Pmi live n. 8

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Live

PMI

Bimestrale - n. 8 - anno II - spedizione in abbonamento postale - art. 1, legge 46/04 del 27/02/2004 - Registrazione n° 921/2009 presso il Tribunale di Latina

Anno II n. 8 GENNAIO - FEBBRAIO 2011

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Le imprese al centro dell’economia

“La fantasia come motore di innovazione tutto italiano, la creatività come elemento distintivo di un settore che fa della ricerca tecnologica il suo ossigeno, l’ingegno come risposta ai problemi del fare impresa del nostro Paese”


EDITORIALE

La genialità delle PMI salverà l’Italia!

In un mondo competitivo dobbiamo vincere con le armi che ci appartengono

IN QUESTO NUMERO: Editoriale

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La genialità delle PMI salverà l’Italia!

In un mondo competitivo dobbiamo vincere con le armi che ci appartengono

L’intervista

4-5

L’Italia vince con un coordinamento efficace tra Difesa e Industria

Economia

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Blue Economy: l’obiettivo è lo sviluppo ecosostenibile

Economia

7

La Blue Economy per una leadership nel Mediterraneo

Aperture

8-9

Intervista al Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, Generale Claudio Debertolis

Intervista al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo

Intervista al Vicepresidente Unioncamere Lazio Vincenzo Zottola, organizzatore dello Yacht Med Festival

Le Antiche Repubbliche Marinare al centro del campo di gara e della storia

Sabato 16 aprile a Gaeta, durante lo Yacht Med Festival, la Regata straordinaria del 2011

Economia

10 -11

Uno sguardo alle PMI da parte dei grandi della nostra economia

Dentro le PMI

12 -13

Nell’Italia che stimola la fantasia, le PMI hanno il dovere di affermarsi

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Difesa

Intervista a Vincenzo Boccia, Presidente Piccola Industria di Confindustria

Intervista al Presidente di K4A Srl e del Consorzio Chain, Dario Scalella

1861 – 2011: un secolo e mezzo di Unità d’Italia attraverso il suo esercito

PMI Live anno II numero 8 bimestrale Gennaio - Febbraio 2011

Genialità, proprietà di chi possiede genio, talento. Dal latino genius, forza naturale produttrice, a sua volta derivato dal verbo geno, genero, produco. E poi c’è ingenium, opera, industria. In questo numero del nostro giornale le PMI della Difesa e dell’Aerospazio sono definite geniali da interlocutori diversi, senza che ci fosse un accordo preventivo tra loro e forse nemmeno una conoscenza reciproca. La fantasia come motore di innovazione tutto italiano, la creatività come elemento distintivo di un settore che fa della ricerca tecnologica il suo ossigeno, l’ingegno come risposta ai problemi del fare impresa del nostro Paese: queste le caratteristiche individuate concordemente dai nostri interlocutori. In ogni tempo, difficile o felice, non è poco poter contare su se stessi per competere con colleghe di ogni parte del Mondo. Basta solo un ingrediente da aggiungere alla gustosa pietanza per avere il pasto completo: una maggiore aggregazione tra PMI del settore, una condivisione di risorse e progetti, il rafforzamento di una rete che possa ristabilire ruoli e valori all’interno del sistema economico italiano. Intanto però tutto è movimento. Il nuovo Segretario Generale della Difesa, il Generale Claudio Debertolis, che abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare appena insediato, ci racconta delle novità in merito a ciò che riguarda l’approvvigionamento dei mezzi, dei materiali e dei sistemi d’arma per le Forze Armate, a pagina 4. E, mentre il genio delle nostre imprese ci porta nelle vette più alte del cielo internazionale (leggi elicottero biposto KA-2H della K4A Srl – pagina 12), nelle pagine 6 e 7 si evidenziano le strategie intorno ad un settore affine a quelli abitualmente trattati e verso cui le nostre PMI rivolgono spesso un particolare interesse: l’ambiente. Nel corso del nostro viaggio abbiamo potuto riscontrare quanto l’elevato tasso tecnologico di cui sono portratrici possa fornire un grande contributo allo sviluppo di nuove aree dell’economia in via di espansione quali ad esempio le energie rinnovabili, la tutela dei beni archeologici o, come sottolineato in questo numero dal Presidente della prima citata K4A Srl Dario Scalella, l’emissione di certificati verdi. Prendendo spunto dall’organizzazione di un evento, lo Yacht Med Festival dedicato alla Blue Economy, abbiamo dunque voluto mettere a confronto le opinioni di due soggetti attivi nella definizione delle politiche di sviluppo del nostro Paese: Vincenzo Zottola, in nome e per conto del mondo imprenditoriale e l’Onorevole Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente e dunque rappresentante delle istituzioni governative. Concedendoci anche un regalo con l’intervento di Donatella Bianchi sulle Regate delle Antiche Repubbliche Marinare (pagina 8). A pagina 10 è, poi, gradito nostro ospite il Presidente Piccola Industria di Confindustria Vincenzo Boccia, a cui non abbiamo fatto mancare i nostri insidiosi dubbi rispetto all’attenzione della grande associazione degli industriali verso le PMI. Chiude il numero l’intervento che ci ha concesso il Generale di Corpo D’Armata Rocco Panunzi, Comandante Logistico dell’Esercito, già ospite delle nostre pagine, a cui abbiamo chiesto di raccontarci i 150 dell’Unità d’Italia in un modo nuovo. Come ben sapevamo, non abbiamo sbagliato. Come non sbaglia il genio italiano, che continua a sfidare il Mondo con le sue armi migliori. Roberta Busatto Direttore PMI Live

Registrazione: presso il Tribunale di Latina - n° 921/2009 Direttore responsabile: Roberta Busatto direttore@pmilive.it r.busatto@gmail.com Redazione: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” redazione@pmilive.it Progetto Grafico: Vincenzo Schiano Moriello Stampa: Graficart snc - Formia (LT) viale dell’industria 37 - 04023

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Editore: Coop. Editoriale “Barra Spaziatrice” info@barraspaziatrice.it

“ETIAM CAPILLUS UNUS HABET UMBRAM SUAM” (dalle “Sententiae” di Pubilio Siro, mimo del 1° secolo a.C.)

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L’intervista

L’Italia vince con un coordinamento efficace tra Difesa e Industria Intervista al Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, Generale Claudio Debertolis E’ con grande piacere che ospitiamo nella nostra rivista, il Generale Claudio Debertolis, neo Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, a cui rivolgo i sinceri auguri da parte di tutta la redazione. Sorvolando sul curriculum militare, che di seguito riportiamo e che evidenzia in modo inequivocabile il valore professionale dell’alto Ufficiale, mi piace evidenziare come il Generale Debertolis - che chi scrive ha avuto il privilegio di conoscere anni orsono, allorché ricopriva l’incarico di Vice Capo Gabinetto del Ministro - abbia mantenuto fede ad una vecchia promessa e si sia subito concesso, appena nominato al vertice del Segretariato Generale, ai nostri microfoni, con la consueta competenza e cordialità che lo hanno contraddistinto nel corso della sua brillante carriera. Ne è uscita una intervista a tutto campo che ha confermato la lungimiranza e la preparazione del Generale che ha disegnato in modo chiaro e trasparente l’attuale carica di Segretariato Generale, le principali iniziative che intende assumere per supportare l’industria italiana, il ruolo delle PMI e la responsabilità nel campo della promozione e del coordinamento della ricerca tecnologica collegata ai materiali d’armamento. Generale Debertolis, lei assume questa importantissima carica nel momento della riforma del Segretariato Generale della Difesa approvata dal Consiglio dei Ministri il 18 novembre 2010 (bozza di Decreto del Presidente della Repubblica). Cosa cambierà in particolare per ciò che riguarda l’approvvigionamento dei mezzi, dei materiali e dei sistemi d’arma per le Forze Armate? “E’ da premettere che la riforma si inquadra in una più generale razionalizzazione dei Ministeri, che ha voluto ridurre significativamente, per legge, le strutture e il numero dei dirigenti presenti nelle articolazioni ministeriali. Questo obbligo generale si è tuttavia ben sposato con un preciso obiettivo di razionalizzazione voluto dal Ministro della Difesa, che ha indicato nell’organizzazione del procurement militare un’area che necessita di particolare efficientamento. La Commissione di alta consulenza e di studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale nominata dal Ministro con lo scopo di razionalizzare le attività e l’organizzazione della Difesa, attraverso il lavoro delle due Sottocommissioni presiedute dai Sottosegretari di Stato, ha ben messo in luce come tale area si caratterizzasse ancora per una certa frammentazione, di fatto, di responsabilità e competenze. La riforma realizza senza ambiguità la legge sui Vertici, trasformando le Direzioni Generali tecniche in articolazioni “in line” del Segretariato, unificando il processo di procurement sotto una unica responsabilità gestionale. E’ da ben mettere in evidenza che ciò non apporterà modifiche alle singole responsabilità tecnico-contrattuali degli operatori. I Capi Divisione e i Direttori manterranno intatte le loro attribuzioni e le loro autonomie nel decidere percorsi e modalità di approvvigionamento. La novità sarà un livello gestionale più alto che controllerà l’insieme delle attività, verificando che gli obiettivi dati dall’Autorità politica sulla base degli indirizzi governativi e delle conseguenti esigenze delle Forze Armate, siano raggiunti nel modo più efficiente e efficace possibile. Questo livello gestionale potrà, ad esempio, ben verificare che non vi siano duplicazioni di attività, in programmi diversi. Inoltre la creazione di strumenti contrattuali ben standardizzati, l’unica interlocuzione con gli organi di Controllo, darà vantaggi operativi inestimabili a tutte la attività e conseguentemente anche l’industria potrà

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interfacciarsi con una unica entità dal comportamento omogeneo. Accanto a questa innovazione profonda e significativa vi è nel Segretariato una trasformazione anche degli organi di staff, destinati a predisporre i lineamenti di politica industriale della Difesa e a fornire un sistematico e ben codificato supporto all’industria nazionale quando si confronta con i mercati esteri. Mi sono dilungato per dare un inquadramento alla trasformazione, ma la risposta secca su qual è la novità è: la completa unificazione del procurement, con il contemporaneo rafforzamento delle funzioni di politica industriale e supporto alle attività industriali internazionali”. Quali sono le principali iniziative che intende portare avanti per supportare l’industria italiana della Difesa? “Le iniziative sono proprio legate alla nuova organizzazione. Stiamo stabilendo rapporti più precisi e sistematici con le organizzazioni industriali della Difesa per presentare il nuovo Segretariato e spiegare che rafforzeremo la funzione, prevista dalla legge, di fornire elementi per una pianificazione industriale della Difesa e inoltre articoleremo una certa metodologia nel presentarci come “Sistema Paese” sugli scenari internazionali. Tali elementi saranno basati sulle esigenze delle Forze Armate, ma anche sulla necessità di preservare aree strategiche e nicchie di eccellenza nelle capacità industriali nazionali. Il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico sarà sempre importante per questa salvaguardia. In campo internazionale vi è un indubbio vantaggio quando un Paese si presenta sia con la sua componente industriale che con quella governativa. Infatti così si offrono garanzie al Paese amico e si stabiliscono dei rapporti governo-governo che possono semplificare il cammino verso acquisizioni, scambi e programmi comuni. L’industria italiana della Difesa non può sopravvivere con le sole esigenze delle Forze Armate, i Bilanci dei prossimi anni, nonostante il citato supporto del Ministero dello Sviluppo Economico, non appaiono sufficienti a sostenere le nostre capacità. Per questo la collaborazione con altri Paesi è indispensabile e nel settore della Difesa non può essere lasciata a singole iniziative, ma deve essere frutto di una organizzazione Difesa-Industria che si presenta agli interlocutori in modo coordinato”. Quale pensa sia il ruolo e quali le principali caratteristiche delle PMI all’interno del settore? “Il ruolo delle PMI del mercato della Difesa è fondamentale ed è la nostra ricchezza. Quando mi presento ai tavoli internazionali e baso possibili accordi intergovernativi sulle capacità della nostra industria, so di poter contare su due realtà: la grande industria, con il suo peso, la sua capacità di penetrazione, la capacità di gestire grandissimi progetti e le PMI con la loro genialità, la loro altissima efficienza, il loro spirito innovativo. La combinazione delle due realtà fa dell’Italia un Paese molto capace e peculiare che si può adattare in modo flessibile a molteplici situazioni. Nel programma JSF abbiamo realizzato per la prima volta

un incontro ben articolato e organizzato da Lockheed, con la collaborazione di Finmeccanica, tra PMI italiane e realtà analoghe statunitensi e sono rimasto così lieto dei giudizi più che lusinghieri che ho ricevuto dalla controparte americana sulla preparazione e capacità delle nostre PMI. Come Segretariato Generale sentiamo di dover svolgere un ruolo di regolazione e supporto nei rapporti tra la grande industria e le PMI e fornire opportunità di operare assieme soprattutto in grandi progetti di cooperazione internazionale”.

Nel 1988 è stato trasferito allo Stato Maggiore dell’Aeronautica dove ha assunto l’incarico di Addetto alla 6^ Sezione Armamento del 2° Ufficio Sviluppo Tecnico del 4° Reparto Logistica e successivamente Capo della stessa Sezione. In tale veste ha contribuito all’avvio dei Programmi d’Armamento dell’Aeronautica riguardanti i vari tipi di armamento guidato e la missilistica antiradar (programma HARM). Con il grado di Colonnello nel 1992 è rientrato al Reparto Sperimentale Volo dell’Aeronautica assumendone il Comando.

Una delle sue responsabilità è quella della promozione e del coordinamento della ricerca tecnologica collegata ai materiali d’armamento. Quale pensa possa essere il ruolo delle Forze Armate in tal senso? “Come è noto, in tutti i grandi programmi di armamento vi è già una forte componente di ricerca tecnologica che consente di arrivare spesso al limite massimo di capacità operativa possibile in un certo periodo storico. Spesso si dimentica, e non se ne tiene conto nelle statistiche per la spesa della ricerca in Italia, che lo sviluppo di un sistema d’arma costa tanto proprio perché deve superare limiti tecnologici esistenti. Quindi posso dire che il ruolo delle Forze Armate, quando esprimono dei requisiti operativi per un certo armamento, è proprio quello di indirizzare l’industria su certi percorsi di progresso tecnologico. Se guardiamo invece al relativamente piccolo budget di cui dispone il Segretariato per piccoli programmi di ricerca, questi sono indirizzati ad esplorare in modo più flessibile e non inquadrato in grandi programmi le potenzialità tecnologiche innovative. I programmi sono però scelti sempre con finalità ben precise, legate all’operatività e alle urgenze delle Forze Armate. Ad esempio in questo momento intendo dedicare molte risorse alla protezione delle Forze, ad analizzare cioè tutte le potenzialità per difendere e prevenire gli attacchi di tipo terroristico ai nostri soldati. Mi piace ricevere proposte dalle PMI, abbiamo delle procedure che ci consentono di ricevere sia nuove idee che valutare se ci sono i presupposti per approfondirle in un programma”.

Nel 1994 è stato assegnato al Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti con l’incarico di Addetto al Capo del 3° Ufficio Ricerche e Sviluppo del 4° Reparto e, successivamente, ha assunto l’incarico di Capo dello stesso 3° Ufficio.

In conclusione, un piccolo gioco. Se dovesse descrivere il settore industriale italiano della Difesa quali parole userebbe? “Settore geniale, già molto capace e con grandi potenzialità di crescita che vanno gestite con tanta cura e attenzione. Il ruolo dello Stato e della sua politica industriale in questo settore è fondamentale”.

E’ stato Vice Segretario Generale della Difesa e Vice Direttore Nazionale degli Armamenti dal 1 marzo 2010.

Ercole Fragasso Generale di Squadra Aerea Claudio DEBERTOLIS Il Generale Claudio Debertolis è nato a Trieste il 10 agosto del 1950. E’ laureato in scienze diplomatiche ed internazionali. Si è arruolato il 20 settembre 1970 quale allievo del corso ‘Leone 3°’ dell’Accademia Aeronautica. Conseguito il brevetto di pilota militare sul velivolo G91-T, nel settembre 1975 è stato assegnato al 22° Gruppo del 51° Stormo quale pilota di squadriglia della Difesa Aerea su F 104S Starfighter. In tale periodo ha maturato la Prontezza al Combattimento sul velivolo, la qualifica di capo formazione e di istruttore di tiro e tattiche. Nel 1979 è stato trasferito al Reparto Sperimentale di Volo dove, dopo il corso collaudatore sperimentatore effettuato a Edwards, California, presso l’USAF, ha ricoperto vari incarichi. Fra questi: pilota collaudatore sperimentale, Comandante la 535^ Squadriglia, Capo Servizio Addestramento, Capo Servizio Prove. Il 28 luglio del 1986 ha assunto il comando del 311° Gruppo Volo, costituito dai piloti collaudatori del Reparto e successivamente nel luglio del ’87 è stato nominato Capo Ufficio Operazioni del Reparto Sperimentale.

Il 15 settembre 1997 è rientrato allo Stato Maggiore dell’Aeronautica ed ha assunto l’incarico di Capo del 4° Reparto Logistica e successivamente promosso al grado di Generale di Brigata Aerea il 1° Gennaio 1998. In tale veste ha contribuito all’avvio di numerosi programmi di ammodernamento delle linee volo dell’AM, tra cui i programmi dei velivoli da trasporto C 130J e C 27J, il programma B 767 Rifornitore in volo, il velivolo addestratore MB 339 CD, il programma MEADS per la difesa contro missili balistici, il programma del missile da crociera Storm Shadows. Nel periodo è stato Chairman del Collegio dei Direttori del programma quadrinazionale per l’acquisizione del caccia EF 2000. Il 20 ottobre 2000 è stato assegnato al Comando Logistico con l’incarico di Comandante della 2^ Divisione dedicata alla manutenzione delle linee di volo dell’Aeronautica e, contemporaneamente, con l’incarico secondario di Capo di Stato Maggiore dello stesso Comando Logistico. In tale veste ha contribuito alla riorganizzazione del sistema di manutenzione dell’Aeronautica e all’impostazione della Logistica del velivolo da caccia EF 2000. Il 5 novembre 2003 ha assunto l’incarico di Capo del 3° Reparto Operazioni dello Stato Maggiore dell’A.M. che ha mantenuto fino al febbraio 2006 quando ha assunto l’incarico di Vice Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa. Promosso Generale di Divisione Aerea il 3 gennaio del 2004 e Generale di Squadra Aerea il 9 Giugno 2009.

Dal 18 gennaio 2011 è Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. Ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento e qualificazione, fra cui il 42° Corso Normale e il 54° Corso Superiore di Scuola di Guerra Aerea di Firenze, quello di Istruttore di Tiro e Tattiche e il sopracitato corso di Collaudatore e Sperimentatore presso la United State Test Pilot School di Edwards. Ha al suo attivo più di 3.000 ore di volo su oltre 50 tipi di velivoli. Il Generale Debertolis è insignito delle seguenti onorificenze/ decorazioni: - Stella d’oro per “anzianità di servizio” (40 anni); - Medaglia d’oro di Lunga Navigazione; - Medaglia Mauriziana al Merito di 10 lustri di carriera militare; - Medaglia NATO per le operazioni in Kosovo; - Medaglia NATO per le operazioni in Ex-Yugoslavia; - Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; - Medaglia d’oro al merito di Lungo Comando; - Attestato di Pubblica Benemerenza rilasciato dalla Protezione Civile in occasione dei Funerali di Papa Giovanni Paolo II. - Commendatore dell’Ordine al Merito Aeronautico della Repubblica Federativa del Brasile; - Distintivo d’Onore di appartenenza all’“Ufficio di diretta collaborazione del Ministro della Difesa”; - Nastrino di Merito per il personale militare in servizio presso gli ”Uffici di diretta collaborazione del Ministro della Difesa”; - Decorazione Interforze d’Onore dello Stato Maggiore della Difesa. E’ sposato con la Signora Marinella e ha due figli, Marco e Giulia.

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Economia

Blue Economy: l’obiettivo è lo sviluppo ecosostenibile

La Blue Economy per una leadership nel Mediterraneo

L’Onorevole Stefania Prestigiacomo si è da sempre distinta per la sua capacità di coniugare al meglio la protezione e la salvaguardia del ricco e prezioso patrimonio ambientale del nostro Paese con un suo utilizzo ai fini di uno sviluppo socio-economico sostenibile. Particolarmente rilevante appare in tal senso il tema della Blue Economy, area di recente definizione, che racchiude in sé tutte le attività connesse all’ambiente e all’Economia del Mare. La sfida per le imprese provenienti da settori diversi è ambiziosa: portare l’Italia al centro del Mediterraneo. Siamo certi che le nostre PMI più innovative e tecnologicamente flessibili sapranno raccoglierla. Intanto ringraziamo il Ministro Prestigiacomo per l’attenzione con cui ha voluto rispondere alle nostre domande e per la sua particolare disponibilità a legare impresa, ambiente e sviluppo.

Il tema della Blue Economy è al centro di un evento di caratura internazionale che si svolgerà a Gaeta, sulle coste laziali, dal 12 al 17 aprile 2011. Lo Yacht Med Festival, manifestazione dedicata all’Economia del Mare del Mediterraneo, ha ottenuto il patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero degli Affari Esteri, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero della Difesa, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero del Turismo, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dei Beni e Attività Culturali, oltre ad aver avuto l’onore di ottenere un riconoscimento eccezionale da parte della Presidenza della Repubblica. Uno Yacht Village dal design innovativo che espone alcune tra le eccellenze nel mondo, la Piazza delle Pro Loco d’Italia, convegni e seminari internazionali, festival musicali di assoluto richiamo, ospiti di eccezione ed eventi d’eccellenza come la Regata straordinaria delle Repubbliche Marinare, sono le caratteristiche principali di una fiera che mette in mostra il Mediterraneo. Protagoniste della sei giorni sono le Piccole e Medie Imprese appartenenti a diversi settori produttivi, ma legate al grande Cluster dell’Economia del Mare.

Intervista al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo

Una nuova frontiera dello sviluppo economico legato ad una ecosostenibilità sembra essere quella della Blue Economy, con particolare riferimento all’Economia del mare. Intorno ad essa si muovono diversi settori produttivi e dunque grandi opportunità per le imprese italiane. Può essere questa la direzione giusta verso il rilancio? “Io credo che sia importante sviluppare un’economia del mare che abbia come obiettivo l’ecosostenibilità, investendo sulla filiera economica dei porti, del turismo, delle aree marine protette, della nautica, della pesca professionale e ricreativa e al tempo stesso tutelando gli interessi degli operatori del settore marittimo. Bisogna puntare su nuovi modelli capaci di coniugare la tradizione marittima con il futuro, al passo con i tempi e rispettosi della natura. Bisogna puntare ad esempio sul risparmio energetico e la mobilità sostenibile, con una pianificazione finalizzata alla valorizzazione delle sinergie e delle convergenze degli interessi sul piano della sostenibilità ambientale, che è la rotta giusta da seguire per uno sviluppo della Blue Economy amico dell’ambiente”. Molte PMI provenienti da diversi settori hanno già iniziato a riconvertire parte della propria produzione, se non addirittura la sua totalità, nel settore ambientale, forse ancor più delle grandi aziende. Secondo lei perché questo avviene? “Nonostante il difficile periodo economico, esiste un’Italia in grado di affrontare efficacemente la sfida della sostenibilità ambientale, la prospettiva del futuro sulla quale è necessario puntare oggi. Investire sulle fonti di energia pulita e sul risparmio energetico, sul corretto ciclo dei rifiuti, la bioedilizia, la mobilità sostenibile, la crescita del territorio all’insegna dell’eco-sostenibilità non è soltanto una scelta ecologicamente corretta ma è anche una scommessa economica, di modernizzazione, funzionalità e competitività del nostro Paese. Oggi abbiamo gli strumenti per costruire il nostro futuro eco-sostenibile e sono felice che la sensibilità delle imprese stia crescendo nel Paese. Il Ministero ritiene di dover avere una funzione forte di stimolo e promozione della sostenibilità nel mondo produttivo e a tal fine ha avviato un dialogo intenso con il mondo imprenditoriale che ha dato vita, tra l’altro, al ‘Patto per l’ambiente’, firmato da grandi imprese italiane”. Quanto pesa il contributo di PMI ad elevato contenuto tecnologico provenienti da settori diversi nell’individuazione di nuove soluzioni prestate alla ecosostenibilità? “La ricerca, l’innovazione, la diffusione delle nuove tecnologie devono essere sostenute e incoraggiate ed è uno dei nostri obiettivi. I risultati conseguiti fanno ben sperare e non si può non auspicare una diffusione più capillare sul territorio italiano di tutte quelle iniziative pubbliche e private all’avanguardia volte all’ecosostenibilità. Del resto anche a livello internazionale si sta scommettendo su un futuro green. E questo Governo ha fatto della sostenibilità la scelta vincente, decidendo di abbracciarla sin dal suo insediamento e associandola a obiettivi

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economicamente plausibili”. Anche i settori prettamente industriali legati all’Economia del Mare quali ad esempio la nautica, la portualità, la logistica e i trasporti e il turismo si dimostrano orientati verso il risparmio energetico e la protezione ambientale. Appare dunque rovesciato il sospetto culturale delle imprese verso uno sviluppo che sia ecocompatibile. Qual è la sua opinione in merito? “Alla luce della sfida costituita dallo sviluppo sostenibile, credo che bisogna rilanciare e rafforzare gli aspetti legati a esso, sia nel mondo imprenditoriale sia nei settori che lei ha citato sia in altri versanti. Il Ministero dell’Ambiente ha promosso diverse iniziative, come quelle di sostenibilità ambientale legate al diporto nautico e alla tutela della biodiversità in alcune aree marine protette, attraverso un percorso di formazione dedicato ai direttori dei cantieri nautici e ai direttori dei porti turistici interessati e attraverso la dotazione di strutture tecnologiche destinate allo smaltimento delle acque di zavorra, delle acque nere e degli oli esausti provenienti dalle imbarcazioni ormeggiate nei porti delle aree marine protette. Importanti iniziative, poi, sono state attuate per la realizzazione, sempre nella aree marine protette, di impianti per la raccolta e il trattamento dei rifiuti prodotti sulle unità da diporto. Inoltre, il marchio di sostenibilità per la valorizzazione delle aree marine protette che abbiamo voluto istituire ha segnato un passo ulteriore nella costruzione di un modello di sviluppo sostenibile nel settore dei servizi turistici e ricreativi collocati vicino o all’interno di queste aree, qualificando la proposta turistica all’insegna del risparmio energetico, del contenimento delle emissioni, dell’adozione di sistemi di mobilità sostenibile”. Le caratteristiche della nostra imprenditoria legata a un vero e proprio Cluster dell’Economia del Mare vanno ad unirsi a quelle geografiche che vedono l’Italia disporre di circa 8.000 Km di costa. Ci sono secondo lei i presupposti perché il nostro Paese acquisisca una leadership nel settore della Blue Economy? “Il mare è una risorsa ambientale, economica, infrastrutturale, turistica e culturale strategica per il nostro Paese. E’ ora, dunque, di sviluppare le potenzialità straordinarie legate alla posizione geografica dell’Italia. Le coste, e i porti in particolare, possono avere un ruolo di primo piano sia per la promozione di attività tipicamente connesse alla loro funzione sia, su scala più ampia, per dare impulso al territorio circostante. E questo significa anche rilanciare l’occupazione e le professionalità. Ma questo vale per tutte le altre attività connesse al mare, come spiegavo prima. L’Italia, dunque, ha le carte in regola per primeggiare nel settore della Blue Economy e recuperare una leadership, soprattutto nel Mediterraneo, a cui non dobbiamo rinunciare”. Roberta Busatto

Intervista al Vicepresidente Unioncamere Lazio Vincenzo Zottola, organizzatore dello Yacht Med Festival

Lo Yacht Med Festival ha un obiettivo ambizioso: mettere in rete ed in mostra aziende provenienti da diversi settori produttivi ma legati all’Economia del Mare. Possiamo parlare di un vero e proprio Cluster nel Mediterraneo? “Economia del mare significa turismo balneare e nautico, portualità commerciale e turistica, pesca, artigianato, agricoltura e produzioni tipiche, cantieristica navale, trasporti, formazione, servizi, logistica, ambiente e cultura. Significa potenziamento dei trasporti via mare, con le cosiddette autostrade del mare, naturali sbocchi in grado di garantire un abbassamento dei costi e dell’inquinamento. Economia del Mare è, insomma, sostegno ad una vocazione di eccellenza in grado di porre il nostro Paese ed in particolare il suo centro-sud già oggi ai massimi livelli internazionali. Non solo possiamo dunque parlare di un vero e proprio Cluster fatto per lo più da Piccole e Medie Imprese di qualità, ma di un Cluster in grado di assumere un ruolo di leadership nel Mediterraneo. Lo Yacht Med Festival vuole metterle insieme ed in mostra, a partire dalle produzioni nautiche, artigiane, enogastronomiche, culturali e artistiche. A questo si lega il tema fondamentale della formazione e dell’occupazione, intorno a cui stiamo costruendo partnership istituzionali volte alla valorizzazione della cultura del mare e alla riqualificazione dei suoi mestieri. Abbiamo insomma iniziato a costruire una vera e propria rete della Blue Economy”. Veniamo così ad un tema di assoluto interesse, anche per le nostre imprese altamente tecnologiche che in particolare nelle energie rinnovabili e nella salvaguardia dell’ambiente, oltre che nella nautica trovano diversi spazi di investimento. Quali pensa possano essere i margini di crescita di questo settore? “La Blue Economy appare uno dei settori più rilevanti per lo sviluppo dell’intera area Mediterranea ed in particolare del nostro Paese e delle sue imprese tecnologicamente più all’avanguardia. Sono infatti proprio le PMI e le imprese artigiane più innovative a rappresentare il centro delle strategie di sviluppo competitivo nazionali. L’Italia ha qualcosa in più rispetto alle altre nazioni europee: ha una conformazione e una posizione geografiche assolutamente strategiche per tutto ciò che è legato all’Economia del Mare, grazie alle sue lunghe coste

e ad una tradizione antica rispetto a tutte le attività ad esse legate. Più di chiunque altro possiamo ambire, dunque, ad approfondire ciò che del nostro passato rappresenta una unicità e che può fare del nostro presente un’eccellenza. La forza dell’Italia nel Mediterraneo, data dal legame tra tradizione e innovazione, è ancor più evidente in tutto ciò che riguarda il mare, l’ambiente e la loro economia. A questo si aggiunge il nostro ruolo centrale all’interno della definizione delle politiche di sviluppo europee, che rafforza in particolare i legami secolari stretti con le altre grandi Nazioni bagnate dal Mediterraneo”. Quale sarà lo spazio della Blue Economy all’interno della prossima edizione dello Yacht Med Festival? “Tutta questa edizione dello Yacht Med Festival è dedicata alla Blue Economy, in particolare attraverso l’organizzazione di convegni e seminari internazionali che richiameranno esperti provenienti da tutta l’Area Mediterranea. Al centro della nostra area espositiva ci sarà inoltre un Villaggio interamente realizzato a Emissioni Zero e dedicato all’ecosostenibilità. Saranno, infine, assegnati premi a personalità di diversi ambiti che si sono distinte in ambito ambientale. In particolare, in virtù della proficua collaborazione attivata già dallo scorso anno con il Ministro Stefania Prestigiacomo, stiamo pensando di istituire un Premio Internazionale legato proprio alla Blue Economy che possa valorizzare le buone pratiche e i progetti imprenditoriali che si siano distinti all’interno dell’Area mediterranea”. La nautica è fortemente legata alla Difesa, tanto che diverse imprese d’eccellenza militare hanno indirizzato parte del proprio know how verso lo sviluppo di tecnologie civili in questo settore. “Questo è tanto vero che la nostra manifestazione ha ottenuto il patrocinio tra gli altri del Ministero della Difesa. La collaborazione da parte delle Forze Armate e in particolare della Marina Militare e della Guardia di Finanza, oltre a Capitaneria di Porto e forze dell’ordine è sempre stata attenta e partecipativa. All’evento di aprile parteciperanno tutti i massimi vertici istituzionali. In particolare la Marina Militare dedicherà allo Yacht Med Festival diverse risorse, tra cui attività istituzionali di promozione, unità navali durante la manifestazione e l’organizzazione di una mostra dedicata al periodo borbonico. Da segnalare, infine, la Regata straordinaria delle Repubbliche Marinare, eccezionalmente a Gaeta il 16 aprile prossimo, che attirerà visitatori provenienti da tutte le parti d’Italia e che vedrà al centro della scena rappresentanti delle autorità marittime nazionali. Ci inorgoglisce l’evento che conferma la grande tradizione storica di Gaeta, centro marittimo autonomo già nei secoli IX e X d.C.”. RB

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Aperture

Le Antiche Repubbliche Marinare al centro del campo di gara e della storia Sabato 16 aprile a Gaeta, durante lo Yacht Med Festival, la Regata straordinaria del 2011 Quattro stemmi, un’unica bandiera, quella della nostra Marina Militare Italiana che dal 1941 si fregia dei blasoni delle quattro Repubbliche, erede di quell’antico spirito marinaresco che ha fatto grandi le potenze marinare nel Mediterraneo del secondo millennio. Amalfi, Genova, Venezia e Pisa, le quattro sorelle sempre in guerra per il controllo delle aree costiere e per la difesa dei possedimenti dalle incursioni piratesche e corsare, in realtà potrebbero essere molte di più, se solo rileggessimo la storia e considerassimo i requisiti necessari all’epoca per accedere alla classifica delle Città di mare più potenti. Indipendenza, moneta propria, partecipazione alle Crociate con una flotta indipendente, ambasciatori per la cura degli intessi politici e commerciali nei paesi del mediterraneo. Località costiere che hanno perso nel tempo ricchezza e potere ma non rinunciano a rivendicare il loro passato. Noli per esempio, prestigiosa e tranquilla località turistica della Riviera Ligure di Ponente si propone da tempo come “Quinta Repubblica Marinara”. All’elenco potremmo aggiungere Ancona, Ravenna, Ragusa, Trani e soprattutto Gaeta che, anche per questo, diventerà nel 2011 teatro di una straordinaria regata rievocativa. Ma in tempo di pace, quello che la sorte benevola ci consente oggi, alle rivendicazioni preferiamo il dialogo e la fratellanza. E mentre nave Vespucci, nave Cavour, nave Garibaldi solcano i mari del pianeta per rappresentare l’Italia del mare nel mondo le leggendarie Quattro sorelle Amalfi, Pisa, Venezia e Genova ripropongono con grande fedeltà uno spaccato di quel tempo in una manifestazione sportiva dall’intenso sapore storico e rievocativo. E così le maggiori potenze marittime del passato si sfidano ancora nelle acque del mare nostrum... a colpi di remi. Complici i migliori atleti e vogatori nativi

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del luogo guidati dall’entusiasmo della gente che li acclama e li sostiene durante le regate. La Regata storica delle Repubbliche Marinare nasce nel 1955 per volontà di un gruppo di amministratori appassionati. Gli archivi e le opere d’arte suggerirono all’epoca gli spunti per disegnare i progetti delle barche e realizzare i costumi del corteo storico, momento centrale della manifestazione. E’ proprio nel lento e cadenzato incedere dei suoi figuranti che ogni Repubblica Marinara rivive il suo glorioso passato. Eventi e protagonisti che hanno scritto le pagine più significative della loro storia prendono vita nel corteo. Rappresentano le diverse classi sociali e ricordano le gesta delle figure più significative, che mi piace ricordare, furono soprattutto donne. Le prime imbarcazioni videro la luce negli squeri veneziani. Fu proprio la Cooperativa Gondolieri Veneziani a vararle nel 1956. Le tenne a battesimo il Patriarca di Venezia del tempo, Angelo Roncalli, il futuro amatissimo Papa Giovanni XIII. Erano in legno di pino e mogano, lunghe 11 metri e dovevano rappresentare I colori della città di appartenenza. Ancora oggi, che la vetroresina ha sostituito il legno, le imbarcazioni devono essere costruite tutte con gli stessi parametri strutturali. Il loro peso deve essere al massimo di 760 Kg esclusi i remi. La prima disfida si tenne a Pisa, motore dell’istituzione della manifestazione stessa, il primo luglio dello stesso anno, alla presenza del Presidente Gronchi. Da allora si disputa sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. Immutato come il suo regolamento è lo spirito che anima atleti, figuranti e organizzatori. Come dicevo ogni imbarcazione deve essere riconoscibile e richiamare il colore della propria Città e ospitare, come polene d’altri tempi poste a prua nave per ottenere la benevolenza delle forze della natura e proteggere gli equipaggi, l’animale simbolo di ciascuna potenza marinara. Azzurro è il colore di Amalfi protetta dal cavallo alato. Genova in bianco si affida al drago, quello di San Giorgio, protettore della città. Pisa in rosso e con l’aquila a prua (simbolo del legame tra la Repubblica pisana e il Sacro Romano Impero) e Venezia in verde e con il leone alato di San Marco Evangelista, patrono della città.

Il campo di regata è lungo 2 Km e tradizione vuole che si predisponga ad Amalfi lungocosta, a Genova nell’area portuale, a Pisa nel fiume Arno controcorrente e a Venezia ovviamente in laguna. Da qualche tempo si svolgono regate straordinarie annuali e l’evento, dalla grande vocazione turistica, viene ospitato nelle diverse località costiere. Prima dell’inizio della gara remiera si procede al sorteggio delle corsie. E’ vietato, durante la gara, invadere la corsia di un avversario, pena la retrocessione all’ultimo posto decretata dalla giuria. Vince l’imbarcazione la cui polena taglia per prima il traguardo. Quattro equipaggi, ciascuno con otto vogatori e un timoniere, atleti moderni che celebrano e rievocano le imprese e le rivalità degli equipaggi del passato. Amalfi, Pisa, Genova, Venezia, ora alleate ora nemiche, potenze indiscusse, economiche e militari, capaci di guerre e sodalizi, conquistatrici e dominatrici del mare nostrum. Lo splendore del tempo, dei costumi e delle regole sociali, trovano la loro vetrina ideale nel corteo storico che precede la Regata vera e propria e percorrendo le vie del centro storico della città ospitante, attraversa il tempo e ci racconta ancora una delle pagine più belle della storia del mediterraneo. Sfila l’Amalfi dell’XI secolo, con i magistrati, i militari e il popolo. Sfila il Console e i suoi paggi, i giudici e il Console del Mare, gli ambasciatori, i marinai, gli arcieri e i cavalieri armati di spadoni e con i paramenti cui si ispireranno i colleghi di san Giovanni di Gerusalemme. E’ l’Amalfi del tempo del leggendario Flavio Gioia, inventore e navigatore, cui la storia affida il compito di aver perfezionato la bussola, nata in Cina e adottata da arabi e veneziani. Al centro del quadro il matrimonio tra un giovane duca e una nobildonna salernitana, veri protagonisti del corteo. Genova mostra invece “Testa di maglio” al secolo Guglielmo Embriaco, l’eroe condottiero che fu a capo della flotta ligure nella prima crociata. Fu lui a portare a Genova il “Sacro Catino”, secondo tradizione usato da Gesù e dagli Apostoli nell’Ultima Cena. Figlia di un mercante arabo trasferitosi a Pisa per affari, Kinzika de Sismondi è la bellissima protagonista della sfilata pisana. Era il 1004 quando salvò la popolazione da un attacco saraceno. Abitava vicino al porto e fu la prima ad avvistare il nemico e dare l’allarme. Una vera eroina d’altro tempi, sfila a cavallo circondata da giudici, senatori, podestà, ambasciatori e marinai. Ancora una pagina di storia, lo scenario del corteo veneziano. Quella della donazione dell’Isola di Cipro a Venezia celebrata dalla figura di una nobildonna, Caterina Cornaro, regina cipriota. Accanto a lei le massime cariche della Serenissima: il Doge, gli ambasciatori e il Capitano da Mar portano con sé

il “Vessillo di San Marco” e un palmares di tutto riguardo, quello di protagonista incontrastata delle regate, con trenta primi piazzamenti su 55 edizioni. E quest’anno chi vincerà? Nella splendida cornice del Golfo di Gaeta ancora una volta gli equipaggi attenderanno l’arrivo del corteo per far scivolare sull’acqua i loro gozzi a remi e sfidarsi come un tempo accadeva ai marinai che facevano la spola tra I velieri e la banchina con il loro prezioso carico di sogni e avventure da raccontare. Vincerà certamente il mare, in un territorio che raccoglie tradizione, industria, cultura, paesaggio e che lo Yacht Med Festival mette a sintesi con una particolare attenzione alla sostenibilità e all’ambiente, accendendo una luce sulle grandi sfide del futuro con uno sguardo al passato. Donatella Bianchi E’ per noi un grande piacere ospitare un intervento di Donatella Bianchi, ideatrice e conduttrice della nota trasmissione televisiva Linea Blu, ma soprattutto punto di riferimento per chi si occupi di mare e di Marina. Nessuno meglio di lei avrebbe potuto raccontarci la storia e le tradizioni delle Antiche Repubbliche Marinare. Grazie Donatella!

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Economia

Uno sguardo alle PMI da parte dei grandi della nostra economia

Intervista a Vincenzo Boccia, Presidente Piccola Industria di Confindustria Presidente, come sa la nostra è una rivista dedicata alle Piccole e Medie Imprese, con un occhio privilegiato per quelle della Difesa e dell’Aerospazio. È per noi di assoluto interesse il tema della loro rappresentanza nei consessi in cui si definiscono le politiche economiche del nostro Paese. Confindustria, sicuramente la più importante associazione di rappresentanza degli industriali, appare per lo più orientata verso le grandi aziende italiane. È solo un’impressione? E quali sono le principali azioni su cui ha improntato il suo ruolo di Presidente della Piccola Industria che ricopre dalla fine del 2009? “Le rispondo con i fatti cominciando dall’accordo sottoscritto un paio di settimane fa da Confindustria, dal Ministero dell’Economia, dall’Abi e da altre associazioni di categoria che proroga la sospensione dei debiti delle Pmi fino al prossimo 31 luglio. L’intesa naturalmente non contiene solo questo, ma un insieme di misure pensate anche per le imprese che non hanno beneficiato della moratoria, nonché la disponibilità – da parte delle banche – a finanziare aumenti di capitale proporzionali ad apporti di capitale fresco da parte dell’azienda. Accanto al tema della liquidità Confindustria si è molto impegnata per favorire il rafforzamento patrimoniale e manageriale delle piccole e medie imprese, un obiettivo che è stato fortemente condiviso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dalla Cassa Depositi e Prestiti, dall’Abi e dalle principali banche italiane e che ha portato alla creazione del Fondo Italiano di Investimento, ovvero il più grande fondo italiano di capitale per lo sviluppo. Come è noto, a dicembre scorso è stata conclusa la prima operazione di investimento diretto mentre sono in fase di valutazione una trentina di dossier per quanto riguarda l’intervento come fondo di fondi. Stiamo lavorando, inoltre, sulla comunicazione finanziaria: banche e imprese devono reciprocamente impegnarsi per una comunicazione più trasparente, che consenta alle prime una valutazione più semplice e veloce del merito di credito e alle seconde di evidenziare, accanto agli aspetti quantitativi, gli elementi qualitativi che sono la forza di un’azienda. Un esempio è il portafoglio clienti dal quale si può desumere il grado di intraprendenza di un imprenditore e la sua capacità di creare relazioni commerciali in nuovi mercati, in breve il suo livello di internazionalizzazione. Su quest’ultimo punto, ad esempio, Piccola Industria è particolarmente attenta: l’accordo firmato a settembre con Intesa Sanpaolo include, infatti, un nuovo pacchetto di strumenti e prodotti pensati per chi va all’estero e mette a disposizione un plafond di 4 miliardi di euro. Insieme si sta mettendo a punto anche un Vademecum per l’internazionalizzazione, nel quale saranno inserite le best practice. A tal proposito è giusto ricordare il lavoro svolto nei mesi scorsi da Confindustria Macerata e che ha portato alla realizzazione di una Guida all’internazionalizzazione. L’elenco in realtà potrebbe continuare e questo è il segno di un’attenzione forte da parte di Confindustria alle piccole e medie imprese. D’altronde queste rappresentano il 97% degli associati, promuovere azioni di politica economica che ascoltino le loro esigenze è la nostra missione per eccellenza”.

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Ritiene comunque, in generale, che le Pmi abbiano reale consapevolezza del proprio ruolo fondamentale all’interno dell’economia italiana? “È una consapevolezza che sta crescendo. Viaggiando per l’Italia e parlando con le persone osservo con piacere che oggi un imprenditore non si chiede più come sarà la sua azienda fra qualche anno, ma come sarà il Paese. Percepiamo il desiderio e la volontà di impegnarsi per un’Italia diversa, attenta ai problemi reali invece che al gossip politico”. Guardiamo con grande interesse alle proposte di modifica dell’articolo 41 della Costituzione in discussione in questi giorni e alla redazione di uno Statuto delle Imprese che abbiano lo scopo di rivendicare con chiarezza e determinazione il ruolo sociale dell’imprenditoria. Qual è la sua opinione in merito? “Come lei giustamente sottolinea lo “Statuto delle imprese” ha il merito di riconoscere ufficialmente il ruolo sociale ed economico delle piccole e medie imprese, intese come pilastro del sistema produttivo del Paese. Il testo ha già accolto alcune nostre modifiche ed è in attesa di essere discusso in Aula. In merito alla proposta di modifica dell’articolo 41 va detto che si muove nella giusta direzione proprio perché animato dalla volontà di semplificare la vita delle imprese. Tuttavia, non pochi imprenditori hanno mostrato perplessità circa il reale impatto della modifica nel breve periodo. Trattandosi di una modifica costituzionale l’iter infatti è piuttosto lungo e forse sarebbe più opportuno concentrarsi sull’approvazione di misure di immediata efficacia”. Le imprese del settore dell’Aerospazio e della Difesa sono portatrici di un elevato tasso di innovazione tecnologica e culturale che rappresenta un patrimonio per l’intero Paese. Le Pmi in particolare, però, pur possedendo nel proprio dna la predisposizione alla creatività, vivono nella difficoltà di tutelare i propri progetti a causa di una scarsa disponibilità di mezzi adeguati. In materia di ricerca e sperimentazione le grandi saranno sempre vincenti? “Le imprese che fanno ricerca e innovazione sono vincenti tutte, grandi e piccole. Le piccole imprese italiane hanno poi innata la capacità e la propensione all’innovazione, anche se spesso questa non emerge completamente nelle statistiche. Dobbiamo lavorare tutti per far crescere le collaborazioni tra grandi e piccole imprese aumentando la massa critica, solo così si potrà essere davvero competitivi e aiutare le imprese a crescere. E proprio il settore dell’Aerospazio e dell’aeronautica rivela come dalla collaborazione tra imprese di diverse dimensioni e con il sistema della ricerca pubblico e privato si possano costruire dei veri e propri cluster nazionali che vanno dal Sud al Nord. La presenza di questo cluster diffuso emerge chiaramente dalla Mappa delle competenze in R&I delle imprese che Confindustria sta realizzando. In questi anni si sono avuti inoltre interessanti processi di aggregazione tra imprese piccole e medie molto specializzate che, insieme, si sono affacciate anche direttamente sui mercati internazionali riuscendo a stabilire collaborazioni con leader a livello internazionale, quali Boeing e Bombardier.

Un ulteriore esempio della vitalità del settore è dato anche dall’ampio numero di progetti presentati sul tema aeronautico in occasione del bando per la ricerca industriale attivato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale 20072013: 36 grandi progetti per 153 partecipanti”. La nuova frontiera dello sviluppo appare con grande evidenza quella delle reti di impresa, che sembrano superare, grazie anche al contratto di rete, la forma distrettuale in senso stretto che ha caratterizzato la nostra economia negli ultimi anni. Secondo lei, la rete è materia esclusiva di Pmi, che possono così mettere in comune risorse per poter sviluppare progetti che altrimenti non avrebbero possibilità di portare avanti? O può essere qualche cosa di più? “Proprio partendo dall’esempio citato poc’anzi, forse è un po’ azzardato parlare dei distretti come di un’esperienza superata. In realtà, secondo l’Ufficio studi di Intesa Sanpaolo, nel 2010 i distretti hanno registrato un incremento delle esportazioni pari al 13,8%, non solo recuperando nei mercati tradizionali ma anche mostrando una certa vivacità in quelli più lontani come India, Brasile e Sud Africa. Su 104 distretti totali poi, 30 sono distretti tecnologici, operano cioè in settori all’avanguardia come le biotecnologie, la meccatronica, le nanotecnologie, le energie rinnovabili e così via. La rete è un concetto diverso perché prescinde dalla vicinanza territoriale fra i soggetti e istituisce un rapporto funzionale tra le aziende, le quali mettono insieme competenze e risorse per raggiungere gli obiettivi definiti nel “contratto di rete”. A livello più generale Piccola Industria auspica una collaborazione più strutturata fra la piccola e la grande impresa, stimolando quest’ultima a costruire una schiera qualificata di sub-fornitori, pronta a supportarla in importanti progetti all’estero”. Chiudiamo con un passaggio sulla crisi. Al di là dei consueti dibatti sullo stato della nostra economia, ci piacerebbe avere da lei un giudizio per quanto possibile in questa fase ancora calda di quanto è avvenuto: è possibile leggere questo lungo momento come una trasformazione ormai avvenuta nel sistema capitalistico, più che come passaggio transitorio? “Il baricentro dell’economia mondiale si sta spostando verso l’Asia ed è un fatto incontrovertibile. Questi Paesi sono affamati di ricchezza e di benessere, le nuove generazioni cinesi vogliono affrancarsi da decenni di povertà e hanno grande voglia di mettersi in gioco. L’Italia ha vissuto questa fase negli anni del miracolo economico. Dobbiamo posizionarci velocemente sui nuovi mercati, valorizzando al massimo quella che è la nostra “materia prima” per eccellenza, le piccole e medie imprese”. Roberta Busatto

Vincenzo Boccia Nato a Salerno nel 1964. Laurea in Economia e Commercio. Amministratore delegato della Arti Grafiche. Boccia S.p.A. di Salerno. Presidente Onorario di Assafrica & Mediterraneo. Attualmente è Presidente Piccola Industria e Vicepresidente di Confindustria con delega con delega per il credito e la finanza per le pmi. È inoltre rappresentante di Confindustria presso il BUSINESSMED. Per Borsa Italiana è Presidente dell’Advisory Board per i mercati AIM e MAC. In precedenza ha ricoperto i seguenti incarichi: • Vicepresidente Piccola Industria e Presidente Piccola Industria della Campania; • Vicepresidente dei Giovani Imprenditori e Presidente Giovani Imprenditori della Campania; • Componente del Consiglio direttivo e della Giunta di Assografici; • Consigliere di Amministrazione dell’Azienda Libico Italiana fino al 2005; • Presidente di Assafrica e Mediterraneo dal 2003 al 2007.

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Dentro le PMI

Nell’Italia che stimola la fantasia, le PMI hanno il dovere di affermarsi Intervista al Presidente di K4A Srl e del Consorzio Chain, Dario Scalella La nostra rubrica in questo numero è dedicata ad una figura poliedrica a tal punto da catalizzare in sé molte delle funzioni che noi guardiamo abitualmente con particolare interesse. Presidente di un’azienda leader nel settore dell’aviazione, e di un Consorzio di imprese campano dedicato all’aeronautica, Dario Scalella ha tra i diversi incarichi ricoperti in passato anche quello di Presidente della Confapi Campania, la confederazione delle PMI. Inevitabilmente il discorso si è concentrato per lo più sulle aggregazioni di impresa, con numerosi spunti di riflessione per noi che ne facciamo il principale scopo della nostra esistenza. Dottor Scalella, partiamo come è nostra abitudine da una descrizione della sua azienda. Di cosa si occupa la K4A? “Il core business della nostra azienda è quello di progettazione, sviluppo, produzione, certificazione e commercializzazione di una nuova generazione di elicotteri leggeri per l’aviazione generale. I nostri punti fermi sono l’economicità e la versatilità unite alla sicurezza del mezzo. C’è una richiesta fortissima di tali mezzi, soprattutto da parte dei Paesi emergenti ed è da questo che siamo partiti. Ci riempie in particolare di orgoglio il nostro KA2H, il primo elicottero certificato con due motori ed il primo a volare con semplice benzina verde e non necessariamente con benzina avio, più cara e più inquinante. La possibilità di disporre di due motori invece di uno è fondamentale in termini di sicurezza perché in caso di avaria di uno dei motori l’elicottero non deve affrontare la pericolosa discesa in autorotazione, ma può atterrare con l’assistenza di metà della potenza. Ad aumentare ulteriormente i margini di sicurezza ci sono anche altri due brevetti: un nuovo rotore di coda e un nuovo rotore principale. I motori sono di derivazione Moto Guzzi, marchio che collabora da 3 anni con la K4A allo sviluppo della versione aeronautica di tali motori. A fine anno l’elicottero sarà pronto e senz’altro sarà presentato in occasione del Salone di Farnborough in Inghilterra nel 2012 che per la prima volta ospiterà un salone esclusivamente dedicato all’elicotteristica. I margini di commercializzazione sono enormi in tutto il mondo ed è anche per questo che abbiamo in programma di aprire 5 unità internazionali, mantenendo però la più importante in Italia”. Passando invece al Consorzio Chain, quali sono le sue caratteristiche principali? “Intanto mi lasci dire in premessa che la cosa più bella di questa esperienza è l’interesse dimostrato dai media e dai vari interlocutori internazionali. Noi siamo una aggregazione tra PMI, con un’organizzazione che consente la costruzione di banche di progetto e di idee. Pensiamo di aver contribuito adeguatamente a porre le basi per la costituzione del distretto aeronautico campano, mettendo in rete singole eccellenze. Stiamo ottenendo importanti successi nei rapporti con banche, territorio, progetti di impresa, ma la cosa che colpisce di più è la partecipazione degli imprenditori che portano all’interno i loro progetti. Portare all’interno significa scegliere prioritariamente subfornitori aderenti al Consorzio, pescando dunque in un bacino d’eccellenza. La K4A è stata tra le prime a farlo: per il nostro quadriposto bimotore abbiamo infatti mobilitato diverse aziende”.

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Quale pensa sia il valore aggiunto delle PMI italiane? “In primis l’incredibile capacità italiana di formazione dei giovani: solo in Campania ci sono sette università di ottimo livello. Poi la nostra capacità di problem solving, sviluppata e allenata da un Paese difficile come è il nostro, che ci obbliga ad usare la fantasia per risolvere i problemi. Parlando di ciò che conosco meglio, le eccellenze campane dimostrano un mix unico tra genialità e disordine che le contraddistingue e le impone al livello internazionale”. Al Consorzio Chain aderiscono sia grandi che Piccole e Medie Imprese? “Abbiamo 40 aziende associate, dai 200.000 ai 50.000.000 di euro di fatturato, cioè di Piccole e Medie dimensioni secondo i canoni, pur essendo tra loro variegate. Sulla base della mia esperienza di ex Presidente della Confapi Campania sostengo da sempre la coesistenza di imprese con sistemi organizzativi diversi. Credo nelle fusioni tra aziende, nelle ATI, nei nuovi contratti di rete. Ed è per questo che con Chain abbiamo deciso di puntare alle eccellenze e non alla quantità di imprese aderenti”. Il vostro è un Consorzio di servizi? “Nella nostra sede abbiamo punti di incontro a disposizione degli associati per organizzare riunioni, oltre ad offrire loro assistenza negli incontri con i buyer internazionali, che comunque puntiamo a stanare direttamente noi. Abbiamo poi convenzioni in tutti i settori che interessano le nostre imprese, come ad esempio il credito e la finanza. Predisponiamo rassegne stampa specializzate per ciascuna associata con focalizzazioni singole e organizziamo incontri di qualificazione per le attività internazionali delle nostre aziende, grazie al contributo di esperti autorevoli come ad esempio Massimo Cavaliere, ex direttore generale del CIRA. Solo per citare alcune delle nostre attività. Il principio che ci anima è comunque sempre quello di avere una massa critica tale da essere più forti nella contrattazione di quanto sarebbero le aziende da sole”. Secondo lei le PMI sono realmente consapevoli del loro ruolo centrale nell’economia italiana? “In Italia vige un principio vecchio come il mondo, il Dividi et impera romano. Le tensioni tra le PMI si sviluppano perché poche grandi aziende decidono le politiche industriali, in particolare nel settore della difesa. Questo è contrario all’interesse di un Paese il cui tessuto produttivo è costituito per lo più da imprese di ridotte dimensioni. In ogni caso bisogna smetterla di essere autoreferenziali anche nelle proprie considerazioni rispetto a questo. Ci vogliono le aggregazioni e su progetti concreti. Dobbiamo saper essere flessibili, innovativi, trasferire tecnologia, per dimostrare che è qui la linfa vitale del Paese. Alle grandi aziende l’innovazione costa di più e preferiscono attivare spin off nelle piccole imprese. E’ su questo che dobbiamo fare leva per conquistare il ruolo che ci spetta”.

Lei opera in un’area italiana sotto osservazione per i suoi problemi più che per le sue risorse. Come pensa sia lo stato del nostro Sud? “Da meridionale che lavora in giro per l’Italia e per il mondo, posso dire che la maggior parte dei disastri che vedo dalle nostre parti sono autoprocurati. Questo avviene anche a causa della mancanza di capacità di riscossa. Il vero federalismo è quello di competere rimboccandosi le maniche sulle proprie eccellenze. E noi ne abbiamo da vendere. Il mondo economico attuale richiede una competizione per cui non bastano più i vecchi appoggi. Il valore aggiunto ormai è la capacità di fare rete, superando l’individualismo. Prendiamo in tal senso l’esempio di un Paese verso cui va ora tutto il mio affetto, il Giappone, che riesci a competere sempre in quanto sistema, mettendo insieme tutte le energie presenti. Noi abbiamo l’abilità di disperdere risorse senza valorizzare le eccellenze, mentre avremmo una capacità gigantesca di competere da un punto di vista industriale. Non possiamo competere sui costi ma possiamo farlo sulle eccellenze. Ecco perché sono anni che sostengo che debba essere finanziato lo stato patrimoniale delle imprese e non i bilanci economici. In questo devono crederci prima di tutto gli imprenditori, ma anche banche e istituzioni. In generale, l’asfissia di credito è uno dei più grandi delitti che si possano compiere, è un danno per l’intera Unione europea anche se non in tutti i Paesi siamo in presenza degli stessi processi”. Chiudiamo con un accenno alla recente crisi internazionale. Il settore aeronautico come ha reagito? “La crisi economica ha provocato paradossalmente un favore positivo per il nostro settore, provocando un aumento di risorse per le subforniture. E’ necessario però stabilizzare questa canalizzazione delle commesse. Una crisi è insieme minaccia e opportunità, essendo frutto di una rottura. Possono esistere maggiori possibilità di sviluppo ma bisogna capire quali sono le opportunità. Nel nostro settore io penso che siano molteplici. Penso ad esempio allo sviluppo di velivoli propri all’intero del Polo di aviazione generale campano oppure a quelle offerte dai nuovi settori emergenti come l’emissione di certificati verdi”. Piera Zocchi

L’azienda RAGIONE SOCIALE K4A (Knowledge for Aviation) S.r.l. PRESIDENTE Dario Scalella AMMINISTRATORE DELEGATO Valentino Alaia SEDE STABILIMENTO via vicinale visconti, 77 Napoli RIFERIMENTI Tel e fax. 0815963748/0815961999 SITO WEB www.k4a.it CAPITALE SOCIALE € 1.000.000,00 (un milione) i.v. NUMERO DI DIPENDENTI K4a conta circa 35 addetti tra dipendenti, Co. Pro. e consulenti. DESCRIZIONE K4A è una start-up che ha iniziato a operare nel 2006 su un progetto di una nuova famiglia di elicotteri leggeri certificati, tra cui il modello biposto KA-2H e il modello 4 posti KA-4H. Il modello biposto compirà il primo volo alla fine del 2011. PRINCIPALI CLIENTI K4A, non avendo ancora una produzione di linea, non ha clienti. Il mercato al quale gli elicotteri di K4A si rivolgeranno, è un mercato mondiale che va dalle scuole di volo, al lavoro aereo fino e soprattutto alla personal transportation. PRODUZIONE I primi elicotteri in serie saranno costruiti e venduti nel 2013.

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Difesa

1861 – 2011: un secolo e mezzo di Unità d’Italia attraverso il suo esercito Nell’anno della ricorrenza del raggiungimento di un grande obiettivo storico quale fu l’Unità d’Italia, da soldato vivo questo momento con l’orgoglio e l’emozione di chi sa di appartenere alla parte fondante della nostra amata Patria, quella fatta da coloro che hanno interpretato fattivamente il sogno di un popolo in cerca di indipendenza, libertà ed una sola Patria, dalle Alpi alla Sicilia. Occorreva realizzare quel progresso storico dell’uomo e del popolo italiano sempre bramato e mai avverato, occorreva liberare i nostri fratelli ridotti ormai a sole pedine, strumenti di una politica di potenza fatta da altre potenze. Il 13 febbraio 1861 il re Borbone Francesco II venne sconfitto dall’esercito piemontese e dai garibaldini, a seguito di ciò il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele divenne “re d’Italia”. L’evento appena descritto ha qualcosa di magico, perché solo 13 anni prima, nel 1848, nell’Italia che ora conosciamo insistevano ben sette Stati, ognuno con distinti Sovrani e Governi assoluti, quattro austriaci, il Vice reame del LombardoVeneto, il ducato di Parma e Piacenza, il ducato di Modena ed il granducato di Toscana, lo Stato Pontificio, il Regno delle due Sicilie ed il Regno di Sardegna. In tredici anni la via per l’unità, lastricata di piombo e di fuoco (Pastrengo, Goito, Custoza, Novara, Montebello, Varese, Palestro, Magenta, Solferino, San Martino, Custoza, Lissa, Bezzecca, Volturno, Mola di Gaeta, spedizioni in Crimea e Cina, sino a giungere a Porta Pia), ci ha portato l’Italia, mosaico le cui tessere sono intrise del sacrificio, del sangue e degli ideali di coloro che per essa combatterono. Mai come allora, l’Esercito seppe interpretare e realizzare i propositi dei padri fondatori del nostro Paese. L’Esercito seppe, non far nascere ma, risorgere l’Italia a quella condizione di dignità e rilievo sempre avuta in ambito europeo. Spesso si è portati a ritenere che la maggioranza dei cittadini riesca a condividere tali sentimenti solo in occasione di momenti di maggior partecipazione emotiva (come eventi luttuosi) o di avvenimenti particolarmente positivi (come le vittorie sportive). In realtà tali considerazioni richiedono una visione storica del contesto. Il sentimento nazionale è indicativo dello stato d’animo che un popolo nutre verso le istituzioni che lo rappresentano. In soli centocinquanta anni di storia-patria si sono verificati eventi così potenti da far oscillare, purtroppo, la considerazione ed il sentimento di attaccamento alla Nazione. Le belle gesta del risorgimento e dell’unità d’Italia, evento storico di cui andiamo tanto fieri, sono state offuscate, in seguito, da eventi talmente funesti da far affievolire il nostro sentimento nazionale. Il periodo caratterizzato da due conflitti mondiali, intervallato dal fascismo e terminato con una dilaniante lunga lotta fratricida, quella condotta da stessi italiani sotto però vessilli diversi, hanno nell’immediato “raffreddato” tale sentimento, sino a ricompattarlo e solidificarlo con la promulgazione della Costituzione della Repubblica italiana, legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano, entrata in vigore il 1º gennaio 1948, riconosciuta in tutto il mondo come capolavoro della nostra Assemblea Costituente. E’ per questo che oggi sull’argomento sono ottimista e convinto che l’Italia e gli italiani ci sono e sanno farsi sentire quando vogliono; la recente storia nazionale ed europea lo dimostrano. Un’ultima riflessione vorrei, infine, dedicarla all’apporto fornito dall’Esercito nella gestione delle emergenze di rilevanza nazionale. Mi riferisco, in particolare, al terremoto de L’Aquila ed al problema della spazzatura di Napoli.

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In quest’ultimo periodo l’Esercito, ed in particolare il Comando Logistico dell’Esercito, nel quale ho l’onore di servire come Comandante, è intervenuto in Campania e in Abruzzo a seguito di circostanze tragiche e cogenti, nell’ambito di quei compiti affidati alle Forze Armate e contemplati dal disposto di legge, che prevedono, quando necessario, anche il soccorso alla popolazione colpita da eventi sismici e quando si ravvedano casi di straordinaria necessità ed urgenza, il caso appunto dell’immondizia non raccolta, che ha determinato l’avvio dell’operazione “Strade Pulite”. In entrambi i casi siamo intervenuti con lo stesso impegno e determinazione che da sempre guida i nostri passi e che il paese si aspetta da noi, così come già fatto in analoghe infauste circostanze. L’impegno dimostrato nella ricostruzione dell’Aquila o nell’intervento nei rioni di Napoli è lo stesso di quello profuso in Afghanistan, Libano o ad Haiti. Operiamo in Campania ed in Abruzzo per lenire le sofferenze di cittadini inermi e per ristabilire condizioni decorose di vivibilità. L’evento sismico, tragicamente potente, ci ha spronato a fare quanto di più possibile per soccorrere cittadini che in pochi minuti hanno perduto tutto, così a Napoli il malgoverno degli amministratori locali non ci ha fatto demordere dall’agire come al solito. Avanziamo sempre dove tutti indietreggiano, questo è il soldato italiano, cittadino in uniforme che, con professionalità - determinazione ed amor-patrio, serve la Patria sotto il tricolore. Parafrasando “l’apologo” di Menenio Agrippa come un organo del nostro corpo, agiamo per compensare insufficienze o inadempienze strutturali di altri comparti, al fine di far sopravvivere l’intero sistema. “Quo fata vocant”, dove il destino ci invoca, è li che corriamo e operiamo, sino all’estremo sacrificio se ciò dovesse rendersi necessario. La popolazione ci ama e ci ammira perché, con lo stesso impegno profuso in Afghanistan ed in Libano, agiamo con professionalità ed impegno anche per le vie dell’Aquila e di Napoli. Per tornare ai centocinquant’anni del tricolore, nel farmi interprete del pensiero di tutti gli operatori in uniforme, affermo che la nostra realtà è e sarà solida, sempre al servizio del Paese e delle libere istituzioni per il bene della collettività e la tutela degli interessi nazionali. Viva le Forze Armate, Viva l’Esercito, Viva l’Italia.

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Gen. C. A. Rocco PANUNZI Comandante Logistico dell’Esercito

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info@barraspaziatrice.it

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