F gentile immagini e parole (2008)

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F RANCESCO G ENTILE

P.

G UGLIELMO A LIMONTI

Immagini e Parole

EDIZIONI CANTAGALLO


Gentili lettori, vorrei potermi presentare a voi come l’autore di questo libro, ma non sono uno scrittore. Non ho la capacità e il dono di riuscire ad esprimere con le parole la mia anima e il mio mondo interiore. D’altra parte il mio nome compare sulla copertina del libro poiché le mie opere ne fanno parte integrante e sono state d’ispirazione per P. Guglielmo Alimonti che è, lui sì, scrittore di rara finezza, capace in un istante con pochi tratti di penna di cogliere il senso più vero e profondo delle immagini e dei paesaggi che hanno richiesto lunghe ore di lavoro e travaglio spirituale al vostro pittore. La mia arte nasce dall’incontro con San Pio e Pietrelcina. Dal giorno in cui l’insegnamento di San Pio mi ha spinto a cercare una nuova via, un nuovo me stesso, un nuovo senso alla mia esistenza, ho sentito forte in me il bisogno di esprimere il cambiamento attraverso le mie opere. Ho dedicato la mia vita al Santo e alle sue origini, all’umile mondo contadino di Pietrelcina. Ma non avrei mai potuto arrivare ad esprimermi artisticamente in modo degno di un così elevato soggetto, né avrei potuto superare tutte le prove e le difficoltà del mio percorso di rinnovamento interiore che è continuamente in atto, senza il sostegno, l’appoggio e il conforto di P. Guglielmo. Oggi sono profondamente onorato di vedere il mio nome accanto a quello di colui che è l’autore di tutti i commenti ai miei quadri. Ho sempre apprezzato e tenuto in grande considerazione le opinioni che P. Guglielmo esprimeva sulle mie opere e dai nostri scambi verbali ed epistolari , è nata l’idea di concretizzare in un libro fatto di immagini e parole la nostra dedizione a S. Pio e ai suoi insegnamenti. Ringrazio dal profondo del cuore P. Guglielmo per aver trovato il tempo di ascoltare me e le mie opere che hanno parlato alla sua intelligenza e alla sua sensibilità di uomo di fede sicuramente meglio di quanto io abbia mai potuto fare a parole. Lo ringrazio del tempo che mi ha dedicato nonostante i suoi numerosi impegni. Tutti ormai conoscono P. Guglielmo come Cappuccino impegnato a tutto campo nella formazione di gruppi di preghiera di San Pio, come compagno di 3


vita di tutti coloro che a Lui si affidano come guida spirituale, come punto di riferimento sicuro per tutti coloro che scelgono di vivere la propria esistenza secondo l’esempio di S. Francesco: Araldini, Gifra, Terzo Ordine Francescano. Lo si vede impegnato a tutto campo, sempre in viaggio per dare sostegno a tutti con la sua impareggiabile disponibilità , qualità che in questi anni lo hanno distinto e lo hanno fatto amare come un vero padre sia dai suoi figli spirituali sia da coloro che hanno sentito l’urgenza di dare un nuovo senso alla propria vita, illuminati dalle sue parole, dal suo esempio e dalle sue preghiere. Perciò, consapevole del privilegio e del dono che P. Guglielmo ha voluto farmi, accettando di scrivere attraverso i suoi commenti la storia stessa della mia arte e dei miei quadri che acquistano ancor più significato spiegati e accompagnati dalle sue parole, dico grazie. Grazie, caro Padre, grazie di essermi stato accanto con la tua fede in questi anni, grazie di aver saputo con parole ispirate, leggere nei miei quadri ciò che io attraverso di essi ho voluto significare. Bisogna precisare che i commenti fatti sulle immagini dei miei quadri sono state realizzate da P. Guglielmo Alimonti che ringrazio di cuore per la collaborazione e per tutto il tempo che lo ha trovato impegnato in questa avventura nata quasi per gioco, che non lascia nulla al caso e che all’attento lettore può lasciare un ricordo, quello di un passato fatto di case semplici e vissuto in umiltà, che dovrebbe accompagnarci in tutta la nostra esistenza. E’ stato un grande onore per me avere questo privilegio di disponibilità per la mia arte. Commosso, mi viene spontaneo dirgli: Grazie Padre, grazie a Dio per avermi fatto fare l’incontro con te, Grazie di esistere.

Francesco Gentile

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PA D R E P I O


Padre Pio È raggio di luce dentro una foresta di ispirazioni nella pittura di uno dei più giovani e fecondi artisti della terra d’Abruzzo, Francesco Gentile. Chi osserva oggi la gamma infinita di soggetti naturali o ritrattistici di Gentile, vede passare sotto i propri occhi scorci paesani, angoli rupestri, vette suggestive, costumi del popolo consacrati da secoli, squarci d’azzurro accanto a frange di nubi tranquille. Ad un certo punto scoppia una sequenza inaspettata: sono i personaggi ed i paesaggi di Padre Pio. L’ispirazione si ostina ricca e fluente come il torrente di montagna a primavera, offrendo volti di Pietrelcina, popolani entrati per Padre Pio nelle pagine della storia. Un mondo ignorato salta nel mezzo di questo poema pittorico per raccontare al grande mondo la preziosità delle cose semplici, la bellezza di una terra ancora vergine di ispirazioni e di sogni. La dura realtà della vita contadina, stentata e benedetta, si trasforma in un canto in cui l’arte e lo spirito ti sollevano e ti portano lontano. Tempo e spazio connotano senza velare una parte dell’umanità ancora piena di valori e pregna di suggestioni. Così l’arte di Gentile, quasi voce profetica, chiama sulla scena all’attenzione universale, volti e immagini, veri semi di gloria che giacevano in attesa. L’arte di Gentile, non cela protagonismo, ma scorre limpida tra le pieghe del passato sconosciuto e s’incarna, sotto la spatola dell’artista, dentro spazi in cui le cornici sono apparenza e non confini. Gentile oltrepassa ciò che dipinge. Piega i colori a racconti dell’anima. L’ispirata emozione del contenuto libera da linguaggio di gergo lo stile. Parlano i quadri come parla lui, divenuto narratore felice di un mondo che ha fatto di un uomo un artista e dell’artista un uomo nuovo.

P. Guglielmo Alimonti

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PIETRELCINA


Pietrelcina Pietrelcina, adagiata sul pendio dell’aprica collina, riposa tranquilla. Nel silenzio fecondo di secoli la divina provvidenza ti ha preparata al grande evento. Ormai tutto il mondo sa. Tu hai generato un uomo che porta nel cuore la ferita dell’amore e nelle carni le stimmate di GesÚ. E mentre da tutta la terra tu sei ammirata e benedetta, noi torniamo assiduamente sotto il tuo cielo per godere lo spettacolo dei peschi e dei mandorli in fiore e le lunghe distese dei rossi papaveri, e nel pieno dell’estate, i tuoi campi biondeggianti di messi. Padre Pio chiama. Tu accogli.

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VIA

DEL

ROSARIO


Via del Rosario Non sono più anziani pastori col gregge o vecchi contadini col mulo e l’asinello a percorrere questo sentiero campestre. Oggi si ode il passo di migliaia di pellegrini dalle voci commosse, che ripetono le lodi di Dio e le preci devote alla Vergine Maria. Sembra il sagrato di Massabielle e la Cova d’Iria. Questa terra s’aggiunge a Lourdes e a Fatima come luogo sacro a Maria. La via del rosario accoglie queste pie carovane dello spirito, che vengono da ogni parte del mondo per respirare, libere e gioiose, il profumo di Padre Pio, seguendo le sue orme. A Betania intorno a Gesù la folla gridava “Osanna al figlio di David“. Qui eccheggia l’evviva alla Madre del Salvatore. E come prosegue all’infinito la preghiera dei pellegrini, così si immerge lontano nell’orizzonte pittorico la Via del Rosario.

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LA

CULLA NELLA PIANA


La culla nella piana E’ particolarmente significativo e bello questo quadro senza personaggi. Fiori a perdita d’occhio accompagnano regalmente i pendii in graduale declivio verso il centro concavo e morbido, adagiato come il letto di un re felice e invisibile. Tanti colori, ma il rosso prevale su tutti. Che sia, nell’ispirazione del pittore, presagio del sangue, che il mistico fraticello, figlio di questa terra, verserà senza sosta per innaffiare d’amore le anime, fiori assetati del sole di Dio?

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L’ O L M O

D E L L A V I TA


L’olmo della vita La vite feconda stringe in un abbraccio premuroso l’olmo inaridito. Non è lì per reggerlo. Ha ragione la fantasia cordiale del pittore di vedere le cose così. L’olmo, verde fu prezioso, perché con l’ombra delle abbondanti foglie riparava Padre Pio dalla calura estiva. Ora che s’è seccato potrebbe non avere più ragione di esistere? Oh! Quell’olmo quante preziose memorie evoca: le preghiere, i sospiri, le lacrime di un santo! Il fresco di quell’olmo gli consentiva di contemplare Dio sotto il cielo aperto tra l’armonia dei grilli, degli uccelli e delle cicale. La vite, sostegno dell’olmo, tiene in vita queste memorie e tante altre, che ognuno può immaginare.

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PA P À

GRAZIO


Papà Grazio La mano del pittore scandisce, come calendario appeso all’azzurro del cielo, i giorni di una vita per far diventare storia la vita di gente che non conta. Il colore corre sotto la mano guidata dal cuore. Le tinte non sono una magia, ma le lettere d’un alfabeto segreto, che le immagini esprimono senza la possibilità di mentire. E allora invecchiare o ringiovanire, scurire o schiarire non è mai contraffazione o stravolgimento della realtà. Non è la storia che fa l’arte ma è l’arte che fa la storia. Ecco zì Grazio! Giovane sempre, e sempre dignitoso e coraggioso, dagli immancabili tratti di una nobiltà, che egli non eredita da alberi genealogici, ma che gli sgorga da dentro. Lieto di essere lo sposo che é. Felice di essere il padre che é. Tranquillo e sereno per essere il cristiano che é. In patria o all’estero è sempre così. E’ sempre lui. Quel capo scoperto coi capelli incollati come una cornice d’oro, anzi come una giusta aureola di madre natura, mi rivela la sua preghiera: Dio, di tutto io ti ringrazio!

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M A M M A G I U S E P PA


Mamma Giuseppa Mamma Giuseppa, la tua bellezza non è di una stagione. Tu appartieni non più ad un paesino ma all’intera umanità. Il bianco velo che ti coprirà il capo per tutta la vita, ti proclama magnifica sposa e madre generosa della numerosa prole. I tuoi grandi occhi, il tuo armonioso viso, la forte fibra e l’anima aperta sono la splendida matrice di quel figlio, che noi tutti ora veneriamo. Questo frutto del tuo amore di madre è divenuto il grande albero di riparo per le folle della speranza. Mamma Giuseppa, sii benedetta. Nell’aureola del tuo figlio iscritto all’albo dei Santi, ci sei anche tu. Luce nella sua luce.

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GLI

OGGETTI DELLA CASA


Gli oggetti della casa Ogni oggetto che l’artista rappresenta merita tutta l’attenzione. Quale importanza per questi umili utensili, certamente d’una famiglia modesta? Intanto sono segni d’una civiltà, e forse qui, oggetti meritevoli di devozione, si direbbe piccole reliquie di una famiglia santa. Tali sono certamente per l’artista, che li ha ristretti, come i grani d’un rosario. Il rosario della povertà, vissuta in santa pace. Lo leggo dal palpitante silenzio umano che li circonda. Rispecchiano una dignità composta e stupenda, uguale a quella delle persone che li hanno usati e conservati.

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LARGHETTO

DEL PRINCIPE


Larghetto del principe Un principe residente? Un principe in visita? Comunque, nell’uno o nell’altro caso, non disturba nulla e nessuno proprio perché brilla di anonimato. E così va bene per tutti: studiosi, cronisti e gente del posto. Le linee del disegno, l’armonia dei colori, la massa di luce abbondano di intensità. Panni multiformi e multicolori appesi qua e là, all’epoca non scandalizzavano nessuno. Porte e portoni spiccano di colori forti e sono anche di pregevole fattura, tanto da giustificare il titolo del larghetto. Del resto ognuno lo può vedere come è in realtà. E se quel titolo non piace, neppure l’artista ci può far niente. Che importa? Il quadro è davvero molto bello.

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LE DONNE AL TORRENTE


Le donne al torrente Non sono lavandaie, sono le preziose donne di casa, che trovano un ritaglio di tempo anche per questo importante dovere. Sì, povere le casette, povertà nelle famiglie, ma dentro quelle rustiche pareti, tutto deve profumare di pulizia. Impossibile presumere acqua in casa, ma lì vicino, c’è il torrente spumeggiante d’acqua limpida, che basta per tutti. Il volto sovente stanco, ma sempre lieto, di quelle umili paesane, ora curve, ora accovacciate sui sassi, va via, portato lontano dalla corrente che incalza. Sembra che il mare del tempo debba accogliere nel suo seno senza rimpianti, il sorriso e la fatica, il sudore ed il silenzio di queste benemerite creature. Sembra che al primo tramonto sia tutto cancellato, perché il buio della notte che viene, mette a tacere ogni cosa. E invece no. Qualcuno, commosso ha guardato. Ha dipinto. Ha inciso. Con l’arte e col cuore ha fermato il tempo. Ora anche noi possiamo ammirare. Grazie, Francesco Gentile.

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VECCHIO

CASOLARE


Vecchio Casolare Ti vedo anch’io con l’ingenuità e la gioia del pittore. Mentre percorro con devoto raccoglimento il sentiero mariano, pregando la madre di Gesù, per l’umanità, poso lo sguardo su tante piccole cose, che vedo intorno a me. Tra queste sei tu, vecchio nido per umili creature, felici di salutare qui l’alba e di attendere qui la sera.

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V E C C H I E T TA

AL VESPRO


Vecchietta al vespro Come tutti qui usano anch’io ti chiamo “zia”. Certamente non vado lontano dalla verità se ti chiamo Maria o Anna o Antonietta, o Pasqualina o Natalina. I nomi delle donne della tua generazione in questi luoghi, messi assieme formano una litania di Santi. Come era bello! Era sempre facile indovinare e facile ricordare. Tornata dai campi, sei corsa in chiesa per i vespri. Ora siediti, respira in pace quest’aria “vespertina”. Alle tue spalle vedo la grata della finestrella, che getta un po’ di luce sui tre metri quadrati della tua casa, tutta a piano terra. Hai in mano la preziosa compagnia del tuo rosario, davanti agli occhi le campagne sconfinate, regno del tuo sudore.

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ANTICA

P O RTA


Antica porta Per mill’enni alle porte della città sostavano i poveri, gli indovini e le guardie. Ognuno col proprio scopo: un obolo ricevere, una risposta da dare, un permesso per entrare. Erano i personaggi sufficienti a raccontare la storia della città. Ora non c’è più tempo per raccontare e non occorrono più lasciapassare. Ognuno va di corsa dove vuole. “Antica porta” di Pietrelcina, chi vegliava sul tuo arco? Chi proteggeva i tuoi cittadini? Chi accompagnava i tuoi viaggiatori? Forse un angelo invisibile, che difendeva anche dai nemici invisibili. Del resto sappiamo che ogni popolo, come ogni città e ogni uomo, ha da Dio un Angelo custode. Spesso la Chiesa sceglie anche un Santo a protezione. Ogni cittadino era un fedele e ogni fedele, sia nell’uscire che nel rientrare, salutava l’angelo o il Santo protettore. Tu, “porta antica”, dì ai tuoi cittadini, che continuino quel saluto, perché l’Angelo c’è ancora.

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RIPOSO

SULLE SCALE DELLA

CHIESA MADRE


Riposo sulle scale della Chiesa Madre L’ età, il vestito e l’atteggiamento mi dicono che sei un pensionato tornato dall’estero. Lì una vita di lavoro; qui qualche anno di riposo. Ti investe un fascio di luce: è il fiume di ricordi che ti avvolge sul tramonto della vita. Per lunghi anni insieme al pane sudato hai ingoiato la nostalgia della tua terra e dei tuoi cari lontani. Una speranza ti ha sorretto: tornare a goderti la tua casetta. Sei stato esaudito. Il bastoncino tienilo stretto: è la biblioteca delle tue memorie!

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RIONE

CASTELLO


Rione castello Evoca immagini d’una fortezza elevata a difesa nella parte più alta e più antica del paese. Forse nei primi secoli poteva anche esserci una guarnigione di uomini armati. Ai tempi della famiglia Forgione, ormai era quartiere che accomunava artigiani e contadini. Di ricchi e di signori solo i ricordi. Il pittore è rapito dall’incanto di terrazzini e gradinate, finestre e balconate muniti di protezione in ferro battuto e orna di vasi e fiori. Il bello è protagonista, ma sembra un’isola nel deserto. A prima vista pesa un’assenza: quella degli abitanti. Poi capisci, che avrebbero disturbato l’assoluta quiete, che l’animo del pittore ha trovato essenziale.

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P O RTA M A D O N N E L L A


Porta Madonnella Si potrebbe anche chiamare “Oratorio sotto il Cielo”, poiché sappiamo da testimonianze sicure di contemporanei che proprio davanti a questo arco, Padre Pio passando per andare in Chiesa nell’ora del vespro, si fermava con gli anziani e le vecchiette del rione a conversare e a prendere il fresco. C’è da imparare: ogni momento è buono per pregare. Nel mese di maggio insieme si recitava il rosario in onore della Madonnella, tanto amata e venerata. Una lapide fa bene a ricordare che questo angolo non solo é bello, come scorcio di paesaggio, ma importante, come tassello del grande mosaico della vita di Padre Pio. Porta Madonnella è decisamente un suggestivo quadretto di Francesco Gentile. Coi suoi marcati chiaroscuri di archi, tettoiette e gradinate è la voce amabile di un pezzetto di Pietrelcina.

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ZI’ GRAZIO

I N PA RT E N Z A


Zi’ Grazio in partenza Zì Grazio, dove vai? La tua Giuseppa è lì vicino a te, ma i suoi occhi guardano lontano. Forse già ti vede emigrato nelle Americhe. Forse sta pensando: quante rinunce e quanti sacrifici tocca fare a noi povera gente per vivere tranquilli! Grazio mio è pronto a tutto, perché è buono e vuol bene alla famiglia. Questo prezzo è alto, ma insieme a lui dico anch’io: sia fatta la volontà di Dio! Adesso però, da quello che il pittore mi fa capire sei diretto alla Piana Romana. In groppa a quell’asinello mi sembri un re in poltrona, sereno e tranquillo. Tu lì avrai da zappare, da scavare un pozzo e da allestire una capanna. Sai che ti dico? Va, perché tutto questo sarà il regno spirituale del tuo Fra Pio; un vero nido di pace per la sua anima, destinata a volare negli spazi senza confini.

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I L P A N TA N I E L L O


Il Pantaniello Chi non sa é tentato di immaginare un laghetto di acqua stagnante dentro qualche avvallamento tra i campi. No, è un torrente. E all’epoca del piccolo Francesco portava discreta quantità d’acqua che, battendo e ribattendo tra i ciottoli, specie nei tratti più ripidi, faceva un bel chiasso. A quel fragore univa le minacce e gli insulti il cosaccio, per spaventare il fanciullo. Era la sfida dell’inferno. Un saggio! Ovviamente Dio non permetteva più di tanto; ma il fronte era aperto e l’avvenire denso di nubi. Il fanciullo si rese conto subito che, per avere libero il passo, doveva pregare la Madonna. Così non gli mancò mai la vittoria. Oggi l’acqua è diminuita, ma la preghiera in quel sentiero è tanta.

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S. P I O

SULLA VIA DEL

ROSARIO


S. Pio sulla via del Rosario Gli uccelli fanno festa intorno a te che sei una lode serafica come Francesco d’Assisi. I sassi riconoscono il profumo dei tuoi piedi forati. Gli alberi respirano il fruscio del tuo abito. Il gorgogliare del torrente si fonde al mormorio delle tue preghiere. I tanti fiori di campo raccolgono nei loro calici le tue fervide Ave Maria e le rimandano al cielo. Tu sei attento ad ogni cosa ed ogni cosa è attenta a te. Felici, i tuoi figli e i tuoi devoti per l’avvenire, ricalcheranno le tue orme e reciteranno, come hai fatto tu, il rosario alla Vergine Maria. Proprio per te questo sentiero sarà chiamato: “La via del rosario”.

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LA

VECCHIA

MASSERIA


La vecchia masseria Famoso ormai più di un grande re è il contadinello, che pregò, si rifocillò e si riposò fra le tue umili pareti. La febbre alta, il digiuno forzato, il sonno tormentato s’aggiunsero al virtuoso mosaico della sua fanciullezza sobria, della sua casta giovinezza e della rigorosa disciplina di religioso cappuccino. Non mancarono disturbi e tormenti del cosaccio, sempre rabbioso contro di lui. Del resto l’inferno non gli ha mai perdonato l’eroismo di fede e di amore, certamente pari a quello dei Santi più illustri. Vecchia masseria, non morire e non lasciare che portino via le povere poche cose, che vediamo. Le tue umili suppellettili, i tuoi stipetti a muro, il tuo rabberciato caminetto, sono briciole preziose per le folle in cerca della grande memoria, che in parte anche tu custodisci. Senza dubbio l’autore di questo dipinto ha sostato in silenzioso raccoglimento, sul selciato del tuo vecchio pavimento.

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LUNGO

LA VIA DEL

ROSARIO


Lungo la via del Rosario Umile figlio della terra, tu non puoi contare i passi sotto il grave fardello, che di tanto oltrepassa la dimensione delle tue robuste spalle. E’ vicino il tramonto e stai tornando a casa con una montagna di fatica nei muscoli delle braccia, della schiena e delle gambe. Forse devi affaccendarti ancora prima di poterti sedere davanti al tuo modesto desco per riposarti e rifocillarti. La devota consorte e il grappolo dei figlioli saranno la cornice viva della tua intimità familiare. Intanto avanza anche tu, passo dopo passo, lungo questa strada dei pellegrini oranti. Questo Ê il tuo rosario.

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L’ A S I N E L L O


L’asinello Il tuo appellativo sembra più un piacevole vezzeggiativo che un semplice diminutivo. Comunque non c’è nulla di sprecato o di troppo a chiamarti così. Nella maggior parte dei nostri paesi agricoli ormai tu rappresenti un personaggio superato dai tempi. I cavalli forza dei motori hanno sepolto il tuo ruolo, e pian piano perfino il tuo ricordo. Il nostro pittore ti ha risparmiato questa sorte. Ti ha collocato in una cornice naturale d’epoca, dove il tuo valore, per il prezioso servizio che rendevi, costituiva un’alta percentuale nella quota dei beni di famiglia. Giustamente perciò ti ha presentato al pubblico, come un vero personaggio sicuro di sé, pacifico e dignitoso. Tu sei lì, occhi buoni, capace groppa, pronto al servizio. Solo uno sbadato potrebbe chiamarti “somaro” e tuttavia ti farebbe onore.

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IL

P O Z Z O D E L L A S O S TA


Il pozzo della sosta Ogni pozzo “comune”, dove tutti i passanti possono bere e abbeverare gli animali, ha una storia. Chissà quanti nell’antichità, avranno compiuto il gesto di Gesù, che stanco e assetato, sedette sul bordo del pozzo di Giacobbe. Egli chiese acqua del pozzo alla samaritana, che si stupì della richiesta, ed ebbe in cambio l’acqua che zampilla per la vita eterna. Già! Chi beve l’acqua della verità e dell’amore che sgorga dalle labbra e dal cuore di Gesù ne avrà in abbondanza per sempre. Quanti pozzi scavati dagli avi con tanta fatica! Non li distruggere, civiltà del terzo millennio. Conserva pura l’acqua. Qualcuno può aver bisogno di berne e anche di sedersi sul bordo per una sosta benefica. E’ ciò che il pittore sembra dire a tutta la gente, che senza sosta corre per le strade con la velocità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa.

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VECCHIO

RUDERE


Vecchio rudere Non sei il resto d’una antica ricchezza, ma il segno tranquillo di una tranquilla povertà. Il tempo non ti ha rovinato più di tanto. L’occhio del pittore ti ha visto immerso in un passato che rimane sempre uguale. La gente di qui nemmeno ti guarda. Tu non conti nulla e nulla hai da perdere. Questi contadini e tutti i paesani per costruirsi una casetta e possedere un pezzetto di terra dovevano spesso emigrare oltre oceano. Papà Grazio ne è un esempio. Dovette recarsi in America a lavorare, altrimenti, il piccolo Francesco, a scuola e poi in convento, non sarebbe mai andato. Resta pure lì vecchio rudere, come un capitolo d’appendice, senza età e senza storia, magari in attesa di un futuro che ti potrà ridare vita.

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PONTICELLO

SUL QUADRIELLI


Ponticello sul quadrielli Ecco il bel torrente e il suo ponticello! I ciottoli si lavano. La terra beve. L’aria si refrigera. Gli animali e gli uccelli vengono a dissetarsi. I paesani fanno la sosta di riposo, come i carovanieri presso l’oasi. La vegetazione prospera e gli alberi, serrati e in fila, come sentinelle ordinate e attente, sono felici di serrarsi lungo il tuo corso per custodirti, come un bene prezioso. Fanno festa le foglie verdi d’estate, e quelle rosse e brunite dell’autunno inoltrato.

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LA

VECCHIA CASA


La vecchia casa Ha l’onore della canizie. Un bel quadro lo conferma. Il suo valore non è solo ciò che è stato ma quello che significa ancora. Certamente evoca un passato di sacrifici, di onestà, di sobrietà. Poco bastava per essere contenti quando ognuno aveva il necessario per vivere. Più che l’abbondanza egoistica, contava la gioia di essere parte della comunità. Tra amici, parenti, conoscenti e tutti i paesani c’era sempre un clima di famiglia. Quando avrete necessità di togliere di mezzo il rudere, fate in modo che resti il suo messaggio.

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UN

SORSO D’ACQUA


Un sorso d’acqua Questa non è la fonte che dissetò il Patriarca Giacobbe, ma ogni fontana pubblica dove chiunque ha sete può bere tranquillamente porta con sé il sapore di una reminiscenza biblica. Uno dei motivi per cui Roma andava orgogliosa al tempo dell’imperatore Tito? Le millequattrocento fontane pubbliche da cui sgorgava acqua limpida e fresca dentro i numerosi quartieri della città. Una fontana sulla via è il simbolo di una civiltà; è il segno di solidarietà che fa del viandante un ospite. Il contadino che torna stanco dai campi lì si ferma a dissetarsi e refrigerarsi. Ognuno può considerarlo un bene proprio. Per un sorso d’acqua, dice Gesù, c’è un premio anche in Paradiso.

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PA D R E S E R A F I C O


Padre Serafico Il poverello d’Assisi! Ha forma di croce l’umile saio. Le mani già crocifisse e sanguinanti raccolte e incrociate sul petto, come a proteggere e contenere il prorompente fuoco dell’amore. Gli occhi aperti a bere in quantità più grande possibile la luce di Dio, i mistici riflessi scivolano e ridondano sul volto e sulla persona. Capelli ancora sciolti, non ingombrante segno di una giovinezza gaia e spensierata, invidiata e incompresa dagli stessi amici e compagni. Ora chiaramente, mirabilmente giovinezza intensa e sublime sprigiona tutto l’essere, che per attrazione divina è proteso al volo finale.

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F R AT E A G O S T I N O


Frate Agostino L’orto che tu rivoltavi col lungo bidente, la cucina che tu riempivi di odori di pane fresco e aromi da te coltivati, sono lì, un po’ tristi perché non ci sei tu. Ma c’è e forte il tuo ricordo. Francesco Gentile ha posto proprio all’ingresso il bel quadro che ti ritrae sorridente e robusto un po’ piegato ma non domato dagli anni e dalle fatiche. E’ giusto che tu sia lì con i tuoi grandi e luminosi occhi a vedere chi continua la tua opera. E’ la tua piccola cattedra. La grande è l’altra, da dove hai insegnato con il silenzio, l’obbedienza, l’umiltà e la carità; proprio con lo stile degli eroici fratelli dell’Ordine cappuccino, parecchi dei quali la Chiesa ha circondato con l’aureola della santità.

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FRANCESCO

I L PA S T O R E L L O


Francesco il pastorello Sei tu che decidi il pascolo per il piccolo gregge. Sei tu che tranquillizzi la sorellina e la cuginetta. Giacinta e Lucia nelle difficoltà contano su di te. Non sei il più grande, ma sei il più forte, il più coraggioso. Assieme però concertate la giornata, e vigilate le pecorelle, assieme pregate e digiunate, assieme distribuite le povere scorte di cibo e di acqua ai fanciulli più poveri di voi. Sei quello che chiede di rimanere in disparte più a lungo, prostrato e assorto nella preghiera. Il tuo desiderio, ma si direbbe il tuo voto, è quello di consolare Gesù e la sua mamma, offesi dai troppi peccati. L’hai scelto come programma per il tempo e per l’eternità. Tu non vedi la bella Signora e non odi le sue parole, ma Lucia ti ha riferito che lei piange per i peccatori, e che tu e la sorellina andrete presto in cielo. Francesco, sei passato quaggiù, riservato e penitente, come un piccolo anacoreta d’altri tempi. Il pittore Gentile ti offre al nostro sguardo col tuo vestito di contadinello, e col bastone di pellegrino più che di pastore. Tu appari tra le tinte viola della penitenza e l’intenso azzurro del cielo, dove ormai hai il tuo posto tra gli eletti.

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LA

PICCOLA

G I A C I N TA


La piccola Giacinta Giacinta, sei la più piccola dei tre pastorelli. Alla luce dei messaggi hai subito messe le ali d’aquila. I tuoi occhi hanno visto la bella Signora. Le sue lacrime ti hanno trafitto, come spada, l’anima e il cuore. Con l’arsura del deserto hai sentito nel profondo dello spirito la brama di offrire mortificazioni, digiuni e penitenze per le troppe anime che - al dire della Signora - “vanno all’inferno, perché non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro”. Tu sei stata felice di offrirti subito vittima, tu innocente fiore di cielo sbocciato quaggiù. A Lucia hai lasciato come testamento parole sagge: “Francesco ed io andremo presto in cielo. Tu, che resterai sulla terra, non aver paura di far conoscere al mondo ciò che ha detto la Bella Signora”. Nei duri giorni dell’infermità e della solitudine la Madonna ti è rimasta sempre vicino, e poi ti ha preso tra le braccia per recarti, angelo tra gli angeli, lassù. Il pittore ti ha colto col rosario tra le mani, come la Bella Signora quando pregava con voi tre veggenti nella Cova d’Iria.

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PA D R E P I O


Padre Pio Ecco il volto solare e mistico di un giovane che ha realizzato il suo sogno: appartenere alla famiglia di San Francesco. Ora la via del Tabor e del Calvario é aperta. Egli è felice di percorrerla fino al “Consumatum est”. La vita per lui non sarà una vacanza esistenziale. Pagherà col sangue il suo amore e il grido d’aiuto di tutti i fratelli. “Gesù scagliami pure contro il furore dell’inferno, ma fammi riposare crocifisso con te! E’ l’unico modo di vivere e di morire che io desidero”. Il volto, apparentemente assente, è già assorto nel mistero che lo penetra e lo consuma.

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IL

PICCOLO

FRANCESCO


Il Piccolo Francesco Il piccolo Francesco Forgione è l’immagine del proprio futuro. Gli occhi guardano fissi alla meta. Il cuore è pervaso da un sogno: “Essere tutto di Gesù, nella famiglia di San Francesco d’Assisi”. La scelta è chiara ma la possibilità è remota. Perché il papà non ha i soldi per mandarlo a scuola. Rimane, dunque, di fronte alla sua volontà, il grande ostacolo della povertà. Ciò nonostante il fanciullo è sereno, perché ha affidato tutto a Gesù e alla Madonna. Sente che il sogno si avvererà. La precoce fissità dello sguardo contemplativo prorompe con una somiglianza sconcertante fra le due immagini. Diversa è l’età nei due quadri ma unico il volere e lo spirito. Francesco Gentile salda il tempo della fanciullezza e quello della giovinezza nella interiorità.

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IL

L AV O R O N E L L A P I A N A


Il Lavoro nella Piana C’é una tacita intesa tra le due robuste vacche appaiate al giogo del carro e il contadino, che siede sui govoni mietuti, come un re sul proprio trono. Li accomuna il senso del dovere. I due robusti animali obbediscono a lui e lui obbedisce alle regole della Provvidenza. L’uomo raccoglie intorno a sé una universale collaborazione per realizzare l’ordine divino: “Ti guadagnerai il pane col sudore della fronte”. L’agricoltore fra tutti i lavoratori é quello che letteralmente bagna la terra col suo sudore. Quel sudore merita un premio: il pane in abbondanza. Quella serena mitezza merita un’aiuto: la benedizione di Dio. Il quadro di Gentile traspira questa pace degli esseri e nel rigurgitante verde esprime il poema della speranza che anima ogni cosa.

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GLI

OGGETTI DELLA CASA


Gli oggetti della casa Contate, se vi riesce, tutti gli oggetti a terra o sospesi, che l’artista, giustificato da una storica verisimiglianza, ha dipinto in questo vano, tassello prezioso del quadro generale del mondo di Padre Pio a Piana Romana. Ognuno di questi oggetti appare un capitolo biografico. Ogni oggetto ha logicamente una funzione pratica, vale a dire un proprio uso, ma tutti assieme narrano la stessa storia di umiltà, di semplicità e di povertà. La luce interna riempie, fisicamente non si sa come, tutto lo spazio dentro le povere mura. Il pittore Gentile, sempre attento al colore e alla misura, non l’ha gettata lì per sbaglio. Noi raccogliamo il suggerimento. E’ tutta la luce di santità, che danza dolce e silenziosa nel cuore di chi visita, come nel cuore di chi ci é vissuto.

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IL

VECCHIO E IL CANE


Il vecchio e il cane Il vecchio, dal vestito, è discretamente ben messo. E' probabile che abbia risorse su cui contare come frutto delle sue lunghe fatiche, oltre alla comune magra pensione. Però una cosa è certa, ha un amico fedele, che non lo lascia mai solo: è il suo cane. Osserva bene; il suo cane è libero come un uccello; senza catena e senza collare. E' invisibile il segreto che li rende inseparabili. Quante volte il vecchio e la pensione danno come somma un segno meno, cioè la solitudine. Non è vero che conta chi produce. Quel che conta è vivere. Il cane non porta il nome di Argo e il vecchio non è Ulisse. Ma la preziosa fedeltà di questo animale consente al vecchio di potersene stare davanti alla sua modesta casa, tranquillamente seduto sull'ultimo gradino della sua scalinata, con i piedi su quel suolo dove ognuno ha diritto di camminare.

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ZI’ GRAZIO

IN POSA


Zì Grazio in posa Un anziano contadino del Sud, circondato dai frutti della terra, segni della sua categoria sociale. Soddisfatto del suo lavoro, fiero della sua onestà e nell'atteggiamento assolutamente spontaneo della sua robusta costituzione fisica. Quel cappello scuriccio, dritto e pieno, è un capitolo a parte. Chi conosce lo stile e l'animo dei contadini del Sud può capire, anche se appartiene ormai alla vecchia generazione. Questa volta il pittore ha sfruttato senza risparmio il veicolo più efficace dell'anima: gli occhi! Zì Grazio sta vedendo scorrere come su di una pellicola tutta la sequenza della propria vita: fanciullezza, gioie, fatiche, sacrifici, privazioni, affetti e distacchi superati dal tempo ma incancellabili dal suo cuore. Quanta forza, quanta nostalgia, quanta fede! Zì Grazio, ti sei fatto cogliere "In posa"… ma non l'hai fatto apposta! Sei bello più che mai!

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LA

VECCHIA CHE SFERRUZZA


La vecchia che sferruzza La vecchina è incorniciata e quasi imprigionata da un fitto roseto. E' sovrastata dalla rampa di un arco robusto. E' raccolta come in preghiera, immersa nel lavoro. La sedia per quanto povera ha la leggera inclinazione di un'antica poltrona. I piedi non poggiano a terra con tutta la pianta, ma la toccano con la punta. Nell'insieme la persona dà l'idea di una posizione instabile e tuttavia la donna non dà proprio l'impressione di accorgersene. Le mani corrono, gli occhi seguono, sembra un attore che recita a memoria. Nella lunga esperienza di questo millenario mestiere femminile lei va e vola come una rondinella sull'oceano della fantasia. Il tempo passa ma lei è sempre lì mentre i punti della maglia crescono e si intrecciano con i giorni della sua vita.

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L’ A S I N O

E I L FA N C I U L L O


L’asino e il fanciullo L'asino e il fanciullo: una bella coppia! Quanta tenera poesia! L'asino e il fanciullo non è un rapporto di forza e neppure un binomio naturale. Se l'asino volesse usare a piacere la sua forza il fanciullo sarebbe in pericolo. Ti meravigli che un animale così forte si lasci guidare da un essere così debole? Il fanciullo trova nel suo asinello un amico e viceversa. Si sentono uno spicchio della stessa famiglia e quindi sono felici di aiutarsi, facendo ognuno la propria parte. Nell'unione delle forze e nella compensazione dei ruoli c'è il tranquillo conseguimento del fine, che ovviamente li sovrasta ambedue. Così come in un quadro, come in un romanzo è possibile la pace e il progresso.

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I

N

D

I

C

E


Presentazione di Gentile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. Presentazione di Padre Alimonti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pietrelcina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Via del Rosario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La culla nella piana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’olmo della vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Papà Grazio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mamma Giuseppa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gli oggetti della casa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Larghetto del principe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le donne al torrente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vecchio casolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vecchietta al vespro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Antica porta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Riposo sulle scale della Chiesa Madre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rione castello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Porta Madonnella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Zì Grazio in partenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il Pantaniello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . S. Pio sulla via del Rosario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La vecchia masseria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lungo la via del Rosario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’asinello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il pozzo della sosta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vecchio rudere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ponticello sul quadrielli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La vecchia casa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Un sorso d’acqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Padre Serafico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Frate Agostino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Francesco il pastorello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La piccola Giacinta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Padre Pio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il piccolo Francesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il lavoro nella piana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gli oggetti della casa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il vecchio e il cane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Zi’ Grazio in posa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La vecchia che sferruzza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’asino e il fanciullo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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F

R A N C E S C O

G

E N T I L E

Pittore www.francescogentile.com

Studio Via P. Odescalchi, 2 - 65017 - Penne (Pe) Tel. 085.8270614 e-mail: gentile.francesco1@virgilio.it


Finito di stampare nel mese di novembre 2005 presso le Arti Grafiche CANTAGALLO Penne (Pe)



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