Bollettino Diocesano Gennaio-Marzo 2019

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BOLLETTINO DIOCESANO

l’Odegitria

Anno XCV n. 1

Gennaio - Febbraio - Marzo 2019




BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria

Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto



BOLLETTINO DIOCESANO

l´Odegitria Atti ufficiali e attività pastorali dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 ANNO XCV - N. 1 - Gennaio - Febbraio - Marzo 2019 Redazione e amministrazione: Curia Arcivescovile Bari-Bitonto P.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450 www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: curia@odegitria.bari.it Direttore responsabile: Giuseppe Sferra Direttore: Gabriella Roncali Redazione: Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea, Bernardino Simone, Francesco Sportelli Gestione editoriale e stampa: Ecumenica Editrice scrl - 70132 Bari - Tel. 080.5797843 www.ecumenicaeditrice.it - info@ecumenicaeditrice.it


D OCUMENTI

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C HIESA USNIVERSALE OMMARIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di motu proprio circa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei Lettera apostolica in forma di motu proprio sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili Lettera in occasione del XXV anniversario dell’istituzione della Pontificia Accademia per la Vita Humana communitas

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio permanente Comunicato finale dei lavori del 14-16 gennaio 2019 Comunicato finale dei lavori del 1-3 aprile 2019

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Saluto all’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese (Bari, 9 febbraio 2019)

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BASILICA DI SAN NICOLA La presentazione a Mosca dell’edizione in lingua russa del libro sulla Traslazione della reliquia di san Nicola a Mosca e a San Pietroburgo (21 maggio-28 luglio 2017)

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VICARIATO GENERALE Le visite vicariali per l’anno 2019

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria Nomine e decreti singolari Settore Presbiteri Discernere bene, discernere insieme Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario Vita di missione: tra quotidianità e speranza di futuro

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Settore Carità. Ufficio per la pastorale della salute La celebrazione della XXVII Giornata mondiale del malato in diocesi

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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Presbiterale diocesano Verbale della riunione del 22 febbraio 2019 Consiglio Pastorale diocesano Verbale della riunione del 9 gennaio 2019

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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Relazione del Vicario giudiziale sulle attività del Tribunale per l’anno 2018

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SEMINARIO ARCIVESCOVILE La Giornata del Seminario (10 febbraio 2019)

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AZIONE CATTOLICA ITALIANA Un anno di... AC

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PUBBLICAZIONI

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NELLA PACE DEL SIGNORE Don Luigi Armagno Don Rocco Silvio Pignataro

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Gennaio 2019 Febbraio 2019 Marzo 2019

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D OCUMENTI

DELLA

C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di motu proprio circa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei

Da oltre trent’anni la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita con il Motu proprio Ecclesia Dei adflicta, del 2 luglio 1988, ha assolto con sincera sollecitudine e lodevole premura al compito di collaborare coi Vescovi e coi Dicasteri della Curia Romana, nel facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose, legati alla Fraternità fondata da Mons. Marcel Lefebvre, che desideravano rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le proprie tradizioni spirituali e liturgiche1. In tal modo, essa ha potuto esercitare la propria autorità e competenza a nome della Santa Sede su dette società e associazioni, fino a quando non si fosse diversamente provveduto2. Successivamente, in forza del Motu proprio Summorum Pontificum, del 7 luglio 2007, la Pontificia Commissione ha esteso l’autorità della Santa Sede su quegli Istituti e Comunità religiose, che avevano aderito alla forma straordinåaria del Rito romano e avevano assunto le precedenti tradizioni della vita religiosa, vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni stabilite3. 1

Cfr JOANNES PAULUS PP. II, Litterae Apostolicae ‘Motu proprio datae’, Ecclesia Dei adflicta’, 2 Iulii 1988, AAS, LXXX (1988), 12 (15 Nov. 1988), 1495-1498, 6a. 2 Cfr Rescriptum ex Audientia Sanctissimi, 18 Oct. 1988, AAS, LXXXII (1990), 5 (3 Maii 1990), 533-534, 6. 3 Cfr BENEDICTUS PP. XVI, Litterae Apostolicae ‘Motu proprio datae’, Summorum Pontificum, 7 Iulii 2007, AAS, XCIX (2007), 9 (7 Sept. 2007), 777-781, 12.

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Due anni dopo, il mio Venerato Predecessore Benedetto XVI, col Motu proprio Ecclesiae unitatem, del 2 luglio 2009, ha riorganizzato la struttura della Pontificia Commissione, al fine di renderla più adatta alla nuova situazione venutasi a creare con la remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati senza mandato pontificio. E, inoltre, ritenendo, che, dopo tale atto di grazia, le questioni trattate dalla medesima Pontificia Commissione fossero di natura primariamente dottrinale, Egli l’ha più organicamente legata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, conservandone comunque le iniziali finalità, ma modificandone la struttura4. Ora, poiché la Feria IV della Congregazione per la Dottrina della Fede del 15 novembre 2017 ha formulato la richiesta che il dialogo tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X venga condotto direttamente dalla menzionata Congregazione, essendo le questioni trattate di carattere dottrinale, alla quale richiesta ho dato la mia approvazione in Audientia al Prefetto il 24 successivo, e tale proposta ha avuto l’accoglienza della Sessione Plenaria della medesima Congregazione celebratasi dal 23 al 26 gennaio 2018, sono giunto, dopo ampia riflessione, alla seguente Decisione. Considerando mutate oggi le condizioni che avevano portato il santo Pontefice Giovanni Paolo II alla istituzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei; constatando che gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria, hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita; prendendo atto che le finalità e le questioni trattate dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei sono di ordine prevalentemente dottrinale; desiderando che tali finalità si rendano sempre più evidenti alla coscienza delle comunità ecclesiali, colla presente Lettera Apostolica ‘Motu proprio data’ delibero 1. È soppressa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita il 2 luglio 1988 col Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta. 2. I compiti della Commissione in parola sono assegnati integralmente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in seno 4 Cfr BENEDICTUS PP. XVI, Litterae Apostolicae ‘Motu proprio datae’, Ecclesiae unitatem, 2 Iulii 2009, AAS, CI (2009), 8 (7 Aug. 2009), 710-711, 5.


MAGISTERO PONTIFICIO alla quale verrà istituita una apposita Sezione impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta dalla soppressa Pontificia Commissione Ecclesia Dei. 3. Il bilancio della Pontificia Commissione rientra nella contabilità ordinaria della menzionata Congregazione. Stabilisco, inoltre, che il presente Motu proprio, da osservarsi nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, venga promulgato mediante pubblicazione sul quotidiano L’Osservatore Romano uscente il 19 gennaio 2019, entrando in immediato vigore, e che successivamente sia inserito nel Commentario ufficiale della Santa Sede, Acta Apostolicae Sedis. Dato a Roma, presso San Pietro, il 17 gennaio 2019, VI del nostro Pontificato Francesco

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D OCUMENTI

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C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Lettera apostolica in forma di motu proprio sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili

La tutela dei minori e delle persone vulnerabili fa parte integrante del messaggio evangelico che la Chiesa e tutti i suoi membri sono chiamati a diffondere nel mondo. Cristo stesso infatti ci ha affidato la cura e la protezione dei più piccoli e indifesi: «chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me» (Mt 18,5). Abbiamo tutti, pertanto, il dovere di accogliere con generosità i minori e le persone vulnerabili e di creare per loro un ambiente sicuro, avendo riguardo in modo prioritario ai loro interessi. Ciò richiede una conversione continua e profonda, in cui la santità personale e l’impegno morale possano concorrere a promuovere la credibilità dell’annuncio evangelico e a rinnovare la missione educativa della Chiesa. Desidero, quindi, rafforzare ulteriormente l’assetto istituzionale e normativo per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili affinché nella Curia Romana e nello Stato della Città del Vaticano: – sia mantenuta una comunità rispettosa e consapevole dei diritti e dei bisogni dei minori e delle persone vulnerabili, nonché attenta a prevenire ogni forma di violenza o abuso fisico o psichico, di abbandono, di negligenza, di maltrattamento o di sfruttamento che possano avvenire sia nelle relazioni interpersonali che in strutture o luoghi di condivisione;

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– maturi in tutti la consapevolezza del dovere di segnalare gli abusi alle Autorità competenti e di cooperare con esse nelle attività di prevenzione e contrasto; – sia efficacemente perseguito a norma di legge ogni abuso o maltrattamento contro minori o contro persone vulnerabili; – sia riconosciuto a coloro che affermano di essere stati vittima di sfruttamento, di abuso sessuale o di maltrattamento, nonché ai loro familiari, il diritto ad essere accolti, ascoltati e accompagnati; – sia offerta alle vittime e alle loro famiglie una cura pastorale appropriata, nonché un adeguato supporto spirituale, medico, psicologico e legale; – sia garantito agli imputati il diritto a un processo equo e imparziale, nel rispetto della presunzione di innocenza, nonché dei principi di legalità e di proporzionalità fra il reato e la pena; – venga rimosso dai suoi incarichi il condannato per aver abusato di un minore o di una persona vulnerabile e, al contempo, gli sia offerto un supporto adeguato per la riabilitazione psicologica e spirituale, anche ai fini del reinserimento sociale; – sia fatto tutto il possibile per riabilitare la buona fama di chi sia stato accusato ingiustamente; – sia offerta una formazione adeguata per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Pertanto, con la presente Lettera stabilisco che:

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1. I competenti organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano esercitano la giurisdizione penale anche in ordine ai reati di cui agli articoli 1 e 3 della Legge N. CCXCVII, sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, del 26 marzo 2019, commessi, in occasione dell’esercizio delle loro funzioni, dai soggetti di cui al punto 3 del Motu proprio «Ai nostri tempi», dell’11 luglio 2013. 2. Fatto salvo il sigillo sacramentale, i soggetti di cui al punto 3 del Motu proprio «Ai nostri tempi», dell’11 luglio 2013, sono obbligati a presentare, senza ritardo, denuncia al promotore di giustizia presso il tribunale dello Stato della Città del Vaticano ogniqualvolta, nell’esercizio delle loro funzioni, abbiano notizia o fondati motivi per ritenere che un minore o una persona vulnerabile sia vittima di uno


MAGISTERO PONTIFICIO dei reati di cui all’articolo 1 della Legge N. CCXCVII, qualora commessi anche alternativamente: I. nel territorio dello Stato; II. in pregiudizio di cittadini o di residenti nello Stato; III. in occasione dell’esercizio delle loro funzioni, dai pubblici ufficiali dello Stato o dai soggetti di cui al punto 3 del Motu Proprio «Ai nostri tempi», dell’11 luglio 2013. 3. Alle persone offese dai reati di cui all’articolo 1 della Legge n. CCXCVII è offerta assistenza spirituale, medica e sociale, compresa l’assistenza terapeutica e psicologica di urgenza, nonché informazioni utili di natura legale, tramite il Servizio di accompagnamento gestito dalla Direzione di Sanità e Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. 4. L’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica organizza, di concerto con il Servizio di accompagnamento della Direzione di Sanità e Igiene, programmi di formazione per il personale della Curia Romana e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede circa i rischi in materia di sfruttamento, di abuso sessuale e di maltrattamento dei minori e delle persone vulnerabili, nonché sui mezzi per identificare e prevenire tali offese e sull’obbligo di denuncia. 5. Nella selezione e nell’assunzione del personale della Curia Romana e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede, nonché di coloro che prestano collaborazione in forma volontaria, deve essere accertata l’idoneità del candidato ad interagire con i minori e con le persone vulnerabili. 6. I Dicasteri della Curia Romana e le Istituzioni collegate con la Santa Sede a cui abbiano accesso i minori o le persone vulnerabili adottano, con l’assistenza del Servizio di accompagnamento della Direzione di Sanità e Igiene, buone prassi e linee guida per la loro tutela. Stabilisco che la presente Lettera Apostolica in forma di Motu proprio

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venga promulgata mediante la pubblicazione su L’Osservatore Romano e, successivamente, inserita negli Acta Apostolicae Sedis. Dispongo che quanto stabilito abbia pieno e stabile valore, anche abrogando tutte le disposizioni incompatibili, a partire dal primo giugno 2019. Dato a Roma presso San Pietro, il 26 marzo dell’anno 2019, settimo del Pontificato Francesco

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D OCUMENTI

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C HIESA U NIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO Lettera al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita in occasione del XXV anniversario della sua istituzione (11 febbraio 1994 – 11 febbraio 2019)

“Humana communitas”

La comunità umana è il sogno di Dio fin da prima della creazione del mondo (cfr Ef 1,3-14). In essa il Figlio eterno generato da Dio ha preso carne e sangue, cuore e affetti. Nel mistero della generazione la grande famiglia dell’umanità può ritrovare sé stessa. Infatti, l’iniziazione famigliare alla fraternità tra le creature umane può essere considerata come un vero e proprio tesoro nascosto, in vista del riassetto comunitario delle politiche sociali e dei diritti umani, di cui oggi si sente forte necessità. Per questo occorre crescere nella consapevolezza della nostra comune discendenza dalla creazione e dall’amore di Dio. La fede cristiana confessa la generazione del Figlio come il mistero ineffabile dell’unità eterna di “far essere” e di “voler bene” che sta nell’intimità di Dio Uno e Trino. Il rinnovato annuncio di questa trascurata rivelazione può aprire un capitolo nuovo nella storia della comunità e della cultura umane, che oggi invocano – come «gemendo per dolori del parto» (cfr Rm 8,22) – una nuova nascita nello Spirito. Nel Figlio Unigenito si rivela la tenerezza di Dio e la sua volontà di riscatto di ogni umanità che si sente perduta, abbandonata, scartata, condannata senza remissione. Il mistero del Figlio eterno, fattosi uno di noi, sigilla una volta per tutte questa passione di Dio. Il mistero della sua Croce – «per noi e per la nostra salvezza» – e della sua Risurrezione – come «pri-

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mogenito di molti fratelli» (Rm 8,29) – dice fino a che punto questa passione di Dio è rivolta alla redenzione e al compimento della creatura umana. Dobbiamo restituire evidenza a questa passione di Dio per l’umana creatura e il suo mondo. Essa fu fatta da Dio a sua «immagine» – «maschio e femmina» la creò (cfr Gen 1,27) – come creatura spirituale e sensibile, consapevole e libera. La relazione tra l’uomo e la donna costituisce il luogo eminente in cui l’intera creazione diventa interlocutrice di Dio e testimone del suo amore. Questo nostro mondo è la dimora terrena della nostra iniziazione alla vita, il luogo e il tempo nel quale possiamo già iniziare a gustare la dimora celeste alla quale siamo destinati (cfr 2 Cor 5,1), ove vivremo in pienezza la comunione con Dio e con tutti. La famiglia umana è una comunità di origine e di destinazione, la cui riuscita «è nascosta, con Cristo, in Dio» (Col 3,1-4). In questo nostro tempo, la Chiesa è chiamata a rilanciare con forza l’umanesimo della vita che erompe da questa passione di Dio per la creatura umana. L’impegno a comprendere, promuovere e difendere la vita di ogni essere umano prende slancio da questo incondizionato amore di Dio. È la bellezza e l’attrattiva del Vangelo, che non riduce l’amore del prossimo all’applicazione di criteri di convenienza economica e politica né ad «alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 39).

Una storia appassionata e feconda

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Questa passione ha animato l’attività della Pontificia Accademia per la Vita fin dal momento della sua istituzione venticinque anni fa, da parte di san Giovanni Paolo II, dietro suggerimento del Servo di Dio e grande scienziato Jérôme Lejeune. Questi, lucidamente convinto della profondità e della rapidità dei cambiamenti in atto nel campo biomedico, ritenne opportuno sostenere un impegno più strutturato e organico su questo fronte. L’Accademia ha potuto così sviluppare iniziative di studio, formazione e informazione con l’obiettivo di rendere «manifesto che scienza e tecnica, poste al servizio della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, contribuiscono al bene integrale dell’uomo e all’attuazione del progetto


MAGISTERO PONTIFICIO divino di salvezza (cfr Gaudium et spes, 35)» (GIOVANNI PAOLO II, Motu proprio Vitae mysterium, 11 febbraio 1994, 3). Rinnovato slancio ha impresso alle attività dell’Accademia l’elaborazione del nuovo Statuto (18 ottobre 2016). L’intento è di rendere la riflessione su questi temi sempre più attenta al contesto contemporaneo, in cui il ritmo crescente dell’innovazione tecnoscientifica e la globalizzazione moltiplicano le interazioni, da una parte, tra culture, religioni e saperi diversi, dall’altra, tra le molteplici dimensioni della famiglia umana e della casa comune che essa abita. «È urgente, perciò, intensificare lo studio e il confronto sugli effetti di tale evoluzione della società in senso tecnologico per articolare una sintesi antropologica che sia all’altezza di questa sfida epocale. L’area della vostra qualificata consulenza non può quindi essere limitata alla soluzione delle questioni poste da specifiche situazioni di conflitto etico, sociale o giuridico. L’ispirazione di condotte coerenti con la dignità della persona umana riguarda la teoria e la pratica della scienza e della tecnica nella loro impostazione complessiva in rapporto alla vita, al suo senso e al suo valore» (Discorso all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, 5 ottobre 2017).

Degrado dell’umano e paradosso del “progresso” In questo momento della storia la passione per l’umano, per l’intera umanità, è in grave difficoltà. Le gioie delle relazioni familiari e della convivenza sociale appaiono profondamente logorate. La diffidenza reciproca dei singoli e dei popoli si nutre di una smodata ricerca del proprio interesse e di una competizione esasperata, che non rifugge dalla violenza. La distanza fra l’ossessione per il proprio benessere e la felicità dell’umanità condivisa sembra allargarsi: sino a far pensare che fra il singolo e la comunità umana sia ormai in corso un vero e proprio scisma. Nell’Enciclica Laudato si’ ho posto in luce lo stato di emergenza in cui si trova il nostro rapporto con la storia della terra e dei popoli. È un allarme provocato dalla poca attenzione accordata alla grande e decisiva questione dell’unità

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della famiglia umana e del suo futuro. L’erosione di questa sensibilità, ad opera delle potenze mondane della divisione e della guerra, è in crescita globale, con una velocità ben superiore a quella della produzione dei beni. Si tratta di una vera e propria cultura – anzi, sarebbe meglio dire di un’anti-cultura – dell’indifferenza per la comunità: ostile agli uomini e alle donne e alleata con la prepotenza del denaro. Questa emergenza rivela un paradosso: come è potuto accadere che, proprio nel momento della storia del mondo in cui le risorse economiche e tecnologiche disponibili ci consentirebbero di prenderci sufficientemente cura della casa comune e della famiglia umana, onorando la consegna di Dio stesso, proprio da esse, dalle risorse economiche e tecnologiche, vengono le nostre divisioni più aggressive e i nostri incubi peggiori? I popoli avvertono acutamente e dolorosamente, per quanto spesso confusamente, l’avvilimento spirituale – potremmo dire il nichilismo – che subordina la vita a un mondo e a una società succubi di questo paradosso. La tendenza ad anestetizzare questo profondo disagio, attraverso una cieca rincorsa al godimento materiale, produce la malinconia di una vita che non trova destinazione all’altezza della sua qualità spirituale. Dobbiamo riconoscerlo: gli uomini e le donne del nostro tempo sono spesso demoralizzati e disorientati, senza visione. Siamo un po’ tutti ripiegati su noi stessi. Il sistema del denaro e l’ideologia del consumo selezionano i nostri bisogni e manipolano i nostri sogni, senza alcun riguardo per la bellezza della vita condivisa e per l’abitabilità della casa comune.

Un ascolto responsabile 18 Il popolo cristiano, raccogliendo il grido delle sofferenze dei popoli, deve reagire agli spiriti negativi che fomentano la divisione, l’indifferenza, l’ostilità. Deve farlo non soltanto per sé, ma per tutti. E deve farlo subito, prima che sia troppo tardi. La famiglia ecclesiale dei discepoli – e di tutti gli ospiti che cercano in essa le ragioni della speranza (cfr 1Pt 3,15) – è stata seminata sulla terra come «sacramento […] dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen gentium, 1). La riabilitazione della creatura di Dio


MAGISTERO PONTIFICIO alla lieta speranza della sua destinazione deve diventare la passione dominante del nostro annuncio. È urgente che gli anziani credano di più ai loro “sogni” migliori; e che i giovani abbiano “visioni” capaci di spingerli a impegnarsi coraggiosamente nella storia (cfr Gl 3,1). Una nuova prospettiva etica universale, attenta ai temi del creato e della vita umana, è l’obiettivo al quale dobbiamo puntare sul piano culturale. Non possiamo continuare sulla strada dell’errore perseguito in tanti decenni di decostruzione dell’umanesimo, confuso con una qualsiasi ideologia della volontà di potenza. Dobbiamo contrastare una simile ideologia, che si avvale dell’appoggio convinto del mercato e della tecnica, in favore dell’umanesimo. La differenza della vita umana è un bene assoluto, degno di essere eticamente presidiato, prezioso per la cura di tutta la creazione. Lo scandalo è il fatto che l’umanesimo contraddica sé stesso, invece di prendere ispirazione dall’atto dell’amore di Dio. La Chiesa per prima deve ritrovare la bellezza di questa ispirazione e fare la sua parte, con rinnovato entusiasmo.

Un compito difficile per la Chiesa Siamo consapevoli di avere incontrato difficoltà, nella riapertura di questo orizzonte umanistico, anche in seno alla Chiesa. Per primi, dunque, ci interroghiamo sinceramente: le comunità ecclesiali, oggi, hanno una visione e danno una testimonianza all’altezza di questa emergenza dell’epoca presente? Sono seriamente concentrate sulla passione e sulla gioia di trasmettere l’amore di Dio per l’abitare dei suoi figli sulla Terra? O si perdono ancora troppo nei propri problemi e in timidi aggiustamenti che non superano la logica del compromesso mondano? Dobbiamo seriamente domandarci se abbiamo fatto abbastanza per offrire il nostro specifico contributo come cristiani a una visione dell’umano capace di sostenere l’unità della famiglia dei popoli nelle odierne condizioni politiche e culturali. O se addirittura ne abbiamo perso di vista la centralità, anteponendo le ambizioni della nostra egemonia spirituale sul governo della città

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secolare, chiusa su sé stessa e sui suoi beni, alla cura della comunità locale, aperta all’ospitalità evangelica per i poveri e i disperati.

Costruire una fraternità universale

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È tempo di rilanciare una nuova visione per un umanesimo fraterno e solidale dei singoli e dei popoli. Noi sappiamo che la fede e l’amore necessari per questa alleanza attingono il loro slancio dal mistero della redenzione della storia in Gesù Cristo, nascosto in Dio fin da prima della creazione del mondo (cfr Ef 1,7-10; 3,9-11; Col 1,13-14). E sappiamo anche che la coscienza e gli affetti della creatura umana non sono affatto impermeabili, né insensibili alla fede e alle opere di questa fraternità universale, seminata dal Vangelo del Regno di Dio. Dobbiamo rimetterla in primo piano. Perché una cosa è sentirsi costretti a vivere insieme, altra cosa è apprezzare la ricchezza e la bellezza dei semi di vita comune che devono essere cercati e coltivati insieme. Una cosa è rassegnarsi a concepire la vita come lotta contro mai finiti antagonisti, altra cosa è riconoscere la famiglia umana come segno della vitalità di Dio Padre e promessa di una destinazione comune al riscatto di tutto l’amore che, già ora, la tiene in vita. Tutte le vie della Chiesa conducono all’uomo, come ha solennemente proclamato il santo Papa Giovanni Paolo II nella sua Enciclica inaugurale (Redemptor hominis, 1979). Prima di lui san Paolo VI aveva ricordato, anch’egli nell’Enciclica programmatica e secondo la lezione del Concilio, che la familiarità della Chiesa si estende per cerchi concentrici ad ogni uomo: persino a chi si ritiene estraneo alla fede e all’adorazione di Dio (cfr Enc. Ecclesiam suam, 1964). La Chiesa ospita e custodisce i segni della benedizione e della misericordia che sono destinati da Dio per ogni essere umano che viene in questo mondo.

Riconoscere i segni di speranza In questa missione ci sono di incoraggiamento i segni dell’operare di Dio nel tempo attuale. Essi vanno riconosciuti, evitando che l’orizzonte venga oscurato dagli aspetti negativi. In questa ottica san Gio-


MAGISTERO PONTIFICIO vanni Paolo II registrava i gesti di accoglienza e di difesa della vita umana, il diffondersi di una sensibilità contraria alla guerra e alla pena di morte, una crescente attenzione alla qualità della vita e all’ecologia. Egli indicava anche fra i segni di speranza la diffusione della bioetica, come «riflessione e dialogo – tra credenti e non credenti, come pure tra credenti di diverse religioni – su problemi etici, anche fondamentali, che interessano la vita dell’uomo» (Enc. Evangelium vitae, 25 marzo 1995, 27). La comunità scientifica della Pontificia Accademia per la Vita ha mostrato, nei suoi venticinque anni di storia, di inscriversi precisamente in questa prospettiva, offrendo il proprio apporto alto e qualificato. Ne sono testimonianza l’impegno per la promozione e la tutela della vita umana in tutto l’arco del suo svolgersi, la denuncia dell’aborto e della soppressione del malato come mali gravissimi, che contraddicono lo Spirito della vita e ci fanno sprofondare nell’anti-cultura della morte. Su questa linea occorre certamente continuare, con attenzione ad altre provocazioni che la congiuntura contemporanea offre per la maturazione della fede, per una sua più profonda comprensione e per più adeguata comunicazione agli uomini di oggi.

Il futuro dell’Accademia Dobbiamo anzitutto abitare la lingua e le storie degli uomini e delle donne del nostro tempo, inserendo l’annuncio evangelico nell’esperienza concreta, come il Concilio Vaticano II ci ha indicato autore-volmente. Per cogliere il senso della vita umana, l’esperienza a cui riferirsi è quella che si può riconoscere nella dinamica della generazione. Si eviterà così di ridurre la vita o a un concetto solamente biologico o a un universale astratto dalle relazioni e dalla storia. L’appartenenza originaria alla carne precede e rende possibile ogni ulteriore consapevolezza e riflessione, scongiurando la pretesa del soggetto di essere origine a sé stesso. Possiamo solo diventare consapevoli di essere in vita una volta che già l’abbiamo ricevuta, prima di ogni nostra intenzione e decisione. Vivere signi-

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fica necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato. «Appare allora ragionevole gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita, e che ha consentito ad essa di dispiegarsi in tutto l’arco del suo svolgersi, e la cura da prestare responsabilmente agli altri. […] Questo prezioso legame sta a presidio di una dignità, umana e teologale, che non cessa di vivere, neppure con la perdita della salute, del ruolo sociale e del controllo sul proprio corpo» (Lettera del Cardinale Segretario di Stato in occasione del Convegno sulle cure palliative, 28 febbraio 2018). Noi sappiamo bene che la soglia del rispetto fondamentale della vita umana è violata oggi in modi brutali non solo da comportamenti individuali, ma anche dagli effetti di scelte e di assetti strutturali. L’organizzazione del profitto e il ritmo di sviluppo delle tecnologie offrono inedite possibilità di condizionare la ricerca biomedica, l’orientamento educativo, la selezione dei bisogni, la qualità umana dei legami. La possibilità di indirizzare lo sviluppo economico e il progresso scientifico all’alleanza dell’uomo e della donna, per la cura dell’umanità che ci è comune e per la dignità della persona umana, attinge certamente a un amore per la creazione che la fede ci aiuta ad approfondire e a illuminare. La prospettiva della bioetica globale, con la sua visione ampia e l’attenzione all’impatto dell’ambiente sulla vita e sulla salute, costituisce una notevole opportunità per approfondire la nuova alleanza del Vangelo e della creazione. La comunanza nell’unico genere umano impone un approccio globale e chiede a noi tutti di affrontare le domande che si pongono nel dialogo tra le diverse culture e società che, nel mondo di oggi, sono sempre più strettamente a contatto. Possa l’Accademia per la Vita essere luogo coraggioso di questo confronto e dialogo a servizio del bene di tutti. Non abbiate paura di elaborare argomentazioni e linguaggi che siano spendibili in un dialogo interculturale e interreligioso, oltre che interdisciplinare. Partecipate alla riflessione sui diritti umani, che costituiscono uno snodo centrale nella ricerca di criteri universalmene condivisibili. È in gioco la comprensione e la pratica di una giustizia che mostri il ruolo irrinunciabile della responsabilità nel discorso sui diritti umani e la loro stretta correlazione con i doveri, a partire dalla solidarietà con chi è mag-


MAGISTERO PONTIFICIO giormente ferito e sofferente. Papa Benedetto XVI ha molto insistito sull’importanza di «sollecitare una nuova riflessione su come i diritti presuppongano doveri senza i quali si trasformano in arbitrio. Si assiste oggi a una pesante contraddizione. Mentre, per un verso, si rivendicano presunti diritti, di carattere arbitrario e voluttuario, con la pretesa di vederli riconosciuti e promossi dalle strutture pubbliche, per l’altro verso, vi sono diritti elementari e fondamentali disconosciuti e violati nei confronti di tanta parte dell’umanità», fra i quali il Papa emerito menziona «la mancanza di cibo, di acqua potabile, di istruzione di base o di cure sanitarie elementari» (Enc. Caritas in veritate, 43). Un ulteriore fronte su cui occorre sviluppare la riflessione è quello delle nuove tecnologie oggi definite “emergenti e convergenti”. Esse includono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le biotecnologie, le nanotecnologie, la robotica. Avvalendosi dei risultati ottenuti dalla fisica, dalla genetica e dalle neuroscienze, come pure della capacità di calcolo di macchine sempre più potenti, è oggi possibile intervenire molto profondamente nella materia vivente. Anche il corpo umano è suscettibile di interventi tali che possono modificare non solo le sue funzioni e prestazioni, ma anche le sue modalità di relazione, sul piano personale e sociale, esponendolo sempre più alle logiche del mercato. Occorre quindi anzitutto comprendere le trasformazioni epocali che si annunciano su queste nuove frontiere, per individuare come orientarle al servizio della persona umana, rispettando e promuovendo la sua intrinseca dignità. Un compito assai esigente, data la complessità e l’incertezza sugli sviluppi possibili, che richiede un discernimento ancora più attento di quanto è abitualmente auspicabile. Un discernimento che possiamo definire come «il sincero lavoro della coscienza, nel proprio impegno di conoscere il bene possibile in base a cui decidersi responsabilmente nel corretto esercizio della ragione pratica» (Sinodo dei Vescovi dedicato ai Giovani, Documento finale, 27 ottobre 2018, 109). Un percorso di ricerca e di valutazione che avviene quindi attraverso le dinamiche della coscienza morale e che per il credente si svolge all’interno e alla luce della relazione con il

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Signore Gesù, assumendo la sua intenzionalità nell’agire e i suoi criteri di scelta (cfr Fil 2,5). La medicina e l’economia, la tecnologia e la politica che vengono elaborate al centro della moderna città dell’uomo, devono rimanere esposte anche e soprattutto al giudizio che viene pronunciato dalle periferie della terra. Di fatto, le molte e straordinarie risorse messe a disposizione della creatura umana dalla ricerca scientifica e tecnologica rischiano di oscurare la gioia della condivisione fraterna e la bellezza delle imprese comuni, dal cui servizio ricavano in realtà il loro autentico significato. Dobbiamo riconoscere che la fraternità rimane la promessa mancata della modernità. Il respiro universale della fraternità che cresce nel reciproco affidamento – all’interno della cittadinanza moderna, come fra i popoli e le nazioni – appare molto indebolito. La forza della fraternità, che l’adorazione di Dio in spirito e verità genera fra gli umani, è la nuova frontiera del cristianesimo. Ogni dettaglio della vita del corpo e dell’anima in cui lampeggiano l’amore e il riscatto della nuova creatura che si va formando in noi, sorprende come il vero e proprio miracolo di una risurrezione già in atto (cfr Col 3,1-2). Il Signore ci doni di moltiplicare questi miracoli! La testimonianza di san Francesco d’Assisi, con la sua capacità di riconoscersi fratello di tutte le creature terrestri e celesti, ci ispiri nella sua perenne attualità. Il Signore vi conceda di essere pronti per questa nuova fase della missione, con le lampade cariche di olio dello Spirito, per illuminare la strada e guidare i vostri passi. I piedi di coloro che portano il lieto annuncio dell’amore di Dio per la vita di ciascuno e di tutti coloro che abitano la terra sono bellissimi (cfr Is 52,7; Rm 10,15). Dal Vaticano, 6 gennaio 2019 24 Francesco


D OCUMENTI

DELLA

C HIESA I TALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Consiglio permanente

Comunicato finale dei lavori della sessione invernale (Roma, 14-16 gennaio 2019)

1. Metodo e contenuti La volontà di non limitarsi a rincorrere l’attualità, ma affrontarla con lo sguardo di Pastori, animati dalla responsabilità di assicurare il contributo dell’esperienza cristiana, quindi dell’annuncio e della testimonianza evangelica: a partire da questa consapevolezza i membri del Consiglio Permanente hanno ripreso e approfondito l’Introduzione proposta dal Cardinale Presidente in apertura dei lavori. È stato condiviso, innanzitutto, il richiamo a un metodo, che – a partire da un’idea forte e da luoghi di elaborazione culturale, discernimento e verifica – aiuti ad affrontare una stagione segnata da smarrimento e confusione. La finalità di tale metodo – è stato evidenziato – ha a che fare con il superamento dei luoghi comuni, delle risposte frettolose, dei richiami gridati, del linguaggio incattivito. Condizione della sua riuscita è il ritorno a un fondamento spirituale, in particolare a quel respiro biblico di cui Papa Francesco non cessa di essere interprete e che consente di coinvolgersi appieno nella realtà, arrivando anche a denunciarne le storpiature. L’analisi dei Vescovi ha dato voce alla domanda di vita che sale dalla gente: è domanda di opportunità per i giovani, di lavoro, di accesso

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ai servizi e alle cure sanitarie, di qualità ambientale. Ancora, è domanda di superamento delle condizioni di sofferenza, legate all’usura, alla sopraffazione mafiosa, alla dipendenza dal gioco e da Internet. Infine, è domanda di accoglienza, incarnata soprattutto dai migranti: oggi rappresentano un dramma umanitario, dal quale la Chiesa si sente interpellata in modo inderogabile nella sua coscienza e nella sua missione. Al riguardo, il Consiglio Permanente ha ribadito il rifiuto di parole e atteggiamenti di esclusione, che considerano l’altro come un pericolo o una minaccia; ha valorizzato la risposta generosa e nascosta offerta da tante comunità, in collaborazione propositiva con le Istituzioni; ha ricordato la necessità di far viaggiare l’accoglienza con l’integrazione. Davanti a questo fenomeno epocale, i Vescovi rilanciano il loro impegno per sollecitare una risposta concreta ed equa da parte dell’Unione Europea. Altro tema ampiamente condiviso dai membri del Consiglio Permanente è l’urgenza di una proposta formativa, che abbia a cuore la città e il bene comune. Le scelte politiche – è stato sottolineato dai Vescovi – non si improvvisano: necessitano di una spiritualità armoniosa e di luoghi di riflessione e animazione, in cui maturare la visione della centralità della persona e la capacità di misurarsi con i problemi reali. In questa prospettiva, anche le prossime elezioni europee sono viste come un’opportunità per favorire una partecipazione consapevole e responsabile.

2. Orientamenti, condivisione di sguardo e d’impegno 26

L’anno che si apre porta a conclusione la parabola del decennio, dalla CEI dedicato a raccogliere nella sua «radicalità e ampiezza» la domanda educativa. Muovendo da una sintetica rilettura dei passi che ne hanno scandito gli Orientamenti pastorali, il Consiglio Permanente ha espresso la convinzione che l’impegno educativo della Chiesa italiana – nei vari ambiti della vita personale e comunitaria – sia da considerarsi tutt’altro che finito. Il contesto culturale, infatti, rimane segnato da un triste individualismo, da un realismo emotivo, da un secolarismo che non soddisfa.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Su questo sfondo, sono emerse alcune prime proposte per i prossimi Orientamenti pastorali, con cui continuare a costruire condivisione di sguardo e d’impegno tra le Chiese che sono in Italia: Sfida antropologica; Relazione tra presbiteri e laici, per comunità che superino dualismi e contrapposizioni; Crisi spirituale e cura della vita interiore, in ascolto dello Spirito Santo e del volto dell’altro per un rinnovato dono di santità; Sinodalità, forma di Chiesa; Orizzonte di speranza. Tra i destinatari è stato ipotizzato di dedicare un’attenzione particolare a quella fase delicata della vita che è la pre-adolescenza. Richiede – e i Vescovi l’hanno sottolineato come urgenza – educatori e formatori disponibili a coinvolgersi con una generazione pienamente partecipe della rivoluzione digitale. Con le loro proposte i Vescovi hanno così iniziato a porre le basi per prospettare l’itinerario futuro, individuarne le coordinate e definirne contenuti e scansione temporale. A tale riguardo, sono emerse prospettive diverse: da chi – rispetto ai ritmi accelerati di trasformazione che interessano la società e la stessa comunità ecclesiale – si orienta su un arco di durata breve (3-5 anni), a chi, per le stesse ragioni, avverte ancor più l’importanza di abbracciare un orizzonte ampio, all’interno del quale possono trovare collocazione sottolineature particolari. Nel prospettarsi della fine del decennio, è stata avvertita l’importanza di mettere a punto anche alcune indicazioni precise. A titolo esemplificativo, è stata ricordata l’Esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, con l’invito a dare orientamenti sui padrini della Confermazione e del Battesimo; il rapporto con la scuola, a partire dall’insegnamento della religione cattolica e dalla necessaria chiarificazione di alcuni aspetti normativi; l’Università, con la sottolineatura dell’opportunità di promuovere una relazione più stretta con la Cattolica; la formazione dei formatori dei presbiteri. In tema di educazione, i Vescovi hanno condiviso la proposta di un percorso che prepari un evento a carattere nazionale, dedicato al tema Educare ancora, da tenersi dal 19 al 21 marzo 2020. Nei prossimi mesi di settembre, ottobre e novembre si intende promuovere tre seminari tematici, attorno ai quali riunire un certo numero di

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esperti qualificati in altrettanti ambiti: sull’educazione cristiana, in riferimento alla formazione umana del credente; sull’educazione socio-culturale promossa da agenzie o ambienti quali lo sport, l’arte, i luoghi di socializzazione e di vita quotidiana, fra cui i social network; infine, sull’educazione nel mondo scolastico. L’intero percorso – promosso dalla Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università – è pensato in collaborazione con i diversi Uffici della Segreteria generale.

3. Servizio tutela minori, approvato il Regolamento

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Il Consiglio Permanente ha approvato il Regolamento del Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili nella Chiesa. Finalità del Servizio è l’offerta di un supporto in questo ambito alla Conferenza Episcopale Italiana, alle Chiese particolari, agli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, alle associazioni e alle aggregazioni ecclesiali. Tra i suoi compiti, il consiglio e il supporto alla CEI, ai Vescovi e ai Superiori Maggiori; la promozione e l’accompagnamento delle attività dei Servizi regionali e inter-diocesani; lo studio e la proposta di contenuti informativi e formativi, oltre che di strumenti operativi per consolidare nelle comunità ecclesiali una cultura della tutela dei minori, per rafforzare la sicurezza dei luoghi ecclesiali frequentati dai minori, per formare tutti gli operatori pastorali e prevenire ogni forma di abuso. La struttura del Servizio prevede: un Presidente; un Coordinatore; un Consiglio di Presidenza; una Consulta nazionale. Opera in collegamento con gli altri Uffici e Servizi della Segreteria generale e in collaborazione con la Pontificia Commissione per la tutela dei minori. Il Consiglio Permanente ha nominato Presidente del Servizio nazionale S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni, attuale Presidente della Commissione tutela minori della CEI e referente CEI della Pontificia Commissione per la tutela dei minori. Ai Vescovi sono state presentate anche le indicazioni per la costituzione dei Servizi regionali e inter-diocesani. L’obiettivo di tali Servizi, in sinergia con il Servizio Nazionale (SNTM), è quello di contribuire a diffondere in modo concreto una cultura della prevenzione, fornire strumenti di formazione e informazione e protocolli procedurali


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA aggiornati. Di non meno rilievo è il fatto che accanto ad un livello nazionale e un livello interdiocesano, possa esserci sempre, a livello locale, un referente diocesano di supporto al Vescovo.

4. Terremoto, non solo macerie Il Consiglio Permanente ha espresso vicinanza – che si tradurrà in solidarietà concreta – alle Diocesi di Catania e di Acireale, colpite nel periodo natalizio da scosse di terremoto che hanno compromesso pesantemente case e chiese. La Presidenza della CEI si impegna a sollecitare il Governo anche per la situazione in cui versa il Centro Italia, dove le promesse di ricostruzione sono rimaste ancora inevase.

5. La Bibbia, tesoro nascosto Nella Lettera apostolica Misericordia et misera, posta a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia, Papa Francesco ricordava che «attraverso la Sacra Scrittura, mantenuta viva dalla fede della Chiesa, il Signore continua a parlare alla sua Sposa e le indica i sentieri da percorrere» (n. 7). A fronte di questa «inesauribile ricchezza», il Santo Padre confidava il suo «vivo desiderio che la Parola di Dio sia sempre più celebrata, conosciuta e diffusa» e invitava, quindi, ogni comunità a dedicarle una domenica. Raccogliendo questa indicazione, il Consiglio Permanente affida a ciascuna Diocesi la responsabilità di promuovere ogni anno in maniera creativa tale iniziativa. I Vescovi hanno osservato che, in un tempo di analfabetismo religioso diffuso, l’evento biblico acquista una forte valenza culturale e aiuta gli stessi fedeli a quella conoscenza delle Scritture che è elemento centrale per essere cristiani.

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6. Varie

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Il Consiglio Permanente ha individuato il tema principale della prossima Assemblea generale della CEI, che si terrà a Roma dal 20 al 23 maggio 2019: Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria. Nel fare questa scelta – il cui titolo potrà essere meglio precisato – i Vescovi si sono posti in sintonia con l’intuizione di Papa Francesco di un mese missionario straordinario nell’ottobre 2019, indetto «al fine di risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes e di riprendere con nuovo slancio la trasformazione missionaria della vita e della pastorale». Facendo eco all’Evangelii gaudium, hanno anche rimarcato come la missione richieda convinzione, ardore e passione; è annuncio del Regno, da declinare in ogni ambito della vita quotidiana. In risposta alla richiesta della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, il Consiglio Permanente ha approvato la proposta di tre temi, concernenti l’argomento su cui impostare la prossima Assemblea generale ordinaria (2021). Eccoli, in ordine di rilevanza: Il Vangelo sociale: giustizia, lavoro ed ecologia integrale; Il ministero ordinato: formazione per nuove modalità di presenza e cura pastorale; Collegialità e sinodalità. Con quelli provenienti dalle altre Conferenze Episcopali, sono affidati al discernimento del Santo Padre. Nel corso dei lavori sono state affrontate alcune questioni relative agli Istituti diocesani per il sostentamento del clero. Nello specifico, è stata condivisa l’adozione e la messa in atto di nuovi principi contabili, nella linea di una trasparenza sempre maggiore nella redazione dei bilanci. I Vescovi hanno provveduto ad aggiornare le tabelle parametriche dei costi per la costruzione di nuovi edifici di culto. Rispetto al 2015 – anno della precedente revisione – esse sono state riviste, applicando alle singole voci di costo unitario l’incremento dell’1% e aumentando del 15% i costi unitari parametrici relativi all’edificio chiesa, nei casi in cui la Diocesi intraprenda un processo di accompagnamento con l’Ufficio Nazionale. Il Consiglio permanente ha approvato sia la data del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale, che si svolgerà a Matera dal 16 al 19 settembre 2021, come pure alcune modifiche allo statuto dell’Associazione privata di fedeli Rinnovamento nello Spirito Santo.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA 7. Nomine Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto alle seguenti nomine: – Presidente del Servizio Nazionale per la tutela dei minori: S.E.R. Mons. Lorenzo GHIZZONI, Arcivescovo di Ravenna-Cervia e Referente CEI della Pontificia Commissione per la tutela dei minori. – Assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI): padre Roberto DEL RICCIO, SJ. – Assistente ecclesiastico nazionale Formazione Capi dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI): don Luca ALBIZZI, (Fiesole). – Presidente nazionale dell’Associazione Familiari del Clero: sig.ra Brunella CAMPEDELLI. – Assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Familiari del Clero: don Pier Giulio DIACO (Cesena - Sarsina). – Assistenti nazionali dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici (AIGSEC): * per la Branca Lupetti: don Lorenzo MAGARELLI (Trieste); * per la Branca Esploratori: don Marco DECESARIS (Terni - Narni - Amelia); * per la Branca Rover: don Nicola Felice ABBATTISTA (Molfetta - Ruvo - Giovinazzo - Terlizzi); * per la Branca Coccinelle: padre Peter DUBOVSKY, SJ; * per la Branca Guide: don Stefano ZENI (Trento); * per la Branca Scolte: don Zbigniew Szczepan FORMELLA, SDB. *** Inoltre la Presidenza, nella riunione del 14 gennaio 2019, ha proceduto alle seguenti nomine: – Membro della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi: S.E.R. Mons. Giuseppe CAVALLOTTO, Vescovo emerito di Cuneo e di Fossano. – Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa

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Cattolica: S.E.R. Mons. Donato NEGRO, Presidente; dott.ssa Maria Grazia BAMBINO, Segretaria; dott. Matteo CALABRESI; Mons. Giuseppe BATURI, Sottosegretario della CEI; don Ivan MAFFEIS, Sottosegretario della CEI; don Graziano DONÀ (Ferrara-Comacchio); prof. Giorgio FELICIANI; dott.ssa Emanuela VINAI. – Segretario del Comitato per i Congressi eucaristici nazionali: don Antonio DI LEO (Matera-Irsina). – Membri del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica: a) Membri designati dai rispettivi organismi: – per la CISM: don Roberto DAL MOLIN; – per l’USMI: suor Anna Monia ALFIERI; – per la FISM: don Gesualdo PURZIANI; dott.ssa Biancamaria GIRAR-DI; dott.ssa Lucia STOPPINI; dott. Antonio TRANI; dott. Giannino ZANFISI; avv. Stefano GIORDANO; – per la FIDAE: suor Clara BIELLA; prof. Francis CONTESSOTTO; padre Vitangelo Carlo Maria DENORA; suor Mariella D’IPPOLITO; – per la CONFAP: suor Lauretta VALENTE; – per l’AGESC: dott. Claudio MASOTTI;

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b) Membri di diritto: – S.E.R. Mons. Mariano CROCIATA, Presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università; – prof. Ernesto DIACO, Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università; – prof. Sergio CICATELLI, Coordinatore scientifico del Centro Studi per la Scuola Cattolica; – dott. Luigi MORGANO, Segretario Nazionale FISM; – prof.ssa Virginia KALADICH, Presidente Nazionale FIDAE; – dott. Giancarlo FRARE, Presidente Nazionale AGESC; – padre Francesco CICCIMARRA, Presidente Nazionale AGIDAE; – don Massimiliano SABBADINI, Presidente Nazionale CONFAP; c) membri di libera nomina: – dott.ssa Paola VACCHINA; avv. Marco MASI; Jacopo GRASSO; Comm. Liliana BERIOZZA; don Guglielmo MALIZIA. Roma, 16 gennaio 2019


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Consiglio permanente

Comunicato finale dei lavori della sessione primaverile (Roma, 1-3 aprile 2019)

1. Insieme per camminare La famiglia, i giovani, il lavoro: gli ambiti su cui si è soffermata l’Introduzione del Cardinale Presidente – e, anche, i poveri, i migranti, la cultura e l’ambiente – sono stati ampiamente ripresi nel confronto tra i membri del Consiglio Permanente, che vi hanno riconosciuto i contenuti rispetto ai quali la sinodalità è chiamata a prendere forma. Gli interventi hanno evidenziato come essa richieda un profondo respiro ecclesiale; chiami in gioco il rapporto con la collegialità; viva di un coinvolgimento convinto del laicato, in forza della comune chiamata battesimale. A frenare tale dinamismo – è stato evidenziato – concorrono più fattori: l’individualismo, il clericalismo, la staticità e le resistenze che nascono dalla paura del nuovo. Di qui la consapevolezza della necessità di un lavoro formativo, che porti le comunità cristiane a un cambio di mentalità, a sostenere con convinzione processi di partecipazione nella vita ordinaria e ad una presenza effettiva dei laici nel tessuto della società. È emersa la preoccupazione per il rischio di fermarsi sul piano delle intenzioni: anche la proposta avanzata da alcuni vescovi di un Sinodo della Chiesa italiana – da prepararsi nelle diocesi e alle diocesi poi tornare – è intesa essenzialmente come occasione per legare la riflessione alla concretezza, a partire da un’esperienza che aiuti innanzitutto i credenti a riconciliarsi, superando contrapposizioni sterili, e a ritrovarsi in una corresponsabilità ecclesiale e sociale. Tra gli altri temi emersi, la riduzione del numero delle diocesi, dove la disponibilità a un nuovo confronto si unisce alla richiesta di ascolto e coinvolgimento delle Conferenze Episcopali regionali; la

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disoccupazione, che rimane diffusa e preoccupante, a fronte anche di un lavoro che – in nome della flessibilità – rischia di non assicurare condizioni per un progetto di vita; la questione delle autonomie regionali, nel richiamo a evitare che sfoci in frazionamento o separatismo, dando luogo a una cittadinanza diseguale. Accanto all’unità del Paese, i vescovi hanno ribadito quella dell’Europa, senza per questo rinunciare a chiedere una verifica del percorso compiuto, anche circa alcuni assetti istituzionali.

2. La dignità della persona migrante

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Il restringimento dei filtri d’accoglienza dei richiedenti asilo, la riduzione delle risorse destinate a qualificare i servizi alla persona, lo smarrimento di tanti operatori: sono questi i principali effetti indotti dalle disposizioni del Decreto Sicurezza (Legge 132/2018), su cui si sono confrontati i vescovi nel corso dei lavori del Consiglio Permanente. Attraverso di loro la Chiesa italiana ribadisce la dignità della persona del migrante; il dovere dell’accoglienza, a cui lo stesso Santo Padre non cessa di richiamare; il servizio generoso sostenuto da tante diocesi, parrocchie, comunità e famiglie. Anche a prezzo di un certo tasso di popolarità, la Chiesa avverte la necessità di contribuire attivamente a una cultura dell’integrazione, oltre che al superamento dell’indifferenza davanti al dramma di quanti scompaiono nel Mediterraneo o sono torturati nei campi profughi della Libia. Nello specifico, molte diocesi – a fronte della prospettiva delle dimissioni dai Centri di persone titolari di un permesso di soggiorno umanitario, ma nelle condizioni di perderlo – hanno riaffermato la volontà di continuare a ospitarle, facendosene carico e promuovendo iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di raccolta fondi. L’orientamento condiviso dal Consiglio Permanente è quello di rimanere nel sistema istituzionale di accoglienza – a stretto contatto con le Prefetture – integrando i servizi con attività completamente autofinanziate, che permettano un corretto processo di inclusione sociale. Fra le ipotesi in campo c’è quella di riprendere in maniera strutturale il percorso già sperimentato positivamente con il modello “Protetto. Rifugiato a casa mia”.


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA 3. Criteri etici di gestione finanziaria Alle modalità d’uso del denaro sono legate l’affidabilità della Chiesa e la testimonianza dei valori di fede professati. Di qui l’importanza che sul versante etico ogni investimento finanziario sia fatto in sintonia con i principi evangelici ripresi e approfonditi nei testi del Magistero, dalla Centesimus annus alla Caritas in veritate alla Laudato si’. Con questa finalità il Consiglio Permanente si è confrontato su una bozza di documento, che individua criteri oggettivi di selezione degli investimenti, integrando gli standard internazionali legati alle tre dimensioni della finanza sostenibile e responsabile (ambiente, sociale e buon governo societario) con quelli della dottrina sociale della Chiesa. Entro la prossima Assemblea generale, i vescovi del Consiglio sono chiamati a far giungere alla Segreteria generale osservazioni e proposte, che serviranno a rielaborare il testo in vista di una sua approvazione nella sessione autunnale.

4. Diritto a morte degna Sarà approvato nel corso del Consiglio Permanente di maggio un documento, curato dalla Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, sulla fase terminale della vita terrena. I Vescovi ne hanno condiviso un indice ragionato, dove emerge una Chiesa – la stessa che incarna la pastorale della salute diffusa sul territorio, attenta a farsi carico delle fragilità – che non si sottrae a vivere la propria missione, offrendo a tutti una riflessione che affronta alcune situazioni umanamente ed eticamente complesse. Rispetto a un presunto “diritto” a morire, si impegna a sostenere quello a una morte degna, come affermazione della cura dell’uomo verso di sé e verso il prossimo. Di qui, in particolare, il richiamo a non disattendere ulteriormente l’applicazione della legge che assicura le cure palliative. Altro aspetto centrale, l’affermazione del rispetto della libertà di coscienza del medico e di tutto il personale sanitario, al fine di garantire a tutti la possibilità di perseguire azioni eticamente buone.

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5. Disabili, soggetti a pieno titolo Finora era un settore dell’Ufficio Catechistico Nazionale; ora – per assicurare un contributo più unitario, trasversale e continuativo – il Consiglio Permanente l’ha costituito come Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità. L’intento è quello di offrire alla CEI, alle Diocesi, agli Istituti di Vita consacrata, alle Società di Vita apostolica, ad associazioni e movimenti un supporto per l’inclusione nella vita ecclesiale delle persone con disabilità – intese come soggetti a pieno titolo della pastorale – e dei loro familiari. Il Servizio diverrà pienamente operativo dopo la definizione del Regolamento.

6. Varie

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Verso l’Assemblea. Nel corso dei lavori, il Consiglio Permanente ha approvato l’ordine del giorno dell’Assemblea generale, che si svolgerà in Vaticano, nell’aula del Sinodo, da lunedì 20 a giovedì 23 maggio prossimo; l’apertura sarà qualificata dall’intervento del Santo Padre a dal dialogo con i Vescovi. Alla luce del nuovo contesto antropologico e sociale, il tema principale (Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria), intende proporre una nuova “forma” della missione della Chiesa italiana, ispirata ai criteri dell’Evangelii Gaudium e della consegna che il Papa ha affidato in occasione del Convegno di Firenze. Per conseguire tale obiettivo, verranno messe a fuoco le modalità e gli strumenti di una nuova presenza missionaria. In Assemblea la relazione centrale sarà introdotta da un contributo video; nei lavori di gruppo è prevista la partecipazione e la testimonianza di persone che hanno vissuto l’esperienza missionaria nei diversi contesti, compresa quella di cappellani delle 370 missioni degli italiani all’estero e di quanti vengono dalle Chiese dell’Oriente per la cura pastorale dei fedeli. A conclusione sarà offerta una prima sintesi dei contributi emersi, per riconsegnare un materiale più strutturato al Consiglio Episcopale Permanente di settembre. Ottobre Missionario. Rientra nel medesimo orizzonte l’impegno a valorizzare l’Ottobre Missionario – con il carattere di straordinarietà conferitogli quest’anno dal Papa –, quindi la Giornata Missio-


CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA naria Mondiale e le Pontificie Opere Missionarie. Il mese si concluderà con un Forum di 4 giorni per rilanciare la missione quale dimensione costitutiva della vita della Chiesa, trasversale a tutti i suoi ambiti. Tutela minori. La testimonianza di due vittime, abusate da sacerdoti quando erano minorenni, è stata ascoltata con viva partecipazione dai membri del Consiglio Permanente. Gli stessi hanno autorizzato il testo delle Linee guida, da presentare all’esame e all’approvazione dell’Assemblea generale a maggio. Tale testo è oggi in corso di valutazione presso i competenti organi della Santa Sede; la Commissione CEI per la Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili ne recepirà le necessarie modifiche e lo invierà a tutti i vescovi italiani prima del passaggio finale in Assemblea. Le 16 Conferenze Episcopali regionali hanno nominato i vescovi delegati del Servizio Nazionale per la tutela minori; dopo Pasqua saranno convocati per indicazioni e criteri circa la scelta dei referenti diocesani, attorno ai quali si intende costituire una rete di collaboratori che – opportunamente formati – possano promuovere una prevenzione diffusa in tutti gli ambienti ecclesiali. Orientamenti pastorali. Continuando la riflessione iniziata nella sessione di gennaio, il Consiglio Permanente si è soffermato sul tema dei prossimi Orientamenti pastorali: ne ha stabilita la scansione temporale, passando dal tradizionale orizzonte decennale al quinquennio; si è confrontato su una proposta contenutistica, relativa all’annuncio del Vangelo in stile sinodale; ha affidato alla Presidenza la costituzione di un gruppo di lavoro che possa mettere a punto una prima traccia, che sia frutto di un percorso sinodale di ampio coinvolgimento. Settimana sociale. Il Consiglio Episcopale Permanente ha scelto Taranto come sede della 49a Settimana sociale dei cattolici italiani, e l’ha fissata per l’inizio del 2021. Accogliendo la proposta del Comitato scientifico e organizzatore, ha posto come tema la questione ambientale e specificamente il suo rapporto con il lavoro, nella prospettiva dell’ecologia integrale della Laudato si’. Il Consiglio ha approvato la pubblicazione del Messaggio per la Giornata del primo maggio (Il capitale umano al servizio del lavoro),

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curato dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Liturgia delle Ore. In vista della pubblicazione della seconda edizione italiana della Liturgia delle Ore, il Consiglio Permanente ha deciso di adottare la traduzione della Bibbia CEI 2008, autorizzando eventualmente l’apporto di piccole modifiche, in ordine alla recita corale e alla cantabilità di salmi e cantici biblici. È stata presentata la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille per l’anno in corso, la cui approvazione spetterà alla prossima Assemblea generale. Il Consiglio ha approvato il Calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2019-2020.

7. Nomine Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto alle seguenti nomine: – Membro del Consiglio per gli affari giuridici: mons. Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti. – Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici: mons. Roberto Malpelo (Montepulciano-Chiusi-Pienza). – Responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose: mons. Valentino Bulgarelli (Bologna). ***

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Inoltre la Presidenza, nella riunione del 1° aprile 2019, ha proceduto alle seguenti nomine: – Membro del Consiglio per gli affari economici: mons. Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania. – Consulente ecclesiastico del Centro Italiano Femminile (CIF): S.Em. card. Edoardo Menichelli, arcivescovo emerito di Ancona-Osimo. Roma, 4 aprile 2019


D OCUMENTI

E

V ITA

DELLA

C HIESA

DI

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO Saluto all’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese (Bari, 9 febbraio 2019)

Un cordiale saluto a tutti voi, che avete gentilmente accolto l’invito a partecipare all’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese. Il mio deferente pensiero va alle Autorità civili e militari presenti. La loro partecipazione conferma la costante attenzione e sinergia nel bene operare a favore della comunità locale, nell’ambito delle rispettive responsabilità. Un cordiale benvenuto rivolgo ai rappresentanti del Tribunale Ecclesiastico di Appello di Benevento. La Chiesa pugliese continua ad afferire a tale Sede per gli eventuali appelli, nella certezza di avere dal Vostro Tribunale decisioni improntate alla giusta celerità e competenza. È il bene dei fedeli che lo esige più di ogni altra cosa. Saluto altresì i graditi ospiti degli altri Tribunali Ecclesiastici, in particolare Mons. Erasmo Napolitano, Vicario giudiziale del tribunale interdiocesano partenopeo e di appello e Presidente dell’Associazione Canonistica Italiana. Esprimo particolare gratitudine a S.E. Rev.ma Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, che ha accettato volentieri di tenere

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la Prolusione per questo solenne Atto inaugurale. Il suo contributo, in questa cerimonia, è espressione di quella sintonia tra diritto e teologia pastorale così intensamente auspicata dai Padri sinodali e felicemente confluita nella recente riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, promulgata dal Santo Padre, con le due Lettere emanate Motu proprio ed entrate in vigore nel dicembre 2015. Attraverso la Sua presenza completiamo un ciclo di riflessioni sull’Amoris Laetitia che ha toccato, nei precedenti anni, l’aspetto morale, giuridico e ora teologico-pastorale. Già stimato docente ordinario di teologia, S.E. Mons. Semeraro è, al proposito, una voce particolarmente autorevole nella Chiesa, in quanto Segretario del Consiglio di Cardinali per aiutare il Santo Padre nel governo della Chiesa universale, istituito con chirografo pontificio del 28 settembre 2013. Fin dall’inizio del pontificato di papa Francesco è suo prezioso collaboratore. Lo ascolteremo volentieri. È mia consuetudine, in questa solenne circostanza, farmi eco di quanto il Santo Padre ha proposto al mondo della giustizia ecclesiastica in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, attingendo al Discorso tenuto il 29 gennaio scorso, presso la Sala Clementina. Evidenzio il richiamo iniziale del Pontefice, in riferimento all’attuale contesto sociale in cui si inserisce l’impegno ecclesiale: «La società in cui viviamo è sempre più secolarizzata, e non favorisce la crescita della fede, con la conseguenza che i fedeli cattolici fanno fatica a testimoniare uno stile di vita secondo il Vangelo, anche per quanto riguarda il Sacramento del matrimonio». In tale ambito il Papa richiama i valori portanti del matrimonio cristiano, l’unità e la fedeltà, che definisce quasi come le arcate principali non solo dello stesso matrimonio cristiano, ma del vivere civile in generale: «Unità e fedeltà – afferma – sono due valori importanti e necessari non solo tra i coniugi, ma in generale nei rapporti interpersonali e in quelli sociali. Tutti siamo consapevoli degli inconvenienti che determinano, nel consorzio civile, le promesse non mantenute, la mancanza di fedeltà alla parola data e agli impegni assunti». Intenso poi è l’appello di Francesco ad una preparazione autentica e corale al matrimonio che sia espressione di tutta la Chiesa, pastori e


MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO laici, sull’esempio delle comunità delle origini. Il Papa afferma: «Ci farà bene considerare, nelle Scritture, l’esperienza dei santi sposi Aquila e Priscilla. Essi furono tra i più fedeli compagni della missione di san Paolo, che li chiama con grato affetto suoi sinergoi, cioè collaboratori in pieno dell’ansia e del lavoro dell’Apostolo. Si resta colpiti e commossi da questo riconoscimento alto da parte di Paolo verso l’opera missionaria di questi sposi; e nello stesso tempo si può riconoscere come tale sinergia fosse un dono prezioso dello Spirito alle prime comunità cristiane. Chiediamo pertanto allo Spirito Santo di donare anche oggi alla Chiesa sacerdoti capaci di apprezzare e valorizzare i carismi dei coniugi con fede robusta e spirito apostolico come Aquila e Priscilla». Questo è l’auspicio che accogliamo dal Santo Padre, il quale conclude con una sana provocazione: «Davvero tanti sposi cristiani sono una predica silenziosa per tutti, una predica “feriale” direi, di tutti i giorni, e dobbiamo purtroppo constatare che una coppia che vive da tanti anni insieme non fa notizia – è triste questo –, mentre fanno notizia gli scandali, le separazioni, i divorzi... (cfr Omelia a S. Marta, venerdì 18 maggio 2018)». Il solenne Atto inaugurale che oggi celebriamo, oltre a rappresentare un rito ormai consolidato negli anni, mi offre la possibilità di esprimere sincera gratitudine a quanti, con discrezione e laboriosità, operano per il bene dei fedeli. La recente sessione della Conferenza Episcopale Pugliese, essendo scaduto il mandato quinquennale affidato al Collegio dei giudici, ai Difensori del Vincolo e ai Patroni stabili, apprezzando il lavoro svolto in questi anni ha deciso di confermare l’intero organigramma nel proprio ufficio. Un plauso unanime è stato riconosciuto, in particolare, al delicato impegno profuso nell’attuazione puntuale e scrupolosa, fedele alle indicazioni dell’Episcopato pugliese, della recente riforma voluta dal Santo Padre in materia processuale matrimoniale. I frutti di tale impegno saranno illustrati dal Vicario giudiziale, don Pasquale Larocca, il quale con competenza e scrupolo accompagna e presiede il lavoro di una struttura complessa e ben articolata. A lui e a tutti gli operatori della Giustizia eccle-

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siastica, il mio personale e grato plauso, anche a nome di tutti i confratelli dell’Episcopato pugliese. Rinnovo il mio ringraziamento per la qualificata presenza e auguro a tutti buon ascolto. + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto Moderatore del T.E.R.P.

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BASILICA DI SAN NICOLA Presentazione a Mosca dell’edizione in lingua russa del libro sulla Traslazione delle reliquie di San Nicola a Mosca e a San Pietroburgo (21 maggio – 28 luglio 2017)

Dal 21 al 24 marzo 2019, Mons. Francesco Cacucci si è recato a Mosca dietro invito della Chiesa ortodossa russa, per partecipare alla presentazione dell’edizione in lingua russa di un libro-album sulla traslazione delle reliquie di San Nicola a Mosca e a San Pietroburgo, che ha avuto luogo dal 21 maggio al 28 luglio 2017. L’evento faceva seguito alla presentazione di un libro simile in italiano organizzata presso la Basilica di San Nicola a Bari il 19 dicembre 2018. La presentazione si è tenuta il 22 marzo presso il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche del Patriarcato di Mosca, alla presenza del Metropolita Hilarion, Presidente del Dipartimento, di Mons. Celestino Migliore, Nunzio apostolico a Mosca, del Rev.do Hyacinthe Destivelle, Officiale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e di numerosi rappresentanti della Chiesa ortodossa, tra cui il Metropolita Sergji di Singapore e il Metropolita Niphon del Patriarca di Antiochia. Il Metropolita Hilarion ha aperto la presentazione, osservando che la traslazione è stata “uno degli eventi ecclesiali più significativi degli ultimi anni”, che ha attirato 2,5 milioni di pellegrini e coinvolto circa 14.000 volontari. Il Presule ha ricordato le parole del Patriarca Kirill pronunciate nel monastero di san Aleksandr Nevski: “Penso che la traslazione delle reliquie di san Nicola abbia fatto per

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la riconciliazione tra Oriente e Occidente quanto non ha mai fatto nessuna diplomazia — sia secolare sia ecclesiastica”. Notando che la traslazione era un frutto dell’incontro di Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, il Metropolita ha dichiarato: “si può affermare con sicurezza che la traslazione delle reliquie di San Nicola è stata il primo evento nella storia delle relazioni bilaterali tra la Chiesa cattolica romana e il Patriarcato di Mosca che è stato conosciuto da vari settori della nostra società e che ha coinvolto molti di loro”. Menzionando il fatto che il libro comprende le parole del Patriarca Kirill, del Cardinale Kurt Koch e dell’Arcivescovo Francesco Cacucci, il Metropolita ha concluso: “Spero vivamente che la pubblicazione di questo libro sia un altro contributo alla causa dell’approfondimento della comprensione reciproca tra le nostre Chiese”. Mons. Cacucci, da parte sua, ha osservato che i rapporti tra il Patriarcato di Mosca e la Basilica di San Nicola a Bari hanno una lunghissima storia: “Dovremmo rivolgerci alla fine degli anni ‘60 per ricordare la visita del Metropolita Nikodim (Rotov) a Bari nel corso dell’incontro della Commissione sul dialogo tra la Chiesa cattolica romana e il Patriarcato di Mosca”, ha dichiarato l’arcivescovo. Il Patriarca Kirill era allora segretario del Metropolita Nikodim. In quei giorni e successivamente, il futuro Patriarca ha visitato Bari varie volte, in particolare nel 2004 in veste di Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne. Mons. Cacucci ha sottolineato che la traslazione delle reliquie è stata di grande importanza non solo per i fedeli in Russia, ma anche per i rappresentanti della Chiesa cattolica che accompagnavano le reliquie. Il Nunzio apostolico nella Federazione Russa, Mons. Celestino Migliore, ha parlato dei suoi ricordi circa la traslazione delle reliquie di San Nicola avvenuta due anni fa a Mosca e a San Pietroburgo, notando in particolare: “Sono stati due mesi indimenticabili quando presso la cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca e il Monastero di Alexander Nevsky a San Pietroburgo, i credenti che provenivano da diversi luoghi della grande Russia si sono fermati per molte ore, compiendo un pellegrinaggio a San Nicola, il grande santo della Chiesa indivisa. Questo è il volto della fede russa. Persone semplici con facce molto luminose rappresentano l’intera Russia da cima a fondo. Tutto ciò è chiaramente visibile nel libro presentato oggi”.


BASILICA DI SAN NICOLA Il Rev.do Hyacinthe Destivelle ha letto il messaggio del Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Il messaggio afferma in particolare: “Oltre all’‘ecumenismo dei santi’ si deve parlare anche di un ‘ecumenismo del popolo’. Il frutto ricercato e raccolto della traslazione della reliquia di san Nicola era di rendere partecipe il popolo di Dio dell’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. La traslazione delle reliquie di san Nicola in Russia ha mostrato che l’ecumenismo non deve essere prerogativa dei capi di Chiesa o dei teologi; deve coinvolgere l’insieme della Chiesa, tutto il popolo di Dio”. Durante il suo soggiorno a Mosca, Mons. Cacucci ha assistito alla Divina Liturgia celebrata dal Metropolita Hilarion presso la cattedrale dell’Icona della Madre di Dio “Gioia degli afflitti”. Ha anche celebrato la Santa Messa nella cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione a Mosca, dove è stato accolto dall’Arcivescovo Paolo Pezzi. Il viaggio dell’Arcivescovo in Russia ha anche offerto l’opportunità di fare memoria del Cardinale Francesco Colasuonno che, nato e sepolto a Grumo Appula, fu nominato nel 1990 primo rappresentante della Santa Sede presso l’Unione sovietica e poi la Federazione russa. I quattro anni del suo servizio diplomatico a Mosca sono stati di grande importanza non solo per i rapporti con la Santa Sede, ma anche per la rinascita della Chiesa cattolica dopo la lunga persecuzione nei territori che precedentemente facevano parte dell’Unione Sovietica. P. Hyacinte Destivelle O.P. Ufficiale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani

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VICARIATO GENERALE Visite pastorali ai Vicariati

Anche quest’anno il Vescovo ha svolto le visite pastorali ai vicariati, dal 15 gennaio al 21 febbraio 2019. Come negli anni precedenti, la mattina ha incontrato il clero sul tema: “La Chiesa, lo Spirito Santo e noi: il volto sinodale della Chiesa, unum cum Petro. E non solo a Gerusalemme 2000 anni fa, anche a Bari-Bitonto nel 2019!”. Ha introdotto don Vittorio Borracci, vicario episcopale per i presbiteri, con questa precisazione: «Il tema è complementare a quello dei ritiri vicariali: in questi ultimi stiamo meditando sulla koinonia per così dire particolare tra i presbiteri e i diaconi; nelle visite del Vescovo ai vicariati, invece, l’argomento dell’incontro del mattino con i presbiteri e i diaconi è la koinonia che potremmo definire universale, quella cioè dei presbiteri e diaconi con il Papa ed il Vescovo, con i fedeli tutti, nonché con le istituzioni civili. Punto di riferimento magisteriale sono la Traccia pastorale dell’anno La Chiesa tra realtà e sogno (pp. 54-62) e Lievito di fraternità, il sussidio della Segreteria generale della CEI del 2016 sul rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente (in particolare il cap. III dal titolo “La profezia della fraternità”, pp. 23-29)». Don Vittorio ha diviso la sua introduzione in due parti: la prima parte biblica, con alcune considerazioni sul Concilio di Gerusalem-

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me, così come narrato nel cap. 15 degli Atti (At 15, 1-35), approfondendo in particolare il versetto 28 «…è parso bene allo Spirito Santo e a noi…», la seconda con spunti spirituali e operativi. Circa lo Spirito Santo, Egli è stato presentato come la “chiave di lettura degli Atti degli apostoli”, citando tra gli altri Etienne Charpentier (che fu professore all’École Biblique di Gerusalemme): «È a tutti noto che lo Spirito Santo è il grande protagonista del libro degli Atti (ovviamente non il deus ex machina, colui cioè che risolve ogni problema: intesa in questo modo, la presenza dello Spirito Santo ridurrebbe gli Atti ad un racconto edificante, o anche anestetizzante, con il rischio di continuare a sognare una trascorsa età dell’oro, facendoci disperare della nostra epoca». Piccola statistica: la parola “spirito” con il significato di Spirito Santo ricorre 54 volte, 7 volte per manifestazioni straordinarie, 11 volte per allusioni a manifestazioni straordinarie e 36 volte nell’ambito di un normale linguaggio di fede; si vede che il primato spetta a quest’ultimo uso. L’aspetto più originale della concezione di Luca riguardo allo Spirito Santo è dunque questo. Non è lo Spirito Santo Colui che – banalmente/magicamente – agisce su tutto, spiega tutto e risolve tutto. Spetta a ciascuno comprendere e convertirsi. Luca, grazie alla fede, non si ferma al rovescio del tappeto della storia (tutto un arruffio di fili e colori), ma vede il diritto del tappeto, cioè un gran ricamo tessuto dallo Spirito. Ma ciò si può fare solo dopo che gli avvenimenti si sono verificati, compiuti. Ad una esperienza di fede ci rinvia dunque lo storico Luca, alla sua e a quella dei suoi personaggi. Così facendo, non fa altro che rinviare noi alla nostra esperienza di credenti, presi giorno per giorno dalle difficoltà della vita, posti di fronte a scelte difficili, soggetti agli stessi scacchi e ai nostri stessi errori: anche noi chiamati, al termine di ciascuna nostra tappa esistenziale, a riconoscere che, nonostante i nostri dubbi, lì era lo Spirito. Lo stesso pensiero lo espresse benissimo il Card. Martini: «Lo Spirito c’è anche oggi, come al tempo di Gesù e degli Apostoli: c’è e sta operando, arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, fargli strada, andargli dietro. C’è e non si è mai perso d’animo rispetto al nostro tempo; al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva anche là dove mai avremmo immaginato. Di fronte alla crisi nodale della


VICARIATO GENERALE nostra epoca che è la perdita del senso dell’invisibile e del Trascendente, la crisi del senso di Dio, lo Spirito sta giocando, nella invisibilità e nella piccolezza, la sua partita vittoriosa» (Tre racconti dello Spirito). Circa le altre parole del versetto 28: «…e a noi», esse, scritte da Pietro & C., sono state illustrate con l’immagine e le parole di p. 54 e seguenti della Traccia del Vescovo: «La vera Chiesa non è tanto quella di mattoni che vediamo in alto, ma quella vivente che vediamo in basso. La comunità primitiva resta il suo modello. Quasi non percepiamo i diversi corpi, che compongono un solo corpo, nelle differenze (che restano). Un unico conglomerato di volti, mani, cuori, in cammino. Pietro precede, ma con la mano indica ai compagni. Ciò che conta è l’essere e l’andare: insieme, unanimi». Sull’importanza del Concilio di Gerusalemme e sul primato di Pietro in esso, don Vittorio ha riportato una pagina sintetica attinta da don Divo Barsotti nel suo classico Meditazioni sugli Atti degli apostoli, ed. San Paolo: «Siamo al centro del libro e possiamo affermare come tutto quello che finora Luca ha narrato prepara questo fatto straordinario… Infatti, è l’unico momento in cui si ritrovano insieme le tre grandi colonne della Chiesa: Pietro, il capo dei Dodici, Paolo, il convertito di Damasco che sarà l’apostolo delle genti, Giacomo, il fratello del Signore, capo della Chiesa di Gerusalemme. Sono riuniti i tre capi della Chiesa, ma Pietro è superiore a tutti. Egli infatti sovrasta Paolo e Giacomo, perché non appartiene né alla Chiesa giudaico-cristiana né alla Chiesa dei gentili, ma è capo degli uni e degli altri, è veramente il primo. Secondo una lettura superficiale degli Atti degli Apostoli e soprattutto delle Epistole di San Paolo, noi potremmo contrapporre Pietro a Paolo; in realtà non è affatto così» (cfr Barsotti, pp. 326 s.). Per Luca, dunque, il primato di Pietro non è assolutamente in dubbio, ma lo si falserebbe grandemente isolando Pietro dal gruppo apostolico. «Con una infaticabile perseveranza che assomiglia un po’ ad accanimento, Luca ritorna continuamente sull’unità che esiste tra Pietro e i suoi colleghi apostoli» (Jacques Dupont). Citiamo qualche testo: «Prendendo (singolare) la parola, Pietro e gli apostoli dissero (plurale)» (At 2, 14 e 5, 29); nei suoi discorsi parla usando il “noi” (At 4, 19; 4, 1-2.13; 8, 24) (Jacques Dupont). Inoltre

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Luca ce lo mostra anche come responsabile della santità della comunità, con il suo correggere e raddrizzare (episodi di Anania e Saffira (At 5, 1-11) e Simon mago (At 8, 18-25). La seconda parte dell’introduzione, quella degli spunti spirituali e operativi, è consistita in un’elencazione di alcuni splendidi capoversi del cap. III di Lievito di fraternità, pp. 23-29, trattandosi di spunti davvero concreti e stimolanti. Si è poi proceduto a sviluppare il dialogo-confronto tra i presenti, sulle iniziative che quest’anno si sono rivelate più fruttuose nell’alimentare il volto sinodale del nostro presbiterio (vuoi a livello particolare, vuoi a livello universale, cioè con Padre arcivescovo, con Papa Francesco, con le istituzioni civili), sulla partecipazione alle assemblee diocesane (di apertura dell’anno pastorale, etc.), ai ritiri spirituali (vuoi unitari vuoi vicariali), ed alla Settimana di formazione del clero nei giorni dell’ottava di Pasqua. Senza trascurare l’esperienza forte degli esercizi spirituali vissuti con i confratelli. L’arcivescovo ha accolto gli interventi di tutti ed ha concluso con le sue osservazioni, ribadendo come elemento a lui particolarmente a cuore quello dell’esercizio della sinodalità quando si è a guida della comunità (la tentazione del clericalismo è dietro l’angolo…). È seguito il momento conviviale. La sera, dopo la celebrazione eucaristica presieduta da Padre Arcivescovo e concelebrata dai sacerdoti del vicariato, presenti i diaconi, si è tenuto l’incontro con il Consiglio Pastorale Vicariale allargato anche alle comunità. Don Michele Birardi, direttore dell’Ufficio Giovani della Diocesi, ha guidato questo incontro, presentando l’iniziativa del tempo pasquale “Annunci di vita piena”. È l’esperienza che l’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci ha affidato all’intera diocesi per vivere nel tempo di Pasqua la dimensione evangelizzatrice propria della comunità cristiana. Motivazione: all’indomani della risurrezione di Gesù, gli apostoli hanno sentito l’urgenza, sotto l’azione dello Spirito, di portare agli altri la novità e la vitalità del messaggio evangelico. E lo hanno fatto percorrendo le strade dell’umanità, incrociando i volti, dando voce alla Parola che salva, spezzando il Pane che nutre e dà forza. Per questo, la proposta dell’Arcivescovo ha inteso connotare la strada come segno e strumento della vita piena che trasforma l’esistenza delle persone e dà motivi per credere, sperare, amare. Sabato 16 marzo, durante una


VICARIATO GENERALE veglia di preghiera, in occasione dell’ottavario dell’Odegitria, sarà consegnato da parte dell’Arcivescovo ai Vicariati, il Libro, per scrivere pagine di Vangelo e mettere accanto le storie, le riflessioni, i messaggi di chi ieri e oggi desidera un mondo nuovo. Tutto parte dal kerygma di Gesù morto e risorto per noi. Non un motto, una teoria, ma una relazione che tocca, risana, guarisce, rimette in piedi, dona la libertà di essere stessi nell’accoglienza dell’altro. “Annunci di vita piena” è affidato a quelli della via, cioè i discepoli di Gesù, nel seguire Lui, il maestro, e farsi compagni di viaggio e contemporanei degli uomini; è la proposta ai vicariati della nostra diocesi a progettare percorsi, attività in dialogo con il territorio che si abita, nel confronto con le associazioni e enti educativi e di promozione umana che in esso operano accanto alla comunità dei cristiani. A livello di considerazioni di fondo, da parte dei Vicariati, è stata evidenziata la necessità di vivere la sinodalità come criterio, per testimoniare l’essere discepoli di Gesù dentro la forma della comunione tra di noi e con il mondo. Si è posto l’accento sulla scelta di strade o piazze o luoghi significativi o a rischio disagio da abitare, per illuminarli con la presenza e la vitalità. La dimensione della comunicazione da curare nella fase previa e la possibilità di avere spazio nell’ambiente digitale dà certamente vigore e rilevanza all’esperienza. E poi, nelle strade: giochi di squadra, mostre fotografiche, mercatini, cenacoli della parola, momenti di adorazione in piazza, tavole conviviali, flash mob, maratona lenta, festival di musica, esibizioni di danza. È stato richiesto uno spazio e un tempo per riflettere sul mondo del lavoro con la partecipazione di aziende locali e professionisti per provare a trovare percorsi condivisi. Attenzione è stata dedicata ai luoghi della povertà e della sofferenza, agli anziani soli, per portare loro il balsamo della fraternità. particolare rilevanza ha avuto il tema della cura della casa comune, attraverso la pulizia e risistemazione di alcuni luoghi in disuso o, peggio, oggetto di atti vandalici, e dell’impegno sociale con dibattiti sulla legalità e la politica. “Annunci di vita piena”: un’esperienza che intende segnare il passo di una Chiesa in uscita e estroversa, innescare processi che la comunità avrà la responsabilità di continuare e accompagnare.

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CURIA METROPOLITANA Cancelleria

1. Nomine e decreti singolari A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data: – 10 gennaio 2019 (Prot. n. 01/19/D.A.S.-N.), il sacerdote Michele Birardi, confermandolo per altri cinque anni, all’ufficio di Direttore dell’Ufficio Giovani della Curia diocesana di Bari-Bitonto; – 7 marzo 2019 (Prot. n. 02/19/D.A.S.-N.), il sig. Sebastiano Partipilo all’ufficio di Commissario della Confraternita “San Michele” in Bari-Carbonara, per un anno. B) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data: – 11 febbraio 2019 (Prot. n. 03/19 D.A.S.-N), ha dichiarato l’Arcidiocesi di Bari-Bitonto nuovo Attore nella causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Isabella Morfini.

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CURIA METROPOLITANA Settore Presbiteri

Discernere bene, discernere insieme: spunti per un cammino sinodale nella nostra Chiesa

Il discernimento è uno dei temi ricorrenti del pontificato di papa Francesco, come emerge in particolare nelle indicazioni pastorali della Amoris Laetitia prima e della Christus Vivit poi. Non a caso questi due documenti sono esortazioni apostoliche postsinodali, che lo presentano come frutto di un lavoro fatto insieme, oltre che come esigenza di un percorso personale di crescita spirituale. Sinodalità e discernimento sembrano dunque andare di pari passo. Abbiamo voluto quest’anno, come preti giovani dell’Arcidiocesi, centrare il nostro percorso su questo tema che tanto importante appare per un annuncio del Vangelo capace di incontrare la vita delle persone, aiutati da p. Ciro Puzzovio, che si è fatto per noi mediatore dell’esperienza della Compagnia di Gesù nel discernimento degli spiriti. Ci è sembrato bello vivere anche un momento comunitario prolungato, con la presenza dell’Arcivescovo, nei tre giorni dal 14 al 16 febbraio scorsi, presso l’Oasi S. Maria in Cassano, condividendo riflessioni, preghiera e dialogo fraterno, per approfondire ulteriormente il tema. Nel primo giorno abbiamo chiesto a fratel Sabino Chialà della fraternità di Bose in Ostuni di guidarci in una riflessione sulla dimen-

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sione comunitaria del discernimento, quasi a completamento del percorso fatto nei mesi precedenti. Questo esercizio comunitario è un procedimento che coinvolge il cuore e la nostra capacità di ascolto, teso alla ricerca del bene per la comunità, scegliendo la via più fedele alla chiamata del Signore. Allo stesso tempo esso si configura come un discernimento fatto in comune, frutto di uno sguardo di insieme. Il libro degli Atti degli Apostoli in questo senso può essere quasi considerato un manuale sulla materia: ci mostra una Chiesa in crescita tramite il discernimento. Esso è un processo che porta la comunità ad affrontare questioni, ad analizzarle e a prendere decisioni. Come modello Chialà ci ha proposto il passo che narra del Concilio di Gerusalemme (At 15), che potremmo assumere come un canovaccio. Sorge un problema sul quale ci sono due visioni diverse: nessuno decide per tutti, ma si sceglie insieme confrontandosi. Il confronto parte dalla narrazione dei fatti, perché una conoscenza solo teorica non può avere l’ultima parola! Dentro i fatti si legge l’azione divina, poi la si confronta con la Scrittura, che viene interpretata insieme. Infine si prendono le decisioni, nel rispetto di tutti e ponendo attenzione a preservare la comunione, e si comunicano tali decisioni, badando alla modalità. Dal testo degli Atti si desume come il discernimento abbia una componente spirituale ed una umana, ma anche come non abbia la pretesa di essere definitivo. La giornata seguente è iniziata all’insegna del dialogo, a partire da delle domande-guida lasciateci da fratel Sabino Chialà come invito a considerare quanto operiamo in questa direzione nelle nostre comunità. Nel pomeriggio abbiamo vissuto un momento di ritiro, guidato da don Angelo Garofalo, per dare spazio all’approfondimento personale: ci siamo confrontati con i capitoli 10 e 11 degli Atti degli Apostoli, che raccontano l’episodio di Pietro in casa di Cornelio, invitati a considerare la nostra apertura alle novità portate dallo Spirito, nell’ottica del dialogo con l’altro e dell’evangelizzazione. Alla sera un ulteriore spunto di riflessione è stato dato dalla visione del film “Silence”, di Martin Scorsese, accompagnato dalla lettura dell’Arcivescovo: in particolare, è emerso il dramma del confronto tra i principi morali generali e le situazioni concrete nel discernimento personale e comunitario. La mattinata successiva ci ha visti impegnati in una discussione


CURIA METROPOLITANA comune, partita dalla lettura del film e poi allargata ai temi che gli incontri dei giorni precedenti hanno suscitato in noi. Non si è trattato di un momento in cui risolvere problemi, quanto uno spazio per riscoprire la possibilità di un confronto alla ricerca di soluzioni condivise. Discernere insieme significa sentirsi accompagnati e sostenuti nel portare il peso delle decisioni, ed è qualcosa che sempre più dovrà accompagnare la nostra Chiesa nella gioia di annunciare il Vangelo. sac. Francesco Micunco

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CURIA METROPOLITANA Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario

Vita di missione: tra quotidianità e speranza di futuro

Eccoci qua, ancora una volta, di ritorno dall’ultimo viaggio nella nostra missione/parrocchia di Soddu Abala in Etiopia, dove continua la sua opera di evangelizzazione e promozione umana il nostro don Leonardo D’Alessandro. Quando siamo partiti, ci siamo portati nel cuore l’immagine della prima comunità cristiana, quella raccontata da Luca negli Atti, quella degli apostoli che, dopo la Pentecoste, pieni di Spirito Santo, hanno cominciato a vivere la loro esperienza di Chiesa missionaria. Hanno sentito forte il bisogno dell’annuncio e della testimonianza. Non hanno potuto tenere solo per sé quello che avevano udito, visto e vissuto insieme a Gesù. Gli apostoli ricevono un mandato di annuncio e di testimonianza non perché ne sappiano più degli altri, ma come dono e per fiducia da parte di Gesù. Anche noi come battezzati siamo chiamati e inviati a due a due, quale piccola comunità … e siamo chiamati ad essere perseveranti (Atti 2,42). E quindi, con tanta umiltà e semplicità, è questa l’esperienza missionaria ad gentes che cerchiamo di vivere quando siamo lì in Etio-

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pia: provare a testimoniare la buona notizia che Dio ci ama e vuole il bene di tutti noi. Ancora una volta a Soddu Abala ci siamo sentiti pienamente accolti. Questa ulteriore permanenza ha permesso un nostro maggiore inserimento in quella bella realtà missionaria. Don Franco Ricci scriveva: «Una cosa è certa, non si sta con le mani in mano ed ogni momento che passa è occasione per stare con la gente, di vivere con loro, di capire la loro situazione e di aiutarli se ce n’è veramente bisogno». E così, nella missione, abbiamo condiviso la quotidianità, i diversi momenti della giornata, insieme ai tanti imprevisti, perché non sai mai esattamente che cosa ti riserva una giornata: si comincia alle 6.00 del mattino e termina normalmente alle 9.00 di sera, sotto un meraviglioso cielo stellato che ti sembra cadere sulla testa. Abbiamo vissuto una partecipazione piena alla vita della missione e ai diversi momenti liturgici. Le Lodi al mattino (in lingua Guji), utilizzando i libretti che Abba Leo ha tradotto diversi anni fa nella lingua del posto, affinché tutti potessero imparare la Liturgia delle Ore e sentirsi parte viva dell’intera Chiesa. E poi la visita alle capanne, dove siamo stati ospitati con semplicità e familiarità. Il partecipare alla loro giornata diventa un momento di particolare attenzione verso la vita delle persone del villaggio, che nella loro umile – e per noi sicuramente difficile – quotidianità (mancanza di acqua corrente, elettricità e non solo) dimostrano tanta dignità, serenità e gioia di vivere. Abbiamo comunicato (accanto a qualche frase semplice di saluti e ringraziamento nella lingua Guji) essenzialmente con gli sguardi, le strette di mano, gli abbracci, la condivisione di momenti e di esperienze comuni, ma questo per loro è più che sufficiente. La dignità e l’umanità di questa comunità, di questo popolo, accanto al grande senso di ospitalità, va oltre la ripetitività della vita quotidiana … e diventa grazia. La domenica – per esempio – li vediamo uscire dalle loro capanne … belli, con gli abiti in ordine e soprattutto sorridenti. La domenica è veramente per loro il giorno del Signore: si fa festa insieme, si loda il Signore con canti, danze, preghiere e tanta gioia nel cuore. Noi occidentali, forse, abbiamo bisogno di valorizzare meglio questa dimensione: spesso abbiamo fretta … e


CURIA METROPOLITANA magari anche la presunzione di voler insegnare agli altri come vivere la liturgia e la gioia dell’incontro domenicale con il Signore. A questo proposito ci vengono in mente le parole di don Leonardo: «La vita del missionario è un po’ così: devi avere lo zaino sempre pronto per andare verso i fratelli più bisognosi, condividendone dolori e gioie e speranze. Il missionario non impone, è un facilitatore. Dio è già presente là dove siamo e in ciascuno di loro. Bisogna solo farlo conoscere attraverso Gesù, con la testimonianza e l’accompagnamento, nel rispetto della loro cultura e delle loro tradizioni». A Soddu Abala abbiamo ritrovato una comunità viva, accogliente,

solidale, sempre animata da una fede fresca e genuina. Un gruppo di catechisti/facilitatori della liturgia sono punti di riferimento importanti per l’intera comunità e per le altre cappelle sparse all’interno del territorio della missione. E anche un bel gruppo di “chierichetti e chierichette”. Una comunità in fermento per la costruzione della nuova chiesa in muratura. Il loro grande desiderio è di poter trasferire a Soddu Abala la salma di don Franco Ricci (Abba Franko) appena terminata la costruzione della nuova chiesa. Infatti il ricordo di Abba Franko è ancora tanto presente nella comunità, grazie soprattutto a don Leonardo che ne mantiene viva la memoria. E così, pro-

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prio durante la nostra permanenza, hanno ufficializzato la loro richiesta al Vescovo di Awasa (mons. Bergamaschi) e ci hanno chiesto di fare altrettanto in Italia, manifestando la loro volontà al nostro Arcivescovo (e naturalmente ai familiari di don Franco). La speranza di futuro invece è nei tanti ragazzi e ragazze che attualmente frequentano la piccola scuola primaria, costruita in lamiera proprio da don Franco Ricci nel lontano 1988; e la scuola secondaria di primo grado realizzata nel 2012. L’inaugurazione nel 2014 di un ponte in acciaio (dedicato a mons. Mariano Magrassi) sul fiume Awatta, che lambisce la missione, ha reso infatti possibile per molti altri ragazzi e ragazze l’accesso alla scuola. Oggi gli studenti sono talmente tanti (quasi 1.000), che si è stati costretti ad adottare il doppio turno. Nel mese di gennaio 2019, grazie alla generosità di alcuni benefattori, per ovviare a questa situazione è stata avviata la costruzione di nuove strutture scolastiche (tra cui 4 aule, un laboratorio scientifico ed una sala didattica). E nell’ottica di futuro, se è importante dare accesso all’istruzione elementare e media nella scuola in foresta, lo è altrettanto continuare a seguire i giovani più volenterosi nella frequenza delle scuole superiori ubicate nei paesi vicini, anche in considerazione del fatto che in Etiopia l’istruzione superiore non è obbligatoria né gratuita. Occorre infatti continuare ad offrire a studenti e studentesse la possibilità di una crescita cristiana, culturale ed umana, per render-

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CURIA METROPOLITANA li cittadini autonomi e responsabili, nella futura nuova società di questo Paese, anche attraverso una adeguata istruzione e formazione superiore. Di qui la proposta di progetto di istruzione e formazione per le giovani generazioni di Soddu Abala, presentata alla nostra comunità diocesana per la Quaresima 2019. Le famiglie del villaggio cominciano a prendere sempre più consapevolezza di tutto questo. E la loro gratitudine per la nostra presenza e per il nostro impegno – e soprattutto per la vicinanza dell’intera diocesi di Bari-Bitonto – è grande e sincera. E noi sentiamo ancora forte l’emozione di quando li abbiamo salutati. Ci hanno chiesto di ritornare, insieme anche ad altri fratelli e sorelle, per condividere una esperienza indimenticabile. Ogni volta che torniamo in Etiopia, infatti, siamo noi a sentire sempre più forte la riconoscenza per i doni che il Signore attraverso questa meravigliosa occasione continua ad elargirci a piene mani. Questo umile servizio, svolto su mandato del nostro Padre Arcivescovo, ci ricarica e ci dona speranza e gioia, quella gioia che nasce dal donare un po’ del nostro tempo, della nostra energia, del nostro impegno in una realtà lontana e certamente non facile come quella dell’Africa e dell’Etiopia in particolare. Angela e Gianni Milici Collaboratori dell’Ufficio

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CURIA METROPOLITANA Settore Carità. Ufficio per la pastorale della salute La celebrazione della XXVII Giornata mondiale del malato nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto

Il Volontariato: dal servizio della Carità alla testimonianza della Fede

Una Giornata già radicata nella tradizione delle comunità ecclesiali «Accogliendo con favore la richiesta da Lei inoltrata, quale Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, ed anche come interprete dell’attesa di non poche Conferenze Episcopali e di Organismi cattolici nazionali e internazionali, desidero comunicarLe che ho deciso di istituire la “Giornata Mondiale del Malato”, da celebrarsi l’11 febbraio di ogni anno, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes». Sono passati ormai 27 anni da quando Giovanni Paolo II diede questa risposta positiva alla richiesta di istituzione di una Giornata mondiale del malato. Lo stesso papa continuava specificandone lo scopo, con sei finalità: «La celebrazione annuale della Giornata mondiale del Malato ha quindi lo scopo manifesto – di sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; – di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza;

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– a coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le famiglie religiose nella pastorale sanitaria; – a favorire l’impegno sempre più prezioso del volontariato; – a richiamare l’importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, – infine, a far meglio comprendere l’importanza dell’assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre» (Lettera di Giovanni Paolo II al cardinale Fiorenzo Angelini, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari, per l’istituzione della Giornata mondiale del malato, 13 maggio 1992). Questa proposta pastorale fu accettata con grande gratitudine e con entusiasmo dalla Chiesa universale e dalle Chiese locali: essa fu subito realizzata sin dall’anno successivo 1993. Perciò quella del 2019 è stata la XXVII edizione della sua celebrazione.

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”: essere volontari La XXVII Giornata mondiale del malato, come ogni anno, è stata celebrata a diversi livelli: da quello universale a quello nazionale, da quello diocesano a quello parrocchiale ed ha conosciuto varie e differenti risonanze, con iniziative tradizionali ma anche con le innovative e le creative. Se da una parte la Giornata da tempo conosce le quattro piste di realizzazione (animazione, catechesi, liturgia e carità), dall’altra parte ciascun responsabile con la propria comunità ricerca anche piste originali per raggiungere lo scopo dell’iniziativa pastorale. 66 * A livello di Chiesa universale Anzitutto la Giornata è stata celebrata a livello universale: Papa Francesco, come è consuetudine, ha proposto il tema della Giornata del 2019 e il relativo messaggio; in ambedue ha sintetizzato i diversi risvolti del dono in una società economicistica e della gratuità di coloro che vogliono seguire Gesù. Egli è stato il “Volontario” che ha accettato di vivere la missione redentiva ricevuta dal Padre a favore dell’umanità.


CURIA METROPOLITANA Il tema è stato enucleato con una frase evangelica: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, attinta dal discorso missionario fatto da Gesù ai suoi discepoli all’inizio della loro missione evangelizzatrice (Mt 10,8). Nel messaggio sono stati evidenziati il ruolo del volontariato nella società e nella Chiesa dei nostri giorni, il ricordo e l’esempio di santa Teresa di Calcutta quale volontaria esemplare mondiale del XX secolo, i molteplici operatori della salute che anche nella loro professionalità non devono dimenticare di vivere la dimensione dello spirito del volontario nelle loro prestazioni. La celebrazione solenne triennale si è svolta in una città ed in una nazione, scelte volta per volta: quest’anno sono state privilegiate l’India e Calcutta la sua capitale, luogo dove la Santa degli ultimi e degli “scarti” si è donata totalmente al servizio degli emarginati dalla società e soprattutto per i moribondi abbandonati per strada. * A livello di Chiesa nazionale L’Ufficio nazionale CEI per la pastorale della salute, come fa da molti anni, ha preparato un manifesto e una locandina che ricordavano la data e la tematica della Giornata, accompagnate dalla riproduzione dell’icona-mosaico di Gesù che lava i piedi a Pietro, ad opera della scuola dell’artista-teologo di fama internazionale, il padre gesuita sloveno, Marko Ivan Rupnik. Non sono mancate la scheda teologico-pastorale, quella liturgica e l’immaginetta recante nel retro una preghiera sviluppata nell’orizzonte trinitario e mariano da recitarsi da tutta la comunità cristiana. Quest’anno ad esse sono state aggiunte la scheda delle Proposte per l’animazione pastorale parrocchiale e quella di una Liturgia della Parola. Ciascuna Chiesa locale ha ricevuto abbondante materiale di animazione non solo di numero di copie ma soprattutto di contenuto originale e creativo. Naturalmente ogni responsabile di comunità ha aggiunto la propria passione interiore, l’entusiasmo, l’ispirazione dello Spirito, il coraggio e la perseveranza per trasformare un ap-

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puntamento che rischia di diventare abitudinario con la ripetizione delle solite celebrazioni, in opportunità di ricerca di formule sempre nuove e innovative per svegliare i cuori e le menti alle problematiche della salute e alle attese più intime delle persone malate o anziane. * A livello di Chiesa diocesana L’arcidiocesi di Bari Bitonto, per mezzo dell’Ufficio e della Consulta diocesana del settore, con una più che trentennale tradizione, si è mossa sui binari di iniziative ormai collaudate: il messaggio del papa è stato distribuito capillarmente a tutti i componenti della Curia, il commento ad esso è stato preparato dal direttore dell’Ufficio e riprodotto nella prima pagina del Notiziario diocesano di febbraio 2019. Sabato 19 gennaio 2019 è stato organizzato un incontro diocesano, che, animato dalla segretaria della Consulta, la dott.ssa Ornella Scaramuzzi, è stato indirizzato soprattutto, ma non esclusivamente, ai ministri straordinari della S. Comunione (i partecipanti sono stati oltre 400!) ed è stato invitato don Gianni De Robertis, responsabile della Fondazione Migrantes della CEI, ad illustrare ed approfondire il messaggio di papa Francesco. In tale occasione sono stati distribuiti i bustoni del materiale illustrativo alle 126 parrocchie, alle comunità ospedaliere e alle associazioni di e per i malati. Dopo un mese, il 12 marzo 2019, la Consulta diocesana ha fatto una verifica della celebrazione della Giornata in un incontro specifico e ogni rappresentante di vicaria o di associazione ha illustrato lo svolgimento della stessa Giornata, con riferimento soprattutto alle iniziative singole o comunitarie realizzate. 68 *A livello di comunità parrocchiali Nella parrocchia S. Girolamo del I vicariato la Giornata del malato si è svolta con la celebrazione eucaristica; qui gli Scouts hanno sensibilizzato i ragazzi del quartiere e alcuni si sono recati nella casa di riposo Villa Giovanna per visitare gli anziani lì presenti (Grazia Guario). Nella parrocchia S. Francesco da Paola (IV vicariato), la domenica dell’11 febbraio 2019, p. Michele ha celebrato l’Eucaristia svolgendo un’omelia significativa. È stata data l’unzione agli infermi e infine


CURIA METROPOLITANA è stata letta la preghiera della Giornata, richiamando anche le parole del messaggio di papa Francesco (Nicola Di Ciano). Nella chiesa della parrocchia S. Andrea, don Mario Castellano ha celebrato la santa Messa, accompagnata dall’omelia particolare (Gaetano Panniello, Volontari di Bethesda). Nella parrocchia Maria SS. Addolorata (IV vicariato) la Giornata del Malato è stata vissuta nella comunità con spirito di preghiera e di coinvolgimento. Già all’inizio del mese di gennaio il parroco, don Tommaso Gigliola, aveva convocato i 5 ministri straordinari della Comunione, che ogni mese fanno un incontro formativo, per definire meglio un programma operativo finalizzato a visitare ed invitare tutti gli ammalati della parrocchia. Dopo l’incontro diocesano degli operatori pastorali si è deciso che ad ogni messa domenicale del 10 febbraio un ministro straordinario avrebbe letto un messaggio alla comunità parrocchiale. In poche righe, lette alla fine delle celebrazioni eucaristiche, la comunità è stata sensibilizzata ad interessarsi dei malati attraverso segni tangibili di accoglienza e supporto durante tutto l’anno. Lunedì 11 febbraio, alle ore 16.00, è stata celebrata la santa Messa che ha visto il coinvolgimento di almeno 200 fedeli. Tra essi molti erano gli anziani ed i malati che hanno ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi, ma erano presenti anche tanti operatori parrocchiali che, richiamati dall’evento particolare, hanno voluto manifestare con la loro presenza la vicinanza ai malati. Alla fine della celebrazione, si è svolto nei locali della parrocchia un breve ma intenso momento conviviale. L’obiettivo comunitario stabilito è stato quello di realizzare durante l’anno pastorale altri momenti di condivisione con gli anziani e i malati della comunità. Particolare attenzione si sta dando ai Progetti a loro dedicati: il martedì ed il giovedì mattina, per esempio, almeno una trentina di anziani si riuniscono nei locali parrocchiali per trascorrere insieme momenti di condivisione: si prega, si legge il vangelo del giorno, si svolge insieme qualche piccola attività, si canta. Essendo il quartiere parrocchiale dove vivono molti anziani soli, la condivisione di

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qualche momento vissuto insieme aiuta a vincere la solitudine ed a superare i disagi fisici e mentali che l’età e la malattia procurano (Antonio Pedace). Ad Adelfia, alcuni soci dell’UNITALSI sono stati invitati, per la prima volta, per la GMM, e i parroci di Adelfia Canneto, don Salvatore De Pascale, e di Adelfia Montrone, don Felice Iacobellis, hanno vissuto insieme la celebrazione eucaristica nella chiesa di Canneto. Poi hanno fatto una processione cittadina in entrambi i territori, concludendo nella casa di riposo S. Pio, dove hanno riaperto, per l’occasione, un locale-grotta dedicato alla Madonna di Lourdes. È stato un messaggio molto positivo di comunione e di pace per tutti (Maria Rosaria Accardi). A Mola di Bari (XI vicariato) la concelebrazione eucaristica si è svolta nella parrocchia Madonna di Loreto, ma anche nelle singole parrocchie la GMM è stata molto sentita e ben celebrata (Francesco Papeo). Nella parrocchia S. Nicola di Toritto il punto di riferimento è stata la Casa della Carità, struttura diocesana per gli anziani autonomi. Attualmente ci sono circa dieci persone, alle quali i volontari dedicano spesso parecchio tempo per varie attività. La Messa è stata celebrata qui dall’ arciprete, don Marino Cutrone (Antonio Chiappinelli).

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*A livello di comunità ospedaliere e associative Nella clinica “Mater Dei” gli operatori pastorali hanno organizzato un incontro con i malati raggiunti letto per letto; alle ore 10.30 nella chiesa padre Alberto Maria Kiambu (degli Apostoli di Gesù Crocifisso) ha celebrato la Messa solenne, animata dai canti e conclusa con una processione, al termine della quale è stata letto e distribuito il messaggio del papa. Non è mancata la celebrazione comunitaria del sacramento dell’unzione degli infermi (Antonella Cataldi). Nell’ospedale IRCCS oncologico “Giovanni Paolo II” il cappellano, don Mario Persano, l’11 febbraio ha celebrato l’Eucaristia nella cappella della struttura sanitaria e i numerosi ministri straordinari per la Comunione, recentemente istituiti, hanno distribuito la comunione ai malati ricoverati e sono stati accompagnati dai volontari delle associazioni operative nel luogo (Antonio Pedace). Presso l’ospedale pediatrico “Giovanni XXIII” si è svolto l’incontro tra UNITALSI e la Cappellania per celebrare insieme la XXVII Giornata


CURIA METROPOLITANA mondiale del Malato. Allestito un carrello per portare in processione la statua della Madonna, gli operatori pastorali col cappellano si sono recati nei vari piani, fermandosi nell’androne di ogni reparto per poter accogliere quanta più gente possibile. I volontari della Cappella hanno invitato le famiglie con i piccoli ammalati a radunarsi per un momento comunitario di preghiera. Tutti insieme hanno recitato un mistero del Rosario e, successivamente, i ministri straordinari della Comunione sia della Cappellania che dell’UNITALSI hanno distribuito Gesù eucaristico. Per chi lo desiderava è stata messa a disposizione da bere acqua benedetta di Lourdes. Alla fine della breve celebrazione è stato donato ai bambini un ricordino preparato dai membri dell’UNITALSI e distribuita a tutti l’immaginetta della preghiera per la Giornata. Dopo essersi recati in tutti i piani dell’edificio, nella cappella il cappellano ha celebrato la Santa Messa, al termine della quale è stata fatta una foto ricordo con gli amici (Maria Gianvecchio). Nel presidio ospedaliero “S. Paolo”, come già da molti anni, il vicario zonale e i parroci hanno concelebrato la domenica pomeriggio del 10 febbraio 2019, nella chiesa del nosocomio alla presenza di tanti malati e fedeli, venuti anche da fuori. Il cappellano don Michele Scolletta ha preparato un altarino per la Madonna e quattro donne malate hanno portato un omaggio floreale. Quindi, i sacerdoti con gli ostensori e i MSC si sono distribuiti in tutti i reparti andando a confortare gli ammalati stanza per stanza (Maria Paparusso). Il cappellano aggiunge anche che le parrocchie del VI vicariato (S. Paolo, Stanic e Villaggio del lavoratore), che sono 7 più la Cappellania ospedaliera, si sono unite nella festa comunitaria. D’accordo con gli altri parroci, il celebrante principale, scelto di volta in volta ogni anno, è stato padre Antonio Iannuzzi, barnabita della parrocchia Madre della Divina Provvidenza. È da ricordare che il rapporto con il personale dell’ospedale è buono perché gli operatori della Cappellania si recano tutti i giorni nei reparti, guadagnandosi la fiducia e il rispetto. Inoltre la Direzione generale manda una squadra a pulire da cima a fondo la chiesa, una volta al mese (don Michele Scolletta).

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La Cappellania del presidio ospedaliero “Francesca Fallacara” e la comunità parrocchiale “S. Francesco di Assisi” di Triggiano hanno celebrato l’Eucaristia domenica sera, 10 febbraio 2019, alle ore 18.30, nella chiesa dell’ospedale e poi hanno fatto una piccola processione all’interno dello stesso ospedale. Tutta la comunità ospedaliera era stata informata sul programma della Giornata del malato affisso nei luoghi più frequentati. È stato diffuso anche il messaggio del papa e le immaginette, che vanno sempre a ruba tra i malati, i familiari ed il personale sanitario. In occasione di questo appuntamento annuale è stato preparato un programma di celebrazioni eucaristiche nel reparto della dialisi (nei suoi tre turni), nel reparto di malattie infettive, e nella chiesa centrale la domenica precedente del 10 febbraio. Sono stati invitati e hanno partecipato anche i fedeli delle parrocchie della città di Triggiano/BA (fra Leonardo Nunzio Di Taranto). Gli associati del Centro Volontari della Sofferenza sono rimasti nelle parrocchie dove i loro gruppi sono costantemente presenti coadiuvando e animando le iniziative del parroco per la Giornata. C’è stata anche la processione e la distribuzione di piccoli doni del CVS ai presenti (Laura Cozzi). L’UNITALSI/Sezione di Bari l’8 febbraio 2019 è stata presente nella parrocchia “S. Ferdinando” per la recita del Rosario e per la celebrazione della S. Messa durante la quale è stata data l’Unzione degli infermi ai malati e agli anziani. L’11 febbraio, la stessa sottosezione di Bari era presente all’Ospedale pediatrico Giovanni XXIII dove, alle ore 16.00, hanno prima portato in processione la statua della Madonna di Lourdes per tutti i piani e poi è stata celebrata la Messa in cappella dal cappellano, don Sabino Perillo (Bibiana Di Candia). L’associazione del CVS anche quest’anno ha ribadito la propria opzione fondamentale per la parrocchialità, animando la Giornata del Malato nelle comunità in cui sono presenti i Gruppi, in Bari e nei paesi dell’Arcidiocesi. I Gruppi si sono innanzi tutto preparati riflettendo insieme sul messaggio del Papa e sulla relazione di don Gianni De Robertis all’incontro formativo dell’Ufficio diocesano di pastorale della salute del 19 gennaio scorso. Quasi tutti i Gruppi, inoltre, sono riusciti a svolgere un incontro organizzativo in preparazione della GMM con il parroco e, nella maggior


CURIA METROPOLITANA parte dei casi, con i ministri straordinari della Santa Comunione e le altre associazioni di/per/con ammalati presenti in parrocchia. In diversi casi l’incontro non si è limitato all’organizzazione della Giornata del Malato, ma ha costituito l’occasione per una verifica complessiva del cammino della pastorale della Salute a livello parrocchiale e per la programmazione di ulteriori iniziative in questo ambito della pastorale, da svolgersi nel prosieguo dell’anno liturgico. In alcune parrocchie la celebrazione della GMM si è svolta nel giorno proprio della ricorrenza mariana, lunedì 11 febbraio, mentre altre – per facilitare la partecipazione della comunità – l’hanno spostata a domenica 17 febbraio. In quasi tutte le parrocchie la celebrazione ha incluso il Rosario, con fiaccolata stile Lourdes, e una liturgia eucaristica comunitaria, che i Gruppi del CVS hanno contribuito ad animare. Nelle omelie è stato ovunque richiamato il messaggio del Papa. In diverse parrocchie durante la Santa Messa i sacerdoti hanno amministrato il sacramento dell’Unzione degli infermi. I Gruppi del CVS – in città e nei paesi – che si dedicano alla creazione di lavoretti artigianali (in collaborazione tra gli associati disabili e sani) hanno anche quest’anno preparato dei piccoli segni-ricordo per la Giornata, distribuiti alla comunità parrocchiale al termine della celebrazione. Ulteriori iniziative, diversificate in base alle esigenze ed alle opportunità offerte dal territorio, hanno permesso di sensibilizzare le comunità alla pastorale della salute, anche nei giorni precedenti e successivi alla Giornata del Malato. Tra esse si ricordano: visite e celebrazioni in Case Protette presenti nel territorio parrocchiale, messaggi nelle bacheche parrocchiali, incontri di approfondimento e testimonianza, meditazioni sul messaggio del Papa durante l’adorazione eucaristica comunitaria, etc. In conclusione, anche questa volta la Giornata mondiale del Malato è stata per il CVS un momento fondamentale dell’anno associativo, che ha rinnovato la gratitudine per i doni del Signore e la responsabilità del nostro impegno missionario di recarli ai tanti infermi che ancora soffrono la solitudine e non trovano speranza. Le ulteriori iniziative programmate in diverse parrocchie per i prossimi mesi

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rappresentano uno dei frutti migliori di questa ricorrenza, che ha come obiettivo di sensibilizzare la Chiesa all’attenzione verso i malati e la pastorale della salute lungo tutto l’anno e non per un giorno soltanto (Floriano Scioscia, responsabile diocesano del CVS).

Due parole di conclusione La presente relazione riferisce gli echi di quanto è stato riportato dalle varie realtà diocesane ed è pervenuto all’Ufficio e alla Consulta; certamente molte altre numerose iniziative sono state prese dalle singole comunità parrocchiali ed associative, che non sono state conosciute e che non sono state riportate in questo resoconto. Il direttore dell’Ufficio è grato a coloro che hanno fatto pervenire la loro voce e i loro scritti, ma è sicuro che questo significativo appuntamento annuale della Giornata mondiale del malato è ormai radicato nella vita e nei programmi delle parrocchie, degli ospedali e Case di Cura. Perciò siano rese grazie allo Spirito di Dio che continua ad operare creativamente nei cuori dei malati, delle famiglie che accolgono le “membra sofferenti del Corpo di Cristo”, dei sacerdoti e di tutti gli operatori pastorali, femminili e maschili. Triggiano, 15 maggio 2019 fra Leonardo Nunzio Di Taranto, O.F.M. Cap. direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute 74


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Verbale della riunione del 22 febbraio 2019

Il giorno 22 febbraio 2019, alle ore 9.30, presso il salone della Casa del Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano, convocato e presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci. Sono presenti il Vicario generale mons. Domenico Ciavarella e i Vicari episcopali: don Vittorio Borracci, mons. Domenico Falco, mons. Angelo Latrofa e don Andrea Favale. Sono assenti: mons. Domenico Padovano, Vescovo emerito di Conversano-Monopoli, p. Giovanni Distante op., padre Luigi Gaetani ocd, mons. Alberto D’Urso, don Marino Cutrone, don Biagio Lavarra, don Francesco Gramegna, don Vito Piccinonna, p. Franco Annicchiarico, don Angelo Cassano, don Angelo Garofalo e p. Damiano Bova, op. All’ordine del giorno: 1. Presentazione della proposta: “Annunci di vita piena”. A cura di don Michele Birardi. 2. Varie ed eventuali. Dopo la preghiera dell’Ora Media viene data lettura del verbale della riunione del 26 ottobre 2018. Il Consiglio approva il verbale all’unanimità. 1. Si passa al primo punto all’o.d.g. Don Michele Birardi, direttore dell’Ufficio di Pastorale giovanile,

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introduce il suo intervento facendo riferimento all’omelia di Papa Francesco per l’inizio del Sinodo dei Vescovi sulla realtà giovanile. Il Santo Padre invitava i giovani a «frequentare il futuro per far uscire da questo Sinodo non solo un documento, ma soprattutto propositi pastorali concreti, in grado di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori e ridoni forza alle mani». In questa prospettiva si inserisce la proposta diocesana “Annunci di vita piena”, che ha come obiettivo quello di aiutare le comunità a riconoscere e indicare segni di vita nei dinamismi esistenziali del territorio in cui si abita, annunciare e testimoniare la vita piena, quella redenta dall’amore di Dio per trasformare le vie accecate dall’egoismo in strade illuminate dall’incontro con Gesù e che portano al bene verso il prossimo. Come è avvenuto per Filippo verso l’etiope, giovani e adulti insieme saranno chiamati a raccontare la gioia del Vangelo lungo le strade; queste ultime saranno individuate nel territorio dei vari Vicariati. “Annunci di vita piena” è un’esperienza da realizzare mettendo insieme le diverse generazioni, in modo particolare favorendo e accompagnando il protagonismo giovanile e la testimonianza di adulti nella fede. Si propone di attivare e consolidare processi, buone prassi ordinate alla promozione della vita in tutti gli ambiti e a tutti i livelli, nella collaborazione con le agenzie educative presenti sul territorio; pertanto criteri fondamentali di questa esperienza saranno la sinodalità e la profezia. Don Michele fa notare come la proposta, presentata nelle visite pastorali dell’Arcivescovo ai Vicariati, abbia avuto uno sviluppo ulteriore grazie al contributo dei consigli pastorali parrocchiali e vicariali. Sono stati proposti alcuni temi da affrontare durante le settimane di “Annunci di vita piena” quali: la destinazione universale dei beni, l’opzione preferenziale per i poveri, il primato della solidarietà, la cura della casa comune, l’ambiente digitale, il lavoro, la legalità, la giustizia, la pace, l’economia di comunione. Inoltre sono state suggerite alcune proposte: la conoscenza di qualche cooperativa agricola per proporla a giovani lavoratori, raccontare storie di vita piena durante le settimane dell’arte a scuola, creare cenacoli e tavole rotonde per le strade dei vari paesi, creare oratori di strada.


CONSIGLI DIOCESANI L’Arcivescovo ringrazia don Michele e ricorda l’iter di questa proposta. Dapprima è stata approvata nel Consiglio presbiterale di febbraio, poi è stata presentata e discussa nei vari Consigli pastorali vicariali che hanno offerto suggerimenti preziosi e ora riceve ulteriori concretizzazioni in questo Consiglio presbiterale. L’Arcivescovo invita i consiglieri a intervenire affinché si possano offrire ulteriori indicazioni per la preparazione di questa esperienza. Si chiedono maggiori chiarimenti circa i tempi di svolgimento delle iniziative vicariali. Si evidenzia la validità di questa iniziativa nel contesto culturale odierno. Si incoraggiano gli Uffici di curia a proporre altre iniziative in questa modalità di sinodalità. Si propone che gli animatori di “Annunci di vita piena” vivano un’esperienza di formazione previa; è fondamentale che essi siano formati spiritualmente e pedagogicamente. Si rileva come queste iniziative invitino a ridurre il protagonismo parrocchiale per assumere uno stile di comunione tra le varie comunità parrocchiali, presenti nello stesso territorio. Queste esperienze portano la comunità a lavorare in maniera sinodale programmando percorsi interparrocchiali che mettano insieme le varie competenze. L’augurio è che la sinodalità non sia vissuta solo da un punto di vista organizzativo ma diventi un’esperienza strutturale e sistematica. Si sottolinea l’importanza della pre-evangelizzazione. Si richiamano alcuni principi della comunità evangelizzatrice di Papa Francesco: l’attenzione alla carne sofferente, il lavorare per progetti, il progettare per stare insieme. Si comunica l’efficacia dell’esperienza dei catechisti del territorio presso la comunità San Giovanni Battista in Bari. Si racconta la bella esperienza di Chiesa vissuta dai consigli pastorali parrocchiali del X vicariato che, di domenica, accompagnati dall’Arcivescovo, si sono incontrati a Loseto per una giornata di discernimento comunitario. Prende la parola l’Arcivescovo che ringrazia per tutti gli interventi e invita a lasciare che lo Spirito Santo possa agire, abbandonando forme di chiusure e atteggiamenti pessimistici.

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Sottolinea l’entusiasmo dei laici nel camminare insieme percepito nelle visite vicariali e auspica che tutti si impegnino in questa proposta di “Annunci di vita piena”, ricordando che essa non è il progetto pastorale della diocesi, ma uno strumento della programmazione annuale. A tal proposito evidenzia come tutte le esperienze vissute precedentemente (Missione giovani, Tenda dell’incontro), nonostante le difficoltà oggettive, educano sì alla sinodalità, ma hanno anche come prospettiva quella di recuperare la dimensione e l’immagine di Chiesa di popolo, incontro tra le generazioni. Concludendo, l’Arcivescovo propone “Annunci di vita piena” per il mese di maggio, con la festa conclusiva del 15 giugno. Ricorda inoltre che nel mese di febbraio del 2020 ci sarà a Bari l’incontro dei Vescovi del Mediterraneo per la pace. Pertanto comunica che le visite vicariali saranno anticipate nei mesi di ottobre e novembre anche per permettere alle comunità parrocchiali, nei mesi seguenti, di prepararsi adeguatamente all’incontro: “Mediterraneo, frontiera di pace”. La riunione si conclude alle 12.30 con la preghiera dell’Angelus. Il Segretario sac. Pierpaolo Fortunato

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CONSIGLI DIOCESANI Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione del 9 gennaio 2019

Il giorno 9 gennaio 2019, alle ore 19.00, presso l’aula magna della Casa del Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano convocato e presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci, per discutere il seguente ordine del giorno: 1. Introduzione a cura di don Michele Birardi, direttore dell’Ufficio Giovani: “Sintesi dell’esperienza della Tenda dell’incontro e presentazione della proposta Annunci di vita piena per il prossimo Tempo di Pasqua”. 2. Proposta di tematiche da sottoporre alla riflessione del Consiglio nei prossimi incontri. 3. Varie ed eventuali. Risultano assenti giustificati: don Angelo Lagonigro, don Alessandro Tanzi, i coniugi Stufano, don Gaetano Coviello, sig.ra A. Carbone, sig.ra C. Cutrone, sig.ra P. Lella, sig. N. Delle Grazie, p. V. Giannelli, sr. A. Rizzuto, sig. N. Locorriere, sig. R. Mennuti, sig.ra G. Reali, sig. A.M. Scalioti, sig.ra T. Ferraro. Il Consiglio ha inizio con un momento di preghiera, seguito dal saluto dell’Arcivescovo.

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Prima di procedere alla discussione di quanto all’ordine del giorno, si dà lettura del verbale della seduta del 5 novembre 2018. Il verbale è letto e approvato all’unanimità. L’Arcivescovo fa memoria di don Ubaldo Aruanno, deceduto il 13 novembre scorso: diverse sono le testimonianze scritte in merito al suo servizio prestato all’Ufficio catechistico e missionario, come parroco, come padre spirituale al Seminario, vicario territoriale di Bitonto-Palo e per il suo ministero di esorcista. L’Arcivescovo informa il Consiglio Pastorale che don Oronzo Pascazio continuerà il delicato servizio di esorcista, per dare particolare attenzione ai bisogni delle persone provate dal maligno. La segretaria introduce l’incontro sottolineando, come tema di fondo, l’importanza di vivere lo stile sinodale nell’impegno pastorale. L’incontro vissuto a Bari il 7 luglio 2018 per la pace nel Medioriente tra il papa e i capi delle Chiese ha offerto un insegnamento da cui trarre indicazioni e sollecitazioni per la vita di tutta la Chiesa e, in particolare, della nostra Chiesa diocesana. Ci si vuole confrontare con alcune esperienze diocesane, curate in modo particolare dall’Ufficio Giovani, che ha avviato in questi ultimi anni iniziative di testimonianza, annuncio, condivisione da vivere a livello vicariale al fine di imparare a confrontarci e vivere insieme, tessendo relazioni e dialogando con il territorio in cui viviamo. Viene chiesto a don Michele Birardi, direttore dell’Ufficio Giovani, di fare una sintesi dell’esperienza della “Tenda dell’Incontro”, e di presentare il progetto “Annunci di vita piena. Quelli della via”. L’intervento di don Michele Birardi è allegato al presente verbale. Terminato l’intervento, la segretaria ringrazia don Michele e invita i consiglieri alla condivisione: l’obiettivo è partire da queste due esperienze per riflettere e rivedere la nostra esperienza di Chiesa alla luce dello stile sinodale di cui l’Arcivescovo ci invita a fare sempre più esperienza unitamente alla sempre maggiore attenzione ai territori in cui sono inserite le nostre comunità. Si chiedono maggiori chiarimenti circa la metodologia, vicariale o parrocchiale, i tempi di svolgimento delle iniziative vicariali, se devono essere contestuali o meno, i luoghi, si chiede se “la via” possa essere intesa in senso simbolico. Si chiede anche di pensare a tempi più dilatati, che abbraccino il tempo ordinario per concludere a settembre.


CONSIGLI DIOCESANI Si sottolinea la difficoltà nel vivere questo tipo di esperienza, soprattutto in riferimento alla programmazione pastorale che ha già previsto e offerto diversi percorsi anche a livello diocesano: seguendo il criterio della sinodalità, dovrebbero, in questo progetto, convergere tutti gli uffici di Curia e i singoli percorsi. Pertanto si invita ad avere una maggiore attenzione sin dall’inizio dell’anno pastorale affinché i percorsi proposti siano pensati in maniera unitaria evitando di dover reimpostare i cammini, con non poca difficoltà, nel corso d’anno. Nonostante le difficoltà sottolineate, si evidenzia come le nostre comunità, associazioni e movimenti devono maturare la capacità di modificare la programmazione, imparando non solo a individuare il calendario delle iniziative da vivere ma anche a riprogettarsi per raggiungere al meglio l’obiettivo che la Chiesa diocesana si è dato. L’invito a lavorare insieme è una proposta dell’Arcivescovo, per cui come Chiesa dobbiamo imparare sempre più a superare la frammentazione e a lavorare insieme, mantenendo le specificità di ciascuno. A questa sollecitazione, si unisce un augurio di speranza che proviene dai giovani presenti in Consiglio: che la sinodalità diventi uno stile organico, permanente nella nostra Chiesa diocesana, qualcosa di radicato in cui crescere. L’essere immersi nelle cose da fare alle volte non aiuta a vedere il progetto di fondo: l’esperienza della Tenda, l’incontro del 7 luglio, “Annunci di vita piena” non sono eventi isolati, sono sollecitazioni dello Spirito Santo. L’augurio è che la sinodalità non sia solo vissuta dal punto di vista organizzativo, ma diventi un’esperienza strutturale e sistematica. Negli ulteriori interventi si auspica che la proposta di “Annunci di vita piena” diventi più circostanziata, tenga conto del momento storico che stiamo vivendo, con un’attenzione anche più allargata al contesto europeo. Si sottolinea anche che i destinatari non sono solo i giovani, ma tutta la comunità. Da questo punto di vista si evidenzia come le esperienze vissute in questi anni abbiano avuto un’importante ricaduta positiva su adulti e famiglie. L’esperienza della “Tenda dell’incontro” è stato già un annuncio di vita nuova, perché, in un momento di difficoltà nelle parrocchie, si sono rotti i muri della separazione e dell’isolamento. Come Chiesa, siamo chiamati a

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essere provocazione per il territorio. A tal proposito si evidenzia come tutte le esperienze vissute in precedenza (Missione giovani, Tenda), nonostante le dif-ficoltà oggettive, ci educano sì alla sinodalità ma hanno anche come prospettiva quella di recuperare la dimensione e l’immagine di Chiesa di popolo. L’esperienza di questi incontri ci permette di entrare nelle case, di stare con i ragazzi e le famiglie anche in luoghi non prettamente parrocchiali. Tutto ciò rende il cammino di fede una proposta per tutti superando il rischio di restringere l’annuncio rendendolo poco pro-fetico. L’annuncio kerigmatico della morte e risurrezione di Gesù è il punto di partenza per guardare ai problemi e al contesto storico, leggendo la realtà, fatta anche di fragilità presenti nei nostri territori; alla luce della Scrittura, tutto si compone. Fondamentale è non separare l’annuncio dalla vita e dalla celebrazione. Alle indicazioni e sottolineature proposte dai consiglieri seguono alcuni interventi che aiutano a chiarire la proposta. Don Mario Castellano, direttore dell’Ufficio Pastorale, pone un chiarimento metodologico. Il tentativo di lavorare insieme, sottolinea, deve essere obiettivo e meta, forma e contenuto. Il lavoro degli uffici di Curia è nella direzione della formazione, proponendo itinerari e cammini for-mativi, considerando tutte le dimensioni della vita pastorale. L’importante è andare nella direzione dello stile che ci si vuole dare: queste proposte vogliono aiutarci, profeticamente, sottolinea don Mario, ad assumere uno stile e a rivedere il modo di lavorare tra comunità parrocchiali di uno stesso territorio. Certo non si nasconde che bisogna ottimizzare i percorsi, i cammini e lavorare di più insieme, programmando percorsi interparrocchiali. L’Ufficio Giovani ci sta sollecitando, proponendo progetti non solo per i giovani, ma per le famiglie e l’intera comunità parrocchiale, suscitando anche nelle parrocchie persone non ancora impegnate nella comunità, ma che hanno altre sensibilità e carismi. Richiamando la vena di speranza emersa nel Consiglio, evidenzia come questo è il seme, l’inizio di un cambiamento e una conversione pastorale. Interviene don Michele Birardi, puntualizzando alcune questioni organizzative emerse: – composizione: tenendo presenti i vicariati, l’indicazione è che i vicariati molto estesi possano considerare la distinzione in paesi; – tempi: è importante che in tutta la Diocesi si seguano gli stessi ritmi.


CONSIGLI DIOCESANI L’estate, sottolinea don Michele, è già impegnata con Grest e campi estivi. Inoltre, evidenzia che la proposta è pensata per il Tempo Pasquale, come annuncio della risurrezione; – target: è una proposta pastorale della Diocesi, pensata per adultigiovani-famiglie. È una iniziativa pastorale, emersa dalla traccia pastorale dell’Arcivescovo e rivolta a tutti. La comunione vissuta pastoralmente, evidenzia ancora don Michele, è già una forma di annuncio. Prende la parola l’Arcivescovo che ringrazia tutti per gli interventi illuminanti e sottolinea come lo Spirito Santo permette di chiarire le idee nel cammino: questo processo deve continuare ed espandersi negli incontri vicariali; durante i quali la mattina con i sacerdoti verrà ripreso il tema della sinodalità, mentre durante l’incontro serale don Michele sintetizzerà l’esperienza della “Tenda” e proporrà “Annunci di vita piena”, per poter dare chiarimenti e ricevere suggerimenti. Il tema della sinodalitá, aggiunge ancora l’Arcivescovo, deve trovare applicazione spirituale ed ecclesiale tra i sacerdoti, fino a valorizzare al massimo il contributo qualificato del laicato. Relativamente alle difficoltà di coordinamento e del camminare insieme degli Uffici di Curia, l’Arcivescovo evidenzia che il problema si sta superando. Ricorda anche che “Annunci di vita piena” non è il progetto pastorale della Diocesi, ma uno strumento del cammino diocesano. La preoccupazione degli Uffici dovrebbe essere quella di rifarsi sempre alla traccia pastorale e attendere l’assemblea diocesana per fare la propria programmazione. L’idea progettuale è una sola, la “mistagogia”; la realizzazione di questa idea passa attraverso le varie programmazioni annuali. Per quel che riguarda i tempi, l’Arcivescovo ricorda che ci sarà a Bari l’incontro dei Vescovi del Mediterraneo per il quale è in atto una macchina organizzativa complessa. Concludendo, l’Arcivescovo propone per “Annunci di vita piena” il mese di maggio, con la festa conclusiva a giugno, in modo da poter coinvolgere anche le scuole. Ringraziando tutti, la segretaria invita a comunicare per email o telefonicamente, indicazioni e tematiche su cui porre attenzione nei successivi Consigli pastorali. Indicazione comune è di riprendere la

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traccia pastorale perchĂŠ sia sempre guida per il cammino diocesano. Invita inoltre tutti i consiglieri a essere una presenza positiva e propositiva nei Consigli vicariali alla luce delle positivitĂ emerse in questo incontro. Con la preghiera finale, la seduta del Consiglio si scioglie alle ore 21.15. La Segretaria Michela Boezio


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Allegato al Verbale del 9 gennaio 2019

Dalla Tenda alla Via … sempre in cammino C’era una volta una tenda … Lo so, starai pensando ad una favola, all’autore; e magari anche che le favole non hanno diritto di parola in un consiglio pastorale. No, non è una favola, ma è un sogno, o meglio un sogno da raccontare. E allora … C’era una volta una tenda grande grande grande, tanto grande che per molte notti ha occupato gli spazi della mente degli adulti, dei giovani e delle famiglie della nostra diocesi. E sì, perché questa tenda, che esisteva già “in principio” in un altro mondo, è stata invocata, chiamata, affidata da padre Arcivescovo: Siamo invitati a vivere come comunità diocesana quella che possiamo chiamare una peregrinatio della tenda dell’incontro: un movimento di cuori che attraverserà i nostri centri abitati. Si tratterà di pensare uno spazio e un tempo in cui adulti e giovani possano confrontarsi con le domande, i sogni, le speranze che accompagnano la ricerca di senso e di pienezza della loro vita. Un invito concreto per le nostre comunità ad allargare lo spazio della nostra tenda, liberando gli adulti dall’illusione dell’autoreferenzialità e favorendo la partecipazione dei giovani alla vita sociale ed ecclesiale, nella responsabilità fedele e nel dono gratuito di sé.

Da subito la macchina organizzativa si è messa in moto, del resto è raro veder arrivare e dover piantare una tenda. Dove? Nelle nostre città, dove tutto è cemento, asfalto, acciaio, ferro, sì certo c’è pure il verde, giusto per dare una quota di partecipazione alla natura! L’ingranaggio all’inizio ha singhiozzato parecchio. Riunioni dei direttori della curia, dei vicari delle zone, dei preti giovani, dei laici, diverse assemblee … Ma quanto grande è la tenda? Come e quando arriverà? Dove la metteremo? La diocesi è estesa.

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L’idea prendeva piede, il sogno si faceva più chiaro. La tenda non era ancora arrivata ma già faceva parlare di sé, alcuni per la verità bofonchiavano; altri criticavano, ma di quella critica che vuole capire meglio; altri ancora esprimevano entusiasmo e gioia; e c’era chi, pensa tu che matto, metteva nei messaggi whatsapp accanto alla parola tenda le faccine sorridenti e i cuoricini. La tenda si faceva attendere; si doveva preparare un popolo ben disposto ad accogliere la sua carica di significato. Infatti, nel frattempo cominciava a prendere piede, è il caso di dire proprio così, un movimento tra le persone delle diverse generazioni che favoriva l’incontro, la collaborazione (commissioni territoriali composte da giovani a adulti, che miracolo è questo!), il camminare insieme (circa 2000 hanno percorso a piedi 11 km da Capurso a Noicattaro in una sera di inizio autunno), la preghiera comune (la cattedrale stracolma di gente in una sera alle porte della primavera per affidare la propria vita a Maria, colei che indica la Via, Gesù). La terra di Bari era quasi pronta a piantare la tenda in mezzo, come a tratteggiare un centro attorno a cui ritrovarsi, riconoscersi, abitare. Difatti quando arrivò e posò il lembo sulla nuda terra non erano molti i presenti … tranquilli, per tirarla su (sì, lo sapete meglio di me, la tenda si pianta per innalzarla, tocca terra ma invoca il cielo, è il cielo sulla terra) non ci voleva tanta forza. È bastata una fonte di energia permanente a tenerla viva, visibile, resistente alla pioggia e al vento. Per la verità, un Soffio leggero è stato la garanzia della tenuta della tenda e dell’incontro tra le persone. Bianchissima come la luce era la sua veste esteriore, semplice e maestosa, insomma, era impossibile non farci caso. La tenda era da sola un richiamo, una chiamata a starci, ad andare a vedere, anche a mangiare qualcosa, ad ascoltare una parola, a porre domande, ad esercitare la speranza, a risvegliare il desiderio del futuro, ad allargare lo spazio della propria esistenza, perché sotto la tenda non ci sono confini o paletti, si passa, ci si lascia attraversare dal caldo e dal vento, si sperimenta luce e buio senza filtri. La tenda resta un’apertura, uno spazio di libertà dove ritrovare se stesso, finalmente affrancato da certe strutture e dinamiche stantie che annoiano lo spirito. E ha tenuto svegli tutti in quei giorni, soprattutto ci ha riconciliato con la creatività che fa accadere l’impossibile. La tenda era lì ma, facendo parlare di sé, era ovunque.


CONSIGLI DIOCESANI A scuola i ragazzi hanno potuto sperimentare l’accoglienza nella colazione offerta e nella consegna di una frase da tenere con sé per l’intera giornata. Si sono confrontati sulle domande della vita e sulla bellezza dei sogni scoprendo un Dio che sogna con loro. All’università gli studenti hanno riempito il tempo di uno snack con la ricerca di idee e soluzioni per un mondo migliore e più giusto, per la propria vita orientata alla felicità e alla stabilità, per un futuro meno incerto e più luminoso. Per strada si è scatenata la gioia: color fun come scia di colore che ha contagiato tutti, flash mob e il ritmo sale dalla terra, silent party come musica che ti avvolge e ti unisce all’universo, percorsi per riconoscere le emozioni, festival di musica, itinerari alla riscoperta di castelli antichi con l’attenzione alle sfide del presente, cena a colori a ricordare l’unità dei popoli. E poi, esibizioni teatrali, dibattiti sulla legalità e sul lavoro. Al centro la celebrazione eucaristica, veglie di preghiera, adorazione notturna: il Signore ha vegliato su di noi e ha accolto i nostri sogni. Come quelli di Giuseppe d’Egitto, la cui tunica colorata e dalle grandi maniche è stato il simbolo custodito nella tenda per ricordare che nulla è perduto, che sempre si può ricominciare, che anche lo scarabocchio è una linea … E, intanto, la tenda avvolgeva tutti, conteneva e dava respiro ad ogni espressione di vita, lanciava appelli al mondo civile e alla Chiesa, custodiva i buoni propositi dei giovani, i consigli e le buone prassi degli adulti, alimentava una fede viva in Gesù nel silenzio e nell’attenzione agli ultimi, favoriva la voglia di relazioni autentiche, mai banali, nel rispetto dell’altro e nella fedeltà a sé. La tenda ha accolto e ascoltato, aveva cuore e orecchi per chi era in-tenda e si è proposta come modo per intendere la vita nel segno del Signore Risorto: una vita riconciliata e liberata dall’amore. La tenda ha parlato, provocato riguardo la possibilità di collaborare insieme tra parrocchie, con le associazioni del territorio. Si è fatta sentire perfino sui social, non solo facendosi largo per #solo3minuti, ma anche nelle foto postate, nei commenti lasciati nella rete, negli avvisi dell’ultimo momento sulle diverse chat create apposta per sentire il bisogno che il mondo ha di ciascuno di noi per crescere bene.

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E come si usa fare per gli eventi importanti, la tenda ha pensato di portare con sé un ospite d’eccezione, don Tonino Bello (e ci voleva per ricordare 25 anni della sua nascita al cielo), il quale disse che: la tenda evoca la mobilità della Chiesa, l’itineranza, il cammino, la strada. La tenda fa capire meglio che la Chiesa è una istituzione precaria che annuncia soltanto Gesù Cristo, non sta Lei al centro, non c’è questo ecclesiocentrismo nella visione cristiana, c’è cristocentrismo, Gesù sta al centro, e la Chiesa addita Gesù. La Chiesa è mobile, cammina con gli uomini. La tenda ci ha indicato la forza innovativa della sinodalità e ha rappresentato un momento eccellente per sentire il senso del Sinodo sui giovani, tanto che dalla tenda ci siamo ritrovati X mille strade a camminare per le vie dei nostri paesi prima di giungere a Roma all’incontro con papa Francesco l’11 e 12 agosto 2018. C’è stata una volta una tenda …, non è il lieto fine di una favola, è l’inizio di una storia, quella della nostra Chiesa diocesana che non può essere più la stessa dopo quello che c’è stato, che ha la responsabilità di non deludere le attese di comunione, di una fede che attiene alla vita e ai problemi di oggi e quindi deve impegnare le proprie risorse in favore di una pastorale di ambiente meno burocraticista, più simpatica con l’umano e vicina ai vissuti, meno struttura, più cantiere. C’è stata una volta una tenda …, e tutto cominciò, quando il Verbo si fece carne e la terra diventò la sua casa e l’umanità la sua naturale connotazione. E la tenda dell’incontro altro non è che la storia di Gesù, non una favola, ma il sogno di Dio diventato realtà, il disegno di un amore che coinvolge tutti, nessuno escluso. 88

don Michele Birardi direttore dell’Ufficio per la Pastorale giovanile


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Allegato al Verbale del 9 gennaio 2019

Annunci di vita piena

Traccia biblica Atti 8, 26-40 Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarea.

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Atti 9, 1-20 Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda. C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio.


CONSIGLI DIOCESANI Idea La prima comunità di cristiani è caratterizzata nel senso dell’evangelizzazione, dell’annuncio che in Gesù morto e risorto c’è vita e salvezza. Annuncio e via sono le direttrici attraverso cui passa la Parola e la Vita. L’annuncio si realizza lungo la via, quella che da Gerusalemme si snoda verso le strade dell’umanità. Annuncio perché veniamo da una Parola che ci ha chiamati, ci ha creati. Via perché siamo alla sequela del Maestro, tanto che i primi cristiani erano denominati “quelli della via”. Vita perché è nel quotidiano che rivela e si svela la forza generativa dell’amore. Proviamo, allora, a far parlare il Vangelo alla vita lungo la via. Durante il tempo di Pasqua daremo voce e forma ad “Annunci di Vita piena”. La Risurrezione di Gesù ci consegna alla vita nuova, bella, buona, vera, quella illuminata dall’Amore infinito del Padre che sconfigge le tenebre della morte, la notte del male. È la chiamata della vita e per la vita, l’anelito profondo che fa vibrare la gioia, la forza che sostiene il cammino, la consapevolezza del dono ricevuto che abilita alla testimonianza. Come è avvenuto per Filippo verso l’etiope e come sarà per Paolo che dalla via di Damasco attraverserà le strade del mondo. Gesù, la Vita, ci invita ad essere vivi per davvero, protagonisti nelle vicende dell’esistenza, costruttori della civiltà dell’amore con segni e gesti di accoglienza, giustizia, prossimità che rimettano in piedi la vita laddove è più in emergenza. Siamo nella terza fase del cammino sinodale, quella attuativa, in cui «la comunità cristiana è chiamata a uscire dall’autoreferenzialità dell’io della propria autoconservazione verso il servizio alla costruzione di un noi inclusivo nei confronti di tutta la famiglia umana e dell’intera creazione» (Documento finale del Sinodo, n. 125). Si tratta, pertanto di intitolare vie, di chiamarle, nominarle, e di far correre, lungo queste strade individuate nei diversi territori della nostra diocesi, la gioia del Vangelo che raggiunge tutti e rinnova i dinamismi esistenziali delle generazioni in contesto. “Annunci di vita piena” è il tentativo della nostra Chiesa locale di lavorare insieme «passando da un lavoro per uffici a un lavoro per

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progetti» (Documento finale del Sinodo, n. 141), dalle singole parrocchie al vicariato, zona pastorale, paese. “Annunci di vita piena” è un’esperienza da realizzare mettendo insieme le diverse generazioni, in modo particolare favorendo e accom-pagnando il protagonismo giovanile e la testimonianza di adulti nella fede. Si propone di attivare e consolidare processi, buone prassi ordinate alla promozione della vita in tutti gli ambiti e a tutti i livelli, nella collaborazione con le agenzie educative presenti sul territorio. I giovani ci chiedono di non essere lasciati soli ad affrontare le sfide del mondo sociale per trovare attraverso la forma del dialogo nuove vie di partecipazione.

Criterio

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Assumiamo come criterio quello della sinodalità. «In un mondo segnato dalla diversità dei popoli e dalla varietà delle culture, camminare insieme è fondamentale per dare credibilità ed efficacia alle iniziative di solidarietà, di integrazione, di promozione della giustizia, e per mostrare in che cosa consista una cultura dell’incontro e della gratuità» (Documento finale del Sinodo, n. 126). Abbiamo la responsabilità di testimoniare il nostro essere discepoli di Gesù dentro la forma della comunione tra di noi e con il mondo, per essere simpatici, profondamente umani, anzi fino in cima, contestualizzati nella complessità della storia, inseriti nel tempo presente. Nulla di ciò che è l’uomo di oggi può esserci estraneo. Ci lasciamo guidare anche da un altro criterio, quello della profezia. Il Vangelo è profetico, riguarda le cose della vita ma offre una nuova prospettiva, affida le questioni del vissuto al futuro ancora tutto da scrivere ma possibile, innalza le realtà umane alla pienezza dell’amore vero. Cerca soluzioni e attiva prassi virtuose orientate al bene comune, «inserendo nei processi sociali l’ispirazione dei principi della dottrina sociale: la dignità della persona, la destinazione universale dei beni, l’opzione preferenziale per i poveri, il primato della solidarietà, l’attenzione alla sussidiarietà, la cura della casa comune» (Documento finale del Sinodo, n. 127).


CONSIGLI DIOCESANI Riferimenti L’incontro vissuto a Bari il 7 luglio 2018, quel cerchio, quell’abbraccio ha segnato in modo provvidenziale il cammino della nostra Chiesa diocesana, lasciando una traccia che non possiamo dimenticare. È stata una grande lezione di ecclesialità, che ha richiamato alla nostra mente il cammino della Chiesa raccontato dal libro degli Atti degli Apostoli. Una Chiesa aperta alle sorprese dello Spirito, che sprona anche noi a vivere un nuovo anno alla luce di quel soffio di Pentecoste che ha scombinato i nostri programmi e ha orientato le nostre comunità a ripensare il proprio cammino pastorale. Non possiamo restare chiusi nel cenacolo per difenderci dal timore della novità, ma dobbiamo lasciare che l’azione dello Spirito ci conduca su nuove strade (FRANCESCO CACUCCI, La Chiesa tra sogno e realtà, EDB, Bologna 2018, p. 5). La consapevolezza del dono ricevuto abilita alla testimonianza. Sarebbe bello, durante il tempo pasquale, dare voce e forma ad “Annunci di vita piena”. Famiglie e giovani con le loro comunità parrocchiali potrebbero, in ogni vicariato, proporre momenti di annuncio, incontro, confronto ed esperienze di servizio in cui manifestare la pienezza della vita risorta (FRANCESCO CACUCCI, La Chiesa tra sogno e realtà, EDB, Bologna 2018, p. 53). Impegniamoci dunque nel cercare di “frequentare il futuro”, e di far uscire da questo Sinodo non solo un documento – che generalmente viene letto da pochi e criticato da molti –, ma soprattutto propositi pastorali concreti, in grado di realizzare il compito del Sinodo stesso, ossia quello di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani (dall’omelia di Papa Francesco per l’inizio del Sinodo). Che possiamo trovare Gesù e, con lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell’essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell’impegno storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera (don Tonino Bello).

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Obiettivo Aiutare a riconoscere e indicare, segni di vita nei dinamismi esistenziali del territorio in cui si abita; annunciare e testimoniare la vita piena, quella redenta dall’Amore di Dio, per trasformare le vie accecate dall’egoismo in strade illuminate dall’incontro con Gesù e che portano al bene verso il prossimo.

Temi La destinazione universale dei beni, l’opzione preferenziale per i poveri, il primato della solidarietà, la cura della casa comune, l’ambiente digitale, nuovi stili di vita, la cooperazione, l’autoimprenditorialità e il mondo del lavoro, la salvaguardia del creato, la legalità, la giustizia, la pace, l’economia di comunione (cfr nn. 151-156 del Documento finale del Sinodo).

Metodologia

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La strada, luogo dove si incrocia e scorre la vita, sarà il segno che guida l’esperienza. Ogni giorno della settimana verrà individuata una via del proprio territorio. Sarà nominata a seconda del tema che si intende affrontare. è possibile anche trattare un unico tema e declinarlo in modo differente per i giorni della settimana. Si curi la visibilità del nome della strada. Questo sarà il luogo dell’annuncio: si potranno predisporre manifesti, striscioni; i negozi e gli esercizi ivi ubicati recheranno il logo dell’evento e a tutti coloro che si serviranno del loro servizio consegneranno un biglietto con una frase, o una domanda, o uno slogan che parla del tema del giorno. Questo biglietto rimanderà alla pagina fb della settimana dove ogni giorno si potrà intervenire, interagire. È bene curare molto bene questo ambito per favorire il clima sereno e di scambio. Inoltre il biglietto darà la posizione del Libro che ogni giorno sarà tenuto a disposizione in un ambiente diverso (chiesa, circolo, bar, ecc …). Sul Libro ciascuno potrà scrivere la propria idea, ciò che si propone di fare in merito al tema. Bisognerà specificare


CONSIGLI DIOCESANI sul biglietto che l’idea da scrivere può essere il risultato di dialoghi e scambi avvenuti nella giornata tra più persone. Il Libro sarà realizzato con cura, nella forma estetica e contenutistica … ogni giorno ci sia un brano della Scrittura, meglio del Vangelo. Il risultato è che proveremo a scrivere il Vangelo con la vita. Si curi ogni giorno una striscia di informazione che chiameremo SPOT&GO da pubblicare sulla pagina fb dedicata. E ciascun giovane si impegnerà a pubblicare su instagram una storia inerente al tema giornaliero. La strada scelta di giorno in giorno sarà il luogo di incontri e manifestazioni: giochi di squadra, oratorio di strada, percorsi artistici, mostre fotografiche, mercatini, cenacoli della parola, tavole conviviali, flash mob, maratona lenta, percorsi con la fiamma (dello Spirito), festival di musica, esibizioni di danza, spazio di co-working in cui le imprese del territorio si incontrano e decidono percorsi condivisi. Particolare attenzione si dedichi ai luoghi della povertà e della sofferenza, agli anziani soli. Si potranno allestire delle edicole con immagini e brani scelti, i balconi della strada scelta potranno essere addobbati con fiori. Si potrebbe decidere di organizzare gruppi di persone che si occupino durante la settimana della pulizia e risistemazione di alcuni luoghi in disuso o peggio oggetto di atti vandalici. Si penserà ad artisti di strada, bande/band che animeranno le strade. Dovrà essere un’esplosione di vita. Dibattiti a tema, incontri, potranno essere svolti in luoghi adatti, nelle vicinanze della strada scelta. Così come nella chiesa più vicina si curi l’adorazione o tempi di riflessione durante l’arco della giornata. Sarà bello vedere le strade senza auto parcheggiate, pronte ad aiutare la gente a incontrarsi. Sarà altresì necessario progettare la settimana in sinergia con le istituzioni civili e le diverse associazioni e enti che animano la vita del proprio territorio. Le idee segnalate, le prassi sperimentate, diventeranno processi che la comunità avrà la responsabilità di promuovere in futuro.

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Tempi da sabato 11 a venerdĂŹ 17 maggio 2019: realizzazione di “Annunci di vita pienaâ€?, nei vicariati. sabato 16 marzo 2019: in Cattedrale, celebrazione del Mandato e affidamento alla Vergine Maria Odegitria. sabato 18 maggio 2019: Festa diocesana conclusiva.

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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Relazione del Vicario giudiziale sulle attività del Tribunale per l’anno 2018

Eccellenze Reverendissime, distinte Autorità, cari confratelli, gentili ospiti, compio il gradito incarico di illustrare l’attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese svolta nell’anno 2018. Come sempre, rappresenta il frutto di un impegno corale dei Vicari aggiunti, del Collegio dei Giudici, dei collaboratori e di tutti gli operatori della giustizia canonica. Esprimo innanzitutto un sincero ringraziamento alla Conferenza Episcopale Pugliese per la fiducia accordataci e per l’attenzione a noi riservata, attraverso il costante consiglio e l’attenta vigilanza dell’Arcivescovo Moderatore. Una gratitudine particolare va all’Episcopato pugliese per aver voluto confermare per un altro quinquennio l’intero organigramma del Tribunale. La stima e la considerazione dei nostri Pastori ci onora e ci esorta ad un impegno sempre più proficuo, competente e sollecito.

1. Quadro generale In realtà, la relazione sull’attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese, quest’anno, assume una portata più ampia. Il 31 dicembre scorso, infatti, è terminato il mandato affidato dai vescovi al

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precedente organigramma: il Collegio dei Giudici, i Difensori del Vincolo e i Promotori di giustizia, nonché i Patroni stabili hanno cessato il loro ufficio. Per questo motivo ritengo doveroso, nella presente relazione, ampliare lo sguardo all’intero quinquennio trascorso. Tale periodo è stato caratterizzato da un evento particolarmente importante che ha segnato profondamente il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio. Il Motu proprio Mitis Iudex Dominus Jesus di Papa Francesco, firmato in data 15 agosto 2015, pubblicato l’8 settembre ed entrato in vigore 1’8 dicembre dello stesso anno, ha profondamente riformato l’attività giudiziaria in materia matrimoniale. Peraltro, il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia celebrato nelle due sessioni tenute rispettivamente nell’ottobre del 2014 e del 2015, aveva fortemente auspicato un autorevole intervento in tale ambito. Il Documento pontificio ha, pertanto, inaugurato una fase nuova e molto positiva, rispondendo efficacemente alle attese maturate da diversi anni, anche da parte degli stessi operatori giudiziari. Le linee portanti di tale rinnovamento sono state di carattere pastorale oltre che prettamente giuridico. Emerge, innanzitutto, il nuovo impulso pastorale che il Pontefice ha voluto imprimere alla riforma, attraverso una più piena responsabilità del vescovo diocesano. La relazione tra i pastori delle diocesi e il vicario giudiziale si è resa ancor più concreta e tangibile. Tutti gli operatori del Tribunale si sentono parte attiva di una pastorale familiare d’insieme che vede coinvolti gli uffici e i consultori diocesani, in una sinergia sempre più proficua. In tal modo, è stata rimarcata l’esigenza di conformare sempre più intensamente la legislazione canonica alla salvezza delle anime che è norma di sistema di tutta la vita della Chiesa e norma di chiusura del testo codiciale vigente (cfr can. 1752 CIC). Tutto ciò, confermando che al centro della vita della Chiesa non può che esserci «la necessità di tutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo» (Proemio del MIDI). L’azione giudiziaria si pone in questa linea, nello sforzo quotidiano e costante di restituire la giusta serenità ai fedeli. Contestualmente all’aspetto pastorale, la riforma pontificia ha inciso efficacemente nella celerità del processo attraverso lo snellimento delle procedure e, in particolare, attraverso l’abolizione


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE dell’obbligatorietà della doppia sentenza conforme. L’appello contro la sentenza di primo grado non è più obbligatorio, ma è in facoltà della parte interessata o del difensore del vincolo. Una novità rilevante, riguardo alla celerità processuale, è stata l’introduzione del processo brevior. Dall’entrata in vigore della riforma, in Puglia, sono stati celebrati cinque processi con il rito brevior, conclusi con sentenza affermativa (uno a Taranto, due a Oria, uno a Nardò e uno a Bari). Le relative sentenze sono state consegnate personalmente dal proprio Vescovo ai fedeli interessati, realizzando, in tal modo, una forma concreta di “pastorale giudiziaria”. I criteri per la celebrazione del rito brevior sono rigorosamente definiti ed esigono una valutazione altrettanto rigorosa. Tale forma processuale, espressione diretta del Sinodo straordinario del 2014, è stata in esso concepita come: «processo giudiziale straordinario». Nel Discorso ai partecipanti al Corso promosso dal Tribunale della Rota Romana, tenuto nella Sala Clementina il 25 novembre 2017, il Pontefice ha inteso «precisare definitivamente alcuni aspetti fondamentali dei due Motu proprio, in particolare la figura del Vescovo diocesano come giudice personale ed unico del Processo breviore». Partendo dalla considerazione che «il Vescovo diocesano è Iudex unum et idem cum Vicario iudiciali», onde evitare il rischio di una delega esclusiva di tale munus al tribunale, in linea con la Tradizione e la Dottrina conciliare sull’episcopato, ribadendo quanto espresso nel MIDI, il Papa ha chiarito che il Vescovo diocesano «è giudice personale e unico nel processo brevior». Il Pontefice chiarisce altresì, che l’ammissione al rito brevior esige «come condizione imprescindibile l’assoluta evidenza dei fatti comprovanti la presunta nullità del coniugio». Tale assoluta evidenza appare un’ulteriore cautela rispetto alla manifesta nullità, prescritta nel can. 1683 del MIDI, al fine di evitare un abuso di tale forma processuale. Inoltre, nel Discorso viene chiarito che il Vescovo che ritenesse di non essere in grado di assolvere personalmente all’impegno processuale può avvalersi della collaborazione di un vescovo viciniore o, «nel caso poi che non si ritenesse pronto nel presente ad attuarlo, deve rinviare la causa al processo ordinario».

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È evidente che il Pontefice ha voluto evidenziare ulteriormente la centralità del Vescovo diocesano nell’esercizio del ministero giudiziale e l’eccezionalità del ricorso alla forma del processo brevior. Qualcuno, infatti, si è spinto a vedere, in tale forma processuale, una sorta di “divorzio breve” in ambito ecclesiastico. La citata precisazione del Pontefice ha fugato ogni dubbio in tale direzione. Quanto all’organizzazione concreta del lavoro, secondo le indicazioni della Conferenza Episcopale regionale, sono stati individuati quattro istruttori (mons. Cota per la metropolia di Foggia, mons. Giampetruzzi per quella di Bari, mons. Oliva per quella di Taranto e don Albanese per quella di Lecce), cui il Vicario giudiziale ordinariamente affida la causa in ragione della competenza territoriale, mentre l’assessore è, di norma, il giudice più prossimo alla diocesi interessata. La riforma processuale ha comportato, a livello nazionale, tutta una serie di provvedimenti al fine di adeguare la normativa canonica italiana alle indicazioni del dettato pontificio. Si è così proceduto a dare un nuovo assetto circa le questioni amministrative (Norme circa il regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici italiani in materia di nullità matrimoniale, 7 giugno 2018), si è proposto un nuovo schema di Regolamento (Consiglio Episcopale Permanente della CEI, 14 novembre 2018), si sono stabiliti nuovi parametri di contribuzione economica nel sostegno dell’attività dei Tribunali (Determinazioni, 29 novembre 2018), e si è approvato un nuovo Modello di rendiconto economico (Presidenza della CEI, 18 dicembre 2018). Il nostro Tribunale si è pienamente inserito in questa felice fase di transizione e di accoglienza delle nuove norme, sperimentando fin da subito i frutti positivi del rinnovamento processuale voluto dal Santo Padre. La Conferenza Episcopale Pugliese, con Nota del 7 dicembre 2015, avvalendosi delle facoltà previste dal diritto, ha ritenuto di confermare al Tribunale Ecclesiastico Regionale la responsabilità di curare i processi canonici in materia matrimoniale. La nostra struttura, sostenuta dall’unanime consenso dei vescovi, dal contributo di collaboratori competenti e numerosi, forte anche dell’esperienza maturata fin dal 1939 (anno di costituzione), ha affrontato con serenità le varie fasi del cambiamento in atto, con risultati soddisfacenti. Si è molto lavorato, in questi cinque anni, sulla certezza dei tempi processuali assegnando limiti ben definiti non solo per le varie fasi


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE processuali, ma anche per gli atti relativi (perizie, difese di avvocati, interventi dei difensori del vincolo, sentenze). Tutto è stato improntato a un servizio sempre più sollecito e competente a favore dei numerosi fedeli che si rivolgono al Tribunale regionale. In questa linea, in ossequio alle indicazioni di prossimità fornite dalla riforma, attraverso un maggior numero di rogatorie e di trasferte, si è agevolato l’ascolto di fedeli anziani, malati o in altre difficoltà in luoghi viciniori alle rispettive residenze. Una debita attenzione, in linea con il passato, è stata riservata alle persone in difficoltà economica alle quali si è sempre prontamente risposto, anche con la collaborazione dei rispettivi parroci debitamente sollecitati. Infine, merita un cenno, la situazione delle strutture stabili diocesane o interdiocesane previste dalla riforma come propedeutico al percorso giudiziale presso il Tribunale. L’art. 3 delle Regole procedurali del MIDI, infatti, chiede di istituire una struttura di accoglienza e di ascolto ove accogliere e, eventualmente, orientare i fedeli a intraprendere l’iter del processo canonico, qualora ne sussistano le condizioni. Si tratta di una realtà che coniuga diritto e pastorale, ove impegnare persone esperte e competenti. In Puglia la situazione, a questo proposito, appare variegata e le soluzioni intraprese sono di diverso tipo, così come evidenziato da una recente indagine realizzata da don Emanuele Tupputi, giudice del nostro Tribunale. Emergono, infatti, quattro modalità organizzative: 1. La struttura stabile vera e propria è stata creata nell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie. Con decreto arcivescovile dell’11 marzo 2016 è stato istituito un Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati nell’ambito del Tribunale ecclesiastico diocesano, in collaborazione con la pastorale familiare diocesana. 2. In altre diocesi, come ad esempio Taranto, Castellaneta, San Severo, Molfetta, Cerignola e Foggia esiste una sinergia tra i vari uffici diocesani (ufficio famiglia, consultorio, Tribunale ecclesiastico diocesano, Vicario giudiziale) che realizzano tale servizio. 3. Altrove poi, come ad esempio nelle diocesi di Altamura, Lec-

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ce, Brindisi, Manfredonia, Oria, Otranto, Conversano, Andria, Ugento, Nardò, Lucera il riferimento per tale ministero è una singola persona che può essere in prima istanza il Vescovo diocesano il quale poi demanda i fedeli al proprio Vicario giudiziale o a un altro sacerdote competente. 4. L’Arcidiocesi di Bari ordinariamente affida la consulenza direttamente al Tribunale Ecclesiastico Regionale. Al di là delle strutture, i Vescovi di tutte le diocesi si occupano personalmente di accogliere e ascoltare i fedeli in difficoltà e, confrontandosi con il Vicario giudiziale del TERP, li orientano nella direzione opportuna. Al termine del mandato quinquennale, si può evidenziare una risposta positiva alle indicazioni del Legislatore. L’esperienza maturata in questi ultimi anni conferma che le attuali formalità giuridiche consentono ordinariamente di evadere un intero procedimento, con il rito ordinario, in circa otto/nove mesi. Ciò, ovviamente, non vale per quei processi che esigono un impegno più prolungato a causa della complessità della fattispecie proposta e/o della talvolta accesa conflittualità delle parti in causa. Complessivamente, nello scorso quinquennio sono state introdotte 1.143 cause e ne sono state decise 1.247. Le cause pendenti al 31 dicembre 2013 erano 505, mentre al 31 dicembre 2018 sono 346 (nonostante il rilevante incremento delle nuove cause introitate). Contestualmente il Tribunale si è aperto sempre più alla collaborazione e allo scambio con il mondo esterno attraverso un maggiore incontro con le parrocchie, le varie associazioni ecclesiali, così come con il mondo accademico universitario e giudiziario civile. Nello specifico, in tutte le nostre Diocesi si continuano a promuovere incontri di formazione per il clero e per i laici. Sono ormai consolidati gli incontri regionali con gli Uffici di Pastorale familiare e con i Consultori familiari. Gli stessi parroci si mostrano solleciti nell’organizzare nelle proprie parrocchie momenti di studio e di confronto con i giudici del Tribunale sui contenuti della riforma processuale. Segnalo anche diversi convegni organizzati di concerto con le Università degli Studi di Bari, di Taranto, di Lecce e di Foggia, così come quelli organizzati presso i Tribunali civili delle medesime città e del Tribunale di Trani.


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Nel luglio scorso è stata sottoscritta una convenzione tra l’Università degli Studi “A. Moro” di Bari, la Pontificia Università Lateranense e il Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese circa l’istituzione di un master universitario di I livello in Diritto matrimoniale canonico, civile e concordatario, al fine, tra l’altro, di agevolare l’accesso agli studi di diritto canonico presso la Facoltà pontificia da parte degli studenti provenienti dall’Ateneo barese. Alla convenzione, prima del genere, si stava lavorando da qualche anno. Peraltro essa realizza felicemente quanto previsto dagli ultimi orientamenti emanati dalla Congregazione per l’educazione cattolica circa gli studi giuridici, a seguito della recente riforma processuale (Istruzione “Gli studi di diritto canonico alla luce della riforma del processo matrimoniale”, 28 aprile 2018). La Congregazione, infatti, ha puntualizzato in modo autorevole quanto definito dal codice circa i titoli che abilitano all’esercizio del ministero di giustizia presso i Tribunali ecclesiastici, fugando dubbi o “licenze” che si andavano diffondendo, a scapito della competenza degli operatori. Tra l’altro, l’Istruzione ha ben chiarito la differenza tra il servizio di consulenza pastorale ai fedeli e il compito di amministrare la giustizia nei diversi uffici (giudice, avvocato, difensore del vincolo), ribadendo, in questo caso, la necessità dei titoli accademici necessari. Stanno sorgendo diverse “scuole” che propongono titoli abilitanti al servizio presso i Tribunali, che, anche alla luce della citata Istruzione, in realtà hanno un valore circoscritto a un ambito eminentemente pastorale. Quanto al master citato, si sono raccolte già diverse iscrizioni e, nel prossimo mese di marzo, inizieranno i corsi che saranno tenuti da docenti provenienti dai tre Enti firmatari. Il merito di questa iniziativa va al rev. prof. Arroba Conde, già decano della Facoltà di Utroque iure della Pontificia Università Lateranense, e ai Proff. Gaetano Dammacco e Carmela Ventrella, Ordinari del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi “A. Moro” di Bari (avvocati iscritti all’Albo del nostro Tribunale). Prosegue e si amplia il confronto con studenti universitari e liceali che ormai abitualmente frequentano la sede del Tribunale. I progetti di alternanza scuola/lavoro stanno coinvolgendo sempre più attivamente il Tribunale ecclesiastico.

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L’Ufficio per i problemi giuridici della CEI, sotto la Presidenza di S.E. Mons. Pisanello, continua a promuovere incontri per affrontare con i Vicari giudiziali problemi concreti circa l’organizzazione e la gestione amministrativa dei Tribunali. In quella sede si stanno elaborando anche linee nazionali circa l’applicazione del nuovo Regolamento europeo relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali (privacy), del 27 aprile 2016, entrato in vigore recentemente. Il nostro Tribunale è stato coinvolto, in un tavolo di lavoro specifico, in rappresentanza dei Tribunali ecclesiastici italiani.

2. Attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese

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In linea con quanto affermato lo scorso anno, ribadisco che la riforma pontificia ha ampiamente soddisfatto le attese circa una giustizia più celere ed efficace, attraverso un sensibile snellimento delle procedure. I tempi processuali si sono notevolmente ridotti e, come accennato, un processo celebrato con rito ordinario, nelle condizioni migliori, viene evaso in meno di un anno. Il numero delle cause introdotte (210), inferiore rispetto allo scorso anno (261), è dovuto soprattutto al fatto che nell’ultimo quadrimestre, dei tre patroni stabili, è stato operativo uno solo, in quanto una ha lasciato il servizio, l’altra era in maternità. Ciò spiega anche la lieve flessione circa le cause decise: 252 rispetto alle 264 dell’anno precedente. Per l’anno in corso, comunque, la Conferenza Episcopale regionale ha deciso l’immissione in organico del terzo patrono stabile. La vita del Tribunale, nell’anno appena trascorso, si è svolta in un clima di grande serenità e collaborazione da parte di tutti gli operatori. L’impegno unanime e fattivo per rispondere al meglio alle attese dei Pastori e dei fedeli che si sono avvicinati al ministero di giustizia del nostro Tribunale è stato tangibile. Complessivamente, si può affermare che talune diffidenze e incomprensioni, che per anni hanno accompagnato la vita dei Tribunali, quali ad esempio l’eccessiva lunghezza dei processi e la questione degli oneri economici esagerati, continuano ed essere ridimensionate. Ciò anche grazie all’intervento di parroci, sacerdoti e operato-


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE ri pastorali che informano puntualmente e incoraggiano i fedeli a verificare la propria situazione matrimoniale presso il Tribunale ecclesiastico. Il rapporto con i sacerdoti è davvero fondamentale ed esprime al meglio la natura pastorale del servizio giudiziale, che sempre più assume la forma di un servizio “in uscita”. Organico. L’organico del Tribunale è composto di ventisei giudici (di cui un laico); di essi, cinque sono impegnati a tempo pieno. Mons. Giuseppe Favale, Vescovo di Conversano-Monopoli, ha offerto la disponibilità di don Giangiuseppe Luisi a prestare servizio come nuovo giudice. Ancora un giovane sacerdote che arricchisce il collegio dei giudici. Ciò dà speranza in un futuro sempre più ricco di energie per questo peculiare servizio ecclesiale. Continuiamo a guardare con attenzione anche ad altri confratelli che hanno completato o stanno completando il ciclo di studi e che, in futuro, potrebbero affiancarci nel nostro lavoro. La formazione permanente è ormai una consuetudine consolidata del collegio giudiziale. Essa si realizza attraverso la partecipazione a corsi e convegni organizzati dalle Facoltà romane e dalle Associazioni canonistiche italiane. Lo scorso anno, il 2 febbraio, Mons. Nicola Dileo ha vissuto il suo pio transito al Padre. Lo ricordiamo tutti con sincero affetto, stima e gratitudine al Signore che ha voluto donarci una tanto cara persona. Difensori del Vincolo. Il Collegio dei Difensori del Vincolo è ora composto di otto collaboratori. Il Difensore del Vincolo titolare, don Domenico Giacovelli, ha impresso al Collegio uno spirito di coesione e di disponibilità, che consente a tutti di assolvere al meglio tale delicato ministero. Purtroppo, però, a causa dei suoi numerosi impegni ha dovuto lasciare il suo servizio in tale veste, riprendendo l’ufficio di giudice che già aveva ricoperto nel passato. In sua sostituzione la Conferenza Episcopale Pugliese, con il nulla osta di S.E. Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ha nominato titolare dell’Ufficio don Ignazio Pansini, già sostituto. A lui il nostro cordiale buon lavoro. Il Collegio è

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stato arricchito anche dalla presenza della dott.ssa Concetta Farinato, già Patrono stabile del nostro Tribunale. Anche a lei gli auguri di buon lavoro. Il 6 aprile scorso, il dott. Giuseppe Albanese è inaspettatamente deceduto. Con sincera gratitudine ricordiamo la sua persona umile e discreta e il suo lungo, prezioso e competente servizio in questo delicato ufficio.

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Avvocati. Per quanto riguarda gli avvocati iscritti all’Albo, evidenzio una lodevole fedeltà all’impegno assunto, al fine di collaborare con il Tribunale nell’accertamento della verità. Seppur con qualche sacrificio, ognuno di loro si attiene alle tabelle remunerative stabilite dalla CEI. In linea con la prassi degli altri Tribunali, si ammettono all’albo esclusivamente avvocati che hanno conseguito il dottorato in Diritto canonico. Le nomine sono ad quinquennium, in conformità con gli altri uffici ecclesiastici. I tre Patroni stabili operanti presso il Tribunale profondono con competenza e dedizione il loro impegno sia nell’ascolto dei fedeli sia nel patrocinio delle cause loro affidate. Nel corso dell’anno hanno introdotto 77 nuovi libelli. In realtà, come accennato, nell’ultimo quadrimestre, il servizio è stato reso da un solo avvocato. Infatti, la dott.ssa Farinato ha lasciato l’incarico, avendo maturato i requisiti per la pensione. A lei il nostro sincero grazie per il lungo servizio assicurato. L’avv. Angelillo, invece, ha vissuto la felice esperienza della maternità: la piccola Claudia ha portato gioia e benedizione in seno alla famiglia sua e dell’intero Tribunale. Come accennato, la Conferenza Episcopale regionale, durante l’ultima sessione plenaria, ha nominato nuovo Patrono stabile la dott.ssa Valentina Bovio, già difensore del vincolo sostituto. Anche a lei formuliamo i migliori auguri di buon lavoro. Personale. Il personale laico, composto di tredici unità, offre il proprio servizio con dedizione e spirito ecclesiale. La collaborazione tra gli addetti ai vari servizi è sempre sollecito e positivo. Mi piace sottolineare che anche il personale dipendente cura la propria formazione culturale e professionale.


TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE Economia. Quanto alla gestione economica, nel 2018 si è avuto un avanzo di bilancio di ventiduemila euro che saranno restituiti alla CEI. Come sempre, si è fatto fronte alle esigenze d’indigenza rappresentate da fedeli impossibilitati a sostenere le spese sia attraverso la concessione del gratuito patrocinio (16 casi) sia attraverso l’esonero totale (17) delle spese processuali. A tal fine, si sono utilizzati criteri rigorosi e oggettivi (certificato ISEE e lettera del parroco), così come previsto dalla vigente normativa. La recente normativa emanata dalla CEI ha nuovamente disciplinato l’istituto del gratuito o semi-gratuito patrocinio, l’esonero totale o parziale dalle spese processuali, la possibilità di avvalersi gratuitamente della figura del Patrono stabile (anche se il ricorso a tale figura non è strettamente legato a questioni economiche). Le indicazioni della CEI hanno anche disciplinato la misura minima e massima del compenso dovuto dalle parti ai patroni di fiducia, onde impedire eventuali arbitri o emolumenti stridenti con lo spirito di servizio che deve contraddistinguere tale ministero. Tutto ciò, se già realizza nei fatti l’auspicio pontificio, continua a garantire un minimo di contribuzione da parte dei fedeli per il sostentamento del Tribunale ecclesiastico, istituzione complessa e articolata, che attinge le sue risorse finanziarie, in massima parte, dal gettito annuale dell’otto per mille riconosciuto dallo Stato italiano alla Chiesa cattolica. È il caso di evidenziare che, mediamente, lo scorso anno, ogni causa è costata al Tribunale 3.330 euro. Lo scorso anno è stato sottoscritto l’aggiornamento del contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti del nostro Tribunale. Pertanto, sono stati aggiornati gli stipendi e sono stati riconosciuti gli arretrati maturati nel tempo, attingendo alle risorse finanziarie disponibili. Una buona accoglienza, infine, continua ad avere, in Puglia, l’iniziativa di coinvolgere nelle spese necessarie per i singoli processi le parrocchie delle parti indigenti. Su diciassette richieste avanzate lo scorso anno, a parte motivate giustificazioni di impossibilità a contribuire, abbiamo avuto cinque risposte positive, per un contributo totale di 2.275 euro. In tal modo, i parroci e le comunità

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parrocchiali sono sensibilizzati in questa forma di autentica carità pastorale.

3. Conclusione Molto, dunque, è stato fatto nello scorso quinquennio, soprattutto in riferimento alla piena attuazione della riforma processuale voluta da Papa Francesco. Nel breve arco di tre anni dalla sua entrata in vigore, l’intero sistema è stato rinnovato e adeguato ai tempi e alle sollecitudini del Supremo Legislatore per tutelare quella salus animarum che è principio e fine di ogni agire ecclesiale. Il Tribunale ecclesiastico, attraverso l’impegno fattivo e discreto di tutti i suoi ministri, ha cercato di corrispondere alle attese dei Pastori e dei fedeli per realizzare al meglio l’auspicio espresso solennemente dal Papa: «Ho deciso di dare con questo Motu proprio disposizioni con le quali si favorisca non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a motivo della ritardata definizione del giudizio, il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio» (Proemio del Mitis Iudex Dominus Iesus). sac. Pasquale Larocca Vicario giudiziale del TERP

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SEMINARIO ARCIVESCOVILE La Giornata del Seminario

E se chiamasse proprio te? (10 febbraio 2019)

Ero un ragazzino di 11 anni, quando una domenica di autunno il mio parroco don Oronzo Valerio, durante la celebrazione eucaristica, domandò: Che cos’è il seminario? Chi vuole conoscerlo? È iniziata così la mia personale avventura, con quelle due domande, forse lanciate per caso in quell’assemblea domenicale, ma sicuramente sono state le domande che hanno acceso una scintilla nel mio cuore, hanno fatto iniziare qualcosa che avrebbe cambiato la mia esistenza. E così per alcuni anni ho frequentato il Pre-seminario, poi i ragazzi Emmaus, maturando la decisione di entrare a far parte della Comunità del Seminario minore di Bari in IV ginnasio e divenendo sacerdote nel 2010 dopo aver compiuto gli studi teologici presso il Seminario Regionale di Molfetta. A pensarci bene, posso affermare con sicurezza che quelle due domande non sono state frutto di una fatalità, ma erano state volute e preparate da Dio che, imprevedibile nei suoi piani misteriosi, fa in modo che questi si concretizzino attraverso la mediazione di uomini che Egli pone sul cammino di ciascuno. Come è avvenuto nella mia vita, tante potrebbero essere le testimonianze di sacerdoti o consacrati che hanno iniziato a interrogarsi

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sulla propria vocazione grazie a delle domande rivolte da alcune persone incontrate sul proprio cammino; alle volte proprio questi testimoni sono stati domanda incarnata per la propria esistenza, penso alle tante generazioni di sacerdoti, suore, religiosi, catechisti, operatori pastorali che hanno affascinato per la loro passione e credibilità verso Cristo e verso la sua Chiesa. Un detto ebraico racconta che in principio Dio creò il punto di domanda e lo depose nel cuore dell’uomo; la stessa esperienza dei primi discepoli nel Vangelo di Giovanni inizia con una domanda che Gesù rivolge: Che cercate? Per questo la 79a giornata del Seminario (10 febbraio 2019) ha posto come titolo una domanda, una di quelle domande che ti toglie il fiato, che ti invita a riflettere e a interrogarti: E se chiamasse proprio te? Abbiamo immaginato questa domanda sulla bocca di una comunità parrocchiale che nei suoi membri si pone accanto ai ragazzi e ai giovani e li invita ad aprire il cuore alla scoperta della loro vocazione, li sollecita a conformare la propria vita al vangelo in un preciso progetto di vita. Oggi quanto mai è attuale quello che i vescovi scrivevano nel 1997 nel documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”: «Bisogna vocazionalizzare tutta la pastorale, o fare in modo che ogni espressione della pastorale manifesti in modo chiaro e inequivocabile un progetto o un dono di Dio fatto alla persona, e stimoli nella stessa una volontà di risposta e di coinvolgimento personale. O la pastorale cristiana conduce a questo confronto con Dio, con tutto ciò che esso implica in termini di tensione, di lotta, a volte di fuga o di rifiuto, ma anche di pace e gioia legate all’accoglienza del dono, o non merita questo nome» (n. 26). Il nostro arcivescovo, che nel cammino pastorale di quest’anno ci sta facendo riflettere sul libro degli Atti degli apostoli, sottolinea nel messaggio per la Giornata del Seminario come la comunità primitiva descritta da Luca viva una dimensione fortemente vocazionale, in particolare al momento della sostituzione di Giuda e dell’elezione dell’apostolo Mattia. Mattia viene indicato come apostolo da una comunità che vive alla luce della Risurrezione, prega, fa’ discernimento insieme a Pietro e si affida alla volontà di Dio (At 1, 21-26). È una comunità che, assidua nell’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, nell’unione fraterna, nella frazione del pane, nella pre-


SEMINARIO ARCIVESCOVILE ghiera e nella condivisione dei beni materiali, si è resa disponibile come terreno di incontro tra Dio che chiama e l’uomo (in questo caso Mattia) che risponde. «Ogni vocazione cristiana viene da Dio, ma giunge alla Chiesa e passa sempre attraverso la sua mediazione. La Chiesa, che per nativa costituzione è vocazione, è al tempo stesso generatrice ed educatrice di vocazioni; di conseguenza la pastorale vocazionale ha come soggetto attivo, come protagonista la comunità ecclesiale» (Nuove vocazioni per una nuova Europa, 25). La Giornata del Seminario che si celebra ogni anno ricorda ad ogni comunità la responsabilità nella cura dell’annuncio vocazionale e la premura della preghiera e dell’affetto verso il luogo che è il segno all’interno della nostra Chiesa locale dell’attenzione e del servizio al discernimento vocazionale: il Seminario minore. Attualmente ci sono 6 ragazzi di scuola superiore che fanno esperienza di un cammino formativo che li aiuta a sviluppare in modo armonico le diverse componenti della personalità, li invita a crescere nella libertà e nella responsabilità conoscendo in profondità Gesù e il suo Vangelo, irrobustendo in loro il desiderio e l’impegno di farsi discepoli, servi, missionari, uomini del dono di sé. Avvertire tangibilmente la premura della preghiera e dell’affetto dell’intera Comunità diocesana, di cui la colletta per il sostentamento del Seminario è piccolo ma provvidenziale segno per la sua vita ordinaria, è ogni anno, anche per i ragazzi, un’esperienza di Chiesa all’interno della quale unicamente trova senso e orizzonte il nostro lavoro e la loro formazione. sac. Pierpaolo Fortunato Rettore del Seminario

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AZIONE CATTOLICA ITALIANA “Fare nuove tutte le cose Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale”

Un anno di …AC

Fare il bilancio di un anno di attività non è impresa facile, non solo perché occorre evitare il rischio di limitarsi a snocciolare “quanto” si è fatto (i numeri servono fino ad un certo punto), ma perché è difficile esprimersi sulla “qualità” di ciò che si è fatto, visto che è in ballo la vita di fede delle persone. Ciononostante, ritengo utile lo sforzo di “raccontare” il percorso realizzato in questo anno pastorale che, come da statuto associativo nazionale, coincide con il secondo anno del triennio di riferimento (2017-2020): sia per condividere con tutta la comunità diocesana il cammino di fede, sia per provare a discernere a livello associativo le opportunità e le criticità che il nostro tempo offre. Senza contraddire quanto sopra detto e senza indulgere troppo verso considerazioni di carattere meramente quantitativo, vale la pena ricordare che l’Azione Cattolica diocesana conferma i numeri degli ultimi anni, cosa nient’affatto scontata in un tempo caratterizzato, ahimè, da “mezze appartenenze” e “identità liquide”. Infatti, l’associazione conta più di 5.400 soci, presenti in 56 parrocchie della nostra diocesi; la parte più consistente dei soci appartiene alla ACR (6-14 anni) che ne conta quasi 2800, mentre la restante metà è divisa tra gli Adulti (1300) e i Giovani (570) con i Giovanissimi (780). Probabilmente siamo l’associazione diocesana più numerosa e la cosa ci riempie di gioia, ma

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non c’è dubbio che se si considera il numero delle parrocchie della diocesi e se si guarda più in dettaglio la distribuzione degli associati, facendo particolare attenzione soprattutto ai giovanissimi e giovani, salta agli occhi un dato che ci deve far pensare: solo in 38 parrocchie c’è un gruppo giovanissimi e solo in 34 di esse c’è un gruppo giovani, rispetto alle 56 in cui è presente l’AC. Certamente questo non significa che in tutte le altre non esistano cammini specifici per giovani e giovanissimi, ma probabilmente il dato dice anche che nell’immediato futuro occorrerà prestare particolare attenzione a questi settori, dando concretezza sia alle indicazioni del Sinodo dedicato ai giovani e celebrato lo scorso ottobre, sia alle indicazioni di Padre Arcivescovo nelle sue ultime tracce pastorali. In questo secondo anno del triennio di riferimento, come da indicazione della Presidenza nazionale e in sintonia con il nostro documento assembleare, abbiamo provato a coniugare il nostro carisma associativo con l’esigenza di rilanciare un tratto essenziale della nostra associazione per riscoprirne il potenziale generativo: la popolarità, cioè la capacità di essere autenticamente “inclusivi”, per tutti e con tutti. Siamo una associazione di laici che, come recita lo statuto, «si impegnano liberamente… in diretta collaborazione con la Gerarchia, per la realizzazione del fine apostolico della Chiesa». Per questo, da una parte la vocazione battesimale con il suo “triplice munus”, dall’altro l’intrinseca vocazione ecclesiale, caratterizzano il nostro essere laici di AC: donne e uomini, ragazze, ragazzi e giovani, bambine e bambini che insieme scoprono la bellezza della propria vocazione battesimale nel mondo, vivendo l’appartenenza alla diocesi e alla parrocchia come condizione imprescindibile. Si tratta di un impegno forte che ci chiama ad investire ogni nostra energia nel compito di contribuire a formare “coscienze laicali” all’altezza delle sfide del nostro tempo, programmando alcune occasioni formative per tutti i soci ed altre calibrate su specifiche esigenze. Per tutti, infatti, è stata pensata la Scuola Unitaria che abbiamo svolto il 16 e il 18 ottobre 2018 presso il Liceo Amaldi di Bitetto, accolti dalla Dirigente Scolastica dott.ssa Rossiello. Nella prima data è stato padre Arcivescovo ad aiutarci a leggere il tema della popolarità della AC in riferimento a quello della “pietà popolare”; nella seconda è intervenuto il dott. Paolo Rametta, del Centro Studi


AZIONE CATTOLICA ITALIANA Nazionale di AC, per fornirci coordinate e riferimenti nella costruzione di “alleanze” efficaci sul territorio per il bene comune. Più articolata e specifica, invece, la proposta della Scuola diocesana di Formazione che, come ogni anno, vede non solo gli educatori e gli animatori dei gruppi parrocchiali, ma anche i laici desiderosi di formazione permanente impegnarsi in 4 domeniche: per conoscere meglio il “Progetto Formativo” di AC; per familiarizzare con gli strumenti e i diversi sussidi associativi; per approfondire un testo del magistero; per scoprire che il servizio educativo in favore di qualcuno richiede anzitutto di alimentare la “propria” vocazione battesimale ed ecclesiale. Frutto del discernimento svolto in consiglio e con i presidenti parrocchiali, il percorso formativo di quest’anno si è arricchito di una ulteriore articolazione dedicata ad approfondire un tema importante, per una associazione che ha a cuore la dimensione educativa: la “relazione educativa”. Infatti, nel servizio educativo, la sola conoscenza di strumenti e sussidi associativi non è sufficiente se non si offre all’educatore la possibilità di riflettere e comprendere ciò che sta a monte di ogni azione educativa: la “relazione educativa”, cioè la capacità e la modalità con cui accogliere e servire la vita delle persone (soprattutto ragazze e ragazzi, giovani e giovanissimi) che ci sono affidate. La Scuola si è svolta nel pomeriggio di 4 domeniche: 2 dicembre, 13 gennaio, 17 febbraio e 31 marzo. Per il primo appuntamento siamo stati ospiti di don Massimo Ghionzoli presso la parrocchia San Giovanni Bosco, al quartiere San Paolo di Bari; nelle altre date, siamo stati ospiti del Liceo Salvemini di Bari, accolti dalla dott.ssa Tina Gesmundo. Una buona formazione cristiana non può fare a meno di offrire occasioni per incontrare Gesù e mettersi in ascolto della sua Parola: questo il cuore della proposta dei “Week-end di spiritualità” in forma residenziale per adulti, giovani, giovanissimi e ragazzi di terza media. Da qualche anno, ormai, registriamo una buona risposta dalla base, sebbene non da parte di tutte le associazioni parrocchiali: quasi 30 adulti si sono ritrovati dal 20 al 22 marzo; 40 giovani dal 5 al 7 aprile; 15 giovanissimi dal 6 al 7 aprile; 54 ragazzi di terza

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media il 16 e 17 marzo. In un clima di preghiera e di silenzio adeguato alle età dei partecipanti, nella casa di spiritualità dell’Oasi Santa Maria in Cassano, con la guida di diversi sacerdoti, a tutti è stata offerta la possibilità di vivere una esperienza di ascolto della Parola e di amicizia con Gesù. A questi essenziali momenti di formazione hanno fatto da corollario altri eventi a cura dei settori diocesani Adulti, Giovani e ACR: – “Back to school”, a cura del Movimento Studenti di AC, il 1 ottobre per inaugurare il nuovo anno scolastico con i giovanissimi; – il “Ciao degli Educatori”, il 14 ottobre a cura dell’ACR; – l’inaugurazione del cammino degli Adulti, il 27 ottobre presso la parrocchia Immacolata in Modugno; – l’inaugurazione del cammino giovani e giovanissimi, il 31 ottobre presso il Liceo Scientifico Amaldi in Bitetto; – il campo invernale a Roma, a cura del settore Giovani, dal 28 al 30 dicembre; – l’incontro dedicato agli adulti di età compresa fra i 30 e i 45 anni, il 19 gennaio presso l’Accademia del Cinema dei Ragazzi in Enziteto (BA), con la consegna a don Giovanni Lepore di 4 alberelli di ulivo per la parrocchia della Natività di Nostro Signore; – la Festa della pace ACR, il 27 gennaio presso il Palazzetto dello Sport in Gioia del Colle; – la lectio quaresimale, a cura del settore Adulti, il 9 marzo presso la Cappella Maggiore del Seminario; – il meeting della pace dei Giovani, il 22 febbraio presso la Biblioteca comunale in Adelfia; – la “Festa degli Incontri”, il 26 maggio a Quasano, a cura dell’ACR. Da ultimo, ma non ultima per importanza, vale la pena ricordare il progetto “5 pani & 2 pesci” con cui il settore Giovani ha promosso con vari gruppi parrocchiali, in diverse date, una bella e forte esperienza di prossimità e servizio presso la comunità terapeutica “Lorusso Cipparoli” di Bari. Tutte occasioni non solo per stimolare percorsi di preparazione nei gruppi parrocchiali, ma anche per dare visibilità sul territorio e promuovere una esperienza di fede e di Chiesa che, ne siamo convinti, resta significativa anche per il nostro tempo, nonostante si tratti di una esperienza che, quest’anno, ha celebrato i suoi 150 anni. Certo, Mario Fani e Giovanni Acquaderni non immaginavano affatto che la


AZIONE CATTOLICA ITALIANA loro “Società della Gioventù Cattolica” avrebbe fatto così tanta strada da quel lontano 1868, anno in cui venne riconosciuta da Pio IX; né che, insieme a tappe importanti nella storia del nostro paese e della Chiesa, avrebbe subito il contraccolpo di una cultura sempre più secolare e indifferente al dato cristiano. Eppure, proprio questa sua lunga e altalenante storia ci incoraggia a tener fisso lo sguardo sull’essenziale e a non temere di mettere in discussione strutture e metodologie che, occorre ribadirlo, per quanto importanti e decisive non devono mai precedere e prescindere dalla vita concreta delle persone. Antonio Colagrande Presidente diocesano di AC

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PUBBLICAZIONI Giovanni De Robertis

Il Dio pellegrino

Prefazione di Francesco Cacucci a Il Dio pellegrino. Appunti spirituali per una città dove nessuno è straniero a cura di Lucio D’Abbicco Grecale edizioni, Bari 2019 Indice: Prefazione di mons. Francesco Cacucci Nota del curatore Introduzione di don Gianni De Robertis «Fa di me un pellegrino» Il vocabolario di un parroco: 1. Amore (tra uomo e donna) – 2. Avvento – 3. Bambini – 4. Basilica: maggiore o minore? – 5. Casa –famiglia – 6. Chiesa – 7. Croce e risurrezione – 8. Dio (il volto di) – 9. Domenica – 10. Eucaristia/Messa- 11. Franco Ricci (don) – 12. Giovani – 13. Incontro (Françoise) – 14. Matrimonio e famiglia – 15. Migranti – 16. Morte e sofferenza – 17. Natale – 18. Parrocchia – 19. Pasqua – 20. Paura – 21. Pedofilia – 22. Pentecoste – 23. Politica – 24. Povertà – 25. Religione – 26. Speranza – 27. Vocazione – 28. Volontariato Congedo Postfazione Indice dei nomi Indice delle citazioni bibliche

Il Dio pellegrino è il titolo della presente pubblicazione di scritti di don Gianni De Robertis, curata da Lucio D’Abbicco. E Gesù lo è stato in Maria, alla ricerca, con lo sposo Giuseppe, di un luogo dove partorirlo, «perché non c’era posto per loro nell’alloggio» (Lc 2,7).

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Lo è stato nella fuga in Egitto, per sfuggire a una persecuzione, «a chi cercava il bambino per ucciderlo» (Mt 2, 13)… Sembrano storie di oggi … Lo è stato a dodici anni a Gerusalemme, quando, in viaggio con Maria e Giuseppe, si è fatto pellegrino di sapienza tra i dottori del tempio: «li ascoltava e li interrogava» (Lc 2, 46). E poi è stato pellegrino per le strade della Palestina: «e passava insegnando per città e villaggi» (Lc 13, 22)… fino alla croce, nel pellegrinaggio al Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23, 46). Gesù, Dio pellegrino per amore, uscito dal seno del Padre (cfr Gv 16, 28) per cercarci nelle nostre strade: «Adamo dove sei?» (Gn 3, 9). Non è un ‘dove sei?’ inquisitorio, ma un ‘dove sei?’ dell’amore, come bene è spiegato nell’Introduzione di questo volume attraverso le parole di Martin Buber: «In ogni tempo Dio interpella ogni uomo. ‘Dove sei nel tuo mondo? Dei giorni e degli anni a te assegnati, ne sono già trascorsi molti: nel frattempo tu fin dove sei arrivato nel tuo mondo?’». Invertendo, per così dire, i ruoli degli sposi del Cantico, lo Sposo si fa sposa e cerca lo sposo; si fa sposa, anima, umanità, chiesa, per ritrovare la strada: «farò il giro della città per le strade e per le piazze, voglio cercare l’amore dell’anima mia» (Ct 3, 2). Si fa sposa per fare il cammino insieme, per cercare in noi quell’immagine di Dio perduta nelle strade del mondo, fino a ritrovarla. Come i magi che, «vedendo nuovamente la stella, provarono una grande gioia» (Mt 2, 10). Come Ungaretti che, poeta ‘girovago’, in una sosta ritrova casa e scrive: «Sorpresa / dopo tanto / di un amore / Credevo di averlo sparpagliato / per il mondo / (Casa mia, in L’allegria, 1914-1919). Sono grato a don Gianni per queste sue meditazioni che sono conversazioni, approfondimenti, dialoghi con la gente, anche quando si tratta di omelie e di catechesi, o di interventi a incontri o convegni, e che il curatore ha disposto in ordine alfabetico, quasi un ‘vocabolario dell’amore’. Sono riflessioni tenute in tante diverse occasioni nel corso dello svolgimento del suo ministero pastorale nella parrocchia di San Marcello in Bari, che ora, pubblicate, possono aiutare tanti (lo spero) nel quotidiano pellegrinaggio terreno. Gli sono grato ancor più perché non leggiamo qui delle elaborazioni dottrinali, delle erudite considerazioni esegetiche, ma la passione di un prete per un popolo, quello della parrocchia, che è essa pure ‘pellegrina’ già nel suo nome: il greco paroikìa, lo sappiamo, signifi-


PUBBLICAZIONI ca ‘dimora in terra straniera’. E se è pellegrina e straniera la parrocchia, in essa «nessuno è straniero». Sono certo che a fare il direttore nazionale della Fondazione Migrantes don Gianni sia stato chiamato non dalla Conferenza Episcopale Italiana o dalla fama delle sue particolari capacità organizzative, ma questa sua profonda convinzione circa il fatto che siamo pellegrini, ‘migranti’, tutti. E non si tratta solo di una convinzione ‘teorica’, ma di vita vissuta, come nell’accoglienza prestata a una ‘pellegrina’ francese, Françoise, di passaggio nel suo «andare a piedi a Gerusalemme», che è stata ospite tre giorni in parrocchia, e don Gianni ricorda il Vangelo: «ero forestiero e mi avete ospitato» (Mt 2, 35). Don Gianni parte sempre dalla Parola, una Parola studiata, meditata, amata e proposta come introduzione al mistero di Cristo, ai misteri liturgici e sacramentali prima di tutto (e questo non solo nelle omelie), ma anche alla vita, alla storia in cui Cristo è presente – e in modo privilegiato nei deboli (sono molto belle le parole rivolte ai bambini e sui bambini) e nei poveri (immigrati, barboni, emarginati). Nella riflessione proposta in una catechesi (16 gennaio 2005) in occasione della solenne riapertura della nostra Cattedrale a seguito del restauro, dopo aver riportato uno scritto di don Tonino Bello sul significato del termine ‘basilica’ (‘basilica minore’, intesa come tempio, e ‘basilica maggiore’, intesa come fedeli, cioè le pietre vive e i poveri prima di tutto), conclude ancora invitando all’attenzione «alle tante famiglie che fanno fatica a vivere o ai bambini fermi ai nostri semafori […]. I lavori di restauro non sono finiti. Anzi sono appena all’inizio! E richiedono l’impegno di tutti». Viene fuori dagli scritti di don Gianni una comunità che cerca di conformarsi a quella degli Atti degli Apostoli, in cui insegnamento, comunione, frazione del pane e preghiera (cfr At 2, 42) sono le ‘perseveranze’ che contano e su cui la nostra diocesi sta riflettendo secondo la traccia pastorale di quest’anno (La Chiesa tra realtà e sogno). Questo mettere insieme Parola, liturgia e vita – che nelle parole di don Gianni appare come naturale – risponde peraltro alla scelta del metodo mistagogico tanto caro ai Padri e proposto nella scelta pastorale che la nostra Chiesa ha fatto dopo il sinodo diocesano.

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Anche di questo sono grato a don Gianni: alla sua costante attenzione agli eventi della nostra Chiesa locale, al Congresso Eucaristico Nazionale (maggio 2005), per esempio, e quindi ai martiri di Abitene, e poi alla testimonianza di don Franco Ricci, il nostro sacerdote missionario fidei donum ucciso in Etiopia. Un’ultima considerazione: tanta Parola di Dio, tanta attenzione ai segni liturgici e ai fatti della vita ecclesiale e sociale, ma anche la ‘sapienza’ di tanti testimoni di fede, di umanità e di grazia. Così don Gianni ricorre costantemente alla parola e alla testimonianza dei Padri della Chiesa, dei teologi (cattolici, protestanti, ebrei), dei martiri, ma anche di laici, che spesso riteniamo ‘lontani’, come per esempio Jean-Paul Sartre, e che hanno invece scintille di luce. Perché lo Spirito «soffia dove vuole» (Gv 1, 8) e don Gianni ci invita ad ascoltare «ciò che lo Spirito dice alle chiese» (Ap 3,6). + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

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La memoria del Sacro

La memoria del Sacro Arte, storia e restauro di Maria SS. Annunziata Chiesa Matrice di Modugno di Fernando Russo Presentazione di mons. Francesco Cacucci Introduzione di don Nicola Colatorti Nardini Editore 2018

Indice: Presentazione dell’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci Introduzione di don Nicola Colatori, parroco PREMESSA LA STORIA Intorno all’anno Mille – Tra il Mille (circa) e il 1347 – Tra il 1347 e il 1626 – Abbellimenti, rifacimenti e restauri dal 1636 al 2007 – Cronologia degli interventi LA CHIESA L’esterno – L’interno – Paramenti e suppellettili sacre – Le tele delle Monacelle L’ULTIMA STAGIONE DEI RESTAURI Aspetti metodologici degli interventi di restauro IL RESTAURO DELLA CHIESA Restauri architettonici: Osservazione e descrizione del degrado dei materiali lapidei – Interventi di consolidamento e restauro delle superfici lapidee esterne e del campanile Restauro degli apparati pittorici Restauro del plafond ligneo della navata: Descrizione del degrado – Interventi di restauro Restauro dei dipinti murali nella Cupola della Cappella del Santissimo: Interventi di restauro – Gli affreschi emersi durante i lavori: stato di conservazione

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– Gli affreschi emersi durante i lavori: il restauro Restauro dei dipinti su tela nella Cappella del Santissimo: Descrizione del degrado: le tele – Interventi di restauro sulle tele – Descrizione del degrado: le cornici – Interventi di restauro sulle cornici Restauro della cantoria nella Cappella del Santissimo Sacramento Restituzione dell’unità di lettura cromatica della navata CONCLUSIONI NOTE

Presentazione

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Ecclesia semper reformanda, recita l’antico adagio, richiamando il cammino del popolo di Dio nella storia, dove la fede si incultura. Con uno sguardo panoramico possiamo osservare nello scorrere del tempo il felice connubio tra fede e cultura: quando il cristiano respira i segni dei tempi la sua creatività prende forma, diventa arte, si incide nella pietra, dà colore alle pareti. Questo lo affermiamo in senso ampio per tutte le espressioni artistiche, dalla pittura alla scultura, all’architettura, ma anche per la musica, il canto, i vasi sacri, i paramenti liturgici. Gli artisti e le maestranze, ispirati dalla fede, hanno permesso che la Parola rivelata si rendesse immagine e armonia, così da essere contemplata. Nel nostro contesto l’attenzione si concentra sulla chiesa-tempio. Negli ultimi tempi l’arcidiocesi di Bari-Bitonto ha visto restituite all’originaria bellezza alcune opere che hanno risvegliato uno stupore sopito. L’esempio più luminoso è quello della Cattedrale che è tornata a vivere nel suo originario stile romanico semplice e solenne. Scrivevo: «Il velo di fuliggine e polvere, che anneriva le pareti, pian piano lasciava il posto al candore della pietra. Particolari che prima passavano inosservati, ora catturano il mio sguardo». Ma abbiamo visto anche altre opere. Un’attenzione merita la chiesa di Maria SS. Annunziata di Modugno. La sua forma iniziale, che costituiva l’antico edificio, risale ai secoli XI-XII. I successivi lavori di ampliamento e adattamento si sono prolungati sino al 1626, data della definitiva consacrazione. L’accostamento di più stili richiama le diverse epoche che hanno


PUBBLICAZIONI visto l’accrescersi e il trasformarsi delle sue strutture architettoniche: dal periodo tardo-romanico a quello rinascimentale e barocco. Alle forme strutturali si unisce l’arte figurativa: di stile rinascimentale è la tavola dell’Annunciazione (1472) di Bartolomeo Vivarini; ma è la pittura barocca ad essere predominante con gli artisti più rappresentativi dell’arte meridionale: Carlo Rosa, Nicola Gliri, Vito Antonio De Filippis, Nicola Porta e il modugnese Domenico Scura, autore del grande soffitto ligneo. Oggi la bellezza ritrovata dà senso alle celebrazioni riportandoci alla Bellezza Eterna, e nella liturgia si raggiunge l’espressione più alta in cui Chiesa-comunità e Chiesa-tempio si identificano. Auguro a chi entra in questa splendida chiesa, affascinato dalla bellezza e dall’arte, di poter giungere a pregare e ad adorare; e a chi vi entra per pregare e per adorare, che possa essere aiutato in questo dalla bellezza e dall’arte. + Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

Introduzione La Chiesa cammina nel tempo: un’espressione che fa riferimento in primo luogo al procedere della comunità dei cristiani riuniti nel vincolo della fede (Christifideles). Ma in senso derivato ‘chiesa’ ha significato anche lo spazio in cui quel popolo si ritrova. Le due realtà non si escludono, ma l’una richiama l’altra, poiché il popolo credente si rende visibile là dove trova luoghi e tempi per celebrare la sua fede. E come il “popolo-Chiesa” nel suo pellegrinare si accresce, si trasforma, in definitiva “si incultura”, così il “tempio-chiesa” adatta le strutture e le forme allo stile del tempo. Quanto si va dicendo per via generale lo diciamo anche della chiesa “Maria SS. Annunziata” in Modugno. Guardandola nella sua interez-

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za non possono sfuggire le diverse parti che, pur legate fra loro da un tutt’uno, lasciano intravedere tempi diversi che l’hanno definita: il presbiterio, con i suoi imponenti pilastri costituisce la parte più antica dell’edificio, di difficile collocazione nel tempo, certo anteriore al sec. XV; la cappella dell’Addolorata, già del Crocifisso, la cui parete sovrastante l’altare con i preziosi bassorilievi, risulta essere di epoca chiaramente rinascimentale; l’ampia navata del sec. XVII, sobria e solenne insieme, opera di completamento dell’intera struttura. Annessa a essa, si colloca il campanile, simbolo della città, quasi una vedetta sull’abitato: ardita costruzione che richiama nel suo stile romanico pugliese quelli simili di Bari e di Palo del Colle. Prima ancora delle maestranze coinvolte, vi fu un certo interesse e una dedizione da parte di coloro che vollero e diedero impulso alla costruzione, all’ampliamento e al restauro dell’intero edificio. Non conosciamo i tempi della sua fondazione; sappiamo che Bona Sforza, regina di Polonia e duchessa di Bari, profondamente legata alla Terra di Modugno, contribuì con elargizioni al consolidamento della chiesa; non fu da meno lo zelo del Capitolo preposto al culto e al mantenimento del tempio; anche l’Università cittadina ebbe il suo doveroso ruolo negli interventi sulle necessità strutturali, ritenendola “chiesa ricettizia di patronato laicale”; né si può dimenticare la generosità del popolo che la sentì sua casa e si prodigò per essa in tanti modi, sapendo che in quel luogo aveva ricevuto quei doni che l’avevano nutrito e accompagnavano la sua fede. Fu questa partecipata generosità che spinse a cercare anche lontano dalla città o dalla regione ciò che poteva essere di utilità e vanto per la chiesa: fu il caso di commissionare al pittore veneziano Bartolomeo Vivarini (sec. XV) la scena dell’Annunciazione, titolare della parrocchia; così pure far pervenire da Fiume, in Dalmazia, i legni per le capriate della navata. Le produzioni pittoriche presero piede in modo consistente nei secoli XVII e XVIII: Carlo Rosa, Nicola Gliri, Vito Antonio De Filippis della scuola bitontina, diedero particolare splendore al cappellone del SS. Sacramento; non è da trascurarsi Nicola Porta, allievo e aiuto del Giaquinto, con la sua numerosa produzione proveniente dalla vicina chiesa di Santa Maria della Purità, che aggiunge quel tratto tipico del barocco pugliese.


PUBBLICAZIONI Restituita in questi ultimi anni al suo splendore con un generale consolidamento e restauro, la chiesa è tornata a narrarci la sua bellezza. Probabilmente in futuro verranno alla luce altri particolari di cui oggi abbiamo una limitata percezione, come il succorpo ancora inesplorato. Ci rimettiamo a quanti in futuro avranno ancora a cuore questa chiesa per meglio conoscere la sua storia. sac. Nicola Colatorti, parroco

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NELLA PACE DEL SIGNORE don Luigi Armagno

Il sacerdote don Luigi Armagno nacque a Noicàttaro il 6 gennaio 1923 da Giuseppe Armagno e Polisena Petrosino. Frequentò gli studi ginnasiali-liceali e teologici a Roma presso il Pontificio Ateneo “Angelicum”. Il 13 aprile 1947, a Roma, nella parrocchia “S. Crisogono”, per l’imposizione delle mani del venerabile mons. Giuseppe Didonna, dell’Ordine dei Padri Trinitari, vescovo di Andria, fu ordinato sacerdote nell’Ordine dei Trinitari. Nel 1960 don Luigi viene incardinato nella diocesi di Tivoli e nominato parroco nella parrocchia “S. Nicola” in Riofreddo (Roma), ove rimane fino al 1973. Il 6 febbraio del 1974 viene incardinato nella diocesi di Bari, ed il 30 agosto 1975, dall’Arcivescovo mons. Anastasio Alberto Ballestrero viene nominato arciprete-curato della parrocchia “S. Giorgio Martire” in Bari-Loseto. Dal 1975 fino al pensionamento, ha insegnato religione a Bari nell’Istituto Tecnico Commerciale “Giulio Cesare”. Il 15 febbraio 1996, l’Arcivescovo mons. Mariano Magrassi accetta la rinuncia di don Luigi dall’ufficio di parroco e lo nomina parroco emerito della parrocchia “S. Giorgio Martire”. Il 16 novembre 1998, don Luigi viene nominato collaboratore della parrocchia “S. Maria di Costantinopoli” in Bitritto con le facoltà di

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vicario parrocchiale. Il 27 marzo 2001, l’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci nomina don Luigi Armagno vicario parrocchiale della parrocchia “S. Giorgio Martire” in Bari-Loseto. Domenica 24 febbraio 2019, all’età di 96 anni, don Luigi si è spento serenamente ed il 25 febbraio, nella chiesa parrocchiale di S. Giorgio Martire in Bari-Loseto si sono celebrate le esequie presiedute dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci. Sia accolto nella pace dei giusti e possa sedere al banchetto della vita eterna!

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NELLA PACE DEL SIGNORE

don Rocco Silvio Pignataro Nato a Mola di Bari il 20 maggio 1928, don Rocco Silvio Pignataro frequentò gli studi filosofici e teologici nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, e venne ordinato sacerdote il 25 giugno 1953. A settembre dello stesso anno viene nominato Prefetto presso il Seminario Arcivescovile di Bari. Ben consapevole della sua missione di animatore vocazionale, il novello sacerdote caratterizzò la sua collaborazione educativa nella comunione presbiterale con gli altri confratelli e con il rettore, mons. Angelo Cavallo. Il 25 settembre 1954 viene nominato vicario cooperatore della parrocchia “S. Maria Assunta” in Grumo Appula, ed il 18 dicembre 1956 diviene vicario economo della medesima parrocchia. Il 20 maggio 1957 don Silvio viene nominato parroco della parrocchia “SS. Rosario in S. Nicola” a Bari-Carbonara. In questa parrocchia, per ben 19 anni don Silvio svolse la sua opera evangelizzatrice in tutte le forme settoriali della vita parrocchiale: la formazione sistematica dei catechisti, la catechesi settimanale agli adulti e ai giovani, gli incontri con le varie categorie di artigiani e di negozianti presenti nel territorio. Il 26 febbraio 1976, l’Arcivescovo mons. Anastasio Alberto Ballestrero accoglie la rinuncia di don Silvio da parroco della parrocchia “SS. Rosario in S. Nicola” e contestualmente lo nomina rettore della chiesa di S. Maria degli Angeli in Bari e padre spirituale della omonima Arciconfraternita. Durante la Messa festiva riuscì a educare i confratelli a vivere la domenica non solo come giorno del raduno dei soci, ma anche e, soprattutto, come il giorno celebrativo della Pasqua del Signore. Animato da una viva speranza nel Signore e pieno di filiale devozione alla Vergine Maria, si è addormentato nella pace di Cristo il 24 febbraio 2019. Le esequie, presiedute dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci, sono state celebrate il 25 febbraio 2019 nella chiesa parrocchiale di Maria SS. Addolorata dei Padri Guanelliani, nella cui Casa per anziani si era ritirato negli ultimi anni della sua vita.

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D OCUMENTI

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V ITA

DELLA

C HIESA B ARI -B ITONTO

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO Gennaio 2019

1-5 – È a Beirut (Libano), invitato da Sua Beatitudine Card. Béchera Butros Raï, O.M.M., Patriarca di Antiochia dei Maroniti. 6 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Giuseppe” in Palo del Colle, celebra la S. Messa per il 40° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del parroco don Pasquale Amoruoso. – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” in Noicattaro, celebra la S. Messa per il 70° anniversario della parrocchia. 8 – Al pomeriggio, presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose Metropolitano “S. Sabino”, tiene una lezione sui nuovi strumenti di comunicazione sociale. – Alla sera, presso la parrocchia “Immacolata di Lourdes” in Gioia del Colle, guida la catechesi sul tema pastorale dell’anno. 9 – Alla sera, presso la Casa del clero in Bari, presiede la riunione del Consiglio Pastorale Diocesano. 10 – Al pomeriggio, presso la Sala Odegitria della parrocchia Cattedrale in Bari, presiede la consegna del Padre nostro alla Comunità neocatecumenale della parrocchia “S. Maria Maddalena”. – Alla sera, presso la Cappella maggiore del Seminario Arcivescovile, presiede l’Adorazione eucaristica vocazionale. 11 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Leucio” in Bitonto, celebra la S. Messa per la festa del Patrono. 12 – Al mattino, celebra la S. Messa al Circo Marina Orfei sul Lungomare Vittorio Veneto.

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– Al pomeriggio, presso l’aula sinodale, incontra i catechisti della diocesi sul tema “I catechisti al servizio della comunità”. – Al mattino, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Festa diocesana della Famiglia. – Presso il Santuario della Madonna del Pozzo in Capurso, incontra il IX vicariato. – Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI in Molfetta, incontra i seminaristi di teologia. – Presso la parrocchia “Salvatore” in Bari-Loseto, incontra il X vicariato. – Presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, incontra il V vicariato. – Al pomeriggio, presso l’aula magna “Attilio Alto” del Politecnico in Bari, incontra i ministri straordinari della S. Comunione. – Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria Maddalena” in Bari, celebra la S. Messa e amministra le Cresime. – Alla sera, nella Basilica di San Nicola, partecipa alla Veglia ecumenica diocesana di preghiera per l’Unità dei cristiani. – Al mattino, nella Basilica di San Nicola, celebra la S. Messa per la festa di san Sebastiano, Patrono del Corpo dei Vigili urbani. – Al pomeriggio, presso il Monastero di S. Giuseppe in Bari, incontra le monache carmelitane scalze. – Presso la parrocchia “S. Fara” in Bari, incontra il IV vicariato. – Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Pietro Apostolo” in Modugno, celebra le esequie del diacono Onofrio Nitti. – Presso la parrocchia “S. Maria Assunta” in Grumo Appula, incontra il VII vicariato. – Presso l’Oasi Francescana De Lilla in Bari, al mattino, e la parrocchia “Resurrezione”, la sera, incontra il XII vicariato. – Alla sera, presso l’Istituto della Società S. Paolo in Bari, celebra la S. Messa per la comunità dei Padri Paolini nella festa della Conversione di San Paolo Apostolo. – Al mattino, presso il Tribunale di Corte d’Appello in Bari, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. – Al pomeriggio, presso l’aula sinodale, partecipa all’incontro della Consulta Regionale delle Aggregazioni laicali su “Il Concilio, Paolo VI e i laici”, con S.E. mons. Vito Angiuli, vescovo


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di Ugento-S. Maria di Leuca e presidente della Commissione Episcopale per il Laicato, e p. Leonardo Sapienza, R.C.I., reggente della Prefettura della Casa Pontificia. Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola di Bari, presiede la veglia di preghiera dei giovani in occasione della GMG di Panama. Al mattino, presso il Palazzetto dello Sport in Gioia del Colle, celebra la S. Messa per l’Azione Cattolica Ragazzi. Alla sera, presso la Sala Odegitria della parrocchia Cattedrale in Bari, assiste alla rappresentazione teatrale “Natale in casa Cupiello”, presentata dalla parrocchia “Stella Maris” di Bari-Palese. Al mattino, presso la Facoltà Teologica Pugliese, partecipa alla Commissione dell’Alto Patronato. Alla sera, presso la parrocchia “S. Giovanni Bosco” in Bari, celebra la S. Messa e guida la catechesi sul tema pastorale dell’anno. Presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” in Bitetto, incontra il III vicariato. Presso il Centro pastorale “Giovanni Modugno” in Bitonto, incontra il vicariato Bitonto-Palo del Colle. Alla sera, presso la parrocchia “Spirito Santo” in Palo del Colle, celebra la S. Messa. Al mattino, presso l’aula magna “Aldo Cossu” del Palazzo Ateneo in Bari, partecipa all’incontro organizzato dall’UCSI e dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali con don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio nazionale Comunicazioni sociali della CEI, su “Dalle community alla comunità. Il ruolo dell’informazione”. Al pomeriggio, presso la sala Odegitria della parrocchia Cattedrale in Bari, partecipa alla presentazione dei lavori di restauro degli affreschi della Cattedrale e delle sculture dell’Episcopio. Alla sera, presso la parrocchia “Redentore” in Bari, celebra la S. Messa per la festa di san Giovanni Bosco.

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– Presso la parrocchia “S. Maria Assunta” in Cassano delle Murge, incontra il vicariato VIII. 2 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Giornata mondiale della Vita consacrata, nella festa della Presentazione del Signore. 3 – Presso la parrocchia “Salvatore” in Bari-Loseto, incontra il X vicariato. 4-6 – Presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge, partecipa ai lavori della Conferenza Episcopale Pugliese. 6 – Alla sera, presso la sala Odegitria della parrocchia Cattedrale in Bari, partecipa alla presentazione del volume “Indagine sociologica in Bari vecchia” a cura del Dipartimento di Scienze politiche. 7 – Presso la parrocchia “S. Giuseppe” in Bari, incontra il II vicariato. 8 – Presso la parrocchia “Maria SS. del Rosario” in Bari, in-contra il I vicariato. 9 – Al mattino, presso la sala Odegitria della parrocchia Cattedrale in Bari, presiede la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese. – Al pomeriggio, presso la Cattedrale di Otranto, partecipa alla concelebrazione eucaristica in occasione del 25° anniversario dell’ordinazione episcopale dell’Arcivescovo S.E. mons. Donato Negro. 10 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge, guida il ritiro spirituale per i fidanzati dei paesi dell’Arcidiocesi. – Alla sera, presso la parrocchia “SS. Rosario” in Mola di Bari, celebra la S. Messa per l’anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale. 11-14 – Presso la “Casa della Pace” in Benevento, guida gli esercizi spirituali per il clero della diocesi di Teano-Calvi. 15-16 – Presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge, incontra i sacerdoti del decennio.


DIARIO DELL’ARCIVESCOVO 17 – Al mattino incontra i capi scout della zona Bari Centro e celebra la S. Messa presso il “Villaggio del Fanciullo” in Sannicandro. 18 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Antonio” in Bari, presiede la celebrazione dei vespri e guida la catechesi alla Comunità “Preghiera e Parola”. 19 – Presso la parrocchia “S. Gabriele dell’Addolorata” in Bari, incontra il VI vicariato. 20 – Al mattino, presso il Seminario arcivescovile in Bari, incontra l’Equipe formativa. 21 – Presso la parrocchia “SS. Trinità” in Mola di Bari, incontra il vicariato XI. 22 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede la riunione del Consiglio Presbiterale diocesano. – Alla sera, presso la parrocchia “Maria SS. del Rosario” in Ba-ri, celebra la S. Messa nell’anniversario della morte del Servo di Dio don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. 24 – Al mattino, presso l’Oasi Santa Maria in Cassano delle Murge, guida il ritiro spirituale per i fidanzati della città di Bari. 25 – Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Giorgio Martire” in Bari-Loseto, celebra le esequie di don Luigi Armagno. – Successivamente, presso la parrocchia “Maria SS. Addolorata” in Bari, celebra le esequie di don Rocco Silvio Pignataro. 26 – Alla sera, presso la parrocchia “Madre della Divina Provvidenza” in Bari, celebra la S. Messa per il 35° anniversario della visita di san Giovanni Paolo II. 27 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Gabriele dell’Addolorata”, celebra la S. Messa per la festa del Titolare e amministra le Cresime. 28 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, incontra la Commissione episcopale per l’Ecumenismo della Conferenza Episcopale Pugliese. – Alla sera, nella chiesa di S. Domenico in Bari, celebra la S. Messa per l’Unione Giuristi Cattolici.

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– Alla sera, presso la parrocchia “Maria SS. Annunziata” in Modugno, partecipa alla presentazione del volume sulla chiesa restaurata. 2/3 – A Bergamo, tiene una conferenza sul tema “La chiesa tra le case: il ministero di S.E. Mons. Cesare Bonicelli”, in occasione del decennale della morte e presiede la concelebrazione eucaristica. 4 – Al pomeriggio, nella cripta della Cattedrale, celebra la S. Messa in suffragio del giornalista e scrittore Vito Maurogiovanni nel decimo anniversario della morte. 5 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria di Costantinopoli” in Bitritto, celebra la S. Messa per la festa della Titolare. – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nella solennità di Maria SS. di Costantinopoli “Odegitria” con la partecipazione dei vicariati I e II. 6 – Al mattino, nella Cappella del Comando Regionale della Guardia di Finanza in Bari, celebra la S. Messa del Mercoledì delle Ceneri. – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa del Mercoledì delle Ceneri. 7 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati IV e V. 8 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati VI e X. 9 – Al mattino, presso la parrocchia “Maria SS. Annunziata” in Modugno, celebra la S. Messa per la Patrona Maria SS. Addolorata. – Al pomeriggio, presso la sede dell’Ordine dei Farmacisti in Bari, interviene all’assemblea costitutiva della sezione territoriale diocesana dell’Unione Cattolica Farmacisti italiani (UCFI). – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Maddalena” in Bari, celebra la S. Messa per il 50° anniversario della costituzione della parrocchia. 10 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Nicola” in Torre a Mare, celebra la S. Messa.


DIARIO DELL’ARCIVESCOVO – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola di Bari, guida la lettura del film Kramer contro Kramer di Robert Benton. 11 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati VIII e XII. 12 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione del vicariato Bitonto-Palo del Colle. 13 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione del vicariato VII. 14 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione del vicariato III. 15 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la partecipazione dei vicariati IX e XI. 16 – Alla sera, in Cattedrale, in occasione del pellegrinaggio diocesano delle famiglie e dei giovani alla Madonna Odegitria, durante la veglia di preghiera, consegna il mandato per gli “Annunci di Vita Piena. Quelli della via (11-17 maggio 2019). 17 – Alla sera, presso la Basilica di S. Fara in Bari, celebra la S. Messa per il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di p. Leonardo Di Taranto e p. Zaccaria Guarnieri, O.F.M.Cap. 18 – Al mattino, presso la parrocchia “SS. Salvatore” in Capurso, celebra la S. Messa per il Patrono san Giuseppe. 19 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Giuseppe” in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare. 20 – A Roma partecipa all’incontro del Comitato per l’incontro dei vescovi dei Paesi del Mediterraneo (febbraio 2020). 21-24 – A Mosca, partecipa, col Metropolita Hilarion di Volokolamsk, Responsabile delle Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, alla presentazione dell’edizione russa del volume sulla traslazione della reliquia di San Nicola da Bari a Mosca e a San Pietroburgo. 25 – Alla sera, presso la parrocchia “Stella maris” in Bari-Palese, celebra la S. Messa per il 50° anniversario della dedicazione della chiesa. 26 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI

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in Molfetta, partecipa alla riunione della Conferenza Episcopale Pugliese. Alla sera, presso l’aula magna “Attilio Alto” del Politecnico di Bari, partecipa alla conferenza di S.Em. il card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sul tema: “La Gloria, la nube, il fuoco: Dio in cammino con il suo popolo”, a conclusione del ciclo di conferenze sull’Esodo promosso dal Centro di Cultura biblica “Bereshit”. Al pomeriggio, presso la cappella delle Suore Domenicane Missionarie di S. Sisto in Bari, celebra la S. Messa in preparazione alle celebrazioni pasquali per la Federazione dei Pensionati Sanitari (medici, veterinari, farmacisti) e Vedove (FEDER.S.P. e V.). Alla sera, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, partecipa al concerto/meditazione per il decimo anniversario della morte di mons. Antonio Ladisa, rettore del Pontificio Seminario Regionale di Molfetta. Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa e istituisce i nuovi ministri straordinari della S. Comunione. Successivamente, presso lo Stadio San Nicola, presiede la conclusione della Via crucis del IV vicariato. Al mattino, presso il Seminario Arcivescovile di Bari, celebra la S. Messa per il decimo anniversario della morte di mons. Antonio Ladisa. Alla sera, presso la chiesa del Purgatorio in Modugno, nell’ambito degli “Incontri di frontiera 2019 fra fede e ragione”: “La condizione umana fra sofferenza e speranza”, tiene una relazione su “La virtù cristiana della speranza”. Al mattino, presso la parrocchia “S. Girolamo” in Bari, celebra la S. Messa e partecipa alla posa della prima pietra della nuova chiesa parrocchiale. Alla sera, presso la sala Odegitria della parrocchia Catte-drale in Bari, nell’ambito del percorso di cineforum “Gesù nel cinema” in occasione del decimo anniversario della morte di don Vito Marotta, già responsabile dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della diocesi, guida la lettura del film Il Vangelo secondo Matteo di Pierpaolo Pasolini.


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Finito di stampare nel mese di luglio 2019 da Ecumenica Editrice - Bari


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BOLLETTINO DIOCESANO

l’Odegitria

Anno XCV n. 1

Gennaio - Febbraio - Marzo 2019


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