Pmi live n. 1

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Live

PMI

Bimestrale - n. 1 - anno I - spedizione in abbomento postale - art. 1, legge 46/04 del 27/02/2004 - Registrazione n° 921/2009 presso il Tribunale di Latina

Anno I n. 1 OTTOBRE - NOVEMBRE 2009

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Le imprese al centro dell’economia

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Cooperativa

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Cooperativa editoriale

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“Vogliamo essere strumento nelle mani di chi si pone obiettivi d’eccellenza”


“ETIAM CAPILLUS UNUS HABET UMBRAM SUAM” EDITORIALE

LE PMI AL CENTRO, LO SVILUPPO ECONOMICO INTORNO

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IN QUESTO NUMERO: LE PMI AL CENTRO, LO SVILUPPO ECONOMICO INTORNO

Editoriale

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L’intervista

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Italia: missione sicurezza

Aerospazio

6-7

L’Italia (e non solo) fa i conti con la ricerca spaziale

Dentro le PMI

8-9

Un’azienda in continua crescita: provare per credere!

di Roberta Busatto

Intervista al’Onorevole Guido Crosetto

A pochi mesi dalla prima stesura del PNR 2009-2013, gli USA diffondono il Rapporto Augustine

Intervista a Pierantonio Pavan Presidente e Amministratore della Gemelli Srl

Difesa

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I lavori del parlamento nel settore della difesa

Economia

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La situazione economica nella Eurozona

Notizie dall’Estero

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Una ricca fonte di offerte innovative

Idee a confronto

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“Caritas in Veritate” e mercato

L’attività della IV Commissione della Camera dei Deputati in merito alle politiche industriali commentata da Andrea Lulli del PD

Primi segnali di ripresa ma la crisi non allenta la morsa

Intervista a John Copley, Amministratore Delegato del FAC (Farnborough Aerospace Consortium - Consorzio Aerospaziale Britannico)

Commenti aperti alla Lettera Enciclica di Benedetto XVI del 29 giugno 2009

na nuova rivista ha bisogno di tempo per farsi conoscere e apprezzare. PMI Live fa sul serio e ha tutta l’intenzione di conquistarsi i suoi spazi. Fin dal numero zero abbiamo dichiarato la nostra ambizione di porci come portatori degli interessi delle Piccole e Medie Imprese della difesa e dell’aerospazio, come bollettino economico della situazione nazionale e internazionale e come avanguardia dell’innovazione e della tecnologia. Vogliamo essere strumento nelle mani di chi si pone obiettivi d’eccellenza, di chi crede nell’aggregazione tra realtà produttive di piccole e medie dimensioni per rafforzarne la rappresentatività nei tavoli di confronto istituzionali. Vogliamo stare al fianco di chi ha fatto della ricerca e dell’innovazione la frontiera principale della propria attività imprenditoriale. Vogliamo farvi sentire il rumore delle aziende mentre lavorano e lo svolazzare di carte nelle stanze di chi decide i destini del settore. Ma soprattutto vogliamo dare alla Piccola e Media Impresa il ruolo di centralità che le spetta. Il primo numero è l’inizio di un percorso che siamo certi potrà accrescere nel tempo. Troverete ogni due mesi 16 pagine piene di colori, immagini e soprattutto contenuti innovativi. Alcune rubriche ci accompagneranno nel corso del tempo. In primis quelle dedicate agli approfondimenti sui settori dell’Aerospazio e della Difesa, in questo numero affidate a due grandi personalità come il professor Giovanni Bignami e l’onorevole Andrea Lulli. “Dentro le PMI”, che vuole entrare a fondo nelle attività delle imprese d’eccellenza italiane e non solo e che questo numero racconta della Gemelli Srl di Pierantonio Pavan. “L’intervista”, stavolta dedicata al Sottosegretario di Stato alla Difesa Guido Crosetto con il quale abbiamo potuto approfondire il tema delle missioni italiane, alla luce dei recenti drammatici fatti dell’Afghanistan. Le “Notizie dall’Estero”, grazie ad una collaborazione costante con i nostri corrispondenti, con i quali predisporremo ogni due mesi anche un’edizione inglese. In ogni numero troverete poi un bollettino economico che funga da termometro nei momenti di crisi come questo e in quelli di ripresa e sviluppo che speriamo arrivino presto. E ancora, due rubriche dedicate al dibattito delle idee e alle aperture verso il mondo culturale. Insomma, ogni due mesi ci potrete ritrovare e riconoscere, con l’ambizione di diventarvi presto familiari. Nel frattempo la nostra redazione lavorerà un po’ come un laboratorio, pronto a sperimentare forme sempre nuove di comunicazione, a collaborare con la realtà esterna, a farne parte, con la forza di chi tiene molto al raggiungimento dei propri obiettivi e la sicurezza di chi sceglie una linea editoriale chiara e ambiziosa. Buon viaggio… Roberta Busatto Direttore PMI Live

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Aperture

“Fare Mondi” attraverso l’Arte

Dal 7 giugno al 22 novembre 2009 alla Biennale di Venezia la 53esima Esposizione Internazionale

PMI Live anno I numero 1 bimestrale Ottobre - Novembre 2009 Registrazione: presso il Tribunale di Latina - n° 921/2009 Direttore responsabile: Roberta Busatto direttore@barraspaziatrice.it r.busatto@gmail.com Redazione: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” redazione@barraspaziatrice.it Progetto Grafico: Vincenzo Schiano Moriello Stampa: Graficart snc - Formia (LT) s.s. 630 Ausonia km 30 - 04023

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Editore: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” info@barraspaziatrice.it

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L’intervista

Italia: missione sicurezza Intervista al Sottosegretario della Difesa, On. Guido Crosetto L’intervista all’Onorevole Crosetto era in previsione anche prima della tragedia dei sei parà italiani uccisi da un attentato terroristico in Afghanistan. L’evento ci ha obbligati a dedicarci in maniera più attenta e puntuale alle missioni italiane all’estero ancora in essere, con particolare attenzione alle scelte del Governo e alle condizioni di reclutamento e di sicurezza dei soldati. L’attenzione deve essere alta in ogni tempo, di guerra e di pace. Il dramma dei sei parà italiani uccisi in Afghanistan riapre inevitabilmente la discussione sul nostro impegno nelle missioni di pace. Quali sono le intenzioni del governo italiano di fronte ad una situazione afgana, ma anche irachena, che si dimostrano ancora così a rischio? “Il Governo è fermamente intenzionato a mantenere l’impegno italiano per la stabilizzazione dell’Afghanistan e i recenti drammatici eventi che hanno colpito il cuore di tutti gli italiani e degli appartenenti sia al Governo sia all’opposizione, non avranno alcuna ripercussione sulla presenza italiana in Afghanistan e sul nostro apporto alla missione ISAF della NATO. Solo quando il Governo afgano sarà in grado di controllare da solo il territorio, ci sarà la possibilità di far rientrare i nostri soldati. L’A f g h a n i s t a n ha assoluto bisogno di forze di polizia e di un esercito addestrato e noi stiamo tentando di farlo. La nostra presenza non è finalizzata esclusivamente alla ricostruzione e all’affermazione della democrazia ma anche alla difesa contro il terrorismo che si concretizza lontano dalla Patria. Il Governo afgano deve adoperarsi con ogni energia per combattere la droga e deve dimostrare la volontà di un popolo ad attenersi alle regole e a riconoscere le forze di polizia e l’esercito. La penso esattamente come il Ministro La Russa relativamente al pericolo che potrebbe innescarsi nel parlare di exit strategy, che vorrebbe dire mettere a rischio i nostri soldati che potrebbero essere attaccati in modo violento da chi vuole condizionare l’azione del Parlamento e del governo italiano”.

“La tutela del personale rimane la priorità assoluta ed è vincolante ad ogni operazione che vede impegnati i nostri soldati nei teatri internazionali. Da questo principio deriva il nostro continuo impegno a garantire la massima qualità in termini di mezzi e strumenti di impiego e a favorire sempre un addestramento costante e di livello per ogni nostro operatore che viene inviato in missioni internazionali. Ovviamente non esiste una sicurezza al cento per cento ma il nostro impegno è sempre rivolto a garantire, compatibilmente con le possibilità che abbiamo, il massimo livello di prevenzione, una continua attenzione e tutte quelle azioni che portano a minimizzare i rischi di azioni ostili. Rientrano in questa ottica l’aggiornamento periodico degli equipaggiamenti disponibili in teatro e lo studio di soluzioni tecniche sempre all’avanguardia”.

“La tutela del personale rimane la priorità assoluta”

L’opposizione chiede maggiori garanzie per la sicurezza dei soldati, a fronte di un pericolo quasi annunciato, come si poteva considerare nel caso afgano. Ritenete sufficienti le attuali condizioni o pensate di studiare nuove strategie e nuove strumentazioni di difesa? Articolo 11 della Costituzione Italiana “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

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L’articolo 11 della Costituzione italiana sembra parlare dell’Afghanistan e dell’Iraq: occorre individuare il confine tra pace e guerra, tra tutela della democrazia e invasione di sovranità, per poter costruire le proprie strategie. Quale è la posizione del governo oggi a distanza di anni dall’inizio dell’operazione e di più di qualche dalle elezioni democratiche? “L’articolo 11 della Costituzione è in sintonia con i principi che hanno ispirato e ispirano le Nazioni Unite, altre organizzazioni regionali (NATO e UE) e coalizioni d’intenti nella guida di missioni internazionali a cui partecipano le Forze Armate italiane”. La scelta di intraprendere la strada di un’Europa più forte e compatta, soprattutto di fronte alle tragedie accadute, obbliga tutti ad una riflessione intorno alla “Forza Armata Europea”. Secondo lei quali sono i problemi principali e quali le prospettive? E ancora, quale è lo stato attuale degli interessi? “L’Alleanza Atlantica e l’Unione Europea rappresentano i due pilastri dell’architettura di sicurezza dello spazio euroatlantico e l’Organizzazione delle Nazioni Unite rimane ancora oggi lo strumento determinante per preservare l’ordine e la sicurezza complessiva. L’Italia garantisce alla Difesa Europea un contributo di grande rilievo che é coerente con quello dei mag-

giori Paesi europei. Mi preme inoltre evidenziare con soddisfazione, come il nostro Paese abbia reso disponibile il nostro Comando Operativo di vertice Interforze di Centocelle come “framework” per un Comando a livello strategico. La presenza altamente qualificata nelle missioni che di seguito elencherò, dimostra inequivocabilmente la bontà e la professionalità delle nostre Forze Armate e la fiducia di cui le stesse godono a livello internazionale: - missione EUPOL in Afghanistan - missioni EUROFOR ALTHEA e EUPM in Bosnia - missione EULEX in Kosovo - missione EUPOL - PROXIMA in Macedonia (conclusa) - missione EUFOR TCHAD (conclusa) - missione EUMM in GEORGIA - missione EU BAM RAFAH - missione ATALANTA SOMALIA - Antipirateria - missioni EUSEC e EUPOL in CONGO”. Un altro tema di riflessione deve essere quello riguardante l’evoluzione della struttura militare in seguito all’abolizione del servizio di leva obbligatorio: lei e il Governo come giudicate il ritorno alla professionalità? “L’integrazione interforze e l’interoperabilità multinazionale rappresentano i pilastri dell’attuale modello professionale e determinano la capacità di operare fuori dai confini nazionali in modo efficace come dall’intera comunità internazionale ci viene ampiamente riconosciuto. La tipologia delle unità che vengono impiegate è determinata dalla natura degli impegni internazionali che vengono assunti dal Governo e il personale volontario che costituisce tali unità è addestrato per poter operare in tali contesti mediante un addestramento propedeutico di 4 mesi, prima dell’impiego, focalizzato sulla missione che andrà a svolgere. C’è una grande consapevolezza da parte dei volontari della scelta fatta e un grosso bagaglio professionale accumulato che ha consolidato la reputazione dei militari italiani e fatto apprezzare il loro operato in tutti i teatri con attestati di riconoscenza in tutti i consessi internazionali”.

Profilo personale È nato a Cuneo il 19 settembre1963, imprenditore, è sposato e padre di un figlio; Diploma di Maturità Classica; Facoltà di Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Torino. Profilo politico Sindaco del Comune di Marene (CN) dal 1990 al 2001; Consigliere Provinciale di Cuneo dal 1999; Parlamentare dal 2001. Componente della: Commissione per la vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti; Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia; Commissione per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi; Commissione permanente Bilancio, Programmazione e Tesoro della Camera. E’ stato responsabile Attività Produttive e Credito di Forza Italia. È attualmente Sottosegretario di Stato alla Difesa.

Piera Zocchi

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Aerospazio

L’Italia (e non solo) fa i conti con la ricerca spaziale A pochi mesi dalla prima stesura del PNR 2009-2013, gli USA diffondono il Rapporto Augustine Ci siamo. La comunità scientifica e la comunità industriale italiana stanno per avere un nuovo Programma Nazionale della Ricerca. La Direzione Generale per la Ricerca del MIUR, per conto del Ministro Gelmini, sta coordinando la scrittura del PNR 2009-2013 (ed oltre). La struttura e le tematiche del piano sono state definite all’inizio dell’estate e da allora sono al lavoro sedici “tavoli tecnici”, per coprire tutta la ricerca di un grande Paese come l’Italia. Si va, in orizzontale, attraverso le varie tematiche, anche interdisciplinari, ed in verticale dalla ricerca fondamentale, spinta dalla conoscenza, alla ricerca industriale fino alla ricaduta sulla nostra qualità della vita. Tra i tavoli tecnici, naturalmente, ce n’è uno che si chiama “Aerospazio”, anzi, per il PNR è considerato addirittura una “priorità strategica”. Ovvio che tra i potenziali maggiori beneficiari di un piano di ricerca in Aerospazio ci siano le PMI del settore. Il PNR sarà pronto tra un mese (o due, realisticamente) per una prima presentazione/discussione con la amplissima comunità coinvolta, che deve avere possibilità di feedback. Anzi, i tempi ed i modi di presentazione e feedback sono ancora da definire con precisione e credo che suggerimenti, magari proprio dalle PMI, sarebbero benvenuti. Una volta finalizzato, il PNR sarà lo strumento politico per cambiare, speriamo, l’attenzione troppo limitata per la ricerca che da sempre caratterizza chi governa l’Italia, cronicamente all’ultimo posto in Europa. In altre parole, dobbiamo far vedere che abbiamo ben in mente cosa fare, che dietro il PNR c’è l’Italia che vuole innovare se stessa, vuole contare di più in Europa e che sa come farlo. Con un PNR ben fatto, sarà più difficile, speriamo, negarci le risorse necessarie e che ci meritiamo. Non sarebbe elegante (né corretto) anticipare oggi i dettagli dei contenuti del PNR, che è in dirittura di arrivo. Certo, il PNR riconfermerà il ruolo trainante del settore aerospazio, riconoscendo il valore delle ricadute della ricerca scientifica spaziale ed aeronautica per lo sviluppo del paese. Tutti sanno la grande importanza che l’impegno europeo riveste per l’Italia, terzo paese contributore della ESA, dopo Francia e Germania. Un impegno che dimostra che L’Italia ci crede, nello spazio. Ed è proprio tradizione ininterrotta di tutti i Governi italiani, succedutisi dalla fondazione della ESA (1975) ad oggi (e sono stati molti…), quella di sostenere in pieno il programma della Agenzia Spaziale Europea. Il problema, semmai, è mantenere un ragionevole equilibrio tra i forti impegni europei, puntualmente presi anche questa volta dal Governo Berlusconi all’ultima ministeriale del 2008 (presieduta proprio dall’Italia) ed la attività spaziale nazionale. Il PNR au-

spica proprio il mantenimento di tale equilibrio, facendo però notare che se i finanziamenti per lo spazio non aumenteranno in valore assoluto, sarà inevitabile che il bilancio nazionale venga progressivamente eroso dai crescenti impegni europei. In questo senso, il PNR riconosce e sottolinea l’importanza del ruolo delle PMI, nei programmi europei come in quelli nazionali. Viene anzi ribadito come si debba sviluppare e promuovere le capacità di ricerca all’interno delle stesse. E’ l’unico modo per incrementare la loro presenza anche nelle fasi più alte della catena dei sistemi e servizi spaziali, tenendo presenti tutte le opportunità di spin-in e spin-off di tecnologie abilitanti da e verso altri settori di interesse per il Paese. E, certo, occorre anche incoraggiare e stimolare la crescita di selezionati e qualificati distretti tecnologici, in grado anche di riequilibrare le competenze all’interno del sistema-Paese, correggendo le croniche disparità italiane di tipo geografico. L’attenzione alle PMI, naturalmente, vale anche nel settore aereonautico, dove vantiamo una forte capacità di networking ed un rapporto consolidato con un’ampia filiera di PMI nazionali, spesso unitamente a Centri di Ricerca ed Università. Più in generale, va comunque ricordato che l’industria aereonautica italiana (grande e piccola) ha una posizione di rilievo mondiale, per esempio, negli elicotteri e nei sistemi radar e di controllo del traffico aereo, oltre ad essere decisamente ai primi posti per i velivoli da addestramento. Ma, mentre il “tavolo tecnico” sullo spazio e su aeronautica stava lavorando a tutti i punti di cui sopra, e molto altro ancora, a Washington uscivano i primi risultati dello “Augustine Committee”. Si tratta di un comitato di esperti, riunito sotto la presidenza di Norman Augustine e nominato dalla amministrazione Obama per una rivista dei piani degli Stati Uniti sul volo umano nello spazio. Un primo “summary report” è già disponibile in rete, e sta sollevando un bel po’ di polvere. Dai giornali apprendiamo infatti che le conclusioni dello AC, decisamente critiche del piano Bush di ritorno alla Luna, sono ora oggetto di vivace discussione politica negli USA. Sono conclusioni interessanti di per sè con un significativo impatto sui piani europei ed anche, in modo molto minore, su quelli nazionali italiani. Il primo, e forse il più importante, dei “risultati chiave” viene espresso con forza sorprendente, anche se è un po’ scontato: il budget della NASA dovrebbe essere commensurato alla sua missione ed ai suoi obiettivi. Attualmente non lo è. E, naturalmente, a più di mezzo secolo dalla sua nascita, la burocrazia della NASA mostra una evidente necessità di snellimento e rinnovamento. Anche se pochi sanno che il personale attuale della NASA, circa 18.000 persone (pur sempre

“Dietro il PNR c’è l’Italia che vuole innovare se stessa e contare di più”

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100 volte quello dell’ASI…) è la metà di quello che era ai tempi del progetto Apollo, 40 anni fa. A differenza di allora, ma anche, ed è molto più importante, a differenza di 4 anni fa, secondo lo AC la NASA dovrà dare molto più peso e attenzione alle collaborazioni internazionali. L’America di Bush tendeva, quasi in modo paranoico, all’autarchia, pratica e culturale, creando prima di tutto gravi problemi alle sue industrie. Mentre lo AC, in sintonia con la politica della nuova amministrazione, raccomanda esplicitamente più collaborazione internazionale, “actively engaged”. Naturalmente quest’ultimo punto è di interesse per la comunità italiana, che tra l’altro partecipa attivamente alla conclusione della costruzione della International Space Station. Specialmente perché lo AC sottolinea come il ritorno sull’enorme investimento fatto da tutti i partner della ISS sarebbe molto aumentato se si potesse estendere la sua vita orbitale utile. Anziché farla rientrare nel 2015, come previsto adesso, si può tenerla in orbita un po’ di più? Probabilmente si, dal punto di vista della ISS propriamente detta, magari con attaccato qualche pezzo in più, proprio fatto in Italia. Il problema, naturalmente, è lo Space Shuttle. Estendere lo Shuttle è molto difficile, non solo per ragioni di costi ma soprattutto di sicurezza. Un terzo incidente, dopo i due funesti di Discovery e Columbia, sarebbe la fine di ogni volo umano per molto tempo. D’altro canto, è vero che la frequenza dei voli previsti da adesso alla fine dell’anno prossimo, cioè la attuale data di ritiro dello Shuttle, è più che doppia di quella tenuta dalla ripresa dei voli dopo il Columbia ad oggi. Insomma, è realistico pensare che per completare il manifesto di carico attualmente approvato sullo Shuttle si arrivi a metà 2011. A quel punto però lo Shuttle compirà 30 anni esatti di servizio e potrà (anzi dovrà) andare in pensione. Ma per gestire in modo efficiente la stazione ci vogliono ben sei persone a bordo e lo AC stima che ci vorranno almeno sette anni prima che un nuovo lanciatore USA sia pronto a portare in orbita astronauti partendo da basi USA. E intanto? Non resta che la cara vecchia Soiuz, e per fortuna che c’è lei, anche se ha ormai circa 40 anni. Solo che porta su e giù solo tre passeggeri (scomodissimi) per volta e che, naturalmente, il costo di un biglietto è improvvisamente salito. La NASA ha appena concluso un accordo con RKA per i primi passaggi su Soiuz nell’ apres-Shuttle: adesso siamo a 50 milioni di dollari per passeggero. Mica male, come ritorno sull’ investimento nella vecchia Soiuz. Incidentalmente, non sembra facile trovare spazio (e fondi) per astronauti non-USA in questo periodo di sette anni. E dopo? Lo AC lo dice chiaro. Con il budget attuale la NASA non può pensare di andare al di là della orbita terrestre. Per tentare di tornare sulla Luna, o seguire qualunque altra strada di vera esplorazione dello spazio, ci vogliono molti più fondi degli attuali 18 miliardi

scarsi di dollari all’anno. Almeno tre miliardi all’anno in più, tanto per cominciare. Torniamo però alla nostra attività spaziale in casa, in Italia ed in Europa. Abbiamo comunque molto lavoro, anche per allenarci a cose più grandi da fare tra un po’ con la NASA. Il programma di esplorazione scientifica è ricco almeno quanto quello delle applicazioni. E nel PNR non viene certo dimenticata la attività dei lanciatori, con molti interessanti sviluppi tecnologici (per esempio le tecnologie green) dove scatenare l’inventiva delle PMI. Anche se il budget della ESA è un quinto di quello della NASA (e quello della ASI poco più di un ventesimo), in Italia ed in Europa sappiamo fare bene il nostro mestiere nello spazio, e non siamo meno bravi a volare dentro la atmosfera di questo nostro piccolo pianeta. Lo scopo, adesso, è convincere un governo con mille problemi e difficoltà economiche, dell’importanza di investire in ricerca. A noi scienziati, tecnologi e manager industriali sembra ovvio che sia proprio la cosa da fare in un momento di crisi. Anzi, che sia il modo migliore, se non l’unico, per uscirne. Giovanni Bignami Professore di astronomia allo IUSS di Pavia e Accademico dei Lincei www.giovannibignami.it

IL RAPPORTO AUGUSTINE A settembre è stata presentata la sintesi di un primo documento elaborato dalla Commissione Augustine, nominata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama con l’obiettivo di ridefinire i piani di volo umano della NASA. Il rapporto indica chiaramente che solo un aumento dei fondi può consentirle di proseguire il suo programma di voli umani. L’attuale budget della NASA, pari a 18,7 miliardi di dollari annui, dovrebbe crescere di altri 3 miliardi perché si possano considerare percorribili le future missioni che porteranno gli astronauti a stelle e strisce verso la Luna o verso altre destinazioni più lontane. Altrimenti la NASA resterà confinata in orbita LEO (Low Earth Orbit, fino a un massimo di 2000 km di quota) almeno fino al 2030. Tra le grandi questioni prese in esame, ci sono il futuro dello Space Shuttle, della Stazione Spaziale Internazionale e del programma Constellation (che comprende i due lanciatori Ares I e Ares V, la capsula Orion e il lander lunare Altair), avviato nel 2004. La Commissione, presieduta dall’ex presidente della Lockhead Martin Corp., Norman Augustine, ha elaborato cinque opzioni possibili per il riassetto della NASA. Due di queste non prevedono finanziamenti extra rispetto all’attuale budget, ma presuppongono di rinunciare all’esplorazione umana del Sistema solare o di rinviarla indefinitamente. Pur non abbracciando nessuna strategia in particolare, infine la Commissione ha stilato alcune raccomandazioni di carattere generale per il futuro della NASA. La prima è un invito ai privati a farsi avanti in maniera più decisa nel settore spaziale. La Commissione ritiene che questo sia ‘’il momento giusto’’ per affidarsi all’impresa privata dei voli spaziali commerciali per ridurre i costi e accelerare l’accesso all’orbita terrestre. Questo comporterebbe un radicale ripensamento delle attuali attività della NASA e una decisa svolta verso il mercato. In secondo luogo, il rapporto sollecita la Nasa a cambiare il previsto obiettivo a medio termine del ritorno dell’uomo sulla Luna, per concentrarsi su obiettivi di lungo termine come la ricerca su Marte. Inoltre si suggerisce di trovare le risorse per mantenere in vita la ISS (Internacional Space Station) almeno fino al 2020 per far rendere l’investimento compiuto fin qui, che ammonta a circa cento miliardi di dollari. Importante anche l’esortazione a estendere la collaborazione internazionale e riconsiderare la possibilità di prolungare l’utilizzo dello Shuttle fino al 2015, anziché mandarlo in pensione l’anno prossimo.

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Dentro le PMI

Un’azienda in continua crescita: provare per credere! Intervista a Pierantonio Pavan Presidente e Amministratore della Gemelli Srl Il nostro viaggio dentro le PMI dell’aerospazio e della difesa inizia dal Nord. Il primo ad essere intervistato è stato infatti Pierantonio Pavan, Presidente e Amministratore della Gemelli Srl di Canegrate in provincia di Milano. Lasciamo alle sue parole e alla scheda inserita nell’articolo, una descrizione approfondita dell’azienda e del suo principale rappresentante. Le anticipiamo però solo con un episodio, emblematico delle difficoltà di imporsi e al tempo stesso delle immense potenzialità delle imprese altamente specializzate e di eccellenza del nostro Paese. Questa storia racconta di un’azienda italiana di 37 dipendenti specializzata nei sistemi di comunicazione a bordo e nell’alta protezione dal rumore a bordo e a terra, e della sua lunga trafila verso l’affermazione di sé nel mercato della difesa americano. Era il 2004 quando il governo degli Usa venne a conoscenza dell’esistenza di un apparecchio in grado di raggiungere vette altissime, le più alte al mondo, di cancellazione attiva del rumore sia esterno che nella comunicazione. Ma sono almeno tre le prove a cui questo apparecchio e l’azienda produttrice vengono sottoposti, in Italia nell’azienda e perfino nella sala prove di Vasco Rossi e negli Stati Uniti. Ad oggi sono ben due i contratti di sviluppo in essere con la Lockeed Martin, principale contraente militare degli Stati Uniti, in produzione fino al 2012. Insomma provare per credere! La sua è un’impresa di dimensioni contenute, quale è il rapporto con i vostri clienti, per lo più grandi aziende private ed Enti pubblici? “Con i nostri clienti principali, e mi riferisco in particolare alle Forze Armate italiane, è di confronto continuo. Noi cerchiamo di proporre sempre nuovi sistemi di innovazione, che però non sempre vengono recepiti. Abbiamo decisamente più fortuna all’estero in termini di acquisizione di idee. Il nostro lavoro si muove in una nicchia di mercato

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molto forte, siamo tra le poche aziende al mondo come qualità di offerta ma subiamo a volte la concorrenza dei grandi gruppi che hanno già al proprio interno società specializzate. Eppure siamo piccoli e in crescita, la nostra forza deriva dal saper essere elastici, dalla nostra grande capacità di adattarci alle esigenze del mercato. Che poi se andiamo a ben guardare sono gli unici motivi per cui ha senso che esista la PMI”. Secondo lei perché le PMI continuano ad avere difficoltà ad imporre il proprio ruolo all’interno delle politiche industriali ed economiche italiane? “Intanto per la loro incapacità di consorziarsi, almeno per ciò che concerne la rappresentanza non tanto per il business. Poi c’è un problema di conoscenza dell’industria nazionale, non abbastanza profonda, che deriva anche dalla nostra incapacità di farci conoscere. Ma non solo, anche dal “sistema da catalogo” che la gran parte dei nostri grandi acquirenti applica, scegliendo sulla base di un’offerta standardizzata. Sembra più facile invece non lo è. E’ capitato che grandi enti pubblici acquistassero prodotti, magari presi all’estero, per poi buttarli via per inutilità, senza accorgersi che in Italia esisteva chi era in grado di fornire loro esattamente ciò di cui avevano bisogno”. Lei fa parte dell’AIAD (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza). Crede nella possibilità di aumentare il peso contrattuale delle PMI del suo settore? “L’AIAD è di certo uno strumento di conoscenza dei prodotti delle singole aziende in termini di applicabilità, ciò che è in discussione è se riesca davvero a porsi come tale. Le PMI continuano a muoversi in un modo autonomo, anche nella promozione delle proprie attività e questo non è un bene”. Quanto investite generalmente nella ricerca? “Il 25% del fatturato. Sui 37 dipendenti ben 17 sono ingegneri. Ciò deriva dalla necessità di proporre

sempre più innovazione. Noi ci occupiamo principalmente di engeenering e sviluppo. Le fasi che lasciamo all’interno dell’azienda partono da lì, passano per lo studio e la produzione di prototipi, di preserie e finiscono al montaggio e al collaudo finale. E’ esterna invece la produzione della serie, che affidiamo ad aziende italiane”. Se le chiedessi di individuare le tre parole chiave del successo della sua azienda? “Senza dubbio flessibilità, ottimo rapporto qualità del prodotto-prezzo e innovazione”. Dalle sue parole traspare una certa impermeabilità rispetto alla crisi economica internazionale, mi sbaglio? “In termini reali direi di no, visto che il nostro fatturato cresce del 20-25% all’anno. L’unico dato è che abbiamo subito uno slittamento degli ordini dal 2009 verso il 2010 -2011 per ciò che riguarda la parte civile dei nostri clienti, mentre per le committenze militari lavoriamo sempre molto. Non abbiamo registrato una carenza di lavoro, ma solo una situazione che lo rende poco programmabile. Le difficoltà organizzative a questo legate ci mettono un po’ in difficoltà anche se la nostra capacità adattiva e la nostra flessibilità ci fanno rispondere sempre adeguatamente alle esigenze del cliente. Anche per ciò che riguarda le banche non possiamo lamentarci, abbiamo sempre mantenuto un ottimo rapporto, nato nel 1998, data di acquisizione della società, e mai incrinatosi. Ciò è dipeso da due ordini di motivi. Intanto dalla nostra condotta sempre improntata alla massima trasparenza, ma anche dalla nostra scelta di investire in ogni iniziativa imprenditoriale sempre il 50% di mezzi nostri e il 50% di mezzi di terzi. Oggi appare più difficile il rapporto non in termini sostanziali o di fiducia ma solo di tempi di ottenimento dei finanziamenti”. Roberta Busatto

L’azienda RAGIONE SOCIALE: Gemelli Srl PRESIDENTE e AMMINISTRATORE DELEGATO: Pierantonio Pavan STABILIMENTO: Via A. Manzoni, 39 20010 Canegrate (MI) RIFERIMENTI: Tel. +39 0331 402943; Fax. +39 0331 747890; E-mail. info@gemelli-aerocom.com SITO WEB: www.gemelli-aerocom.com CAPITALE SOCIALE: 315.750 € NUMERO DI DIPENDENTI: 37 DESCRIZIONE: La Gemelli nasce nel 1947 sotto il nome “Laboratorio Radio Gemelli” con l’obiettivo di costruire e commercializzare ricetrasmettitori per applicazioni marine ed aeronautiche. Durante gli anni ’60 inizia la costruzione di sistemi interfonici per applicazioni a bordo di aerei ed elicotteri. Nel 1982 la società diventa “Gemelli Sas” e continua nell’attività specifica di produzione di tali sistemi. Nel 1994 inizia la collaborazione con Sidea Srl, insieme alla quale nel 1998 si trasforma in “Gemelli Srl”. Inizia la progettazione di sistemi A.N.R. e ne cura l’applicazione nei sistemi di comunicazione aeronautici e della difesa e brevetta il M.A.N.P., dispositivo elettronico atto a discriminare i segnali presenti sulla linea microfonica dal rumore. Oggi la Gemelli è l’azienda italiana leader per la progettazione e la fornitura di apparati di comunicazione e di sistemi in grado di assicurare comunicazioni chiare e comprensibili a bordo di aeromobili anche quando sia richiesto di operare in ambienti ad elevato livello di rumorosità. Negli anni 2000 lancia i prodotti “Wondercom” al fine di proteggere il personale di volo e di disporre di comunicazioni più chiare in ambienti notevolmente rumorosi. PRINCIPALI CLIENTI: Enti pubblici nazionali ed internazionali (tra cui: Ministero della Difesa Italiano, Aeronautica militare italiana, Esercito Italiano, Aeronautica malese, Ministero della difesa turco, Governo indiano), grandi aziende (Finmeccanica, Alenia, Agusta). PRODUZIONE Il 50% dei sistemi che la Gemelli studia e produce può intendersi come dual use, militare e civile. La produzione si divide in tre grandi settori: 1) sistemi di comunicazione di bordo 2) sistemi di protezione attiva dal rumore e di protezione personale 3) sistemi di comunicazione terra-bordo-terra con tecnologie wireless Nel primo settore l’azienda da un punto di vista applicativo è la seconda al mondo. Nel secondo la prima, mentre nel terzo è appena nata. Pavan ci dice che si può già da ora pensare ad integrare i tre sistemi: comunicazione di bordo-cuffiecomunicazione a terra. Per quanto riguarda i sistemi wireless su cui la Gemelli sta lavorando da circa un anno e mezzo, ci troviamo contemporaneamente di fronte a tre generazioni di sistemi. La prima è già sviluppata ed è tuttora utilizzata dall’aeronautica militare italiana. La seconda è in via di sviluppo, ma nel frattempo è già in programma di dedicarsi presto alla terza. Quest’ultimo è un obiettivo esclusivo dell’azienda.

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Economia

Difesa

I lavori del Parlamento nel settore della difesa L’attività della IV Commissione della Camera dei Deputati in merito alle politiche industriali commentata da Andrea Lulli del PD Nel corso del 2009 la Commissione difesa della Camera dei deputati si è occupata delle politiche industriali attinenti il settore sostanzialmente in due occasioni la discussione sul DPEF e l’indagine conoscitiva sull’acquisizione dei sistemi d’arma, delle opere e dei mezzi direttamente destinati alla difesa nazionale, nel corso della quale sono stati auditi tra gli altri il Ministro dello sviluppo economico, i rappresentanti dell’Associazione Industrie per l’Aerospazio, i Sistemi e la Difesa (AIAD), il presidente di Finmeccanica Spa. La valorizzazione e la promozione dei settori produttivi a più elevato contenuto tecnologico dovrebbero rappresentare uno degli obiettivi prioritari degli interventi di politica industriale per il fondamentale contributo che realizzano in termini di ricerca, di innovazione e di crescita del prodotto interno lordo. Nel corso della discussione sul Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 il Pd ha sollevato le proprie contrarietà per i profili attinenti al Ministero della difesa in quanto l’attenzione riservata all’industria della difesa è del tutto insufficiente il documento si è limitato a confermare la presenza pubblica in Finmeccanica e la prospettiva di tornare a valutare l’ipotesi di un collocamento in Borsa di una quota di Fincantieri. Al di là di queste affermazioni, non vi è stata sufficiente attenzione al ruolo delle piccole e medie imprese del settore indispensabili per la fornitura dei beni e dei servizi necessari alla difesa - e alle difficoltà che tali imprese incontrano nelle procedure di appalto e nella celere riscossione dei crediti maturati per i beni forniti e i servizi resi all’amministrazione. Non è stato preso alcun impegno per l’area industriale della difesa che rappresenta un segmento indispensabile per la piena funzionalità dello strumento militare che richiede investimenti per il necessario rinnovamento infrastrutturale e la piena efficienza operativa, anche nel quadro delle occorrenti operazioni di dismissione e accorpamento. L’attività della Commissione ha permesso di rilevare nel corso della citata indagine conoscitiva che, nel settore della difesa, la domanda pubblica per finalità di carattere militare è stata affiancata da leggi per specifici finanziamenti di aree di programma finalizzate in modo significativo, allo sviluppo delle produzioni aerospaziali ed elettroniche, anche se con risorse molto limitate. La legge n. 421 del 1996 attribuisce al Ministero dello sviluppo economico, la possibilità di finanziare programmi hi-tech di interesse delle Forze armate. In sede di applicazione, la legge ha contribuito a rafforzare i comparti produttivi strategici per l’innovazione. In seguito, con le leggi n. 388 del 2000 e n. 266 del 2005, si è estesa l’area di possibile applicazione degli strumenti della legge n. 421, razionalizzando l’impiego delle risorse pubbliche in tutto il settore. Il Ministero dello sviluppo economico ha impiegato 4,7 miliardi in tredici anni per attuare programmi di rilievo strategico per lo sviluppo e l’innovazione delle industrie dell’aerospazio e della difesa: - il sistema elettronico di navigazione e di combattimento della portaerei Conte di Cavour;

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- la realizzazione del programma FREMM, n e l l ’a c q u i s i zione di nuovi veicoli blindati per l’esercito e nel grande programma, assolutamente innovativo e impor tantissimo; -denominato Forza NEC - con il quale l’intero comparto elettronico nazionale verrà rafforzato e rilanciato; - gli investimenti per la realizzazione dei programmi spaziali nel l’area dell’osservazione dal cielo della terra: i programmi COSMO-SkyMed, nell’area delle telecomunicazioni, e SICRAL B, che concorre a dare all’Arma dei carabinieri collegamenti protetti e cifrati; - la conclusione del programma che nell’area elicotteristica permetterà di dotare le Forze armate all’estero di nuovi e più importanti strumenti di difesa. Dal 1988 al luglio del 2008, la legge n. 808 ha concesso finanziamenti per 2,9 miliardi di euro di cui 1,3 miliardi destinati ai progetti di ricerca e di sviluppo aziendali riguardanti la sicurezza nazionale. L’indagine conoscitiva ha messo in rilievo anche la grave situazione delle piccole e medie imprese italiane che hanno implicazioni con questo settore che danno occupazione, creano reddito, partecipano alla formazione del PIL. Si è parlato anche di dare vita a un metradistretto o a una rete di imprese del settore delle industrie interessate alla difesa nazionale, che possa partire da alcune vocazioni territoriali per inserirsi non in una dimensione caratterizzata dalla singola realtà territoriale, strutturando un importante rapporto sinergico tra la ricerca, l’innovazione e la crescita del prodotto interno lordo. La rete di impresa è uno sviluppo del distretto che avendo una caratterizzazione geografica delimitata, rende più difficile il collegamento tra i know-how delle diverse filiere. Si tratta di uno strumento che potrebbe essere utilizzato in maniera specifica proprio nel settore ma sono necessarie maggiori per mettere insieme imprese, centri di ricerca ed università, sfruttando il programma Industria 2015 per quanto riguarda i bandi sull’efficienza energetica, sulla mobilità sostenibile e sul made in Italy. Lo sviluppo di prodotti di altissima tecnologia destinati alla difesa, settore nel quale per primo intervengono ricerca e innovazione, rappresenta anche uno strumento anticiclico e quindi gli investimenti in questo settore sono fondamentali perché riescono a mantenere competitivo il nostro Paese. On. Andrea Lulli Deputato, Capogruppo PD in Commissione Attività Produttive, membro Commissione difesa

La situazione economica nella Eurozona Primi segnali di ripresa ma la crisi non allenta la morsa Per la prima volta, dopo sedici mesi, cominciano a vedersi timidi segnali di ripresa. Una conferma deriva dal miglioramento degli ordinativi industriali del mese di luglio che registrano nell’area Euro un + 2,6% rispetto al mese precedente. Nella UE a 27 la crescita è stata di + 1,6%. Molto meglio è andata in Italia ove è stato registrato - sempre nello stesso mese – un aumento del 3,6%, la migliore tra le maggiori economie: la Germania registra un +2,5%, la Francia +2,0% ed il Regno Unito +1,5%. Si tratta di segnali importanti ma è bene tenere presente che una rondine non fa primavera. Su base annua, infatti, il calo rispetto al mese di luglio dell’anno precedente nell’Eurozona è stato del -24,3% ed in Italia del -24,7%. “Le prospettive sono migliorate ma l’incertezza è alta, l’attività economica nell’area Euro riprenderà molto, molto gradualmente”, ha ricordato Claude Trichet Presidente della BCE. Fortissimo rimane l’allarme occupazione, e non è stato soltanto il mondo del lavoro a sollevarlo; fortemente preoccupato si sono detti il Governatore della Banca d’Italia e la stessa Confindustria che, sostenendo che la crisi non è ancora finita, ha previsto un innalzamento nel 2010 del tasso di disoccupazione al 9,5%. Ha aggiunto la presidente Marcegaglia: “speriamo che si fermi lì“. Da questo punto di vista, nonostante che si cominci a vedere luce fuori dal tunnel, l’inverno è ancora durissimo: sono oltre un milione le domande di indennità di disoccupazione presentate e di più del 400% è cresciuta la cassa integrazione. L’INPS prevede che a fine d’anno i disoccupati a causa della crisi saranno 500.000. Analoga previsione nel mese di aprile era stata paventata da uno studio del CNEL. Ma i dati potrebbero essere ancora più drammatici se in quest’autunno le banche decidessero di non rinnovare i fidi alle piccole e medie imprese. Una prospettiva, questa, non del tutto infondata se lo stesso Trichet ha affermato che “è probabile che nei prossimi mesi ci sia un ulteriore indebolimento dei flussi di credito verso le imprese“. E occorre tener presente che, più in generale, mentre l’occupazione continuerà a scendere prima di vedere qualche segnale in

controtendenza occorrerà aspettare - come affermato pressoché da tutto il mondo accademico dell’economia - che il Pil torni a crescere almeno dell’1%. Un obiettivo, quello di una ripresa dell’occupazione, molto lontano. I principali centri di ricerca ritengono, infatti, che: a) lo scenario più probabile sia quello di una possibile ripresa economica soltanto nella seconda parte del prossimo anno; b) nel migliore dei casi, si tratterebbe di una ripresa anemica, guidata solo da spesa pubblica e ricostituzione delle scorte, con un differenziale tra capacità installata e domanda ancora ampio; c) permane il rischio che, una volta che saranno ritirati gli stimoli monetari e fiscali in essere, è possibile che si sprofondi in una seconda recessione, anche a causa del nuovo shock che potrebbe arrivare dal fronte del petrolio e delle materie prime, foriero di un possibile riaffacciarsi del flagello dell’inflazione. Il ritorno ad una crescita duratura dell’economia richiede che essa si riprenda stabilmente, che la debolezza del mercato del lavoro non si ripercuota ancor più duramente sui consumi interni e che si rafforzino le strutture del sistema produttivo - nel quadro di una nuova divisione internazionale del lavoro – per determinare l’aumento del contenuto tecnologico del nostro prodotto interno lordo. Una riflessione più attenta da parte dalle organizzazioni imprenditoriali, di quelle sindacali, delle forze politiche e soprattutto del Governo e del Parlamento si impone. Arrivare ad un vero patto dei produttori, per affrontare la svolta necessaria non è impossibile. Tutto ciò nel quadro del rilancio di un etica da tutti profondamente vissuta e nella convinzione che la relazione tra sviluppo economico e sviluppo morale, come ricordato nell’articolo di questo numero in merito all’Enciclica di Benedetto XVI, è la condizione stessa per garantire nel contempo crescita e giustizia sociale.

“Una riflessione più attenta si impone”

Giovanna Prina

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Idee a confronto

Notizie dall’Estero

Una ricca fonte di offerte innovative Intervista a John Copley, Amministratore Delegato del FAC (Farnborough Aerospace Consortium - Consorzio Aerospaziale Britannico) Tema principale dell’intervista a John Copley è il ruolo delle PMI nel mercato odierno: una ricca fonte di offerte innovative di sostegno anche alla grande industria. L’Amministratore Delegato del FAC spiega inoltre come la sua organizzazione svolga una funzione di mediazione nel settore delle PMI, sostenendo la tesi secondo cui, visto il successo da esse riscontrato, si debba continuare a sostenerle. Quali sono gli obiettivi che il FAC si prefigge? “Il FAC fornisce un’ampia gamma di servizi di assistenza alle industrie aerospaziali e militari presenti nella regione sudorientale del Regno Unito. La sua funzione principale è quella di rappresentare le PMI, fornire loro l’assistenza necessaria e facilitare l’interfaccia tra i clienti e i fornitori al fine di rendere l’intero settore il più efficiente e competitivo possibile. Tale impegno è testimoniato dal fatto che l’80% dei 300 membri della nostra organizzazione è rappresentato proprio da PMI”. Quanto sono importanti le PMI per le grandi industrie aerospaziali e militari? “Le PMI sono assolutamente essenziali per la grande industria. I grandi colossi industriali stanno gradualmente abbandonando la filosofia gestionale caratterizzata da un modello aziendale ad integrazione verticale per attingere invece direttamente alla catena degli approvvigionamenti. Essendo maggiormente predisposte ad ospitare nuove tecnologie, le PMI rappresentano infatti per il mercato una ricca fonte sia di offerte innovative che di tecnologia”. Cosa fa il Consorzio per espletare la sua funzione di facilitatore per le PMI? “Poiché anche la maggior parte dei colossi industriali presenti sul territorio sono nostri membri, possiamo facilitare l’interfaccia tra questi e le piccole e medie imprese della regione. Il FAC esplica la sua funzione di facilitatore in innumerevoli modi. Sono stati organizzati diversi incontri denominati “incontri con il cliente”, che danno alle PMI la possibilità di poter interagire direttamente con i grandi clienti, di comprenderne le modalità operative e di creare una propria rete di contatti essenziale al loro successo. Abbiamo, poi, organizzato una manifestazione da noi definita “ad oltranza” che si terrà a novembre e a cui prenderà parte la nostra intera rete di consulenze e servizi, durante la quale le PMI potranno prenotare l’opportunità di presentarsi ai grandi colossi industriali quali BAE Systems, Rolls royce, Thales, Agusta Westland che parteciperanno attivamente alla manifestazione proprio allo scopo di conoscere nuove ed innovative PMI. Il FAC lavora, inoltre, a stretto contatto con organismi nazionali come la SBAC (Società delle Imprese Aerospaziali Britanniche). Tali collaborazioni risultano essere di reciproca utilità in quanto i programmi nazionali definiti vengono poi diffusi a livello regionale proprio dal FAC. Il Programma di Cambiamento SC21, per esempio, è un programma nazionale volto ad aumentare il grado di competitività delle industrie aerospaziali e militari. Un altro punto di forza del FAC è rappresentato dalla partecipazione ai Saloni Internazionali dell’Aviazione di Parigi, Dubai e Singapore, per citarne soltanto alcuni, nei quali siamo soliti investire in aree espositive che mettiamo poi a disposizione della nostra comunità di PMI. Questo non solo dà modo alle organizzazioni più piccole di avere un chiaro esempio di come partecipare a tali manifestazioni in modo economicamente efficiente e produttivo ma aiuta anche nell’incontro tra i clienti internazionali e l’offerta regionale. Accogliamo, inoltre, iniziative del settore privato volte a facilitare l’interazione tra i membri. Stiamo, per esempio, supportando il “Laboratorio per il Miglioramento e la Crescita” che, organizzato da una delle nostre imprese associate è stato poi diffuso anche agli

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altri membri. Espletiamo, infine, una funzione informativa a 360 gradi al fine di aumentare la consapevolezza sui servizi messi a disposizione dal settore pubblico come Business Link e UKTI (Commercio e gli Investimenti Britannico) e renderli più accessibili alle compagnie. La FAC mira a rendere l’intero settore delle PMI consapevole della serie di servizi messi a loro disposizione dal settore pubblico e dar quindi loro la possibilià di usufruirne nel modo più efficiente possibile”. Quanto è importante per le plc (società a responsabilità limitata) britanniche la partecipazione al Salone dell’aviazione di Farnborough? “Farnborough ospita uno dei due saloni dell’aviazione più importanti del mondo: esso rappresenta uno strumento di immensa importanza per le plc britanniche e il FAC lavora a stretto contatto con l’organizzazione che lo promuove. E’ una manifestazione mondiale che continua a mettere il Regno Unito ai vertici della grande industria, secondo soltanto agli U.S.A. Il Salone dell’Aviazione sta acquisendo sempre maggior prestigio e ha in programma, entro il 2010, di focalizzare l’attenzione sull’impiego di forze di lavoro giovanili, al fine di incoraggiarli a scegliere una carriera nell’ambito dell’industria”. Le PMI operanti nel settore aerospaziale britannico rappresentano nell’insieme un settore sano dell’economia? E qual è la sua veduta a lungo termine circa la situazione economica? “L’importanza rivestita dalle piccole imprese nell’economia generale viene riconosciuta in misura sempre maggiore. C’è una crescente consapevolezza della necessità di sostenere questo settore e uno degli scopi principali del FAC è proprio quello di aumentarne la visibilità e di ottenere quindi l’assistenza necessaria. Questo risulta essere chiaramente un settore economicamente vibrante e le persone ad esso interessate stanno lavorando duramente per riuscire nel loro operato pur mantenendosi entro i limiti consentiti dal budget. Ma ha comunque bisogno di continuare ad essere supportato. Personalmente, ritengo che il Governo Britannico sia al corrente del fatto che non può più essere ignorato visto il successo riscontrato. L’industria aerospaziale britannica è stata toccata dalla recensione più tardi rispetto ad altri settori ed anche il declino è stato meno drammatico, più graduale. E’ previsto un andamento piuttosto piatto nell’economia dell’industria aerospaziale britannica per un altro anno ancora, cui dovrebbe però seguire un graduale ritorno alla crescita. A tal proposito è anche da considerare che le grandi industrie vantano ordini consistenti che permettono loro di mantenere i livelli di produzione ad un ritmo ragionevole anche nell’eventualità di una drammatica diminuzione, come successo lo scorso anno. In poche parole, il settore aerospaziale è entrato nella recessione lentamente e ne uscirà in modo altrettanto lento pur rimanendo però un settore di vitale importanza per l’economia britannica. E’ proprio per questo che organismi come il FAC devono entrare in gioco, per garantire tutta l’assistenza necessaria”. Wendy Walsmey John Copley, Master in Business Administration, è Amministratore Delegato del Consorzio Aerospaziale di Farnborough dal novembre 2008 a oggi. Direttore Non-Esecutivo in carica presso l’Employee Volunteering, attualmente è membro della Commissione Nazionale SC21. Dal settembre 2000 ha rivestito le cariche di Vicepresidente, Amministratore Delegato e Direttore Esecutivo presso la Thales. Il Consorzio Aerospaziale di Farnborough è un’organizzazione senza scopo di lucro www.fac.org.uk.

Quello che segue è un commento personale di un nostro redattore alla Lettera Enciclica di Benedetto XVI. E’ nostra intenzione provare ad aprire un dibattito sul tema da questa affrontato.

“Caritas in Veritate” e mercato Commenti aperti alla Lettera Enciclica di Benedetto XVI del 29 giugno 2009 La crisi “ci obbliga a ripensare il nostro cammino, a darci nuove regole ed a trovare nuove forme di impegno”. “Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico” La Lettera Enciclica “Caritas in Veritate” ha suscitato grande attenzione ed interesse. Essa, infatti, è intervenuta - con fragore - in fase molto delicata dei rapporti internazionali e della vita economica e sociale, scossi da una profonda crisi economica, la più grave del dopoguerra, e sconvolti da epocali trasformazioni scientifiche e tecnologiche. Tutti i Paesi, sia singolarmente che, almeno nelle aree più avanzate, in modo concertato sono impegnati a porvi riparo. In tal senso il dibattito è stato molto intenso ma è ancora lontano dall’aver individuato e condiviso soluzioni adeguate. Il ritorno ad una crescita duratura dell’economia internazionale richiede, infatti, che essa si riprenda stabilmente, che la debolezza del mercato del lavoro non si ripercuota ancora più duramente sui consumi interni dei vari Paesi e che si rafforzino le strutture del sistema produttivo nel quadro di una nuova e più equilibrata divisione internazionale del lavoro. Tutto ciò non è semplice anche perché permangono, pesantemente, non solo incertezze e disorientamento ma si riaffacciano chiusure economicistiche e corporative, egoismi, talora esasperati, nell’ambito di una persistente debolezza delle Istituzioni internazionali, dell’assenza di regole adeguate per il governo, di situazioni e contingenze del tutto diverse dal passato e del dominio della logica del più forte. E’ del tutto evidente che in un tale quadro non è agevole ridefinire i percorsi di uno sviluppo capace di garantire nel contempo crescita, giustizia sociale ed eguaglianza. Da questo punto di vista le analisi compiute dal Pontefice sono precise e documentate. Esse dimostrano la sofferenza di una umanità devastata da una diseguaglianza insopportabile tra gli esseri, le società ed i popoli. Benedetto XVI richiama con forza la necessità di un’etica che pervada tutte le imprese e tutta la finanza e sottolinea l’urgenza di un profondo rinnovamento di quegli strumenti che finora sono stati usati in modo perverso. Perché quando si fronteggia una crisi economico-finanziaria come quella attuale, il mercato non può contare solo su se stesso ma “deve attingere energie morali da altri soggetti”.

Il tema della relazione tra sviluppo economico e sviluppo morale costituisce un elemento centrale dell’enciclica. “Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico”. Le forze brute del mercato, dunque, devono essere subordinate ad una etica nel quadro di una coniugazione coraggiosa tra Carità e Verità. “La verità va cercata, trovata ed espressa nell’”economia” della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità”. Questo tipo di mercato che, secondo Benedetto XVI, non può essere garantito soltanto attraverso una pur attenta e corretta regolazione autoritativa, appare realizzarsi in un contesto che esalti la libertà responsabile delle persone, la pluralità delle forme di impresa ed il principio della sussidiarietà ponendo al centro l’uomo e la sua piena affermazione attraverso la via della carità nella verità. Occorre, pertanto, riorientare le coscienze delle persone, le finalità dello sviluppo, la mission delle Istituzioni e la responsabilità dei gruppi dirigenti. Occorre definire un nuovo ordine. L’enciclica, infatti, apre un cammino diverso, possibile e necessario, per raggiungere una società di libertà e di eguaglianza. Ricordando il vangelo suggerisce un Cristianesimo di carità, perché “un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginale”. “La carità è la via maestra della dottrina della Chiesa. Essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici”. E’ responsabilità degli uomini orientare lo sviluppo materiale in una direzione coerente con lo sviluppo dell’etica. Questo, per ciò che concerne il mercato, sembra essere il messaggio centrale della enciclica papale, un messaggio sul quale sarebbe opportuno profondamente riflettere ed assumere come indirizzo di lavoro. Giovanna Prina

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Aperture

“Fare Mondi” attraverso l’Arte Dal 7 giugno al 22 novembre 2009 alla Biennale di Venezia la 53esima Esposizione Internazionale La Biennale di Venezia, inaugurata il 7 giugno scorso e aperta fino al 22 novembre 2009, ha un titolo breve ma pieno di suggestioni. “Fare Mondi” ha infatti in sé il senso di una operazione culturale ben precisa, quella di recuperare l’arte al suo obiettivo più ambizioso di contribuire alla costruzione del presente e del futuro con gli strumenti che le sono propri. La pluralità di linguaggi, sottolineata dal Direttore di questa edizione Daniel Birnbaum, è il mezzo per raccontare la realtà, per vedere ciò che l’occhio non vede, per creare mondi nuovi e immaginati. Ma l’arte è anche intesa come forza capace di tessere fili imprevedibili e dialogici e di combattere così l’appiattimento omologante del mondo consumistico di oggi. Il percorso espositivo, come tradizione articolato principalmente tra l’Arsenale e i Giardini ma dislocato in altre parti della città (i cosiddetti Eventi collaterali), ospita artisti e artiste chiamati a rappresentare il “Fare Mondi”, quasi dimenticando i propri paesi di origine ma ponendosi in rapporto il più possibile con l’universalità del tema. Sono 77 le Partecipazioni nazionali e oltre 40 gli Eventi collaterali. Lungo il percorso ritroviamo vere e proprie città di cartone costruite a mezz’aria o altre immaginate con disegni dai tratti semplici e chiari, o ancora un paese animato di vita propria attraverso schermi, ricostruzioni e rumori di vario genere. O ancora dimensioni create con il solo uso del colore, dipinto o al neon o con semplici fili gialli che imitino la luce del sole. Non mancano, poi, le fughe in altri settori affini all’arte intesa in senso stretto, come il design e l’architettura. Per quanto riguarda invece i premi assegnati dalla Giuria Internazionale, segnaliamo la vittoria degli Stati Uniti d’America per la migliore partecipazione nazionale e di Tobias Rehberger come migliore artista con il suo maestoso progetto per lo spazio caffetteria/ristorante dei Giardini della Biennale. Curiosa coincidenza con i temi di questa

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rivista è la derivazione dello stile dell’artista vincitore dalla pittura “Dazzle”, utilizzata sulle navi durante la Prima Guerra Mondiale per rendere difficile stabilirne la velocità e la direzione. Insomma, internazionalizzazione, integrazione, confronto, ma soprattutto creatività e innovazione: sono queste le parole chiave dell’arte della Biennale. Difficile non notare come molte di queste, anche se in misura diversa, possano essere avvicinate al mondo apparentemente così diverso dell’impresa.

“Il sostegno dell’opinione pubblica e delle forze politiche all’impegno di militari italiani in missioni di pace all’estero, di cui sono state parte integrante le forze fondamentali dell’opposizione si è tradotto in generale commosso e rispettoso omaggio, da ultimo, ai sei nostri caduti in Afghanistan e in affettuosa, solidale vicinanza alle loro famiglie”. Giorgio Napolitano

Mirna Mascherino

“Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di un prodotto. Rappresenta una visione del mondo e, se presa seriamente, può essere vista come un modo per fare un mondo”. Il Direttore Daniel Birnbaum

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