Colazionando 27 Maggio 2012

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Quattro passi di cultura alla scoperta di Milano un’idea di con

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LARGO DONEGANI La piazza in cui il Razionalismo sfida la sua corrente Decò colazionando colazione in città

Largo Donegani è una delle piazze milanesi che permette di comprendere al meglio una delle massime espressioni dell’architettura Razionalista: lo stile principe del Novecento. Si tratta di una visione nuova e moderna dell’architettura cittadina ispirata a criteri di semplificazione della struttura e dello stile. Un modo nuovo di intendere la metropoli moderna che ancora oggi si può riscoprire in altri luoghi milanesi come piazza Diaz e piazza San Babila. Sempre in Largo Donegani, si inserisce una delle

correnti stilistiche di derivazione razionalista: il Decò, il gusto che si diffonde a Milano negli anni Venti. Questo nuovo modo di intendere il Razionalismo nasce con l’esposizione del 1925 a Parigi dedicata alle Arti applicate. Più che uno stile architettonico il Decò, sviluppo diretto del Liberty, è dedicato alla realizzazione degli interni. A Milano lo stile Decò è presente nella particolare facciata della Cà Brutta in Largo Donegani e nella Torre Rasini, realizzata da Gio Ponti, situata nella zona di Porta Venezia.

UNO SGUARDO IN CITTÀ Gio Ponti nella progettazione della torre Pirelli, nel 1956, concepì appositamente la struttura del grattacielo in cemento armato e dell’ultimo piano (il belvedere) facendo in modo che l’edificio non potes-

se essere in alcun modo allungato o rialzato. Questa decisione derivava da quanto era accaduto subito dopo la guerra all’edificio Montecatini. I proprietari infatti senza chiedere alcun parere all’artista,

avevano arbitrariamente rialzato di un piano il palazzo bombardato nel 1943. Tale intervento, secondo Ponti, aveva danneggiato l’equilibrio della facciata e modificato l’essenza del progetto originario.


Cà Brütta

Giovanni Muzio, Pierfausto Barelli, Vittorino Colonnese, 1919-1922 Edificio residenziale attraverso il quale Giovanni Muzio interpreta in maniera precoce e raffinata il gusto Decò, simbolo della classe borghese degli anni Venti. Una severità architettonica che ricorda i paesaggi urbani dipinti in quegli stessi anni dai pittori Giorgio De Chirico e Carlo Carrà. La facciata dell’edificio è suddivisa in tre fasce disomogenee mentre il palazzo è

costituito da due blocchi separati da un cortile interno: lo scopo era quello di aumentare il numero degli affacci per le abitazioni. Il soprannome di Cà Brütta, con cui ormai tutti la chiamano è dovuto alle polemiche scatenatesi. Il clamore suscitato dall’arditezza della progettazione culminò con una richiesta di abbattimento in quanto la facciata danneggiava l’estetica della città.

Palazzi Montecatini

Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Eugenio Soncini, 1951. Gio Ponti è uno dei massimi precursori del design di cui anticipa nettamente la relativa figura professionale. Per la commessa del primo palazzo Ponti cura anche la decorazione interna tra cui sono compresi gli arredamenti degli uffici. Una realizzazione a 360 gradi che propone soluzioni d’avanguardia anche negli interni e palesa l’influsso del movimento razionalista. Le levigate pareti in marmo cipollino verde e i serramenti in alluminio enfatizzano il valore del rivestimento rispetto alla struttura. Dopo la guerra, nel 1951, Ponti curerà anche la costruzione del secondo Palazzo Montecatini (nella foto a sinistra), che si trova al numero 1 di Largo Donegani, riprendendo i caratteri già espressi nella precedente struttura ad H e creando la struttura della piazza che ancora oggi conosciamo.

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GIARDINI PUBBLICI Il primo parco multifunzionale d’Europa a servizio del cittadino colazionando colazione in città

Nel XVIII secolo Milano è sotto la dominazione austriaca: su iniziativa dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria viene avviato un rinnovamento anche nell’impianto urbanistico di Milano. Viene creato il primo catasto e assegnata alle abitazioni la nuova numerazione civica, ancora in uso. Il nuovo ingresso in città verrà poi dotato di una nuova porta monumentale (caselli daziari), del 1826. Per celebrare l’ingresso in città, anche grazie alla trasformazione dei bastioni in luogo di passeggio, Giuseppe Piermarini è incaricato di dare nuova vita al corso e di progettare i giardini

pubblici. Nel progetto vengono uniti i terreni dal monastero dei Cappuccini, gli orti delle Carcanine, San Dionigi e, in secondo momento, palazzo Dugnani. Da questo nucleo nascono, nel 1856, i moderni giardini pubblici, con impianto alla “francese”: il primo parco cittadino progettato per uso pubblico. Il progetto di realizzazione, iniziato dal Piermarini viene completato da Giuseppe Balzaretto e Emilio Alemagna che sfruttando la struttura a dislivello dei bastioni spagnoli, caso quasi unico nel territorio milanese dell’Ottocento, ricreano le alture e le cascate visibili ancora oggi.


Museo civico di Storia naturale Giovanni Ceruti, 1888-1892, 1906-1907

Primo museo gestito dalla municipalità milanese e primo museo civico italiano dedicato alle scienze naturali. L’edificio è progettato su due livelli a pianta rettangolare. La facciata scandita in senso orizzontale dalle fasce marcapiano (definite in questo modo perché attraverso il rilievo esterno identificano il livello dei piani all’interno) ha riferimenti neoromanici con archetti pensili e archi a tutto sesto. Le decorazioni in cotto citano il Quattrocento mentre i pinnacoli ai vertici della facciata rievocano lo stile gotico: il museo è uno dei capolavori dello stile eclettico nella città di Milano. All’interno dell’edificio sopravvive ancora oggi il chiostro delle suore Carcagnine, uno dei pochi nuclei originari dei giardini pubblici esistenti. Il museo ospita le collezioni naturalistiche di Giorgo Jan e Carlo de Cristoforis e fu aperto nell’ex convento di Santa Marta nel 1844. Con la donazione della collezione Turati e per volontà del direttore delle raccolte, l’abate Antonio Stoppani, l’amministrazione decise di dare al museo la sua sede attuale.

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UNO SGUARDO IN CITTÀ I camminamenti di corso Venezia divengono ben presto uno dei luoghi di passeggio più alla moda e tra quelli di ritrovo preferiti dai milanesi per il famoso “corso delle carrozze”; partendo dalla Scala il percorso sino ai Bastioni

era quasi obbligato per poter infine giungere alla splendida vista del Resegone. Forse anche per questo Alessandro Manzoni nel suo romanzo, per omaggiare uno dei loghi più amati della città racconta: “Fece la strada

che gli era stata insegnata, e si trovò a Porta orientale. Non bisogna però che a questo nome il lettore si lasci correre alla fantasia l’immagini che ora vi sono associate. Quando Renzo entrò per quella porta, la strada al

di furi non andava dritta… i bastoni scendevano in pendio irregolare… un fossatello le scorrava nel mezzo, … e la divideva così in due stradette tortuose, ricoperte di polvere o i fango” Promessi Sposi capitolo 11.


Planetario Ulrico Hoepli Piero Portaluppi, 1930

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Donato nel 1929 dall’editore svizzero Ulrico Hoepli, il creatore del concetto di editoria scientifica in Italia, alla sua amata città di elezione. La struttura dell’edificio a forma di tempietto è in completo stile neoclassico ed è stata appositamente progettata per ospitare al suo interno l’apparecchio “Planetario Zeis”. Si tratta del più grande istituto presente in Italia e una delle più importanti donazioni fatte da un privato alla municipalità. L’immagine della volta stellata viene proiettata sulla cupola, ristrutturata più volte sino agli anni Ottanta. Alla base si trova ad assistere allo spettacolo la città di Milano degli anni Trenta fedelmente riprodotta. In sala brillano novemila punti luminosi che trasportano il pubblico in un viaggio da sogno alla scoperta di scienza e matematica. Ancora oggi le attività e le conferenze sono numerose e il calendario proposto al pubblico (consultabile all’indirizzo www.comunedimilano.it) ricchissimo di eventi.

UNO SGUARDO IN CITTÀ Il 5 maggio 1881 la prima esposizione universale milanese celebra il progresso con nomi che ricorrono quando si pensa all’industria e lo stile italiano nel mondo: Breda Cantoni Crespi De Angeli, Pirelli, Richard, Ginori, Polenghi.

L’Expo del 1881 interessa la zona dei giardini di Corso Venezia e via Marina. Modernissimi i numeri registrati: 4 mila metri quadri di esposizioni al coperto, oltre 700 mila visitatori nelle soli primi tre mesi di apertura e una partecipazione di

ben 7 mila ditte. La nuova Esposizione del 2015 punta a ripetere i fasti degli eventi passati. Molteplici i temi che verranno svulippati tra cui spicca quello dell’alimentazione e dello sviluppo secondo lo slogan “nutrire il pianeta.


LA VILLA REALE Il palazzo in cui visse Napoleone Leopoldo Pollack, 1790-1793 Fra i migliori esempi dell’architettura neoclassica milanese il palazzo è commissionato in origine a Giuseppe Piermarini che passa l’incarico all’architetto Pollack con la supervisione dei temi dei decori a Giuseppe Parini. Fu proprio l’opera iniziata dal conte Ludovico Barbiano di Belgiojoso a dare nuova luce al quartiere di corso Venezia. La facciata del palazzo che affaccia su via Palestro, vicino al luogo del tragico attentato del 1993, ha lo schema caratteristico delle ville lombarde. Si costituisce di due avancorpi per i servizi che formano un cortile che arretra la facciata rispetto alla strada costruendo con un muro di bugnato quasi

una corte d’onore. La facciata vera e propria del palazzo affaccia invece sul giardino interno grande esempio di giardino all’inglese a Milano progettato soprattutto dal conte Ettore Silva autore del 1801 del testo “Dell’arte dei giardini inglesi”. Peculiarità dell’edificio e dei giardini è quella di una progettazione contemporanea delle due strutture per creare una perfetta armonia. I giardini conservano il loro aspetto originario, tuttavia, la loro apertura è limitata all’utilizzo da parte dei bambini sotto i dodici anni che possono in questo modo dar da mangiare e far compagnia alle amate paperelle che popolano il laghetto.

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Galleria d’Arte Moderna Piero Portaluppi, 1930

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La Civica Galleria d’Arte Moderna si trova all’interno della Villa Reale e custodisce opere fra le più significate realizzate tra il XVIII e XIX secolo in Italia. Entro il perimetro delle scuderie della villa di strova anche il PAC (Padiglione Arte Contemporanea) sede di mostre temporanee realizzato nel 1954 da Ignazio Gardella. Sempre da Gardella il PAC è stato parzialmente ricostruito in quanto luogo dell’esplosione dell’attentato del 1993. La GAM, invece, occupa il corpo centrale della

villa e contiene al suo interno sia la collezione comunale che alcune private. All’ultimo piano, un tempo destinato all’alloggio della servitù, si può invece scoprire la Collezione Grassi donata nel 1956. Il nucleo principale è costituito da maestri francesi impressionisti e post impressionisti, tra cui anche Renoir, Van Gogh, Manet, Millet, Courbet. La Gam è aperta tutti i giorni escluso il lunedì dalle ore 9:00 alle 13:00 e dalle ore 14:00 alle 17:30. L’ingresso è gratuito.

UNO SGUARDO IN CITTÀ La Villa suburbana venne commissionata del conte Lodovico Barbiano di Belgiojoso che voleva sfruttarne la ottima posizione nella città. Il palazzo fu acquistato nel 1803 dalla Repubblica cisalpina

e divenne la dimora di Napoleone re d’Italia e del figliastro vicerè Eugenio. È il luogo in cui fu firmata la “Pace di Milano”, il documento con cui il 6 agosto 1849 si decreta la resa della città all’Austria. Abitò

nello stesso palazzo, tra il 1857 e il 1858, l’odiato maresciallo Radetzky governatore generale del regno Lombardo Veneto. L’edificio passò ai Savoia nel 1859 e infine al comune di Milano nel 1919.

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PERYPEZYEURBANE Grafica e impaginazione: Ad Friends srl Hanno collaborato: Valeria Bottiglieri, Beatrice Nizzetto Foto di: Fabrizio Bottiglieri Ufficio stampa: Alessandra Vezzoli tel. 02.6552781/335.6813563; alessandra@studiovezzoli.com Ufficio marketing: Marco Ranieri tel. 02.36740400; marketing@colazioneincitta.it © RIPRODUZIONE RISERVATA


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