Pmi Live n. 21

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ANNO IV NUMERI 20-21 - GENNAIO-APRILE 2013 - ART.1, LEGGE 46/04 DEL 27/02/2004 - REGISTRAZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI LATINA NUMERO 921/2009

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IN QUESTO NUMERO PAG 3 EDITORIALE

PAGG 4-7 L’INTERVISTA

LE NUOVE SFIDE DELLA MARINA MILITARE

Intervista al Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

PAGG 8-14 L’ITALIA

DEI DISTRETTI

AEROSPAZIO: L’ITALIA DEI DISTRETTI

Il punto ad un anno dal convegno organizzato da PMI Live

PAGG 15-16 MARINA IL TAN COMPIE 30 ANNI

MILITARE

A Livorno dal 20 aprile al 1 maggio la manifestazione organizzata dalla Marina Militare Italiana

PAG 17 AIAD

INTERNAZIONALIZZAZIONE: NUOVE INIZIATIVE IN USA E ISRAELE

PAG 18 DIFESA

LA DIFESA TRA RIFORMA E SPENDING REVIEW Il contributo del Generale Mario Arpino

"ETIAM CAPILLUS UNUS HABET UMBRAM SUAM" Dalle "Santantiae" di Publio Siro, mimo del I secolo a.C.

PMI LIVE: ANNO IV NUMERI 20-21 GENNAIO-APRILE 2013 REGISTRAZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI LATINA NUMERO 921/2009 DIRETTORE RESPONSABILE: ROBERTA BUSATTO direttore@pmilive.it REDAZIONE: Cooperativa editoriale “Barra spaziatrice” redazione@pmilive.it IDEAZIONE GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Kristian Franzini – Bopstudio STAMPA: Nuova Grafica 87 Via del Tavolato snc 04014 Pontinia (Lt) EDITORE: Cooperativa editoriale “Barra spaziatrice” info@barraspaziatrice.it Iscritta al ROC in data 25/2011 con numero 21618 SITO WEB www.pmilive.com Per ricevere PMI Live in abbonamento postale contattaci su redazione@pmilive.it.


EDITORIALE

RIPARTIAMO DALLE PMI In questi tempi difficili, parlando di Piccole e Medie Imprese italiane, seppur le più virtuose e innovative come quelle dell’Aerospazio e della Difesa, si finisce comunque con l’incrociare il tema della crisi. Una crisi finanziaria ed economica per la maggior parte dei Paesi del mondo e che in Italia ha provocato anche una profonda incertezza politico-istituzionale. Il taglio alle risorse pubbliche è diventato ormai tema di discussione a tutti i livelli ed ha colpito anche le Forze Armate che devono fare i conti da un lato con la spending review e dall’altro con un crescente malcontento generale. Con questi temi dovrà confrontarsi anche il neo Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana, l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi che abbiamo intervistato a poche settimane dalla sua nomina. E con questi temi continueremo a confrontarci. Ma questo numero della rivista è speciale, perché esce ad un anno da una impresa che he precorso i tempi. Era il 14 febbraio 2012 quando PMI Live è riuscito a mettere insieme in un convegno tutti i distretti allora esistenti. Nel frattempo qualcun altro si è aggiunto ed è nato il Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio. Un ampio servizio dà conto degli sviluppi avvenuti in questi mesi. Il nuovo Governo e il nuovo Parlamento italiani dovranno tener conto della forza, in termini economici, occupazionali e di innovazione, che le imprese operanti nel settore, e in quello affine della Difesa, esprimono. A prescindere e al di là di ogni crisi. La nostra rivista continuerà nel suo lavoro di sostegno alle PMI, risorse ancora oggi sorprendentemente dimenticate nelle infinite discussioni in materia di politica economica. Perché la storia più recente ci ha insegnato che è solo da qui che il Paese può ricominciare, o in qualche caso, cominciare a crescere.

Roberta Busatto Direttore responsabile

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L’INTERVISTA

LE NUOVE SFIDE DELLA MARINA MILITARE

Intervista al Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Giuseppe De Giorgi Ammiraglio, lei è all’inizio della sua esperienza quale Capo di Stato Maggiore della Marina Militare. Quali sono i principali obiettivi che si pone e qual è l’impronta personale che pensa di dare alla Forza Armata? “Il primo obiettivo è quello di conservare il personale qualificato di cui disponiamo, perché per formarlo occorrono decine di anni. Si tratta di una risorsa strategica, ma anche vulnerabile, la cui penalizzazione rischia di indebolire la Marina stessa e quindi di privare il Paese di uno strumento necessario. Naturalmente, per trattenere in Marina il personale migliore e più qualificato, bisogna garantirgli un tenore di vita adeguato ai tempi e alle esigenze attuali. Quanto detto non si concilia facilmente con il processo di riduzione delle risorse con cui dobbiamo confrontarci. Questa è dunque la prima sfida che dobbiamo affrontare sia sotto il profilo materiale sia sotto quello morale. Come fare? Cambiando le priorità negli investimenti e nell’impiego delle risorse, anche quelle necessarie per le manutenzioni; privilegiare gli alloggi per il personale, estendere ai più giovani i benefici finora riservati ai gradi più elevati. Oggi un marinaio con figli può avere anche 30 anni di età, mentre un tempo la leva era fatta di giovanissimi: il tenore di vita deve restare al passo con i tempi. L’altro aspetto su cui dobbiamo investire è la formazione, portando ad un numero maggiore di militari a laurearsi e a conseguire una preparazione qualificata. Il secondo obiettivo è quello di preservare le capacità operative e strategiche, quindi la proiezione di capacità dal mare con la componente aerea imbarcata, la capacità anfibia, quelle di contrasto delle minacce marittime e quella protezione delle navi e dei luoghi di interesse nazionale, da minacce aeree. Il terzo obiettivo è quello di svecchiare la flotta mandando in “pensione” anticipata le navi più anziane che, nonostante rappresentino delle piattaforme tuttora impiegabili, comportano dei costi che non possiamo più sostenere, nella consapevolezza che questa scelta ridimensiona anche il livello di ambizione della Nazione. La mia idea, comunque, è quella di “potare l’albero” e non di “tagliarlo”, in modo da farlo “rigermogliare” e non di lasciarlo morire. Per questo i tagli non devono essere lineari ma bensì mirati in maniera precisa ed oculata. Il quarto obiettivo è alleggerire il costo della logistica, riducendo i comandi territoriali non operativi, razionalizzando la formazione del personale, riducendo i centri di formazione e facendo massa critica. Un ulteriore mio obiettivo è quello d’incrementare la produttività degli arsenali, aprendoli al mondo esterno, prevedendo quindi anche la riparazione di navi mercantili e sfruttando le capacità di cui disponiamo, quali ad esempio i bacini di carenaggio. Questo potrebbe stimolare l’afflusso di risorse esterne alla Difesa, che si potrebbero rivestire negli stessi arsenali per migliorare la formazione del personale civile, in modo da consentirgli di rinvestire più efficacemente in modo complementare rispetto al personale militare, che a sua volta verrà sensibilmente ridotto nei prossimi anni”. La crisi economica e i conseguenti tagli alla spesa pubblica sembrano aver colpito anche le Forze Armate. In che modo ne è stata colpita la Marina Militare? “Il rischio è che la riduzione delle risorse comprometta l’efficienza complessiva della macchina. C’è grande preoccupazione, ma anche grande determinazione nel continuare a operare efficacemente. La Marina si propone quale elemento di promozione dello sviluppo e del lavoro: il concetto è che essa non deve essere vista come un costo, ma come un investimento. Questo si traduce in progetti per nuove navi multiruolo, che abbiano un’utilità immediata anche in tempo di pace, a supporto delle popolazioni civili. Stiamo sviluppando un progetto, ancora in fase iniziale e non ancora finanziato, di una nuova unità navale molto semplice e flessibile nell’impiego, che avrà come compito principale quello di assicurare la protezione delle linee di comunicazione marittime vitali per l’Italia. Si tratta di quelle che vanno dal Mar Rosso al Mar Arabico, dal Golfo Persico all’Oceano Indiano, dal Sud Atlantico al Golfo di Guinea, lungo le quali transitano le materie prime e i rifornimenti energetici verso l’Italia. Queste navi sono concepite fin dall’inizio per svolgere anche nel Mediterraneo i compiti che oggi la Marina assolve con più linee di navi: le diverse tipologie di navi convergeranno in questa nuova linea, costituita da piattaforme più moderne, caratterizzate da un ampio volume sotto il ponte di volo dove poter installare, di volta in volta, carichi utili di tipo modulare. L’idea è di ospitare, a seconda dell’esigenza, unità abitative per la protezione civile, sistemi di potabilizzazione dell’acqua, mezzi non pilotati per il controllo di condizioni dell’aria o di zone contaminate, oppure mezzi non pilotati subacquei che possano individuare e neutralizzare mine o svolgere attività di tipo oceanografico”.

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L’INTERVISTA


In un progetto come questo non può che esserci una stretta collaborazione con l’industria. “Certamente, ma non solo: è fondamentale la collaborazione con il mondo accademico, in primo luogo con il CNR. Dovremo stabilire anche ulteriori contatti con il Ministero dell’Ambiente e con quello dei Trasporti, perché si tratta di navi polivalenti di grandi potenzialità, ma anche con quello dell’Agricoltura, perché sono funzionali alla protezione della pesca. Questa nave vuole essere una piattaforma economica, concepita secondo criteri di robustezza e perseguendo soluzioni costruttive consolidate: per questi motivi non rappresenterà un salto nel buio dal punto di vista costruttivo e non richiederà grandi risorse per lo sviluppo; i fondi saranno quasi interamente reinvestiti nella costruzione, traducendosi in modo lineare in ore di lavoro per ingegneri ed operai, a tutto vantaggio dell’industria nazionale. Questa nave risponde all’esigenza di utilizzare il minor numero di risorse per costruire un’aliquota significativa di piattaforme da modulare, ottimizzare e attagliare a seconda della funzione”. A che punto è il progetto? “E’ ancora allo stato concettuale: in sostanza abbiamo cominciato a disegnare le navi. Stiamo prevedendo spazi che - un domani, se saranno disponibili le risorse necessarie - potranno essere utilizzati sia per scopi militari che civili, ad esempio per predisporre un ospedale da campo. Pensiamo a una nave capace di navigare a una velocità di 35 nodi e concepita per essere condotta con un equipaggio di appena 90 uomini, ma con posti letto per 230 persone. Intendiamo, ad esempio, poter evacuare dei cittadini da una zona di crisi, imbarcando rapidamente le persone per portarle al sicuro. La configurazione dei sistemi d’arma prevede l’installazione dei sistemi di artiglieria e l’unità è predisposta per ospitare due elicotteri, ma nulla vieta che altri sistemi di difesa possano essere imbarcati, all’occorrenza, ovvero che in alternativa si possano implementare ulteriori moduli abitativi. Stiamo studiando questo progetto in maniera approfondita: vogliamo una nave che costi la metà rispetto a quelle di cui disponiamo oggi. I volumi dovranno consentirci di accedere facilmente a tutti gli apparati e gli elementi costitutivi, per potere eseguire le manutenzioni con costi contenuti”. Un prodotto dalla forte caratura industriale come questo di cui ci ha parlato, ci porta a chiederci se le imprese possano favorire la nascita di nuovi programmi, e non esserne solo i realizzatori. “Dipende. L’idea nasce in Marina e per ora ci stanno lavorando i nostri ingegneri navali. Disponiamo di un centro di progettazione navale che lavora a tempo pieno. Non appena otterremo l’approvazione dalla Difesa, assieme ai fondi necessari, passeremo alla fase che coinvolgerà l’industria. Per risparmiare, stiamo conducendo lo studio della nave con risorse interne. Il rapporto con l’industria della Difesa è molto valido e penso che instaureremo una cooperazione ancora più efficace nel campo delle esportazioni delle navi e dei mezzi sviluppati in Italia, in modo da ridurre il costo per singolo mezzo. E’ un’area dove possiamo migliorare, con il coinvolgimento dell’intero Sistema Paese”. C’è ancora, secondo lei, un problema di comunicazione tra Forze Armate e industria della Difesa? “Con l’industria il dialogo è eccellente, ma ognuno deve giocare un ruolo preciso, forte: il cliente deve restare un cliente esigente e l’industria deve ovviamente fare gli interessi dell’industria. Solo da questo rapporto di sano e positivo confronto può venire fuori il prodotto migliore. Per le Forze Armate, essere accondiscendenti penalizza in primo luogo i propri uomini, ma finisce col danneggiare anche l’industria, poiché non ne stimola la competitività sul mercato internazionale. Questo concetto l’industria lo ha ben chiaro: essa, infatti, è da sempre riconoscente alla Marina per il suo ruolo di “cerbero”, nel pretendere prodotti di alto livello”. E rispetto alle PMI? “In gran parte, al di là di Finmeccanica e Fincantieri, la Marina già lavora con Piccole e Medie Imprese: software, arsenali, grandi manutenzioni, lo sviluppo di sistemi particolarmente avanzati che a volte sono prodotti di nicchia, sviluppati da industrie italiane di piccole e medie dimensioni. A titolo di esempio desidero citare i mezzi speciali degli incursori della Marina: si tratta di mezzi molto avanzati, tanto da essere coperti da segreto, che sono sviluppati da società italiane di dimensioni piccole ma di eccellente valore ingegneristico”.

Roberta Busatto Direttore responsabile

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L’ITALIA DEI DISTRETTI

AEROSPAZIO: L’ITALIA DEI DISTRETTI Il punto ad un anno dal convegno organizzato da PMI Live

E’ passato un anno dal convegno “Aerospazio: l’Italia dei distretti” che la nostra rivista ha organizzato presso la prestigiosa sede del CNEL. Allora si confrontarono le massime rappresentanze di tutti i distretti e poli aerospaziali esistenti in Italia, già formalmente riconosciuti o in attesa di riconoscimento: Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria. Quattro i punti essenziali al centro del dibattito: la governance di ciascun distretto, i suoi obiettivi, i principali indicatori di efficacia e le opportunità di miglioramento. In particolare i presidenti si soffermarono sulla positività di azioni di coordinamento e sulla necessità di ulteriori e costanti momenti di approfondimento. Il convegno, il primo in Italia, ha dunque aperto la strada a nuove prospettive di dialogo e sintesi tra le best pratices di ciascuna realtà, dando sostanzialmente il via alla costituzione del Cluster Nazionale dell’Aerospazio. Durante i lavori, l’allora presidente del Distretto Aerospaziale piemontese e neo consigliere del Ministro per l’Istruzione, l’Università e della Ricerca Francesco Profumo, Mario Calderini annunciò la nascita di quello che si presentava come un bando rivoluzionario. Nei mesi successivi a quel 14 febbraio, effettivamente quanto emerso dal convegno di realizzò: il bando per lo sviluppo e il potenziamento dei cluster tecnologici nazionali da parte del MIUR è stato effettivamente emanato e il Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio si è costituito, riunendo i principali distretti esistenti (Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia), insieme a Avio, Finmeccanica, CNR, ASI e AIAD con un supporto tecnico. Molti dubbi rimangono ancora oggi sul coinvolgimento delle PMI, che però nel frattempo hanno conquistato un posto nel comitato direttivo con un proprio rappresentante. L’estrema precarietà politico-istituzionale del nostro Paese non ci ha consentito di organizzare, come era nelle nostre intenzioni, la seconda edizione del convegno. Abbiamo voluto però comunque ascoltare i Presidenti dei principali distretti aerospaziali esistenti per fare insieme un punto della situazione del settore. Molti degli interlocutori che abbiamo incontrato sono gli stessi di allora, insieme ad alcune new entry, come il nuovo presidente del distretto piemontese e la nascita del distretto emiliano. Mentre scriviamo questo articolo avvertiamo un grande movimento che probabilmente porterà a breve nuove persone al vertice dei soggetti coinvolti. Qualora questo succedesse prima della stampa del nostro giornale, ce ne scusiamo. Chiudiamo con la speranza di poterci ritrovare nel febbraio 2014 per un nuovo convegno, che possa raccontare la crescita delle aziende più innovative, vive, creative e competitive del tessuto produttivo italiano.

Roberta Busatto Direttore responsabile

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LUIGI CARRINO

PRESIDENTE DISTRETTO TECNOLOGICO AEROSPAZIALE DELLA CAMPANIA

Quali sono i principali eventi vissuti dal suo Distretto nel 2012? “Il 2012 è stato un anno molto importante per la Campania. L’approvazione del Distretto Tecnologico Aerospaziale della Campania (DAC) da parte del MIUR è uno risultato storico che ci consente, al pari di altre realtà in Italia e all’estero, di avere finalmente un efficace e stabile sistema regionale di cooperazione orientato ai prodotti aerospaziali innovativi e in grado di valorizzare le straordinarie capacità industriali e di ricerca presenti sul territorio. L’essere stati giudicati al primo posto tra i distretti candidati, oltre a costituire un riconoscimento della qualità e della validità della proposta presentata, è per tutti noi un’assunzione di responsabilità che ancora di più ci deve rafforzare nella volontà di superare divisioni e apparenti contrapposizioni per valorizzare integrazioni e favorire la condivisione di programmi industriali”. Il risultato ottenuto è stato possibile grazie alla visione di lungo termine e alle politiche attente allo sviluppo messe in atto dalla Regione Campania, che ha individuato i settori su cui investire strategicamente e ha inserito l’aerospazio al primo posto fra questi. Con la costituzione del DAC è stata validata una proposta di governo del sistema aerospaziale regionale capace di gestire in modo coerente gli interessi sia della grande che della piccola impresa, ed anche degli organismi di ricerca e delle Università. Tutti questi soggetti sono ora impegnati nel condividere programmi a medio e lungo termine che ci consentono di investire, economicamente e in termini di competenze, su tecnologie abilitanti. Il 2012 è stato anche importante perché ha permesso di dare consistenza ad un tavolo nazionale dell’aerospazio, attraverso la costituzione del cluster. Più in dettaglio, per quanto riguarda il DAC, nel 2012 è stata costituita una società consortile, sono stati nominati gli organismi di gestione della società, ma soprattutto sono state realizzate importanti iniziative sia di analisi dell’offerta di tecnologie che delle necessità tecnologiche dei soci del distretto; sono state anche avviate tutte le fasi di approfondimento sulle necessità formative collegate all’industria aerospaziale e sono stati creati collegamenti con sistemi territoriali diversi da quello campano, sia in Italia che all’estero. Nel 2013 ci sarà un consolidamento di tutte queste attività. Inoltre gli undici progetti di start-up del distretto entreranno nella fase esecutiva e contemporaneamente saranno avviati progetti di cooperazione con le altre regioni e in particolare con la Puglia”. Quali conseguenze ha avuto la crisi economica sulle aziende da lei rappresentate? “Nonostante una crisi economica molto forte il settore è riuscito complessivamente a tenere bene. A differenza di altri settori high-tech, ha mostrato una forte resistenza alla fase di recessione seguita alla crisi economica e finanziaria del 2008 che ha prodotto effetti molto negativi a livello mondiale. Il fatturato del settore è aumentato sia in Italia, raggiungendo un valore di circa 7,2 Mld di €, che in Campania (valore di circa 1,7 Mld di €). Anche il dato relativo al numero di addetti è aumentato raggiungendo quota 36.501 unità in Italia e 8.404 in Campania. Infine, anche l’export è cresciuto. L’aerospazio è un settore che lavora su programmi complessi e di lungo periodo, con un incessante sviluppo di nuove tecnologie abilitanti che richiede la mobilitazione di notevoli masse critiche di risorse economiche e di competenze. La competizione si gioca sul grado di innovazione di cui si è capaci e si gioca su uno scenario internazionale che non vede impegnati solo i tradizionali Paesi, ma sempre di più nuovi competitori. In questo scenario, la Campania, con il Distretto Aerospaziale, si candida a continuare la sua eccellente tradizione investendo in innovazione tecnologica e organizzativa e valorizzando il suo enorme patrimonio di risorse umane di grande qualità formate nelle Università della regione”. Come valuta il lavoro portato avanti dal MIUR con il Bando sui Cluster tecnologici? “Il Cluster è nato grazie ad un’iniziativa ministeriale avviata quando stavano maturando le condizioni per una politica di cooperazione tra i diversi attori. Questo primo intervento, che ha oggettivamente accelerato il processo di aggregazione meta-distrettuale, avrà in seguito bisogno di strumenti che siano finanziariamente adeguati a sostenere il piano strategico. Il fatto che il Ministero abbia puntato su un numero limitato di cluster nazionali, ovvero su quelli che si ritengono idonei a reggere la competizione globale, ci lascia credere che a breve si possa aprire uno spazio per una riflessione utile ad individuare strumenti ed azioni necessarie a sostenere le politiche di cluster. Aver realizzato il meta distretto rappresenta una tappa importante che conclude un iter avviato qualche anno fa dai distretti regionali. La Campania è stata coprotagonista di questo importante risultato e la nostra regione ha portato al tavolo del partenariato il potenziale di un territorio ricco d’imprese eccellenti e di un fortissimo sistema della ricerca”. Pensa che la nascita del Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio sia un segnale positivo in chiave di coordinamento tra realtà distrettuali italiane e quali conseguenze avrà sull’andamento del settore? “Le dinamiche del cambiamento tecnologico, la rapida evoluzione delle tecnologie aprono nuove opportunità per il mercato. In tale ottica diventa fondamentale perseguire una linea di azioni ed interventi coerente con le agende strategiche comunitarie ed in particolare con gli obiettivi di Horizon 2020. Per valorizzare questi spazi di opportunità assumono rilevanza le operazioni strategiche inter-istituzionali (imprese, università, enti pubblici di ricerca) finalizzate ad integrare ricerca tecnologica, formazione e innovazione. Dunque il MIUR, a mio parere, ha attribuito particolare rilievo strategico alla nascita e allo sviluppo di Cluster Tecnologici Nazionali identificati come propulsori della crescita economica sostenibile dei territori e dell'intero sistema economico nazionale. I Cluster sono utili se agiscono per un’azione di coordinamento veramente efficace ma non devono essere una sovrastruttura. L’obiettivo è essere più forti a livello internazionale. Altri paesi sono più avanti con i Distretti che si sono costituiti prima. Il cluster dell’aerospazio può rappresentare una svolta per il nostro Paese, nella misura in cui riuscirà a rappresentare il tavolo della condivisione di obiettivi e di strategie da applicare sui livelli regionali, ma soprattutto consentirà di rafforzare l’intero sistema Paese sui tavoli internazionali europei ed extraeuropei”.

www.daccampania.com

Secondo lei l’Italia è pronta alle sfide di Horizon 2020? “L’azione amministrativa per l’attuazione dei Distretti ad Alta tecnologia, nel suo complesso viaggia su due binari paralleli : da un lato portare avanti il bando sui Distretti e dall’altra deve assicurarsi che i progetti da realizzare rientrino nell’ambito delle caratteristiche della smart specialisation( Smart Specialisation Platform) come richiedono le linee per la ricerca e l‘innovazione della Comunità europea nell’ambito degli investimenti di Horizon 2020. I Distretti dunque rappresentano i poli territoriali di sviluppo attraverso i quali si esprime e si attua la politica di ricerca e innovazione. Credo che questo possa essere una garanzia a fare meglio, a fare di più. Tutti gli attori coinvolti sono ben consapevoli che Horizon 2020 rappresenta un appuntamento di grandissima portata. La vera sfida è dimostrare di aver superato divisioni ed individualismi per fare veramente sistema a vantaggio di uno sviluppo sostenibile. Dalle dichiarazioni dei Ministri Barca e Profumo emerge la volontà di affrontare questa sfida con un approccio nuovo, olistico. La Smart specialisation strategy ci chiede sinergia e flessibilità, soprattutto alle Regioni che devono essere in grado di adattarsi. Cosa non facile, visti i tempi ristretti e il gran numero di soggetti che questo tipo di strategie coinvolgono. Per quanto riguarda l’aerospazio, la costituzione del cluster nazionale ci consentirà di partecipare alle consultazioni e poi candidarci alla realizzazione di progetti con una massa critica mai espressa prima e di rilevanza tale da essere paragonabile con quella dei principali distretti europei”. Quali proposte si sentirebbe di fare al prossimo Presidente del Consiglio italiano per favorire lo sviluppo del settore aerospaziale? “In generale, e sinteticamente suggerirei di adottare politiche che siano capaci di individuare e sostenere le eccellenze sia nella produzione che nella ricerca. Sostenere la presenza delle aziende e dei centri di ricerca italiani nelle reti europee e internazionali. Investire nel miglioramento delle infrastrutture materiali e immateriali, rendere moderni e veloci i processi della pubblica amministrazione, finanziare lo sviluppo tecnologico, come avviene in tutto il mondo per il settore aerospaziale, con regole semplici e rapide, come il credito di imposta per la ricerca e meccanismi di premialità o di penalizzazione a seconda di come si utilizzano i fondi. Risolvere il problema del rapporto tra il mondo della finanza a quello delle imprese favorendo il finanziamento delle idee valide con costi accessibili. Infine, favorire gli sviluppi e le applicazioni duali coordinando i fondi del Piano Nazionale della Ricerca (PNR) che fanno capo al MIUR con quelli del Piano Nazionale della Ricerca Militare (PNRM) che sono gestiti dal Ministero della Difesa”.

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GAETANO BERGAMI

PRESIDENTE CLUSTER TECNOLOGICO AEROSPAZIALE DELL’EMILIA ROMAGNA “IR4I”

Quali sono i principali eventi vissuti dal suo Distretto nel 2012? “Gli eventi più importanti sono stati la partecipazione del Cluster IR4I alla Fiera di Tolosa ed un bellissimo Convegno dal titolo "Volare nel Cielo della Globalizzazione" che abbiamo organizzato a Bologna lo scorso 11 dicembre che ha avuto moltissima partecipazione di tutti gli enti interessati”. Quali conseguenze ha avuto la crisi economica sulle aziende da lei rappresentate? “Per fortuna le aziende del nostro Cluster IR4I sono aziende molto high tech con competenze tecnologiche e tecniche molto elevate, per cui la crisi non ha avuto particolari impatto sui nostri Associati, che anzi hanno chiuso il 2012 quasi tutti con aumenti di fatturato a doppia cifra. La crisi sta facendo selezione sul mercato, ma questo favorirà le imprese tecnologicamente forti con know-how elevato e management dinamici, sarà una selezione darwiniana ma utile ad evitare situazioni di dumping economico”. Come valuta il lavoro portato avanti dal MIUR con il Bando sui Cluster tecnologici? Pensa che la nascita del Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio sia un segnale positivo in chiave di coordinamento tra realtà distrettuali italiane e quali conseguenze avrà sull’andamento del settore? “Il Bando del Miur ha significato un passo avanti nella costruzione del Cluster Nazionale ma forse il tempo disponibile per i progetti era limitato. Comunque un bel segnale a tutti i Clusters di cominciare a dialogare su progetti importanti”. Secondo lei l’Italia è pronta alle sfide di Horizon 2020? “Non sono in grado di valutare se l'Italia sia pronta a Horizon 2020, devo certamente auspicarlo e sperare che tutti gli attori si siedano attorno ad un tavolo per cercare di essere pronti a questo progetto europeo che delineerà i confini della Ricerca per questo decennio. Se l'Italia non riuscirà a salire su questo treno, ritengo che subiremo un forte deterioramento delle nostre realtà produttive e della Ricerca nel suo insieme”. Quali proposte si sentirebbe di fare al prossimo Presidente del Consiglio italiano per favorire lo sviluppo del settore aerospaziale? “Vorrei chiedergli di favorire la crescita della PMI che rappresentano il back-bone del nostro sistema produttivo, abbiamo tante Industrie che vorrebbero/potrebbero crescere in ambito internazionale ma necessitiamo di sgravi fiscali per la ricerca ed incentivi per gli investimenti nelle Industrie. Inoltre richiederei anche incentivi per le assunzioni di giovani ingegneri e per periti meccanici. Anche un Agenzia per lo sviluppo Tecnologico sarebbe gradita per fare da collante tra i vari Enti di Ricerca e i Clusters Regionali. Se venisse anche chiesto alle Grandi Industrie Nazionali di favorire la ricerca delle PMI sui loro programmi di ricerca (modello Americano) potrebbe essere utile per la creazione di una supply chain nazionale molto forte e che sarebbe un valore sia per i Big player sia per la Nazione stessa”.

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MICHELE PASCA RAYMONDO

PRESIDENTE DISTRETTO TECNOLOGICO DELL’AEROSPAZIO DEL LAZIO Quali sono i principali eventi vissuti dal suo Distretto nel 2012? “Il comparto aerospaziale della regione Lazio si distingue per una performance di rilevo a livello nazionale ed internazionale grazie all'operatività di circa 250 aziende tra Grandi e Piccole e Medie Imprese con circa 30mila addetti ed un fatturato annuo di oltre € 5 miliardi che operano nella progettazione, produzione e manutenzione di sistemi, strutture e componenti per l’Aeronautica civile, lo Spazio, la Sicurezza e le Tecnologie Satellitari per l’osservazione, la navigazione e le telecomunicazioni. Nel corso del 2012 è stato effettuato con successo il primo volo del Lanciatore Vega sviluppato da Avio in ambito ESA e realizzato per il 65% presso gli stabilimenti di Colleferro, Roma. Si tratta di uno dei programmi più importanti sviluppati nella regione Lazio e per il quale il contesto produttivo laziale ha svolto un ruolo primario. Per rendere ancora più forte la sinergia pubblico-privato, la rete dei soggetti coinvolti, gli investitori e il sistema della Ricerca, il Distretto Tecnologico Aerospaziale del Lazio ha continuato a sostenere l’Associazione Lazio Connect. Questa è stata messa a punto da Regione Lazio e Filas, società regionale dedicata allo sviluppo dell’innovazione, in collaborazione con le associazioni di categoria e le aziende più rappresentative delle realtà industriali dell’Aerospazio (ad oggi 41 i soci, tra cui Telespazio, Thales Alenia Space, Selex, Cnr, La Sapienza ecc.) per supportare la collaborazione su progetti innovativi e di portata globale tra le imprese aerospaziali, grandi industrie e Ricerca. Lazio Connect ha lo scopo di creare task-force temporanee tra imprese, consorzi industriali, parchi tecnologici e organismi di Ricerca in grado di realizzare progetti innovativi e competitivi, di scalare il modello di business da locale a globale ma anche di condividere i rischi connessi all’investimento o semplicemente la possibilità di far decollare il proprio spin-off. La Regione Lazio ha individuato nella Filas, organismo attuatore del Distretto Tecnologico dell’Aerospazio del Lazio, il soggetto che farà parte dell’organo di coordinamento del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospaziale. Infine, il 2012 ha visto la costituzione del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospaziale che ha avuto pertanto il riconoscimento ufficiale di soggetto nazionale aggregante e interlocutore per il MIUR in tema di aerospazio con l’obiettivo di garantire al comparto nazionale un maggiore livello di competitività alla luce della roadmap e delle priorità strategiche definite a livello europeo con l’agenda Horizon 2020”. Quali conseguenze ha avuto la crisi economica sulle aziende da lei rappresentate? “E’ indubbio che l’innovazione sia lo scudo contro i colpi della crisi. In questo scenario, l’approccio al modello di fare business da parte delle aziende si sta riorganizzando in forme maggiormente collaborative. I contratti di rete, ad esempio, cominciano a svilupparsi tra le aziende aerospaziali del Lazio così come le alleanze per competere meglio sui mercati nazionali e internazionali. La crisi sta insomma ridisegnando il tessuto imprenditoriale laziale che vede le PMI assumere forme di collaborazione sempre più a cluster all’interno del distretto. Secondo uno studio della LUISS Business School, il settore dell'aerospazio si conferma trainante per l’economia del Lazio, tanto da aver fatto registrare, nel corso del 2011, un valore delle esportazioni delle imprese dell’aerospazio laziale di 1,3 miliardi di Euro, con un tasso di crescita rispetto ai dati del 2010 pari a 16,55%. Tra i principali mercati di sbocco, nelle prime posizioni vi sono Francia, Regno Unito, Kazakistan, Stati Uniti e Germania. Un risultato frutto del patrimonio di competenze e professionalità dei lavoratori laziali e delle tante eccellenze aziendali presenti nel territorio. Per sostenere la crescita e l’innovazione, la Regione Lazio, con un finanziamento di 114 milioni di euro dei fondi POR FESR Lazio 2007-2013, ha lanciato sei bandi (Co-Research, Microinnovazione, Voucher, Spin-Off e Start Up innovative, Open Data PMI e Open Data PAL) per sostenere tutte le PMI laziali ivi comprese quelle dell’aerospazio”. Come valuta il lavoro portato avanti dal MIUR con il Bando sui Cluster tecnologici? “Il MIUR ha portato avanti un lavoro importante nell’ottica di migliorare la capacità di accesso dell'Italia alle risorse europee per l'innovazione. Tale processo è stato coraggioso e necessario al fine di portare le varie realtà regionali a fare sistema e collaborare per rendere maggiormente competitivo il sistema paese. La Regione Lazio è presente, tramite Filas SpA, negli organi di coordinamento del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospaziale, nel Cluster Tecnologico Nazionale scienze della vita e nel Cluster Tecnologico Nazionale Tecnologie per le Smart Communities”. Pensa che la nascita del Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio sia un segnale positivo in chiave di coordinamento tra realtà distrettuali italiane e quali conseguenze avrà sull’andamento del settore? “Penso sia un segnale positivo perché riorganizza un sistema che si era troppo disperso in un quadro locale e rappresenta un punto di partenza per definire insieme alle altre regioni italiane un contesto di specializzazione intelligente che, nel rispetto delle singole vocazioni, può costituire un quadro nazionale armonico, coerente e razionale. Ritengo che la nascita del cluster nazionale dell’aerospazio fornirà un contributo concreto alla competitività del sistema aerospaziale italiano, eventualmente allargandolo a tutte le imprese del settore interessate, attraverso l’attuazione di un piano strategico ambizioso che concorrerà a favorire un efficace posizionamento di nuovi prodotti dell’impresa aerospaziale sul mercato internazionale”. Secondo lei l’Italia è pronta alle sfide di Horizon 2020? “Il nuovo programma Horizon 2020 sarà uno strumento utile per invertire la rotta e risalire la china che vede l'Italia agli ultimi posti in Europa per gli investimenti in R&S e per numero di ricercatori. Questi finanziamenti, assieme a quelli nazionali e regionali, opportunamente calibrati e promossi con efficacia potranno rilanciare il tessuto economico e produttivo specialmente del Sud Italia. E' necessario "fare sistema" e implementare rapidamente tutti quegli strumenti che portino a intercettare maggiori risorse al pari di elevati livelli qualitativi delle proposte presentate. La costituzione dei cluster tecnologici nazionali costituisce un efficace strumento per affrontare le sfide imposte dal programma Horizon 2020”. Quali proposte si sentirebbe di fare al prossimo Presidente del Consiglio italiano per favorire lo sviluppo del settore aerospaziale? “Il settore aerospaziale riveste un'importanza strategica per l'indipendenza dell'Europa, per la sua occupazione e per la sua competitività. Le attività aerospaziali generano posti di lavoro altamente qualificati, innovazione, nuovi sbocchi commerciali e benessere e sicurezza per i cittadini. Come ha sottolineato il presidente della Commissione europea Barroso, la politica spaziale è al centro della strategia Europa 2020 e della nuova rivoluzione industriale. La politica spaziale italiana deve essere ambiziosa in modo da trarre il massimo vantaggio dalle opportunità sociali ed economiche che essa offre all’industria e alle imprese. E’ opportuno definire una politica industriale per lo spazio in grado di sviluppare grandi progetti dimostrativi, come le grandi infrastrutture spaziali, capaci di far crescere l’offerta di prodotti e servizi sviluppati dalle imprese italiane. Ritengo inoltre necessario individuare i settori applicativi (Infomobilità, Navigazione Marittima o Aeronautica, Sicurezza, etc.) e quelli della “catena del valore” (componenti, system integration, service providing, etc.) su cui puntare. Infine mi pare prioritario incentivare la Domanda con il supporto di un idoneo quadro normativo, predisponendo strumenti che diano assistenza finanziaria e tecnica alle amministrazioni che decidano di adottare servizi e applicazioni basati sulle tecnologie spaziali. Solo così il settore pubblico sarà un driver per lo sviluppo delle imprese italiane e del mercato nazionale. Penso ad esempio agli strumenti di Public Private Partnership e di Pre-Commercial Procurement”.

www.lazio-aerospazio.it

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MARCO GALIMBERTI PRESIDENTE DISTRETTO AEROSPAZIALE PIEMONTE

Quali sono i principali eventi vissuti dal suo Distretto nel 2012? “Tra le diverse tappe che hanno segnato il percorso del Distretto Aerospaziale del Piemonte nel 2012, credo che la più concreta ed importante per il nostro territorio sia stata il decollo della seconda fase degli investimenti della piattaforma tecnologica aerospaziale del Piemonte. Si tratta del completamento di un ciclo di interventi a favore dell’innovazione tecnologica con il quale la Regione Piemonte attraverso l’impegno di 50 Milioni di Euro ha innescato, con il concorso dei privati, l’attrazione sul territorio piemontese di investimenti in ricerca aerospaziale per 100 Milioni di Euro in 5 anni. A questa seconda tranche dell’intervento, 40 Milioni di Euro complessivi per il periodo 2012-2013, il Comitato Distretto Aerospaziale del Piemonte ha contribuito attraverso uno studio di technology foresight che ha individuato le 5 priorità tecnologiche su cui sono stati focalizzati gli investimenti della Regione Piemonte per collegare le competenze industriali piemontesi con le opportunità dei mercato globale. Oltre al proseguimento dei progetti sulle traiettorie tecnologiche già consolidate (UAV, Green Engine e Esplorazione Spaziale), nella fase 2 sono stati previsti interventi relativi allo sviluppo di attuatori innovativi (More Electric Aircraft) e alle tecnologie per la gestione dei detriti orbitanti. Il 9 Maggio 2012 con un grande evento presso Altec, Thales Alenia Space ha presentato gli esiti della prima fase del progetto STEPS dedicato all’esplorazione robotica dello spazio, aprendo agli spettatori interessati di NASA ed ESA l’area di simulazione del terreno marziano su cui sono stati effettuati numerosi test di atterraggio e pathfinding. Anche il progetto GREAT2020, guidato da Avio, ha raggiunto importanti risultati per l’avvicinamento della motoristica aeronautica agli obiettivi europei previsti per il 2020, soprattutto con l’impiego di componentistica in lega Ti-Al (titanioalluminio). A Luglio il Distretto, attraverso il progetto di internazionalizzazione Torino Piemonte Aerospace, ha partecipato al Farnborough Air Show nel corso del quale sono stati sviluppati gli accordi tra Distretti regionali che hanno portato a Settembre alla costruzione del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio”. Quali conseguenze ha avuto la crisi economica sulle aziende da lei rappresentate? “Come è noto, il settore aerospaziale, in virtù dei programmi pluriennali di investimento e produzione che ne caratterizzano l’attività, ha risentito meno di altri comparti delle turbolenze delle crisi ma non possiamo nascondere gli episodi di sofferenza e l’incertezza per il futuro di medio termine che si registrano su più fronti”. Come valuta il lavoro portato avanti dal MIUR con il Bando sui Cluster tecnologici? “E’ un intervento necessario per migliorare la competitività del Sistema Paese in Europa. I progetti sviluppati per dar vita al Cluster sono stati un’ottima palestra per verificare e migliorare le capacità di integrazione delle eccellenze presenti sui diversi territori regionali”. Pensa che la nascita del Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio sia un segnale positivo in chiave di coordinamento tra realtà distrettuali italiane e quali conseguenze avrà sull’andamento del settore? “Certamente sì. E’ difficile quantificare l’effetto sull’andamento di un settore così grande e globalizzato. Se il Cluster saprà lavorare bene con le imprese e le istituzioni ci attendiamo che migliori sensibilmente il rapporto tra risorse italiane investite nella ricerca europea e i progetti europei sviluppati da imprese italiane. Oggi a fronte di ogni Euro investito in Europa ritornano in Italia soltanto circa 60 centesimi”. Secondo lei l’Italia è pronta alle sfide di Horizon 2020? “Secondo me sì. Abbiamo le competenze scientifiche e le capacità industriali per partecipare da protagonisti alla corsa agli investimenti in innovazione del grande programma europeo di ricerca e sviluppo. Mi lasci anche sottolineare che non ci sono alternative. La situazione finanziaria pubblica e internazionale impone di sviluppare una partecipazione sistematica e intelligente ai progetti europei per non perdere irreversibilmente la competitività tecnologica che deve caratterizzare l’industria italiana”. Quali proposte si sentirebbe di fare al prossimo Presidente del Consiglio italiano per favorire lo sviluppo del settore aerospaziale? “Data la situazione economica pubblica e privata è inutile scrivere libri dei sogni. Il Piemonte e l’Italia aerospaziale hanno bisogno innanzitutto di continuità e lungimiranza nelle politiche industriali del settore. In questo senso ci aspettiamo tutti che l’iniziativa del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio diventi la dorsale degli interventi di sviluppo a favore del settore superando definitivamente la stagione di interventi su scala ridotta, senza coordinamento interno e soprattutto senza

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GIUSEPPE ACIERNO PRESIDENTE DISTRETTO AEROSPAZIALE PUGLIESE

Quali sono i principali eventi vissuti dal suo Distretto nel 2012? “Il 2012 è stato un anno determinante per la crescita del distretto aerospaziale pugliese. Il MIUR ha approvato il suo piano di sviluppo all’interno del quale sono compiute le scelte strategiche che guardano alle specializzazioni tecnologiche dell’aerospazio in PUGLIA. Fin da principio, a partire dal 2008 , abbiamo fatto la scelta di puntare su una specializzazione distintiva e prevalente quale quella della progettazione e produzione delle aerostrutture in composito. L’approvazione del piano di sviluppo del distretto oltre a consolidare e premiare la strategia data rafforza anche la crescita a cui siamo dedicati con particolare cura ovvero il rafforzamento delle competenze ingegneristiche e di progettazione pugliesi. Il 2012 è stato inoltre un anno in cui sono state avviate nuove iniziative industriali sia nel settore aeronautico che spaziale in linea con una dinamica di crescita registrata anche negli anni precedenti. La Puglia aerospaziale continua a mantenere una sua forte attrattività”. Quali conseguenze ha avuto la crisi economica sulle aziende da lei rappresentate? “Sono le PMI a sentire in maniera più significativa della stretta finanziaria messa in campo dalle banche. La sofferenza è più di natura finanziaria che economica anzi da quest’ultimo punto di vista il volume d’affari nel 2012 è cresciuto”. Come valuta il lavoro portato avanti dal MIUR con il Bando sui Cluster tecnologici? “L’Italia deve recuperare un gap significativo. Noi già nel 2008 nel nostro piano di sviluppo richiamammo l’importanza delle politiche europee sui cluster avviate giusto allora con comunicazione del Consiglio d’Europa. E sempre nel 2008 sottoscrivemmo con Campania e Piemonte il primo accordo per il metadistretto. Il Ministro Profumo ha avuto il merito di gettare un sasso nello stagno ed avviare un percorso importante che tuttavia ha bisogno di consolidarsi con nuovi strumenti ed iniziative. L’auspicio è che l’evoluzione delle politiche dei cluster trovi anche nella struttura tecnica del MIUR risposte pronte e tempestive altrimenti rischiamo subito la disaffezione”. Pensa che la nascita del Cluster Tecnologico Nazionale dell’Aerospazio sia un segnale positivo in chiave di coordinamento tra realtà distrettuali italiane e quali conseguenze avrà sull’andamento del settore? “Che il Cluster sia una sorta di cabina di regia utile a fornire un contributo di miglior organizzazione tra le iniziative territoriali e fuor di dubbio. L’efficacia ed il livello di adeguatezza del Cluster a sostenere lo sviluppi del settore dipenderà molto dalle scelte che verranno fatte dal prossimo Governo. Capiremo se i Cluster verranno considerati strumenti di politica industriale idonei a rafforzare le capacità tecnologiche del settore attraverso compiti specifici ad essi affidati da una programmazione e legislazione che dovrà sancirne funzione e ruolo”. Secondo lei l’Italia è pronta alle sfide di Horizon 2020? “L’Italia ha in sé alcuni elementi determinanti per vincere la sfida dell’innovazione, a partire dall’attitudine alla creatività all’estro, all’intuizione che ha pochi pari nel mondo. Forse pecchiamo di una spinta alla frammentazione di una scarsa propensione alla collaborazione ed al lavoro di squadra. Credo che le performance deludenti in termini di capacità di investimenti in R&S attraverso il VII FP registrati nell’’ultimo settennio vadano ricercati prevalentemente i ciò. Adesso è necessario uno scatto di reni collettivo; è ovvio che ruolo, autorevolezza e spirito di collaborazione non dipendono solo dalle imprese o dalle strutture pubbliche di ricerca, serve un approccio ed orientamento istituzionale per cambiare marcia”. Quali proposte si sentirebbe di fare al prossimo Presidente del Consiglio italiano per favorire lo sviluppo del settore aerospaziale? “Per cominciare mi accontenterei di una giornata di confronto e lavoro con i vari attori nazionali del settore il cui presupposto sia quello di definire argomenti e strumenti utili a rilanciare la politica aerospaziale del paese. Sono certo che a quella giornata seguirebbe qualcosa”.

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MARCO GALIMBERTI RENATO CESCA PRESIDENTE PRESIDENTE DISTRETTO AEROSPAZIALE POLO AEROSPAZIALE DELL’UMBRIA PIEMONTE

Quali sono i principali eventi vissuti dal suo Distretto nel 2012? “Sicuramente la Fiera di Farnburough, ma anche le missioni esplorative fatte in collaborazione con la Regione dell'Umbria in Brasile ed in Cina. Questi paesi sono molto complicati e di difficile approccio commerciale; tuttavia essi, con l'India e gli EAU, rappresentano tra le poche aree del pianeta in cui si possono apprezzare reali margini di crescita nel nostro settore. Per quanto ci riguarda, abbiamo molto da fare e credo che dovremo pensare a relazioni ed alleanze con gli altri Distretti Italiani, nel reciproco interesse”. Quali conseguenze ha avuto la crisi economica sulle aziende da lei rappresentate? “La crisi si è fatta sentire soprattutto sulle attività non aerospaziali, che comunque costituiscono una percentuale significativa, anche se in maniera diversificata, per le imprese aderenti. Per quanto riguarda l'attività caratteristica, permane una consapevole preoccupazione per quanto riguarda il programma di costruzione degli F35, sul quale alcune imprese hanno già iniziato importanti fasi di investimento. Analoga preoccupazione in relazione ai piani ed ai programmi della Difesa in generale. Per il resto credo che - in generale - non ci possiamo lamentare, soprattutto se confrontiamo i nostri portafogli ordini, con quelli dei colleghi di altri settori”. Come valuta il lavoro portato avanti dal MIUR con il Bando sui Cluster tecnologici? “L'intenzione del MIUR mi sembra senz'altro buona e doverosa; anche la qualità progettuale proposta mi pare apprezzabile; tuttavia nelle fasi attuative dei progetti presentati, mi pare che debbano essere affinati alcuni meccanismi, quali ad esempio, quelli relativi al problema delle Grandi imprese in chiave comunitaria e le grandi imprese così come identificate dal Cluster. Esiste una zona dimensionale "grigia" tra i 250 (limite posto dall'UE) ed i 3.000 dipendenti (limite autodefinito dal Cluster per essere capofila nella presentazione dei progetti). Non si capisce ancora come possono collocarsi le aziende del centro nord che hanno la propria dimensione, compresa in tale intervallo....”. Pensa che la nascita del Cluster Tecnologico Nazionale dell'Aerospazio sia un segnale positivo in chiave di coordinamento tra realtà distrettuali italiane e quali conseguenze avrà sull'andamento del settore? “Come ho già detto prima, il coordinamento più che un'opportunità, mi pare una necessità. Il fatto "dimensionale" che in Italia è molto carente, lo possiamo superare soltanto con un'aggregazione funzionale tra le imprese e nelle forme più diverse: dalle comuni partnership commerciali, a quelle produttive da vero cluster, per arrivare ai contratti di rete”. Secondo lei l'Italia è pronta alle sfide di Horizon 2020? “Direi parzialmente pronta. Alcuni nodi dovranno essere risolti rapidamente, sia sul fronte delle nostre aziende leader nazionali, sia sul versante delle aziende più piccole: ricordiamo che la percentuale di attività che è previsto sia svolta dalle PMI è passato dal 15 al 20% odierno: non sarà facile rispettare tale requisito, soprattutto in un periodo di difficoltà finanziarie, come quello che stiamo vivendo”. Quali proposte si sentirebbe di fare al prossimo Presidente del Consiglio italiano per favorire lo sviluppo del settore aerospaziale? “Le grandi realtà, loro malgrado, oggi prestano il fianco ad "assalti" di diversa natura, da quelli commerciali, a quelli societari, da parte della concorrenza straniera. Nei confronti di questa situazione l'azionista di maggioranza, lo Stato, mostra un atteggiamento di grande titubanza e forse anche di difficoltà; a noi pare che la questione non possa essere ricondotta soltanto ad un problema di carenza di risorse finanziarie, occorrerebbe un Governo più coraggioso e più concorrenziale con i governi dei Paesi cosiddetti "partner", soprattutto a livello europeo. C'è un forte rischio di abdicazione di cui gli altri sapranno sicuramente approfittare. Non voglio entrare nei fatti e nelle circostanze specifiche, non è mio compito; comunque il nuovo Governo, quando lo avremo, dovrà dare segnali di inversione di tendenza, altrimenti la questione diventerà veramente ardua da gestire”. www.umbriaerospace.com

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MARINA MILITARE

IL TAN COMPIE 30 ANNI A Livorno dal 20 aprile al 1 maggio la manifestazione organizzata dalla Marina Militare Italiana

Si è svolta dal 20 aprile al 1 maggio la trentesima edizione del TAN, Trofeo Accademia Navale e Città di Livorno organizzato ogni anno dalla Marina Militare Italiana. I numeri che ha fatto registrare parlano di un evento di grande rilevanza, con più di 2000 regatanti, 500 barche, 16 classi di regata, 50 giudici federali, 27 equipaggi stranieri da 4 continenti e più di 180.000 visitatori al villaggio Tuttovela. Nato nel 1984, il Trofeo nel corso degli anni è cresciuto sino a divenire uno degli appuntamenti irrinunciabili per tutti gli appassionati della vela, accogliendo persone e barche provenienti da tutto il mondo. Una grande festa della marineria italiana, capace di combinare agonismo, passione per il mare, grande tradizione e solidarietà, accomunando nella vela un pubblico di grandi campioni, semplici appassionati, giovanissimi e diversamente abili. La Marina Militare Italiana ha così confermato il proprio ruolo centrale nel Sistema Paese, quale garante della cultura del mare, nella sua accezione più ampia. In mare le condizioni metereologiche talvolta estreme hanno reso la competizione ancora più appassionante, mettendo a dura prova gli equipaggi delle oltre 450 barche partecipanti. Grandi numeri e grande agonismo sugli otto campi di regata che hanno visto impegnati atleti di caratura mondiale, tra i quali Ignazio Bonanno, campione europeo con il J24 “La Superba” della Marina Militare, la coppia Di Salle-Paternoster, campionesse mondiali classe 420, Giorgio Gorla, due bronzi olimpici nella classe Star. Debutto inedito per il kitesurf, disciplina emergente nel panorama sportivo mondiale, con l’esibizione avvenuta il 25 aprile e che ha visto la partecipazione di 5 campioni di livello internazionale, tutti toscani e giovanissimi. Un equipaggio italiano (Pietro Frangi con Davide De Luca e Giulio Spinnato) si è aggiudicato il TAN per la classe trident, battendo le agguerrite marine estere di Cina e Emirati Arabi Uniti. Il 30 TAN è stato anche il palcoscenico per uno storico gemellaggio tra l’Accademia Navale e lo Yacht Club de Monaco, che ha portato per la prima volta le barche monegasche al Trofeo ed ha aperto le porte ad ambiziosi progetti per la prossima edizione. Leitmotif della manifestazione è stato l’impegno della Marina Militare nel sociale, concretizzatosi in diverse iniziative, tra le quali il charity program “La Regata della Solidarietà”. Gli 8000 € raccolti saranno devoluti alla Fondazione Meyer, alla Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia ed all'Unione Italiana Vela Solidale, così da poter contribuire alla ricerca scientifica, alle cure ed al sostegno di ragazzi malati che necessitano di assistenza psichica e fisica. Il connubio tra Unione Italiana Vela Solidale, Tuttovela ed Accademia Navale ha inoltre portato al TAN MareLibera, evento solidale che ha coinvolto in una tre giorni di convegni e regate 36 barche, 400 velisti normodotati o diversamente abili ed ospiti d’eccezione, tra i quali Don Antonio Mazzi fondatore di Exodus. A conclusione del Trofeo un evento nell’evento, la Veleggiata Costiera, rivoluzionaria novità in una manifestazione in passato riservata alle sole regate di classe. Il 1 maggio il lungomare di Livorno è stato imbiancato dalle vele di ben 64 cabinati di ogni tipo, dal modernissimo Farr40 Cacharaza, sino alle meravigliose Capricia e Stella Polare della Marina Militare. Hanno partecipato alla Veleggiata anche tutte le barche di MareLibera, tra cui Bamboo e Maria Teresa della fondazione Exodus. L’appuntamento ora è per il Campionato Nazionale ad Anzio dal 21 maggio al 2 giugno. www.anziomarevela.it

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ASSEGNATI I PREMI ITALIA PER LA VELA Durante la manifestazione sono stati consegnati i Premi Italia Per la Vela. Il Presidente della Provincia di Livorno, Giorgio Kutufà, ha premiato come Miglior Progetto per la Vela l’architetto Sergio Lupoli per il Progetto Vikos 22. Vittorio D’Albertas, uno dei tre soci della Quantun Sails (con Francesco “Paco” Rebaudi e Filippo Jannello) è stato premiato, invece, dal delegato regionale della Lega Navale Italiana, Ing. Roberto Tarli. Il premio per la Miglior Regatante Donna è stato vinto da Ilaria Paternoster e Benedetta Di Salle (1° ISAF Youth World Championship Classe 420) e consegnato dal Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi. Ed infine, l’Ammiraglio di Divisione Giuseppe Cavo Dragone ha consegnato il Trofeo PIV 2013 come Miglior Regatante Uomo a Ignazio Bonanno che, con il suo equipaggio di Ita 416 La Superba (Alfredo Branciforte, Massimo Gherarducci, Francesco Linares e Simone Scontrino), si è laureato campione Europeo e Italiano J24. Nel corso della serata sono state premiate, inoltre, le vincitrici della borsa di studio riservata a tutte le scuole medie superiori di Livorno e provincia ed istituita dal Comitato Organizzatore del TAN e di Tuttovela per la realizzazione del logo del 30° Tan: il Presidente del Comitato Organizzatore del TAN, Capitano di Vascello Fabio Ceccolini, ha premiato Maria Scotti e Letizia Laudanna. Assegnati, come da tradizione, anche il Premio OLT all’Assonautica di Livorno, per l’impegno da sempre profuso verso la disabilità, e il Premio Oltre la Vela a Don Antonio Mazzi, per aver scelto la vela quale veicolo didattico per l’attività svolta dalle sue Comunità, in particolare da quella dell’Isola d’Elba.

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AIAD

INTERNAZIONALIZZAZIONE: NUOVE INIZIATIVE IN USA E ISRAELE Con gli USA sottoscritto anche un importante accordo quadro per la promozione e lo sviluppo della collaborazione nel settore spaziale

In collaborazione con l’Ambasciata Italiana a Washington l’AIAD ha promosso, nell’ambito dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti (n.d.r. l’iniziativa, inaugurata a dicembre sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) una iniziativa tesa a favorire le collaborazioni tra Italia e US nel campo dell’innovazione, con l’intento di valorizzare le eccellenze nazionali nei settori dell’Aerospazio, della Difesa e della Sicurezza. Al riguardo l’Ambasciata Italiana, di concerto con i laboratori statunitensi della Difesa (Army, Navy, Air Force e Darpa), ha condotto un’indagine tesa ad individuare i più significativi programmi pubblicati dal DoD americano per le tecnologie di base. A seguito dell’indagine è stato possibile selezionare i temi tecnologici di nostro interesse e nell’ambito dei quali favorire ed attivare eventuali nostre proposte di collaborazione. A valle dell’indagine stessa è stato organizzato a Roma un incontro per sensibilizzare, unitamente alle aziende associate, tutte le Università e i Centri di Ricerca eventualmente interessati a presentare, di concerto con le nostre imprese, le proprie proposte di collaborazione. Ad oggi sono state raccolte oltre 60 proposte che saranno oggetto di una attenta valutazione per poter selezionare quelle da sottoporre poi alla controparte statunitense in occasione di un Workshop già previsto a Washington, e da ospitarsi presso la nostra Ambasciata, alla fine del mese di maggio p.v.. Sempre nell’ambito degli eventi previsti nell’Anno della Cultura Italiana negli USA, Italia e Stati Uniti hanno sottoscritto il 19 marzo u.s. un importante accordo quadro per la promozione e lo sviluppo della collaborazione nel settore dello spazio. L’intesa apre nuove opportunità in campo economico, scientifico e tecnologico. L’accordo è stato sottoscritto a Washington, ospitato anch’esso dalla nostra Ambasciata, in occasione di una giornata dedicata allo spazio e alla quale hanno partecipato numerose aziende italiane presenti, unitamente all’ASI e all’AIAD, negli stessi giorni, all’esposizione internazionale sulle comunicazioni satellitari “Satellite 2013; l’evento ha coinciso inoltre con le celebrazioni dei primi 50 anni di cooperazione in campo spaziale tra i due Paesi. A sottoscrivere l’intesa, l’Ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Claudio Bisogniero e, da parte americana, Kerri-Ann Jones, Assistant Secretary for Oceans and International, Environmental and Scientific Affairs al Dipartimento di Stato. Presenti il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Enrico Saggese, e la Deputy Administrator della NASA, Lori Beth Garver. L’accordo quadro nasce dall’esigenza di favorire, agevolare e semplificare le procedure per la cooperazione tra le Agenzie Spaziali di Italia e Stati Uniti, ASI e NASA, nonché con le altre agenzie individuate nell'Accordo, la National Ocean Observation Administration (NOAA) e la US Geological Survey (USGS). L’accordo ha una portata storica e un valore strategico. All’avvio di un’era in cui il ruolo del settore privato sarà sempre più rilevante nell’esplorazione umana e robotica dello spazio, l’Italia e gli Stati Uniti, costruendo sulla lunga e consolidata partnership in campo spaziale, si dotano di uno strumento per cooperare meglio e offrire nuove opportunità anche alle nostre industrie. Non vedrei un modo migliore per consolidare ulteriormente la già forte presenza della nostra cultura, della nostra ricerca scientifica e della nostra tecnologia negli Stati Uniti. L’evento è anche l'occasione per illustrare i risultati più recenti dell'Agenzia Spaziale Italiana, le sue attività e i suoi programmi futuri. “La firma dell’accordo è all’insegna della continuità – ha sottolineato Enrico Saggese, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana – e della conferma del ruolo dell’Italia quale protagonista nel settore aerospaziale. E’ una grande soddisfazione. In questi decenni – ha proseguito Saggese – tutto il sistema Italia si è imposto per capacità, competenza e professionalità che hanno dato vita a prodotti e servizi satellitari unici al mondo. Con questa nuova firma agevoleremo la forte collaborazione e rafforzeremo i rapporti storici tra l’Italia e gli USA. Abbiamo messo, quindi, un’importante ipoteca sul futuro del settore che ci permetterà di sviluppare e testare nuovi campi di applicazione. Uno degli esempi più evidenti di questo rapporto è la fiducia accordata dalla NASA all’Italia e al Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA). Tecnici americani verranno infatti a testare al CIRA le proprie componenti spaziali nel Plasma Wind Tunnel (PWT), il più potente al mondo, per effettuare prove sulle condizioni termodinamiche di rientro dallo spazio”. In una prospettiva storica, può essere utile ricordare che l’Italia è stata una delle prime nazioni ad avere un satellite in orbita. Il 15 dicembre 1964, San MARCO1 fu lanciato con successo, a bordo di un veicolo di lancio Scout-X4, dal Wallops Flight Facility della NASA. Una storia che nasce nel 1962, quando Luigi Broglio, pioniere e padre delle attività spaziali italiane, ipotizzò di far partire un lanciatore da una piattaforma equatoriale, che fu realizzata poi negli anni successivi al largo delle coste del Kenya, insieme al centro spaziale di Malindi, tutt'oggi una base operativa dell'ASI. Determinante per l'avvio delle attività spaziali del nostro Paese fu l'accordo bilaterale con gli Stati Uniti firmato dal Ministro italiano Piccioni e dal Vicepresidente americano Johnson, grazie al quale nel 1964 a Broglio e ai suoi furono affidati dei razzi vettori "Scout" statunitensi per il lancio, in aggiunta ad una piattaforma petrolifera e a una nave da guerra, entrambe riadattate. Il programma dei lanci si chiamò San Marco, e la base di lancio Santa Rita. In Israele l’AIAD ha invece coordinato, dall’11 al 13 marzo u.s., la partecipazione delle proprie associate, con particolare riferimento alle PMI, ad una missione organizzata in collaborazione con l’ASI e il Ministero degli Affari Esteri, sostanzialmente dedicata a favorire possibili collaborazioni nell’ambito delle attività del settore spaziale. La missione, alla quale hanno partecipato ben oltre 30 PMI, ha coinciso con l’emissione, a cura del Ministero degli Affari Esteri, di un Bando per la raccolta di progetti congiunti di ricerca per l’anno 2013, sulla base dell’ Accordo di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra Italia e Israele. Nell’ambito dell’Accordo stesso, la Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri per la Parte italiana, e l’Office of the Chief Scientist (OCS) del Ministero dell’Industria e Commercio per la Parte israeliana, intendono avviare le procedure previste per la selezione di progetti ammissibili di sostegno finanziario. Si richiede la presentazione di progetti di ricerca congiunti italoisraeliani, nelle aree di ricerca contemplate, entro il 2 maggio 2013. I progetti approvati dalle Autorità italiane e israeliane, e che risulteranno vincitori della Gara, verranno finanziati da entrambe le Parti contraenti l’Accordo. I finanziamenti verranno concessi a ciascun partner dalle proprie Autorità nel rispetto delle leggi, norme, regolamenti e procedure nazionali in vigore. Maurizio Madiai Coordinatore AIAD del Settore Aerospaziale

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Mario Arpino è nato a Tarvisio (Udine) nel 1937. Ufficiale pilota dell’Aeronautica Militare, ha vestito l’uniforme azzurra dal 195 al 2001, raggiungendo la posizione di vertice sia nella propria Forza Armata che alla Difesa. Tra gli incarichi operativi, durante la Guerra Fredda è stato pilota di caccia intercettori del sistema integrato di difesa aerea della Nato, volando prima sull’ F. 86 K ognitempo e successivamente su tutte le serie di velivoli supersonici F.104 Starfighter. E’ stato comandante del 71° gruppo di volo per la guerra elettronica, della 46^ Brigata Aerea da trasporto tattico, dell’Accademia Aeronautica, della 1^ Regione Aerea e, durante la guerra del Golfo, ha operato a Riyadh presso il comando della coalizione, svolgendo nel contempo attività di volo di guerra. Ha volato su oltre 50 tipi di aerei militari ed elicotteri, totalizzando, prevalentemente su velivoli da combattimento, circa 5.400 ore di volo. Presso lo Stato Maggiore dell’Aeronautica è stato a lungo responsabile del settore piani, operazioni, addestramento e sicurezza del volo, mentre a livello interforze è stato a capo dell’ufficio generale pianificazione finanziaria, programmazione e bilancio. Lasciata l’uniforme, per una decina d’anni ha vissuto l’esperienza di Presidente e di CEO di un’azienda privata che si occupa di tecnologie avanzate, spazio, difesa e reti digitali. Giornalista pubblicista, collabora a numerosi quotidiani e riviste. E’ membro dei Comitati direttivo ed esecutivo dell’Istituto Affari Internazionali.

DIFESA

C.V. MARIO ARPINO

LA DIFESA TRA RIFORMA E SPENDING REVIEW Il contributo del Generale Mario Arpino

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La nostra Difesa è ormai abituata ai tagli, visto che la morsa delle ristrutturazioni – già nel 1975 facevo parte di un “gruppo di lavoro interforze” che si occupava proprio della revisione strutturale, organica ed operativa del settore – da allora non si è mai allentata. E’ un processo permanente, vera e propria colonna sonora che da quarant’anni accompagna le attività del dicastero. Oggi, con la recente emanazione della legge 31 dicembre 2012, n. 244, un nuovo strumento di riforma è disponibile. Spiace però vedere come, ancora una volta, si stia forzando una soluzione che per la Difesa ha un impatto esistenziale per mezzo di uno strumento meramente contabile, senza farlo maturare attraverso almeno un tentativo di dibattito politicostrategico. Certamente, lo dicono gli stessi Capi di Stato Maggiore nelle audizioni, entro certi limiti si può ancora risparmiare, comprimere e ridurre. Ma il dibattito vero, questo purtroppo lo dobbiamo ammettere, nella cultura del nostro Paese e delle nostre forze politiche ancora una volta è caduto nel vuoto. Eppure, prima di mettere nuovamente mano alla scure, le cose da chiarire a livello politico sarebbero state tante, a partire dalla definizione di quale strumento militare il paese si vuole dotare, e per farne che cosa. E’ un discorso che andrebbe affrontato seriamente, e non solo quando si tratta di discutere il rinnovo per le missioni internazionali e reperirne le risorse, o di valutare i grandi programmi di investimento, F-35 in testa. Ma, sopra tutto, anche in questi casi le discussioni dovrebbero essere non già di tipo ideologico, o populistico-elettorale, ma di carattere politico-strategico, tecnico-operativo, militare e politico-industriale. Anche il rapporto tra il vero significato dell’Art. 11 della nostra Costituzione e l’impiego delle Forze Armate andrebbe discusso e precisato una volta per tutte, al fine di evitare gli ostacoli e le perdite di tempo che pretestuosamente e ricorrentemente pregiudicano il sereno andamento dei rari dibattiti. Questa pigrizia viene spesso, e talvolta a ragione, giustificata con la volatilità della materia da dibattere. Prima di ricominciare con i tagli, ad esempio, sarebbe stato interessante valutare politicamente la posizione e la forza della Nato, che – è inutile girarci attorno – oggi sono ancora più erose dalla lenta deriva statunitense. Oppure, la riluttanza dell’Unione Europea ad organizzarsi credibilmente in termini di sicurezza e difesa, in presenza della sempre più evidente tendenza britannica al defilamento. Anche la sicurezza delle fonti energetiche meriterebbe un pensierino in termini di capacità militare, mentre in proposito assistiamo a un continuo palleggio di responsabilità tra l’Unione e la Nato. Non parliamo dei fumosi concetti su cui si impernia la cosiddetta “responsabilità di proteggere”, che, in mancanza di un serio dibattito, rischia di rimanere una foglia di fico a disposizione di chiunque ne voglia approfittare. Ricordiamoci della Libia, ed osserviamo ciò che succede in Siria e nel Mali. Ecco, tutti questi sarebbero stati eccellenti argomenti di dibattito politico – ne abbiamo enumerati solo alcuni – da trasformare in altrettanti fattori di pianificazione. Ovviamente non per fare da soli, ma, almeno, per non stare sempre e solo a rimorchio. Ma ormai non c’è più tempo: non l’abbiamo mai fatto, e non possiamo certo pretendere che le forze politiche inizino da oggi, nella posizione di stallo in cui si ritrovano. C’è la crisi, che è reale. Ma può anche essere un’ottima occasione per riformare senza discutere troppo ed evitare contrapposizioni ideologiche. Ben venga, la accettiamo volentieri. Prima o poi, però, anche il passaggio a monte dovrà essere intrapreso, completato e trasformato in una guida in grado di orientare i pianificatori verso il futuro. In questo contesto non certo edificante, una nuova legge-quadro di riforma c’è e, nel bene e nel male, è necessario che Stati Maggiori, Ministero, Governo e forze politiche collaborino lealmente per poter disporre in tempi brevi dei decreti legislativi necessari per l’attuazione. E’ un lavoro da fare con il treno in corsa, in quanto né gli impegni né i programmi possono essere congelati senza danno operativo, politico, industriale ed economico. E, soprattutto, il lavoro va fatto con reciproca solidarietà e senza tradire lo spirito che ha informato la stesura della legge. Questa, che lascia di fatto intonso il disegno a suo tempo presentato dal ministro Di Paola, è molto chiara ed in solo cinque articoli indica a coloro che avranno la responsabilità di stendere i decreti, tutti i settori in cui è necessario incidere e l’inviluppo di limiti nel rispetto dei quali è necessario operare. Si fa cenno a due o più decreti e a prima vista, considerata l’ampiezza e l’eterogeneità della materia, è assai probabile che si debba usufruire della possibilità di andare oltre. L’Art. 1 riguarda l’ Oggetto e le modalità di esercizio della delega, l’Art. 2 i Principi e criteri direttivi per la revisione dell’assetto strutturale e organizzativo del Ministero della Difesa, l’Art. 3 i Principi e criteri direttivi per la revisione delle dotazioni organiche del personale militare e civile della Difesa, l’Art. 4 tratta delle Disposizioni in materia contabile e finanziaria, mentre l’Art. 5, da ultimo, riassume le Disposizioni finali e transitorie ed entra direttamente nel merito disponendo la soppressione del Consiglio Superiore delle forze Armate. Cosa assai semplice da fare, da anni auspicata, ma – come tante altre cose - mai attuata. Siamo in emergenza, questa nuova operazione di riforma ormai dovrà essere necessariamente condotta invertendo il metodo classico della pianificazione strategica, passando da quello capability driven a quello finance driven. Ciò significa che dalle risorse finanziarie prevedibilmente disponibili discendono a cascata i volumi organici, le strutture e i mezzi, e, di conseguenza, quello che si usa definire il “livello di ambizione sostenibile”. Prima operazione, quindi, deve essere quella di ridurre volumi e strutture. In questo processo, Spending review e legge di riforma vanno letti assieme, in quanto, in pratica, l’una anticipa l’altra come primo passo. Al fine della stesura dei decreti legislativi – si ritiene che dovranno essere almeno tre – le capacità complessive vanno suddivise in tre grandi categorie: le capacità non strategicamente prioritarie, da dismettere o da annullare; le capacità da mantenere, previo ammodernamento e adeguamento tecnologico; le capacità strategicamente prioritarie e vitali, da rendere integrabili con quelle degli alleati Nato ed europei, tecnologicamente avanzate, proiettabili e sostenibili anche per il futuro. Il discorso sui decreti sarebbe ancora lungo, ma in questa sede non può e non deve diventare analitico. Bisognerebbe, ad esempio, introdurre il concetto di manutenzione unificata – laddove compatibile – dei mezzi omogenei (al momento lo sono alcune linee elicotteri) delle tre Forze Armate, dei Carabinieri e dei Corpi dello Stato. Recepire o meno, ma ufficialmente, i concetti di Smart Defense, Smart Procurement e Pooling and Sharing, affrontando le conseguenti rilocazioni anche nel settore industriale. Anche qui, qualche indicazione all’industria in sede di decreto dovrà pur essere data, visto che nel settore il termine “specializzazione” equivale, più o meno, a quello di “rivoluzione”. Sarebbe poi necessario dare certezza almeno ai principali programmi in corso, che già sono stati pensati per soddisfare questi concetti, ma che devono continuamente attraversare campi minati ideologici o settari, prima ancora che finanziari. Infine – i tempi non sono affatto prematuri - andrebbe fatta una riflessione sul futuro della gestione militare della componente “spazio”, le cui risorse in termini di expertise, capacità di controllo e formulazione delle esigenze andrebbero centralizzate prima di andare disperse. Da ultimo, andrebbe assicurata una continuità certa delle risorse, senza la quale nessuno strumento militare, ancorché ridotto, può essere moderno, integrabile con quelli alleati, interoperabile, economico, efficiente ed efficace. Va poi rammentato che ogni ristrutturazione all’inizio ha un costo, e che solo raramente sono possibili risparmi. Questi verranno dopo, a stabilizzazione avvenuta, ed è importante - la legge lo prevede solo a partire da un periodo successivo alla Spending review - che ritornino davvero nella disponibilità reale di chi è stato all’origine del circolo virtuoso. Generale Mario Arpino


Oggi la tecnologia è predominante nella componente aerea, ma mai esclusiva e mai arrogante, in quanto la componente umana, con il suo contributo di sensibilità, conoscenza, capacità di analisi, è e resta indispensabile in ogni operazione. In questo connubio uomo-macchina, le potenzialità offerte dalle tecnologie aeree moderne - soprattutto la capacità di colpire l’avversario dall’alto con precisione, bassa osservabilità radar e, quindi, elevata probabilità di sopravvivenza in ambiente ostile – costituiscono un fattore essenziale affinché un Paese possa contribuire, quando necessario, alle operazioni condotte dalla Comunità internazionale contro qualsiasi minaccia alla pace e ai diritti fondamentali delle persone. Generale di Squadra Aerea

PASQUALE PREZIOSA

Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare


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