nel governo della città di Pesaro dal XIII al XVII secolo. In origine possedimento

malatestiano, poi presidio degli Sforza con palaggio denominato con il toponimo “le Torrette, nobil palazzetto sostenuto da pilastri”, due torricini ai lati del prospetto, nel 1505 Giovanni Sforza, signore di Pesaro, vende la tenuta al ricco mercante Matteo Pigna, da cui la compra l’illustre casata pesarese dei Superchi, che nel 1543 la rivende a Simone Bonamini,

DUE VEDUTE DI VILLA MIRALFIORE: L’ESTERNO COL GIARDINO ALL’ITALIANA E L’INTERNO.


ricchissimo maggiordomo ducale, che per primo la trasforma da residenza di campagna a villa di delizie, “un loco da principe”, poi detta Villa Miralfiore. Infatti se ne “innamorò” il duca Guidubaldo II della Rovere, che nel 1559 la acquista facendovi realizzare lavori di trasformazione e ampliamento probabilmente dagli architetti Bartolomeo Genga e Filippo Terzi; promuove anche la raffinata decorazione ad affresco del piano nobile con grottesche e paesaggi, realizzati dal pesarese Giovanni Antonio Pandolfi; al cartografo urbinate Giovan Battista Clarici è attribuibile il grande affresco con la carta topografica di Pesaro nel Salone delle feste. Guidubaldo II rende così Villa

Miralfiore, in cui sono presenti imprese e sigle a lui riferentisi, una sontuosa residenza idonea ad ospitare la corte roveresca, che spesso vi si trasferiva dal vicino palazzo ducale di Pesaro. Succedutogli nel 1574, il figlio Francesco Maria II completa l’opera paterna affidando la sistemazione del bellissimo giardino rinascimentale all’italiana all’architetto ducale Girolamo Arduini, che realizza la fontana centrale, la peschiera, la grotta con scherzi d’acqua e l’acquedotto per l’approvvigionamento idrico. Villa Miralfiore, raffigurata nel dipinto di Francesco Mingucci (1626), era ormai perfettamente degna di accogliere ospiti illustri: il duca di Baviera (1585), il principe di Mantova (1587), il principe di Lorena (1600), il duca di Mantova e la duchessa di Ferrara (1601), i novelli sposi Federico Ubaldo della Rovere e Claudia de’ Medici (1621). Nel 1631 con la morte di Francesco Maria II e la devoluzione del ducato roveresco allo Stato della Chiesa, la Villa, inclusa nell’asse ereditario dei beni allodiali rovereschi, passa alla famiglia Medici per il matrimonio dell’ultima erede Vittoria della Rovere con il granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici. Nel 1756 con la morte di Giangastone, ultimo discendente dei Medici, perviene ai granduchi di Lorena. Acquistata dalla Santa Sede, viene concessa in enfiteusi ai principi urbinati Albani, dai quali perviene per discendenza femminile ai Castelbarco Albani.Attuale proprietario è Vittorio Livi.

Taglioatelline ai crostacei

Porto di Pesaro


DIPINGERE

L’ artista

DAL DESERTO L’OPERA DI FATHI HASSAN, EGIZIANO DI NASCITA E PESARESE D’ADOZIONE, AFFONDA LE RADICI NELLE SUE ORIGINI SPOSANDOSI PERFETTAMENTE CON LA CONTEMPORANEITÀ OCCIDENTALE.

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di Alberto Berardi / ph Leo Mattioli

Dovevo andare nel deserto per comprendere il linguaggio di questo giovane artista egiziano, precisamente nubiano. Dovevo vedere con i miei occhi apparire dal nulla un edificio letteralmente ricoperto di segni, gli stessi che “l’uomo della sabbia” ha portato con sé nel suo lungo viaggio attraverso il deserto. Viene da lontano, Fathi, e porta con sé la memoria di mondi scomparsi ma non dimenticati. Mondi in movimento, in perpetuo divenire, mobili dune che come ha scritto qualcuno “il vento accarezza e scompiglia”. Mondi che solo segni per noi incomprensibili riescono a farci comprendere. Segni intrinsecamente poetici che Fathi nel suo non breve peregrinare tra le varie culture riesce a coniugare con i nostri, apparentemente comprensibilissimi, con risultati sorprendenti. Tutto può accadere nel suo mondo, tutto è già accaduto nel nostro. La materia ha sconfitto lo spirito. Dobbiamo essere grati a questo splendido frutto dell’universalità dell’arte. Non esiste attualmente nel nostro territorio un artista più vero di lui. Resta il fatto incontestabile che a farci riscoprire la pura poesia è stato

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un egiziano. La sua genialità inventiva ha pochi riscontri in Italia, perché pur partendo da lontano nel tempo e nello spazio si sposa perfettamente con la contemporaneità. Fathi, pur vi-


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vendo da tempo tra noi e con noi, non ha dimenticato le radici. L’orrenda realtà che correttamente chiamiamo consumismo, perché davvero ci consuma, lo ha solo sfiorato. La contaminazione

è avvenuta ma a livelli molto alti della cultura e dell’arte. Il risultato: una produzione sterminata di opere di grande valore nella loro (soltanto apparente) valenza ornamentale che non può non essere letta in riferimento alla tradizione aniconica della sua patria di origine. Immagini-scrittura, è stato detto, ma anche scrittura che si fa immagine inverandosi nel fluire incessante della sabbia che ricorda il deserto ma per noi segna anche lo scorrere inesorabile del tempo.

Chi è FATHI HASSAN Fathi Hassan, membro della diaspora africana, nasce a Il Cairo il 10 maggio del 1957. Nel 1977 si trasferisce in Iraq, a Baghdad. Grazie a una borsa di studio attraversa il Mediterraneo e si stabilisce in Italia, precisamente a Pesaro, continuando a lavorare ed esponendo nelle più prestigiose gallerie di tutto il mondo. Ottiene riconoscimenti unanimi da numerosi critici internazionali.

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ORGANIZZARE

Un cuore

URBINATE DA UN ANNO È DIRETTORE DELLA GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE. PETER AUFREITER È AUSTRIACO MA LO LEGANO A URBINO IL PROGETTO ERASMUS E LA MOGLIE.

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di Benedetta Andreoli / ph Leo Mattioli

“Il Palazzo Ducale di Urbino deve tornare ad essere un centro vivo, una città nella città, come succedeva nel Rinascimento.” Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino e direttore del Polo Museale delle Marche, ha le idee chiare e il pragmatismo da manager. Lei è austriaco, ma il suo rapporto con Urbino nasce da lontano. “Sì, io ho frequentato l’anno accademico 1999 - 2000 all’Università di Urbino nell’ambito del progetto Erasmus. A Urbino allora ho conosciuto quella che poi è diventata mia moglie: lei è urbinate,

quindi poi ho continuato a venire ad Urbino.” Pensa che la sua esperienza abbia influito nella scelta di assegnarle l’incarico di direttore della Galleria Nazionale delle Marche? “Sicuramente questo ha inciso e comunque io ho dato la mia preferenza ad Urbino tra le destinazioni possibili.” Quanto durerà il suo mandato? “Quattro anni, mi sono insediato il 1° dicembre 2015.” Quali sono le parole chiave del suo mandato? “Didattica, informazione, apertura ad eventi culturali, teatrali, musicali. Vorrei riportare il Palazzo Ducale di Urbino ad essere il centro della vita culturale e renderlo fruibile anche ai disabili, facendo arrivare l’ascensore fino al secondo piano.” Qual è il progetto più importante che sta realizzando? “L’allestimento nuovo lungo la galleria e un nuovo percorso.” Ci può anticipare qualche prossima mostra? “In autunno faremo una mostra sui giocattoli nel Rinascimento e nel Barocco. Un progetto che ha anche un valore didattico.”

Chi è Peter AUFREITER Peter Aufreiter è nato a Linz, in Austria, nel 1974. È coniugato e ha due figli. Nel 2002 si è laureato in Storia dell’Arte e Filologia Germanica all’Università degli Studi di Vienna. Dal 2003 al 2005 è stato coordinatore di progetti e curatore di mostre alla Fondazione privata del Museo di Sigmund Freud a Vienna, poi dal 2005 al 2008 è stato organizzatore di mostre al Kunsthistorisches Museum di Vienna e dal 2010 al 2015 è stato direttore dei dipartimenti mostre, prestiti, depositi e dell’Artoteca del Belvedere di Vienna, museo nazionale austriaco.


ADVERTORIAL

LA BOTTEGA DI CELESTE NON SOLO PROFUMI

A CATTOLICA C’È UN LUOGO DOVE È POSSIBILE VIVERE UN’ESPERIENZA ESCLUSIVA TRA PRESTIGIOSE ESSENZE ARTIGIANALI E PRODOTTI NATURALI.

Ci sono donne che la passione per il proprio lavoro la manifestano. Celeste semplicemente la vive, giorno dopo giorno, e il racconto della sua vita è un meraviglioso itinerario sensoriale scandito dai profumi. Il suo viaggio, alla scoperta delle grandi Maison della profumeria, inizia a Milano nel 1993, passando dalla Francia alla Bretagna. Passione e tanto impegno il vero motore del suo lavoro che la porteranno a inseguire il sogno di realizzare la sua Bottega a Cattolica, che pur non essendo la sua città, rimane il luogo dove si è sempre sentita come a casa. La Bottega di Celeste, in via Fiume 34, è nata dall’incontro tra le prestigiose essenze della profumeria artistica internazionale e quelle artigianali, un vero e proprio percorso sensoriale, capace di individuare le note olfattive più esigenti. La varietà dei profumi che caratterizzano la Bottega

è realizzata con materie prime pregiate e naturali, aziende che creano piccoli volumi, fuori dalle regole di marketing. Lo stile raffinato del percorso espositivo, si fonde ai colori caldi e accoglienti degli arredi. Ma nel negozio c’è molto di più, il Make Up nato nel fashion district di Milano, la Cosmeceutica certificata Bio Attiva (Eco Cert) priva di sostanze nocive, i solari dei bagnini californiani con ingredienti organici certificati, i raffinati accessori che sottolineano la cura e l’attenzione per ogni singolo dettaglio. E ancora i tessuti naturali dei capi di abbigliamento, i gioielli tessili, gli occhiali Indipendent creati appositamente per la Bottega. Celeste e il suo compagno Stefano, hanno fatto della ricercatezza e competenza la loro espressione. Si sono affidati a Emanuela e Sara di Mouillettes & Co per i corsi di conoscenza e approfondi-

mento dell’universo dei profumi condotti da professionisti di grande esperienza, come per gli strumenti innovativi che consentono di offrire una gamma di servizi esclusivi. In un’offerta ormai omologata delle grandi catene di profumerie, il loro intento è di distinguersi e ricreare un luogo informale d’incontro, di identità e di dialogo, del consiglio personalizzato in un ambiente capace di interagire attraverso il linguaggio delle fragranze, capace di creare ancora emozioni e far vivere ai clienti un’esperienza esclusiva. Nella Bottega di Celeste, ogni donna sarà in grado di esaltare la propria bellezza naturale attraverso prodotti che diventano il risultato una scrupolosa ricerca. Prossimamente, in collaborazione con Coquillettes Paris, sarà studiato e creato un profumo esclusivo per la Bottega di Celeste.

Cattolica, Via Fiume 34/B, | Tel. 392 0597211 | info@labottegadiceleste.it | www.labottegadiceleste.it 1

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GAREGGIARE

In campo con

ORGOGLIO

LA NAZIONALE FEMMINILE DI BASKET SORDE DI PESARO, UNICA SQUADRA IN ITALIA RICONOSCIUTA DALLA FEDERAZIONE, RACCOGLIE SUCCESSI A LIVELLO MONDIALE PRONTA PER GLI EUROPEI.

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Dopo essersi qualificata al quinto posto ai Mondiali di Taiwan nel luglio 2015, la Nazionale di pallacanestro femminile sorde, fondata nel 2010 a Pesaro, si prepara ai Campionati Europei di Salonicco (Grecia) che si terranno nel mese di luglio. Sponsor unico della nazionale sarà l’azienda pesarese Ranocchi, che ha creduto in queste ragazze e ha deciso di accompagnarle con grande entusiasmo in questa nuova avventura. Dal 2010 ad oggi, la nazionale femminile di basket sorde, fondata dalle due giornaliste pesaresi Beatrice Terenzi ed Elisabetta Ferri, ha infatti davvero fatto passi da gigante. Per prima cosa, essendo l’unica squadra in Italia composta da ragazze sorde, è stata riconosciuta dalla Federazione per rappresentare il nostro Paese nel mondo. Inoltre, essendo la creazione di questa squadra non solo un progetto sportivo ma anche sociale, è riuscita nella grande impresa di far uscire le ragazze sorde dal cosiddetto “mondo del silenzio”. Da una parte le atlete si sono potute infatti finalmente esprimere attraverso lo sport, mentre dall’altra in molti hanno aperto

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di Alice Muri / ph Luca Toni

finalmente gli occhi su una realtà spesso nascosta. In questi anni tanti sono stati i successi ottenuti. La Nazionale ha già partecipato ai Mondiali di Palermo (2011), agli Europei di Konya in Turchia (2012), alle Olimpiadi di Sofia in Bulgaria (2013), ai Mondiali di Taiwan (2015) e al primo torneo internazionale di squadre sorde contro udenti. La stessa squadra inoltre disputa competizioni anche come club pesarese (ASD sordi) e ha partecipato a cinque edizioni dell’Eurocup, una sorta di Coppa dei Campioni: Trapani

(2010), Patrasso in Grecia (2011), Kaunas in Lituania (2012) e Pesaro (2013) vincendo l’argento, terza medaglia messa in bacheca dalle ragazze, e Turchia (2014). Nel maggio 2012 infatti, la formazione allenata da Sara Braida, si era aggiudicata il Torneo di Londra mentre un anno dopo ha vinto il Torneo internazionale di Montpellier, in Francia. Ora la nazionale femminile di basket sorde aspetta di mettersi al collo la prima medaglia in maglia azzurra e confida che gli Europei in Grecia siano l’occasione giusta per portarsela finalmente a casa.




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