LINK 10. Decode or die. L'infografica applicata alla TV - In poche parole

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un panel di scienziati e quasi nessuno fu in grado di decifrarla per intero e correttamente: era impossibile da leggere anche per chi apparteneva alla stessa cultura che aveva scritto il messaggio. I rimandi iconici, per quanto ritenuti universali, non possono mai essere univoci6. Una dicotomia solo apparente

[ segue] 4. A tale proposito, si potrebbe fare riferimento alla costruzione teorica più originale di Charles S. Peirce: la semiosi illimitata. Secondo questa teoria, ogni interpretazione si appoggia fatalmente a interpretazioni precedenti, e non c’è conoscenza che non sia preceduta da altra conoscenza. 5. Un primo tentativo di comunicazione con gli extraterrestri è quello sperimentato il 16 novembre 1974 ad Arecibo: vennero trasmessi 1.679 bit contenenti un messaggio destinato a raggiungere tra 25.000 anni qualche probabile alieno. 1.679 è il prodotto di due numeri primi (73 e 23), e dovrebbe venire spontaneo organizzare i bit in modo univoco in una matrice 23×73 in cui le parti nere sono degli zeri, i bianchi degli uno. La matrice dovrebbe mostrare in tal modo un’immagine con tutti gli elementi per capire i terrestri e localizzarli nell’universo. 6. Non sono solo i richiami iconici a essere criticati, ma anche quelli indicali: Scientific American arriva a ritenere inutili le frecce, elemento visuale legato alla nostra origine di cacciatori. Ulteriore spunto di critiche è la vulnerabilità agli attacchi che extra-terrestri malvagi potrebbero portare, usando le informazioni sulla posizione della Terra. Inoltre ci furono molte reazioni negative alla placca dovute alla nudità degli esseri umani ivi rappresentati. Il Chicago Sun Times ritoccò la sua immagine per nascondere i genitali dell’uomo e della donna. Il Los Angeles Times ricevette lettere che accusavano

Nonostante alcuni evidenti fallimenti dei linguaggi iconici (ma lo stesso si può dire di quelli formali e astratti) è indubbio che a volte risulti più utile far vedere le cose piuttosto che renderle a voce o per iscritto. Il far vedere, il rendere graficamente e il visualizzare costituiscono una delle più efficaci attività di innesco alla comprensione del mondo. Non solo la teoria del progetto, ma anche la storia della tecnica, così come la filosofia della scienza raccontano di come all’origine di nuove tecnologie, teorie e scoperte vi siano spesso proprio le attività di traduzione del pensiero in immagine. Se all’inizio del XX secolo era tendenza comune, nella riflessione scientifica e filosofica, ignorare il ruolo della comunicazione non verbale a favore delle forme deduttive, assiomatiche e sillogistiche, l’interesse per la visualizzazione, per il pensiero geometrico, sembra essere crescente. Ma proprio questo diffuso interesse lascia trasparire un nuovo dogma visucentrico o meglio, optocentrico, basato sulla presunta semplicità di lettura delle immagini, sulla loro immediata capacità di trasferire concetti e informazioni, opposto a quello logocentrico o meglio verbocentrico. Un dogma che fa suo come motto il noto proverbio cinese “un’immagine vale diecimila parole”. Il verbale e il visuale sono due processi intrecciati, due dialetti della stessa lingua, non sono scindibili e sono interagenti. Compartecipano alla descrizione di eventi e fenomeni e alla nostra comprensione degli stessi. Possiamo immaginare un asse continuo in cui dalle descrizioni verbali, passando per le liste ordinate e le tabelle, attraversando i grafi e i diagrammi, incontrando le mappe cartografiche, si giunga alle raffigurazioni fotografiche. Si coprono così tutti gli strumenti e i meccanismi di cui si dispone per presentare dati e informazioni sia di natura qualitativa sia quantitativa. Tali strumenti sono tutti accomunati dallo stesso scopo: quello di offrire, in uno spazio otticamente coerente, informazioni spesso eterogenee, dati riferiti a fenomeni ed eventi, processi di ragionamento. Uno spazio che non è fisico ma informativo, in cui si cerca di creare, assimilare e condividere conoscenze. Lo spazio informativo è usato da Eulero nel Settecento per creare i suoi diagrammi per rappresentare in maniera chiara il ragionamento sillogistico. I semplici cerchi di Eulero sono porzioni di spazio in grado di rappresentare le quattro proposizioni logiche di base. Tutto basato sul concetto di contenimento, il sistema di Eulero, modificato da John Venn nel 1884 con l’introduzione della variabile visiva del colore, non fa uso di proprietà metriche. A caratteristiche spaziali e figurali non corrisponde nessun attributo semantico, nessun significato. Per esempio, data una proposizione affermativa, raffigurata con due cerchi intersecanti, qualsiasi disposizione nello spazio della figura lascia immutata la proposizione stessa. Si potrebbe affermare che le convenzioni, le regole che definiscono questo tipo di dispositivo sono talmente radicate da poter non essere esplicitate.

Un giro fra modelli del Mondo

In altri casi, le convenzioni di scrittura sono estremamente complicate e a piccole variazioni della figura corrispondono grandi cambiamenti di significato. Il caso più semplice da illustrare è quello fornito dalle carte meteorologiche. Su un territorio riconoscibile, spettri di colori, linee di contorno, successioni di glifi, etichette e scale graduate si stratificano a condividere lo spazio per raccontarci che tempo farà7. La storia dell’impresa cartografica è la più avvincente dei linguaggi visuali, sistemi di rappresentazione figurati che l’uomo ha escogitato per conoscere, predire, ordinare e modificare il mondo. Il termine cartografia, per quanto la pratica a cui fa riferimento fosse in uso molti secoli prima di Cristo, fu coniato nel 1839 dal Visconte di Santarem. Nei secoli le carte si sono proposte come il modello più vicino alla realtà per la loro somiglianza al rappresentato, in relazione alla loro capacità di preservare rapporti fra oggetti realmente esistenti. Anche in questo caso, però, la somiglianza è pericolosa. Se da un lato esse instaurano una relazione iper-iconica con la realtà, dall’altro semplificano e amplificano, rendendo facile agire su di esse per modificare il mondo. Nel 1494 una semplice linea tracciata su carta8, traslata di 270 leghe a Ovest (Trattato di Tordesillas) rispetto a un precedente accordo, farà si che in Brasile la lingua ufficiale diventi il portoghese. In seguito, la stessa linea, prolungata su carta a Nord fino al polo e a Sud attraverso il Pacifico, portò il portoghese a Timor Est, a Macao e in India. Trasformare è il compito della cartografia. Essa ha prodotto dei modelli visuali di conoscenza e di azione sulla realtà in cui il Mondo è ridotto alla Terra, la Terra alla superficie, la superficie a uno spazio, lo spazio alla tavola della mappa. Questa impresa impossibile di trasferire la sfera in un piano ha qualcosa di alchemico e magico. La polvere di proiezione era il mezzo per la crisopea, la trasmutazione in oro dei metalli. Con i sistemi di proiezione la Terra non diventa oro, ma con Mercatore nel 1569 si deforma in una grande strada per i commerci; nel 1974 con lo storico Arno Peters si fa manifesto per l’uguaglianza fra nazioni e civiltà; con un professore canadese, Leonard Guelke, nel 1979 si trasforma in un regolo per calcolare le distanze fra Toronto e le altre città del Mondo. Nello stesso anno, il Mondo diventa per Stuart McArthur lo strumento per vendicarsi di una sua professoressa delle scuole medie. Il genio visionario di Buckminster Fuller nel 1927 la rende un icosaedro, il Dymaxion, e poi un puzzle di 20 tessere triangolari. Le tessere danno vita a numerose carte, celebrate in un famoso numero di Life del 1943, in cui il senso del Nord e del Sud, del sopra e del sotto si perdono completamente. Fuller le userà, infine, all’Expo di Montreal, nel 1967, come base per un grande gioco di ruolo, il World Peace Game.

In poche parole [ segue] la Nasa di sprecare i soldi dei contribuenti per inviare oscenità nello spazio. Si racconta che il disegno originale comprendesse anche una “breve linea a indicare la vulva della donna”. 7. La descrizione, quasi ecfrastica, di una cartina meteorologica è nell’incipit dell’Uomo senza qualità di Robert Musil: “Sull’Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isotere si comportavano a dovere. La temperatura dell’aria era

Nonostante i fallimenti dei linguaggi iconici, è più utile far vedere le cose piuttosto che renderle a voce.

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in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l’oscillazione mensile [ segue]


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