I' Grillo empolese n.3 - novembre 2016

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EMPOLESE Periodico gratuito di SPORT ARTE CULTURA Eventi distribuito a empoli e dintorni

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www.bernistore.it ANNO 1 - n. 3 novembre 2016 Allegato al numero 13 de I’Grillo Fiorentino registrazione al tribunale di Prato n. 6 del 23/09/2015

DIRETTORE RESPONSABILE

Michela Lanza

proprietario e editore

Chimeralab di Chiara Reggiani Via dell’Agio 14 - Prato info@chimeralab.eu

STAMPA: Nova Arti Grafiche

(Signa)

Potrai trovare una copia della rivista anche presso i nostri sponsor o in questi PUNTI DI DISTRIBUZIONE: • Edicola Babele P.za Giacomo Matteotti, 56 Empoli • edicola CIONI MAURO Via Raffaello Sanzio, 39 Empoli • Campori Roberto Tabacchi Edicola via Valdorme, 355 Empoli • EDICOLA EUFORIA Via Ponzano, 51 Empoli • EDICOLA DUILIO via Cosimo Ridolfi, 167 Empoli • L’EDICOLA piazza della Vittoria, 15 Empoli • ELIO SPORT via f.lli Rosselli, 53 Empoli • EDICOLA CARTOLERIA STADIO Viale Delle Olimpiadi, 32 Empoli

• LA GIOCHESSA Via Isonzo, 39 Empoli • IL GIROTONDO Via Segantini, 9/C Empoli • LIBRERIA RINASCITA Al Centro*Empoli Coop Via Raffaello Sanzio, 199 Empoli • EDICOLA CARTOLERIA GEM di Marco Panerai Viale Centofiori, 38 Montelupo Fno • EDICOLA IL PONTE Piazza Della Liberta’, 1 Montelupo F.no • EDICOLA COSTAGLI Piazza Spalletti Stellato Ponte A Egola (Pi) • NUOVA IDEA Via del Palazzo, 97 Vinci

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Questo mese, in copertina, potete ammirare un particolare dell’acquerello del pittore empolese Andrea Meini, che ha per oggetto i Giardini in una giornata piovosa e malinconica, come l’autunno. Quest’opera fa parte di una serie dedicata agli angoli più caratteristici di Empoli, realizzata con la tecnica antica dell’acquerello. Che nella grande dimensione diventa difficile da prevedere negli esiti finali, perché il colore si disperde nei rivoli umidi della carta a strati, cercando strade sue, incontrollabili. Siamo andati a trovarlo nella sua bottega d’arte in via della Gendarmeria a Empoli per conoscere meglio lui e la sue opere, grazie ad una interessante intervista che troverete all’interno del giornale.

Ed ecco il terzo numero de I’Grillo Empolese.

Se i primi vi sono piaciuti, non perdete tempo e affrettatevi a leggere i servizi, le curiosità, le interviste presenti sul free press empolese di novembre. Troverete subito una interessante esclusiva con Andrea Meini, il pittore empolese che ci dona ogni mese una sua opera da mettere in copertina; e poi un articolo sul grande Ferruccio Busoni realizzato dall’attento e preciso Silvano Salvadori, correlato da documenti unici; e ancora la rubrica “Dalla terra d’Empoli” del “nostro” Paolo Pianigiani, che questo mese parla di Porta Pisana; questo senza dimenticare la sempre singolare storia raccontata dal “Doc” Roberto Taviani. Dall’arte allo sport. È tempo di derby in casa Empoli, e allora I’Grillo è andato ad intervistare in esclusiva il medico sociale azzurro, Marcello Manzuoli, che ha trascorso dieci anni della sua carriera a Firenze. Dal calcio al canottaggio, con le parole di un campione del mondo: il giovane Lapo Londi della Canottieri Limite 1861 si racconta sulle pagine del Grillo. Dopodiché, sfogliando il giornale, vi imbatterete nell’eclettica Carla Cavicchini, che propone sempre interviste gustose e originali. E questa volta ci parla della toscanaccia Nada e del suo romanzo “Leonida”, presentato alla libreria Rinascita di Empoli. Infine, le pagine relative al Benessere e a Cosa succede in città, dove troverete notizie, consigli e appuntamenti imperdibili. Certa che I’Grillo Empolese sia di vostro gradimento, non mi resta che augurarvi Buona lettura Il Direttore Michela Lanza

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ARTE CULTURA e TRADIZIONI

ANDREA MEINI: La mia arte per Empoli a cura di Michela Lanza

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iorentino di nascita ed empolese di adozione, Andrea Meini è il pittore che arricchisce con i suoi acquerelli I’Grillo Empolese. E come promesso, siamo andati a trovarlo nella sua bottega che si trova nel cuore di Empoli, nel Vicolo della Gendarmeria, con lo scopo di farci raccontare la sua arte, la sua storia. Ed ecco ciò che ha detto in esclusiva al nostro microfono. Andrea, innanzi tutto le chiedo da quanto tempo dipinge? «Potrei dire da sempre. La pittura è un qualcosa che uno ha innato, come del resto chi ha la passione per il canto o per la musica. È una passione naturale coadiuvata dallo studio, perché dopo di essa nascono l’interesse e l’impegno. Dal momento in cui c’è stata l’esigenza di scegliere una scuola, è stato per me istintivo e spontaneo andare all’Istituto d’Arte, che negli anni Ottanta era ancora un ambiente dove si poteva apprendere un mestiere. Altri pittori empolesi hanno fatto lo stesso percorso. Carmignani, per esempio. Oppure il Gemignani. Poi dall’Istituto sono passato all’Accademia per completare gli studi». Lei dipinge con la tecnica dell’acquerello e basta o crea anche usando altre tecniche di pittura? «Parto con lo spiegare che quella dell’acquerello è una tecnica ad acqua e noi toscani siamo legatissimi a questo metodo. Insomma, non è un caso che i pittori toscani si avvicinino volentieri alla pittura all’acqua, perché viene dall’affresco. E quindi tutto ciò che è tempera è nel nostro Dna. Per quanto mi 4 | I’grilloempolese

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riguarda, avevo voglia di approfondire l’acquerello, perché è sempre stato considerato una tecnica di supporto. Cosa non vera, perché può essere un metodo a sé stante. Il fatto è che i pittori che lavorano a olio, a tempera, o altre tecniche, vengono chiamati, appunto, pittori, mentre chi lavora ad acquerello, viene chiamato acquerellista. Cosa mi sento io? Un pittore, che nell’ultimo anno e mezzo ha quasi abbandonato le altre tecniche, per affrontare l’acquerello, che mentalmente è proprio diverso». Quale tecnica le dà maggior soddisfazione? «Adesso, come fanno gli innamorati, guardo ciò che amo di più in questo momento, quindi l’acquerello, però la pittura è una forma espressiva e come tale tutte le tecniche vanno bene, basta sapersi e potersi esprimere. Poi ora, ripeto, ho l’acquerello come punto di rifermento, anche perché mi ha dato veramente molte soddisfazioni che non credevo, per la sua difficoltà». Ecco, qual è la difficoltà maggiore nel dipingere con la tecnica dell’acquerello? «La difficoltà maggiore è la sua gestione. Specialmente io che faccio un tipo di acquerello umido, cioè parto con la carta bagnata, quindi quando si poggia il pennello sulla carta bagnata il colore va dove vuole ed è apparentemente poco controllabile. E a me questa sfida piace, perché avendo trant’anni di esperienza di pittura, ho bisogno di qualcosa che mi dia ancora il gusto dell’“oddio lo sto perdendo”. La pittura a olio, quella a tempera, sono pitture molto controllate e

calcolate, quindi io so perfettamente quando inizio, quando sono a metà dell’opera e quando finisco. Con l’acquerello no. E questa cosa mi stimola». Abbiamo notato che ama dipingere gli angoli più caratteristici della sua città, di Empoli. C’è un motivo particolare? «Il filone Empoli è nato per l’esigenza di fare una mostra. Poi, siccome l’appetito vien mangiando, mi sono affezionato a questo tema e lo sto continuando ancora a perseguire. E il mio intento è quello di dare una visione di Empoli per come io la conosco. E quindi dipingere gli ambienti che frequento, i posti non tanto pittoreschi ma pittorici. A me interessa presentare un Empoli che io pratico. E vedo. E vivo. E se vogliamo anche in quella che è la mia illusione di come dovrebbe essere Empoli, perché le condizioni della città, oggi, sono abbastanza critiche. Basta vedere anche questo vicolo pittoresco e pittorico (vicolo della Gendarmeria, ndr) in che condizioni è. Ed è l’unico vicolo con gli archi, l’unico dove ci sono ancora delle strutture settecentesche: da via Chiara addirittura sono ancora visibili gli archi con i capitelli, mentre la parte di via del Giglio è stata bombardata durante la seconda guerra mondiale, ed è stata ricostruita nel dopo guerra. La città andrebbe mantenuta meglio». Qual è l’angolo di Empoli al quale è più affezionato? «Il centro. Ma non è neanche un fatto tanto personale, quanto il fatto che il centro rappresenta ancora il punto in cui gravita tutta


l’attenzione degli empolesi. Il giro d’Empoli esiste ancora... E anche se ci sono cose che vanno gradatamente trasformandosi, perché cambiano le persone e le situazioni politiche hanno indirizzato in altri ambiti, in altri ambienti, però il giro d’Empoli resta un qualcosa che attrae, e qui io sento le persone, l’umanità. Non è tanto un discorso di descrivere le mura o descrivere le varie strutture che possono costruire nel centro d’Empoli, quanto le persone che hanno costruito Empoli in base alle loro esigenze. A me interessa l’umano e anche se io non dipingo la figura umana, però dipingo quello che l’umano ha fatto costruendo Empoli». Qual è il criterio in base al quale decide di dipingere un angolo di Empoli piuttosto di un altro? «Istintivamente vado per contrasti forti di luce ed ombra. Quindi tutto nasce da una mia esigenza espressiva. Poi, una volta fatto, ci rifletto e penso che al di là della cosa istin-

tiva, ci sono dietro altre valenze». C è un’opera alla quale è particolarmente legato? «Si, ce ne sono tante. Ma mi viene in mente un lavoro particolare, se vogliamo unico. Questo quadro (lo indica sulla parete) ha fatto parte di una mostra sul 150° anniversario della Repubblica che è stata fatta a Carmignano al Centro d’Arte Moretti, e rappresenta tre partigiani di Empoli realmente vissuti e che io ho conosciuto, che formano con i tre colori la bandiera italiana. Essi con le loro rughe, con le loro storie, con la loro presenza fisica, testimoniano la lotta che è stata fatta. Quindi la bandiera sono loro e loro siamo noi. Questo quadro s’intitola “Abbiamo combattuto per la libertà di tutti, per chi c’era e per chi non c’era e anche per chi non la voleva”. Ecco, a questa opera sono particolarmente affezionato». C’è un pittore, anche del passato, che è stato per lei un punto di riferimento? «È inevitabile, perché noi siamo quello che

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Aperture domenicali di novembre EMPOLI 13, 20 e 27 pomeriggio FIRENZE 13 e 20 pomeriggio SESTO FIORENTINO 27 PRATO 13, 20 e 27

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ARTE CULTURA e TRADIZIONI

sono stati gli altri. Non esiste il pittore che fa le cose soltanto perché le sente lui e non guarda gli altri. Quelli che sono venuti prima hanno lasciato un’eredità che va presa in mano e non rifatta, ma elaborata, digerita e poi restituita. Quindi è inevitabile che si parta da Giotto, perché è quello che ha lasciato il segno nella prima pittura moderna, per poi avvicinarsi su su fino ad arrivare anche ai “nostri”. Sì perché io, essendo empolese, ho guardato il Carmignani, il Gemignani, ho guardato tutta quella generazione che, dalla fine della seconda guerra mondiale, ha lavorato fino agli anni Cinquanta. Poi dopo è cambiato qualcosa e mi è interessato tutto un po’ meno, ma questi pittori li ho guardati e penso, non di essere l’erede, ma in qualche modo di averli fatti miei. E restituisco quello che ho “rubato” loro». La sua bottega d’arte è nel cuore del centro di Empoli, chi volesse, può venire a visitarla? «Si, certo, questo è uno studio aperto. Anzi, apertissimo. E vissuto. Sono trent’anni che “vive” e da piccolo sgabuzzino è diventato un punto di riferimento. Nessun oggetto è qui per caso ed ogni cosa mi ricorda vari momenti della vita». Tutte le sue opere sono in vendita? «Non tutte tutte». L’emozione del primo quadro venduto? «Vendere è importante perché è una misura del rapporto che uno ha con l’esterno. Io faccio delle cose che all’inizio vivono qua dentro e respirano l’aria che respiro io, poi devono avere il coraggio di uscire fuori e farsi vedere. E la prima volta che ho venduto un quadro, è stata una forte emozione. Primo perché l’ho visto andare via. E secondo perché mi ha dato la dimensione di quello che stavo facendo, e forse anche un po’ di coraggio». Che effetto le fa vedere le sue opere sulle copertine del Grillo Empolese? «A parte il fatto che sono rimasto sorpreso, poi sono più che lusingato. Sono onoratissimo. È bello rappresentare la mia città in un giornale che gira per Empoli ed è per gli empolesi».


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essanta anni fa, quando fu inaugurata la Casa Museo busoniana in piazza della Vittoria, fu portato a Empoli dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma il famoso ritratto fatto al Maestro da Umberto Boccioni. Il Presidente della Repubblica Gronchi presiedette all’inaugurazione. Fu questa l’ultima opera dipinta del più grande pittore del nostro Novecento, che proprio in quel momento tragico della guerra stava rivedendo le sue ricerche sotto l’influsso del pensiero di Busoni stesso, a cui scrive anche solo cinque giorni prima di morire. Questo ritratto è stato ora spedito a Berlino per una mostra che durerà fino all’8 gennaio 2017. La mostra su Busoni è in Potsdamer Platz, al Kulturforum. Si tratta di un progetto comune portato avanti dalle tre istituzioni: Staatsbibliothek zu Berlin, Staatliches Institut für Musikforschung und Staatliche Museen zu Berlin/Kunstbibliothek, tutte facenti capo alla fondazione Preußischer Kulturbesitz. La mostra contiene quasi tutta la documentazione del maestro empolese. Forse per noi cittadini di Empoli la cosa sarebbe stata troppo onerosa, ma non si fece neanche lo sforzo di sentire quanto onerosa, come il sottoscritto propose. Orgoglioso di essere “empolese”: lo stesso Ferruccio lo dichiara nel manifesto del concerto che a soli dieci anni tenne a Vienna al Palaz-

Ciò che non potette far Empoli, fece Berlino UNA MOSTRA CELEBRA IL NOSTRO FERRUCCIO a cura di Silvano Salvadori

zo Liechtenstein, eseguendo le sue composizioni. La mostra di Berlino espone anche il famoso ritratto di Oppenheimer e altri in incisione, come già furono esposti al Circolo Arti Figurative nel marzo-aprile in occasione della rappresentazione dell’Arlecchino II, straordinario testo messo in scena in prima assoluta dal gruppo teatrale del liceo “Il Pontormo” e riproposto a Dresda con l’orchestra giovanile del Conservatorio “Henrich Schütz”. Ma un documento in particolare dà gloria all’Arlecchino di Busoni: una lettera indirizzata al Maestro scritta da Paul Klee e firmata dallo stesso, da Kandinsky, da Gropius e dalle rispettive mogli (Lily con dedica, Nina ed Ise), una congrega di grandissimi impegnati nel famoso Bauhaus di Weimar. Dopo la prima nel 1917 a Zurigo, l’Arlecchino era stato eseguito anche a Berlino nel 1921 e nel febbraio del

1924 proprio a Weimar insieme a Petrushka di Stravinsky e Morder di Hindemith. Recita: Egregio ed amabile Maestro, a causa della rappresentazione del suo Arlecchino a Weimar, ci sentiamo maggiormente spinti ad esprimerle i nostri vivi ringraziamenti. Dall’orchestra e dal palcoscenico abbiamo assaporato tanta arte…. Le porgiamo i nostri “evviva”, nella speranza di ricevere ancora una volta un suo regalo, con la preghiera di scegliere per noi anche il suo egregio, ecc. Addirittura la moglie di Klee aggiunge: Ho ascoltato per la terza volta il suo Arlecchino. È bello e ricco.

Beaumont, nella sua biografia, dice cha questa lettera del 1924 di Klee «portò un po’ di allegria al compositore morente». Busoni non amava altrettanto la pittura del russo Kandimsky e del tedesco Klee, pur figlio di musicisti; Busoni, che avrebbe voluto far l’architetto, aveva grande rispetto per Gropius ed era dispiaciuto per le difficoltà che proprio in quegli anni stava affrontando. Già il 18 agosto 1923 al Nationaltheater di Weimar nella “Settimana del Bauhaus” furono eseguiti pezzi di Busoni. Ma ormai la sua vita era dolorosamente al termine e il suo sguardo lieto non poteva più volgersi in avanti.

Eero Järnefelt. “Ritratto di Busoni”

Paul Schad-Rossa (1862-1916): ritratto di Gerda e Ferruccio Busoni, 1908 Manifesto del concerto tenuto a Vienna all’età di 10 anni

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ARTE CULTURA e TRADIZIONI La mostra allestita alla Staatsbibliothek di Berlino

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Dalla terra d’Empoli

Porta Pisana ritratta da Andrea Meini

Porta Pisana dopo le mine tedesche Porta Pisana da Via della Noce

8/23/13

The Project Gutenberg eBook of Il Valdarno da Firenze al mare, by Guido Carocci

ornamenti di legname intagliato e dorato di due altari del XVII secolo.

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Porta Pisana, un oltraggio che continua…

on servirà a nulla, prendetelo come il solito sfogo inutile di chi continua a sperare in un mondo migliore. I tedeschi la minarono per lasciare un ricordo del loro passaggio, prima di scappare in ritirata verso nord, incalzati dall’avanzata degli Alleati. La videro ancora in piedi, anche se probabilmente già minaa cura di Paolo Pianigiani ta, i ventinove ostaggi empolesi, che ci furono fatti passare sotto e poi fucilati per rappresaglia. Saltò la direzione verso Pisa, la sem- Luglio, dove avvenne la fucilazione EMPOLI — PORTA PISANA. (Fot. I. I. d'Arti Grafiche). in aria insieme ai nostri campanipre temibile avversaria. Ci fu un di cui si diceva sopra. Porta Pisana La Cappella dell'Annunziata, oggi sede dell'Arciconfraternita della Misericordia, ha sull'altare le due figure in marmo di tutto rilievo li e ai quattro angoli del dell'Annunciazione, giro. Una sussulto di attaccamento alle cose invece non si tocca, quasi ci fosse scolpite da Bernardo Rossellino. disperazione. Da cui piano piano Porta Pisana. Che è stata messa in nostre quando fu deciso, sembra un vèto che dall’alto lo impedisce. ci siamo rialzati. Si è ricostruito sicurezza, lì per lì, con una gettata dal Granduca in persona, un Lo- E rimane così, tristissima, ad quello che è stato possibile, ma non di cemento armato a tener buoni i rena, di vendere all’asta gli antichi aspettare tempi migliori, che forse il campanile di S. Agostino e non due tronconi di mura rimasti senza portoni, come legna da ardere. Ma non verranno mai. tetto. tutto fu lasciato fare, come sempre, Eppure esiste, se la notizia è degna A riguardare le antiche cartoline di fede, un progetto di restauro che mostrano la Porta verso Pisa e come succede ancora da noi. ergersi indistruttibile e protettiva, Non ho mai capito se la scelta di presentato ai primi del ‘900 dall’arcon gli empolesi grandi e piccoli lasciare la Porta così conciata e chitetto Ezio Cerpi, realizzato con (gli immancabili monelli perdi- ridotta, povero monumento alla lo scopo di recuperare l’antica giorno in posa) che stazionano lì distruzione della guerra, fu dovuta struttura difensiva, ampliata a cividavanti, o un filmato Luce riappar- a precisa scelta politica delle no- le abitazione. Potrebbe essere quelso dagli archivi che ci mostra i no- stre amministrazioni, succedutesi la una buona base per ripartire. stri concittadini mentre ci passan implacabili negli anni, o semplice- Oggi le tecniche offrono soluzioni di sotto, svelti e indaffarati, viene il mente alle solite penurie di fondi, meravigliose a chi abbia volontà di che sempre si sbandierano a giu- recuperare le antiche costruzioni. magone. E ridare quel poco di decoro urFu l’unica porta lasciata in piedi, stificare il vuoto delle cose da fare. in ricordo dell’antico ruolo difensi- Ma tanto si è fatto: piazze, ponti, bano e speranza a quella parte di vo che ebbe Empoli nel passato, al interventi strutturali… ultima- Empoli che è rimasta sempre sotmomento di distruggere la cerchia mente si è preso a cambiare piazza to quelle macerie, abbandonata al delle mura. Non a caso si scelse Stazione, piazza Ferruccio, oggi 24 nulla delle cose dimenticate. www.gutenberg.org/files/41555/41555-h/41555-h.htm#Page_62

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Mary

per sempre C’

di “Doc” Roberto Taviani

era una volta… un Arno navigabile. Da bocca d’Arno alle porte di Firenze, senz’altro fino al masso della Gonfolina. I navicelli venivano trasportati controcorrente da uomini possenti, che li trascinavano dall’argine con grosse funi. L’alzaia era la fune, ed anche il viottolo dal quale si facevano le manovre. Le nostre terre… terre di “alzaia”... Limite, La Tinaia, Capraia. Uno di questi appunto, della Tinaia, bel fusto, ruspante, muscolo possente… anda e rianda, o cammina e cammina come avrebbe detto la mi’ nonna, arrivò a Livorno. Bazzica oggi il porto, bazzica domani, tra un ponce e un altro, fu colpito da una bella giovane, a bordo di un veliero, si dice olandese, ormeggiato in porto. Sarà stata una

lattona biondiccia, slavata… Ma come va in queste cose, un’occhiata, forse una battuta, il muscolo… I soliti opposti che s’attraggono: scoccò la scintilla. Il di Lei babbo, ricco, potente, non ne voleva sapere, ma come sempre, obtorto collo… dovette fare buon viso. Se ci scappò il pargolo non è dato sapere. Fatto sta che andarono a stare alla Tinaia. Lei atta a casa, lui a trascinare navicelli per l’alzaia. E vissero felici e contenti. Fino a un certo punto, però. Un bel giorno il Lui trovò un lavoro migliore, e si imbarcò su un veliero. Lei aspettava, nelle pause della navigazione si davano da fare. Un brutto giorno ci fu un naufragio verso Marina di Pisa e di Lui ‘un se ne seppe più nulla. Lei inconsolabile cominciò a deperire, la solita

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tisi che allora ‘un mancava mai, e raggiunse gli antenati. Sembra che fosse sepolta nel cimiterino delle Tinaia e che il suo Spirito ogni tanto si faccia vedere nella casa dietro la chiesa, nelle sembianze di una bella nordica signora che suona il pianoforte. Di questa storia ne avevo sentito parlare: verità, mito o leggenda… Una bella domenica di primavera di qualche anno fa, in bicicletta sull’argine con moglie e amici, di cui la Lei era proprio olandese, ci si ferma alla Tinaia. Il cancello del

camposantino era aperto, lì vicino si sentiva battere sull’incudine tra i ferri vecchi. Era don Renzo: prete e fabbro. Quattro chiacchere: - Oh che si po’ da un’occhiata al cimiterino ? Lui sbircia la nostra “ospite”. E tirò fori anche una crocina arrugginita, con un nome consumato, illeggibile. Chissà se è vero, davvero? Don Renzo e Domenico, che in quella casa c’è vissuto, dicono che è vero. Vatti a fida’. Mi dissero anche i’ cognome, ma un me lo ricordo.

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ome ben saprai, in vari settori, come ad esempio l’alimentazione, la medicina ed anche la cosmetica (e molti altri ancora), più ignorante sei meglio è… (per loro, ovviamente). Parliamo del nostro settore: la cosmetica. Ogni giorno vedo persone con la pelle macchiata, oppure sensibile e reattiva, oppure precocemente invecchiata. Vedo pelli infiammate e con dermatite, oppure secche e disidratate, oppure unte e con pori dilatati.. Se anche tu ti riconosci in una di queste realtà, ti spiegherò alcune cose che faranno un pò di chiarezza… Pronta a leggere qualche riga? Paraffinum Liquidum, Mineral Oil, Polysobutene Hydrogeneated, Ceresin, Isododecane, Isohexadodecane, Hydrogenated Polydecene, Dycaprilate/Dicaprate Neopentil Glicol, Carbomer, Gliceraglicati, Acrylates Capolyner, Ammonium Acrylates Copolymer, Dibutyl Lauroyl Glutamide, Butylene, Ethilene, Styrene, Coplymer, Glicol Stearate, PPG.10 Bluteth-9, ppg-10 Ceteareth-20. ppg-2 Isodeceth-4, 2-Bromo-2 Nitro-1, 3 Propanediol, BTH, BHA, TBHQ, EDTA. Paura eh?! E se non ce l’hai devi averla! Soprattutto se queste voci le trovi all’inizio dell’INCI della tua preziosa crema che tanto amorevolmente spalmi tuo sul viso. Ti spiegherò ora cosa può accadere alla tua

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Un cosmetico può veramente essere causa di un inestetismo e TU devi saperlo! IO ho il dovere di informarti! E arriviamo al PERCHÉ il mercato, cioè la grande distribuzione di cosmetici, non ci dice tutto questo… Perché una pelle con problemi è un business migliore di una pelle sana ed idratata! E la trappola più grossa è che, stendendo quel prodotto pieno di petrolati e siliconi, la tua pelle risulta setosa e morbida al tatto, e ti sembrerà levigata ed idratata… proprio come con una pellicola sul viso. E giorno dopo giorno la tue pelle invecchierà precocemente ed inesorabilmente. E tu correrai a comprane un’altra, quella dell’ultima pubblicità, per rimediare a questo sfacelo. Questo è quello che il “mercato” vuole che tu faccia. A questo punto, ora che sai come stanno le cose, cosa decidi di fare? Se vuoi che la tua pelle sia sana e giovane NON devi usare certe tipologie di prodotti. Devi assolutamente usare prodotti, certamente, ma che contengono le sostanze che servono a te in questo momento e che non contengono quello che ti ho spiegato. Noi siamo qui per consigliarti ed aiutarti a mantenere la tua pelle giovane e sana. Fai tesoro di questi consigli e non esitare a chiamarci e venire da noi per qualsiasi dubbio.

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I mali di stagione sono dietro l’angolo...

Autunno: proteggi le vie respiratorie

L

a bocca porta dentro di noi il respiro della nuova stagione, in autunno si manifestano le prime faringiti, tonsilliti, laringiti e tracheiti. In questa stagione le infezioni batteriche e virali trovano terreno fertile grazie a sbalzi di temperatura, umidità e freddo. Come la natura si prepara al letargo e lascia andare il passato, anche noi dovremmo lasciare fluire le cose, non opporsi a quello che deve passare e diventare passato. I RIMEDI DI STAGIONE SONO: EUCALIPTO, ERISIMO, PEACH-FLOWERED TEA TREE. EUCALIPTO: albero imponente dalle foglie aromatiche, ottimo per

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simo placa la tosse e la raucedine. Si trova in tintura madre 30 gocce per 3 volte al giorno. Preparazione: in una tazza di acqua bollente mettere in infusione per 10 minuti un cucchiaio di foglie di Erisimo e fare gargarismi.

PEACH-FLOWERED TEA TREE: fiore australiano contro i cali di energia. Se l’autunno toglie vitalità e ci regala sbalzi di umore, il fiore ci sostiene a livello emotivo, ci aiuta ad essere meno volubili e dubbiosi nelle decisioni e rinforza costanza e sicurezza.

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NOME. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . COGNOME. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . MAIL. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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speciale BENESSERE mente Dottor IACOPO PERITI

Dottoressa Conny Leporatti

Esercita la professione di Medico di Famiglia a Empoli. Perfezionato in Fitoterapia Clinica presso l’Università degli Studi di Firenze con il Professor Fabio Firenzuoli. Presidente dell’Associazione Culturale di divulgazione scientifica Atrikè

D

La salute femminile

omenica 16 ottobre si è tenuto a Empoli il primo incontro della seconda stagione de “La salute al Centro”, ciclo di conferenze organizzato dalle associazioni Centro Storico Empoli e Atrikè, con la collaborazione del Rotary Club Empoli e della locale sezione di F.I.D.A.P.A.. L’argomento della conferenza è stato la salute femminile, e sono stati invitati a parlarne un ginecologo (Dr. Enrico Periti), una psicoterapeuta (Dr.ssa Conny Leporatti), una nutrizionista (Dr.ssa Luisa De Risi) e un medico esperto in agopuntura (Dr. ssa Clara Tosi). L’intervento della psicologa, la dottoressa Conny Leporatti, lo potete leggere qui accanto. Io proverò, in queste poche righe, a sintetizzare gli interventi degli altri specialisti. Iniziamo con la prevenzione. Ogni donna sa che prima o poi verrà chiamata a fare due accertamenti di screening, pap test e mammografia. Lo screening consiste nel fare un esame a una persona apparentemente sana per vedere se ha una malattia in fase iniziale così da intervenire in tempo. Il pap test (chiamato così per il suo inventore, il greco Papanicolau) si fa per prevenire il tumore del collo dell’utero. Con uno spazzolino si raccolgono dal collo dell’utero delle cellule e si analizza se ci sono o no cellule tumorali. Associato alla ricerca delle infezioni da Papilloma Virus (per il quale da qualche tempo, a 12 anni le nostre bambine vengono vaccinate) questo test ha grandemente ridotto il numero di tumori. Solitamente viene fatto dai 25 ai 64 anni. La mammografia è una tecnica con cui, con raggi X, si cercano microscopici tumori alla mammella. In alcuni casi (principalmente in base al tipo di seno e all’età della paziente) può essere integrata con una ecografia. Grazie alla mammografia non solo è drasticamente diminuita la mortalità per tumore alla

mammella, ma sono diminuiti anche gli interventi “demolitivi”, a favore di interventi chirurgici conservativi. Solitamente si fa dai 50 ai 70 anni, ma a seconda del caso si può fare anche subito dopo i 40 anni, o in caso di familiarità importante anche prima. Come vi dico sempre, affidatevi al vostro medico di famiglia o al vostro ginecologo di fiducia. Sapranno sicuramente dirvi se potete aspettare la “chiamata” dell’ASL o se può essere opportuno fare diversamente. Alimentazione e donna. Argomento lungo e complesso. Qui cercherò di darvi alcuni messaggi semplici e chiari. Primo messaggio: il sovrappeso si deve combattere fin dall’infanzia, circa dagli 8 anni. Una bambina sovrappeso rischia di sviluppare prematuramente! Secondo messaggio: il grasso femminile si accumula prevalentemente su fianchi e cosce. Questo fa sì che sia principalmente un problema estetico e solo secondariamente un problema di salute, in quanto il grasso pericoloso è quello viscerale, ovvero quello nella pancia. Terzo messaggio: durante le mestruazioni il fabbisogno energetico aumenta di circa 300 calorie al giorno. Quindi se una signora “in quei giorni” ha più fame è assolutamente normale. Argomento conclusivo. Cosa può fare per una donna l’agopuntura? Sicuramente ci sono indicazioni nella sindrome premestruale, nella gestione dei sintomi della menopausa. Ma anche per problemi di fertilità, per il vomito in gravidanza e, tramite la moxibustione, per far girare un bambino podalico. L’unica accortezza nell’avvicinarsi all’agopuntura è verificare che chi la pratica sia un medico, e che possibilmente ha fatto un percorso di studi tale da essere inserito nell’elenco speciale degli agopuntori (il tutto è verificabile collegandosi al sito della federazione nazionale ordini dei medici e degli odontoiatri FNOMCeO).

e corpo

Psicologa, psicoterapeuta. Dirige il Centro Co.Me.Te. di Empoli, che ha fondato nel 1996. Il Centro, con l’ausilio di diversi professionisti, si occupa di Consulenza Psicogiuridica, Mediazione familiare, diagnosi e trattamento DSA, psicoterapia rivolta all’individuo, alla coppia e alla famiglia.

Aspetti psicologici legati alla menopausa

L’

età di mezzo è sicuramente un traguardo importante per ogni donna. La prima riflessione è relativa al passaggio ad un altro stato, sia psicologico che fisico. Vi è un cambiamento significativo in riferimento alla femminilità e alla giovinezza, un cambiamento relativo alla sessualità, alla capacità di sedurre ed alla capacità riproduttiva, ed infine, un cambiamento relativo agli aspetti psico-relazionali, con particolare riferimento al cambiamento di status familiare, inteso come diverso ruolo di moglie e di madre. Vi è inoltre un cambiamento della condizione di figlia, poiché spesso, in questo particolare peridio di età, i genitori sono diventati anziani andando, così, a rovesciare i ruoli,

zioni dell’autostima. Dal punto di vista psicologico si verificano alcuni disagi di natura transitoria, ma talvolta piuttosto fastidiosi. Si tratta di: - ansia, ovvero senso di oppressione, fobia degli spazi chiusi, difficoltà ad allontanarsi da casa ed impulso, difficile da controllare, legato al mangiare o al bere oltre il necessario; - irritabilità, ovvero nervosismo accentuato, accentuazione del senso di inadeguatezza; - fluttuazione del tono dell’umore, con passaggi da stati di relativo benessere, a momenti di umore con pensieri negativi, tendenza a vedere il bicchiere mezzo vuoto anziché mezzo pieno; - insonnia.

ovvero è la figlia ad occuparsi dei genitori, accompagnandoli verso l’età del tramonto. Significativo è anche il cambiamento dello status sociale che si lega all’età di mezzo, poiché spesso, se la donna ha lavorato nel corso della sua esistenza, si avvicina l’età della pensione e la necessità di ridefinirsi anche da un punto di vista sociale. Alla menopausa si associano cambiamenti fisici significativi, quali la riduzione dello spessore dell’epidermide, la comparsa o l’accentuazione delle rughe, la fragilità dei capelli e delle unghie, la perdita di tonicità muscolare e una diminuzione della secrezione a livello genitale. Tutti questi aspetti incidono sull’immagine che la donna ha di sé e sulla percezione della sua avvenenza, incidendo, quindi, anche sulle condi-

È opportuno sottolineare che questi aspetti sono di natura transitoria ed in genere si assiste, nell’arco di un tempo relativamente breve, alla stabilizzazione della situazione. Qualora la situazione permanesse, o andasse incontro ad un tono dell’umore prevalentemente depresso, o a condizioni di ritiro sociale, quali rinunciare a partecipare a iniziative di socialità come ad esempio pranzi conviviali con gli amici, attività culturali, cinema, teatri, sagre o quant’altro, solitamente frequentato, è opportuno parlarne con il proprio medico di base. È inoltre opportuno, consultandosi anche con il proprio medico, sostenere un colloquio con uno psicologo che aiuti a ridefinire la situazione ed a ricollocare in una giusta prospettiva questi stati sintomatologici del tutto naturali e comunque di durata transitoria.


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Dott.ssa Susanna Agnello Biologa nutrizionista – Dietista Sp. Scienze della nutrizione umana Master inerente la nutrizione sportiva Master in disturbi psicogeni della nutrizione in età evolutiva agnellosusanna@gmail.com

Come cucinare riducendo i grassi da condimento

C

onsiglio di utilizzare pentole, vaporiera, padelle e teglie antiaderenti, servendosi dell’aiuto di un pennello da cucina per distribuire l’olio uniformemente sugli alimenti o sulle padelle, riducendone così la quantità. Consiglio l’utilizzo dei seguenti metodi di cottura: VAPORE La cottura al vapore è da preferire rispetto alla bollitura, in quanto l’alimento non entra

in contatto diretto con l’acqua e necessita di tempi di cottura più brevi; questo permette di conservare al meglio vitamine e sali minerali (poiché termolabili ed idrosolubili), ed anche il gusto di ogni tipo di alimento. L’alimento può essere inoltre insaporito inserendo nella vaporiera aromi a piacere (foglie di alloro, odori vari, aglio etc.). Chi non dispone di una vaporiera può utilizzare il cestello forato (reperibile al supermercato o in negozi di elettrodomestici) che può essere adattato a qualsiasi pentola. Si mette l’acqua nel tegame, senza che questa oltrepassi il cestello, quindi si dispone l’alimento sopra il cestello insieme ad aromi ed odori e si cuoce chiudendo la pentola con il suo coperchio. I tempi di cottura sono variabili da alimento ad alimento, ma la cottura può essere verificata bucando il cibo con uno stuzzicadenti.

ed eventualmente spennellato con olio o salsa aromatica (vedi foglio condimenti). Durante la cottura si può versare nella teglia brodo vegetale o vino. Sempre utilizzando la carta da forno o di alluminio si può fare una cottura al cartoccio: si pone l’alimento direttamente sulla carta, drogato con erbe aromatiche e spezie ed eventualmente coperto con verdure miste a piacere (pomodorini, zucchine, peperoni, cipolle) e spruzzato con vino bianco, quindi si chiude il cartoccio formando un pacchetto ben sigillato e si cuoce. Il forno deve essere preriscaldato per 10-15 minuti. A cottura terminata si apre il cartoccio e si serve il piatto pronto. Nel caso in cui non si utilizzi la carta da forno per permettere all’alimento di cuocere senza attaccarsi, si può preparare come liquido di cottura un’avulsione costituita da olio q.b, acqua o brodo vegetale, vino… il pesce può essere cucinato anche ponendolo su un letto di rondelle di limone sulla base della pentola.

PADELLA Per la cottura in padella si consiglia di versarvi la propria razione di olio (1 cucchiaio), nel quale far poi colorire un battuto di aglio e/o cipolla, sedano, carote, prezzemolo etc. MICROONDE In aggiunta all’olio si possono utilizzare altri liquidi di cottura come latte, vino, brodo Nel microonde l’alimento può cuocere senza acqua, passata di pomodoro. Per l’aggiunta di grassi, né di altri liquidi di cottuTel.vegetale, 0571.81716 garantire una cottura uniforme, evitando che ra, senza l’inconveniente che il prodotto si attacchi o bruci. Quindi seguendo le istruzioni il prodotto si attacchi, consiglio di coprire Empoli ed i tempi di cottura, peraltro notevolmente inizialmente la padellaVia (stufare), per 15 poi(S. scodi Avane, Maria) perchiare verso fine cottura per far ritirare il ridotti rispetto al forno tradizionale, si posliquido formatosi. sono cucinare varie pietanze, consentendo di aggiungere l’olio a cottura terminata. WOK Si tratta di una pentola dal fondo semisferico PIASTRA ANTIADERENTE Vuotatura fosse biologiche/pozzi neri e antiaderente che permette un notevole ri- La piastra antiaderente, da con confondere Stasatura alta pressione sparmio di grassi. Per la cottura col wok ci si con la griglia, presente una superficie liscia Videoispezioni tubazioni comporta come con la padella. Sopralluoghi e preventivi GRATUITI sulla quale l’alimento può essere posto senza alcun grasso da condimento: si fa riscaldare FORNO la piastra per alcuni minuti, quindi si dispone Tel. 0571.81716 Per la cottura in forno si possono utilizzare Cell.331 7383213 - 331 7383214 vari accorgimenti che consentono di ridurre sopra l’alimento e si cuoce girandolo su enEmpoli - Via di Avane, 15 (S. Maria) al minimo o addirittura eliminare i grassi da trambi i lati. La piastra antiaderente risulta utile per la preparazione di carni, pesce, fritcondimento. Utilizzo della carta da forno o di alluminio tate. In quest’ultimo caso una volta sbattute le utile per carni, pesci, arrosti, patate: si disten- uova ed incorporate le verdure, si versa il comde la carta sulla teglia da forno e sopra l’ali- posto sulla piastra ben calda senza necessità di mento da cuocere opportunamente drogato aggiungere olio o burro. 14 | I’grilloempolese


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SPORT • Empoli

va i s u l Esc

MANZUOLI: I’grillo Io, la Fiorentina e quella volta in cui Ranieri portò le pizze… a cura di Michela Lanza

è

il mese del derby toscano tra Empoli e Fiorentina e anche I’Grillo Empolese non può certo esimersi dal trattare l’argomento. E allora, per i suoi lettori, è andato ad intervistare in esclusiva un grande ex del match. Non si tratta di Manuel Pasqual, né di Alberto Gilardino, bensì del Dottor Marcello Manzuoli, medico sociale della società azzurra che ha trascorso dieci anni della sua carriera in viola, durante la gestione Cecchi Gori, dal 1992 al 2002. Stimatissimo nel suo mestiere, Manzuoli è nato a Prato, si è laureato presso l’Università degli Studi di Firenze e poi si è specializzato in medicina dello sport all’Università G. D’Annunzio di Chieti, prima di diventare medico sociale del Prato negli anni Ottanta. Poi ha lavorato nel ciclismo e nella pallavolo, prima di approdare a Firenze nel 1992. Nei dieci anni in viola si è preso cura dei muscoli di Batistuta, vincendo due Coppe Italia e una Supercoppa italiana. Nel 2003 è diventato medico ufficiale della Lazio e dal 2004 al 2006 consulente ufficiale del CSKA di Mosca. Adesso, dopo la parentesi allo Spezia nel 2014, è arrivato a Empoli. Dove si sente già “in famiglia”. Dottore, iniziamo dai suoi studi in medicina dello sport… Una scelta mirata la sua? «Assolutamente sì. Avevo idea di fare il medico degli sportivi già quando ero al liceo, per cui quando scelsi Medicina, lo feci solo con quell’obiettivo. E quando all’Università ci si ritrovava tra compagni di corso, soprattutto negli ultimi anni, e ci si scambiavano idee su quello che avremmo voluto fare dopo la laurea, io ero certo: medicina dello sport. Mi guardavano un po’ esterrefatti, anche perché a Firenze non c’era la scuola di specializzazione, è venuta molti anni dopo, infatti dovetti emigrare per farla. Dove? L’ho fatta col Professor Vecchiet, l’allora medico della Nazionale italiana e titolare della Cattedra di Semeiotica Medica della scuola di specializzazione in medicina dello sport all’Università di Chieti». Ma in lei c’era già l’idea di entrare nel mondo del calcio? «Diciamo che l’idea era quella di entrare nel mondo dello sport. E poi di vedere quali possibilità si aprivano al momento. Una scelta, la mia, per i tempi molto azzardata. All’epoca eravamo pionieristici, però direi che a conti fatti è stata una scelta giusta, perché mi ha permesso di fare per tutta la vita quello che volevo fare». Negli anni Ottanta ha collaborato con il Prato e con qualche club dilettantistico, poi è passato alla pallavolo, giusto?

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«C’è stata anche una parentesi di sette anni nel ciclismo professionistico. Con la Magniflex, con la Gis Gelati, con la Jolly Componibili e con la Mg Bianchi che, nel periodo in cui ho fatto il medico io, era forse la squadra più forte del mondo». C’è differenza tra un atleta che fa ciclismo, uno che pratica calcio e uno che fa pallavolo? La casistica e la percentuale di infortuni o traumatologie cambia? «Cambia completamente. Da un punto di vista traumatologico, nel ciclismo, abbiamo problemi soprattutto legati alle cadute. E poi nel

Quello del 20 novembre è il suo derby, ma a Empoli si sente già in famiglia ciclismo moderno, proprio per i rapporti che loro spingono, quindi che portano ad una forte potenza, si possono avere delle tendiniti. Ma non abbiamo mai delle lesioni muscolari, perché è uno sport dove il movimento è rotondo, è diciamo regolare, non ha quelle accelerazioni e quei bruschi cambi di direzione che possono avere i calciatori, o quegli stacchi altrettanto bruschi che possono avere i pallavolisti. Quindi siamo di fronte a delle problematiche di tipo traumatologico completamente diverse». Negli anni Novanta, poi, è arrivata la Fiorentina di Cecchi Gori… «Dal punto di vista dell’importanza, è stata sicuramente l’esperienza più rilevante della mia carriera. Se non altro perché è durata tanti anni (dal 1992 al 2002). Il mio è un mestiere dove non si smette mai di imparare, di fare esperienza, di studiare, ma quella della Fiorentina è stata un’avventura importantissima anche dal punto di vista formativo, non solo per quanto riguarda la soddisfazione personale». C’è stato, nella sua carriera, un giocatore che ha avuto più problematiche a livello di infortuni? «Sì, certo. Esistono sempre i giocatori che si fanno più male e quelli che si fanno meno male. Questo è legato a caratteristiche fisiche individuali, a condizioni di predisposizione. Ma preferisco non fare nomi». Ci può rivelare almeno quello più sorprendente per la sua capacità di reazione ai traumi? «Sono tanti, la maggior parte reagiscono agli

infortuni in maniera estremamente positiva. Fare il nome di qualcuno fa torto agli altri, ma direi Gabriel Batistuta su tutti. Lui a volte scendeva in campo in condizioni che altri non sarebbero mai scesi». Mi ha fatto un ottimo assist: che ne pensa della cittadinanza onoraria concessa a Batistuta a Firenze? «Un atto dovuto». E del rientro di Antognoni in società? «Antognoni è la Fiorentina. La Fiorentina senza di lui non è la stessa. Giancarlo è il valore aggiunto e, chi non l’ha conosciuto, non lo può capire. Io che lo conosco e lo frequento, direi che è una delle più belle persone che ho incontrato nella mia vita». Torno al tema principale. C’era un calciatore, ai tempi della Fiorentina, che veniva chiamato “malato immaginario”, ovvero Sandro Cois. Oggi, a distanza di qualche anno, ci può spiegare perché Cois era spesso costretto a saltare partite di campionato? «Intanto “malati immaginari” ne ho visti pochi. Anche Sandro quando aveva problemi, aveva problemi. Forse lui è stato tra quelli che ne hanno avuti di più, ma nello stesso tempo era uno che, anche per il ruolo, per il tipo di lavoro che faceva, era più predisposto ad avere traumi rispetto ad un giocatore che ricopriva un altro ruolo e che faceva meno contrasti, meno accelerazioni. Detto questo, una cosa vera è che lui aveva avuto delle reazioni allergiche ai farmaci, per cui si doveva curare soltanto attraverso fisioterapia, riabilitazione e cure naturali che non fossero di tipo chimico. E quindi necessitava di più tempo per recuperare». La famosa “soglia del dolore” esiste davvero? «Sindacare sul dolore degli altri mi sembra quantomeno presuntuoso. Se uno dice “mi fa male ad appoggiare il piede”, probabilmente tutti gli altri, con la solita patologia, con il solito tipo di danno, avrebbero lo stesso dolore ad appoggiare il piede. Io non mi sono mai permesso ai giocatori di dire “tu hai la soglia del dolore bassa”. Ci può essere chi ha la volontà di scendere in campo andando sul dolore, non avendo paura di questo, e ci può essere un altro che invece è più intimorito ed ha paura di andare incontro a guai peggiori o ad una prestazione opaca, e allora preferisce giocare quando è sicuro di stare bene. Questa diversità di atteggiamento nei confronti di un infortunio tra un giocatore e un altro ci può essere. Ma la soglia del dolore… beh, mi sembra di


scosto… Ranieri cosa fece? Si fece dare le pizze dal pizzaiolo e andò lui a portarle alla camera dalla quale era arrivata l’ordinazione. Bussò, gli fu aperto: erano tutti dentro ad aspettare le pizze e si ritrovarono il mister…. La cosa buffa è che a febbraio scorso, in un’intervista rilasciata da allenatore del Leicester primo in classifica, ha dichiarato: “Dieta libera, ma niente birra. Se vedessero quel che mangiano i miei giocatori, a Coverciano mi strapperebbero il patentino di allenatore”. E questo, se ripenso a quelle pizze, mi fa sorridere». A proposito di alimentazione, è cambiata nel calcio? «L’alimentazione nello sport è in evoluzione costante, per cui in base alle nuove acquisizioni che la ricerca ci offre, abbiamo degli adattamenti anche nel menù dei calciatori. Noi a Empoli, da questo punto di vista, siamo al top e ringrazio per questo Fabrizio Angelini, il nostro nutrizionista, la cui collaborazione è fondamentale. Cura l’alimentazione dei nostri calciatori in ogni minimo particolare». Lei ha collaborato anche con la Lazio, prima di provare l’esperienza all’estero al CSKA Mosca: come si è trovato in Russia? «Ero molto titubante. Mosca è lontana e poi ero solo. Non avevo con me né collaboratori, né altre persone. E mi ricordo ancora che quando mi imbarcai a Roma, su un volo della Lufthansa, salii per ultimo. Facevo passare avanti tutti, perché ebbi un ripensamento, non volevo più partire. Poi mi chiamarono da Mosca, a quel punto salii e partii. Francamente, non me ne sono pentito. Differenze? Mondi diversi, abitudini diverse, mentalità diverse. E per quanto riguarda la pressione, beh, non capendo la lingua e quindi non capendo quello che i giocatori bisbigliavano fra sé, e non leggendo i giornali, vivevo in maniera più soft la mia esperienza. Se ho imparato il russo? Riuscivo a farmi capire, ma non capivo loro». Oggi è a Empoli. Come si sta trovando? «Bene. Sono molto contento delle persone che lavorano con me. Mi stanno dando una mano ad integrarmi nell’ambiente, perché bene o male sono solo tre-quattro mesi che sono qua. È un

ambiente nuovo ed è normale dover entrare in sintonia con tutto e con tutti. Per questo io ringrazio la società e i miei collaboratori che mi stanno aiutando affinché il motore possa spingere al massimo dei giri nel più breve tempo possibile». L’ambiente azzurro cosa le sta dando che non aveva trovato in precedenza? «Mi sta dando quell’intimità e quella familiarità che è difficile trovare altrove. C’è anche scritto sulle maglie “We are a family”, ed è realmente così». Cosa c’è alla base di quei giocatori come Buffon, Totti, ma anche Maccarone, che superati i 35 anni sono ancora capaci di giocare ad alti livelli? Il calcio è cambiato anche da questo punto di vista, perché prima non si arrivava a giocare fino a 40 anni… «Direi che la professionalità riconduce a tutto. Chi arriva a quei livelli, mantenendosi, giocando in serie A, è uno che ha una serietà sul lavoro incredibile. Poi è anche vero che la scienza c’ha messo del suo, con una maggiore attenzione alle preparazioni atletiche, ai tempi di recupero, per cui anche i preparatori sanno gestire meglio e stremano meno i giocatori; e poi c’è la parte medica con la nutrizione sempre più appropriata. Oggi si parla di un giocatore di 26 anni come un giovane, mentre quando io ero ragazzino e attaccavo le figurine Panini sull’album, quando vedevo il calciatore di 26 anni pensavo che era già maturo. Ai giorni nostri si vedono fare contratti di tre-quattro anni a giocatori di 31-32 anni, prevedendo che loro possono resistere fino ai 36-37. Sicuramente la longevità dei calciatori è aumentata però, ripeto, alla base di tutto c’è la loro professionalità». Chiudo così: Empoli-Fiorentina è un derby per lei? «Non so come definirlo. Penso che non avrò tante difficoltà a vedere la Fiorentina qui a Empoli, semmai non so come reagirò quando l’Empoli giocherà a Firenze, a Campo di Marte. Perché sarà la prima volta che entrerò al Franchi da avversario viola (quando ero alla Lazio, la Fiorentina era in serie B). A pensarci, mi sento un po’ chiudere la gola…».

Il calendario - stagione 2016/2017 GIRONE DI RITORNO

GIRONE D’ANDATA 1ª giornata 2ª giornata 3ª giornata 4ª giornata 5ª giornata 6ª giornata 7ª giornata 8ª giornata 9ª giornata 10ª giornata 11ª giornata 12ª giornata 13ª giornata 14ª giornata 15ª giornata 16ª giornata 17ª giornata 18ª giornata 19ª giornata

dom. dom. dom. dom. merc. dom. dom. dom. dom. merc. dom. dom. dom. sab. dom. dom. sab. mart. dom.

21/08/2016 28/08/2016 11/09/2016 18/09/2016 21/09/2016 25/09/2016 02/10/2016 16/10/2016 23/10/2016 26/10/2016 30/10/2016 06/11/2016 20/11/2016 26/11/2016 04/12/2016 11/12/2016 17/12/2016 20/12/2016 08/01/2017

Empoli-Sampdoria 0-1 Udinese-Empoli 2-0 Empoli-Crotone 2-1 Torino-Empoli 0-0 Empoli-Inter 0-2 Lazio-Empoli 2-0 Empoli-Juventus 0-3 Genoa-Empoli 0-0 Empoli-ChievoVerona 0-0 Napoli-Empoli 2-0 Empoli-Roma 0-0 Pescara-Empoli 0-4 Empoli-Fiorentina 15.00 Empoli-Milan 20.45 Sassuolo-Empoli 15.00 Bologna-Empoli 15.00 Empoli-Cagliari 15.00 Atalanta-Empoli 20.45 Empoli-Palermo -

1ª giornata 2ª giornata 3ª giornata 4ª giornata 5ª giornata 6ª giornata 7ª giornata 8ª giornata 9ª giornata 10ª giornata 11ª giornata 12ª giornata 13ª giornata 14ª giornata 15ª giornata 16ª giornata 17ª giornata 18ª giornata 19ª giornata

dom. dom. dom. dom. dom. dom. dom. dom. dom. dom. dom. dom. sab. dom. dom. dom. dom. dom. dom.

15/01/2017 22/01/2017 29/01/2017 05/02/2017 12/02/2017 19/02/2017 26/02/2017 05/03/2017 12/03/2017 19/03/2017 02/04/2017 09/04/2017 15/04/2017 23/04/2017 30/04/2017 07/05/2017 14/05/2017 21/05/2017 5/28/2017

Sampdoria-Empoli - Empoli-Udinese - Crotone-Empoli - Empoli-Torino - Inter-Empoli - Empoli-Lazio - Juventus-Empoli - Empoli-Genoa - Chievo Verona-Empoli - Empoli-Napoli - Roma-Empoli - Empoli-Pescara - Fiorentina-Empoli - Milan-Empoli - Empoli-Sassuolo - Empoli-Bologna - Cagliari-Empoli - Empoli-Atalanta - Palermo-Empoli -

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SPORT • Empoli

voler entrare troppo nel soggettivo». Quanto sono stati importanti i collaboratori, i massaggiatori, i fisioterapisti nel suo mestiere? Mi viene in mente, per esempio, Luciano Dati… «Non sono importanti, sono fondamentali. Lo staff è un gruppo dove il medico è il direttore d’orchestra ma gli altri musicisti devono suonare benissimo. Quindi la capacità dei collaboratori, l’affiatamento degli stessi tra di loro, fa sì che si formi una squadra. E senza questo non si va avanti. Io ho bisogno dei miei collaboratori, dei miei massaggiatori, dei miei fisioterapisti come l’aria che respiro». Quanto è cambiato, il calcio, da questo punto di vista dagli anni Ottanta ad oggi? Adesso gli staff tecnici e anche quelli sanitari sono molto più numerosi rispetto a qualche anno fa… «Sono cambiate le esigenze. Il modo di lavorare non è cambiato tanto, perché le pressioni si sentono sempre, la necessità di recuperare in fretta un giocatore esiste sempre. Spesso siamo al limite tra il recupero completo e il rischio calcolato. Direi, però, che è cambiata la mentalità. Mentre prima andava bene tutto quello che uno faceva, oggi anche i giocatori sono delle persone culturalmente molto aggiornate, preparate per gli studi che hanno fatto, per il mondo in cui vivono, per cui direi che l’efficienza dello staff medico deve essere al massimo, anche per rispondere a queste nuove esigenze che la società ha. Nel calcio, ma anche in tutti i settori». Ha un aneddoto legato alla Fiorentina che le va di raccontare? «Ce ne sono tantissimi… ma ne racconto uno legato a Ranieri. Mi ricordo che a Firenze era molto rigido rispetto a certe abitudini alimentari, infatti dopo le gare infrasettimanali voleva che andassimo in ritiro per alimentarci bene dopo la partita, recuperare e riposare in vista di quella dopo. Mi ricordo che una sera, in hotel, non riuscivo a prendere sonno dopo una gara tesissima, così scesi per andare a fare una passeggiata. E scese anche Claudio. Al che, vedemmo arrivare un ragazzo con una pila di pizze, evidentemente ordinate dai ragazzi di na-


SPORT • Canottaggio

è

giovane, è nato a Empoli ed è campione del mondo di canottaggio. Stiamo parlando di Lapo Londi, classe 1998, che il 29 agosto scorso è salito sul tetto del mondo nella specialità del Quattro Con Maschile Junior ai Mondiali di Rotterdam, in Olanda. L’atleta, che ha già ottenuto un titolo europeo nel 2016 a Trakai (Lituania) sul Quattro Senza, uno nel 2015 a Račice (Repubblica Ceca) sul Quattro Con, oltre a tre titoli italiani, ha iniziato questo sport all’età di 10 anni ed è il settimo canottiere della Canottieri Limite 1861 (la società canottieri più antica d’Italia) ad aver vinto un titolo mondiale. Insieme a lui, l’equipaggio italiano vincitore della medaglia d’oro in Olanda, presentava Andrea Panizza (Sc Elpis), Antonio Cascone (Cn Stabia), Andrea Benetti (Marina Militare), tim. Francesco Tassia (CRV Italia), ed ha concluso la gara con un tempo di 6.15.97,2, davanti a Germania, Stati Uniti, Serbia, Australia e Turchia. I’Grillo Empolese, in virtù di tanti successi in una ancor brevissima carriera, ha deciso di andare a conoscere meglio Lapo, raggiungendolo proprio alla Canottieri Limite. Lapo, innanzi tutto come ci si sente da campioni del mondo a soli 18 anni? «C’è voluto davvero tanto affinché realizzassi quel che è successo, quello che ho fatto e ancora, in parte, mi resta difficile. Però i momenti più belli sono quelli in cui ripenso alle scelte fatte in questi tre anni, perché alla fine è stato un percorso di tre anni: ho lavorato per questo obiettivo da quando sono entrato Nazionale e le cose sono andate per il meglio. Fa piacere ricordarle». Ma tre anni fa, quando ha iniziato questo percorso, lo ha fatto con l’obiettivo di vincere il Mondiale o con quello di arrivare più lontano possibile? Perché se ci pensa, sono due cose diverse… «Il primo anno era già un obiettivo far parte della squadra azzurra. Una volta dentro, ho imparato e visto come si fa a lavorare per puntare in alto e quindi ho partecipato prima ai Mondiali ad Amburgo nel 2014; poi nel 2015 ho lottato con gli altri per il campionato del mondo a Rio, dove siamo andati con una barca molto valida ma per una serie di conseguenze non ce l’abbiamo fatta a portare a casa il risultato che avremmo voluto; ma ce l’abbiamo fatta quest’anno, nel 2016: d’inverno abbiamo lavorato tanto e bene col fine di non sbagliare niente. Ed è stato un anno davvero impeccabile perché abbiamo vinto tutte le gare selettive in Nazionale, un Europeo quasi a sorpresa con il Quattro Senza e poi il Mondiale nella specialità del Quattro Con, dove ero il favorito. Diciamo un uomo chiave per fare i Mondiali… Così abbiamo provato questa barca che ha reagito fin dal primo momento molto bene e, di conseguenza, abbiamo fatto registrare diversi tempi validi che ci hanno portato alla vittoria finale». Ma come ci si sente da campione? «È sempre difficile spiegarlo a parole, perché è un sogno. In quei momenti in cui sei preso dalla fatica, tra l’emozione, l’adrenalina e tutto il resto, ho passato davvero dei minuti in cui ho pensato “e se ora mi sveglio ed è tutto finito?”. Invece no, era tutto vero. È tutto vero». Dopo tre titoli italiani, due campionati eu-

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londi : Il canottaggio

come un saggio di danza… a cura di Michela Lanza

ropei e un Mondiale a soli 18 anni, la domanda che nasce spontanea è: da grande cosa vuole fare? «Ci sto pensando. Ora è un momento un po’ delicato, sto cercando di capire quali possono essere le mie doti extra canottaggio. Sto frequentando la quinta superiore e il mio pensiero è quello di uscire bene dall’Istituto Tecnico a Empoli, poi si vedrà. Per fortuna ho tutto quest’anno per pensare, perché adesso ho un po’ le idee confuse. Di motivazioni ce ne sono sempre tantissime, perché quest’anno passo di categoria (da Junior diventerò un Under 23), e il mio obiettivo è quello di riuscire ad entrare in Nazionale Under 23. Riconosco che con la scuola e l’esame di mezzo sarà dura, ma spero di farcela anche solo per il fatto che andare fuori per le gare internazionali è un’esperienza tra le più belle in assoluto. Diciamo che questo obiettivo mi sprona a lavorare bene, però non mi sento ancora di fare programmi a lungo termine». Che differenza c’è tra le varie categorie? «Principalmente la categoria Junior è formata da ragazzi che conciliano scuola e canottaggio. Passare di categoria significa diventare professionisti e fare canottaggio a tempo pieno. Un vero e proprio lavoro». Torno a lei: per raggiungere determinati risultati, quanto si è allenato e quanto si allena? «Io mi alleno tutti i giorni e, nei periodi di avvicinamento alle gare, faccio il doppio allenamento quotidiano. Magari con una corsa se fa troppo freddo, o lavorando in barca, o dentro in palestra. Una media di otto, nove, dieci volte alla settimana». E nel periodo di doppio allenamento quotidiano, come la mette con la scuola? «Mi alzo all’alba, mi vesto, arrivo alla Canottieri, mi alleno, mi faccio la doccia e vado a scuola. Il livello di attenzione a scuola? Le prime tre ore, sono sincero, sono anche

più attivo rispetto ai giorni normali. Forse è l’adrenalina che mi fa restare bello carico. Semmai è dalla quarta ora che mi arriva la “botta”, che mi stende e accuso la fatica della mattina». Quindi, ricapitolando: allenamento prima delle lezioni, scuola, studiare… perché c’è anche questo. «Per fortuna la scuola non mi impegna tanto a casa, perché riesco a stare attento a lezione e, fino ad ora, questo mi è bastato. Sicuramente all’Università non sarà così e dovrò trovare il tempo anche per studiare. La vita sociale? Poco, pochissimo. Vado sempre a letto presto, mi rimane il sabato sera per uscire, ma con la consapevolezza che la domenica mattina devo essere in barca per l’allenamento». Una passione a 360°, altrimenti non sarebbe possibile fare tutti questi sacrifici? «Sì, esatto. Questi sono gli anni della vita in cui mi posso togliere questo tipo di soddisfazioni, allora mi concentro sullo sport. Sul canottaggio». A scuola cosa le dicono? «Ho ricevuto moltissimi complimenti, soprattutto dai professori, perché i miei com-


sta…». Qual è la combinazione migliore? «Forse la Due Senza. È un discorso abbastanza tecnico perché le gare selettive sono fatte in Due Senza, una barca particolare. Noi, quando facciamo le Due Senza, finiamo sempre per parlare di magia, perché è una combinazione che non puoi calcolare da fuori. È solo una questione di feeling, di sintonia, che trovi tra due persone che devono essere in simbiosi tanto da essere una sola come testa, una sola ad entrare in acqua e una sola a vogare. E se questo accade si aprono delle porte che ti facilitano l’accesso in Nazionale. Le due barche tecniche, comunque, sono le Due Senza e le Quattro Senza». Quanto tempo si impiega a trovare il giusto feeling? «Sulle barche lunghe - Otto, Quattro - ci vogliono mesi. Per le barche corte, invece, è una questione istantanea. Il feeling o c’è o non c’è. Quale preferisco? La barca corta». Torno un attimo indietro nel tempo. E le chiedo: perché il canottaggio? «Stando a Montelupo e andando a fare atletica a Empoli durante il periodo delle elementari, passavo lungo l’Arno e vedevo queste canoe in acqua. Sapevo che l’atletica non era il mio sport e invece mi incuriosivano tanto queste barche che sfilavano in Arno. Così ho deciso di provare ed… eccomi qua». Cosa le passa per la testa mentre voga? «Non molto. L’unica cosa che ricerchi sono le sensazioni che ti dà il tuo corpo. Nel canottaggio, tutti i muscoli sono interessati, e quindi ti danno un segnale. Una risposta. Di conseguenza, quando voghi, sei te che ascolti il tuo corpo. Un buon allenamento è

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quello dove ti perdi nelle sensazioni del tuo corpo, dove entri dentro la barca e sei un tutt’uno con essa, ascoltandoti». Cosa le ha dato e cosa le sta dando il canottaggio, e cosa pensa di aver dato lei al canottaggio? «Io non mi sento di aver dato niente al canottaggio, ma non posso dire il contrario. Anzi… Grazie al canottaggio, per esempio, so cosa significa lavorare per un obiettivo e so che questo mi servirà anche in ambito lavorativo. E poi è stata ed è l’esperienza più bella della mia vita. Vedere babbo e mamma in tribuna, cantare l’inno nazionale, riempie il cuore d’orgoglio e ha il potere di commuoverti».

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SPORT • Canottaggio

pagni non riescono a capire fino in fondo cosa voglia dire per me il canottaggio. La domanda classica è “ma chi te lo fa fare?” “non ti danno soldi, ma per cosa lo fai?”». Che ruolo ha avuto e ha la Canottieri Limite in questa sua breve ma già ricca carriera? «Fondamentale. Quando entro qui dentro, sono a casa. Non penso a nient’altro che non sia l’allenamento. È un ambiente accogliente, mi sono sempre trovato bene con tutti». Qual è la gara più difficile che ha affrontato? «Può sembrare strano, ma non il campionato del mondo. A livello tecnico e di fatica, i campionati italiani possono risultare anche più difficili rispetto ad un campionato del mondo dove, comunque, ci sono con te tanti ragazzi selezionati in tutta Italia e una barca valida può riuscire a venire fuori più facilmente». Dovesse spiegare il suo sport a chi non lo conosce, come lo farebbe? «Può sembrare uno sport rude e di forza, invece ci sono degli allenamenti che si avvicinano molto di più ad un saggio di danza. Servono eleganza, scioltezza, sensibilità. La barca va sentita. Sono valori difficili da far capire a chi non fa canottaggio. Poi, è chiaro che esiste anche l’aspetto tecnico e che, se non hai la preparazione fisica, queste sensazioni non te le puoi permettere, non riuscirai mai ad averle. Il mio sport è clamoroso se ci si pensa: un allenamento di un anno è concentrato in una gara di sei minuti. Se sbagli due colpi in acqua, è finita. Tante gare, tante prove, tante selezioni, tanti fine settimana in giro per l’Italia per provare le barche, per cercare di trovare una combinazione giu-


MUSICA SPETTACOLI e PERSONAGGI

Le stagioni di Nada a cura di Carla Cavicchini

L

ivorno e livornesi. Gente così, cor sarmastro addosso, l’aria cupa ed il cuore in mano. Persino Fremura dal baffo spiovente...“En’do si sta meglio che a Livòrno, dé! Ci s’ha ‘i mare in casa”. Insomma, nella città che è stata Repubblica Marinara e che in quel groviglio di uomini vedi anche il sudore dei “4 Mori”, ogni occasione è buona per sedersi per benino a sorbire il ponce in sana compagnia. La fanciulla a noi di fronte - poiché esternamente è rimasta sempre fanciulla - vestita di nero pece, con gli scarponi “carro armato” ed i lunghi capelli lisci, dentro è una donna completa, però l’aria beffarda... e un gliela toglie nessuno. Aspra come il libeccio e verace come una vongola, lei è quella dal cuore zingaresco, diretta, senza peli sulla lingua, tanto che quando gli facciamo notare che Gabbro, suo luogo natio forse più provinciale della città labronica: «No... - il sorriso è sarcastico – parliamo d’un paese che è più piccolo, certamente, però è ben attaccato! È un tutt’uno, francamente non noto questa grande differenza!». Alla Rinascita – la libreria empolese - in una fresca serata ottobrina, ove sedersi è un problema tanto il salone è pieno, viene allungato un panchetto e Nada racconta del suo ultimo libro, “Leonida”, del significato del titolo, ed altro ancora. «Il ruolo della cantante è anche quello di curarsi l’anima, Leonida è una presa di coscienza, un libro pieno di sentimento, forza, dove una donna lotta tra la disperazione e la fierezza». Pausa, sorride e beve alla bottiglietta d’acqua anche perché se il bicchiere c’è, bene, altrimenti la sete si leva ugualmente. È il momento dell’editore che osserva quanto ritmo abbia questa “ragazzaccia” nello scrivere, con tutti i suoi colori letterari. «Qui si respira l’uomo, la natura, il mistero, la morte. Pur non essendo un gigante nella mia professione, lei mi ha accettato, voluto, seguendo l’istinto primordiale ed io nelle pieghe dei suoi scritti, l’ho trovata ancora più personale e narrativa».

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Un volume avvince quando si ascoltano le belle pagine e Tamara di Rinascita spiega che “Leonida”, pur non avendo avuto affetti, riesce a delineare la propria vita. «La mamma voleva un figlio, un maschio, Leone, purtroppo nasce la femmina e quindi si sceglie Leonida». Nel cuore empolese di Via Ridolfi, non vola una mosca quando s’apprende di quella genitrice che scappa in Africa a dipingere leoni. All’orizzonte l’amore per un toscano generoso, il ritorno nella terra madre, l’azienda vinicola, l’amore che si ridimensiona quando mammà affoga i dispiaceri nel bicchiere, col seguito d’altri figli. Nel frattempo la protagonista soffre, soffre poiché non le è stato dato quell’amore che nutre la persona, vuole la sua vita ma è diventata una statua marmorea, poi...piano piano, annusa, si concentra nel suo dolore e tutto gli scivola addosso anche se viene guardata male, con disprezzo: “è autistica?”. Bello il passaggio de: “Esistere per sapere di esistere, non esisti”, perché privarsi d’ogni emozione, andare a letto senza distinzioni sessuali, porta al grigiore, alle sofferenze altrui. Intanto il tempo passa, la nostra eroina viene considerata saggia e s’innamora pure, sino a riscoprirsi DONNA, a rinascere e capire ciò che prima le risultava impossibile. Il perdono l’ha resa forte, la morte non gli è nemica, ed è giusto vivere per chi ci è accanto in buona armonia. Adesso è arrivato il punto di partenza, il destino tramanda né di vinti, né vincitori, Leonida della sua vita ne ha fatto un capolavoro diventandone protagonista. Ma è anche la Malanima che si scopre, si rivela in queste righe dove la natura avvolge con l’immensità oceanica, le scogliere, gli spazi illimitati, le piogge brevi e violente che allargano le narici respirando aria “buona”. «Amo gli alberi che si piegano, la forza bruta, ciò che ci circonda, che ruota attorno a noi! Nell’ambiente vedi il bene, il male, nonché quello che tutto aggiusta. Ecco la magia di vivere in campagna, questa è la mia

religione anche se non sono cattolica. Si scrive anche per parlare della nostra vita... dentro ci sono gli attori e la ricerca della di sé con i suoi valori. La mia esistenza – termina – non è stata facile – nel frattempo l’ha forgiata - però quando faccio le cose che faceva mia madre mi piace molto, sì, decisamente. E quando scrivo, il rapporto con lei viene sempre fuori. Succede anche nelle mie canzoni». Più tardi osservo che ho avvertito tanta sofferenza su di lei, addosso, proprio sulla sua pelle: la risposta d’indole toscanaccia: «Embè chi non ha sofferto nella vita?». D’accordo, però la ricordiamo fanciulla di gran successo, sotto le luci sanremesi, mentre le sue amiche conducevano una vita molto più normale: la scuola, la famiglia, il ragazzino delle feste... «Lo chiama successo lei quello che ebbi? Meno male che c’è l’amore che apre orizzonti illimitati, che ci porta ad entrare nelle cose, insieme alla lettura che è una grande medicina.

Adoro i classici, anche i “mattoni”, mi piace la letteratura russa e rileggo sempre volentieri i contemporanei». Adesso si volta, non è più aria. La musica è finita. Non prima però di ricordare alle persone trepidanti d’autografo, la forte, fortissima amicizia con Piero Ciampi. «Eravamo molto simili, “ci sentivamo”. Ricordo quando uscivamo per andare a bere così... anche senza pagare, con quegli spettacoli fatti con i quattro gatti che ci guardano: ‘CHISSENEFREGA!!!”. Io poi decisi di smettere di cantare e di scrivere, perché gli incontri possono essere anche determinanti, mentre quelli attorno: “Che fai, Nada! Se perdi il successo... “patapunfete”! E non ti sei accorta che quello s’attacca alle bottiglie? In realtà capii che Piero era veramente uomo d’enorme spessore». Già, tanto da far divenir il pulcino di Gabbro una leonessa.

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COSA SUCCEDE IN CITTà

biblioteca

Alla sezione Ragazzi un nuovo ciclo di incontri su “Il mondo intorno a noi”

La storia dei grandi inventori, raccontata in 5 puntate, passando “Dai segnali di fumo ai social”: da Morse, Meucci a Zuckerberg

Per gli amanti delle scienze naturali, di quelle applicate e della tecnologia, la Sezione Ragazzi della biblioteca comunale Renato Fucini di Empoli, propone per questo autunno e fino a febbraio prossimo, un nuovo ciclo di incontri dedicati ai ragazzi e alle loro famiglie, dal titolo Il mondo intorno a noi. Da qui nasce un contenitore denominato “Dai segnali di fumo ai social”, in cui si racconta la storia dei grandi inventori che hanno cambiato per sempre le nostre vite, per conoscere e scoprire come funzionano gli oggetti che utilizziamo ogni giorno, da dove vengono le grandi invenzioni che hanno rivoluzionato il quotidiano, e soprattutto, chi sono i protagonisti del cambiamento e dell’evoluzione ancora in corso. PROGRAMMA DEGLI INCONTRI Venerdì 18 novembre, dalle 17 alle 18, si narra la storia di “Come sono nati i Computer?”. Scopriamo chi sono Hewlett & Packard, Turing, Jobs, Olivetti. La nascita dei computer, frutto del lavoro di molteplici menti ingegnose come Hewlett e Packard che crearono un calcolatore elettronico e la calcolatrice tascabile; Alan Turing che grazie alla sua “macchina” aiutò gli alleati nel decifrare enigma, il linguaggio crittografato utilizzato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale; Steve Jobs e la Apple, la Next, la Pixar; Adriano Olivetti e l’ELEA 9003, il primo Elaboratore Elettronico Automatico. L’incontro è dedicato ai bambini da 7 a 12 anni.

Lunedì 12 dicembre, dalle 17 alle 18, si parlerà di “Com’è nata Internet? Effetto Sputnik, Tim Berners Lee, Page & Brin”. La storia dell’evoluzione della più grande ragnatela del mondo. Da ARPANET all’avvento del protocollo TCP/ IP e alla nascita del World Wide Web, fino ad arrivare a Google, il più grande motore di ricerca di tutti i tempi. L’incontro è dedicato ai bambini da 7 a 12 anni. Venerdì 20 gennaio, dalle 17 alle 18, saremo sempre più nel presente con la storia di “Come sono nati gli smartphone?”, incontrando Marconi, Lamarr, Cooper. Ecco le grandi menti che hanno contribuito ad abbattere le distanze grazie all’invenzione dei segnali radio e della telefonia mobile: Guglielmo Marconi, padre della radio; Hedy Lamarr e le sue invenzioni per criptare i messaggi radio; Martin Cooper, padre del primo cellulare nel 1973. L’incontro è dedicato ai bambini da 7 a 12 anni. Venerdì 24 febbraio, dalle 17 alle 18, ultimo incontro, su “Come sono nati i Social Network? Conosciamo Zuckerberg, Koum e Systrom”. I Social Network, vere e proprie reti sociali, ci offrono l’opportunità di vivere in un mondo sempre più connesso e più aperto. Scopriamo insieme come sono nati i principali social che usiamo ogni giorno, da Facebook, a WhatsApp, a Instagram. L’incontro è dedicato ai bambini da 7 a 12 anni.

PER INFO E PRENOTAZIONI - Gli appuntamenti sono liberi e gratuiti. I posti però sono limitati, quindi assicuratevi di non perdere l’occasione. Per partecipare ai laboratori è necessario essere iscritti alla biblioteca. L’iscrizione si può fare in qualsiasi momento, presentando la carta di identità e il codice fiscale, o tessera sanitaria. Per l’iscrizione ai servizi degli utenti minorenni sono necessarie l’autorizzazione dei genitori e la copia del documento di identità. Per partecipare, contattare il numero 0571/757873; sezione.ragazzi@comune.empoli.fi.it Fonte: Ufficio Stampa Comune Empoli

cinema la perla - empoli

“La Grande Arte al Cinema” Sul grande schermo del Cinema La Perla di Empoli, in via dei Neri, è ripartita una nuova stagione di film nell’ambito della rassegna denominata “La Grande Arte al Cinema”. Una serie di eventi cinematografici che fanno vivere al cinema tutta la ricchezza delle mostre e degli artisti più amati, curiosi ed irriverenti. ECCO IL CALENDARIO COMPLETO (Date e orari in aggiornamento su www.laperlaempoli.it) BOTTICELLI. INFERNO da lunedì 7 a mercoledì 9 novembre 2016 Cosa si nasconde veramente dietro all’Inferno disegnato da Botticelli? Un film che ci guida attraverso i misteri del disegno che ha ispirato lo stesso Dan Brown. A poche settimane

dall’uscita del colossal Hollywoodiano di Ron Howard, un’indagine che lascerà senza fiato. IL CURIOSO MONDO DI HIERONYMUS BOSCH Dicembre 2016 Il fantastico mondo di uno dei geni creativi più importanti della storia dell’arte raccontato attraverso la mostra sold-out della sua città natale. SEGANTINI-RITORNO ALLA NATURA Gennaio 2017 Dopo lo straordinario successo della mostra di Palazzo Reale a Milano, arriva sul grande schermo la storia di uno dei più importanti pittori del simbolismo italiano.

LOVING VINCENT Febbraio 2017 I dipinti del pittore olandese più amato prendono vita in un lungometraggio poetico e seducente che mescola arte, tecnologia e pittura.

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COSA SUCCEDE IN CITTà

beni culturali

Cosa Dove Quando:

eventi in città

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EMPOLI

Restaurato l’antico portone di Palazzo Pretorio del 1497 L’intervento è stato compiuto grazie al contributo di Elmas in occasione dei 40 anni dell’azienda. Completamente rinnovato e riportato ad antico splendore. Un manufatto del 1497 che risplende della sua bellezza e della maestria degli artigiani che lo realizzarono oltre 500 anni fa e che ha riacquistato il suo antico splendore grazie all’abilità dei due restauratori Francesco Bartolommei e Luigi Nieri. L’operazione si è potuta realizzare grazie al prezioso contributo della Elmas di Empoli che ha deciso, per festeggiare i propri 40 anni di attività, di fare questo dono a tutta la città. Il portone in legno aveva bisogno da tempo di un intervento di recupero per riportarlo al decoro di un tempo e, fra le cose che il Comune di Empoli ha proposto alla Elmas, intenzionata a sostenere il restauro di opere di proprietà pubblica, è stato deciso di concentrarsi sulla grande porta che fa da ingresso principale a uno dei palazzi comunali, un manufatto che fu donato dal podestà Matteo Chierichini, come ricorda un’iscrizione incisa e che corre lungo il coronamento dei due battenti. Sabato 5 novembre si è svolta la cerimonia di inaugurazione per celebrare l’opera di restauro alla quale erano presenti il sindaco Brenda Barnini, il titolare dell’azienda empolese Stefano Mancini, il Proposto di Empoli Don Guido Engels, alcuni rappresentanti della giunta comunale fra cui il vicesindaco Franco Mori e gli assessori Eleonora Caponi, Fabrizio Biuzzi e Andrea Taddei, i dipendenti della Elmas e i restauratori. «Ringrazio in modo profondo e sincero Stefano Mancini – ha detto il sindaco Brenda Barnini – che da sempre si è impegnato con la sua azienda nel nostro territorio. Il restauro di questo portone rappresenta un vero traguardo per la sua attività. Questa porta è qui dal 1497. Oggi è come se fossimo testimoni di un pezzetto di storia di questa città. Un simbolo che accoglie ogni giorno decine di cittadini e, l’averlo riportato al suo originale pregio, è un gesto che ha un valore davvero importante. È giusto che chi passa di qui veda che questa opera ha ritrovato la sua integrità grazie a un imprenditore locale, che ha avuto la sensibilità di contribuire a riqualificare un piccolo angolo della nostra città. Anche in questo modo, con questi gesti, possiamo tutti guardare al futuro con maggior ottimismo». PALAZZO PRETORIO - Il Palazzo del Podestà o Pretorio, sede dell’autorità comunale e poi anche dell’amministrazione di giustizia (il podestà appunto), fu costruito a più riprese a partire dall’inizio del XIV secolo. L’ampliamento dell’edificio comportò sia l’aggiunta di nuove stanze destinati ai vari uffici, sia di locali a piano terra, alcuni dei quali adibiti a prigione. In quella circostanza vi fu costruita anche una cappella, dedicata a San Tommaso, della quale si è perduta ogni traccia. In epoca imprecisata furono tolti e distrutti anche gli stemmi che tradizionalmente ornano ogni palazzo podestarile. Attualmente l’edificio reca i pesanti segni di trasformazioni novecentesche; poche le testimonianze dell’antico palazzo, come l’elegante ghiera trecentesca, in cotto, che corre sopra il portone di ingresso su piazza Farinata degli Uberti. Sulla cantonata del palazzo, nel 1518, venne collocato il tabernacolo con la cosiddetta Madonna degli Ebrei, una robbiana ora conservata nel Museo della Collegiata, che venne lì spostata tra il 1890 e il 1894. Fonte: Ufficio Stampa Comune Empoli

“Concerti di Sant’Andrea 2016” 13 novembre ore 16.00 Orchestra lirico – sinfonica del teatro del Giglio 20 novembre ore 16.00 Orchestra del Carmine Cantori di San Giovanni. Cappella musicale della basilica di San Lorenzo 27 novembre ore 16.00 Cori riuniti della città di Empoli Collegiata di Sant’Andrea, Piazza Farinata degli Uberti - Empoli info: 339 7165447 Ingresso gratuito

23 novembre ore 21.00 Stagione Teatrale Excelsior Totò Onnis in “IL GIUOCO DELLE PARTI” da Luigi Pirandello info tel. 0571/ 757729 26 e 27 novembre 2016 dalle 10.00 alle 20.00 Giro Goloso la Tradizione Pasticcera Empolese e le Eccellenze Toscane

biblioteca comunale “Renato Fucini” 14 novembre ore 17.00 • Librincircolo. All Together! Insieme è più bello! Giochi, circoli di lettura e molto di più Ragazzi dai 14 ai 19 anni. Prenotazione richiesta. 15 novembre ore 17.00 • L’Ora del Racconto - Time to Relax Un pomeriggio in compagnia delle storie più belle della biblioteca. Bambini da 4 a 8 anni. 16 novembre ore 17.00 • Leggere le emozioni Incontro a cura della Dott.ssa Cristina Bartoli, pedagogista, bibliotecaria, esperta in letteratura per l’infanzia. Rivolto a genitori ed educatori. 17 novembre ore 17.00 • La guerra grande dell’Arno.

27 novembre ore 17.15 “LA NOTTE DELLA TOSCA” Teatro Shalom Via Ferruccio Busoni, 24/26 Tel. 0571 77528 CENTRO AUSER Eventi a ingresso libero al Centro “Auser Insieme”, via S. Lavagnini n.53 14 novembre ore 16.00 • Cosa può dire Pirandello agli uomini di oggi Un invito alla lettura lunedì 21 ore 16.00 • “Educazione alla salute” a cura della nutrizionista Dr. Carla Galassi 28 novembre ore 16.00 proiezione del film • “Il pranzo di Babette”

Letture, musiche e voci dal fiume Una lettura emozionante per ragazzi e adulti. 18 novembre ore 17.00 • Come sono nati i Computer? Scopriamo chi sono Hewlett & Packard, Turing, Jobs, Olivetti “Dai Segnali di Fumo ai Social”. Per Bambini da 7 a 12 anni. Sezione Ragazzi “L’Isola del Tesoro” 19 novembre ore 17.30 • Presentazione del libro ‘Lungo l’Arno. Paesaggi, storia e cultura’ Cenacolo degli Agostiniani, Via dei Neri 15 22 novembre ore 17.00 • L’ora del racconto - Time to Relax Un pomeriggio di divertimento in compagnia degli albi illustrati più belli. Bambini da 4 a 8 anni.

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13 novembre 2016 Sapori e Colori del Montalbano Piazza della Libertà info: 0571 598012 comune.vinci.fi.it 13 novembre 2016 La Domenica Leonardiana – Laboratorio per famiglie e bambini Museo di Leonardo info: 0571 933285 info@museoleonardiano.it museoleonardiano.it

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20 novembre 2016 Festa a sorpresa centro storico basso info: 0571 686341 www.comune.castelfiorentino.fi.it

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19 e 20 novembre 2016 Festa della cioccolata Piazza Boccaccio, Via II Giugno Info 0571 661276 comune.certaldo.fi.it

23 novembre ore 17.00 • Un pomeriggio da favola - Time to Relax Appuntamenti pomeridiani di lettura per i piccoli da 3 a 5 anni. 24 novembre ore 17.00 • All Together! Insieme è più bello! Giochi, circoli di lettura e molto di più. Piccoli passi. Incontri di meditazione e rilassamento per genitori e figli. Per bambini da 6 a 11 anni. Prenotazione richiesta. 25 novembre ore 16.45 • Bibliocinema Cinema in biblioteca. “I Puffi 2”. Prenotazione richiesta. 28 novembre ore 16.00 • Il mondo intorno a noi, enigmi e codici Per bambini da 8 a 11 anni. Prenotazione richiesta.

Info e prenotazioni - Biblioteca comunale “Renato Fucini” Via dei Neri, 15 - tel: 0571/757840


Ad Avane una mostra fotografica “Empoli. I giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966” Dodici pannelli con foto che raccontano le località invase da acqua e fango Nell’ambito delle iniziative messe in campo dalla Regione Toscana, Rete biblioteche REA.net e rete documentaria Bibliolandia della provincia di Pisa, per la ricorrenza dei 50 anni da quel tragico 4 novembre 1966, in cui la sciagura dell’alluvione si abbatté in Toscana, a Empoli sarà allestita una mostra fotografica che racconterà quella tragica notte tra il 3 e 4 novembre del ’66. La mostra intitolata “Empoli. I giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966”, inaugurata venerdì 4 novembre nello spazio della Vela Margherita Hack di Avane, via Magolo 32, Empoli, resterà visitabile fino a domenica 13 novembre, in orario 17-19.30, per poi diventare itinerante: coinvolgerà anche la scuola secondaria di primo grado “Busoni-Vanghetti” e i Circoli Arci che ne faranno richiesta.

CHE COSA RAPPRESENTA QUESTA MOSTRA - Le foto, disposte su dodici pannelli, rappresentano le varie località invase dall’acqua e dal fango, i mezzi di soccorso, le fabbriche e le abitazioni danneggiate e poi ripulite, il danneggiamento del ponte sull’Arno e il suo attraversamento con il traghetto o sul ponte di barche. Alcuni pannelli, quattro o cinque, saranno accompagnati da una serie di manifesti emessi all’epoca dall’amministrazione comunale per gestire l’emergenza dei soccorsi e le difficoltà della ripresa e da una raccolta di foto originali. Una seconda sezione della mostra (circa 12 pannelli) è dedicata al fiume Arno, alla sua storia e alle alluvioni che nel tempo si sono verificate e ai danni dell’alluvione nel centro storico di Firenze. Inoltre, la mostra è accompagnata da una brochure di otto pagine dallo stesso titolo, con un breve testo narrante. LE ALTRE INIZIATIVE A CURA DEL COMUNE DI EM-

teatro ra g a z z i Torna “Dire Fare Teatrare”, spettacoli dedicati a bambini, ragazzi e famiglie. È la 31a edizione

IL CARTELLONE DEGLI SPETTACOLI Domenica 6 novembre: Le avventure di pulcino della compagnia Teatro Pirata; Domenica 13 novembre: Raperonzolo di Pupi di Stac; Domenica 20 novembre: L’atlante della città, produzione Antonio Panzuto; Domenica 27 novembre: Pi...Pinocchio, produzione Tieffeu. COMPAGNIE E ARTISTI - Le compagnie e gli artisti in cartellone sono stati selezionati tra le strutture professionali più qualificate del teatro per ragazzi. Ogni spettacolo si indirizza ad una fascia di età consigliata anche se la rassegna risulta adatta per chiunque conservi una curiosità ed una disponibilità a farsi incantare da una fiaba, una storia, un racconto fantastico. SPETTACOLI IN REPLICA - Gli spettacoli della domenica avranno due repliche: alle 15.30 e alle 17.30. Il costo del biglietto per ogni singolo spettacolo è di 4.50 euro, prezzo invariato rispetto allo scorso anno. La vendita dei tickets sarà effettuata a partire dalle 15 del giorno stesso dello spettacolo, alla cassa del Minimal Teatro. INFORMAZIONI - Per informazioni è possibile rivolgersi all’ufficio cultura del Comune di Empoli 0571/757723; Giallo Mare Minimal Teatro 0571/81629-83758 o scrivere a info@giallomare. it. Ricordiamo che è gradita la prenotazione. Il programma è consultabile sul sito internet www.giallomare.it. TEATRO RAGAZZI Minimal Teatro, via Veronese a Empoli Fonte: Ufficio Stampa Comune Empoli

POLI – Dopo la mostra fotografica, sempre per sottolineare il valore del ricordo di quanto accadde quel 4 novembre del 1966, giovedì 17 novembre dalle 17 alle 18 alla biblioteca comunale Renato Fucini di Empoli, si terrà l’incontro “La guerra grande dell’Arno. Letture, musiche e voci dal fiume”: un reading su base musicale a cura di Anna Dimaggio, attrice teatrale, di alcuni brani tratti dal volume “La guerra grande dell’Arno” di Francesco Niccolini accompagnata dalle musiche di Gabriele Bochicchio, con suoni ed effetti d’acqua, vecchie musiche, voci e registrazioni. Una lettura emozionante per ragazzi e adulti. Sabato 19 novembre alle 17.30,

T eatro E x celsior Gli spettacoli

da novembre a marzo Mercoledì 23 novembre Il giuoco delle parti, macchina drammaturgica perfetta di Luigi Pirandello messa in scena da un regista giovane e di grande valore, Roberto Valerio, e interpretata da uno dei più grandi attori del teatro italiano: Umberto Orsini.

Lunedì 19 dicembre tocca a Un’ora di tranquillità del giovane quanto famoso Florian Zeller. Commedia brillante, che parla dei nostri tempi, interpretata e diretta da Massimo Ghini. Un moderno e divertente “vaudeville” che narra le vicende di un uomo in cerca di un po’ di tranquillità e che invece viene travolto da continui e imprevisti incontri, che lo trascinano in un vortice di frenetici avvenimenti. Con il primo spettacolo del 2017, torna ad Empoli Rocco Papaleo con Buenaonda. L’attore e musicista lucano, in collaborazione con

nel Cenacolo degli Agostiniani, via dei Neri 15 a Empoli, si terrà la presentazione del libro intitolato “Lungo l’Arno. Paesaggi, storia e cultura”. Sarà presente l’autrice Saida Grifoni e Giuseppina Carla Romby. Un racconto sulla plurimillenaria intensa utilizzazione degli spazi e delle acque dell’Arno da parte di uomini e donne che lo hanno volutamente scelto per insediarsi, nonostante i rischi derivanti dal suo regime irregolare di fiume-torrente. Uomini e donne che vi hanno ricercato risorse e opportunità di vita e di lavoro, nonché occasioni di ispirazione letteraria e artistica, momenti di svago e di riposo. Fonte: Ufficio Stampa Comune Empoli

Walter Lupo, prosegue il suo percorso legato al teatro canzone; in questo spettacolo è accompagnato da Giovanni Esposito (bravo attore teatrale e noto volto cinematografico e televisivo), e da un quartetto di ottimi musicisti. In scena giovedì 12 gennaio. Mercoledì 15 febbraio è la volta di un altro artista eclettico, Neri Marcorè, che propone uno spettacolo di teatro canzone dal titolo Quello che non ho con la regia di Giorgio Gallione. Un affresco teatrale che si interroga sulla nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza del futuro. Fra le canzoni di De André e le visioni lucide e beffarde di Pasolini si compie un viaggio “in direzione ostinata e contraria”. Si chiude la stagione, giovedì 16 marzo, con Il borghese gentiluomo di Molière. Mattatore Emilio Solfrizzi che interpreta il protagonista di questa comicissima commedia, il Signor Jourdain. Come Avaro, come il alato immaginario, come Tartufo, anche questo borghese, sogna di diventare nobile, ma è circondato da persone che lo raggirano e che assecondano la sua follia unicamente per tornaconto personale. Solfrizzi in quest’attesa edizione è diretto da Armando Pugliese ed è affiancato da una numerosa e importante compagnia. Tutti gli spettacoli inizieranno alle 21.00. Per informazioni ci si può rivolgere anche al Comune di Empoli servizio cultura giovani e sport telefono 0571/757729-757625 e-mail cultura@comune.empoli.fi.it

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