Pmi live n. 2

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Live

PMI

Bimestrale - n. 2 - anno I - spedizione in abbomento postale - art. 1, legge 46/04 del 27/02/2004 - Registrazione n° 921/2009 presso il Tribunale di Latina

Anno I n. 2 DICEMBRE 2009 - GENNAIO 2010

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Le imprese al centro dell’economia

“E’proprio questo il momento per investire su un futuro che veda le imprese e l’intero sistema italiano meglio di come siano stati fino ad ora”


EDITORIALE

Eppur si muove!

Mentre la crisi volge al termine, tocca alle imprese decidere di uscirne rafforzate IN QUESTO NUMERO:

Eppur si muove!

Editoriale

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L’intervista

4-5

Tremano le cooperative editoriali italiane, ecco perché

Dentro le PMI

6-7

AEREA Spa: quando l’altezza è più che un obiettivo

Innovazione e ricerca

8-9

Greenhouse Controlled Environments (CE)

di Roberta Busatto

Intervista al Presidente Onorario della Mediacoop Lelio Grassucci

Intervista a Silvano Mantovani, Amministratore Delegato

Sistemi per migliorare l’efficienza della produzione agricola, la produttività e la redditività delle colture alimentari

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Insieme per vincere sfide spaziali

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Quando la ricerca sa andare oltre, lo spazio si allarga

Economia

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Per uscire dalla crisi è necessario sostenere l’innovazione e la ricerca

Idee a confronto

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“Caritas in Veritate” e mercato

Aperture

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Aerospazio

Si è costituito in Federlazio, associazione delle PMI del Lazio, il raggruppamento delle imprese dell’Aerospazio e della Difesa

Intervista a Marcello Onofri, docente dell’Università La Sapienza di Roma e direttore del CRAS-Centro Ricerca Aerospaziale Sapienza

Spunti e riflessioni intorno alla nuova Legge Finanziaria 2010

Riflessioni di un soldato cristiano e cattolico

Snapshot e l’impegno per la pace

In una mostra fotografica di Daniel Papagni il racconto delle nostre missioni

PMI Live anno I numero 2 bimestrale Dicembre 2009 - Gennaio 2010 Registrazione: presso il Tribunale di Latina - n° 921/2009 Direttore responsabile: Roberta Busatto direttore@pmilive.it r.busatto@gmail.com Redazione: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” redazione@pmilive.it

I numeri e le opinioni si rincorrono, diverse sono le interpretazioni, ma pensiamo di poter dire senza timore di smentita che ci troviamo ancora nella coda di una crisi lunga e fino ad oggi sconosciuta. I dati diramati dall’Istat sul tasso di disoccupazione in Italia all’ottobre 2009 sono preoccupanti, nonostante siano al di sotto della media europea: ci attestiamo all’8% (+ 1,0% rispetto all’ottobre 2008) e al 26,9% per ciò che riguarda i giovani, con un + 4,5% rispetto all’anno precedente. Un Paese incapace di assorbire l’occupazione giovanile, spesso anche molto qualificata, è un Paese che non sa garantirsi il suo futuro. Lasciamo all’articolo di pagina 12 un commento in merito alle misure previste dall’ultima Finanziaria governativa. Ci interessa in questa sede anticipare che tutto porta a confermare quanto da noi espresso nello scorso numero: dobbiamo investire in innovazione tecnologica e in ricerca per aumentare la competitività delle imprese e più in generale del Paese. Una crisi genera problemi, difficoltà, apprensioni, perché rompe un equilibrio e mette in discussione il futuro. Ma in questa sede vorremmo fare un gioco con i nostri lettori, andando ad analizzare l’origine della parola sostenuti da un dizionario etimologico; scopriremo così significati interessanti. Crisi deriva dal greco krinein, separare, distinguere, giudicare ma anche decidere e risolvere. Entrare in crisi significa vivere “un momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da altra differente” e ciò è vero tanto in termini individuali quanto in termini collettivi. Lasciando da parte analisi psicologiche che non ci competono, possiamo però utilizzare il senso del concetto per soffermarci sulle questioni più prettamente economiche. Se è vero che la crisi separa un prima da un dopo, allora questo dopo deve saper essere meglio di ciò che c’era prima. E perché ciò avvenga bisogna volerlo, bisogna appunto decidere. E’ proprio questo il momento per investire su un futuro che veda le imprese e l’intero sistema italiano meglio di come siano stati fino ad ora. Innovazione, ricerca scientifica, alta formazione, valorizzazione delle risorse umane, miglioramento della competitività e aumento della nostra qualità nella produzione sono secondo noi le chiavi del cambiamento. Usciranno vincitrici solo le imprese che avranno saputo interpretare la crisi come momento di svolta e sapranno uscire diverse da come vi sono entrate. Perché ciò sia possibile, ovviamente, c’è bisogno del sostegno di tutti i soggetti economici e politici coinvolti, ciascuno con gli strumenti che gli sono propri. Nelle pagine che seguiranno, potrete toccare con mano i movimenti, spesso sotterranei, che il mondo imprenditoriale, economico e culturale ha messo in campo da tempo per sostenere lo sviluppo del nostro Paese. Eppur si muove, potremmo dire! Ed effettivamente a guardar bene un movimento si può percepire. Un’impresa in grado di imporsi come leader nel mercato aeronautico italiano e non solo praticamente dal 1927, AEREA Spa, un’Università importantissima come “La Sapienza” di Roma che inaugura perfino una nuova facoltà dedicata all’Aerospazio, un’associazione di categoria che coglie la necessità di cambiamento e punta sull’aggregazione come la Federlazio. E ancora, un intero settore di ricerca dedicato alle nuove frontiere dell’agricoltura, in grado di superare molti dei problemi causati dalle tecniche tradizionali e di rilanciare interi settori produttivi. Insomma, qualcosa davvero si muove! E si è sempre mosso in quei settori che hanno fatto dell’eccellenza il loro principale traguardo. Per noi che parliamo di PMI della Difesa e dell’Aerospazio è forse più facile scovare e interpretare segnali positivi. Ma è proprio per questo che continuiamo il nostro lavoro: per stimolare le PMI e per valorizzarle all’interno del quadro economico nazionale. Roberta Busatto Direttore PMI Live

Progetto Grafico: Vincenzo Schiano Moriello Stampa: Graficart snc - Formia (LT) s.s. 630 Ausonia km 30 - 04023

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Editore: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” info@barraspaziatrice.it

“ETIAM CAPILLUS UNUS HABET UMBRAM SUAM” (dalle “Sententiae” di Pubilio Siro, mimo del 1° secolo A.C.)

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L’intervista

Tremano le cooperative editoriali italiane, ecco perché Intervista al Presidente Onorario della Mediacoop Lelio Grassucci Le cooperative editoriali, quelle vere, si sa navigano spesso in acque difficili, tentando di conquistare piccole fette di mercato. Molte testate italiane, alcune delle quali molto note, sopravvivono grazie ai sovvenzionamenti pubblici, ottenuti dopo almeno 5 anni di esercizio effettivo con le proprie gambe. Tra queste, ed è il motivo che ci ha spinti a dedicare le pagine di apertura di questo numero all’argomento, c’è anche la nostra neonata Barraspaziatrice.

Un recente provvedimento del Governo ha suscitato aspre polemiche e pesanti preoccupazioni. Abbiamo voluto fare chiarezza intervistando il Presidente onorario di Mediacoop Lelio Grassucci. Restiamo in attesa degli sviluppi, che si susseguono di ora in ora. Gli ultimi interventi da parte dei rappresentanti del Governo sembrano andare nella direzione sperata. Ciò che conta è che sia salvaguardata la stampa indipendente, elemento essenziale nella vita democratica di un Paese. Nel frattempo, qualunque cosa succeda, noi continueremo comunque il nostro lavoro, appena all’inizio. Presidente Grassucci, in una sua recente nota stampa richiamava il Sottosegretario Bonaiuti ad un’azione che manca. Perché? “All’interno del Governo l’Onorevole Paolo Bonaiuti ha la competenza specifica sul dipartimento dell’editoria e dell’informazione della Presidenza del Consiglio ma in tutta la vicenda che riguarda la Legge Finanziaria ed il Fondo per l’editoria non ha ancora detto una parola. Eppure gran parte dei media, in questi giorni, ne hanno diffusamente parlato”.

MEDIACOOP COS’E’ Mediacoop è l’associazione nazionale delle cooperative giornalistiche, editoriali e della comunicazione. Con una mission speciale: promuovere e valorizzare la cooperazione come valore tra i soggetti, sicuri che sia questa la forma societaria che, più di altre, garantisca l’indipendenza dell’informazione tutelando l’autonomia delle testate. L’attuale compagine sociale vede in Mario Primo Salani il Presidente e in Lelio Grassucci il Presidente Onorario.

“Bonaiuti batta un colpo”

Dati relativi ai finanziamenti versati nel 2007 Ecco a chi vanno i contributi per l’editoria Il più alto a Libero: quasi 8 milioni. Seguono L’Unità, Avvenire, Italia Oggi, Manifesto, Padania e Liberazione A usufruire dei contributi statali per l’editoria sono giornali noti come Libero, L’Unità, Avvenire, Famiglia Cristiana. Ma ci sono anche testate come Cavalli e Corse, Il Globo, Denaro e America Oggi, che hanno avuto lo stesso contributo, 2 milioni 530 mila euro, di Il Riformista, Avanti! e Rinascita. Dai dati relativi ai contributi nel 2008 (riferiti al 2007), risulta che il più alto è andato a Libero: 7 milioni 794 mila euro. Seguono L’Unità, con 6 milioni 377 mila, Avvenire (6.174 mila), Italia Oggi (5 milioni 263 mila), Il Manifesto (4 milioni 352 mila), La Padania (4 milioni 028 mila) e Liberazione (3 milioni 947 mila). Il quotidiano della Cisl, Conquiste del Lavoro, ha ottenuto 3 milioni 346 mila, più del Secolo d’Italia (2.959 mila). Scorrendo la lista delle testate, si scopre che giornali come Motocross, Trenta giorni nella Chiesa e nel mondo, Modus vivendi Scienza Natura e Stili di Vita hanno ottenuto 506 mila 660 euro, ma c’è anche Minerva, con oltre 236 mila euro e Mare e Monti, con oltre 103 mila. Il Granchio, settimanale d’informazione di Anzio e Nettuno, ha percepito oltre 88 mila euro, molto meno del Notiziario Spazio Rurale, 398 mila 667 euro, e di Zainet Lab (che fa capo alla Mandragola Editrice società cooperativa di giornalisti), che ha avuto fondi pari a 503 mila 307 euro, e Sole delle Alpi - Il Canavese, 438 mila euro. Dal “Corriere di Saluzzo” all’ ”Eco del Chisone” - In fondo alla classifica troviamo una moltitudine di testate: da L’Amico del Popolo, con 207 mila 880 euro, a Quaderni di Milano (312 mila); da Rho Settegiorni (238 mila 454) a Sprint e Sport (194 mila 462). E ancora: L’Araldo Lomellino (ente per le opere di religione e di culto della diocesi di Vigevano, 35 mila 540 euro), L’Appennino Camerte (41 mila 820 euro), L’Ancora (84 mila); Azione Benevento (235 mila 600 euro), Il Corriere di Saluzzo (147 mila 928). La Gazzetta della Martesana ha avuto 145 mila 451 mila euro, a Car Audio & Fm 290 mila 400 euro e L’Eco del Chisone 294 mila 500 euro. Famiglia Cristiana (312 mila euro) è poco sopra al Giornalino (306 mila). Nella lista compaiono anche testate come Il Nuovo Rinascimento, legato all’istituto buddista italiano, che ha avuto 105 mila 730 mila euro; L’Ortobene (78 mila euro), Il Messaggero dei Ragazzi (71 mila 620 euro), Ti saluto Fratello (56 mila euro). A pari merito, con 66 mila euro, Il Messaggero di S. Antonio e Il Messaggio del Cuore di Gesù. Mentre a Il Monte Rosa sono andati poco più di 8 mila euro. Il più “povero” è Il Ponte di Firenze, con 3 mila 265 euro. (Ansa)

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Quale provvedimento in particolare ha sollevato la protesta delle cooperative editoriali indipendenti e dunque dell’organizzazione che le rappresenta e che lei presiede? “Nei giorni scorsi il Ministro Tremonti ha presentato un emendamento che sopprime il carattere di diritto soggettivo dei contributi all’editoria. Approvato dalla Commissione Bilancio della Camera, unitamente al maxiemendamento che riscrive la Legge Finanziaria è molto probabile che in queste ore, attraverso l’ennesimo voto di fiducia, venga definitivamente approvato. Si tratta di una decisione gravissima che mette a rischio di chiusura, sin dai primi mesi del prossimo anno, 95 testate - quotidiane e periodiche - con la perdita del lavoro per circa 2000 giornalisti e 2500 poligrafici. Generale e forte è stata la protesta delle testate cooperative, non profit, di partito, dei CDR delle testate,della FNSI, di Mediacoop e per certi versi della FIEG”. Qualche segnale di cambiamento però dopo le proteste sembra esserci stato… “Il Ministro Tremonti - nel corso di una telefonata con il Presidente della Camera, on. Fini – riferiscono alcuni giornali - “ha condiviso la necessità di recuperare questo diritto, con uno strumento legislativo che il Governo sceglierà…Il ripristino non sarà indiscriminato…il Governo valuterà i casi più macroscopici di abuso”. Se rappresenta un fatto positivo il ripensamento del Ministro dell’economia c’è da chiedersi, però, come sia possibile che in una materia così delicata il governo possa attribuirsi una competenza specifica fino ad oggi riservata al Parlamento, possa decidere con un decreto legge ignorando il lavoro ed i provvedimenti in itinere. Da circa un anno, infatti, sono intercorse audizioni parlamentari dei diretti interessati, il Sottosegretario Bonaiuti ha redatto il testo del

regolamento di cui all’articolo 44 del decreto legge 112/98, il Governo lo ha approvato ed in questi giorni è all’esame del Consiglio di Stato”. In cosa consiste questo decreto legge? “Detto regolamento provvede a riscrivere criteri di ammissibilità ai contributi, specifica i soggetti ammissibili e, anche se ancora in modo insufficiente, inizia un’opera di rigore e pulizia. Per uscire da questa situazione, che rischia di assestare un colpo ferale al pluralismo ed alla dimensione del sistema della informazione italiano, che di debba: 1) ripristinare il diritto soggettivo; 2) avere di fronte il 2010 per redigere una nuova legge di riforma dell’editoria; 3) portare il regolamento, una volta esaminato dal Consiglio di Stato, nelle commissioni di merito di Camera e Senato; 4) stanziare le risorse necessarie per l’erogazione dei contributi”. Da quello che capiamo è a rischio la sopravvivenza di numerose testate indipendenti. “Esattamente. Sarebbe ingiusto, sbagliato ed incostituzionale che il governo decidesse nella sua autonomia e solitudine le testate che devono sopravvivere e quelle che devono chiudere”. Piera Zocchi Contatti ia G.A. Guattani, 9 00161 Roma Tel. 0684439361 Mario Primo Salani (Presidente) p.salani@legacoop.coop Tel. 06 84439362 Lelio Grassucci (Presidente onorario) l.grassucci@legacoop.coop Tel 06 84439374

GLI ADERENTI A Mediacoop, costituita l’8 ottobre 2004 a Roma, aderiscono 370 imprese del settore che operano in tutte le Regioni d’Italia nei campi della editoria (produzione e vendita in libreria), delle attività grafiche, tipografiche e pubblicità, della emittenza e dei servizi radio televisivi, degli house organ, della cinematografia e di produzione video. Si tratta di soggetti di diverso orientamento culturale e politico, organizzati in cooperative, società non profit, associazioni a partecipazione diffusa. GLI OBIETTIVI Difendere e sviluppare il ruolo dei soggetti che operano nell’editoria con un’attenzione particolare alle cooperative, in un mondo dell’informazione interessato da profondi cambiamenti produttivi, finanziari, tecnologici, colmando un vuoto rilevante di rappresentanza in un campo decisivo per la democrazia italiana. Sono questi gli obiettivi essenziali di Mediacoop, Associazione di rappresentanza delle cooperative giornalistiche, editoriali e della comunicazione. Mediacoop intende svolgere una funzione propositiva, di pressione e di stimolo per tutelare la peculiarità del giornalismo cooperativo e non profit quale forma societaria in grado di tutelare l’autonomia delle testate e di garantire l’indipendenza dell’informazione, puntando, per questo, ad una ridefinizione delle leggi di settore, per creare un sistema basato davvero sulle pari opportunità. Per rendere più forte l’editoria democratica, tutelare la presenza e il lavoro di quanti vi operano, garantire le condizioni per lo sviluppo del pluralismo dell’accesso e delle fonti, Mediacoop svolgerà, per i suoi associati, attività di rappresentanza e tutela; di consulenza legislativa e fiscale; di consulenza per la promozione, il sostegno e lo sviluppo delle imprese; di consulenza per lo studio e l’elaborazione di strategie settoriali e di sistema; di vigilanza e coordinamento. I SERVIZI Mediacoop, per rendere più forte l’editoria democratica, tutelare la presenza e il lavoro di quanti vi operano, garantire le condizioni per lo sviluppo del pluralismo dell’accesso e delle fonti decide di dotarsi di una articolata struttura di servizio in grado di offrire ai suoi associati: 
1. Rappresentanza e tutela, 
2. Consulenza legislativa e fiscale, 
3. Consulenza per la promozione, il sostegno e lo sviluppo delle imprese, 
4. Consulenza per lo studio e l’elaborazione di strategie settoriali e di sistema; 
5. Attività di vigilanza e coordinamento. www.mediacooponline.it

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Dentro le PMI

AEREA Spa: quando l’altezza è più che un obiettivo Intervista a Silvano Mantovani, Amministratore Delegato Prosegue il nostro viaggio tra le Piccole e Medie Imprese di eccellenza del nostro Paese. Questo numero abbiamo incontrato un personaggio speciale: Silvano Mantovani. Amministratore Delegato di un’azienda, AEREA Spa, operante da ben 82 anni nel settore della difesa, ci ha subito colpiti per la sua passione e per la sua caparbietà. Accompagnato da uno spiccato senso dell’umorismo e da forti imperativi interiori, ha saputo guidare la sua impresa anche oltre alcuni momenti di crisi, rimanendo punto di riferimento delle aziende più importanti dell’aeronautica, non solo italiane. Nelle righe che seguono troverete poche parole e moltissima sostanza. Troverete insomma una vera PMI italiana. Ingegner Mantovani, partiamo dall’azienda. Nel box di pagina 7 c’è una descrizione già abbastanza approfondita, però mi piacerebbe che lei descrivesse in poche parole il “core business” della vostra attività. “L’attività di base dell’azienda è la progettazione e costruzione di sistemi di collegamento tra l’aeromobile e i carichi del medesimo. L’attività non è così elementare come può sembrare. E’ infatti indispensabile conoscere le caratteristiche di volo dell’aeromobile, i dati provenienti dalla strumentazione e le caratteristiche complessive dei carichi e a tali dati applicare pertinenti capacità progettuali. Per conseguire commesse è necessario riscuotere la fiducia e la credibilità della committenza. AEREA è dotata di adeguato ufficio tecnico ed è in grado di soddisfare le esigenze e le aspettative della clientela. In sostanza il vero “core business” della nostra azienda è la sua capacita tecnologica, da cui derivano la gamma e l’affidabilità dei suoi prodotti”. Tra le particolarità di AEREA c’è la sua propensione ad unirsi con altre aziende a fini commerciali. Citiamo ad esempio ACMA GmbH. Fino a che punto ci si può spingere secondo lei nel mettere in comune il proprio bagaglio di esperienze e competenze e qual è, se c’è, il valore aggiunto in tal senso? “Più che di una propensione si può dire che, nell’attuale situazione di mercato, sia una necessità. Non che tale iniziativa possa essere garanzia assoluta di successo, ma è una condizione necessaria. La vita di relazione ha la sua componente ma sta diventando una componente relativa. Più che di messa in comune si deve parlare di collaborazione e di far convergere poche eccellenze piuttosto che tante debolezze; avere una preparazione atta a coniugarsi con quella dei partner. Il valore aggiunto è dato dall’ampliamento del mer-

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cato e dall’ottimizzazione degli investimenti”. L’unione tra imprese può avvenire per fini produttivi e commerciali, ma anche per fini che possiamo definire di rappresentanza. Lei fa parte dell’AIAD, come reputa tali strumenti aggregativi e qual è secondo lei il livello di rappresentatività delle PMI nei tavoli che contano. “Non credo che l’unione tra imprese possa essere motivata da ragioni di visibilità. Alla lunga ciascuno viene riconosciuto e valorizzato per quello che è e non per quello che vuol far vedere. Per quanto riguarda il fatto di come farsi conoscere, indubbiamente l’associazione di categoria è un mezzo molto importante anche se, in senso assoluto, non indispensabile. In questi ultimi tempi le PMI nell’ambito dell’associazione stanno cercando di esprimere un proprio ruolo, ma non è facile. Meno individualità ed egocentrismo e più senso di collaborazione potrebbero portare ad un approccio più concreto”. Tornando di nuovo sul terreno riguardante più direttamente la sua azienda, ho notato che assegnate grande importanza alla qualità e alle certificazioni. Quali sono secondo lei gli strumenti che ha a disposizione una PMI che operi nel settore della difesa per imporsi sul mercato? “E’ notorio, oggi il confronto è su scala globale. Le lobby ed il protezionismo contano meno rispetto a qualità, prezzo, tempo di consegna che costituiscono il “best value”. Per quanto riguarda la qualità ed il prezzo, essi dipendono in misura rilevante dalle capacità imprenditoriali dell’impresa oltre che dall’uso mirato dei contributi per gli investimenti. Non va dimenticato che il nostro mercato è regolamentato ed il ritorno non è totalmente gestibile dall’impresa. Per quanto riguarda i tempi di consegna indubbiamente dipendono dall’efficienza organizzativa dell’azienda; però essa è penalizzata delle irragionevoli difficoltà innescate dai regolamenti e soprattutto dalla vischiosità di una burocrazia autoreferenziale”. AEREA lavora soprattutto con grandi enti, privati e pubblici. Uno dei problemi maggiormente

riscontrati dalle imprese oggi è quello della riscossione dei crediti vantati proprio con le pubbliche amministrazioni e con le grandi aziende. Cosa può dirci in proposito? “L’azienda opera in larga misura in ambito NATO ove i tempi di pagamento sono ad oggi ancora ragionevoli. Il mercato interno rappresenta una frazione del suo fatturato e pertanto riusciamo a bilanciare anche in questi periodi il nostro assetto finanziario. In un mercato aperto le aziende, in considerazione dei tempi di pagamento nazionali della pubblica amministrazione, dei grandi Enti e delle restrizioni bancarie, rischiano l’asfissia. Il mondo politico anziché logorarsi in tante schermaglie farebbe bene a concentrarsi sulla struttura amministrativa del Paese”. E’ d’obbligo una domanda sulla crisi economica che ancora dimostra di pesare sulle aziende, soprattutto di piccole e medie dimensioni. La sua azienda ne ha risentito? Quali sono stati gli interventi principali attivati per superarla? “I prodromi dell’attuale crisi partono da lontano. Più di un lustro fa AEREA ha paventato una situazione di crisi ed ha fatto ogni sforzo per patrimonializzare l’azienda e renderla finanziariamente autosufficiente, si è inoltre cercato di aumentare il numero dei prodotti e ridistribuire le commesse frazionando il mercato. La fortuna ci ha aiutato oltre che la consolidata propensione alla competizione internazionale che da sempre caratterizza l’azienda”. Lei sta vivendo nella sua azienda in prima persona la problematica del cambio generazionale. Da molti è considerato un tema di criticità. Lei cosa ne pensa? “E’ universalmente noto quanto sia complesso e rischioso il cambio generazionale. Non può essere di tipo forzoso soprattutto in un settore specialistico come il nostro. Nel caso di AEREA la nuova generazione, ormai operante, è stata lungamente ed è tuttora accompagnata da quella precedente. E’ provvidenziale che la nuova generazione sia appassionata, abbia studiato e sia dotata di spirito d’impresa ed è altrettanto provvidenziale che la generazione precedente goda di ottima salute e non faccia mancare l’ausilio della sua esperienza”. In conclusione, una nota che la riguarda. E’ abbastanza nota tra gli addetti ai lavori la sua passione per la caccia. Ritiene che possa averla aiutata ad affrontare le insidie del suo mestiere in tutti questi anni? “Io sono nato nel Polesine e ci sono anche vissuto. Dalle nostre parti in molte case c’era un fucile attaccato al chiodo sopra la credenza e gli attrezzi per la pesca nel sottoscala. La caccia viene vissuta dal cacciatore con spirito molto diverso da come viene descritta dai suoi detrattori. Penso sarebbe meglio se molti giovani, anziché andare in discoteca ad abbrutirsi, e per alcuni magari impasticcarsi per finire drammaticamente, si alzassero di buon mattino e provassero l’ebbrezza di un’alba in mezzo alla natura.

Non so se l’esercizio della caccia possa avere corroborato la determinazione sul lavoro. Faccio presente che ho praticato altre discipline sportive incluso l’alpinismo. Lo pratico tuttora anche se in modo molto meno impegnativo e dei 4000 metri ed oltre conosco l’aria sottile. Tanti possono essere i parametri che hanno contribuito, sento comunque di dover affermare che una componente fondamentale per la riuscita sia stato l’imperativo interiore verso me stesso e gli altri del senso di responsabilità e del dovere”. Roberta Busatto L’AZIENDA Ragione Sociale: AEREA SpA Presidente: Marco Bognetti Amministratore Delegato: Silvano Mantovani Direttore Commerciale: Pietro Mantovani Sede Sociale e Stabilimento: Via Cefalonia, 18 (MI) Riferimenti: Tel. 02334831; Fax 0233402676 Sito web: www.aerea.it E-mail: aerea@aerea.it Ufficio di Washington: 201 12th Street, Suite 803, Arlington, VA 22202 Capitale Sociale i.v.: € 4.000.000,00 Dipendenti: 120 Descrizione: AEREA SpA è una società a capitale interamente privato che opera da molti anni nel settore aeronautico. Dal 1927 è una Società per Azioni. La Società è specializzata nella progettazione, sviluppo, produzione, installazione, manutenzione e supporto logistico di equipaggiamenti militari per velivoli ad ala fissa e ad ala rotante. Tutti i prodotti della società sono basati su progetti propri sviluppati in collaborazioni con organizzazioni paritetiche. Principali clienti: Soprattutto grandi aziende italiane ed estere (Lockheed Martin, Augusta Westland, Alenia Aeronautica e Alenia Aermacchi, Eurocopter e EADS deutschland) Produzione: AEREA è stata selezionata dal Comitato Direttivo AV-8B quale Contraente principale per gli equipaggiamenti di supporto a terra della parte velivolo. Gli equipaggiamenti ed i sistemi AEREA sono stati installati e qualificati su seguenti velivoli: Ad ala fissa: MB326, MB339, SM 1019, SIAI SF260, SIAI S211, F104S, G91, G222, C27J, ORION, ATLANTIC, HAWK, HUNTER, PBN DEFENDER, F5, TORNADO, AM-X, EFA, JSF e in fase di qualificazione M 346. Ad ala rotante: AW109, AW129, AB 206, 205, 212, 412, AW101, SEA KING, (SH3D), BO 105, ECD 635, H500, H530, LYNK & SEA LYNK – MI 17, NH90, AW139 e in fase di definizione AW 149.

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Innovazione e ricerca

Greenhouse Controlled Environments (CE)

Sistemi per migliorare l’efficienza della produzione agricola, la produttività e la redditività delle colture alimentari C’è stata recentemente molta preoccupazione, e ora grande interesse, verso la produzione alimentare, a causa della fluttuante disponibilità mondiale di risorse e del loro impatto sulla produzione alimentare. Basti considerare la situazione di disagio che si potrebbe venire a creare a Roma durante uno sciopero dei benzinai nella distribuzione di cibo: è una situazione che se prolungata è molto difficile da tollerare! Per motivi legati alla sicurezza, sul mercato alimentare mondiale sta diventando sempre più importante la conoscenza della provenienza e la richiesta di elevata qualità di colture alimentari vegetali. La produzione in serra di colture vegetali, anche se non è una novità poiché è stata popolare per 30 anni, recentemente è esplosa sui mercati per l’industria in espansione. Per la produzione di ortaggi in serra le principali aree europee sono Spagna (58.000 ha), Italia (62.000 ha), Turchia (26.000 ha) e Olanda (4000 ha), ma rimane una quota relativamente piccola di produzione alimentare in serra negli Stati Uniti d’America (1.600 ettari ). Molti studi sono stati condotti nel campo della produzione alimentare in ambiente controllato per la produzione agricola nello spazio e sulla terra dal punto di vista progettuale, biologico e agricolo. Sono ora disponibili sistemi CE che controllano la parte aerea della pianta in serra e quindi la temperatura dell’aria, l’umidità, la luce, il biossido di carbonio, nonché la parte radicale della pianta in coltivazione idroponica. La coltivazione idroponica o “fuori suolo (terra)”, utilizza l’acqua per fornire la nutrizione delle piante, e offre una grande flessibilità nella progettazione del sistema a causa della sua semplicità. A seguito dello sviluppo economico degli ultimi anni, la logistica e le risorse sono state prontamente disponibili, cosa questa che ha portato a fornire cibo a buon mercato di alta qualità, disponibile oltre la tradizionale stagione di produzione, garantendo un ottimo reddito per le aziende.

che utilizza strutture serricole e sistemi che con efficienza e con metodi di produzione rispettosi dell’ambiente forniscano grandi quantità di diversi frutti, ortaggi, fiori e piante ed offrano, in un prossimo futuro, il potenziale per la produzione di impianti per sottoprodotti non commestibili e di processi utili per migliorare la salute umana (nutraceutici), la prevenzione delle malattie umane (fitofarmaci) e il miglioramento dell’ambiente (fitorimedi). CEA ha anche applicazioni nell’ambiente spaziale per quanto riguarda la fornitura di supporto vitale per gli esseri umani che vivono e lavorano su altri pianeti, compresa la produzione alimentare, il riciclo dell’acqua e la rivitalizzazione dell’aria. Verrebbe sfruttato il naturale processo delle piante di trasformare biossido di carbonio in ossigeno, la loro capacità di riconvertire l’acqua in potabile e di offrire cibi di conforto per le persone che vivono in a m b i e nt i stressanti. L’agricoltura in Ambiente controllato è una pratica di produzione agricola che ottimizza l’uso di acqua e il consumo di energia, riduce l’utilizzo di prodotti chimici come pesticidi e fertilizzanti, elimina l’uso del bromuro di metile, impiega sostanze chimiche in modo più efficace grazie al sistema di controllo e gestione integrata delle specie nocive (IPM), limita l’inquinamento da fertilizzanti e pesticidi, riducendo in tal modo la contaminazione dell’ambiente naturale, consente di avere una produzione agricola non considerando la stagione ed è in grado di generare rese più elevate e di qualità superiore, sfruttando meno spazio a terra in un sistema di produzione più sicuro. La tecnologia dell’agricoltura in Ambiente controllato è esportata sempre più in tutto il mondo per quelle nazioni che hanno bisogno di grandi dimensioni, di una produzione alimentare affidabile, in condizioni di risorse limitate, creando posti di lavoro per gli esperti di tecnologie agricole, per i produttori di serre, acciaio, materie plastiche, prodotti per l’irrigazione, sistemi di ventilazione, concimi, sementi, computer di controllo ambientale e componenti hardware connessi; e crea quindi la formazione e le opportunità educative a sostegno della produzione di tecnologie e strutture appropriate per l’agricola in Ambiente Controllato. CEA è definita come una scienza e l’ingegneria integrata aiuta a stabilire le condizioni ambientali più favorevoli per la produttività dell’impianto ottimiz-

“CEA può fornire una produzione continua tutto l’anno e rese che superano quella di verdure di campo fino a 10 volte”

Che cosa è CEA? E’ l’Ambiente Controllato applicato all’agricoltura

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zando le risorse di acqua, energia, spazio, capitale e lavoro. Regolare la parte aerea e radicale della pianta è una delle principali preoccupazioni in tali sistemi agricoli, quindi il raccolto e la produzione avviene all’interno di recinzioni serricole progettate per il controllo dell’aria, delle temperature radicali, della luce, dell’acqua, della nutrizione delle piante e del vento. La serra è tipicamente progettata con un telo di copertura per evitare climi avversi, come venti, piogge, temperature estreme, eccessive radiazioni solari e gli insetti / animali che possono danneggiare le colture. CEA è in grado di fornire una produzione continua tutto l’anno e rese che superano la produzione di verdure di campo fino a 10 volte. La produzione di alimenti in serra di solito avviene in idroponica, che è forse il metodo di produzione più intenso nel settore agricolo di oggi. Offre infatti la possibilità di controllare non solo l’ambiente aereo, ma anche l’ambiente della zona radicale della pianta. Considerando lo stato dell’arte delle attuali serre, le principali limitazioni alla produzione agricola moderna sono rappresentate dalla necessità di utilizzare alta tecnologia e ingenti capitali. Eppure, per la maggior parte dei dipendenti, la cultura idroponica richiede solo competenze base di agricoltura. Le piante sono metodicamente nutrite con fertilizzante liquido preparato con precisione e distribuito uniformemente per favorire la crescita e la qualità del raccolto. Le verdure sono la base di una corretta dieta alimentare e la principale fonte di preoccupazione per la popolazione in generale dal punto di vista della salute, della qualità degli alimenti, della sicurezza, e della diversità. La produzione regionale di ortaggi rappresenta un settore economico e ambientale, per un’agricoltura sostenibile. Le serre possono ricoprire infine un ruolo importante: proteggere le colture di ortaggi, da calamità naturali o politiche (agro-terrorismo o la guerra) che minacciano l’importante contributo calorico e nutritivo di queste colture alimentari.

In alto: La coltivazione CEA offre la possibilità di un impiego più efficiente di acqua, aumenta l’efficienza energetica, l’efficacia del lavoro in confronto alla coltivazione in suolo, cosa questa che può contribuire a mantenere / integrare le attuali industrie agricole, così come a creare nuovi metodi di produzione alimentare nuove in location più vicine alle aree urbane. Sopra: Lattuga coltivata in idroponica utilizzando tubi di materiale poco costoso e leggero. La semplicità dell’impianto per la coltivazione idroponica permette di creare applicazioni uniche. In basso: Le regole che devono essere seguite nelle attività agricole sono complesse: acqua abbondante, disponibilità di manodopera, e di energia a basso costo. Questo unitamente con la mancanza di fiducia verso il cibo sicuro e di qualità prodotto da agricoltura tradizionale mostrano come sia ormai giunto il tempo per molte aree di rivolgersi verso la pratica alternativa della coltivazione in CEA. Pag 8, in basso: La produzione di pomodori in serra rimane la più popolare in serra per il gusto, l’alimentazione e i benefici per la salute che può portare l’assunzione a lungo termine di questi ortaggi.

Gene Giacomelli Docente di Agricoltura e Ingegneria dei Biosistemi presso l’Università di Tucson in Arizona e Direttore del Centro di Agricoltura in Ambiente Controllato (CEAC).

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Aerospazio

Insieme per vincere sfide spaziali Si è costituito in Federlazio, associazione delle PMI del Lazio, il raggruppamento delle imprese dell’Aerospazio e della Difesa

La Federlazio è un’associazione di categoria che raggruppa Piccole e Medie Imprese di diversi settori in tutta la Regione. Nata nel 1972 per rappresentare l’industria si è adeguata ai cambiamenti della struttura economica aprendosi anche ad imprese che operano nel campo dei servizi, rappresentando oggi oltre 30 comparti merceologici. Tra questi si va a collocare con sempre maggiore importanza il settore dell’Aerospazio e della Difesa. Un’analisi neanche troppo approfondita, sia qualitativa che quantitativa, del tessuto produttivo laziale, ci presenta un quadro di notevole rilevanza che necessita di risposte maggiormente incisive. Si tratta di una realtà variegata e composita che rappresenta eccellenze di interesse notevole. E’ partendo da tali sollecitazioni e da un interesse crescente nei suoi confronti, che la Federlazio ha iniziato un percorso nuovo e importante che si pone come obiettivo la valorizzazione e il rafforzamento del settore delle PMI dell’Aerospazio e della Difesa. Il nostro lavoro si sta muovendo sostanzialmente in due direzioni. Innanzitutto sul piano istituzionale, costruendo rapporti di collaborazione sia con la Regione Lazio e la sua finanziaria di sviluppo che con l’Agenzia Spaziale Italiana. Con entrambi gli Enti abbiamo iniziato a studiare progetti in grado di recepire i finanziamenti messi a disposizione da bandi e specifici capitoli di spesa. Ma è nel rafforzamento delle PMI del settore e della loro rappresentatività che si gioca la nostra sfida principale. Le politiche a tutti i livelli sono troppo spesso lasciate nelle mani di grandi aziende che tendono inevitabilmente a salvaguardare i propri specifici interessi, senza considerare le differenze di mezzi, obiettivi e strategie che il loro indotto possiede. Ci sembra questo il momento giusto per consolidare questo indotto e per far sentire una voce unica e coesa. Ed è proprio questo il secondo livello della nostra azione, quello volto al coordinamento della troppo frammentata realtà delle PMI del settore. Vogliamo che, grazie al lavoro di Federlazio, queste

possano mettersi insieme in una rete in grado di presentare progetti di filiera che uniscano le varie specificità di ognuna di loro. Si tratta di rafforzare una realtà che di fatto già presenta eccellenze di valore internazionale. La Difesa ma soprattutto l’Aerospazio hanno margini di crescita dovuti anche alla possibilità di spin off delle proprie tecnologie in altri campi. Intravediamo anche l’opportunità che aziende operanti in settori maturi possano riconvertire parte della propria produzione, se non tutta, in specifiche aree rispondenti alle esigenze del mercato e coprendo le lacune lasciate dalle imprese del settore. La vera chiave di volta è la territorialità: Federlazio ha sedi operanti in tutte le province della Regione e ha una struttura in grado di recepire, rispondere, quando non anticipare, le esigenze delle aziende. Ed ha la forza per costruire un quadro di relazioni istituzionali in grado di supportare le proprie strategie di politica-economica. Il nostro lavoro nell’Aerospazio sta registrando un grande interesse sia da parte delle imprese che delle istituzioni. Non dimentichiamoci che stiamo operando all’interno di un Distretto Tecnologico che raccoglie circa 250 aziende con 30.000 addetti e unisce Istituzioni pubbliche, Enti di ricerca, grandi aziende come la Finmeccanica e PMI. Ciò avvalora la nostra iniziativa e ci fornisce gli strumenti finanziari e legislativi per cominciare a sviluppare progetti di ricerca specifici, da proporre non solo in Italia ma anche all’estero. In questo quadro si colloca il nuovo corso di Regione Lazio e Filas che stanno intervenendo con strumenti innovativi. Nel frattempo l’ASI, che è uscita dal suo periodo commissariale e vede in Saggese il suo Presidente a tutti gli effetti, si sta muovendo proprio nella direzione di costruire bandi ad hoc per le PMI, possibilmente unite in filiere. Insomma, il quadro nel suo insieme ci conforta e ci spinge a proseguire nella direzione del rafforzamento e della valorizzazione delle PMI del Lazio del settore dell’Aerospazio e della Difesa. Continueremo a perseguire l’obiettivo di aggregare sempre più realtà e di conquistare sempre più spazi di visibilità e di azione. Per farlo abbiamo bisogno prima di tutto della partecipazione da parte proprio dei lettori di questa rivista, con la quale mi sono trovato a riscontrare una perfetta comunanza di intenti.

“Si tratta di rafforzare una realtà che di fatto già presenta eccellenze di valore internazionale”

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Luciano Mocci Vicedirettore generale Federlazio

Viale Libano 62 - 00144 ROMA
 Tel.: 06.549.121- 06 59.20.741 - Fax: 06.59.14.253 E-mail. federlazio@federlazio.it www.federlazio.it

Quando la ricerca sa andare oltre, lo spazio si allarga

Intervista a Marcello Onofri, docente dell’Università La Sapienza di Roma e direttore del CRAS-Centro Ricerca Aerospaziale Sapienza PMI Live, come anticipato già nel primo numero, ha intenzione di dedicare una particolare e costante attenzione al mondo della ricerca e della formazione. Siamo, infatti, convinti della importanza fondamentale di tali ambiti ai fini di uno sviluppo complessivo del sistema Paese, in termini di produttività, innovazione, competitività e immagine. In questo numero ospitiamo il professor Marcello Onofri, docente all’avanguardia nel settore aerospaziale. Potrete scovare nelle sue risposte una particolare dinamicità, capace di superare anche le endemiche difficoltà incontrate in Italia da chi si occupa di ricerca. Professor Onofri, lei è docente di Propulsione Aerospaziale presso la Facoltà di Ingegneria Aeronautica e dello Spazio della Sapienza di Roma, inaugurata proprio quest’anno. Ci può raccontare brevemente come è strutturata? “La Sapienza di Roma vanta una lunghissima tradizione nel settore dello spazio, inaugurata negli anni ’60 da un gruppo di ricercatori guidati dai professori Luigi Broglio e Carlo Buongiorno. Allora l’Italia era il terzo paese al mondo e la nostra università gestì per molti anni la piattaforma di lancio al largo del Kenya, oggi dell’ASI. Oggi, in un mutato contesto tecnologico e normativo, è sopraggiunta la necessità di ristrutturare l’impostazione didattica secondo le nuove esigenze intervenute nel corso degli anni, nel settore e nel territorio. La nostra Facoltà copre l’intero ciclo di formazione, con corsi di laurea triennale e magistrale, master e dottorati e costituisce l’unica facoltà in Italia totalmente dedicata all’aerospazio. Siamo partiti da un buon numero di studenti, registrando un aumento del 20% degli immatricolati rispetto a quando il Corso di Ingegneria aerospaziale era ancora parte della Facoltà di Ingegneria. Forse è l’”Effetto Luna”, il quarantesimo compleanno dallo sbarco, che ha riportato l’attenzione su di noi. In generale comunque, ritengo importante studiare e attuare una politica di immagine che valorizzi le discipline scientifiche e le ripercussioni che queste possono avere sulla realtà e hanno già avuto sulla storia del nostro Paese”. Quali sono i progetti principali che la sua Facoltà sta portando avanti? “Il nostro progetto più ambizioso è denominato “Progetto Guidonia” e nasce in risposta alle sollecitazioni e al fermento delle numerose imprese del Lazio. Stiamo lavorando alla creazione di un Centro Aerospaziale Internazionale nell’area dell’aeroporto recentemente lasciato dall’aeronautica. Si è deciso di sottoscrivere nelle prossime settimane un Protocollo d’Intesa tra Enti Istituzionali (MIUR, Min. Difesa, Sapienza, ASI, Regione Lazio) e associazioni industriali, attraverso il quale cercheremo anche di verificare la disponibilità di fondi sia a carattere nazionale sia nell’ambito dei finanziamenti Europei. Dobbiamo effettuare uno studio di fattibilità che individui le dimensioni dell’intervento e il suo impatto da un punto di vista finanziario. Ho preso l’incarico di coordinare il gruppo che stilerà nei prossimi giorni il relativo testo e speriamo che l’iniziativa possa poi decollare. Le premesse sono comunque molto positive. Tale iniziativa nasce per tenere insieme due esigenze, quella di proseguire nella strada della ricerca e della formazione nel settore aerospaziale e quella di mantenere e valorizzare i rapporti con le imprese del territorio, piccole, medie e grandi che siano. Vogliamo creare strutture di convergenza tra competenze ed interessi dei vari soggetti implicati, individuare coperture finanziarie e sviluppare progetti di ricerca e imprenditoriali. Da parte nostra, porteremo all’interno del Centro le iniziative già avviate, le strutture amministrative e didattiche, le residenze per gli studenti e avremo finalmente a disposizione strutture di ricerca applicata, laboratori qualificati anche per le imprese che non possano averli in casa. Cito ad esempio il Galileo Test Range, che studia i segnali dedicati a sicurezza e difesa e che consentirà all’Europa di raggiungere una piena autonomia in questo settore strategico. L’ESA ha giudicato l’area una delle più adatte a tale scopo. Ma nostra grande ambizione è anche quella di ricreare a Guidonia un ambiente che riproduca atmosfere interplanetarie”. Lei è anche Direttore del CRAS (Centro Ricerca Aerospaziale Sapienza), di cosa si tratta e quali sono i suoi principali obiettivi? “Il CRAS è nato ufficialmente nell’ottobre del 2008. Si tratta di un organismo che coordina tutte le attività del settore e che operano in ben 11 dipartimenti e coinvol-

ge tra docenti e collaboratori oltre 200 persone. E’ sicuramente la struttura più grande d’Europa, con una propria autonomia legislativa e amministrativa. Abbiamo già ottenuto diversi contratti di ricerca in vari ambii (tra cui fisica, medicina, ingegneria per veicoli di rientro) con Piccole e Medie Imprese, grandi aziende come ad esempio Thales e importanti istituzioni come ASI ed ESA. Abbiamo poi sostenuto le aziende nella presentazione di progetti nei bandi regionali. Rappresentiamo insomma un moltiplicatore di occasioni per le imprese e le istituzioni, in grado però di sviluppare anche autonomi progetti”. Come sono state le risposte da parte di imprese e istituzioni alle vostre iniziative? “Estremamente positive. Sia all’inaugurazione del CRAS che a quella dell’Anno Accademico della Facoltà erano presenti moltissime imprese laziali e aziende di valore transnazionale come Finmeccanica. E’ stata ampiamente positiva anche la risposta da parte delle istituzioni, sia per quanto riguarda il “Progetto Guidonia”, sia per i rapporti con il CRAS. Questo sta sviluppando accordi con l’ASI, che ci segue molto da vicino, e con la NASA. Per quanto riguarda nello specifico la società americana, sono in particolare due le direzioni in cui l’Università si sta muovendo e sono le due direzioni in cui la ricerca aerospaziale italiana può dire qualcosa di importante. Da un lato l’esplorazione interplanetaria, dall’altro lo sviluppo degli apparati propulsivi ad ossigeno e metano. Ci siamo andati a collocare all’interno di un cappello di tentativi di accordo tra ASI e NASA intorno a progetti di ampio respiro e stiamo dando il nostro contributo”. L’Italia secondo lei ha o può avere un ruolo da protagonista nella ricerca aerospaziale? “L‘Italia già lo ha in alcuni progetti di ricerca. Gli accordi con la NASA ne sono la conferma e consentirebbero ai ricercatori e all’industria di consolidare il loro prestigio nei settori prima citati. Il problema è la mancanza di coperture politico-istituzionali che invece possiedono altri paesi, anche europei. L’industria italiana, soprattutto nel settore della propulsione a ossigeno e metano dove non c’è ancora una leadership internazionale, può irrobustirsi se esiste un apparato politico-governativo che la sostenga anche nei contesti mondiali. A differenza della Francia o della Germania, i nostri governi spesso non sono stati in grado di recepire adeguatamente le istanze della nostra industria. Lì queste diventano politica nazionale capace di imporsi nei consessi internazionali. Oggi soffriamo il confronto a livello europeo e paghiamo un’assenza di guida. Sono così le grandi imprese a dettare l’agenda politica nel settore aerospaziale. I Governi le vanno dietro, invece di fungere da guida, da traino e da stimolo. Ovviamente le PMI risultano essere le più penalizzate per la loro mancanza di riconoscibilità e di rappresentanza collettiva forte. In ogni caso, laddove non arriva l‘apice della piramide arriva la base: di fronte ad un quadro economico difficile per tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti d’America, le aziende vedono che per mantenersi devono guardare al di fuori del proprio Paese. Come Università abbiamo cercato di aprire questa strada e già possiamo riscontrare i primi risultati. Ovviamente va tutto consolidato ma è positivo l’atteggiamento dei nostri interlocutori. Purtroppo dobbiamo registrare la mancanza di finanziamenti e uno strangolamento della ricerca che soffriamo drammaticamente. Molti dei nostri migliori studenti sono costretti a lasciare il Paese oppure ad accontentarsi di lavorare in settori diversi da quelli per cui hanno studiato, visto che i programmi dell’industria aerospaziale vivono spesso col fiato corto e non c’è quindi la capacità di assorbirli tutti”. Roberta Busatto

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Idee a confronto

Economia

“Caritas in Veritate” e mercato Riflessioni di un soldato cristiano e cattolico

Per uscire dalla crisi è necessario sostenere l’innovazione e la ricerca Spunti e riflessioni intorno alla nuova Legge Finanziaria 2010 Con la discussione in Parlamento della Legge Finanziaria 2010 si è riaperto il dibattito sulla strategia per uscire dalla crisi. Sullo sfondo il tema di come dovrà cambiare l’industria, l’allocazione delle risorse e l’elevazione del contenuto tecnologico delle esportazioni nel quadro della nuova divisione internazionale del lavoro. Tutto ciò mentre aumentano i disoccupati, la domanda aggregata resta stagnante e le entrate dello Stato continuano a registrare difficoltà. Dagli emendamenti presentati, sia dal Governo che dai Deputati, il testo uscito dal Senato - che presentava un valore di 3,9 miliardi con un aggiunta, rispetto al testo presentato dal Consiglio dei Ministri, di 100 milioni per la sicurezza e di 154,5 per i contributi agricoli unificati – si arricchisce nel passaggio alla Camera dei 3,7 miliardi dello scudo fiscale. In totale si tratterà di una manovra di 7,6 miliardi che potrebbe crescere a 8 miliardi per effetto di nuovi stanziamenti. Gli emendamenti annunciati dal Governo e quelli (circa 2400) presentati dalla maggioranza e dalla opposizione, prevedono interventi per l’autotrasporto, il rifinanziamento per il 2010 delle missioni militari, il rifinanziamento del 5 per mille. Le altre voci di spesa proposte riguardano i fondi per l’Abruzzo, l’agricoltura, l’Università, la giustizia, il sostegno alle categorie socialmente svantaggiate, l’allargamento dello spettro di applicazione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori delle piccole e medie imprese, degli interinali e la stabilizzazione dei lavoratori Asu e Lsu. Si tratta certamente di indicazioni di grande importanza perché afferiscono al sostegno della domanda, in una situazione di forte stagnazione dei consumi, ad un ampliamento delle garanzie di reddito per contrastare i licenziamenti e, per certi versi, di rispondere alla crisi - nel quadro di una linea di salvaguardia e di controllo del deficit e del debito pubblici – attraverso una spesa pubblica di qualità, in grado di attenuarne l’impatto sociale e di rilanciare il sistema economico lungo un percorso di redistribuzione e di sostenibilità ambientale. E tuttavia, di fronte alla qualità ed alla natura della crisi, riesce difficile sostenere la adeguatezza del provvedimento. Restiamo fortemente convinti, infatti, della bontà delle tesi di quegli economisti che ritengono che il problema dello sviluppo e della occupazione, non solo ovviamente in Italia,debba essere considerato come una esigenza di adattamento ad una trasformazione di carattere epocale. Sotto la spinta delle nuove tecnologie e della globalizzazione ciò che sta mutando sotto i nostri occhi è il ruolo dei Paesi economicamente avanzati nella divisione internazionale del lavoro. Utilizzando una famosa definizione schumpeteriana, stiamo vivendo una fase di distruzione creatrice, in cui i vecchi equilibri si sono definitivamente dissolti. Attraversiamo una fase straordinariamente complessa che richiede risposte di alto livello. Già prima della crisi, infatti, la struttura produttiva del Paese presentava gravi problemi. Da molti anni l’Italia evidenziava la caratteristica di essere una economia bloccata, i dati relativi al periodo 1992 – 2004 lo dimostrano ampiamente. Il nostro PIL, per fare solo un piccolo e limitato esempio, cresceva annualmente al

di sotto del 2% a confronto con il 3,2 della Germania e del 2,2 della Francia. Il problema della crescita deludente è , dunque, di lungo periodo e non può essere imputabile alla “stabilizzazione a tappe forzate” che – dopo la politica economica perseguita fino al 1992 (caratterizzata da indisciplina monetaria e fiscale con l’indebitamento passato dal 45% del PIL al 125%, contro il 53% della Francia e del 56% della Germania) - ha portato l’Italia ad entrare nell’Euro e men che meno a vicende congiunturali. Ai fini di una adeguata exit strategy dalla crisi sarebbe necessario imboccare una nuova fase con strumenti di politica industriale capaci di incidere a livello strutturale. Da un lato si tratterebbe di continuare a sostenere la domanda aggregata, di adottare riduzioni fiscali mirate, di sostenere gli investimenti delle imprese con strumenti non distorsivi e di accelerare la crescita di economie esterne (accelerando le politiche razionali per le infrastrutture, materiali ed immateriali, l’ordine pubblico, la giustizia, l’efficienza amministrativa, l’istruzione). Tutto ciò nella consapevolezza che occorre sostenere la stabilizzazione dei segnali di ripresa che finalmente sembrano prendere consistenza e nella convinzione che la gelata, soprattutto in termini occupazionali, è stata durissima. L’Oil ha stimato che per il prossimo biennio, a seguito della crisi finanziaria mondiale, i disoccupati nel mondo passeranno da 20 a più di 50 milioni, mentre l’inps prevede che, a fine d’anno, i disoccupati in Italia a causa della crisi saranno circa 500.000. Siamo ancora duramente nell’emergenza se, come tutti i centri di ricerca sostengono, mentre l’occupazione continuerà a scendere prima di vedere qualche segnale in controtendenza occorrerà aspettare che il Pil torni a crescere più dell’1% annuo che per tornare ai livelli strutturali ante crisi occorreranno almeno dai quattro ai cinque anni. Dall’altro si tratta di aiutare ad adeguare la struttura del nostro sistema produttivo alle trasformazioni tecnologiche in corso e alla nuova divisione internazionale del lavoro. Sarà così possibile dare anche una risposta alle esigenze poste dai cambiamenti climatici e dagli accordi internazionali assunti in tal senso dal Paese, senza strangolare il sistema delle imprese. Sarà parimente possibile, di fronte al modificarsi dei modelli culturali e sociali, un ripensamento dell’organizzazione di servizi cui nel passato forniva una risposta centrale il sistema delle relazioni familiari e di vicinato. Per avviare a soluzione una delle contraddizioni più stridenti della società italiana, il basso tasso di occupazione femminile, infatti, la costruzione di una moderna rete di servizi alla famiglia affidata, in prevalenza, all’intreccio tra volontariato e mercato, è decisiva. Sarebbe auspicabile, perciò, che il Parlamento, nel definire la Legge finanziaria per il 2010 e le scelte programmatiche per il prossimo triennio, provvedesse – in ogni caso – ad aumentare gli stanziamenti per la ricerca e l’innovazione almeno dell’1% del Pil, incentivando nel contempo le imprese pubbliche e private ad investire di più in tale direzione.

“Attraversiamo una fase straordinariamente complessa che richiede risposte di alto livello”

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Giovanna Prina

Sul primo numero avevamo dedicato una rubrica, “Idee a confronto”, al dibattito. Il tema scelto per iniziare è quello dell’enciclica di Papa Benedetto XVI “Caritas in Veritate”. Dopo un nostro redattore è la volta di un personaggio davvero di eccezione, che siamo onorati di poter ospitare nelle nostre pagine. Si tratta del Generale Rocco Panunzi, Comandante Logistico dell’Esercito, in una veste particolare della quale lo ringraziamo molto. Come leggerete si aprono, grazie al suo intervento, nuovi spunti di riflessione, come quelli del rapporto dei militari cristiani con la guerra. Speriamo di riuscire ad alimentare questa rubrica con nuove prese di posizione intorno al tema, favorevoli o anche totalmente contrarie. L’enciclica, atto di indirizzo umano da parte della Chiesa, mater et magistra, già nella sua portata universale sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità fa’ riflettere l’uomo militare cattolico e cristiano sul suo inserimento legittimo nel contesto del progresso umano. La Carità, una delle tre virtù teologali assieme a fede e speranza, pone l’uomo di fronte ad un quesito: può essa essere disgiunta dalla verità. “E se la verità non si fonda sulla pace giusta, può essere guida alla carità?”. Se Io sono in pace ma mio fratello e’ oppresso come posso essere caritatevole verso di lui? Non temete il male, combattetelo. Così ci ha esortato Giovanni Paolo II. Allora partendo dalla verità su una situazione sociale nella quale il male impera, essere caritatevoli vuol dire combatterlo. L’uomo militare, si inquadra perfettamente nel contesto dell’enciclica. I soldati sono costruttori di pace che debbono e vogliono essere nella società’. Dobbiamo e vogliamo combattere per un mondo più giusto fino ad arrivare a gestire, anche con le armi, rapporti di pace altrimenti impossibili. Ecco allora che la legge morale del servire diventa carità e si realizza nella verità dell’imperativo etico di agire ai fini del progresso umano. Servire, nel termine più positivo si può identificare con altruismo, fratellanza, sano sviluppo sociale. Il militare va in servizio, monta di servizio e quindi entra nella carità. In nome di questi principi ideali il soldato deve essere pronto a sacrificare la propria e l’altrui vita e quindi a dare dolore. In sostanza si può arrivare a compiere un sacrificio doloroso per la propria coscienza ossia disubbidire ad un bisogno primario come la salvaguardia della vita umana da sempre riconosciuta come un diritto inalienabile al quale sempre obbedire. Non esiste conflitto più doloroso e più tragico di quello fra due valori morali fra i quali si deve scegliere: togliere la vita per salvare una vita. Questo deve essere il forte sentire dell’uomo militare il quale deve puntare a creare per tutti una vita giusta pensando che questo ideale di pace può esigere il sacrificio di altre vite. Ormai nel mondo, nella storia dell’uomo il concetto di guerra giusta si è evoluto in quello di pace giusta. La convivenza pacifica dei popoli non può essere vera se è ottenuta opprimendo o lasciando oppressi altri popoli. Non è accettabile sia nel contesto cristiano del progetto di Dio per l’uomo sia nel contesto laico della morale assoluta delle genti. Ecco allora che il dare dolore, l’arrivare ad uccidere possono assurgere a necessità etica e morale fino a legittimare anche dal punto di vista cristiano l’impiego della forza e delle armi. L’uomo militare, dunque, è profondamente inserito nel contesto storico, politico, sociale attuale e ne è

attore fra i più importanti. La lacerazione intima sta nella scelta fra il dare o il non dare dolore per un bene assoluto e superiore: la pace giusta. Questo è oggi il modo di servire la Patria, l’uomo, ed è il più da attuare. Oggi i militari sono divenuti nel contempo strumenti e costruttori di pace e perseguono l’ideale di amare la Patria amando l’uomo, comprendendo che il dolore possono anche arrecarlo ma che sono in grado di capirlo per gestirlo, per renderlo, a volte, meno duro e per arrivare al più alto diritto dei popoli: la giusta convenienza. Su questa verità si fonda la nostra carità. Generale Rocco Panunzi

Generale di Corpo d’Armata Rocco PANUNZI Comandante Logistico dell’Esercito Il Generale di Corpo d’Armata Rocco PANUNZI è nato a Capodimonte (VT) il 17 ottobre 1948. Ha frequentato i corsi regolari dell’Accademia Militare di Modena (1967-1969) e della Scuola di Applicazione d’Arma di Torino (19691971), al termine dei quali è stato promosso Tenente dell’arma di Artiglieria. Successivamente ha frequentato la Scuola di Guerra Italiana (l982-I983; 1985-1986) oltre a vari corsi nazionali. Ha svolto incarichi di comando presso il 27° rgt. a. pe. smv. (1972-1980). Ha comandato il 120° gr. a. cam. smv. (1988-1989) e il 13° rgt. a. cam. smv. “Granatieri di Sardegna” (1993-1994). Ha prestato servizio presso il CIDE (Centro Informazioni di Difesa Elettronica) di Anzio (1980-1983). Quale Capo Sz. Operazioni presso lo Stato Maggiore dell’Esercito - VI Reparto Sz. Pianificazione (1983- 1985). Quale Addetto alla Sezione ricoprendo anche gli incarichi di Addetto alla Sz. Programmazione dell’Ufficio Programmazione Finanziaria e Bilancio dello SME (1986-1988) e dal 29 agosto l989 al 20 agosto 1993 è stato Capo Sezione RESTAV presso STAMADIFESA. Nel periodo 19941999 è stato Capo Ufficio Armi e Munizioni del IV Reparto dello SME. Dal 5 marzo 1999 al 22 agosto 2000 Comandante del Raggruppamento di Artiglieria delle Forze Operative Terrestri . Dal 23 agosto 2000 al 22 ottobre 2002, Vice Capo Reparto del Reparto Logistico dello SME. Dal 23 ottobre 2002 al 06 gennaio 2004 Capo Reparto Logistico dello SME. Dal 07 gennaio 2004 Capo Gruppo di lavoro revisione e verifica del Bilancio dell’Esercito. Dal 22 luglio 2004 Capo Ufficio Generale Pianificazione Programmazione e Bilancio dello SMD. Dal 09 settembre 2006 Direttore Generale di PERSOMIL. Il 16 settembre 2008 ha assunto l’incarico di Comandante dei Supporti delle Forze Operative Terrestri. Dal 9 aprile 2009 ha assunto l’incarico di Comandante Logistico dell’Esercito. E’ Insignito delle seguenti onorificenze e decorazioni: - Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; - Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; - Ufficiale dell’Ordine al Merito del Consiglio Internazionale Sport Militari; - Medaglia Mauriziana al Merito di 10 lustri di carriera militare; - Medaglia di Bronzo al Merito di lungo comando nell’Esercito; - Croce d’oro di anzianità di servizio militare; - Medaglia commemorativa per operazioni di soccorso alle popolazioni del Friuli colpite dal sisma del 1976; - Medaglia d’Argento al Merito della Croce Rossa Italiana; - Croce di Commendatore con spade dell’Ordine al Merito Melitense; - Medal of Distinguished Service for Republic of Albania; - Premio alla carriera “AD HAUSTUM DOCTRINARUM”; - Premio internazionale “Bonifacio VIII”. Il Gen. C.A. Rocco PANUNZI ha conseguito la laurea in scienze strategiche ed il Master di secondo livello in Scienze Strategiche. È sposato con la signora Patrizia ed ha un figlio Michelangelo Giovanni.

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Aperture

Snapshot e l’impegno per la pace

In una mostra fotografica di Daniel Papagni il racconto delle nostre missioni Un pubblico attento ha seguito, al Centro Studi Americani a Roma, il 14 ottobre scorso, l’incontro sul tema “Peacekeeping e Impegno per la Pace”, introdotto da Nicola Pedde e Karim Mezram, direttore del Centro, e moderato dal generale Massimo Fogari, responsabile della Pubblica Informazione dello Stato Maggiore Difesa. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, ha ribadito, nel suo intervento, quanto sia importante l’azione congiunta di Forze Armate e Media: “Dopo il 1989, la Storia ha proseguito, ma ha preso un’altra direzione. Ed il cambiamento ha coinvolto anche il rapporto tra Forza Armata e Media.. ormai si riconosce che ciò che serve alla nostra società per plasmare il futuro, avviene con lo sforzo convergente”. Parole che hanno trovato consenso anche da parte della responsabile Esteri del TG1, Monica Maggioni, che ha sottolineato come le scelte politiche siano legate al mondo dell’informazione, per l’influenza che quest’ultima può avere sull’opinione pubblica e che è meglio rivelare una realtà, anche se non sempre piacevole, piuttosto che lasciare spazio al dubbio o alla “passione” della dietrologia. Anche il professor Giuliano Amato, presidente del Centro Studi, ha parlato di come sia importante che quanto accade nei teatri operativi sia portato a conoscenza dell’opinione pubblica. E nulla, come la fotografia, può dare l’idea giusta di ciò che accade. Una ulteriore dimostrazione è stata la Mostra fotografica di Daniel Papagni, SNAPSHOT, inaugurata in occasione del convegno. Attraverso le immagini, il pubblico, numeroso, ha potuto ripercorrere le esperienze del reporter nelle sue missioni compiute in teatri operativi, quali Libano, Kosovo, Afghanistan; o in luoghi in cui i nostri soldati compiono attività addestrative o di soccorso alle popolazioni in emergenza. Senza dimenticare gli scatti effettuati a personalità politiche

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“La nostra immaginazione è potente di procedere in infinito”* E allora tanti auguri da parte di tutti noi, per un anno pieno di pensieri, progetti, soddisfazioni, sogni e parole.

in occasione del G8 a L’Aquila, Obama e Berlusconi, o agli astronauti rientrati dalla missione Shuttle STS120 insieme all’italiano Paolo Nespoli dell’ESA, al Dalai Lama a Roma, insieme a Richard Gere. Molto ammirata, la mostra si è svolta lungo le stanze del Centro Studi americani, sino a concludere nella sala multimediale, in cui sullo schermo scorrevano numerose le immagini scattate in teatri operativi, accompagnate da una suggestiva colonna sonora, in un magistrale montaggio del regista Antonello Tiracchia. Daniel Papagni, che da anni contribuisce al successo del giornale telematico ww.cybernaua.it InformAction Magazine, dedicato alla Difesa, con le sue fotografie di grande impatto, ha ricevuto apprezzamenti dall’onorevole medaglia d’oro Gianfranco Paglia, dal Capo di Stato maggiore della Difesa e dagli ospiti intervenuti alla cerimonia, tra cui Toni Capuozzo (Tg5) ed Enrica Toninelli, (Rainews 24). La mostra sarà “itinerante”, partecipando ad incontri e convegni improntati sul tema delle attività di peacekeeping svolte dai nostri soldati all’estero, in cui essi operano per difendere i valori della democrazia.

Noi ci saremo! * Giordano Bruno, De infinito

Maria Clara Mussa foto di: www.cybernaua.it

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