LINK 10. Decode or die. L'infografica applicata alla TV - In poche parole

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LINK 10 Decode or Die In poche parole

sociologia della scienza con Katy Börner e delle digital humanity con l’HyperStudio del MIT. Se l’influenza dei grafi nello studio e nella comprensione dei fenomeni più disparati non ha risparmiato neanche le discipline di critica dell’arte, in alcuni casi i grafi stessi sono diventati forma di espressione artistica. È il caso di Mark Lombardi, esponente del tardo concettualismo. Artista e ricercatore, Lombardi fu un giornalista investigativo e storiografico. Impegnato nella stesura di On Higher Grounds. Drugs, Politics, and the Reagan Agenda, nel 1994 iniziò a disegnare delle reti per meglio comprende il sistema che stava analizzando. I grafi, per quanto concepiti inizialmente come strumento di notazione personale, iniziavano a prendere vita autonoma, tanto da raccontare le sue storie nel minimo dettaglio e nel massimo rispetto dell’architettura generale dei fatti osservati. Le definì strutture narrative. I suoi lavori hanno un impatto visivo imponente e dispiegano le vicende dei più grandi scandali di fine secolo: dal Whitewater agli affari di Bush con l’Iraq, dalla Banca Vaticana al BCCI. Per quanto le strutture narrative di Lombardi possano essere giudicate solo per il loro valore estetico, il rapporto fra raffigurazione e dato si manifesta nel mutuo rispetto l’uno per le caratteristiche dell’altro. Il suo lavoro di ricerca diagrammatica è basato su una grammatica visuale minimale: semplici nodi a indicare persone, eventi o organizzazioni; semplici archi a connetterli; pochi indicatori a comunicare attributi relazionali e caratteristiche dei nodi. Non è solo la veste grafica ad affascinare, è sopratutto il tipo di informazioni contenute a renderli interessanti al punto da diventare dispositivi politici. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle CIA e FBI interrogarono i suoi quadri alla ricerca di indizi utili, facendoli diventare un sistema di navigazione informazionale, la raffigurazione di un paesaggio in cui è politicizzato l’estetico. A differenza dell’uso politico del paesaggio fatto da von Humboldt, la volontà organizzatrice di Lombardi non è rivolta al mondo visibile ma all’intreccio di relazioni invisibili, al complesso sovrapporsi di flussi monetari ed economici sotterranei. Le forme della conoscenza enciclopedica, gli strumenti di denuncia sociale, i racconti di fatti ed eventi sembrano, oggi, rappresentare le nuove frontiere dei linguaggi visuali. Martin Wattenberg e Fernanda Viégas, così come Moritz Stefaner, hanno cercato, attraverso i loro lavori su Wikipedia, di esplicitare la complessità delle interazioni sociali, dei conflitti e delle controversie che l’enciclopedia elettronica porta con sé piuttosto che offrire l’ennesima interfaccia per la navigazione dei contenuti. Gruppi di attivisti, come i TacticalTech, usano la visualizzazione per aiutare le cause dei movimenti grassroots, producendo manuali sull’uso e la produzione di diagrammi e mappe; strumenti come ManyEyes e il fenomeno degli OpenData hanno reso le tecnologie di visualizzazione utilizzabili anche dai non esperti e aperto l’accesso a grandi basi di dati su fenomeni politici e sociali rilevanti. Il New York Times e Good Magazine sono l’esempio più innovativo dell’infografica gionalistica, raccontata anche dal documentario Journalism in the Age of Data di Geoff McGhee. Sicuramente il mondo non sarà salvato dalla visualizzazione, come provocatoriamente suggeriva il titolo di un panel del VisWeek, Changing the World with Visualization, ma continuerà a mostrarlo in maniera nuova e sorprendente. 152

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