Pmi live n. 18

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Anno III - N.18 - SETTEMBRE - OTTOBRE 2012 spedizione in abbonamento postale art. 1, legge 46/04 del 27/02/2004 Registrazione n째 921/2009 presso il Tribunale di Latina

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In questo numero: Editoriale pag. 3 C’E’ ANCORA UNA RIVOLUZIONE DA COMPIERE Si chiude il bando MIUR, nasce il Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio, ma le PMI restano ancora in panchina

L’intervista pagg. 4/6 L’innovazione è nell’intrinseca natura del marinaio Intervista al Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli

Aiad pag. 7 L’AIAD, LE PMI E LO SPAZIO Inizia oggi una rubrica curata dalla Federazione delle Aziende della Difesa, dell’Aerospazio e della Sicurezza

L’italia dei Distretti pagg. 8/9 OBIETTIVO HORIZON 2020 Intervista al presidente del Cluster Tecnologico Nazionale per l’Aerospazio Giuseppe Acierno

Difesa pagg. 10/11 Il ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali Il 25 settembre si è svolto alla Camera dei deputati il Convegno organizzato da IAI e ISPI

Dentro le PMI pagg. 12/13 IN MIGLIORAMENTO CONTINUO Intervista al Direttore commerciale e qualità di Merletti Aerospace Srl Sabrina Merletti

Aerospazio pag. 14 TEMPESTE COSMICHE Aeronautica Militare e scienziati riuniti per prevenire la minaccia dallo spazio

PMI Live: anno III numero 18 bimestrale SETTEMBRE - OTTOBRE 2012 Registrazione: presso il Tribunale di Latina - n° 921/2009 Direttore responsabile: Roberta Busatto direttore@pmilive.it Redazione: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” redazione@pmilive.it Art direction - Graphic: Pier Paolo Bigioni

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Foto editoriale: Francesco Rastrelli Stampa: Nuova Grafica 87 Via del Tavolato Snc 04014 Pontinia (LT) Editore: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” info@barraspaziatrice.it iscritta al roc in data 25/10/2011 con numero 21618 Sito web: www.pmilive.com


C’E’ ANCORA UNA RIVOLUZIONE DA COMPIERE Si chiude il bando MIUR, nasce il Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio, ma le PMI restano ancora in panchina

Come spesso accade, i mesi della ripresa autunnale si italiano le proprie idee e i propri prodotti. I requisiti di acsono rivelati molto intensi. In questo numero abbiacesso, infatti, hanno stabilito fin dall’origine i rapporti mo provato a raccontarvi i fatti principali, consapedi forza tra i soggetti del cluster: una grande azienvoli di averne dovuto tralasciare qualcuno. da che sostenesse il 50% dei costi, una PMI che si “ETIAM CAPILLUS Su tutti si impone certamente la chiusura dei terfacesse carico di un altro 15% e un 35% spettante UNUS HABET mini del bando MIUR finalizzato alla costituzione ad Enti di ricerca. UMBRAM SUAM” dei cluster nazionali e la nascita di quello dedicaMa forse è davvero chiedere troppo: due rivolu(dalle “Sententiae” di Pubilio Siro, to all’aerospazio. zioni in un unico provvedimento. Dunque, ben mimo del 1° secolo a.C.) In attesa di conoscere i risultati, è quest’ultima la lontana da noi la volontà di polemizzare, per quel vera grande novità: per la prima volta i distretti più che possiamo vogliamo semplicemente trasmetteimportanti del settore si integrano in un unico sogre alle istituzioni attraverso la nostra rivista il consiglio getto. Accanto a loro, la grande impresa, l’ASI e il CNR. Ne di riconsiderare il ruolo delle PMI, possibilmente in rete, parleremo più diffusamente a pagina 6, insieme al presidente del fin dalla fase progettuale. Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio Giuseppe Acierno. E Nel frattempo un’altra grande novità si inaugura con questo numecontinueremo a parlarne per due motivi essenziali. Perché come ro di PMI Live, la collaborazione con la Federazione delle Aziende tutte le grandi operazioni di sistema, qualche pezzo del meccani- della Difesa, dell’Aerospazio e della Sicurezza, l’AIAD, che disporrà smo rischia di rimanerne fuori ed è giusto che sia riportato alla luce. di una rubrica attraverso cui veicolare le informazioni e le novità più E perché questo Cluster si propone di essere l’unico vero contenito- interessanti del settore. Uno spazio che siamo certi darà alle aziende re capace di recepire i futuri finanziamenti comunitari e nazionali, a molti spunti di riflessione e azione. Insieme cercheremo, in particopartire da Horizon 2020. lare, di evidenziare le opportunità offerte dai mercati internazionali Non stupisce, pertanto, che anche gli altri poli distrettuali di settore e di toccare le tematiche che vanno dentro la vita quotidiana delle esistenti in Italia si siano già fatti avanti per aderire. L’epocale bando aziende, come le certificazioni, la partecipazione a fiere nazionali e voluto dal Ministro Francesco Profumo e dal suo consigliere Mario internazionali, l’accesso ai finanziamenti e i rapporti con le istituzioni. Calderini ha dunque certamente raggiunto un obiettivo di primaria Noi vogliamo che le PMI giochino la partita. Da titolari. importanza, la riunificazione di un sistema polverizzato, ma ne ha tralasciato un altro: il coinvolgimento delle PMI nella fase progetRoberta Busatto tuale, lasciandone fuori la possibilità di recare in dono al panorama Direttore responsabile

Editoriale

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L’innovazione è nell’intrinseca natura del marinaio

INTERVISTA AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA AMMIRAGLIO LUIGI BINELLI MANTELLI In quali principali attività è impegnata attualmente la Marina Militare Italiana? “Le caratteristiche della Marina Militare la rendono, oggi giorno, particolarmente idonea a operare nell’attuale complesso scenario strategico internazionale, le cui attuali e prevedibili aree di crisi si trovano prevalentemente in prossimità del mare o sono comunque vicine ad esso. Nel recente passato la Marina, grazie alle sue caratteristiche di elevata prontezza, mobilità, efficacia e ridotta “footprint”, è intervenuta con successo prima in Libano e poi in Libia, con grande rapidità ed efficacia. Le capacità dimostrate hanno pienamente confermato i concetti d’impiego del nostro dispositivo di proiezione di forze dal mare, basato sul gruppo Portaerei e sulle Unità anfibie, sulla sorveglianza sopra e sotto la superficie. Oggi, la Marina Militare continua, con immutato impegno, la sorveglianza marittima nel Mediterraneo, ivi compreso il concorso al controllo dei flussi migratori ed il monitoraggio di tutte le attività che si svolgono in mare. Siamo anche impegnati nel Corno d’Africa, sia con assetti navali che con personale di staff, nelle operazioni antipirateria denominate “ATALANTA” (sotto egida UE) e “OCEAN SHIELD” (sotto egida NATO). Attualmente in ATALANTA è impegnata la Nave SAN GIUSTO e il Comando del Gruppo UE, a guida italiana, su di essa imbarcato, che conduce l’operazione. Per quanto attiene ad OCEAN SHIELD, la partecipazione è al momento sospesa, in attesa dell’invio in area della Nave anfibia SAN MARCO, che, sulla base di un piano recentemente approvato dal Ministro della Difesa, opererà in qualità di flagship, da dicembre a giugno 2013. Anche in questo caso l’Italia assumerà il comando del dispositivo navale internazionale (Task Force 508). Sempre nell’ambito del contrasto della pirateria, la Marina rende disponibili, per la tutela dei mercantili nazionali nelle aree a rischio, anche i Nuclei Militari di Protezione, composti dal personale del Reggimento San Marco. Il tutto, a seguito del disposto di legge 130 del 02 agosto 2011 e della discendente firma del protocollo d’intesa tra il Ministero della Difesa/Marina Militare e Confitarma in data 11 ottobre 2011. A partire da tale data gli NMP hanno condotto, ad oggi, 114 attività di protezione, soddisfacendo oltre il 75% delle richieste nonostante le difficoltà dei transiti di personale armato nei paesi costieri. L’impegno della Forza Armata nei confronti della NATO si concretizza, altresì, nella costante disponibilità di assetti aeronavali e personale nei due gruppi navali delle Forze

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L’intervista

d’intervento rapido (Immediate Response Forces) costituiti da Unità d’altura e da cacciamine. Non meno importante il contributo periodico all’operazione ACTIVE ENDEAVOUR, unica operazione NATO Article 5 per il contrasto al terrorismo, traffico d’armi ed in generale per la sicurezza della navigazione. Infine le quotidiane attività di Vigilanza Pesca, di concorso alla ricerca e soccorso in mare, e, last but not least, la nostra presenza navale nella penisola del Sinai con i Pattugliatori inseriti nella Multinational Force of Observers (MFO). In estrema sintesi, un complesso di mezzi e uomini permanentemente dispiegati in mare al servizio del Paese e della comunità internazionale pari a circa il 20% del personale complessivo della Forza Armata, senza dimenticare che dietro di loro opera un complesso supporto logistico operativo”. Quali sono le nuove sfide che la Forza Armata che Lei rappresenta deve e dovrà affrontare? “E’ noto a tutti che lo strumento militare, così come lo abbiamo pensato sino ad oggi, non è più sostenibile a fronte delle risorse che il Paese può dedicare alla funzione difesa. In questo quadro di riferimento s’inserisce, dunque, la principale sfida che stiamo affrontando in questo momento: continuare ad operare con la professionalità che ci è riconosciuta anche a livello internazionale ed al tempo stesso trasformare la nostra struttura rendendola più efficace, sostenibile ed equilibrata anche sotto il profilo finanziario. Dopo il razionale e snello assetto conferito alla componente operativa è, pertanto, in corso una profonda e concreta rivisitazione di tutto l’apparato operativo, territoriale ed organizzativo che, accelerando il naturale processo di ammodernamento e ristrutturazione della Forza Armata, prevede un significativo ridimensionamento delle strutture centrali e periferiche, una contrazione delle linee operative e una concentrazione dello Strumento nei tre poli aeronavali principali (La Spezia, Taranto ed Augusta), perseguendo un progetto innovativo e coraggioso. Quindi meno reparti, meno piattaforme, a fronte di una loro maggiore possibilità di utilizzo, maggiore disponibilità all’impiego, capacità ancora più interoperabili, sia in ambito interforze che multinazionale, una struttura di supporto più snella e coerentemente una sostenibile contrazione degli organici, anche funzionale ad un generale miglioramento della qualità della vita del personale. In sostanza una Marina in grado di assicurare la protezione del territorio, dei cittadini e degli interessi nazionali non-

ché di contribuire in maniera concreta allo sforzo internazionale di pacificazione dei conflitti, di risoluzione delle crisi e di prevenzione dell’instabilità in un quadro geostrategico caratterizzato da sfide e minacce in continua evoluzione. Innovazione, dunque, quale elemento cardine dell’evoluzione della Marina nel rispetto della tradizione, quindi un adeguamento della struttura mantenendo fermi spirito e valori fondanti. Nuove tecnologie, nuove metodologie di lavoro operativo capaci di coniugare l’esigenza di contenere le spese e le risorse umane con quella di garantire l’efficienza e l’efficacia dello strumento marittimo a supporto della politica di difesa e sicurezza nazionale e delle organizzazioni internazionali di cui il Paese è parte. La Marina Militare Italiana è riconosciuta nel mondo per la grande qualità del suo sistema formativo. Il punto di forza è la convivenza tra aggiornamento e tradizione? “La formazione del personale della Marina Militare poggia sui nostri tradizionali valori etici, militari e professionali come la disciplina, il coraggio, l’onore, l’impegno, la leadership e infine la corretta pratica dell’arte marinaresca in tutte le sue declinazioni. Oggigiorno, tuttavia, lo sviluppo tecnologico dei mezzi navali e di supporto, l’evoluzione geo-politica negli scenari d’impiego della Marina Militare ed il nostro accresciuto coinvolgimento nel contesto internazionale non soltanto richiedono una solida preparazione tecnico-professionale, ma anche una più ampia preparazione umanistica tale da permettere al nostro personale di comprendere a pieno il contesto politico, giuridico e sociale dell’area dove l’intervento militare ha luogo. Per questo il sistema formativo della Forza Armata si prefigge di integrare i requisiti tradizionali con nuovi requisiti, che possiamo in sintesi considerare come un mix tra capacità di leadership, di management, di conoscenza del contesto multinazionale e una mente aperta a riempire il nuovo”. Che importanza attribuisce allo sviluppo di nuove tecnologie in ambito militare ed in particolare in quello di sua competenza? “Come per tutte le imprese anche per la Marina Militare è strategico pensare al futuro dell’organizzazione. Ciò comporta un processo di trasformazione e di rinnovamento continuo che incide su tutti gli ambiti della Forza Armata e in modo particolare sul suo elemento più qualificante: lo Strumento Aeronavale. L’obiettivo ricercato è di poter disporre di una flotta adeguata per le missioni


che la Marina è oggigiorno chiamata a svolgere ma, soprattutto, e questa rappresenta la maggiore priorità, poter concepire e realizzazione uno Strumento che sia in grado di fronteggiare al meglio le sfide future e non farsi quindi trovare impreparati. La nostra attenzione è quindi rivolta al futuro e all’innovazione dei mezzi che costituiranno la Marina degli anni a venire. L’innovazione è un fatto culturale in Marina per l’intrinseca natura del marinaio, costantemente orientato a individuare nuove e sempre più efficaci soluzioni che lo aiutino a risolvere i problemi e ad affrontare le moderne sfide e i relativi pericoli, in un ambiente in continuo divenire. Le nuove tecnologie rappresentano quindi per la mia Forza Armata un vero e proprio “moltiplicatore di forza” a cui si fa ampiamente ricorso in tutti i progetti in corso e di prossima realizzazione. Ne sono un chiaro esempio le Unità Classe FREMM, dotate delle più moderne ed innovative soluzioni tecnologiche applicate, non solo ai sistemi d’arma e ai sensori, ma in maniere diffusa su tutta l’Unità, assicurando rispetto alle Unità della precedente generazione, performance decisamente superiori con un equipaggio pari a circa la metà. Per sviluppare questi progetti a grande contenuto tecnologico sono necessari significativi investimenti prolungati nel tempo, che difficilmente possono essere sostenuti autonomamente da una singola Forza Armata o da un singolo Paese, pertanto la cooperazione internazionale rappresenta spesso un percorso obbligato nel quale coinvolgere l’intero Sistema Paese”. I nuovi sistemi utilizzati sono in grado di rispondere alla crescente esigenza di sicurezza? “Negli ultimi decenni il drammatico mutare della natura della minaccia ha dato ulteriore spinta all’adeguamento delle nostre capacità. In particolare, il proliferare della minaccia asimmetrica ha imposto un approccio radicalmente differente, nell’affrontare le sfide del dominio marittimo. E’ chiaro che questa nuova generazione di pericoli ha enfatizzato l’impegno e l’interesse verso la sorveglianza marittima, settore in cui la Forza Armata è oggi all’avanguardia anche grazie al valido supporto delle strutture della Guardia Costiera per quanto attiene al monitoraggio del traffico mercantile. Infatti, con il recente completamento della nuova infrastruttura del Comando in Capo della Squadra Navale, sarà a breve operativo anche la Centrale Nazionale Interministeriale di Sorveglianza Marittima, centro di fusione di tutte le informazioni relative all’ambiente marittimo, grazie ad una piattaforma sviluppata dalla Marina Militare. Una struttura indispensabile per rispondere adeguatamente alle minacce odierne, che hanno perso i tratti caratteristici dello scenario bipolare che aveva caratterizzato il dopoguerra, che si presenta oggi con una varietà di attori non più caratterizzati da una chiara natura militare, né da una specifica nazionalità. Questo richiede uno sforzo particolare di conoscenza approfondita dell’ambiente

marittimo per riuscire in maniera puntuale a determinare, nella moltitudine delle attività lecite, quelle anomalie riconducibili ad una potenziale minaccia. Per fare ciò il nostro sistema di sorveglianza marittima conta su una moltitudine di dati tratti dall’attività quotidiana di navi, aerei, elicotteri, sommergibili, radar di sorveglianza costiera e sistemi di monitorizzazione del traffico commerciale, che grazie alla nostra peculiare capacità di integrazione ed analisi risulta in una situazione complessiva, essenziale per proteggere i cittadini e gli interessi della nazione. Insomma, è l’applicazione all’intero cluster marittimo dei concetti di comprehensive approach, interagenzia e multidisciplinare”. La Marina Militare è una delle Forze Armate in cui maggiormente intervengono innovazioni tecnologiche sperimentate in ambito civile: che valore attribuisce all’utilizzo dual use di nuovi sistemi e prodotti? “Da tempo ci si è orientati ad utilizzare al meglio le risorse disponibili, con la realizzazione di unità polivalenti e multifunzionali, in grado di svolgere missioni diverse, ricercando in tutte le nuove progettualità la caratteristica “dual use”. Polivalenza, dual use, innovazione tecnologica e modularità: questi i criteri con cui economizzare e dare valore aggiunto alle scelte della Marina, favorendo lo sviluppo e il consolidamento di un prezioso know-how da parte dell’industria nazionale a beneficio dell’intero sistema Paese. Una linea di tendenza molto importante che conferirà alle Unità della Marina Militare una rilevante flessibilità d’impiego e la possibilità di abbinare a delle capacità prettamente militari, capacità aggiuntive che potranno all’occorrenza essere messe a disposizione del Paese e della comunità internazionale. In tale ambito è possibile inquadrare ad esempio la nuova Unità di Supporto Subacqueo Polivalente. L’Unità nasce per sostituire Nave Anteo quale mezzo per la ricerca e soccorso di un eventuale sommergibile in difficoltà ed assistenza alle operazioni subacquee, ma grazie alla versatilità e alle spiccate capacità nel campo idroceanografico e della sorveglianza e perlustrazione del fondale marino, oltre che di intervento sino a quote profonde, la nuova Unità rappresenta un tipico strumento dual use. Essa potrà, ad esempio, essere impiegata per l’ispezione subacquea e la messa in sicurezza a quota profonda di particolari siti d’interesse strategico, quali oleodotti, teste di pozzi o condutture sottomarine, oppure ancora potrà effettuare l’ispezione e l’eventuale messa in sicurezza di relitti sul fondale marino. Un ulteriore esempio di unità concepita con elevate propensione al ruolo dual use è rappresentato dalla nuova LHD, attesa in servizio nel medio termine. Oltre ai compiti prettamente militari, questa Unità sarà costruita sin da subito per svolgere tutta una gamma di

L’intervista

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attività non militari al servizio del Paese, rendendola ad esempio uno strumento polivalente e prezioso per esigenze a favore della Protezione Civile. Infatti, l’Unita sarà progettata per poter ospitare un eventuale centro di coordinamento per la gestione delle emergenze da parte del Dipartimento della Protezione Civile, con possibilità di potersi dispiegare dal mare nell’area prospiciente alla zona interessata dall’emergenza, affrancandosi da limitazioni infrastrutturali e di supporto logistico. Contemporaneamente, grazie alle spiccate capacità ricettive e di assistenza sanitaria, nonché di evacuazione a trasporto via elicotteri, potrà efficacemente condurre attività di supporto in favore della popolazione colpita dall’emergenze”.

meccanica), per partecipare ai bandi di concorso per le manutenzioni alle Unità Navali. In sintesi, rappresentano solide realtà locali, da incentivare e salvaguardare soprattutto per le benefiche, e non trascurabili, ricadute in termini economici e sociali”. In che modo l’attività della Marina sostiene l’economia italiana? “Questo si esplica attraverso molteplici aspetti peculiari della nostra Forza Armata. In primis esiste un beneficio rilevante per le aziende del comparto difesa. Infatti, la Marina Militare è prevalentemente equipaggiata con mezzi di progettazione e produzione nazionale, sviluppati in qualche caso in cooperazione con altre nazioni europee, tutti vantano comunque un elevatissimo contenuto tecnologico che contribuisce in maniera determinante a mantenere competitive le aziende nazionali e di conseguenza ad aumentare l’export nello specifico settore, nonché ad impiegare un numero considerevole di manodopera altamente specializzata. Passando poi ai contributi “diretti” è doveroso sottolineare che la Marina, oltre ad assicurare la difesa del territorio marittimo nazionale ha il compito principale, che espleta in maniera continuativa, di proteggere la nostra flotta mercantile e le infrastrutture nazionali in mare, quali gli impianti estrattivi e linee di afflusso energetico. A ciò si va ad aggiungere il continuo impegno che la Forza Armata pone in essere per la Sicurezza Marittima, ovvero l’insieme delle azioni di natura preventiva e repressiva volte ad impedire che nelle zone di mare di interesse strategico nazionale si svolgano attività di natura criminosa, quali l’inquinamento, i traffici illeciti di ogni tipo, quindi un attività di contrasto nei confronti di quelle attività che, oltre a generare nocumento ai cittadini avrebbero un impatto devastante sull’economia nazionale, che si fonda in maniera rilevante su attività di natura marittima. La tutela della libertà dei mari è un sostegno all’economia soprattutto nei paesi con economia di trasformazione come il nostro (o come l’Europa in generale) perché l’import – export è assolutamente dipendente dai traffici via mare”.

Come valuta il rapporto tra Marina Militare e industria della difesa ed in particolare con le PMI? “La Nave è uno strumento complesso, la cui realizzazione impegna le più preziose risorse industriali della Nazione. Entrambi gli aspetti dell’Unità Navale (Piattaforma e Sistema di Combattimento) sono l’espressione dell’avanguardia tecnologica nostrana che, negli ultimi anni – con i vari Programmi internazionali di cooperazione – ha anche ampliato i propri confini, attingendo a pratiche e soluzioni innovative. Se le grandi industrie italiane “della Difesa” esprimono appieno le loro potenzialità realizzando le Unità Militari di ultima generazione, la ciclica manutenzione delle stesse – almeno per le aree e per i sistemi non specificatamente “proprietari” – viene assicurata dagli Arsenali della Marina Militare con l’insostituibile apporto delle imprese dell’indotto locale. Dette realtà industriali locali costituiscono un sicuro riferimento in termini di professionalità, continuità di servizio ed affidabilità. Si tratta di piccole e medie imprese (PMI), locali o, al più, a carattere regionale che storicamente hanno affiancato la Forza Armata nello sforzo di garantire l’operatività dello strumento navale. Negli anni, sono cresciute per rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica e/o hanno cambiato assetto o indirizzo societario per affrontare i vari periodi di crisi economica del Paese. Oggi, spesso, le troviamo in Raggruppamenti Temporanei di Impresa (RTI) con le La marineria italiana è un concetto che principali realtà nazionali (Fincantieri, Fin- trascende la sfera militare e va nel pro-

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L’intervista

fondo della nostra cultura: il mare è secondo lei ancora un elemento in grado di produrre ricchezza? “L’Italia è senza dubbio una Nazione marittima e proprio sul mare basa la sua prosperità ed il suo sostentamento, attraverso scambi commerciali e relazioni amichevoli con le altre Nazioni. Nell’era della globalizzazione e della tecnologia, il mare conserva ancora la sua piena attualità. Infatti, gli spazi marittimi avvicinano le Nazioni attraverso una fitta trama di relazioni economiche, culturali, sociali e politiche mantenendo, al contempo, anche un’elevata valenza strategica per quel che riguarda le fonti energetiche e alimentari, i trasporti e la sicurezza globale. Volendo citare alcuni i dati riportati nel “IV Rapporto sull’economia del mare”, realizzato nel 2011, il cluster marittimo italiano si conferma uno dei settori più dinamici dell’economia italiana contribuendo al PIL nazionale per 39,5 miliardi di euro, pari al 2,6% di quello totale e all’11% di quello dei trasporti. L’Italia si colloca al primo posto in Europa per importazioni via mare (185 milioni di tonnellate di merce) ed al terzo per esportazioni (47 milioni di tonnellate) mantenendo al contempo la leadership nel traffico croceristico e nella costruzione di navi passeggeri e yacht di lusso. Il mare è stato e resta, per l’Italia strumento per produrre ricchezza e come conseguenza è necessario che esso rimanga un luogo sicuro e un patrimonio fruibile liberamente dalla collettività internazionale per ogni tipo di lecita attività; un luogo che possa unire e non dividere. Di conseguenza, garantire una indispensabile “sicurezza marittima”, intesa nel suo significato più ampio, è un’esigenza primaria del nostro Paese e va da sé che la Marina Militare, per mezzi, mentalità e tradizione, è il naturale strumento per garantire tale sicurezza nelle acque di primario interesse strategico nazionale che, partendo dai bacini del Mediterraneo e del Mar Nero, si estendono, ad ovest, sino al golfo di Guinea e, ad est, all’oceano Indiano”. Infine un piccolo gioco che spesso ci piace fare con i nostri interlocutori: con tre parole, come descriverebbe la Marina Militare Italiana? “Dinamica, capace, orgogliosa”. Roberta Busatto


Il presidente del Comitato PMI Salvatore De Biasio

L’AIAD, LE PMI E LO SPAZIO

Inizia oggi una rubrica curata dalla Federazione delle Aziende della Difesa, dell’Aerospazio e della Sicurezza In termini unitari le Piccole e Medie Imprese membri della Federazione sono il 75% del numero complessivo dei Soci. L’AIAD dedica ad esse una particolare attenzione sia per favorirne il dialogo con i possibili committenti nazionali che per soddisfarne il processo di internazionalizzazione verso i mercati esteri. A tal fine, in ambito nazionale, sono stati istituiti due tavoli di dialogo sia con la grande committenza (Finmeccanica) che con la Pubblica Amministrazione (Segretariato Generale della Difesa). Obiettivi: discutere congiuntamente le problematiche che impediscono alle PMI di affermare e mantenere viva la propria capacità competitiva oltreché individuare e favorire percorsi di medio e lungo periodo che - sulla base del fabbisogno sia della Grande Impresa che della Pubblica Committenza - consentano alle PMI di meglio indirizzare la propria progettualità e le proprie capacità in termini di Ricerca e Innovazione. Nell’ambito degli stessi tavoli e più in generale nell’ambito dell’intero consesso delle PMI sono altresì esplorati e favoriti processi di aggregazione nel rispetto di idee progettuali capaci di impiegare e valorizzare in maniera collettiva le specifiche eccellenze. Il processo di internazionalizzazione, con particolare riferimento alle PMI, è sostenuto sia attraverso l’organizzazione mirata di incontri bilaterali - il 22 novembre p.v. è previsto a Roma quello con la Francia - nell’ambito dei quali unitamente ai necessari momenti istituzionali è garantita una agenda di incontri business-to-business precedentemente concordati a fronte di un mirato matchmaking domanda/ offerta, sia attraverso la partecipazione collettiva alle più importanti Business Convention, prima fra tutte quella di Tolosa dove l’Italia è ormai, con oltre 70 PMI presenti in ciascuna delle ultime due edizioni (2008 e 2010), il Paese più rappresentato dopo la Francia che ospita l’evento; a dicembre p.v., dal 4 al 6, la

prossima edizione. Nell’ambito del settore spaziale l’AIAD ha sottoscritto con l’ASI (l’Agenzia Spaziale Italiana), nel dicembre 2009, una specifica Convenzione “per il supporto alla politica industriale ai fini dello sviluppo e della crescita delle PMI spaziali nazionali”. Sono stati avviati, nell’ambito della stessa, 12 pacchi di lavoro e tra questi quello relativo al supporto e alla gestione di una anagrafe delle imprese e all’analisi dello scenario economico del settore. E’ stata altresì condotta un’attività di monitoraggio e supporto in riferimento ai Bandi rivolti dall’ASI alle PMI, attività che hanno riguardato e riguardano in modo trasversale: schemi di contratto tipo, procedure di valutazione e modalità di selezione, proprietà intellettuale e brevetti, procedure di gara e processi interni, certificazione tassi orari e rendicontazione. Nell’ambito delle attività per l’internazionalizzazione – nel settore spaziale - l’AIAD, in ragione della Convenzione stessa, è presente alle manifestazioni internazionali più importanti per promuovervi le capacità delle proprie federate, nell’ambito dello stand istituzionale dell’ASI e del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca; dal 9 al 12 ottobre u.s. si è tenuto a Nagoya il Japan Aerospace. Dell’AIAD è membro anche l’ASAS, l’Associazione per i Servizi, le Applicazioni e le Tecnologie ICT per lo Spazio. AIAD e ASAS hanno promosso, nell’ambito di Confindustria, un ambizioso progetto che è stato capace di raccogliere l’interesse e l’impegno di tutte le più significative imprese italiane nel campo delle attività spaziali e che si pone, in estrema sintesi, gli obiettivi di: individuare priorità condivise da parte delle diverse componenti imprenditoriali del settore; evidenziare a livello istituzionale le istanze e priorità del sistema industriale, quale contributo alla definizione delle Politiche nazionali per lo Spazio ed orientare verso scelte favorevoli all’Italia le decisioni a livello europeo e internazionale. Il primo passo per il perseguimento di tali obiettivi è stata la costituzione del “Sistema Spazio Italia”, che ha già avviato i lavoro di Gruppi dedicati in funzione delle specifiche tematiche di interesse e ha favorito e promosso la costituzione di SPIN-IT, la Piattaforma Tecnologica Nazionale per lo Spazio. Maurizio Madiai Coordinatore Aerospazio Aiad

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OBIETTIVO HORIZON 2020

Intervista al presidente del Cluster Tecnologico Nazionale per l’Aerospazio Giuseppe Acierno Era il 14 febbraio 2012 quando Mario Calderini, allora Presidente del distretto aerospaziale del Piemonte e da qualche mese Consigliere per l’Innovazione del Ministro Profumo, durante il convegno “Aerospazio: L’Italia dei distretti” da noi organizzato, annunciò un cambiamento radicale nell’assegnazione dei fondi da parte del MIUR verso i distretti tecnologici. Dopo soli 3 mesi si affaccia sulla scena italiana un bando dai tratti rivoluzionari che impone alle aggregazioni territoriali di unirsi in cluster nazionali per poter accedere ai finanziamenti previsti. Oggi che il termine per la presentazione delle domande è concluso possiamo certamente affermare che questo ambizioso obiettivo è stato raggiunto, almeno nell’aerospazio. Qualcosa però sembra non aver funzionato a dovere, soprattutto sul fronte delle PMI. Nei prossimi numeri approfondiremo la questione, ma ci sembrava importante partire dal presidente del neonato Cluster Tecnologico Nazionale per l’Aerospazio. Presidente Acierno, dica la verità: senza il bando del MIUR non avremmo avuto questo Cluster? “La pubblicazione del bando ha certamente accelerato il processo di integrazione tra i soggetti distrettuali, che però già avevano avviato un dialogo positivo e un confronto aperto. Questo avviene in linea con quanto accade negli altri Paesi europei, dove le politiche dei cluster vengono sostenute da qualche anno e dove oggi le reti sono gli attori diretti delle politiche di ricerca e trasferimento tecnologico, a partire da Horizon 2020. L’esigenza di fare rete dunque c’era già e il bando ha dato un mainframe dentro cui svilupparla e costruirla, rappresentando per il cluster un momento di sintesi utile per la definizione dell’integrazione, ma anche una leva con cui pianificare le strategie comuni”. Chi partecipa al Cluster? “Al momento della fondazione hanno aderito i 5 principali distretti aerospaziali, che rappresentano il 90% delle imprese del settore, Avio, Finmeccanica, CNR, ASI e AIAD con un supporto tecnico. Nell’attuale organo di gestione, accanto ad un rappresentante per ogni soggetto aderente, ne sarà a breve nominato anche uno delle PMI. E’ inoltre prossima l’apertura a nuove realtà interessate, dell’Umbria, dell’Emilia Romagna e della Toscana, si tratta di poli o comunque aggregazioni territoriali di settore la cui evoluzione è sostenuta dalle istituzioni regionali di riferimento. Oltre all’organo di gestione saranno a breve costituiti un organo consultivo, il comitato tecnico, di cui faranno parte tra gli altri anche le due piattaforme tecnologiche già esistenti, Acare Italia e Spin it ed un comitato di distretto con rappresentanti nominati da ognuna delle cinque realtà attualmente presenti”. Quali obiettivi vi siete dati? “Sostanzialmente tre: 1. rispondere alle esigenze di razionalizzazione delle forme di cooperazione tra le aree territoriali e il sistema aerospaziale, di favorire le sinergie e di agevolare questa collaborazione; 2. collocare tutti in un’unica strategia di sviluppo nazionale fatta con tutti gli attori e i protagonisti del settore; 3. porre le condizioni affinché si iniziasse a pensare ad una dimensione aerospaziale nella logica di una rete lunga extranazionale, utilizzando la strumentazione dell’Unione Europea in materia di ricerca e trasferimento tecnologico. Modalità questa che permetta di interagire con partner internazionali, facendo sintesi degli obiettivi che le singole aree si danno in una dimensione nazionale, come parte di una rete che vuole essere una”. Il settore aerospaziale le sembra più pronto di altri a compiere questo processo? “L’industria aerospaziale ha un respiro ampio e

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L’ITALIA DEI DISTRETTI

per abitudine guarda al di là dei confini nazionali. Ha già nel suo DNA la predisposizione a fare rete, a cooperare, e certamente tutto questo ha fatto in modo che il percorso si avviasse”. Qual è il clima oggi, a bando concluso, tra i distretti aderenti? “Per i fondatori si tratta di un evento molto importante, non solo per quello che abbiamo già fatto con l’avvio del cluster, ma perché crediamo di poter portare avanti un’iniziativa utile al Paese ed al settore aerospaziale. Siamo portatori di una strategia condivisa, di dimensione nazionale che ben evidenzia le sfide tecnologiche che aspettano il mondo aerospaziale. L’auspicio è quello di essere un interlocutore autorevole ed utile per i Governi che si susseguiranno alla guida dell’Italia”. La strategia è già tracciata? “La strategia è più che tracciata, essa è già stata presentata al MIUR attraverso la partecipazione al bando. E’ ovvio dire che il cluster ha puntato a valorizzare l’enorme mole d lavoro precedentemente svolto dai singoli fondatori sia che fossero imprese o distretti. Un contributo particolare è arrivato poi dalle piattaforme tecnologiche e da quanto l’AIAD ha fatto negli anni. I primi quattro progetti proposti, che tengono insieme grandi imprese, PMI e istituti di ricerca, sono solo un primo passo. Da qui si parte verso Horizon 2020 e ci si allinea ad un evoluzione delle politiche di sviluppo che puntano sempre più sulle reti e individuano in soggetti aggregati, quali i cluster, utili opportunità per velocizzare e meglio finalizzare l’utilizzo delle risorse pubbliche”. Roberta Busatto


STORIA DI UN’AGGREGAZIONE Il 26 settembre 2012 è scaduto il termine per la presentazione dei progetti nell’ambito del bando per “LO SVILUPPO E POTENZIAMENTO DI CLUSTER TECNOLOGICI NAZIONALI” pubblicato dal MIUR il 30 maggio 2012. “Saranno circa 400 milioni di euro con una parte consistente all’internazionalizzazione, destinati solamente a quei distretti tecnologici, esistenti o che facciano richiesta di riconoscimento, che si uniscano in grandi aggregazioni nazionali” dichiarò attraverso queste pagine il Consigliere per l’Innovazione del Ministro Francesco Profumo, Mario Calderini. Nove i settori ritenuti prioritari dal Governo italiano: chimica verde, agrifood, tecnologie per gli ambienti di vita, scienze della vita, tecnologie per le smart communities, mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, energia, fabbrica intelligente e, appunto, aerospazio. Il 25 settembre 2012 si costituisce ufficialmente il Cluster Tecnologico Nazionale per l’Aerospazio, che ha sede in AIAD. Al momento della fondazione, ne fanno parte: - Distretto Tecnologico Aerospaziale Campano

- Distretto Tecnologico dell’Aerospazio del Lazio - Distretto Aerospaziale Lombardo - Distretto Aerospaziale Piemonte - Distretto Aerospaziale Pugliese - Finmeccanica - Avio - ASI - CNR - AIAD A breve verrà nominato anche un rappresentante delle PMI. Il Cluster, unico per l’aerospazio, partecipa al Bando MIUR con quattro progetti, dedicati rispettivamente a: ala rotante, ala fissa, propulsione e spazio. Ogni progetto vede come capofila Finmeccanica o Avio. Restano fuori, almeno per ora, le altre realtà aggregative di settore attualmente presenti in Italia: - IR4I Emilia Romagna Aerospace Cluster - Polo Tecnologico dell’Optoelettronica e Spazio della Toscana Optoscana - Polo Aerospaziale dell’Umbria

L’ITALIA DEI DISTRETTI

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Il ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali

Il 25 settembre si è svolto alla Camera dei deputati il Convegno organizzato da IAI e ISPI Il 25 settembre, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, si è svolto alla Camera dei Deputati il Convegno organizzato dall’Istituto Affari Internazionali presieduto da Stefano Silvestri e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Giancarlo Aragona sul ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali.

 Una intensa giornata di lavoro, inaugurata dal Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, e conclusa dal Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola. 

 Sono intervenuti esponenti al più alto livello del mondo istituzionale, politico, militare ed accademico, tra cui anche i due Sottosegretari agli Affari esteri, Staffan de Mistura e Marta Dassù, e i parlamentari Guido Crosetto, Enrico Letta, Roberta Pinotti, Luigi Ramponi e Francesco Rutelli.

Il convegno è stato un’occasione per favorire un dibattito aperto sul ruolo che l’Italia svolge da oltre 30 anni nelle missioni internazionali di pace, analizzando la situazione negli scenari di crisi e l’efficacia dell’azione dell’Italia in essi. Di grandissima qualità e di rara quantità il pubblico presente in ogni momento della giornata. Le quattro diverse sessioni hanno approfondito come vada ripensato lo strumento delle missioni internazionali nel contesto globale attuale, cercando di rispondere alla domanda su che ruolo l’Italia voglia e possa svolgere a livello internazionale.
 Il convegno è stato strutturato in 4 sessioni di lavoro:

 1. Lo scenario strategico internazionale tra instabilità ed aree di crisi
 La consapevolezza che, soprattutto in quest’ultimo ventennio, l’Italia ha ricoperto un ruolo di rilievo nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, impone una riflessione sui rischi emergenti legati ad alcune aree di crisi e, più in generale, allo scenario strategico internazionale in sempre più rapida evoluzione.
 2. 
Il ruolo e l’interesse italiano nel mantenimento della si-

curezza internazionale

 Quando si parla di missioni internazionali, l’Italia si colloca tra i più importanti paesi contributori, sia in termini di uomini impiegati che in termini di contributo finanziario. Le operazioni di pace degli ultimi anni hanno tuttavia dimostrato che l’azione militare non è sufficiente da sola per conseguire l’obiettivo della stabilità. Alla luce del concetto più ampio di sicurezza sviluppatosi negli ultimi anni, l’aspetto civile della gestione delle crisi e la sinergia tra attività militari e civili assumono un rilievo sempre più importante.

 3. La partecipazione italiana alle missioni internazionali: criteri e priorità

 Le motivazioni che hanno spinto e spingono tuttora l’Italia a partecipare alle operazioni di pace internazionali sono molto articolate e variabili nel tempo: da quelle più tradizionali della promozione della sicurezza nei diversi contesti geopolitici a quelle legate al riconoscimento internazionale, alla fedeltà ai contesti multilaterali e ai legami di alleanza. A livello politico risulta quindi indispensabile considerare i rischi che queste motivazioni possono produrre in termini di orizzonte strategico e valutare con attenzione l’effettiva disponibilità delle risorse necessarie, al fine di evitare una dispersione degli impegni, nonché delle reali capacità che lo strumento militare esistente può assicurare.

 4. L’adeguamento dello strumento militare tra nuove esigenze operative e risorse disponibili

 L’impegno italiano nelle missioni internazionali richiede personale militare altamente qualificato, e comporta un costante impiego delle forze a disposizione nei teatri operativi più diversi. In un contesto economico-finanziario difficile quale quello attuale, risulta perciò indispensabile ridefinire quale livello di partecipazione militare l’Italia intenda perseguire e, allo stesso tempo, favorire il necessario processo di adeguamento dello strumento militare.

PRESENTATO IL RAPPORTO IAI “L’ITALIA E LE MISSIONI INTERNAZIONALI” A cura di Stefania Forte e Alessandro Marrone di Valerio Briani, Vincenzo Camporini, Federica Di Camillo, Stefania Forte, Alessandro Marrone, Michele Nones, Stefano Silvestri, Alessandro Riccardo Ungaro “In un contesto mondiale in rapida e continua evoluzione, anche lo strumento delle missioni internazionali va ripensato. E’ lecito ed opportuno domandarsi quali siano gli interessi nazionali italiani in gioco nelle

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DIFESA

missioni e che ruolo l’Italia intende svolgere a livello internazionale, definendo meglio il livello di partecipazione militare compatibile con la difficile situazione economico-finanziaria e il necessario adeguamento dello strumento militare. L’Italia ha svolto, soprattutto nell’ultimo ventennio, un ruolo importante nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. La consapevolezza di ciò impone una riflessione su quali

siano oggi le nuove priorità e quale sia il livello di impegno sostenibile nel tempo. Un disimpegno italiano dalle missioni internazionali non colpirebbe solo lo status del paese, ma danneggerebbe in modo significativo, e difficilmente rimediabile, anche i suoi interessi di sicurezza, strategici ed economici. Un lusso che l’Italia non può e non deve permettersi”. La versione integrale su: www.iai.it


Il ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali

Il 25 settembre si è svolto alla Camera dei deputati il Convegno organizzato da IAI e ISPI Il 25 settembre, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, si è svolto alla Camera dei Deputati il Convegno organizzato dall’Istituto Affari Internazionali presieduto da Stefano Silvestri e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Giancarlo Aragona sul ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali.

 Una intensa giornata di lavoro, inaugurata dal Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, e conclusa dal Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola. 

 Sono intervenuti esponenti al più alto livello del mondo istituzionale, politico, militare ed accademico, tra cui anche i due Sottosegretari agli Affari esteri, Staffan de Mistura e Marta Dassù, e i parlamentari Guido Crosetto, Enrico Letta, Roberta Pinotti, Luigi Ramponi e Francesco Rutelli.

Il convegno è stato un’occasione per favorire un dibattito aperto sul ruolo che l’Italia svolge da oltre 30 anni nelle missioni internazionali di pace, analizzando la situazione negli scenari di crisi e l’efficacia dell’azione dell’Italia in essi. Di grandissima qualità e di rara quantità il pubblico presente in ogni momento della giornata. Le quattro diverse sessioni hanno approfondito come vada ripensato lo strumento delle missioni internazionali nel contesto globale attuale, cercando di rispondere alla domanda su che ruolo l’Italia voglia e possa svolgere a livello internazionale.
 Il convegno è stato strutturato in 4 sessioni di lavoro:

 1. Lo scenario strategico internazionale tra instabilità ed aree di crisi
 La consapevolezza che, soprattutto in quest’ultimo ventennio, l’Italia ha ricoperto un ruolo di rilievo nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, impone una riflessione sui rischi emergenti legati ad alcune aree di crisi e, più in generale, allo scenario strategico internazionale in sempre più rapida evoluzione.
 2. Il ruolo e l’interesse italiano nel mantenimento della sicurezza internazionale
 Quando si parla di missioni internazionali, l’Italia si colloca tra i più importanti paesi contributori, sia in termini di uomini impiegati che in termini di contributo finanziario. Le operazioni di pace degli ultimi anni hanno tuttavia dimostrato che l’azione militare non è sufficiente da sola per conseguire l’obiettivo della stabilità. Alla luce del concetto più ampio di sicurezza sviluppatosi negli ultimi anni, l’aspetto civile della gestione delle crisi e la sinergia tra attività militari e civili assumono un rilievo sempre più importante.

 3. La partecipazione italiana alle missioni internazionali: criteri e priorità

 Le motivazioni che hanno spinto e spingono tuttora l’Italia a partecipare alle operazioni di pace internazionali sono molto articolate e variabili nel tempo: da quelle più tradizionali della promozione della sicurezza nei diversi contesti geopolitici a quelle legate al riconoscimento internazionale, alla fedeltà ai contesti multilaterali e ai legami di alleanza. A livello politico risulta quindi indispensabile considerare i rischi che queste motivazioni possono produrre in termini di orizzonte strategico e valutare con attenzione l’effettiva disponibilità delle risorse necessarie, al fine di evitare una dispersione degli impegni, nonché delle reali capacità che lo strumento militare esistente può assicurare.

 4. L’adeguamento dello strumento militare tra nuove esigenze operative e risorse disponibili

 L’impegno italiano nelle missioni internazionali richiede personale militare altamente qualificato, e comporta un costante impiego delle forze a disposizione nei teatri operativi più diversi. In un contesto economico-finanziario difficile quale quello attuale, risulta perciò indispensabile ridefinire quale livello di partecipazione militare l’Italia intenda perseguire e, allo stesso tempo, favorire il necessario processo di adeguamento dello strumento militare.

A NETTUNO IL FORCE PROTECTION TEST DAY Si è svolto il 9 ottobre il Force Protection Test Day organizzato presso le istallazioni dell’Ufficio Tecnico Territoriale Armamenti Terrestri (UTTAT) di Nettuno in occasione del 32° anniversario della costituzione del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito.

 All’evento hanno partecipato, tra gli altri il Segretario Generale della Difesa Gen. Claudio Debertolis, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. C.A. Claudio Graziano quale Autorità di vertice della Forza Armata protagonista della ricorrenza ed il Vice-Sindaco della Città di Nettuno dr. Luigi Visalli, ha visto la presenza di numerose autorità dell’area tecnico-amministrativa, tra cui il Vice-Segretario Generale della Difesa/DNA, Gen. C.A. Mario Marioli, il Capo del Corpo Ingegneri dell’Esercito e Direttore di TERRARM, Gen. Gianfranco Giglio, il Direttore dell’UTTAT di Nettuno, Col. Ing. Antonino Affrunti, nonché numerosi vertici delle Direzioni Generali del Segretariato Generale. Proprio l’importante funzione svolta dall’UTTAT nell’ambito della sperimentazione mediante prove balistiche e collaudi, che impegna personale civile, militare ed ingegneri altamente qualificati, ha fatto sì che il luogo fosse ideale per lo svolgimento di una giornata dedicata alla conoscenza dell’attività ingegneristica impegnata nell’implementazione ed ottimizzazione delle tecniche utili alla protezione delle forze. Dopo la resa degli onori ed il saluto di accoglienza del Direttore dell’Ente, il Gen. Giglio ha tenuto una rapida presentazione del programma delle attività previste.

Ha, quindi, preso la parola il Gen. Debertolis, il quale ha inteso cogliere nella felice occasione di festa l’utilità di poter apprezzare l’importante ruolo svolto dal Corpo Ingegneri, che, seppur operanti in una posizione di backstage, rappresentano una risorsa imprescindibile per le Forze Armate, specialmente nel periodo storico attuale in cui è necessaria un’ottimizzazione tecnica delle forze in campo, a fronte di un forte condizionamento economico. Una delle peculiarità del Corpo Ingegneri che merita particolare ammirazione, ha dichiarato il Gen. Debertolis, è rappresentata dal metodo di lavoro, preciso e rigoroso, accompagnato dalla ‘cultura del risultato’, che consente loro di garantire una capacità di reazione immediata alle esigenze rilevate, scevra da condizionamenti burocratici o temporali tipici dei grandi sistemi. Alle parole di apprezzamento espresse dal Segretario Generale, hanno fatto seguito una serie di interventi di contenuto tecnico, finalizzati ad illustrare le nuove tecniche raggiunte nel campo ed a focalizzare i concetti basilari che caratterizzano l’attività di sperimentazione dei materiali, indissolubilmente connessa a ricerca applicata ed ammodernamento tecnologico (R&T), a partire dalla progettazione del modello olistico sino al momento finale della simulazione e che motiva il rapporto sinergico esistente tra le Forze Armate, l’Università e l’Industria della Difesa. Proprio a quest’ultimo concetto ha fatto riferimento anche l’intervento del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, mirato ad evidenziare la complessità dell’ attuale universo tecnologico della Difesa in continua evoluzione, che rappresenta non solo un elemento trainante per l’economia del Paese, ma anche un’importante garanzia di tipo tecnico e psicologico per gli uomini impegnati sul campo, ai quali è richiesto di confrontarsi con scenari sempre più differenziati e minacce asimmetriche in crescita esponenziale. L’importanza rivestita dal Corpo Ingegneri, nelle parole del Gen. Graziano, risiede proprio in un’attività che consente la creazione di una risposta alla minaccia di tipo ‘expeditionary, joint combined e multitasking’ attraverso progetti funzionali verso i quali convogliare le risorse a disposizione. Al termine della serie di interventi, la giornata è proseguita con un momento dimostrativo, accompagnato dalla presenza di stands espositivi delle principali aziende impegnate nel settore della protezione delle forze, articolato in 5 gruppi di simulazioni relative a quanto teoricamente illustrato in sede di conferenza, ovvero la protezione CBRN (Chimica, Biologica, Radiologica e Nucleare), la difesa contro gli ordigni improvvisati (IED), la protezione delle basi operative avanzate, i sistemi passivi di protezione balistica e l’attività di Root Clearance. La giornata, dunque, oltre ad aver rappresentato un importante momento di festa, ha anche consentito di verificare lo stato dell’arte degli obiettivi conseguiti nel campo della tecnologia applicata alla protezione delle truppe.

DIFESA

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IN MIGLIORAMENTO CONTINUO

Intervista al Direttore commerciale e qualità di Merletti Aerospace Srl Sabrina Merletti In questo numero entriamo in una PMI dell’operosa Varese. Specializzata in particolare nel settore aeronautico, la Merletti Aerospace ha sempre espresso più di molte altre aziende un’attenzione verso le aggregazioni. E’ infatti uno degli esponenti più importanti del Distretto aerospaziale lombardo guidato dall’ingegner Giorgio Brazzelli. Di cosa si occupa la sua azienda? “Merletti Aerospace si è sviluppata ed opera dal 1972. Nasce come Azienda Individuale dai due fondatori Gianluigi Merletti e la moglie Narcisa. Disponiamo e trasferiamo di un alto livello di know-how tecnologico in ogni campo delle costruzioni meccaniche, abbinato alla massima flessibilità di programmazione e qualità del prodotto. La caratteristica che ci distingue è la specializzazione nella lavorazione dal pieno di materiali ad elevati contenuti meccanici, per parti critiche applicate a struttura e comandi di volo oltre ad assiemi e attrezzature. La lavorazione del Titanio è l’eccellenza che identifica il nostro reparto di produzione, dotato di Centri di lavoro a 5 assi oltre agli impianti tradizionali a corredo e finitura. La meccanica di precisione, fulcro della produzione, trova massima applicazione nel campo Aerospaziale e Difesa che da circa 20 anni riveste il prevalente impegno nella sezione dedicata alla progettazione e costruzione”.

ciale/Qualità e Sviluppo Tecnico/Produzione. La gestione dell’Azienda da parte del nucleo famigliare è stata sin dai primi momenti molto fluida e dinamica grazie all’impegno di tutti nel contribuire secondo il proprio ruolo, all’obiettivo comune. La Direzione ha accolto con entusiasmo le nuove proposte giovani, spesso azzardate e a volte anche poco considerate, ma poiché approcciate sempre con massimo impegno e volontà di fare e di fare bene, sempre apprezzate e condivise”. La vostra azienda su quali aspetti punta maggiormente per aumentare la competitività nei mercati? “Gli obiettivi della Merletti Aerospace sono rivolti al costante miglioramento e aggiornamento tecnologico, atto a soddisfare le sempre più specifiche e dettagliate richieste dei propri Committenti. Inseguiamo costantemente una politica volta al continuo e costante miglioramento, aggiornamento tecnologico, trasferimento di un alto livello di know how tecnologico e al mantenimento della Qualità, che si basa su tre costanti imprescindibili: prodotto, servizio e professionalità”.

Il vostro business si sviluppa maggiormente nel mercato italiano o internazionale? “Il nostro orizzonte si proietta costantemente verso il consolidaLa sua è un’azienda di seconda generazione, quanto pesa in mento degli attuali clienti diretti, nazionali ed internazionali, che nel Mondo rappresentano il settore sia per l’ala fissa che rotante. una PMI il passaggio generazionale? “Nel 1995 l’azienda si trasforma e accoglie nel Team i figli, la sotto- Alle eccellenze per le quali siamo protagonisti nella costruzione scritta e mio fratello Ruggero, rispettivamente nel settore Commer- completa dei particolari e nella gestione verticalizzata delle com-

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Dentro le PMI


messe, auspichiamo di unire presto nuovi Prime and Second Con- la mente del Sistema Aerospaziale e Difesa, al quale dedicano ogni scelta, impegno e decisione”. tractors con i quali ampliare rapporti e nuove proposte”. Quali competenze ritiene più importanti nei settori in cui operate? “Tra i settori della meccanica più promettenti, anche durante i periodi difficili come quello che stiamo attraversando, figura sicuramente quello aeronautico: la richiesta di velivoli civili o militari, di parti di ricambio e attrezzature correlate, rimane sostanzialmente stabile, con lievi variazioni (positive o negative) a seconda dei mercati geografici. Restare competitivi e performanti, invece, si è fatto estremamente difficile: a partire dalla qualità, che in questi ambiti deve essere di assoluta eccellenza, passando per la produttività, che deve tenere conto di numeri a volte molto piccoli, fino ai costi, che intaccano gli utili dei produttori”. Quali sono le chiavi del successo di una PMI aerospaziale, aeronautica e della difesa oggi? “In questo complesso scenario si muovono numerose piccole e medie imprese italiane che, grazie alla loro capacità di adattamento e all’intrinseca qualità, hanno saputo garantire gli standard richiesti. Il Sistema ora le deve sostenere, aiutare e supportare affinché le loro performance non subiscano crisi e mutilazioni che non permetterebbero più la loro rinascita, una rinascita a sostegno di quanto sino ad ora hanno condiviso! Le PMI sono il cuore, le ossa,

La Merletti Aerospace è parte del consiglio direttivo del Distretto aerospaziale lombardo. Pensa che i distretti abbiano ancora un ruolo importante nello sviluppo del settore? “I distretti hanno un ruolo determinante e unico all’interno del panorama regionale, italiano ma soprattutto globale. Proprio per questo motivo, nella grande globalizzazione delle proposte e dei mercati è indispensabile che le capacità e le tipologie proprie di ogni area distrettuale, si unifichino in un’unica struttura solita che sia in grado di affrontare e sopportare le imponenti richieste”. Quali iniziative condotte dal Distretto si sono rivelate realmente importanti per l’industria ed in particolare per le PMI? “Il distretto lombardo, nasce ufficialmente solo da poco più di un paio di anni, ma annovera al proprio interno un elevatissimo numero di imprese, più di 80, che vantano decenni di storia ed impegno, oltre ad aziende che da oltre 100 anni sfidano i mercati con grandi successi. Il maggior obiettivo del distretto è quello di offrire sostegno e opportunità di sviluppo verso internazionalizzazione e nuovi orizzonti, oltre che crescita all’interno di partecipazioni a progetti congiunti, a tutte le PMI che con sacrifici e costanza credono e si impegnano nelle continue nuove sfide”. Piera Zocchi

RAGIONE SOCIALE Merletti Aerospace Srl PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO Gianluigi Merletti DIRETTORE COMMERCIALE E QUALITA’ Sabrina Merletti SEDE STABILIMENTO Via Carducci, 8- 21010 Arsago Seprio - Va RIFERIMENTI Tel. +39 0331 769577 Fax. +39 0331 768414 aerospace@meccanicamerletti.it merlettiaerospace@secmail.it SITO WEB www.meccanicamerletti.it CAPITALE SOCIALE 70.000 Euro FATTURATO 3 milioni di Euro nel 2011 3,5 milioni di Euro come previsione 2012 NUMERO DI DIPENDENTI 25 DESCRIZIONE Subfornitore, Meccanica Aeronautica e Difesa. PRINCIPALI CLIENTI Agusta; Alenia Aermacchi; Oto Melara; Piaggio.

PRODUZIONE Produzione e assemblaggio di componenti e sottoassiemi per l’industria aerospaziale e difesa e gestione verticalizzata della commessa; progettazione e costruzione di attrezzature per la lavorazione e l’assemblaggio delle parti. Il reparto di produzione è dotato di Centri di Lavoro in grado di realizzare particolari che richiedono accurato grado di precisione e finitura, partendo da materiali con elevate caratteristiche meccaniche : ALLUMINIO – ACCIAI AD ALTA RESISTENZA – TITANIO – INCONEL. La produzione è dedicata alla costruzione completa e assemblaggi di: - particolari meccanici (acquisizione di materia prima – trattamenti termici – costruzione – CND e finiture superficiali – controlli e collaudi – assemblaggi); - progettazione e costruzione di attrezzature per la lavorazione dei particolari stessi e attrezzature a corredo del velivolo (G.S.E. tipiche per EH101 – NH90 – AW139 – VH71 – CH47). Una parte della produzione si dedica inoltre alla: - costruzione di particolari meccanici per Impianti Energetici (corone dentate per trasmissione epicicloidale di generatori eolici); - assistenza tecnica per Impianti Fotovoltaici (l’azienda stessa dispone di un impianto di mq. 2500, per un impegno di 130 KW). CERTIFICAZIONI L’Azienda si qualifica nel 1995 secondo la Normativa ISO 9001 e nel 2006 secondo la EN 9100. RIFERIMENTI ISTITUZIONALI E’ membro AIAD (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio la Difesa e la Sicurezza) e attiva all’interno del Distretto Aerospaziale Lombardo, all’interno del quale è parte del Consiglio Direttivo.

Dentro le PMI

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TEMPESTE COSMICHE Aeronautica Militare e scienziati riuniti per prevenire la minaccia dallo spazio

Lo space weather rappresenta un “key factor” per una buona consapevolezza della situazione nello spazio, ovvero della “Space Situational Awareness” (SSA), con l’obiettivo di tutelare gli assetti spaziali e quelli civili e militari sulla terra mediante affidabili segnalazioni di allarme circa gli eventi perturbativi. “Le tempeste elio-magnetiche impiegano almeno 20 ore per raggiungere la Terra, sufficienti per una consultazione web, invio sms su cellulare e porre in sicurezza la proprietà e soprattutto le vite dei nostri soldati impegnati in missioni in teatro operativo, ”afferma l’ing. C. Portelli, delegato italiano nel programma ESA di SSA“. L’arrivo del vento solare è prevedibile tramite appositi sensori distribuiti sulla terra e nello spazio (ad es. in posizione lagrangiana terra-sole L1, L4 o L5) per un osservazione stereoscopica continua della nostra stella. A partire dalle macchie solari, possono avere origine delle “Coronal Mass Ejection” (CME) ovvero eiezioni di massa sia dalla corona solare che da strati interni della stella. Tale massa, costituita da protoni pesanti viene sospinta dal vento solare in tutto il nostro sistema planetario fino a residui che penetrano nella magnetosfera terrestre, generando le famose aurora boreali. I primi bersagli sono i satelliti operativi, con malfunzionamento dei navigatori satellitari, della tv via sat, ecc.. Anche gli astronauti durante un Extra Vehicular Activity o gli stessi passeggeri in volo

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AEROSPAZIO

aereo su rotta polare, rischierebbero di assorbire radiazioni nocive con danneggiamenti perfino sui sistemi avionici e le linee e i trasformatori elettrici al suolo. Durante il seminario sullo Space Weather Awareness, svoltosi al Centro Alti Studi della Difesa il18 Settembre di quest’anno, è emersa la piena consapevolezza dell’Aeronautica Militare e del mondo istituzionale e accademico che questi eventi di bassa probabilità ed elevato impatto sociale , richiedono lo sviluppo di collaudate procedure di risposta e tecniche di mitigazione. Lo stesso Presidente del CASD, Gen SA O. Panato nel suo saluto di benvenuto, ha evidenziato l’importanza della “percezione del rischio al fine della prevenzione”. In tale scenario è importante sottolineare l’interessante proposta fatta al seminario da parte del Col. GArn Luigi De Leonibus, di costituzione di un Servizio Nazionale da parte dell’Aeronautica Militare esteso allo Space Weather. L’ obiettivo del programma ESA di SSA è la messa a punto sinergica di un sistema operativo duale per lo scambio di informazioni su rischi di collisione tra satelliti, minacce di impatto con asteroidi o pericoli provenienti dal sole (a tal riguardo è essenziale sostituire al più presto i satelliti SOHO e ACE, ormai prossimi al fine vita). Rachele De Rosa


“Quando sei in piedi in cima al mondo diventi molto umile. Non ti preoccupi piĂš di ottenere nuovi record o di raccogliere dati scientifici, ma solo di riuscire a tornare a casaâ€? 14 ottobre 2012

Felix Baumgartner

Il primo uomo a lanciarsi da 39.000 metri di altezza


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