Giornale terra 2014

Cantine Bonelli

VIII incontro di studio

La TERRA è MADRE del VINO

8°incontro di studio

14 giugno 2014 Cantine Bonelli – Rivergaro

1

2

Giornale dell’incontro di studio

3

4

Vino e salute Enzo Grossi Docente corso “Cultura e Salute” - Università degli Studi di Milano Advisor Padiglione Italia EXPO 2015 Le parole del vino Fausto Colombo Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo Facoltà di Scienze politiche e sociali - Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Goliardiche canzonacce da osteria Andrea Barbieri, Paolo Capelli, Umberto Capelli Aspiranti giullari Coordinatore: Simona Segalini, giornalista 5

ENZO GROSSI

Docente corso “Cultura e Salute” - Università degli Studi di Milano Advisor Padiglione Italia EXPO 2015

Medico Chirurgo, gastroenterologo, nato e residente in Milano. Clinico, ricercatore, docente in ambito universitario, manager di ricerca e sviluppo con lunga esperienza nella epidemiologia clinica e nella medicina farmaceutica. Il dr. Grossi è stato coinvolto in ricerca preclinica, clinica e registrativa su una ottantina di

principi attivi di sintesi ed estrattivi naturali

nel contesto di

Industrie Farmaceutiche nazionali e multinazionali.

Negli ultimi dieci anni ha svolto ricerche in campo informatico e matematico nell’ambito della cosiddetta Computational Medicine.

Attualmente opera come professore a contratto presso l’università IULM di Milano per l’insegnamento della materia Cultura e Salute, come Advisor scientifico della Fondazione Bracco, e come Direttore Scientifico dell’Istituto Villa Santa Maria di Tavernerio (Co). È membro fondatore del Centre for Computational and Methematical Biology dell’Università Denver Colorado. È autore di circa 300 pubblicazioni scientifiche con un H index di 21.0 e di oltre 250 contributi a congressi nazionali ed internazionali, nonché di numerosi libri.

Ha intrattenuto collaborazioni come referee per una ventina di riviste medicoscientifiche internazionali.

Negli ultimi anni si è dedicato in maniera particolare alle relazioni tra consumo culturale e benessere psicologico. E’ convinto che ogni paziente debba essere considerato con un approccio "olistico" e secondo un metodo multidisciplinare.

Per

questo

bisogna

mettere

in

comunicazione

campi

e

competenze

apparentemente molto distanti tra loro.

enzo.grossi@bracco.com

6

7

VINO E SALUTE

Nella letteratura medica esistono oltre 12000 articoli che comprendono il termine vino. 2000 di questi riguardano i rapporti tra vino e salute umana. Il numero

delle

pubblicazioni

a

questo

riguardo

è

andando

crescendo

insistentemente negli ultimi 60 anni come è visibile dalla figura sottostante, ricavata da Pub Med.

Articoli scientifici pubblicati sul tema vino e salute dal 1948.

8

Un grave problema metodologico

La maggior parte degli studi epidemiologici che riguardano il vino sono stati effettuati in paesi dove l’interesse prevalente è sull’alcool piuttosto che sul vino e dove l’alcool rappresenta spesso un problema sociale. Dato che l’alcool ha per se azioni biologiche favorevoli e sfavorevoli a seconda della dose è difficile estrarre dagli studi il valore aggiunto dato dai componenti extra alcoolici del vino se negli studi si tiene solo conto dell’assunzione di bevande contenenti alcool e quindi anche del vino espressa in “grammi di alcool”.

Questo mancato disaccoppiamento tra alcool e vino ha fatto sì che la letteratura focalizzi soprattutto gli aspetti potenzialmente negativi, legati all’eccessivo introito di alcool più che gli aspetti positivi legati ai costituenti nobili del vino. Il vino rosso infatti contiene da 1 a 2

grammi per litro di

polifenoli, una classe molto eterogenea di composti a cui si attribuiscono proprietà benefiche per la salute e per la quale non esiste un concetto di soglia di pericolosità. Basti pensare che la attività antiossidante di un bicchiere di vino rosso (150 ml) è equivalente a quella che si trova in: 2 tazze di the verde , 5 mele, 5 porzioni

di cipolle, 5.5 porzioni di melanzane, 500 ml di birra, 7

bicchieri di succo d’arancia, 20 bicchieri di succo di mela! Definire quindi il contributo del vino sulla salute è metodologicamente complesso per la presenza di due tipi di costituenti, il primo ( alcool) con una relazione dose risposta non lineare

( effetto benefico a basse dosi e nocivo a dosi alte) il

secondo ( polifenoli ) con una relazione dose risposta lineare di segno positivo ( benefico).

9

L’importanza di bere il vino ai pasti

Il primo messaggio emergente dagli studi scientifici sul vino e in particolare sul vino rosso è che il beneficio ottenibile è strettamente connesso con il consumo ai

pasti.

Il

consumo

di

vino

rosso

durante

un

pasto

grasso

riduce

significativamente lo stress ossidativo legato all’assorbimento di lipoproteine ossidate riducendo l’eccesso di potenziale lesivo prima che vengano assorbite ed entrino in circolo. Come dimostrano gli studi condotti da scienziati di fama mondiale come il prof. Fulvio Ursini dell’Università di Padova, Il consumo di vino rosso durante i pasti riduce gli effetti negativi dei grassi ossidati presenti nei cibi grassi. E’ interessante notare che la tradizione gastronomica italiana impone l’uso di vino rosso come accompagnatore dei piatti succulenti a base di cacciagione o di maiale, quasi come se i nostri antenati, avessero scoperto questa base scientifica da tempo immemorabile. Nessuno ad esempio ha mai visto in Lombardia un commensale accompagnare la Cazzoeula con dell’acqua minerale..!

Che Bere vino durante i pasti sia

fondamentale è dimostrato da uno studio

pubblicato nel 2001 da Trevisan e collaboratori ( Ann Epidemiol 2001;11:312319) nel quale oltre 15000 soggetti adulti sono stati seguiti per sette anni. I bevitori fuori pasto hanno avuto un tasso di mortalità significativamente più alto rispetto ai bevitori durante i pasti.

Evidenze scientifiche sul beneficio del vino sulla salute

I grandi studi sui rapporti tra consumo di vino e mortalità disponibili in cui è stato possibile disaccoppiare il consumo di vino da quello di bevande alcooliche dimostrano inequivocabilmente che il vino esercita un effetto positivo sulla longevità, riducendo quasi del 50% il rischio di mortalità come è visibile dalla figura tratta dal lavoro di Gronbaek.

10

E’ stato calcolato che se ogni americano bevesse due bicchieri di vino al giorno, le malattie cardiovascolari, che rappresentano quasi il 50% dei decessi in questa popolazione, potrebbe essere ridotte del 40%, e potrebbero essere risparmiati ogni anno 40 miliardi di dollari.

Studi prospettici recenti

hanno dimostrato che L’incidenza della demenza

senile o dell’Alzheimer in moderati bevitori di vino (3/4 bicchieri al giorno) è infatti decisamente inferiore rispetto ai non bevitori (consumo occasionale) e anche

ai

leggeri

consumatori

(1/2

bicchieri

al

giorno).

Tali

risultati

epidemiologici, confermati in ognuno dei Paesi coinvolti, identifica il vino come elemento protettivo utile. Ancora non è chiarito se, questo manifesto beneficio salutistico, sia da attribuire al ruolo nella protezione cardiovascolare o all’elevato contenuto in polifenoli. Non c’è quindi razionale a suggerire a persone anziane di smettere di bere vino.

Oltre alla notevole riduzione del 11

rischio di Malattia di Alzheimer altri studi hanno dimostrato che il consumo di 2-4 bicchieri di vino al giorno riduce il rischio di depressione del 30%.

Per quanto riguarda le malattie metaboliche I risultati di recenti ricerche sembrano avvalorare l'ipotesi che i fattori di rischio della cosiddetta sindrome metabolica (quel complesso sistema di cause e fattori che portano a malattie cardiovascolari gravi) vengono ridotti con l’assunzione di moderate quantità di vino rosso, attraverso la sintesi di ossido nitrico endoteliale (eNOS). Questa ipotesi è sostenuta anche da osservazioni epidemiologiche, anche se ha bisogno di ulteriori convalide sperimentali sugli esseri umani.

Nel campo delle malattie tumorali i dati sono ancora piuttosto controversi, soprattutto in ragione della confusione tra vino e alcool. Allarmanti alcuni studi che indicano proprio l’alcol come fattore di promozione di alcune forme di cancro (oro-faringeali, all’esofago e forse anche al seno, retto e ovaie) mentre rassicuranti altri studi epidemiologici che evidenziano come il consumo di vino si associa ad una riduzione del rischio di tumore polmonare. I dati provengono da tre studi prospettici condotti su oltre 28.000 soggetti. L’effetto protettivo è attribuito alle proprietà antiossidanti.

Meccanismi biologici

Ma quali sono i meccanismi biologici di questo straordinario effetto protettivo?

La moderata quantità di alcool presente nel vino esercita una serie di effetti biologici la cui positività o negatività dipende dalla dose assunta. L’alcool a basse dosi esercita effetti benefici sulla digestione, stimolando la secrezione pancreatica ad esempio e sulla funzione vascolare, grazie ad una azione vasodilatante. Quando la dose di alcool supera una certa soglia gli effetti negativi prevalgono su quelli positivi. Fortunatamente l’assunzione di alcool attraverso il vino in quantità moderare è relativamente lontana dalla soglia di pericolosità.

Sono in realtà i componenti fenolici del vino ad essere fondamentali, perché hanno la proprietà di concorrere a reazioni di ossido-riduzione e quindi 12

possono,

come

è

ampiamente

dimostrato

in

vitro

sperimentalmente

neutralizzare i radicali liberi dell’ossigeno, che a loro volta sono responsabili dei danni cumulativi alle cellule che portano a malattie croniche degenerative.

Uno dei meccanismi attraverso i quali i polifenoli esercitano tali effetti sembra essere un’azione diretta sull’espressione genica degli enzimi del ciclo del glutatione ridotto, un costituente chiave nei sistemi di protezione cellulare dai danni da radicali liberi dell’ossigeno.

Al di là dei noti effetti antiossidanti, di cui tuttavia vi è un dibattito notevole sulla reale consistenza in vivo, la presenza dei polifenoli e in particolare del resveratrolo sembra esprimere un notevole effetto protettivo sullo stato di salute attraverso l’attivazione delle sirtuine, potenti sistemi di controllo della stabilità del DNA. In particolare la attivazione di sirtuina , una deacetilasi NAD +-dipendente la cui espressione aumenta a seguito di restrizione calorica, si è dimostrata in grado di estendere la durata della vita in diverse specie animali.

Conclusioni

Possiamo quindi concludere dicendo che il corpo delle evidenze degli effetti benefici del vino sulla salute è sostanzioso ed in continua crescita. I dati più convincenti

riguardano

la

protezione

dalle

malattie

cardiovascolari

e

neurodegenerative, che peraltro costituisco la principale causa di morte nel mondo occidentale. Ulteriori studi sono necessari per stabilire il ruolo del vino nella protezione dalle malattie metaboliche e dai tumori, ma tutto fa ritenere che anche qui gli effetti possano essere importanti.

L’imminenza di EXPO 2015 dovrebbe stimolare iniziative divulgative tese a promuovere la divulgazione di cosa è e cosa rappresenta il vino made in Italy.

E’ auspicabile che cultura italiana del vino che vede questo prodotto come un alimento e non come semplice bevanda costituente essenziale della dieta mediterranea e probabilmente il maggior effettore dei suoi

benefici possa

essere diffusa nei paesi che rappresentano mercati emergenti a tutto vantaggio nel nostro bilancio economico.

13

Bibliografia selezionata Aleixandre JL, Aleixandre-Tudó JL, Bolaños M, Aleixandre-Benavent R.Mapping the Scientific Research on Wine and Health (2001-2011). J Agric Food Chem. 2013 Nov 25.

Estruch R, Salas-Salvadó J. "Towards an even healthier Mediterranean diet". Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2013 Dec;23(12):1163-6.

Gea A, Beunza JJ, Estruch R, Sánchez-Villegas A, Salas-Salvadó J, Buil-Cosiales P, GómezGracia E, Covas MI, Corella D, Fiol M, Arós F, Lapetra J, Lamuela-Raventós RM, Wärnberg J, Pintó X, Serra-Majem L, Martínez-González MA; PREDIMED GROUP. Alcohol intake, wine consumption and the development of depression: the PREDIMED study. BMC Med. 2013 Aug 30;11:192.

Georgiev V, Ananga A, Tsolova V. Recent advances and uses of grape flavonoids as nutraceuticals. Nutrients. 2014 Jan 21;6(1):391-415.

Grønbaek M, Becker U, Johansen D, Gottschau A, Schnohr P, Hein HO, Jensen G, Sørensen TI. Type of alcohol consumed and mortality from all causes, coronary heart disease, and cancer.

Ann Intern Med. 2000 Sep 19;133(6):411-9 Habauzit V & Morand C: Evidence for a protective effect of polyphenols-containing foods on cardiovascular health: an update for clinicians. Ther Adv Chronic Dis (2012) 3(2) 87–106 Pollack RM, Crandall JP. Resveratrol: Therapeutic Potential for Improving Cardiometabolic Health. Am J Hypertens. 2013 Sep 11.

Mohar DS, Malik S. The Sirtuin System: The Holy Grail of Resveratrol? J Clin Exp Cardiolog.

2012 Nov;3(11). pii: 216.

Orgogozo JM, Dartigues JF, Lafont S et al Wine consumption and dementia in the elderly: a prospective community study in the Bordeaux area.Rev Neurol [Paris] 1997;153:185-192 Prescott E, Gronbaek M, Becker U, Sorensen TI. Alcohol intake and the risk of lung cancer: influence of type of alcoholic beverage. Am J Epidemiol 1999;149:463-470 Rees K, Hartley L, Flowers N, Clarke A, Hooper L, Thorogood M, Stranges S. Mediterranean' dietary pattern for the primary prevention of cardiovascular disease. Cochrane Database Syst Rev. 2013 Aug 12;8 Trevisan M, Schisterman E, Menotti A et al. Drinking pattern and mortality: the Italian Risk Factor and Life Expectancy pooling project. Ann Epidemiol 2001;11:312-319 Ventura P, Bini A, Panini R, Marri L, Tomasi A, Salvioli G. Red wine consumption prevents vascular oxidative stress induced by a high-fat meal in healthy volunteers. Int J Vitam Nutr Res 2004;74:137-43.

14

15

FAUSTO COLOMBO Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo Facoltà di Scienze politiche e sociali Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Fausto Colombo (1955) insegna Teorie della Comunicazione e dei media presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, dove dirige il Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo. E’ coordinatore dei sociologi italiani della cultura e membro del board

dell’ECREA

(European

Communication,

Research

and

Education

Association). Ha insegnato per alcuni periodi all’estero (fra cui di recente al CELSA- Sorbonne di Parigi).

Ha pubblicato, tra l’altro La cultura sottile. Storia dell’industria culturale in Italia dall’Ottocento agli anni Novanta (1998), Il paese leggero. Gli Italiani e i media tra contestazione e riflusso (2012), Il potere socievole. Storia e critica dei social media (2013).

Accanto all’attività accademica, ha svolto animazione culturale: è stato tra i fondatori di Rai Educational e membro del consiglio scientifico della Triennale di Milano, ha organizzato mostre per la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano, ha scritto un romanzo per ragazzi.

Di recente si è occupato della comunicazione del cibo, con saggi sulle crisi del mercato alimentare, sul significato simbolico del cibo e sulla pubblicità del cioccolato.

fausto.colombo@unicatt.it

16

17

LE PAROLE DEL VINO

Come tutti gli elementi che riguardano l’umano, anche il vino ha a che fare con la comunicazione. Attenzione: non voglio dire soltanto solo (sarebbe troppo ovvio limitarsi a questo!) che aiuta la comunicazione fra persone (in effetti dopo un bicchiere si sciolgono molti nodi, e chissà quanta diplomazia si è fatta attraverso il frutto della vite…). Voglio dire – di più – che costituisce in sé un problema di comunicazione, che è intrecciato con linguaggi, parole, immagini. Che è insomma, una materia che esprime, e si esprime.

Dicevo che agevolare la comunicazione fra persone riesce facile al vino. Ma forse sono stato frettoloso. Il vino – è vero – pacifica e rende più disponibili, “scioglie la lingua”, abilita la socievolezza che ci portiamo dentro, talora ben nascosta. Ma non si tratta solo degli effetti chimici e fisici, quanto piuttosto dei rituali che mettono al centro il suo consumo: offrire da bere è un segno di amicizia. Versare un bicchiere a casa propria un gesto di ospitalità. Dunque – come una lingua, o come una cerimonia – il vino media, avvicina e protegge. Ti offro da bere: quindi non ti sono ostile. C’è un complicato sistema simbolico dietro a questi gesti. Guardate le mani del sommelier che vi suggerisce questa o quella bottiglia della cantina: è una danza, un’offerta e una lezione. E’ tutto lì, nelle dita che sembrano suggerire il sapore, nei palmi delle mani che vi illuminano sull’aroma che state per gustare. La cerimonia vi dice che qualcuno si occupa di voi ora qui, ma prima ancora, negli anni precedenti, altre mani sapienti hanno coltivato, vendemmiato, lavorato, versato, imbottigliato per offrirvi quello che state per assaggiare: una cerimonia dunque che viene da lontano nel tempo, e che celebra un antico dono della terra e della sapienza delle generazioni.

Il sommelier fa tre cose: dà informazioni, racconta una storia, suggerisce una scelta.

Dà informazioni. Una funzione importante, svolta anche dall’etichetta, o dal sito web di un produttore. Dare informazioni sul vino significa parlare del luogo da cui viene, del vigneto, del trattamento e della lavorazione, e poi del colore, dell’aroma, del sapore… Ma queste cose potrebbero essere dette in molti modi: 18

fredde e distaccate, sapienti e colte, suggestive e coinvolgenti. Tuttavia di solito il registro che viene scelto è quello della narrazione. Una narrazione che ha uno spazio (il terroir), un tempo (dalla coltivazione alla vendemmia, alla lavorazione, all’imbottigliamento, alla distribuzione…) e dei protagonisti (tutti i soggetti che rendono possibile la nascita del vino, senza dimenticare il consumatore, di cui si potrebbe dire che è come il lettore per il libro: senza di lui, tutto è fatica sprecata).

E qui veniamo a uno dei punti cruciali, perché se la comunicazione del vino si chiude soltanto con l’assaggio, possiamo dire che il consumatore è una parte essenziale della storia: c’è quello che vuole sapere tutto, quello che magari ha fatto corsi per imparare a gustare, quello che non sa nulla, ma comunque distingue un vino buono da uno meno buono. Questo sapere è un circuito molto fecondo, che si autoalimenta, perché più conosci e più vuoi conoscere.

Ed è un sapere particolare, che potremmo chiamare “sapere del sapore”, perché coinvolge non soltanto la mente, ma il tatto, l’odorato, il gusto… Da questo punto di vista quello del vino, come quello gastronomico, è un sapere che ci porta alla radice della conoscenza umana. Come scriveva Roland Barthes a proposito della sapientia: nessun potere, un po’ di saggezza, un po’ di sapere, e quanto più sapore possibile.

Proviamo a definire come si costruisce questo sapere. Come si forma, insomma la cultura del vino. Innanzitutto viene da lontano. Già nell’antichità il vino era considerato un facilitatore della vita, sia materiale che spirituale. Per Dioscoride esso è

liquore, vero sostentamento della vita nostra, rigeneratore de gli spiriti, rallegratore del cuore, restauratore potentissimo di tutte le facoltà, operazioni corporali, però meritamente si chiama vite la pianta preziosissima, che lo produce. Ma non però per questo piglino ardire gli ebbri, sentendomi qui tanto lodare il vino: perciocché essendo ogni estremo (come si dice) vizioso, quando si beve oltre quello, che bisogna, causa (come poco qui sotto diremo) orrende malattie. E però dico, che bevuto moderatamente conferisce molto nutrimento 19

del corpo, genera ottimo sangue, […] fa buono animo, rasserena l'intelletto, rallegra il cuore, vivifica gli spiriti, provoca l'orina, […] provoca l'appetito, chiarifica il sangue, […] e caccia fuori tutte le cose superflue

Questo legame fra vino e salute fisica è presente anche in Plinio il giovane.

Per Orazio invece il vino sperde i vecchi pensieri che si consumano. Per Ovidio dispone all’amore e rende gli esseri umani pronti per la passione.

Il persiano Khayyam nella sua opera tratteggia una vera elegia del vino:

Bevi vino, chè vita eterna è questa vita mortale, E questo è tutto quel ch'hai della tua giovinezza; Ed or che c'è vino, e fiori ci sono, e amici lieti d'ebbrezza, Sii lieto un istante ora, chè questa, questa è la Vita.

Ma forse il significato più profondo del frutto della vite si comprende leggendo la Bibbia. Già nel Cantico dei cantici canta l’innamorata:

Mi ha condotta nella casa del vini e la sua armata contro di me è amore.

Ravvivatemi con focacce d'uva rianimatemi con cedri: sono malata d'amore io!

Prendete le piccole volpi che devastano le vigne le nostre vigne sono in fiore!

Di riscontro l'innamorato:

Il fico emette le sue gemme, e le viti in fiore esalano profumo.

Alzati amica mia, mia bella, e vieni!

All'alba scenderemo nelle vigne, 20

vedremo se la vite germoglia, se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni [...]

In questi bellissimi versi, in cui l’amore terreno fa trasparire in sottofondo l’amore di Dio per il suo popolo, il vino non è solo un piacere della vita. La sua cura va oltre, e non si ferma nemmeno al benessere spirituale, ma diventa simbolo della cura dell’altro, dell’attenzione fraterna (della fraternità umana) a chi ci sta vicino, che possiamo ospitare, far sentire prossimo proprio grazie a questa bevanda insieme fisica e simbolica.

Non a caso il primo miracolo che del Cristo ci viene raccontato ha luogo alle nozze di Cana, come atto affettuoso non soltanto nei confronti degli sposi, ma più ancora verso la Madre che lo interpella (“non hanno più vino”).

E, ancora più a fondo, il vino è la bevanda che, accanto al pane, il Cristo condivide con i discepoli prima della Passione. Un gesto che è un dono inestimabile, e che si transustanzia nel sangue del Signore.

Il vino come sapere/sapore, il vino come cultura, il vino come dono: tre passi per

comprendere

l’importanza

di

questa

bevanda

nella

radice

stessa

dell’umano.

21

ANDREA BARBIERI, PAOLO CAPELLI, UMBERTO CAPELLI

Aspiranti giullari

“Non siamo un gruppo musicale, siamo semplicemente tre amici con esperienze, anche musicali, molto diverse. Quarant'anni fa abbiamo condiviso la passione per le canzonacce goliardiche: le ballate dei Gufi, Lauzi, Svampa, gli straordinari Jacques Brel e Giorges Brassens - maestri di tutti i cantautori e ci siamo ritrovati, un po' per caso, a suonarle nelle osterie e in raffinati ristoranti.

Ci siamo persi per tanti anni, oggi ci ritroviamo a cantare.”

Umberto e Paolo si conoscono, loro malgrado, nella famiglia di provenienza che per puro caso è la stessa. Conoscono Andrea nel movimento degli Scout e la comune frequentazione della casa scout li porta a mettere in comune anche la passione per la musica, “tormentone” che con pause e riprese dura fino a oggi.

La differenza di età di Umberto e Paolo non impedisce loro di coltivare (all'inizio in modo rigorosamente separato, poi con mutui apporti e sostegni) la passione per la musica. Umberto inizia a suonare in complessini multiuso; siamo negli anni ‘60 e locali e balere si sprecano. Paolo si affaccia timidamente in alcune di queste esperienze. Andrea, voce e chitarra, si unisce a loro per iniziare la grande avventura dei concerti. In quegli anni, favolosi per la musica d'autore, si forma anche il loro gusto musicale, trascinati da alcuni personaggi quali Georges Brassens, Jaques Brel, Fabrizio De Andrè, Bruno Lauzi e i magici Gufi. Negli anni 90, quando Umberto e Paolo riprendono a suonare con un gruppo blues, Andrea prosegue il cammino musicale con belle esperienze nel campo del rock.

E’ degli anni ’70 la loro esperienza musicale più significativa: per diversi anni infatti calcano le scene di Bardonecchia e vicinanze con serate di cabaret alla loro maniera. Sono le memorabili "performances" sui palchi della Val di Susa e dintorni. Qui, sempre per caso, erano approdati Umberto e Paolo in un locale 22

che stava aprendo. Il successo (e gli ortaggi) erano arrivati in tale quantitĂ che fu spontaneo condividerli con un comune sodale: Andrea per l'appunto.

Poi il tempo e le responsabilità della vita scorrono implacabili e tutto si ferma ‌ fino a quasi oggi. Per il futuro non si sa!

studiobpf@libero.it umberto.capelli@alice.it

23

GOLIARDICHE CANZONACCE DA OSTERIA Minestrone da osteria ovvero canzoni della tradizione orale piacentina.

ANDREA BARBIERI voce e chitarra PAOLO CAPELLI voce e chitarra UMBERTO CAPELLI voce e basso

Ta maladissa la pùlga Dei dei dei cla ciapa i pùlag Piturona Noi sum ad Burgot

Al cimitero Và longobardo Blues in Milan Ho perdù la trebisunda

24

25

26

27

28

29