DC

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TUTTO SUL COLOR GRADING Modifichiamo i colori con gli strumenti Divisione Toni e Curva di viraggio RGB • Penna e tracciati per selezioni accuratissime • Un tocco “vintage” • Raw war: la sfida tra i maestri del fotoritocco

CD-ROM a pag. 99

GIUGNO • LUGLIO 2019

SONY WORLD PHOTOGRAPHY AWARDS 2019 Fotografo dell’Anno è l’italiano Federico Borella (ed è in buona compagnia)

Urban EXPLORATION

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CONSIGLI D’AUTORE

Luoghi abbandonati che hanno tanto da raccontare

Per festeggiare il duecentesimo numero, abbiamo chiesto a sei tra i migliori professionisti di svelarci i loro trucchi BIMESTRALE - N.200 - 6,90 €

TEST: FUJIFILM X-T30 & SONY A6400 TECHNIQUEBastano poco più di 1.000 € per portare a casa una grande mirrorless 2015 Mensile N°153 €6,90

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TARIFFA R.O.C. - POSTE ITALIANE SPA SPED. IN ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N° 46), ART.1, COMMA 1, S/NA - CH CT 14,00 CHF - PT (CONT) € 10,90


M I R R O R L E S S R E I N V E N T E D I L

N U O V O

N E L L E

P U N T O

D I

P R E S T A Z I O N I

R I F E R I M E N T O O T T I C H E

Che si tratti di foto o video, la nuova serie Z full-frame supera i limiti conosciuti in termini di qualità delle immagini e capacità ottiche, grazie al nuovissimo innesto a baionetta Z. Libera la tua creatività con la nuova generazione di obiettivi NIKKOR Z o scegli tra i circa 360 obiettivi NIKKOR F compatibili*. Goditi l’esperienza rivoluzionaria delle prestazioni ottiche offerte dal nuovo straordinario e compatto sistema Nikon Z. V E L O C I TÀ D I S C AT TO F I N O A 9 F P S | 4 9 3 P U N T I A F | V I D E O 4 K U H D S I S T E M A D I S TA B I L I Z Z A Z I O N E V R A 5 A S S I | M I R I N O E L E T T R O N I C O | Q U A D V G A *In abbinamento con l’adattatore a baionetta dedicato. Qualche obiettivo potrebbe operare con alcune limitazioni.


Nel CD

PINNACLE STUDIO 20

WWW.DIGITALCAMERAMAG.IT

Lo trovi a pagina 99!

In copertina

Videoguide Brent Stirton, South Africa, 2nd Place, Professional competition, Documentary, 2019 Sony World

L’immagine di copertina (sopra) è di Brent Stirton, www.brentstirton.com, piazzatosi al secondo posto nelle categoria Professional – Documentary del Sony World Photography Awards 2019 (vd. anche pag. 46) con il progetto “Akashinga – The Brave Ones”. Akashinga (“coraggiose” nel dialetto Shona dello Zimbabwe) è un progetto di conservazione naturale interamente a guida femminile che permette a donne provenienti da realtà gravemente svantaggiate di custodire e gestire una rete di aree naturali altrimenti utilizzate per la caccia ai trofei. Verso la fine del 2017, la International Anti-Poaching Foundation ha creato la figura del ranger Akashinga, affidandosi a un gruppo di sole donne per gestire un’intera riserva naturale nello Zimbabwe. Donne che provengono dagli ambienti più disagiati – molte vittime di stupri, abusi domestici e sfruttamento – e che attraverso questo programma hanno ritrovato forza e consapevolezza. Grazie ai loro numerosi successi, sono presto diventate un esempio per le donne di tutta l’Africa.

Andrea Facco

La foto che accompagna il CD (a destra) è stata realizzata da Andrea Facco. Si intitola “In una nuvola di colori”.

Scriveteci Problemi con il CD: aiutocd@sprea.it Foto per le gallerie: www.ilfotografo.it/digitalcamera www.facebook.com/digitalcameraitaly

Idee, spunti, richieste, segnalazioni: redazione@digitalcameramag.it Per gli abbonamenti: abbonamenti@myabb.it

● LEZIONI DI FOTORITOCCO VIDEO 1 • Un esperto di fotoritocco interpreta a suo modo il file RAW che gli abbiamo assegnato. VIDEO 2 • Impariamo a usare gli strumenti Divisione Toni e Curva di viraggio RGB per controllare i colori dei nostri scatti e regalare un look più attuale ai ritratti.

VIDEO 3 • Trasformiamo una scena primaverile in un pomeriggio nevoso sostituendo lo sfondo con la Penna e i tracciati di Photoshop CC. VIDEO 4 • Sperimentiamo quattro formidabili tecniche per dare un tocco analogico anni Settanta alle nostre foto. .

v

Foto di partenza per i tutorial

Risorse

● Landscape FX Pack A portata di clic, tutti i comandi per ritoccare i paesaggi.

● Seguiamo passo dopo passo i consigli della rubrica Lezioni di Fotoritocco usando le immagini contenute nel CD.

ATTENZIONE L’invio alla redazione di qualsiasi materiale editoriale (testi, fotografie, disegni, ecc), su qualsiasi supporto e tramite qualunque canale (es. posta ordinaria, email, Facebook, sito web ecc) deve intendersi sia quale presa visione, nel colophon della rivista, dell’Informativa ex art. 13 d.lgs. 196/03, nonché quale consenso espresso al trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 23 d.lgs. 196/03 da parte della Sprea S.p.A.; sia quale espressa autorizzazione – in qualità di titolare dei diritti d’autore e di utilizzazione economica, nonché eventualmente di immagine (se del caso anche in qualità di esercente la patria potestà sul minore raffigurato e/o ripreso nelle immagini) – a

titolo gratuito e in via definitiva, alla libera utilizzazione del predetto materiale da parte di Sprea S.p.A., per qualsiasi fine e con qualsiasi mezzo, e comunque, a titolo di mero esempio, alla pubblicazione gratuita su qualsiasi supporto (cartaceo e non) di titolarità della stessa Sprea S.p.A. e/o delle altre società in qualunque modo ad essa collegate, nonché per qualsivoglia altro fine, con autorizzazione altresì all’elaborazione, all’adattamento, alla trasformazione e a ogni altra modificazione considerati opportuni a discrezione della redazione. Resta inteso che il materiale inviato alla redazione non potrà essere restituito ed entrerà a far parte dell’archivio della redazione a titolo definitivo.

MAGGIO 2017

D I G I TA L C A M E R A

3


Alice Van Kempen

Riflessioni e curiosità sul duecentesimo numero di Digital Camera.

50 32

L

NUMERO 200 • GIUGNO/LUGLIO 2019

06L’editoriale

O SIM OS RO PR E IL O IL UM CE LI N ES UG

25

Sommario 08Arte e cultura

Per non perdere gli eventi, le mostre, i festival più interessanti del momento. Ollie Taylor

14Urban Exploration

Alla scoperta di un genere particolare di fotografia che fa rivivere luoghi abbandonati.

ABBONATI ALLA

VERSIONE DIGITALE

24Dieci domande: Gianmaria Gava

SOLO PER PC E MAC

Quando la fotografia di architettura sospende l’osservatore tra reale e irreale.

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Sei tra i migliori professionisti di ogni genere fotografico ci regalano preziosi suggerimenti.

Tutti i vincitori del prestigioso concorso: l’italiano Federico Borella è Fotografo dell’Anno!

24

Gianmaria Gava

46Sony World Photography Awards

14

60

54HotShots!

Le più belle immagini dei lettori tra quelle pubblicate su www.spreafotografia.it

59 Accademia Sprea Fotografia

In questo numero: • Leggere l’immagine: perché una foto “funziona”? 60 • Scuola di fotografia: la profondità di campo 66 • Impariamo a calibrare il monitor 72 • Raw war: due elaborazioni dello stesso scatto 79 • I tutorial passo passo per diventare veri assi della post-produzione con Photoshop 84

Anteprime e prove Novità: 93 Test:

93

• Leica Q2 94 • Sony A6400 96 • Test: Fujifilm X-T30 100 • Test: Blackmagic Pocket Cinema Camera 4K 104 • Test: Nikon Nikkor Z 50 mm f/1.8 S 106 • Guida all’acquisto degli esposimetri 108 • Smartphone: Huawei P30 PRO 110

Prova la tua ri rivista anche in digitale TUTTO SUL COLOR GRADING Modifichiamo i colori con gli strumenti Divisione Toni e Curva di viraggio RGB • Penna e tracciati per selezioni accuratissime • Un tocco “vintage” • Raw war: la sfida tra i maestri del fotoritocco

CD-ROM a pag. 99

GIUGNO • LUGLIO 2019

SONY WORLD PHOTOGRAPHY AWARDS 2019 Fotografo dell’Anno è l’italiano Federico Borella (ed è in buona compagnia)

Urban

EXPLORATION

D’AUTORE 50CONSIGLI

Luoghi abbandonati che hanno tanto da raccontare

Per festeggiare il duecentesimo numero, abbiamo chiesto a sei tra i migliori professionisti di svelarci i loro trucchi BIMESTRALE - N.200 - 6,90 €

2015 Mensile N°153 €6,90

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Marco Tacca

3250 consigli d’autore

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L’EDITORIALE

200

Digital Camera ha raggiunto un importante traguardo: quello che state leggendo è il duecentesimo numero della vostra rivista preferita! Di Andrea Rota Nodari

O

vviamente, il merito è di voi lettori che, per tutti questi anni, avete continuato a darci iducia e, anche in un mondo colpito dalla crisi economica, ci siete sempre stati vicini. Sfogliando gli archivi, scopriamo che dall’uscita del primo numero di Digital Camera sono passati circa 16 anni – eppure, è scontato dirlo, sembra ieri! In realtà, molto è cambiato da allora. In quel mese di aprile del 2003, il presidente della Repubblica era Carlo Azeglio Ciampi; pur a primavera iniziata, la neve cadde copiosa lungo tutta la costa adriatica e, poche ore dopo, le truppe USA entrarono a Baghdad, trasformando Saddam Hussein nel ricercato numero 1; Modena, Reggina, Perugia e Como giocavano in Serie A, mentre Michael Jordan chiudeva deinitivamente la sua fenomenale carriera nell’NBA... Tornando alla fotograia, il settore “consumer” era stra-dominato dalle compatte. Nelle vetrine dei negozi di allora, a contendersi i clienti c’erano modelli con sensori da 3-5 megapixel e, oltre ai brand storici ancora oggi protagonisti, si trovavano marchi poi ritiratisi o scomparsi dal mercato delle fotocamere (Kodak, Epson, HP, Minolta, Konica...). Le relex digitali erano ancora molto costose – la Canon EOS 300D, vero punto di svolta per la loro diffusione, uscì solo nel 2005 – e destinate per lo più ai professionisti o agli appassionati poco attenti al budget. E le mirrorless? Per leggere sulle pagine di DCM di quella che è considerata all’unanimità la prima rappresentante della categoria, fu necessario aspettare il numero 23 del 2005: la Epson R-D1, prestigiosa fotocamera a telemetro, aveva un sensore da “ben” 6 megapixel, poteva montare i costosi obiettivi serie M di Leica e aveva un prezzo di 3.000 €. In tutti questi anni, vi abbiamo proposto articoli di ogni genere, dai tutorial alle interviste più esclusive, dalle prove prodotto alle gallerie fotograiche. Per queste ultime, abbiamo chiesto puntualmente la vostra

6

DCM

Sopra: la copertina del primo numero di Digital Camera: era il mese di aprile del 2003 e il direttore era Christian Hill.

collaborazione e con tanti lettori è nata una bella amicizia, sia virtuale sia in “carne e ossa”. Nell’epoca di Instagram e Facebook, vogliamo credere che la carta abbia ancora un fascino unico: vedere le proprie fotograie stampate piuttosto che sul minuscolo schermo di uno smartphone fa tutto un altro effetto, siete d’accordo? Abbiamo inoltre

apprezzato la crescita di molti di voi, sfociata in qualche caso in professionalità importanti (ci piace pensare che sia stato anche un po’ “colpa” nostra) e, non da ultimo, anche in collaborazioni con Digital Camera e le altre riviste fotograiche del gruppo. Non mi resta che augurarvi una buona lettura e... continuate a seguirci!


PRIMO PIANO

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COME FAR SOLDI CON LE NOSTRE FOTOGRAFIE

Numero 14 – Aprile 2004

N. 24 COSA COMPRARE CON € 1.000: REFLEX O COMPATTA? € 6,00

Esposizione: immagini perfette in ogni situazione

Intervista: Tim Fitzharris, grande fotografo naturalista

Più foto! Più tecnica!

Passione fotografica!

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La guida completa alla fotografia digitale

VISTI DA VICINO

Reflex nuova?

2 Creiamo il nostro calendario personalizzato 2 Eliminiamo gli oggetti indesiderati dalle fotografie

TECNICA DI SCATTO

7

7

7

PARTI & SCATTA

I LIVELLI DI PSP

Scopriamo insospettabili scorci fotogenici tra i vecchi rottami di auto

La prima parte della guida completa all’uso dei livelli con Paint Shop Pro

Nei nostri listini ufficiali, i prezzi e le caratteristiche salienti di tutte le fotocamere e le stampanti fotografiche disponibili sul mercato

9 7 7 1 7 2 1 689003

40014

2 Come funziona l’esposimetro 2 Fotografare le gocce d’acqua

L’arte del

Bianco & Nero

FUOCHI ARTIFICIALI Scattiamo foto perfette di spettacolari esplosioni pirotecniche

SCATTI DALL'ALTO Lo spericolato ed entusiasmante hobby del kapping: incredibili foto aeree usando gli aquiloni

INOLTRE: 2 Test completo della Casio Exilim EX-700 Pro 2 Guida all'uso dei livelli di Photoshop 2 La stampa diretta 2 Viraggi in bianco e nero 2 Effetto polaroid 2 Sostituire il cielo in un paesaggio 2 Simulare gli scatti in infrarosso 2 Ritoccare le fotografie usando solo i programmi gratuiti 2 Guida ai programmi del CD-ROM

BIANCO E NERO D'IMPATTO

Provata per voi

La D200, il nuovo gioiello di casa Nikon

CD-ROM

All’interno

Luci, pose, impostazioni. Tutte le tecniche per realizzare nudi e ritratti perfetti

• 3D Photo Browser Standard 7.03 • 5 filtri specifici per il bianco e nero • Le immagini per i fotoritocchi • I listini completi

Intervista

Tutti i segreti per

fare soldi con le tue foto Foto in Internet

Grandi prestazioni!

Un marchio indelebile per proteggere le tue immagini online

Fotoritocco

Andy Rouse, il signore dei ghiacci

I segreti per elaborare le nostre immagini in bianco e nero

Pennellate di luce

Provata la Pentax K10D, di ottima qualità a un prezzo ragionevole

Prosegue il nostro viaggio nelle tecniche di fotopittura con la torcia elettrica

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Sviluppiamo nuove tecniche per: Dipingere con la luce Ritratti Still life Liquidi e fumo

Quale stampante?

La nuova Olympus Pen

Ecco la guida alla scelta della stampante fotografica economica più adatta alle vostre esigenze

Ha Kevin Spacey come testimonial ma riuscirà davvero a insidiare le reflex? L’abbiamo provata per voi

FOTO AL GIORNO!

RITRATTI OMBRE STILL LIFE CHIESE

22 consigli per fare soldi con i siti microstock

NATURA SELVAGGIA Impara a fotografare gli uccelli, scopri i luoghi più incantevoli dove appostarti, migliora la tua tecnica con i segreti degli esperti

TECNICA

ISPIRAZIONE

SUPER TEST

DIPINGERE COL FLASH

L’ARTE DELLA DANZA

K-5 E LUMIX GF2

Come ottenere foto notturne dall’impatto drammatico

Cogli l’eleganza e la forza nei movimenti dei ballerini

In prova le nuove fotocamere di Pentax e Panasonic

VIDEOGUIDE IN ITALIANO

VIDEOGUIDE IN ITALIANO

Fotoritocco ancora più Facile con le videolezioni passo passo!

le lezioni degli esperti per diventare maestri del Fotoritocco

le lezioni degli esperti per diventare maestri del Fotoritocco

Aprile 2015

NEL CD

le lezioni degli esperti per diventare maestri del Fotoritocco

SUPER TEST

LA VITA DELLE DONNE

FUJIFILM X-E1

I segreti di un grande ritrattista: Lorenzo Agius

L’universo femminile nelle immagini di Guia Besana

In prova una mirrorless APS-C di gran classe

VIDEOGUIDE IN ITALIANO le lezioni degli esperti per diventare maestri del Fotoritocco

CD-ROM a pag. 99

PREPARARSI AL VIAGGIO

• Trasforma i tuoi scatti in bianco e nero donandogli un look “rètro”. • Prendi il pieno controllo su contrasto e toni nelle conversioni in B/N. • Usa il filtro Accentua passaggio di Photoshop per migliorare la nitidezza.

In prova 8 obiettivi nitidi e luminosi per i tuoi paesaggi e le foto indoor

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A confronto

nel CD

OTTICHE FISSE GRANDANGOLARI

COVER Franco Fontana, il principe del colore NOVITÀ Fujifilm X-H1 Panasonic G9

Mettiti alla prova!

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tele zoom economici teChniqueI8modelli più convenienti per reflex e mirrorless P. I. 25-03-2017

PRESS-DI DISTRIBUZIONE DISTRIBUZIONESTAMPA STAMPAE EMULTIMEDIA MULTIMEDIA S.R.L. MILANO PRESS-DI S.R.L. SEGRATE

INTERVISTA Peter Dench e il reportage “da strada”

CD-ROM a pag. 99

Come organizzare al meglio il flusso di lavoro in Photoshop per ottenere immagini impeccabili e risparmiare tempo prezioso

Accetta le sfide che ti lanciano 12 grandi fotografi

Corso rapidissimo di fotografia

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• Cancella polvere e macchie dalle foto • Un tocco vintage ai tuoi scatti con Photoshop • e tanto altro ancora...

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Dallo scatto alla stampa

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Digital Camera n°176 MENSILE 6,90 €

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TEST: PANASONIC GM5

2015 Mensile N°164 2016 N°153 €6,90

TECHNIQUEX100T, la compatta di gran classe firmata Fujifilm

PRESS-DI DISTRIBUZIONE STAMPA E MULTIMEDIA S.R.L. MILANO

ISPIRAZIONE

RITRATTI D’AUTORE

ORIENTE

la mirrorless che piace anche ai videomaker

STREET PHOTOGRAPHY TECHNIQUE CREATIVITY ADVICE È ora di scendere in strada e cominciare a PRO scattare!

CANON EOS 6D

aprile 2017

I consigli di Alessandro Bergamini, fotografo giramondo

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TARIFFA R.O.C. - POSTE ITALIANE SPA SPED. IN ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N° 46), ART.1, COMMA 1, S/NA - CHF 15,50

e le tecniche per ritrarre gli artisti sul palco e nel backstage

2015 Mensile N°152 €6,90

Aprile 2014

IN PROVA

VIDEOGUIDE IN ITALIANO

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RITRATTI MOZZAFIATO Un grande ritrattista svela come usare il lash in modo creativo

CD-rom a pag. 99

Workshop

MUSICA & FOTO I consigli

GPS e Wi-FI di serie per la nuova Nikon

LUMIX DMC-GX1 La nuova compatta a obiettivi intercambiabili di Panasonic

Compra l’obiettivo che fa davvero per te

INTERVISTA

ISPIRAZIONE

IN PROVA

FOTOGRAFARE LE AUTO I consigli dei migliori esperti per ottenere immagini da copertina!

L’OTTICA GIUSTA

l’organizzazione V il kit V lo shooting i consigli del professionista ale Bergamini

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Proteggi la reflex dalle intemperie Controlla la profondità di campo Cattura le scie luminose del traffico...

FOTOGRAFIE DA VERO PROFESSIONISTA

APRILE 2018

19 lezioni

2014 Mensile N°140 €5,90

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Ritratti di viaggio

Primi passi con un drone

Corso rapido di fotografia in

e in più...

8 TELEOBIETTIVI ZOOM MID-RANGE A CONFRONTO

PORTFOLIO

• Gli scatti dei test

• Le foto di partenza per i tutorial • I videotrucchi per le tue foto creative!

Fotografare sotto i mari... ...e in cima alle montagne Roberto Salbitani: la fotografia e il viaggio Test: Nikon Df

Perché scattare in RAW e come farlo I trucchi per convertire e salvare i file Tecniche avanzate per l’editing

APRIle 2016

Foto da favola con...

I trucchi per ottenere formidabili effetti controllando i tempi di posa

Come scattare Per risultati da veri professionisti

TECNICA

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La guida più completa alla fotograia relex

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Fotoritocco: migliorare le foto dei paesaggi invernali

I TEMPI LUNGHI

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Proviamo a vedere il mondo con gli occhi di un pesce rosso

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Come preparare le foto per ottenere ottime stampe monocromatiche

2 24 pagine di recensioni delle migliori fotocamere 2 Gli scatti di prova riportati anche sul CD 2 Accessori di memorizzazione e calibrazione dei colori

FOTOMONTAGGIO

Come correggere tutte le imperfezioni di un viso

Trucchi per la stampa

Close-up e macrofotografia, tutto un mondo da scoprire proprio sotto i nostri occhi

GUIDA MERCATO

Ritratti e ritocco

10 utili consigli per usarla subito al massimo

MENSILE - N.188 - 6,90 €

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NEL CD

• Foto d’impatto con i colori complementari • Recupera i dettagli che sembravano persi in ACR • e tanto altro ancora...

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TECHNIQUEColori accuratissimi e grande resa dei dettagli P. I. 23-03-18

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Sopra: le copertine dei numeri di aprile dal 2004 a oggi.

La guida più completa alla fotografia reflex

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COLORE E CONTRASTO Impariamo a usare il Filtro radiale di ACR e Lightroom • Tutti i segreti della curva di viraggio • Il trattamento del colore nel ritratto moderno • Raw war: la sfida tra i maestri del fotoritocco

A sinistra: la cover del numero 100, marzo 2011.

Idee fresche per paesaggi

INVERNALI

CD-ROM a pag. 35

APRILE • MAGGIO 2019

NUMERO

100

Stufi dei soliti scatti? È il momento di imparare nuove tecniche reflex per campagna, costa e città

Mirrorless

FULL-FRAME Tutte le novità, dalla Canon EOS RP alla Panasonic Lumix S1R

Sentieri

SELVAGGI OBIETTIVO NITIDEZZA

Fotografiamo la natura nella sua essenza, raccontandola senza inutili sensazionalismi

I consigli degli esperti per essere sempre a fuoco

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DIGITAL CAMERA MAGAZINE N°100 - MENS - ANNO 9-11 € 5,90

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A R T E & C U LT U R A

La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, 1980, Palermo © Letizia Battaglia

Mostre, musei, libri e tutto quello che fa “fotografia”

VENEZIA, FINO AL 18 AGOSTO

Dove: Casa dei Tre Oci Fondamenta delle Zitelle 43, Giudecca www.treoci.org

Letizia Battaglia Fotografia come scelta di vita

“La fotografia l’ho vissuta come documento, come interpretazione e come altro ancora [...]. L’ho vissuta come salvezza e come verità” L. Battaglia

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a Casa dei Tre Oci di Venezia dedica a Letizia Battaglia (Palermo, 1935), una delle protagoniste più significative della fotografia italiana, una grande antologica che ne ripercorre l’intera carriera. Organizzata da Civita Tre Venezie, in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia, con la partecipazione della Fondazione di Venezia, e curata da Francesca Alfano Miglietti, riunisce duecento immagini, molte delle quali inedite, articolate in un percorso tematico che tocca gli argomenti su cui la fotografa siciliana ha costruito la propria cifra stilistica. Evitando i luo-

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ghi comuni e mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea, l’autrice è stata un’intellettuale controcorrente, ma anche una fotografa poetica e politica, interessata a ciò che la circondava e a quello che, lontano da lei, la incuriosiva. Conosciuta per aver documentato la guerra di mafia che ha insanguinato la Sicilia negli anni Settanta e Ottanta, ha saputo in realtà raccontare diversi aspetti della sua terra, la vita dei poveri, i bambini e le donne di Palermo, le rivolte nelle piazze, mossa da una volontà di critica sociale e di “rivoluzione” del ruolo della

fotografia di cronaca, divenuta mezzo per esporre le proprie convinzioni in maniera diretta. «Quelle che il progetto della mostra si propone di esporre del percorso di Letizia Battaglia», ricorda Francesca Alfano Miglietti, «sono “forme d’attenzione”: qualcosa che viene prima ancora delle sue fotografie, perché Letizia Battaglia si è interrogata su tutto ciò che cadeva sotto al suo sguardo, fosse un omicidio o un bambino, uno scorcio o un raduno, una persona oppure un cielo. Guardare è stata la sua attività principale, che si è “materializzata” in straordinarie immagini».


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A R T E & C U LT U R A MILANO, FINO AL 22 LUGLIO

Un amore ideale

Osservatorio Fondazione Prada Galleria Vittorio Emanuele II fondazioneprada.org Elena Dorfman – Courtesy of the artist

Surrogati

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urata da Melissa Harris, la mostra raccoglie quarantadue opere delle fotografe statunitensi Jamie Diamond ed Elena Dorfman. Entrambe le autrici esplorano i concetti di amore familiare, romantico ed erotico, declinandone un aspetto insolito, quello del legame tra un uomo o una donna e una rappresentazione artificiale dell’essere umano. Nella serie Still Lovers , Elena Dorfman ritrae persone che hanno deciso di condividere la propria quotidianità con realistiche bambole erotiche a grandezza naturale. «Questo corpus di opere – sottolinea l’autrice – testimonia un modo di vivere inquietante

e al tempo stesso commovente. Non intendo dare giudizi, ma offrire ai protagonisti di questo mondo segreto la possibilità di condividere con me la loro quotidianità. Osservo scene di vita domestica e dinamiche familiari svolgersi all’interno delle loro case». Jamie Diamond, invece, ha trascorso del tempo in una comunità di artiste autodidatte chiamate Reborners, che realizzano bambole iperrealistiche con cui interagiscono per soddisfare il proprio desiderio di maternità. Ne sono nate le serie Forever Mothers e Nine Months of Reborning che hanno permesso all’artista «di esplorare quella zona grigia tra realtà e artificio, dove si costruiscono relazioni con oggetti inanimati, tra uomo e bambola, artista e opera, misterioso e reale». Come spiega la curatrice Melissa Harris, «i lavori di Diamond e Dorfman presentati in occasione di Surrogati documentano in modo vivido e senza pregiudizi le interazioni tra gli uomini e i loro compagni inanimati ma realistici».

Elena Dorfman – Courtesy of the artist

Jamie Diamond – Courtesy of the artist

“Rappresentando scene convenzionali di vita domestica, amore, erotismo, le fotograie di Dorfman e Diamond trasmettono un pathos inatteso” Melissa Harris

IN ALTO Elena Dorfman, CJ 3, 2002 da Still Lovers. SOPRA Elena Dorfman, Rebecca 1, 2001, da Still Lovers. A SINISTRA Jamie Diamond, 4.12.12, 2012 da I promise to be a good mother.

PALERMO, FINO AL 28 LUGLIO

Ferdinando Scianna

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alermo rende omaggio a Ferdinando Scianna con la grande mostra antologica Viaggio Racconto Memoria, curata da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda, art director della mostra, e organizzata da Civita. Attraverso 180 fotografie in bianco e nero, l’esposizione ripercorre l’intera carriera del fotografo siciliano, spaziando tra i diversi temi indagati dall’obiettivo della sua macchina fotografica – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare. Unico, però, il filo conduttore che anima questo percorso, ossia la costante ricerca di una forma nel caos della vita. La mostra vuole essere, come ha dichiarato lo stesso Scianna, «un Racconto,

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Galleria d’Arte Moderna Via Sant’Anna 21 www.gampalermo.it

un Viaggio nella Memoria. La storia di un fotografo in oltre mezzo secolo di fotografia». Tante, infatti, le suggestioni raccolte in tutti questi anni, da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose – esordio della sua carriera – all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce & Gabbana e Marpessa. Poi i reportage, i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, infine i ritratti dei suoi grandi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura come Leonardo Sciascia, Jorge Louis Borges e Henri Cartier-Bresson, che Scianna considera il suo maestro per eccellenza, punto di riferimento fondamentale per la fotografia di reportage.

Processione dei misteri del venerdì Santo. Ciminna, 1964 © Ferdinando Scianna

Tra il racconto e la memoria



A R T E & C U LT U R A APPUNTAMENTI & FESTIVAL REGGIO EMILIA fino al 9 giugno FOTOGRAFIA EUROPEA LEGAMI luoghi vari www.fotografiaeuropea.it

© Lee Miller Archives England 2018

TREVISO fino al 9 giugno INGE MORATH LA VITA. LA FOTOGRAFIA Casa dei Carraresi Via Palestro 33/35 www.casadeicarraresi.it

BOLOGNA fino al 9 giugno SURREALIST LEE MILLER Palazzo Pallavicini Via San Felice 24 www.palazzopallavicini.com TORINO fino al 16 giugno NEL MIRINO – L’ITALIA E IL MONDO NELL’ARCHIVIO PUBLIFOTO 1939-1981 CAMERA – Via delle Rosine 18 www.camera.to

Mandalay, Birmania, 2013 © Steve McCurry

FIRENZE fino al 28 giugno HEROES. BOWIE BY SUKITA Palazzo Medici Riccardi Via Cavour 1 www.palazzomediciriccardi.it

TORINO fino all’1 luglio STEVE MCCURRY. LEGGERE Palazzo Madama Piazza Castello www.palazzomadamatorino.it

NAPOLI, FINO AL 16 GIUGNO

Muhammad Ali Il “Re del Mondo”in cento scatti Pan | Palazzo delle Arti Napoli Via dei Mille 60 www.comune.napoli.it

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a rassegna curata da Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi raccoglie cento immagini che colgono Ali in momenti fondamentali della sua vita. Particolare il percorso espositivo che si snoda attraverso i “doni” che questa leggenda dello sport ha saputo offrire in contesti della società molto diversi: doni agli appassionati di boxe, al linguaggio, alla dignità umana, ai compagni di viaggio, ai bambini, al coraggio, alla memoria. «Muhammad Ali – dichiara Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli – è una figura non confinabile nella disciplina sportiva in cui eccelse e diventò giustamente un mito insuperabile. Le sue scelte gli costarono molto. E professò con coerenza i valori che dichiarò di seguire. Capire più a fondo la storia complessa di un personaggio ancora amato, in tempi di razzismo e di violenza in nome della religione, è essenziale. Chi lo farà, saprà che uomo è stato Muhammad Ali». New Orleans, settembre 1978. Chuck Fishman/Getty Images

TORINO, FINO AL 16 GIUGNO

Ando Gilardi Reporter Italia 1950-1962

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AS Hotel Limbiate – Corso Como 52 info.it@eizo.com – tel. 0362 1695250

Iago Corazza & EIZO Professione reporter

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iovedì 30 maggio, si svolge presso l’AS Hotel Limbiate un incontro con il fotoreporter Iago Corazza. Fotografo e viaggiatore, Corazza ha realizzato centinaia di reportage e monografie per National Geographic, White Star, Oasis e svariate testate geografiche e scientifiche. È regista e direttore della fotografia di numerose trasmissioni per importanti emittenti in Italia e nel mondo. Attraverso coinvolgenti immagini e spettacolari filmati, durante l’incontro si approfondiranno gli aspetti più sorprendenti di questa appassionante professione, dalla preparazione alla realizzazione delle più emozionanti spedizioni fotografiche (ingresso libero, prenotazione obbligatoria).

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l GAM di Torino ospita una mostra dedicata ad Ando Gilardi, fotoreporter e critico della fotografia, noto per la sua riflessione sulla valenza dello scatto quale documento. L’esposizione riunisce 55 immagini, realizzate tra il 1950 e il 1962, che testimoniano le condizioni di lavoro e di vita degli operai, dei braccianti agricoli e delle rispettive famiglie nell’Italia del secondo Dopoguerra, tra scioperi e occupazioni, momenti ludici e di svago. L’allestimento si delinea in un itinerario articolato fra alcune inchieste legate a momenti di cronaca e a eventi che fecero notizia in quegli anni, intervallato da alcuni scatti iconici dell’autore. La mostra, realizzata in collaborazione con la Fototeca Gilardi, è anche l’occasione per valorizzare la digitalizzazione dell’importante collezione di negativi del fondo Ando Gilardi Reporter, portata a termine nel 2017 da ABF – Atelier per i Beni Fotografici di Torino. Ando Gilardi, Bambini, Borghetto Nomentano (Roma) circa 1953 © AndoGilardi/Fototeca Gilardi

LIMBIATE (MB), 30 MAGGIO

8 1/2 di Federico Fellini Nelle fotografie inedite di Paul Ronald

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icorda Paul Ronald:«Un giorno mi telefona Nello Meniconi, il direttore di produzione di Fellini: “Aspetta ti passo Federico”. E Fellini scherzando mi dice: “Cosa devo fare? Devo venire con gli Oscar in mano per chiederti di fare il mio film?”. “Vengo subito”. L’ho raggiunto nei suoi uffici, in via della Croce. Ho firmato il contratto davanti a lui e al suo direttore di produzione senza voler neanche sapere la cifra che mi avrebbero dato. Economicamente non sono stato trattato poi male. Così mi sono ritrovato coinvolto nell’avventura di 8 ½». Titolo: 8 ½ di Federico Fellini A cura di: A. Maraldi Editore: Il Ponte Vecchio Pagine: 72 Prezzo: 15,00 €


Tony Ray-Jones/National Science and Media Museum/SSPL

A DI PP ST UN OR TI IA

TONY RAY-JONES Un fotografo diventato inluente solo dopo la sua morte

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ony Ray-Jones morì di una rara forma di leucemia a soli trentuno anni, quando i suoi lavori erano ancora per la maggior parte inediti. La sua fama è cresciuta costantemente solo dopo la pubblicazione di una raccolta postuma delle sue immagini: A Day Off: An English Journal (1974). Oggi è considerato uno dei fotograi documentaristi più inluenti della sua epoca.

Come si è avvicinato alla fotografia? Nato nel 1941, Ray-Jones iniziò a scattare fotograie nel periodo in cui studiava disegno graico al London College of Printing. In quel periodo ebbe l’occasione di conoscere il fotografo Bill Brandt, perché era il fratello del suo professore di fotograia, che lo incoraggiò a portare avanti questa passione. Nel 1960, vinse una borsa di studio per due anni all’Università di Yale. Negli anni vissuti in America, conobbe il fotografo Alexey Brodovitch, ex art director della rivista Harper’s Bazaar, che divenne il suo mentore.

Come è cominciata la sua carriera? Al termine degli studi, Ray-Jones iniziò a collaborare come freelance per riviste e quotidiani americani, mentre andava nel contempo afinando il suo particolare stile di fotograia di strada. Fece amicizia e lavorò con i fotograi americani Joel Meyerowitz e Garry Winogrand. Nel 1966 decise di tornare in Gran Bretagna, dove lavorò su commissione per diverse pubblicazioni, tra cui il Sunday Times Magazine.

Per cosa era più conosciuto? I cinque anni negli Stati Uniti gli avevano regalato uno sguardo “esterno” sul suo

In alto Margate, Kent, circa 1967. Sopra Brighton (stampa d’epoca senza montatura), circa 1967.

Paese natale. Tra il 1966 e il 1969 realizzò un progetto di lungo respiro sugli inglesi in vacanza: acquistò un camper VW e girò il Paese, fotografando scene ed eventi tipicamente “inglesi”. I suoi soggetti in quel periodo spaziavano dagli spettatori dell’opera a Glyndebourne a persone in costume vittoriano al Dickens Festival di Broadstairs, da parate e manifestazioni ai concorsi di bellezza delle località balneari.

naturale per scelta del momento, inquadratura e composizione.

Qual era il suo stile?

Qual è la sua citazione più famosa?

Scattava con una Leica M e un grandangolo e, in genere, le sue immagini catturavano momenti spontanei: affettuose e leggere, mettevano in evidenza eccentricità e bizzarrie del carattere britannico. Anche quando gli elementi in scena erano molti, Ray-Jones aveva un occhio

“Ho cercato di mostrare tristezza e umorismo di quella gentile follia che domina nelle persone... La fotograia può essere uno specchio e rilettere la vita così com’è, ma penso che esista anche la possibilità di attraversare lo specchio, come Alice, e scoprire un mondo diverso grazie alla fotocamera”.

Chi è stato più influenzato dalle sue immagini? Martin Parr è tra i fotograi di alto proilo che hanno riconosciuto un debito verso Ray-Jones. Ha detto: “Le sue immagini parlavano dell’Inghilterra... hanno un’ambiguità, un’anarchia visuale. Mi hanno mostrato cos’era possibile”.

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URBAN Exploration Far ripartire le lancette del tempo, far uscire dall’oblio luoghi abbandonati: questo accomuna i fotografi UrbEx A cura di Elisabetta Agrati

Villa della dama. Spiega Alessandro Mordenti: «Io la chiamo così per via del ritratto di una dama che campeggia sulla sala e sembra voler tenere sotto controllo chiunque entri. È un luogo semi immacolato, tanto da far pensare che chi lo abita sia in ferie e stia per tornare». 14

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Alessandro Mordenti

ake nothing but pictures, leave nothing but footprints”. Non portare via nient’altro che le fotograie, non lasciare altro che le tue impronte: è questa la prima e più importante regola che unisce i fotograi che si dedicano alla Urban Exploration, l’esplorazione di ediici e strutture costruiti dall’uomo, ormai abbandonati, alla ricerca di tracce del passato. Avventurieri della macchina fotograica,

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attratti dal fascino che questi luoghi emanano e mossi dal desiderio di far rivivere le storie di chi questi luoghi li ha abitati. A unire i membri della “comunità” UrbEx è il rispetto di un’etichetta, di un codice di comportamento pensato proprio per tutelare i luoghi abbandonati. Eppure, è questa stessa etichetta a impedire agli UrbEx di rivelare le coordinate di strutture ed ediici, per evitare che questi ultimi siano presi d’assalto dal grande DCM

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INTERVISTA

Alessandro Mordenti

pubblico. Dunque, un alone di mistero e segretezza circonda gli “esploratori urbani”, regalando alle loro immagini un’aura afascinante ed enigmatica. Se, in tempi recenti, sono stati programmi quali Urban Explorers su Discovery Channel o Cities of the Underworld su History Channel a rendere molto popolare la Urban Exploration, le sue origini si perdono in realtà nel lontano passato, addirittura nel 1793, quando Philibert Aspairt, portiere dell’ospedale di Val-de-Grâce, scese nelle catacombe di Parigi alla ricerca di un leggendario tesoro, smarrendosi nel dedalo sotterraneo e trovandovi la morte. In epoca contemporanea, è soprattutto tra gli anni Settanta e Novanta che si afermano gruppi di esploratori urbani un po’ in tutto il mondo: Diggers of the Underground Planet in Russia, Cave Clan in Australia, Ars Subterranea a New York, Cacophony Society a San Francisco, quest’ultimo gruppo costola del Suicide Club fondato nel 1977. La Urban Exploration ha poi trovato una sua declinazione particolare nella fotograia grazie a fotograi che uniscono al brivido dell’esplorazione il desiderio di restituire le emozioni provate attraverso immagini dal forte impatto. È il caso di Alessandro Mordenti che, dopo essersi avvicinato quasi per caso a questo genere, grazie a un amico che gli ha mostrato alcuni scatti, da cinque anni si dedica al progetto Tra polvere e tempo: «All’inizio fotografavo più che altro casolari o ruderi, per lo più quello che trovavo nella mia zona. Però erano tutti luoghi vuoti, con belle luci e colori interessanti, ma senza nulla che ne raccontasse la storia. Poi ho cominciato a cercare luoghi più afascinanti, arredati, dove trovare oggetti che potessero raccontare la storia di chi era vissuto lì. E tutto era coperto da polvere, come a proteggere le cose dallo scorrere del tempo. Da qui è nato il nome del progetto». Guardando le immagini realizzate da Alessandro – dove si ritrovano librerie colme di libri, spartiti abbandonati sui tasti di un pianoforte, ritratti ancora appesi alle pareti – si capisce bene l’intento che muove il nostro autore: «A parte il fascino che trasuda dall’abbandono, e che forse è una cosa soggettiva, quello che mi piace è raccontare la storia del posto attraverso quello che è rimasto nei luoghi. Ecco perché non tocco o sposto nulla. Anche se qualcuno ha spostato qualcosa prima del mio arrivo, io lascio tutto com’è, perché comunque fa parte della storia del posto, di chi ha vissuto in quel luogo ino al momento in cui sono arrivato io». Alessandro ci racconta che, solo in Italia, sono migliaia i luoghi – ville, fabbriche, ospedali – lasciati in questo stato di abbandono, molti di più di quanto si potrebbe immaginare. «Sono tutti luoghi esaltanti

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Alessandro Mordenti

«Quello che mi piace è raccontare la storia del posto attraverso quello che è rimasto nei luoghi. Ecco perché non tocco nulla»

– prosegue il fotografo – perché ognuno ha la sua storia e ti dà emozioni diverse. Però, fra tutti, quello che preferisco è quello che chiamano la Villa dell’Artista. È un luogo molto particolare, pieno di cose, ha una lunghissima storia che risale addirittura al Quattrocento. Dentro è completamente arredato ed è come se le persone fossero uscite in quel momento o da poco tempo e dovessero rientrare: piatti nel lavandino, tavole apparecchiate, un salone principale enorme, tutto completamente arredato, con i libri nella libreria. Addirittura in una stanza ci sono le pantofole appoggiate vicino al letto sfatto. È come se il tempo si fosse bloccato nel momento in cui l’ultima persona è uscita».


Chiediamo ad Alessandro come riesca a “scovare” tutti questi luoghi abbandonati: «Capita raramente di avere la fortuna di trovare qualcosa girando per strada. Normalmente si cerca via Internet o sulle cartine, si cercano segni di abbandono nelle case – per esempio un tetto sfondato o un giardino incolto – oppure ci sono segnalazioni da parte di amici e conoscenti. Un po’ di qua e un po’ di là, alla ine si riesce a creare una sorta di mappa dei luoghi da visitare. Poi ci sono forum, piattaforme, gruppi. Io interagisco con altri UrbEx, a volte usciamo a fotografare insieme. Però il fatto di condividere l’ubicazione dei luoghi non è ben visto, proprio perché si cerca di proteggerli. Naturalmente, se sei una persona che fa UrbEx da tanto tempo e che

nell’ambiente è considerata una persona corretta, che sta alle regole, allora può capitare che qualcuno ti dia informazioni. Però in genere ognuno ha la sua mappa e se la tiene ben stretta. Proprio per evitare che qualcuno vada a rovinare questi luoghi». A proposito di regole, la Urban Exploration ha un’etichetta ben precisa: «Ciascuno ha le sue regole, dettate dal buon senso. Quelle che possono valere per tutti sono non toccare niente, non portare via niente, non divulgare le coordinate al grande pubblico, non rovinare e vandalizzare. Per entrare in un posto non si rompe nulla: se la casa è sigillata, non si entra. Mi è capitato di fare centinaia di chilometri, arrivare in un luogo e non poterci entrare. In fondo sei in casa d’altri. Io vado lì per

Sopra: Villa dell’Artista, uno dei luoghi più affascinanti per Alessandro. «Il pianoforte mi ha rapito con lo spartito appoggiato e i tasti lisi dal tempo e dalle intemperie; mi ha tenuto dietro la macchina fotografica per decine di scatti». DCM

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Alessandro Mordenti

fotografare, se no farei lo scassinatore». Parlando di attrezzatura fotograica, invece, il nostro autore ci racconta che porta sempre con sé «una relex, teleobiettivo e grandangolare (a seconda di quello che mi serve), una torcia, ma soprattutto treppiede e scatto remoto: essendo posti prevalentemente bui, nei quali spesso non apro nemmeno le inestre ma uso solo la luce che iltra, i tempi di esposizione sono molto lunghi, a volte anche 20-30 secondi, quindi treppiede e scatto remoto sono indispensabili». Nel salutarci, chiediamo ad Alessandro su che cosa sta lavorando al momento: «Credo che non darò mai uno stop deinitivo al progetto Tra polvere e tempo, un po’ perché mi afascina, un po’ perché è il primo di questo tipo che ho avviato. Però, sto cominciando a lavorare su un altro progetto, sempre nell’ambito dell’abbandono: fotografare gli ex 18

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manicomi d’Italia, per raccontare la storia di questi posti, magari aiutandomi con foto dell’epoca e frasi di medici e pazienti. Se questo progetto portasse qualcuno a interessarsi al recupero e alla riqualiicazione di questi luoghi ne sarei felice. È un peccato vederli lasciati a loro stessi».

I luoghi sono spesso bui: ecco perché, per Alessandro, treppiede e scatto remoto sono fondamentali Agli ospedali è dedicato Hospitalia, un lungo progetto che vede impegnata Elena Franco, architetto e fotografa che dal 2012 gira l’Italia e l’Europa indagando gli antichi ospedali sorti verso la metà del Quattrocento e in larga

maggioranza dismessi verso la ine dell’Ottocento per essere poi abbandonati o adibiti a nuovi usi. Intervenendo recentemente al MIA Photo Fair di Milano, la fotografa ha spiegato le ragioni di questo progetto, parlando soprattutto di consapevolezza: «Uso l’immagine per portare consapevolezza su determinati temi. Hospitalia è un progetto nato per parlare di un mondo, quello delle architetture sanitarie antiche, per studiarne gli archivi, per narrarne la storia contestualizzandola ai giorni nostri. È un lavoro molto ampio, con più di cinquecento immagini: è un modo per far emergere attraverso le fotograie questo patrimonio straordinario che noi abbiamo e che a livello europeo ci unisce proprio come insieme di Stati che per secoli hanno operato allo stesso modo sul tema dell’accoglienza. La fotograia è uno strumento che mi ha permesso di


Eleonora Costi

INTERVISTA

Elena Franco

creare una rete di oltre cinquanta enti e istituzioni proprietari di immobili di questo tipo e di stimolarne la valorizzazione e la conoscenza». Il desiderio di scoprire le storie di chi ha abitato ville, monasteri, alberghi prima che venissero abbandonati ha spinto Eleonora Costi a visitare un ex ospedale psichiatrico di Milano: da questa prima esperienza – che la fotografa ha descritto come “afascinante e macabra allo stesso tempo” –

Sopra: uno dei locali più in voga d’Italia prima della sua chiusura. Alice Van Kempen

A destra, dall’alto: Un’affollata solitudine, Villa padronale, Lombardia, di Eleonora Costi; La Sala del Capitolo in estate presso l’Archivio storico della Ca’ Granda in uno scatto di Elena Franco; Transport della fotografa olandese Alice van Kempen. DCM

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Alice Van Kempen

INTERVISTA

A destra: La nostalgia di ciò che non c’è mai stato, Villa nelle Marche, di Eleonora Costi. Nella pagina a fianco: il Castello del Gigante, luogo ricercatissimo dagli UrbEx di tutta Europa, chiamato così per la statua di tre metri che si può ammirare sospesa a mezz’aria in una delle sale. «All’interno si trova uno spettacolo sensazionale fatto di affreschi, mobili d’epoca e centinaia di libri», dice Alessandro.

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è scaturito il progetto Abandoned H.Ell, in cui l’autrice ha fotografato luoghi abbandonati scoperti in varie città d’Italia, tutti però rimasti integri nonostante lo scorrere del tempo e l’incuria: «Sono luoghi in cui si possono ancora sentire le vite e le storie di chi li ha vissuti in prima persona», racconta Eleonora. «Non amo la fatiscenza abbinata alla distruzione. Deinisco questi siti degli abbandoni di lusso o, come li ha deiniti il quotidiano inglese The Guardian, degli Elegant Neglect». La fotografa olandese Alice van Kempen ha declinato la pratica dell’UrbEx in modo insolito, aiancata da una compagna molto speciale: la sua Bull

«Uso l’immagine per portare consapevolezza su determinati temi» Elena Franco

Eleonora Costi

Sopra: Entertaining Gallery di Alice van Kempen: la simpatica Claire “gioca” al calcio balilla.


Alessandro Mordenti


Alessandro Mordenti

Sotto: la “villa nascosta”, così chiamata perché sorge in un fitto bosco, nel bel mezzo del nulla.

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Alice Van Kempen

A destra: in alto, la villa conosciuta come “dell’allenatore”: all’interno si trovano trofei e foto; in basso, Chateau Congo di Alice van Kempen.

Terrier Claire. «Ho voluto che Claire posasse come modella negli ediici abbandonati per dare una svolta “pelosa” alla Urban Exploration. Era anche un modo per sfatare alcuni pregiudizi su questa razza: i Bull Terrier sono molto dolci e amano i loro compagni umani». Gli scatti sono stati realizzati in siti abbandonati di tutta Europa, seguendo rigorosamente le regole della comunità UrbEx: «Non abbiamo mai corso rischi e questo ha signiicato pianiicare ogni esplorazione con molta attenzione. Indossavo stivaletti speciali e così Claire. Non abbiamo mai toccato nulla e non abbiamo mai dovuto rompere nulla per accedere a un sito: in caso contrario lasciavamo stare. Nessun vandalismo o furto, eravamo lì solo per scattare fotograie». E così, anche Alice e Claire hanno fatto proprio il motto degli UrbEx, coniugandolo in modo personale: “take only pictures, leave only pawprints”, “porta via solo fotograie, lascia solo orme”. ■

Alessandro Mordenti

INTERVISTA


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- VALLE D’AOSTA FOTOSTUDIO MD SAS Piazza Chanoux, 27 11100 Aosta (AO)

- TOSCANA FOTO OTTICA MATTEI Via Scipione Ammirato, 47/R 50136 Firenze (FI)

- MARCHE -

Piazza S. Maggiore, 3 12084 Mondovì (CN)

FOTOLANDIA

- FRIULI VENEZIA GIULIA -

Via La Spezia, 14 63074 San Benedetto del Tronto (AP)

FOTO POZZAR V.le delle Torri, 2 34122 Trieste (TS)

F.B. UNO SAS Piazza Italia, 30 33085 Maniago (PN)

FOTO CANDOLFI Via del Prato, 9 60035 Jesi (AN)

- LAZIO FOTOGRAFIA DAMIANO SCOTTI V.le Guido Bacelio, 2/A 00053 Civitavecchia (RM)

www.fotostoreitalia.net



A sinistra: uno scatto della serie Buildings con cui Gianmaria Gava si è aggiudicato il primo premio nella categoria “Architecture” ai Sony Awards nel 2018.

Gianmaria Gava Dieci domande e dieci risposte per scoprire il valore che il nostro autore attribuisce alla fotografia, tra rappresentazione e manipolazione della realtà

V

incitore dei Sony World Photography Awards 2018, categoria professionale “Architecture”, con il progetto Buildings, da diversi anni Gianmaria Gava porta avanti una ricerca molto interessante sulle potenzialità del mezzo fotograico: strumento capace non solo di documentare ciò che ci circonda ma anche di manipolarlo. Le sue immagini sospendono lo spettatore tra reale e irreale, mettendolo di fronte a una scelta radicale. Gianmaria, come ti sei avvicinato alla fotograia e cosa rappresenta per te? Ho iniziato a occuparmi di fotograia ai tempi dell’università, quando studiavo Scienze Politiche; ho seguito un corso di fotograia all’Università di Trieste e mi sono subito appassionato. Credo che all’inizio, come capita a tanti fotograi, a interessarmi sia stata l’immediatezza del mezzo e soprattutto la capacità di registrazione del reale. In verità, poi, tutto il mio percorso ino adesso è stato praticamente opposto: sono partito dalla capacità della fotograia di rappresentare il reale e sono andato sempre più verso il surreale e quindi verso la

possibilità di astrarre la realtà, di modiicarla e manipolarla. È interessantissima nella fotograia questa doppia potenzialità: può sia rappresentare ciò che ci circonda sia camufarlo, modiicarlo e renderlo completamente diverso. Questa doppia potenzialità si lega al tuo progetto Buildings: ci racconti come è nato e qual è il senso di questo lavoro? Ho iniziato a occuparmi di architettura nel 2015 ma in studio: ho creato piccole sculture con forme geometriche di base, i classici blocchi di legno utilizzati dai bambini, che rappresentavano archetipi del costruire, e le ho fotografate. Mi interessava il rapporto tra architettura e geometria. Poi, nel 2017, ho iniziato a portare questa esperienza dallo studio alla strada. Ho fotografato diversi tipi di ediici e ho cercato di rendere il più chiara possibile la relazione tra l’architettura e la geometria. Per arrivare a questo ho fatto un lunghissimo processo di modiica digitale dell’immagine, togliendo le informazioni visive e la maggior parte degli elementi strutturali (porte, inestre). Ho quindi pulito le facciate degli ediici DCM

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10 DOMANDE

Sotto: uno scatto della serie Homes, un lavoro che parte dai presupposti del progetto Buildings trasferiti, questa volta, a singole unità abitative.

evidenziando la struttura geometrica di base, rendendoli semplici solidi di base. Questo è stato il mio primo intento. Successivamente, mi sono reso conto che la seconda conseguenza – che forse per me è diventata la più importante – sta nella reazione dello spettatore di fronte alle immagini. La maggior parte degli spettatori crede di trovarsi di fronte a qualcosa di reale, per altri si tratta di ediici irreali. Tutto il lavoro è basato sulla percezione, sulla linea sottile che divide reale e irreale, sul probabile: gli ediici sono reali, occupano una porzione di suolo, esistono nella realtà ma esistono in modo molto diverso da come appaiono nelle mie fotograie. Quali elementi valuti per capire se un ediicio entrerà a far parte del tuo progetto? È sempre un percorso lungo che richiede moltissimo tempo e altrettanta ricerca. Fondamentalmente è un lavoro che si basa sul fatto di camminare per la città e cercare gli ediici adatti, dedicando moltissime ore per molti giorni. È un lavoro in negativo, di scarto, piuttosto che di ricerca di un ediicio particolarmente interessante. Considerando 1.000 ediici, 999 non saranno fotografati e

Gianmaria Gava Artista e fotografo italiano nato a Venezia nel 1978. Dopo la laurea in Scienze Politiche all’Università di Trieste, nel 2004 si è trasferito a Vienna dove vive e lavora. Il fulcro della ricerca artistica di Gava ruota attorno al concetto di “Digitalizzazione del Mondo”, ossia l’analisi della trasformazione antropologica operata dalle tecnologie digitali sulla percezione collettiva della realtà. Con la serie fotografica Buildings nel 2018 ha vinto i Sony world Photography Awards nella Categoria Professionale di Architettura. I suoi lavori sono stati presentati in varie istituzioni artistiche internazionali quali Somerset House a Londra, Villa Reale di Monza, Kunst Haus Wien – Museum Hundertwasser, Vienna, CCC Strozzina, Firenze, La Casa dei Tre Oci, Venezia, Willy Brandt House, Berlino. www.gianmariagava.com Instagram: @gianmariagava 26

DCM

ne rimarrà uno su tutti. Ci sono molte diicoltà. Una è la struttura dell’ediicio stesso, la supericie: una post-produzione di questo tipo si può fare in modo perfetto solo con il cemento. Quindi c’è un elemento architettonico di base e poi ci sono altri elementi: in tutte le immagini della serie non ci sono persone, automobili o altri tipi di veicoli (ci troviamo in uno scenario postumano). E in una città trovare queste condizioni è praticamente impossibile. Se davanti alle inestre o alle porte ci fossero alberi, pali della luce, ili elettrici, questi ediici verrebbero scartati. Perché il lavoro è basato su una pulizia estrema. Anche il cielo, giusto per rendermi la vita più diicile, è sempre lo stesso: è un cielo invernale, latteo, quasi bianco che mi ha permesso poi di avere ombre ridottissime e di avere un approccio estremamente oggettivo, simile allo stile della Scuola di Düsseldorf, che per me è fondamentale come riferimento. È anche un modo il tuo per restituire all’architettura una sua indipendenza, una sua identità al di là della funzione? È proprio scollegarla da ogni funzione. Poi credo che in tutto questo lavoro si possano trovare una serie di riferimenti al


«Gli edifici diventano pure strutture, scheletri di cemento senza più alcuna funzione se non quella di occupare porzioni di suolo»

DCM

27


10 DOMANDE

ÂŤNei miei Buildings non ci sono porte nĂŠ finestre. Siamo in un mondo postumano, inabitato e inabitabileÂť


Per la serie Buildings Gava ha scelto il bianco e nero, per dar vita a immagini pulite, in cui fosse percepibile il legame tra architettura e geometria. Colore, invece, per Homes.

brutalismo, che attualmente è tornato in voga dopo essere stato a lungo bistrattato. Non volevo certo fare una celebrazione del brutalismo ma oggettivamente la maggior parte degli ediici che ho fotografato diventano pure strutture, quasi scheletri di cemento senza più alcuna funzione se non quella di occupare porzioni di suolo. In parte hai anticipato la mia domanda: quali sono stati i tuoi maestri, i tuoi riferimenti? Come ho accennato, tutta la Scuola di Düsseldorf e in particolare i coniugi Becher che sono poi i capostipiti. Tra l’altro, ho avuto l’onore a Londra, durante la premiazione dei Sony Awards, di conoscere personalmente Candida Höfer che è stata insignita del premio alla carriera. Allieva dei Becher, è una delle igure più importanti della Scuola di Düsseldorf, ha dedicato tutta la sua vita alla fotograia di architettura e per me è sempre stato un punto di riferimento. Ma penso anche al lavoro di Thomas Demand che ci pone di fronte a un mondo di carta che ci sembra reale. Anche lì c’è grandissimo interesse per un mondo che in realtà è inabitato e inabitabile ed è quello che in fondo ho cercato di fare io. Nel mondo di Thomas Demand non ci sono elementi di utilizzo: ci sono delle porte che sembrano perfette ma in realtà sono fatte di carta, mancano le maniglie e quindi non possiamo né entrare né uscire da quegli spazi. Anche nei Buildings non ci sono porte, inestre, non c’è alcuna possibilità di accesso, quindi di nuovo sono ediici inabitati e inabitabili. Parlando di flusso di lavoro, quanta percentuale c’è di progettazione, produzione e post-produzione? Progettazione, in questo caso, direi 5% del lavoro, produzione in loco 10%, quindi resta un 85% di post-produzione. La postproduzione, in tutti i miei lavori, è di gran lunga la parte più importante. Perché in realtà, negli ultimi anni, la mia ricerca artistica verte tutta sulla possibilità di manipolazione del digitale. C’è proprio una riflessione intrafotograica sul mezzo stesso, non tanto sul mezzo fotograico tout court quanto speciicamente nella tipologia digitale. È proprio un lavoro di modiica completa della realtà attraverso il lavoro sul


10 DOMANDE pixel. Il pixel è un mattoncino di realtà da cui partire. Tutto il progetto è basato su un ilo sottilissimo. Se la post-produzione non fosse fatta in quel modo, mancherebbe quel gioco percettivo di cui parlavo prima. È tutto una grande illusione, che però deve funzionare, deve essere perfettamente equilibrata. Se rimanessero tracce della postproduzione, se non fosse fatta in modo accorto, il progetto non funzionerebbe. Il progetto Buildings è concluso o continuerai a lavorarci? Ho moltissimo materiale che non ho ancora mostrato. Ho appena fatto una personale qui a Vienna nel contesto di Foto Wien, il nuovo festival della fotograia, e ho esposto una serie parallela, Homes, dove utilizzo la stessa tecnica ma applicata alle case viste come unità abitative singole, monofamiliari.

Per quanto riguarda il progetto Buildings ho realizzato delle serie parallele che non sono ancora state presentate, mi riservo di continuare il progetto ma al momento sto portando avanti altre serie non così direttamente legate all’architettura ma legate alla digitalizzazione del mondo e quindi basate su estreme manipolazioni digitali partendo da foto reali. Che tipo di attrezzatura utilizzi? La maggior parte dei progetti è realizzata con un medio formato digitale, in particolare con la Pentax 645Z, che ha un po’ rivoluzionato il mondo del medio formato. Potendo scegliere, avendo abbastanza spazio tra me il soggetto, la mia lente preferita in assoluta è il 50 mm, per intenderci l’ottica standard, perché è quella che si avvicina di più alla percezione

dell’occhio umano ed è quella che ci porta il più vicino possibile a un principio di oggettività. Io voglio essere distaccato: l’immagine deve essere il più piatta e diretta possibile. Qual è il ricordo più bello che hai legato a una fotograia? Questa domanda è diicile. Devo dire che nelle mie foto le emozioni vengono quasi messe al bando, sono stato anche criticato per questo, ma io sono felice che possano risultare anche un po’ noiose, sono fotograie che richiedono uno sguardo successivo, non possono essere consumate in fretta, anzi. In ogni caso, come fotografo professionista ho avuto il privilegio di fotografare persone molto importanti. Un ricordo che sicuramente mi resta è legato a un lavoro che ho fatto per Style Magazine del Corriere della Sera a Vienna. Dovevo fotografare l’appartamento di Franz West, uno dei più grandi artisti della storia. Eravamo nella sua splendida casa che fondamentalmente era una meravigliosa collezione di arte contemporanea; ero con il mio assistente e West doveva uscire per una commissione e ci ha lasciato lì, nel suo splendido appartamento-galleria d’arte. Quando è tornato, abbiamo inito il pomeriggio bevendo birra analcolica nella sua cucina e chiacchierando amabilmente. Hai detto che le tue immagini non possono essere consumate in fretta: che valore assume tutto questo in un’epoca in cui siamo saturi di immagini che passano senza lasciare il segno? Ci vorrebbe un’altra vita come diceva Paolo Conte. Io sono un iper critico della velocità, del consumo di immagini, però sto cercando di aprirmi a questo. Fino a poco tempo fa non avevo nemmeno un account Instagram, ora ce l’ho e cerco di usarlo in modo intelligente. Ogni giorno vengono prodotti e messi in Rete due miliardi di immagini, ci troviamo di fronte a un’enorme rivoluzione che ci sta cambiando. È interessante notare come alle mie mostre molte persone credono davvero che esistano ediici senza porte e inestre. Assurdo, a ben pensarci. Nessun costruttore sano di mente butterebbe via i soldi per dei bunker. Signiica che siamo completamente immersi nel digitale. Tanto da non capire più i limiti, che cosa è reale e che cosa non lo è. ■

Questione di percezione: il lavoro di Gava si basa sulla linea sottile che separa reale e irreale. 30

DCM



Abbiamo raccolto una sensazionale selezione di trucchi e suggerimenti di sei tra i migliori professionisti di ogni genere fotografico

N

on importa a che punto siamo del nostro percorso fotograico: tutti aspiriamo sempre a essere un po’ più “professionali”, a sentire di avere davvero sempre il controllo della fotocamera e di ogni situazione di scatto. Le lunghe e belle giornate sono il momento perfetto per tornare a innamorarci della fotograia e anche per aggiungere nuove tecniche e approcci al

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DCM

nostro arsenale. Se, di solito, concentriamo le nostre energie creative in uno speciico genere, perché non metterci alla prova con soggetti e stili diversi? Ogni tipo di immagine richiede un insieme unico e speciico di talenti e capacità: cambiare genere è un modo sicuro per diventare fotograi più completi e versatili. Per accompagnarci in questo nuovo

viaggio, abbiamo i consigli di sei afermati fotograi, al top dei loro rispettivi settori. Nelle prossime pagine scopriremo cosa li aiuta nella creazione di immagini sempre emozionanti, come pianiicano, approcciano le scene e gestiscono l’attrezzatura. Alcune loro opinioni ci rinfrescheranno la memoria, altre accenderanno le scintille di ispirazione e coraggio e la voglia di essere diversi...


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CONSIGLI D’AUTORE

PARTE 1: ANIMALI E NATURA Simon Roy pagina 34

PARTE 2: PAESAGGIO Mark Bauer pagina 36

PARTE 3: RITRATTI Dani Diamond pagina 38

PARTE 4: MACRO Ross Hoddinott pagina 40

PARTE 5: NOTTURNI Ollie Taylor pagina 42

PARTE 6: CREATIVITÀ Dina Belenko pagina 44

Shutterstock / Ventdusud

GLI ESPERTI

DCM

33


50 CONSIGLI

1

Conoscere il soggetto

«Questi piccoli gufi nidificavano nello stesso albero già da diciassette anni, prima che io iniziassi a lavorare con loro. Solo la conoscenza del soggetto e dell’habitat mi ha permesso di costruire un rifugio in una posizione da cui poterli fotografare senza disturbarli. Qui vediamo il maschio in tarda primavera, con il prato costellato di ranuncoli». f/5.6

ISO 320

1/160 di sec

PARTE 1

Animali e natura

Simon Roy ci insegna a osservare l’azione degli animali e a catturare i loro comportamenti più interessanti

A

ppassionarsi al soggetto e dedicargli tempo è fondamentale per il successo in fotograia naturalistica: «Più ci investi, più inevitabilmente ne ricavi», chiosa il naturalista Simon Roy. «Non parlo solo del tempo dietro il mirino, ma anche di ricerca e pianiicazione». Simon raramente si avventura fuori con la fotocamera solo per vedere cosa può succedere. «La maggior parte delle mie immagini è attentamente studiata. Spesso la preparazione è la parte più lunga del processo

34

DCM

di creazione, ma mi fa risparmiare tempo sul campo ed evita che io arrechi disturbo agli animali. Ragiono in anticipo su luce, inquadratura, angolazione, profondità di campo e sfondo. Quando è possibile, preparo accessori e prop per un controllo creativo completo». Simon compone quasi sempre in vista di un possibile uso editoriale, segue la regola dei terzi e lascia spazio negativo per la sovrapposizione di testo. “Cerco anche di usare sempre un supporto per maggiori stabilità e nitidezza».

La conoscenza del soggetto è importante quanto la competenza tecnica


I CONSIGLI DI SIMON Il fotografo lavora spesso vicino a casa, nel nord dello Yorkshire, Inghilterra. I suoi premiati scatti illustrano la vita selvatica dei giardini e il rapporto tra persone e natura. simonroyphotography.co.uk

2

4

Capire gli animali

5

Restare su una specie

6

Nascondersi

7

Composizioni

Studiare la scena

«Qualche anno fa, un piccolo stormo di cardellini ha preso l’abitudine di frequentare le mangiatoie nel mio giardino. Prima di sfamarsi, spesso attendevano un po’ tra i rami di un ciliegio, che in quel periodo era fiorito. La zona dietro l’albero è di vegetazione verde e mi sembrava che il contrasto fosse troppo secco, così ho creato un fondale dipingendo un vecchio pannello da recinzione e montandolo dietro i fiori».

8

3

In campo naturalistico, la conoscenza del soggetto è importante quanto la competenza tecnica.

Passare del tempo con un animale permette di comprenderne i comportamenti, e quindi di ottenere più facilmente immagini di successo.

Lavorare dall’interno di un rifugio è spesso il modo migliore per fotografare i soggetti paurosi. Evitiamo i profumi e manteniamo il silenzio.

Per avere più chance di pubblicazione, seguiamo la regola dei terzi e lasciamo spazio per i testi.

Tecnica Una solida conoscenza della fotocamera garantisce risultati migliori e costanti. Lavoriamo in RAW e puntiamo al successo già allo scatto.

Progetti a lungo termine

«Uno dei miei progetti più impegnativi, e più gratificanti, è stato la ricerca del ritratto di un capriolo tra le campanule. Ho investito moltissimo tempo e camminato molti chilometri seguendo i soggetti e studiando i loro sentieri preferiti nel fitto del bosco. Ho avuto la mia occasione solo dopo diverse primavere infruttuose: qui un giovane fa una breve pausa tra i fiori».

DCM

35


50 CONSIGLI

9

Messa a fuoco

«La grandezza dei fiori rispetto all’inquadratura era fondamentale per questa composizione, ma a così breve distanza la profondità di campo era problematica. Ho scattato con un grandangolo a f/16 e applicato la tecnica della “doppia distanza”: ho messo a fuoco su un punto al doppio della distanza tra l’elemento più vicino e l’obiettivo, in una versione semplificata della messa a fuoco iperfocale». f/16

ISO 200

1/8 di sec

PARTE 2

Paesaggi Amanti dei grandi spazi aperti? Mark Bauer non smette di essere ispirato da colori e vitalità delle scene

A

h, i paesaggi... niente batte la sensazione del vento tra i capelli – e sulla macchina fotograica. Purtroppo, catturare la maestosità di una scena è più complesso che arrivare, scattare e proseguire. In realtà, il lavoro dietro un grande scatto paesaggistico inizia ben prima di uscire di casa: una pianiicazione sicura è vitale. Per cominciare, le condizioni climatiche (nebbia, nuvole temporalesche, cielo azzurro o dorato

36

DCM

tramonto) devono corrispondere all’idea che abbiamo dello scatto. È buona norma controllare anche la direzione da cui la luce cadrà sulla scena nell’orario previsto. Noi fotograi contemporanei abbiamo la fortuna di poter accedere a moltissime app di enorme aiuto (per esempio www. photoephemeris.com). In particolare in questa stagione, se vogliamo catturare ioriture e gemme contro il cielo azzurro, non dimentichiamo il polarizzatore...

Alcune immagini spettacolari sono create in condizioni meteo pessime


I CONSIGLI DI MARK Tra i più conosciuti paesaggisti europei, Mark crea vedute ricche di atmosfera del sud ovest inglese. Tiene regolarmente corsi e laboratori. markbauerphotography.com

10

Composizione curata

«Questa immagine è composta sulle forme interne alla scena: cerchi, curve e angoli che si incastrano per guidare lo sguardo verso le montagne in lontananza. I profili sfalsati delle cime, combinati con la foschia atmosferica, creano livelli che digradano verso lo sfondo e accentuano il senso di profondità dello scatto. Un diaframma chiuso ha esteso la profondità di campo ad accogliere tutto il necessario». f/11

11

ISO 100

10 sec

Altezze diverse

«Scattare dal basso, per una visione dal terreno, dà più impatto a una composizione. Questa foto è stata realizzata con la fotocamera quasi a contatto con la sabbia. In questo modo il primo piano guadagna grande enfasi, la prospettiva lineare viene esaltata e, in cambio, viene ridotta la presenza del campo medio, un po’ pasticciato». ISO 1/70 f/11

200

12

Controlliamo la composizione Non concentriamoci sui dettagli, controlliamo le forme del paesaggio e la loro interazione.

13

Punti focali chiari

14

Profondità di campo

15

Angolazioni teatrali

16

Brutto tempo

Includere un ovvio punto di interesse in una porzione chiave dell’inquadratura dà più struttura alla composizione.

Per estendere la profondità di campo, scattiamo con un grandangolo a diaframma chiuso e impostiamo il punto di fuoco sulla distanza iperfocale.

Non inquadriamo automaticamente dall’altezza degli occhi. Abbassiamoci o cerchiamo un punto di vista sopraelevato per vedute più dinamiche.

In pessime condizioni meteo possiamo realizzare scatti molto drammatici, ma teniamo a portata di mano una copertura impermeabile.

di sec

DCM

37


f/2

ISO 400

1/1600 di sec

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Salviamo le luci alte

PARTE 3

Ritratti Aggiungiamo il fattore “wow” con luce naturale, riflettori e la nostra personalità: i consigli di Dani Diamond

P

er alcuni fotograi, i ritratti sono un genere naturale e spontaneo, per altri sono... fonte di ansia!. C’è questa idea che serva un costosissimo equipaggiamento luci per catturare primi piani di livello professionale, ma non è vero. La luce naturale è spesso la migliore perché il sole è grande, distante e può produrre un’illuminazione difusa più piacevole di quella del flash. Certo, non è possibile controllarne intensità e direzione, ma possiamo introdurre modiicatori, come i riflettori, per creare una

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DCM

luminosità omogenea. Usare la luce naturale signiica scattare all’aperto (o vicino a una grande inestra), dove possiamo usare gli elementi dell’ambiente: sotto il sole duro di mezzogiorno, chiediamo al soggetto di posare all’ombra di un albero oppure, nell’ora dorata, sfruttiamo il controluce caldo. In termini di equipaggiamento, preferiamo obiettivi luminosi a focale issa, come un 85 mm o un 50 mm f/1.8, che sempliicano la sfocatura dello sfondo e creano una prospettiva naturale.

«Ho sottoesposto questa immagine di 2,33 stop e ho usato il riflettore per rimandare luce verso viso e occhi del soggetto. Sottoesporre evita di bruciare le luci alte e rende più semplice schermare e bruciare in post-produzione – un passaggio importantissimo. La dose di sottoesposizione necessaria dipende dall’ambiente: applichiamo una compensazione negativa e controlliamo i risultati a schermo».


I CONSIGLI DI DANI

18

Creiamo un legame con il soggetto «All’inizio, teniamo in borsa la fotocamera e chiacchieriamo con i soggetti per una ventina di minuti. Ascoltiamoli, più che altro, facciamo loro domande sui loro interessi e li vedremo aprirsi. Io scatto usando il mirino, ma distolgo regolarmente lo sguardo per incrociare quello dei soggetti e interagire con loro».

19

Vera celebrità di New York, Dani è famoso per i ritratti in esterni in luce naturale. Autodidatta, ama condividere la sua passione con tutorial e lezioni. www.danidiamond.com

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Dirigere i soggetti

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Distorsione

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Controluce

Proponiamo pose insolite «Qui ho scattato a priorità di diaframma. La modalità semi-automatica mi permette di dedicare meno tempo alle impostazioni e concentrarmi di più sull’interazione con il soggetto. Possiamo centrare luce, tecnica e ritocco, ma se manca la posa il ritratto non sarà mai eccezionale. Anziché dirigere i modelli a distanza, io appoggio la fotocamera e mostro loro la posa che vorrei assumessero. In questo caso, posa e angolazione di scatto rendono molto dinamico il ritratto».

f/1.8

ISO 250

1/8.000 di sec

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Divertirci con i soggetti ha come risultato naturale pose ed espressioni spontanee. Dani ha una collezione di pose sul telefono e le usa per mostrare ai soggetti cosa ha in mente.

Proviamo anche obiettivi grandangolari, come un 35 mm. Cerchiamo una bella ambientazione e facciamo qualche passo indietro per catturare l’intera scena.

Scattiamo all’inizio o alla ine del giornata, con il sole alle spalle dei soggetti. Cerchiamo superici riflettenti per aumentare la luminosità.

Ritocco naturale

Prima

Dopo

Miglioriamo la luce, aggiungiamo contrasto se necessario, schiariamo e rendiamo più nitidi gli occhi e giochiamo con le tonalità delicate per un efetto equilibrato.

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Obiettivo isso Un’ottica issa luminosa permette di sfocare gli sfondi e dare più risalto al soggetto.


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Diaframma e angolazione «Cerco sempre uno sfondo che possa completare il soggetto. A volte basta una semplice nuvola di colore, ottenuta aumentando la distanza tra soggetto e sfondo. Non bisogna però avere paura di manipolare la profondità di campo e trattenere qualche dettaglio dello sfondo. In questo caso, ho scelto un punto di vista basso e ho messo a fuoco su una singola orchidea, ma ho cercato una posizione che mi permettesse di includerne altre due. Con teleobiettivo e diaframma aperto, i due steli sulla destra sono abbastanza morbidi da non distrarre ma riescono a dare contesto, interesse ed equilibrio. Sperimentare con la profondità di campo può dare risultati diversissimi». f/5.6

ISO 800

1/400 di sec

PARTE 4

Macro

Ross Hoddinott illustra la meraviglia delle creazioni, delle forme e dei colori del mondo naturale

L

a bella stagione è arrivata ed è il momento di catturare Madre Natura nel picco del suo splendore. A seconda di dove viviamo, in questa stagione possiamo catturare splendide ioriture, come quella dei papaveri. Usciamo presto, per cogliere il sole basso del basso mattino, che ci ofrirà uno splendido controluce e darà ancora più enfasi ai colori squillanti. Anche se vogliamo ritrarre insetti, il momento più fruttuoso è il primo mattino, perché sono meno attivi. La fotograia di iori e piccole

40

DCM

creature in close-up presenta diicoltà speciiche: una di queste è il mosso allo scatto, evidenziato dai livelli di ingrandimento. Il treppiede può essere utile, ma anche molto ingombrante: proviamo a poggiare l’obiettivo su un cuscinetto beanbag per stabilizzarlo. Con i soggetti più piccoli, il miglior consiglio è quello di abbassarsi al loro livello. Costruiamo motivi e disegni astratti con iori e boccioli, ma non dimentichiamo i classici “ritratti” degli esemplari più meritevoli.

In close-up è possibile svelare incredibile bellezza e squisiti dettagli


I CONSIGLI DI ROSS

26

Ross è famoso per gli squisiti close-up e gli evocativi scatti naturalistici. Cogestisce Dawn 2 Dusk Photography ed è autore di diversi libri. rosshoddinott.co.uk

Studiare i soggetti «È importante conoscere gli habitat preferiti, il ciclo vitale e le abitudini alimentari delle diverse specie di insetti. Sapevo che le farfalle icaro schiudono le ali due volte all’anno e che è più facile trovarle in maggio-giugno e poi di nuovo in agosto. Visite regolari ai loro habitat mi hanno permesso di scoprire dove si posano la notte e dove trovarle di prima mattina, quando sono meno attive. In questo caso, ne ho avvistate due su una sola spiga. Grazie a un 200 mm macro, ho potuto montare il treppiede a una distanza sufficiente per non disturbarle». f/22

ISO 1000

1/100 di sec

f/5.3

ISO 64

1/8 di sec

27

Messa a fuoco manuale

28

Esemplari perfetti

29

Cura allo sfondo

30

Movimenti cauti

31

All’alba

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Illuminazione

In close-up, anche le minime imperfezioni vengono evidenziate. Valutiamo bene i soggetti e fotograiamo solo quelli privi di difetti.

La scelta dello sfondo è cruciale per il successo. I fondali difusi e sfocati in genere rendono meglio.

Insetti e rettili sono sensibili ai movimenti improvvisi. Avviciniamo i soggetti lentamente, evitiamo di proiettare ombre su di loro e di disturbare la vegetazione.

Di prima mattina e in tarda serata, quando le temperature calano, gli insetti sono meno attivi. Alziamoci presto o tiriamo tardi per cogliere le opportunità migliori.

Ad alti livelli di ingrandimento, la luce è limitata. Portiamo un piccolo riflettore o una lucetta LED per illuminare il soggetto, renderlo più leggibile e schiarire le ombre – o anche solo per efetti creativi.

«Quando si scatta con forti ingrandimenti, conviene usare il treppiede il più possibile: assicura stabilità e aiuta a comporre e mettere a fuoco via Live View. In Live View, usiamo lo zoom per ingrandire il punto di messa a fuoco e assicurarci assoluta precisione. Di norma, con i close-up preferisco mettere a fuoco in manuale. Dopo aver composto e messo a fuoco, ho posizionato una piccola luce LED dietro il fungo per creare un morbido controluce. Qui la profondità di campo ridotta produce un risultato più creativo».

DCM

41


33

In sicurezza

«L’aurora boreale riempiva il cielo e imponeva un’esposizione sempre più breve man mano che la luminosità si intensificava, per trattenere dettagli e luci alte nel cielo e nei riflessi sulla sabbia bagnata. Abbiamo potuto seguire il fenomeno in sicurezza grazie a una baia protetta e alla marea calante Studiate bene la zona prima di lavorare su una spiaggia di notte: molte nascondono pericoli o vengono colpite da onde impreviste».

f/3.5

ISO 800

30 sec

PARTE 5

Notturni Dimentichiamo l’ora dorata, dice Ollie Taylor: usciamo dopo il tramonto e documentiamo la magia della notte

F

are il passo verso la fotograia notturna è una faccenda emozionante, ma anche un po’ intimorente: dove troviamo cieli bui? Qual è l’orario migliore in cui scattare? E quanto in alto possiamo spingere gli ISO? Non ci sono impostazioni secche e assolute per il successo in fotograia astronomica, ma la nitidezza è di sicuro cruciale. Signiica qualcosa in più del semplice utilizzo di treppiede e cavetto di scatto. Ci vogliono anche il tempo di scatto giusto e una messa a fuoco precisa, ma al buio è diicile, se

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DCM

non impossibile, usare il mirino: meglio ricorrere al Live View (o al mirino elettronico) per composizione e messa a fuoco. Se il nostro obiettivo non riesce ad agganciare il fuoco, proviamo a illuminare il punto focale con una torcia – ma ricordiamo che la messa a fuoco manuale è la via più sicura. Attiviamo la funzione di simulazione dell’esposizione, in modo che l’anteprima Live View corrisponda almeno a una versione approssimativa dell’aspetto inale dell’immagine.

Studiate le mappe dell’inquinamento luminoso per trovare i siti più bui


34

I CONSIGLI DI OLLIE Ollie è un paesaggista astronomico, attualmente di base sulla costa del Dorset. I suoi laboratori di fotograia notturna sono richiesti in tutto il mondo. ollietaylorphotography.com

Fusione con cielo invernale «Orione è una costellazione popolare da fotografare nei mesi invernali, quando nell’emisfero settentrionale il cuore della Via Lattea non si alza mai oltre l’orizzonte. Qui ho usato un punto di vista molto basso per esagerare l’altezza della cascata e gli spruzzi vaporizzati nell’aria hanno gonfiato e ammorbidito i puntini delle stelle. Per il posizionamento di Orione, mi ha aiutato la app per smartphone StarWalk. Ho esposto il cielo per 13 secondi e il primo piano per 10 minuti, poi ho fuso i due scatti in Photoshop».

f/4

ISO 400

13 sec

Pianiicazione

37

Studio

38

Tempo di scatto

39

Aurora boreale

40

Nitidezza

10 min

f/4

35

36

Conoscenza del territorio e app

ISO 500

521 sec

Eseguiamo un giro di ricognizione alla luce del giorno. Studiamo l’inquinamento luminoso per individuare le zone più buie della nostra area.

Appuntiamo le fasi lunari e le notti di luna nuova e cielo buio e ricorriamo ad app, come PhotoPills e StarWalk, per allineare il paesaggio agli elementi del cielo.

Per risultati nitidi, applichiamo la regola 1:500 (dividiamo 500 per la lunghezza focale). Per scatti nitidissimi, passiamo a 1:200.

Partiamo da ISO alti e tempi lunghi e riduciamo l’esposizione man mano che la luce si intensiica.

Mettiamo a fuoco in manuale in Live View su una singola stella o su una sorgente luminosa statica a 30-40 metri.

«Qui, una zona buia della costa del Dorset è resa con eccezionale dettaglio sotto la Via Lattea. L’inquinamento luminoso minimo ha permesso di catturare la scena con una sola esposizione. Ho pianificato composizione, periodo dell’anno e posizione della Via Lattea con PhotoPills, ma la conoscenza della zona è stata fondamentale».

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50 PRO 6

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Creatività

I CONSIGLI DI DINA

I trucchi di Dina Belenko per scatti divertenti

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a fotograia è creativa per sua natura, indipendentemente dal genere. Qui però vediamo qualche idea per divertirci un po’: buttiamo alle ortiche le regole e lasciamo libera la nostra fantasia. Concentriamoci solo su colori e texture

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Partiamo da un bozzetto

«È un’idea semplice, ma quanto vorrei che qualcuno me l’avesse suggerito prima! Permette di lavorare su ogni dettaglio della storia».

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Non facciamoci limitare... ... dagli accessori. Potete usare qualsiasi cosa. Vi serve un drago? Raiguratelo con un’ombra o una sagoma di carta». 44

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oppure costruiamo mini-mondi fatati. Possiamo scoprire una nuova creatività anche semplicemente sperimentando con impostazioni diverse dal solito. Scegliamo gli accessori, allunghiamo le pose, esponiamo in manuale e sperimentiamo...

Creiamo un personaggio

«Immaginiamo una scintilla di avventura: un esploratore spaziale, un pirata, uno scrittore, un orologiaio... Raccontiamo la sua storia».

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Disegniamo con i gessetti

«Basta uno schizzo per cambiare la realtà – e due linee tratteggiate per trasformare, per esempio, una ciambella in una bella mongoliera...»

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Esperimenti in cucina

«Se siete a corto di idee, guardate nel vostro piatto! Scomponete gli ingredienti e illustrate la preparazione. Costruite un diagramma a torta con i cereali, divertitevi!»

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Mani in scena

«Le mani danno vita alle immagini iniettando il senso di una presenza umana. Potete usare un sistema di scatto remoto o chiedere a qualcuno di posare».

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Dina è una sperimentatrice, originale creatrice di set e accessori. Amatissima su 500px, adora raccontare storie di magia con oggetti quotidiani. thingswithstories.tilda.ws

Un po’ di azione!

«Colate di salsa, spolverate di zucchero, fumate di vapore, spruzzi di cafè risultano sempre afascinanti perché aggiungono movimento allo scatto».

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Cambiamo la palette

«Ispiratevi a chi usa il colore con sicurezza. Tonalità forti e forme semplici sono splendide in un quadro – perché non dovrebbero esserlo in fotograia?»

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Sfondi puliti

«Realizzate uno scatto dello sfondo pulito prima di iniziare a versare liquidi. Così poi potrete fonderlo con gli spruzzi più belli e avere un risultato ordinato».

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Guardiamo oltre la fotograia Non c’è solo Pinterest per l’ispirazione: leggiamo, ascoltiamo un podcast per aspiranti scrittori. Una mente aperta è più ispirata».


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© Federico Borella, Italy, 1st Place, Professional competition, Documentary, 2019 Sony World Photography Awards

FIVE DEGREES

© Federico Borella, Italy, 1st Place, Professional competition, Documentary, 2019 Sony World Photography Awards

FEDERICO BORELLA Photographer of the Year Federico Borella ha indagato il legame tra i cambiamenti climatici e l’aumento di suicidi tra i lavoratori agricoli in India. Come recita il titolo del progetto, infatti, secondo gli esperti le temperature, in India, sono destinate ad aumentare di 5 °F (quasi 2 °C) entro il 2050.

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Sony World Photography Awards L’edizione 2019 del prestigioso concorso ha visto il trionfo dell’italiano Federico Borella, nominato Fotografo dell’Anno

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i è svolta lo scorso 17 aprile a Londra la cerimonia di premiazione della 12esima edizione dei Sony World Photography Awards, prestigioso concorso di fotograia organizzato dalla World Photography Organisation. Ben 326.997 le candidature, presentate da fotograi originari di 195 Paesi e territori: immagini che hanno messo a dura prova la giuria e che, come ha sottolineato Mike Trow, presidente del concorso Professionisti, «hanno suscitato un intenso confronto, con la loro capacità di allargare i conini della fotograia e di mettere in discussione le percezioni e le aspettative del pubblico». Vincitore dell’ambito titolo di Photographer of the Year 2019 è l’italiano Federico Borella con il progetto Five Degrees, che racconta la piaga dei suicidi maschili nella comunità agricola del Tamil Nadu, nel sud dell’India, colpita dalla più grave siccità degli ultimi 140 anni. Commenta Mike Trow: «Alla luce dei drammatici e sempre più rapidi efetti del riscaldamento globale, soprattutto nei Paesi

in via di sviluppo e sottosviluppati, c’è sempre più bisogno del lavoro di artisti come Borella». Molti i nostri connazionali che si sono distinti nelle varie categorie del concorso aperte ai professionisti: tra loro, Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, vincitori della categoria Scoperta; Alessandro Grassani, che ha trionfato nella categoria Sport; inine, Massimo Giovannini, secondo posto nella categoria Ritratto. Ad aggiudicarsi il titolo di Fotografo dell’anno nel concorso Open, che premia gli scatti singoli, è stata la fotografa hawaiana residente a Nashville Christy Lee Rogers con lo scatto Harmony. Fotografo dell’anno nel concorso Giovani è la studentessa statunitense Zelle Westfall, 18 anni, premiata per lo scatto Abuot, un’intensa immagine realizzata per il tema “Diversità”. Sergi Villanueva, fotografo venticinquenne di Valencia, è Fotografo dell’anno nel concorso Studenti, mentre Nadav Kander si è aggiudicato un’onoriicenza speciale.

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SONY AWARDS GRANDI EVENTI CUT OUTS – POOLS 2018 © Stephan Zirwes, Germany, 1st Place, Professional competition, Architecture, 2019 Sony World Photography Awards

STEPHAN ZIRWES 1° posto, Professional competition, Architecture In Germania, le piscine sono pubbliche: sono parte della vita culturale della nazione e, grazie al prezzo contenuto del biglietto d’ingresso, sono accessibili a tutte le classi sociali. La serie è stata realizzata con un drone, a pochi metri d’altezza dagli specchi d’acqua.

HARMONY

© Christy Lee Rogers, USA, Open Photographer of the year, Open competition, Motion, 2019 Sony World Photography Awards

CHRISTY LEE ROGERS Open Photographer of the Year In questa immagine, tratta dalla serie Muses, la fotografa ha creato una scena eterea, evocativa della pittura barocca, sfruttando i chiaroscuri, il colore e il movimento sott’acqua dei corpi raffigurati.


© Yan Wang Preston, United Kingdom, 1st Place, Professional competition, Landscape, 2019 Sony World Photography Awards

SON Y WORLD PHOTOGR A PH Y AWA RDS

TO THE SOUTH OF THE COLOURFUL CLOUDS

© Massimo Giovannini, Italy, 2nd Place, Professional competition, Portraiture, 2019 Sony World Photography Awards

YAN WANG PRESTON 1° posto, Professional competition, Landscape Parte di un reportage durato otto anni, e intitolato Forest, le immagini di questa serie documentano il progetto di riconversione attuato a Dali, nella provincia dello Yunnan in Cina, per trasformare una piccola area rurale in un “modello di città ecologica”. Per fare questo, lo strato superficiale del terreno viene sostituito con uno strato semi-artificiale di terra rossa su cui vengono immesse le piante, per la maggior parte non autoctone e già mature.

HENKŌ

MASSIMO GIOVANNINI 2° posto, Professional competition, Portraiture Le immagini della serie Henkō – parola giapponese che unisce i termini “cambiamento” e “luce variabile” – vogliono porre l’attenzione su come le variazioni di luce possano modificare la nostra percezione degli oggetti. In particolare, questi ritratti (che presentano luci, make-up ed espressioni differenti) invitano a interrogarci sulle differenze di genere.

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BOXING AGAINST VIOLENCE: THE FEMALE BOXERS OF GOMA ALESSANDRO GRASSANI 1° posto, Professional competition, Sport Goma, città della provincia di Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, è considerata la “capitale mondiale degli stupri” e uno dei luoghi peggiori in cui una donna possa vivere. Molti club di boxe di Goma sono diventati un luogo di ritrovo in cui le donne possono non solo imparare a tirare di boxe e difendersi ma anche esprimere una voce comune contro le violenze e le ingiustizie.

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DCM D I G I TA L C A M E R A

GIUGNO 2017

© Alessandro Grassani, Italy, 1st Place, Professional competition, Sport, 2019 Sony World Photography Awards

© Alessandro Grassani, Italy, 1st Place, Professional competition, Sport, 2019 Sony World Photography Awards

GRANDI EVENTI


SON Y WORLD PHOTOGR A PH Y AWA RDS © Nicolas Gaspardel, Pauline Baert, France, 1st Place, Professional competition, Still Life, 2019 Sony World Photography Awards

YUCK

© Mustafa Hassona, Palestine State, 3rd Place, Professional competition, Documentary, 2019 Sony World Photography Awards

NICOLAS GASPARDEL & PAULINE BAERT 1° posto, Professional competition, Still Life I fotografi francesi Nicolas Gaspardel e Pauline Baert hanno dato vita al BEURKMAGAZINE dove, con un pizzico di ironia, fotografano il cibo, “giocando” con le associazioni di forme, immagini, oggetti. L’idea è anche quella di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’iperabbondanza di cibo e di rifiuti alimentari.

PALESTINIAN RIGHT OF RETURN PROTESTS MUSTAFA HASSONA 3° posto, Professional competition, Documentary

Il fotografo Mustafa Hassona documenta le proteste che, sin dal 30 maggio 2018, stanno infiammando la Striscia di Gaza al confine con Israele. Da allora, 233 palestinesi – che rivendicano il diritto di tornare nelle loro terre – sono stati uccisi e 21mila sono stati feriti negli scontri. GIUGNO 2017

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SONY AWARDS GRANDI EVENTI © Rebecca Fertinel, Belgium, 1st Place, Professional competition, Brief, 2019 Sony World Photography Awards

UBUNTU - I AM BECAUSE WE ARE

© Jasper Doest, Netherlands, 1st Place, Professional competition, Natural World & Wildlife, 2019 Sony World Photography Awards

REBECCA FERTINEL 1° posto, Professional competition, Brief Nell’agosto del 2015, Rebecca Fertinel è stata invitata al matrimonio della sua amica Tracy e qui ha potuto documentare la vita delle comunità congolesi in Belgio. In particolare, la fotografa ha potuto familiarizzare con uno dei concetti fondamentali dell’ubuntu, stile di vita che accomuna diverse comunità africane: “Diventi veramente umano quando sei connesso con tutto e con tutti”.

MEET BOB JASPER DOEST 1° posto, Professional competition, Natural World & Wildlife Fenicottero dell’isola olandese di Curaçao, Bob è rimasto gravemente ferito 52

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dopo aver volato contro le finestre di un hotel. Curato dalla veterinaria Odette Doest, che gestisce un centro di riabilitazione della fauna selvatica, Bob è diventato l’ambasciatore dell’associazione, testimoniando la necessità di salvaguardare la natura isolana e proteggerne le specie animali e vegetali.


SON Y WORLD PHOTOGR A PH Y AWA RDS

«Felicità incredibile, incommensurabile»: così Federico Borella commenta la vittoria ai Sony World Photography Awards e il riconoscimento come Fotografo dell’anno. «Felicità perché è il coronamento di anni di lavoro, non tanto di questo progetto in particolare ma del lavoro di fotogiornalista. Lo scopo primario di tutti noi è di far arrivare il più in là possibile le nostre storie, così che le possano leggere o guardare più persone possibili. Ci dedichiamo a ogni singola storia perché ci crediamo fino in fondo e il fatto che la storia possa avere una visibilità mondiale è una delle sensazioni più belle. Non nascondo poi che il tema che ho deciso di trattare, quello dei cambiamenti climatici, è all’ordine del giorno e, secondo me, più se ne parla e meglio è. Per cui mi fa ancora più piacere il fatto che abbiano scelto di inviare un determinato messaggio». Nell’ambito dei cambiamenti climatici, Federico ha scelto di affrontare un punto di vista particolare, forse meno conosciuto: «In realtà, nell’area indiana e nepalese il problema dei suicidi tra i contadini è abbastanza noto, nel mondo occidentale probabilmente molto meno. Sicuramente, il fatto di poterlo legare ai cambiamenti climatici, grazie anche allo studio dell’Università di Berkeley di cui ho letto, gli ha dato forza e ha fatto sì che decidessi di muovermi in questo senso. Il mio scopo è sempre stato quello di partire da una storia singola per parlare di qualcosa che possa colpire tutti. Tanto è vero che, senza fare paragoni azzardati, anche in Australia una siccità imprevista nel 2018 non ha portato ai suicidi, per fortuna, ma ha avuto conseguenze molto gravi». Come si è sviluppato nello specifico il progetto Five Degrees? «Ho cominciato a pensare a questo tema intorno a dicembre 2017 – gennaio 2018 e all’inizio il lavoro era partito in modo diverso: mi interessava capire come un subcontinente come l’India, con 1 miliardo e 300 milioni di abitanti, possa reperire le risorse energetiche per supplire alla domanda di energia costante e come si prepari per gli anni a venire, quali siano i progetti del governo anche per quanto riguarda le energie rinnovabili. Ho cominciato a cercare e ho trovato questo studio che parlava della correlazione tra l’aumento delle temperature e l’aumento del numero di suicidi tra i contadini della zona del Tamil Nadu: ho pensato che fosse una buona storia da raccontare. Naturalmente non è che fa caldo e i contadini si uccidono: c’è un mix di fattori. Quando il monsone arriva scarico, per diverse ragioni imputabili ai cambiamenti climatici, quando la temperatura si alza di un grado durante il mese del raccolto – che sembra poco ma è abbastanza perché il raccolto vada in malora – e così via, da lì parte una catena che non si ferma più, fino alla morte: i contadini chiedono i prestiti, si indebitano e non avendo modo di ripagare questi debiti decidono di suicidarsi». Abbiamo chiesto a Federico se le persone che ha incontrato si sono confidate volentieri con lui: «Sì, assolutamente. Ho parlato con quattro famiglie solo per questioni logistiche: sono stato nel Tamil Nadu per circa un mese, se fossi rimasto più tempo avrei potuto parlare con più famiglie. Il problema è che sono molto distanti tra loro e gli spostamenti in quell’area sono complicati. Tutte le famiglie che ho incontrato sono state molto disponibili anche perché non vedono l’ora di poter raccontare la loro esperienza». «All’origine di Boxing Against Violence: The Female Boxers Of Goma», racconta Alessandro Grassani, vincitore della categoria Sport, «c’è l’incarico di una ONG italiana che mi ha inviato in Congo per documentare la sua attività, in particolare l’attività delle cliniche come quella a Goma, nella regione del Kivu settentrionale, che presta assistenza a vittime di violenze. Da qui ha preso il via la mia ricerca. Il Gongo purtroppo è flagellato da anni di continue guerre civili durante le quali i miliziani hanno sempre usato la violenza sessuale come arma. Le donne sono le vittime più colpite. Visitando le cliniche mi sono emozionato ascoltando i racconti di queste ragazze e sono rimasto colpito dalla loro forza, dalla volontà di riscatto e dalla determinazione a migliorare le condizioni di vita in cui sono cresciute. Ho cominciato a pensare a una storia che non le rappresentasse come semplici vittime di ingiustizie ma che le elevasse a protagoniste di un messaggio di emancipazione. Durante le ricerche che svolgevo insieme al collega giornalista Carlo Marsili, sono venuto a conoscenza della storia delle donne pugili di Goma. Abbiamo iniziato a frequentare diversi boxing club e iniziato a intervistare e fotografare le atlete. Ho deciso di non concentrarmi

© Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni, Italy, 1nd Place, Professional competition, Discovery, 2019 Sony World Photography Awards

A tu per tu con i vincitori

sull’azione, sul gesto sportivo proprio per enfatizzare la loro energia di ribellione, rappresentandole quasi fossero dei super eroi che iniziano a combattere per emanciparsi. Per questo ho realizzato ritratti posati in luce mista flash e diurna così da creare un’atmosfera quasi fiction. Questo lavoro e l’esperienza dei Sony World Photography Awards mi ha motivato ancora di più a continuare le mie ricerche sul tema delle migrazioni ambientali. Sono molto interessato ai cambiamenti del paesaggio contemporaneo che vede un continuo innalzarsi di muri: nel 1989 alla caduta del Muro di Berlino c’erano quindici “muri” oggi ce ne sono settanta... Esiste una stretta connessione fra la crescita di questi muri, i mutamenti ambientali e le migrazioni. Ho già iniziato a scattare al confine fra Messico e Stati Uniti e continuerò a lavorare all’ombra dei muri per costruire un progetto fotografico su scala globale che racconti le storie di milioni di persone che scappano dai cambiamenti climatici: i muri una volta dividevano le diverse ideologie, oggi dividono i ricchi dai poveri». «Dietro ogni immagine del progetto Güle Güle», spiegano Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, vincitori della categoria Scoperta, «c’è una storia che travalica il lato estetico. Il nostro desiderio è documentare le città in cambiamento: abbiamo esplorato Napoli, Roma, adesso Istanbul – che sta attraversando un periodo complicato – e continueremo con altre. In Turchia il periodo di mutazione e incertezza è palpabile. E questo ha portato a una creazione di microcosmi incredibilmente diversi. Istanbul è una città che da molto tempo volevamo fotografare. Siamo arrivati qui senza idee preconcette: ci siamo lasciati coinvolgere dal contesto culturale del luogo e ci siamo mischiati con le persone per capire il più a fondo possibile cosa sta accadendo, le contraddizioni e le peculiarità sociali della quotidianità. I nostri schemi mentali si sono scardinati dopo poco e abbiamo raccontato una storia diversa da quella che ci eravamo prefigurati. Avere un progetto di ricerca rigorosamente ben definito in mente è molto pericoloso, anche se dal punto di vista giornalistico è una cosa che si fa praticamente sempre, ma questo rende ciechi davanti alle molteplici sfaccettature che compongono la realtà. L’elemento in comune che abbiamo trovato nella nostra trilogia di documentazione delle città è la trasformazione vissuta con sgomento dalle persone. In particolare Istanbul è una città fortemente polarizzata in due fazioni. Una delle quali si rende pienamente conto del rischio che comporta la nuova islamizzazione del Paese, che ha modificato l’approccio moderato tipico della cultura turca e ha reso evidente l’uso della religione come strumento di controllo. Per fortuna, durante il nostro lavoro abbiamo verificato un risveglio di quella parte della società turca che ha poi espresso il proprio dissenso nelle recenti elezioni».

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HOTSHOTS T R O V A I S P I R A Z I O N E N E G L I S C AT T I P I Ù B E L L I D E I L E T T O R I

I COLORI DEL MANDORLO IN FIORE NOME:

Vito Maurici

KIT:

Nikon D750 con ottica 70-200 mm f/2.8 su 160 mm

THE SEA FOAM NOME:

Enrico Cusinatti

KIT:

Nikon D750 con ottica 20 mm f/1.8

ESPOSIZIONE: 1/4.000 di sec a f/2.8, ISO 280

ESPOSIZIONE: 2 sec a f/14, ISO 64

WEB: www.facebook.com/vitomauriciphotography www.vitomaurici.com

WEB:

Racconta Vito: «Ho scattato questa foto durante l’ultima edizione della festa del “Mandorlo in fiore”, ad Agrigento».

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https://500px.com/enricocusinatti

«Una delle passeggiate a mare più suggestive nella città di Genova. Poco prima del tramonto, gli edifici si ricoprono di sfumature d’oro. Il mare è leggermente mosso e le nuvole incorniciano il porticciolo. Per questo scatto ho voluto una vignettatura significativa solo per dare enfasi alla parte centrale dello scatto. Il mio progetto che porto avanti da qualche anno è volto a valorizzare la mia terra, in particolare tutto ciò che si affaccia sul mare».


T R O V A L’ I S P I R A Z I O N E

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AMBIZIONE NOME:

Mattia Trabalza

KIT:

Canon EOS 7D Mark II con ottica 50 mm f/1.4

ESPOSIZIONE: 1/400 di sec a f/6.3, ISO 100 WEB: www.facebook.com/Mattia.Trabalza.Photographer Mattia spiega così il suo interessante progetto: «L’opera, costituita da tre nuclei visivi centrali, rappresenta il rapporto che intratteniamo con l’idea. Le idee (qui illustrate con il loro simbolo più tradizionale, una lampadina accesa) nascono, si sviluppano nell’accudimento che riserviamo loro, o si spengono, vengono cancellate, o sostituite. Così, a un’idea ci si può aggrappare, in un abbraccio quasi protettivo che indica non solo l’attenzione che poniamo nel coltivarla, ma anche l’intimità della relazione. La nostra idea, dove il “nostra” non vuole essere solo sinonimo di proprietà, ma anche, e forse soprattutto, di “sguardo rivolto a”. Tuttavia, nella dinamica realtà contemporanea, tutto è veloce, rapido, al limite della percezione effimera, e repentine nel sostituirsi sono anche le idee. Che sia per una nostra rielaborazione intellettuale, che le migliora o sostituisce, o per mano della vita e delle persone che incontriamo, che riversano su di noi carichi di sfiducia e di critiche, le idee cessano di essere quello che sono. Si spengono, o nel migliore dei casi mutano, ma comunque cambia la loro identità. E per chi le possiede, questo infrangersi della lampadina può significare il precipitare nello sconforto, un momento di disagio dovuto alla consapevolezza della fine di un percorso, che può certamente ripartire, ma da altre vie del tutto sconosciute, e che il più delle volte, temiamo di intraprendere. Esiste, però, una terza via, la prima proposta da quest’opera. Quella del sonno dell’idea. Qui l’idea non viene distrutta dalla dinamicità del mondo, non cade sotto i colpi della difficoltà. Semplicemente, resta latente, e proprio per questo, sempre presente, seppur non in primo piano. Questo è qui rappresentato con l’immagine della scalata. Il salire presuppone sempre una base da cui si sale, e la base è l’idea, emarginata temporaneamente dalle priorità di una vita dove tutto deve accadere all’insegna del “subito”. Una base che pur dallo sfondo su cui viene relegata non cessa di illuminare, e a cui possiamo continuare a guardare con speranza, come a una promessa di ritorno».

Come inviare le foto alla redazione

Collegatevi a www.ilfotografo.it Nella barra dei menu in alto, fate clic su Gallery > Registrati / Login. Se non siete ancora iscritti alla nostra community, fatelo scegliendo la “Rivista di iscrizione” dal menu a tendina e compilando i campi nel modo più completo possibile. Al termine

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THE BIG SHADOW NOME:

Mattia Ferrari

KIT:

Nikon D7100 con ottica 17-50 mm f/2.8 su 29 mm

ESPOSIZIONE: 1/320 di sec a f/5, ISO 100 WEB: https://500px.com/mattiaferrari «Parma, 2018».

dell’operazione premete REGISTRATI. Se siete già iscritti, cliccate sull’icona Log In in alto a destra e inserite le vostre User ID e Password. Cliccate su Carica Foto, poi su Seleziona foto e scegliete il file che volete pubblicare. Indicatene il TITOLO, scrivete una DESCRIZIONE il più possibile dettagliata dello scatto (come l’avete realizzato, l’idea che c’è dietro, ecc.), compilate il modulo DATI EXIF (il sistema di solito può farlo al

posto vostro, basta spuntare la casella Dati Exif Automatico) e mettete i TAG (le parole chiave che identificano i contenuti delle vostre immagini). IMPORTANTE: al momento dell’iscrizione caricate la vostra FOTO PROFILO. Indicate inoltre il vostro indirizzo email, indispensabile per permetterci di contattarvi, ed eventualmente il SITO o il SOCIAL su cui pubblicate i vostri lavori.


PHOTO GALLERY T R O V A L’ I S P I R A Z I O N E

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PHOTO GALLERY

GLAMOUR BEAUTY NOME:

Luigi Vitali

ESPOSIZIONE: 1/200 di sec a f/8, ISO 100

KIT:

Nikon D850 con ottica 24-70 mm f/2.8

WEB: www.instagram.com/luigi_vitali_photo

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«Ritratto glamour in studio».


Picture Control

WWW.SPREAFOTOGRAFIA.IT SCARICA LE FOTO DI PARTENZA! Se stai leggendo la versione digitale di Digital Camera, puoi scaricare le immagini che abbiamo usato per i tutorial dal sito: www.sprea.it/dcm200

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Scuola di fotografia

Impariamo a gestire la profonditĂ di campo per creare immagini super nitide o realizzare ritratti con lo sfondo morbidamente sfocato.

GUARDA I VIDEO SUL CD

LA PAROLA AGLI ESPERTI DI

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Calibriamo il monitor

Marco Olivotto ci spiega come ottenere la massima resa dal nostro monitor partendo dalla temperatura di colore.

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Raw war

A confronto due differenti conversioni RAW della stessa foto di partenza, elaborata da due esperti: ritratti effetto Instagram o in stile anime?

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Penna e tracciati

Questi due potenti strumenti di Photoshop CC ci permettono di dar vita a ritagli puliti e composizioni creative.

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Paesaggi impeccabili

Miglioriamo in pochi clic i paesaggi catturati dalla nostra fotocamera con Landscape FX Pack, sfruttando i livelli. DCM

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ANALISI DELLO SCATTO Impariamo a “leggere” un’immagine

Composizione Grazie alla focale tele, Andrea ha potuto stringere sul soggetto e sul suo riflesso ed escludere completamente il resto dell’ambiente e l’orizzonte. In questo modo, l’immagine diventa ancora più ariosa e leggera ed entrambe le igure sembrano volare. Inoltre, Andrea ha avuto cura di non centrare il soggetto e lasciargli un po’ più di spazio davanti, per dare più respiro alla scena. 60

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IN VOLO NOME:

Andrea Paolini

KIT:

Canon EOS 7D Mark II con ottica 150-600 mm f/5-6.3 su 309 mm

ESPOSIZIONE: 1/3.200 di sec a f/7.1, ISO 400 WEB:

www.flickr.com/photos/95733643@N03

«Airone bianco maggiore in volo radente all’acqua. L’assenza di vento ha permesso di riprendere anche il riflesso quasi simmetrico dell’uccello sullo specchio d’acqua».

Dettagli nascosti Il punto di vista fa sì che il riflesso catturato non sia perfettamente a specchio – ed è un bene: dettagli afascinanti come il costolone centrale delle penne e la trasparenza delle ali in controluce sono più evidenti nel riflesso e aggiungono molto interesse all’immagine.


QUANDO LA FOTO FUNZIONA Il diaframma Marco ha spalancato il diaframma per questo ritratto, ottenendo una profondità di campo così limitata che solo il viso, le braccia e le gambe (tutti sullo stesso piano) appaiono davvero nitidi, mentre già il busto della modella comincia a sembrare più morbido. In un interno, una profondità di campo così ristretta aiuta a eliminare le distrazioni, ma le distanze ridotte sulla scena mantengono leggibile l’ambiente, con un ottimo risultato.

Punti di luce

C’EST MOI NOME:

Marco Tacca

KIT:

Canon EOS 5D Mark III con ottica 85 mm f/1.4

ESPOSIZIONE: 1/125 di sec a f/1.6, ISO 200 WEB:

www.flickr.com/photos/66tasca • www.facebook.com/marco.tacca.12

La lampada nell’angolo emette una piacevole luce calda e calda appare tutta la luce che inonda la camera e addolcisce l’incarnato della modella. Il viso, però, è acceso dai riflessi di luce fredda degli orecchini, dell’anello, del piercing e dei brillantini sotto gli occhi, con un contrasto che lo fa sembrare più luminoso e gli regala molto fascino.

«Shooting in interno con la bellissima Sabrina».

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A N A L I S I D E L L O S C AT T O

STRADA TRA LE VIGNE NOME:

Luca Lippi

KIT:

Sony SLT-A65 con ottica 75-300 mm f/4.5-5.6

ESPOSIZIONE: 1/400 di sec a f/9, ISO 200 WEB:

www.facebook.com/tony.persano

«Nella campagna senese si possono osservare paesaggi davvero mozzafiato. Mi è piaciuta questa scena, in cui una strada taglia a metà un vigneto e l’ombra della nuvola rende particolare la foto».

Isolare il dettaglio Lo zoom tele ha permesso di isolare questa porzione di paesaggio e comporre in modo che la stradina bianca tracciasse una diagonale nell’inquadratura. Unita all’ombra triangolare, che punta con precisione il quadratino chiaro della casetta, questa soluzione introduce un insolito dinamismo nel paesaggio. Le linee dei ilari, invece, sottolineano le curve morbide del terreno e contrastano ogni senso di rigidità geometrica.

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Il momento giusto L’immagine è stata scattata in un orario in cui le ombre non sono ancora abbastanza lunghe da rilevare trame e pieghe del paesaggio e aggiungere ulteriore interesse alla scena. Luca ha però saputo aspettare il momento in cui l’ombra della nuvola scivola nella posizione ideale e compensa con un elemento anche più originale.


QUANDO LA FOTO FUNZIONA

Campiture cromatiche La composizione Anche Selina punta all’astrazione geometrica, ma il suo soggetto è tutto fuorché naturale e, in questo caso, la rigidità delle linee è funzionale a raccontare l’artiicialità della struttura.

La palette pastello è limitata a due sole tonalità: persino il cielo non si stacca dal colore dei muri. L’aggiunta delle due bande laterali, appena mosse da una leggerissima vignettatura agli angoli superiori, è il tocco perfetto per enfatizzare la scansione ritmica dei blocchi di colore.

Bianco e nero La rimozione del colore, oltre che ovviamente suggestiva, in un progetto come questo aiuta a sempliicare il collage e rimuovere distrazioni e imperfezioni. L’omogeneità tonale di incarnato e vernice fa sì che le ali sembrino autentiche estensioni del corpo.

Profondità azzerata

PALAZZI DI CITTÀ NOME:

Selina Bressan

KIT:

Nikon D750 con ottica 28-300 mm f/3.5-5.6

ESPOSIZIONE: 1/640 di sec a f/8, ISO 100 WEB:

www.selinabressan.com

«Questi sono i palazzi colorati di Nova Gorica che danno una veste tutta nuova alla città che (sotto il regime comunista della ex-Jugoslavia) nei miei ricordi di bambina era tutta grigia e triste».

Il punto di vista perfettamente frontale annulla il senso di profondità dell’immagine, che si trasforma in un quadro contemporaneo. Anche le ombre delle porzioni aggettanti delle facciate sono così regolari che diventano semplici stacchi di colore, senza “sporcare” l’efetto pittorico con l’aggiunta di un’indesiderata tridimensionalità.

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A N A L I S I D E L L O S C AT T O Cornici naturali L’idea di catturare il soggetto attraverso una inestra o un’apertura di qualche tipo è una tecnica compositiva classica per creare una cornice interna all’inquadratura. Donata va oltre, superando ben due inestre della stessa forma: è una soluzione spettacolare perché introduce un motivo ripetuto e una gradazione tonale che guidano l’occhio verso la veduta luminosa di fondo.

Giochi di linee Le linee curve dell’architettura entrano in contrasto con quelle squadrate dei blocchi di costruzione, messe in evidenza dal punto di vista ravvicinato e dal gioco di luce. Anche questo contrasto contribuisce a staccare lo sfondo e dargli maggiore importanza.

SCORCIO NOME:

Donata Comparolo

KIT:

Canon EOS 600D con ottica 18-135 f/3.5-5.6

ESPOSIZIONE: 1/800 di sec a f/5.6, ISO 100 WEB:

www.donatacomparolophoto.com

«Abu Dhabi, uno scorcio della Gran Moschea dello Sceicco Zayed». 64

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Bianco e nero In questo caso la monocromia allontana il soggetto dal realismo e tende ad appiattirlo in un gioco di sfumature, luci e linee. È una scelta vincente perché aiuta l’osservatore ad apprezzare il disegno e la costruzione della scena.


CONTEST FOTOGRAFIA NATURALISTICA

TUTTE LE FOTO © MARCO COLOMBO

La Natura regala opportunità di scatto uniche – dai paesaggi più maestosi ai microcosmi più nascosti. Che aspetti, quindi? Metti la tua attrezzatura nello zaino e conquista il tuo spazio in un’importante mostra fotografica!

L

a fotograia naturalistica è una disciplina che si presta a innumerevoli interpretazioni e sta a te trovare la chiave di lettura secondo il tuo personale punto di vista. Scegli il soggetto che preferisci: gli animali rappresentano quello più popolare, è vero, ma nulla ti impedisce di montare il grandangolo e dedicarti al paesaggio, oppure di concentrarti su iori e piante immortalandoli a distanza ravvicinatissima con la tua ottica macro. Una regola ferrea di questo genere è che i protagonisti degli scatti devono essere

liberi – non rinchiusi in una gabbia o in una vasca. Sfoga dunque tutta la tua creatività, e fallo con passione, ma senza cercare immagini sensazionalistiche e rispettando la Natura in tutti i suoi aspetti. Le foto che arriveranno alla redazione entro il 15 settembre 2019 saranno selezionate da una giuria di esperti composta dalla redazione, da Denis Curti (direttore dell’area Fotograica Sprea), dal noto naturalista fotografo Marco Colombo e da Roberta Scalisi, Product & Marketing Manager di EIZO.

In collaborazione con

Come partecipare - Collegati a www.ilfotografo.it - Nella barra dei menu in alto, fai clic su Gallery e poi su Contest. - Se non sei ancora iscritto alla nostra community, fallo cliccando su Registrati, scegliendo la “Rivista di iscrizione” dal menu a tendina e compilando i campi nel modo più completo possibile. Al termine dell’operazione premi il pulsante REGISTRATI in basso. - Se sei già iscritto, clicca su Login e inserisci la tua Username e la relativa Password. Ora fai clic su Contest nella barra dei menu e, dopo aver letto con attenzione il Regolamento, premi il pulsante Clicca qui per partecipare. Prima di pubblicare le foto, ricordati di scrivere una descrizione il più possibile dettagliata dello scatto (come l’hai realizzato, l’idea che c’è dietro ecc) – sarà molto utile alla giuria per la comprensione dei contenuti del tuo portfolio. IMPORTANTE. Al momento dell’iscrizione carica una tua foto profilo. Indica inoltre il tuo indirizzo email (indispensabile per avvisarti dell’avvenuta pubblicazione sulle riviste) ed eventualmente il SITO o il SOCIAL su cui sei solito mostrare i tuoi lavori. Le foto più belle, oltre ad essere pubblicate sulle riviste del gruppo Sprea Fotograia, saranno esposte in una mostra che si terrà il prossimo autunno presso

Photo Square

, prestigioso spazio espositivo all’interno dell’aeroporto di Malpensa (Terminal 1).

PUBBLICA LE TUE FOTO PIÙ BELLE SU

www.ilfotografo.it entro e non oltre il 15 settembre 2019


SCUOLA DI FOTOGRAFIA

Corso avanzato La guida completa alla fotografia moderna

Diaframma: f/2.8 Cambiare l’apertura del diaframma è uno dei modi per aumentare o diminuire la profondità di campo di un’immagine.

Diaframma: f/22

La profondità di campo Cos’è e come si controlla Messa a fuoco accurata e tempi di posa veloci aiutano a migliorare la nitidezza dei nostri scatti, ma non tutti sanno che anche l’impostazione del diaframma è un fattore cruciale...

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n obiettivo è veramente a fuoco solo su una singola distanza alla volta, ma la nitidezza non inizia e inisce su quel punto. Al contrario, si estende sia davanti sia dietro l’oggetto a fuoco e degrada progressivamente inché le cose cominciano a mostrarsi ai nostri

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occhi davvero sfocate. La fascia di apparente nitidezza è detta “profondità di campo”. L’estensione della profondità di campo varia da scatto a scatto, a seconda di una serie di diversi fattori. A volte la fascia nitida può essere molto limitata (solo una minima porzione della scena appare a fuoco), a volte

può essere enorme. Controllare quali parti di un’immagine risulteranno nitide e quali sfuocate ci permette di attirare dove vogliamo lo sguardo dell’osservatore e di nascondere elementi che potrebbero altrimenti diventare di distrazione. Quando catturiamo un paesaggio,

è probabile che vogliamo il massimo della profondità di campo possibile per registrare i dettagli dal primo piano ino all’orizzonte. Quando invece ci dedichiamo a un ritratto, quasi sempre desideriamo una fascia nitida molto più ristretta, per “staccare” il soggetto dallo sfondo. Non esiste un comando che controlla la profondità di campo: dobbiamo agire su una serie di impostazioni e parametri diversi, tra cui il diaframma, la distanza dal punto di fuoco e persino il tipo di fotocamera in uso. Cambiare l’apertura del diaframma è in genere il modo


Cosa influenza la profondità di campo?

CAMBIARE DIAFRAMMA Più è aperto il diaframma e minore è la profondità di campo. Può essere utile per nascondere elementi di distrazione nella scena.

I fattori che contribuiscono a deinirla sono tre: diaframma, distanza di fuoco e lunghezza focale Alcuni parametri sono più facili da controllare di altri: cambiare il diaframma, per esempio, di solito è più comodo, perché non ci costringe a spostare la fotocamera. Anche sostituire obiettivo o modiicare la lunghezza focale è un’opzione pratica: se restiamo nella stessa posizione e scegliamo una focale più lunga, notiamo un’evidente riduzione di profondità di campo (la veduta più ristretta avrà però un efetto sulla composizione). Le focali più lunghe ingrandiscono i dettagli dello sfondo, quindi le aree fuori fuoco appariranno più grandi e faranno sembrare ancora più limitata la profondità di campo. Spostarci è quasi sempre l’opzione più diicile, ma basta avvicinarci di pochi passi al soggetto per vedere un cambiamento radicale.

PROFONDITÀ LIMITATA Diaframma: f/2.8 Zoom su 70 mm con punto di fuoco a 10 m

PROFONDITÀ MEDIA Diaframma: f/8 Zoom su 70 mm con punto di fuoco a 10 m

PROFONDITÀ AMPIA Diaframma: f/22 Zoom su 70 mm con punto di fuoco a 10 m

CAMBIARE DISTANZA DI FUOCO

CAMBIARE LUNGHEZZA FOCALE

Più ci allontaniamo dal punto di fuoco e più si estende la profondità di campo che possiamo catturare.

Una focale più lunga riduce la profondità di campo, a meno che non ci allontaniamo per mantenere il soggetto delle stesse dimensioni nell’inquadratura, come mostrato qui sotto.

PROFONDITÀ LIMITATA Punto di fuoco a 2,5 m Diaframma f/8 con obiettivo su 70 mm

PROFONDITÀ MEDIA Punto di fuoco a 7,5 m Diaframma f/8 con obiettivo su 70 mm

PROFONDITÀ AMPIA Punto di fuoco a 20 m Diaframma f/8 con obiettivo su 70 mm

PROFONDITÀ MEDIA 24 mm

PROFONDITÀ MEDIA 70 mm

PROFONDITÀ MEDIA 200 mm

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SCUOLA DI FOTOGRAFIA

Cerchi e puntini Per quale motivo alcune parti di un’immagine appaiono sfuocate – e altre molto sfuocate?

F

orse abbiamo già sentito parlare di “cerchi di confusione” (o “circoli di confusione”) in relazione alla profondità di campo per spiegare perché alcune parti di un’immagine risultano nitide, altre “accettabilmente nitide” e altre ancora del tutto fuori fuoco. Un singolo punto del soggetto appare nell’immagine esattamente come un punto solo se la messa a fuoco è perfetta. Se non lo è, il punto appare come un cerchio. Non c’è uno stacco netto tra nitidezza e sfocatura: la transizione è più sottile e sfumata. La quantità di sfocatura delle aree fuori fuoco, dunque, varia e gli oggetti appena fuori dalla fascia della profondità di campo rimangono riconoscibili, anche se non nitidissimi.

Fuori fuoco I dettagli distanti sono molto sfuocati.

A fuoco

Punto del soggetto

Fuori fuoco

A destra: un singolo punto del soggetto è registrato dal sensore come un punto solo se l’obiettivo è messo a fuoco precisamente alla distanza giusta. In caso contrario, il punto è registrato come un cerchio.

Cerchi di confusione

Fuori fuoco

Una messa a fuoco precisa assicura nitidezza.

Obiettivo

Punto di fuoco

Profondità di campo

Controlliamo la nitidezza con la funzione di Sensore anteprima della profondità di campo.

Cerchi di confusione

Fuori fuoco

Sopra: più il punto del soggetto è distante dal punto di fuoco e più si allarga il cerchio che lo rappresenta. Se il cerchio è abbastanza piccolo, appare ancora come un puntino nell’immagine: è così che si creano le zone di “accettabile nitidezza”.

più comodo e immediato di gestire l’estensione della profondità di campo, perché ci evita di cambiare la posizione di ripresa. Possiamo agire direttamente sul diaframma in modalità manuale o a priorità di diaframma e conviene usare la funzione di anteprima della profondità di campo per valutare l’efetto dei cambiamenti sull’immagine. È possibile ridurre la fascia di nitidezza aprendo il diaframma (per esempio su f/2.8 o f/4). Se invece pretendiamo un’ampia profondità di campo, è necessario chiuderlo (verso f/16 o f/22). Naturalmente, è l’obiettivo in uso a determinare a quali aperture di diaframma possiamo avere accesso. Anche la distanza su cui viene messo a fuoco l’obiettivo ha un efetto pronunciato sulla profondità di campo. Più siamo vicini 68

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al punto di fuoco e più si riduce la profondità di campo, ino a un’estensione di pochi millimetri quando riprendiamo soggetti minuscoli con un obiettivo macro. L’efetto è ancora più evidente se lo sfondo è lontano dal soggetto. Anche la lunghezza focale ha un impatto sulla profondità di campo, sebbene dipenda comunque dalla posizione di ripresa. Per esempio, un obiettivo 200 mm “messo a fuoco” su una decina di metri produce una profondità di campo sottilissima rispetto a quella di un 20 mm a fuoco sulla stessa distanza. Se però ci avviciniamo con il grandangolo e ci allontaniamo con il tele, inché il soggetto non occupi la stessa proporzione di inquadratura, la profondità di campo diventa più o meno uguale. L’immagine scattata con il teleobiettivo sembrerà

Cambiare l’apertura del diaframma è in genere il modo più comodo e immediato di gestire l’estensione della profondità di campo, perché ci evita di cambiare la posizione di ripresa


Selezione del diaframma La dimensione dell’apertura del diaframma influenza sia profondità di campo sia esposizione

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n diaframma ampio riduce la profondità di campo, mentre uno chiuso la aumenta. I diaframmi più larghi sono indicati dai numeri f/ più bassi, mentre quelli più piccoli dai numeri f/ più alti: f/4 è un’apertura più grande di f/22. Sembra strano: perché un numero piccolo corrisponde a un diaframma grande? Ha senso se ci ricordiamo che si tratta di frazioni. Non è possibile impostare un diaframma più ampio del numero f/ più basso dell’obiettivo. La massima apertura di diaframma di un 300 mm f/4 è appunto f/4: non possiamo usare f/1.4 o f/2.8 e questo limita la nostra possibilità di ridurre la profondità di campo utilizzando solo il diaframma. Allo stesso modo, non possiamo chiudere il diaframma più del numero f/ più alto. Ai diaframmi minimi corrisponde un maggior rischio di perdita di nitidezza.

f/2.8

f/22

Diaframmi aperti

Diaframmi chiusi

La profondità di campo è limitata e può non coprire l’intero soggetto. La messa a fuoco deve essere precisa.

L’apertura più piccola lascia entrare meno luce, impone tempi di scatto più lenti e può ammorbidire i dettagli.

Tecnica L’anteprima della profondità di campo Come facciamo a valutare gli efetti dei diversi diaframmi se l’immagine nel mirino non cambia?

Visione predeinita

Pulsante di anteprima

Immagine buia

Display posteriore

Per facilitare la messa a fuoco con un’immagine luminosa, il diaframma rimane sempre aperto al massimo. Si chiude sul numero f/ impostato solo al momento dello scatto.

Per valutare la nitidezza, possiamo chiudere il diaframma con la funzione di anteprima della profondità di campo. In genere, è attivata da un pulsante vicino all’obiettivo (da non confondere con il rilascio dell’obiettivo stesso!).

Se abbiamo impostato un diaframma chiuso (come f/32), l’immagine nel mirino appare buia. Nel mirino ottico di una reflex può essere difficile distinguerla, mentre in quello elettronico di una mirrorless rimane abbastanza luminosa.

Con lo schermo sul dorso del corpo macchina è più facile valutare la profondità di campo. Prima di scattare, ingrandiamo l’immagine, con la funzione di anteprima attiva, per capire quali dettagli sono nitidi e quali cadono fuori fuoco.

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SCUOLA DI FOTOGRAFIA

Cos’è la messa a fuoco iperfocale? Aumentiamo la nitidezza con questa collaudata tecnica

L

a profondità di campo non si divide in parti uguali davanti e dietro il punto di fuoco. Al contrario, si estende per circa un terzo davanti e due terzi dietro. È il motivo per cui una classica regola di massima per sfruttare tutta la fascia nitida consiglia di mettere a fuoco circa su un terzo della profondità di una scena. Solo che questa tecnica non è precisa: non tiene conto del diaframma o dell’obiettivo in uso. C’è un altro metodo: la messa a fuoco iperfocale richiede di mettere a fuoco in manuale sulla distanza detta “iperfocale”, che varia a seconda di lunghezza focale e diaframma impostati. Ci sono comodissime app per smartphone che possono aiutarci con i calcoli. Se il nostro obiettivo non è dotato di scala delle distanze, può essere diicile valutare dove cada la distanza iperfocale. Per fortuna, c’è un metodo per portarci almeno più o meno in zona: valutiamo la distanza tra noi e il più vicino oggetto che vogliamo nitido nella scena e mettiamo a fuoco intorno al doppio di questa distanza. Chiudiamo un po’ il diaframma per aumentare la profondità di campo (proviamo con f/11) e tutto, da metà della distanza su cui abbiamo messo a fuoco ino allo sfondo, dovrebbe apparire nitido.

comunque avere una profondità di campo più limitata, ma dipende dall’angolo di campo: l’inquadratura sarà riempita con una porzione molto più piccola di sfondo, quindi ogni area fuori fuoco risulterà ingrandita. Le dimensioni del sensore sono un altro elemento che ha grande impatto sulla profondità di campo, ma sono ovviamente al di fuori del nostro controllo allo scatto. Con i sensori più grandi, la profondità di campo appare più limitata, perché dobbiamo essere più vicini o usare una focale più lunga per ottenere un’immagine delle stesse proporzioni di quella che otterremmo con un sensore più piccolo. Di fatto, a parità di diaframma e di lunghezza focale, una fotocamera full-frame produce una profondità di campo più stretta rispetto a un modello con sensore APS-C o 70

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PUNTO DI FUOCO Obiettivo a fuoco su 1 metro

1 Messa a fuoco sul primo piano

Se mettiamo a fuoco sull’elemento più vicino sprechiamo tutta la fascia di profondità di campo davanti al punto di fuoco. Anche lo sfondo esce dalla zona di nitidezza. PUNTO DI FUOCO Obiettivo a fuoco su infinito (∞)

2 Messa a fuoco su ininito

Se mettiamo a fuoco sullo sfondo, va invece persa l’ampia fascia di profondità di campo alle spalle del punto di fuoco e il primo piano risulta sfuocato.

PUNTO DI FUOCO Obiettivo a fuoco su 2 m

3 Messa a fuoco sulla distanza iperfocale

Se mettiamo a fuoco sulla distanza iperfocale calcolata per la combinazione di lunghezza focale e diaframma in uso (in questo caso, due metri) tutto risulta a fuoco, da un metro a infinito.

Micro Quattro Terzi. Le fotocamere con sensore più piccolo sono avvantaggiate quando è necessario rendere nitida una porzione maggiore di scena. Se combiniamo tutte queste impostazioni e caratteristiche possiamo ottenere cambi radicali nella profondità di campo di un’immagine. In sostanza, per catturare una fascia di nitidezza minima e sfocare artisticamente lo sfondo, usiamo la focale più lunga che abbiamo, apriamo il più possibile il diaframma, avviciniamo al soggetto e inquadriamolo contro uno sfondo lontano. Per estendere la profondità di campo, combiniamo focale corta e diaframma chiuso ed evitiamo di mettere a fuoco troppo vicino all’obiettivo. Basta un po’ di pratica e sarà un gioco da ragazzi! ■

A parità di diaframma e di lunghezza focale, una fotocamera fullframe produce una profondità di campo più stretta rispetto a un modello con sensore APS-C o Micro Quattro Terzi


Idea kit... Tilt-and-shift Aumentiamo o diminuiamo la fascia a fuoco I diaframmi troppo chiusi causano perdita di nitidezza, ma quelli aperti possono produrre insuiciente profondità di campo. C’è una terza via: gli obiettivi tilt-and-shift, che permettono di orientare il barilotto per manipolare il piano focale e rendere nitida una porzione maggiore di inquadratura oppure ridurre la nitidezza a una fascia

sottilissima, per un efetto “modellino”. Non sono obiettivi da tutti i giorni (sono grandi, costosi e a fuoco manuale), ma possiamo sempre noleggiarne uno...

OBIETTIVI FLESSIBILI I tilt-and-shift si usano di solito per scatti architettonici, paesaggistici o creativi.

Da vicino La fotograia macro e close-up pone le difficoltà più serie nella gestione della profondità di campo

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uando la fotocamera è molto vicina al soggetto, anche il diaframma più piccolo può produrre una profondità di campo di appena pochi millimetri. Dobbiamo in ogni modo sfruttare questa minima nitidezza al massimo delle sue possibilità: per cominciare, allineiamo il dorso della fotocamera (e quindi il sensore all’interno) con il piano dell’elemento più importante del soggetto, per sfruttare tutta la profondità di campo di ogni dato diaframma. Se non è un problema sacriicare un po’ di risoluzione in cambio di una profondità più estesa, possiamo anche inquadrare da un po’ più lontano, per poi stringere in post-produzione. Gli specialisti del macro ricorrono spesso alla tecnica del “fuoco composito” (o focus stacking) per combinare la profondità di campo di più scatti realizzati dalla stessa posizione, ma con il punto di fuoco leggermente spostato tra uno e l’altro.

FUOCO COMPOSITO Possiamo combinare le porzioni nitide di ogni immagini in Photoshop o in software specialistici dedicati.

Idea kit... Filtro ND Controllo sul diaframma anche in piena luce Se dobbiamo aprire il diaframma con molta luce, rischiamo di non avere tempi di scatto così rapidi da evitare la sovraesposizione. Un iltro

a densità neutra (ND) riduce la quantità di luce che entra nell’obiettivo e può riportare il tempo di posa nell’ambito del possibile.

CON CALMA CIELI BUI Un filtro ND blocca la luce e può facilitare la riduzione della profondità di campo anche in condizioni molto luminose.

Usiamo il treppiede per bloccare la fotocamera in posizione e spostiamo il punto di fuoco di poco ogni volta.

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COLORI IMPECCABILI

LA CALIBRAZIONE DEL MONITOR

Per ottenere la massima resa dal nostro schermo bisogna studiare un po’ di teoria: scopriamo cosa sono luminanza e temperatura di colore (parte prima) A cura di Marco Olivotto

I

l termine “calibrazione” viene talvolta utilizzato in maniera ambigua. Un monitor “calibrato”, di per sé, non dà garanzie di prestazioni corrette, perché la calibrazione in senso stretto è semplicemente l’impostazione di un certo numero di parametri. È un passo preliminare alla creazione di un proilo colore che descriva il comportamento del monitor, ma da sola non basta. Tuttavia, spesso si indica l’intero processo di impostazione dei parametri, misura del comportamento della periferica e creazione del proilo con la sola parola “calibrazione”, e questo genera non poca confusione. Il numero di parametri in gioco nella calibrazione varia a seconda del monitor utilizzato. Sul nostro portatile MacBook Pro, per esempio, l’unico parametro che siamo in grado di

controllare via hardware è la luminanza, per mezzo dei due tasti evidenziati in figura 1. Non esiste però un controllo per impostare una temperatura di colore alternativa a quella standard. Diverso è il caso del monitor EIZO CG2730 (figura 2) su cui stiamo lavorando: un menu che compare sullo schermo ci dà la possibilità di scegliere non solo la luminanza e la temperatura di colore, ma anche il livello del nero, il gamma e perino il gamut. Il signiicato di questi parametri, però, non è universalmente chiaro. Conviene quindi afrontare l’argomento una volta per tutte, al ine di fugare i dubbi che spesso emergono. LA LUMINANZA È una grandezza “fotometrica”, ossia relativa alla misura della luce così come viene percepita dall’occhio umano. Figura 1

La luce è radiazione elettromagnetica, e l’occhio umano è, sostanzialmente, un’antenna in grado di captare radiazioni la cui lunghezza d’onda cade all’interno di un certo intervallo. Ciò che chiamiamo “luce” è solo una minuscola parte dello spettro elettromagnetico, ed è composta da radiazioni la cui lunghezza d’onda è compresa tra 400 nm e 700 nm. “nm” sta per “nanometro” ed è un’unità di misura che corrisponde a un miliardesimo di metro, o, se preferiamo, a un milionesimo di millimetro. Esistono radiazioni con lunghezze d’onda diverse, naturalmente, ma siamo “ciechi” a esse: non stimolano il nostro sistema visivo. La luce emessa da un illuminante o da un oggetto che riflette la luce che incide su di esso può essere più o meno intensa. Se ci chiediamo quale sia l’intensità luminosa percepita che attraversa l’area di un metro quadrato in una certa direzione, stiamo deinendo la luminanza. L’unità di misura di questa grandezza isica è la candela su metro quadrato (cd/m2). Per avere un’idea di cosa questo signiichi nella realtà, quando visualizziamo il bianco sullo schermo del nostro computer esso ha probabilmente una luminanza pari a circa Figura 1 I portatili, di solito, offrono molte meno possibilità di controllo sui parametri del display rispetto ai monitor per computer desktop.

MARCO OLIVOTTO Classe 1965, si laurea in fisica. Nel 2007, quando scopre i libri di Dan Margulis, padre della correzione del colore in Photoshop, inizia a trasportare le tecniche apprese nella realizzazione grafica delle sue produzioni, fino a che nel 2011 inizia a insegnare gli stessi argomenti dopo avere seguito due corsi di teoria del colore applicata (base

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e avanzato) con lo stesso Margulis. Pubblica oltre 50 ore di videocorsi sulla materia con Teacher-ina-Box, scrive a lungo per riviste specializzate, insegna in corsi post-diploma e universitari presso Istituto Design Palladio, IUSVE, Trentino Alta Formazione Grafica, Trentino Art Academy. Diventa speaker ufficiale per FESPA in diverse fiere internazionali e tiene corsi e workshop in Italia e Svizzera in diverse scuole (LABA, ILAS) e organizzazioni private. Su invito di Margulis, firma il capitolo sulla riduzione del rumore nella seconda edizione di “Photoshop LAB Color” (Peachpit 2016),

il più importante libro sul metodo colore LAB. Ha collaborato in veste di consulente e formatore con realtà come Canon, Durst, Mondadori, Yoox, Angelini, Calzedonia, FCP Grandi Opere e altre. Parallelamente, si occupa di post-produzione fotografica e prestampa per diverse realtà editoriali. Nel 2016, la casa madre giapponese di EIZO lo ha nominato Ambassador nel primo gruppo di esperti formatosi attorno al marchio. V www.facebook.com/groups/ colorcorrectioncampus V http://marcoolivotto.com


Figura 2

LA TEMPERATURA DI COLORE Qui le cose si fanno più complicate. Sorgenti luminose diverse hanno un colore diverso: ai tempi della pellicola, le emulsioni a colori esistevano in due varianti principali: per la luce diurna e per la luce artiiciale, sottintendendo che questa fosse assimilabile alla luce prodotta da lampade al tungsteno. La tendenza di una luce ad apparire più calda o più fredda è espressa da un parametro chiamato temperatura di colore, anche se il termine più corretto è temperatura di colore correlata (CCT, correlated color temperature). Pochi sanno a cosa si riferisca realmente questo concetto, che vale la pena spiegare. Tutta la materia al di sopra dello zero assoluto emette spontaneamente radiazione elettromagnetica. Nella comune scala Celsius delle temperature, lo zero assoluto cade a -273,15 °C. Per

comodità, è stata introdotta una scala alternativa che pone lo zero proprio a tale temperatura: si tratta della scala Kelvin. Utilizzando il Kelvin (simbolo: K) come unità di misura, il ghiaccio fonde quindi a 273,15 K, che corrispondono a 0 °C, e l’acqua bolle a 373,15 K, che corrispondono a 100 °C. Lo zero assoluto, 0 K, non è tecnicamente raggiungibile, perché implicherebbe la perfetta immobilità degli atomi: ma si può giungervi molto vicini. Così come tutta la materia emette radiazione elettromagnetica, essa assorbe anche una parte della radiazione elettromagnetica che la colpisce. Un corpo in grado di assorbire tutta la radiazione elettromagnetica che lo investe viene deinito corpo nero. Si tratta un oggetto ideale, perché nessun materiale reale ha questa proprietà, ma sostanze come il nerofumo e la graite ne rappresentano buone approssimazioni. Gli scienziati hanno studiato a lungo il comportamento della radiazione elettromagnetica emessa da un corpo nero riscaldato, ma non fu facile scrivere un’equazione che spiegasse il fenomeno. Ci riuscì Max Planck nel

1901, formulando un’ipotesi che diede un impulso fondamentale alla formulazione della meccanica quantistica. La legge che descrive la cosiddetta radiazione di corpo nero porta il suo nome. La legge di Planck prevede che un corpo nero riscaldato a una certa temperatura (espressa in K) emetta luce: ossia, che una parte delle onde elettromagnetiche emesse dal corpo appartenga allo spettro visibile. Non Shutterstock

100 cd/m2, o poco di più. Impostare la luminanza del monitor significa quindi prendere una decisione su quanto intensa sarà la luce che dovrà emettere. In altri termini, se lo vogliamo più o meno luminoso.

Figura 2 Il monitor professionale EIZO CG2730 offre un numero formidabile di funzioni per modificare ogni aspetto dell’immagine visualizzata.

Una caricatura del fisico tedesco Max Planck.


COLORI IMPECCABILI Shutterstock

Figura 3

si tratta di un fenomeno misterioso: la legge di Planck spiega perché il carbone, per esempio, emetta luce rosso arancione quando viene riscaldato. Il colore percepito della luce emessa cambia con la temperatura, come mostra lo schema di figura 3. Attorno a 3.000 K, la luce appare arancione. A circa 6.500 K, viene percepita come bianca, ossia neutra, non tendente a una tinta calda o fredda. Mano a mano che saliamo verso 10.000 K, il suo aspetto si fa sempre più freddo, tendente al blu. Il colore della luce emessa da una lampadina dotata di un filamento di tungsteno è lo stesso della luce emessa da un corpo nero riscaldato a 3.200 K. Per questo, affermiamo che la temperatura di colore correlata della lampadina è 3.200 K. Per semplicità, però, spesso evitiamo di speciicare il termine “correlata” e parliamo semplicemente di temperatura di colore. Qui di seguito abbrevieremo spesso questa espressione con la sigla CCT. La temperatura di colore spiega perché la lampadina emette luce che ai nostri occhi ha una tinta più calda rispetto alla luce solare diretta, la cui CCT si aggira attorno a 5.500 K. Se misuriamo la temperatura di colore in una tersa giornata di sole, otteniamo un valore ancora diverso: 6.500 K, a causa della difusione da parte del cielo blu. La luce difusa dal cielo all’alba ha una 74

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dominante fredda, perché la sua temperatura di colore può superare tranquillamente 10.000 K. La figura 4 è fondamentale, e riproduce il cosiddetto diagramma di cromaticità. La forma a ferro di cavallo racchiude simbolicamente tutti i colori che un essere umano medio è in grado di vedere. La linea curva che emerge dall’angolo in basso a destra è detta locus planckiano, e i numeri su di essa identiicano la temperatura di colore espressa in K. I colori attraversati dalla linea coincidono con quelli riportati in figura 3. Il bianco, in particolare, cade attorno a 6.500 K. Questa linea ci permette di comprendere, per esempio, perché una luce intensamente verde non possa essere descritta dalla sola temperatura di colore: la sua cromaticità cade fuori dalla linea: non è suiciente indicarne un valore in Kelvin per speciicarne il colore. La tendenza di una luce verso il verde o verso il magenta viene misurata da un altro parametro, comunemente chiamato tinta. Chi lavora in Adobe Camera Raw o Adobe Lightroom lo conosce bene.

Figura 3 La scala delle temperature di colore. A sinistra, i toni più “caldi” (valori Kelvin, “K”, più bassi) a destra quelli più “freddi” (valori Kelvin più alti).

Figura 4 Il diagramma di cromaticità ci mostra in sintesi tutti i colori che il nostro occhio è in grado di percepire.

Figura 4


Figura 5

LA TEMPERATURA DI COLORE NEL MONITOR Le tre fotograie di figura 5 mostrano il pannello del nostro EIZO CG2730, e sono state efettuate con il bilanciamento del bianco in fotocamera regolato a 6.500 K. Nella fotografia 5A, il pannello è impostato in modo da emettere una luce la cui CCT sia pari a 5.000 K; nella 5B, il pannello è impostato a 6.500 K; nella 5C, a 9.300K. La prima fotograia è tendente al giallo, la seconda appare sostanzialmente neutra, la terza è tendente al blu. Questo non sorprende: abbiamo assegnato tre temperature di colore diverse al punto di bianco del monitor, e abbiamo scattato tre fotograie tenendo invece issa l’impostazione della fotocamera. A occhio nudo, si nota una diferenza, ma non così marcata come nelle fotograie: il nostro sistema visivo ha una capacità straordinaria di adattarsi rapidamente a temperature di colore signiicativamente diverse. La fotocamera, invece, no. Sorge spontanea una domanda: quale delle tre impostazioni è corretta? La risposta è meno ovvia di quanto potrebbe sembrare, e si condensa in una frase sorprendente: sono corrette tutte e tre! Se questa risposta è vera, frantuma una convinzione granitica di molti tra coloro che si occupano di immagini digitali: la convinzione che possa esistere una riproduzione perfetta del colore, aderente alla realtà e così prossima a ciò che vedremmo a occhio nudo da non essere distinguibile. Se però esistono diverse impostazioni per un monitor, e tutte sono “giuste”, questo è evidentemente un mito. Vale la pena di cercare di comprendere perché, come scopriremo nel prossimo numero! ■ DCM

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Who’s who

docente

Ferdinando Scianna

di Alessandro Curti

C

i sono sempre delle storie dietro le fotograie di Ferdinando Scianna. Racconti e aneddoti che riguardano persone e amicizie, sentimenti e desideri, utilizzando la fotograia come iltro per entrare in relazione con il mondo che si propone dinnanzi all’obiettivo. Ferdinando Scianna è stato il primo reporter italiano a entrare nell’agenzia Magnum

Photos, nel 1982, dove ha potuto lavorare ianco a ianco con grandi maestri della fotograia come Henri Cartier-Bresson. Il lungo percorso artistico del fotografo siciliano si snoda attraverso tematiche (la guerra, frammenti di viaggio, moda, esperienze mistiche, religiosità popolare) legate da un unico ilo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita.

«La fotograia è per me un mestiere, una maniera di vivere, il iltro attraverso il quale entro in relazione con il mondo e il mondo con me. La ricerca, forse assurda, di istanti di senso, di forma, nel caos della vita. Tentativo di comprendere, di comprendersi» Ferdinando Scianna

Come fotografo mi considero un reporter Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire a essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo.


POSTI LIMITATI

CALENDARIO

MEMORIA E RACCONTO

2019

WORKSHOP

LO SPAZIO E IL TEMPO NEL PAESAGGIO

di

Erminio Annunzi

Milano - Sa. 19 - Do. 20 gennaio 2019 300 €

RITRATTO D’AUTORE

Efrem Raimondi

Milano - Sa. 16 - Do. 17 febbraio 2019 350 €

VIDEO E FILMMAKING

Marco Zanata

Milano - Sa. 16 - Do. 17 marzo 2019 350 €

FERDINANDO SCIANNA Sabato 1 - domenica 2 giugno 2019

WORKSHOP ESCLUSIVO

Una spasmodica osservazione della realtà che ci circonda sarà il tema delle due giornate di workshop con il maestro della fotografia. Sabato 1 ore 10-19

TEORIA E PRATICA

FOTOGRAFIA D’ARCHITETTURA

Marco Introini

Milano - Sa. 6 - Do. 7 aprile 2019 300 €

MILANO NOTTURNA

Giorgio Galimberti

◗ Come costruire un racconto? La conoscenza del luogo, del contesto, delle suggestioni. ◗ Osservare la realtà che ci circonda da nuove prospettive.

Milano - Sa. 25 - Do. 26 maggio 2019 350 €

◗ Dialogare con la memoria per osservare e capire il presente.

✔ MEMORIA E RACCONTO

◗ Cosa si fotografa, come si fotografa e perché?

Milano - Sa. 1 - Do. 2 giugno 2019 800 €

◗ Sviluppo di un’idea: concetto, racconto, significato.

• Raccontare un’idea con le immagini

LA NARRAZIONE PER IMMAGINI E IL MERCATO

◗ Uscita fotografica ed esercizi di scatto.

• Costruire una storia

Ferdinando Scianna

Alberto Giuliani

Domenica 2 ore 14-19

perché partecipare • Sviluppare una progettualità originale

LETTURA PORTFOLIO a cura di Ferdinando Scianna e Denis Curti

Milano - Sa. 7 - Do. 8 settembre 2019 300 €

STORYTELLING

Rossano Ronci

Milano - Sa. 5 - Do. 6 ottobre 2019 300 €

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Al termine del corso Saranno rilasciati un ATTESTATO firmato dal docente, una copia de IL FOTOGRAFO e 6 MESI di ABBONAMENTO DIGITAL a una rivista Sprea Ed. a scelta

COSA PORTARE:

Ogni partecipante deve portare il proprio portfolio e l’attrezzatura fotografica Per informazioni sui corsi e workshop chiama 02 92.43.24.44 o vai su www.ilfotografo.it/accademia e-mail workshop@ilfotografo.it

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UN RAW. DUE DIFFERENTI INTERPRETAZIONI Ogni mese, due professionisti del fotoritocco elaborano per noi lo stesso ile RAW, ciascuno a proprio modo, spiegandoci i diversi approcci e le tecniche usate. Prendiamo ispirazione dal loro worklow per l’editing dei nostri scatti!

IL FILE RAW DI PARTENZA di Chris George n ritratto realizzato da Chris con un obiettivo 17-55 mm f/2.8 su 48 mm montato su una Canon APS-C. L’esposizione è di 1/180 di sec a f/8, ISO 100. Il volto è ciò che contava per il fotografo e il compito dei nostri “fotoritoccatori” sarà quello di evidenziarne ancor di più l’espressività.

U

GUARDA IL VIDEO 01 SUL CD RAW ORIGINAL E Troviamo la foto di partenza sul CD allegato e su www.sprea.it/DCM200

L’esperto #1 vuole ottenere...

L’esperto #2 vuole ottenere...

... uno scatto in stile portfolio di Instagram

... un ritocco in stile anime OTT

Sean McCormack

James Paterson

Sean McCormack è un fotografo e autore di The Indispensable Guide to Lightroom CC.

Dopo un decennio come fotografo e scrittore, sa quali strumenti di Photoshop contano di più.

DCM

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RAW WAR

PROGETTO #1

Effetto Instagram IL PIANO DI LAVORO DI SEAN

Ritaglio Levigare Bilanciamento la pelle del bianco Migliorare Scherma le iridi Levigare la pelle Levigare la pelle Ripulire i toni

L

a “connessione” è l’elemento chiave per garantire un ritratto di successo e in questa foto non manca niente. Tutto è grande: occhi, sorriso e perino i capelli! L’immagine ha così tanto successo che ho avuto quasi paura ad applicare ritocchi importanti, anche se naturalmente è il motivo per cui siamo qui. Il problema più immediato riguarda il bilanciamento del bianco. Sembra scattata con un flash con regolazione impostata su Tungsteno. Un’occhiata rapida alla conigurazione della temperatura conferma che non mi sbaglio: 3.200 K anziché 5.000 K per Luce diurna o Flash. L’angolo del ritratto riporta un leggero scorcio sul viso, quindi la fronte sembra un po’ più grande. Ho intenzione di ritagliare in 4x5 per enfatizzare questo aspetto e anche perché si tratta del genere di foto che potrebbe inire su Instagram. Una volta fatto, applicherò un po’ di viraggio del colore. Nel frattempo, però, mi dedicherò anche alla rimozione di alcune imperfezioni e alla levigatura della pelle. COSA VOGLIO MODIFICARE: 1. Regolare il bilanciamento del bianco e ritagliare in 4x5; 2. ripulire pelle e capelli; 3. dare alla foto un ultimo ritocco complessivo.

80

DCM

1

Ritaglio e bilanciamento del bianco

In teoria potrei impostare il bilanciamento del bianco su Flash direttamente dal menu dedicato in Lightroom. Tuttavia questo non riproduce sempre esiti accurati. Il risultato potrebbe essere un po’ più blu o giallo, impedendo un buon equilibrio. Spesso, se non c’è un vero grigio o nero nella scena, campiono il bilanciamento del bianco sulla sclera dell’occhio. Ovviamente questo tipo di bianco non è sempre puro, ma potrebbe essere abbastanza simile. Qui ho fatto clic su un punto in cui la luce vi si riflette. La temperatura registrata è di 4.750K con una tinta di -12. Con la voce Eliminazione automatica disattivata nella barra degli strumenti (premiamo [T] se non

lo vediamo), possiamo provare altri punti. Lo sfondo è grigio, quindi anche campionando più zone otterremo sempre una varietà di impostazioni diverse. Ho poi premuto [R] per accedere allo strumento Sovrapposizione ritaglio, scegliendo il formato 4x5/8x10 dal menu dedicato. Usando la regola dei terzi, allineo gli occhi con l’intersezione superiore, ruotando poi per sistemarli verso l’alto. Ritengo sia meglio non essere perfettamente simmetrici, inoltre non voglio eliminare il bottone sulla camicetta.


RIMOZIONE MACCHIE

2

Ripulire pelle e capelli

È il momento di utilizzare Rimozione macchie di Lightroom. Ho premuto [Q] per attivarlo e facendo clic su nei, rughe o capelli li ho rimossi. In verità la pelle della modella è eccezionale, ma io sono un perfezionista. Ho poi impiegato tre diversi Pennelli di regolazione da applicare in sequenza: il primo è Attenua

ATTENUA INCARNATO

MIGLIORAMENTO IRIDE

incarnato, seguito da Miglioramento iride e, infine, Scherma (schiarisci) per schiarire leggermente gli occhi. Nel menu a discesa Effetto ho selezionato Attenua incarnato, un predefinito di Lightroon che troviamo di serie con il software. Usando una punta di grandi dimensioni, l’ho passato sul volto. In seguito ho usato il pennello Cancella per rimuovere l’effetto da occhi, sopracciglia, labbra e narici. La pelle è un po’

troppo morbida, quindi ho tenuto premuto [Alt] e trascinato i pin per ridurre l’effetto: Chiarezza -59 e Nitidezza +15 rappresentano un buon compromesso. Ho fatto clic su Nuovo, quindi scelto Miglioramento iride dal menu a discesa Effetto. Con questo pennello ho dipinto il fondo di ogni iride, facendolo somigliare a una falce di luna. L’ultimo pennello è Scherma che ho solo passato sotto gli occhi per schiarirli.

RISULTATO

A

B

3

Il filtro

Tenendo a mente Instagram, ho iniziato con un trattamento opaco. A Usando la Curva per punti, ho trascinato verso l’alto il punto più a sinistra. Da lì ho creato una piccola curva a S per aumentare il contrasto. Questo, però, ha accentuato anche la saturazione che controllerò poi dal pannello Base. Per il gradiente, ho lavorato C nella scheda Divisione toni B . Per trattare la pelle, ho scelto un tono caldo per le Luci: Tonalità 40 e Saturazione 13. Per le Ombre, invece, ho usato una variante fredda: Tonalità 170 e Saturazione 18. Come dettaglio finale, ho applicato un Filtro radiale C con Esposizione a -0.58 per scurire i bordi della foto e concentrare l’attenzione dell’osservatore sul volto. DCM

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RAW WAR

PROGETTO #2 Esageriamo! IL PIANO DI LAVORO DI JAMES

Abbsare i capelli Spingere in bso l’ataccatura dei capelli

Ingrandire gli occhi

Ridure le ombre

Inclinare la bocca

Stringere il mento

P

er questa sfida ho deciso di applicare modifiche sostanziali e molto incisive. Non è un lavoro che si possa fare tutti i giorni, ma ben dimostra l’ampiezza delle possibilità che Photoshop ofre. Nella foto originale i capelli, le ciglia e gli occhi hanno dimensioni accentuate, quasi come se si trattasse di una caricatura. L’espressione è giocosa e lascia trasparire una sensazione di spensieratezza che ho voluto enfatizzare con un trattamento in stile “anime estremo”. Dopo aver elaborato l’immagine in Camera Raw per migliorare i toni, ho usato il iltro Fluidiica per rimodellare il viso e ingrandire gli occhi. Alla ine ho ricolorato lo sfondo e i capelli con diverse tonalità viola che danno un tocco di allegria al ritratto. COSA VOGLIO MODIFICARE: 1. Ammorbidire i dettagli; 2. ridisegnare il volto; 3. cambiare toni e colori.

82

DCM

1

Ammorbidire i dettagli

Nella foto originale, il bilanciamento del bianco è disattivato. Tuttavia questo genera una serie di colori molto particolari, quindi ho deciso di lasciarlo così. Dopo aver incrementato le ombre, ho usato un piccolo trucco in Camera Raw che restituisce un effetto levigante. Spostiamoci nel pannello Dettagli e sotto Riduzione disturbo regoliamo Luminanza a 100 e Dettagli Luminanza a 0. Ciò genera una resa simile a quella di un dipinto. Ho poi aperto l’immagine in Photoshop per altre modifiche.


2

Ridisegnare il volto

Fluidifica di Photoshop (Filtro>Fluidifica) è un potente strumento che permette di spostare i pixel e rimodellare persone e oggetti in ogni modo, sia che si tratti di una piccola modifica sia che si voglia creare una caricatura. Ci sono molti strumenti in Fluidifica, tutti disponibili sulla barra di sinistra. Altera avanti, per esempio, è utile per ingrandire gli occhi. Piega e Gonfiamento, invece, possono essere usati per alterare i tratti di un volto. Quando si utilizzano questi strumenti, impieghiamo sempre un pennello dalla punta grande, agendo poi sul viso per piccoli tentativi. In questo caso ho ingrandito gli occhi, ristretto il mento e la testa, inclinando poi le spalle. Infine ho ristretto la bocca.

RISULTATO

3

Cambiare i colori

Ho terminato l’elaborazione della foto migliorando toni e colori. Per prima cosa lo sfondo: dopo averlo selezionato con lo strumento Selezione rapida, ho aggiunto un livello di regolazione Valori tonali, agendo sui canali dei colori per introdurre il rosa. Successivamente ho creato un nuovo livello, impostando il metodo di fusione su Colore, passando poi il rosa sui capelli per alterarne il tono. Infine, ho creato un nuovo livello unito [Ctrl/Cmd+Maiusc+Alt+E], impostandolo con il metodo di fusione Luminosità. Usando gli strumenti Scherma e Brucia per schiarire o scurire le parti di viso, ho aggiunto profondità all’effetto. Il metodo di fusione Luminosità, inoltre, garantisce che solo le parti in luce siano influenzate da Scherma e Brucia e non i colori. DCM

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LEZIONI DI FOTORITOCCO LIGHTROOM

Color grading

Split Tone vs Curve RGB

GUARDA IL VIDEO 02 SUL CD

Cambiamo le emozioni trasmesse dalle nostre foto modiicando la tavolozza dei colori: due strumenti di Lightroom ci aiutano a farlo

Troviamo la foto di partenza sul CD allegato e su www.sprea.it/ DCM200

1 Split Tone Il pannello Divisione toni di Lightroom funziona applicando un colore a luci e ombre tramite gli appositi regolatori. Inoltre, mette a disposizione il controllo Bilanciamento che permette di deviare la tonalità generale a favore dei due elementi sopra citati. La scelta del colore avviene tramite una coppia di cursori: Tonalità e Saturazione. Il primo imposta il colore di base, mentre il secondo ne regola l’intensità.

Questa è la foto originale senza alcuna divisione dei toni. Notiamo comunque come il bilanciamento del bianco tenda al freddo.

Un buon inizio consiste nel regolare Tonalità di Luci per ottenere una dominante calda. Qui abbiamo incrementato fino a 42.

In Curva di viraggio, selezioniamo con un clic la voce Canale per accedere alle curve RGB e procedere con i toning.

Nel canale Rosso, creiamo una curva “a S” che aggiunga ciano alle ombre e aumenti il rosso nelle luci.

2 Curve RGB Curve RGB, un’opzione che troviamo all’interno del pannello Curva di viraggio di Lightroom, consente di selezionare i singoli canali e modificarne le tonalità relative a uno specifico colore e al suo gemello complementare. Nel canale R, per esempio, si ottiene il rosso quando si alza la curva, mentre avremo il ciano se la si abbassa. Nel G, il verde compare se spingiamo la curva verso l’alto, mentre il magenta se la schiacciamo verso il basso. In B, invece, gli abbinamenti sono tra il blu e il giallo. Facendo clic sulla curva di ciascun canale, aggiungiamo un punto che permette di avere un controllo più preciso e puntuale della linea. Trasciniamo verso l’alto o il basso per modificare il colore e il contrasto. Spostiamo poi i punti finali per bloccare la cromia e avere così un effetto tonale rapido e incisivo. 84

DCM


C

olor grading è un termine ben conosciuto nel mondo dei ilmmaker. Si riferisce alla fase finale del video editing durante la quale si aggiunge una “variante cromatica” al risultato così da conferirgli la capacità di trasmettere un particolare stato d’animo. La dominante blu-verde, per esempio, viene associata istintivamente a molti ilm di distopia urbana oppure fantascientiici – ci basta ricordare la famosa trilogia di Matrix, dove questa variante è preponderante. Seppure il processo a livello tecnico sia diverso per le foto, l’analogia è comunque

calzante. Nei mondi di Instagram o Snapchat, l’operazione si riduce ad applicare un banale iltro. Ligthroom Classic (o Camera Raw, che usa comunque lo stesso set di strumenti), ha due funzioni che consentono di applicare il color grading con ben altra efficacia: Divisione toni e Curve RGB. Il primo è anche il più semplice: consente di assegnare tonalità di colore diverse a luci e ombre, ricreando effetti tipici della camera oscura. Il secondo, invece, offre un modo più sofisticato di agire sui colori, perché lavora sui singoli canali rosso (R), verde (G) e blu (B) sulla Curva per punti presente nel pannello Curva di viraggio.

Regoliamo Saturazione in base al mood. Livelli più bassi restituiscono un effetto più lieve ma comunque visibile. Noi abbiamo impostato 37.

Facciamo lo stesso con Ombre. Di solito si tende a preferire i toni più freddi, quindi portiamo Tonalità a 227 e Saturazione a 58.

Una volta fatto, vale sempre la pena giocare un po’ con il selettore Bilanciamento, così da ottenere il risultato migliore.

Nel canale Verde, spingiamo verso l’interno l’estremità sinistra della retta, aumentando così la tonalità magenta nelle ombre.

Nel canale Blu disegniamo una leggera curva a S in senso contrario, così da raffreddare le ombre e scaldare le luci.

È inoltre possibile accedere alla curva RGB di tutti i canali, così da modificare il contrasto complessivo della foto.

Controllo colore Quando usiamo il pannello Divisione toni, teniamo premuto [Alt] mentre regoliamo i cursori di Luci e Ombre. Avremo così un’anteprima di come sarebbe la foto con una saturazione al 100. In questo modo sarà molto più facile selezionare il colore “di base”.

DCM

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LEZIONI DI FOTORITOCCO

Prima

Dopo

PHOTOSHOP CC

Penna e tracciati Scopriamo come utilizzare questi due potenti tool di Photoshop CC per creare ritagli puliti e composizioni creative

È GUARDA IL VIDEO 03 SUL CD Troviamo la foto di partenza sul CD allegato e su www.sprea.it/ DCM200

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inutile girarci intorno: Penna è uno degli strumenti di Photoshop più difficili da padroneggiare! Tuttavia non c’è ragione per odiarlo perché, se domato, si dimostra l’alleato più potente per creare forme dai bordi morbidi e isolare o ritagliare in modo preciso parti delle nostre foto. Tutto ciò che serve è un po’ di pratica, insieme ad alcune scorciatoie da tastiera. In primo luogo è importante precisare che Penna consente di creare tracciati o forme. Si tratta di vettori definiti dalla matematica e non dai pixel. In quanto tali possono essere scalati senza perdita di qualità. Le forme vettoriali sono molto utili soprattutto per i progettisti, ma anche per i fotografi. Per chi di noi lavora con i pixel, i tracciati diventano importanti quando dobbiamo definire o isolare determinate aree, così da apportare modifiche tonali selettive o creare composizioni particolari. Penna mostra poi il suo valore quando abbiamo a che fare con oggetti spigolosi come la macchina di questo tutorial. Gli altri strumenti dedicati allo scontorno avrebbero difficoltà a isolare la vettura, perché bordi e sfondo si fondono l’uno con gli altri.

Forma La gamma di strumenti Forma consente di creare forme vettoriali come rettangoli, cerchi e quadrati. Forma personale, inoltre, contiene fiocchi di neve, stelle, strisce, ecc. Per accedere all’elenco completo, selezioniamo lo strumento, spostiamoci nel menu delle opzioni in alto, facciamo clic sul comando e carichiamo tutto. Qui potremo anche impostare un colore per il riempimento, aggiungere un bordo al tratto e altro ancora.


1

Iniziamo con Penna

4

Strumenti per i tracciati

Scegliamo lo strumento Penna, facciamo clic sull’icona a forma di ingranaggio nelle opzioni e attiviamo Banda elastica. Colleghiamo così una linea al cursore che dà un’idea precisa su come si comporta lo strumento quando disegniamo i punti di ancoraggio. Selezioniamo Tracciato, ingrandiamo e facciamo clic su un angolo dell’oggetto da ritagliare per aggiungere il primo punto.

Nel pannello degli strumenti a sinistra, facendo clic su Penna troviamo due varianti: Penna a mano libera e Penna curvatura, quest’ultima molto utile per creare tracciati circolari. Gli strumenti Selezione tracciato e Seleziona diretta sono altrettanto utili per modificare la forma di un tracciato o per selezionare o modificare i punti di ancoraggio o le rispettive maniglie delle curve di Bézier.

2

Le curve di Bézier

Quando trasciniamo un punto di ancoraggio, vedremo due maniglie ai lati. Si tratta dei selettori della curva di Bézier. La distanza e l’angolo di ciascuno definiscono la forma della curva. Teniamo premuto [Cmd/Ctrl] e trasciniamo per spostare la maniglia, oppure [Alt] e trasciniamo per interromperne la connessione. Per aggiungere un selettore cancellato, premiamo [Alt] e trasciniamo dal punto di ancoraggio.

5

Gestiamo i nostri tracciati

Per completare il tracciato disegnato con Penna, facciamo clic sul primo punto di ancoraggio. Nel pannello Tracciati (Finestra>Tracciati), lo vedremo così come Tracciato di lavoro. Quest’ultimo è temporaneo, perché se iniziamo a disegnarne uno nuovo perderemo quello vecchio. Per salvarlo, trasciniamolo sull’icona Nuovo percorso nella parte inferiore del pannello, in modo da averlo disponibile anche in seguito.

3

Conoscere le linee

Penna consente di creare tre tipi di linee: dritte, curve e appuntite. Se facciamo clic tra due punti, otterremo una linea dritta. Usiamo questa funzione per seguire i bordi netti della nostra macchina. Per le parti curve, invece, trasciniamo per creare una curva di Bézier. Sugli angoli, facciamo clic tenendo premuto [Alt] per rimuovere una maniglia, così da indirizzare la linea verso una direzione diversa.

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Da tracciato a maschera

Dopo aver completato il tracciato, facciamo clic su Carica tracciato come una selezione nel pannello Tracciati (ci sono anche le opzioni per fare il contrario). Se vogliamo creare un’immagine composita come la nostra auto, premiamo Aggiungi maschera di livello nel pannello Livelli, così da trasformare la selezione attiva in una maschera, quindi importiamo uno sfondo (noi abbiamo usato la foto con codice 1869176 su pixabay.com). DCM

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LEZIONI DI FOTORITOCCO

Dopo

Prima

PHOTOSHOP E LIGHTROOM

Charme analogico Diamo uno stile rétro alle nostre immagini digitali con efetti ispirati alle vecchie pellicole

L GUARDA IL VIDEO 04 SUL CD Troviamo la foto di partenza sul CD allegato e su www.sprea.it/ DCM200

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a fotografia digitale è sorprendente per molti motivi, non per ultimo per la quantità di strumenti di post-produzione che ci permettono di avere il massimo controllo su ogni suo aspetto. C’è però un problema: talvolta il livello di perfezione che si riesce a ottenere è talmente alto da far sembrare il risultato quasi... “into”. La controparte analogica, d’altronde, era (è?) molto più dettata... dal caso. Certo, le emulsioni erano estremamente stabili e lo sono ancora se riusciamo a trovarle. Quindi, quando ne scegliamo una per le sue proprietà cromatiche, possiamo essere sicuri che il risultato sarà quello che ci aspettiamo. La temperatura del colore dettata dall’illuminazione ambientale e la luce globale che creava bagliori di cui ignoravamo l’esistenza erano fattori che potevano cambiare drasticamente la foto. Il tutto prima ancora di iniziare a pensare all’elaborazione in camera oscura. Ecco quindi quattro efetti ispirati alla pellicola che rendono le immagini digitali meno... digitali!


1

Bleach bypass

Questa tecnica è un ottimo modo per aumentare contrasto e dettaglio. Creiamo un livello di regolazione Valori tonali con punto di bianco a 255, quindi impostiamo il metodo di fusione su Moltiplica. Aggiungiamo un livello di regolazione Bianco e nero e riduciamo l’Opacità al 40%. Applichiamo un livello di regolazione Curve e schiariamo l’immagine per poi raggruppare tutti i livelli in uno solo.

2

Split Tone

Perfetta per le foto in bianco e nero, la procedura funziona anche a colori. Aggiungiamo un livello di regolazione Sfumatura e facciamo clic sull’anteprima per aprire Editore sfumatura. Con un doppio clic sul punto in basso a sinistra, scegliamo un marrone scuro. Selezioniamo il punto a destra e usiamo un rosa chiaro. Infine regoliamo Opacità al 50%.

3

Rumore digitale

Grazie al Filtro Camera Raw, aggiungere un po’ di grana è più facile che mai in Photoshop. Andiamo in Filtro>Filtro Camera Raw, quindi facciamo clic sulla scheda Effetti. Per simulare un rumore tipico di una pellicola ISO 800, impostiamo Quantità a 50, Dimensioni a 40 e Disturbo a 60. Confermiamo premendo OK e chiudiamo il filtro.

4

Cartolina anni ’70

Qui provvederemo alla modifica delle tre tonalità appartenenti ai colori più importanti. Creiamo un livello di regolazione Tonalità/ saturazione e facciamo clic sul menu a discesa Canali. Scegliamo Blu, quindi spostiamo il cursore Tonalità a -35. Apriamo il canale Rossi e portiamo Tonalità a -20. Infine agiamo sui Gialli che influenzano l’erba e regoliamo Tonalità a +25. DCM

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LEZIONI DI FOTORITOCCO

Prima

Dopo

PHOTOSHOP

Paesaggi impeccabili con pochi clic Con Landscape FX Pack possiamo rendere più belli i panorami catturati dalla nostra fotocamera in modo facile e veloce: è tutta questione di livelli...

Troviamo la foto di partenza e Landscape FX Pack sul CD allegato e su www.sprea.it/ DCM200

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el CD allegato a questo numero (e online) troviamo due ile .PSD un po’... “speciali”. Infatti, sono stati creati per permetterci di migliorare le foto paesaggistiche nel modo più semplice e rapido possibile (uno è per le foto orizzontali, l’altro per quelle verticali). Per risaltare al meglio, i paesaggi hanno bisogno di ritocchi a contrasto, bilanciamento del colore e vividezza. Un ulteriore approccio consiste poi nello scurire il cielo con iltri graduati, aggiungendo una sottile vignettatura per condurre l’occhio dello spettatore al centro del fotogramma. Landscape FX Pack consente di applicare tutti questi efetti a qualsiasi foto in pochi clic. Copiamo i ile sul nostro disco isso, carichiamo le foto e gustiamoci cosa possiamo ottenere in pochi secondi...

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Correzioni rapidissime

I file in Landscape FX Pack offrono un “quadro” A3 con una grande pila di livelli di regolazione. Questi sono organizzati in gruppi, così da fornire il miglior risultato in termini di contrasto, calore, vignettatura, saturazione e filtri. La forza di ogni effetto può essere regolata con una serie di opzioni.


1

Incolliamo la foto nel FX Pack

Copiamo i due file di Landscape FX Pack sul nostro computer, quindi scegliamo l’immagine paesaggistica che vogliamo migliorare. Selezioniamo il file FX Pack appropriato (orizzontale o verticale) e apriamolo in Photoshop CC. Una volta fatto, nel pannello Livelli (Finestra>Livelli), verifichiamo che il livello Sfondo in basso sia attivo. Apriamo l’immagine da modificare in Photoshop e premiamo [Ctrl/Cmd+A] per selezionarla, [Ctrl/Cmd+C] per copiarla e [Ctrl/Cmd+W] per chiuderla. Torniamo nel file FX Pack e premiamo [Ctrl/Cmd+V] per incollare la foto. Premiamo [Ctrl/Cmd+T] per attivare Trasformazione libera, quindi trasciniamo le maniglie del reticolo premendo [Maiusc] fino a che non riempiamo il fotogramma.

3

Creiamo l’effetto desiderato

Scorriamo verso l’alto la pila, applicando il livello richiesto in ciascun insieme. Basta renderlo visibile, facendo clic sull’icona a forma di occhio. Possiamo combinare effetti diversi, ma consigliamo di utilizzarne uno per ciascun gruppo. Sentiamoci liberi di sperimentare, provando a ottenere più risultati diversi in base alle esigenze. Le cornici che rifiniscono l’immagine possono essere trovate nell’insieme Border (Bordo) che può essere semplice o artistico. In questo esempio, abbiamo aggiunto Contrast Medium, Warm up Medium, Colour Medium, Grad Medium, Vignette Medium, completando poi il tutto con una cornice in stile vintage.

2

Controlliamo il pannello livelli

Con la foto in posizione, è il momento di selezionare il pannello Livelli per renderlo più facile da gestire. Facciamo clic sull’icona con quattro linee in alto a destra e, nel menu a comparsa, scegliamo Opzioni pannello. Nella finestra di dialogo Dimensioni Miniatura, scegliamo quella più piccola o anche Nessuna. Vedremo quindi che il pannello verrà condensato in una pila di piccole immagini. Allineati in una serie di gruppi diversi, troviamo i livelli di regolazione che controllano Contrasto, Calore, Colore, Gradazione, Vignettatura e Bordi. Questi rappresentano i principali cambiamenti di cui un paesaggio ha bisogno.

4

Salviamo l’immagine migliorata

Andiamo in File>Salva con nome e scegliamo JPEG nella casella Formato. Rinominiamo il file in qualcosa di appropriato e, dopo aver premuto Salva, scegliamo un’impostazione di Qualità pari a 10 per ottenere il miglior compromesso tra dimensioni e definizione dell’immagine. Facciamo clic su OK per salvare il tutto, quindi torniamo nel paesaggio per creare un’altra variante con opzioni alternative. Possiamo comunque caricare un’altra foto e migliorarla come preferiamo. Quando abbiamo finito, ricordiamo di ripristinare le opzioni nel pannello delle impostazioni dei Livelli, selezionando la visualizzazione delle anteprime più grande. DCM

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COME SVOLGIAMO I TEST Digital Camera esegue severi test in condizioni “controllate” sia per i corpi macchina sia per gli obiettivi. Questi ultimi sono valutati attraverso un’analisi Imatest delle fotografie di tre test chart. La prova delle fotocamere prevede invece quattro test, realizzati anche con il software DxO Analyzer. Scopriamo i dettagli...

Test obiettivi

ZONA

KIT Gli approfondimenti, le novità e le prove degli esperti in laboratorio e sul campo 94 96 100 104 106 107 108 110 112

Novità: Leica Q2 Test: Sony A6400 Test: Fujiilm X-T30 Test: BlackMagic Pocket Cinema Camera 4K Test: Nikon Z 50mm f/1.8S Vetrina: Insta360 ONE X Guida all’acquisto: l’esposimetro Novità: Huawei P30 Le ultime notizie

DISTORSIONE: IMATEST Questa prova misura la percentuale di distorsione introdotta dall’obiettivo. Fotografiamo la tabella qui sopra ed eseguiamo un test di accuratezza in Imatest. Il risultato più preciso (il migliore) corrisponde a 0%.

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SFRANGIATURE: IMATEST Con questa procedura si valuta la presenza di aberrazioni cromatiche. Si fotografa la stessa test chart di prima e si analizza con Imatest. I risultati sono espressi in pixel e i valori più bassi sono i migliori.

2

DEFINIZIONE: IMATEST Qui misuriamo la definizione alle diverse aperture di diaframma, dal centro ai margini. Imatest emette una valutazione basata sulla larghezza lineare divisa per l’altezza dell’immagine: i numeri più alti sono i migliori.

3

Test fotocamere

GAMMA DINAMICA: DXO ANALYZER Questa prima prova misura la capacità della fotocamera di catturare i dettagli sia nelle alte luci sia nelle ombre. Usiamo la transmissive chart di DxO, che permette di analizzare una gamma dinamica di 13,3 stop.

1

RESA COLORE: IMATEST Il test valuta la resa nella riproduzione del colore. Fotografiamo la tabella X-Rite ColorChecker (qui sopra) e misuriamo la percentuale di accuratezza con Imatest. 100% è la migliore resa assoluta.

2

RUMORE: DXO ANALYZER Usiamo la tabella della gamma dinamica per analizzare con DxO Analyzer il rapporto segnale/rumore in RAW e in JPEG, a ogni livello ISO disponibile. Al valore più alto corrisponde il segnale più “pulito”.

3

RISOLUZIONE Utilizziamo la resolution chart di Applied Image Inc (ISO-12233) per scoprire i limiti della risoluzione verticale al centro dell’inquadratura. Più alto è il valore misurato e migliore è il dettaglio.

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I nostri test sono rigorosi, accurati e indipendenti


ZONA KIT

C O M PAT TA P R E M I U M h t t p: // i t . l e i c a - c a m e r a .c o m

Leica Q2

L’evoluzione della specie Il marchio tedesco presenta la sua nuova compatta full-frame da 47,3 megapixel Specifiche tecniche

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Il magnifico design del corpo macchina premia la semplicità.

A

quattro anni di distanza dal modello precedente, Leica ha lanciato la nuova Q2. Dopo aver ascoltato il feedback dei professionisti e degli appassionati che hanno avuto tra le mani la prima “Q”, i progettisti del marchio tedesco propongono oggi una compatta full-frame a ottica issa che vuole diventare il riferimento per chi pretende di avere sempre con sé una macchina pratica, facile da usare e robustissima: la Q2 è costruita con i migliori materiali e resiste a polvere e spruzzi con un grado di protezione IP52. È quindi perfetta per la street photography e l’outdoor (i più avventurosi potranno contare su una speciale “fondina” opzionale che terrà al sicuro la fotocamera senza comprometterne la disponibilità immediata allo scatto) ma, grazie al luminosissimo obiettivo Leica Summilux 28 mm f/1.7 ASPH con sistema di compensazione ottico delle vibrazioni, farà la felicità anche dei ritrattisti e dei paesaggisti. 94

DCM

La grande eredità Il cliente ideale della Leica Q2, come sottolinea l’azienda che ci ha mostrato in anteprima la macchina, non è soltanto chi insegue gli ultimi ritrovati tecnologici ma soprattutto è colui che ama la fotograia a 360° e non bada a spese pur di entrare a far parte di una community che, guardando al futuro, è iera del glorioso passato di Leica (tra i maestri fedeli al brand di Oskar Barnack troviamo nomi del calibro di Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Elliott Erwitt, Werner Bischof e, per rimanere dalle nostre parti, Gianni Berengo Gardin). È anche vero, però, che leggendo la scheda tecnica colpisce sapere che in un telaio così compatto (130 mm x 80 mm x 91,9 mm per 718 g di peso) pulsi un sensore a pieno formato da ben 47,3 megapixel effettivi: affiancato dall’ultima versione del processore Maestro II, è in grado di catturare fino a dieci immagini al secondo a tutta risoluzione e,

Sensore: CMOS full-frame (24x36 mm) da 47,3 MP effettivi Gamma dinamica: 13 stop Obiettivo (fisso): Leica Summilux 28 mm f/1.7 ASPH Distanza di messa a fuoco minima: 30 cm (17 cm in modalità macro) Autofocus: a rilevamento di contrasto Modalità AF: campo singolo (mobile), campo multiplo (49 zone), riconoscimento del volto, inseguimento del soggetto Gamma ISO: da 50 a 50.000 Dimensioni immagine max: 8.368x5.584 px Video: 4K a 30p/24p; 1080/120/60/30/24p; MPEG-4 Mirino: elettronico OLED, 3.680.000 punti, copertura 100%, ingrandimento 0,76x Schermo: da 3 pollici e 1.040.000 punti Schede di memoria: 1x SD/SDHC/SDXC, compatibili UHS II Scatto continuo: 10/5/3 fps Connettività: Bluetooth Low Energy, Wi-Fi Batteria: agli ioni di litio BP-SCL4; autonomia (standard CIPA): circa 370 scatti Dimensioni: 130x80x91,9 mm Peso: 718 g (con batteria e scheda di memoria) Prezzo: 4.890 €

Una perfetta compagna per lo street photographer moderno


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a differenza della Q, di effettuare riprese video anche a 4K con frame rate di 30/24 fps.

Manuale è bello Per le inquadrature, la Q2 dispone di un mirino elettronico OLED da 3,68 milioni di punti di nuova progettazione, più ampio, luminoso e reattivo rispetto al precedente. All’interno dell’EVF compare una cornice luminosa a indicare il “fattore di ritaglio” che permette di simulare esposizioni eseguite con lunghezze focali di 35, 50 o 75 mm – salvate in formato JPEG con risoluzioni via via ridotte, corrispondenti a 47,3 / 30 / 14,7 o 6,6 MP. Il design del corpo macchina è tutto sommato simile a quello della Leica Q, ma notiamo la presenza di un minor numero di pulsanti per rendere ancora più elegante la linea e, soprattutto, rendere ancora più intuitive le operazioni di scatto. Restano immutati l’iconico appoggio per il pollice e i controlli manuali per apertura di diaframma e messa a fuoco (non manca naturalmente un sistema autofocus, per di più rapidissimo) che invitano a tornare a un modo di fare fotograia di altri tempi…

1

Il nuovo sensore full-frame della Leica Q2 assicura un livello di dettaglio davvero formidabile. 2

L’obiettivo Leica Summilux 28 mm f/1.7 ASPH è costituito da 11 elementi in 9 gruppi; gli elementi asferici sono tre. 3

Il mirino elettronico è basato su un pannello OLED da 3,68 milioni di punti, luminoso e rapido nell’aggiornamento.

La dotazione di comandi “fisici” è ridotta al minimo per una precisa scelta del marchio verso la velocizzazione delle operazioni di scatto.

4

Lo schermo sul retro presenta una diagonale di 3 pollici e una risoluzione di 1.040.000 punti. 5

Il caratteristico appoggio per il pollice è abbinato a un sofisticato rivestimento in pelle con motivo a losanghe per garantire la presa migliore.

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La qualità dello sfocato garantita dall’ottica f/1.7 è ottima. DCM

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ZONA KIT

1 1

Il corpo della A6400 è un po’ più spesso rispetto a quello delle versioni precedenti, ma il layout è immutato dalla A6000. 2

Il sensore APS-C ha la stessa risoluzione da 24 MP dell’originale A6000, tuttavia è abbinato a un sofisticato sistema AF e al processore Bionz X aggiornato, e riprende video in 4K.

2

Sony A6400 1.050 € (solo corpo) I contenuti tecnologici sono sorprendenti, ma bastano a fare della nuova mirrorless un “must have”? w w w. s o ny. i t

Specifiche tecniche Sensore: CMOS da 24,2 MP, formato APS-C (23,5x15,6 mm) Processore: Bionz X Punti AF: 425 a rilevamento di fase, 425 a rilevamento di contrasto, copertura 84% Gamma ISO: da 100 a 32.000 (espandibile 102.400) Risoluzione massima immagine: 6.000x4.000 Lettura esposimetrica: 1.200 zone di misurazione Video: 3.840x2.160 a 30p, 24p Mirino elettronico: 2,359 milioni di punti, copertura 100%, ingrandimento 1,07x (0,7x equivalente) Scheda di memoria: Memory Stick Pro Duo/ SD/SDHC/SDXC UHS I Schermo: touchscreen orientabile a 180° da 3” e 921.000 punti Scatto continuo: 11 fps Connettività: Bluetooth, Wi-Fi, NFC Batteria: Ricaricabile agli ioni di litio NP-FW50; autonomia (standardCIPA): circa 410 scatti Dimensioni: 120x67x60 mm (solo corpo) Peso: 403 g (solo corpo, con batteria e scheda di memoria) 96

DCM

S

ony continua a migliorare le prestazioni dei suoi sistemi automatici di messa a fuoco ed elaborazione dell’immagine, presentando nuove tecnologie a partire dalle fotocamere professionali per poi introdurle progressivamente nei modelli di fascia consumer. L’A6400 eredita così l’autofocus delle fullframe A9, A7R III e A7 III, con 425 punti AF a rilevamento di fase e 425 a rilevamento di contrasto, oltre a un tempo di acquisizione del fuoco di 0,02 secondi – che Sony dichiara essere il più veloce del mondo. L’AF copre circa l’84% dell’inquadratura ed è sensibile ino a -2EV. In modalità singola e continua ofre l’acclamato sistema Eye AF, e il supporto Eye AF per i soggetti animali è previsto entro l’estate. È presente anche il tracking in tempo

reale degli oggetti, grazie a un riconoscimento che processa colore, distanza dal soggetto e motivi come informazioni “spaziali”. Il marchio giapponese è famoso anche per la resa video. La A6400 non ofre ilmati 4K 60/50p come un paio di dirette rivali, ma usa una lettura completa dei pixel e cattura dati 6K “oversampled” che trasforma in downsampled 3.840x2.160 UHD. Può girare video 4K a 30 fps in formato XAVCS ino a 100 Mbps oppure Full HD ino a 120 fps con lo stesso bit rate. Inoltre, può trasmettere i dati direttamente via HDMI a registratori esterni. Sotto altri punti di vista, però, la A6400 è piuttosto convenzionale. Monta un sensore APS-C Exmor CMOS da 24,2 MP, abbinato al


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3 4

3 5

Il fascino esercitato dalla A6400 sui vlogger si spiega con lo schermo orientabile. In passato ricercato solo dagli amanti del selie, è diventato molto importante per i videomaker. 4

Il display da 3” ha una risoluzione modesta: 921.000 punti. Ha anche un rapporto 16:9, così le immagini in 3:2 mostrano bordi neri e sembrano ancora più piccole.

processore di ultima generazione Bionz X. Sony assicura avanzamenti in qualità di immagine e riproduzione del colore, con migliorate riduzione del rumore e resa delle texture. In modalità di scatto continuo, la A6400 tiene il passo a 11 fps con otturatore meccanico e tracking AF/ AE, ma con il mirino in modalità After View – che non è comodissima per seguire soggetti in movimento rapido. Per questi, è possibile scendere a 8 fps e conservare la funzione Live View. È possibile scattare a 8 fps anche in modalità silenziosa. La capacità del bufer è ragionevole: 116 JPEG standard e 46 RAW compressi. Il corpo macchina è piccolo e lascia spazio a una sola scheda di memoria: sorprende però che sia una UHS I anziché una più veloce UHS II. In cambio, la A6400 ha una batteria robusta, capace di 360 scatti con il mirino e 410 con lo schermo

5

Accanto alla ghiera delle modalità, sulla piastra superiore, c’è una ghiera priva di marcature, così come quella intorno al selettore a quattro vie. 6

La seconda ghiera di controllo è piuttosto piccola e, come capita sempre con comandi di questo tipo, è troppo facile fare clic quando vorremmo solo manovrarla.

posteriore. A proposito di schermo: è probabilmente la speciica più emozionante della A6400, ruota ino a 180° – possiamo vederci mentre ilmiamo. Ha anche funzioni touch, sebbene sia relativamente piccolo, quindi non praticissimo per impostare il punto AF.

Qualità costruttiva e maneggevolezza Il confronto tra la A6400 e l’originale A6000 del 2014 è piuttosto interessante. La A6400 ha messo su un po’ di peso al centro, a causa del nuovo schermo orientabile, ma per il resto sembra di guardare due fotocamere identiche. Questo aspetto è sia un pregio sia un difetto della nuova arrivata. È un “pro” perché il suo layout, oltre a essere pulito, compatto ed essenziale, sarà già familiare a chiunque abbia usato A6000, A6300 o A6500. È un “contro” perché signiica che troppe nuove funzioni (e la A6400

La A6400 cattura a 14 bit a colori, elabora a 16 bit e salva ile RAW da 14 bit: la qualità di immagine è spettacolare.

“Troppe nuove funzioni sono accessibili solo in via elettronica” ha fatto parecchia strada dai tempi della A6000) sono accessibili solo in via elettronica, tramite menu, schermate, ghiere e pulsanti funzione. La A6400 ha un soisticatissimo sistema AF, una frequenza di scatto elevata e potenti funzioni video 4K, ma tutto è sepolto in un corpo macchina carino ma “generico”. Cos’è successo ai cari vecchi pulsanti e ghiere dedicati? Quando una fotocamera ha una simile serie di funzioni e capacità, è un po’ frustrante che non dia loro un accesso diretto DCM

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ZONA KIT In laboratorio

LW/PH

Risoluzione (linee per unità di altezza)

La A6400 ha un leggero vantaggio su Fujifilm X-T100 e Canon EOS M50, mentre la Olympus E-PL9 resta indietro a causa del sensore da 16 MP.

Rapporto segnale/rumore - RAW*

Prestazioni Il sistema AF della A6400 è reattivo quanto promettono le sue

specifiche. Il rilevamento di visi e occhi si sposta nell’inquadratura senza il minimo ritardo. Il tracking in tempo reale, invece, tende a perdere i soggetti più rapidi, ma li recupera nel giro di un paio di scatti. Le immagini sono ricche e dettagliate e il colore tanto ricco quanto naturale. Il sistema esposimetrico ha reagito in modo prevedibile in un’ampia gamma di condizioni e anche il bilanciamento del bianco funziona bene. Lo stesso, però, si può dire di ogni mirrorless APS-C concorrente, molte delle quali sono anche più economiche. Inine, nonostante l’avanzatissimo autofocus, la nuova A6400 ha semplicemente la forma sbagliata per la fotograia d’azione con teleobiettivi voluminosi.

Ecco le rivali...

*Immagini convertite in TIFF prima di essere analizzate

Nonostante il recentissimo processore Bionz X, la prestazione della A6400 non è superiore a quella delle rivali – anzi, è un po’ più soggetta a rumore.

Gamma dinamica - RAW*

EV

esterno. Se non altro, i modelli Sony sono molto personalizzabili: la A6400 permette di assegnare 89 diverse funzioni a 8 pulsanti ed è possibile anche costruire opzioni My Dial e My Menu. Se “programmare” la nostra fotocamera ci piace, è perfetto: ci sono moltissimi utenti Sony che addirittura adorano queste possibilità. I 3” dello schermo LCD non sono un vero problema, ma lo è la modesta risoluzione da 921.000 punti – la stessa dell’originale A6000, ed è un po’ una sorpresa. C’è di peggio: lo schermo è in 16:9 ed è ottimo per i video, ma non così piacevole per gli scatti in rapporto 3:2, con cui appare un bordo nero...

Decibel

I colori hanno una resa ricca e naturale: la A6400 ha riprodotto a perfezione le tonalità di questo cielo.

*Immagini convertite in TIFF prima di essere analizzate

La Olympus E-PL9 offre una gamma dinamica buona lungo tutta la gamma ISO. La A6400 se la cava molto bene ai livelli ISO più alti.

Per concludere...

4,0 Canon EOS M50 606 € (solo corpo) Le speciiche della Canon sono valide rispetto al costo, ma il suo design in stile “reflex ristretta” non è per tutti. 98

DCM

Fujiilm X-T100 520 € (solo corpo) Ben concepita ed economica, la X-T100 ha l’unico grosso limite di girare video 4K solo a 15 fps.

Olympus PEN E-PL9 549 € (solo corpo) La E-PL9 non è una vera concorrente della Sony A6400, ma è un’alternativa interessante per blogger e Instagrammer.

Ergonomia migliorabile

5

3,5

4,5

3

Funzioni

Struttura

Prestazioni

Qualità/ prezzo

Per blogger e vlogger, la Sony A6400 è un sogno. I grandi contenuti tecnologici, però, sono un po’ oscurati dalla disponibilità di pochi controlli “fisici”.


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Il CD con le videoguide e le risorse di DCM Trovi i dettagli sui contenuti a pagina 3 200

CD-ROM PC E MAC I video e le immagini per seguire i tutorial di DCM! LO STRUMENTO PENNA Cambiamo lo sfondo di un’immagine

CD 0 20 g Lu uGi 19 20

ta ra pa se ta M di RO en Dav oC a l ol at l s iet de Èv

Come funziona il nostro CD Inseriamo il CD nel lettore del nostro computer. Con i sistemi Windows, l’interfaccia dovrebbe apparire automaticamente. Se così non fosse (dipende da come abbiamo impostato il PC), per lanciarla è sufficiente aprire la cartella principale del CD e cliccare due volte sul file AVVIO.html – operazione che devono sempre fare gli utenti Mac. Se il CD non funziona Ogni mese, con le riviste di Sprea, arrivano nelle edicole migliaia di CD. Può capitare che alcuni di questi si rovinino durante il trasporto rompendosi o diventando illeggibili da parte del computer. In tal caso è possibile richiedere la sostituzione gratuita del CD inviando, entro i tre mesi successivi al mese di copertina, un’email all’indirizzo aiutocd@sprea.it indicando il mese e il numero della rivista, le proprie generalità e il recapito al quale si vuole ricevere il CD sostitutivo. Scrivete alla stessa casella di posta anche per altre informazioni sul funzionamento del supporto. Digital Camera Febbraio 2014


ZONA KIT

1

L’impugnatura ridisegnata rende più comoda la X-T30, che resta comunque molto piccola. 2 2 1

3

È possibile acquistare solo il corpo della X-T30 oppure il kit con: XC15-45mm (1.050 €); XC15-45mm + XC50-230mm (1.250 €); XF18-55mmF2.8-4 R (1.350 €). 3

MEDAGLIA D’ORO

QUALITÀ/ PREZZO

Fujifilm X-T30

La modalità di messa a fuoco (AF singolo, AF continuo o MF) si imposta con questo piccolo selettore frontale.

950 € (solo corpo) L’ultima mirrorless del brand giapponese offre charme, potenza e un ottimo rapporto qualità/prezzo w w w.f uji f ilm .eu / it

F

ujiilm ha soprannominato la X-T30 “piccolo gigante”: una mirrorless compatta nelle dimensioni ma capace di grandi prestazioni. Erede della X-T20, è quasi una versione in scala dell’ammiraglia X-T3, con cui condivide molte tecnologie avanzate. La X-T3 è ancora preferibile per velocità, maneggevolezza con gli obiettivi più voluminosi e raffinate funzioni video 4K video, ma la X-T30 è ideale se vogliamo una mirrorless sofisticata, capace e dal prezzo ben inferiore alla barriera dei 1.000 €. Se siamo nuovi utenti Fujifilm e 100

DCM

dobbiamo acquistare anche un obiettivo, è probabile che ci troveremo a superare la cifra ma, in cambio, da questa fotocamera avremo comunque moltissimo. La X-T30 monta il più nuovo sensore Fujifilm X-Trans CMOS 4 APS-C da 26,1 MP e un processore X-Processor Pro 4, dichiarato quattro volte più veloce rispetto alla precedente versione di terza generazione. Il nuovo sensore, che ha debuttato lo scorso autunno sulla X-T3, è retroilluminato e vanta migliori capacità di cattura della luce e qualità di immagine superiore. Alcune tra le novità più interessanti

Specifiche tecniche Sensore: X-Trans CMOS 4 da 26,1 MP con filtro colore primario, formato APS-C (23,5x15,6 mm) Processore: X-Processor Pro 4 Punti AF: 2,16 milioni di pixel AF a rilevamento di fase, copertura 100% Gamma ISO: da 200 a 12.800 (espandibile 100-51.200) Risoluzione massima immagine: 6.240x4.160 pixel Lettura esposimetrica: Multi, Spot, Media, Media pesata al centro Video: 4K DCI/UHD a 30p, 25p, 24p Mirino elettronico: EVF, 2,36 milioni di punti, copertura 100% Scheda di memoria: SD/SDHC/SDXC Schermo LCD: touchscreen inclinabile da 3” e 1,04 milioni di punti Scatto continuo: 30 fps (solo otturatore elettronico, ritaglio 1,25x; 26 RAW con compressione senza perdita, 17 RAW senza compressione), 8 fps (otturatore meccanico; 90 RAW con compressione senza perdita, 18 RAW senza compressione) Connettività: Wi-Fi, Bluetooth Batteria: ricaricabile agli ioni di litio NP-W126S; autonomia (standardCIPA): circa 380 scatti Dimensioni: 118x823x47 mm (solo corpo) Peso: 383 g (solo corpo, con batteria e scheda di memoria)


8

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Il flash a scomparsa si attiva con una levetta sotto la ghiera sulla sinistra della piastra superiore.

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La X-T30 mantiene la tradizione di Fujiilm e offre ghiera dei tempi di posa e controllo esterno del diaframma.

riguardano il sistema autofocus. La X-T30 ha 2,16 milioni di pixel a rilevamento di fase, con una copertura del 100% dell’area dell’immagine. Il riconoscimento di volti e occhi è stato ottimizzato grazie a zone di rilevamento più piccole e precise, e anche la sensibilità in scarsa luce è aumentata: l’autofocus della X-T30 può lavorare fino a -3EV. Il sistema autofocus della X-T30 era più avanzato persino di quello della X-T3, ino all’aggiornamento di irmware di quest’ultima, lo scorso aprile. È eccezionale vedere una casa produttrice che applica le sue tecnologie più nuove e migliori a ogni nuova uscita e non le riserva solo ai modelli più costosi. Rispetto alla X-T20, anche lo scatto continuo è stato migliorato: ora è possibile realizzare raffiche fino a 30 fps senza che si oscuri il mirino, con otturatore elettronico e modalità di ritaglio 1,25x. Con l’otturatore meccanico, la velocità massima è comunque pari a un buon 8 fps. La X-T30 ha anche notevoli funzioni video: riprende in formato 4K UHD a 30p, acquisendo in realtà in 6K (6.240x3.510) per produrre filmati 4K “downsampled” (3.810x2.160)

6

La ghiera di compensazione dell’esposizione è utile e ha una piacevole corsa.

7

Il touchscreen da 3 pollici sul retro si orienta in alto e in basso, ma non ha movimento laterale.

8

Il mirino elettronico è lo stesso della vecchia X-T20, con una risoluzione di 2,36 milioni di punti.

9

Il vecchio controller a quattro vie è stato sostituito da un più piccolo e semplice selettore di fuoco.

di eccellente qualità. È dotata della più recente modalità di Simulazione Pellicola Eterna/Cinema e può salvare video 4:2:0 a 8 bit internamente, oppure 4:2:2 a 10 bit via HDMI. In modalità 1080p può girare a 60 fps o 120 fps ad alta velocità e supporta anche il formato DCI 17:9. Fujifilm continua inoltre a lavorare a stretto contatto con il produttore di software e di fotocamere di alto livello Phase One, il cui aggiornamento v12.0.2 per Capture One Pro ha aggiunto il supporto per i file RAW della X-T30 già nel giorno stesso del lancio della fotocamera. STRUTTURA E MANEGGEVOLEZZA La X-T30 è quasi identica alla precedente X-T20, anche se il display LCD è più sottile di 1,3 mm e l’impugnatura è stata ridisegnata per una presa più comoda. Sul dorso, i quattro pulsanti direzionali della versione precedente sono stati sostituiti da un nuovo e più piccolo selettore di fuoco, che gestisce anche la navigazione nei menu. In questo modo, il dorso è molto meno affollato ed è difficile sentire la mancanza dei vecchi pulsanti, visto che quasi tutte le impostazioni di uso quotidiano sono accessibili altrettanto

Il sistema esposimetrico fa un ottimo lavoro e la ghiera esterna di compensazione EV è comoda per qualsiasi correzione veloce. DCM

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ZONA KIT

velocemente dal menu Q. La schermata del menu rapido interattivo Q funziona molto bene, mentre la posizione del pulsante stesso è un po’ più problematica: inisce proprio sotto il pollice ed è molto facile premerlo accidentalmente quando si impugna la fotocamera o anche solo quando la si prende in mano. Capita così che la schermata Q si attivi quando non serve ed è necessario cancellarla prima di poter scattare. È una cosa cui ci si adatta ed è probabile che, con un po’ di tempo, si modiichi inconsciamente la presa per evitare il pulsante, ma all’inizio è seccante. Il display posteriore si inclina ma non ruota sul piano orizzontale, quindi è perfetto per scatti dall’alto o dal basso e meno comodo per gli scatti verticali. La nuova mirrorless mantiene il caratteristico layout dei comandi di Fujifilm, con ghiera dei tempi sulla piastra superiore del corpo macchina e anello dei diaframmi sugli obiettivi – ma non su tutti. Le ottiche a focale issa e gli zoom “red badge” di Fujiilm sono dotati di anello dei diaframmi, mentre lo zoom 18-55 mm f/2.8-4 “kit” ha solo un selettore

Ecco le rivali…

Canon EOS M5 711 € (solo corpo) La EOS M5 è molto più attraente adesso che il prezzo è sceso, ma le sue funzioni video e la tecnologia AF non sono all’altezza di quelle della X-T30.

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DCM

La correzione ottica in-camera elimina eicacemente le distorsioni.

Olympus PEN-F 1.230 € (solo corpo) La PEN-F ha la compattezza e lo stile rétro della X-T30, ma ha un sensore da 20 MP, manca di video 4K e costa di più.

Sony Alpha 6400 1.050 € (solo corpo) Schermo orientabile a 180° e video 4K rendono la A6400 ideale per il vlogging, ma il design datato e i controlli digitali sono meno intriganti per i fotograi (vd. test a pag. 96).

per il controllo automatico o manuale del diaframma e un anello non marcato nel caso di controllo manuale. In assenza di una ghiera delle modalità, accediamo a esposizione automatica, priorità di diaframma, priorità di tempo e manuale con una combinazione di impostazioni manuali e automatiche dei singoli parametri. Per alcuni, questo è un gradito ritorno al modo in cui le fotocamere funzionavano un tempo, per altri può richiedere un po’ di tempo per entrare nel giusto ordine di idee. PRESTAZIONI Il nuovo migliorato rilevamento di visi e occhi è molto efficace – a volte anche troppo, visto che sembra lasciarsi distrarre... dai passanti! Il problema di tanta tecnologia è che impone di dedicare più tempo a prendere confidenza con


In laboratorio

LW/PH

Risoluzione (linee per unità di altezza)

La Olympus PEN-F ottiene un ottimo risultato ai livelli ISO più bassi, ma a ISO più alti X-T30 e Sony A6400 prendono il comando.

Rapporto segnale/rumore - RAW*

Le prestazioni in luce ridotta sono molto valide, ma manca un sistema di stabilizzazione.

Decibel

*Immagini convertite in TIFF prima di essere analizzate

In laboratorio, la X-T30 vince nettamente per il controllo del rumore (le conversioni sono state realizzate con Fujifilm SilkyPix).

Gamma dinamica - RAW*

Le Simulazioni Pellicola di Fujiilm producono grande contrasto e colori ricchi e naturali.

le opzioni AF e a personalizzarle secondo le nostre esigenze. In generale, l’autofocus è eccellente, anche se la rapidità non dipende solo dal corpo macchina ma anche dall’obiettivo. Il 18-55 mm f/2.8-4 di kit, per esempio, è veloce, fluido e reattivo, mentre il più vecchio 27 mm f/2.8 pancake arranca e ronza ancora, solo un po’ più in fretta di prima! Come sempre, Fujiilm ha incluso un’ampia selezione delle sue celebri modalità di Simulazione Pellicola, tra cui Provia/Standard, Velvia/Vivid, Astia/Soft, Classic Chrome, Pro Neg.Hi, Pro Neg.Std e la nuova Eterna/Cinema. Tutte si applicano ai ile JPEG: se scattiamo in formato RAW, dobbiamo

affidarci alla simulazione del nostro software di conversione, ma sia Adobe Camera Raw sia Capture One Pro si sono dimostrati molto efficaci nel farlo. La modalità Velvia offre colori supersaturi ed elevato contrasto, la Astia ha colori simili ma contrasto più moderato, mentre la Provia tende a risultati più neutri. Se necessario, è disponibile un maggiore controllo tonale: la X-T30 è dotata di modalità di espansione della gamma dinamica (al 200% e al 400%) e di controlli del contrasto di luci alte e ombre. Tra Simulazione Pellicola e regolazioni tonali aggiuntive, è possibile creare JPEG molto vicini al risultato di una conversione RAW ottimale. ■

*Immagini convertite in TIFF prima di essere analizzate

Fino a ISO 800, la gamma dinamica della X-T30 è leggermente superiore rispetto a quella delle rivali, poi la Olympus PEN-F si porta in vantaggio.

Per concludere...

5,0 5 Funzioni

Magniica per quel che costa

4 Struttura

5

5

Prestazioni

Qualità/ prezzo

La X-T30 manca di stabilizzazione e ha un paio di lacune in termini di maneggevolezza, ma sono difetti minori: è una fotocamera eccellente con sistema autofocus, funzioni video e controlli davvero ottimi. DCM

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ZONA KIT 1

1

2

2

Il principale pulsante di registrazione è piazzato dove su una fotocamera tradizionale troveremmo quello di scatto. Con il pulsante alla sua destra possiamo invece scattare fotograie. 2

I due microfoni anteriori fanno un ottimo lavoro. 3 3

Gli obiettivi Micro Quattro Terzi hanno un angolo di campo più stretto rispetto a quanto indicato dalla lunghezza focale. Per ottenere la visuale di un 50 mm full-frame serve un 25 mm MQT.

Blackmagic Pocket Cinema Camera 4K Una videocamera 4K dalle speciiche professionali ma dal prezzo “consumer” w w w. b l a c k m a g i c d e s i g n .c o m

Specifiche tecniche Sensore: Micro Quattro Terzi (18,96x10 mm) Gamma ISO: 400 o 3.200 nativi Gamma dinamica: 13 stop Formati video: 4.096x2.160 (4K DCI); 3.840x2.160 (Ultra HD); 1.920x1.080 (HD) Frame rate 4K: 23,98, 24, 25, 29,97, 30, 50, 59,94, 60 fps Scheda di memoria: 1x SD/SDHC/SHXC UHS-II, 1x CFast 2.0 Schermo LCD: touchscreen da 5” isso, 1.920x1.080 pt Connettività: HDMI Type A (video out); 3,5 mm audio out; 3,5 mm stereo in; mini XLR analogico; USB tipo C Batteria: Ricaricabile agli ioni di litio Canon LP-E6; durata: circa 60 minuti di ripresa a 24 fps Dimensioni: 178x97x86 mm Peso: 722 g Prezzo: 1.433 € (solo corpo); da www.bl2.it e www.broadcastcenter.it 104

DCM

B

lackmagic produce videocamere da circa sei anni, con un’offerta che va da piccole cineprese in miniatura a telecamere professionali da studio. La Pocket Cinema Camera 4K combina un nuovo design compatto con un’ampia selezione di porte, una durata prolungata della batteria e, ovviamente, la registrazione in formato 4K. L’adozione di un attacco Micro Quattro Terzi, poi, permette l’accesso a un’ottima varietà di obiettivi fantastici. La Pocket Cinema rende disponibili formati di registrazioni di livello professionale, con diverse opzioni di compressione quali Blackmagic Raw (fino a 12:1) e Apple ProRes 422. A seconda della luminosità ambientale, possiamo anche scegliere tra due impostazioni ISO native: 400 o 3.200.

In post-produzione, è possibile poi accedere a qualsiasi ISO tra 100 e 1.000 se abbiamo girato a ISO 400 o tra 1.250 e 25.600 se partiamo da ISO 3.200. In pratica, il tutto si traduce in una gamma dinamica sorprendente e in un’enorme flessibilità di elaborazione. Una buona selezione di porte è d’obbligo per il video, perché è comune collegare attrezzature come microfoni esterni o monitor. La Pocket Cinema è decisamente ricca di opzioni e, nonostante incorpori già quattro microfoni di alta qualità, offre anche uscita 3,5 mm per le cuffie e ingresso 3,5 mm per il microfono. È un peccato che Blackmagic non abbia incluso l’autofocus continuo. Inoltre, l’assenza di filtro ND significa che, se abbiamo regolare necessità di passare


4

La porta USB C serve sia per ricaricare la videocamera sia per collegare un disco SSD esterno.

5

5

Il widescreen posteriore è dotato di funzioni touch e permette un controllo semplice e immediato.

4

6

La batteria è una LP-E6 – lo stesso tipo montato da fotocamere come la Canon EOS 5D Mk IV e la EOS 7D Mk II.

6

velocemente da interni a esterni, è molto probabile che ci possa essere più di aiuto qualcosa come la Canon Cinema EOS C100. Non va dimenticato, poi, che parliamo di una camera specificamente orientata al video: è possibile scattare fotografie, ma solo come fotogrammi estratti dal girato. QUALITÀ COSTRUTTIVA E MANEGGEVOLEZZA La Pocket Cinema ha un buon impatto fisico. La rinuncia alla lega di magnesio e alle protezioni contro l’umidità di alcuni modelli di fascia più alta è servita a mantenere il peso gestibile, anche se è comunque preferibile reggerla sempre a due mani.

Il corpo macchina è ben texturizzato, con un’impugnatura in gomma per una presa sicura. Il pannello anteriore ospita una ghiera orizzontale e un ottimo doppio microfono, oltre al pulsante Record e a una luce LED. Le opzioni di collegamento accessori non mancano certo: la Pocket Cinema è dotata di filettatura standard per treppiede alla base e di un secondo attacco nel punto in cui su una fotocamera si troverebbe la slitta a contatto caldo, perfetto per un monitor esterno o un illuminatore LED. Lo spazioso touchscreen Full HD misura ben 5 pollici, è reattivo e nitidissimo e sfrutta al meglio l’interfaccia proprietaria del

Ecco le rivali

Blackmagic OS: peccato non sia inclinabile. L’insieme è reso più agevole da pulsanti fisici per controllo della messa a fuoco, HFR, menu e riproduzione. PRESTAZIONI A differenza delle fotocamere, che hanno una risoluzione nativa molto più alta che può introdurre un seccante ritaglio del formato video, questa Blackmagic monta un sensore Micro Quattro Terzi con risoluzione nativa 4K pari a 4.096x2.160 e ne utilizza l’intera superficie. Il sensore è studiato per controllare il rumore e salvare il dettaglio tonale in situazioni che di norma sono difficili per il video – ed è particolarmente valido per contenuti HDR. A dargli supporto in questa impresa, Blackmagic ha creato una modalità video estesa, più o meno a metà tra RAW e compressa, che fornisce una gamma tonale più ampia, pronta per il grading. Abbiamo anche notato che il girato della Pocket Cinema sembra avere contrasti e colori leggermente più attutiti rispetto a quanto siamo abituati a vedere con i video 4K prodotti dalle fotocamere, ma anche questo è un aspetto che si presta bene alle modifiche in post-produzione. Il colore predefinito della Pocket Cinema vince il confronto con la ben più costosa Canon C300. La Panasonic GH5S offre risultati predefiniti ancora più vibranti, ma la Pocket Cinema è pensata per lasciarci impostare le nostre preferenze in postproduzione, proprio per non limitarci alla sua resa del colore. Va anche notato, però, che girare filmati RAW impone le stesse considerazioni delle immagini RAW: è perfetto se siamo disposti a investire tempo in fase di elaborazione e vogliamo colori e gamma dinamica di altissima qualità. Se ci bastano invece video semplicemente piacevoli così come sono, non è il caso di ignorare le fotocamere con funzioni video 4K.

Per concludere...

Canon EOS C100 3.100 € (solo corpo)

Fujiilm X-H1 1.330 € (solo corpo)

Panasonic GH5S 2.400 € (solo corpo)

La videocamera entrylevel della gamma Canon Cinema EOS monta ottiche con attacco EF. Oggi ha già qualche anno, non va oltre il formato Full HD 1080p e presenta una curva di apprendimento davvero impervia per i principianti.

Da un nostro recente confronto delle funzioni video 4K di una selezione di fotocamere consumer, la X-H1 è uscita vincitrice. Le mancano forse speciiche video professionali, ma assicura un’ottima qualità dei ilmati.

È un’altra Micro Quattro Terzi focalizzata sulle riprese, ma rispetto alla Pocket Cinema Camera 4K ofre indubbiamente un miglior equilibrio tra funzioni prettamente fotograiche e capacità di registrazione video.

4,5

Riprese impeccabili

4,5

4,5

4,5

5

Funzioni

Struttura

Prestazioni

Qualità/ prezzo

Se il video per noi è una cosa seria e vogliamo uno strumento capace di crescere con noi, la Pocket Cinema Camera 4K è la nuova pietra di paragone. Aggiungiamo ottima connettività e il software professionale di video-editing Davinci Resolve incluso (che da solo costa 269 €) e il rapporto qualità/prezzo si fa incredibile! DCM

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Specifiche tecniche MEDAGLIA D’ORO

3

1

2

4

Nikon Nikkor Z 50 mm f/1.8 S

Compatibile full-frame: Sì Lunghezza focale effettiva (APS-C): 75 mm Stabilizzazione di immagine: No Distanza minima di fuoco: 40 cm Correzione manuale autofocus: Sì Limitatore distanze di fuoco: No Messa a fuoco interna: Sì Filettatura filtri: 62 mm Lamelle del diaframma: 9 Protezioni contro polvere/umidità: Sì Accessori in dotazione: Tappo anteriore LC-62B da 62 mm, tappo posteriore LF-N1, paraluce baionetta HB-90, custodia CL-C1 Dimensioni: 76x87 mm Peso: 415 g Prezzo: 699 € Nitidezza

È l’ultimo in ordine alfabetico, ma merita il primo posto in quanto a prestazioni! w w w. n i t a l . i t

A

guardare solo le specifiche, sembra solo un altro obiettivo “normale” fisso, per quanto di buona qualità, ma la realtà è un’altra. Il percorso ottico comprende dodici elementi di cui due ED e due asferici per garantire contrasto e vividezza ottimi. Con un’ampia massima apertura di diaframma si pensa subito agli effetti di profondità di campo ridotta: ecco quindi le nove lamelle arrotondate a garantire alla luce un passaggio più fluido possibile, per un bokeh morbido e attraente. Esternamente, lo Z 50 mm f/1.8 S è notevolmente più grande e pesante del caro vecchio AF-S 50mm f/1.8G per attacco F, ma rispetto ad altri modelli Sigma e Tokina, sempre per lo stesso innesto, è ancora piacevolmente “portatile”. Il barilotto esibisce un singolo selettore AF/MF. Salta all’occhio l’assenza di controlli VR – ma del resto a questo obiettivo non serve la stabilizzazione, dato che Nikon Z 6 e Z 7 incorporano un sistema IBIS a cinque assi.

Prestazioni Nikon ha accorciato la distanza tra flangia e sensore dai 46,5 mm dell’attacco F ai soli 16 mm dell’attacco Z. Aggiungiamo il più grande diametro interno dell’attacco Z stesso (55 mm) e otteniamo una distanza molto inferiore da percorrere per la luce e lo spazio per una lente frontale più ampia. Il tutto si traduce in una qualità di immagine potenzialmente superiore. Alla prova dei fatti, non è solo marketing: questo “cinquantino” è incredibilmente nitido (solo minimamente meno del ben più costoso Z 35 mm f/1.8 S, l’obiettivo più nitido mai testato dai nostri laboratori). Le aberrazioni sono praticamente inesistenti a qualsiasi diaframma e non c’è traccia di distorsioni. Ottenere la massima nitidezza con la minuscola profondità di campo disponibile a f/1.8 richiede estrema precisione e in prova, su corpi macchina Z 7 e Z 6, lo Z 50 mm è riuscito a garantirla! DCM

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centro

1

Il rivestimento Nano Crystal Coat di Nikon minimizza riverbero e ghosting negli scatti contro luci intense. 2

È un’ottica per qualsiasi clima, con guarnizioni e giunture sigillate.

medio

bordi

Nitidezza (meglio i valori alti) Superare 2.000 ai margini e 3.000 al centro è semplicemente incredibile.

Fringing (meglio i valori vicini a 0) 0,16 I 50 mm sono normalmente resistenti alle aberrazioni, ma questo è particolarmente pulito. Distorsioni (meglio i valori vicini a 0) 0,01 È chiaro che un 50 mm non produce distorsioni paragonabili a quelle di un grandangolo, ma questo dato impeccabile è comunque ammirevole.

3

L’anello di controllo zigrinato della messa a fuoco manuale non è inutile in modalità AF: infatti, può essere impostato dal corpo macchina in modo che controlli ISO o compensazione dell’esposizione. 4

Il diaframma elettromagnetico assicura esposizioni costanti negli scatti a raffica.

Il verdetto

5,0

Un vero fuoriclasse

4

5

5

4,5

Funzioni

Struttura

Prestazioni

Qualità/ prezzo

Il nuovo attacco Nikon Z ha aperto la via a obiettivi che stanno ridefinendo i parametri della qualità ottica. In termini di lunghezza focale, lo Z 50 mm f/1.8 S può anche essere “normale” ma normale non lo è da nessun altro punto di vista!


ZONA KIT

N O V I TÀ C A M w w w.in s t a 3 6 0.c o m

Insta360 ONE X Oltre l’azione

Rideinito il concetto di action camera

Specifiche tecniche

1 1

2

2

3

G

razie al sistema di stabilizzazione FlowState i video catturati a 360° dalla Insta360 ONE X (a una risoluzione massima di ben 5.7K) appariranno stabili anche quando ripresi in condizioni estremamente precarie – per esempio durante una discesa in mountain bike o un salto con il windsurf. La cam è impermeabile ino a 5 metri e, all’occorrenza, può essere inserita nella custodia Dive per arrivare a 30 m. Inoltre, è in grado di... volare! L’accessorio opzionale Drifter, infatti, ci permette lanciare ONE X in ogni direzione per efettuare video da angolazioni inedite, senza temere per l’incolumità del dispositivo!

La cam può riprendere video stabilizzati in formato 5.7K @ 30 fps, 4K @ 50 fps, oppure 3K @100 fps

Apertura obiettivo: f/2.0 Risoluzione foto: 18 MP (6.080x3.040 pixel) Risoluzione video: 5.760x2.880/30 fps, 3.840x1.920/50 fps, 3.840x1.920/30 fps, 3.008x1.504/100 fps Formati foto: Insp, Jpeg (possono essere esportati via app), RAW (.DNG) Formati video: Insv, mp4 (possono essere esportati via app), LOG Codec video: H.264 Bitrate video: fino a 120 Mbps Stabilizzatore: integrato a 6 assi Scheda di memoria: 1x MicroSD (raccomandato modello UHS-I/V30) Wireless: Wi-Fi, Bluetooth a basso consumo Batteria: da 1.200 mAh; autonomia: circa 60 minuti durante le riprese a 5.7K/30 fps o 4K/50 fps Dimensioni: 115x48x28 mm Peso: 115 g (con batteria) Prezzo: 460 €

La grande eredità

1

I fotograi apprezzeranno la possibilità di scattare in formato RAW (DNG) per la massima qualità possibile. 2

Basta un clic per trasferire al volo le immagini sui nostri dispositivi mobili. L’app per Android e iOS permette di elaborare i video senza bisogno di un computer.

Con la cam, capace di riprese in formato 5.7K/30 fps, 4K/50 fps, 3K/100 fps, possiamo realizzare anche splendidi slow-mo a 3K a 100 fps e hyper-lapse stabilizzati di grande impatto. Attraverso l’app ONE X per Android e iOS potremo poi procedere con l’editing dei contenuti in piena mobilità, senza bisogno di avere a portata di clic un computer. Per selie ad alto livello adrenalinico, procuriamoci l’Invisible Selfie Stick che, via algoritmi avanzatissimi, sparirà come per magia dalle riprese. La Insta360 One X pesa 115 g, ha dimensioni pari a 115x48x28 mm e costa 460 €. È distribuita da Nital, www.nital.it/insta360

Inseriamo la ONE X nel “missile” Drifter e lanciamola in aria in ogni direzione (senza temere che si rompa!): otterremo riprese da prospettive davvero inusuali.

3

Sono tanti gli accessori extra per la cam di Insta360, tra cui stick di ultima generazione e custodie protettive a prova di... tutto! DCM

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ZONA KIT

Guida all’acquisto

Esposimetro

I modelli esterni non sono una reliquia del passato: sono ancora utilissimi e possono fare cose che l’esposimetro integrato nella fotocamera non può fare...

C

i siamo così abituati agli esposimetri incorporati in reflex, mirrorless e compatte che abbiamo cominciato a dimenticarne i limiti. L’esposimetro interno, infatti, può misurare solo la luce riflessa da qualsiasi cosa sia all’interno dell’inquadratura al momento della lettura. Non può quantiicare la luce che cade sul soggetto, che spesso è più importante, e non è progettato per andarsene in giro ed eseguire misurazioni di aree diverse della scena. Queste cose, invece, le fanno gli esposimetri esterni. La maggior parte è dotata di un accessorio che misura la luce “incidente” e tutti sono perfetti per controllare i valori di luminosità di diverse zone della scena. È difficile che possano essere pratici per la fotografia a mano libera, ma sono ideali quando la fotocamera è su treppiede e sono essenziali in studio, con flash e luci artificiali. Quasi tutti infatti misurano l’intensità del flash oltre alla luce ambientale (l’esposimetro interno no). Ecco dunque sette funzioni chiave da conoscere...

1 Angolo di copertura

4 Lettura del flash

Gli esposimetri interni TTL sono limitati dall’angolo di copertura dell’obiettivo e dal tipo di lettura (spot o media, per esempio). Con un esposimetro manuale, l’angolo di copertura in genere è fisso, per esempio 40°.

Quasi tutti i modelli possono misurare l’intensità del lampo del flash con l’accessorio per la luce incidente. Senza esposimetro esterno, le uniche alternative sono una serie di prove con flash manuale e la modalità automatica TTL.

2 Lettura spot

5 Gamma delle sensibilità

Con questa funzione, guardiamo in un mirino per centrare un’area spot su un punto della zona che vogliamo misurare. Somiglia alla modalità spot della fotocamera, ma è più veloce ottenere letture delle diverse parti di una scena.

Gli esposimetri manuali non sono necessariamente più sensibili rispetto a quelli interni. Se prevediamo di lavorare in condizioni di scarsa luce, controlliamo il valore minimo di sensibilità del modello che ci interessa: 0EV va bene con luci artificiali, ma per il chiaro di luna è meglio scendere a -2EV e per fotografare le stelle anche a -6EV.

3 Lettura incidente Montiamo una cupoletta semi-trasparente sul lettore, ci portiamo vicino al soggetto e puntiamo l’esposimetro verso la fotocamera. Con la lettura incidente misuriamo la luce che cade sul soggetto, senza che i colori di questo possano influenzare il risultato: è ideale per still-life e ritratti.

Buono, migliore, ottimo

Tre esposimetri manuali consigliati

Gossen Digisix 2 circa 150 € online

Sekonic L-308X Flashmate circa 210 € online

Pesante solo 40 g, il Digisix 2 è abbastanza piccolo da poterlo portare al collo. Ofre lettura di luce riflessa su un angolo di 25° e può leggere la luce incidente attraverso la cupoletta semi-trasparente.

Il Sekonic L-308X si inila in una tasca ed è alimentato da una pratica batteria AA anziché “a bottone”. Può misurare luce riflessa (su un angolo di 40°), luce incidente e flash.

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DCM

Sekonic L-858D Speedmaster circa 600 € online

6 Display analogico o digitale I modelli tradizionali e quelli contemporanei economici possono mostrare una ghiera di misurazione analogica molto simile: allineiamo il puntatore al valore indicato e leggiamo le possibili combinazioni di tempo e diaframma. I modelli dotati di display digitale indicano l’intensità della luce con un valore numerico, di solito espresso in EV.

7 Priorità di diaframma e di tempo

I modelli moderni, con display digitale, possono replicare le modalità di Modello di esposizione a priorità di diaframma o di fascia alta, tempo, quindi se vogliamo scattare con ofre lettura una determinata apertura di diaframma, spot della luce riflessa, lettura incidente per soggetti per esempio, l’esposimetro può dirci quale tempo di scatto accoppiare. tridimensionali o piatti, Con alcuni è anche possibile bloccare grazie alla Lumisfera sia tempo sia diaframma per trovare retrattile, e supporto il livello ISO necessario all’esposizione. completo per il flash.


Cosa cercare in un esposimetro Prendiamo il Sekonic L-858D come guida ad alcune funzioni chiave Testa rotante Quando eseguiamo letture di luce incidente, non è sempre facile trovare una posizione da cui non bloccare la luce. Con questo Sekonic possiamo ruotare la testa a 180° e mantenere il display visibile da qualsiasi angolazione.

Lumisfera retrattile La misurazione della luce incidente è vitale in molte situazioni, ma deve essere eseguita con precisione. Il Sekonic L-858D ha una speciale Lumisfera che si estende per la lettura degli oggetti 3D e si ritira per leggere le superici piatte.

Lettura spot La lettura spot di questo modello è laterale: guardiamo nell’oculare del mirino (dotato di regolazioni diottriche) per vedere la scena attraverso l’ottica sull’altro lato e allineiamo il piccolo cerchio centrale con l’area di cui vogliamo una misurazione.

Display touch Il grande schermo del Sekonic visualizza più dati e offre maggior spazio per i controlli touch di modalità e impostazioni. Basta toccare i valori di tempo di scatto o diaframma, per esempio, per vedere diverse combinazioni di parametri espositivi.

Ingresso flash Misurare la potenza del flash è più semplice se possiamo attivare il lampo direttamente dall’esposimetro. Possiamo collegare il flash via cavo a questa presa, ma l’L-858D può essere anche connesso ai controller di Elinchrom, PocketWizard e Phottix.

Struttura impermeabile Non ci si pensa quasi mai, ma se dobbiamo scattare in condizioni climatiche difficili abbiamo bisogno di un esposimetro tanto protetto quanto la fotocamera, altrimenti non potremo nemmeno tirarlo fuori. Il Sekonic L-858D è dotato di protezioni impermeabili.

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ZONA KIT

Huawei P30

PRO

Il colosso cinese mette ultragrandangolare e tele al servizio della smartphotography

L’

escalation tecnologica nel settore degli smartphone ha raggiunto un livello e una rapidità difficile da prevedere anche solo pochi anni fa. L’attenzione del grande pubblico (e quella del mercato) si è sostanzialmente polarizzata attorno ai prodotti dei “Big3”: Apple, Huawei e Samsung, inseguiti da moltissimi competitor di eccellente lignaggio ma che non riescono ad afascinare veramente gli utenti e a crearsi una potente brand identity. Se oggi l’ultra velocità dei processori, le interfacce utente e la capacità di memoria nei dispositivi dei Big3, almeno per i prodotti top di gamma, sono ormai sostanzialmente equivalenti, la vera sfida si gioca sulle performance dei sistemi di intelligenza artificiale e soprattutto sulle capacità fotografiche. Visto che noi siamo particolarmente sensibili alle soluzioni che ci permettono di realizzare belle immagini, onore al merito a Huawei che più di tutti gli altri marchi ha puntato sulla fotografia sviluppando smartphone 110

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innovativi, di notevole qualità e realmente efficienti dal punto di vista dell’imaging.

Un po’ di storia La strategia di Huawei fu chiara fin dal lancio del P9 nel 2016 – il primo prodotto figlio dell’alleanza con Leica. Un binomio che in molti definirono la “strana coppia”: una rampante e giovane azienda hi-tech cinese che unisce le forze con un aristocratico produttore fotografico tedesco con un secolo di storia sulle spalle. Ma gli attuali risultati hanno dato più che ragione a chi ha deciso questa partnership. Secondo una ricerca di mercato commissionata dall’azienda cinese all’agenzia Lightspeed Research era emerso che il desiderio dei consumatori era di avere tutta la potenza di una reflex ma in un formato tascabile con tanto di zoom capace di non far rimpiangere Astrofotograia tascabile La combinazione fra il nuovo super sensore del P30 Pro e la tecnologia Night Mode permette scatti spettacolari.


la definizione di immagine offerta da altri tipi di apparecchi. In particolare, il 68% degli utenti intervistati dichiarò che il device dei sogni era quello capace di garantire “uno scatto memorabile al primo tentativo”, mentre addirittura il 90% desiderava uno smartphone dotato di fotocamera che consentisse di effettuare zoomate senza perdere in definizione. Huawei oggi li ha accontentati.

Gli obiettivi firmati Leica Se con i recenti P20 Pro e Mate 20 Pro la sezione fotografica Huawei-Leica si era ampiamente imposta sulla concorrenza, con il lancio del nuovissimo P30 Pro, al momento, non ce n’è per nessuno. Abbiamo avuto modo di testare le prestazioni della fotocamera posteriore con obiettivi Leica (dei quali uno è l’originale teleobiettivo a periscopico da 125 mm stabilizzato) e del nuovo sensore principale CMOS Huawei Super Spectrum con sensibilità dichiarata di ISO 409.600 ed esclusivo filtro Bayer RYYB, che inserisce il giallo al posto del verde dei comuni filtri RGB proprio per migliorare la capacità di catturare la luce. I risultati, in quanto a resa dei dettagli, bilanciamento cromatico ed efficienza in condizioni di luce critica (specie negli scatti grandangolari in formato RAW) ci hanno sorpreso nonostante fossimo preparati. Vale la pena sottolineare che i file da 7.280x5.456 pixel memorizzati in DNG pesano circa 80 MB. Niente male per un telefonino... Il sistema Quad Camera del P30 Pro si compone di un obiettivo 27 mm f/1.6 OIS dietro al quale lavora, appunto, il sensore Super Spectrum da 40 megapixel; di un’ottica Ultra Wide da

16 mm f/2.4 accompagnata da un sensore da 20 megapixel e di un tele “a periscopio” 125 mm f/3.4 stabilizzato con sensore da 8 megapixel. Quando viene descritta, la fotocamera del P30 Pro è definita come dotata di zoom ma in realtà si tratta di una tecnologia che grazie a un sistema ibrido simula il cambiamento fluido di focale. È un vero tele ottico solo a 125 mm, mentre le focali superiori, che arrivano fino all’incredibile 50x (1.250 mm equivalenti), sono ottenute grazie a interpolazioni digitali. Il sensore ToF (Time of Flight) è posizionato a fianco dei gruppi ottici e si occupa della mappatura 3D che supporta gli effetti bokeh con sfocatura digitale a 40 step che garantisce risultati molto naturali. A tutto questo si aggiunge la fotocamera frontale f/2.0 con sensore da 32 MP per selfie che trova spazio nel notch a goccia dell’ampio display Full HD+ da 6,47 pollici. Merita una citazione anche la modalità Super Macro gestita dall’IA che la attiva con soggetti più vicini di 2,5 cm. Chiudiamo con un cenno all’ormai celebre Night Mode che è stato ulteriormente migliorato e che nelle lunghe esposizioni gestisce egregiamente il bilanciamento della luce su oggetti fissi e in movimento, permettendo, addirittura, la realizzazione di riprese astronomiche che, con un po’ di lavoro in post-produzione, si rivelano molto interessanti e divertenti.

Uno smartzoom super versatile!

ULTRAGRANDANGOLARE 16 MM

GRANDANGOLARE 27 MM

TELE 125 MM

Una progettazione accurata Il sistema di lenti Leica Vario Summilux H 1.6-3.6/16-125 ASPH stabilizzato comprende il tele a periscopio con prisma, una soluzione che vedremo presto su molti modelli.

TELE 250 MM

SUPERTELE 1.250 MM Le prestazioni del sistema Quad Cam sono davvero notevoli in particolare a 27 mm/ 40 MP. Il supertele 50x è ovviamente da utilizzare con parsimonia.

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NEWS Le novità dal mondo della fotograia C A NON EOS 2 5 0 D

REFLEX DA VIAGGIO

Compatta e leggerissima, è pronta a venire in vacanza con noi, ovunque

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er il 16° anno consecutivo, dal 2003 al 2018, Canon si è posizionata al primo posto nel mercato delle fotocamere digitali con obiettivi intercambiabili (relex e mirrorless). Un successo che si deve anche a modelli “per tutti” come la EOS 250D (580 € solo corpo, 680 € con obiettivo EF-S 18-55mm F4-5.6 IS STM), erede della fortunata EOS 200D di cui – oltre al sensore da circa 24 MP con gamma ISO da 100 a 25.600 e frequenza di scatto di 5 fps – conserva la principale peculiarità: l’ingombro contenuto. La nuova arrivata, infatti, misura soltanto 122,4x92,6x69,8 mm, pesa circa 450 grammi e rimane la relex con schermo snodato più leggera al mondo. Per il resto, le novità sono poche, individuabili in un design un po’ più squadrato e, soprattutto, nella presenza del motore di elaborazione dei dati di ultima generazione DIGIC 8 che, a differenza del modello precedente, consente alla macchina di riprendere video in formato 4K UHD 25p. La EOS 250D può farlo, tuttavia, soltanto senza l’ausilio della veloce tecnologia di messa a fuoco Dual Pixel

Specifiche tecniche Sensore: Dual Pixel CMOS AF da 24,1 MP, formato APS-C (22,3x14,9 mm) Processore: DIGIC 8 Autofocus: 9 punti AF a rilevamento di fase, punto AF centrale a croce a f/5.6 Gamma ISO: da 100 a 25.600 (espandibile 51.200) Lettura esposimetrica: 63 zone di misurazione Video: 4K UHD (3.840x2.160) a 23,98/25p Mirino ottico: a pentaspecchio, copertura circa 95%, ingrandimento 0,87x Scheda di memoria: SD, SDHC, SDXC (UHS I) Schermo: touchscreen snodato da 3” e 1.040.000 punti Scatto continuo: 5 fps Connettività: Bluetooth a basso consumo, Wi-Fi Batteria: Ricaricabile agli ioni di litio LP-E17; autonomia (standard CIPA): circa 1.070 scatti Dimensioni: 122,4x92,6x69,8 mm Peso: 450 g (solo corpo, con batteria e scheda di memoria) Prezzo: 580 € (solo corpo) 112

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AF, disponibile solo in modalità Full HD e fotograica Live View, per cui nelle registrazioni 4K dovremo afidarci all’autofocus a rilevamento di contrasto, molto più lento. Inoltre, saremo costretti anche a sopportare un severo ritaglio dell’immagine (circa 2,6x) per cui, ad esempio, l’ottica kit 18-55 perderà del tutto la sua estremità grandangolare. Ampi passi avanti sono stati fatti nell’ambito della messa a fuoco Dual Pixel in modalità Live View: la relex fornisce ora ben 3.975 punti AF selezionabili dall’utente, nuovi modi AF e una sensibilità ino a -4EV (contro i -2EV della 200D). Inoltre, la batteria è ora certiicata per una durata di più di 1.000 scatti a ricarica (erano 650). Per ulteriori informazioni visitiamo il sito www.canon.it La piccola reflex di Canon è disponibile nelle colorazioni nero, argento e bianco.

Memorie da professionisti Lexar propone ai fotografi e ai videomaker moderni le schede di memoria della gamma Professional 1667x SDXC UHS-II, disponibili con tagli fino a 256 GB. Impeccabili per le riprese 4K e per gli scatti a raffica in formato RAW, supportano le specifiche UHS-II (UHS Speed Class 3 (U3)), ma sono retrocompatibili anche con i dispositivi UHS-I e non-UHS. La gamma completa su www.lexar.com Sony ha intanto annunciato lo sviluppo di CEB-G128, una scheda di memoria CFexpress ultraveloce di tipo B di nuova generazione 2 – ideale per l’uso professionale. Grazie a una velocità di ben 1.700 MB/s in lettura, unita a una solidità che la rende totalmente affidabile, questa memory card è pronta per l’evoluzione futura dei dispositivi digitali (anche tramite semplice update del firmware, come nel caso delle Nikon Z). La CFexpress di tipo B si basa su una nuova specifica, che adotta l’interfaccia aggiornata PCIe 3 Gen3, standardizzata dalla CompactFlash Association. La scheda di memoria di Sony ha una capacità di 128 GB, ma in futuro è previsto anche il lancio di versioni da 256 GB e 512 GB. www.sony.it


SON Y R X0 I I

LA PIÙ PICCOLA E LEGGERA Ed è pronta a configurazioni che prevedono fino a 100 fotocamere!

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la seconda versione di quella che sembra un’action cam ma è a tutti gli effetti una fotocamera premium ultracompatta, robusta e impermeabile. Dotata di sensore da un pollice di tipo “stacked” da 15,3 MP, del processore BIONZ X di ultima generazione e di un’ottica grandangolare issa Zeiss Tessar T* 24 mm F4 con stabilizzatore integrato, la RX0 II misura appena 59x40,5x35 mm (sta comodamente in tasca) e ha un peso di soli 132 g. La Mark II è in grado di scattare ino a 16 foto al secondo e offre la possibilità di riprendere in 4K Ultra HD 30p con lettura completa dei pixel senza pixel binning, raccogliendo circa 1,7 volte la quantità di dati necessaria:

questa “sovracampionatura” riduce la comparsa di effetto moiré e a gradini, così da assicurare clip ad altissima deinizione luidi e di grande qualità. Mediante l’applicazione Imaging Edge Mobile è possibile controllare ino a 5 RX0 II in modalità wireless e da 6 a 50 fotocamere mediante access point (a partire dall’estate 2019) per opportunità di scatto e ripresa davvero creative e innovative. www.sony.it

NIKON MASTER DIRECTOR, IL RITORNO Al via la 2a edizione del social talent show per videomaker

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a prima edizione è stata un successo: oltre 1.300 iscritti, oltre 1 milione di views online e più di 6 milioni di persone raggiunte. La seconda ambisce a esserlo di più! Riparte tra grandi attese Nikon Master Director, il primo social talent show dedicato al mondo del filmmaking, fortemente voluto da Nital e Traipler.com. Un viaggio itinerante alla ricerca dei migliori talenti italiani in ambito video. Otto città, due filmmaker finalisti per tappa, due categorie di partecipazione (“Pro” e “Passion”), due “Nikon Master Director” (uno per categoria). Catania, Napoli, Milano, Bologna, Roma, Torino, Venezia, Bari (per il casting)/ Matera (per la competition): in ciascuna di queste città tutti i videomaker partecipanti saranno coinvolti in prove professionali e sfide imprevedibili che decreteranno i 16 concorrenti (due per tappa) che accederanno alla finale e si contenderanno il titolo di Nikon Master Director 2019. Protagonisti del tour, insieme a tutti i partecipanti, due selezionatori d’eccezione: Aldo Ricci, tra i videomaker più apprezzati in Italia, e Riccardo Petrillo, videomaker professionista e vincitore del Nikon Master Director 2018. Per iscriversi basta collegarsi al sito www.master-director.it: fatelo in fretta, c’è ancora spazio per le tappe di Bologna (entro il 16/5), Venezia (18/05), Roma (23/5), Napoli (25/05), Catania (30/5) e Bari (08/06)!

Pronta per le avventure di grandi e piccini! Nikon pensa alle nostre future vacanze e lancia la Coolpix W150, una compatta capace di resistere agli urti da un’altezza massima di 1,8 metri e al freddo fino a -10°C. È anche antipolvere e consente di fotografare in acqua fino a una profondità di 10 m. Grazie all’obiettivo sistemato in posizione centrale, può essere impugnata facilmente a due mani anche dai bimbi. È possibile scegliere tra un menu per grandi e uno dedicato ai più piccini – quest’ultimo ricco di coloratissime schermate e simpatici personaggi che rendono ancora più divertenti le riprese, sia fotografiche sia video Full HD 30p con audio stereo. Dotata di sensore CMOS da 13,2 MP e obiettivo con zoom ottico 3x (equivalente a 30-90 mm), la W150 consente l’immediata condivisione delle immagini con smartphone o tablet connessi via Snapbridge. È sufficiente installare l’app dedicata per iOS o Android e potremo anche scattare a distanza. Nikon Europe ha commentato: «La W150 è un’ottima fotocamera “punta-e-scatta” impermeabile. I bambini possono divertirsi, i genitori non devono preoccuparsi, ed è disponibile in un’ampia gamma di colori vivaci. Se siete fuori per un weekend con gli amici, questa è la fotocamera che è sempre pronta a immortalare i momenti più divertenti!». La nuova Nikon è disponibile nei colori arancione, blu, bianco e nella fantasie “flower” e “resort”. Tra gli accessori opzionali c’è la cinghia galleggiante e impermeabile, facile da individuare grazie alla vivace colorazione gialla. www.nital.it

LE NOVITÀ PANASONIC PER LE NOSTRE VACANZE

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l marchio giapponese lancia due fotocamere dedicate a chi ama fotografare in viaggio ma non vuole portare con sé chili di attrezzatura sulle spalle. La Lumix FZ1000 II (850 €) è una compatta “bridge” con sensore CMOS (in formato da 1 pollice) con risoluzione pari a 20,1 MP, caratterizzato da un elevato rapporto segnale/rumore e dunque capace di fornire immagini nitide e chiare anche in ambienti poco illuminati – con l’aiuto determinante dello stabilizzatore integrato a 5 assi. Lo zoom ottico Leica 16x offre una gamma di aperture massime da f/2.8 a f/4 e un range di focali di 25-400 mm (35 mm equiv.) che si adatta sia alle foto paesaggistiche e di ritratto sia a quelle naturalistiche. La fotocamera di Panasonic è in grado di scattare raffiche di 12 fps (con AF-S) e dispone di un otturatore elettronico ad alta velocità in grado di raggiungere tempi di 1/16.000 di secondo. Non manca la collaudata modalità “4K Photo” che permette di estrapolare singoli fotogrammi dai video 4K e di salvarli come JPEG da 8 MP, l’ideale per non perdere mai “l’attimo giusto”. Restando ai filmati, la FZ1000 II può riprenderli alla risoluzione di 3.840x2.160 pixel a 30/25/24p. Il mirino Live View Finder OLED ad alta velocità e precisione da 0,39 pollici ha una risoluzione di 2.360.000 punti e un ingrandimento di 0,74x. Il display posteriore da 3 pollici e 1.250.000 punti con controllo “touch” è in grado di ruotare di 180° lateralmente e 270° verso l’alto e il basso, per scattare da ogni angolazione.

La Lumix TZ95 (450 €) da 20,3 MP fa parte della famiglia Travel Zoom ed è quindi caratterizzata da dimensioni compatte che però lasciano spazio a un super zoom 30x con focale da 24 mm a ben 720 mm (35 mm equivalenti), stabilizzatore ottico d’immagine POWER O.I.S. e funzione Zoom Compose Assist che aiuta il fotografo a “seguire” i soggetti in movimento quando escono dall’inquadratura. È possibile riprendere in 4K e scattare in RAW, con raffiche fino a 10 fps (AF-S) o 5 fps in modalità AF-C. Per le inquadrature si può usare il touchscreen orientabile o il mirino elettronico da 0,21 pollici e 2.330.000 punti. www.fowa.it

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NEL PROSSIMO NUMERO Colori impeccabili

Gli ISO Scopriamo come gestire la sensibilità del sensore per ottenere immagini ricche di dettaglio e senza troppo rumore anche in condizioni di luce precarie.

Proseguono le lezioni dell’ambassador EIZO Marco Olivotto sulla calibrazione perfetta dei nostri monitor

Attenzione, per motivi redazionali, i contenuti potrebbero variare

ISO 400

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Maestri di Photoshop I videotutorial per usare al meglio i programmi di Adobe

Panasonic Lumix S1R La prova su strada e in laboratorio della nuova mirrorless full-frame.

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