Almanacco 6 2015

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LÀ, OLTRE IL CAMPO E LE COLLINE Il giorno dopo, appena sveglia, Ljubov’ Sergeevna andò in cucina e si fermò alla finestra grande. In strada era un mattino allegro, gelato, luminoso, come non ne capitavano ormai da molto tempo: tutto dicembre era stato aspro, piovoso, senza neve, ed ecco che solo verso l’anno nuovo era arrivato un po’ di freddo e si era, al contempo, imbiancato il paesaggio, come a volersi rifare di tutto il mese passato invano e anche di quello successivo; la spianata sulla quale si apriva la finestra, e tutta la strada di campagna che vi correva di fronte, e i tetti delle case, così ben visibili da lì, dal primo piano, e gli alberi svettanti fra i tetti, e il bosco che formava la linea d’orizzonte – pur non essendo poi così lontano, questo bosco, – e la scarpata sabbiosa e, un po’ più in là, tutto ghiacciato e dormiente, il corpo del Volga, non distinguibile da lì, ma percepibile (o almeno Ljubov’ Sergeevna lo sapeva che lui era là, oltre la fascia scura, così inquietantemente vicino alla sua nuova casa che di notte pareva se ne udisse il respiro): tutte queste cose brillavano e accecavano di candore e di purezza, di giorno nuovo e di vita nuova, di nuove speranze, e Ljubov’ Sergeevna guardava con un sorriso questo panorama per lei ancora insolito da una casa tanto a lungo sognata, tanto a lungo vagheggiata, e dove si recavano col marito da così tanti anni; ora, finalmente, l’avevano costruita e vi si erano trasferiti, da pochissimo tempo, qualche giorno appena, per cui quel panorama e quel silenzio di campagna ancora insolito, sconosciuto o, per meglio dire, caduto in un oblio così profondo sin dai tempi della giovinezza, le davano la gioia e l’emozione di una felicità non ancora sperimentata ma necessaria, di una terra promessa. Ljubov’ Sergeevna guardava e sorrideva. Il marito dormiva ancora; dormivano anche gli ospiti, sparpagliatisi con tale libertà per quella casa insolitamente spaziosa dopo l’appartamento cittadino, che senza volerlo ci si sarebbe potuti anche dimenticare di loro; dormivano figli e consorti, e i figli di questi, nipoti di Ljubov’ Sergeevna, e lei, ricordatasi di loro all’improvviso, e pensatoci un attimo, si meravigliò: da dove erano spuntati fuori, e da quale futuro per di più, un futuro in cui lei è già madre, e nonna, e moglie, e il giorno prima ha festeggiato quarantacinque anni di matrimonio col

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