Rimini IN Magazine 01 2024

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CHIARA MARTEGIANI

RACCONTARSI SULLO SCHERMO

ELISABETTA ZAVOLI

IL RESPIRO DELLA FORESTA

VALLE DELL’USO

TRA STORIA E NATURA


NEXT LEVEL

Vernocchi.Zero vernocchizero.landrover.it Gamma Range Rover Sport, valori di consumo carburante (l/100 km): ciclo combinato da 0,7 a 12,5 (WLTP). Emissioni CO2 (g/km): ciclo combinato da 15 a 282 (WLTP). I valori sono indicati a fini comparativi.




EDITORIALE

30 06 PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA

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Vera, ironica e moderna: è Chiara Martegiani il personaggio di copertina di questo primo numero, un’attrice che sta facendo parlare di sé per la nuova serie Antonia, di cui è ideatrice e protagonista. Entrando poi nel cuore della rivista, parliamo del progetto Sport Valley che punta a sfruttare il potenziale economico e turistico dello sport. Intervistiamo la fotografa documentarista Elisabetta Zavoli e il medico e volontario, primario del reparto di Chirurgia Pediatrica, Vincenzo Domenichelli. Scopriamo una Rimini ‘sommersa’ con le opere dell’artista Samuele Grassi, e un attico mozzafiato a picco sul porto della Perla Verde. Andiamo in viaggio alla scoperta del territorio della Valle dell’Uso e saliamo in sella insieme alle atlete dell’ASD Sbubbikers. Infine, ripercorriamo i 100 anni di scoutismo a Rimini. Buona lettura! DI ANDREA MASOTTI

Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXIV N. 1 aprile/maggio Reg. di Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n.34 Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Lucia Lombardi Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 15/04/2024 Collaboratori: Stefano Bonini, Rita Celli, Marco Montemaggi, Emilio Salvatori, Flavio Semprini, Samuele Zerbini, Cristina Zoli. Fotografi: Riccardo Gallini, Fabio Lovino (foto di copertina), Emilio Salvatori, Elizabetta Zavoli, Cristina Zoli.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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27 ARTE SAMUELE GRASSI

30 CASA EFFETTO VACANZA

08 PROFILI

38 TERRITORIO

CHIARA MARTEGIANI

SEGUENDO IL FIUME

14 PROGETTI

43 CICLISMO

TRIPLETTA VINCENTE

ARRIVANO LE SBUBBINE

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18 FOTOGRAFIA ELISABETTA ZAVOLI

22 VOLONTARIATO LA CURA DELL’ACQUA

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49 STORIA VALORI SCOUT


PILLOLE

THE EXPERIENCE BY REGGINI RIMINI | Quello fra RBR Rinascita Basket Rimini e Audi Reggini, uniform sponsor e official car partner della squadra, è un sodalizio che unisce team e valori direzionati all’eccellenza. “Come official sponsor celebriamo una stagione ricca di soddisfazioni e di emozioni,” afferma Filippo Reggini. “Siamo fieri di far parte di un’avventura sportiva unica, con una squadra che dimostra una determinazione straordinaria. The Experience è un invito rivolto a tutti gli sportivi a unirsi al battito del cuore. Nella nostra concessionaria di Strada Rovereta 52 facciamo scoprire la Nuova Audi A3, emozionante crossover che coniuga design, piacere di guida e versatilità, per la vita di tutti i giorni e su percorsi inediti.”

ARTI PERFORMATIVE PENNABILLI | Il borgo di Pennabilli, nel cuore della Valmarecchia, scrigno di meraviglia e patria d’elezione di Tonino Guerra, per quattro giorni all’anno ospita Artisti in piazza, il festival internazionale di arti performative, dove l’incredibile genera meraviglia. Qui artisti e pubblico si mescolano senza soluzione di continuità, catapultati in un grande teatro a cielo aperto in cui l’arte fruibile liberamente abita lo spazio pubblico, capace di unire persone, nazionalità, età, gusti e vite molto diverse tra loro. Una dimensione insolita e avvolgente che genera uno stato di pura energia vissuta intensamente tra natura, arte, teatro e gastronomia, per godere della bellezza a 360°. Il festival si terrà dal 13 al 16 giugno 2024 e ospiterà anche il Mercatino del solito e dell’insolito.

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LA BOTTEGA DIVENTA STORICA RIMINI | Prestigiose lavorazioni che conservano intatta una tradizione nata nella Firenze del XVI secolo: grazie alla produzione di particolari intarsi ‘a scagliola’ su marmo e ardesia, l’azienda Plurifom della famiglia Cupioli è stata iscritta dal Comune di Rimini nel prestigioso elenco quale 85a Bottega Storica. Lodovico Cupioli fonda nel 1962 la società Pluriform Snc, bottega d’arte, e nel 1978 inizia a collaborare con lui anche il fratello Renzo e insieme aprono la società Fratelli Cupioli Snc. Ora i nuovi progetti dell’azienda in via Consolare Rimini-San Marino puntano all’evoluzione dell’arte della scagliola per un design contemporaneo di pregio, sotto la guida di Sonia e Luca, la nuova generazione di famiglia.


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PROFILI

CHIARA MARTEGIANI L’ATTRICE RIMINESE IDEATRICE E INTERPRETE DELLA SERIE ‘ANTONIA’

DI LUCIA LOMBARDI

Il 4 marzo su Prime Video è stata lanciata la dramedy diretta da Chiara Malta dal titolo Antonia, prodotta da Fidelio, Groenlandia. Si tratta di sei puntate di cui l’attrice riminese Chiara Martegiani è ideatrice e protagonista. L’attrice risulta molto vera, bella, portatrice di una recitazione asciutta, senza fronzoli, ironica, di una modernità spiazzante, mentre in qualità di autrice-ideatrice è assai coraggiosa nel porre luce su temi delicati, difficili da affrontare, rispetto ai quali si ha pudore e ritrosia. Antonia vive a Roma, ma proviene da una località del litorale romagnolo. Attorno al suo trentatreesimo compleanno vive una serie di avventure rocambolesche, a tratti ironiche che, attraverso una narrazione seriale innovativa, restituiscono un’indagine approfondita su temi sociali importanti che il mondo femminile ancora oggi si trova ad affrontare, mostrando anche gli effetti spesso drammatici di una patologia poco conosciuta come l’endometriosi. 8

FOTO UFFICO STAMPA PRIME VIDEO ITALIA

La regista della serie, Chiara Malta, e l’interprete principale, Chiara Martegiani, sono state invitate a un talk dal titolo Qualcosa di nuovo in tv, l’11 maggio alle ore 19, al salottino della 42a edizione del Bellaria Film Festival, che ora si apre alle serie tv attraverso sguardi femminili affini al cinema del reale. Quella portata in scena è una donna che non corrisponde ai cliché cui siamo abituati, “sotto molti aspetti è anche molto maschile, piena di difetti, all’inizio può risultare antipatica,” racconta Chiara Martegiani. “È un personaggio molto impulsivo, che scappa dalle situazioni, è buffa, goffa. Non le importa di essere figa. Ed è il personaggio che volevo raccontare e avrei voluto vedere in Italia, perché un ruolo così non l’ho mai visto: una ragazza normale, sotto certi aspetti particolare, attorno alla quale abbiamo creato un personaggio iconico che rappresentasse tante donne. Tante personalità.” L’esigenza è nata da una crisi personale che Martegiani ha affrontato, “poi in realtà ho


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PROFILI

capito che era una crisi generazionale di quell’età lì, intorno ai 30 anni, che riguarda sia gli uomini che le donne. Inizi a chiederti che tipo di donna sei e vuoi diventare e ho capito che questa crisi non la vivevo solo io. Quindi abbiamo pensato a una donna normalissima in crisi a cui non frega di realizzarsi e fare figli.” Come Antonia anche a Chiara viene diagnosticata l’endometriosi, di cui fino a quel momento non sapeva nulla. Infatti la serie “per certi versi è molto ispirata alla mia vita,” racconta. Il ginecologo le disse di sbrigarsi a fare figli altrimenti avrebbe rischiato l’infertilità. “Allora ho pensato: perché non raccontare questa realtà, visto che se ne par-

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L’ATTRICE RIMINESE È IDEATRICE, CO-SCENEGGIATRICE E INTERPRETE DELLA DRAMEDY DAL TITOLO ANTONIA IN ONDA SU PRIME VIDEO, UN’INDAGINE APPROFONDITA SU TEMI SOCIALI DEL MONDO FEMMINILE.

la veramente poco! E, come accade sempre nella vita, la malattia diventa l’occasione per intraprendere un percorso per capire meglio se stessi. Di solito accade, a me è successo e anche a molte mie amiche.” Così hanno usato l’endometriosi quale tema portante: “Ci sembrava un argomento moderno. La serie è stata ideata prima del Covid, sono passati molti anni,” racconta mentre il dog sitter suona alla porta della sua casa romana. “In questi cinque anni sono successe tante cose nella mia vita, ho intrapreso anche io un percorso e sono diventata mamma. Quando l’ho dovuta girare non ero più la persona che aveva scritto Antonia. Il tempo passa, e credo di essere cresciuta e avere consapevolezze diverse. Mettermi in questo progetto nella veste di ideatrice, co-sceneggiatrice e interprete, rispetto a come mi rapporto con questo mestiere, mi ha fatto crescere tanto, ho imparato molto. Mi sono buttata a fare cose che non avrei pensato di saper fare o aver mai fatto prima.” Per esempio? “Vero che la direzione artistica l’ha firmata Valerio Mastandrea, però molte scelte le ho fatte io. Dal cast, al lavoro sulle musiche, tutte le settimane ho fatto riunioni con il musicista in collegamento dall’Inghilterra. Nel progetto ho messo le mani un po’ dappertutto, il pacchetto lo abbiamo chiuso insieme.” Un’esperienza quindi che le ha dato una contezza diversa di sé: “Mi interessa fare l’attrice, ma ora la mia ambizione è di portare avanti idee, svilupparle, come ho fatto per Antonia, poi se ci recito bene, altrimenti amen.” L’unica figura empatica che attornia la protagonista è Manfredi, interpretato da Valerio Mastandrea, suo compagno sul set come nella vita reale, quasi una ‘merce’ rara con il suo modo di essere. “Abbiamo voluto inserire un uomo che fosse l’opposto di Antonia. A lei un uomo così, in quel momento della sua vita, in cui non vuole prendersi nessun tipo di responsabilità, fa comodo, non chiede niente, c’è sempre. Concreto, vicino, solido. Una persona così vicino a lei era interessante, piuttosto che mettere un altro più


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PROFILI

IN APERTURA, LA LOCANDINA DELLA SERIE ANTONIA IN ONDA SU PRIME VIDEO. NELLA PAGINA PRECEDENTE, CHIARA MARTEGIANI E VALERIO MASTANDREA SUL SET. SOPRA, ALCUNE SCENE TRATTE DALLA SERIE.

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turbato – avevamo già Antonia. Lui ha il lato femminile più spiccato, tra i due è quello che vuole risolvere le situazioni, parlare. Invece lei è quella che scappa.” Nel film Ride, Mastandrea l’ha diretta nel ruolo della protagonista: “Per questo personaggio, essendo molto lontano da me, mi sono dovuta mettere parecchio in gioco e affidarmi totalmente a lui. Invece in Antonia mi sono affidata a me stessa. Perché in questo caso il personaggio l’ho scritto su di me. Quello che mi ha lasciato Ride me lo ha lasciato anche il lavorare con lui in questa serie, è il fatto che Valerio questo lavoro lo vive con molta naturalezza, leggerezza, è sempre molto dentro le cose che fa. Mi ha detto: ‘il segreto per fare Antonia è che ti devi divertire, non devi pensare a niente’. Effettivamente godersi il personaggio senza farsi troppe domande è la soluzione vincente. Si vede quando un attore non si diverte, non arriva, è bloccato.”

Ad accomunarli molto è inoltre il senso dell’umorismo, come hanno dimostrato anche nella sitcom girata in tempo di Covid. “Affrontare la vita con leggerezza è il nostro modo di vivere, poi siamo anche pesantissimi, soprattutto io. E adesso che abbiamo anche un figlio non ci annoiamo,” dice sorridendo. Un ruolo che vorrebbe interpretare nel futuro, racconta, è quello della donna serial killer: “In Italia sono solo maschi. Mi divertirebbe entrare in una mente così, una roba che non ho mai fatto, queste cose le puoi fare solo in questo mestiere.” Tra i sogni nel cassetto, “non nego che in futuro mi piacerebbe dirigere qualcosa di mio, mettermi dalla parte della regia, e non manca molto. Se dovessi fare una seconda stagione di Antonia mi piacerebbe girarne due puntate. È una cosa a cui sto pensando, anche nello sviluppo di altri progetti. Inizio ad aprire quel cassetto…”


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PROGETTI

TRIPLETTA VINCENTE SPORT ECONOMIA E TURISMO IN SINERGIA PER IL TERRITORIO

DI STEFANO BONINI

FOTO RICCARDO GALLINI


Si chiama Sport Valley ed è il progetto della Regione Emilia-Romagna che punta ad attrarre grandi eventi nazionali e internazionali, oltre a sostenere la riqualificazione dell’impiantistica sportiva e la diffusione dello sport di base. L’obiettivo è integrare il potenziale sociale ed economico dello sport con l’industria del turismo, creando un segmento di mercato chiave per la promozione del territorio e la sua crescita economica. Per l’Emilia-Romagna organizzare eventi sportivi è oggi una strategia funzionale anche a generare arrivi, presenze e giro d’affari grazie a quei ‘grandi eventi’ come la Formula 1, la MotoGP e, quest’anno, la Grand Depart del Tour France. La partenza dall’Italia del Tour de France per la prima volta in un secolo, con le prime tre tappe in Emilia-Romagna, segna la consacrazione di questa regione come terra della bici per antonomasia e ‘arena’ del

SPORT VALLEY È IL PROGETTO CHE PUNTA AD ATTRARRE GRANDI EVENTI NAZIONALI E INTERNAZIONALI PER INTEGRARE IL POTENZIALE SOCIALE ED ECONOMICO DELLO SPORT CON L’INDUSTRIA DEL TURISMO, CREANDO UN SEGMENTO CHIAVE PER LA PROMOZIONE DEL TERRITORIO.

grande sport. E l’artefice di questa conquista sportiva è Davide Cassani, presidente di APT ER. “Siamo riusciti in un’impresa già tentata altre volte senza successo,” spiega. “Aver portato la Grande Boucle (il Grande Ricciolo, come è soprannominato dai francesi il Tour de France)

in Emilia-Romagna ci riempie di orgoglio e di soddisfazione. Si tratta di un’occasione unica di visibilità e promozione per i nostri territori: il Tour è la corsa ciclistica più celebre a livello internazionale e il terzo evento sportivo più seguito al mondo dopo le Olimpiadi e i Mondiali di Calcio. Sarà anche un momento importante per rendere omaggio ai nostri campioni, da Marco Pantani a Ercole Bandini. Da anni la Regione investe risorse ed energie per ospitare eventi sportivi di caratura internazionale che sono veri e propri attrattori turistici (dalla Moto GP all’Ironman, passando per la Coppa Davis, Formula Uno e Formula E, solo per citarne alcuni) e creano indotto economico. Lo ha dimostrato la ricerca realizzata dal Centro studi SG Plus in collaborazione con l’Università degli Studi di Parma su iniziativa della stessa Regione, che analizzando 81 eventi sportivi del 2022 in Emilia-Romagna, ha 15


RUBRICA

IL MWC SI È RITAGLIATO UN RUOLO PRIMARIO NELL’ECONOMIA: “LA FORMULA VINCENTE È STARE ALL’INTERNO DI UN SISTEMA NEL QUALE CI SI ALIMENTA A VICENDA, CON LA MOTOR VALLEY COME ACCELERATORE DI PROGETTI.”

NELLA PAGINA PRECEDENTE, DAVIDE CASSANI, PRESIDENTE DI APT ER. IN ALTO, ANDREA ALBANI, MANAGING DIRECTOR MWC.

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valutato un indotto di oltre 150 milioni di euro, a fronte di un investimento da parte della Regione pari a 8,3 milioni di euro. Un beneficio per tutto il territorio regionale.” Cassani ha vissuto il Tour da sportivo nove volte e ne è stato commentatore per ben 18 edizioni: “Il tour del 1987, quello che partì dalla Berlino del Muro, per me è stato speciale,” racconta Cassani. “Vincemmo la crono a squadre, il Tour se lo aggiudicò l’irlandese Stephen Roche, il mio capitano, che quell’anno vinse anche Giro d’Italia e Campionato del Mondo… una storica tripletta mai più eguagliata da nessuno. Io passai due giorni difficilissimi, arrivai alla partenza con 39 di febbre, ma recuperai e arrivai a Parigi in testa al gruppo con i miei compagni di squadra e la nostra maglia gialla. È stata una giornata speciale, vincere il Tour con il mio capitano rimarrà sempre nel mio cuore.”

Nel territorio riminese c’è anche un luogo più vocato di altri ai grandi eventi sportivi, soprattutto motoristici. Il Misano World Circuit è infatti uno dei più importanti asset per lo sport a due e quattro ruote in Emilia-Romagna. “Il circuito fu inaugurato nell’ormai lontano 1972, ma il cambio di passo,” ci racconta Andrea Albani, managing director MWC, “è arrivato nel 2007 quando con il progredire degli investimenti si è arrivati alla composizione della squadra dei promotori del Gran Premio di San Marino e Riviera di Rimini, che da allora rende possibile un evento di valore mondiale che ha acceso le luci sulla Riders’ Land. È una formula che funziona, soddisfa e genera valore, con un moltiplicatore di 7-8 volte per ogni euro investito. E con la MotoGP sono poi arrivati il WorldSBK e quest’anno lo JuniorGP. Ma in calendario ci sono altri grandi eventi sportivi

come lo storico Gran Prix Truck, alla sua 32a edizione, il GT World Challenge Europe e la splendida Racing Night del Civ. Oltre alle competizioni a Misano avvengono anche le grandi reunion di marca come il World Ducati Week e l’Aprilia All Star. E due grandi saloni come la celebrazione dei 110 anni di Eicma e l’Italian Bike Festival, evento sempre di più di riferimento e internazionale per gli appassionati di ciclismo.” Il MWC si è ritagliato negli anni un primario ruolo come locomotiva economica del territorio riminese e come vero e proprio Parco dei Motori. “È chiaro,” continua Albani, “che per noi la formula vincente è stare all’interno di un sistema nel quale ci si alimenta a vicenda, con la Motor Valley a rappresentare uno straordinario acceleratore di idee e progetti. Come ha dimostrato il nuovo arrivo della Formula E con la denominazione Misano E-Prix. Grazie alla capacità organizzativa di MWC e alla forza sinergica del sistema pubblico-privato, dopo nove anni nel centro storico di Roma, questi bolidi elettrici hanno corso qui. Grazie a organizzazione, solidità dell’immagine e il grande lavoro fatto anche su sostenibilità e tutela dell’ambiente con la certificazione Iso 20121, abbiamo prevalso su diverse altre candidature in un connubio ideale con Formula E che si definisce ‘net zero carbon’ sin dalla nascita del campionato.”


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FOTOGRAFIA

IL RESPIRO DELLA FORESTA LA FOTOGRAFIA DI ELISABETTA ZAVOLI CHE RACCONTA AMBIENTE E SCIENZA

DI MARCO MONTEMAGGI

Ho conosciuto Elisabetta Zavoli, fotografa documentarista di fama internazionale, nel corso di un lavoro per la sezione ‘Art for sustainability’ del Museo d’impresa della Zordan di Valdagno. L’impresa (B Corp dal 2016) è attenta al tema della sostenibilità, e il linguaggio dell’arte, in special modo la fotografia, è stato ritenuto il più innovativo per testimoniare l’argomento nel Museo Zordan. La proposta espositiva di Elisabetta denominata Ti faccio vedere con gli occhi chiusi, curata da Denis Curti, fu scelta come risposta migliore: il progetto infatti era quello di raccontare come gli alberi ‘vedono’ la natura di cui fanno parte. Elisabetta, innanzitutto quando hai pensato a questo progetto e perché? “L’idea di cercare di immaginare come le piante vedono il mondo, o potrebbero vederlo, nasce da due eventi che mi hanno profondamente segnato: un viaggio in Amazzonia nell’agosto 2019 18

“L’IDEA DI CERCARE DI IMMAGINARE COME LE PIANTE VEDONO IL MONDO, O POTREBBERO VEDERLO, NASCE DA DUE EVENTI CHE MI HANNO PROFONDAMENTE SEGNATO: UN VIAGGIO IN AMAZZONIA NELL’AGOSTO 2019 E LO SCOPPIO DELLA PANDEMIA NEL MARZO 2020.”

e lo scoppio della pandemia nel marzo 2020. In Amazzonia sono andata con l’amica Sara Michieletto, primo violino dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, per partecipare alla residenza artistica Labverde per far conoscere la foresta a 20 artisti

FOTO RICCARDO GALLINI

da tutto il mondo. La giungla tutt’intorno era un mare cupo. Prima che il primo raggio di sole scavalcasse l’orizzonte dalla foresta, all’unisono si alzavano nubi di vapore acqueo accumulato nella notte. La foresta respirava. Pochi mesi dopo l’Italia è entrata in lockdown. In quel momento ho letto il libro Come pensano le foreste dell’antropologo Eduardo Kohn, frutto di quattro anni di lavoro a contatto con il popolo dei Runa, nelle foreste dell’Alta Amazzonia ecuadoriana. Kohn sostiene che la foresta vive e che noi umani non siamo gli unici a interpretare il mondo che ci circonda. Da qui la domanda: le piante vedono? E se vedono, cosa guardano?” Come hai realizzato tecnicamente questo punto di vista non umano ma vegetale? “Facciamo una premessa sul ‘vedere umano’. Quando la luce del sole entra nel nostro occhio crea un’immagine sulla retina. Gli esseri umani hanno tre tipi di coni,


IN ALTO, LA FOTOGRAFA DOCUMENTARISTA ELISABETTA ZAVOLI.

in grado di rilevare il rosso, il verde, il blu. Questi segnali danno origine ai circa 200 colori che siamo in grado di distinguere. Ciò che chiamiamo colore non è altro che la nostra percezione visiva di una lunghezza d’onda compresa tra 400 nm a 700 nm. Anche le piante hanno un pool di pigmenti fotosintetici in grado di riconoscere la qualità della luce che ricevono e di assorbirla, fotorecettori diffusi in tutte le parti verdi del loro corpo. È come se le piante avessero occhi

in grado di vedere il mondo ma da prospettive spazio-temporali diverse. Esiste un pigmento, la clorofilla alfa, che è presente in tutte le piante. Ho quindi progettato e fatto costruire dall’azienda americana Chroma un filtro che, montato sulla mia ottica, fa entrare nella macchina fotografica solo le due lunghezze d’onda assorbite dalla clorofilla alfa: 430 nm (indaco) e 662 nm (rosso). La suggestione è quella di un punto di vista sconosciuto su un mondo già conosciuto.”

Dove hai scattato queste immagini? “Queste fotografie vengono da un corpus di immagini scattato nell’arco di 6 mesi nella valle pre-alpina del torrente Agno e valli limitrofe della Provincia di Vicenza. È un lavoro che nasce dalla volontà dell’Azienda Zordan di raccontare la vulnerabilità climatica del loro territorio da un punto di vista particolare, quello delle piante.” Questo è uno dei progetti fotografici che esegui da tanti anni 19


IN QUESTA PAGINA, LE FOTOGRAFIE DI ELISABETTA ZAVOLI SCATTATE NEL 2022 PER IL PROGETTO TI FACCIO VEDERE CON GLI OCCHI CHIUSI SU COMMISSIONE DELL’AZIENDA ZORDAN. IL PROGETTO È ATTUALMENTE ALLESTITO IN UNA MOSTRA TEMPORANEA PRESSO IL MUSEO ZORDAN, A VALDAGNO.

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in tutto il mondo: perché hai iniziato a lavorare nel campo della fotografia ambientale? “Mi sono laureata in Scienze Ambientali a Ravenna, sede distaccata dell’Università di Bologna nel 2001. È stata la facoltà perfetta per assecondare la mia biofilia e formarmi nella comprensione della complessità. Le questioni ambientali sono sempre complesse, pertanto le soluzioni cercate devono essere complesse. Ogni volta che muoviamo un tassello, economico

climatico o biologico, tutto il sistema si altera anche a grande distanza spazio-temporale. Da fotografa ambientale cerco di mettere questa consapevolezza in ogni progetto che realizzo.” Tu sei recentemente diventata National Geographic Explorer. Com’è nata questa esperienza? “Sono diventata National Geographic Explorer a fine 2022. La National Geographic Society, dalla sua nascita nel 1888, ha finanziato più di 15.000 progetti di explorer di tutto il mondo. Sono

progetti con lo scopo di proteggere le meraviglie del nostro pianeta attraverso la ricerca scientifica, progetti di conservazione ed educazione, o di storytelling. Nel mio caso, il progetto che ho proposto era un racconto per immagini e riguardava le soluzioni che comunità locali in Italia, Grecia e Croazia, stanno sviluppando per mitigare e adattarsi all’invasione del granchio blu atlantico. Tra queste c’è il progetto Blueat della Società Benefit riminese Mariscadoras.”


lapievepoligrafica.it


VOLONTARIATO

LA CURA DELL’ACQUA VINCENZO DOMENICHELLI UNA VITA DEDICATA AI PIÙ PICCOLI

DI RITA CELLI

FOTO RICCARDO GALLINI

Una vita spesa per salvare quella dei più piccoli e fragili. Vincenzo Domenichelli, primario della Chirurgia Pediatrica di Rimini, non è solo un angelo custode per tutti i bambini di Rimini e della Romagna, ma ha salvato centinaia di piccole anime anche nei paesi più sperduti del mondo, dal Vietnam all’Africa. La passione per la medicina è iniziata a Milano ma il suo padre spirituale, bolognese, don Contiero, lo ha coinvolto nei viaggi in Africa e nella scelta di lasciare l’Università e il San Raffaele per trasferirsi nell’ateneo bolognese. “Mi sono specializzato in Chirurgia Pediatrica proprio a Bologna,” racconta, “e ho sempre avuto una buona manualità. Faccio il medico da più di trent’anni, sono partito dal Sant’Orsola alla volta di Rimini per aprire, con la dottoressa Silvana Federici, il reparto di Chirurgia Pediatrica all’Infermi. Siamo stati noi i fondatori, ricordo era il 2 settembre del 2002. Oggi abbiamo un team di 11 medici e da 2 posti letto siamo passati a 12 e un reparto tutto nostro. E siamo solo noi, in tutta l’Ausl Romagna, ad avere un’Unità Operativa 22


di Chirurgia Pediatrica. Stiamo portando avanti progetti importanti, come quello della ipnositerapia clinica, all’avanguardia a livello nazionale, che viene applicata non solo in ambito pediatrico ma in molti altri settori.” Nello specifico, significa quindi che l’unità operativa può svolgere alcune procedure in ipnosi per far sì che i pazienti siano tutti più rilassati: “Teniamo monitorato anche il dolore. Si usa per svolgere tac, risonanze, gastroscopie. Ma non solo. In particolare per i bambini, che sono i soggetti più ansiosi, ma anche per pazienti adulti.” Tra i vari progetti che Domenichelli ha realizzato per la Chirurgia Pediatrica ce n’è uno particolare, quello degli acquari. “Per i bambini gli acquari sono uno svago, una dimensione alternativa che non fa pensare all’ospedale. Di recente, insieme al gruppo dei parchi divertimento Costa Edutainment e agli esperti di Acquario Club di Cesenatico, abbiamo ripopolato anche un acquario di acqua dolce, dove avevamo perso l’unico pesciolino presente. Sono arrivati aiuti da tutta Italia, per ripopolare la

MEDICO DA PIÙ DI TRENT’ANNI, È PRIMARIO DI CHIRURGIA PEDIATRICA DELL’OSPEDALE INFERMI DI RIMINI, DOVE HA REALIZZATO L’INNOVATIVO PROGETTO DELL’ACQUARIO POPOLATO DI PESCI: “UNO SVAGO PER I PICCOLI PAZIENTI, ALLIETA LE LORO GIORNATE.”

vasca e allietare le giornate dei bimbi.” Molti pazienti del reparto sono storici, accompagnati all’età matura e seguiti ancora oggi. “L’operazione più complicata che ho fatto?” pondera. “C’è una cosa che dico sempre: l’intervento più difficile è sempre il prossimo.” Poi l’esperienza all’estero che ha arricchito ulteriormente il suo percorso. “A fine anni Ottanta

sono partito con don Contiero per l’Africa, facevamo viaggi conoscitivi. Oggi faccio almeno tre viaggi ogni anno e vado in missione in Vietnam, Bangladesh, Rwanda, Senegal. Coopero con medici di tutto il mondo e con associazioni internazionali e riusciamo a curare dai 40 agli 80 bimbi per ogni viaggio. Trattiamo malformazioni, soprattutto urologiche, ma ci sono anche altre patologie, alcune delle quali da noi non si presentano più.” Una dimensione di umanità e di professionalità che lasciano un’impronta indelebile. “Il volontariato fa stare bene,” dice Domenichelli. “Fare prevenzione in questi Paesi è difficilissimo e soprattutto servono risorse per le attrezzature. In Bangladesh, ad esempio, dovremmo raccogliere 20.000 euro per portare una colonna laparoscopica per eseguire con grande precisione e sicurezza procedure chirurgiche complesse.” Tra i progetti per quest’anno, c’è quello di “ampliare gli ambulatori e l’ipnositerapia a Rimini e dare avvio alla Chirurgia Robotica. E poi, naturalmente, tornare in Bangladesh e in Vietnam.” 23


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ARTE

RIMINI SUBACQUEA IL TALENTO DI SAMUELE GRASSI IN MOSTRA ALLA BIENNALE DEL DISEGNO

DI LUIGI WEBER

FOTO RICCARDO GALLINI

Difficile dire dove risieda il maggior talento di Samuele Grassi, se nella mano o nello sguardo. Grafico e designer per il web e l’editoria, artista digitale, creativo multiforme, è tra i protagonisti della Biennale del Disegno 2024, che si inaugura il 4 maggio, con una personale al

Museo della Città a cura di Sabrina Foschini. La mano realizza, con incredibile minuzia, tanto immagini quanto oggetti che provengono sempre dalla realtà quotidiana e li ‘metamorfosa’ in epifanie o apporti di futuri fantascientifici. È lo sguardo che ha il dono di scorgere, in una bottiglia

di shampoo o in un uovo Kinder, il profilo di un’astronave o un paesaggio alieno. E fissa scorci di Rimini come da una vertiginosa macchina del tempo. Rimini sommersa è il titolo della tua mostra per la Biennale del Disegno, però la selezione di opere che presenti al pubblico

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ARTE

IN APERTURA, L’ARTISTA SAMUELE GRASSI MOSTRA DUE OPERE DEL PROGETTO RIMINI SOMMERSA. IN ALTO, LE ILLUSTRAZIONI CHE RITRAGGONO UNA RIMINI FANTASTICA E ‘APOCALITTICA’, IN MOSTRA ALLA BIENNALE DEL DISEGNO.

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non è fatta di disegni a matita o carboncino. Come lavori per dar forma alle tue visioni? “Anzitutto un disegno, che sia eseguito con matita su carta oppure su una tavoletta grafica, è comunque sempre un disegno. Il digitale può aiutarti a lavorare più velocemente e ad essere più dettagliato, ma non può sostituirsi alla mano, a meno che non parliamo di intelligenza artificiale. Solitamente realizzo molte bozze a matita su carta lucida che poi sovrappongo per ottenere una prima composizione e in un secondo momento scansiono i fogli per applicare il colore in digitale. Per ora questo è il metodo che uso prevalentemente e che mi permette di avere il controllo accurato dello stile.” Tema dell’edizione 2024 è Ritorno al viaggio. Dal Grand

Tour alla fantascienza: se il tuo è un viaggio in una città inghiottita dal mare, dobbiamo aspettarci solo rovine e oblio, nostalgia e malinconia, o sotto la superficie ci aspetta anche qualche sorpresa? “Sono tendenzialmente un ottimista e quando realizzo una tavola ‘apocalittica’ in realtà rappresento un’umanità che nonostante tutto sopravvive e si adatta a una nuova condizione. Forse c’è nostalgia nelle rovine di un edificio ora abitato da pesci e da animali preistorici, ma anche il desiderio di avventura e scoperta che ci caratterizza. E spesso l’acqua è la variabile incontrollata da cui nasce la storia, uno strumento attraverso cui la vita occasionalmente scuote il nostro mondo resettando l’ordine delle cose.”

Ogni artista attinge ai propri sogni o timori, ma anche a quelli di chi lo ha preceduto. Quali sognatori ci sono, mescolati a te, in Rimini sommersa? “Per stile e contenuti, i miei riferimenti sono Métal Hurlant, i manga di autori come Otomo e Taniguchi e i film di animazione di Miyazaki. Ma non posso fare a meno di attingere dal luogo in cui vivo, data la fortuna di abitare in una città che offre spunti estremamente diversi e densi di storia e forme. Non posso quindi prescindere dalle icone dell’identità riminese, dai monumenti storici medievali e romani a edifici come il faro, il Grand Hotel e il grattacielo.” Il tuo lavoro è pieno di ironia e di una fantasia quasi fanciullesca, della meraviglia nel manipolare e reinventare. L’ironia serve solo a divertire o può anche fungere da strumento critico? “L’ironia è fondamentale per veicolare il proprio pensiero. Usare l’ironia per comunicare è come invitare un ospite a casa propria per offrigli una cena. Prendersi sul serio equivale invece a tener la porta di casa chiusa ostentando una facciata di apparente risolutezza che in realtà solitamente è sinonimo di insicurezza. L’ironia serve a non essere autoreferenziali, e quando creo un’illustrazione penso sempre a chi dovrà fruirla.”


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CASA

EFFETTO VACANZA ATTICO MOZZAFIATO A PICCO SUL PORTO DELLA PERLA VERDE

DI LUCIA LOMBARDI

FOTO RICCARDO GALLINI



CASA

IL MARE SEMBRA ENTRARE DIRETTAMENTE DENTRO L’APPARTAMENTO GRAZIE ALLE GRANDI FINESTRE, AL GIOCO DI SPECCHI E DI COLORI SCELTI APPOSITAMENTE IN PERFETTA MIMESIS CON QUELLI DELLA NATURA CIRCOSTANTE.

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“Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile,” scrive Italo Calvino in Palomar. Una frase che sembra essere la sintesi concettuale perfetta per riassumere la filosofia che muove il progetto di un attico a picco sul porto della Perla Verde. Realizzato quale pura architettura d’interni dal riccionese Fabio Mariani. Quando si entra nell’appartamento sembra di balzare fuori da un ventre materno a caccia di vita e luce. Da una sorta di binocolo in legno di rovere lentamente si conquista la zona giorno che è un tutt’uno con l’affaccio aperto sulla spiaggia. Il mare sembra entrare direttamente dentro l’appartamento, grazie alle grandi finestre, al

gioco di specchi e di colori scelti appositamente dall’architetto in perfetta mimesis con quelli della natura circostante. Il proprietario è un amante del mare tutto l’anno e le immersioni in apnea sono per lui un toccasana, un metodo autentico per ‘vedere’ meglio dentro di sé, per trovare l’essenza delle cose e compenetrarsi con la natura. Alla ricerca di una introspezione che non isola, ma purifica e apre al nuovo, all’altro. In questo sorprendente nido di gabbiani i ritmi del quotidiano rallentano, si fanno rarefatti, in perfetta sintonia con il tutto come nella fisica quantistica. In un rapporto continuo tra dentro e fuori, per una rigenerante compenetrazione senza fine. Gli abitanti di questo luogo magico, due professionisti sempre impe-

gnati fuori casa, amano la convivialità, ricevere e ospitare amici, per i quali hanno anche fatto realizzare un mini appartamento dentro l’appartamento; così per loro il vero fulcro abitativo è la grande area living con annessa cucina a parete dotata di terrazza, dall’effetto trompe-l’oeil. Ed è partendo da questo presupposto e dalle caratteristiche del luogo che l’architetto ha agito e trovato ispirazione. Realizzando un ambiente mozzafiato immerso negli elementi. E il mare sembra abitarlo. Il progetto si svela lentamente, attrae a sé inesorabilmente, e vive di una perfetta coerenza di fondo tra gli spazi in una conturbante sinfonia di colori e materiali, che caratterizza la composizione nella sua globalità, dove nulla è lasciato al caso. In


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IL PROGETTISTA HA CREATO VOLUMI ATTRAVERSO ELEMENTI FISSI: L’AMBIENTE SI SVELA LENTAMENTE E VIVE DI UNA PERFETTA COERENZA DI FONDO TRA GLI SPAZI IN UNA CONTURBANTE SINFONIA DI COLORI E MATERIALI.

IN QUESTE PAGINE, GLI SPAZI DELL’ATTICO A PICCO SUL PORTO DELLA PERLA VERDE, CURATO DA FABIO MARIANI.

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un certosino lavoro a togliere, in cui a governare è l’essenzialità di materiali. Fabio Mariani, allievo del grande architetto e designer argentino Emilio Ambasz, ha la capacità di creare volumi attraverso elementi fissi di interior. La grande parete contenitiva nord a specchio riveste tutta l’ala del living, al suo interno nasconde le cose, e lentamente svela quel che custodisce, una libreria,

uno studiolo con affaccio, una consolle beauty, una porta che conduce al terrazzo della zona notte. Tutto realizzato su disegno da esperti artigiani, fidate maestranze con cui l’architetto collabora abitualmente. Dalla parte opposta appena sotto una nicchia dall’effetto Filicudi, si staglia un grande divano in cotone naturale, un cimelio affettivo che segue il proprietario di dimora in dimora. Un pezzo di design di quelli che si passano in eredità. La cucina realizzata su disegno tutta a scomparsa laccata di nero al poliestere di alta qualità dà un effetto di profondità e contrasto, al suo centro una conviviale isola dal piano in granito nero bocciardato. Quel nero, la cui nuances ricorda gli scogli, richiamando metaforicamente l’elemento terra, quello che dona il cibo, l’aspetto di accudimento, andando a compensare l’effetto aria del cielo e l’elemento acqua portato dal mare. Anche la presenza del legno rovere certificato proveniente da foreste controllate dell’est europeo, rappresenta l’elemento terreno e bilancia con la sua calda presenza, in perfetto mimetismo con la

sabbia che poco fuori si scorge. Netta è la volontà di creare effetti scenografici, si gioca con i differenti punti di vista, con rimandi e riflessi, per una ritualità della vita quotidiana. Tornando nel binocolo d’ingresso, dove le luci si fanno più rarefatte e intime, appaiono alcune colonne in cemento armato, quasi come dei totem scultorei a memoria della struttura originaria, databile 1963. Le camere sono concepite come piccoli nidi appollaiati sulle grandi sequoie dei parchi naturali vista mare. Il legno di rovere ne diventa il fil rouge rivestendo alcune pareti come nella stanza padronale e nel bagno dedicato. La zona notte è definita dagli stessi colori che caratterizzano la zona di convivio, tornano le laccature e la pietra nera, sottolineando la grande attenzione ai materiali posta da Mariani. È lampante quanto il committente abbia saputo sfruttare al massimo le doti dell’architetto e quanto quest’ultimo sia riuscito a far emergere la sua filosofia ponendola al servizio del committente. L’effetto è quello di una Itaca, un porto sicuro cui tornare per sentirsi in vacanza tutto l’anno.



ADVERTORIAL

VITE GUSTO RICCO ED ESPERIENZE IMMERSIVE

STELLA VERDE MICHELIN 2023, OTTENUTA PER L’AUTOPRODUZIONE DI MATERIE PRIME, IL RISTORANTE VITE DELLO CHEF GIUSEPPE BIUSO PUNTA TUTTO ALL’ECCELLENZA.

Piatti ‘signature’ e non rivisitazioni. Con questo mantra Giuseppe Biuso, siciliano d’origine e romagnolo d’adozione, guida il ristorante Vite, nato una quindicina di anni fa come esperimento di ristorazione e formazione di alto livello e rivolto a un pubblico esterno rispetto a San Patrignano. Chef giovane e talentuoso, con alle spalle un bagaglio di esperienze con grandi maestri, Biuso approda al Vite dopo aver ottenuto una stella Michelin al Cappero del Therasia Resort di Vulcano, nelle Eolie. La nuova avventura racchiude in sé una forte spinta al cambiamento verso la pacatezza, la naturalezza. Nulla di strano o esagerato. “La mia direzione tie-

ne conto delle trasformazioni, delle correnti, degli smottamenti avvenuti nel mondo della ristorazione negli ultimi anni. Il mio è stato un percorso intenso – ho

lavorato in cucine stellate sin da quando avevo 18 anni – e credo che sia di fondamentale importanza costruire un ambiente pacifico in cui esprimere la propria passione.” L’idea della serenità ricorre spesso nelle parole espresse dallo chef. Un concetto di porto sicuro, un rifugio che crea delle piccole costellazioni. Dalla gestione della brigata, dove si lavora affiatati e uniti da un grande senso di appartenenza, superando l’immagine di ritmi frenetici e ansia da prestazione, fino all’impiattamento, dove conquista una bellezza garbata, senza ostentazione. Una cucina zen in cui il compito dello chef è mettere in risalto la purezza degli ingredienti attraverso la sua identità, la sua impronta. In questa avventura Biuso ha portato con sé diversi componenti della sua brigata compreso il sommelier Simone Beghello e, in un’ottica di inclusione, ne ha accolti altri due, una ragazza e un ragazzo provenienti dalla


“PROPONIAMO UN’ESPERIENZA IMMERSIVA RICCA E APPAGANTE, IN UN CALEIDOSCOPIO DEL GUSTO DOVE GLI INGREDIENTI SONO IL CARBURANTE DI UN PERCORSO IN CUI SI CONVOGLIA ENTUSIASMO, AMORE, CREATIVITÀ E TECNICA. NEL PIATTO, SOLO INGREDIENTI PERFETTAMENTE ABBINATI E CIASCUNO DISTINGUIBILE DAGLI ALTRI.”

Comunità come aiuto-cuoco. La squadra vincente passa attraverso il riconoscimento dei ruoli, l’ascolto, la condivisione. Del resto a San Patrignano la musica d’insieme è perno di tutte le attività. Chef Biuso ama le sue origini siciliane ma la sua filosofia va oltre le citazioni tradizionali, e ogni piatto è il risultato di un processo fatto di ispirazione, pensiero, lunga elaborazione e continue modifiche. “Per la stagione estiva, il

menù si colorerà di stagionalità, si giocherà con le contaminazioni e il territorio, con il dovuto rispetto per la filiera controllata.” Stella verde Michelin datata 2023, ottenuta per l’autoproduzione di materie prime, Vite punta tutto all’eccellenza. Chef Biuso ha chiesto alla Comunità di coltivare internamente una lista di ortaggi, dalla Sicilia fa arrivare il cioccolato di Modica, nel giardino del ristorante prenderà vita

un prato di erbe aromatiche. “Proponiamo un’esperienza immersiva ricca e appagante, in un caleidoscopio del gusto dove gli ingredienti sono il carburante di un percorso in cui si convoglia entusiasmo, amore, creatività e tecnica. Nel piatto, solo ingredienti perfettamente abbinati e ciascuno distinguibile dagli altri.” Una proposta di carattere, piacevolmente imprevedibile, che invita a lasciarsi condurre.

Via Montepirolo, 7 Coriano (RN) | T. 335 5404830 | www.ristorantevite.it

A LATO, LO CHEF GIUSEPPE BIUSO E LA SALA DEL RISTORANTE VITE. IN ALTO, UNO DEI PIATTI PROPOSTI DAL RISTORANTE E, SOTTO, LA BRIGATA AL COMPLETO.


TERRITORIO

SEGUENDO IL FIUME IN VIAGGIO NELLA VALLE DELL’USO TRA STORIA E NATURA

TESTO E FOTO DI EMILIO SALVATORI E CRISTINA ZOLI

Il nostro viaggio inizia da qui, a pochi metri dal punto in cui le acque del fiume Uso si gettano nel blu dell’Adriatico. Siamo sulla punta di sinistra del porto di Bellaria, dove ancora le barche dei pescatori mettono in vendita il pescato del giorno, ed è risalendone il corso che partiamo alla scoperta di questo fiume dalla storia antica e sorprese inaspettate. L’inizio è facile perché non appena oltrepassato il tracciato della vecchia statale ecco subito, appena al di là del ponte, la ciclabile realizzata ormai una ventina di anni fa dal Comune di Bellaria Igea Marina. Accanto ai campi coltivati poi, a poca distanza dal corso del fiume, ecco emergere alcune delle testimonianze che rimandano a storie lontane: il castello Benelli, ad esempio, a poca distanza dalla sponda destra, ma soprattutto, a solo un chilometro abbondante dal fiume, l’imponenza di Villa Torlonia, dal nome della ricchissima 38

ALLA SCOPERTA DI UN TERRITORIO RICCO DI STORIA, CURIOSITÀ E SORPRESE INASPETTATE, A PARTIRE DAL PUNTO IN CUI LE ACQUE DEL FIUME USO SI GETTANO NEL BLU DELL’ADRIATICO, DOVE LE BARCHE DEI PESCATORI METTONO IN VENDITA IL PESCATO DEL GIORNO.

famiglia di mercanti di tessuti e sarti provenienti da Roma. Era la medioevale Torre di Giovedìa o, più semplicemente per gli abitanti del luogo, la Torre, che lega questi luoghi alla poetica di Giovanni Pascoli, il cui padre, Ruggero, fu amministra-

tore della tenuta sino alla tragica morte ricordata dal poeta con La cavallina storna. Ma l’incontro con la storia, quello con la ‘S’ maiuscola, deve aspettare qualche chilometro ancora, almeno fino a che il sentiero che segue l’argine destro del fiume, superando la strada, ci proietta davanti a ‘E Puntaz’, l’arco superstite di quel ponte che, scavalcando un tempo le acque dell’Uso, ha fatto esclamare a più di uno storico: “ecco il vero Rubicone!” Una supposizione che affonda le proprie radici da lontano. “Se non sapessi essere controversia non ancora decisa intorno al determinare quale fosse l’antico Rubicone tanto famoso, ardirei quasi a dir essere questo.” Era il 1680 quando Agostino Martinelli ricostruì l’ultima arcata del Ponte di Augusto e Tiberio a Rimini proprio utilizzando, così come nel passato era inveterata abitudine fare, parti del ponte romano esistente. Del resto cosa ci fa perso nella


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INNUMEREVOLI LE TESTIMONIANZE CHE RIMANDANO A STORIE LONTANE: IL CASTELLO BENELLI, VILLA TORLONIA, FINO A ‘E PUNTAZ’, L’ARCO SUPERSTITE DI QUEL PONTE CHE HA FATTO ESCLAMARE A PIÙ DI UNO STORICO: “ECCO IL VERO RUBICONE!”

campagna un ponte dai resti così ampi e possenti? Come noto la disputa storica su quale fosse il ‘vero’ Rubicone tra i tre pretendenti (assieme all’Uso, il Pisciatello e il Fiumicino) fu risolta nel 1933 da un atto impositivo di Benito Mussolini quando – Alea iacta est! – Savignano di Romagna prese il nome di Savignano sul Rubicone. Come noi dalla verità, anche il percorso che fin qui ha seguito sulla sponda il corso del fiume ora si allontana, almeno per un po’, fino a riprendere, in vista di Santarcangelo, il piacere della vicinanza e con esso quello dello sguardo sulle acque ora placide 40

del fiume. Col colle Giove ecco i primi profili della collina che iniziano a seguire il corso del fiume. In breve, lungo la risalita si arriva all’imponente Palazzo Marcosanti, uno dei complessi fortilizi meglio conservati sul crinale che separa la valle dell’Uso da quella del Marecchia. Ma ecco che, in lontananza, emerge il profilo di Torriana e di ciò che rimane del suo antico castello. Sulla sponda sinistra, proprio sopra Masrola, San Giovanni in Galilea dall’alto domina la valle che, man mano che ci si inoltra, si fa sempre più verde e selvaggia. Da Ponte Uso a Pietra dell’Uso

IN APERTURA, IL PONTE ROMANO DI SAN VITO, CONOSCIUTO LOCALMENTE COME ‘E PUNTAZ’. IN ALTO, LE MARMITTE DEI GIGANTI. A LATO, IL PALAZZO MARCOSANTI E UNO SCORCIO SU MONTETIFFI.


TERRITORIO

dove il fiume si fa largo prepotentemente tra la roccia. Inizia ora la risalita verso Montetiffi, annunciata dal profilo della millenaria Abbazia di San Leonardo, e bisogna ora lasciare il corso del fiume, ma solo per poco perché è proprio dal centro del paese che una discesa impegnativa porta in un luogo di grande fascino e bellezza. Sono le marmitte dei giganti, le grandi incise nella roccia dalla forza del fiume dove le donne un tempo venivano a lavare a cui si associa la romantica presenza di ciò che resta dell’antico Mulino Tornani e dell’antico ponte romanico che, costruito con arco a tutto sesto attorno all’anno Mille, collegava armenti e commerci tra Romagna e Montefeltro. Ma ecco in lontananza, risalendo solo di un poco il corso di quello che ora si è trasformato in ruscello, il magnifico profilo della dorsale del monte Aquilone. È lungo queste pareti striate che l’acqua si raccoglie dando vita al fiume ma segnando al contempo, con la meraviglia, la fine del nostro viaggio a ritroso nella bellezza. 41


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CICLISMO

ARRIVANO LE SBUBBINE LA PASSIONE SU DUE RUOTE DELLE 30 ATLETE E AMICHE SBUBBIKERS

DI FLAVIO SEMPRINI

Solo negli ultimi decenni il ciclismo femminile ha iniziato a farsi notare e solo negli ultimi anni il numero di cicliste, agoniste e non, è aumentato in maniera considerevole. Tra queste ‘emule’ della mitica Alfonsina Strada (che nel 1924 partecipò al Giro d’Italia maschile) ci sono anche le ‘Sbubbine’ dell’ASD Sbubbikers. Si tratta di un gruppo di

circa 30 atlete che partecipano a gare, soprattutto in mtb, o a raduni cicloturistici e a pedalate in mezzo alla natura. Chi sono? Quando sono nate? E perché sono così appassionate? A queste domande risponde Marussa Cuttin, ‘Sbubby’ dal 2012 e componente del direttivo dell’associazione. “L’associazione sportiva Sbubbikers è nata nel 2010 e,

FOTO RICCARDO GALLINI

all’inizio, era formata solo da una decina di maschietti,” racconta Marussa. “Io sono arrivata due anni dopo e le ragazze erano già tre o quattro. La componente femminile è cresciuta sempre e costantemente negli anni tant’è che oggi siamo una trentina su 130 iscritti. Tra noi ragazze riusciamo a uscire almeno un paio di volte nei giorni feriali, oltre

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CICLISMO

L’ASSOCIAZIONE SPORTIVA SBUBBIKERS NASCE NEL 2010. NEGLI ANNI LA COMPONENTE FEMMINILE È CRESCIUTA FINO A DIVENTARE UN VERO E PROPRIO CLUB ROSA SU DUE RUOTE IMPEGNATO IN GARE, RADUNI CICLOTURISTICI E PEDALATE IN MEZZO ALLA NATURA.

IN QUESTE PAGINE, ALCUNE ATLETE DELL’ASD SBUBBIKERS.

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che nel fine settimana quando ci dedichiamo a ‘giri’ più lunghi e a viaggi in bici o a gare. Usciamo soprattutto in mountain bike ma quasi tutte abbiamo anche la bici da strada.” È bello pensare a un gruppo di donne che ‘viaggia’ in bici. “Qualche anno fa abbiamo partecipato a una manifestazione benefica, la Ride for Africa. Siamo partite dalle Dolomiti bellunesi e in 7 giorni siamo arrivate a Roma percorrendo tappe da 150 km al giorno su strada, con dislivelli significativi. In mountain bike abbiamo partecipato a gare classiche come la Dolomiti Superbike e la Hero che conta ben 3.200 metri di dislivello. Quest’anno, il nostro obiettivo è essere presenti alla 100 km dei Forti a Lavarone, una gara lunghissima con un dislivello di circa 2.400 metri.” Siete atlete toste… “Siamo toste ma non gareggiamo per vincere. Lo facciamo per stare insieme, per godere della bellezza dei paesaggi che ci circondano. Niente cementa di più lo spirito d’amicizia della bicicletta. E poi c’è goliardia, cameratismo ed è davvero bello. E questo nonostante il ‘range’ dell’età in squadra sia piuttosto ampio: si parte dalle trentenni e si arriva alle sessantenni. Siamo talmente disinteressate a vincere che una volta, durante una gara in Mtb, a quelli che mi superavano dissi: ‘Oh! Se vedi una con una maglia come la mia con sopra scritto Dona, dille di fermarsi e che mi

aspetti’. Tutti ridevano, era un po’ strana come richiesta durante una gara. Ma la mia compagna si è fermata, mi ha aspettato e abbiamo corso insieme. Non è spirito di sorellanza?” Com’è composta la vostra associazione? “C’è un direttivo, del quale faccio parte, che esprime un presidente, Alessandro Marchini, carismatico e con tanta leadership. Siamo affiliati al Csi e le cose da fare sono sempre tante: tesseramenti, visite mediche, assortimento e rinnovo divise e poi, ogni anno, organizziamo la ‘Gozzi Riminesi’, una cicloturistica su e giù per le colline che circondano la nostra città. Quel giorno nessuna di noi pedala ma siamo tutte impegnate nell’organizzazione, insieme ai nostri colleghi

maschi: chi alla partenza, chi al pasta party all’arrivo; chi fa la ‘scopa’, chi nei punti di ristoro... Quest’anno si terrà il 7 luglio e ci sarà davvero molto da fare, ma insieme è tutto divertente e meno faticoso.” Allenamenti, week-end impegnati, organizzazione di eventi. Ne vale la pena? “Assolutamente. C’è tanto divertimento in quello che facciamo. Pensi a com’è bello condividere con le amiche la preparazione e gli allenamenti per una cicloturistica o per una gara. E poi si sta fuori casa, insieme. Si condivide l’attesa della gara, l’ansia sottile della sera prima della partenza. Si creano nuove amicizie e le vecchie si rafforzano. E si scoprono altre passioni in comune. Certo che ne vale la pena.”


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RECARLO COLLEZIONE ANNIVERSARY LOVE

METTENDOCI IL CUORE E UN’ESPERIENZA CHE SUPERA I 50 ANNI DI STORIA, RECARLO CREA UNA COLLEZIONE DA SOGNO PER TUTTI I ROMANTICI.

Un cuore che nessuno potrà mai spezzare, simbolo di un legame indissolubile, di un amore luminoso ed eterno: è così che la Collezione Anniversary Love del brand Recarlo celebra, attraverso il suo

iconico diamante naturale taglio cuore, la luce degli innamorati inserendola nelle proprie creazioni pensate per far perdere la testa. Mille sfaccettature di un simbolo universale, declinate in nuove e attualissime chiavi di lettura e in un design capace di fondere tradizione e innovazione, riuscendo a varcare nuovi confini all’immaginario del classico Solitario. Equilibrio, armonia, qualità e brillantezza dei diamanti naturali regalano ai gioielli della Collezione Anniversary Love un’allure di sofisticata eleganza. Indossandoli ci si lascia avvolgere dalla luce irradiata dai diamanti a cuore, che vivono all’interno della Collezione nei Solitari così come bracciali, orecchini e collane formate da eleganti e inaspettate sequenze di cuori, simbolo scelto dalla Maison Recarlo come emblema di questa linea unica. Il Solitario Valentin, il gioiello più rappresentativo della collezione e bestseller, è caratterizzato da un’emozionante incassatura ad abbraccio che sorregge un diamante a cuore centrale, rappresentazione perfetta di un incontro d’anime e di un romanticismo contemporaneo. La donna a cui si rivolge è una donna sognatrice

Rimini - Via G. Garibaldi, 5 | Città di San Marino - Contrada del Collegio, 37

e sensibile, alla continua ricerca di un equilibrio armonioso. Per le amanti delle forme essenziali, nasce oggi un nuovo classico: il Solitario Anniversary Love con il gambo lineare che, grazie al suo design simmetrico, esalta la forma del diamante taglio cuore. Un solitario perfetto per una donna moderna ma che conserva uno spirito romantico. Completa la proposta di solitari dedicati al diamante taglio cuore l’anello della Linea Taper, esempio dell’abilità artigianale made in Italy della Maison. Il Solitario Taper è un piccolo capolavoro di alta gioielleria, in cui il diamante centrale taglio cuore viene abbinato e accostato a piccoli diamanti dal taglio taper allineati sul gambo dando vita a un gioco di luce in grado di stupire le donne più raffinate. Fanno parte Collezione Anniversary Love anche le esclusive creazioni della Linea Contrarié e della Linea Incrocio: anelli, bracciali e collier dal design identificativo e divenuti must have della Maison. È possibile scoprire le esclusive collezioni Recarlo a Rimini e San Marino presso la Gioielleria Ciacci, partner storico del Brand.


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FUGAR PRODUZIONE PURA PASSIONE DA 50 ANNI

MEZZO SECOLO DI SUCCESSI PER L’AZIENDA RIMINESE CHE PRODUCE E DISTRIBUISCE PRODOTTI DI ECCELLENZA PER IL MERCATO DELLA GELATERIA E PASTICCERIA ARTIGIANALE.

Fugar ha raggiunto il traguardo dei 50 anni. Un anniversario importante da festeggiare per l’azienda di Verucchio che produce e distribuisce prodotti di valore assoluto per gelateria e pastic-

ceria, e che propone formazione professionale di settore. Oggi dopo 5 decenni è ancora fieramente nelle mani della stessa famiglia che l’ha fortemente voluta. Fondata nel 1974 da quat-

tro soci – Umberto Gandi, Ermes Cinelli, Antorito Fuso, Giuliano Riccò – i quali, in principio, hanno unito i loro mandati di agenzia per creare successivamente un riferimento per gelatieri e pasticceri: “Una sorta di ‘supermercato’ specifico per professionisti in cui trovare tutto in un unico luogo,” racconta con entusiasmo l’Ad Luca Cinelli, “diventato ora uno store con 16.000 articoli e una selezione di macchinari. Con il boom delle prime gelaterie artigianali, e con il conseguente aumento delle richieste, per aiutare gli addetti ai lavori i soci iniziarono a realizzare una produzione dedicata di aromi e paste. Il primo prodotto di successo fu la pasta gusto bacio. Questo determinò un passaggio importante dell’azienda.” Un’azienda in cui la filosofia interna si radica diventando valore portante e visione presente e futura, che dal 1978 si materializza nell’autoproduzione di tutto ciò che Fugar immette sul mercato, all’insegna della sicurezza, del gusto e della tradizione. Ponendosi in questo modo anticipatrice in molte produzioni, come il bacio, la nocciola, o il primo gelato vegano. Una sicurezza


CON UNA VISION ATTENTA ALL’INNOVAZIONE E ALLE NECESSITÀ DEGLI ARTIGIANI PIÙ ESIGENTI, LA FILOSOFIA DI FUGAR SI MATERIALIZZA NELL’AUTOPRODUZIONE DI TUTTO CIÒ CHE L’AZIENDA IMMETTE SUL MERCATO, ALL’INSEGNA DELLA SICUREZZA, DEL GUSTO E DELLA TRADIZIONE.

sia per l’artigiano sia per il consumatore finale. “Fugar è fondata sulla ricerca costante,” chiosa Cinelli. “La nostra più grande innovazione fu quella di lavorare per primi e poi immettere nel mercato una pasta pura di pistacchio. Possiamo quindi affermare che il gelato al pistacchio come lo conosciamo oggi è nato a Rimini, in Fugar, nel 1991.” Ermes Cinelli, oggi energico 86enne, nel 2021 acquista le quote dei soci e guida l’impresa assieme all’amministratore delegato, il figlio Luca Cinelli, in

azienda dal 1997, e ai consiglieri delegati Simone Bastianelli e Davide Gola: “Persone di grande esperienza,” spiega Luca, “che da sempre lavorano sul campo e conoscono approfonditamente il settore.” Fugar è una azienda all’avanguardia, con una vision attenta all’innovazione e alle necessità degli artigiani più esigenti. “Una realtà sana, solida e seria che aiuta con competenza e organizzazione i propri clienti a concretizzare la propria vision per raggiungere il successo prefissato.” Da sempre Fugar porta

Rimini in Italia e nel mondo, e ogni singolo giorno lavora con le famiglie del territorio, sul territorio: 74 dipendenti, provenienti da Rimini e il suo entroterra. Fugar è anche attrattore di cervelli provenienti da molte università italiane. Le prossime sfide vedono Cinelli e il suo team concentrarsi sul marketing, ricerca e sviluppo, sull’investimento in macchinari, sull’allargamento delle produzioni e sull’ottimizzazione tecnologica, il tutto per esportare al meglio la loro cultura imprenditoriale nel mondo.

Via Dogana 1430, Verucchio (RN) | T. 0541 679470 | www.fugar.it

A LATO E IN ALTO A SINISTRA, LUCA CINELLI, AD DI FUGAR. SOPRA, LE CREME SPALMABILI CORONELLI BY FUGAR E LA SEDE DELL’AZIENDA.



STORIA

VALORI SCOUT

CENTO ANNI FA NASCEVA LO SCOUTISMO CAMBIANDO LA SOCIETÀ

DI SAMUELE ZERBINI

FOTO RICCARDO GALLINI

“Ma tu in che gruppo eri? Sei salito in clan?” Per migliaia di riminesi queste domande hanno un senso chiaro: sono stati scout. Cento anni fa, nel 1924, a Rimini nasceva lo scoutismo. Da allora è stato una presenza visibile e creativa della nostra città. Ha con lei attraversato le tempeste del Novecento, i momenti tragici della città e la sua ricostruzione. Qualche traccia era apparsa anche prima, ma fu Gigi Zangheri che li fondò – scout nautici e poi quelli terrestri. Di ritorno dal Congresso Eucaristico di Genova del 1923 aveva visto questi ragazzi in divisa e ne parlò a un prete amico, don Giovanni Campana. Ce lo raccontano le sue figlie, Giuliana Zangheri Palazzini e Paola Zangheri Morolli, anche a nome della terza sorella, Piera Zangheri Montevecchi. Con loro c’è anche Diego Palazzini, terza generazione col fazzolettone al collo. “Fu Commissario di Zona,” ricorda Giuliana, “visse i momenti della nascita, il periodo buio dello scioglimento voluto dal fascismo, la rinascita dopo la guerra. Anzi, quando il fascismo obbligò gli scout allo scioglimento, andò lui a notificarlo facen-

do in modo di non trovare mai nessuno. Andò anche in carcere, quando i fascisti capirono la sua azione. Dopo la Guerra, alla rinascita del 1956, continuò nella sua missione.” La casa di Poggiorimini, sulle colline di Sant’Agata Feltria, che Gigi costruì sui terreni di sua moglie Mina Magnani e

donò alla Curia, era il luogo dove tutto trovava unità. “Voleva che ciascuno scambiasse i propri talenti con gli altri. All’inizio dell’estate andavano gli scout a costruire le strutture e a fine estate andavano a smontarle. E, nel tempo in mezzo, la casa vacanze di Poggiorimini era usata dalle parrocchie, dall’Azione

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STORIA

“CHI ENTRA NEL GRANDE GIOCO SCOUT IMPARA ALCUNE COSE CHE VENGONO INSEGNATE ANCHE AI GRANDI MANAGER: LAVORARE PER PROGETTI, ESSERE CURIOSI E SEMPRE IN CAMMINO. S’IMPARA L’AUTONOMIA E AD ESSERE RESPONSABILI DELLE PROPRIE SCELTE.”

Cattolica e dal seminario.” “Papà diceva che il giovane deve essere impegnato nel mondo,” aggiunge Paola. “Lo scoutismo offre regole, attività manuale e contatto con la natura. Così si impara a crescere.” Andiamo da don Danilo Manduchi, per trent’anni responsabile di zona scout: “Cento anni di scoutismo a Rimini hanno lasciato il segno,” racconta. “Uno scout lo riconosci subito, in qualunque ambito si impegni: ne riconosci i modi, il prendersi a cuore le situazioni, l’attenzione agli altri, la solidarietà. Senza scoutismo, questo sarebbe mancato.” “Nel 1974, quando gli scout e le

guide (le ragazze scout) si unirono in una sola associazione ci fu un momento di crisi. Bisognava capire il nuovo mondo in arrivo. A Rimini si fecero tre scelte chiare,” spiega don Manduchi, “che poi altri territori presero ad esempio. Si scelse di essere radicati dentro la Chiesa, e così si passò da essere un gruppo di élite a un movimento di popolo, perché in parrocchia ci andavano tutti, dal professore al contadino. Poi di aprire gruppi scout nei luoghi più sperduti, dove non c’erano altre proposte. Infine di far entrare quelli che venivano considerati ultimi dalla società. In poco il numero crebbe vertiginosamente, tanto che per al-

cuni anni a Rimini c’erano più scout che a Bologna. E cambiò la società riminese dal profondo.” Ma cosa offre lo scoutismo oggi? “Chi entra nel grande gioco scout impara alcune cose che vengono insegnate anche ai grandi manager. Imparare a lavorare per progetti, ad essere curioso e sempre in cammino. Sapere che l’arrivo è sempre e solo una tappa per nuove strade. S’impara l’autonomia, risorsa preziosa, e ad essere responsabile delle proprie scelte. Infine si scopre che esiste anche la spiritualità, al di là delle scelte, che sono tutte condizioni per diventare una persona completa. E a guardare sempre al futuro.”

NELLA PAGINA PRECEDENTE, GIULIANA ZANGHERI PALAZZINI E PAOLA ZANGHERI MOROLLI INSIEME A DIEGO PALAZZINI. A FIANCO, DON DANILO MANDUCHI.

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