Compost 08

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Produzioni “Poi, sai, è importante anche il background. Perché secondo me i ragazzi più giovani devono comunque farsi, ascoltare tanta musica, mettersi lì e conoscere. Il problema è che la cultura non te la fai in due giorni.” costruisce una colonna sonora, che per quella serata costruisce un’emozione, no? Suonando anche dischi che non sono tuoi, alla fine: tu suoni la musica degli altri. E in base a questo io mi sono dedicato totalmente alla ricerca ma perché era qualcosa che a me piaceva proprio, io passavo pomeriggi interi da un negozio all’altro ad ascoltare maree di dischi, e la cosa di cui mi son reso conto e questa probabilmente è sempre stata la costante, è che molto spesso in quest’attività è sempre stato molto difficile riuscire poi a proporre dei set di un certo tipo, però una volta ti ripeto la differenza la faceva la borsa dei dischi, e in base a questo uno suonava. Però il concetto secondo me è che uno dj lo deve essere, non è che lo fa: quindi, essere dj è una cosa che devi avere dentro, è l’espressione di un talento ma prima ancora di un interesse che hai verso la musica. Perché sai, poi è sempre relativo, nel senso che alla fine uno segue un proprio gusto, una ricerca che è sua personale: può anche non essere condivisa da chi sta a sentire, ma non è che per forza chi ascolta deve capire, certo nel momento in cui vai a suonare in un posto e magari sei pagato per fare una cosa il tuo dovere è far ballare le persone, non è che devi andare lì a mettere.. chiaro. Però sotto questo punto di vista io sono uno che crede che il dj, chi fa il dj di professione è il cuscinetto che sta tra l’underground e la massa, io ho sempre pensato questo. Cioè, tu sei colui che mette a conoscenza. Anche se ormai comunque si è molto allargato anche il concetto di underground, vedo che ci sono persone in giro che magari non fanno i disc jockey e conoscono un sacco di musica elettronica, che conoscono un sacco di artisti

e dj, questo sempre per l’esplosione delle comunicazioni e tutto il resto quindi tutto è molto più fruibile da parte di tutti, però c’è ancora una fascia di underground secondo me che è sempre lavoro del dj, in base alla propria sensibilità e ai propri gusti, mettere a contatto con le persone che vanno a ballare. Cioè quando vai a sentire uno bravo è perché ti fa sentire qualcosa che in quel momento lì, per come la mette, per come la miscela, per come cazzo ne so ti sta comunicando un qualcosa di diverso, lo senti proprio diverso. Un classico è sentire un pezzo incredibile da un dj, fare carte false per trovarlo e quando finalmente lo metti tu non fa più lo stesso effetto. Questo purtroppo dipende anche dal dancefloor che trovi… comunque è sempre l’incastro che conta, è sempre trovare l’armonia, la linea armonica che sia originale e fatta con raziocinio, con spirito. Tu da dj genovese stai trovando qualcosa di valido nell’underground di questa città? Così magari mi dai lo spunto per inanellare una catena di articoli… Non voglio fare nomi perché non vorrei pigliarmi dei vaffa, da qualcuno… Che non nomini? Da chi non nomino, da chi nomino, guarda… a Genova manca tutto, soprattutto la cultura da parte del pubblico, però i primi anni che ho cominciato a fare il dj alla fine tutti i dj che andavano a suonare nei club più importanti in quel periodo, dal centro al sud, erano quasi tutti genovesi, nel senso: ce n’erano un sacco. Cos’è successo allora? Eh, è successo che comunque questo è un ambiente difficile, tra gli stessi artisti purtroppo non vive un ambiente di solidarietà, non vive un ambiente di rispetto, probabilmente sarà anche tipico del ligure che in linea di massima è una persona un po’ chiusa…

No, te lo dico perché se vai in giro per parties, ti chiedono di dove sei e rispondi di Genova, produci lo stesso effetto di nominare una città fantasma… Ma siamo una città fantasma! Però vedi secondo me è qualcosa che non ha tanto a che fare con l’essere genovese, piuttosto… lì ci sono un sacco di aspetti che bisognerebbe mettere in fila, al di là dell’artista emergente ligure o genovese o che ne so, poi sai è importante anche il background. Perché secondo me i ragazzi più giovani devono comunque farsi, ascoltare tanta musica, mettersi lì e conoscere, il problema è che la cultura non te la fai in due giorni, io vedo molti ragazzi che oggi sono un po’ più grandi quando gli parlavi di house dicevano no, house, i cantati, che schifo, e oggi si sono rotti le scatole di ascoltare i martelloni e invece apprezzano magari le produzioni che uscivano 15 anni fa di Todd Terry, Frankie Knuckles, di tutta sta gente qua e oggi magari han voglia di suonare quella roba lì. Però tu che l’hai vissuta 15 anni fa oggi tu vedi il contrasto nel proporre quella musica lì, perché dici cazzo io l’ascoltavo 10 anni fa, semmai oggi mi piacerebbe suonare qualcosa che fa riferimento a quel periodo ma magari non tutta quella musica lì. Questo per dirti che se non ascoltano, non fanno conoscenza e non si informano e non si comprano anche dei dischi 70, 80, non so, quelli che sono stati i grandi movimenti musicali, uno deve conoscere per poter anche a un certo punto far bella figura. Non so, oggi nessuno sa chi è Giorgio Moroder, ma tutti suonano I feel love senza sapere che c’è un italiano dietro, che seppure a fatica si è visto riconoscere il suo ruolo nella storia della musica, oggi tutti sanno chi è Richie Hawtin, stanno tutti dietro la Minus e la Plus 8 ma se 10 anni fa te ne uscivi con un disco di Plastikman rischiavi i pomodori. La cultura, uno non se la improvvisa. Più info su Ory J e la Costreet su http://www.myspace.com/punknown http://www.myspace.com/costreetrec 27 CMPST #8[12.2008]


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