Kairòs N.2

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La natura morta tra meraviglie e spiritualità Una bellissima mostra alla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona presenta l’evoluzione del genere “natura morta” in Italia tra il 1830 e l’inizio del Novecento

in apertura: Emilio Longoni (Barlassina 1859-Milano 1932) Natura morta con frutta candita e caramelle. Studio dal vero, 1887, Olio su tela, 63 x 110 cm Firmato e datato in basso a destra, E. Longoni 87 Provenienza: Milano, Collezione Giuseppe Treves Tortona, Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona in questa pagina: Adolfo Feragutti Visconti (Pura, Canton Ticino 1850 – Milano 1924) Uva , 1896-1900 Olio su tela applicata su cartone, 62x47 cm Firmato in basso a sinistra, a Feragutti Visconti Lugano, Museo Civico di Belle Arti, dal 1931

Il concetto di natura morta al quale si lega uno dei generi più amati dalla committenza borghese ottocentesca si impose tra gli storici e critici d’arte nel settecento ed ebbe per essi una significazione negativa. Infatti il termine veniva contrapposto alla natura viva delle opere a soggetto narrativo, le uniche degne di raffigurare la grande pittura. In realtà, frammenti di naturalismo avevano a suo tempo appassionato pittori come Leonardo e Durer, animati dallo spirito indagatore mediato dalla visione e dalle immagini che nel tardo rinascimento avevano una valenza direttamente scientifica. Il dato obiettivo tratto dalla natura ebbe una sua autonomia con la corrente manierista dalla quale si differenziarono due macrotendenze: i pittori di tradizione fiamminga e post caravaggeschi che amavano la rigorosità della riproduzione del vero e i pittori che cercavano l’illusionismo del trompe-l’oeil (Rubens e i pittori in qualche modo collegati al Barocco). Il successo tra la committenza tardo secentesca e settecentesca del modo barocco di concepire la visione portò al decadimento nell’arte del tema legato alla resa del dato naturale come soggetto autonomo. Il genere natura morta ebbe un risveglio significativo verso la metà dell’ottocento, quando le opere di Corot e Courbet furono interpretate come una decisa reazione alla mielosità romantica e al purismo accademico. In questo rinnovato interesse per il genere si trovò protagonista la pittura lombarda soprattutto a Milano grazie alle opere di Francesco Hayez, autore dalla metà degli anni trenta di ammirate composizioni floreali e di Luigi Scrosati, artista molto affermato tra la nuova committenza borghese, amante della decorazione legata alle tecniche di raffigurazione del vero.

MOSTRE

di Antonio Bramclet


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